Pineda: rassegna stampa

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RASSEGNA STAMPA P I N E D A PINEDADEAMBULA records 2011

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RASSEGNA STAMPA

P I N E D A“PINEDA”

DEAMBULA records 2011

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S E T T I M A N A L I

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16) ALIAS N. 22 - 4 GIUGNO 2011

MAFALDA ARNAUTHFADAS (Universal/Egea)

7Andare un po’ più in là dei concetti di spazioe tempo come realtà immarcescibili serve acomprendere meglio il passato e di conse-

guenza le trasformazioni in atto. Gettare uno sguardolucido alla cronologia, alla storia, ai suoi personaggi cosìcome sono stati narrati, come arrivano a noi, può aiutarea capire, dice Arnauth, se «il fado carico di storia, memo-ria e saudade mi ha portato alle voci, o se le voci carichedi anima, vita e cuore al fado». La chanteuse lisboetapropone questa chiave di lettura nel suo ultimo album,Fadas, una rivisitazione di fado popolari resi celebri dagrandi interpreti femminili del passato, Amalia Rodri-guez, Herminia Silva, Celeste Rodriguez, Beatriz da Con-ceição. C’è il violoncello, il sopros e la fisarmonica a colo-rare la tavolozza dei timbri degli strumenti dell’organolo-gia tradizionale; e la vis interpretativa della cantante cherende merito a brani come Vira da minha rua. (g.d.f.)

HAN BENNINK/FABRIZIOPUGLISI/ERNST GLERUMLAIV (Bassesferec)

8Un concerto del novembre 2006 (nella rasse-gna romana «Instabili Forme Sonore») diven-ta cd e restituisce l’intesa empatetica fra i due

maestri olandesi e il pianista italiano. Le sezioni improvvi-sate collettivamente confluiscono con naturalezza inbrani di Monk (Epistrophy, Crepuscule with Nelle) e nel-l’epico African Flower di Ellington. La batteria di Benninkguida sotterraneamente il trio, alternando pulsazioneimpeccabile a invenzioni ritmico-timbriche, ben assecon-data dal contrabbasso di Glerum mentre Puglisi interagi-sce e suggerisce, conduce e segue in un’originale dinami-ca di interplay. Un gioiello. (l.o.)

R.L. BURNSIDEROLLIN’ & TUMBLIN’ (Wolf)

8Lo attendevamo. Con qualche mese di ritar-do, slittando quindi come pubblicazione nel2011, giunge il «nuovo» di R.L. Burnside. Sem-

bra fare il paio con l’uscita dello scorso anno diMcDowell. Le incisioni in essere sono in buona parteinedite: album che consta di venti tracce, inclusa un’inter-vista a The Role a cura di H. Folterbauer. Il boss dellaWolf Records, al contempo autore delle registrazioni eproduttore del tutto, incontrando il bluesman delle Hillscompie un superlativo lavoro di ricerca. Tre diverse ses-sioni (1975, 1989, 1991), che fissano nel tempo delleesibizioni in solo per R.L. davvero ottime. Un disco dipuro hill-country blues, emozionante e intenso. Da averead ogni costo. (g.di.)

CAVALERA CONSPIRACYBLUNT FORCE TRAUMA (Roadrunner/Warner)

6Negli anni Novanta i Sepultura avevano sbara-gliato il campo con una formula innovativa inun genere che, pur nelle sue mille sfumature,

di innovazioni ne ha sempre regalate poche, il metal.Artefici di quel sound che univa ritmiche tribali e dellatradizione sudamericana ai classici chitarroni pesantierano i fratelli brasiliani Max e Igor Cavalera. Una doloro-sa lite fece sì che le loro strade si divisero con il primo afondare i Soulfly. Qualche anno fa la riappacificazione ela reunion in questa nuova formazione della quale fannoparte bassista e chitarrista degli stessi Soulfly e un nuovoalbum, Inflikted, al quale oggi segue questo Blunt ForceTrauma. Recensire un disco così è forse fin troppo sem-plice. Non c’è nulla che non sia stato detto e fatto inprecedenza dai due, reiterazione a più non posso deicliché già in uso, e quindi, chi li ama continuerà ad amar-li senza se e senza mentre, gli altri, più critici, si astenga-no pure. (b.mo.)

FRESHBEATSTORYTELLERS (Autoproduzione/Vibrarecords)

6Stefano «Freshbeat» Tomasi (1983) è un pro-duttore hip hop trentino e Storytellers è il suoalbum d'esordio. Quindici basi calde e lineari

piene di soul con vari rapper a metterci la voce per rac-contare una storia (vedi il titolo). Tra tutte le vicendemesse in rima spiccano quella psichedelica di Lord Mad-ness, divertente, e quelle di formazione di Amir e di Pen-sie - rispettivamente sulla folgorazione di un ragazzinoper il writing e sul sogno infranto di una promessa delcalcio. Un album che mette in luce un producer di talen-to ma soprattutto in cui l’hip hop prodotto in Italia vuoledimostrare di saper raccontare: intento non da poco perun genere che da queste parti gira troppo spesso a vuo-to. (l.gr.)

GNU GNUSOMETHING (Bonsai/Egea)

7Flauto, violino, viola e violoncello. Strumenta-zione alquanto inconsueta per un campiona-rio di pezzi tra pop e rock. È l'orchestrazione

base del quartetto italiano (collaborazioni che vannodagli Afterhours a Gino Paoli...) che rivisita in manieraoriginale e mai stucchevole dodici brani quanto mailontani fra loro per atmosfere e intenti. Si va dalla jackso-niana Beat it alla battistiana Una giornata uggiosa ap-prodando, udite udite, alla magniloquenza dei Muse inUndisclosed Desires. (s.cr.)

FRANCO PIERSANTIHABEMUS PAPAM (Universal)

8Habemus papam è la sesta colonna sonorafirmata dal raffinato Franco Piersanti, per unfilm di Nanni Moretti. Una cifra e dei suoni

inconfondibili che ne fanno il compositore ideale peresprimere le inquietudini e i dubbi di Melville (un incre-dibile Michel Piccoli), il papa in crisi esistenziale. Registra-to al Forum Music Village a Roma con un’orchestra tradi-zionale, il cd contiene quattordici temi realizzati dal com-positore per il film e in coda all’album, Todo camia dellacantante argentina Mercedes Sosa, che fu il simbolodella resistenza contro la dittatura militare. Sono quindimusiche solenni, con dissonanze, «zoppicamenti» ritmicie sospensioni drammatiche coadiuvate da temi a voltepiù leggeri (La notte dei cardinali) o ironici e solari (Gliallenamenti e La pallavolo). Da non perdere.(g.lu.)

PINEDAPINEDA (Deambula records)

7Di Moltheni, al secolo Umberto Giardini, ab-biamo detto più volte su queste pagine, consi-derandolo tra i più ispirati esempi del nuovo

cantautorato italiano. Quello che non immaginavamo èche potesse avere una seconda anima, lontana anni lucedall'intimismo delle sue ballate, un'anima che si ascoltain questo progetto di cui fa parte insieme al sodale Flo-riano Bocchino e al vero artefice del lavoro, Marco MarzoMaracas. Il progetto prende il nome di Pineda così comeil disco d'esordio, che per il momento esce solo su vinile- il cd è previsto per settembre -, e ci dice di un soundche sta - quasi - a metà strada tra il rock psichedelico eprogressivo degli anni Settanta e il post-rock anni Novan-ta. Diciamo «quasi» perché in realtà è il primo dei duegeneri a prevalere nei sette brani di un disco davveroazzeccato e sorprendente. (b.mo.)

