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La redazione del Piano comunale Lorenzo Alessandrini DPC Siena, 26 settembre 2013 Percorso formativo per gli enti locali sull'informazione e la comunicazione in protezione civile

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La redazione del Piano comunale

Lorenzo Alessandrini -­ DPC

Siena, 26 settembre 2013

Percorso formativo per gli enti locali sull'informazione e la comunicazione in protezione civile

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La protezione civile è una funzione pubblica, o meglio, una funzione dei pubblici poteri finalizzata alla salvaguardia esistente tra popolazione e territorio da possibili

. Se manca la fondamentale relazione tra gruppo sociale e territorio, non si parla di protezione civile.

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La struttura locale di protezione civile

CENTRO

OPERATIVO

MONITORAGGIO DEI RISCHI

FORMAZIONE DEGLI

OPERATORI

Cosa serve per realizzare un sistema comunale moderno di protezione civile?

NORMATIVA E SISTEMA AMMINISTRATIVO DI

RIFERIMENTO

INFORMAZIONE PUBBLICA

PROGRAMMI PREVISIONE

E PREVENZIONE

PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA

INDIVIDUAZIONE DI OBIETTIVI

E RISORSE

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I compiti del sindaco

Realizzare le attività di previsione

Realizzare gli interventi di prevenzione

Realizzare una struttura comunale

Preparare le attività di emergenza

Predisporre i piani comunali

Effettuare i primi interventi urgenti

Attivare i primi soccorsi alla popolazione

Vigilare sull'attuazione dei servizi urgenti

Utilizzare il volontariato comunale

Informare la popolazione sui rischi

Erogare un servizio ordinario di P.C.

In pochi anni si sono decuplicati ........

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I compiti del sindaco

Per proteggere i suoi cittadini, al sindaco non è richiesto di fare miracoli prima, durante o dopo né di improvvisarsi manager professionista dei disastri.

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Il Sindaco ha il dovere primario di conoscere e riconoscere, meglio di ogni altro, i rischi presenti nel suo territorio

I compiti del sindaco

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Un altro importante dovere assegnato dalla legge ai comuni e ai sindaci: la prevenzione territoriale. Perché la gente si deve ritrovare così?

I compiti del sindaco

LA PREVENZIONE

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1944

2006

Vesuvio

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Il Sindaco ha il potere e soprattutto il dovere supremo di proteggere direttamente la vita dei suoi cittadini.

I compiti del sindaco

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Il comune deve essere il primo ente a scattare in soccorso in occasione di una emergenza

I compiti del sindaco

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Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini

La storia dei piani di protezione civile

1970 Il ministero dopo della legge 996/70, emana una circolare con lo di Piano di emergenza da elaborarsi a cura degli enti nel quadro della pianificazione dei servizi di emergenza, soccorso e assistenza in favore delle popolazioni colpite da calamità 1981 Il regolamento di attuazione DPR 66/81, prevede solo un Piano Provinciale di emergenza redatto dal Prefetto, che si avvale per questo anche degli enti territoriali. La competenza è statale. 1992 Anche la legge organica di protezione civile, la 225, affida solo ai Prefetti la redazione di un piano di emergenza a carattere provinciale. Tuttavia la legge precisa che non esiste più solo ma una suddivisa in 4 fasi. Dà poi un ruolo preciso al sindaco; 1998 108 del D.lgs 112/98 precisa che << sono attribuite ai comuni>> le funzioni inerenti la redazione dei piani comunali di emergenza 1998 Il D.L. 180/98 stabilisce che nelle more della messa in sicurezza delle aree a rischio, gli organi di protezione civile predispongono piani urgenti di emergenza contenenti le misure per la salvaguardia dell'incolumità delle popolazioni interessate, compreso il preallertamento, l'allarme e la messa in salvo preventiva.

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Art. 19. Funzioni fondamentali dei comuni. D.L. 95/2012

