Periodico italiano magazine gennaio 2016

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Mensile di informazione e approfondimento. In copertina: Futuribili segnali di ripresa. Da mesi il tira e molla sulla situazione economica italiana continua a fornire dati contrastanti. Tuttavia, il senso diffuso di sfiducia nell’aria è palpabile e i negozi restano ‘vuoti’, così come i carrelli della spesa. Non perdetevi gli aggiornamenti settimanali sul nostro sito www.periodicoitalianomagazine.it

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Cattivi profetiUn ottimo modo per proporre una previsione intorno al possibileandamento di un anno solare, è quello di non fare previsioni: chi sisarebbe mai immaginato, alla fine del 2014, quanto accaduto duran-te quest’ultimo anno appena trascorso? Chi mai avrebbe potuto pre-vedere un attacco terroristico contro la redazione di ‘Charlie Hebdo’?O la crisi russo-ucraina? Oppure ancora, l’avvento del Daesh sullascena internazionale? Tutti fatti di stringente attualità esplosi frago-rosamente e all’improvviso, che hanno smentito o posto in second’or-dine ogni previsione cosiddetta ‘scientifica’ degli esperti (che poi tanto‘esperti’ non sono mai…). Gli edi-toriali in circolazione alla fine diogni anno sono, infatti, i menoattendibili di sempre. Ciò accadeperché un tempo, pur nello ‘spara-re’ una ‘cazzata’ qualsiasi, si cer-cava per lo meno di calcolare ten-denze, teatri di crisi e condizioniempiriche su cui far ‘poggiare’ leproprie impressioni. Invece, l’uni-ca tendenza certa degli ultimidecenni è il narcisismo dei nostriprincipali direttori di testata, carie amabili colleghi con il sognonascosto di essere considerati, unbel giorno, dei ‘profeti’ biblici. Daun simile presupposto, ovviamen-te non può discendere un belnulla capace di allontanarsi,almeno un poco, dal proprio puntodi vista soggettivo, trasformandotali servizi in una sorta di olim-piade a chi la ‘spara’ più grossa.Al torneo delle ‘minchiate’ parte-cipano un po’ tutti: Feltri,Sallusti, Ciccio Formaggio ePaolino Paperino. Vittorio Feltri,in particolare, ci va giù con l’ac-cetta sin dai tempi de ‘l’Indipendente’. A ogni modo, ben pochi sono ilettori e, soprattutto, gli italiani che conoscono le vere motivazioni da‘vitelloni’ che spingono le nostre principali ‘firme’ a esercitarsi in unasimile competizione. Ebbene, sveliamo noi l’arcano: una volta pubbli-cata la loro analisi, ognuno di questi signori si diverte a riderci su,poiché ognuno tenta subliminalmente di far andare le cose a ‘fanta-sia’, oppure nella direzione dei propri interessi personali più strin-genti, dimenticandosi completamente di sottrarre quegli elementi di‘fissità’ che falsificano non soltanto un pronostico o una previsione,

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editoriale [email protected]>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

Consumi, produzione industriale,

occupati. L'economia ha svoltato?

Il piano fiscale del governo si sta

dimostrando efficace efficace?

Mentre il premier Renzi proclama

il 2015 come l’anno in cui si è usciti

dalla recessione e il 2016 come

quello della ‘vera svolta’,

che preluderà a un nuovo

‘miracolo economico’, gli italiani

restano dubbiosi. E non a torto

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ma persino il normale racconto della cronaca quotidiana. Feltri eSallusti ‘gufano’ per la caduta del Governo? Ecco allora comparireimmediatamente, sulle pagine dei loro rispettivi quotidiani, le piùfosche previsioni in merito al probabile riaccendersi del conflitto inMedio Oriente, il quale a sua volta causerà sicuramente un rialzo delprezzo del petrolio che manderà a ‘carte e 48’ le speranze di ripresaeconomica di Renzi e Padoan. Ovviamente, nelle altre ‘parrocchie’accade esattamente l’opposto. Anzi, da un po’ di tempo in qua si staverificando un fatto ancor più impensabile: gli editorialisti di ‘punta’del centrodestra, sempre più spesso risultano fiancheggiatori della‘linea’ dei Travaglio o dei Padellaro. Ovviamente, in un ‘casino’ delgenere diventa assai difficile ‘azzeccarne’ almeno una, anche solo persbaglio. Eppure, ci sarebbero cose abbastanza facili da ‘centrare’, tipo:l’Italia di Antonio Conte umiliata dal Belgio ai prossimi campionatieuropei di calcio che si terranno in Francia. Va da sé che, in questocampo, la storica ‘figuraccia’ fatta dall’intera nostra stampa sportivaai tempi di Bearzot funga, ormai, da ‘monito’, per cui nessuno più siazzarda a proporre analisi di un certo spessore ‘tecnico-tattico’, limi-tandosi a raccontarci le peripezie ‘discotecare’ di Mario Balotelli oaltre stupidaggini simili. Insomma, la ‘cazzata libera’, detta o scrittasenza motivo alcuno, ormai regna sovrana. Ed ecco perché ci ritrovia-mo tutti quanti ‘schiacciati’ sul presente: la lungimiranza, anche sem-plicemente quella di medio periodo, nessuno sa più cosa sia. Sbagliandoun’analisi o un’anticipazione qualsiasi, specifica o ‘generalista’ che dir sivoglia, si corre il rischio di doversi assumere la responsabilità indivi-duale dell’aver commesso un errore, ammettendo in tal guisa la propriaincompetenza. Siccome, però, viviamo in un mondo completamenteimmerso nella ‘finta competenza’, meglio allora ‘spararla grossa’, cosìalmeno si capisce che si stava ‘ciurlando nel manico’ e a nessuno neverrà chiesto conto. Ecco perché noi di ‘Periodico italiano magazine’, sul2016 abbiamo deciso di non sbilanciarci più di tanto in alcuna previsio-ne precisa, in nessun campo o settore. Una decisione che non derivaaffatto dalla nostra assoluta incompetenza, bensì dall’eccessiva compe-tenza altrui: nello sparare ‘fregnacce’.

VITTORIO LUSSANA

editoriale Viviamo in un mondo immerso nella ‘finta competenza’>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Matteo Renzi: "Il 2015 è andato meglio

del 2014. È stato un buon anno. Ha visto

in alcune delle principali sfide un segno

che torna positivo. Si diceva che l’Italia

era in stagnazione perenne. Se guardia-

mo i dati, vediamo che il segno più torna

a crescere: era previsto lo 0,7% e siamo

allo 0,8. Con questo governo si registra la

vittoria della politica contro il populismo

per 4 a zero e il risultato, anche grazie alle

riforme, come quelle elettorale e del

Senato, è un Paese solido e stabile"

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Vogliamo veramente chetutto torni come prima?

In ogni epoca, c’è sempre un evento determinante, che delinea unconfine tangibile fra un prima e un dopo. Per i nostri bisnonni fu laprima guerra mondiale; per i nonni la seconda; per i nostri genitoriil boom economico; per noi, una crisi che non si vedeva dal 1929 e dalcrollo di Wall Street. In tutti i casi, ognuno di questi eventi ha deter-minato, in un’intera generazione, un cambiamento di vita, di aspet-tative, di motivazioni. Per quanto la Storia viaggi su binari paralle-li (su uno quella individuale, sull’altro quella collettiva), ogni even-to epocale viene memorizzato con un proprio segno negativo o posi-tivo. Così, di conseguenza, i suoiprima e dopo. Nulla è per sempre,tutto può cambiare all’improvvi-so. Una verità che è valsa perogni generazione del passato, mache noi facciamo fatica a digerire,reduci da quei meravigliosi anni‘80 in cui benessere e abbondanzaerano diritti acquisiti e quasi‘dovuti’. Volevamo tutto e poteva-mo permettercelo. Dalla tv inbianco e nero solo nei bar, a quel-la a colori in ogni stanza dellacasa: in un paio di decenni, ilbenessere sociale è cresciutocome non era mai stato in passa-to. ‘Tu vo’ fà l’americano’ si canticchiava un tempo. Poi, siamo diven-tati tutti padroni del nostro futuro (come insegnano i manuali ame-ricani). Noi, che facevamo la Storia. O almeno così credevamo.Oggi si parla di ripresa economica. Ma anche sposando le più roseeprevisioni è chiaro che quel tipo di passato non tornerà. E probabil-mente è meglio così. Perché, a pensarci bene, abbiamo vissuto annidi intenso egoismo. Ci importava ben poco degli altri e del pianeta odel clima. Volevamo solo essere ‘di più’. Il nostro dopo di oggi ci hacambiati costringendoci a rivedere le nostre priorità, i bisogni, lereali necessità. Ed è anche per questo che la ripresa economica,come la intendono economisti e Governi, non ci sarà. Perché difficil-mente torneremo a consumare come un tempo, adesso che abbiamocapito che lo sviluppo sul bene superfluo non è vero progresso.Questa volta è la Storia che cambia la Storia. E lei con noi. In tuttoquesto, stiamo riscoprendo un nuovo modo di essere, nel quale laquestione non è avere meno, ma volere meno. Se sapremo esserneconsapevoli, probabilmente il futuro ci sembrerà più ricco di oppor-tunità.

FRANCESCA BUFFO

storiadicopertina Quale ripresa economica servirebbe>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Un ambizioso progetto connettela contemporaneità della streetart alla tradizione artigianaleitaliana, con un occhio attentoalle nuove tecnologie

sommario Anno 5 I numero 15 I Dicembre 2016

3 Editoriale

5 Storia di copertina

8 La ripresa annunciataDa mesi il tira e molla sulla situazione economica italiana continua a fornire dati contrastanti. Il senso diffuso di sfiducia nell’aria è palpabile e i negozi restano ‘vuoti’, così come i carrelli della spesa

10 Il quartierediventa socialCondividere, socializzare, riqualificare, creare, ri-organizzare il proprio rione: queste le idee alla base del ‘Social street’

16 Il Giubileo della misericordiaMentre la Capitale si organizza per accogliere il flusso di pellegrini e turisti che arriveranno nel corso del 2016, il Santo Padre rimarca il ruolo di una Chiesa che si fa mediatrice dell’abbraccio con Dio

20 2016: cosa ci aspetta?Le previsioni astrologiche per l’anno che verrà

24 Libero De RienzoArtethica anno zeroL’attore e regista napoletano ha prodotto una rassegna cinematografica a tema carcerario scegliendo come location la più piccola delle isole del golfo napoletano.Lo abbiamo incontrato per parlare della sua idea

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Mark Out 1/1arte e design

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32 L’Italia illustratadi Mario SironiNella ex casa del Duce a Villa Torlonia, in mostra un corpus di 345 illustrazioni realizzate da uno dei più grandi protagonisti dell’arte italiana del Novecento

35 L’Espresso: 60 anni di notizieAl Vittoriano di Roma una mostra dedicata alle fotografie che hanno segnato la storia del settimanale fondato da Arrigo Benedetti ed Eugenio Scalfari

38 Mimosa e le donne che lottanoA tu per tu con la 28enne autrice dell’album ‘La terza guerra’, un disco che ha come protagonisti tutti gli aspetti del femminile post-moderno

40 L’elettronica degli Osc2xDietro l’acronimo, riferito all’oscillatore dei sintetizzatori, si cela il musicista bolognese Vittorio Marchetti

44 Libri&LibriNovità in libreria

48 Bentornato Star WarsUna fanta-avventura che, ancora oggi, tra alti e bassi, cattura l’immaginazione degli spettatori come pochi altri film

‘Cittadini creativi’ è un progetto cheintende creare un luogo d’incontro traindividui, designer, istituzioni e attorilocali, ospitato da Cascina Cuccagnanella zona 4 di Milano

Design di servizie innovazione sociale

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Anno 5 - n. 15 - Dicembre 2016

Direttore responsabile: Vittorio LussanaVicedirettore: Francesca Buffo

In redazione: Gaetano Massimo Macrì, Carla De Leo, Giuseppe Lorin, Michela Zanarella, Stefano D’Argento,Serena Di Giovanni , Ilaria Cordì , Silvia Mattina,Giorgio Morino, Michele Di Muro, Clelia Moscariello

REDAZIONE CENTRALE: Via A. Pertile, 5 - 00168 Roma - Tel.06.92592703

Progetto grafico: Komunicare.org - Roma

Editore Compact edizioni divisione di Phoenix associa-zione culturale - Periodico italiano magazine è unatestata giornalistica registrata presso il RegistroStampa del Tribunale di Milano, n. 345, il 9.06.2010

PROMOZIONE E SVILUPPO

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Senza dubbio, nel 2015, il Pil italiano finalmente ha avuto unsegno positivo. Certo, non il balzo in avanti che tutti quanti stia-

mo sognando da anni. Si potrebbe definire, piuttosto, un timido sus-sulto, tanto che siamo, con la Grecia, i fanalini di coda dell’Eurozona.Ma sufficiente per fare ‘allargare i sorrisi’ del Governo: grandi pacchesulle spalle (tra di loro), che però confortano poco i cittadini. Perché,basta guardarsi intorno, per vedere che per la stragrande maggio-ranza degli italiani poco è cambiato. Anzi, a dirla tutta, a cambiaresono stati proprio gli italiani che, per la prima volta, in questi anni dicrisi, in una certa misura hanno ‘disertato’ il Natale. A cominciaredalle luminarie, poche e quasi tristi, che hanno segnalato malinconi-camente quanto queste feste siano state vissute sottotono. Per i rega-li siamo passati dal dono ‘utile’ al ‘giusto un pensierino’. I negozi diabbigliamento, pur di incentivare le vendite, hanno iniziato a pro-muovere e scontare già dalle prime settimane di novembre. Laddovei prezzi sembrano più abbordabili, si riscontra un abbassamentodella qualità dei materiali, delle rifiniture. I capi migliori sono diven-tati ‘inavvicinabili’ ai più e, probabilmente, resteranno tali anche neisaldi ‘veri’. Nei piccoli centri, la penuria di negozi è diventata palese-

primopiano Segnali positivi per il Pil italiano, ma la crisi non è finitprimopiano>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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La ripresaannunciata

Da mesi il tira e molla sullasituazione economica italia-na continua a fornire daticontrastanti. Nelle ultime set-timane, il Governo ha pro-mosso una certa propagandapositivista, puntando alla‘pancia’ della gente. Tuttavia,il senso diffuso di sfiducianell’aria è palpabile e i negozirestano ‘vuoti’, così come icarrelli della spesa

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mente evidente. Nelle grandi città, i pochi quartieri commercialmen-te attivi, registrano un turn over di insegne che si rinnova semestral-mente.Certo, a leggere i comunicati ufficiali di Cna e Confcommercio, lasituazione è meno funerea, ma solo in alcune zone: una certa ripresa– a sorpresa – in Sicilia (con un Pil al +0.4% e dove sembra che ilfamigerato Jobs Act abbia giovato alle dinamiche occupazionali inmaniera più rilevante che nelle altre regioni italiane) e ottimi risul-tati per il Pil veneziano, che sale dell'1,3 per cento, mentre il tasso didisoccupazione veneto scende al di sotto del 9 per cento. Ma può chia-marsi ripresa un trend a ‘macchia di leopardo’?Venti regioni, centodieci capoluoghi e centinaia di realtà diverse:un’economia frammentata, che ci si ostina a definire con un’unicafotografia, mentre il lavoro, i consumi e i prezzi sono diversi se timuovi in lungo e in largo per il Paese.Non occorre essere esperti di economia per capire che tutto è ancoramolto critico e che ‘la coperta è troppo corta’: se tagli una Tasi da unaparte, devi aumentare qualcosa dall’altra. Perché il fine mese è diffi-cile per tutti, anche per lo Stato. E se per Natale siete riusciti a rega-larvi l’ultimo episodio di Star Wars sognando avventure intergalatti-che, avete solo da sperare di non ritrovarvi protagonisti inconsapevo-li di ‘Balle spaziali’. Quelle che annunciano la fine della crisi, perintenderci.

