Paradiso Americano b Rose

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27 luglio 2009 delle ore 05:03 pagina 1 libri_saggi Paradiso americano (scheiwiller 2008) La critica è morta, viva la critica. Un epitaffio attraverso quarant’anni dedicati a una disciplina malata da tempo. E che rivela quanto sia in salute per chi la sa fare sul serio, senza reticenze e con occhi bene aperti... Barbara Rose è una delle più importanti storiche e critiche dell’arte contemporanea. E stando alle battute iniziali del suo Paradiso americano, verrebbe da aggiungere anche “una delle ultime”. Infatti, nella recente intervista e nel testo del 1987 che aprono la raccolta di oltre quarant’anni di attività - ma con una significativa ellissi tra l’inizio degli anni ‘80 e la fine dei ‘90 - Rose riconosce che ormai la disciplina è stata relegata ai margini del sistema e la sua voce si è fatta sempre più sola, flebile e inascoltata. Contro i tamburi da guerra di “pubblicità e marketing la critica non può difendersi ” e viene di fatto esautorata del suo ruolo. Per il pubblico i critici attendibili sono i paladini del gusto e delle mode, gli opinion maker in grado di muovere al rialzo i valori economici dell’arte. Coloro che non si pongono la fatica del concetto e del fondamento del suo giudizio, chiarendo gli aspetti qualitativi dell’arte sulle basi della storia e del confronto con i documenti e non cercando di offuscarli in favore di quelli quantitativi del suo mercato. All’origine di questo atteggiamento sta la “critica come propaganda”, a cui si rivolge uno dei saggi della raccolta, individuata nella figura e nell’opera di Clement Greenberg, autore di ripetizioni, omissioni e semplificazioni che costruiscono una vera e propria macchina mediatica a sostegno delle proprie tesi, degna erede dei manuali di propaganda degli anni ‘30. Ai saggi che delinano il triste declino della critica d’arte fanno da contraltare i testi raccolti nelle parti dedicate alle origini dell’arte contemporanea americana e su pittura e scultura fra anni ‘60 agli anni ‘80, tra cui spiccano per importanza e respiro ABC Art, articolo destinato a diventare un manifesto del Minimalismo, e le monografie su Jackson Pollock, Jasper Johns, Robert Rauschenberg e Richard Serra. È qui che viene a delinearsi la pars construens della raccolta, in grado di esemplificare la pienezza e la profondità della parola sull’arte, la cui importanza viene ribadita dall’assenza d’immagini a corredo di oltre 600 pagine di testo, la cui unica pecca sta purtroppo nell’eccessiva messe di refusi. Con un atteggiamento impostato su un pragmatismo metodologico, Rose interpreta il significato di un’opera in base al suo ruolo nel mondo, interrogandosi innanzitutto sulla sua funzione, sul suo voler istruire, sbeffeggiare, stupire o scioccare il pubblico. Emerge tra le righe il profilo del critico d’arte: concreto, onesto e impegnato, che rifiuta di promuovere l’irrilevante e, secondo l’insegnamento di Baudelaire, “ha il dovere di essere appassionato e parziale”. Per questo, sulla scorta della sue lucide analisi, la bella penna della critica americana può prendersi il lusso - e il rischio - di farsi tagliente anche nei riguardi di autori o eventi universalmente celebrati, scagliandosi ad esempio contro Bill Viola o l’osannatissima Documenta del 1972 a cura di Harald Szeemann. articoli correlati Monocromi a cura di Barbara Rose La critica secondo Rubini stefano mazzoni la rubrica libri è diretta da marco enrico giacomelli Barbara Rose - Paradiso americano. Saggi sull’arte e l’anti-arte 1963-2008 Scheiwiller, Milano 2008 Pagg. 624, € 32 ISBN 9788876445804 Info: la scheda dell’editore indice dei nomi: Robert Rauschenberg, Clement Greenberg, Jackson Pollock, Harald Szeemann, Richard Serra, Jasper Johns, Bill Viola

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  • 27 luglio 2009 delle ore 05:03

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    libri_saggiParadiso americano(scheiwiller 2008)

    La critica morta, viva la critica. Un epitaffio attraverso quarantanni dedicati a una disciplinamalata da tempo. E che rivela quanto sia in salute per chi la sa fare sul serio, senza reticenze e conocchi bene aperti...

