Poster concettuale vc

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Progetto “Vulcanologia”, classe VC Liceo Scientifico S.Cannizzaro –Palermo A.S. 2009/2010 Le isole Eolie Origini, caratteristiche e particolarità dell’arcipelago vulcanico tra i più affascinanti e spettacolare di tutto il Mediterraneo e soprattutto la pericolosità di queste isole vulcaniche che ogni anno attirano migliaia di turisti. Disposizione delle 7 isole dell’arcipelago eoliano Spettacolare eruzione dello Stromboli. Origini e particolarità dell’arcipelago. Le isole Eolie sono un arcipelago del mar Tirreno e patrimonio dell’UNESCO dal 2000. L’arcipelago è composto da sette isole tutte di origine vulcanica: Alicudi, Filicudi, Salina, Lipari, Vulcano (attivo), Panarea e Stromboli (attivo). Le isole costituiscono un sistema vulcanico formatosi con la subduzione della litosfera oceanica sotto quella continentale, determinandone la fusione con liberazione di magma che giunto in superficie forma l’arco Eoliano lungo 200 km. Questo arco insulare non è composto solo dalle sette isole ma anche da altri monti sottomarini come il Lametini, il Marsili e Sisifo. Quest’arco risale a circa 1,3 milioni di anni fa dalla collisione della placca eurasiatica con quella africana. I mag- mi di questi vulcani hanno un contenuto medio - alto di silice e un alto tenore di acqua. Sono presenti comunque magmi di diverse composizioni e ciò ha rappresentato un grosso proble- ma per la ricostruzione dell’evoluzione dell’arcipelago. Ciò si potrebbe spiegare con la presenza di condotti distinti che ali- mentano contemporaneamente il complesso eoliano. Le eru- zioni che caratterizzano questi vulcani sono infatti di tipo sia effusivo che esplosivo. Le esplosioni sono causate dalle enor- mi quantità di gas che si liberano, ma soprattutto dal contatto tra il magma e l’acqua marina. I geologi sono riusciti comun- que a dividere l’evoluzione dell’arcipelago in tre precisi stadi: Pre-Tirreniano: precedente a 124 mila anni fa Tirreniano: tra 124 mila e 81 mila anni fa Post-.Tirreniano: depositi più recenti di 81 mila anni. Formazione di un arco insulare: 1)Crosta oceanica 2)Litosfera 3)Mantello 4)Crosta continentale 5)Fossa 6)Arco insulare Vulcano e Vulcanello: padre e figlio uniti da un piccolo lembo di terra. L’isola di vulcano come la vediamo oggi è la fusione di alcuni vulcani il cui più grande e in stato di quiete è il Vulcano della Fossa. Gli altri vulcani costituenti l’isola sono gli ormai spenti monte Saraceno, monte Aria e il pic- colo Vulcanello. Lo strato cono del Vulcano della fossa è un edificio vulcanico che si è formato negli ultimi seimila anni attraverso la successione di diverse eruzioni esplosive ed effusive che si manifestano nella sovrap- posizione di colate laviche e piroclastiti. Il vulcano che vediamo oggi non è quello pri- mordiale. Infatti il cosiddetto paleo vulcano è collassato formando tra 80000 e 8000 anni fa prima la caldera del piano e successivamente la caldera della fossa su cui poi è cresciuto il nuovo vulcano che è visibile oggi. Per quan- to riguarda il “figlio” di Vulca- no, Vulcanello, esso deve la sua formazione a una serie di eru- zioni terminate nel 1625 d.C.. Inizialmente era distaccato da Vulcano ora è collegato da un istmo sabbioso formato da ma- teriale vulcanico rimaneggiato dalle correnti marine. Il vulcano nella storia: dal mito greco all’eruzione del Vesuvio che distrusse Pompei e Ercolano. Un mito, il fabbro degli dei e degli eroi, che viveva nel cratere dell’Etna, il vulcano è sempre stato fonte di storie fantastiche nella storia greca e non solo. Era l’officina dove venivano forgiate le armi, era una montagna misteriosa e temibile. Mentre nella cultura greca esso è presente solo come mito, nella storia latina troviamo sicuramente l’episodio più noto che lo riguarda: l’eruzione del Vesu- vio del 79 d.C: « Non posso darvi una de- scrizione più precisa della sua forma se non paragonarla a quella di un albero di pino; in- fatti si elevava a grande altezza come un e- norme tronco, dalla cui cima si disperdevano formazioni simili a rami. Sembrava in alcuni punti più chiara ed in altri più scura, a secon- da di quanto fosse impregnata di terra e ce- nere. ». Così Plinio il giovane descrisse quel- la tragica eruzione che seppellì di cenere Pompei e Ercolano uccidendo migliaia di persone e sconvol- gendo l’impero. Il vulcano è sem- pre stato e sarà per antonomasia l’emblema della forza della natura. L’uomo e i vulcani Veduta