POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt · Guido Mantega ha dichiarato ieri che tale politica può...

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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLII n. 216 (46.162) Città del Vaticano giovedì 20 settembre 2012 . y(7HA3J1*QSSKKM( +?!"!}!$!" All’udienza generale il Papa ricorda le «straordinarie giornate» del viaggio in Libano Cristiani e musulmani uniti per la pace È venuto il momento di dare insieme una testimonianza sincera e decisa contro le divisioni e le guerre Timori sulle conseguenze di una svalutazione del dollaro Il Brasile contesta le iniziative della Fed BRASILIA, 19. Le recenti decisioni in materia di politica monetaria prese negli Stati Uniti suscitano critiche negative del Governo bra- siliano. Il ministro delle finanze Guido Mantega ha dichiarato ieri che tale politica può provocare molti problemi alle esportazioni dei Paesi emergenti, in particolare appunto del Brasile. Le dichiara- zioni di Mantega, riferite dal quoti- diano brasiliano «Folha de S.Pau- lo», sono giunte al termine di un incontro del ministro brasiliano a Parigi con il suo omologo francese, Pierre Moscovici. Secondo Mantega, il piano di stimolo economico proposto da Ben Bernanke, presidente della Fe- deral Reserve, che prevede acquisti per mutui e beni del Tesoro per un totale di 40 miliardi di dollari al mese, avrà un forte impatto negati- vo su molte altre economie mon- diali. In particolare, potrà incidere sulla competitività, poiché l’eccesso di valuta statunitense in circolazio- ne porterà ragionevolmente a una sua svalutazione e a una parallela rivalutazione del real, la moneta brasiliana, con la conseguenza che i prodotti locali saranno più cari sul mercato globale. Mantega, che nel 2010 coniò l’espressione «guer- ra delle valute» in riferimento ap- punto alla politica monetaria delle economie avanzate per rilanciare le esportazioni, ha aggiunto che il piano d’acquisto della Fed, con il prevedibile calo del dollaro, riduce anche il valore delle riserve di valu- ta estera del Brasile. Mantega ha quindi avvertito che il suo Governo continuerà ad adot- tare misure per mantenere il real svalutato. Il real ha raggiunto un massimo di 1,70 sul dollaro ameri- cano il 28 febbraio. Da allora è sci- volato del 16 per cento, più di tutte le principali valute, mentre il Go- verno di Brasilia è venuto in soc- corso del settore industriale aumen- tando le tariffe, imponendo barrie- re sugli afflussi di capitale e acqui- stando dollari. Sempre secondo la «Folha de S.Paulo», il ministro brasiliano ha anche sostenuto che per risolvere i problemi della crisi immobiliare, gli Stati Uniti devono ricorrere a più stimoli fiscali e meno a quelli monetari, sottolineando comunque che «magari dopo le elezioni cam- bieranno strategia». Nell’ultimo anno, i brasiliani so- no stati tra i maggiori detrattori della politica americana sui tassi d’interesse. Il presidente Dilma Rousseff a marzo parlò di un vero e proprio «tsunami monetario» causato dalle economie avanzate ai danni delle valute dei mercati emergenti e dei lori bilanci com- merciali. Il giornale paulista informa inol- tre che Mantega, in merito alla cri- si della zona euro, ha esortato i Governi dei Paesi che adottano la moneta a organizzare la supervisio- ne bancaria il più rapidamente pos- sibile, con una ricapitalizzazione diretta delle banche in difficoltà at- traverso i fondi della Bce, misura con la quale si è detto d’accordo anche Moscovici. Battaglia tra forze governative e ribelli a un valico di frontiera con la Turchia Si aggrava l’emergenza dei profughi siriani In un messaggio del Pontefice Dignità e diritti degli indigeni devono essere difesi dalla violenza PAGINA 6 DAMASCO, 19. Nonostante lo scena- rio di giorno in giorno più dramma- tico che si registra in Siria, le autori- tà di Damasco si dicono convinte che la situazione stia tornando sotto il loro controllo. In questo senso si è espresso ieri il primo ministro siria- no, Wael Halqi, secondo il quale la crisi starebbe volgendo al termine. Anche ieri, peraltro, ci sono stati violenti combattimenti, mentre si ag- grava l’emergenza profughi nei Paesi confinanti e quella degli sfollati in- terni. Secondo il Governo di Am- man, sono circa 140.000 i siriani che si sono rifugiati in Giordania dall’inizio delle violenze, nel marzo 2011, e cifre analoghe vengono riferi- te dal Libano. In visita al campo profughi di Zaatari, in Giordania, si è recato ieri Lakhdar Brahimi, il rappresentante speciale in Siria dell’Onu e della Le- ga araba, che ha subito contestazio- ni. Le forze di sicurezza non hanno compiuto arresti, ma i tempi della visita sono stati drasticamente ridot- ti, mentre la tensione rimaneva alta, secondo quanto riferito da testimoni citati dalle agenzie di stampa inter- nazionali. Brahimi, che domenica ha concluso una visita di quattro giorni a Damasco, dove ha avuto un collo- quio anche con il presidente Bashir al Assad, è arrivato in Giordania do- po essere stato lunedì al Cairo per incontrare il segretario generale della Lega araba, Nabil al Araby. Brahimi riferirà al Consiglio di si- curezza dell’Onu il prossimo lunedì sugli ultimi sviluppi della situazione. Il giorno dopo, sempre a New York, in margine ai lavori della 67ª Assem- blea generale dell’Onu, ci sarà un Consiglio dei ministri degli Esteri dell’Unione europea, dedicato alla crisi siriana e alle proteste contro gli Stati Uniti in atto in diversi Paesi nordafricani e mediorientali. In Siria, intanto, la battaglia tra le forze del Governo del presidente al Assad e i ribelli si concentra soprat- tutto ad Aleppo, dove cacciabom- bardieri dell’aviazione siriana hanno proseguito i loro raid, come pure hanno fatto sulle zone residenziali a sud della capitale e nelle regioni in rivolta di Idlib, Dayr az Zor e Ha- ma. Violenti scontri si sono registrati ieri anche al posto di frontiera di Tall al Ayadcon, al confine con la Turchia, attaccato dai ribelli. Secon- do fonti turche, proiettili sono cadu- ti anche oltre il confine. Il sindaco della vicina cittadina di Akcakale, nella provincia turca di Sanliurfa, ha invitato gli abitanti a non avvicinarsi alla frontiera. Residenti locali hanno detto che l’esercito siriano ha fatto intervenire in battaglia elicotteri da combattimento. I ribelli siriani han- no preso il controllo negli ultimi me- si di tre dei sette valichi di frontiera con la Turchia. Sul confine iracheno, invece, le autorità di Baghdad hanno deciso di riaprire dopo circa un mese il punto di passaggio di al Qaem. Secondo quanto riferito dal quotidiano ira- cheno «Al Sabah», il sindaco di Al Qaem, Farhan Fteikhan, ha detto che il primo ministro Nouri al Mali- ki ha ordinato di consentire il pas- saggio in Iraq di profughi siriani bloccati alla frontiera da metà ago- sto. Potranno però attraversare il va- lico solo donne, bambini e anziani. Tutti gli uomini dall’adolescenza fi- no alla mezza età sono infatti consi- derati potenziali combattenti. Il por- tavoce della commissione Difesa e Sicurezza del Parlamento iracheno, Abbas al Bayati, ha comunque assi- curato che per fermare il passaggio illegale di armi e combattenti «forze sufficienti dell’esercito e delle guar- die di frontiera sono state schierate lungo tutto il confine con la Siria». Sul piano diplomatico, è atteso oggi a Damasco il ministro degli Esteri iraniano Ali Akbar Salehi per colloqui con le autorità siriane. Sa- lehi ieri si è recato in Turchia, dopo aver partecipato domenica al Cairo a una riunione ministeriale di un gruppo di contatto regionale sulla crisi siriana, insieme ai suoi omolo- ghi di Egitto e Turchia. All’incontro non c’era, ufficialmente per motivi di salute, il ministro degli Esteri dell’Arabia Saudita, quarto membro del gruppo. L’Iran, principale allea- to di Damasco nella regione, è accu- sato dall’opposizione siriana e da Paesi occidentali di rifornire di armi le forze governative. Nei giorni scor- si, Mohammad Ali Jafar, il coman- dante dei pasdaran, i guardiani della rivoluzione iraniana, aveva ammesso che uomini della brigata Qods, spe- cializzata in operazioni all’estero, so- no presenti in Siria, oltre che in Li- bano, con compiti di consulenza. Si temono nuove proteste dopo la pubblicazione da parte di un settimanale francese di alcune vignette su Maometto Benzina sul fuoco PAGINA 3 Nei diari di Pericle Fazzini la genesi del capolavoro realizzato per l’aula Nervi Ogni statua è una preghiera CHIARA BARBATO A PAGINA 4 NOSTRE INFORMAZIONI Provviste di Chiese In data 19 settembre, il Santo Padre ha nominato Vescovo di Mogi das Cruzes (Brasile) Sua Eccellenza Reverendissi- ma Monsignor Pedro Luiz Stringhini, trasferendolo dal- la Diocesi di Franca. In data 19 settembre, il Santo Padre ha nominato Ve- scovo di Santarém (Brasile) Sua Eccellenza Reverendissi- ma Monsignor Flavio Giove- nale, S.D.B., trasferendolo dalla Diocesi di Abaetetuba. Benedetto XVI con i principali capi religiosi musulmani del Libano durante l’incontro di sabato mattina, 15 settembre, nel palazzo presidenziale di Beirut Cristiani e musulmani uniti per la pa- ce. L’appello rilanciato durante le in- tense giornate del recente viaggio apostolico in Libano, è riecheggiato mercoledì mattina, 19 settembre, nell’Aula Paolo VI. Come di consueto Benedetto XVI ha infatti dedicato al viaggio appena concluso la riflessione durante l’incontro settimanale con i fedeli. E così il suo pensiero è tornato alle «straordinarie giornate» vissute nel cuore di una terra martoriata che egli ha voluto raggiungere «nonostan- te le circostanze difficili» proprio per- ché «un padre — ha spiegato — dev’essere sempre accanto ai suoi figli quando incontrano gravi problemi». Un gesto molto apprezzato dalle di- verse componenti della comunità liba- nese e mediorientale, le quali hanno tutte indistintamente vissuto «con en- tusiasmo e in un clima disteso e co- struttivo» un’esperienza di rispetto re- ciproco, di comprensione e di fraterni- tà. Ciò «costituisce — ha aggiunto — un forte segno di speranza per tutta l’umanità». E questo nonostante per- mangano in tutto il Medio Oriente drammi e sofferenze. «Penso in parti- colare — ha specificato il Pontefice — al terribile conflitto che tormenta la Siria», il quale sta causando «migliaia di morti» e «un flusso di profughi che si riversano nella regione alla ri- cerca disperata di sicurezza e di futu- ro». Ma il pensiero del Papa è andato anche alla «situazione difficile dell’Irak» e di tutta la zona. Benedet- to XVI ha ripercorso poi, passo dopo passo, i momenti di quelle storiche giornate sottolineando luci e ombre emerse dall’incontro con la realtà me- diorientale. Della cerimonia di benve- nuto ha posto in evidenza l’invito a celebrare, nella croce, la vittoria dell’amore sull’odio, del perdono sulla vendetta e dell’unità sulla divisione. Un discorso poi ripreso e ampliato nell’invito al dialogo raccolto dalle autorità civili del Paese e dai capi del- le comunità religiose, incontrati il se- condo giorno nella residenza del pre- sidente libanese. Con particolare emo- zione ha poi rivissuto l’incontro po- meridiano con i giovani mediorientali a Bkerké, laddove è risuonato il suo condiviso appello alla preghiera, affin- ché «la concordia e la riconciliazione» siano più forti delle spinte di morte. Infine l’esortazione «a vivere la fede e a testimoniarla senza paura» rivolta a tutti i cristiani del Medio Oriente du- rante la grande celebrazione al City Center Waterfront di Beirut, al termi- ne della quale ha consegnato l’esorta- zione apostolica post-sinodale. Ora — ha concluso — è però giunto il mo- mento, di dare tutti insieme testimo- nianza decisa contro le divisioni, con- tro la violenza, contro la guerra». PAGINE 7 E 8

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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00

L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLII n. 216 (46.162) Città del Vaticano giovedì 20 settembre 2012

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!"

All’udienza generale il Papa ricorda le «straordinarie giornate» del viaggio in Libano

Cristiani e musulmani uniti per la paceÈ venuto il momento di dare insieme una testimonianza sincera e decisa contro le divisioni e le guerre

Timori sulle conseguenze di una svalutazione del dollaro

Il Brasile contestale iniziative della Fed

BRASILIA, 19. Le recenti decisioniin materia di politica monetariaprese negli Stati Uniti suscitanocritiche negative del Governo bra-siliano. Il ministro delle finanzeGuido Mantega ha dichiarato ieriche tale politica può provocaremolti problemi alle esportazionidei Paesi emergenti, in particolareappunto del Brasile. Le dichiara-zioni di Mantega, riferite dal quoti-diano brasiliano «Folha de S.Pau-lo», sono giunte al termine di unincontro del ministro brasiliano aParigi con il suo omologo francese,Pierre Moscovici.

Secondo Mantega, il piano distimolo economico proposto daBen Bernanke, presidente della Fe-deral Reserve, che prevede acquistiper mutui e beni del Tesoro per untotale di 40 miliardi di dollari almese, avrà un forte impatto negati-vo su molte altre economie mon-diali. In particolare, potrà incideresulla competitività, poiché l’eccessodi valuta statunitense in circolazio-ne porterà ragionevolmente a unasua svalutazione e a una parallelarivalutazione del real, la monetabrasiliana, con la conseguenza chei prodotti locali saranno più carisul mercato globale. Mantega, chenel 2010 coniò l’espressione «guer-ra delle valute» in riferimento ap-punto alla politica monetaria delleeconomie avanzate per rilanciare leesportazioni, ha aggiunto che ilpiano d’acquisto della Fed, con ilprevedibile calo del dollaro, riduceanche il valore delle riserve di valu-ta estera del Brasile.

Mantega ha quindi avvertito cheil suo Governo continuerà ad adot-tare misure per mantenere il realsvalutato. Il real ha raggiunto unmassimo di 1,70 sul dollaro ameri-cano il 28 febbraio. Da allora è sci-volato del 16 per cento, più di tuttele principali valute, mentre il Go-verno di Brasilia è venuto in soc-corso del settore industriale aumen-tando le tariffe, imponendo barrie-re sugli afflussi di capitale e acqui-stando dollari.

Sempre secondo la «Folha deS.Paulo», il ministro brasiliano haanche sostenuto che per risolvere iproblemi della crisi immobiliare,gli Stati Uniti devono ricorrere apiù stimoli fiscali e meno a quellimonetari, sottolineando comunque

che «magari dopo le elezioni cam-bieranno strategia».

Nell’ultimo anno, i brasiliani so-no stati tra i maggiori detrattoridella politica americana sui tassid’interesse. Il presidente DilmaRousseff a marzo parlò di un veroe proprio «tsunami monetario»causato dalle economie avanzate aidanni delle valute dei mercatiemergenti e dei lori bilanci com-m e rc i a l i .

Il giornale paulista informa inol-tre che Mantega, in merito alla cri-si della zona euro, ha esortato iGoverni dei Paesi che adottano lamoneta a organizzare la supervisio-ne bancaria il più rapidamente pos-sibile, con una ricapitalizzazionediretta delle banche in difficoltà at-traverso i fondi della Bce, misuracon la quale si è detto d’a c c o rd oanche Moscovici.

Battaglia tra forze governative e ribelli a un valico di frontiera con la Turchia

Si aggrava l’emergenza dei profughi siriani

In un messaggio del Pontefice

Dignità e diritti degli indigenidevono essere difesi dalla violenza

PAGINA 6

DA M A S C O, 19. Nonostante lo scena-rio di giorno in giorno più dramma-tico che si registra in Siria, le autori-tà di Damasco si dicono convinteche la situazione stia tornando sottoil loro controllo. In questo senso si èespresso ieri il primo ministro siria-no, Wael Halqi, secondo il quale lacrisi starebbe volgendo al termine.Anche ieri, peraltro, ci sono stativiolenti combattimenti, mentre si ag-grava l’emergenza profughi nei Paesiconfinanti e quella degli sfollati in-terni. Secondo il Governo di Am-man, sono circa 140.000 i siriani chesi sono rifugiati in Giordaniadall’inizio delle violenze, nel marzo2011, e cifre analoghe vengono riferi-te dal Libano.

In visita al campo profughi diZaatari, in Giordania, si è recato ieriLakhdar Brahimi, il rappresentantespeciale in Siria dell’Onu e della Le-ga araba, che ha subito contestazio-ni. Le forze di sicurezza non hannocompiuto arresti, ma i tempi dellavisita sono stati drasticamente ridot-ti, mentre la tensione rimaneva alta,secondo quanto riferito da testimonicitati dalle agenzie di stampa inter-

nazionali. Brahimi, che domenica haconcluso una visita di quattro giornia Damasco, dove ha avuto un collo-quio anche con il presidente Bashiral Assad, è arrivato in Giordania do-po essere stato lunedì al Cairo perincontrare il segretario generale dellaLega araba, Nabil al Araby.