«Ferme restando le funzioni di programmazione e di coordinamento delle regioni, loro spettanti nelle materie di cui all'articolo 117, commi terzo e quarto, della Costituzione, e le funzioni esercitate ai sensi dell'articolo 118 della Costituzione, sono funzioni fondamentali dei comuni, ai sensi dell'articolo 117, secondo comma, lettera p), della Costituzione: a) organizzazione generale dell'amministrazione, gestione finanziaria e contabile e controllo; b) organizzazione dei servizi pubblici di interesse generale di ambito comunale, ivi compresi i servizi di trasporto pubblico comunale; c) catasto, ad eccezione delle funzioni mantenute allo Stato dalla normativa vigente; d) la pianificazione urbanistica ed edilizia di ambito comunale nonché la partecipazione alla pianificazione territoriale di livello sovracomunale; e) attività, in ambito comunale, di pianificazione di protezione civile e di coordinamento dei primi soccorsi; f) l'organizzazione e la gestione dei servizi di raccolta, avvio e smaltimento e recupero dei rifiuti urbani e la riscossione dei relativi tributi; g) progettazione e gestione del sistema locale dei servizi sociali ed erogazione delle relative prestazioni ai cittadini, secondo quanto previsto dall'articolo 118, quarto comma, della Costituzione; h) edilizia scolastica, organizzazione e gestione dei servizi scolastici; i) polizia municipale e polizia amministrativa locale; l) tenuta dei registri di stato civile e di popolazione e compiti in materia di servizi anagrafici nonché in materia di servizi elettorali e statistici, nell'esercizio delle funzioni di competenza statale."

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Le funzioni fondamentali e i regolamenti comunali

D.Lgs 18 agosto 2000 n. 267 Testo Unico EE.LL.

Articolo 7 -‐ Regolamenti 1. Nel rispetto dei principi fissati dalla legge e dello

statuto, il comune e la provincia adottano regolamenti nelle materie di propria competenza ed in particolare per l'organizzazione e il funzionamento delle istituzioni e degli organismi di partecipazione, per il funzionamento degli organi e degli uffici e per l'esercizio delle funzioni.

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Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini

Obblighi dei comuni dopo le modifiche alla 225

Articolo 3 Comma 6. I piani e i programmi di gestione, tutela e risanamento del territorio devono essere coordinati con i piani di emergenza di protezione civile, con particolare riferimento a quelli previsti all'articolo 15, comma 3-‐bis, e a quelli deliberati dalle regioni mediante il piano regionale di protezione civile.

Art. 15 Comma 3-‐bis. Il comune approva con deliberazione consiliare, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, il piano di emergenza comunale previsto dalla normativa vigente in materia di protezione civile, redatto secondo i criteri e le modalità di cui alle indicazioni operative adottate dal Dipartimento della protezione civile e dalle giunte regionali. Comma 3-‐ter. Il comune provvede alla verifica e all'aggiornamento periodico del proprio piano di emergenza comunale, trasmettendone copia alla regione, alla prefettura-‐ufficio territoriale del Governo e alla provincia territorialmente competenti. 3-‐quater. Dall'attuazione dei commi 3-‐bis e 3-‐ter non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica"»;

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La prevenzione diretta attraverso le opere pubbliche? Un vulnus normativo da correggere

Prevenzione e Protezione Civile

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Come si arriva al Piano. Le tipologie di rischio naturale

RISC H I PR E V E DIBI L I FRANE

ALLUVIONI

RISC H I N O N PR E V E DIBI L I

TERREMOTI

PRE CURSORI DI E V E NTO

EVENTO EVENTO

EVENTO POSSIBILE

G EST I O N E D E L PI A N O DI E M E R G E N Z A

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T E MPO R E A L E T E MPO DI F F E RI T O

