ottobre 1997

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"Voi siete miei amici” Gv 15,14 AMICI DI GESÙ’ CROCIFISSO N. 65: Ottobre 1997 DAVANTI AL CROCIFISSO QUINTA PAROLA: “Ho sete (Gv 19,30) “Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse per adempiere la Scrittura: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno d'aceto; posero perciò una spugna imbevuta di aceto in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca”. (Gv 19,28-29) “Arrivò intanto una donna di Samaria ad attingere acqua. Le disse Gesù: «Dammi da bere»” (Gv 4,7) “Come acqua sono versato, sono slogate tutte le mie ossa. Il mio cuore è come cera, si fonde in mezzo alle mie viscere. É arido come un coccio il mio palato, la mia lingua si è incollata alla gola, su polvere di morte mi hai deposto” (Sal. 22,15-16) “Hanno messo nel mio cibo veleno e quando avevo sete mi hanno dato aceto” (Sal 69,22). Per la comprensione - La quinta parola di Gesù è collegata direttamente alla quarta: continuando la preghiera del Salmo 22, “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato”, Gesù arriva alle parole: “É arido come un coccio il mio palato, la mia lingua si è incollata alla gola” e allora, bruciato dalla sete, emette un gemito pietoso: “Ho sete”. - La sete era uno dei tormenti più atroci dei crocifissi, a causa del progressivo dissanguamento, della privazione di cibo e bevanda, della febbre crescente. - Solo i soldati potevano intervenire sui crocifissi. Un soldato pietoso, che sta seguendo con disagio la morte atroce di questo misterioso crocifisso, inzuppa una spugna nella “poska”, una miscela di acqua e aceto usata dai soldati per dissetarsi, e issatala sopra un bastoncino, l’accostano alle labbra di Gesù. Un gesto pietoso in un mare di violenza e di odio. - Gesù accetta il gesto pietoso, anche se esso può appena bagnargli le labbra e lenire ben poco quel mare di fuoco che lo tormenta. Rifletti - Gesù, dopo aver invocato la compassione del Padre, “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato”, invoca la pietà degli uomini: “Ho sete”. E’ davvero l’ultimo degli uomini, bisognoso di tutti, abbandonato da tutti. I tormenti di Gesù sono come un mare sconfinato senza sponde; è “l’uomo dei dolori”, al quale non è stato risparmiato nessun tormento. - Ma al di là della sete fisica, reale e atroce, dobbiamo vedere un’altra sofferenza, un’altra sete in Gesù: la sete della salvezza della anime. - S. Giovanni stesso ce lo suggerisce, quando introduce l’episodio con queste parole: "Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse per adempiere la Scrittura: «Ho sete»”. Gesù sa di aver dato tutto e che la sua missione di Salvatore è compiuta, per questo grida agli uomini la sua grande sete: ha sete delle anime, vuole che nessuno si perda. - Dio Amore ha amato “fino alla fine”, fino all’eccesso e ha sete dell’amore delle sue creature; le vuole attirare tutte a sé, le vuole tutte salve. Per questo un giorno aveva esclamato: “C’è un battesimo che devo ricevere; e come sono angustiato, finché non sia compiuto” (lc12,49). E’ lo stesso motivo per cui aveva agonizzato e sudato sangue nel Getsemani. - “Gesù era passato su questa terra sempre con il tormento di una forte sete che gli aveva fatto desiderare quella croce e quella morte che ora lo stava ghermendo, perché solo allora si sarebbe compiuta la salvezza dell’uomo: “Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” (Gv 12, 24). Ora stava per essere dissetato” (Alunno). Generated by Foxit PDF Creator © Foxit Software http://www.foxitsoftware.com For evaluation only.

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Per la comprensione N. 65: Ottobre 1997 "Voi siete miei amici” Gv 15,14 QUINTA PAROLA: “Ho sete ” (Gv 19,30) Rifletti Generated by Foxit PDF Creator © Foxit Software http://www.foxitsoftware.com For evaluation only. Confronta Generated by Foxit PDF Creator © Foxit Software http://www.foxitsoftware.com For evaluation only. Una piccola grande maestra Generated by Foxit PDF Creator © Foxit Software http://www.foxitsoftware.com For evaluation only.