Brahimi riferirà al Consiglio di si-curezza dell’Onu il prossimo lunedìsugli ultimi sviluppi della situazione.Il giorno dopo, sempre a New York,in margine ai lavori della 67ª Assem-blea generale dell’Onu, ci sarà unConsiglio dei ministri degli Esteridell’Unione europea, dedicato allacrisi siriana e alle proteste contro gliStati Uniti in atto in diversi Paesinordafricani e mediorientali.

In Siria, intanto, la battaglia tra leforze del Governo del presidente alAssad e i ribelli si concentra soprat-tutto ad Aleppo, dove cacciabom-bardieri dell’aviazione siriana hannoproseguito i loro raid, come purehanno fatto sulle zone residenziali asud della capitale e nelle regioni inrivolta di Idlib, Dayr az Zor e Ha-ma. Violenti scontri si sono registratiieri anche al posto di frontiera diTall al Ayadcon, al confine con laTurchia, attaccato dai ribelli. Secon-do fonti turche, proiettili sono cadu-ti anche oltre il confine. Il sindacodella vicina cittadina di Akcakale,nella provincia turca di Sanliurfa, hainvitato gli abitanti a non avvicinarsialla frontiera. Residenti locali hannodetto che l’esercito siriano ha fattointervenire in battaglia elicotteri dacombattimento. I ribelli siriani han-no preso il controllo negli ultimi me-si di tre dei sette valichi di frontieracon la Turchia.

Sul confine iracheno, invece, leautorità di Baghdad hanno deciso diriaprire dopo circa un mese il puntodi passaggio di al Qaem. Secondoquanto riferito dal quotidiano ira-cheno «Al Sabah», il sindaco di AlQaem, Farhan Fteikhan, ha dettoche il primo ministro Nouri al Mali-ki ha ordinato di consentire il pas-

saggio in Iraq di profughi sirianibloccati alla frontiera da metà ago-sto. Potranno però attraversare il va-lico solo donne, bambini e anziani.Tutti gli uomini dall’adolescenza fi-no alla mezza età sono infatti consi-derati potenziali combattenti. Il por-tavoce della commissione Difesa eSicurezza del Parlamento iracheno,Abbas al Bayati, ha comunque assi-curato che per fermare il passaggioillegale di armi e combattenti «forzesufficienti dell’esercito e delle guar-die di frontiera sono state schieratelungo tutto il confine con la Siria».

Sul piano diplomatico, è attesooggi a Damasco il ministro degliEsteri iraniano Ali Akbar Salehi percolloqui con le autorità siriane. Sa-lehi ieri si è recato in Turchia, dopo

aver partecipato domenica al Cairo auna riunione ministeriale di ungruppo di contatto regionale sullacrisi siriana, insieme ai suoi omolo-ghi di Egitto e Turchia. All’i n c o n t ronon c’era, ufficialmente per motividi salute, il ministro degli Esteridell’Arabia Saudita, quarto membrodel gruppo. L’Iran, principale allea-to di Damasco nella regione, è accu-sato dall’opposizione siriana e daPaesi occidentali di rifornire di armile forze governative. Nei giorni scor-si, Mohammad Ali Jafar, il coman-dante dei pasdaran, i guardiani dellarivoluzione iraniana, aveva ammessoche uomini della brigata Qods, spe-cializzata in operazioni all’estero, so-no presenti in Siria, oltre che in Li-bano, con compiti di consulenza.

Si temono nuove protestedopo la pubblicazioneda parte di un settimanale francesedi alcune vignette su Maometto

Benzina sul fuocoPAGINA 3

Nei diari di Pericle Fazzinila genesi del capolavoro realizzatoper l’aula Nervi

Ogni statuaè una preghiera

CHIARA BA R B AT O A PA G I N A 4

NOSTREINFORMAZIONI

Provviste di ChieseIn data 19 settembre, il SantoPadre ha nominato Vescovodi Mogi das Cruzes (Brasile)Sua Eccellenza Reverendissi-ma Monsignor Pedro LuizStringhini, trasferendolo dal-la Diocesi di Franca.

In data 19 settembre, ilSanto Padre ha nominato Ve-scovo di Santarém (Brasile)Sua Eccellenza R e v e re n d i s s i -ma Monsignor Flavio Giove-nale, S.D.B., t r a s f e re n d o l odalla Diocesi di Abaetetuba.

Benedetto XVI con i principali capi religiosi musulmani del Libano durante l’incontro di sabato mattina, 15 settembre, nel palazzo presidenziale di Beirut

Cristiani e musulmani uniti per la pa-ce. L’appello rilanciato durante le in-tense giornate del recente viaggioapostolico in Libano, è riecheggiatomercoledì mattina, 19 settembre,nell’Aula Paolo VI. Come di consuetoBenedetto XVI ha infatti dedicato alviaggio appena concluso la riflessionedurante l’incontro settimanale con ifedeli. E così il suo pensiero è tornatoalle «straordinarie giornate» vissutenel cuore di una terra martoriata cheegli ha voluto raggiungere «nonostan-te le circostanze difficili» proprio per-ché «un padre — ha spiegato —dev’essere sempre accanto ai suoi figliquando incontrano gravi problemi».Un gesto molto apprezzato dalle di-verse componenti della comunità liba-nese e mediorientale, le quali hannotutte indistintamente vissuto «con en-tusiasmo e in un clima disteso e co-struttivo» un’esperienza di rispetto re-ciproco, di comprensione e di fraterni-tà. Ciò «costituisce — ha aggiunto —un forte segno di speranza per tuttal’umanità». E questo nonostante per-mangano in tutto il Medio Orientedrammi e sofferenze. «Penso in parti-colare — ha specificato il Pontefice —al terribile conflitto che tormenta laSiria», il quale sta causando «migliaiadi morti» e «un flusso di profughiche si riversano nella regione alla ri-cerca disperata di sicurezza e di futu-ro». Ma il pensiero del Papa è andato

anche alla «situazione difficiledell’Irak» e di tutta la zona. Benedet-to XVI ha ripercorso poi, passo dopopasso, i momenti di quelle storichegiornate sottolineando luci e ombreemerse dall’incontro con la realtà me-diorientale. Della cerimonia di benve-nuto ha posto in evidenza l’invito acelebrare, nella croce, la vittoriadell’amore sull’odio, del perdono sullavendetta e dell’unità sulla divisione.Un discorso poi ripreso e ampliatonell’invito al dialogo raccolto dalleautorità civili del Paese e dai capi del-le comunità religiose, incontrati il se-condo giorno nella residenza del pre-sidente libanese. Con particolare emo-zione ha poi rivissuto l’incontro po-meridiano con i giovani mediorientalia Bkerké, laddove è risuonato il suocondiviso appello alla preghiera, affin-ché «la concordia e la riconciliazione»siano più forti delle spinte di morte.Infine l’esortazione «a vivere la fede ea testimoniarla senza paura» rivolta atutti i cristiani del Medio Oriente du-rante la grande celebrazione al CityCenter Waterfront di Beirut, al termi-ne della quale ha consegnato l’esorta-zione apostolica post-sinodale. Ora —ha concluso — è però giunto il mo-mento, di dare tutti insieme testimo-nianza decisa contro le divisioni, con-tro la violenza, contro la guerra».

PAGINE 7 E 8

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 giovedì 20 settembre 2012

L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

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POLITICO RELIGIOSONon praevalebunt

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I mercati frenano in attesa della decisione del Governo spagnolo su possibili aiuti dalla Bce

Le Borse europeepagano i dubbi di Madrid

Cupe previsioni del ministro delle Finanze

Deficit e recessioneminacciano

la ripresa della GreciaMADRID, 19. L’Europa guarda allaSpagna con attenzione e preoccupa-zione: le cautele di Madrid, infatti,su possibili aiuti da parte della Ban-ca centrale europea (Bce) hannoavuto l’effetto di frenare i mercati.Le Borse sono andate giù, ma lospread, a dispetto di un contestofluido, ha tenuto. Gli investitori at-tendono che il Governo spagnolodecida come procedere in merito alpiano di aiuti per le banche. E que-sta incertezza, rilevano gli analisti,non pesa solo sul profilo economicoeuropeo, ma anche sulla stessa Spa-gna. Non a caso il vice presidentedella Commissione europea, Maria-no Rajoy, intervenendo sulla que-stione, ha esortato Madrid a farechiarezza il prima possibile, dal mo-mento che «le incertezze sono un ri-schio», pur riconoscendo che la scel-ta che il Governo di Mariano Rajoyè chiamato a fare è «molto compli-cata». Ieri intanto il re di Spagna,Juan Carlos, ha lanciato un forte ap-pello all’unità del Paese, esortando iconnazionali a «lavorare assieme»per affrontare la crisi economica. Ilre ha sottolineato che questo è «unmomento decisivo in cui possiamosalvare o rovinare il nostro benesse-re». Quindi ha aggiunto: «La cosapeggiore che possiamo fare è divide-re le forze, inseguire illusioni, riapri-re le ferite».

Sempre ieri, il presidente dell’Eu-rogruppo, Jean-Claude Juncker, in

un’intervista a un’emittente televisi-va tedesca, ha affermato che se laSpagna chiedesse l’aiuto dei fondisalva-Stati e l’intervento della Bce,sarebbe sottoposta a «condizionidurissime». Contemporaneamente, ilGoverno di Madrid comunicava chesta ancora ponderando la delicataquestione, aggiungendo che l’E u ro -pa «deve riconoscere i sacrifici e leriforme» che la Spagna sta portandoavanti.

Riguardo all’andamento delleBorse nel quadro dell’incertezza spa-gnola, da segnalare che quella dellaBorsa di Milano, ieri, è stata la peg-giore performance tra i principali li-stini europei: Piazza Affari ha cedu-to il 2,39 per cento, Parigi ha persol’1,15 per cento, Francoforte lo 0,76per cento, Londra lo 0,43 per cento.

Da segnalare, comunque, che l’an-damento dei titoli finanziari chehanno sofferto (sebbene in misura

minore) in tutta Europa, è stato pe-rò slegato da quello dei bond sovra-ni. I rendimenti sui titoli italiani espagnoli, dopo la pausa di lunedì,sono tornati a scendere sia sulle bre-vi che sulle lunghe scadenze. Lospread tra il Bund e il Btp è rimastostabile a 348 mentre quello sul corri-spondente spagnolo è sceso da 429a 427 punti. Ieri, peraltro, Madridha collocato con successo 4,58 mi-liardi di euro di titoli a dodici e di-ciotto mesi con domanda in crescitae tassi in calo al 2,835 per cento e al3,070 per cento. Anche in questo ca-so, però, rilevano gli analisti, i buo-ni risultati sul fronte obbligazionarionon sono stati accompagnati (comespesso accade) da un analogo anda-mento in Borsa dei titoli più legatial versante bancario.

Come avvenuto a Milano, anche aMadrid le banche hanno sofferto,almeno a giudicare dalle performan-ce dei colossi Santander (meno 2,24per cento) e Bbva (meno 2,88 percento). Sempre ieri la Banca di Spa-gna ha comunicato i dati sulle soffe-renze bancarie che, a luglio, sonosalite a 169,3 miliardi, arrivando al9,86 per cento del totale dei prestiti:una quota, mai toccata prima nelPaese. E se in Spagna la situazioneè critica, in Germania l’indice Zew(che misura le aspettative sul’econo-mia tedesca) è salito a settembre ameno 18,2 da meno 25,5 di agosto.

La Borsa valori nella capitale spagnola (Ansa)

ATENE, 19. Il ministro delle Finanzegreco, Yannis Stournaras, ha dettoieri di prevedere un aumento deldeficit primario nel 2012 a causadella recessione. Secondo il mini-stro, il deficit primario, con l’esclu-sione dei costi di finanziamento deldebito, salirà all’1,5 per cento delpil contro l’1 per cento stimato inprecedenza. In termini nominali, ilbilancio 2012 dovrebbe comunquerispettare gli obiettivi concordaticon i creditori internazionali e latroika (Fondo monetario internazio-nale, Unione europea e Banca cen-trale europea).

Esprimendo, ieri, una valutazionesulla situazione greca, il presidentedell’Eurogruppo, Jean-Claude Jun-cker ha detto che Atene ha miglio-rato significativamente la propriacompetitività, rilevando che è «sba-gliato» dire che i programmi di ri-sparmio e riforma concordati con latroika non hanno avuto effetti. Ilcosto del lavoro per unità di pro-dotto, ha detto Juncker, è calatoper esempio del dodici per cento. Ilpresidente dell’Eurogruppo ha poiribadito che Atene non deve usciredall’euro. «Per i greci sarebbe terri-bile, ci sarebbe anche il pericolo dicontagio di altri Paesi e l’Europa neuscirebbe indebolita» ha dichiaratoJuncker. Ieri, intanto, il governatoredella Banca di Grecia, Panicos De-metriades, ha chiesto che l’unione

bancaria europea comprenda garan-zie unificate sui depositi. Si trattadi un istituto che non è stato anco-ra concordato, ricorda l’agenziaAgi, nell’ambito del negoziato perl’unione bancaria.

Nei giorni scorsi il primo mini-stro greco, Antonis Samaras, haescluso che l’uscita dall’euro possaessere un’opzione per il Paese: nellostesso tempo ha chiesto due anni inpiù per il raggiungimento degliobiettivi di bilancio da concordarecon i creditori. Samaras ha dettoche la Grecia, nonostante l’attualerecessione, è pronta ad adottare ilnuovo programma di austerità da11,7 miliardi di euro, considerato ne-cessario per restare nell’e u ro .

M i s u redi allentamento

monetarioin Giappone

TO KY O, 19. La Banca centrale delGiappone (Bank of Japan, Boj)ha lasciato oggi i tassi invariati al-lo 0-0,1 per cento e ha varato nuo-ve misure di allentamento moneta-rio. In particolare, l’istituto cen-trale nipponico ha portato da70.000 a 80.000 miliardi di yen(da 700 a 800 miliardi di euro) ifondi per l’acquisto di asset.

L’aumento di 10.000 miliardi diyen è pari a quello abituale, unintervento robusto giustificato dalrallentamento della domandamondiale e dalle tensioni crescenticon la Cina, che hanno allontana-to le prospettive per una ripresa abreve dell’economia. La decisionesegue il comunicato dalla FederalReserve e dalla Banca centrale eu-ropea, che pur muovendosi sustrade diverse (la prima sta fa-cendo il cosiddetto quantitativeeasing, ovvero crea della moneta ela utilizza per acquistare titoli, tra-sferendo liquidità al sistema, men-tre la seconda andrà ad acquistaretramite i fondi salva-Stati bonddei Paesi che ne richiederannol’attivazione sul mercato seconda-rio, sterilizzando l’intervento, ov-vero drenando una quantità paridi liquidità dal mercato al fine dimantenere l’inflazione nel 2012sotto il 2,5 per cento per arrivareal 2013 sotto il 2 per cento) hannodeciso di agire in tempi brevi perfornire liquidità a un sistema eco-nomico ormai in stallo.

La decisione di Tokyo è stataben accolta da parte delle Borseasiatiche, che hanno mostrato re-cuperi sulle materie prime, sfrut-tando la notizia per riportarsi sulivelli di massimi relativi impor-tanti, pur non essendo riusciti arompere i punti di resistenza. Pergli analisti, è la testimonianza chel’incertezza regna ancora sovranae che occorre vedere risultati con-creti in termini di dati macroeco-nomici per far sì che si vadano acreare aspettative di medio perio-do, in grado di veicolare flussi dicapitali su determinati strumentifinanziari, andando così a far veri-ficare le condizioni necessarie perla partenza di movimenti direzio-nali, finanziati tramite vendite diyen e franchi svizzeri. Nel comu-nicato in cui ha annunciato le mi-sure di allentamento, la Boj haanche sottolineato come vi sia sta-ta una pausa nella ripresa econo-mica segnalata il mese precedente.

Potranno acquistare fino al cinquantuno per cento delle quote dei supermercati

Via libera in India ai colossi mondialidelle vendite al dettaglio

NEW DELHI, 19. Con l’obiettivo diaccelerare la crescita indiana, il Go-verno centrale di New Delhi ha de-ciso ieri di aprire le porte ai colossistranieri delle vendite al dettaglio,che potranno acquistare quote finoal 51 per cento dei supermercati pervendere direttamente ai consumato-ri. Finora, nel Paese asiatico, i di-stributori stranieri potevano operaresolo all’ingrosso. Il provvedimento

fa parte del piano di riforme e di li-beralizzazioni annunciato la scorsasettimana dall’Esecutivo indiano.

Per proteggere i produttori locali— che temono di chiudere soffocatidai grandi supermarket — il Gover-no ha comunque deciso alcuni pre-cisi paletti. Consentiti investimenti apartire da 100 milioni di dollari perogni catena di supermercati, mentrealmeno il 30 per cento dei prodottidovrà essere fornito da aziende in-diane. Inoltre, i gruppi stranieri po-tranno aprire negozi soltanto nellecittà che contano più di un milionedi abitanti (cinquantatré, secondol’ultimo censimento).