AT T I V I T À , A N C H E ST R A O RDIN A RI E E T E MPO R A N E E , C H E

C O N C O RR O N O A G A R A N T IR E A Z I O NI UR G E N T I E D INDI F F E RIBI L I

F IN A L I Z Z AT E A L L A T U T E L A

B E NI , D E G L I INSE DI A M E N T I E

D E RI VA N T I D A E V E N T I PE RI C O L OSI

AT T I V I T À O RDIN A RI E D I PI A NI F I C A Z I O N E E DI

PR O G R A M M A Z I O N E DI IN T E RV E N T I C H E G A R A N T ISC A N O C O NDI Z I O NI

PE R M A N E N T I E D O M O G E N E E PE R L A PR O M O Z I O N E , L A C O NSE RVA Z I O N E

E D I L R E C UPE R O DI C O NDI Z I O NI A M BI E N TA L I E T E RRI T O RI A L I

C O N F O R M I A G L I IN T E R ESSI D E L L A C O L L E T T I V I T À E D A L L A Q U A L I T À

ST RU T T UR E DI PR O T E Z I O N E C I V I L E ST RU T T UR E DI F ESA D E L SU O L O E

D E L L E A C Q U E , N O N C H É DI T U T E L A

Attività di prevenzione e mitigazione del rischio

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Art. 3. -‐ (Attività e compiti di protezione civile). 1. Sono attività di protezione civile quelle volte alla previsione e alla prevenzione dei rischi, al soccorso delle popolazioni sinistrate e ad ogni altra attività necessaria e indifferibile, diretta al contrasto e al superamento dell'emergenza e alla mitigazione del rischio, connessa agli eventi di cui all'articolo 2. 2. La previsione consiste nelle attività, svolte anche con il concorso di soggetti scientifici e tecnici competenti in materia, dirette all'identificazione degli scenari di rischio probabili e, ove possibile, al preannuncio, al monitoraggio, alla sorveglianza e alla vigilanza in tempo reale degli eventi e dei conseguenti livelli di rischio attesi. 3. La prevenzione consiste nelle attività volte a evitare o a ridurre al minimo la possibilità che si verifichino danni conseguenti agli eventi di cui all'articolo 2, anche sulla base delle conoscenze acquisite per effetto delle attività di previsione. La prevenzione dei diversi tipi di rischio si esplica in attività non strutturali concernenti l'allertamento, la pianificazione dell'emergenza, la formazione, la diffusione della conoscenza della protezione civile nonché l'informazione alla popolazione e l'applicazione della normativa tecnica, ove necessarie, e l'attività di esercitazione. 4. Il soccorso consiste nell'attuazione degli interventi integrati e coordinati diretti ad assicurare alle popolazioni colpite dagli eventi di cui all'articolo 2 ogni forma di prima assistenza. 5. Il superamento dell'emergenza consiste unicamente nell'attuazione, coordinata con gli organi istituzionali competenti, delle iniziative necessarie e indilazionabili volte a rimuovere gli ostacoli alla ripresa delle normali condizioni di vita.

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AREE INONDABILI

piani di emergenza

opere pubbliche

formazione operatori

pianificazione urbanistica

istruzione scolastica

politica ambientale

Cosa serve per fare buona prevenzione?

Piano Comunale di Protezione Civile

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Da dove cominciare?

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1) Hanno alla base una costante interazione informativa fra comune e cittadini 2) Vengono partecipati e condivisi fin dalla loro gestazione con i cittadini attraverso le forme della sussidiarietà orizzontale 3) Non sono ingessati in un modello standardizzato 4) Non pretendono di essere il solo e unico strumento capace di sviluppare la protezione civile in un comune

6) Partono dal presupposto che la principale salvaguardia

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I PIANI NON

1) Sono copiati da internet 2) Si limitano a importare acriticamente il metodo Augustus come se fosse esaustivo della richiesta di sicurezza 3) In generale sono sulla base di un modello standardizzato e non costruiti a misura del comune 4) Si ritiene che, fatto il Piano, la protezione civile comunale sia a posto e serva solo aspettare di attuarlo

6) Si parte dal presupposto che debbano essere altri ad informarci del pericolo

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Postulato n. 1

Non si deve confondere un Piano di protezione civile con il Piano di Emergenza.

Questa avvertenza non deve essere considerata un mero aspetto poiché da questa confusione fra termini è spesso

derivata la tendenza di molti comuni a ritenere di aver adempiuto ai loro doveri di salvaguardia semplicemente affiggendo un piano di emergenza

Pretorio. In un programma di protezione civile, che può chiamarsi anche possono esser ricompresi non solo uno ma piani di emergenza. In particolare, i piani di emergenza sono resi oggi obbligatori dalla legge.

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Postulato n. 2

Non è il PIANO a fare il COMUNE.

il COMUNE a fare il PIANO

Non è considerando il piano un adempimento amministrativo che si fa protezione civile e ci si colloca tra i comuni avanzati nel settore. Un piano comunale non può certamente soddisfare tutta la domanda di sicurezza che viene dal cittadino.

Il piano di emergenza non coincide con la protezione civile comunale. invece uno dei tanti strumenti utili al comune per erogare un corretto

servizio comunale di protezione civile.

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Postulato n. 3

of )

(France)

non devono esserci format o modelli standardizzati da

Attenzione a ingessare il modello. In protezione civile ogni caso fa storia a sé.

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Postulato n. 4

Un Piano di emergenza non può che essere frutto di

memoria degli eventi e sapere del territorio

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Il metodo è quello dello studio e della conoscenza

Insomma, non può esistere un solo modello di pianificazione. La grande varietà di rischi, di condizioni locali, di forze e risorse a disposizione, e il diverso grado di consapevolezza pubblica rendono utile la presenza di diversi adeguati livelli di organizzazione che interagiscono tra loro se e quando serve, e di conseguenza anche i piani debbono adeguarsi a questa regola. Ne consegue anche

libertà di progettazione.