FRANCESCA BUFFO

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Scenario in grigio in vista dei saldi di fine stagioneSecondo Adusbef, Fedeconsumatori e Codacons gli acquisti di gennaio non registreran-no impennate rispetto al 2015, ma quasi una famiglia su due si permetterà qualchespesa in più. Previsto un giro d’affari complessivo di 1,6 miliardi di euro. La spesa siattesterà a 179,4 euro a famiglia, esattamente come lo scorso anno. E questo dopo chele spese natalizie hanno segnato, sempre secondo le elaborazioni diFederconsumatori, un calo dell’1,6% rispetto al 2014. Una situazione definita di 'gal-leggiamento', in cui non si spenderà di più , ma crescerà leggermente il numero difamiglie che approfitteranno dei saldi: saranno 9 milioni e 100 mila (cioè il 38%) ,perun giro di affari complessivo di 1,68 miliardi di euro

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Il problema del ‘vicino maleducato, senza rispetto per gli altri’, ciriguarda tutti. Per non parlare delle liti condominiali e delle relati-

ve, numerose, cause civili pendenti, che ogni anno vengono avviate nelnostro Paese. Eppure, oggi esiste un sistema, reale e concreto, persuperare certi pregiudizi e per rendere la nostra vita quantomeno ‘pia-cevole’. Farselo ‘amico’ e trasformarlo da vicino molesto a risorsa peril miglioramento della propria qualità della vita, condividendo, peresempio, insieme a lui delle attività sociali e culturali che possano farprogredire lo stesso quartiere. Come pulire insieme lo scalone di unnoto monumento della zona o raccogliersi attorno a un tavolo perdiscutere dei problemi che riguardano lo spazio in cui si vive, oppure

Condividere, socializzare, riqualificare, crea-re, ri-organizzare il proprio rione: queste leidee alla base del ‘Social street’, un fenomenoche ha avuto origine nel settembre 2013 dal-l’esperienza del gruppo facebook ‘Residenti invia Fondazza – Bologna’, diffusosi rapida-mente in tutta Italia e all’estero

società Con oltre 350 gruppi facebook, nati in Italia e all’estero in poco più di un >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Il quartierediventa social

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trovarsi in piazza o al bar per scambiarsi gra-tuitamente servizi, organizzare apertivi socialie mercatini nelle abitazioni private degli altricondomini. O ancora: promuovere lo sharing e loscambio di oggetti, organizzare forum, circoliculturali, corsi di pittura per bambini, tornei diplay station e, perché no, anche corsi di cucinapresso la sua abitazione. E magari, qualorafosse un artista, mettere a disposizione la tuacasa, il tuo negozio o ufficio, per accogliere emostrare al pubblico le sue opere. In poche paro-le: socializzare e condividere, riqualificare, ri-organizzare il tuo quartiere assieme a lui.Queste, le idee alla base del ‘Social street’,fenomeno che ha origine nel settembre 2013dall’esperienza del gruppo facebook ‘Residenti in Via Fondazza –Bologna’, e che si è rapidamente diffuso in tutta Italia e all’estero.Particolarmente, nelle città di Bologna, Milano, Firenze, Palermo,Roma e Torino e, all’estero, in Francia, Portogallo, Nuova Zelanda,Croazia, Brasile e Spagna. Un interesse, quello per le ‘Social Street’,che sta riguardando anche il mondo accademico con la produzione didecine di tesi di laurea e ricerche, che spaziano dal campo psicologico-antropologico a quello sociologico-economico ed urbanistico. Questecomunità in rete nascono col fine principale di socializzare con i vicinidella propria strada di residenza per instaurare un legame, condivide-re necessità, scambiarsi professionalità, conoscenze, portare avantiprogetti collettivi di interesse comune e trarre, quindi, tutti i beneficiderivanti da una maggiore interazione sociale. Il tutto, utilizzando igruppi chiusi di Facebook, quindi a costo zero.Cosa ha mosso la creazione e la diffusione di questo fenomeno? In primoluogo, la constatazione dell’impoverimento dei rapporti sociali non solonegli ambiti urbani maggiormente sviluppati, ma anche in realtà piùristrette. Con, come principale conseguenza, il degrado urbano, la man-canza di controllo sociale del territorio e la perdita del senso di apparte-nenza. Posto, in molti casi, il parziale fallimento delle proposte prove-nienti dalle pubbliche istituzioni, il ‘modello Social Street’ cerca dunqueuna possibile soluzione alle problematiche del quartiere partendo ‘dalbasso’, dai cittadini, dalla comunità stessa, attraverso i legami sociali enuovi rapporti di conoscenza tra le persone.Il fenomeno ha avuto un enorme successo in termini quantitativi: adimostrarlo, il numero crescente di ‘Social Street’ in ambito nazionaleed internazionale, con oltre 350 gruppi nati in Italia e all’estero in pocopiù di un anno. Come è avvenuta, di fatto, la sua diffusione?Soprattutto attraverso l’uso di Facebook e dei social network, qualifacilitatori del passaggio dal ‘virtuale al reale’. Altro punto di forza delmodello ‘Social Street’ è il concetto di ‘territorialità’, che si esplicanella decisione di limitare i singoli gruppi FB a un territorio circoscrit-to e, pertanto, a dimensioni molto ridotte. Ancora, hanno concorso alladiffusione della ‘Social Street’, da un lato, la gratuità degli eventi pro-mossi (sia a livello degli scambi interni sia a livello di macro struttu-ra), dall’altro la libertà accordata a ogni singolo gruppo nell’agire comemeglio ritiene per riattivare i rapporti sociali, tenendo conto, ovvia-mente, delle peculiarità del proprio territorio.

anno, le social street sono una risposta all’impoverimento dei rapporti sociali >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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La ‘riattivazione’ del rapporto cittadino-territorio – si legge dal sito uffi-ciale dell’iniziativa (www.socialstreet.it) – avverrebbe attraverso l’ ‘inclu-sione’. Vale a dire, la scelta di concentrarsi su ciò che unisce le personeescludendo quello che divide. L’utilizzo di un territorio specifico, definitocome ‘elemento aggregante’, ha comportato anche la destrutturazione ditutte le altre categorie in cui le persone si riconoscevano dividendosi pergruppi di appartenenza (classi sociali, interessi, età, appartenenze poli-tiche, provenienza). L’esclusione di qualsiasi aspetto economico-politico,inoltre, ha differenziato il modello da tutte le altre esperienze territoria-li strutturate, come associazioni e comitati.Posta l’assoluta soggettività della definizione di ‘Social Street’, e la liber-tà di ciascun quartiere nel mettere in atto le proprie strategie, esistonoperò delle ‘linee guida’ da seguire e alle quali fare riferimento per l’orga-nizzazione delle iniziative. Tra queste, l’assenza di finalità di lucro, poli-tiche, religiose e ideologiche.Come si fa a creare una ‘Social street’? La risposta è semplice. Bastamunirsi di un computer, di una rete internet e di tanta buona volontà. Ilprimo passo da compiere è creare un gruppo chiuso utilizzando il proprioprofilo Facebook e rispettando alcuni essenziali accorgimenti. Per esseretrovati dal motore di ricerca del noto social network è, infatti, necessarioche il nome del gruppo riporti la dicitura ‘Residenti in… (nome via, oppurepiazza, quartiere, etc), il nome della città e la parola ‘Social street’, interval-late da un trattino (-). Per tutelare la privacy delle persone – scrivono gliorganizzatori - è opportuno che il gruppo sia chiuso. Le impostazioni dellaprivacy possono essere gestite dal fondatore, il quale può decidere se auto-rizzare tutti i post in automatico o se volerli moderare, tenendo presente,tuttavia, che ‘Social Street’ è uno strumento ‘democratico’. Per prenderedecisioni in tempi brevi, gli organizzatori consigliano, inoltre, di creare unasorta di ‘cda’, una cerchia di persone formata dal creatore del gruppo e daaltre quattro o cinque figure. Sempre gli organizzatori ci mettono in guar-dia da alcune ‘problematiche’ che potrebbero emergere all’apertura delgruppo. È probabile, infatti, che alcuni membri vi entrino semplicementeper farsi pubblicità. In tal caso, sarà il fondatore a decidere se il tipo di pub-blicità Una volta creato - ci informano gli organizzatori – il gruppo dovràessere pubblicizzato nel quartiere con una locandina: basta un foglio A4 nelquale indicare la nascita del gruppo, l’obiettivo della socialità ed il relativolink. Il successo del ‘Social street’ – aggiungono - non si misura in base alnumero dei membri del gruppo (anche se è consigliato un numero minimo

società I gruppi social street contribuiscono alla ‘riattivazione’del rapporto cittad

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di 30 persone). Piuttosto, sembra che i gruppi più piccolifunzionino meglio per una maggiore interazione e cono-scenza reciproca. Affinché il sistema prenda piede, sareb-be necessario coinvolgere anche le attività commercialidella strada e proporre scambi vantaggiosi per entrambele parti (maggiori sconti per i residenti, più clienti perl’attività commerciale).Il gruppo, ovviamente, una volta aperto, va continua-mente alimentato con contenuti e idee. Il fondatore o imembri del cda – ci suggeriscono gli organizzatori -dovrebbero cercare di tenere ‘vivo’ il gruppo anche conpiccole accortezze, come la creazione di album fotogra-fici per condividere, ad esempio, le foto dei terrazziinterni delle case, normalmente non visibili dalla stra-da, o le immagini di oggetti che non si usano più, dapoter scambiare con i propri vicini. Le possibilità sonotante e, tra queste, esiste quella di creare un hashtagdella propria strada su Instagram e caricare delle foto.La parte più interessante (e complessa) del ‘SocialStreet’ è certamente il passaggio dal ‘virtuale’ al ‘reale’,al quale concorrono la creazione di eventi su Facebooke la diffusione degli stessi attraverso il portale ufficia-le. Una volta avviato, il gruppo dovrà essere segnalatoall’indirizzo ‘[email protected]’, dal quale si verràricontattati al fine di verificare gli obiettivi di utilitàsociale che, come abbiamo visto, muovono il motore del-l’iniziativa. E, se tutto va bene, il gruppo sarà poi inse-rito nel portale ufficiale.Lo ‘spirito Social street’ ha condotto, finora, a risultatiinteressanti. A dimostrarlo, l’evento ‘Equinozio artistico’che, dal 20 al 22 marzo scorso, grazie ai residenti di ViaFondazza a Bologna, ha portato in strada le creazioni degli artisti dellazona, oppure l’iniziativa denominata ‘la biblioteca-bonsai’, che ha fattonascere a Udine, nel borgo dei Rizzi, la prima ‘bibliocabina’, trasformandocome avviene già in molte località del Nord Europa una cabina telefonicavintage in una libreria per il ‘book sharing’, la condivisione gratuita di libri.

SERENA DI GIOVANNI

dino-territorio

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In alcuni casi, inoltre, il fenomeno del

‘Social Street’ può comportare il finanzia-

mento collettivo di opere e progetti pub-

blici, effettuato dai liberi cittadini, talvolta

in collaborazione con le stesse istituzioni.

Una sorta di ‘civic crowdfunding’, alternati-

vo a quello tradizionale, che tenta di col-

mare una crescente sfiducia nei confronti

dell’amministrazione pubblica. Una nuova

forma di governo partecipativo caratteriz-

zato da una maggiore ‘trasparenza’, garan-

tita dalla possibilità dei cittadini di acce-

dere attraverso il web e i social network –

come Facebook, Twitter e Instagram - alle

informazioni riguardanti il progetto soste-

nuto. E proprio dall’incontro tra il ‘crowd-

funding civico’ e forme di collaborazione

partecipata possono venire alla luce delle

iniziative interessanti. Come nel caso del

progetto presentato all’Expo 2015 di

Milano, ‘FeedMe’, la prima app di food-

sharing che mette in contatto persone che

vogliono conoscersi e condividere la cuci-

na casalinga, compiendo nel contempo un

piccolo viaggio culturale.

Civic crowdfunding Finanziare opere e progetti pubblici

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società Un ‘fab-lab’di servizi i cui attori sono le persone>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Dall’intreccio tra design deiservizi e innovazione

sociale prendono avvio nuoviprogetti di collaborazione par-tecipata tra cittadini e pubbli-che istituzioni per il migliora-mento della città in cui si vive,di cui ‘Cittadini creativi’costituisce un esempio concre-to. Nato all’interno delDottorato di ricerca diDaniela Selloni al Politecnicodi Milano, ‘Cittadini creativi’intende creare un luogo diincontro tra cittadini, desi-gner, istituzioni e attori localiper – si legge dal sito ufficiale– “co-progettare e co-produrreservizi per la vita quotidiananel quartiere”. Il progetto,ospitato da Cascina Cuccagna,interessa una specifica sezio-ne territoriale, la Zona 4 di

Milano, e prevede una serie diappuntamenti settimanali perraccogliere idee da sperimen-tare negli ambiti più dispara-ti: dalla cucina, allo scambiodi oggetti di uso quotidiano edi servizi e competenze didiverso tipo. Sei sono i servizinati nella zona 4 di Milanoall’interno dell’iniziativa, tuttigratuiti, in continua evoluzio-ne e aventi come minimo

comun denominatore metodidi ‘progettazione partecipata’.Per il settore ‘servizi di scam-bio oggetti e competenze’: LaBanca del tempo potenziata,un sistema per scambiarsicompetenze e piccoli favori nelquartiere, e La Bibliotecadegli oggetti, uno spazio fisicoe virtuale per scambiareoggetti nel quartiere. Per ilsettore ‘Servizi legali e buro-cratici’: Lo Sportello del citta-dino, volto all’orientamentoburocratico. Mentre per i‘Servizi alimentari’: Facecook,una rete alimentare che uni-sce ristoranti, mercati, negozilocali e cittadini, e La rete didistribuzione locale. Quanto,infine, ai ‘Servizi culturali’: ICiceroni di zona 4, che vuole iluoghi della zona ‘adottati’ eillustrati da un ‘cittadino-guida’.Se ‘Cittadini creativi’ puòessere definito un ‘fab-lab diservizi’, gli attori che lo muo-vono, vale a dire i cittadini,quali ‘auto-produttori’ dei ser-vizi di cui necessitano, diven-tano dei veri e propri ‘servicethinkers and maker’ che ope-rano in una zona intermediatra privato e pubblico, profes-sionale e amatoriale, profit enon profit. Tutto questo, con-correndo alla creazione dipotenziali forme di secondowelfare e di nuove impresesociali.