panoramica del golfo di Napoli. ISTMO VULCANELLO Il business turistico dei vulcani che attira migliaia di esperti e non. Etna, isole Eolie, Mauritius, Cicladi e tan- tissimi altri posti che accolgono ogni anno numerosissimi visitatori devono in qualche modo il loro fascino all’attività vulcanica. Il golfo di Napoli non sarebbe lo stesso senza il Vesuvio sullo sfondo e Santorini non presenterebbe quei favolosi paesaggi se non fosse altro che un antica caldera collassata migliaia di anni fa. La bellezza di questi posti mozzafiato ha fatto crescere esponenzialmente il turismo negli ultimi anni. Persone da tutto il mondo vanno a Tenerife a fare lunghe passeggiata lungo i vulcani dell’isola o si godono le caldissime spiagge nere di Stromboli. Il bello dei vul- cani è che si trovano in qualunque parte del mondo, dalle isolette sparse nel medi- terraneo fino allo spettacolare Kilimangia- ro in Kenia per finire al Fuji che fa da sfondo a Tokio. Essi possono fare da con- torno a qualunque tipo di vacanza,e proprio per questo motivo attorno a queste particolari montagne si è creato un enorme business su cui molte città basano addirittura quasi l’intera econo- mia. Rischio vulcanico: cosa significa e quali sono le zone più a rischio. Il termine generale di rischio si riferisce ad una qualunque catastrofe naturale ed esprime il legame che esiste tra la probabilità che tale catastrofe si verifichi e la stima del danno che essa potrebbe provocare. Per questo motivo il rischio R si esprime in questo modo: R = P x D dove appunto P sta per la probabilità che tale evento si verifichi e D per il danno. Ovviamente le vite umane non sono sti- mabili come danni materiali e proprio per questo motivo il rischio aumenta in maniera esponenziale in zone ad alta densità demografi- ca. In particolare il rischio vulcanico è ovviamente legato a catastrofi naturali legate all’attività vulcanica di una certa area. Questo ti- po di rischio dipende da determinate variabili che sono: Tipo di attività del vulcano: un vulcano ad attività effusiva è molto meno rischioso di uno ad attività esplosiva in quanto le colate di lave sono lente e facilmente controllabili. Prevedibilità dell’attività del vulcano: se il vulcano erutta con una certa frequenza è facilmente monitorabile e quindi prev ederne l’attività organizzando in tempo un’eventuale evacuazione della zona. Densità demografica nell’area vicino al vulcano: il rischio è molto maggiore in una zona molto abitata rispetto a una zona de sertica anche se la probabilità è molto più bassa. L’importanza di monitorare costantemente questi vulcani è quindi evidente: prevedere le eruzioni ed evacuare a tempo de- bito la zona vicino al vulcano. Fermare un vulcano è impossibi- le, ma evitare che faccia troppi danni no. I vulcani italiani più pericolosi sono quelli campani la cui attività è molto incostante e un cui risveglio potrebbe essere disastroso. Basti pensare al Vesuvio attorno al quale vivono milioni di persone o all’isola di Ischia molto visitata nei mesi estivi. I vulcani siciliani come l’Etna o lo Stromboli hanno attività più prevedibili anche se hanno causato notevoli danni nella loro storia (basti pensare al- lo tsunami generato dal distacco di grossa quantità di roccia nel 2002). Napoli e provincia: 3,5 milioni di abitanti CAMPI FLEGREI VESUVIO Quali sarebbero i danni di un eruzione del Vesuvio co- me quella del 79 d.C.? Come prevenire tale catastrofe? L’ultimo segno di vita del Vesuvio risale al 1944, ma dopo quasi settant’anni rimane il vulcano più pericoloso e monitorato non solo d’Italia ma di tutto il mondo. Infatti oltre a essere un vulcano molto in- stabile e particolarmente esplosivo, è circondato da numerosissime cit- tadine e si trova a pochi chilometri dalla città di Napoli. Se nel 79 d.C. morirono qualche mi- gliaia di persone, adesso i danni sarebbero molto maggiori in quanto la popolazione è di diversi milioni di abitanti. Impedire l’eruzione sarebbe impossibile, per questo è così importante preve- nirla monitorando costantemente l’attività del vulcano. Mappatura dei vulcani attivi nel territorio italiano Il pericolo a volte c’è ma non si vede: il Marsili torna a farsi sentire. Un altro pericolo reale e forse poco considerato è quello dei vulcani sot- tomarini nel Tirreno. Uno di questi il Marsili ultimamente ha ricomincia- to la sua attività. Si tratta di un vulcano enorme alto più di tremila metri, largo venti kilometri e lungo quaranta. Dopo un lungo periodo di pausa sono state