Claude Debussy

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Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini

Principali riferimenti normativi per i piani in Toscana

Legge 24.2.1992 n. 225 (modificata dalla legge 100/12) D.lgs 31.3.1998 n. 112 (Bassanini) Legge Regionale 67/2003 D.P.C.M. 3 dicembre 2008 (Indirizzi operativi gestione emergenze) D.P.C.M. 27 febbraio 2004 (sistema di allertamento nazionale, statale e regionale) Decreto Dir. R.T. n. 5729 3-‐12-‐2008 -‐ MANUALE OPERATIVO Decreto Dir. R.T. n. 2977 30-‐5-‐2005 ISTRUZIONI PIANO INTERCOMUNALE

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Un percorso possibile (Manuale R.T. 2008)

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Osserviamo lo schema

Lo rivedremo

alla fine

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STEP 1 INDIVIDUAZIONE

DEI RISCHI

STEP 2 RACCOLTA

INFORMAZIONI

STEP 3 INDIVIDUAZIONE

OBIETTIVI

STEP 4 PREDISPOSIZIONE

RISORSE

STEP 5 FORMAZIONE

DEGLI OPERATORI

STEP 6

PREPARAZIONE PROCEDURE

STEP 7 INFORMAZIONE

PUBBLICA

STEP 8 ESERCITAZIONI

Finalità generale

Individuare:

obiettivi

risorse

processi

per sostenere le attività di prevenzione e risposta in emergenza.

Le fasi di sviluppo della PIANIFICAZIONE comunale

VALUTARE COSTANTEMENTE IN

APPORTARE LE NECESSARIE CORREZIONI: SE SERVE, ANCHE AL RIBASSO, PIUTTOSTO CHE FALLIRE POI GLI OBIETTIVI

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Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini

Cominciamo con lo SCENARIO (Manuale R.T. 2008)

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UNO SCENARIO PRESUPPONE Adeguata conoscenza del fenomeno Valutazione sulla predisposizione del territorio a

sopportarlo Valutazione sul livello di proattività della

popolazione di fronte Auto-‐valutazione preventiva del sistema di

risposta locale esistente Supporto tecnico-‐scientifico quanto basta

ELABORARE UNO SCENARIO significa prefigurarsi la fotografia, o

atteso (predizione, impatto, sviluppo) e delle sue conseguenze (danni a persone e cose), sulla base di conoscenza, scienza, memoria, esperienza.

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O re 10,45

O re 15,45

O re 15,30

O re 15,40

Il film del disastro. Quante volte lo abbiamo già visto?

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La pianificazione delle attività contro i rischi

atteso. Dove potrà arrivare

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Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 37

n.1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12

1a

1b

2

3

4

unità di tempo unità di tempo unità di tempoactivitès/ attività

Per una migliore pianificazione è importante cercare di prevedere una scansione temporale delle azioni /attività di protezione civile per verificarne la fattibilità in funzione delle risorse possedute o dagli enti (piano intercomunale).

I TEMPI NECESSARI

CRONOPROGRAMMA

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I tempi

Ma il problema è solo arrivare in tempo?

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LA CONSAPEVOLEZZA

Dove e come mi troverà preparato?

Sono davvero pronto? Quali sono le mie risorse?

Forse è ancor più

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Le risorse del sindaco

Prevenzione

Formazione

Pianificazione di emergenza

Informazione pubblica

Strutture operative locali

Ufficio Tecnico

Polizia municipale

Volontariato locale

Maestranze comunali

Strutture sanitarie

Aziende di servizi

Servizi sociali

Servizi amministrativi e contabili

Imprese locali

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Infatti pubblica organizzata per

ministeri non ma funzioni

. per servizi non si prefigge di

monopolizzare la produzione e dei servizi

stessi, ma di renderla possibile, raccordando tutte le

strutture pubbliche (aziende, enti, istituti, agenzie) e

private per rispondere qualitativamente e

quantitativamente alla domanda (R. Di Passio).

La legge n. 225/1992 non si limita a intuire un sistema, ma lo inquadra organizzativamente come SERVIZIO, per non restare

tante esistenti.