SERENA DI GIOVANNI

‘Cittadini creativi’ è un progetto che intende creare un luogod’incontro tra individui, designer, istituzioni e attori locali,ospitato da Cascina Cuccagna nella zona 4 di Milano

Design di servizi e innovazione sociale

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Nonostante la forte preoc-cupazione di un possibile

attacco terroristico i prepara-tivi e i festeggiamenti perl’inizio del Giubileo dellamisericordia, indetto da PapaFrancesco, l’undici aprile scor-

so, non hanno subito nessunabattuta di arresto. Un grandeevento straordinario e impre-visto come la personalità di unPapa, che stupisce sempre conil suo linguaggio, i suoi gesti,la sua fede. La familiarità del

suo stile e la schiettezza delleparole intessono l’atmosferadi curiosità, rendendoci ascol-tatori e spettatori attivi.La Chiesa indice un Giubileoper la conversione e la remis-sione totale delle colpe e dei

appuntamenti In questo Anno Santo, ogni cristiano dev>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Il Giubileoidella misericordia

Mentre la Capitale si organizza per accogliere il flusso di pelle-grini e turisti che arriveranno nel corso del 2016, il SantoPadre rimarca il ruolo di una Chiesa che si fa mediatrice del-l’abbraccio con Dio

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peccati ogni cinquant’anni oogni venticinque anni. Lanovità del Papa di riproporreun Giubileo dopo quindicianni segna una rottura con latradizione. E la scelta diriflettere sulla Misericordiadi Dio si inserisce in unadimensione sociale e cultura-le di una città che rischia diperdere la palma d’argento diuna delle più amate e visitatecapitali del mondo.Il messaggio del Papa è chia-ro ed è diretto alla conversio-ne di tutto il popolo. Con bollapontificia MisericordiaeVultus, Papa Francesco haspiegato la motivazione del-l’evento, che cade a distanzadi cinquant’anni dalla finedel Concilio Vaticano II: “Lavicinanza del GiubileoStraordinario dellaMisericordia mi permette difocalizzare alcuni punti suiquali ritengo importanteintervenire per consentire chela celebrazione dell’AnnoSanto sia per tutti i credentiun vero momento di incontrocon la misericordia di Dio. Èmio desiderio, infatti, che ilGiubileo sia esperienza vivadella vicinanza del Padre,quasi a voler toccare conmano la sua tenerezza…”.Il tema della misericordia èun richiamo alla conversione,ad avvicinarsi al Padre che èamore e speranza per il popo-lo. La misericordia divina èl’abbraccio del Padre che siestende all’umanità intera.La tenerezza si fa abbraccioconcreto attraverso la Chiesache apre la Porta Santa almondo. Ma è anche un farememoria della capacità edella volontà di ogni essereumano di vivere la misericor-

dia verso l’altro. Ogni cristia-no deve riflettere sulla rela-zione personale con il Padre el’apertura al prossimo. Laremissione del peccato del-l’aborto concessa ai sacerdoti(soltanto per quest’anno) ètestimonianza viva di una

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ve riflettere sulla relazione personale ela propria apertura nei confronti del prossimo>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

I quattro itinerari giubilari a RomaQuello che si è aperto l'8 dicembre è un Giubileo decisamente 'diverso' da quelli del pas-sato, da vivere come un vero e proprio cammino di riflessione, come ha richiesto PapaFrancesco. «È un Giubileo diffuso, perché si aprono Porte sante in ogni diocesi. È tema-tico, perché centrato sulle misericordia, e il Papa aprirà la Porta santa all’ostello deipoveri di Roma, per indicare che chi la varca lo fa per poi servire, mettersi al lavoro perla misericordia, portando i pasti e rifacendo i letti», dice monsignor Liberio Andreatta,direttore dell’Opera romana pellegrinaggi. «È infine un Giubileo che nasce senza“grandi opere”: il Papa l’ha annunciato all’ultimo momento proprio perché non volevaci fosse il business del Giubileo: le vere opere di quest’anno saranno quelle della mise-ricordia». Il sacerdote, che organizza Giubilei dal 1975, ha in carico l’accoglienza dimilioni di persone che si riverseranno nella capitale e che incontreranno la città ancheattraverso la testimonianza dei mille santi che l’hanno percorsa. Quattro gli itinerari giubilari proposti nella capitale: quello mariano, parte da SantaMaria maggiore e tre da San Giovanni: il “papale” riprende idealmente la via maior,percorsa nell’antichità dal Papa quando da San Pietro, come Vescovo di Roma, si reca-va a prendere possesso della cattedrale di San Giovanni in Laterano, passando per ilCampidoglio e il Carcere mamertino. Il cammino dei pellegrini passa invece per viaGiulia e per la chiesa della Santissima Trinità dei pellegrini, dove san Filippo Neri avevala confraternita dell’accoglienza e dove passarono migliaia di pellegrini nei giubilei delXVI e XVII secolo. Il cammino intitolato alla misericordia, all’altezza di piazza Navona,devia per via della Pace e passa per San Salvatore in Lauro, dove si vive una particola-re devozione per padre Pio. I quattro percorsi permettono di passare accanto alle trechiese giubilari – San Salvatore in Lauro, Santa Maria in Vallicella detta “ChiesaNuova”, e San Giovanni Battista dei Fiorentini–, dove è assicurata la presenza costante disacerdoti di varie lingue per le Confessioni el’Adorazione eucaristica. Alla fine tutti conflui-scono sul ponte di Castel Sant’Angelo, dove tra-dizionalmente passavano i pellegrini per arri-vare a San Pietro.I percorsi saranno debitamente segnalati e cisarà un’app gratuita, in varie lingue, che per-metterà ai pellegrini di accedere alle bellezzeartistiche, storiche e spirituali che incontreran-no lungo il cammino. Le vie, tra i quattro e i cin-que chilometri, con un’andatura spedita si compiono in poco più di un’ora.Oltre ai quattro itinerari giubilari curati dall’Opera romana pellegrinaggi, altre asso-ciazioni propongono alcuni itinerari storici di pellegrinaggi sia dentro Roma (le “Settechiese” di san Filippo Neri, che comprendono anche la basilica di San Paolo) sia versoRoma (come la via Francigena e la Romea).

Monsignor Liberio Andreatta

Chiesa che ama e che si famediatrice dell’abbraccio diDio. Anche ai carcerati, aimalati, che seguiranno lecelebrazioni eucaristiche, perradio e televisione, sarà con-cessa la piena remissione deipeccati. Non sono neppure

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esclusi i lefebrvriani, comerecita la lettera di Francesco:“a quei fedeli che per diversimotivi si sentono di frequen-tare le chiese officiate daisacerdoti della FraternitàSan Pio X”, dopo il suo divie-to di celebrare la messa circaun anno fa.Monsignor Josè Octavio RuizArenas, segretario per laPromozione della NuovaEvangelizzazione ci spiegacome vivere il messaggio cen-trale su cui verterà l’interoanno giubilare: “È un anno digrazia e il Papa vuole richia-mare ciascuno a sperimentarela misericordia di Dio. Unodegli elementi centrali di que-sto anno giubilare sarà rinno-vare il sacramento della ricon-ciliazione con il Padre. È unanno nel quale ognuno di noideve aprirsi alla relazione conil prossimo sofferente. Come

dice il Papa, dobbiamo rivolge-re il nostro sguardo a chi habisogno di noi. Vivere la mise-ricordia è l’impegno di ognicristiano che si fa tangibilequando ognuno esce dal suospazio relazionale, per aprirsia quello del prossimo, che chie-de aiuto. Dobbiamo rivolgerelo sguardo alle periferie esi-stenziali delle nostra città, maanche uno sguardo alla mise-ria umana. Seguendo l’esem-pio di Gesù dobbiamo uscireda noi stessi per avvicinarsi achi è più bisognoso”.Il recente viaggio a Cuba delPapa ci ha predisposti a com-prendere meglio la centralitàdel messaggio giubilare. Iltema dell’esclusione e dell’in-clusione sociale è molto caro alsanto Padre. Nel suo discorsoal congresso dell’Onu ha ricor-dato l’importanza del rispettodella natura e dell’ambiente

che devono essere protetti esalvaguardati perché corri-spondono allo spazio di rela-zione e d’azione dell’uomo. Acominciare dalla negazionedell’uso di armi, dal rifiutodella guerra e della pena dimorte, l’uomo deve impegnar-si per garantire la pace.L’appello del Papa si rivolgealle istituzioni che devonodifendere i diritti dell’uomoall’occupazione e al decorosociale.La riflessione sulla spirituali-tà non ci evita le considerazio-ni politiche ed economiche cheun evento di tal portata impo-ne. Se il Giubileo porterà unincremento economico (sispera!), si avrà bisogno di unsurplus di forze umane emateriali, per affrontare edestreggiare l’invasione turi-stica dei pellegrini. Le cifredei costi sono da capogiro. Si

appuntamenti Per la prima volta nella storia della Chiesa >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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DA LEGGERE / Vivere il Giubileo attraverso la lettura

Tutti i suggerimenti per conoscere lastoria del Giubileo e dei suoi papi, iluoghi sacri di Roma con utili consigliper scoprire la città da insider.Il Giubileo con guida pratica di Roma for dummiesMorellini Mauro; Baiocchi MaurizioHoepli, euro 1,99

Cos'è la misericordia, qual è il suosignificato nel cristianesimo e in chemodo papa Francesco ne ha fatto ilcuore del suo messaggio pastorale? Il giubileo di papa Francesco. di Antonio PreziosiNewton Compton196 pagine, euro 10,00

Una singolare storia letteraria dell'an-no santo nelle invettive, nell'entusia-smo religioso e nel sarcasmo di auto-ri attesi o insospettabili.Giubileo d'autore. Da Dante a Pasolini:gli anni santi degli scrittori di Marco RoncalliEditrice La Scuola, euro12,50

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le Porte Sante saranno aperte anche nelle cattedrali e in tutte le diocesi sparse nel mondo>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

tratta di circa centocinquantamilioni di euro ai quali siaggiungono cinquanta milionistanziati dal patto di stabilitàil 14 agosto scorso.I lavori sono partiti il 7 set-tembre e termineranno il 31dicembre. Il progetto di riqua-lificazione prevede la ristrut-turazione della pavimentazio-ne stradale, dei marciapiedi edelle segnaletiche delle zonesu rotaia delle quattro princi-pali porte di Roma: San Paolo,piazzale ostiense; piazza dellastazione San Pietro, via dellastazione San Pietro; viaInnocenzo III. Le riqualifica-zioni territoriali del lungote-vere Gianicolense eFarnesina, Pierleoni e Tebaldi;lungotevere Raffaele Sanzio eAventino; Ripa, Ripagrande eil lungotevere Testaccio. Altriinterventi di manutenzionestraordinaria riguardano iquartieri circostanti le quattrobasiliche papali con il rifaci-mento dei sentieri, la sagoma-tura delle siepi, la sistemazio-ne dei cigli e dei muretti. Oltreche l’installazione di arredi eparchi. La riqualificazionepunta anche al rafforzamentodel servizio dei trasporti pub-blici: metro, tram, bus. Nonsembra facile da farsi, bastadare un’occhiata alla situazio-ne attuale. Le famose buche diRoma sono state trascuratenegli anni e i cigli dei marcia-piedi divelti sono causa dinumerosi incidenti pedonali eautomobilistici. Il potenzia-mento delle corse dei trenidovrebbe evitare l’affluenzadella metro e dei bus, le cuicorse saranno aumentate. Lanovità assoluta è la ristruttu-razione della via Francigenache, nel medioevo, era percor-

sa per raggiungere le tombedei Santi Pietro e Paolo. Iltratto si estendeva daCanterbury fino aGerusalemme. Il Consigliod’Europa l’ha riconosciutacome la prima grande stradad’Europa.L’accoglienza a Roma e nelLazio per i pellegrini delGiubileo della Misericordiapassa attraverso alcuni inter-venti che riguardano la sicu-rezza, la salute e l’ospitalità,oltre alla facilitazione all’ac-cesso ai cammini della fede,dentro e fuori la città, messi incantiere dalla Regione Lazio edal Campidoglio. Chiunqueavrà bisogno di aiuto potràchiamare il numero unico pertutte le emergenze, il 112, cosìda ottenere interventi imme-diati anche sanitari, l’operato-re che risponde a questonumero sarà infatti in gradodi smistare le richieste rispet-to alle necessità. Il numerodelle emergenze, realizzatodalla Regione Lazio, è attivogià dall’1 novembre. Pergarantire interventi di prontosoccorso, sempre la RegioneLazio, sta rafforzando i presidicon: 32 nuove aree, su un tota-le di 38, di elisoccorso; reclu-tando circa circa 1000 tra ope-ratori sanitari, medici del-l’emergenza, oltre a barellierie autisti. A corredo verrannoacquistate cento nuove ambu-lanze.Ma visitare la capitale, non èl’unico modo per vivere ilGiubileo della Misericordia.Non a caso questo è statoanche soprannominato ilGiubileo ‘diffuso’. Per la primavolta, per volontà di papaBergoglio, Porte Sante saran-no aperte anche nelle catte-

drali e nei santuari in tutte lediocesi sparse per il mondo. E,anche se comunque l'afflussodei pellegrini a Roma si preve-de in forme massicce, l'indul-genza plenaria propriadell'Anno Santo potrà essere"lucrata" dai fedeli - è così chesi dice in gergo tecnico - anchenelle rispettive diocesi o neisantuari. Un segno anche que-sto di come il progetto com-plessivo di riforma dellaChiesa, di vera e propria "con-versione del papato", che staportando avanti il Ponteficeargentino veda sempre più unsuperamento del "centrali-smo" di Roma, la cui diocesi eil cui vescovo restano comun-que quelli che guidano tutti glialtri "nella carità", per unasempre maggiore diffusionedecentrata dei ruoli e delleresponsabilità, con la Curiaromana che deve diventareuna pura struttura "di servi-zio" per la Chiesa operantefino alle estreme periferie delmondo.

STEFANO D’ARGENTO

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oroscopo Le previsioni astrologiche per l’anno che verrà a cura di Michela Zan>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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CAriete21 marzo

20 aprile

La presenza di Saturno vi farà reagire e vi sti-

molerà per tenervi in forma. Plutone vi sarà

poco amico e dovrete armarvi di pazienza per

affrontare alcune difficoltà economiche. Nella

prima metà dell’anno potrete comunque rea-

lizzare un progetto importante in ambito pro-

fessionale. Se siete single, buttatevi, non

abbiate paura di innamorarvi, se siete in cop-

pia avrete un anno di profonde intese.

���

Toro21 aprile

20 maggio

Si prospetta un anno di successi e conferme,

riuscirete a realizzare tutto ciò che vi siete

prefissati senza nessun ostacolo. Grandi pro-

tagonisti in amore, sarete dei veri e propri

conquistatori. Dopo la liberazione di Saturno,

che vi ha tarpato le ali nell’anno precedente,

ora potrete finalmente godervi il frutto di tanti

sacrifici, con ottimi risultati a livello economi-

co, professionale e sentimentale.

����

Gemelli21 maggio

21 giugno

Il 2016 vi metterà alla prova sia nella vita pri-

vata che nel lavoro, non mancheranno

momenti di tensione, ma da metà anno inizie-

rete a recuperare. Mantenete la calma e non

prendete decisioni affrettate, il vostro obietti-

vo è quello di trovare un giusto equilibrio.

Tutto sarà in salita solo se riuscirete a non

perdere la testa, non siate impulsivi, ma riflet-

tete.

Cancro22 giugno

22 luglio

Anche per voi la parola dell’anno sarà

l’equilibrio, dovrete impegnarvi per stabi-

lizzare diverse situazioni. La sensibilità

tipica del vostro segno vi aiuterà a non

perdervi d’animo e a superare gli ostacoli

in famiglia e nel mondo del lavoro.

Imparate a domare il malumore con qual-

che sorriso in più. Per alcuni il cambiamen-

to di vita sarà radicale.

��

20162016

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narella>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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osa ci aspetta?Leone23 luglio

22 agosto

Il 2016 è l’anno della svolta, successo e for-

tuna saranno dalla vostra parte. Nulla vi

potrà fermare, sarete nella vetta dei segni

zodiacali. In campo professionale otterrete

la realizzazione di progetti importanti,

anche in amore tutto andrà alla grande. Un

cielo limpido e stellato vi accompagnerà

per tutto l’anno.

�����

Vergine23 agosto

22 settembre

Leone e Saturno vi saranno di sostegno per

affrontare le situazioni che avete lasciato in

sospeso nell’anno precedente. Non ancorate-

vi troppo al passato e cercate di avere mag-

giore fiducia nel futuro. Cogliete le occasioni

al volo e non lasciatevi sfuggire le opportuni-

tà in campo affettivo. Ci sarà anche spazio per

le affermazioni professionali.

���

Bilancia23 settembre

22 ottobre

Sarà l’anno dei cambiamenti, dall’amore alla

carriera, molte le novità in vista. Plutone vi

darà la forza per essere più intraprendenti e

sicuri. Mantenete una certa prudenza nei rap-

porti con le persone, non rischiate di rovinare

gli equilibri con chi conoscete da tempo. Non

lasciatevi prendere dalla pigrizia e cercate di

mantenervi in forma con lo sport.

���

Scorpione23 ottobre

21 novembre

Un anno molto positivo per voi dello scor-

pione, vi toglierete qualche sassolino dalla

scarpa e avrete diverse rivincite anche in

campo professionale. Favorevoli gli incon-

tri e le nuove amicizie. Giove sarà dalla

vostra parte garantendovi soldi, salute ed

amore.