registrate delle scosse e delle fuoriuscite di magma di bassa entità ma che hanno fatto allarmare gli esperti e la protezione civile. Infatti si è ricominciato a monitora- re questo enorme vulcano nonostante le ovvie diffi- coltà: la cima del vulcano si trova a ben 450 metri di profondità. Le preoccupazioni sono chiare: si potreb- bero staccare grosse masse di roccia dal vulcano e ciò provocherebbe un’enorme spostamento di acqua e quindi un’onda anomala che raggiungerebbe in breve tempo le coste della penisola è della Sicilia. Come un’ eruzione può bloccare tutto il mondo e mettere in ginocchio un’intero continente: il caso della nube del vulca- no islandese Eyjafjallajokull. Il 14 aprile 2010 questo impronunciabile vulcano islandese ha ricominciato la propria attività scon- volgendo tutta l’Europa. Un’ enorme nube di cene- re si è infatti innalzata per migliaia di chilometri ed è stata trascinata dai venti nello spazio aereo euro- peo. Il vulcano infatti è ricoperto da un ghiacciaio e l’acqua miscelata alla cenere ha fatto sì che si creasse questa nube molto insolita per un vulcano prevalentemente ad attività effusiva come quello islandese. Il silicio presente nella nube è molto pe- ricoloso per i motori degli aerei che possono addi- rittura spegnersi se a contatto con questa polvere vulcanica. Il traffico aereo europeo è stato quindi paralizzato per una settimana mettendo in crisi nu- merosissime compagnie aeree e creando disagi a milioni di passeggeri. Sono stati cancellati più voli che dopo l’11 settembre e ci sono state ripercussio- ni su eventi politici, sportivi e artistici in tutto il mondo. L’attività vul- canica seppur non uc- cidendo si è dimo- strata l’emblema del- la forza della natura capace di mettere in crisi un intero piane- ta. La nube che ha messo in crisi il traffico aereo mondiale per quasi una settimana creando nu- merosissimi disagi. Paesaggi a confronto: Eolie vs Madonie Parco delle Madonie: Componente plastico: Catena montuosa elevata, conche naturali di raccolta di nevi, presenza di rocce calcaree. Formazione di valli laterali a V, depressioni carsiche e solchi torren- tizi. Costituisce il deposito di un antico mare ed è sogget- to all’erosione torrentizia e al carsismo. Componente idrografico: Torrenti, acque sotterranee ad alimentazione preva- lente nevosa e a regime torrentizio. Componente biotico: Vegetazione mediterranea endemica, boschi di coni- fere introdotte dall’uomo, pascoli in altura, muschi e licheni. Il clima varia con l’altitudine, da mediterra- neo a temperato fresco fino ad alpino a quote sopra i mille metri. Componente umano: Presenza di rifugi e case sparse, e continue attività di controllo del territorio. Isola di Vulcano: Componente plastico: caldera, crateri (anche di nuova formazione), antiche colate, piroclasti e bombe. Formazione di istmi, insena- ture e solchi. Agiscono forze sia endogene (vulcanismo effusivo ed esplosivo) che esogene (correnti ed erosio- ne). Componente idrografico: mare profondo e presenza di fumarole sottomarine. Componente biotico: macchia mediterranea e vegetazione pioniera. Il clima è mediterraneo e i suoli sono di origine relativamente recente. Componente umano: Centri abitati e villaggi turistici, presenza di strutture e- strattive e brevi vie di comunicazione. Il turismo è fio- rente grazie alle bel- lezze paesaggistiche e delle eruzioni nono- stante la scarsa esten- sione dell’isola. Riflessioni e conclusioni sul progetto di vulcanologia. Esattamente un anno dopo l’esperienza nelle Madonie siamo tornati a occuparci di ambiente. Questa volta il progetto era più incentrato sulla vulcanologia e sulla geologia e per questo motivo siamo andati alle isole Eolie, un posto perfetto per stu- diare i fenomeni che avvengono all’interno del nostro pianeta. Grazie all’aiuto di esperti molto qualificati abbiamo appreso l’importanza dello studio dei vulcani e della geologia in quanto esse caratterizzano tutta la storia della terra. Ci hanno trasferito la passione verso queste montagne e descritto come esse vengono monitorate per prevenire e- ventuali catastrofi. I paesaggi mozzafiato delle isole accanto alle spie- gazioni puntuali e precise dei professori riguardo alla loro storia e al loro funzionamento rendono questa esperienza veramente unica. Il vulcano sottomarino Marsili Area coperta dalla nube il 17/04/2010 Vulcano primordiale Caldera del Piano Caldera della Fossa Cono di la Fossa Vista panoramica di Stromboli con le altre isole sullo sfondo.