BARBARA RAIMONDICONTIGO EN LA DISTANCIA (Autoproduzione)

7Non ha ancora trovato la sua vera finestra divisibilità Barbara Raimondi, ed è un peccato:dalla sua ha una voce duttile e luminosa, e

nessun birignao jazzistico di maniera, di quelli che stan-cano al secondo brano. Questo, il suo quinto lavoro,registrato a Londra, è tutto dedicato a canzoni sudameri-cane in lingua spagnola e portoghese, e si avvale dellapresenza della incantevole chitarra del brasiliano Rober-to Taufic, ascoltato anche al fianco del grande Guinga, eEnzo Zirilli alle percussioni, un vero cesellatore di ritmiben noto nel mondo jazz. Magnifica la versione di Alfon-sina y el mar. Per contatti: barbararaimondi.com. (g.fe.)

FRANCESCA ROMANOLO SPECCHIO (Moletto/Edel)

7Sono ormai parecchi i premi vinti da France-sca Romano nel campo della musica d'auto-re, dopo gli esordi più propriamente rock con

il gruppo Zeroincondotta: due volte al Festival Musicultu-ra, uno al De André. A proposito di Faber: Cristiano DeAndré l'ha voluta nel tour intitolato al padre, e per que-sto disco (il secondo da solista) co-firma uno dei branipiù intensi, Il demone, giusto in chiusura del cd. Sonosoprattutto ritratti di donne inquiete, tratteggiati con unascrittura a mezza strada tra visionarietà e dettaglio quoti-diano, le storie di Francesca Romano: che ha dalla suauna vocina da streghetta intelligente molto, molto rock.Gli arrangiamenti a volte stringono in un angolo testi evoce: meriterebbero più vuoti e più silenzio, i brani chescrive Francesca. (g.fe.)

SPINDRIFTCLASSIC SOUNDTRACKS VOL. 1 (Xemu Records)

7Non prende l’eccellenza dei voti questo discosolo perché contiene materiale scritto e/opubblicato in precedenza. Ma è estremamen-

te interessante, non fosse altro perché determina unpunto di arrivo e di ripartenza per la formazione statuni-tense allo stesso momento. Il combo capitanato dalchitarrista Kirkpatrick «KP» Thomas è in giro dalla secon-da metà dei Novanta e dopo diverse evoluzioni, ha final-mente stabilizzato la line-up. La miscela di psichedelia,suoni western e reminiscenze di classic rock della westcoast rende quindi al meglio. Aggiungete una innatacapacità di produrre suoni degni della miglior colonnasonora morriconiana, e il gioco è fatto. Originali, bravi etrasognati. (g.di.)

YO YO MUNDIMUNFRA' (Felmay)

8Un respiro ritmico concitato, un po' comesuccedeva in una bella canzone di De Andréintroduce la nobile campitura popolare della

melodia della title-track, melodia che poi va ad assestar-si nella cadenza serrata di un folk rock d'annata. È l'iniziodi Munfrà, «Monferrato», nuovo lavoro degli Yo Yo Mun-di. Ancora una volta, in uno sciagurato mondo di piccolepatrie egoiste, rivendicare con sapienza e orgoglio leproprie radici come chiavi d'accesso a tutto il mondo (equi gli ospiti sono innumerevoli) è cosa bella e giusta, ilrovescio esatto di quanto vorrebbero farci credere glischiumanti «fora di ball». «Siete riusciti in alcuni momen-to a toccare l'antico che è come toccare il futuro», scrivePaolo Conte nella prefazione. Sottoscriviamo. (g.fe.)

Francesco Adinolfi

Partiamo con Marble Tunes (ChinChinrec. Artcore AC 2062/Audioglobe;2011), terzo disco dei JoJo Effect,proget-to tedesco che ruota intorno alla can-tante Anne Schnell. Il giro è quello diClub Des Belugas e Tape Five, ovveroun accolita trasognata e ruvida, bossanova e electro swing, nu jazz e nu loun-ge: quanto di più efficace le mutazionipost-Generazione Cocktail offrano oggi.Anche gli ospiti rimbalzano da un discoall'altro e qui ritroviamo Brenda Boykin,Bajka o Iain Mackenzie. Ovviamente trai progetti esistono differenze sostanzia-li. I JoJo Effect fungono da ideale cernie-ra, tenendo dentro le divagazioni jazzdei Club Des Belugas e le galoppateelctro swing dei Tape Five; ne diventa-no una sintesi sofisticata e garbata. Trai brani spicca l'insistenza sixty di Go GoGirls e il remix irresistibile di I'm An OldCow Hand (Billy The Kid Mix), la classi-ca cowboy song di Bing Crosby. I JoJoEffect nascono nel 2005 da un'idea diSchnell e dei produttori Kitty the Bill eJürgen Kausemann (le due menti dellaChinchin). Nel 2008 arriva il disco Ordi-nary Madness e cominciano le collabo-razioni vocali. Il nuovo cd contiene an-che rielaborazioni e remix di cose usci-te in passato.

OCCHIO agli Slow Motion Replay, gruppogiapponese di cui fanno parte i dj/pro-duttori Kenichi Yanai (alias Soul Sour-ce Production, tre album nel cassetto,remix di Jackson 5 e Earth Wind &Fire), Shinya Kusumoto e Takuya Ishi-bashi. Hanno appena debuttato conHeavy Duty [/CORSIVO](Soulab rec.2011) che si apre proprio con Think

Better, singolo uscito lo scorso agosto,divertente rielaborazione post chill outdi The Champ, il classico library(1968) di Alan Hawkshaw, campiona-to nel tempo da una sequela di hiphopper: De La Soul, Eric B & Rakim,Big Daddy Kane ecc. Stavolta lo spet-tro di inclusioni sonore si amplia incor-porando soul, bossa, acid jazz. Dallarutilante e go go jazz, Ragged Mu-stang, si scivola verso la bossa delicatadi Tropical Forest. Irresistibile Wande-ring Man, un cocktail di breakbeat evocalese. Racconta il gruppo: «HeavyDuty è come una sgambettata in ungiardino giapponese colmo di fiori dan-zanti; che le tue orecchie si trasformi-no in api». La stessa etichetta ha appe-na pubblicato The Golden Sessions(Soulab rec.;2011), debutto degli Wee-land & The Urban Soul Collective. È unalbum nu soul, elegante e decompres-sivo. Su tutto spicca la voce di Esther

Cowens. Debuttano anche i LonsdaleBoys Club, trio londinese di base pro-prio a Lonsdale road. Si presentanocon il singolo Light Me up (Rocky Bayrec. 001; 2011), un effervescente mi-stura di indie pop, punk e disco. Sonotre dj e hanno già remixato Wombatse Gorillaz. Tra le scoperte della settima-na merita una menzione specialeStand by for Adverts (TrunkJBH039CD; 2011), spettacolare raccol-ta di jingle pubblicitari, sonorizzazionie incursioni jazz di Barry Gray, autorebritannico di indimenticabili sigle tvcome Stingray, Spazio 1999, Thunder-birds ecc. Tra i momenti più rilevanti isuoni per uno spot dedicato a un lava-trice spaziale e quelli per un cerealealla banana. Si tratta di materiali inedi-ti, realizzati tra il 1958 e il 1965, dun-que la fase più folle e sperimentale delmusicista. Un disco-documento.www.myspace.com/francescoadinolfi

NORTH MISSISSIPPI ALLSTARSLIVE IN THE HILLS-THE OFFICIAL BOOTLEG (Song Of The South

Records)

8Bene. Anzi benissimo. Questo è un discod'eccellenza. Dove la formazione fa scintil-le ed è in forma strepitosa. Una sessione

realizzata in un festival nelle Hills nel giugno 2010.Dieci brani in cui in mezzo alla propria gente, a po-che miglia da casa, i nostri scrivono una pagina me-morabile. Dieci incisioni che sanno di Kimbrough,Burnside, Turner & Dickinson family. Dove la maturitàdel leader band Luther, è a vertici altissimi. Le lirichesono evocative di storie degne di un griot del WestAfrica, il suono pulsa e sanguina passione. Selezionar-vi uno o più brani per presentare il disco? No, sareb-be un ingiustizia. Vale tutto, Prendetelo. (g.di.)