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oroscopo Le previsioni astrologiche per l’anno che verrà>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Sagittario22 novembre

20 dicembre

Un inizio 2016 rallentato dalle stanchezze

accumulate in precedenza, solo a fine esta-

te riprenderete le energie e vi sentirete

carichi di entusiasmo. Concentratevi sul

lavoro e riuscirete ad ottenere ciò che desi-

derate. Non perdete di vista le priorità che

vi rendono felici.

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Capricorno21 dicembre

19 gennaio

Non mancheranno le novità, vi aspettano

mesi di grandi soddisfazioni, ottime possi-

bilità di realizzazione in ambito lavorativo.

Le stelle saranno favorevoli ad ogni vostra

iniziativa. Lasciatevi alle spalle le ansie e le

preoccupazioni sorte da situazioni del pas-

sato.

���

Acquario20 gennaio

18 febbraio

Giove, grande alleato di questo 2016, vi por-

terà alla realizzazione di diversi progetti. La

fortuna sarà dalla vostra parte e non dovre-

te temere se qualche screzio in famiglia

modificherà il vostro comportamento. Il

fiuto negli affari favorirà nuove entrate.

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Pesci19 febbraio

20 marzo

Dopo un anno non particolarmente facile, il

2016 vi riserverà qualche gioia inaspettata e

premierà le vostre fatiche. Riprenderete

fiducia in voi stessi e ritroverete il coraggio

e la determinazione per affrontare la vita.

Nettuno e Plutone vi daranno la giusta cari-

ca per raggiungere i vostri obiettivi.

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Benvenuti nell’anno della scimmiaIl nuovo anno Cinese inizia il 22 gennaio 2016 e si concluderà l’8 febbraio 2017. Sotto l’egida del simbolo della

Scimmia che vuol dire apertura, tolleranza e innovazione, il nuovo anno promette grandi cambiamenti estrema-

mente positivi. Gli impulsi astrali nel loro complesso giocheranno come fattore di progresso in vari settori. Anche

gli oppositori avranno l’opportunità di essere accolti perché l’umanità non avrebbe mai goduto di prospettive

cosi’ eccellenti. Noi tutti abbiamo la possibilità di migliorare la nostra situazione in molti modi e rendere più bella

la nostra vita sulla Terra.

Alcuni dei cambiamenti più significativi di quest’anno includono il miglioramento delle condizioni di vita di

molte persone e il riconoscimento dei diritti delle donne.

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Scegliete bene i vostri pensieri L’anno finisce e i piatti si riempiono di lenticchie, seguendo la nota tradizione che le vuole, piccolilegumi semisferici e lucidi come monetine, simbolo benaugurale in grado di attirare ricchezza.Eppure c’è un metodo molto più semplice ed efficace per superare la crisi senza impegnarsi in cuci-na tra pentole e soffritti, se credete che siamo fatti di energia e, come tali, emettiamo vibrazioni sot-tili un po' come le radio o le connessioni cellulari che tanto ossessionano la nostra moderna esisten-za. Avete mai sentito parlare della legge di attrazione? Da qualche anno ormai i mass media si sono accorti che stiamo attraversando un periodo di “crisieconomica”che sarebbe nata da una crisi finanziaria, generata dall’imperversare della speculazioneche ha come obiettivo il guadagno facile su ricchezze virtuali e la produzione di “titoli immondizia”,da un lato, e crisi della domanda da un altro, chiaramente evidenziata dall’incapacità del mercato diposizionare tutta la merce prodotta. In termini molto spicci, noi consumatori non siamo in grado dicomprare tutti quei beni e servizi che il mercato offre con un ritmo tale da garantire i profitti neces-sari alle imprese, da qui i licenziamenti, la spending review e tutti i piccoli e grandi terremoti eco-nomici cui ci ha abituato il lessico dei mezzi di informazione degli ultimi anni.Fin qui l’analisi economico-sociologica, perché una cartomante che si rispetti prima di conoscere itarocchi deve conoscere il mondo in cui vive, altrimenti state attenti perché potrebbe essere unasemplice ciarlatana! Osservando la realtà dei fatti, usandola come base, si può salire cercando disganciarsi dalla materia, di cui l’energia si serve per manifestarsi, per trarre degli insegnamenti sulpiano spirituale in grado di dare le risposte sulle cause degli eventi concreti: la conoscenza dellecause consente poi di padroneggiare gli effetti e quindi di dirigere le nostre scelte verso ciò chemaggiormente desideriamo.La cosiddetta “crisi economica” attuale, di fatto, non ha tolto il cibo dalle nostre tavole e, per moltidi noi (fortunatamente), nemmeno il superfluo, ma di sicuro ha peggiorato il nostro rapporto con ibeni materiali, insinuando quella spiacevole sensazione di precarietà, di poco valore del lavoro svol-to, di insicurezza e sfiducia verso chi gestisce il nostro denaro sia in forma privata (banche, assicu-razioni, finanziarie) che pubblica (Stato, tasse, welfare): in poche parole ha abbassato la nostra vibra-zione a livelli ancora peggiori dell’avidità, della speculazione e dell’accumulazione che hanno carat-terizzato i decenni scorsi. Tutto ciò, vi stupirà, altro non è che la faccia finora tenuta nascosta dellamedaglia dello spreco e del capitalismo selvaggio praticato in passato, è l’effetto bieco dell’aviditàportata all’eccesso: gli avari “famosi” dell’immaginario collettivo da quello di Moliere a Scroodge aPaperon de Paperoni, se ci pensate bene, vivono nella perenne ansia della povertà perché questo èl’unico meccanismo psicologico che li spinge ad accumulare oltre il superfluo per il solo gusto difarlo, in maniera meccanica, senza anima, senza gratitudine.Così osservo le persone che accusano i sintomi della crisi chiedere sconti, scroccare omaggi, diven-tare insolventi cercando di truffare i loro creditori pur di non perdere altro denaro, fossero anchepochi spiccioli, ma non sanno che così amplificano il senso di mancanza, la trasmettono anche allepersone che hanno la sfortuna di incontrarli (e di subire la loro “ristrettezza”), creando il vortice diegoismo e negatività di cui tutti ci lamentiamo.La crisi è innanzitutto spirituale, è dentro di noi, nei nostri gesti, nelle nostre parole, nell’ incapacitàdi immaginare che anche domani ci sveglieremo e avremo tutto ciò di cui abbiamo bisogno, senzachiedere con ansia uno sconto, una vincita al lotto, un regalo: la ricchezza è nella nostra energia,nelle infinite possibilità di vibrare come diamanti o come carta straccia, la scelta è nostra, il liberoarbitrio il nostro oro interiore. Per l’anno nuovo io vi auguro di compiere una grande magia da soli, senza aiutini: quella di sceglie-re i vostri pensieri, le vostre parole e le immagini che questi creano nella vostra mente, conceden-do il giusto valore alle cose che desiderate, senza diminuirlo perché temete di non avere abbastan-za denaro, insomma di essere come “i gigli della campagna: essi non faticano e non filano; eppure [...]neanche Salomone, con tutta la sua gloria, fu vestito come uno di loro” (Vangelo di Matteo 6,28-30).

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L’oroscopo esotericodi Veronique Luce

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Libero de Rienzo nasce a Napoli nel 1978. Fin dapiccolo si appassiona alla recitazione e alle pel-

licole grazie al padre Fiore de Rienzo, aiuto regi-sta del romano Citto Maselli. Inizia la sua car-riera da giovanissimo: nel 1996 alza il sipariograzie a una troupe catalana, Fura dels Baus, esuccessivamente, si trasferisce a Roma per com-pletare la sua formazione attoriale collaborandocon la compagnia Area Teatro. A soli 21 anni,dopo aver fatto parte di numerosi spot pubblici-tari, debutta nella fiction televisiva Più leggeronon basta e nello stesso anno lavora con PupiAvati nel film La via degli angeli. Ma è il 2001 ilsuo punto di svolta: quattro anni dopo la suaascesa davanti ai riflettori, recita nel film SantoMaradona di Marco Ponti insieme al collegaStefano Accorsi; la personificazione nel ruolo diBart frutta al giovane attore una nomination alDavid di Donatello, che vince come Attore nonprotagonista e, poco dopo, una nomination aiNastri d’Argento. La sua carriera d’attore lo

porta, nel 2004, a interpretare il ruolo di prota-gonista a fianco di Vanessa Incontrada nel cele-bre A/R Andata+Ritorno, film scritto e direttosempre da Marco Ponti. Il giovane attore napole-tano asseconda, in seguito, la sua natura di regi-sta, tanto che l’anno seguente, nel 2005, esordi-sce con la pellicola Sangue- La morte non esiste,nel quale recita al fianco di un ancor più giova-ne Elio Germano. Nel 2008 torna a casa per leriprese di Fortapàsc di Marco Risi, nella qualeinterpreta il personaggio di Giancarlo Siani, ilgiovane giornalista ucciso dalla camorra nel1985. Nel corso di questi anni, molte sono statele sue collaborazioni cinematografiche. Nel 2013partecipa al lavoro esordiente alla regia diValeria Golino nel film drammatico Miele e,subito dopo, alla sceneggiatura comica di SidneySibilla, Smetto quando voglio. Nel 2015, nei gior-ni 2-3-4 ottobre, il giovane attore/regista sbarcaa Procida, terra d’origine della moglie con laquale decide di dare vita ad Artethica, edizione

cultura Un’idea nata dalla necessità di ridare vita a Palazzo D’Avalos, l’ex carcere b>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Libero De RienzoArtethica anno zero

L’attore e regista napoletano ha prodottouna rassegna cinematografica a tema carcerario scegliendo come locationla più piccola delle isoledel golfo napoletano.Lo abbiamo incontratoper parlare della sua idea

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borbonico di Procida>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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‘zero’ di una rassegna cinematografica ideata eorganizzata dallo stesso attore, in cui per tregiorni consecutivi vi sono state affollate proie-zioni intorno al tema carcerario. Questo perché:l’isola del golfo napoletano, vede stagliarsi sullaTerra Murata, Palazzo D’Avalos che venne eret-to nel 1529 da Carlo V d’Asburgo e concesso aInnico D’Avalo, il quale lo rese fortezza e palaz-zo signorile, grazie alla splendida e acuta vistache si ha sul mare. Nel 1818 divenne una scuolamilitare, ma poco dopo, nel 1838 venne ricono-sciuto come penitenziario e così rimase fino allasua dismissione, nel 1988. Libero De Rienzo,quindi, ha voluto attraverso questa inedita ras-segna portare alla luce un così bel patrimonio,valorizzandone il potenziale mediante la proie-zione di numerosi film, da Papillon a Il Conte diMontecristo.Lo abbiamo incontrato per le stradine dell’isolae davanti al mare che Elsa Morante descrissecome tenero e fresco, gli abbiamo chiesto di par-larci di Artethica e non solo.

Raccontaci di Artethica. Perché hai sceltol’isola di Procida, la quale ha dato alla lucenumerose pellicole come il Postino, e non lesue più famose sorelle Ischia e Capri? “Ischia e Capri non hanno bisogno di altri festi-val: ci sono già quelli organizzati, da anni, daPascal Vicedomini. L’isola di Ischia, addirittura,ne ha due come, ad esempio, il Global IschiaFestival organizzato da Michelangelo Messina.Entrambi sono festival differenti proprio per lalinea dell’organizzazione classica. Artethica, piùche un festival, è un’idea nata dalla necessità di

ridare vita a quel posto incredibile che è PalazzoD’Avalos, l’ex carcere borbonico, che come si sa èstato restituito al comune da qualche anno. Mihanno proposto di farci qualcosa legato al cine-ma in questo posto e l’idea è stata quella dimostrare il luogo ai procidani ‘illuminato’ in uncerto modo al fine di dargli un altro aspetto, uti-lizzando un ambiente di dolore e trasformarlo inun luogo di cultura e di bellezza, attraverso laproiezione di film importanti, tra i quali un filmche è stato girato proprio in quella sede,Detenuto in attesa di giudizio. La scelta diProcida è data da un legame personale con l’iso-la ed essa si presta all’idea di un posto da rag-giungere volontariamente, per chi non ci vive,per tre/quattro giorni di esperienza totale.

In aperura: Libero De Rienzo. Qui sopra unasuggestiva veduta dell ’Isola di Procida

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Artethica non è stata mostrare solo dei film: visono state delle proiezioni all’interno di case unpo’ particolari di signori e signore procidane; cisono state proiezioni all’interno di una piccolacappella; dei percorsi di formazione. Una dellecose belle che è successa durante la rassegna èstata la collaborazione con l’Isola dei Misteri econ altri ragazzi dell’isola, infatti questa partedel lavoro si chiama Misteri e mestieri. L’idea eraquella di farli avvicinare al cinema dato che pos-seggono una grande capacità manuale (indiriz-zata alle rappresentazioni del Venerdì Santo edei presepi) e farla diventare una professione,un’idea che ci piaceva. Quando l’hanno propostoa me e a mia moglie, Marcella Mosca, nonostantefosse un’impresa miracolosa perchè i soldi messia disposizione dalla Regione Campania eranopochissimi e avendo mille regole da rispettare,abbiamo puntato tutto sulle forze dell’isola, sullecose belle che c’erano da vedere, le persone ingamba che potevano collaborare”.

La rassegna cinematografica unisce carcere,cinema e mare, temi estremamente diversifra loro. In che maniera essi sono stati colle-gati? E che messaggio volevate comunicareai partecipanti? “Esiste una parola che li lega tutti. La parola èisolamento, che è una condizione dell’animo.Un’isola può essere vissuta come un luogo dalquale non si può scappare perché c’è il mareintorno o un luogo di sogno a cui si può arrivare.Così come è la tradizione: tanti marittimi che las-ciano questa isola per andare su un’isola ancorapiù piccola, la nave, in attesa di giudizio, delmeteo, dei tempi. Una condizione che è parago-nabile a quella del carcerato. In molti film, alcunili abbiamo mostrati, come il Conte di Montecristo,Papillon, Detenuto in attesa di giudizio, vi eral’idea di parlare di “carcere” senza passare per lesolite argomentazioni. La cosa principale era ilcontrasto fra la bellezza mozzafiato della strut-tura di questo palazzo del ‘500, con i soffitti avolta alti 10 metri, davanti al mare, in cui siriscontra un inno alla libertà dato che era unluogo in cui la famiglia borbonica vi si recava perandare a fare le vacanze, trasformato poi in unluogo dove il tuo stesso corpo non è di tua propri-età ma è del Re prima e dello Stato poi.L’immagine che esemplifica al meglio questa con-traddizione è proprio in una delle ultimissime

inquadrature di Detenuto in attesa di giudizio, incui Alberto Sordi guarda al di là delle sbarreverso il mare e verso la barca a vela del suoamico, gli occhi di Sordi blu come il mare stesso,una bellezza incontestabile e l’impossibilità delcorpo di andare dove va lo sguardo”.

L’isola in che modo ha contribuito e rispostonel mettere in scena e affrontare un argo-mento così sentito e delicato? E questa sceltatematica, in che misura è stata influenzatadall’isola stessa?“Come ho detto il luogo aveva tutto già in sé. L’ideadi aprire il carcere non è stata mia, ma, alla fine,l’amministrazione ha concesso di poter mostrareanche zone non ancora completamente agibili eusufruibili. Abbiamo visto in mezzo a quelle ster-paglie, alla polvere, alla roba abbandonata e dis-trutta un gioiello in luce e in divenire”.