E in aperta polemica con la deci-sione di liberalizzare i supermercatistranieri, un influente partito regio-nale dello Stato orientale del WestBengala ha abbandonato la coali-zione del Governo. Mamata Baner-jee, leader del Trinamul Congress,di sinistra, ha infatti annunciato chei diciannove deputati del partitousciranno dallo schieramento dimaggioranza. Banerjee — informal’agenzia Ansa — ha anche detto chea breve si dimetteranno i suoi seiministri. La defezione del TrinamulCongress, che governa la città diCalcutta dopo decenni di predomi-nio del Partito comunista, ha apertouna profonda crisi nella coalizionepresieduta da Sonia Gandhi, leaderdel Partito del congresso I, che orasi trova in minoranza.

P ro s e g u eil calo

degli investimentistranieri in Cina

PE C H I N O, 19. Sono scesi ad ago-sto gli investimenti stranieri inCina. Una tendenza che si regi-stra per il terzo mese consecuti-vo. Gli investimenti hanno persol’1,43 per cento rispetto allo stes-so periodo dello scorso anno.Nei primi otto mesi dell’anno, iltotale degli investimenti stranieridiretti arriva a 74,99 miliardi didollari, in ribasso del 3,4 per cen-to rispetto allo stesso periododell’anno scorso.

Gli investimenti dell’E u ro p asono scesi del 4,1 per cento neiprimi otto mesi, mentre dagliStati Uniti il calo registrato è sta-to del 2,85 per cento. Aumentanoinvece gli investimenti del Giap-pone, del 16,2 per cento rispettoall’anno scorso, quando però l’in-cremento rispetto all’anno prece-dente era stato del cinquanta percento. Nei primi otto mesidell’anno, la Cina ha approvatol’installazione nel Paese di754.130 società a capitale stranie-ro. Continuano intanto i nego-ziati per un futuro accordo glo-bale fra l’Unione europea e laCina in merito al riconoscimentoreciproco della tutela delle eccel-lenze alimentari. E ha dato esitopositivo il progetto-test che pre-vedeva il riconoscimento di diecidenominazioni d’origine e indi-cazioni geografiche protette euro-pee da parte della Cina e di al-trettanti alimenti di qualità d’ori-gine cinese da parte dell’Ue.

Un mercato a Mumbai (Ansa)

Secondo uno studio statunitense

Superficie dei ghiacciai al minimo storico

L’Ueelogia le riforme

irlandesiDU B L I N O, 19. L’Irlanda sta se-guendo con attenzione il pro-gramma di riforme, l’economia sisviluppa in linea con le aspettati-ve, ma sono cresciuti i rischi dicontrazione, riflettendo i venticontrari alla crescita nei Paesisuoi partner commerciali. Èquanto afferma il rapporto dellaCommissione europea sul pro-gramma di aggiustamento perl’Irlanda. Si rileva poi che il de-ficit è rimasto sotto le aspettativenei primi sei mesi: sarà rispettatoil target dell’8,6 per cento perrientrare al tre per cento nel2015. Nel documento si sottoli-nea un rischio di contrazione perl’economia. Questo rischio nascedalla possibilità che l’economiairlandese non riesca a espandersicome previsto, tanto nel brevequanto nel medio termine. Ilproblema, indicano gli espertidella Commissione Ue, risiedenel fatto che le previsioni di cre-scita si fondavano «sul forte con-tributo dell’esportazione»: ma ilprossimo anno sarà colpito dal-l’indebolimento dei partner tra-dizionali (eurozona, Stati Uniti eRegno Unito). Tra i fattori posi-tivi per l’Irlanda, la Commissio-ne inserisce il deprezzamentodell’e u ro .

I timoridella Confindustria

francesePARIGI, 19. Il Medef, la Confin-dustria francese, guarda «conterrore» al budget 2013 che ilGoverno dovrebbe annunciarenei prossimi giorni. «Siamo ter-rorizzati, guardiamo con terrorea quello che è all’esame del Go-verno» ha dichiarato il presiden-te del Medef, Laurence Parisot.Durante una conferenza stampa,Parisot ha affermato: «Apprez-ziamo che il Governo annuncisenza ambiguità l’obiettivo diuna riduzione del deficit/pil a fi-ne 2013, che è l’impegno dellaFrancia nei confronti della Com-missione europea e che è essen-ziale per la credibilità del nostroPaese sui mercati e per il risana-mento dei conti pubblici. Ma —ha osservato — vi sono vari modiper raggiungere questo obiettivoe quello allo studio dell’Esecuti-vo è molto preoccupante per lasalute dell’economia». Infatti, harilevato il presidente del Medef,nei provvedimenti allo studio èindicato che vi sarà un aumentodelle imposte a carico delle im-prese per un terzo, a carico dellefamiglie per un terzo e una ridu-zione della spesa pubblica a cari-co delle amministrazioni pubbli-che. «Sosteniamo che agendocosì il Governo prende il rischiodi provocare uno shock di noncomp etitività».

WASHINGTON, 19. La temperaturamedia globale sulla terra, durantel’estate del 2012, è stata la più elevatamai registrata prima, con un valoredi ben 1,03 gradi celsius superiore al-la media. Lo ha indicato un rapportodel National Oceanic and Atmosphe-ric Administration (Noaa).

Lo studio evidenzia una accelera-zione nei cambiamenti climatici inatto sulla terra, con l’estate 2012 chesorpassa il precedente primato del2010, mentre il 2011 scivola al quartoposto dal 1880, quando sono iniziatele rilevazioni. Il record assoluto diquest’anno è la combinazione della

seconda estate più calda (giugno-agosto) sulla terra nell’emisfero norde della zona nell’emisfero sud, convalori di temperatura eccezionali chesi sono registrati negli Stati Uniti ein Canada, nei Paesi del sud edell’est Europa, in Kazakhstan e inSiberia dell’est. L’anomalia — sottoli-nea lo studio del Noaa — è solo leg-germente meno evidente se si consi-dera la media combinata delle tem-perature della terraferma con quelladegli oceani che si classifica “solo” alterzo posto tra le più alte di sempre.La tendenza al surriscaldamento èevidente anche in Italia, dove que-

st’estate si è classificata al secondoposto tra le più calde da 210 anni,facendo registrare un’anomalia di2,32 gradi in più rispetto alla media.

Sul piano ambientale, secondo gliesperti del National Oceanic andAtmospheric Administration, gli ef-fetti del clima si sono fatti ampia-mente sentire con lo scioglimento re-cord dei ghiacciai, che hanno rag-giunto il valore minimo da quandosono iniziate le rilevazioni, nel 1972.Ad agosto, la superficie dei ghiacciaiè stata infatti di 4,72 milioni di chilo-metri quadrati, ben il 38,46 per centoin meno della media.

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L’OSSERVATORE ROMANOgiovedì 20 settembre 2012 pagina 3

Discorso alle Nazioni Unite

Ban Ki-moonsollecita dialogo

e rispettorecipro co

NEW YORK, 19. «Viviamo in unperiodo di disagio, segnato dauna crescente disoccupazione, dauna crescente disuguaglianza trale persone, e da una crescente in-tolleranza. Le Nazioni Unite de-vono essere all’altezza di questasituazione»: così il segretario ge-nerale dell’Onu, Ban Ki-moon, hadato il via ufficiale ai lavori della67ª Assemblea generale a NewYork. Nel suo intervento, Ban Ki-moon ha sottolineato come inquesto momento difficile le azionidella comunità internazionale de-vono essere improntate al dialogoe al rispetto reciproco. «E questaorganizzazione — ha continuato ilsegretario generale delle NazioniUnite — ora deve fare più diquanto ha mai fatto in passato».

Ban Ki-moon — rilevano leagenzie di stampa internazionali —ha confermato che tra gli argo-menti al centro dei lavori al Palaz-zo di Vetro ci saranno anchel’energia, i cambiamenti climatici,i progressi riguardo il ruolo delledonne, le sfide su pace e sicurez-za, il disarmo, gli obiettivi delMillennio. E ancora la difficile si-tuazione in corso nella regione delSahel e la crisi siriana. La prossi-ma settimana sono attesi a NewYork i capi di Stato e di Governodei 193 Paesi membri delle Nazio-ni Unite. Per l’Italia saranno pre-senti il presidente del Consigliodei ministri, Mario Monti, e il mi-nistro degli Esteri, Giulio Terzi.

Poche ore prima, Ban Ki-moonaveva parlato di democrazie, affer-mando che esse «non nascono inun giorno o attraverso una o dueazioni, ma al contrario richiedonoun lavoro incessante». Educare al-la democrazia è un aspetto fonda-mentale perché i cittadini com-prendano a pieno i propri diritti ele proprie responsabilità, per arri-vare al rispetto dei diritti umani ead avere voce in capitolo nellescelte che riguardano il propriofuturo, ma anche giustizia e unequo accesso al potere politico. Eper raggiungere questo, aveva sot-tolineato il segretario generale, oc-corre promuovere il pluralismo etutelare i diritti e le opportunitàdelle minoranze e dei più vulnera-bili. Un occhio di riguardo poi varivolto alle donne che sono stateal centro dei tanti movimenti fon-damentali nei processi democraticie che, quindi, «devono essere alcentro degli sforzi volti a costruirele future democrazie».

Altro aspetto centrale per lo svi-luppo di un vero corso democrati-co è rappresentato dalla capacitàdi intervenire soprattutto a livellolocale, sviluppando cioè la coope-razione tra gli esperti, formandouna vera e propria cultura dellapartecipazione civica.

Manifestazione antistatunitense nella città indiana di Chennai (Afp)

Si temono nuove proteste dopo la pubblicazione da parte di un settimanale francese di alcune vignette su Maometto

Benzina sul fuocoPARIGI, 19. Mentre si cerca faticosamente di fareabbassare la tensione che attraversa il mondo isla-mico per il film Innocence of Muslims, rischia oradi aprirsi un nuovo fronte di protesta dopo che ilsettimanale francese «Charlie Hebdo» ha oggipubblicato alcune alcune vignette su Maometto.La discutibile iniziativa del periodico transalpinominaccia — come ha sottolineato anche il presi-dente della Conferenza episcopale francese, cardi-nale André Vingt-Trois — di gettare altra benzinasul fuoco dopo l’assalto al consolato statunitensedi Bengasi, in cui è morto l’ambasciatore ChrisStevens e altri tre funzionari, le sanguinose mani-festazioni di protesta in numerosi Paesi e le mi-nacce terroristiche di Al Qaeda.

Il premier francese, Jean-Marc Ayrault, ha su-bito affermato di essere contro tutti gli eccessi eper la libertà d’espressione. Ma, intanto, il Go-verno di Parigi ha deciso di rafforzare la sicurez-za: scuole e ambasciate francesi resteranno chiusevenerdì prossimo in venti Paesi come misura diprecauzione. Il premier ha inoltre vietato l’annun-ciata manifestazione di protesta sabato a Parigi.«Non c’è ragione di lasciar entrare nel nostroPaese conflitti che nulla hanno a che vedere conla Francia», ha detto. Ayrault ha poi ricordato

che in Francia c’è la possibilità di un ricorso allamagistratura per chi si sente offeso dalle caricatu-re o da presunte offese a Maometto o all’islam.Siamo in una Repubblica che non ha nessuna in-tenzione di lasciarsi intimidire da alcuno in meri-to ai suoi valori. «Non tollereremo eccessi» hacontinuato il premier, rendendo omaggio al«grande spirito di responsabilità e di moderazio-ne» dei responsabili della comunità musulmane.

Nel frattempo, il presidente statunitense,Barack Obama si è rivolto direttamente ai leaderdel mondo musulmano in un’intervista alla Cbs:«Ci aspettiamo che collaboriate con noi per ga-rantire la sicurezza della nostra gente». Dal cantosuo, il segretario di Stato americano, HillaryClinton, ha annunciato che l’Amministrazione diWashington prenderà delle misure forti per laprotezione delle ambasciate e di tutte le sedi di-plomatiche statunitensi nel mondo dove i disposi-tivi di sicurezza sono in corso di revisione.

L’appello di Al Qaeda nel Mahgreb islamico(Aqmi) a uccidere gli ambasciatori americani innord Africa rischia, intanto, di alimentare le azio-ni dei gruppi salafiti che sono protagonisti damesi di una guerriglia contro i rispettivi Governi.Quello di Al Qaeda è stato letto come un tentati-

vo di riunire, sotto un comune denominatore, tut-ti gli estremisti.

E la protesta per il film ritenuto offensivodell’islam continua a scuotere tutto il mondo isla-mico. Nell’India a maggioranza indu, i musulma-ni hanno protestato a Chennai, lo stesso sta acca-dendo nel Kashmir e anche in Pakistan. Secondol’agenzia Fides, a Hyderabad, nel sud del Paese,le proteste hanno preso di mira edifici e istituzio-ni cristiane. «La situazione è tesa — ha affermatoil vicario generale della diocesi padre SamsonShukardin — e fra i cristiani vi è forte preoccupa-zione e paura».

Dopo la strage di ieri alla periferia di Kabul incui hanno perso la vita dodici persone — tra cuinove stranieri — un migliaio di manifestanti sonoscesi in piazza oggi a Jalalabad, nell’est dell’Af-ghanistan. La folla, composta per lo più da stu-denti universitari, ha scandito slogan contro gliStati Uniti. L’Egitto, dopo i violenti disordini dipiazza Tahrir, ha invece deciso di imboccare an-che la via giudiziaria, con la procura del Cairoche ha rinviato a giudizio nove egiziani copti peravere finanziato o comunque contribuito in qual-che maniera al film.

La Nato dimezzale operazioni

congiuntein Afghanistan

BRUXELLES, 19. Per fermare lo stil-licidio di attacchi fratricidi, in cuisoldati vengono assassinati da altrisoldati, la Nato ha deciso di di-mezzare il numero delle operazio-ni congiunte tra militari dell’Isaf etruppe afghane. L’annuncio è sta-to fatto ieri a Kabul, dal quartieregenerale della missione, dopo unfine settimana tragico per la coali-zione che ha perduto sei militari(due britannici e quattro statuni-tensi) uccisi da pallottole sparateda uomini in uniforme afghana. Ilnumero dei soldati verdi assassina-ti dai militari blu (incidenti«green on blue», li chiamano ingergo, dal colore delle divise) èsalito a 51. A Bruxelles, il segreta-rio generale della Nato, AndersFogh Rasmussen, ha precisato che«la strategia in Afghanistan noncambia» e che le misure prese dalgenerale John Allen «sono pru-denti e temporanee, in risposta al-la situazione attuale. Abbiamosempre detto che avremmo presotutti i passi necessari per minimiz-zare i rischi delle nostre truppe, equesto è ciò che stiamo facendo»,ha dichiarato il segretario generaledella Nato, secondo il quale laprotezione delle truppe è la priori-tà numero uno. Sulla base dellenuove disposizioni, le operazionicongiunte d’ora in avanti sarannovalutate «caso per caso e approva-te dai comandi regionali». E al-meno due agenti della sicurezzaafghana sono morti per un atten-tato nella provincia di Herat.

Ashton all’O nuper consultazionisul programma

nucleare iranianoBRUXELLES, 19. Alla luce dell’in-contro avuto ieri a Istanbul suldossier nucleare di Teheran con ilcapo negoziatore iraniano, SaeedJalili, l’alto rappresentante per laPolitica estera e di sicurezza co-mune dell’Ue, Catherine Ashton,nonché coordinatrice del gruppocinque più uno (i Paesi membridel Consiglio di sicurezza del-l’Onu: Stati Uniti, Gran Breta-gna, Francia, Russia e Cina; più laGermania), ha annunciato chequesta settimana a New York siconsulterà con i partner alle Na-zioni Unite. In particolare, il capodella diplomazia europea ha fattosapere che al Palazzo di Vetroavrà colloqui con i ministri degliEsteri di Stati Uniti, Gran Breta-gna, Francia, Russia e Cina.

Nel frattempo, l’Agenzia inter-nazionale per l’energia atomica(Aiea) starebbe lavorando pernuovi colloqui con l’Iran sul suoprogramma nucleare a metà otto-bre. Lo riferiscono fonti diploma-tiche citate dall’agenzia Dpa, spie-gando che l’obiettivo è convincereTeheran a consentire le ispezioninei suoi siti atomici. L’Iran si è fi-nora detto disponibile a far visita-re tutti i siti sospetti agli ispettoridell’Aiea, salvo poi rifiutare lemodalità di ispezione propostedall’agenzia di Vienna.

Suu Kyi chiede la finedelle sanzioni al Myanmar

L’incontro tra Hillary Clinton e Aung San Suu Kyi (Afp)

Co op erazionemilitare tra Cina

e Stati UnitiPE C H I N O, 19. Il vicepresidente ci-nese, Xi Jinping, ha ricevuto a Pe-chino il segretario alla Difesa sta-tunitense, Leon Panetta, nel primoincontro con un esponente stra-niero da quando erano cessate lesue apparizioni pubbliche, a iniziosettembre. «Ritengo che la sua vi-sita sarà molto utile per far avan-zare ulteriormente la cooperazionetra i nostri Paesi e quella tra lenostre forze armate», ha dichiara-to Xi accogliendo il capo del Pen-tagono. La visita di Panetta arrivain un momento di grande tensio-ne tra Cina e Giappone per l’a rc i -pelago conteso Senkaku. Il segre-tario alla Difesa ha assicurato chela scelta di Washington di focaliz-zare il suo impegno sulla regionedell’Asia e del Pacifico «non è untentativo di contenere la Cina».«È un tentativo di confrontarcicon la Cina e di allargare il suoruolo nel Pacifico», ha spiegatoPanetta parlando davanti ai cadet-ti di un’accademia militare cinese,«si tratta di creare un nuovo mo-dello nelle relazioni tra due poten-ze del Pacifico». Intanto, mentre èstata attaccata l’auto dell’amba-sciatore statunitense a Pechino damanifestanti anti-giapponesi, ilGoverno di Tokyo ritiene che leproteste anti-nipponiche in Cina,con violenze e devastazioni, sonoda considerarsi «inaccettabili».