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Progetto “Vulcanologia”, classe VC Liceo Scientifico S.Cannizzaro –Palermo A.S. 2009/2010

Le isole Eolie Origini, caratteristiche e particolarità dell’arcipelago vulcanico tra i

più affascinanti e spettacolare di tutto il Mediterraneo e soprattutto la

pericolosità di queste isole vulcaniche che ogni anno attirano migliaia

di turisti.

Disposizione delle 7 isole dell’arcipelago eoliano

Spettacolare eruzione dello Stromboli.

Origini e particolarità dell’arcipelago. Le isole Eolie sono un arcipelago del mar Tirreno e patrimonio dell’UNESCO dal 2000. L’arcipelago

è composto da sette isole tutte di origine vulcanica: Alicudi, Filicudi, Salina, Lipari, Vulcano (attivo),

Panarea e Stromboli (attivo). Le isole costituiscono un sistema vulcanico formatosi con la subduzione

della litosfera oceanica sotto quella continentale, determinandone la fusione con liberazione di magma

che giunto in superficie forma l’arco Eoliano lungo 200 km.

Questo arco insulare non è composto solo dalle sette isole ma

anche da altri monti sottomarini come il Lametini, il Marsili e

Sisifo. Quest’arco risale a circa 1,3 milioni di anni fa dalla

collisione della placca eurasiatica con quella africana. I mag-

mi di questi vulcani hanno un contenuto medio - alto di silice

e un alto tenore di acqua. Sono presenti comunque magmi di

diverse composizioni e ciò ha rappresentato un grosso proble-

ma per la ricostruzione dell’evoluzione dell’arcipelago. Ciò si

potrebbe spiegare con la presenza di condotti distinti che ali-

mentano contemporaneamente il complesso eoliano. Le eru-

zioni che caratterizzano questi vulcani sono infatti di tipo sia

effusivo che esplosivo. Le esplosioni sono causate dalle enor-

mi quantità di gas che si liberano, ma soprattutto dal contatto

tra il magma e l’acqua marina. I geologi sono riusciti comun-

que a dividere l’evoluzione dell’arcipelago in tre precisi

stadi:

Pre-Tirreniano: precedente a 124 mila anni fa

Tirreniano: tra 124 mila e 81 mila anni fa

Post-.Tirreniano: depositi più recenti di 81 mila anni.