Nel 2001 hai vinto come miglior attore nonprotagonista il David di Donatello. Cosa hasignificato per te ricevere questo premio

cultura Nel momento in cui il cinema d’arte è diventato commercio, ha dovuto so>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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dato che eri giovanissimo? E secondo te,oggi, la piazza cinematografica ha spazio peri nuovi attori emergenti o preferiscerimanere ancorata ai “grandi” del cinemaitaliano? “Dovremmo definire il ‘grande pubblico’. Questo èun problema di commistione tra televisione e cine-ma; la fruizione televisiva di massa, di grandenumero. Scegliere di andare al cinema è un attovolontario e un’operazione artistica di abbellimen-to della propria esistenza. Spesso la scelta dellatelevisione è una compagnia passiva che fa partedel quotidiano, è la differenza fra il bar sotto casae andare dall’altra parte del mondo a fare un viag-gio. Entrambi magari ti fanno distrarre, mabisogna vedere quello che tu devi dare e cosa tiritorna indietro: un viaggio è più faticoso, dis-pendioso e difficoltoso che scendere al bar con gliamici. Non sono giudizi, sono semplicemente cosediverse. Credo che in qualunque momento un ta-lento esca fuori, il mondo è sempre pronto adaccogliere persone intelligenti o capaci; poi vi è unatendenza a ripetere l’esistente e quindi a puntare

su cavalli già vincenti, per determinate operazionicommerciali che sono più costose o degli attori chehanno più seguito televisivo, invece di attori diteatro o nuovi; tutto ciò fa parte del commercio, delcapitalismo. Nel momento in cui il cinema d’arte èdiventato commercio, ha dovuto sottostare alleregole dello stesso commercio e non a quelle del-l’arte. Comunque, sì, nel 2001 ero giovane e moltoarrabbiato e mi diede quasi fastidio il premio.All’epoca li ritenevo come un attestato di confor-mità piuttosto che un premio alla ricerca; tanto chel’ho ricevuto per una commedia, poi ho fatto filmpiù importanti di quello e non sono stati premiati.Però, nello specifico, quel film che era SantoMaradona di Marco Ponti, era una commedia intel-ligente, ben scritta, con dei momenti di riflessione:era un esperimento poiché era una delle primis-sime commedie a narrazione orizzontale”.

Che futuro ti aspetti per questa rassegna?Puoi anticipare ai nostri lettori, i progettiche hai in cantiere?“Artethica anno zero, proprio così si chiama, zerotempo e zero soldi (ride facendo la battuta n.d.r.).Però, per fare quello che abbiamo fatto, abbiamoavuto poco tempo e pochissimi fondi, realizzando,appunto, una vera a propria scommessa. Io peresperienza mia personale ho partecipato a un terzodei festival più importanti e meno importanti cheesistano e sono tutti molto simili. Tu attore,artista, regista, promuovi di solito te stesso e ilfilm; una rassegna, non portando film in pro-mozione, non ha bisogno di diventare pubblicità diqualcosa. È un momento di incontro, un momentoper far vedere dei film alla gente sul grande scher-mo e non nella ‘scatoletta’ a casa. Abbiamo avutouna bella idea perché attori come Valeria Golino,Riccardo Scamarcio, Marco Risi e alcuni giornalistiimportanti hanno vissuto l’isola veramente perchél’intento commerciale della rassegna non era ilguadagno economico, ma dare un po’ di visibilitàall’isola, assecondare il tipico turismo di Procidache è un turismo intelligente, di massa, inter-nazionale. I prossimi anni, magari con un po’ più ditempo e un po’ più di soldi vorremmo continuare afare questa rassegna, per i procidani e per un pub-blico esterno, elegante. L’idea è di rimanere presen-ti sul territorio e di portare avanti, con una certaregolarità, piccoli eventi e piccoli interventi diabbellimento del quotidiano”.

ILARIA CORDÌ

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ottostare alle regole del mercato e non a quelle dell’arte>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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arte Una mostra organizzata da Banna’i Studio e Urban Art Utopia apre le porte al panoram>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Cosa succede se tra le boutique più glamour e legallerie storiche di una delle vie più antiche di

Roma irrompono gli street artist? Non arrivate aconclusioni affrettate, non si tratta di arte sui muri,il risultato al quale abbiamo assistito alla GalleriaCa d’Oro è assai inusuale, anche per i nostri occhiallenati fin dall’università a studiare avanguardie eperformance. Arte e design si sono rivelate compa-

Un ambizioso progetto connette la contemporaneità della street artalla tradizione artigianale italiana, con un occhio attento alle nuovetecnologie

Mark Out 1/1 arte e design

gne arricchendo con le loro esperienze il camminoverso la cultura e sdoganando le opere dei più gran-di artisti del Novecento (De Chirico e SalvadorDalì) dalla galleria del Babuino. Qui, con MarkOut 1/1 (4-18 novembre 2015) i giovani tra talentoe visioni inaugurano il loro studio di design all’inse-gna della contaminazione.“Fare rete” è l’imperativo che anima giovani artisti,

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ma artistico emergente degli street artist >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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curatori e galleristi o chiunque abbia voglia di con-tribuire al fermento culturale (finalmente!) in attoin alcuni ambienti della capitale. Io e la collegaSerena Di Giovanni veniamo subito incuriosite datale progetto e dopo una bella chiacchierata conl’artista Flavio Solo, ci viene presentata AlessiaMargherita Defilippi di Banna’i Studio, colei cheha indirizzato la scelta degli 11 artisti cercando difar uscire la loro personalità. Il giro in galleriaacquista così un piacevole e interessante risvolto, ela torinese Alessia ci spiega le origini di tale esposi-zione e del processo creativo possibile grazie al pre-zioso contributo del designer e co-ideatore progettoMassimo Maria Iafulla: “abbiamo chiesto agliartisti selezionati quale fosse l’oggetto di design cheavrebbero voluto in casa. Ognuno di loro ha tiratofuori un oggetto che potesse rappresentare la pro-pria poetica e linguaggio artistico”.Ad esempio il tavolo in legno di Lucamaleonte recail titolo di ‘Abundantia’ perché doveva esprimere ilconcetto di abbondanza (ape) e convivialità, l’arti-sta ha immaginato, prosegue la Defilippi, la sacra-lità di una riunione di una famiglia attorno al tavo-lo. Lo spunto del tavolo di Lucamaleonte dà la pos-sibilità ad Alessia di spiegarci l’unicità di tale pro-getto sul panorama nazionale e internazionale, “laparte importante di Mark Out è che gli oggetti pos-sono essere considerati opere d’arte uniche, ma allostesso tempo sono prodotti di design perché c’è statala scelta delle tecniche con cui sono state realizzate”.Di seguito a ogni opera Alessia introduce la tecnica:il tavolo di Luca è stato intagliato a laser, per ilceppo da cucina multiaccessoriato di MisterThoms si è preferita la presa a controllo numericoin collaborazione con la coltelleria Due Ancore, perle ceramiche ‘Cinosarge’di Gojo e per la lampada‘Madrilù’ di Alt97 la stampa 3D, mentre per la‘Webrary’ di Solo e la ‘k-1’ di Mr. Klevra, il taglio a

getto d’acqua (waterjet). Lo specchio di#Cancelletto è stato realizzato in resina, l’artistaha ideato delle carpe su filo d’acqua e le ha intitola-te ‘Ike’ che in giapponese significa specchio d’acqua(le carpe sono rappresentate entro dei cerchi con-centrici). Le tazze di Gojo appaiono interessanti peril loro essere oggetti “destinati all’antidesign pereccellenza: Diogene di Sinope, detto il Cinico”, comeafferma lo stesso eclettico writer e street artist.Una sincronia ben riuscita tra artista e artigiano2.0 anche in virtù dei legami di amicizia, come ci haconfessato Iafulla, perché l’ideazione di un prodottoutile nella quotidianità non è una immediata esi-genza dell’artista, più invece a suo agio con altri tipidi materiali e di pubblico.Il lavoro di Iafulla è stato quello di condurre l’ar-tista su un piano comune e, dopo tante riunioni, èriuscito a trovare l’oggetto giusto che rispecchias-se il progetto di ciascuno di loro senza snaturarela loro natura. Ad esempio Mr Klevra nella suaChaise lounge ‘k1’, ha realizzato un disegno chepoi ha inciso ad acqua, mentre le casse AudioNirvana di Omino71 sono disegnate dallo stessoartista e rappresentano un forte legame con ilmondo della New York dei graffitari e degli streetartist attraverso il loro simbolo per eccellenza, labomboletta che termina con una mano con il dito

1. Mister Thoms, Lingua tagliente, ceppo da cucinamultiaccessoriato in cirmolo eseguito mediante fresa acontrollo numerico. 2. Solo, Webrary, libreria in piop-po eseguita mediante taglio ad aqua. 3. Diavù, StancoMorto, sedia-chaise longue savonarola in betulla concuscini in pelle, eseguita mediante fresa a controllonumerico.

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medio alzato, ‘Fat You’ (fuck-fat).Gli oggetti di design sono accompagnati da una telacon opera di ciascun artista e vi è subito una sensa-zione di straniamento e disorientamento: uno stre-et art che lavora su una tela esposta in una storicagalleria di Roma? A indirizzarci e a soddisfare lanostra curiosità è Marta Ugolini, promotriceinsieme a China Porcella (Porcella è la famigliache ha aperto la Galleria dal 1945), del progettoUAU, acronimo di urban art utopia.Sembrerebbe proprio una storia di utopia quella diqueste due giovani curatrici, che stanno portandoavanti dallo scorso aprile un sogno, quello di aprirele porte di Roma al panorama artistico contempora-neo emergente. ‘Una realtà come quella della streetartist merita di essere raccontata e gli stessi streetartist devono far valere pubblicamente la loro digni-tà di artisti’, ci spiega la Ugolini, che con caparbie-tà e ostinazione sta cercando di ridisegnare le rego-le di una mercato come quello capitolino fermoancora alle opere degli anni ‘80.Le tele sono state commissionate dalla UAU arte,con l’intento di far conoscere ai neofiti della street

art gli autori e la loro cifra stilistica, valorizzando almeglio l’allestimento con gli oggetti. Ogni artistaespone i soggetti che più rappresentano la sua poe-tica: Mr Klevra utilizza uno stile calligrafico, MariaCarmela lavora con i tessuti e fili (anche se lei nonè strettamente una street artist), Gojo invece èquello più in linea con lo studio di design sceglien-do quale tema proprio Banna’i, ovvero sure corani-che scritte in calligrafia cufica quadra per abbelliree santificare i luoghi di culto. La sua è quindiun’opera che illustra sullo sfondo l’evoluzione dellascrittura e al centro il Toro, con la lettera Alp o Alpudell’alfabeto protosinaitico, dal quale discendono lamaggior parte delle scritture del mondo. Per l’istrio-nico Diavù Il teschio ricorre nella forma sedia- chai-se longue savonarola, dal titolo “Stanco morto”, enella tela che ci ricorda “The State of The Art”.Al termine della mostra, questi prototipi li trovateesposti da Banna’i Studio in Via Taranto 96 aRoma, oppure acquistarli on line (www.bannastu-dio.com/negozio). Sarà anche possibile personaliz-zare l’oggetto in accordo con l’idea dell’artista.

SILVIA MATTINA

arte Una sincronia ben riuscita tra artista e artigiano 2.0>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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4. Maria Carmela Milano, Heksa, lampada in betulla e fili di cotone eseguita con taglio ad acqua. 5. Groove,Bestiary wood, Puzzle 3D in betulla eseguito mediante taglio ad acqua. 6. Omino71, Fat you, coppia di diffusoriaudio hi-fi in poliuretano a cella chiusa eseguiti mediante fresa a controllo numerico. 7. Lucamaleonte,Abundantia, tavolo in rovere e metallo lavorato con incisione laser raster. 8. Alt97, Madrilù, lampada in ABSesguita mediante stampa 3D. 9. Mr. Klevra, K-1, chaise longue in alluminio eseguita mediante taglio ad acqua.

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Èl’attività di ‘disegnatore politico’ il focusdella mostra ‘Mario Sironi e le illustrazio-

ni per il “Popolo d’Italia” 1921-1940’, a cura diFabio Benzi, con la consulenza storica diMonica Cioli e la collaborazione della GalleriaRusso, visitabile al Casino Nobile e Casino deiPrincipi (Musei di Villa Torlonia) di Roma finoal 10 gennaio 2016.

mostre L’artista sassarese fu pittore, scultore, architetto e teoretico dell’arte ‘come>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Nella ex casa del Duce a Villa Torlonia, la propaganda fascista ela politica italiana è rappresentata da un corpus di 345 illustra-zioni realizzate da uno dei più grandi protagonisti dell’arte ita-liana del Novecento

Mario Sironi (1885-1961) non fu soltanto unpittore, scultore, architetto ma anche un teori-co e precursore di una nuova concezione del-l’arte ‘come perfetto strumento di governo spi-rituale’. Nel 1933 Sironi offre nel ‘Manifestodella pittura murale’ una visione dell’arte chetravalica i tradizionali confini della pittura dacavalletto, relegata a una borghesia intimista,

L’Italia illusdi Mario

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e sceglie quale nuovo mezzo di espressionel’architettura, più idonea ad una funzionesociale di massa. L’intento di una street artante litteram è strettamente collegato al mes-saggio politico dell’Italia fascista, totalmenteteso alla propaganda della figura del Duce ealla necessità di educare le masse ai principidel regime. In tale strategia di ricerca di con-sensi, le immagini giocano un ruolo fondamen-tale e possono diventare un perfetto strumen-to di governo come nel caso del ‘Popolod’Italia’, giornale fondato da Benito Mussoliniil 15 novembre del 1914.La vera novità di tale esposizione è l’approfon-dimento realizzato all’interno del cospicuo cor-pus di illustrazioni (2300) di Mario Sironi. Il

e perfetto strumento di governo spirituale’>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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percorso espositivo nel Casino dei Principi siarticola per aree tematiche con particolareattenzione ai personaggi non solo della macro-politica ma anche di vicende collaterali ai fattisalienti (l’assassinio Matteotti) che appaionoassai criptiche. Due sezioni riguardano le illu-strazioni pubblicate e mostrano i temi dellapolitica italiana ed estera. In una sala sonostate raggruppate le illustrazioni che non sonostate pubblicate dal Popolo d’Italia, che dimo-strano il lavoro ‘matto e disperatissimo’ cheSironi realizzava quotidianamente producen-do 4 o 5 bozzetti per ogni illustrazione. La pre-ziosa collaborazione con la storica MonicaPioli ha aiutato a contestualizzare storicamen-te tali immagini, analizzando il contenuto e

strataSironi

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portando alla luce riferimenti a polemiche eavvenimenti accaduti nel passato, anche tremesi prima, e citazioni alla Divina Commediadi Dante Alighieri.In tutte le sezioni traspare una solida e sinte-tica costruzione delle figure, mentre l’icastici-tà del segno ha contribuito a fissare l’immagi-ne del fascismo di Mussolini, come evidenzia-no il gruppo di illustrazioni presenti nelCasino Nobile. Vi è dunque una monumenta-lizzazione del fascismo che ha avuto inizioattraverso la costruzione di uno stile figurati-vo epico, solenne e allo stesso tempo intriso diespliciti richiami alla tradizione nazionale.