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E un orchestra in cui ognuno ha una parte, con un direttore a capo

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LE RISORSE: render disponibili mezzi pubblici e privati

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IPOTESI DI SCENARIO PIANIFICATO (Manuale R.T. 2008)

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Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini

Le azioni (Manuale R.T. 2008)

Azioni preventive (rafforzamenti, evacuazioni, interdizioni, sospensioni attività, segnaletiche, ecc)

Azioni di soccorso (tutti gli interventi post impatto)

Azioni strumentali (monitoraggio, reperibilità, valutazione, modulistica, ecc)

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ORGANIZZAZIONE ENTE RISORSE DISPONIBILI TEMPI NECESSARI

IN RELAZIONE A

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ESEMPIO DEI PRINCIPALI PROVVEDIMENTI DEL SINDACO

INTERVENTI URGENTI SUL TERRITORIO PROVVEDIMENTI DEROGATORI INDIFFERIBILI APERTURA IMMEDIATA STRUTTURE COMUNALI (SCUOLE, MENSE SCOLASTICHE, ECC) APERTURA CENTRO OPERATIVO

ACCOGLIENZA E SISTEMAZIONE SFOLLATI INFORMAZIONI AI CITTADINI COORDINAMENTI CON ALTRI ENTI CENSIMENTO DEI DANNI

47 47

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GLI STRUMENTI DI MONITORAGGIO E

MISURAZIONE

48 48

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LA PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA E di un processo coordinato di procedure operative di intervento da attuare in caso di evento atteso, previsto in un apposito scenario.

Definire un Piano di Emergenza

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A dispetto del concetto di che evoca, il Metodo Augustus è ancor oggi il miglior analitico esistente, perché racchiude una intera e complessa progettazione organizzativa suddivisa in tre steps immutabili ma non schematici: 1) Raccolta, catalogazione ed analisi delle informazioni esistenti sugli scenari

2) Assunzione di precisi impegni e obiettivi

3) Progettazione delle unità organizzative e procedurali necessarie

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CRITERI DI MASSIMA PER LA

PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA

Il Piano di emergenza si articola in:

A. PARTE GENERALE (Gathering);;

B. LINEAMENTI DELLA PIANIFICAZIONE (Objectives);;

C. MODELLO DI INTERVENTO (Intervention model).

Piano comunale o locale: il metodo Augustus

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INFORMAZIONI E DATI DI BASE

Ricerca e raccolta di tutte le informazioni relative alla conoscenza del territorio e dei rischi che incombono su di esso, e agli strumenti di ricerca e studio a disposizione. Si dice anche

Il metodo Augustus. PARTE GENERALE

A

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Dati di base Raccolta di notizie e informazioni

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La pianificazione . Costituire i possibili scenari di rischio

Per avere una piena consapevolezza del rischio territoriale, è ovviamente molto

importante recepire le indicazioni e le procedure previste da leggi, piani e

regolamenti.

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LUCCA

PESCAGLIA

INSUFFICIENZA ARGINALE IN

DESTRA E SINISTRA

INSUFFICIENZA ARGINALE IN

DESTRA E SINISTRA T O RR E N T E F R E DD A N A

A L L U V I O N E D E L 1992

Mettere assieme le informazioni e stabilire gli scenari

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Stabilire scenari di differente gravità

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39 vittime;; danni ingenti alle attività economiche 18.000 persone rimaste senza lavoro;; e 62.000 testi antichi rovinati

FIRENZE 1966

Esempio di scenario storico noto

Valutare sempre lo scenario storico più importante

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Lo Scenario Storico massimo è in genere il riferimento principe

Emergency planning is built on event

Scenari storici e scenari progressivi

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Codice Nome 01 hr 03 hr 06 hr 12 hr 24 hrVERSILIA

75 Pomezzana 158 320 390 474 47879 Retignano 78 165 214 387 40081 Cervaiole 67 126 182 230 24583 Azzano 61 144 183 242 260114 Camaiore 27 29 38 47 53129 Torre del Lago 1 1 1 1 2139 Viareggio 7 9 9 11 11

CONFRONTO STATISTICO CON LA PLUVIOMETRIA STORICA

474

SE UN NU O V O E V E N T O IN C O RSO SI AV V I C IN A

Riutilizzare i dati raccolti

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L O SC E N A RI O D E L M ASSI M O E V E N T O

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62

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Circa 400 frane censite, con precipitazione dei materiali nel fondovalle e fortissimo fenomeno di debris flow

Uno SCENARIO DI DANNO

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I danni alle strutture e alle infrastrutture

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LA MEMORIA DEGLI EVENTI

Evento 1885 effetti lesson learned Evento 1902 effetti lesson learned Evento 1952 effetti lesson learned Evento 1992 effetti lesson learned Evento 1994 effetti lesson learned Evento 1996 effetti lesson learned Evento 2000 effetti lesson learned

65

Confronto statistico

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LE RICORRENZE E LE DIFFERENZE STORICHE

CONDIZIONI CLIMATICHE CONDIZIONI STAGIONALI CONDIZIONI AMBIENTALI CONDIZIONI INFRASTRUTTURALI CONDIZIONI ANTROPICHE CONDIZIONI SISTEMA PREVISIONALE CONDIZIONI SISTEMA RISPOSTA CONDIZIONI AMMINISTRATIVE

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Introduzione variabili

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LlIiNnEeAaMmEeNnTtIi DdEeLlLlAa PpIiAaNnIiFfIiCcAaZzIiOoNnEe

La seconda parte. Darsi obiettivi di salvaguardia.