Formazione di un arco insulare:

1)Crosta oceanica

2)Litosfera

3)Mantello

4)Crosta continentale

5)Fossa

6)Arco insulare

Vulcano e Vulcanello: padre e figlio uniti

da un piccolo lembo di terra. L’isola di vulcano come la vediamo oggi è la

fusione di alcuni vulcani il cui più grande e

in stato di quiete è il Vulcano della Fossa. Gli

altri vulcani costituenti l’isola sono gli ormai

spenti monte Saraceno, monte Aria e il pic-

colo Vulcanello. Lo strato cono del Vulcano

della fossa è un edificio vulcanico che si è

formato negli ultimi seimila anni attraverso

la successione di diverse eruzioni esplosive

ed effusive che si manifestano nella sovrap-

posizione di colate laviche e piroclastiti. Il

vulcano che vediamo oggi non è quello pri-

mordiale. Infatti il cosiddetto paleo vulcano è

collassato formando tra 80000 e 8000 anni fa

prima la caldera del piano e successivamente

la caldera della fossa su cui poi è cresciuto il

nuovo vulcano che è visibile oggi. Per quan-

to riguarda il “figlio” di Vulca-

no, Vulcanello, esso deve la sua

formazione a una serie di eru-

zioni terminate nel 1625 d.C..

Inizialmente era distaccato da

Vulcano ora è collegato da un

istmo sabbioso formato da ma-

teriale vulcanico rimaneggiato

dalle correnti marine.

Il vulcano nella storia: dal mito

greco all’eruzione del Vesuvio che

distrusse Pompei e Ercolano. Un mito, il fabbro degli dei e degli eroi, che

viveva nel cratere dell’Etna, il vulcano è

sempre stato fonte di storie fantastiche nella

storia greca e non solo. Era l’officina dove

venivano forgiate le armi, era una montagna

misteriosa e temibile. Mentre nella cultura

greca esso è presente solo come mito, nella

storia latina troviamo sicuramente l’episodio

più noto che lo riguarda: l’eruzione del Vesu-

vio del 79 d.C: « Non posso darvi una de-

scrizione più precisa della sua forma se non

paragonarla a quella di un albero di pino; in-

fatti si elevava a grande altezza come un e-

norme tronco, dalla cui cima si disperdevano

formazioni simili a rami. Sembrava in alcuni

punti più chiara ed in altri più scura, a secon-

da di quanto fosse impregnata di terra e ce-

nere. ». Così Plinio il giovane descrisse quel-

la tragica eruzione che seppellì di cenere

Pompei e Ercolano uccidendo migliaia di

persone e sconvol-

gendo l’impero.

Il vulcano è sem-

pre stato e sarà per

antonomasia

l’emblema della

forza della natura.

L’uomo e i vulcani Veduta panoramica del golfo di Napoli.

ISTMO

VULCANELLO

Il business turistico dei

vulcani che attira migliaia di

esperti e non. Etna, isole Eolie, Mauritius, Cicladi e tan-

tissimi altri posti che accolgono ogni anno

numerosissimi visitatori devono in qualche

modo il loro fascino all’attività vulcanica.

Il golfo di Napoli non sarebbe lo stesso

senza il Vesuvio sullo sfondo e Santorini

non presenterebbe quei favolosi paesaggi

se non fosse altro che un antica caldera

collassata migliaia di anni fa. La bellezza

di questi posti mozzafiato ha fatto crescere

esponenzialmente il turismo negli ultimi

anni. Persone da tutto il mondo vanno a

Tenerife a fare lunghe passeggiata lungo i

vulcani dell’isola o si godono le caldissime

spiagge nere di Stromboli. Il bello dei vul-

cani è che si trovano in qualunque parte

del mondo, dalle isolette sparse nel medi-

terraneo fino allo spettacolare Kilimangia-

ro in Kenia per finire al Fuji che fa da

sfondo a Tokio. Essi possono fare da con-

torno a qualunque tipo di vacanza,e

proprio per questo motivo attorno a

queste particolari montagne si è creato

un enorme business su cui molte città

basano addirittura quasi l’intera econo-

mia.