SILVIA MATTINA

mostre Illustrazioni che dimostrano il lavoro ‘matto e disperatissimo’che l’artista >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Mario Sironi e le illustrazioni per il Popolo d’Italia 1921-1940

a cura di Fabio Benzi, con la consulenza storica di Monica Cioli e la collaborazione della Galleria Russo

Musei di Villa Torlonia- Casino dei Principi e Casino Nobile Via Nomentana 70 - Roma

dal 24 ottobre 2015 al 10 gennaio 2016Orari: da martedì a domenica ore 9.00-19.00

La biglietteria chiude 45 minuti prima della chiusura24 e 31 dicembre aperto ore 9.00-14.00Chiuso il lunedì, 25 dicembre, 1 gennaio

Intero 9,50 euro, ridotto 7,50 euroInformazioni

Tel 060608 tutti i giorni ore 9.00-21.00Sito internet: www.museivillatorlonia.it

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realizzava quotidianamente, producendo 4 o 5 bozzetti per ogni illustrazione>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

L’Espresso 60 anni di notizie

Al Vittoriano di Roma una mostradedicata alle fotografie che hannosegnato la storia del settimanalefondato da Arrigo Benedetti edEugenio Scalfari. Le immagini,protagoniste indiscusse dell'allesti-mento, hanno catturato lo spetta-tore con la loro potenza storica edevocativa, lasciandosi dietro peròil vuoto della parola scritta, gran-de assente ingiustificata

Dare un giudizio sul “La nostra storia.Sessant’anni dell’Italia e del mondo attraver-

so le foto dell’Espresso”, mostra organizzata neisaloni del Vittoriano di Roma dal gruppo editoria-le L’Espresso dal 2 ottobre fino al 27 novembre,non è facile. Si tratta di un percorso molto lungoche, dalla fondazione del settimanale nel 1955 adoggi, si propone come obiettivo quello di raccoglie-re l’immenso archivio fotografico del gruppoL’Espresso in sei grande aree tematiche cheaccompagnano il visitatore in una lezione di sto-ria contemporanea attraverso l’obbiettivo di arti-sti come Dana Stone, Alberto Roveri, MassimoSestini e tantissimi altri che è impossibile citareintegralmente. Ogni storia deve avere un suoprincipio, e in questo caso la data scelta è il 2 otto-bre 1955, con un resoconto lungo e dettagliato afirma di Nicola Adelfi sul viaggio di Pietro Nenniin Cina. Da qui inizia un lungo conto alla rovesciaattraverso 60 anni di storia nazionale, passandodai primordi del boom economico e della crescen-

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te tensione della Guerra Fredda con annessacontestazione studentesca, tratteggiando i voltie catturando le espressioni dei protagonisti poli-tici e del costume che hanno segnato un verocambiamento generazionale. L’importanza del-l’immagine diventa fondamentale nel costruireuna rivista importante che, fin dalla sua pubbli-cazione, si ritrovò a confrontarsi con altre realtàaffermate nel panorama dei settimanali italia-ni, come l’Europeo, Epoca e successivamentePanorama. L’Espresso nacque proprio da unacostola dell’Europeo quando Arrigo Benedetti,che ne era stato fondatore nel 1948, decise didimettersi dalla direzione del settimanale quan-do la proprietà venne ceduta alla Rizzoli che nevoleva cambiare non solo la linea editoriale maanche il tradizionale formato grande “a lenzuo-lo”. Fu proprio per questo motivo che, quando lostesso Benedetti ed Eugenio Scalfari decisero difondare un proprio giornale, scelsero il formatoche era stato della prima creatura di Benedetti.Fino al 1974, anno in cui venne deciso di adotta-re il formato “tabloid”, l’Espresso uscì settima-nalmente in formato grande, ricco di fotografie eimmagini che divennero immediatamente ele-mento distintivo e punto di forza della testata.Restituire un’immagine di quel mondo in muta-mento, febbrilmente agitato da guerre ingiuste erivolte studentesche, referendum “immorali” ecostumi che piano piano diventavano semprepiù discinti, un terrore che da male distante si èfatto sempre più quotidiano, tutto è statoimmortalato in più di 400 immagini che scorro-no come un lungo film sulla nostra storia recen-te. Difficile spiegare le emozioni che alcuneinquadrature, certi sguardi di personaggi famo-si e non, sono capaci di restituire all’osservatore.La costruzione degli ambienti è lineare, voluta-mente scura e con la poca luce concentrata inlarga parte sulle fotografie, alcune prese singo-larmente e altre inserite nel loro contesto origi-nale in copertina o nell’articolo stesso.Quest’ultimo aspetto in particolare cattura l’at-tenzione e aiuta il comune lettore a capire qualetipo di lavoro vi sia dietro la scelta di un’imma-gine in un articolo: lo studio delle immagini, laloro lavorazione ed editing, la scelta finale e ilposizionamento nella pagina. L’immagine è fon-damentale in qualunque contesto redazionale,ancor di più in giornale come “L’Espresso”, setti-manale d’inchiesta che ha fatto della relazione

mostre Difficile spiegare le emozioni che, in questa panoramica sulla storia d’Itali>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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tra immagine e parola scritta il suo tratto edito-riale caratteristico, e non semplice elementoaccessorio per “occupare spazio” in pagina. Ma èproprio la seconda parte dell’equazione a man-care, anche abbastanza gravemente. Mancano leparole, gli articoli, le opinioni che a quelleimmagini hanno dato valore e significato. Èvero, la mostra parla di esposizione fotografica,quindi in teoria non stiamo parlando di promes-se non mantenute o di programmi mendaci,come andare al ristorante e scoprire che metàdelle pietanze che hanno solleticato il tuo appe-tito non sono in menù, ma l’assenza di ciò che hareso il settimanale quello che è diventato si fasentire. A tal proposito si è anche un po’ tratti ininganno all’ingresso dove, su un lato della colon-na al centro del primo ambiente che ospita il

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primo e l’ultimo numero dell’Espresso, sonoelencati tutti i nomi di chi ha scritto regolar-mente o collaborato con il settimanale. Nomiche vanno dallo stesso Scalfari a Enzo Biagi,passando per Gianpaolo Pansa, CamillaCederna e Umberto Eco fino ad arrivare a LirioAbbate, Roberto Saviano e Michele Serra.Proprio questi nomi, che sembrano messi lìcome ipotetico preludio di ciò che si troverànelle sale successive, e invece questi finisconoper essere solo medaglie messe lì perché bril-lanti e in grado di dare lustro ma prive di qual-siasi contenuto. Pochi forse avranno di chelamentarsi a questo riguardo, ma sarebbe statodi sicuro molto più esaustivo soprattutto per ipiù giovani, dare la possibilità agli avventori diconsultare gli articoli, magari attraverso delle

postazioni interattive che riproponessero inumeri più significativi e rendere così comple-ta l’esperienza. Forse, per rendere ancora piùevidente il ruolo delle fotografie e la bellezza dialcuni scatti in anni dove basta accendere ilproprio smartphone per avere un mondo diimmagini a portata di dito, inserire troppi ele-menti tecnologici è stata una scelta precisa del-l’organizzazione, che ha preferito piuttostoinserire dei filmati d’epoca degli archivi Rai,sponsor dell’evento, che si, possono anche aiu-tare nella comprensione degli eventi e ad intui-re il gaio ottimismo del boom economico leatmosfere soffocanti degli anni di piombo, mache risultano quantomeno fuori contesto. Adonor del vero, qualche estratto, qualche citazio-ne di questi autori importanti è stata estrapo-lata per accompagnare le immagini, ma inmodo eccessivamente didascalico e poco appro-fondito. Un peccato perché in qualunque pub-blicazione le parole sono importanti quanto leimmagini, e queste due componenti si signifi-cano a vicenda. Ecco perché non pensiamo disbagliare dicendo che “La nostra storia.Sessant’anni dell’Italia e del mondo attraversole foto dell’Espresso” si presenta come unamostra bifronte: da un lato la mole di materia-le esercita un indubbio fascino storico e cultu-rale, dall’altro l’aver completamente ignoratol’altra grande componente del modo di faregiornalismo a L’Espresso, parte della sua stes-sa identità, è una pecca troppo grave per esse-re passata sotto silenzio. Un’occasione nonsfruttata pienamente.

GIORGIO MORINO

a, alcune inquadrature, certi sguardi di personaggi famosi, sono capaci di restituire all’osservatore>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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La nostra storia. Sessant’anni dell’Italia e del mondo

attraverso le foto del’Espresso

Complesso del Vittoriano, Ala Brasini,

Via dei Fori Imperiali, Roma

Dal 2 ottobre al 27 novembre 2015

Orari

Da lunedì a giovedì ore 9.30-19.30

Venerdì e sabato ore 9.30-22.00

Domenica ore 9.30-20.30

La biglietteria chiude un'ora prima

Biglietto intero: 6,00 euro

Biglietto ridotto: 4,00 euro

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Attrice, musicista e cantante, Mimosa Campironiè una giovane donna dirompente. A soli 28 anni

il suo curriculum è segnato da esperienze professio-nali ‘importanti’ (ha recitato a tetro ‘Giulietta’ perGigi Proietti, ‘Elisa’ per Davide Toffolo, e al cinemain ‘Nessuna qualità agli eroi’, ‘L'imbroglio nel len-zuolo’, ‘Sfiorarsi’). Lo scorso 25 settembre è uscito ilsuo primo lavoro discografico, “La terza guerra”, cheha registrato subito pareri positivi da critica e pub-blico, tanto che è stata scelta da MTV NewGeneration, come artista del mese.Un disco che ha come protagoniste figure di donne,tante sfumature del mondo femminile che l’artista‘usa’ in modo catartico.’Terza guerra’ è una di questedonne: veloce, ritmata, tagliente, ossessiva, corag-giosa, bellissima. I suoi testi sono caratterizzati da

musica Con il successo del suo primo disco, uscito lo scorso settembre, la giovane>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Mimosae le donne che lottano

un linguaggio forte, ironico, tagliente, provocatorio,che mostra tutti i lati della donna post-moderna e diMimosa in particolare. Una ragazza con una storiaparticolare, andata via di casa a soli 15 anni, conl’idea di cominciare un viaggio che la portasse daqualche parte, adora il cioccolato, Fiona Apple, i canidi tutte le razze, le performance di MarinaAbramovich , il cinema noir e le serie TV americane.E di sicuro da allora non si è più fermata e, comescopriamo in questa intervista, ha intenzione diarrivare molto lontano.

Mimosa: attrice, musicista e cantante, cosa tisenti di più?“La musica e la recitazione sono come due amanti dicui non posso fare a meno. Una disciplina nutre l’al-

A tu per tu con la28enne autricedell’album ‘Laterza guerra’, undisco che hacome protagoni-sti tutti gli aspet-ti del femminilepost-moderno

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tra in modo organico. Grazie alla recitazione hoimparato a gestire il live da musicista con più sicu-rezza, mentre conoscere la musica mi ha aperto leporte per interpretare alcuni ruoli: capita spesso chei registi cerchino attrici in grado di suonare o canta-re. Inoltre ho scritto musica per il teatro e per ilcinema”.

Luca Barbarossa ti ha fatto i complimenti , haiavuto recensioni positive, e il videoclip de ‘Laterza guerra’ andato in rotazione su Mtv, èpiaciuto molto. Come ti senti?“Sono felicissima che il progetto ‘Terza Guerra’stia viaggiando con le sue gambe. L'incontro conBarbarossa e le sue parole mi hanno riempito digioia e mi danno la grinta per continuare sullastrada che ho intrapreso. Quando il video del sin-golo poi è stato scelto da Mtv New Generation eroal settimo cielo. Due anni fa ero da sola con un po’di canzoni e il mio pianoforte. Sono riuscita a pro-durre un disco partendo da un crowdfunding dellarete, oggi mi vedo su Mtv in rotazione come arti-sta del mese e si è creatauna squadra di personeche lavorano con me”.

Hai solo 28 anni, cosavuoi fare da grande?“Sono già grande! In Italiasi è ancora adolescentiquando nel resto delmondo si è già adulti daun pezzo. Vorrei continua-re a suonare e guadagna-re abbastanza per com-prarmi una casa mia”.

Terza guerra ha untesto forte: “Donne chelottano con l'arma del-l'amore”. Ci spieghimeglio questo concetto?“Arrivano dall'estero notizie terribili di conflitti,terrore, crisi economiche. Quasi una sorta diTerza guerra mondiale. Ho pensato che forsepotremmo cominciare a cambiare il significato diquesta guerra rispondendo all’idea di un futurobuio proponendo invece la visione di un conflit-to spirituale positivo che tenda alla pace eall'amore. Proprio nello spirito femminile credoci possa essere il seme della vittoria. Perché ledonne lottano per la vita, per la sopravvivenzadei loro figli. Sono armate d'amore”.

I tuoi testi, tra i quali Voglio Avvelenarmi unpo' sono molto forti, specie se si considera chesono scritti da una donna, quanto coraggio tici è voluto“Questa canzone ha un testo ironico e racconta ilparadosso di una ragazza che per amore respirereb-be tutti i gas di scarico delle auto nel traffico pur diseguire il suo innamorato per la città. Ho cercato diessere sempre sincera in questo disco, ma mi èvenuto naturale, perché il coraggio vero è quellodelle donne che ho raccontato. Ragazze felici, arrab-biate, sfigurate, uccise”.

Cosa hai voluto esprimere con tutte ciò?“Ho voluto raccontarne la forza, quella forza che nonè fisica, ma è nella sensibilità di interpretare i fatticon il sentimento e l'empatia”.

Sconfiggeremo davvero la guerra con l’amoreche tu definisci l'arma di ‘costruzione dimassa’ più forte di tutte?“Lo spero davvero tanto. Il futuro sarà come lo

immaginiamo adesso. Comele buone madri crescono iloro figli con la prospettivavitale di benessere e prospe-rità, così potremmo affronta-re il futuro del nostro piane-ta, immaginandolo sano epacifico. Eva Merrian scriveIo sogno di dare alla luce unbambino che chieda:Mamma, che cosa era laguerra?”.

Hai dichiarato di averavuto la spinta di suona-re e comporre dopo lamorte di tuo padre, cosaè avvenuto dentro di te?“Ho sempre avuto paura disuonare in pubblico. Paura

di cantare, insieme a molte altre paure. Vedere miopadre morire le ha dissolte tutte. Nel disco c'è unacanzone ‘Fame d'aria’ dedicata a lui”.

Hai già fatto cose molto importanti, i tuoiprossimi progetti?“Quest’inverno porterò in giro per l'Italia il live deldisco. Mi piacerebbe trasformare il live in uno spet-tacolo più ampio da portare nei teatri , coinvolgendoscrittrici e musiciste”.

CLELIA MOSCARIELLO

e attrice conferma la sua capacità di artista a tutto tondo>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Nonostante la giovane età Vittorio Marchettiha già alle spalle un’esperienza considere-

vole, maturata mediante la militanza in diverseformazioni quali Altre di B, Obagevi e Sin/Cos (in coppia con Maolo Torreggiani ex My AwesomeMixtape) e attraverso le collaborazioni con arti-sti come Ohio Kid e Andrea Nardinocchi.Lo scorso febbraio ha pubblicato il suo discod’esordio come solista dal titolo ‘Under the sunall night long’ mixato e masterizzato da EnricoCapalbo e pubblicato dal collettivo HMCF.È un disco elettronico di undici brani che si

musica Una band bolognese che ha raccolto la sfida dei talent, dimostrando c>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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L’elettronicadegli OSC2X

Dietro l’acronimo, riferito all’oscillatore dei sintetizzatori, si cela ilmusicista bolognese Vittorio Marchetti, che lo scorso febbraio ha pub-blicato il suo disco d’esordio come solista, dal titolo: ‘Under the sun allnight long’

caratterizzano nel loro complesso secondo stile-mi accostabili ad un range di influenze piuttostoampio che va dalle composizioni eleganti degliAir fino alle atmosfere rarefatte dei Boards ofCanada e Tycho, ma mostra di attingere anchealla drum and bass e dal trip hop non disde-gnando echi delle produzioni di artisti più con-temporanei. L’approccio istintivo e immediatodel cantato mostra invero un’immediatezza tipi-ca del linguaggio pop e cantautoriale. Vienefuori un linguaggio ibrido e innovativo, sicura-mente interessante e molto godibile. Di fatto si

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che c’è molto da scoprire nel sottobosco della musica emergente >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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tratta di un album di canzoni e come tale vaascoltato.Le tracce sono accomunate da un mood oscillan-te tra lo scanzonato ballabile, rintracciabile adesempio in ‘PAH!’, e un’atmosfera introspettivacome in ‘Angela’ che risulta, a parere di chi scri-ve, l’episodio più riuscito dell’intero disco.L’album è frutto di diversi anni di sperimenta-zione e limatura delle composizioni in concomi-tanza con l’attività live e in studio con le sopra-citate formazioni e segue due Ep: ‘And i was likeuhm’ e ‘Trying to be childish on purpose’.In concomitanza con l’inizio del tour, quello cheera partito come progetto solista si trasforma induo con l’ingresso di Luca Rizzoli alla batteria,pad elettronici annessi.Ed è con questa formazione che i due hannogirato l’Italia in lungo e in largo prima di pren-dere parte al celebre Talent show X Factor.Nonostante l’eliminazione, in occasione degliHome Visit, i due hanno avuto certamente mododi raggiungere in pochi attimi una grande quan-tità di spettatori altrimenti inimmaginabile.Le loro esibizioni televisive, all’interno deltalent, hanno suscitato l’interesse di pubblico ecritica e hanno consentito agli Osc2x di farepassi da gigante nel percorso di emersione dalcaotico e foltissimo ambiente di musica emer-gente. Abbiamo raggiunto telefonicamenteMarchetti e gli abbiamo posto alcune domandesul progetto e sul futuro della band.