    Barbara Rose una delle pi importanti storichee critiche dellarte contemporanea. E stando allebattute iniziali del suo Paradiso americano,verrebbe da aggiungere anche una delleultime. Infatti, nella recente intervista e neltesto del 1987 che aprono la raccolta di oltrequarantanni di attivit - ma con unasignificativa ellissi tra linizio degli anni 80 ela fine dei 90 - Rose riconosce che ormai ladisciplina stata relegata ai margini del sistemae la sua voce si fatta sempre pi sola, flebilee inascoltata.Contro i tamburi da guerra di pubblicit emarketing la critica non pu difendersi e vienedi fatto esautorata del suo ruolo. Per il pubblicoi critici attendibili sono i paladini del gusto edelle mode, gli opinion maker in grado dimuovere al rialzo i valori economici dellarte.Coloro che non si pongono la fatica del concettoe del fondamento del suo giudizio, chiarendogli aspetti qualitativi dellarte sulle basi dellastoria e del confronto con i documenti e noncercando di offuscarli in favore di quelliquantitativi del suo mercato.Allorigine di questo atteggiamento sta lacritica come propaganda,

    a cui si rivolge uno dei saggi della raccolta,individuata nella figura e nellopera di ClementGreenberg, autore di ripetizioni, omissioni esemplificazioni che costruiscono una vera epropria macchina mediatica a sostegno delleproprie tesi, degna erede dei manuali dipropaganda degli anni 30.Ai saggi che delinano il triste declino dellacritica darte fanno da contraltare i testi raccoltinelle parti dedicate alle origini dellartecontemporanea americana e su pittura e sculturafra anni 60 agli anni 80, tra cui spiccano perimportanza e respiro ABC Art, articolodestinato a diventare un manifesto delMinimalismo, e le monografie su JacksonPollock, Jasper Johns, Robert Rauschenberg eRichard Serra. qui che viene a delinearsi la pars construensdella raccolta, in grado di esemplificare lapienezza e la profondit della parola sullarte,la cui importanza viene ribadita dallassenzadimmagini a corredo di oltre 600 pagine ditesto, la cui unica pecca sta purtroppo

    nelleccessiva messe di refusi.Con un atteggiamento impostato su unpragmatismo metodologico, Rose interpreta ilsignificato di unopera in base al suo ruolo nelmondo, interrogandosi innanzitutto sulla suafunzione, sul suo voler istruire, sbeffeggiare,stupire o scioccare il pubblico. Emerge tra lerighe il profilo del critico darte: concreto,onesto e impegnato, che rifiuta di promuoverelirrilevante e, secondo linsegnamento diBaudelaire, ha il dovere di essere appassionatoe parziale.

    Per questo, sulla scorta della sue lucide analisi,la bella penna della critica americana puprendersi il lusso - e il rischio - di farsi taglienteanche nei riguardi di autori o eventiuniversalmente celebrati, scagliandosi adesempio contro Bill Viola o losannatissimaDocumenta del 1972 a cura di HaraldSzeemann.

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    stefano mazzoni

    la rubrica libri diretta da marco enricogiacomelli

    Barbara Rose - Paradiso americano. Saggisullarte e lanti-arte 1963-2008Scheiwiller, Milano 2008Pagg. 624, 32ISBN 9788876445804Info: la scheda delleditore

    indice dei nomi: Robert Rauschenberg,Clement Greenberg, Jackson Pollock, HaraldSzeemann, Richard Serra, Jasper Johns, BillViola