Ospedale San Pietro Fatebenefratelli Corso di aggiornamento 30 novembre 2005 Comportamenti normali e...
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Ospedale San Pietro Fatebenefratelli Corso di
aggiornamento 30 novembre 2005
Comportamenti normali e di
sviluppo nell’adolescenz
aProf. Salvatore Sasso Professore a contratto di Psicologia Clinica
Università degli Studi “G. d’Annunzio” Chieti
adolescenza
Il percorso della relazione1. L’adolescenza può essere considerata sempre un periodo di crisi?2. L’adolescenza: un’età non inevitabilmente segnata da crisi e da
perturbazioni3. I compiti di sviluppo dell’adolescente4. Armonia e conflittualità tra genitori e adolescenti5. Lo svincolo degli adolescenti dalla famiglia6. Il ruolo della famiglia 7. Le relazioni nel gruppo dei pari8. La durata del periodo adolescenziale9. Il ruolo della scuola10. Prevenzione del malessere e promozione del benessere
L’adolescenza può essere considerata sempre un periodo di crisi?
• Alcune teorie hanno insistito sul fatto che questo periodo si accompagnasse inevitabilmente a delle perturbazioni psicologiche.
• Questa spiegazione messa in dubbio da studi che hanno considerato come superata l'idea che l'adolescenza rappresentasse solo una crisi per il ragazzo.
• L’accento è posto su determinati compiti di sviluppo che un giovane deve affrontare per transitare nell'età adulta (Lifespan Psychology – Psicologia del ciclo vitale).
1. L’adolescenza può essere considerata un periodo di crisi?
2. L’adolescenza: un’età non inevitabilmente segnata da crisi e da perturbazioni
3. I compiti di sviluppo dell’adolescente
4. Armonia e conflittualità tra genitori e adolescenti
5. Lo svincolo degli adolescenti dalla famiglia
6. Il ruolo della famiglia
7. Le relazioni nel gruppo dei pari
8. La durata del periodo adolescenziale
9. Il ruolo della scuola
10. Prevenzione del malessere e promozione del benessere
Cosa intendiamo per crisi
• Bisogna accordarsi sulla nozione di crisi e della eventuale conflittualità che essa provoca.
• Secondo Steinberg, se ci riferiamo ad un periodo in cui si sviluppano scontri frequenti, intensi dal punto di vista emozionale, che denotano forti contrapposizioni, possiamo affermare che tale situazione non si verifica all’interno di tutte le famiglie.
• Secondo lo stesso autore, l’adolescenza rimane però un periodo di sfida e di contrattazione, purtroppo (!) non sempre all’insegna di atteggiamenti pacifici.
1. L’adolescenza può essere considerata un periodo di crisi?
2. L’adolescenza: un’età non inevitabilmente segnata da crisi e da perturbazioni
3. I compiti di sviluppo dell’adolescente
4. Armonia e conflittualità tra genitori e adolescenti
5. Lo svincolo degli adolescenti dalla famiglia
6. Il ruolo della famiglia
7. Le relazioni nel gruppo dei pari
8. La durata del periodo adolescenziale
9. Il ruolo della scuola
10. Prevenzione del malessere e promozione del benessere
Gli autori che corroborano l’ipotesi della crisi:
• Stanley Hall: Sturm und drang
• Anna Freud: Ruolo dei meccanismi di difesa
• Peter Blos: Secondo processo di individuazione
1. L’adolescenza può essere considerata un periodo di crisi?
2. L’adolescenza: un’età non inevitabilmente segnata da crisi e da perturbazioni
3. I compiti di sviluppo dell’adolescente
4. Armonia e conflittualità tra genitori e adolescenti
5. Lo svincolo degli adolescenti dalla famiglia
6. Il ruolo della famiglia
7. Le relazioni nel gruppo dei pari
8. La durata del periodo adolescenziale
9. Il ruolo della scuola
10. Prevenzione del malessere e promozione del benessere
Gli autori che corroborano l’ipotesi della crisi:
Stanley Hall: Sturm und drang• Nella prima opera di psicologia scientifica pubblicata
nel 1904 negli Stati Uniti, Stanley Hall definisce l'adolescenza come un periodo cruciale della vita caratterizzato da stress e conflitti nel corso del quale dominano l'instabilità, l'impeto e la legge delle contraddizioni
• Sturm und Drang, ossia tempesta e impeto. Questa locuzione, ripresa dai romantici tedeschi, riassume il fermento dei cambiamenti che si verificano durante l'adolescenza
• Questo periodo, in cui avviene la trasformazione fisiologica pubertaria e un profondo rinnovamento di tutti gli aspetti della personalità, è considerato come la nascita dell'uomo nuovo