Vittorio Marchetti, veniamo subito a XFactor, un’esperienza che ovviamente viha portato grande visibilità. Un bilancio ariguardo?"La partecipazione a un programma così segui-to, così mainstream se mi viene passato il termi-ne, da parte di un gruppo come noi molto distan-te da alcune logiche, è stato come spettacolomolto interessante. È stato estremamente diver-tente e lo rifarei senza problemi”.

Spesso chi, come voi, proviene da un conte-sto underground tende a snobbare la pos-sibilità di esibirsi in un talent televisivo,forse per paura di finire per perdere credi-bilità. Al contrario voi partecipandovi,avete dato vita probabilmente a una picco-la rivoluzione.“Sono molto d’accordo. Qualcuno ha detto cheabbiamo fatto una cosa da pionieri. A mio mododi vedere nel mondo musicale siamo di fronte a

un mescolamento tra mainsteam e indie. Non èniente di nuovo ma in questo momento si stan-no consolidando alcune realtà di musica elettro-nica, si stanno facendo avanti degli stili e gene-ri musicali che si caratterizzano secondo commi-stioni di diversi background musicali e di fattoper X Factor è la prima volta che vengono accet-tati degli indipendenti. Gruppi come Iron Mise eThe Van Houtens si fanno notare di più a livelloscenico. Loro hanno beneficiato molto di questaesposizione. Dal nostro canto, forse non abbiamoriscontrato lo stesso risvolto positivo in termininumerici, ma credo che abbiamo contribuito,come dici, a fare una piccola rivoluzione. Questoci riempie di orgoglio, non faccio fatica adammetterlo, e credo che i frutti della partecipa-zione a X Factor verrano piano piano e andran-no raccolti con il lavoro e attraverso un’attivitàlive abbastanza capillare. La nostra intenzioneadesso è quella di suonare molto cercandoappunto di raccogliere i frutti di questi mesi”.

Mi sarebbe piaciuto vedervi suonare deivostri pezzi.“Non avrebbero acconsentito, e giustamente miviene da dire. Il programma non può affidare

Qui sotto: Vittorio Marchetti, alias Osc2x Nella pagi-na a fianco Luca Rizzoli e Vittorio Marchetti

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Avevamo voglia di provare a pubblicare unbrano più pop diverso dai pezzi del disco e chemostrasse una svolta di sonorità per vedere l’ef-fetto che può avere sul pubblico. Non credo tut-tavia che la vibrazione di Peniko permeerà tuttoil disco in uscita che sarà probabilmente moltovariegato”.

A che punto siete nella lavorazione delnuovo lavoro?“Siamo ancora in fase di stesura, abbastanzaindietro ma l’intenzione è quella di fare usciretutto in tempi brevissimi”.

Quindi nel breve continuerete l’attivitàlive?“Esatto, stiamo portando a conclusione il tour di‘Under the sun all night long’ che, partito a feb-

braio, ci ha visti suonarein quaranta città italia-ne. Ci aspettano altreventi date e infine dadicembre ci rinchiudere-mo in studio di registra-zione per creare il prossi-mo disco”.

Hai accennato allavostra etichetta, il

collettivo HMCF. In un momento in cui èdifficile trovare qualcuno che stampi esvolga il ruolo di editore, voi avete inqualche modo sviato il problema fondan-do voi stessi un collettivo che è etichettae ufficio stampa. Ti chiedo quindi di par-larcene un po’."Vado molto fiero di questo progetto che nascecome associazione per la promozione di eventiculturali in senso lato. Inizialmente era unaweb radio. È stato creato prima il mediumrispetto al contenuto. Col tempo abbiamo capi-to che un altro mezzo per promuovere culturae cose belle realizzate in questo paese fossequello di stampare dischi e seguire dal puntodi vista editoriale le uscite di artisti che noiconsideriamo validi.Questo avviene in un contesto, italiano e mon-diale, in cui l’etichetta perde il suo valore; nelmercato musicale sta diventando una figurasuperflua. Il collettivo si pone lo scopo di riva-lutarne il ruolo, attraverso un’azione mirata diun gruppo di persone volta a seguire l’artistain tutto, anche dal punto di vista artistico.

musica Il background degli Osc2x è quello del rock suonato dal vivo e la loro musi>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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alcune cose al caso. Tendenzialmente loro prefe-riscono che si eseguano delle cover, ma è giustocosì in fondo. Il pubblico se ascolta una cosa cheha già sentito in precedenza tende a emozionar-si più facilmente, si potrebbe dire che sia unaregola della musica. I The Van Houtens hannoinvece eseguito un loro brano, e mi sembra chegli sia andata bene con quel loro ritornello killer.Noi eravamo consapevoli che la proposta artisti-ca che caratterizza i brani del disco, non potevaancora essere portata davanti all’enorme pub-blico di X Factor. Ma ci tengo a sottolineare chenon è colpa della tirannia del programma che difatto è un contest come tutti gli altri, come quel-

li che organizzavamoal liceo con lo scopo difar suonare dei gruppie permettere alle persone di affezionarcisi”.

Sulla scia del programma avete da pocopubblicato ‘Peniko’ che mi pare segni unpasso avanti nell’evoluzione del vostrosuono (più asciutto sintetico e forse effica-ce) e contribuisca a mettere ancor più inrisalto l’elemento canoro. È questa la dire-zione che state prendendo?“Peniko è una traccia che parla dell’ansia, delpanico e di tutti gli stati d’animo negativi inmodo però piuttosto ironico, con arrangiamentovagamente jazz. Questo è evidenziato dal videoche abbiamo pubblicato. L’obiettivo è stato quel-lo di far arrivare un messaggio positivo veicola-to attraverso una canzone che avesse invece untitolo negativo. È un pezzo venuto fuori all’indo-mani di X Factor e abbiamo ponderato per farlouscire immediatamente per vedere cosa sarebbesuccesso. Ci teniamo molto a fare tutto in modosperimentale. Osc2x è uno spazio in cui ognuno,musicisti ed etichetta (un collettivo in cui noistessi abbiamo un potere decisionale) possonoproporre e sperimentare.

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Quest’ultimo è un fattore di grande importan-za, in fondo una label è un gruppo di dischi conuna comune cifra stilistica e quindi per avereun ruolo, deve prendere una posizione ancheartistica. Si deve poi curare di come inserire ildisco sul mercato e credo che le major in que-sto hanno oggi molte difficoltà. Si dà troppaimportanza all’elemento virtuale e poco aquello reale. Nel collettivo HMCF viene primail paese reale. Altrimenti si cade in una trap-pola, in un labirinto.Lavoriamo in sinergia con uffici stampa eagenzie booking. La promozione di un artista èun lavoro organico in cui si inseriscono diver-se realtà che devono avere una politica comu-ne in modo da far risultare l’artista un qualco-sa di compiuto, con un’identità abbastanzaspiccata. Oggi si vendono pochi dischi e il mer-cato ci chiede di adattarci a tale condizione.L’etichetta deve assolvere altre mansioni, cheesistono, e noi ci stiamo muovendo in questadirezione.Stiamo per rilasciare l’Ep degli Oak ‘We WereElsewhere’ in esclusiva su Rockit. Loro sonosecondo me uno dei gruppi più promettenti inambito indie pop. In seguito verrà rilasciato ildisco degli Alter Crash che suonano musicaelettronica. Sono degli amici che hanno orapreso parte a pieno titolo al collettivo”.

Nonostante i tanti passi in avanti fatti, nonsi ha in generale ben chiaro cosa sia unmusicista elettronico, considerato ancoraalla stregua di un dj.“Ovviamente non siamo dei dj, siamo dei musi-

cisti. Il nostro background è quello della musicadal vivo, abbiamo suonato in gruppi rock in cuisi suonava tutto. La tecnologia ha aperto oriz-zonti verso sonorità nuove, si pongono alcunescelte artistiche molto interessanti ed è questala sfida che Osc2x vuole prendere. La ‘gestione’della nostra musica è un continuo esperimento.Crediamo che sia questione di tempo, verranostabiliti dei nuovi standard riguardo la musica ela resa dal vivo. Io mi propongo di cercarli. Intermini semplici: se gli AC/DC hanno trovato lostandard della chitarra distorta, della batteriain 4/4, del basso che tira dritto e la voce roca,oggi ci troviamo in un momento in cui la tecno-logia determinerà la nascita di nuovi parametri.È quindi questo un momento difficile, ma estre-mamente eccitante e stimolante”.

Come va musicalmente a Bologna?“Secondo me abbiamo avuto un momento d’oro,che la storia non ha riconosciuto come tale per-ché troppo vicino, attorno agli anni 2007-2009durante i quali la musica indie viveva il suoperiodo di splendore con band come TheWombats, The Stokes, Franz Ferdinand, BlocParty. Tutti questi gruppi hanno suonato aBologna al Covo Club, un locale in realtà nean-che troppo grande. Sono gruppi giganteschi e inItalia, dove è vero che le cose arrivano sempreun po’ in ritardo, all’epoca non era chiara anco-ra la loro entità. Il Covo è stato quindiun’espressione importantissima della culturain Italia, e a Bologna, che ha permesso la forma-zione di tanti artisti. Aver portato gruppi delgenere in città ha avuto ripercussioni sul tutto ilsottobosco urbano. I gruppi del collettivo che hocitato hanno sicuramente percepito le conse-guenze di questa situazione particolarmente sti-molante di quel giro d’anni. Il Covo è stato pio-niere, considerando che molto dei gruppi sopramenzionati facevano a Bologna la loro unicadata sul territorio italiano”.

E oggi? "Il Covo resiste. È stato aperto il Freakout che sipropone di far musica tutte le sere rendendoBologna una città vivibile per chiunque. C’è poiil Locomotiv che propone invece una program-mazione virata più su artisti come Thundercat eTony Allen. Risentiamo chiaramente della situa-zione nazionale in cui non si capisce bene cosabisogna fare, ma rimane una città florida”.

MICHELE DI MURO

ica si rivolge alle sonorità nuove create dalla tecnologia>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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libri&libri Novità in libreria a cura di Michela Zanarella>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Dopo il successo de ‘Il linguaggio segreto deifiori’, considerato un caso letterario interna-zionale, venduto in più di ventisette Paesi etradotto in oltre quaranta lingue, VanessaDiffenbaugh torna a conquistare e a far emo-zionare i lettori con ‘Le ali della vita’ edito daGarzanti con traduzione di Alba Mantovani.L’intensità narrativa, lo stile maturo e avvol-gente si riconfermano le carte vincenti ancheper questa nuova opera che vede tra i protago-nisti ancora una volta una donna. Esiste un filrouge tra i due romanzi, una precisa scelta discrittura dell’autrice, che mantiene in eviden-za la complessità dell’esistenza, analizzandoin profondità i sentimenti umani. Il linguaggioscorre piacevolmente nella sua semplicità, leparole sono scritte con la consapevolezza di

LETTO PER VOI

Le ali della vitaUna storia di legami e sentimenti pro-fondi, l’amore filiale e l’amore maternoche si manifestano con un linguaggioparticolare, fatto di contraddizioni, tor-menti, assenze, ma anche tanta sponta-neità e autenticità

arrivare dritte al cuore di chi legge. Al centrodella storia una giovane madre, Letty, che sitrova inadeguata al ruolo, perché quando sco-pre di essere incinta è appena adolescente ecrescendo cerca di allontanarsi dalle proprieresponsabilità. A trentatré anni si rende contoche per via del lavoro come barista, delle con-tinue sbronze e per la costante presenza dellamadre in casa, non si è mai occupata diretta-mente dei figli, tanto che li sente quasi comeestranei, non li conosce come una madredovrebbe. I genitori, di origine messicana, a uncerto punto fanno ritorno nel loro paese nata-le e Letty si ritrova smarrita, senza riferimen-ti, in preda al panico, essere madre la spaven-ta. Decide di lasciare i bambini da soli e diandare alla ricerca della madre per convincer-la a tornare.Con un ritmo incalzante, con un linguaggioscorrevole che fa fluire le azioni e traccia per-fettamente i luoghi e le situazioni, l’autrice ciconduce in questo viaggio dal Landing, zonadella California dove vivono molti immigrati,verso il Messico. La descrizione è precisa e for-nisce la possibilità di vedere con gli occhi dellamente le strade, la natura, la gente. Prendonoforma i caratteri sia di Letty, nervosa, insicu-ra, disorientata, che dei figli: Luna è piccola efragile; Alex, anche se ha solo quindici anni, èun ragazzo determinato, ha la stessa passionedel nonno, studia le rotte migratorie degliuccelli e ne conserva le piume. Quando si

LE ALI DELLA VITADi Vanessa Diffenbaugh

Garzanti Editore

Pagg. 336, 18,60 euro

CURIOSITÀPer questo libro l’editore ha realizza-to ben quattro copertine, ognunacon un ciondolo e un significato par-ticolare diverso (lucchetto/fedeltà,farfalla/libertà, cuore/more, gab-bia/coraggio di cambiare).

IL PRIMO LIBROIl linguaggio segreto dei fiori è statoun vero e proprio caso editoriale, illibro è uscito in contemporanea intutto il mondo, è stato venduto inventisette paesi. Victoria, la protago-nista del romanzo, abbandonata allanascita, passa da una famiglia all’al-tra. Chiusa nel suo silenzio, incapacedi amare, si sentirà protetta e al sicu-ro solo nel suo giardino segreto.

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accorge della fuga della madre, non si perded’animo e si occupa della sorella, la coccola, laconsola e cerca di non farle mancare nulla,soprattutto l’affetto dei nonni (della madre sache Luna non sente la mancanza, perché non èmai stata con loro). La storia si fa sempre piùtortuosa e incalzante, Maria Elena, la nonnadei bambini, resterà a fianco del marito inMessico e rifiuterà di tornare con Letty inCalifornia. Questa decisione inaspettata

disarma la giovane donna, che fugge in auto inuna corsa disperatamente senza meta che por-terà a un epilogo inaspettato.Il romanzo porta alla luce con una sorta di ele-ganza e chiarezza narrativa la fragilità deirapporti umani, fatti di continue problemati-che, che solo l’amore e l’affetto possono rende-re meno pesanti da affrontare. Saranno infattii sentimenti tra madre e figli a spingere l’inte-ro nucleo della storia verso uno spiraglio diluce, verso un giusto e meritato equilibrio. Soloimparando a conoscere i propri limiti si puòcercare di rafforzarsi interiormente ed este-riormente. Una sfida non facile, a cui la prota-gonista però non si sottrae. Una sorta diriscatto sociale e individuale della protagoni-sta, che dal suo tormento riesce a cogliere ilbene delle creature che ha generato.Nel suo complesso la storia si sofferma consguardo attento al valore della famiglia e a ciòche rappresenta, toccando anche l’atrtualissi-mo tema dell’immigrazione, della diversità e ledifficoltà di chi ogni giorno lotta per la soprav-vivenza. Tematiche delicate e di ampio valoresociale che la Diffenbaugh affronta accompa-gnando il lettore, conquistando la sua compli-cità fino alla fine. Descrive perfettamente lereazioni e gli atteggiamenti di una bambina disei anni, di un ragazzo di quindici alle presecon il primo amore e di una madre imprepara-ta ad esserlo.I suoi personaggi sono autentici, vivi. �

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L’AUTRICEVanessa Diffenbaugh è cresciuta in una cittadina della California delnord. Si è laureata a Stanford in Scrittura creativa e in Educazione artistica.Ha lavora in associazioni no-profit aiutando e accogliendo giovani ‘a rischio’,senzatetto e bambini in affido. Lei e suo marito hanno tre figli e vivono aCambridge. È una sostenitrice della rilettura dei libri e consiglia ai giovani dileggere quello che vogliono, senza imposizioni. Ha una grande passione peri fiori, e non poteva essere diversamente.