B

Quali sono gli obiettivi che mi prefiggo nel mio

PIANO COMUNALE ? Regola generale deve esser quella di stabilire gli obiettivi avendo piena consapevolezza delle proprie reali capacità operative e di affrontamento, e di pianificare con intelligenza e concretezza le risposte che andranno coordinate sussidiariamente in collaborazione con altri enti e organi.

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B.1 -‐ Coordinamento Operativo Il Sindaco si avvale del Centro Operativo Comunale (C.O.C.) B.2 -‐ Salvaguardia della popolazione Predisposizione di un piano di evacuazione B.3 -‐ Rapporti tra le istituzioni Capacità amministrativa di mantenere i collegamenti con Regione, Prefettura, Amministrazione Provinciale, Unione comuni, Centro Intercomunale B.4 -‐ Informazione alla popolazione Predisposizione di un sistema di allertamento per la popolazione B.5 -‐ Ripristino della viabilità e dei trasporti Attuazione di un piano di viabilità alternativa in emergenza B.6 -‐ Funzionalità delle telecomunicazioni Corretto funzionamento delle reti telefoniche e radio B.7 -‐ Funzionalità dei servizi essenziali Applicazione di piani particolareggiati di emergenza elaborati da ciascun ente

B.8 -‐ Revisione dinamica del Piano e verifica con la popolazione

Aggiornamento e sperimentazione del Piano

La pianificazione delle attività contro i rischi

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MODELLO DI INTERVENTO

attuarsi in caso di evento.

La sua attivazione e il suo funzionamento

presuppongono : -‐ -‐ valutazione preventiva di fattibilità -‐ -‐ informazione e addestramento -‐ -‐ disponibilità al coordinamento

3

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FfAaSsEe 3 MmOoDdEeLlLlOo DdIiı IiıNnTtEeRrVvEeNnTtOo

Le procedure di emergenza

1) Chi?

2) Cosa?

3) Con chi?

4) Con che cosa?

5) Quando?

6) Dove?

COME?

La pianificazione delle attività contro i rischi

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Il coordinamento e sempre stato un problema di noi italiani.

Coordinamento significa armonizzare insieme le abilità di ciascun operatore . Occorrono per questo e

. è la direzione di tipo militare. La psicologia ci insegna che se proviamo a far alzare un peso a due scimmie, non ci riusciranno, perché non possiedono la capacità di coordinare tra loro i rispettivi movimenti. Molti insuccessi del passato portano questo tratto caratteristico.

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La pianificazione delle attività contro i rischi

ESEMPI DI MANCATO CORDINAMENTO ?

Il 118 parte e si coordina da solo I pompieri intervengono per conto loro I carabinieri vanno dove li chiamano I volontari non sanno da chi prendere indicazioni La ditta di fiducia proprio oggi ha i mezzi a 50 Km Il capo ufficio tecnico è in ferie e irreperibile

Le radio locali passano le telefonate in diretta Nessuno chiude le strade e fa viabilità

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Nel metodo di pianificazione più usato in Italia attualmente, il Metodo è utile organizzare le attività ordinarie, così come i Centri Operativi, non

ma per per superare schematismi e duplicazioni.

Esse rappresentano delle risposte operative di protezione civile distinte per settori di attività e di . La loro esistenza e la loro entrata in scena va pertanto prevista nel PIANO DI PROTEZIONE CIVILE, e in particolare nel PIANO DI EMERGENZA. Nel piano, il responsabile di ogni funzione ha il compito di coordinare le attività di soccorso di ciascun settore o gruppo di attività individuati, sia nel tempo ordinario che durante la crisi.

Organizzazione Centri Operativi

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F.14 Coordinamento Centri Operativi

F.13 Assistenza alla popolazione

F.12 Materiali pericolosi

F.11 Enti Locali

F.10 Strutture Operative

F.9 Censimento danni a persone e cose

F.8 Servizi Essenziali

F.7 Telecomunicazioni

F.6 Trasporti e Circolazione, viabilità

F.5 materiali e mezzi

F.4 Volontariato

F.3 Mass-media e informazione

F.2 Sanità

F.1 Tecnica e di pianificazione

Le funzioni di supporto

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soccorso immediato ai feriti

aspetti medico-legali connessi al recupero e alla gestione delle salme

gestione di pazienti ospitati in strutture ospedaliere danneggiate o in strutture sanitarie campali

fornitura di farmaci e presidi medico- chirurgici per la popolazione colpita

approvvigionamento di acqua potabile

approvvigionamento, conservazione, preparazione e distribuzione degli alimenti

popolazione colpita

problemi psicologici legati

controllo della diffusione dei vettori di malattie trasmissibili

smaltimento dei rifiuti e degli animali morti

Sanità e benessere degli animali

Alcuni esempi di funzioni.