1. L’adolescenza può essere considerata un periodo di crisi?
2. L’adolescenza: un’età non inevitabilmente segnata da crisi e da perturbazioni
3. I compiti di sviluppo dell’adolescente
4. Armonia e conflittualità tra genitori e adolescenti
5. Lo svincolo degli adolescenti dalla famiglia
6. Il ruolo della famiglia
7. Le relazioni nel gruppo dei pari
8. La durata del periodo adolescenziale
9. Il ruolo della scuola
10. Prevenzione del malessere e promozione del benessere
Gli autori che corroborano l’ipotesi della crisi:
Anna Freud: Ruolo dei meccanismi di difesa
• Anna Freud suggerisce che l'Io dell'individuo, per alleviare le conseguenze derivanti dall'aumento delle pulsioni conflittuali, si protegga utilizzando dei meccanismi di difesa, in particolar modo in questo periodo l'ascetismo e l'intellettualizzazione
• il conflitto tra le forze pulsionali e quelle difensive provoca nell'adolescente un periodo di turbolenza che, se termina con un esito positivo, favorisce la formazione del carattere e, quindi, il superamento del conflitto;
• nell'eventualità in cui si verifichino dei "compromessi" tra l'Io e l'Es si assiste, invece, alla formazione di sintomi nevrotici.
• È normale, pertanto, che per un certo periodo l'adolescente mostri un comportamento contraddittorio e imprevedibile
1. L’adolescenza può essere considerata un periodo di crisi?
2. L’adolescenza: un’età non inevitabilmente segnata da crisi e da perturbazioni
3. I compiti di sviluppo dell’adolescente
4. Armonia e conflittualità tra genitori e adolescenti
5. Lo svincolo degli adolescenti dalla famiglia
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7. Le relazioni nel gruppo dei pari
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Gli autori che corroborano l’ipotesi della crisi:
Peter Blos: Secondo processo di
individuazione• durante questo processo l'adolescente inizia a
separarsi dal genitore interiorizzato, volgendosi, al contempo, verso nuove figure di attaccamento esterne alla famiglia
• Questo processo, che gradualmente condurrà il ragazzo all'acquisizione di un Sé stabile, ha forti analogie con il primo processo di individuazione già descritto da Margaret Mahler, e che si compie intorno ai tre anni
1. L’adolescenza può essere considerata un periodo di crisi?
2. L’adolescenza: un’età non inevitabilmente segnata da crisi e da perturbazioni
3. I compiti di sviluppo dell’adolescente
4. Armonia e conflittualità tra genitori e adolescenti
5. Lo svincolo degli adolescenti dalla famiglia
6. Il ruolo della famiglia
7. Le relazioni nel gruppo dei pari
8. La durata del periodo adolescenziale
9. Il ruolo della scuola
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L’adolescenza: un’età non inevitabilmente
segnata da crisi e da perturbazioni
• La prima ricerca: Douvan e Adelson• Vengono esaminati: i rapporti con i genitori,
la nascita delle amicizie, i primi innamoramenti, la costruzione dell’identità
• Dallo studio emerge la serenità dei ragazzi• Felici di vivere le loro esperienze, di non
provare alcun malessere e conflitto con i genitori
• Sono però preoccupati di essere accettati dagli amici e di avere un rapporto d’amore con una persona del sesso opposto