In primo piano

Editoria indipendente

La macchinazionedi David Grieco, Garzanti

Pagg.244, 18,50 euro

Un libro che affronta l’ancora irrisolta vicenda

della morte di Pier Paolo Pasolini, con numerose

intuizioni, partendo dalla notte dell’omicidio.

Grieco oltre al volume ha realizzato anche il film

omonimo, con protagonista principale Massimo

Ranieri nel ruolo di Pasolini.

Ciaodi Walter Veltroni, Rizzoli

Pagg. 252, 18,50 euro

Un ragazzo degli anni cinquanta torna dal passa-

to, si ferma sul pianerottolo di casa e aspetta il

figlio, diventato adulto. Padre e figlio, due gene-

razioni diverse e lontane che si incontrano in una

dimensione particolare: per una sera si racconta-

no in un confronto a cuore aperto, fatto di ricordi

ed emozioni, nel rispetto di un legame profondo.

YA - La battaglia di Campocarnedi Roberto Recchioni, MondadoriPagg 228, 18,00 euroUn’avventura in tutti i sensi ed un sogno. Stecco,

il protagonista, vuole far parte della Compagnia

dei Giovani Avventurieri. Un fantasy dal linguag-

gio semplice ed essenziale che insegna ad essere

determinati e a non mollare mai.

L’invenzione della madredi Marco Peano, Minimum FaxPagg 280, 14,00 euroLa storia di un amore sincero e profondo, un lega-

me viscerale e antico come quello tra un figlio e

la propria madre. Lei è malata, ma il protagonista

Mattia cercherà di vivere ogni istante, centelli-

nando attimo dopo attimo. Perché non è mai

facile dire addio a chi ti ha generato.

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Dario Amadei è eclettico,ironico, poco razionale,

molto sognatore. Medico con lapassione per la scrittura oscrittore prestato alla medici-na, ha pubblicato in questianni Un mondo migliore(Sovera Multimedia Edizioni),Le vere fiabe dei fratelliGrimm (Il caso e il vento) eCronache di Monterotto(Edizioni Simple). Adesso, dopododici anni dalla prima edizio-ne, ripubblica Astutillo e ilpotere dell’anello con la casaeditrice romana Graphofeel . Illibro racconta la storia diAstutillo Colavolpe, un bambinomolto grasso, ma fiero di esserlo,grande divoratore di cioccolata.Come tutti i bambini ha deisogni e un giorno farà un incon-tro davvero speciale con una fatadalle caratteristiche insolite:una figura rinsecchita e puzzo-lente (proprio per quell’odorenauseabondo che emana si chia-ma ‘fata dei cassonetti’). Il risul-tato dell’incontro è il dono di unanello magico, ma il bambino

non ne farà sempre buon uso. Lascrittura di Amadei ci porta ascoprire la personalità del prota-gonista e a vivere con lui delleavventure davvero emozionantie imprevedibili. Quello dell’auto-re è un linguaggio davvero sem-plice e chiaro, comprensibile perchiunque, sa accompagnare illettore descrivendo minuziosa-mente i luoghi e le situazioni. C’èun lavoro sicuramente accuratonella stesura del racconto, che hatutte le caratteristiche per coin-volgere e trascinare fino allafine, difficile annoiarsi o perdereil filo tra le pagine. Astutillo fre-quenta la terza elementare dellascuola ‘Hermann Hesse’ in unpaesino chiamato Colleriarso.Ecco che puntuale Amadei cispiega chi è Herman Hesse, invi-tandoci a scoprire e conoscere il

personaggio. La scrittura in que-sto caso assume una funzionefortemente educativa e diventauna risorsa importante, in parti-colare per i ragazzi che si avvici-nano con fatica alla lettura. Danotare il carattere in cui è statostampato il libro, idoneo ai bam-bini che hanno problemi didislessia, il font ad alta leggibili-tà infatti facilita la lettura e diconseguenza la comprensionedel testo. Il libro porta alla luce ildesiderio di cambiamento delbambino, che si affida all’oggettomagico, per trasformare a piaci-mento le situazioni. Con la giu-sta ironia, l’autore ci fa divertiree sorridere, senza perdere divista l’importanza di non caderein tranelli e facilonerie. Comeuna sorta di Pinocchio moderno,Astutillo incarna i bambinicuriosi del nostro tempo, chedevono comunque fare attenzio-ne a chi propone soluzioni facili.Mai fidarsi troppo. Amadeimette in guardia il lettore, losprona ad essere sempre vigile, ela scrittura serve anche a questo,a dare consigli, a lanciare mes-saggi, senza troppi paroloni, per-ché dove c’è chiarezza c’è com-prensione.Una riedizione a cui l’autoretiene molto. “Sentivo cheAstutillo aveva ancora moltoda dire ai suoi lettori, c’era solobisogno di una iniezione dientusiasmo. La mia fata deicassonetti è una creaturamagica molto originale e conuna punta di trasgressione cheè piaciuta molto ai lettori ditutte le età.” – ci raccontaAmadei – “La storia è il veicolodi un messaggio che ritengomolto interessante per i bam-bini di oggi: bisogna semprediffidare di chi ci propone dellesoluzioni magiche ed impararea contare sulle proprie forze”.

MICHELA ZANARELLA

libri&libri Il magico dono di una fata a un bambino grassottello>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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‘Astutillo e il potere dell’anello’ è una favola moderna scrittacon un linguaggio semplice ma efficace, dove l’elemento fan-tastico riveste un ruolo chiave nella narrazione

Mai fidarsi delle soluzioni facili

Astutillo e il potere dell’anellodi Dario Amadei, Graphofeel Edizionipagg. 114, euro 12,00

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Quando nel 2012 la Disneyacquistò i diritti di sfrutta-

mento dell’Universo di StarWars dal creatore della sagaGeorge Lucas, alla modica cifradi 4 miliardi di dollari, molti trai fan della serie e gli addetti ailavori sapevano che sarebbestata solo questione di tempoprima che venisse pianificatauna nuova serie di film ambien-

tati in quella “galassia lontanalontana”. Finalmente, dopo treanni di lavorazione, Star Wars: IlRisveglio della Forza, settimocapitolo della serie e sequeldiretto della trilogia originale, èfinalmente uscito nelle sale cine-matografiche di tutto il mondo.Con oltre 57 milioni di dollariincassati nelle anteprime statu-nitensi, e oltre 3 milioni di euro

racimolati in appena due giorniin Italia, il film del regista J.J.Abrams, il pluripremiato registae autore di Lost, si candida aseriamente a ruolo di maggiorincasso del 2015.

La trilogia originaleMa da dove nasce l’epopea deicavalieri Jedi e della Forza? Percomprendere il successo di Star

cinema Campione di incassi nelle anteprime statunitensi, l’ultimo episodio della>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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BentornatoStar Wars

Con l’uscita nelle sale de ‘Il Risveglio della Forza’, il regista J.J. Abrams siè assunto l’ingrato compito di rispolverare un mito del cinema contempo-raneo proseguendone la storia, recuperando tematiche e atmosfere deiprimi film. Una fanta-avventura che, ancora oggi, tra alti e bassi, cattu-ra l’immaginazione degli spettatori come pochi altri film

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Wars è necessario tornare alleorigini del fenomeno. La creazio-ne di un’intero universo nelquale le vicende delle diversespecie ad esso appartenentigirassero intorno ad “unica eonnipossente Forza che controllatutto quanto” era già nellamente di George Lucas quandoquesti era un giovane registache, insieme ad altri amici comeSteven Spielberg, Brian DePalma e Francis Ford Coppola,sognava di cambiare il modo difare film a Hollywood. Oggi è dif-ficile rendersi conto di quantoquel film del 1977, allora intito-lato solo Star Wars, avrebbecambiato non solo il modo di farefilm di fantascienza, ma in gene-rale il concetto di blockbusterhollywoodiano. La semplicitàdegli elementi che componevanoil film originale rasentava ilbanale, attingendo a piene maniagli elementi della tradizionefavolistica del passato: il bene eil male che si contrappongono,l’orfano che non riesce a trovareil suo posto nell’universo, ‘l’og-getto magico’ che consente al gio-vane di affrontare il Male, unaprincipessa che deve essere sal-vata e la redenzione finale.Anche da un punto di vista stili-stico vi è ben poco di quella che,almeno fino agli anni ’70, venivaconsiderata fantascienza: il pro-gresso tecnologico immaginarioera uno componente del tuttomarginale, non vi era il classicotema della razza aliena superio-re pronta ad invaderci e quan-t’altro; Star Wars aveva unimpianto scenico molto più simi-le agli spaghetti western diSergio Leone, con atmosferesporche e polverose, autoritàcontro ribellione e il percorso for-mativo del giovane eroe, temati-ca a sua volta ripreso dalla lette-ratura ottocentesca del romanzodi formazione; gli stessi cavalieri

Jedi richiamano l’immagine delsamurai giapponese. Anche percostruire l’impianto della Forza,concetto vago e poco approfondi-to nella trilogia originale, Lucaslavora come un alchimista,mescolando elementi del Chi,energia interna al corpo umanopropria della cultura orientale,con larghi elementi di mistici-smo uniti alla tradizione cristia-na. I personaggi sono caratteriz-zati in maniera molto precisa edotati di un look facilmente iden-tificabile, su tutti l’antagonistaprincipale e vero protagonistadella storia, Darth Vader. Tuttiquesti elementi vengono messiinsieme da George Lucas duran-te un processo produttivo moltolungo e complesso, caratterizzatoda costanti riscritture della sce-neggiatura, da richieste e impo-sizioni da parte della 20hCentury Fox, unico Studios allo-ra disposto a sobbarcarsi glioneri di produzione per un pro-getto così fuori dagli schemi. Ilrisultato finale dette ragione aglisforzi del giovane regista. StarWars incassò più di 775 milioni

di dollari in tutto il mondo, afronte di un budget di appena 11milioni, divenendo uno dei fran-chise più remunerativi della sto-ria del cinema e vero e propriofenomeno di costume. Da quel 25maggio del 1997 a oggi non sicontano le opere dedicate all’uni-

verso creato da Lucas: dai duesequel, L’Impero colpisce ancorae Il ritorno dello Jedi (che seppurnon diretti da Lucas mantengo-no intatta l’atmosfera e le tema-tiche dell’originale), passandoper due serie televisive animate,svariati videogiochi di successo efumetti che hanno ampliato lastoria originale dei film in quelloche i fan hanno chiamato ‘uni-verso espanso’, Star Wars èentrato di diritto nel patrimonioculturale collettivo.

Il passo falso dei prequelAl momento dello sviluppo delsoggetto originale, George Lucasaveva progettato una storia chesi estendeva nell’arco di novefilm, dei quali i film girati fino alquel momento rappresentavanosolo il corpo centrale, gli episodiIV, V e VI. Con l’evolversi dellatecnologia si decise di riprenderele redini della storia, tornandoalle sue origini per raccontare lanascita dell’Impero e dellaRibellione. Una premessa affa-scinante che, tuttavia, ha delusoquasi tutte le aspettative degli

spettatori e dei fan. Tutti gli ele-menti che avevano contribuito alsuccesso dei film originali, l’av-ventura e l’epica della “frontieraspaziale”, vengono messi daparte in favore di una narrazio-ne più “politica” complessa edecisamente poco convincente.

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saga stellare ideata da George Lucas nel 1977>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Nei primi due film, La MinacciaFantasma e L’Attacco dei Cloni,Lucas sembra dimenticarsi com-pletamente quale sia la naturadella sua creatura: intrighi, spie-gazioni pseudo-scientifiche sullanatura della Forza assolutamen-te non necessarie e slegate dallatrilogia originale, e una sotto-trama amorosa senza senso e inalcuni momenti al limite delcomico. Gli stessi protagonistirisultano il più delle volte fuoricontesto e non sviluppati ade-guatamente, gli attori legnosinelle loro performance e unaregia più attenta la colpo d’oc-chio superficiale, in un tripudioroboante di effetti digitali, piut-tosto che concentrata sulla storiache scorre sullo schermo. Questoalmeno fino all’episodio III, LaVendetta dei Sith, che nonostan-te i difetti accumulati dai duefilm precedenti, riesce a recupe-ra il pathos della storia, chiuden-do il cerchio tra vecchia e nuovatrilogia. Se si dovesse quindiriassumere in un solo concettotutto quello che rappresenta latrilogia pre-

quel, si potrebbe parlare di “occa-sione persa”: tante idee, pochedavvero valide, e un finale stra-ordinario che salva il tutto dal-l’abisso della mediocrità. Di certonon quello che ci si aspetterebbeda un film di Star Wars.

Il Risveglio della ForzaAndare avanti restando fedelialla tradizione. Questo deveessere stato l’imperativo impostoda J.J. Abrams al momento direalizzare il primo episodio diuna nuova trilogia che, nei pianidella Disney, dovrà proseguire lastoria della trilogia originaleconclusasi nel 1983. Un ritornoal passato che dovrebbe accon-tentare i fan di vecchia data e farscoprire alla nuova generazionele infinite vie della Forza.Operazione riuscita?Decisamente si. A dispetto deitanti critici che hanno bollato ilnuovo capitolo della saga comeripetitivo e senza idee originali, eche con ogni probabilità di StarWars hanno solo sentito parlare

distrattamen-te, il film diAbrams rie-sce là dove los t e s s oG e o r g eLucas nonera riuscito:rifiutandoogni ideadel creato-re origina-le nellasperanzadi dareu n an u o v aversione

dell’Universo narrativo, rispol-verando i protagonisti originaliaffiancandoli a nuovi interpretidi talento e ben calati nel conte-sto, stendendo una sceneggiatu-ra ricca di avvenimenti a volteprevedibili ma dalle conseguen-ze non banali, riscoprendo leatmosfere da “frontiera spaziale”dei film originali, il nuovo StarWars è uno dei capitoli più con-vincenti di sempre. Il vero gran-de punto di forza del film è pro-prio la sua fedeltà, ciò che tantihanno additato invece comedifetto. Unico neo della produzio-ne è l’antagonista, Kylo Ren, per-sonaggio interessante ma pocosviluppato e che potrebbe lascia-re lo spettatore leggermentespiazzato, specialmente se l’ideadi partenza fosse stata quella ditrovarsi di fronte un nuovoDarth Vader. In realtà la storiadeve ancora proseguire e sicura-mente lo sviluppo del personag-gio sarà molto più interessante eprofondo di quanto mostrato inquesta pellicola, esattamentecome avvenne per lo stessoDarth Vader nel passaggio daEpisodio IV a Episodio V. Propriosu questo punto si basa tutta labellezza de Il Risveglio dellaForza: la scoperta dell’ignoto inun contesto dove, nuovamente,ad aver valore è la storia e nonl’estetica. Per entrambe le trilo-gie precedenti è stato possibileesprimere un giudizio solo allafine, alla conclusione del ciclonarrativo. Non ci resta quindiche attendere, promuovendo apiene voti il nuovo corso intra-preso da J.J. Abrams e dallaDisney (che per l’occasione haprovveduto a “cancellare” le sto-rie del cosiddetto UniversoEspanso per poter raccontarenuovamente in altri media lestorie collaterali ai film).Insomma, bentornato Star Wars.

GIORGIO MORINO

cinema Un ‘nuovo corso’fedele alle origini che promuoviamo a pieni voti>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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