Ottenuto dai lavoratori un aumento del 22 per cento

Riaprono le miniere sudafricaneCITTÀ DEL CA P O, 19. Sembra in pro-cinto di rientrare la protesta dei mi-natori in Sud Africa. Dopo sei setti-mane di sciopero, i lavoratori dellaminiera d’oro dove era cominciatal’agitazione, quella di Marikana, diproprietà della società britannicaLonmin, hanno accettato un aumen-to del 22 per cento del loro salario,decidendo così di tornare al lavorogiovedì. Il blocco delle attivitàestrattive si protraeva da metà ago-sto, quando durante una manifesta-zione la polizia aveva ucciso 34 mi-natori che chiedevano l’aumento delloro stipendio fino a 12.500 rand almese (circa 1.200 euro), il doppiodella paga da loro percepita.

Le proteste erano poi dilagate e siera fermata la produzione delle piùgrandi miniere d’oro, di cromo e so-prattutto di platino nella regione diRustenberg, uno dei polmoni eco-nomici del Sud Africa, dove lavora-no circa mezzo milione di minatori.

Alcune delle miniere, peraltro, giàda ieri hanno iniziato a riaprire. Inparticolare, la società statunitenseAmplat, il primo produttore al mon-do di platino, che aveva visto l’in-gresso di una delle sue miniere og-getto di blocchi stradali armati, ieriha annunciato la riapertura, anchese ha fatto sapere che molti lavora-tori restano ancora a casa. In pro-cinto di riaprire sarebbero anche gliultimi due impianti di proprietà disocietà straniere bloccati la settima-na scorsa, uno della Aquarium,quarto produttore mondiale di plati-no, e uno della Xstrata, che si occu-pa di estrazione del cromo.

L’intesa tra la Lonmin e i minato-ri di Matikana è stata raggiunta do-po un difficile negoziato del qualesi era fatto promotore il Consigliosudafricano delle Chiese. Di fronteal rischio di un possibile scioperogenerale dei minatori, il Governoaveva chiesto con insistenza alle

parti coinvolte nelle trattative diraggiungere quanto prima un accor-do. Lunedì, il presidente del SudAfrica, Jacob Zuma, aveva dichiara-to che a causa delle ripetute prote-ste degli ultimi mesi, l’industria mi-neraria nazionale ha subito un dan-no di circa 415 milioni di euro. Lostesso Zuma, ieri a Bruxelles peruna riunione tra Sud Africa e Unio-ne europea, ha comunque aggiuntoche le autorità hanno ripreso il pie-no controllo della situazione nel ba-cino minerario di Rustenburg e haassicurato che il suo «resta un Paesedemocratico» nonostante quello cheha definito il disgraziato incidentedi agosto alla miniera di Marikana.

Alla notizia dell’accordo fra laLonmin e i dipendenti, il prezzo delplatino sui mercati internazionali èsceso del 2 per cento, dopo che dalgiorno delle uccisioni, aveva guada-gnato quasi tre punti percentuali.

Dieci soldati turchiuccisi dai ribelli curdi

AN KA R A , 19. Militanti secessionisticurdi del Partito dei lavoratori delKurdistan (Pkk) hanno teso un’im-boscata a un convoglio di soldatiturchi, uccidendone almeno dieci eferendone una settantina. Lo hannoreso noto fonti della sicurezza diAnkara.

L’attacco è avvenuto su una stra-da che collega le province di sudo-rientali di Bingol e di Mus. Secon-do il governatore della provincia diBingol, citato dall’agenzia di stam-pa turca Anadolu, i ribelli curdihanno fatto esplodere una mina alpassaggio di un autobus militare,che poi hanno attaccato con armiautomatiche e lanciarazzi.

Da un paio di mesi è in corsouna vasta offensiva dei separatistidel Pkk contro le forze armate tur-che. Dallo scorso gennaio, nei com-battimenti sono rimasti uccisi circa500 ribelli e almeno 100 soldati diAnkara. I ribelli del Pkk — o rg a n i z -zazione definita terroristica dagliStati Uniti, dall’Unione europea eda molti altri Paesi — conduconouna tremenda lotta armata per ri-vendicare l’indipendenza delle re-gioni sudorientali della Turchia.D all’inizio della rivolta armata delPartito dei lavoratori del Kurdistancontro il Governo di Ankara — nel1984 — il sanguinoso conflitto haprovocato oltre 40.000 vittime.

WASHINGTON, 19. Il segretario diStato americano, Hillary Clinton,ha accolto ieri a Washington il lea-der dell’opposizione in Myanmar epremio Nobel per la pace, AungSan Suu Kyi, nel suo primo viaggionegli Stati Uniti dopo il rilascio da-gli arresti domiciliari. Durante l’in-contro, Suu Kyi — che rimarrà duesettimane negli Stati Uniti, doveverrà insignita di diversi riconosci-menti — ha sottolineato come il suoPaese stia ancora lottando. «Ma lenostre lotte stanno per finire», haaggiunto, lanciando un appello agliStati Uniti ad attenuare ulterior-

mente le sanzioni verso la ex Bir-mania. Sanzioni che ormai riguar-dano il passato e che non possonopiù riguardare il presente delMyanmar. «Un Paese — ha aggiun-to il premio Nobel per la pace 1991— che ora è in grado di camminareda solo verso la democrazia, senzaaiuti esterni che non siano quellieconomici». Lo stesso messaggioche la prossima settimana il presi-dente del Myanmar, l’ex generaleThein Sein, lancerà dalla tribunadell’Assemblea generale delle Na-zioni Unite, a New York.

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 giovedì 20 settembre 2012

Nei diari dell’autore la genesi del capolavoro realizzato per l’aula Nervi

Ogni statua è una preghiera

All’origine di una scultura

Viva di sola luce

Imminente un doppio appuntamento inonore dello «scultore del vento»: il 28settembre 2012 al Museo «Pericle Fazzini»di Assisi si terrà un incontro di studisull’opera dell’artista marchigiano, mentreil 29 verrà inaugurata a San Gemini lamostra «Pericle Fazzini. Lo spirito dellamateria» (fino al 14 ottobre). Incentratasull’opera-emblema dello scultore, LaR e s u r re z i o n e (recentemente sottoposta a unaccurato restauro conservativo), la mostraè accompagnata da un catalogo illustrato,presentato in anteprima il 19 settembrepresso la Sala della Giunta regionale diPerugia. Ne anticipiamo due brani: stralcidal saggio critico firmato dalla curatricedell’esposizione e una testimonianza che loscultore scrisse nel 1980.

di CHIARA BA R B AT O

Ripensare alla monumen-tale Resurrezione dellaSala delle Udienze pa-pali in Vaticano, cui Pe-ricle Fazzini lavora in-

tensamente negli anni Settanta delsecolo scorso, presuppone un affasci-nante quanto difficile viaggio alla ri-cerca di quei significativi indizi chepossano aver condotto all’“inevitabi-lità” di tale straordinaria realizzazio-ne. La cronaca dei fatti può dirsi su-perflua, per quanto popolare. L’arti-sta stesso ha voluto rendere noto inuna lunga pagina autobiograficaquale impegno fisico e morale siacostata questa speciale commissione,di certo la più importante di tutta lasua vita.

Ma per cercare di comprendereappieno il senso ultimo che Fazzini,al tramonto dei suoi giorni, può averattribuito al capolavoro della SalaNervi, luogo-simbolo della religiosi-tà contemporanea, è necessario tor-nare indietro nel tempo, nella traiet-toria a ritroso della sua produzionedi carattere sacro e non; rileggere frale righe scritte dei suoi diari, buttategiù in fretta o dopo lenta meditazio-ne, in quei momenti di malinconia esolitudine nei quali non di rado siritirava; saper ascoltare gli “inni allagioia” e i motivi di un intimo re -

poter esprimersi e poter comunicarela sua espressione». E ancora: «Vo-glio fare un tempio, un tempio gran-de grande, un tempio che dovrà im-pressionare anche l’uomo più insen-sibile e fargli capire che un Dio c’è,e che prima di arrivare a Credere,bisogna credere a noi stessi».

La liberazione dalla materia comeconquista di una armonia superiore,l’immagine del corpo “formato

assommo e le porto a Dio. Sono lavoce delle voci».

L’adesione di Fazzini al gruppoFronte Nuovo delle Arti, nell’estatedel 1947, coincide con nuove indagi-ni, dirette in senso neocubista eastratto — evidente nei celebri P ro f e -ta e Sibilla, 1947 — indagini, che, tut-tavia, non interrompono le riflessionidi sempre. Sulla questione Fazziniha modo di pronunciarsi più volte:«io stesso — scrive già nel 1944 — ri-conosco tutte e due le correnti, mavado in cerca del creatore tanto neifigurativi che nei non figurativi (...)qual è la vera strada da scegliere? Iorisponderò che la vera strada è den-tro di noi quando si ha da dire qual-cosa e che si dica nelle perenni rego-le dell’arte: con il colore e con laforma».

Invero, per Fazzini la partita sichiude a lieve vantaggio dei primi:idealmente rivolgendosi alla comuni-tà di artisti, in una nota del 1950,conclude: «La vostra non figurativitàè appoggiata solo su una base indi-vidualista – intellettualistica. La no-stra cosiddetta figuratività è appog-giata lo stesso sull’individualismo,ma con il problema del limite nelsentimento di comunione umano,sociale» e — aggiungeremmo noi —re l i g i o s o .

Non ha perso, Fazzini, la speran-za di arrivare a un senso di comu-nione con il divino, sempre ricercatoattraverso il proprio lavoro: «Dentrole mie statue c’è la stessa terra cheLui ha plasmato. Le mie statue sonoSue creature e non muoiono; resta-no». Ancora più irresistibile si fa laseduzione della figura umana e dellanatura, ma anche delle nuove fron-tiere dell’immaginazione: «io sono laconseguenza di tante civiltà differen-ti — afferma, ancora, nel 1950 — chenon hanno trovato più freno nel mio

sangue. Mi sento un insieme di pa-gano e di cristiano, di erotico e dimistico».

Al 1965 risalgono i primi contattitra Fazzini e il governatore del Vati-cano, il conte Galeazzi, per l’esecu-zione di una grande statua da siste-mare nell’erigenda Sala delle Udien-ze papali progettata da PierluigiNervi: ha inizio una lunga trattativa,che si protrarrà per molti anni, pri-ma di giungere alla solenne inaugu-razione dell’opera, il 28 settembre1977. Quando, nel giugno del 1973,viene inaugurata la Sezione di artesacra contemporanea dei Musei Vati-cani, Fazzini è finalmente alle presecon La Resurrezione.

L’artista è impegnato al prototipoin polistirolo a grandezza naturale,in un improvvisato studio ricavatonella chiesa sconsacrata di San Lo-renzo in Piscibus, su via della Con-ciliazione. Alla curiosa scelta di que-sto materiale si giunge per evitare itradizionali e più laboriosi passaggi

tecnici — dalla creta al gesso alla ce-ra — e per le sue possibilità di essererapidamente modellato senza arma-ture e con l’ausilio di chiavi elettri-che incandescenti.

Nell’estate del 1975 il bozzetto èpronto; a distanza di un mese Fazzi-ni è colpito da trombosi, imputabilealle esalazioni tossiche da combu-stione plastica cui per mesi si è sot-toposto, ma, tornato in piedi, seguele fasi ulteriori della lavorazione: lascultura di polistirolo viene tagliatain sezioni e raggiunge la fonderiaper le relative fusioni, eseguite conuna miscela di bronzo e ottone (so-no necessari ottocento quintali dimetallo). L’artista, infine, controllaanche le successive operazioni di sal-datura dei pezzi. Quel che conta, or-mai, è aver portato a termine l’im-p re s a .

La parabola di Fazzini si chiude il4 dicembre del 1987. La sua incrolla-bile fede in Dio e nell’arte lo ha ac-compagnato fino all’ultimo pensiero.

Nei più tardi appunti, in un estremoimpeto di amore, si rivolge semprepiù spesso all’umanità, con il timoreche questa avanzi su binari senza ri-torno: «la luce del giorno è semprenuova fin dalla creazione del mon-do. Anche il buio della notte è sem-pre nuovo. L’uomo ha creduto e cre-de di sapere tutto, ma non è mai an-dato oltre la sua dimensione umana,anche se ha sfidato il cielo. (...) Og-gi il tempo non è vissuto, ma brucia-to e tutto scorre con confusione (...);il senso poetico delle cose si è smar-rito nel godimento banale e nell’inti-ma miseria. È una corsa convulsache tradisce. Non sarebbe meglio so-stare e insegnare la via dell’animaper sentire ancora l’anelito dell’infi-nito? Che cos’è questo progresso?Provocare la natura, inquinamentodi terra, di acque e di cielo, ma anzi-tutto, inquinamento dell’anima (...)I pochi che seguono l’esempio diCristo, nel tempo diventeranno soli-tudine infinite di pace».

Pericle Fazzini,«Bozzetto per La Resurrezione»

(1970-1975).Sotto: «La mia croce»

(1974)

Tra Assisi e San Gemini

quiem, modulati con parifrequenza dall’artista,nell’assistere agli accadi-menti storici, così densi,che correvano paralleli alconsumarsi della sua esi-stenza.

Il risultato di tale rico-gnizione non potrà delu-derci, sul piano umanocome dell’arte. Tutto hainizio negli anni Trenta,con l’esordio del giovanegiunto dall’adriaticaGrottammare nella capi-tale, dove, tra amicizie einimicizie, si inserisce ra-pidamente nel vivace edeterogeneo circuito dellaScuola Romana. Sonoanni in cui si assiste a unripensamento nello spe-cifico e circoscritto ambi-to dell’arte sacra, cheaveva sofferto, con l’af-fermarsi dei movimentid’avanguardia, di unaclamorosa e per alcuniversi insanabile frattura tra Chiesa eartisti.

La propaganda di regime, che ce-lebra i valori della patria, della tradi-zione e della famiglia, incentiva am-piamente una produzione “re l i g i o s a -

dall’aria”, sorretto da un moto diascensione verso sfere non terrene, èavvertita da Fazzini come missionesuprema dell’artista già in questaprima fase: «ho la possibilità dicreare e far vedere ai miei fratelli

quello che anche loro sentono. Iosono la voce di loro parole, le

mente composta”, spesso re-torica e orientata a stanchimodelli del passato.Ma nonè sem-pre così.

D’altraparte, gli ar-ticoli di GiovanBattista Montini,apparsi sulla rivista«Arte Sacra», antici-pano una sensibilitàtutta nuova, che il fu-turo Paolo VI non man-cherà di rinnovare duran-te il suo apostolato, ri-cercando un punto d’in-contro tra il credo cristia-no e i linguaggi dell’artemoderna, riconoscendoagli artisti il ruolo dicantori di un’ep o cadi riconciliazione,dove fondere «indebita armonia l’im-pressione e l’e s p re s -sione». Nella suaAu t o p re s e n t a z i o n e , re-datta in occasione della XXI Biennaledi Venezia, Fazzini confessa che, an-cora adolescente, aveva conosciutouna profonda crisi spirituale. L’ane-lito religioso che lo anima è prestoaffiancato dall’impaziente volontà didefinire uno stile proprio, con riferi-menti culturali che spaziano nellatradizione e nella modernità. Risultaevidente, dalle sue brevi dichiarazio-ni, come i termini “arte e religione”siano comunicanti e confluenti, purnei loro rispettivi alvei, in un unicosentimento di fede: «per noi giovaniogni statua è una preghiera»; «la ve-ra arte è Dio». L’opera d’arte «rien-tra anch’essa nel mondo delle crea-ture come create da Dio e ha glistessi requisiti dell’armonia di tuttigli altri esseri con la differenza che ilcreatore è stato un uomo che haavuto dalla natura la possibilità di

di PERICLE FAZZINI

La Resurrezione è stata perme, ed è ancora, la grande

speranza della vita dell’uomo.Dio ha voluto che mi sia capitata

questa certezza da risolvere inscultura, ed ho ubbedito anche tramille difficoltà, compresa la partemateriale.

Per la prima volta nella mia vitaho affrontato una scultura cosìenorme che, per la grande molevolumetrica, esigeva dei precisi rap-porti spaziali e di forme. Dovevainnanzi tutto inserirsi in proporzio-ne nella grande Aula delle udienze«Paolo VI», in modo da non an-nullarsi in tutto quello spazio, mapiuttosto risaltare il più possibile; epoi attirare subito lo sguardo dichi entra dal fondo, incuriosendolodapprima e poi impressionandolocon la sua presenza che si delinea apoco a poco.

Anzitutto si vede il Cristo, ilquale dà la sensazione di essere ve-ramente sospeso tra terra e cielo;anche perché ho pensato il Cristoche ascende verso l’alto, ma comechinato in avanti, verso gli uomini,con una mano tesa come in un ge-sto di saluto e di protezione insie-me. La figura del Cristo, in pro-porzione del rimanente compositi-vo, è molto più grande, per contra-stare la meschinità della terra neiconfronti di Dio.