OMARA & CHUCHOOMARA & CHUCHO (World Village)

7Abituati, nella musica cubana, a grosseformazioni e talvolta a un retorico barocchi-smo orchestrale, fa un effetto strano (e

straniante) ascoltare un duo scarnificato canto/tastie-ra fra la Portuondo e Valdés (rispettivamente 82 e 70anni) che mette quasi a nudo virtuosismo e sensibili-tà di due veterani e grandissimi artisti; poi l'effetto sitramuta in sorpresa nell'udire l’Avana di son, rumba,bolero, cha cha cha, in sensuale camerismo, alla stre-gua di un vocal and piano jazz dalle romantiche ri-membranze, tra un classico Babal ayé di Lecuona ecitazioni persino dai classici Beethoven e Rachmani-nov. (g.mic.)

ORCHESTRA IN-STABILEDIS/ACCORDOLIVE IN HAMBURG (Fitzcarraldo Records)

7Big band essenziale (solo tredici elementi)codiretta da Francesco Guaiana alla chitar-ra e da Luca Lo Bianco al basso elettrico

(autori pure delle cinque lunghe improvvisazioni),che, nella scelta del nome e in quella politico-cultura-le, riprende forme e contenuti dell'ormai celeberrimaItalian Instabile Orchestra di Pino Minafra. Lo schiera-mento è chiarissimo: nel booklet, a firma Tupac Ama-ru (sovrano inca che ispirò movimenti rivoluzionarinell'America latina degli anni Sessanta-Settanta), siracconta di lotte, viaggi, condivisioni («i nostri fiatiparlano di pietra, di qualunque memoria avida disete»); e nel cd si ascolta la ripresa del free storicoaggiornato ai nostri difficili tempi. (g.mic.)

stefano crippagianluca diana

grazia rita di florioguido festineseluca gricinella

gabrielle lucantonioguido michelone

brian mordenluigi onori

L E G E N D A

ULTRASUONATI❙ ❙ M O N D O E X O T I C A ❙ ❙

Improvvisamentele orecchie divenneroapi, i suoni nippo-fiori

GARY LUCAS & GODSAND MONSTERSTHE ORDEAL OF CIVILITY (Knitting Factory)

7La grandezza di alcuni musicisti è la loroimprendibilità. Guizzano come palline dimercurio da un termometro rotto, credi

di afferrarle e invece i guizzi si moltiplicano. GaryLucas è un Signor Mercurio per eccellenza: unoche trovate sui palchi assieme a Roswell Rudd, mache poi ha scritto con Jeff Buckley alcune delle piùbelle canzoni dell'ultimo ventennio. È stato il chi-tarrista di Captain Beefheart, ma atre volte lo trova-te solo all'acustica, o interessato alla ambient mu-sic, o alle note classiche. Questo è il suo super-gruppo, prodotto da Jerry Harrison dei Talking Hea-ds. Un labirinto frastornante e piacevolissimo trasferzate psichedeliche e twang rock, ricordi dellaNew York «no wave» e funk, country blues e quan-t'altre frattaglie assortite potete riuscire a concepi-re. (g.fe.)

LUPE FIASCOLASERS (Warner Bros)

7Lupe Fiasco rapper «duro e puro» (o qua-si) adorato dai fan, ha messo mano aquesto cd anni fa. Ma, dicono i bene

informati, ha dovuto scendere a compromessi conla sua major. Eppure nonostante la ricerca di suonidecisamente alla moda, l'uso qua e là dell'inflazio-nato autotune, i dodici pezzi funzionano benissi-mo, decisamente una spanna sopra la media delgenere. Fra gli ospiti anche John Legend impegna-to nella conclusiva Never Forget You. (s.cr.)

NO JOYGHOST BLONDE (Mexican Summer/Cooperative Music)

6Debutto per il duo femminile con basemobile tra Montreal e Los Angeles. Illoro stile guarda a quella scena che è

stata ribattezzata noise-pop e che ha come lineeguida una miscela di garage rock e shoegaze macon botte di psichedelia dettate soprattutto da unsuono ovattato e riverberato. Feedback e energiavanno a ripescare ricordi della Seattle grunge maciò che rende Ghost Blonde appetibile sono lesemplici melodie che Jasmine White-Glutz e LauraLloyd (questi i nomi delle due leader che si fannocoadiuvare da due maschietti alla base ritmica)riescono a tirar fuori con grazia e un'estetica pura-mente pop. (b.mo.)

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Moltheni: 'Rinasco coi Pineda, lontanodall'asfittico panorama indie italiano'leggi anche: ArteVox: per i cinque anni regala una compilation e festeggia con gli artisti

01 feb 2011 - “Ho voluto sentire di nuovo sulla

pelle e sulle braccia l’emozione che si riceve

quando si fa il musicista, e per farlo mi sono

rigettato su uno strumento che in realtà non era

il mio”: così Umberto Giardini spiega le

motivazioni che stanno dietro alla chiusura

definitiva del progetto Moltheni, conclusosi la

scorsa estate dopo ormai 10 anni con il tour

“Ingrediente novus 2010”. Da qui riparte la sua

nuova avventura musicale, una “rinascita

artistica” che lo vede ancora una volta

(successe già con gli Hamilton, nel 1986) dietro alla batteria con i Pineda,

formazione strumentale residente a Bologna che include anche due suoi

ex-compagni di band, Floriano Bocchino e Marco Maracas.

Tutto parte da esigenze prettamente artistiche ed umane, che l'artista sintetizza

così: “Un desiderio, la volontà di rimettermi in gioco rimanendo in ambito musicale, e

di portare avanti ciò che più mi piace fare nella mia vita cioè suonare”. Le

registrazioni per l’album, che uscirà in versione cd e vinile a primavera inoltrata,

inizieranno verso la fine di febbraio a Milano, presso le Officine Meccaniche di

Mauro Pagani, sotto la supervisione di Antonio “Cooper” Cupertino. “Sarà un

concept-album per il semplice fatto che non è né un EP né un album come siamo

abituati a definire, bensì un discorso concettuale, in cui la struttura dei brani non

prevede testi con strofe o ritornelli ma solo flussi di musica”, ha spiegato l'artista:

“Vorremmo rivoluzionare tutto ciò che viene rappresentato dall’idea di canzone,

ottenendo un risultato diverso rispetto a quello che solitamente in Italia ci si aspetta”.

Saranno molte saranno le influenze artistiche presenti nel lavoro, che si baserà

fondamentalmente su due correnti musicali, ci spiega Umberto al telefono: “Il

progetto strizza l’occhio in maniera evidente e voluta a certi progetti dei primi anni

’70 legati al prog e alla psichedelia, oltre che alla scena post-rock di inizio anni ‘90 a

Chicago, ad esempio ai primi Tortoise”.

E’ una scelta piuttosto coraggiosa e forse unica in Italia quella di un artista che

raggiunge un discreto livello di riconoscibilità e di pubblico, e abbandona tutto per

buttarsi in un esperimento di questo genere: “Compiere un percorso simile vuol dire

un po’ darsi la zappa sui piedi anche da un punto di vista economico, in Italia uno

non lo farebbe mai… Considerata la necessità di soldi che ha la nostra razza latina”.