Rischio vulcanico: cosa significa e quali sono le zone più a rischio. Il termine generale di rischio si riferisce ad una qualunque catastrofe naturale ed esprime il legame che esiste tra la probabilità che

tale catastrofe si verifichi e la stima del danno che essa potrebbe provocare. Per questo motivo il rischio R si esprime in questo modo:

R = P x D dove appunto P sta per la probabilità che tale evento si verifichi e D per il danno. Ovviamente le vite umane non sono sti-

mabili come danni materiali e proprio per questo motivo il rischio aumenta in maniera esponenziale in zone ad alta densità demografi-

ca. In particolare il rischio vulcanico è ovviamente legato a catastrofi naturali legate all’attività vulcanica di una certa area. Questo ti-

po di rischio dipende da determinate variabili che sono:

Tipo di attività del vulcano: un vulcano ad attività effusiva è molto meno rischioso di uno ad attività esplosiva in quanto le colate

di lave sono lente e facilmente controllabili.

Prevedibilità dell’attività del vulcano: se il vulcano erutta con una certa frequenza è facilmente monitorabile e quindi prevederne

l’attività organizzando in tempo un’eventuale evacuazione della zona.

Densità demografica nell’area vicino al vulcano: il rischio è molto maggiore in una zona molto abitata rispetto a una zona desertica

anche se la probabilità è molto più bassa.

L’importanza di monitorare costantemente questi vulcani è

quindi evidente: prevedere le eruzioni ed evacuare a tempo de-

bito la zona vicino al vulcano. Fermare un vulcano è impossibi-

le, ma evitare che faccia troppi danni no. I vulcani italiani più

pericolosi sono quelli campani la cui attività è molto incostante

e un cui risveglio potrebbe essere disastroso. Basti pensare al

Vesuvio attorno al quale vivono milioni di persone o all’isola di

Ischia molto visitata nei mesi estivi. I vulcani siciliani come

l’Etna o lo Stromboli hanno attività più prevedibili anche se

hanno causato notevoli danni nella loro storia (basti pensare al-

lo tsunami generato dal distacco di grossa quantità di roccia nel

2002).

Napoli e provincia: 3,5 milioni di abitanti

CAMPI FLEGREI

VESUVIO

Quali sarebbero i danni di un eruzione del Vesuvio co-

me quella del 79 d.C.? Come prevenire tale

catastrofe? L’ultimo segno di vita del Vesuvio risale al 1944, ma dopo quasi

settant’anni rimane il vulcano più pericoloso e monitorato non solo

d’Italia ma di tutto il mondo. Infatti oltre a essere un vulcano molto in-

stabile e particolarmente esplosivo, è circondato da numerosissime cit-

tadine e si trova a pochi chilometri dalla città di

Napoli. Se nel 79 d.C. morirono qualche mi-

gliaia di persone, adesso i danni sarebbero molto

maggiori in quanto la popolazione è di diversi

milioni di abitanti. Impedire l’eruzione sarebbe

impossibile, per questo è così importante preve-

nirla monitorando costantemente l’attività del

vulcano.

Mappatura dei vulcani attivi nel territorio italiano

Il pericolo a volte c’è ma non si vede: il Marsili torna a

farsi sentire. Un altro pericolo reale e forse poco considerato è quello dei vulcani sot-

tomarini nel Tirreno. Uno di questi il Marsili ultimamente ha ricomincia-

to la sua attività. Si tratta di un vulcano enorme alto più di tremila metri,

largo venti kilometri e lungo quaranta. Dopo un lungo periodo di pausa

sono state registrate delle scosse e delle fuoriuscite di magma di bassa

entità ma che hanno fatto allarmare gli esperti e la

protezione civile. Infatti si è ricominciato a monitora-

re questo enorme vulcano nonostante le ovvie diffi-

coltà: la cima del vulcano si trova a ben 450 metri di

profondità. Le preoccupazioni sono chiare: si potreb-

bero staccare grosse masse di roccia dal vulcano e ciò

provocherebbe un’enorme spostamento di acqua e

quindi un’onda anomala che raggiungerebbe in breve

tempo le coste della penisola è della Sicilia.