1. L’adolescenza può essere considerata un periodo di crisi?
2. L’adolescenza: un’età non inevitabilmente segnata da crisi e da perturbazioni
3. I compiti di sviluppo dell’adolescente
4. Armonia e conflittualità tra genitori e adolescenti
5. Lo svincolo degli adolescenti dalla famiglia
6. Il ruolo della famiglia
7. Le relazioni nel gruppo dei pari
8. La durata del periodo adolescenziale
9. Il ruolo della scuola
10. Prevenzione del malessere e promozione del benessere
L’adolescenza: un’età non inevitabilmente
segnata da crisi e da perturbazioni
• Dalle ricerche risulta che la “crisi” non si presenta in particolare nell’adolescenza
• Problemi psicopatologici come la depressione, i tentativi di suicidio, l’anoressia non fanno parte delle turbe transitorie dell’adolescenza perché non scompaiono alla fine dell’ad. in quanto legate a problemi manifestatasi nell’infanzia.
• Indispensabile attenzione diagnostica e di trattamento durante l’adolescenza
1. L’adolescenza può essere considerata un periodo di crisi?
2. L’adolescenza: un’età non inevitabilmente segnata da crisi e da perturbazioni
3. I compiti di sviluppo dell’adolescente
4. Armonia e conflittualità tra genitori e adolescenti
5. Lo svincolo degli adolescenti dalla famiglia
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I compiti di sviluppo
• Numerosi studiosi, per spiegare la complessità dei fenomeni biologici, psicologici e sociali che appaiono durante il processo adolescenziale, hanno elaborato l'idea di specifici compiti di sviluppo che i ragazzi devono affrontare in tale periodo.
• L'idea consiste nel considerare alcune particolari problematiche che tutti gli individui, senza alcuna eccezione, devono risolvere.
• La realizzazione di questi compiti di sviluppo garantisce così la crescita individuale, anche se questa può essere compromessa dalla presenza di eventuali difficoltà.
1. L’adolescenza può essere considerata un periodo di crisi?
2. L’adolescenza: un’età non inevitabilmente segnata da crisi e da perturbazioni
3. I compiti di sviluppo dell’adolescente
4. Armonia e conflittualità tra genitori e adolescenti
5. Lo svincolo degli adolescenti dalla famiglia
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I compiti di sviluppo
• Le tappe di sviluppo sono organizzate intorno a tre grandi cambiamenti che segnano il periodo adolescenziale:
1. le trasformazioni fisiche della pubertà.
2. le modificazioni che avvengono nel campo sociale e relazionale.
3. la costruzione dell'identità.
1. L’adolescenza può essere considerata un periodo di crisi?
2. L’adolescenza: un’età non inevitabilmente segnata da crisi e da perturbazioni
3. I compiti di sviluppo dell’adolescente
4. Armonia e conflittualità tra genitori e adolescenti
5. Lo svincolo degli adolescenti dalla famiglia
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Le trasformazioni fisiche della pubertà
• L'arrivo della pubertà impone al preadolescente una ristrutturazione dei rapporti con il proprio corpo e il concetto di identità di genere si riferisce pertanto alla presenza di un corpo sessuato.
• Benché questo tipo di identità si costruisca durante la prima infanzia, sotto la spinta delle tensioni sottese ai cambiamenti pubertari, vengono riattivati i dubbi e le ambivalenze che si erano sviluppate durante l'infanzia.
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2. L’adolescenza: un’età non inevitabilmente segnata da crisi e da perturbazioni
3. I compiti di sviluppo dell’adolescente
4. Armonia e conflittualità tra genitori e adolescenti
5. Lo svincolo degli adolescenti dalla famiglia
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7. Le relazioni nel gruppo dei pari
8. La durata del periodo adolescenziale
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Le modificazioni nel campo sociale e relazionale
• Le modificazioni si focalizzano soprattutto intorno a due momenti significativi.
1. Evoluzione dei rapporti degli adolescenti con i genitori con il passaggio da un modello di dipendenza ad un'altro più maturo, che consente una modalità di cooperazione fra le persone.
2. Evoluzione dei rapporti nell'ambito delle relazioni amicali. I ragazzi cominciano ad utilizzare strategie diverse, per raggiungere una relazione matura, attraverso la mutualità e l'intimità dei rapporti.