Poi, guardando con franchezza alla quasi totale assenza di spazio per questa scena

alternativa, soprattutto nel nostro Paese, Umberto puntualizza: “Noi ce ne freghiamo

perché l’ambiente legato alla musica indie, quindi al mercato di cui inevitabilmente

anche noi finiremo per far parte, ci ha particolarmente stancato, siamo un progetto

annoiato dalla discografia alternativa italiana, abituata a propinarci sempre gli stessi

nomi”. Per questi motivi il progetto Pineda è nato un po’ in maniera ironica, una

provocazione per sbeffeggiare i soliti nomi tra cantautori e band che da anni hanno

il loro (secondo lui spesso immeritato) spazio sui portali e sulle riviste specializzate

italiane, senza che nessuno possa spodestarli. “Registreremo l’album in maniera

molto parsimoniosa e attenta, quindi ci aspettiamo di fare un disco d’esordio molto

bello, credo che non tutti si accorgeranno della grandezza di questo lavoro sia per

un semplice e giustificatissimo gusto, non tutti possono amare certe sonorità, sia da

un punto di vista oggettivamente pratico”.

Su un eventuale recupero della propria carriera solista, l'artista precisa: “Tornerò al

100%, ma io credo che questa sia una parentesi che durerà almeno intorno ai 3

anni; il discorso Moltheni però è definitivamente chiuso. Umberto Giardini

probabilmente riprenderà in mano la chitarra e proseguirà quello che ha seminato

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27 gennaio 2012

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√ Moltheni: 'Rinasco coi Pineda, lontano dall'asfittico panoram... http://www.rockol.it/news-205386/Moltheni--'Rinasco-coi-Pi...

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04/08/11 17.01Shake: Pineda

Pagina 1 di 4http://grandipalledifuoco.blogspot.com/2011/05/pineda.html

di musica,cinema e altre amenità necessarie...

Shake

giovedì 26 maggio 2011

Pineda

C’era grande attesa per l’uscita di questo primo lavoro, targatoPineda, attesa mista a curiosità, inutile negarlo, principalmenteper “il batterista”... Moltheni che ritorna a battere sulle pelli(Nel 1986 infatti, assieme all'amico Andrea Medori aveva fondatoappunto in veste di batterista gli "Hamilton", che poi diverranno"Hameldome", gruppo rock con venature punk con repertorio in linguainglese)... e le dichiarazioni da lui rilasciate, relative allascena indie italiana, che avevano fatto molto discutere.Senza ricamarci troppo su, parliamo di questo album, perchè inprimis è un ottimo album, rigorosamente di soli suoni, in cui inostri aggiornano per così dire, un sound tipicamente anni 70, inpiena era progressive quindi, Emerson, Lake e Palmer, i SoftMachine, tanto per fare qualche nome, colorando il tutto con tramepsichedeliche mai invasive, senza tralasciare ovviamente lesonorità attuali, con i primi Tortoise come gruppo diriferimento... ma sono molteplici i riferimenti e i numi tutelaridella band, che vede Marco Marzo Maracas, Floriano Bocchino eappunto Umberto Giardini (Moltheni), dare alle stampe per DeAmbulaRecords, questo promettente esordio, ricco di suggestioni, diimmagini gioco forza e soprattutto di ricerca... che sia interiore,spirituale o semplicemente musicale, poco importa... in quanto ilviaggio dei Pineda inizia sotto i migliori auspici e noi ciauguriamo per il futuro che si parli di più dei Pineda in quantotali e non della band dove il batterista è Moltheni.Speriamo casomai che il grande Umberto Giardini, torni a regalarciil suo talento, anche sotto forma di Moltheni.

“Give Me Some Well-Dressed Reason”: apertura alla Doors di Riders

Mandate una e-mail [email protected] il vostro sound,allegando biografia, foto... viindicheremo l'indirizzo delredattore che fa per voi.Altrimenti caricate i branidirettamente sulla vostra paginasoundcloud o su un qualsiasi altroserver esterno.

Per quanto riguarda i registi, laprocedura è la stessa... mandateuna e-mail con tutti i datioccorrenti e vi forniremo ilrecapito più consono al qualespedire il materiale oppurecaricate il file su youtube o dovepiù vi aggrada.

Per qualunque altra comunicazionee/o in altro ambito artistico,l'indirizzo, è sempre lo [email protected]

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Oggetto: Novità dal sito: “Pineda-pineda” piu' altri 2 nuovi postMittente: In Your Eyes Ezine <[email protected]>Data: Thu, 16 Jun 2011 13:05:42 +0000A: [email protected]

Novità dal sito: “Pineda-pineda” piu'altri 2 nuovi post

Pineda-pinedaDestroyer-kaputtStrange Corner-tutto In Un Momento

Pineda-pinedaPosted: 15 Jun 2011 09:00 PM PDT

Umberto Giardini (Mr Moltheni) si era ritirato dalle scene, mettendofine al suo progetto solista e bistrattando la scena musicale italiana(criticando fortemente artisti e critici). Ma a quanto pare era solo unarrivederci. A un anno di distanza, in compagnia di Marco MarzoMaracas e Floriano Bocchino, ritorna in veste di batterista, in unanuova band, i Pineda. Per noi sette nuove canzoni strumentali, inbilico fra psichedelia, reminescenze sixties e sperimentalismi.

Destroyer-kaputtPosted: 15 Jun 2011 09:00 PM PDT

Questo disco mi ricorda un mio caro amico, una persona moltoelegante, intelligente e brillante, al contempo molto dandy e lascivo,vizioso e un po' cazzone, senza preoccupazioni in testa. Ecco,questo è Destroyer, alias Dan Bejar, chansonnier canadese, giàleader dei New Pornographers.

Novità dal sito: “Pineda-pineda” piu' altri 2 nuovi post

1 di 2 16/06/11 15.18

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FINCANTIERIFINCANTIERI20 Maggio 201120 Maggio 2011

EX-OTAGO A GENOVA SULEX-OTAGO A GENOVA SULTETTOTETTO[tutte le news]

27 Maggio 201127 Maggio 2011

(R)ESISTO DISTRIBUZIONE(R)ESISTO DISTRIBUZIONEA cura di: A cura di: Simone Benerecetti Simone Benerecetti

Da pochi mesi è nata (R)esistoDistribuzione, struttura che sioccupa di distribuzione didischi in formato digitale ed in

formato CD fisico. Tramite (R)esisto, ogni band avrà lapossibilità di caricare e vendere la propria musica suimigliori e-store digitali (Amazon, iTunes, NokiaMusic,Napster…) ed allo stesso tempo, nell’apposito store di(R)esisto, sarà possibile vendere fisicamente il propriodisco.

[continua / read more]

24 Maggio 201124 Maggio 2011

MARK SULTAN LIVEMARK SULTAN LIVEA cura di: A cura di: Lubna Barracuda Lubna Barracuda

LIVE REPORT “MARKSULTAN” – ROMA- 11MAGGIO 2011- MUZAK.Sono solita archiviare i files diKing Khan e soci sotto la voce“Garage revival”, per unaquestione di comodità, quandoinvece chi conosce questoartista e le sue numerosecollaborazioni sa benissimo

che si tratta di qualcosa di molto più complicato, chenon è facile liquidare sotto un’unica etichetta. L’idea di

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16 Giugno 201116 Giugno 2011

STRANGE CORNER-TUTTOSTRANGE CORNER-TUTTOIN UN MOMENTOIN UN MOMENTO

A cura di: A cura di: Massimo Argo Massimo Argo

Finchè ho abitato dai mieigenitori, sull'armadio dellamia cameretta faceva bellamostra di sé un'adesivo con lascritta Strange Corner. Ilsuddetto adesivo lo presi adun loro concerto all' Inmensadi Genova, sicuramente il

centro sociale più bello della città. Quella sera i vicentiniStrange Corner suonarono con i Klasse Kriminale, e conun altro gruppo i Risonanze, con alla chitarra un certoSimone Benerecetti, ovvero il webmaster di codestawebzine.