E intorno a Lui si vedono gliulivi dell’Orto dove Gesù ha pian-

to e pregato; mi si è posata la fan-tasia in questo luogo di sofferenzaper immaginare il boato di terre-moto come simbolo della pace, tra-volta ancora e sempre da guerre eviolenze; ma è stato scelto da mecome ultimo luogo di speranza,dove la grande figura del CristoRisorto simboleggia la nostra pos-sibile serenità.

Lavoro con l’illusione che il tem-po non possa distruggere la miapazzia per la mia scultura. Cercodi fermare le mie sofferenze sulleforme terrene per farle rivivere tra-sformate di terra e che non somi-glino al corpo di carne per nessunaragione fisica.

La statua non deve avere il sensodi attaccamento o di contatto allavita attraverso i buchi delle narici,come prese d’aria per vivere. L’aria,la luce, devono circondare la figurain modo da renderla autonoma equesta viva solamente di luce e chea seconda di essa, cioè dell’intensi-tà e di varietà di ombre, la figuracambi espressione o le formeespressive del tutto tondo acquisti-no forza e rilievo.

Importante è che la scultura vivastaccata da tutto il senso del creatodi Dio e che sia solo il frutto delcreato dell’uomo figlio di Dio. Lascultura deve essere nutrita daltempo ma poi, vivere al di fuoridel tempo soprattutto oggi, in que-sta società dei consumi in cui l’uo-mo è attaccato alle cose terrene eha dimenticato la poesia.

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L’OSSERVATORE ROMANOgiovedì 20 settembre 2012 pagina 5

I prigionieri italiani negli Stati Uniti durante la seconda guerra mondiale

Meglio che a casaLo Stabat Mater di Bartolucci a San Paolo fuori le Mura

D olorescolpito in musica

Giovedì 20 settembre nella basilica papale di San Paolo fuori le Mura l’«Um-bria music fest» propone un concerto in onore di Benedetto XVI. In programma,tra l’altro, lo Stabat Mater per soprano, coro e orchestra di Domenico Bartoluc-ci, eseguito dall’Orchestra e dal Coro della Città di Bratislava diretti da Ladi-slav Holásek. Pubblichiamo un’analisi del lavoro del maestro, creato cardinaleil 20 novembre 2010 da Benedetto XVI, tratta dal volume Domenico Barto-lucci e la musica sacra del Novecento (Padova, Armelin Musica, 2009, pa-gine 248, euro 29, a cura di Enzo Fagiolo).

di SI LVA N O SARDI

Il Venerdì Santo, in San Pietro, lasolenne liturgia della Passione delSignore prevede, durante lo “sco-primento” del Crocifisso e l’adora-zione della Croce, il canto degliImproperia del Palestrina e dell’inno

anomalo nel modo di comporre diBartolucci, il quale, quando s’in-staura un dialogo tra coro e solista,fa ripetere al coro il tema propostodal solista, con testo e musica cosìcom’è.

L’intera sequenza si svolge in va-ri e significativi episodi che il testosuggerisce, ora coralmente, ora soli-

Crux fidelis. Papa GiovanniPaolo II chiese a Bartolucci, diaggiungere anche il canto pereccellenza della Madonna Ad-dolorata, lo Stabat Mater. Ilmaestro, musicò polifonicamen-te, a 6 voci, la sequenza di Ja-copone da Todi, anche se, perbrevità, si cantavano solo leprime tre strofe. In questa vestela sequenza è stata pubblicatanel volume, Cantica Varia. Inseguito, nell’anno 2001, il mae-stro ha rielaborato la partituraper soprano, coro a cinque vocie orchestra per un’esecuzioneconcertistica.

Il contenuto musicale è rima-sto invariato, ma nella rielabo-razione con orchestra, risultapiù chiaro, più vicino alla sen-sibilità dell’animo di qualsiasiascoltatore, più comprensibile achi voglia penetrare il sensoprofondo degli scultorei versidi Jacopone, con una maggiorelibertà nell’ampiezza degli svi-luppi, attenuata dalla destina-zione liturgica.

La composizione si apre conun tema (como inglese) — ri-preso dagli archi e che sarà poila risposta corale alla voce del so-prano — esposto dall’orchestra in 26misure introduttive in “sostenutoma non troppo”, tema che trae fa-scino sia dalla dolente melodia (diprotus piagale), sia dall’ attacco delsoprano che scandisce quasi decla-mando le prime parole della se-quenza. Il tema che la voce fa di-

sticamente, ora con intervento or-chestrale. E un susseguirsi di mo-menti di dolente pietà (Vidit suum),d’intima contemplazione (Eia ma-ter), di forte drammaticità (O quamtristis, Sancta Mater, Fac me plagis,Flammis ne urar succensus). Tu t t al’opera si scioglie, di verso in verso,con quest’eco dialogante che lenta-

scendere in modo piano e lento, in-globa anche il secondo verso, luxtacrucem. A questa enunciazione se-gue il coro, pianissimo, che ripete iltesto, ma non il tema musicale cheavrà diverso disegno melodico. Èquesto un procedimento piuttosto

musica è quella dell’omonimo mot-tetto “a cappella”, incluso nel volu-me delle antifone mariane, che ilmaestro ha rielaborato per un ac-compagnamento orchestrale di ar-chi, strumentini, corni, trombe etimpani.

mente la segue nelsuo percorso di do-lore, come immersain un liquido sono-ro, oscillante tra ilpianissimo e il mez-zopiano, che rara-mente raggiunge ilmezzoforte.

Il forte si ha solonei versetti: ViditJesum, Sancta Matere Fac me plagis che,nel finale, si spingeal fortissimo di Pa-radisi gloria, la cuiluce sfolgoranteconclude la sequen-za in un fugato fi-nale luminoso e av-vincente che, daldolore del Calvario,porta al trionfalegaudio del Para-diso.

Come preamboloalla Sequenza, Bar-tolucci ha compostoil mottetto: D o l o ro s aet lacrimabilis; la

di GA E TA N O VALLINI

«R asentammo unabassa costruzionein mattoni e dallefinestre illuminate

potemmo scorgere dei lunghi tavo-li, apparecchiati con ogni ben diDio. Pensammo si trattasse dellamensa degli ufficiali americani.Niente di più falso: quei tavoli im-banditi aspettavano noi! L’o diatonemico (!) ci invitò a prendere po-sto, con nostro sommo piacere eimmenso stupore». Così PietroFrancovicchio, soldato catturatodagli statunitensi durante la secon-da guerra mondiale, ricorda l’arri-vo a Fort Meade, Maryland, 50chilometri da Washington, uno deiluoghi di prigionia dei militari ita-liani in mano agli Alleati.

Fort Meade non fu un’eccezio-ne, ma la norma nei campi statuni-tensi, almeno fino al 1945. Lo sot-tolinea Flavio Giovanni Conti neldocumentato libro I prigionieri ita-liani negli Stati Uniti (Bologna, ilMulino, 2012, pagine 543, euro 28),rivelando che, pur nella sventuradella detenzione, i soldati del Re-gio Esercito furono fortunati ri-spetto agli altri prigionieri italiani.Non solo stavano meglio di quan-do erano inquadrati nei reparti,ma, «lontani dal fronte, in un am-biente sicuro, i prigionieri vivevanoin condizioni migliori di quelledelle loro famiglie lasciate in Italiae ancora martoriate dalla guerra.Anche nei periodi di restrizioni ali-mentari, molti soldati detenuti siauguravano che i propri familiaripotessero avere quanto essi, purnello stato di prigionia, riceve-vano».

I motivi di questa situazione fu-rono vari. «Gli Stati Uniti — spie-ga lo storico — non avevano dovu-to combattere per molti mesi con-tro l’Italia, come era avvenuto pergli inglesi, e non avevano ricevutola “pugnalata alle spalle” come ifrancesi, quindi non nutrivano fortirisentimenti nei confronti degli ita-liani. L’elemento determinante,tuttavia, fu il luogo stesso della de-tenzione: gli Stati Uniti erano in-fatti il Paese con il più alto stan-dard di vita, e poiché le normedella Convenzione di Ginevra del

Una mostra dedicata al pittore spagnolo all’Istituto Cervantes di Roma

Goya cronista di guerraGoya “giornalista per immagini” ante litteram; dopoShanghai, Pechino, Tokyo e Nuova Delhi arriva anchein Italia, all’Istituto Cervantes di Roma, la mostra«Goya: cronista de todas las guerras», aperta dal 21settembre al 10 novembre. L’esposizione raccoglie 82opere, tra disegni e incisioni realizzate tra il 1810 e il1815, accompagnate da tre video e fotografie di repor-ter contemporanei. I curatori hanno visto nella figuradel grande pittore e incisore spagnolo un antesignanodel fotogiornalismo e del linguaggio dell’istantanea.

Una lettura inedita, ma storicamente fondata. Du-rante la guerra di indipendenza, la città di Saragozzasubì due assedi da parte dell’esercito francese. Termi-nato il primo, che durò dal 14 giugno al 14 agosto del1808, il suo difensore, il generale Palafox, invitò variartisti ad osservare la devastazione causata dai bom-bardamenti sui principali monumenti della città. Tra

quegli artisti c’erano Francisco de Goya, FernandoBrambila e Juan Gálvez.

Un anno dopo questa visita, Goya cominciò le pri-me stampe de I disastri della guerra, in cui riuscì a tra-sformare in simboli anti-bellici le azioni vissute dalprotagonista, come la terribile carestia e la miseria del-la città di Madrid.

Quest’opera di Goya ha pochi precedenti nella sto-ria dell’arte; la guerra è sempre stato un tema che veni-va commissionato agli artisti da parte dei detentori delpotere che, naturalmente, non ammettevano critiche al-le loro azioni.

Le immagini di queste stampe anticipano il linguag-gio fotografico, anche in senso tecnico; le incisionihanno, volutamente, “zone prive di informazione”,espediente che il fotografo otterrà negli anni successivicon la sfocatura o la luce del flash. (silvia guidi)

rono alla distinzione tra cooperato-ri e non cooperatori. I governi ita-liani succedutisi dopo l’8 settembrecercarono di convincere Washin-gton a modificare lo status dei pri-gionieri in quello di uomini liberi,ma le autorità militari si opposero,avendo la meglio sullo stesso Di-partimento di Stato, che vedeva

gionieri a tentare la fuga dai cam-pi. I fuggitivi furono per lo piùcatturati quasi subito, ma alcuniriuscirono a restare latitanti ancheper anni, aiutati da italo-americanie spesso da donne innamorate.

Anche riguardo ai tempi di rim-patrio i prigionieri negli Stati Uni-ti furono i più fortunati. La mag-

La comunità italo-americanarappresentò un elemento decisivonel conferire alla prigioniaun’impronta largamente positivaMolti rimpatriati tornarono negli States

unico nell’ambito delle esperienzedi prigionia. Esperienze che incon-trano oggi un rinnovato interessedegli studiosi e dei lettori.

Complessivamente furono1.200.000 i militari italiani che nelcorso del secondo conflitto mon-diale subirono esperienze di prigio-nia. Di questo rilevante numero,circa 600.000 furono catturati da-gli Alleati: 408.000 detenuti dagliinglesi, 125.000 dagli americani,37.000 dai francesi e 20.000 quelliufficialmente dichiarati dall’Unio-ne Sovietica. I restanti 600.000,catturati dai tedeschi, vennero con-siderati «internati militari», unespediente per eludere l’applicazio-ne delle norme della Convenzionedi Ginevra.

I prigionieri italiani in manoamericana ebbero destinazioni va-rie, con esiti sensibilmente eteroge-nei: una parte fu trattenuta in nordAfrica, un’altra seguì l’esercito nel-la campagna d’Europa, e un’altraancora fu inviata negli Stati Uniti.Si trattava in larga misura di solda-ti catturati nella primavera-estatedel 1943, durante la fase finale del-la campagna in Africa settentriona-le e l’invasione della Sicilia. Nume-rosi erano tuttavia i militari presidagli inglesi e assegnati poi agliamericani, atto peraltro contrarioalla Convenzione di Ginevra, mache di fatto segnò positivamente illoro futuro.

Infatti, al pari dell’alimentazio-ne, di ottimo livello fu anche iltrattamento relativo all’alloggio, alvestiario, alle cure mediche. Allostesso modo l’attenzione alle attivi-tà educative, ricreative e sportive,come pure all’aspetto religioso,non ebbe uguali in altre realtà diprigionia. I militari italiani che ac-cettarono di cooperare potevanouscire dai campi, a volte anche dasoli, andare a visitare città, recarsiin chiesa, al cinema, partecipare afeste da ballo. Carente fu invece lagestione della corrispondenza da econ l’Italia.

L’autore analizza l’imp ortanzadella presenza di molti milioni diitalo-americani, le cui comunitàerano dislocate nei vari Stati, cherappresentò l’elemento caratteriz-zante e decisivo nel conferire allaprigionia degli italiani in Americaun’impronta largamente positiva.«Le comunità — si legge infatti —giocarono un ruolo fondamentalenell’aiutare direttamente i prigio-nieri, nel difenderli e nel sostenerele loro ragioni nei confronti delleautorità politiche e militari».

Non solo. La presenza di un nu-trito episcopato e di una diffusa re-te di sacerdoti e cappellani militaricattolici, spesso di origine italiana,servì non solo a portare confortoreligioso, ma anche aiuti concreti.«La Chiesa cattolica — scrive al ri-guardo Conti — svolse, inoltre, unruolo ideologico, contribuendo adiffondere tra i prigionieri senti-menti di rispetto e di apprezza-mento delle istituzioni americaneaffinché, terminata la guerra, tor-nassero in Italia quali convinti as-sertori delle idee democratiche eanticomuniste, e favorissero quelprocesso di collocazione del nostroPaese nella sfera d’influenza occi-dentale».

Anche i media ebbero un ruolodi rilievo, operando a volte comemegafono delle proteste dei cittadi-ni, altre come portavoce delleistanze di quanti difendevano i pri-gionieri. E il quotidiano che ebbel’atteggiamento più comprensivo

Prigionieri alla festa della ottantunesima Unità Italiana di Servizio (Isu) a Camp Ogden, Utah

1929 prevedevano che i prigionieri,in quanto a vitto, alloggio e condi-zioni materiali in generale, fosserotrattati come i soldati del Paese de-tentore, anche i soldati italiani tras-sero vantaggio dal grande benesse-re della società americana».

Quella dei 51.000 militari italianicatturati dagli Alleati e condotti inprigionia oltre oceano è, dunque,una vicenda tutta particolare e an-cora poco studiata. Attingendo auna grande ricchezza di fonti, nonsolo ufficiali, ma anche alla memo-rialistica e alle testimonianze, Con-ti ne traccia l’intera parabola, dallacattura in Nord Africa e in Italia altrasferimento negli Stati Uniti. Nedescrive il trattamento ricevuto neivari campi di internamento, le divi-sioni fra chi collaborava e chi no,il contributo che diedero allo sfor-zo bellico americano, nonché l’at-teggiamento dell’opinione pubblicae degli italo-americani, fino al rim-patrio. Quello che emerge è unquadro denso di implicazioni poli-tiche, sociali, culturali e umane

nella soluzione del problema deiprigionieri italiani un modo per in-cidere sugli orientamenti politici inItalia. «Le autorità politiche ameri-cane — sottolinea infatti Conti —avevano interesse a sostenere e raf-forzare i governi democratici nelnostro Paese, a sviluppare rapportiamichevoli con questi, al fine di al-lontanare il rischio di un’influenzasovietica, in tale prospettiva la que-stione dei prigionieri poteva assu-mere una notevole rilevanza poli-tica».

Con il passare dei mesi l’Italiamostrò un atteggiamento ambiguo.Mentre ufficialmente continuava achiedere il cambiamento di statusdei prigionieri e il loro rimpatrio,ufficiosamente incitava i prigionieria continuare nel loro lavoro a so-stegno dell’economia americana,perché si potessero acquisire creditida vantare al momento della pace.«Questa mancanza di chiarezza —spiega lo storico — ingenerò confu-sione nei prigionieri e fu uno deimotivi che spinse una parte di essia non aderire alla cooperazionecon gli Alleati».

I cooperatori tuttavia furono lagrande maggioranza ottenendo mi-glioramenti e maggiore libertà,mentre i non cooperatori furonotrattati molto più rigidamente, allastregua dei prigionieri tedeschi egiapponesi. Un regime più rigido,di fatto punitivo, che però vennesuccessivamente esteso a tutti apartire dai primi mesi del 1945. La

verso i soldati italiani fu il «Chri-stian Science Monitor» di Boston.

Con l’armistizio e la successivacobelligeranza, si evidenziarono di-visioni tra i prigionieri rimasti fe-deli al regime fascista e quanti in-vece erano disponibili a una mag-

scoperta del duro trattamento ri-servato dai nazisti ai prigionieri inGermania indusse, infatti, l’opinio-ne pubblica americana a criticare lamitezza nei confronti degli italiani.