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2. L’adolescenza: un’età non inevitabilmente segnata da crisi e da perturbazioni
3. I compiti di sviluppo dell’adolescente
4. Armonia e conflittualità tra genitori e adolescenti
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La costruzione dell’identità
• La costruzione dell'identità prepara il giovane all'ingresso nell'età adulta.
• Questa costruzione si realizza intorno a determinati obiettivi come
- le prospettive future,
- le relazioni interpersonali,
- la sessualità e il sistema di valori.
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Panoramica dei compiti dello sviluppo1. L’adolescenza può essere
considerata un periodo di crisi?
2. L’adolescenza: un’età non inevitabilmente segnata da crisi e da perturbazioni
3. I compiti di sviluppo dell’adolescente
4. Armonia e conflittualità tra genitori e adolescenti
5. Lo svincolo degli adolescenti dalla famiglia
6. Il ruolo della famiglia
7. Le relazioni nel gruppo dei pari
8. La durata del periodo adolescenziale
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10. Prevenzione del malessere e promozione del benessere
Preadolescenza Adolescenza Giovane adulto
Pubertà fisiologica: I rapporti con il
corpo (10-15 anni ca.)
1. Adottare una identità di genere.
2. Costruire l’immagine del proprio corpo.
3. Vivere la propria intimità sessuale.
Vivere nel sociale: I rapporti con gli altri (12-17 anni
ca.)
1. Processo di emancipazione-distacco dalla famiglia.
2. Sviluppo delle relazioni con i pari nel gruppo formale e informale
Costruzione dell’identità: I rapporti con il sé (13-20 anni ca.)
1. Percorso scolastico.2. Prospettive del mondo
del lavoro.3. Sviluppo morale e
valori.4. Convinzioni religiose.5. Rapporti con l’altro
sesso.6. Eventuali disagio e
devianze: - nella società - in famiglia - a scuola - nel gruppo dei pari
Armonia e conflittualità tra genitori e adolescenti
• Tra le idee preconcette sull'adolescenza, si può collocare anche quella secondo cui le relazioni tra i genitori e i figli sono necessariamente segnate da conflitti.
• Questa idea trova un supporto teorico negli studi realizzati dagli psicologi del profondo, che ritengono necessario e indispensabile il confronto dialettico ai fini della costruzione dell'identità del giovane
1. L’adolescenza può essere considerata un periodo di crisi?
2. L’adolescenza: un’età non inevitabilmente segnata da crisi e da perturbazioni
3. I compiti di sviluppo dell’adolescente
4. Armonia e conflittualità tra genitori e adolescenti
5. Lo svincolo degli adolescenti dalla famiglia
6. Il ruolo della famiglia
7. Le relazioni nel gruppo dei pari
8. La durata del periodo adolescenziale
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10. Prevenzione del malessere e promozione del benessere
Rapporto Censis
• Il 91,4% si dichiara del tutto soddisfatta del rapporto con i propri genitori
• Il 7,8% afferma di avere delle relazioni esclusivamente conflittuali
• Più della metà dei giovani, dichiara di non avere alcuna difficoltà di comunicazione in famiglia e che i genitori comprendono le loro problematiche
• il 77% ritiene che è possibile trovare un accordo, anche se la si pensa diversamente
• la metà dei soggetti ritiene necessaria l'autorità dei genitori per quanto riguarda le decisioni sul futuro dei figli.
1. L’adolescenza può essere considerata un periodo di crisi?
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3. I compiti di sviluppo dell’adolescente
4. Armonia e conflittualità tra genitori e adolescenti
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Ricerca in Lombardia
• 400 preadolescenti e adolescenti
• Relazione in famiglia tra armonia e conflittualità
• Intenso rapporto di fiducia e di dialogo fra genitori e figli; questi descrivono i loro parenti come persone generose e tenere, con le quali si può avere un rapporto di confidenza e di amicizia.
• I preadolescenti (tra gli 11 e i 13 anni) percepiscono il rapporto con i genitori con una maggiore idealizzazione
• gli adolescenti (tra i 14 e i 18 anni) mostrano un maggior grado di conflitto e di disagio.