[continua / read more]

16 Giugno 201116 Giugno 2011

DESTROYER-KAPUTTDESTROYER-KAPUTTA cura di: A cura di: Massimo Argo Massimo Argo

Questo disco mi ricorda unmio caro amico, una personamolto elegante, intelligente ebrillante, al contempo moltodandy e lascivo, vizioso e unpo' cazzone, senzapreoccupazioni in testa. Ecco,questo è Destroyer, alias Dan

Bejar, chansonnier canadese, già leader dei NewPornographers.

[continua / read more]

16 Giugno 201116 Giugno 2011

PINEDA-PINEDAPINEDA-PINEDAA cura di: A cura di: Francesco Cerisola Francesco Cerisola

Umberto Giardini (MrMoltheni) si era ritirato dallescene, mettendo fine al suoprogetto solista e bistrattandola scena musicale italiana(criticando fortemente artisti ecritici). Ma a quanto pare erasolo un arrivederci. A un anno

di distanza, in compagnia di Marco Marzo Maracas eFloriano Bocchino, ritorna in veste di batterista, in unanuova band, i Pineda. Per noi sette nuove canzonistrumentali, in bilico fra psichedelia, reminescenze

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I newyorkesi Battles presentano ilnuovo capolavoro "Gloss Drop" in tredate imperdibili

I Battles sono tornati con un nuovo affrescoart pop, tra elettronica, echi nu-jazz e rockmatematico stipato di collaborazionid’eccezione fra cui Gary Numan, KazuMakino (Blonde Redhead) e MatiasAguayo...

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Sulla lunga distanza “Pineda” si rivela undisco onesto, ben suonato, impegnato acercare una strada propria che per orastenta a rivelarsi....

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Sulla lunga distanza “Pineda” si rivela undisco onesto, ben suonato, impegnato acercare una strada propria che per orastenta a rivelarsi....

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Saporito antipasto di quello che potrebbeessere il nuovo lavoro, contenente ben treinediti oltre alle nuove versioni di"Celentano" e "Plastic Romance" e allacover di "The Chauffeur" dei Duran Duran...

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(Giuseppe Celano)

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Pineda

Pineda

2011 Deambula records

Giuseppe Celano

Umberto Giardini, ormai ex Moltheni, confessa di sentire ilbisogno impellente di uscire dall’asfittico panorama indieitaliano sfruttando questo nuovo progetto il cui moniker èPineda. La formazione strumentale, che include due suoi ex-compagni, Floriano Bocchino e Marco Maracas, ha scelto leOfficine Meccaniche di Mauro Pagani, come scena del delitto. “Pineda” uscirà in vinile e cd, sotto la supervisione di Antonio“Cooper” Cupertino, e sarà un concept-album legato ai flussifdella coscenza, musica per essere suonata senza trappole, népaletti autolimitanti. Serrato dietro alla batteria Umberto produce un rockprogressivo simpatizzante King Crimson ma più accostabile allaroba tanto cara ai Motorpsycho. Che non ci sia niente di nuovoall’orizzonte è riscontrabile dall’opener ”Give Me A Dress” cheviaggia su un riff ossessivo e circolare, con rari cambi ditempo. Chitarre deragliate, in avanti, su pianoforte martellantecreano ”Dominio”, seconda traccia del disco che procedeimperterrito sugli scenari illuminati dal precedente passaggio.L’autore spiega di voler rivoluzionare l’idea di canzone comeviene rappresentata oggi ma in realtà il tentativo riesce solo ametà.Niente di fantasioso o dissacrante, “Pineda” è un albumdecente, senza grandi guizzi né fratture compositive chefaranno urlare al miracolo.Reminiscenze post-rock, scuola Tortoise, e l’occhio attento aFripp non bastano a raggiungere la tanto agognata rivoluzionestilistica. Ci provano con ”If God Exist”, il brano piùinteressante dell’album, una take di suoni ghost e atmosferedilatate, che prende forma dopo i primi cinque minutitrasformandosi in una ballata eterea, con chitarra floydiana.Possiamo però riconoscere a Giardini la scelta coraggiosa dimollare tutto ciò che è stato il suo background e imbarcarsi inuna nuova avventura, totalmente distaccata dal passato. Leultime due tracce ”Twelve Unverse” e ”Touch Me” sembranorispettivamente rubate dai riff degli Ac/Dc e Doors. Buona l’idea di usare questo progetto come una provocazioneper sbeffeggiare i soliti nomi dal successo immeritato cheammorbano portali e riviste specializzate, sulla lunga distanzainsomma Pineda si rivela un disco onesto, ben suonato,impegnato a cercare una strada propria che per ora stenta arivelarsi.

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04/08/11 16.51E’ uscita l’edizione limitata di Pineda, nuovo progetto di Moltheni | Music and Free Time

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The Wave Pictures, The Record’s, Edipo e Jules Not Jude al Vinile 45 Ricky Martin sbarca in Italia

0

DeAmbula Records ha presentato ieri, martedì 31 maggio 2011, l’uscita in vinile (12” edizione

limitata) del primo lavoro del progetto Pineda.

Il gruppo è rappresentato da Marco Marzo Maracas, ideatore del progetto, Floriano Bocchino e

Umberto Giardini (ex-componenti Moltheni).

Il disco è incentrato su sperimentazioni musicali strumentali profumate di psichedelia e

progressive, facendo tornare in mente Tortoise e Explosion in the sky, ma sfiorando quella luce

che negli anni sessanta illuminò le coscienze di intere generazioni a partire da Doors fino ai Soft

Machine.

Registrato da Antonio “Cooper” Cupertino, presso le Officine Meccaniche di Mauro Pagani a

Milano, Pineda (omonimo esordio della band bolognese) uscirà per l’etichetta indipendente

DeAmbula Records.

Marco Marzo Maracas / chirtarra

Floriano Bocchino / Piano Rhodes

Umberto Giardini / Batteria

Inedited World Music Festival 2011 |

Hotels-Riccione.com on Inedited World

Music Festival 2011

Pullman per il concerto di Caparezza a

Cagliari del 10 agosto 2011 |

Fuoridicapa.it | Fuoridicapa.it on

Pullman per il concerto di Caparezza a

Cagliari il 10 agosto 2011

admin on Mamma mia il Musical

kylo on Mamma mia il Musical

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2011

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E' uscita l'edizione limitata di Pineda, nuovoprogetto di Moltheni

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07/06/11 17.05Hate TV - Recensione - PINEDA - Pineda

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(2011) De Ambula Records

Tracklist:1. Give me a dress2. Domino3. Human Behavour5. If god exsist....+Lost in your arms6. Twelve universe 7. Touch Me

Scontato, noioso, ovvio e pieno di retorica. Ecco cosa non vorrebbero mai sentirsi dire gli artisti. E ineffetti così andrà, perchè non si può certo dire che questo lavoro sia anche solo uno degli aggettivielencati. Un lavoro strumentale che trova la sua massima efficacia nell'ipnosi e qualche volta nel trip cervelloticosenza la nauseante componente intellettualoide che, diciamoci la verità, può risultare stucchevole e a

Recensione03/06/2011PINEDA - PinedaPosted By: anuar

URL di riferimento: http://www.deambularecords.com/artists/pineda

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07/06/11 17.04Hate TV - Underground Music Magazine - Hate TV propone ogni giorno n…ografici, eventi, dalla musica indipendente ed alternativa italiana.