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"Voi siete miei amici” Gv 15,14

AMICI DI GESÙ’ CROCIFISSO N. 65: Ottobre 1997

DAVANTI AL CROCIFISSO QUINTA PAROLA: “Ho sete ” (Gv 19,30) “Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse per adempiere la Scrittura: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno d'aceto; posero perciò una spugna imbevuta di aceto in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca”. (Gv 19,28-29) “Arrivò intanto una donna di Samaria ad attingere acqua. Le disse Gesù: «Dammi da bere»” (Gv 4,7) “Come acqua sono versato, sono slogate tutte le mie ossa. Il mio cuore è come cera, si fonde in mezzo alle mie viscere. É arido come un coccio il mio palato, la mia lingua si è incollata alla gola, su polvere di morte mi hai deposto” (Sal. 22,15-16) “Hanno messo nel mio cibo veleno e quando avevo sete mi hanno dato aceto” (Sal 69,22).

Per la comprensione - La quinta parola di Gesù è collegata direttamente alla quarta: continuando la preghiera del Salmo 22, “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato”, Gesù arriva alle parole: “É arido come un coccio il mio palato, la mia lingua si è incollata alla gola” e allora, bruciato dalla sete, emette un gemito pietoso: “Ho sete”. - La sete era uno dei tormenti più atroci dei crocifissi, a causa del progressivo dissanguamento, della privazione di cibo e bevanda, della febbre crescente. - Solo i soldati potevano intervenire sui crocifissi. Un soldato pietoso, che sta seguendo con disagio la morte atroce di questo misterioso crocifisso, inzuppa una spugna nella “poska”, una miscela di acqua e aceto usata dai soldati per dissetarsi, e issatala sopra un bastoncino, l’accostano alle labbra di Gesù. Un gesto pietoso in un mare di violenza e di odio. - Gesù accetta il gesto pietoso, anche se esso può appena bagnargli le labbra e lenire ben poco quel mare di fuoco che lo tormenta.

Rifletti - Gesù, dopo aver invocato la compassione del Padre, “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato”, invoca la pietà degli uomini: “Ho sete”. E’ davvero l’ultimo degli uomini, bisognoso di tutti, abbandonato da tutti. I tormenti di Gesù sono come un mare sconfinato senza sponde; è “l’uomo dei dolori”, al quale non è stato risparmiato nessun tormento. - Ma al di là della sete fisica, reale e atroce, dobbiamo vedere un’altra sofferenza, un’altra sete in Gesù: la sete della salvezza della anime. - S. Giovanni stesso ce lo suggerisce, quando introduce l’episodio con queste parole: "Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse per adempiere la Scrittura: «Ho sete»”. Gesù sa di aver dato tutto e che la sua missione di Salvatore è compiuta, per questo grida agli uomini la sua grande sete: ha sete delle anime, vuole che nessuno si perda. - Dio Amore ha amato “fino alla fine”, fino all’eccesso e ha sete dell’amore delle sue creature; le vuole attirare tutte a sé, le vuole tutte salve. Per questo un giorno aveva esclamato: “C’è un battesimo che devo ricevere; e come sono angustiato, finché non sia compiuto” (lc12,49). E’ lo stesso motivo per cui aveva agonizzato e sudato sangue nel Getsemani. - “Gesù era passato su questa terra sempre con il tormento di una forte sete che gli aveva fatto desiderare quella croce e quella morte che ora lo stava ghermendo, perché solo allora si sarebbe compiuta la salvezza dell’uomo: “Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” (Gv 12, 24). Ora stava per essere dissetato” (Alunno).

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- Gesù ha comunicato questa sua sete ai grandi Santi: sete di Dio, sete della anime. S. Paolo della Croce scriveva: “Vorrei incenerirmi d’amore. Vorrei essere tutto fuoco di amore; più, più: vorrei cantare nel fuoco dell’amore e magnificare le grandi misericordie dell’Amore increato. Spasimare di desiderio di più amare questo gran Dio, è poco; incenerirmi per Lui, è poco... Le mie viscere sono tanto inaridite che i fiumi non bastano a dissetarmi; se non bevo ai mari, non mi levo la sete. Ma avvertite che voglio bere ai mari di fuoco di amore. Vorrei che venisse in noi tanto fuoco di carità, fino a bruciare non solo chi ci passa vicino, ma anche i popoli lontani”.