La funzione sanitaria e veterinaria

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A dare queste indicazioni è in genere il Piano Comunale di protezione civile, di cui un comune dovrebbe essere sempre dotato. Dunque dovrebbe essere il sindaco, e comunque il responsabile della catena di comando, a individuare e coinvolgere responsabili e rappresentanti fin dalle attività di pianificazione.

Ricordare che:

- nel tempo ordinario, le funzioni organizzano le attività preparatorie

- in emergenza, le funzioni coordinano le attività di risposta

Responsabili e componenti delle Funzioni

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Al verificarsi di un evento sismico il Sindaco deve effettuare immediatamente le seguenti operazioni:

1. Attivare il C.O.C. nella sede individuata preventivamente anche in strutture che ordinariamente sono adibite ad altre attività (palestre, scuole, etc..) purché antisismiche;;

2. Disporre l'utilizzo delle aree di emergenza preventivamente individuate: -­ aree di attesa (piazze sicure)

-­ aree di ricovero per la popolazione (in cui disporre tende, roulottes, etc..);;

-­ area di ammassamento (solo per i Sindaci che ospitano il C.O.M.).

3. Informare continuamente la popolazione nelle aree di attesa;; 4. Predisporre la perimetrazione delle zone con edifici pericolanti e l'invio di squadre tecniche per le prime verifiche di agibilità;;

5. Predisporre la riattivazione della viabilità principale con la segnalazione di percorsi alternativi;;

6. Predisporre l assistenza sanitaria ai feriti e l assistenza alla popolazione confluita nelle aree di attesa;;

7. Predisporre l'allestimento di tendopoli e/o roulottopoli nelle aree di ricovero per ospitare i senzatetto.

Le attivazioni di emergenza nel rischio sismico

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Attività di monitoraggio Il monitoraggio comprende le seguenti attività:

• la previsione meteorologica

• l’analisi dei dati idropluviometrici

• controllo a vista dei punti critici del territorio per l’osservazione dei fenomeni precursori

Nell’ambito del C.O.C., il responsabile della Funzione di supporto tecnica e di pianificazione, mantiene un costante collegamento con gli enti preposti al monitoraggio

La pianificazione delle attività contro i rischi

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Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 79

Livelli di allerta Il periodo di emergenza va articolato secondo tre livelli di allerta: attenzione

avviso di condizioni meteo avverse o superamento di una soglia “x” predeterminata;

preallarme superamento di una soglia "y" predeterminata e/o dall’aggravarsi della situazione nei punti critici monitorati a vista dalle squadre di tecnici;

allarme superamento di una soglia "z" predeterminata e/o dall’aggravarsi della situazione nei punti critici monitorati a vista dalle squadre di tecnici.

Ad ogni livello di allerta corrisponde l’attivazione di una fase operativa

La pianificazione delle attività contro i rischi

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immediata reperibilità dei funzionari del C.O.C.; intensificazione dell'attività di monitoraggio con eventuale istituzione di uno stato di presidio h24; controllo del territorio e la delimitazione delle aree a rischio, con la predisposizione dei cancelli stradali (servizio di vigilanza); allertamento della popolazione; il presidio delle aree di attesa per la popolazione da parte di volontari e personale del Comune (servizio di salvaguardia); allestimento dei centri di accoglienza per la popolazione.

Prime procedure operative

La pianificazione delle attività contro i rischi

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Piano di evacuazione

Z O N A VI A/PI A Z Z A ABI T A N T I NU C L E IF A M I L I ARI

N°DISABI L I AR E E DI

A T T ESA

C E N T RI D IA C C O G L I E N Z A

T O T .ABI T A N T I

Esempio:Via stadio dal n° 1 aln° 23

105 30 2 Scuola Media Staffetti 105

Via Romana est 110 32 0 Padiglione Fierist ico1

Piazza Roma 205 58 0

Piazza Garibaldi

315

2

La pianificazione delle attività contro i rischi

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Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini

Affrontare i disastri in comune

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Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 83

Evento di tipo C

I problemi di un sindaco in emergenza

Sproporzione tra necessità e disponibilità

Estrema varietà e novità dei bisogni

Senso di inadeguatezza e

solitudine Disagio e

panico nella popolazione

Carenze gestionali Rischio di

reiterazione

Squilibrio del corpo sociale

Interruzione attività economiche e servizi

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Le tre domande del cittadino in emergenza

COSA FA CHI GOVERNA?