Come un’ eruzione può bloccare tutto il

mondo e mettere in ginocchio un’intero

continente: il caso della nube del vulca-

no islandese Eyjafjallajokull. Il 14 aprile 2010 questo impronunciabile vulcano

islandese ha ricominciato la propria attività scon-

volgendo tutta l’Europa. Un’ enorme nube di cene-

re si è infatti innalzata per migliaia di chilometri ed

è stata trascinata dai venti nello spazio aereo euro-

peo. Il vulcano infatti è ricoperto da un ghiacciaio

e l’acqua miscelata alla cenere ha fatto sì che si

creasse questa nube molto insolita per un vulcano

prevalentemente ad attività effusiva come quello

islandese. Il silicio presente nella nube è molto pe-

ricoloso per i motori degli aerei che possono addi-

rittura spegnersi se a contatto con questa polvere

vulcanica. Il traffico aereo europeo è stato quindi

paralizzato per una settimana mettendo in crisi nu-

merosissime compagnie aeree e creando disagi a

milioni di passeggeri. Sono stati cancellati più voli

che dopo l’11 settembre e ci sono state ripercussio-

ni su eventi politici, sportivi e artistici in tutto il

mondo. L’attività vul-

canica seppur non uc-

cidendo si è dimo-

strata l’emblema del-

la forza della natura

capace di mettere in

crisi un intero piane-

ta.

La nube che ha messo in crisi il traffico aereo

mondiale per quasi una settimana creando nu-

merosissimi disagi.

Paesaggi a confronto: Eolie vs Madonie

Parco delle Madonie: Componente plastico: Catena montuosa elevata, conche naturali di raccolta

di nevi, presenza di rocce calcaree. Formazione di

valli laterali a V, depressioni carsiche e solchi torren-

tizi.

Costituisce il deposito di un antico mare ed è sogget-

to all’erosione torrentizia e al carsismo.

Componente idrografico: Torrenti, acque sotterranee ad alimentazione preva-

lente nevosa e a regime torrentizio.

Componente biotico: Vegetazione mediterranea endemica, boschi di coni-

fere introdotte dall’uomo, pascoli in altura, muschi e

licheni. Il clima varia con l’altitudine, da mediterra-

neo a temperato fresco fino ad alpino a quote sopra i

mille metri.

Componente umano: Presenza di rifugi e case

sparse, e continue

attività di controllo

del territorio.

Isola di Vulcano: Componente plastico: caldera, crateri (anche di nuova formazione), antiche

colate, piroclasti e bombe. Formazione di istmi, insena-

ture e solchi. Agiscono forze sia endogene (vulcanismo

effusivo ed esplosivo) che esogene (correnti ed erosio-

ne).

Componente idrografico: mare profondo e presenza di fumarole sottomarine.

Componente biotico: macchia mediterranea e vegetazione pioniera. Il clima

è mediterraneo e i suoli sono di origine relativamente

recente.

Componente umano: Centri abitati e villaggi turistici, presenza di strutture e-

strattive e brevi vie di comunicazione. Il turismo è fio-

rente grazie alle bel-

lezze paesaggistiche e

delle eruzioni nono-

stante la scarsa esten-

sione dell’isola.

Riflessioni e conclusioni sul progetto di vulcanologia. Esattamente un anno dopo l’esperienza nelle Madonie siamo tornati a occuparci di ambiente. Questa volta il

progetto era più incentrato sulla vulcanologia e sulla geologia e per

questo motivo siamo andati alle isole Eolie, un posto perfetto per stu-

diare i fenomeni che avvengono all’interno del nostro pianeta. Grazie

all’aiuto di esperti molto qualificati abbiamo appreso l’importanza

dello studio dei vulcani e della geologia in quanto esse caratterizzano

tutta la storia della terra. Ci hanno trasferito la passione verso queste

montagne e descritto come esse vengono monitorate per prevenire e-

ventuali catastrofi. I paesaggi mozzafiato delle isole accanto alle spie-

gazioni puntuali e precise dei professori riguardo alla loro storia e al

loro funzionamento rendono questa esperienza veramente unica.

Il vulcano sottomarino Marsili

Area coperta dalla nube il 17/04/2010

Vulcano primordiale

Caldera del Piano

Caldera della Fossa

Cono di la Fossa

Vista panoramica di Stromboli con le altre isole

sullo sfondo.