Confronta - Il nostro cuore spesso ha sete di cose che non possono appagarlo: gli onori, i successi, le ricchezze, i piaceri, le creature non possono soddisfarlo pienamente. S. Agostino lo aveva sperimentato e per questo esclamava: “Ci hai fatti per Te, Signore e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te”. - Il Signore è costretto a rivolgere a noi il lamento che faceva del il suo popolo: “Il mio popolo ha commesso due iniquità: essi hanno abbandonato me, sorgente di acqua viva, per scavarsi cisterne, cisterne screpolate, che non tengono l’acqua” (Ger 2,13). - Gesù ha avuto tanta sete del tuo amore, della tua salvezza: quale amore hai per Lui? Devi desiderare ardentemente di amarlo e di fare della tua vita un continuo atto di amore. Ripeti spesso: “Come il cervo assetato anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te, o Dio! L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: quando vedrò il tuo volto?” (Sal 42,2.3). - Se ami seriamente Gesù, devi desiderare anche di farlo amare dagli altri e di incendiare tutti i cuore del suo amore.

IL CAMMINO DEGLI AMICI Verso la Consacrazione Solenne Circa 80 Amici hanno fatto domanda di essere ammessi alla Consacrazione Solenne a Gesù Crocifisso il 23 novembre. Alcuni hanno inviato un breve biglietto, con la semplice domanda di ammissione. Altri hanno voluto manifestare i sentimenti profondi del loro cuore: sentimenti di timore, ma anche di stupore, di amore e di gioia per il grande dono del Signore, che ci chiama a seguire il carisma di San Paolo della Croce. Riportiamo, per utilità di tutti, la lettera di ammissione che è stata inviata a ciascuno. In essa sono riportati i sentimenti di un fratello e di una sorella. Ci aiuterà a capire meglio il significato del grande passo che stiamo per fare. “Carissimo\a, ho ricevuto con gioia la tua adesione alla Consacrazione Solenne a Gesù Crocifisso, che faremo il 23 novembre. Con te hanno espresso lo stesso desiderio molti altri fratelli e sorelle. Ringraziamo di cuore il Signore, per questa grande grazia e per questa “vocazione passionista”, che ci unisce in Gesù Crocifisso. Leggendo tanti sentimenti di amore e di fede espressi nelle vostre lettere, spesso mi sono commosso profondamente e ho benedetto e ringraziato il Signore che ha voluto fecondare in questo modo il piccolo seme donato otto anni fa. Dopo aver sentito il parere del Consiglio riunito a Morrovalle il 04 ottobre, ti comunico che ti ammetto con gioia alla Consacrazione Solenne a Gesù Crocifisso. In queste tempo che rimane per la grande data, ti prego di prepararti intensamente con la preghiera e con il sacrificio, cercando non solo di migliorare il tuo rapporto di amore con Gesù Crocifisso, ma anche di sforzarti sempre più a vivere meglio gli impegni che assumerai con la Consacrazione, cercando di uniformare sempre più la tua vita agli insegnamenti di Gesù. Non potendo rispondere singolarmente a ogni persona, lo fo con questa lettera circolare. Per aiutarti, voglio riportare alcuni pensieri ricavati dalle lettere che mi sono giunte in questi giorni, perché lo stesso impegno e la stessa gioia possano riempire i nostri cuori. Ecco come si esprime un fratello:

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“Sono tanto emozionato e non so con quali parole iniziare questa lettera, per chiedere di essere ammesso alla Consacrazione a Gesù Crocifisso.. Nella mia mente ritorna il giorno in cui, tanti anni fa, chiesi al P. Rettore di essere ammesso a iniziare il noviziato passionista. Ricordo che mentre facevo la domanda, balbettavo, portando la corona di spine sul capo, la croce sulla spalla, ma con il cuore pieno di gioia. Poi il Signore dispose diversamente... Ora quel giorno si ripete e chiedo a te, padre, di ammettermi alla Consacrazione. Tanti anni fa, davanti al P. Rettore, balbettavo; ora ho gli occhi pieni di lacrime, non di dolore, ma di gioia, perché, dopo 50 anni, potrò finalmente dire che sono veramente “passionista”. Grazie, padre, perché con la tua iniziativa hai dato vita a un movimento che ha portato tanta gente ai piedi della Croce e siamo diventati Amici di Gesù Crocifisso. Prego perché si cresca sempre più, per formare un giorno in Paradiso una grande corona di fiori intorno a S. Paolo della Croce”. Ed ecco i sentimenti di una sorella: “Voglio, come prima cosa, ringraziare Gesù perché ha messo nel tuo cuore il desiderio forte della realizzazione di questo movimento, facendosi Lui stesso tua guida spirituale, così da donare a noi, attraverso te, la luce per uno stupendo cammino di amore. E’ mio desiderio fare la Consacrazione Solenne a Gesù Crocifisso. Mi accorgo che il mio cammino verso la spiritualità della Croce, tornando indietro nel tempo, è stato un procedere a piccoli passi e in sordina, senza rendermene conto. Io non ho mai avuto coscienza di volerlo fare pienamente, fino a quando ho fatto il mio primo voto di amore a Gesù Crocifisso. Da quel giorno è stato un crescendo dell’Amore di Gesù Crocifisso nel mio cuore, sia nella via del sacrificio che in quella della scoperta del Suo grande Amore. E’ come se mi si svelasse un mondo nuovo, nel quale vivere e amare. L’Amore di Gesù mi ha sempre affascinato, ma da quando mi si è rivelato l’Amore di Gesù Crocifisso è stato come entrare in una dimensione totalmente meravigliosa, che non trovo le parole adeguate e rimango in silenzio estasiata. Sentire di essere dentro questo Amore senza nessun merito, ma perché è Lui che ama e trasforma, mi fa desiderare di vivere solo per Amore e così Gesù fa in modo che io viva la mia vita trasformata in Lui. In questo contesto, scoprire la spiritualità passionista, con S. Paolo della Croce, è stato meraviglioso e sentirmelo vicino nel cammino di Amore è consolante. Il Padre Fondatore ha saputo fare della sua vita “Amore vivo” con semplicità e nascondimento; grazie a Gesù per avercelo dato come luce nelle tenebre. Ringraziare Gesù per tutto ciò che fa, non solo per me, ma per tutti gli uomini, lodarlo, dirgli “Ti amo”, è ciò che desidero di più. Con Gesù che mi ama, ogni nuvola anche oscura, non si ferma mai a lungo nel mio cielo azzurro, perché la gioia che mi dà la certezza di essere amata da Lui, è il mio “cielo azzurro”. Grazie Gesù!”. Cerca di fare tuoi questi sentimenti e preparati al grande giorno con semplicità , con umiltà, con fiducia, con tanto amore. Purifica il tuo cuore; riempi la giornata di atti di amore, allontana ogni paura. E’ Gesù che ti ha chiamato. Egli porterà a compimento la sua opera. Benedico di cuore” P. Alberto Pierangioli

I GRANDI AMICI DEL CROCIFISSO Una piccola grande maestra

S. Teresa di Gesù Bambino (1873-1897) Il 19 ottobre il Papa ha proclamato S. Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo dottore della Chiesa. E’ la tersa donna che riceve questo riconoscimento dalla Chiesa, dopo S. Teresa d’Avila e S. Caterina da Siena. Ma che cosa ha fatto e scritto di importante questa piccola santa, morta a 24 anni, dopo averne trascorsi 9 chiusa nel Carmelo? Teresa è la santa della piccola via dell’infanzia spirituale; a noi piace contemplarla anche come la santa dell’amore e dell’abbandono in Dio, la santa della croce, contemplata, amata e partecipata. Era nata nel 1873 ad Alençon, da una famiglia francese veramente esemplare, ultima di otto figli, tre morti bambini e cinque, tutte femmine, entrate in convento. I genitori, Luigi Martin e Maria Azelia Guérin, sono in via per essere riconosciuti santi dalla Chiesa. Teresa perse la mamma quando aveva quattro anni, e il vecchio padre riversò tutto il suo tenero affetto su di lei, ultima nata, che chiamava la «piccola Regina di Francia”. Era entrata nel Carmelo di Lisieux, contro tutte le regole, a soli quindici anni, per uno speciale permesso del Papa, che Teresa stessa, con il padre, era andata a implorare a Roma, per salvare le anime e pregare per i sacerdoti.