L’insofferenza per l’inasprimentodella detenzione spinse molti pri-

giore collaborazione.Gli americani si sen-tirono autorizzati acoinvolgere questi ul-timi in attività lavora-tive, alcune peraltrovietate. Furono quin-di costituite le unitàdi servizio su basevolontaria, che porta-

Il cappellano militare americano padre Monteleone celebra la messaper i cooperanti italiani a Camp Ogden, Utah

Una pagina del manoscritto dello Stabat Mater

Domenico Bartolucci negli anni Cinquanta

gior parte di loro rientrò in Italiaentro il 1945, e gli ultimi contin-genti partirono agli inizi di feb-braio del 1946, quasi un anno pri-ma degli ultimi rimpatri dei prigio-nieri italiani in mano inglese. Peralcuni si trattò di un ritorno prov-visorio, perché in seguito si sposa-rono con americane conosciute du-rante la detenzione e si trasferirononegli Stati Uniti, a conferma delpositivo giudizio sull’esp erienzavissuta.

Ma soprattutto, conclude Conti,«le vicende della prigionia offriro-no agli italiani la possibilità di en-trare in contatto con la realtà ame-ricana, che destò in tutti grandeimpressione e suscitò, nella mag-gioranza di loro, sentimenti di ap-prezzamento per l’alto livello dibenessere materiale, per l’efficienzadell’organizzazione, per la facilitàdi inserimento nella vita sociale. Siformò in molti un’opinione decisa-mente favorevole riguardo al siste-ma economico e politico america-no, alla validità dell’indirizzo libe-raldemocratico, che venne visto co-me il modello verso il quale orien-tare la politica del proprio Paesenel dopoguerra. Ciò sembrava rea-lizzare in concreto l’opera di “in-dottrinamento” alle idee democra-tiche e filoamericane, che era statapromossa dal governo americanonel periodo della detenzione, alloscopo di diffondere un atteggia-mento positivo verso gli Stati Uni-ti e il blocco occidentale».

La Chiesa cattolica contribuìa diffondere tra i reclusiapprezzamento per gli americaniCreando un terreno favorevolealle idee democratiche

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 giovedì 20 settembre 2012

Il magistero pontificio e la sfida delle frontiere della nuova evangelizzazione

La questione di Dio nel continente digitale

D ocu-filmsul Vaticano II

«Abbiamo voluto offrire unostrumento che aiutasse tuttinoi a percepire sino in fondola ricchezza dei lavoriconciliari». Così l’a rc i v e s c o v oClaudio Maria Celli,presidente del PontificioConsiglio delle ComunicazioniSociali, ha motivato larealizzazione di un docu-filmsul Vaticano II e dodici dvdcontenenti filmati didocumenti originali dei Padriconciliari. «Tra i testi — ci hadetto l’arcivescovo — c’è anchel’originale manoscritto di undiscorso in latino pronunciatoda Karol Wojtyła durantel’assise conciliare». Il docu-film, realizzato incollaborazione conMicromegas Comunicazione,sarà distribuito su scalamondiale a partire dall’11ottobre 2012, proprio incoincidenza con ilcinquantesimo anniversariodell’apertura del concilioVa t i c a n o II e con l’iniziodell’Anno della Fede. Oltre 12ore di materiale filmatoinedito, commentato da pastoridella Chiesa di diverse partidel mondo nell’intento di«documentare — ci ha spiegatol’arcivescovo — l’attualità delConcilio attraverso diversesensibilità culturali ere l i g i o s e » .

Messaggio del Papa per il centenario della «Lacrimabili statu indorum»

Diritti e dignità dei popoli indigenivanno salvati da ogni violenza

Nel centenario della Lettera enciclica Lacrimabili statu indorum di san Pio X,la Chiesa in Colombia ha organizzato, dal 18 al 20 settembre a Bogotá,un incontro cui partecipano sacerdoti, religiosi e catechisti indigeni. Benedetto XVI

ha inviato all’arcivescovo della capitale e presidente della Conferenza episcopalecolombiana il messaggio che pubblichiamo di seguito in una traduzione italiana.

di costruire un futuro luminoso epromettente per tutti.

In questa opera ci servono da mo-dello l’audacia apostolica di vescoviinsigni come Toribio de Mogrovejoo Ezequiel Moreno, la carità impec-cabile di religiosi come Roque Gon-zález de Santa Cruz o Laura Monto-ya, e la semplicità e l’umiltà di laicitanto esemplari come Ceferino Na-muncurá o Juan Diego Cuauhtla-toatzin. Non possiamo neppure di-menticare le numerose congregazionie gli istituti di vita religiosa che nac-quero nel continente americano peraffrontare le sfide di quella missione.E come non ricordare in questo stes-so contesto l’illustre testimonianza ele significative opere apostoliche in-traprese da tanti uomini e donneche, con grande spirito di comunio-ne e di collaborazione ecclesiale, sidedicarono strenuamente a portare aquelle genti il nome di Gesù Cristo,valorizzando ciò che le caratterizza-va, affinché nel Vangelo scoprisserola vita in pienezza alla quale aveva-no sempre aspirato.

Desidero esortare tutti a conside-rare questa ricorrenza come un mo-mento propizio per dare un nuovoimpulso alla proclamazione del Van-gelo tra questi nostri amati fratelli,accrescendo lo spirito di mutua com-prensione, di servizio solidale e di ri-spetto reciproco. Aprendosi a Cristo,non subiscono alcun danno nelle lo-ro virtù e qualità naturali; anzil’opera redentrice li rinvigorisce, lipurifica e li rafforza. Nel suo divino

Cuore potranno trovare una fonteviva di speranza, forza per affrontarecon tenacia le sfide che hanno difronte, consolazione nelle loro diffi-coltà e ispirazione per scoprire icammini di superamento e di eleva-zione che sono chiamati a percorre-re. Annunciando loro il messaggiosalvifico, la Chiesa segue il mandatodel suo Fondatore, e su di Lui sifonda per assecondare i genuini ane-liti di questi popoli, spesso frenatidalla frequente mancanza di rispettoverso le loro usanze, come pure dascenari di migrazione forzata, dallaviolenza iniqua o dai seri ostacolinella difesa delle loro riserve natu-rali.

Con profondo amore verso tutti, ein sintonia con la dottrina socialedella Chiesa, invito ad ascoltare sen-za pregiudizi la voce di questi nostrifratelli, a favorire una vera conoscen-za della loro storia e del loro mododi essere, come pure a potenziare laloro partecipazione a tutti gli ambitidella società e della Chiesa. L’attua-le congiuntura è provvidenziale af-finché, con rettitudine d’intenzioni econfigurati a Gesù Cristo, la via, laverità e la vita per tutto il genereumano, cresca tra i pastori e i fedeliil desiderio di salvaguardare la di-gnità e i diritti dei popoli indigeni equesti ultimi, a loro volta, siano piùdisposti ad adempiere ai loro doveri,in armonia con le loro tradizioni an-cestrali.

Supplico l’Onnipotente affinché,prima di tutto, venga tutelato il ca-

rattere sacro della loro vita. Che pernessun motivo si limiti la loro esi-stenza, poiché Dio non vuole lamorte di nessuno e ci ordina diamarci come fratelli. Che le loro ter-re siano adeguatamente protette.Che nessuno, per nessun motivo,strumentalizzi e manipoli questi po-poli e che questi ultimi non si lasci-no trascinare da ideologie che li at-tanagliano pericolosamente.

Come pegno di copiosi doni cele-sti, mentre invoco la potente inter-cessione di Maria Santissima, Madredel Creatore e nostra Madre, su tuttii partecipanti alle diverse iniziative

previste per commemorare il cente-nario della Lettera enciclica Lacrima-bili statu indorum, imparto a tuttiuna speciale Benedizione Apostolica,che aiuti i popoli indigeni a sentiresempre più la Chiesa come la pro-pria casa, per maturare in tutto ciòche li nobilita dal punto di vista mo-rale e religioso, e come focolare dicomunione per vivere autenticamen-te e uniti a Cristo la loro condizionedi figli di Dio.

Dal Vaticano, 15 giugno 2012

BENEDETTO XVI

di CL AU D I O MARIA CELLI*

L’Instrumentum laboris, redatto dallasegreteria generale del Sinodo deivescovi in vista dei lavori della pros-sima assemblea generale ordinaria,dedica quattro paragrafi (59-62) altema dei media nel contesto dellanuova evangelizzazione, con un tito-lo assai significativo: «Le nuovefrontiere dello scenario comunicati-vo». Il documento riconosce chel’attuale mondo della comunicazione«offre enormi possibilità e rappre-senta una delle grandi sfide dellaChiesa» (n. 59), che le «nuove tec-nologie digitali hanno dato originead un vero e proprio nuovo spaziosociale, i cui legami sono in grado diinfluire nella società e sulla cultura»(n. 60) e che «dall’influsso che eser-citano dipende la percezione di noistessi, degli altri e del mondo» (n.60). Emerge, quindi, a tutto tondo,la consapevolezza che ci troviamo difronte a una cultura — i recenti inter-venti del magistero pontificio parla-no appunto di una «cultura digita-le» — che è originata dalle nuovetecnologie comunicative e che essasia una grande sfida per la comunitàecclesiale.

Poiché durante i lavori del sinodocadrà il cinquantesimo anniversariodell’apertura del concilio Vaticano II,mi sembra non solo interessante madoveroso ritornare, prima di tutto, aldocumento fondante della riflessioneecclesiale sugli strumenti della co-municazione sociale, vale a dire ildecreto conciliare Inter mirifica, ap-provato il 4 dicembre 1963.

I padri conciliari, prendendo attoche si tratta di «meravigliose inven-zioni tecniche», che «più diretta-mente riguardano lo spirito dell’uo-mo e che hanno offerto nuove possi-bilità di comunicare, con massimafacilità, ogni sorta di notizie, idee,insegnamenti» (n. 1), sono ancheampiamente consapevoli di avere ache fare con «strumenti che per loronatura sono in grado di raggiungeree muovere non solo i singoli, ma lestesse moltitudini e l’intera societàumana» (n. 1) e che «contribuisconoefficacemente a sollevare e ad arric-chire lo spirito, nonché a diffonderee a consolidare il Regno di Dio» (n.2). In questa prospettiva, il decretoafferma che la Chiesa «ritiene suodovere servirsi anche degli strumentidella comunicazione sociale per pre-dicare l’annuncio di questa salvezzaed insegnare agli uomini il retto usodegli strumenti stessi» (n. 3).

Questa visione dei media come“s t ru m e n t i ” pervaderà negli anni se-guenti il magistero, vale a direl’istruzione pastorale sulle comunica-zioni sociali Communio et progressiopubblicata dalla Pontificia Commis-sione per le Comunicazioni Sociali,

il 23 marzo 1971, l’istruzione pastora-le Aetatis novae pubblicata dal Ponti-ficio Consiglio delle ComunicazioniSociali — questo è il suo nuovo no-me — il 22 febbraio 1992, e i vari in-terventi del Papa Paolo VI. Sia suffi-ciente ricordare, a questo proposito,un significativo passaggio dell’esor-tazione apostolica Evangelii nuntian-di dove Paolo VI, riferendosi ai mez-zi di comunicazione sociale, affermache «posti al servizio del Vangelo,essi sono capaci di estendere quasiall’infinito il campo di ascolto della

dal fatto stesso che esistono nuovimodi di comunicare con tecniche elinguaggi inediti» (n. 3).

Sulla stessa linea si pone il magi-stero di Benedetto XVI quando, nelMessaggio per la Giornata mondialedelle comunicazioni sociali del 2009,scrive: «Sentitevi impegnati ad intro-durre nella cultura di questo nuovoambiente comunicativo ed informati-vo i valori su cui poggia la vostra vi-ta!». E, riferendosi al delicato temadei rapporti tra evangelizzazione enuovi linguaggi, aggiunge: «nei pri-

che danno origine a una vera e pro-pria cultura, favorendo anche il con-figurarsi di una società caratterizzatadal fenomeno della globalizzazione.Giacché la fede prevede un incontropersonale con Gesù Cristo, l’azioneevangelizzatrice dovrà prestare unaattenzione speciale alla concreta esingolare situazione del destinatariodell’annuncio, nel rispetto dell’asso-luto primato del rapporto con lapersona. Che linguaggio usare per-ché Gesù Cristo sia annunciatoall’uomo di oggi e possa così inter-pellare il cuore di ogni essere uma-no? Penso che questa sia una dellesfide più importanti e urgenti per lamissione salvifica della Chiesa nelmondo contemporaneo.

Carattere eminentemente interper-sonale dell’evangelizzazione, e testi-monianza a tutto campo, sembranoa prima vista due aspetti di questafondamentale missione della Chiesain contrasto con quelle che sono lecaratteristiche del mondo comunica-

tivo odierno. La dimensione digitalesembra mal relazionarsi con l’esigen-za di concretezza legata al camminodi evangelizzazione, e lo stesso puòdirsi della prospettiva globalizzantequasi impersonale della rete che pareessere in stridente opposizione conle necessarie dimensioni personali —parliamo di spirito, di cuore — delrapporto dell’essere umano con Dioin Gesù Cristo. Non nego che c’èdel vero in certe posizioni sospettosee critiche nei confronti delle nuovetecnologie — l’Instrumentum laborismenziona certi limiti al n. 62 — ma èpur vero che esse hanno accresciutoenormemente le capacità conoscitivee relazionali dell’uomo e le reti so-ciali sono l’ambiente esistenziale dicentinaia di milioni di persone.Quale opportunità e sfida per la co-munità di credenti in Cristo, che hanelle sue mani la parola di vita. Perquesto motivo è pressante l’invitoche Benedetto XVI rivolgeva nel 2010tramite il messaggio per la Giornatamondiale delle comunicazioni socia-li: «Lo sviluppo delle nuove tecnolo-gie e, nella sua dimensione comples-siva, tutto il mondo digitale rappre-sentano una grande risorsa perl’umanità nel suo insieme e per l’uo-mo nella singolarità del suo essere euno stimolo per il confronto e il dia-logo. Nessuna strada, infatti, può edeve essere preclusa a chi, nel nomedel Cristo risorto, si impegna a farsisempre più prossimo all’uomo. Inuovi media, pertanto, offrono in-nanzitutto ai Presbiteri prospettivesempre nuove e pastoralmente scon-finate, che li sollecitano a valorizzarela dimensione universale della Chie-sa, per una comunione vasta e con-creta». Credo che il Papa sia piena-mente consapevole dei limiti dellenuove tecnologie e di certe influenzenegative da esse esercitate special-mente sul mondo giovanile, eppurenon le teme, anzi invita la Chiesa«ad esercitare una “diaconia dellacultura”, nell’odierno “continente di-gitale”. Con il Vangelo nelle mani enel cuore, occorre ribadire che ètempo anche di continuare a prepa-rare cammini che conducano alla Pa-rola di Dio, senza trascurare di dedi-care un’attenzione particolare a chisi trova nella condizione di ricerca,anzi procurando di tenerla desta co-me primo passo dell’evangelizzazio-ne». E la riflessione pontificia giun-ge a prospettare la messa in opera diuna «pastorale nel mondo digitale»,che è chiamata «a tener conto anchedi quanti non credono, sono sfidu-ciati ed hanno nel cuore desideri diassoluto e di verità non caduche, dalmomento che i nuovi mezzi consen-tono di entrare in contatto con cre-denti di ogni religione, con non cre-denti e persone di ogni cultura».

Proseguendo in questa linea il Pa-pa si chiede — usando un’immagineaudace ma significativa — se il webnon possa fare spazio — come il cor-tile dei gentili, del Tempio di Geru-salemme — anche a coloro per i qua-li Dio è ancora uno sconosciuto (cfr.messaggio per la Giornata mondialedelle comunicazioni sociali, 2010). Itesti del magistero papale or ora ri-percorsi sono parole pastoralmenteilluminanti che possono aiutare, allavigilia dei lavori del prossimo Sino-do, a riflettere con «audacia e sag-gezza», sulla grande sfida che lenuove tecnologie comunicative pon-gono nel cammino di evangelizza-zione, percependone anche le grandiopp ortunità.

*Arcivescovo presidente del PontificioConsiglio delle Comunicazioni Sociali

mi tempi della Chiesa,gli Apostoli ed i loro di-scepoli hanno portato laBuona Novella di Gesùnel mondo greco roma-no: come allora l’evan-gelizzazione, per esserefruttuosa, richiese l’at-tenta comprensione del-la cultura e dei costumidi quei popoli paganinell’intento di toccare lementi e i cuori, così oral’annuncio di Cristo nelmondo delle nuove tec-nologie suppone una lo-ro approfondita cono-scenza per un con-seguente adeguato uti-lizzo».

Questi testi del magi-stero, or ora citati, aiuta-no a comprendere che lamissione evangelizzatri-ce non può trovare lasua piena realizzazionenella sola capacità tec-nologica-comunicativa,anche la più moderna esofisticata.

Anche oggi, credo,Parola di Dio, e fanno giungere laBuona Novella a milioni di perso-ne» (n. 45).