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Ricorda: art. 12 della Legge 3.8.1999 n. 265

evoluzione della situazione, organizzazione dei soccorsi, interventi di assistenza alla popolazione, disposizioni per la risistemazione nei centri

accoglienza e tendopoli, segnalazioni di pericolo, operazioni di sopralluogo agli edifici danneggiati ......

Cittadini !

Piano di Emergenza e i comportamenti corretti

Preventivamente sulle aree di accoglienza individuate

Durante l emergenza

In tempo di pace

Piano Comunale di Protezione Civile

Informazione alla popolazione: Previsione, Prevenzione, Soccorso

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Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini 86

operatori possono essere garantite

insegnando comportamenti di autoprotezione;

elaborando opuscoli informativi ed effettuando incontri con la

popolazione e le scuole;

stipulando accordi con radio e tv locali per garantire informazione

predisponendo nelle zone a rischio una segnaletica informativa,

anche interattiva, che sia di supporto alla gestione

dell'emergenza.

effettuando esercitazioni per circoscrizioni o agglomerati

significativi

Informazione pubblica sui rischi

Ricorda: art. 12 della Legge 3.8.1999 n. 265

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La legge 265/99 -­ Il dovere di informazione Legge 3 agosto 1999 n. 265

Articolo 12 1. Sono trasferite al sindaco le competenze del

prefetto in materia di informazione della

popolazione su situazioni di pericolo per calamità

naturali, di cui all'articolo 36 del regolamento di

esecuzione della legge 8 dicembre 1970, n. 996,

approvato con decreto del Presidente della

Repubblica 6 febbraio 1981, n. 66.

36. (Avvertimenti alla popolazione)

Allorché occorra informare le popolazioni di situazioni di pericolo o

comunque connesse con esigenze di protezione civile, vi provvede il

prefetto, che si avvale dei mezzi tecnici da individuarsi nei piani

provinciali di protezione civile, e, in caso di urgenza, il sindaco.

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1) Essere informati sulle ricadute ambientali di ogni attività 2) Partecipare alle scelte che li coinvolgono. 3) Ripartire più equamente i rischi e i benefici come cittadini.

TRE RICHIESTE FREQUENTI DEI CITTADINI

Il bisogno sociale di informazione

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Il primo Avviso alla Popolazione

Una lapide in marmo del XVII secolo, in lingua latina, fu collocata su un muro di Ercolano a monito dei passanti. La 265 era più seguita di oggi?

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Occhio al digitale !

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Ricorda: dal web allo

il digitale può cambiare la nostra vita. Un solo applicativo potrebbe rivoluzionare la protezione civile.

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La comunicazione in stato di crisi deve essere:

tempestiva e il più possibile esaustiva

continuamente aggiornata

centralizzata per essere coerente

trasparente e riferita a valori etici dichiarati

aperta all'ascolto.

Per essere uno strumento efficace di gestione della crisi, la comunicazione prodotta dal sindaco e dal comune deve, in modo ancora più rigoroso rispetto a quanto non accada in un contesto di gestione ordinaria, soddisfare una serie di requisiti.

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L'efficacia e la funzionalità dei Piani di Protezione Civile sono fortemente

correlate a tutte le attività tese ad ottenere una effettiva mitigazione dei danni.

Quando un piano risulta efficace?

adeguata formazione ed informazione alla

popolazione

condivisione del piano con tutti gli attori

coinvolti

pianificazione dell'organizzazione nella

fase di prevenzione.

preparazione dell'organizzazione per le

operazioni procedurali in fase operativa.

Piano Comunale di Protezione Civile

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La gestione associata delle funzioni. Perché?

-‐Per condividere risorse

-‐Per esercitare la solidarietà

-‐Per unire territorio e cittadini

-‐Per risolvere criticità

-‐

-‐Per essere più autonomi

-‐Per risparmiare

-‐Per offrire migliori servizi

-‐Per far pagare meno tasse

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Ricapitolando il percorso di un Piano (Manuale R.T. 2008)

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Conclusioni

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Siena, 26 settembre 2013 Lorenzo Alessandrini

In protezione civile la preparazione dei sindaci deve sostituirsi alla scaramanzia. Affidarsi alla fortuna significa solo aggravare il

forze, programmi ed obiettivi, che nel nostro Paese possiamo cambiare le cose.

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