Pagina 1 di 5http://www.hatetv.it/

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Recensione07/06/2011 EINSTÜRZENDE NEUBAUTEN @ Teatro Colosseo (TO)Autore: Martin Hofer

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04/08/11 16.46INTERVISTA ai PINEDA (aka MOLTHENI)

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Venerdì 22 Aprile 2011 09:15 Redazione

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04/08/11 16.46Moltheni riparte dai Pineda

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Moltheni riparte dai PinedaScritto da Emanuele Brunetto il 04 luglio 2011

RECENSIONE | La nuova band del cantautore marchigiano propone un post-rock cinematografico ed interamentestrumentale.

Sarebbe davvero ingiusto, da parte nostra, parlare dei Pineda solo ed esclusivamentecome la nuova band di Umberto Giardini, noto ai più con lo storico pseudonimo diMoltheni. In primis perché, trattandosi appunto di una band, ci sono altri artisti (dueper la precisione) a tessere la tela insieme al cantautore marchigiano. E in secondoluogo perché dell’esperienza musicale di Moltheni, nei Pineda, non c’è neanchel’ombra. Progetto interamente strumentale messo in piedi dal chitarrista Marco MarzoMaracas in compagnia del già citato Giardini e di Floriano Bocchino (anch’egli giànella band di Moltheni), i Pineda presentano con questo loro omonimo esordio settetracce a cavallo fra i vari spunti “privi di voce” che hanno preso vita negli ultimi

anni. A cominciare dal cinematografico trittico iniziale composto da Give Me A Dress, Domino e Human Behavour, in cuil’incedere richiama a tratti il sound dei Calibro 35, altra formazione nostrana che col cinema e le colonne sonore ha unrapporto più che stretto. C’è il math d’annata a là Tortoise di Touch Me, sessione ritmica marcata opera di Giardini (che s’impegna nei Pineda aldrumming) e chitarre asfittiche nella parte centrale del pezzo. E poi la rumoristica If God Exist, He’s In The Deep: un po’post, un po’ ambient, per un lungo sibilo di oltre quattro minuti che potrebbe essere opera degli ultimi This Will DestroyYou, giusto per trovare ancora un punto di riferimento. Ma la palma di miglior brano del lavoro va senza incertezza alcuna a Lost In Your Arms While Outside In All The World,It’s Raining, in cui la dolcezza infinita del titolo fa il paio col languore del pezzo, uno di quelli che in versione live – c’è dascommetterci – fa tenere gli occhi chiusi a oltranza, fino a perdere l’equilibrio e la cognizione spazio-temporale. Lasiderale e in certi punti jazzata Twelve Universe chiude un album vario e trasversale nella sua proposta sonora , chesegna la nascita di una band partita con i piedi per terra e il piglio giusto.

Emanuele BrunettoEmail:[email protected] Età: 28Sesso: MRegione: SiciliaProvincia: Catania

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PINEDA, “Pineda” (Deambula Records, 2011)Posted by Eleonora Ferri in Recensioni on 14. Jun, 2011 | 0 Comments

[ di Eleonora Ferri ]Sei pezzi strumentali e una comunione totale dei tre musicisti (tra cui Moltheni alla batteria): solipsismida post-rock americano e barlumi brit prog dei primi anni ’70. Una piccola architettura musicale con unsuo equilibrato fascino.

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EDDIE VEDDER, “Ukulele Songs” (Universal, 2011)

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04/08/11 16.52Moltheni è tornato, ma non chiamatelo così | Rocklab.it v4 beta

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RHCP: esclusiva per chi pre-ordina il nuovo album!

I Red Hot Chili Peppers hanno annunciato pochi giorni fa ledate del loro Tour Europeo 2011, che farà tappa anche inItalia per due date il prossimo dicembre: il 10 a Torino el´11 a Milano.

I biglietti per entrambe le date saranno prestodisponibili, con le seguenti modalità:

- Dalle 09:00 del 29 giugno alle 09:00 del 1° luglio i biglietti saranno a disposizione inesclusiva per chi ha pre-ordinato il nuovo album “I´m With You” (in uscita il 30agosto).

Pre-ordinando l’album tramite questo...

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Pineda (s/t)Tracklist:

01. Give me some well-dressed reason02. Domino03. Human behaviour04. Touch me05. If god exists, he's in the deep (part one); Lost in your arms, while outside in all theworld, it's raining (part two)06. Twelve universes

Umberto Giardini ha sette vite. Sì, perché Moltheni – questo il nome con il quale ha pubblicato sette album di etereabellezza – si è reinventato di nuovo, ripartendo da zero. Il progetto Pineda debutta con un disco in edizione limitatain 12” che non è un ep e neppure un album vero e proprio. Le sei tracce sono state registrate presso le OfficineMeccaniche di Mauro Pagani, sotto la supervisione di Antonio Cupertino. La “rinascita artistica” – così definita nelleparole dello stesso Umberto, da tempo in rotta con il panorama musicale indie italiano, ritenuto ormai asfittico eautoreferenziale – include anche due suoi ex compagni di band, Floriano Bocchino e Marco Maracas. Per una stranacongiunzione astrale Umberto si è ritrovato dietro le pelli della batteria, come ai tempi dei suoi esordi.

Non è certo un progetto semplice, né facile da ascoltare. Coraggioso e intenso, venato di psichedelia inglese –soprattutto i Pink Floyd barrettiani di A Saucerful of Secrets e quelli di Gilmour di Meddle e Atom Heart Mother –Pineda è un disco per palati fini. I sei brani sparigliano i canoni della canzone appoggiandosi alla forma libera del rockprogressivo – c'è da credere che lo studio di registrazione di Mauro Pagani non sia stato scelto per caso. Pioggia,vento, ricordi d'infanzia, fumi lisergici: una fragranza diversa per ogni brano. L'apertura del disco è affidata a Give MeSome Well-Dressed Reason: quasi un funk, ruota intorno a un giro di basso ossessivo, intenso, da trance meditativa.Domino sembra un pezzo da colonna sonora dei polizieschi italiani anni Settanta, calda di groove, morbida eseducente. A volte vengono tratteggiati paesaggi carichi di pioggia, come accade nella lunga If God Exists (…), quasisacrale, preziosa nei suoi ricami dolcissimi eseguiti, sembra, alla celesta. Tra nastri al contrario di beatlesianamemoria e una chitarra slide colta nel cuore di un blues acido, If God Exists ci prende per mano e ci accompagnaverso orizzonti sconosciuti. E poco importa che in tutto il disco non ci sia una sola parola: non se ne sente lamancanza. Questa musica imperiosa, autosufficiente, si lascia apprezzare per i suoi umori capricciosi e, allo stessotempo, delicati e carezzevoli.

Un disco di chiaroscuri, di grigi, bianchi e neri. Un disco di contrasti violenti, come sono violente le emozioni cheparlano direttamente all'anima. Incantevole.

Aggiunto: 01-07-2011Recensore: Laura AlberganteVoto: Link Correlati: www.moltheni.org

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Paul è l'alieno che non ti aspetti. Non è guerrafondaio, timido orivoluzionario come la storia filmica degli ultimi decenni ci avevacostretto a pensare. Paul è sboccato, politicamente scorretto,ateo, alcolizzato, drogato, ninfomane, nerd ...