Gran parte del mondo comunica-tivo cambierà radicalmente con lascoperta e l’ampia diffusione dellenuove tecnologie che, come sottoli-neano gli esperti, non saranno piùsolo uno strumento, ma diventanoun vero e proprio ambiente di vita.Saranno i due ultimi Pontefici, ilbeato Giovanni Paolo II e BenedettoXVI, a mettere in luce quanto è avve-nuto nel campo della comunicazionee a percepire, con lucidità pastorale,le conseguenti sfide e opportunitàper l’azione evangelizzatrice dellaChiesa. Giovanni Paolo II, nella let-tera apostolica Il rapido sviluppo(2005), rileva con chiarezza che «imezzi di comunicazione sociale han-no raggiunto una tale importanza daessere per molti il principale stru-mento di guida e di ispirazione per icomportamenti individuali, familiari,sociali. Si tratta di un problemacomplesso, poiché tale cultura, pri-ma ancora che dai contenuti, nasce

siano necessarie audacia e saggezzanel nostro ministero pastorale pertrovare altre vie e capacità di usarenuovi linguaggi per evangelizzare inun contesto dove l’uomo è sommer-so da messaggi o da non poche ri-sposte a domande che non si eraneanche posto. La tensione nella ri-cerca della verità, che costituisce lapiù autentica dimensione della di-gnità dell’uomo, deve farsi spazio inuna molteplicità di informazioni, cheassalgono l’uomo odierno nel suocammino esistenziale. Si tratta anchedella ricerca, a volte sofferta, di Dioe come ricordava Benedetto XVI:«Come primo passo dell’evangeliz-zazione dobbiamo cercare di teneredesta tale ricerca; dobbiamo preoc-cuparci che l’uomo non accantoni laquestione su Dio come questione es-senziale della sua esistenza. Preoccu-parci perché egli accetti tale questio-ne e la nostalgia che in essa si na-sconde» (Discorso alla Curia Roma-na, 21 dicembre 2009). In questocampo giocano un ruolo particolarele nuove tecnologie comunicative

Lutto nell’episcopatoMonsignor Michel Kuehn, vesco-vo emerito di Chartres, è mortoin Francia martedì 18 settembreall’età di 89 anni.

Il compianto presule era nato il7 ottobre 1923 in Saint-Dié ed erastato ordinato sacerdote il 12 lu-glio 1947. Eletto a Chartres il 27luglio 1978, aveva ricevuto l’o rd i -nazione episcopale il successivo30 settembre. Il 6 aprile 1991 ave-va rinunciato al governo pastora-le, ritirandosi successivamentenella casa di riposo Saint PierreFourier presso la diocesi natale.

Al venerato FratelloMonsignor RUBÉN SALAZAR GÓMEZ

Arcivescovo di Bogotáe Presidente della Conferenza

Episcopale di ColombiaMi ha allietato sapere che in Colom-bia quest’anno è stata prevista la ce-lebrazione del centenario della Let-tera enciclica Lacrimabili statu indo-rum firmata, il 7 giugno 1912, dalmio predecessore san Pio X, e ho ilpiacere, in questa fausta circostanza,d’inviare a lei e a tutte le Chieseparticolari di quell’amata Nazione ilmio cordiale saluto nel Signore.

Il suddetto documento, in conti-nuità con la Lettera enciclica Immen-sa pastorum, di Papa Benedetto X I V,aveva messo in evidenza la necessitàdi dedicarsi con maggior curaall’evangelizzazione dei popoli indi-geni e alla promozione costante del-la loro dignità e del loro progresso.

Il ricordo di quel magistero èun’occasione straordinaria che ci vie-ne offerta per continuare ad appro-fondire la pastorale indigena e nonsmettere d’interpretare ogni realtàumana per impregnarla della forzadel Vangelo (cfr. Paolo VI, Esortazio-ne apostolica Evangelii nuntiandi, n.20). Di fatto la Chiesa non ritieneestranea nessuna legittima aspirazio-

ne umana e fa sue le più nobili metedi questi popoli, tante volte emargi-nati o non compresi, la cui dignitànon è inferiore a quella di qualsiasialtra persona, poiché ogni uomo, eogni donna, è stato creato a immagi-ne e somiglianza di Dio (cfr. Gn 1,26-27). E Gesù Cristo, che mostròsempre la sua predilezione per lepersone povere e abbandonate, ci di-ce che tutto ciò che facciamo, osmettiamo di fare, «a uno solo diquesti miei fratelli più piccoli», lofacciamo a lui (cfr. Mt 25, 40).Quindi, nessuno che si gloria delnome di cristiano può disinteressarsidel suo prossimo o sminuirlo permotivi di lingua, razza o cultura. Intal senso, lo stesso apostolo Paolo cioffre l’opportuna luce dicendo: «noitutti siamo stati battezzati in un soloSpirito per formare un solo corpo,Giudei o Greci, schiavi o liberi» (1Cor 12, 13).

Con vivi sentimenti di vicinanza aquei popoli, mi unisco di buon gra-do a quanti, incoraggiati dai messag-gi dei miei predecessori sulla Catte-dra di San Pietro, stanno portandoavanti una benemerita opera a lorofavore, vedono con gioia le grazieche ogni giorno condividono con es-si e s’impegnano con coraggio acontinuare ad accompagnarli al fine

Page 7: POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt · Guido Mantega ha dichiarato ieri che tale politica può provocare molti problemi alle esportazioni dei Paesi emergenti, in particolare appunto

L’OSSERVATORE ROMANOgiovedì 20 settembre 2012 pagina 7

Benedetto XVI nei saluti rivolti ai fedeli durante l’udienza generale

Affidiamo alla Vergine le aspirazionidei popoli del Medio Oriente

Benedetto XVI ha chiesto a tuttidi pregare per affidare alla VergineMaria i frutti del suo recente viaggioapostolico in Libano e perché le «giusteaspirazioni» dei popoli del MedioOriente possano essere realizzate.L’invito è stato rivolto ai gruppidi fedeli provenienti da diversi Paesidel mondo, presenti all’udienza generaledi mercoledì mattina, 19 settembre.

Je salue cordialement les pèlerinsfrancophones, en particulier l’Asso-ciation catholique internationale deservices pour la jeunesse féminine!Je vous invite, tous, à vous unir àmoi pour confier à la Vierge Marieles fruits de ma Visite pastorale auLiban et les justes aspirations detous les habitants du Moyen-Orient.Merci pour vos prières et bon pèle-rinage à tous!

I greet all the English-speakingpilgrims present today at this audi-ence, including those from England,Scotland, Ireland, Denmark, Nor-way, Sweden, Malta, Australia,Taiwan and the United States.Upon all of you, I invoke God’sblessings of joy and peace!

Ein herzliches Grüß Gott sage ichallen Pilgern und Besuchern deut-scher Sprache. Besonders begrüßeich die Seminaristen des CollegiumCanisianum zu Innsbruck. Der müt-terlichen Fürsorge Marias, derSchutzpatronin des Libanon, ver-traue ich die Früchte dieser Reisean. Auf ihre Fürsprache schenke derHerr diesem geliebten Land unddem Nahen Osten in all seinen Nö-ten und Schwierigkeiten den Frie-den, den nur Er geben kann. Gottsegne euch alle!

Saludo cordialmente a los peregri-nos de lengua española, en particu-lar a los grupos venidos de España,México, Colombia, Venezuela, Ar-gentina, y otros países latinoameri-canos. Invito a todos a dar graciasal Señor que me ha concedido viviresta visita apostólica. Confiemos a lamaterna intercesión de María lospropósitos de bien y las justas aspi-raciones de todo Oriente Medio.Muchas gracias.

Queridos amigos e irmãos de lín-gua portuguesa, que hoje participaisneste encontro com o Sucessor dePedro: Obrigado pela vossa presen-ça! A todos saúdo, especialmenteaos grupos brasileiros de São Paulo,confiando às vossas orações o «pe-quenino rebanho» dos cristãos doMédio Oriente, para que permane-çam fiéis aos compromissos assumi-dos e que são também os vossos.Para vós e vossas famílias, a minhaBênção!

Witam polskich pielgrzymów.Wam tu obecnym i wszystkim Pola-kom, którzy wspierali mnie mo-dlitwą podczas podróży do Libanu,bardzo dziękuję. Ufam, że to spo-tkanie z wiernymi z całego BliskiegoWschodu umocni ich, doda otuchy izaowocuje trwałym pokojem. Proszęwas, abyście nadal podtrzymywaliich wysiłki waszymi modlitwami.Niech Bóg wam błogosławi!

Traduzione italiana:

[Saluto i pellegrini polacchi. Rin-grazio voi qui presenti e tutti i po-lacchi che mi hanno sostenuto conla preghiera durante il viaggio in Li-bano. Spero che quest’incontro coni fedeli di tutto il Medio Oriente lirafforzi, li incoraggi nell’impegno diuna pace duratura. Vi chiedo dicontinuare a sorreggere i loro sforzicon le vostre preghiere. Dio vi bene-dica!]

Radosno pozdravljam sve hrvat-ske hodočasnike, a osobito vjernikeiz župe Svete Jelene iz Šenkovca.Dragi prijatelji, neka vam posjetgrobovima svetih apostola i njihovprimjer mučeništva budu nadahnućeza još jače svjedočenje vjere u IsusaKrista, jedinog Spasitelja. HvaljenIsus i Marija!

[Saluto con gioia tutti i pellegriniCroati, particolarmente i fedeli dellaparrocchia di Santa Elena di Šenko-vac. Cari amici, la vostra visita alletombe dei Santi Apostoli e il loro

esempio di martirio, vi siano d’ispi-razione per testimoniare sempre piùla fede in Gesù Cristo, l’unico Sal-vatore. Siano lodati Gesù e Maria!]

Zo srdca vítam slovenských veria-cich. Osobitne pozdravujem pútni-kov z Farnosti Výčapy - Opatovce.

Bratia a sestry, v nedeľu som savrátil z apoštolskej cesty v Libano-ne. Ďakujem za vaše modlitby a po-zornosť, ktorými ste ma sprevádzalipočas tejto návštevy a všetkých vásžehnám.

Pochválený buď Ježiš Kristus![Rivolgo un cordiale benvenuto ai

fedeli di lingua slovacca. In partico-lare saluto i pellegrini provenientidalla Parrocchia di Výčapy - Opa-tovce.

Fratelli e sorelle, domenica hoconcluso il mio viaggio Apostolicoin Libano. Vi ringrazio per le vostrepreghiere e per l’attenzione con lequali mi avete accompagnato duran-te questa visita e vi benedico tutti.

Sia lodato Gesù Cristo!]

Nuoši rd žiai sveikinu piligrimus išLietuvos!

Šiame amžinajame mieste buvoišlietas Apaštalų ir kankinių kraujas.Tai dovana ir šiandienos Bažnyčiai,kad vieni kitiems mokėtume liudytiJėzų Kristų.

Vi e špats jus visus gausiai telaimi-na. Garbė Jėzui Kristui!

[Saluto di cuore i pellegrini pro-venienti dalla Lituania!

In questa città eterna è stato spar-so il sangue degli Apostoli e deimartiri. Ancora oggi questo è un do-no per la Chiesa, perché sappiamotestimoniare Gesù Cristo gli uni aglialtri.

Che il Signore vi benedica tutti!Sia lodato Gesù Cristo!]

Rivolgo ora un cordiale saluto aipellegrini di lingua italiana, in parti-colare agli Abati Benedettini prove-nienti da tutto il mondo, come pureai partecipanti ai Capitoli Generalidei Fratelli e delle Suore della Con-gregazione dei Sacri Cuori edell’Adorazione Perpetua. Saluto ilaici carmelitani, che partecipano adun congresso internazionale, e i Se-minaristi della Basilicata. Su ciascu-no invoco la continua protezione diDio e della Vergine Santissima perun fecondo servizio al Vangelo e al-la Chiesa.

Con speciale affetto il mio pensie-ro va, infine, ai giovani, ai malati eagli sposi novelli. L’amicizia conGesù, cari giovani, sia per voi fontedi gioia e sostegno nel compierescelte impegnative; sia di confortoper voi, cari malati, nei momentidifficili e vi dia sollievo al corpo eallo spirito. Cari sposi novelli, rima-nete costantemente uniti a Cristoper realizzare fedelmente la vostravocazione nell’amore reciproco.

Nuove vie di evangelizzazioneper benedettini, carmelitani e salesiani

«Elasticità nella tradizione» e ilgiusto equilibrio «tra autonomia ecollaborazione» sono le questioniprincipali che duecentocinquantaabati benedettini hanno presentatostamani al Papa, al terminedell’udienza generale, come sintesidei lavori del congresso mondialeche li vede riuniti a Sant’Anselmosull’Aventino. A guidarli l’abateprimate della confederazionebenedettina Notker Wolf. «È unincontro — spiega — cheorganizziamo ogni quattro anni perconfrontarci sulle problematichepiù attuali. Stavolta ci sono ancherappresentanti del mondoortodosso, a cominciare dalPatriarcato di Mosca». La capacitàdi «attualizzare la tradizione» èanche l’obiettivo del movimento dellaicato carmelitano che, in questigiorni a Ciampino, sta dando vitaal quinto congresso internazionale«con lo scopo di mettere insieme lediverse anime senza perderel’originalità del nostro carisma»dice il priore generale dell’o rd i n eFernando Millán Romeral. «Sonodue — precisa — le regolefondamentali che i laici carmelitanidevono seguire: l’impegno per unavita di preghiera, contemplativa, ela devozione alla Madonna delCarmine secondo le nostre radicatetradizioni popolari. È con questistrumenti che vogliamotestimoniare Cristo al mondo dioggi». Una «prospettiva ditestimonianza radicale» che animaanche i quarantacinque missionarisalesiani: il 30 settembre a Torinoriceveranno il mandato dal rettormaggiore e partiranno «per portare

il Vangelo nelle realtà più povere ecomplicate». A parlare è donRoberto Cappelletti, «pronto perandare in Brasile». Il gruppo dimissionari, tra loro ci sonodiciannove vietnamiti, stapartecipando a Roma a un corso diformazione «prima di raggiungere iluoghi di missione dove lavoreremo— dice il sacerdote — soprattuttonel campo dell’educazione edell’assistenza a quanti vivonopovertà materiali e spirituali»

Gruppi presenti nell’Aula Paolo VI

Nomine episcopaliin Brasile

Le nomine di oggi riguardano laChiesa in Brasile.

Pedro Luiz Stringhinivescovo

di Mogi das Cruzes

Nato il 17 agosto 1953 a Laran-jal Paulista, arcidiocesi di Botu-catu, ha conseguito la licenza inSacra Scrittura al Pontificio Isti-tuto Biblico di Roma (1986-1990). Ordinato sacerdote il 9agosto 1980 per il clero dell’a rc i -diocesi di São Paulo, ha svoltogli incarichi di vicario parroc-chiale e parroco di São Mateus(1980-1983), coordinatore di re-gione episcopale (1980-1983), ret-tore del seminario arcidiocesanodi filosofia (1984-1986), professo-re nella Pontificia Facoltà NossaSenhora da Assunção e parrocodi Nossa Senhora da Conceição(1998-2001). Il 3 gennaio 2001 èstato nominato vescovo titolaredi Ita e ausiliare di São Paulo eil successivo 10 marzo ha ricevu-to l’ordinazione episcopale. Èstato vicario episcopale regionalenell’arcidiocesi di São Paulo(2001-2009) e presidente dellaCommissione episcopale di servi-zio della carità, giustizia e pace emembro del consiglio permanen-te di pastorale della Conferenzaepiscopale nazionale brasiliana(2007-2011). Il 30 dicembre 2009è stato trasferito alla sede resi-denziale di Franca.

Flavio Giovenalevescovo di Santarém

Nato il 5 giugno 1954 a Murel-lo, arcidiocesi di Torino, ha fre-quentato istituti salesiani sin dal-le elementari, prima in Italia, poiin Libano, infine in Brasile. Haconseguito anche la licenza inspiritualità presso l’UniversitàSalesiana di Roma. Ordinato sa-cerdote a Murello il 20 dicembre1981, è stato responsabile dellapastorale vocazionale nello Statodel Pará, rettore del seminariominore e maggiore Salesiano aManaus, direttore del Centro sa-lesiano di formazione, economoe segretario della provincia sale-siana dell’Amazzonia, procurato-re missionario per il Brasile. L’8ottobre 1997 è stato nominato ve-scovo di Abaetetuba e ha ricevu-to l’ordinazione episcopale l’8dicembre successivo. È stato pre-sidente (2007-2011) e poi segreta-rio (dal 2011) del regionale NorteII della Conferenza episcopalebrasiliana. Dal novembre 2011presiede la Caritas brasiliana.

Al l ’udienza generale di mercoledì 19settembre 2012, nell’Aula Paolo VI,erano presenti i seguenti gruppi:

Da diversi Paesi: Partecipanti al Con-gresso degli Abati della Confedera-zione Benedettina; Partecipanti aiCapitoli Generali dei Fratelli e delleSuore delle Congregazioni dei SacriCuori di Gesù e di Maria edell’Adorazione Perpetua (Picpus);Partecipanti al Congresso internazio-nale dei laici carmelitani; Suore degliAngeli; Suore Francescane dei SacriCuori.

Dall’Italia: Comunità del Semina-rio Maggiore della Basilicata; Asso-ciazione arma aeronautica aviatorid’Italia, di Lecce; Associazione na-zionale marinai d’Italia, di Desenza-no del Garda; Corale «Don VittorioLanducci», di San Vito; Gruppi difedeli da San Paolo a Stagnana;Agliano; Giffoni Valle Piana; SanCipriano Picentino; Porto Tolle;Porto Viro e Papozze.

Coppie di sposi novelli.

Gruppi di fedeli da: Lituania, Ro-mania, Croazia, Slovacchia.