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Quale vita conducesse in convento la giovane suora si può leggere in un libro rivelatore, scritto per obbedienza dalla stessa santa e intitolato “Storia di un'Anima”: è la storia, edificante e impressionante, di una giovane che giunge alla più luminosa santità per mezzo di piccolissimi sacrifici: piccolissimi e, nello stesso tempo, grandissimi, appunto per la loro modestia e la loro umiltà, la loro quotidianità. «Non c'è che una cosa da fare, -scrive- gettare a Gesù i fiori dei piccoli sacrifici». E quali erano questi sacrifici? Al lavatoio, una suora maldestra le schizza l'acqua addosso. La Santa dei piccoli sacrifici riceve gli schizzi tacendo, senza neppure scostarsi d'un passo. Oppure, una notte, che ha uno sbocco di sangue, le viene istintivo di accendere il lume, per rendersi conto dell'emottisi; ma pensa che ciò è curiosità ed eccessiva apprensione. Rimane ferma, al buio, offrendo il sacrificio per i missionari che faticano lontano. Di questi piccoli ed enormi atti di virtù è piena la vita di Santa Teresina che, non sempre compresa dalle consorelle, accetta pazientemente sofferenze e incomprensioni; malata di tubercolosi sopporta con gioia dolori e debolezze; affaticata e stremata di forze, non rifiuta nessun lavoro; e offre tutti i sacrifici per i peccatori, per i missionari e per gettare rose su tutti, giusti o peccatori. S. Teresa ha praticato e insegnato una santità accessibile a tutti; ha dato alla sua vita di ascesi l'inconfondibile stile e titolo di «infanzia spirituale», per una scelta ben precisa, conforme all'invito evangelico di « farsi piccoli » come i bambini. Ella scrive: «Mi ero offerta a Gesù Bambino per essere il suo trastullo, e gli avevo detto che non si servisse di me come di uno di quei balocchi di pregio, che i fanciulli si contentano di guardare, ma come di una piccola palla di nessun valore, da poter buttare per terra, spingere col piede, lasciare in un canto, oppure stringere al cuore, qualora ciò potesse fargli piacere. In una parola volevo divertire Gesù Bambino». Ma dove ha appreso questa grande dottrina? Contemplando Gesù Crocifisso. Scrive: “La prima predica che riuscii a capire e che mi commosse profondamente fu una predica sulla Passione di Gesù: avevo 5 anni e mezzo”. Ricorda ancora: “Una domenica, guardando una immagine di nostro Signore in Croce, fui colpita dal Sangue che stillava da una delle sue mani divine; provai gran pena pensando che quel Sangue cadeva a terra senza che alcuno si desse il pensiero di raccoglierlo e feci il proposito di starmene continuamente ai piedi della Croce per raccogliere quella divina rugiada di salvezza e spargerla poi sulla anime”. Al cognome religioso di “Gesù Bambino”, Teresa aveva aggiunto anche l’altro del “Volto Santo”, per imparare dal Volto velato e sfigurato di Gesù a vivere nell’umiltà, a restare sempre piccola e nascosta: “Le parole di Isaia: “Non ha apparenza né bellezza... il volto era come nascosto” hanno costituito la base della mia devozione al Volto Santo o, per dir meglio, la base di tutta la mia pietà”. E’ significativo constatare che nella prima fotografia di Teresa novizia la vediamo abbracciata alla grande Croce del Carmelo, dove troneggia la scritta: “O Crux, Ave, Spes Carmeli”. Teresa ha trascorso la sua breve vita sempre abbracciato con amore alla Croce di Gesù. Anche Gesù Bambino lo contemplava alla luce della sua Passione: quasi sempre nelle immagini di Gesù Bambino dipinte o confezionate da Teresa compare sullo sfondo l’immagine della Croce. Una impressionante coincidenza con la devozione di S. Paolo della Croce per Gesù Bambino che dorme sulla Croce. Confida che fin dai primi passi in convento ha incontrato più spine che rose, ma nasconde tutto sotto un invidiabile sorriso. Arriverà a scrivere: “La sofferenza è diventata il mio cielo quaggiù e non so come mi acclimaterò in un Paese dove regna la gioia senza alcuna tristezza”. Nella sua ultima malattia, confida alla sorella Sr. Agnese: “Non si affligga per me; sono giunta a non poter più soffrire, perché ogni sofferenza m’è dolce. Ho trovato la felicità e la gioia sulla terra, ma unicamente nella sofferenza, giacché ho molto sofferto quaggiù”. Due anni prima della morte si era offerta “vittima d’olocausto all’Amore misericordioso del Buon Dio”: il sacrificio totale era frutto dell’amore e l’amore era il frutto del continuo sacrificio. Le dissero: E’ ben duro soffrire tanto, non è vero?”. Rispose: “No, posso ancora dire a Dio che l’amo e questo mi basta”. Aveva cantato: “Morir d’amore! Oh qual martirio santo... Ed è ben quello che vorrei soffrir!...”. Fu accontentata. Morì il 30 settembre del 1897, a soli 24 anni, fissando il Crocifisso ed esclamando: “Oh!... Io l’amo!...O mio Signore, io... vi... amo!...”.. Fu proclamata Santa nel 1925, poi patrona delle Missioni, compatrona di Francia e ora anche dottore della Chiesa. Una piccola grande maestra!