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Pineda Pineda (DeAmbula Records 2011)

di Stefano Fasti

Prendono di sorpresa questi Pineda. Il solo conoscere i nomi dei musicisti coinvolti in questa formazione (Marco Marzo Maracas, chitarrista e ideatore del progetto, Floriano Bocchino, alle tastiere e al piano Rhodes e Umberto Giardini aka Moltheni alla batteria) non aiuta a indovinare la direzione in cui soffia il vento. Ecco, lasciate ogni aspettativa di post-rock o voi che entrate. Nonostante il forte legame che lega Umberto Giardini alla “scena di Chicago” e la stima, mai celata, che lo unisce a John McEntire dei Tortoise, stavolta la strada intrapresa va ad impregnarsi di quel “liquido seminale” che i tardi anni Sessanta e i primissimi Seventies hanno prodotto in ambito Progressive. Forse sarebbe più lecito parlare della Scuola di Canterbury (leggi la filiazione più creativa e meno ridondante del Prog di quegli anni). E‟ la lezione proveniente da quella provincia del Kent che in questo disco sembra vivere di nuova linfa e di nuove idee: e così sonorità chiaramente riconducibili a Soft Machine, Gilgamesh, Hatfield & The North, National Health (al cui retaggio si riannoda Marco Marzo) stringono alleanza con la fazione più “matematica” e più affine al jazz sperimentale del post-rock statunitense (Tortoise, The For Carnation, Don Caballero, Windsor For The Derby). In realtà questo gemellaggio sonico era già tutto nel DNA di queste band dei Nineties: vedere dal vivo i Tortoise (momento in cui la loro esperienza si fa ben più esaltante e “grassa” rispetto ai perfetti, studiatissimi lavori in studio) spinge naturalmente a ricondurre la memoria verso ciò che gli Hatfield & The North avevano fatto vent‟anni prima. Nei Pineda non manca una matrice psichedelica in grado di innervare l‟intero lavoro e particolarmente evidente nelle chitarre.

E‟ strano pensare come il post-rock, figlio di quella istanza post-punk di decapitazione dei cliché del rock, chiuda il cerchio facendo pace con alcuni tra i più geniali dei propri “padri putativi”, che pure dopo il „78 sembravo meritevoli solo di una epurazione culturale. Quando invece si spegne la verve rivoluzionaria, si compie quell‟autocritica necessaria a capire che non tutto ciò che è nuovo è davvero innovativo. E allora, a chi passa questa maturazione evolutiva si dischiude la grande possibilità di (ri)scoperta del proprio passato, delle avanguardie che furono e che necessitavano di essere approfondite prima di essere mandate al patibolo solo con l‟ignorante accusa di essere “vecchie”. Ecco, da una persona attenta come Umberto Giardini non poteva che esserci questa voglia di rimessa in discussione della propria identità, senza rinnegare nulla, ma ridando rilievo a ciò che davvero contava e conta. E ripartire da lì.

L‟album è splendido ed è una gran gioia sapere che sia nato in Italia (in cui pure c‟è stata una tradizione progressive forse non così direttamente riconducibile a ciò che accadde a Canterbury, ma qualitativamente altissima… andatevi a ripescare le improvvisazioni live della PFM nei ‟70): da anni non trovavo questa profonda attenzione a quella musica strumentale che scaturiva attraverso intense jam e senza passare per il tramite di uno studio a tavolino. Mi verrebbe di chiamarlo rispetto, se non fosse per il senso di reverenziale timore a cui questa parola tende ad indurre: stavolta, paradossalmente, proprio a partire da un tale “rispetto” si genera una struttura sonora non così celebrativa o pedissequa nei confronti delle formazioni citate. Piuttosto viene compiuto questo necessario lavoro di rivisitazione senza cercare di trasporre suoni e idee semplicemente intercettandole e filtrandole attraverso l‟elettronica. Qui si suona e si suona veracemente!

Dovessi parlare dell‟album in dettaglio, non tralascerei alcuna traccia: vi basti sapere che una traccia così "cerebralmente emotiva" come Touch Me (in grado di fondere perfettamente e sistematicamente le diverse anime dei Pineda), non la sentivo da tempo. Un disco, e un gruppo, davvero “Avant(i)-retrò”.

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04/08/11 16.57Pineda – Pineda (2011 – Deambula Rec.) | Shiver

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15/06/11 10.38PINEDA, “Pineda” (Deambula Records, 2011) | Kalporz

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PINEDA, “Pineda” (Deambula Records, 2011)Posted on 14. Jun, 2011 by Eleonora Ferri in Recensioni

E’ tutto incentrato sulla strumentale ricerca e costruzione del Suono. Un“concept album”, come lo definisce lo stesso Umberto Giardini al secolo Moltheni AKA batterista deiPineda. Le sei tracce contenute in questo album senza titolo, uscite a Maggio e registrate presso leOfficine Meccaniche da Antonio “Cooper” Cupertino, sono l’ ultimo progetto collettivo dell’excantautore della scena musicale indipendente. Indipendente a sua volta da quella ufficialmenteindipendente. Sì perchè Umberto Giardini, dopo aver chiuso lo scorso anno la lunga esperienza solista di

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07/06/11 17.20Pineda, le nuove squame di Moltheni – M I X T A P E

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Pineda, le nuove squame di Moltheni

(http://mixtape.it/wp-content/uploads/2011/05/moltheni.jpg)

Umberto Giardini, a.k.a. Moltheni, ha deciso di darci un taglio con il singer/songwriting. Almeno

per adesso. Scelta dettata dalla volontà di reinventarsi dopo la saturazione artistica con 10anni di

carriera da cantautore. Questa decisione appare però razionale e calcolata, per quanto possa

sembrare strano rinunciare al proprio pubblico per passare ad un genere più di nicchia, come

l’alternative rock.

La nuova band, i Pineda, vede Umberto alla batteria, e con il primo EP presenta una serie di brani

strumentali, palesemente ispirati al filone post-rock, quello dei Tortoise, ma anche quello più

criptico e sporcato dei Mogwai.

I pezzi sono spavaldi nel miscelare sonorità alternative acide di inizio anni ’90, psichedelia

derivativa come quella centellinata dal baroque canadese dei primi incerti tempi e digressioni grind,

forti dei precedenti efficaci osservabili (Zu).

Come nella migliore tradizione del genere, la vivacità è mantenuta dal protagonismo di ogni

strumento, cosa che fatta bene fa distrarre dalla componente datata del suono.

Dimostrando di saper suonare come si deve, i Pineda disegnano delle geometrie ritmiche che

fanno sentire la jazz-fusion praticare sodomia al blues.

Come un Neffa al contrario, Umberto Giardini si lancia in un disco categorico e unilaterale. Ma sa

che è solo un periodo.

Moltheni è la, bloccato nella grafite come Ian Solo.

Per adesso inebriamoci del suono convulso dell’estremismo musicale.

Quello che osserviamo è sinceramente degno di nota.

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Pineda-pinedaPineda-pineda

Tag:

strumentale

sperimentale

progressive

16 Giugno 201116 Giugno 2011

A cura di: A cura di: Francesco CerisolaFrancesco Cerisola

Umberto Giardini (Mr Moltheni) si era ritirato dalle scene, mettendofine al suo progetto solista e bistrattando la scena musicale italiana(criticando fortemente artisti e critici). Ma a quanto pare era solo unarrivederci. A un anno di distanza, in compagnia di Marco MarzoMaracas e Floriano Bocchino, ritorna in veste di batterista, in una nuovaband, i Pineda. Per noi sette nuove canzoni strumentali, in bilico frapsichedelia, reminescenze sixties e sperimentalismi.