I polacchi: Bp Jan Tyrawa i bp Pa-weł Stobrawa z kapłanami, którzy wlatach 1967-1969 jako klerycy odby-wali zasadniczą służbę wojskową wSzczecinie Podjuchach; przełożeni idiakoni z seminarium archidiecezjilubelskiej; pielgrzymi z parafii:Matki Bożej Królowej Polski z Kra-kowa, Chrystusa Króla z Bielska-Białej, św. Brata Alberta z Rybnika,św. Rafała Kalinowskiego z Elbląga,św. Antoniego Padewskiego z Kuźni-

cy, św. Marii Magdaleny i św. Woj-ciecha z Lisewa Kościelnego, św. An-drzeja Apostoła z Kamiennika, Na-wiedzenia Najświętszej Maryi Pannyz Goworowic, św. Mikołaja i św.Franciszka Ksawerego z Otmucho-wa, Wniebowzięcia Najświętszej Ma-ryi Panny z Kobióra; pielgrzymkaChóru Jasnogórskiego z Częstocho-wy; grupa pielgrzymów z Biura «Ca-ritas» z Wło cławka; Liceum Ogólno-kształcące z Koła; pracownicy: Uni-wersytetu Łódzkiego, Szpitala On-kologicznego z Brzozowa, Hospi-cjum Homo Homini im. św. Brata Al-berta z Jaworzna, Wojska Polskiegoz rodzinami z jednostki wojskowej wBydgoszczy; pielgrzymki: miesz-kańców i pracowników Urzędu Gmi-ny z Lesznowoli oraz z kopalni mie-dzi z Polkowic; Polskie TowarzystwoTurystyczno-Krajoznawcze z Rzeszo-wa; grupa z Mosiny; grupy tury-styczne z: Łodzi, Poznania, Krako-wa, Opola i Koła; pielgrzymi indy-widualni.

De différents pays: Association ca-tholique internationale de servicespour la Jeunesse Féminine.

De France: groupe du Diocèse deLimoges; Paroisse des Pennes Mira-beau; groupe de l’Ile de La Réu-nion.

De Suisse: Paroisse de Troistorren-tes.

De Belgique: Fraternité de Tibéria-de; groupe du Diocèse de Tournai.

From various Countries: Parti-cipants in the General Assembly ofthe International Council of Cathol-

ic Men; A group of Salesian Mis-sionaries.

From England: Pilgrims from thefollowing parishes: St John theEvangelist, Bolton, Lancashire; StThomas, Coventry, West Midlands;Our Lady of Sorrows, Bognor Regis,West Sussex; St Saviour and StPeter Anglican Parish, Eastbourne,East Sussex; Pilgrims from the “Uni-versity of Hertfordshire CatholicChaplaincy” from the Archdiocese ofWe s t m i n s t e r.

From Scotland: Students and stafffrom: St Andrew’s and St Bride’sHigh School, East Kilbride, SouthLanarkshire; Holy Cross HighSchool, Hamilton, South Lanark-shire; St Ninian’s High School,Giffnock, East Renfrewshire.

From Ireland: Students and stafffrom Oakgrove Integrated College,D erry.

From Denmark: History and reli-gion students from Grindsted HighScho ol.

From Norway: A group of Viet-namese Catholics.

From Sweden: An ecumenicalgroup of pilgrims, led by the Luther-an Bishop Jonas Jonson.

From Malta: Pilgrims from theNativity of Mary Parish, Gozo.

From Kenya: A group of pilgrims.

From Australia: Students and stafffrom Avila College in the Arch-diocese of Melbourne.

From Taiwan: A group of pilgrims.

From the United States of America:Pilgrims from the following parishes:St Christopher, Moreno Valley, Cali-fornia; St Thomas the Apostle, New-ton, Illinois; St Peter Claver, Lexing-ton, Kentucky; St Francis of Assisi,Ann Arbor, Michigan; St Michaelthe Archangel, Fredericktown, Mis-souri; St Anthony, Ambler,Pennsylvania; Corpus Christi, ElPaso, Texas; Members of the “Help-ing Hands Ministry”, St Clare Par-ish, Westerly, Rhode Island; Stu-dents and faculty from: St John’sUniversity, Queens, New York; JohnCarroll University, UniversityHeights, Ohio.

Aus der Bundesrepublik Deutsch-land: Pilgergruppen aus den Pfarrge-meinden St. Gereon, Geilenkirchen;Seelsorgebereich Kerpen Süd-West;Unsre Liebe Frau, Nürnberg; St.Wilhelm, Oberschleißheim-Mün-chen; St. Josef, Stadtkyll; Pfarrver-band St. Andreas, Teisendorf; Pilger-gruppen aus dem Bistum Dresden-Meissen; Erzbistum Freiburg; Erz-bistum Paderborn; Pilgergruppe ausKöln; Limburg; Nauheim; Starzach;Thüringen; Pilger aus dem KlosterGermerode; Katholisches FerienwerkGladbeck; Pilger des KreuzordensSchondorf; Bundespolizisten aus derBundespolizeidirektion, Berlin; Frau-engemeinschaft aus Brenig; Deut-sche Soldaten aus dem Bistum Rot-tenburg; Schülerinnen, Schüler undLehrer folgender Schulen: KönigKarlmann-Gymnasium, Altötting;Realschule Annweiler; CarolinumGymnasium Ansbach; Gymnasiumder Benediktinerabtei St. Stephan,

Augsburg; Sportgymnasium Poel-chau-Oberschule, Berlin; Öffentlich-Stiftisches Gymnasium Bethel, Biele-feld; Gymnasium Edith–Stein–Schu-le, Darmstadt; Burgau-GymnasiumDüren; Christoph Jacob Treu Gym-nasium, Lauf; Berufschule Fachgym-nasium Meppen; Gymnasium Neu-traubling; Katholisches Freies Gym-nasium St. Konrad, Ravensburg;Welfen Gymnasium, Ravensburg;Gymnasium Aspel, Rees; St. Mari-en-Gymnasium der Schulstiftung desBistums Regensburg; St. Klara, Mä-dchenrealschule, Rottenburg amNeckar; Spohn-Gymnasium, Ravens-b u rg.

Aus der Republik Österreich: Pilger-gruppe aus der Pfarre St. Gebhard,Bregenz; Pilger aus Ehrwald.

Aus der Schweizerischen Eidgenos-senschaft: Pilgergruppe aus der Pfar-rei St. Anton, Zürich.

De México: grupos de peregrinosde las Dióceses de Puebla y Toluca;grupo de peregrinos.

De Colombia: grupo de la Arqui-diócesis de Medellín.

De Venezuela: grupo de peregrinos.

De Argentina: peregrinos de laDiócesis de Villa María; parroquiaSagrada Familia de Nazareth, deBanfield.

De Brasil: Movimento eclesialAliança de Misericordia, de São Pau-lo; Fraternidad Franciscana secularImaculada Conceiçao, de São Paulo;grupos de visitantes.

Page 8: POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt · Guido Mantega ha dichiarato ieri che tale politica può provocare molti problemi alle esportazioni dei Paesi emergenti, in particolare appunto

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 giovedì 20 settembre 2012

All’udienza generale il Papa ricorda le «straordinarie giornate» del viaggio in Libano

Cristiani e musulmaniuniti per la pace

Mosso dal vivo desiderio di annunciarela pace del Signore. Per questoBenedetto XVI ha «fortemente voluto»compiere il viaggio in Libano«nonostante le circostanze difficili».Lo ha spiegato egli stesso ai fedelipresenti nell’Aula Paolo VI, mercoledìmattina, 19 settembre, per partecipareall’udienza generale.

Cari fratelli e sorelle,oggi vorrei riandare brevemente, conil pensiero e con il cuore, alle straor-dinarie giornate del Viaggio aposto-lico che ho compiuto in Libano. UnViaggio che ho fortemente voluto,nonostante le circostanze difficili,considerando che un padre dev’esse-re sempre accanto ai suoi figli quan-do incontrano gravi problemi. Sonostato mosso dal vivo desiderio di an-nunciare la pace che il Signore risor-to ha lasciato ai suoi discepoli, conle parole: «Vi dono la mia pace -

» (Gv 14, 27). Questomio Viaggio aveva come scopo prin-cipale la firma e la consegnadell’Esortazione Apostolica postsino-dale Ecclesia in Medio Oriente ai rap-presentanti delle Comunità cattoli-che del Medio Oriente, come purealle altre Chiese e Comunità eccle-siali e anche ai Capi musulmani.

È stato un evento ecclesiale com-movente e, al tempo stesso, unaprovvida occasione di dialogo vissu-ta in un Paese complesso ma emble-matico per tutta la regione, a motivodella sua tradizione di convivenza edi operosa collaborazione tra le di-verse componenti religiose e sociali.Di fronte alle sofferenze e ai drammiche permangono in quella zona delMedio Oriente, ho manifestato lamia sentita vicinanza alle legittimeaspirazioni di quelle care popolazio-ni, recando loro un messaggio di in-coraggiamento e di pace. Penso inparticolare al terribile conflitto chetormenta la Siria, causando, oltre amigliaia di morti, un flusso di profu-

ghi che si riversano nella regione al-la ricerca disperata di sicurezza e difuturo; e non dimentico la situazionedifficile dell’Irak. Durante la mia Vi-sita, la gente del Libano e del Me-dio Oriente — cattolici, rappresen-tanti delle altre Chiese e Comunitàecclesiali e delle diverse Comunitàmusulmane — ha vissuto, con entu-siasmo e in un clima disteso e co-struttivo, un’importante esperienzadi rispetto reciproco, di comprensio-ne e di fraternità, che costituisce unforte segno di speranza per tuttal’umanità. Ma è soprattutto l’incon-tro con i fedeli cattolici del Libano edel Medio Oriente, presenti a mi-gliaia, che ha suscitato nel mio ani-mo un sentimento di profonda grati-tudine per l’ardore della loro fede edella loro testimonianza.

Ringrazio il Signore per questodono prezioso, che dà speranza peril futuro della Chiesa in quei territo-ri: giovani, adulti e famiglie animatidal tenace desiderio di radicare la lo-ro vita in Cristo, rimanere ancoratial Vangelo, camminare insieme nellaChiesa. Rinnovo la mia riconoscenzaanche a quanti hanno lavorato in-stancabilmente per questa mia Visi-ta: i Patriarchi e i Vescovi del Liba-no con i loro collaboratori, la Segre-teria Generale del Sinodo dei Vesco-vi, le persone consacrate, i fedeli lai-ci, i quali sono una realtà preziosa esignificativa nella società libanese.Ho potuto constatare direttamenteche le Comunità cattoliche libanesi,mediante la loro presenza bimillena-ria e il loro impegno pieno di spe-ranza, offrono un significativo e ap-prezzato contributo nella vita quoti-diana di tutti gli abitanti del Paese.Un pensiero grato e deferente va alleAutorità libanesi, alle istituzioni eassociazioni, ai volontari e a quantihanno offerto il sostegno della pre-ghiera. Non posso dimenticare lacordiale accoglienza che ho ricevutodal Presidente della Repubblica, Si-

gnor Michel Sleiman, come anchedalle varie componenti del Paese edalla gente: è stata un’accoglienzacalorosa, secondo la celebre ospitali-tà libanese. I musulmani mi hannoaccolto con grande rispetto e sinceraconsiderazione; la loro costante epartecipe presenza mi ha dato mododi lanciare un messaggio di dialogoe di collaborazione tra Cristianesimoe Islam: mi sembra che sia venuto ilmomento di dare insieme una testi-monianza sincera e decisa contro ledivisioni, contro la violenza, controle guerre. I cattolici, venuti anchedai Paesi confinanti, hanno manife-stato con fervore il loro profondo af-fetto al Successore di Pietro.

Dopo la bella cerimonia al mioarrivo all’aeroporto di Beirut, il pri-mo appuntamento era di particolaresolennità: la firma dell’Esortazioneapostolica postsinodale Ecclesia inMedio Oriente, nella Basilica Greco-Melkita di San Paolo ad Harissa. Inquella circostanza ho invitato i catto-lici mediorientali a fissare lo sguardosu Cristo crocifisso per trovare laforza, anche in contesti difficili e do-lorosi, di celebrare la vittoria del-l’amore sull’odio, del perdono sullavendetta e dell’unità sulla divisione.A tutti ho assicurato che la Chiesauniversale è più che mai vicina, conl’affetto e la preghiera, alle Chiese inMedio Oriente: esse, pur essendo un«piccolo gregge», non devono teme-re, nella certezza che il Signore èsempre con loro. Il Papa non li di-mentica.

Nel secondo giorno del mio Viag-gio apostolico ho incontrato i rap-presentanti delle Istituzioni dellaRepubblica e del mondo della cultu-ra, il Corpo diplomatico e i Capi re-ligiosi. Ad essi, tra l’altro, ho indica-to una via da percorrere per favorireun futuro di pace e di solidarietà: sitratta di operare affinché le differen-ze culturali, sociali e religiose appro-dino, nel dialogo sincero, ad una

nuova fraternità, dove ciò che unisceè il senso condiviso della grandezzae dignità di ogni persona, la cui vitava sempre difesa e tutelata. Nellastessa giornata ho avuto un incontrocon i Capi delle Comunità religiosemusulmane, che si è svolto in unospirito di dialogo e di benevolenzareciproca. Ringrazio Dio per questoincontro. Il mondo di oggi ha biso-gno di segni chiari e forti di dialogoe di collaborazione, e di ciò il Liba-no è stato e deve continuare ad esse-re un esempio per i Paesi arabi e peril resto del mondo.

Nel pomeriggio, presso la residen-za del Patriarca Maronita, sono statoaccolto dall’entusiasmo incontenibiledi migliaia di giovani libanesi e deiPaesi vicini, che hanno dato vita adun festoso e orante momento, che ri-marrà indimenticabile nel cuore dimolti. Ho sottolineato la loro fortu-na di vivere in quella parte del mon-do che ha visto Gesù, morto e risor-to per la nostra salvezza, e lo svilup-po del Cristianesimo, esortandoli al-la fedeltà e all’amore per la loro ter-ra, nonostante le difficoltà causatedalla mancanza di stabilità e di sicu-rezza. Inoltre, li ho incoraggiati adessere saldi nella fede, fiduciosi inCristo, fonte della nostra gioia, e adapprofondire il rapporto personalecon Lui nella preghiera, come anchead essere aperti ai grandi ideali dellavita, della famiglia, dell’amicizia edella solidarietà. Vedendo giovanicristiani e musulmani fare festa ingrande armonia, li ho spronati a co-struire insieme il futuro del Libano edel Medio Oriente e ad opporsi in-sieme alla violenza e alla guerra. Laconcordia e la riconciliazione devo-no essere più forti delle spinte dimorte.

Nella mattina della domenica, c’èstato il momento molto intenso epartecipato della Santa Messa nelCity Center Waterfront di Beirut, ac-compagnata da suggestivi canti, che

hanno caratterizzato anche le altrecelebrazioni. Alla presenza di nume-rosi Vescovi e di una grande folla difedeli, provenienti da ogni parte delMedio Oriente, ho voluto esortaretutti a vivere la fede e a testimoniar-la senza paura, nella consapevolezzache la vocazione del cristiano e dellaChiesa è quella di portare il Vangeloa tutti senza distinzione, sull’esem-pio di Gesù. In un contesto segnatoda aspri conflitti, ho richiamato l’at-tenzione sulla necessità di servire lapace e la giustizia, diventando stru-menti di riconciliazione e costruttoridi comunione. Al termine della Ce-lebrazione eucaristica, ho avuto lagioia di consegnare l’Esortazioneapostolica che raccoglie le conclusio-ni dell’Assemblea Speciale del Sino-do dei Vescovi dedicata al MedioOriente. Attraverso i Patriarchi e iVescovi orientali e latini, i sacerdoti,i consacrati e i laici, questo Docu-mento vuole raggiungere tutti i fede-li di quella cara regione, per soste-nerli nella fede e nella comunione espronarli sulla via della tanto auspi-cata nuova evangelizzazione. Nelpomeriggio, presso la sede del Pa-triarcato Siro-cattolico, ho avuto poila gioia di un fraterno incontro ecu-menico con i Patriarchi ortodossi eortodossi orientali e i rappresentanti

di quelle Chiese, come pure delleComunità ecclesiali.

Cari amici, i giorni trascorsi in Li-bano sono stati una stupenda mani-festazione di fede e di intensa reli-giosità e un segno profetico di pace.La moltitudine di credenti, prove-nienti dall’intero Medio Oriente, haavuto l’opportunità di riflettere, didialogare e soprattutto di pregare in-sieme, rinnovando l’impegno di ra-dicare la propria vita in Cristo. Sonocerto che il popolo libanese, nellasua multiforme ma ben amalgamatacomposizione religiosa e sociale, sa-prà testimoniare con nuovo slanciola vera pace, che nasce dalla fiduciain Dio. Auspico che i vari messaggidi pace e di stima che ho voluto da-re, possano aiutare i governanti dellaRegione a compiere passi decisiviverso la pace e verso una migliorecomprensione delle relazioni tra cri-stiani e musulmani. Da parte miacontinuo ad accompagnare quelleamate popolazioni con la preghiera,affinché rimangano fedeli agli impe-gni assunti. Alla materna intercessio-ne di Maria, venerata in tanti ed an-tichi santuari libanesi, affido i fruttidi questa Visita pastorale, come an-che i propositi di bene e le giusteaspirazioni dell’intero Medio Orien-te. Grazie.