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TESTIMONIANZE Ho imparato a pregare meglio Nel corso di Esercizi ho imparato a pregare meglio; mi sono sentita più vicina a Dio e più unita a tante persone che non conoscevo, ma con le quali ho potuto confrontarmi. Ho compreso meglio che cosa significhi far parte degli Amici di G. C. La mia scelta di aderirvi ora è più responsabile e potrò spiegare meglio anche a chi non ha potuto essere presente quale spiritualità deve animare questo movimento. Infine desidero presentare una testimonianza sull’efficacia della preghiera. Da tempo il mio gruppo di Amici prega per una giovane mamma, angosciata, perché colpita da un male gravissimo. Con gioia vedo questa giovane donna fisicamente ristabilita, seppure non del tutto guarita, serena e fiduciosa nell’aiuto del Signore. Lidia Il mistero della Passione Da circa un anno sto vivendo con sempre più profondità la spiritualità della Passione. Facendomi passare attraverso la tribolazione, il Signore voleva condurmi alla. contemplazione della Sua Passione, E mi sono trovata così ad immergermi totalmente nel mistero struggente e meraviglioso della Passione di Gesù Cristo. Contemplare il Crocifisso è come contemplare 1'Amore infinito e sublime di Colui che, non contento di aver dato la vita alle sue creature, ha voluto Egli stesso farsi creatura, darsi la nostra stessa natura, per potercela poi donare totalmente. Gesù ha preso la nostra natura umana non solo incarnandosi, ma più ancora morendo in croce. Nascendo da Maria aveva voluto essere “uno come noi”, ma scegliendo di offrirsi totalmente Egli è diventato “uno in noi”. Ha ricapitolato in Lui tutto e tutti, come dice Paolo.. E' per questo che la croce è un dono meraviglioso, è "il dono" per eccellenza.. E' quando ci si dona totalmente che si diventa con l'altro una sola cosa; Gesù, i1 Dio Creatore, il Signore della vita, ha voluto scegliere di essere noi, "uno di noi”. E' per questo che vedo ora in una nuova dimensione tutta la Passione di Gesù e il Suo stesso grido al Padre: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?" si riveste per me di una luce nuova. Gesù sembra essere solo, completamente dimenticato dal Padre,. Sembra cedere al dolore dell'abbandono, Eppure mai come in quel momento, nella suprema offerta d'amore al Padre, Egli era "ne1 Padre”, unito totalmente a Lui da questo amore donato, offerto fino in fondo, L'unità è perciò dono, offerta totale, amore senza confini. L'Amore ha amato fino in fondo! E ci ha indicato la Via. Per essere amore, dobbiamo essere dono: un dono senza riserve, senza confini, senza paure. Solo lasciandoci sconfiggere da Lui, saremo amore vero. E la sconfitta è solo nell'annullamento della croce. Una croce amorosa, dolcissima, che ti sconfigge e ti prende sempre più, mentre non puoi far altro che sussurrare il Suo Nome e suggellare così il tuo amore eterno, la tua promessa, i1 tuo Sì! Flora Offro le mie sofferenze “Ho perso i sensi all’improvviso e quanto mi sono alquanto riavuta, mi sono trovata a letto con due medici. Non ho potuto per alcun tempo né parlare, né ascoltare, né concepire alcun pensiero: ero come morta, pur essendo ancora in vita. Gesù Crocifisso che è con me, ha avuto compassione. Come al solito, e con la sua misericordia, mi ha restituita alla vita. Come vede, ancora non posso scrivere bene: mi tremano le mani e non posso reggermi in piedi. Io do’ tutto a Lui. La sua Crocifissione mi impegna a chiedergli le sue Piaghe, i suoi dolori, tutte le sue pene, per il perdono dei miei peccati e per tutti i miei doveri verso gli Amici di Gesù Crocifisso. Offro tutte le mie sofferenze, vecchie e nuove, come profumo a Lui, che è, purtroppo, sempre in agonia Crocifisso, affinché voglia benedire e condurre a buon termine il vostro lavoro nel mese di agosto e oltre”. Veneranda Ricordando Madre Teresa