Ad aprire l'opera ci pensa la fresca, rapida e fluente Give Me Some Well-dressed Reason che, tra chitarre,basso, tastiere, batteria e xilofono, scivola via frizzante e vivace in tutta la sua lunghezza (7 minuti).Domino, più viscerale ed espressiva, guidata dal dialogo fra chitarra e tastiera, si inoltra in ambienti retròdeclinati in crescente esplosione, cedendo poi il passo a Human Behaviour che, nonostante la duratalimitata (3 minuti e mezzo), coinvolge e conquista con i suoi suoni e le sue melodie. Touch Me, più tesa evibrante, non lascia prender fiato, rituffandosi continuamente nella materia sonora con tumultuosi giochiritmici di chitarra, basso e batteria (in sottofondo) e una seconda parte esplosiva e dirompente. If GodExist, He's In The Deep, invece, è la quiete totale, pacata, giocata su note bislunghe (drones?) a far datappeto, mentre leggere sperimentazioni vi si adagiano sopra. Lost In Your Arms While Outside In All TheWorld, It's Raining, prosecuzione del precedente pezzo, sempre su toni pacati, lascia sfogare tastiere echitarra (in maniera molto tortoisiana). Infine, a concludere, ci pensa Twelve Universes che, recuperata laverve iniziale, rilascia scariche energetiche, ipnotizzando e trascinando l'ascoltatore nel suo magma sonoro.

Il trio non delude. Se Moltheni in quanto solista non esiste più, possiamo ben consolarci con i Pineda.Certo, non sarà la stessa cosa (e magari qualcuno continuerà a restar deluso), ma la corposità di questesette tracce è innegabile. Un disco che suona fresco, attuale e personale (nonostante i chiari riferimenti aglianni '60, ai Tortoise, agli Explosion In The Sky). Un disco ben costruito, ben suonato e dalle belle idee.

TRACKLIST:01. Give Me Some Well-dressed Reason02. Domino03. Human Behaviour04. Touch Me05. If God Exist, He's In The Deep06. Lost In Your Arms While Outside In All The World, It's Raining07. Twelve Universes

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07/06/11 16.07Pineda: "Pineda"

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Pineda: "Pineda"

Immaginate inseguimenti densi di adrenalina sullestrade dei poliziotteschi anni 70, sottraete un po’ disensualità funky, aggiungete le atmosfere malinconichee dense di certo progressive di marca inglese eattualizzate il tutto con sonorità care al cosiddettopost-rock americano degli anni 90. Finito con leformalità e ora di togliere la maschera del gobbo (e untantino viscido) recensore per parlare con l’entusiasmodel fanatico. Se questo "s/t" non riesci a nonmandarlo in loop continuo dopo ripetutiascolti giornalieri, o soffri di disturbiossessivo- compulsivi o i Pineda sono tremendamente bravi. Non del tutto sicuro dellaprima, propendo con certezza per la seconda.

Come puoi non entusiasmarti quando fanno strabuzzare occhi e orecchie per come in uncrescendo di pathos portano "Give Me Some Well- Dressed Reason" dalle tastiere ipnotiche aun’esplosione di freddo e robotico funk, oppure quando ribaltano lo stereotipo post-rockinserendo tastiere e assoli di chitarra che dimenticata la malinconia iniziale fanno muovere ilbacino sulle note di "Domino". Per poi passare al martellante incedere progressivo dellabombastica "Touch Me". Lo splendore cinematografico della suite "If God exist He’s in the Deep /

Lost in your Arms while outside in all the World It’s Raining" trascina l’ascoltatore verso laColonna Sonora di un inseguimento ("Twelve Universe") le influenze progressive, funk epsichedeliche mutano e trasformano l’andamento della fuga in un crescendo di alti e bassi. Seibombe strumentali che mixano a dovere e in parti uguali adrenalinacinematografica e malinconia.

Ps: dire che alla batteria c’è Umberto Giardini aka Moltheni mi trasformerebbe nel biecorecensore che non sono. Qui ci sono solo i Pineda!

Voto: 7

Info:

DeAmbula Records, 2011

Progressive / funk / post-rock

Tracklist:

1- Give Me Some Well Dressed Reason

2- Domino

3- Human Behavior

Musica Novità Pineda: "Pineda"

JOSHUAPIBODY

NOVITÀ DISCOGRAFICHE

I Cani: "Il Sorprendente Album D'esordio Dei Cani"

Pineda: "Pineda"

Brunori Sas: "Vol. 2 - Poveri Cristi"

Montezuma: "Di Nuovo Lontano"

Camion: "A Serenade For Yokels"

Lilies On Mars: "Wish You Were a Pony"

Bianco: "Nostalgina"

Simona Gretchen: “Venti e Tre”

Quakers and Mormons: "Evolvotron"

Amplifier: "The Octopus"

Livia NevroshockingiochiDiana Sinusite Ilario

Ida IlSogno Stefania Lù MusicZoom

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Inception (C. Nolan) POST: 01.04.11

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I Film italiani del Decennio POST: 27.03.11

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21/06/11 16.24Pineda s/t

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s/t

DeAmbula records (2011)

di Ester Apa 21/06/2011

player Pineda - 01. Give Me Some Well-Dressed Reason

Tracce

01. Give Me Some Well-Dressed Reason 02. Domino 03. Human Behaviour 04. Touch Me 05. If God Exist, He's in the Deep (part one) Lost in Your Arms While Outside in all the World, it's

Raining (part two) 06. Twelve universes

Il tempo che ritorna sereno dopo la burrasca. Premuto il tasto stand-byall'esperienza decennale dietro il moniker Moltheni, Umberto Giardinirimescola le carte del suo presente musicale, reinventandosi in un progettosonoro che di nome fa Pineda e che prende letteralmente le distanze dell'alberogenealogico della forma canzone all'italiana. La rimessa in gioco laterale con duefedeli compagni (Marco Marzo Maracas alle chitarre e Floriano Bocchino alpiano Rhodes ), abbattendo barriere di ruoli e generi e mettendosi stavoltadietro una batteria per scandire il ritmo di una nuova stagione.

Dimenticate per un momento la narrazione vocale, la modulazioneinterpetativa, i chiaroscuri, le zone d'ombra e "Lo Splendore Terrore", chehanno approntato un marchio a fuoco nella riconoscibilità e il pregio delmusicista marchigiano. Perchè i Pineda si muovono su una traiettoriadiametralmente opposta rispetto al vissuto moltheniano: ovvero quella di unprogetto fieramente strumentale, che riesce a far duellare post-rock e prog, inmodo insperabile.

Interpreti magistrali di brani androgini, ora proiettati verso le ambientazionisonore fatte di reiterazioni e lunghe code strumentali, ora verso allucinazionimusicali di matrice lisergica; arrivare al cuore di questi sei brani significasintonizzarsi e lasciarsi trasportare da un flusso di trance musicale rigogliosache è quella che il power trio tratteggia pezzo dopo pezzo in questo esordiofamelico.

Vorticose ascensioni di riff, livelli volumetrici di temperatura sonora, l'acutezzadi stare il più lontano possibile da figure abusate, l'alternarsi fra fragili scoriechitarristiche, tessiturali e oceaniche e millimetriche esecuzioni intrise dicompatezza e geometrie. L'uncino del suono è legato carnalmente al post-rockdi scuola americana degli anni '90, fra John McEntire e i Tortoise, ma ilbasamento prospera sulla furia psichedelica, in costante ascesa verso ilprogressive di scuola Emerson Lake & Palmer. Produzione eccellente e unconsistente anticipo in termini di dinamismo e intensità sonica, fanno di questolavoro un sommovimento musicale, così ricco di stratificazioni e di tale rigoreformale, da rimanerne piacevomente sbalorditi.

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