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“Vorrei ricordare da questa pagina degli Amici la figura di Madre Teresa di Calcutta, che ha vissuto una vita intera con e per i “crocifissi”. Questa suorina, che si definiva “una matita nelle man i di Dio”, ha testimoniato con la vita la sua appartenenza a Gesù Crocifisso, amandolo nei sofferenti, negli abbandonati, negli ultimi, in tutti coloro che la società rifiuta. L’umiltà di Madre Teresa traspariva non solo dalle sue parole, ma soprattutto dal suo silenzio operoso, dalla preghiera fatta vita, dall’amore a Gesù sofferente e tutto questo nella serenità di colei che percorre la via dell’Amore. Quell’Amore che Gesù dalla Croce ci ha donato e che ancora oggi invita ciascuno di noi a portare ai fratelli. Così noi, Amici di Gesù Crocifisso, con lo sguardo rivolto a Lui, all’Amore, desideriamo andare ai fratelli e portare un sorriso, una parola di speranza, un aiuto materiale... Ognuno di noi sa quello che può donare: Madre Teresa diceva che un sorriso dato con amore e per amore di Gesù, fa felice un fratello”. Gemma

COMUNICAZIONI

IV Consiglio Nazionale degli Amici di Gesù G. C. Il 4 ottobre si è svolto a Morrovalle il IV Consiglio Nazionale degli Amici di Gesù Crocifisso. Erano presenti i rappresentanti delle Fraternità di Morrovalle, Civitanova, Macerata, Porto S. Elpidio, Pescosansonesco, Palmanova e i responsabili delle Fraternità familiari di Civitanova. Erano anche presenti gli Assistenti spirituali: P. Alberto Pierangioli, P. Bruno De Luca, P. Cherubino Satriano, Don Luca Anelli, P. Tito Paolo Zecca, che cura un gruppo in formazione a Torlupara e Vincenzo Piccioni, che ha curato la nascita di una nuova Fraternità a Trasacco AQ. Erano purtroppo assenti il P. Adalberto Di Donato e i rappresentanti dell’Umbria, duramente colpiti dal terremoto: ad essi è andata la nostra solidarietà e la nostra preghiera. E’ stato invitato all’incontro anche Carlo Catena, rappresentante della Provincia della Pietà nel Coordinamento Nazionale del MLP. Il Consiglio ha studiato soprattutto lo svolgimento della prima Consacrazione Solenne a Gesù Crocifisso, che si farà il 23 novembre, la lista degli oltre 90 prenotati, la modalità della consacrazione, che si farà durante la messa e che sarà in qualche modo ispirata al rito della consacrazione dei religiosi, Per quanto riguarda l’organizzazione del movimento, a livello nazionale e locale, se ne parlerà nel primo incontro dei responsabili, dopo la Consacrazione. I responsabili dei gruppi-famiglia hanno presentato i loro gruppi, la consistenza, le modalità degli incontri. Si è ribadita la necessità, già emersa a Ciampino in un incontro con il P. Provinciale, di incontrarsi e conoscersi meglio con gli altri gruppi laicali della provincia della Pietà. Il Consiglio ha voluto anche ricordare i 50 anni di Vita Religiosa del P. Alberto. Il Consiglio si riunisce ordinariamente due volte all’anno. Iucci Piera

P. Alberto Pierangioli

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