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3. I compiti di sviluppo dell’adolescente
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Ricerca in Lombardia
• Le reazioni dei genitori che più infastidiscono i ragazzi riguardano "la predica", "i buoni consigli", ma anche "il silenzio“
• Il disaccordo si esprime su temi che non mettono in discussione il legame di attaccamento o i valori familiari, ma su ambiti specifici quali il rendimento scolastico, il tempo libero e l'uso del denaro.
• La conflittualità con i genitori appare, quindi, nelle aree in cui si devono maggiormente "sincronizzare" i nuovi diritti del ragazzo con le richieste degli adulti.
• Gli adolescenti litigano per ottenere i loro primi diritti, mentre i genitori lo fanno per chiedere ai figli le loro prime responsabilità.
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Ricerca in Lombardia
•Per gli adolescenti, il trovarsi in una situazione di disaccordo con i propri genitori più che provocare la paura della punizione, genera in loro un sentimento di timore e di sofferenza:
1.perché non vengono riconosciute le proprie opinioni
2.a causa del dolore di perdere la considerazione e l'affetto genitoriale.
• I giovani preferiscono perciò che i genitori esprimano i propri sentimenti piuttosto che rimanere in silenzio, in quanto l'assenza di comunicazione, generando fantasmi della perdita, non permette una successiva elaborazione.
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Altre ricerche
• Secondo Smetana (1988), gli adolescenti e i loro genitori passano molto del loro tempo a discutere su ciò che è giusto e su ciò che è sbagliato, così che la difficoltà nel gestire le norme passa soprattutto attraverso la divergenza oppositiva delle due parti in gioco.
• Nell’esperienza di Cicognani e Zani (2003), i conflitti seguono un determinata direzione:
-maggiore frequenza nei primi anni dell’adolescenza;
-diversità qualitativa e quantitativa tra le femmine, che mostrano più intensità e continuità, e i maschi;
-la madre come destinatario maggiore degli scontri (soprattutto in presenza della figlia femmina).
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Considerazioni
• se, da una parte, la permanenza dell'adolescente
in famiglia può essere vista come uno spazio che
consente di dilazionare le scelte future, integrando
anche più generazioni contemporaneamente,
dall'altra, il rimanere in una famiglia che tende
all'autosufficienza e all'isolamento può comportare
dei seri rischi nel processo di individuazione.
• Il rischio di patologia è presente soprattutto
quando nella famiglia osserviamo un'eccessiva
fusionalità e invischiamento nei legami, che
conseguentemente non consentono lo svincolo del
giovane.
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Lo svincolo degli adolescenti dalla famiglia
• Fra i compiti che la famiglia deve sviluppare, quello più
importante consiste nel favorire i propri membri ad
instaurare delle relazioni adeguate alla fase del ciclo
vitale che essa sta attraversando.
• Nell'adolescenza, uno degli eventi critici, che accomuna i
genitori e i figli, riguarda la trasformazione del legame di
attaccamento che si realizza attraverso una maggiore
differenziazione dei ruoli e nella progressiva
individuazione della personalità.
• Pertanto gli attori del processo di "separazione-
individuazione" non sono solo gli adolescenti, ma anche i
genitori che devono accettare di separarsi dal figlio,
stimolando e favorendo, al contempo, la sua autonomia.
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I concetti di attaccamento-dipendenza e di
emancipazione-distacco. • non sono alternativi (Anna Oliverio Ferraris,1980)
• Infatti la modalità con cui avviene il distacco dalle figure
protettive, i cui estremi sono rappresentati dalla serenità o dal
conflitto, dipende dal grado di soddisfazione dell'attaccamento.
• Quindi l'emancipazione-distacco non ha inizio dove termina
l'attaccamento-dipendenza, ma entrambi i processi sono
contemporaneamente presenti, in diverse forme, nel ciclo vitale
della famiglia.
• Il legame di attaccamento, come Bowlby ci ha mostrato nelle
sue ricerche, dà la possibilità, sia al bambino che all'adulto, di
avere uno spazio di sicurezza cui ricorrere in caso di difficoltà o
di pericolo, cercando protezione e conforto.
1. L’adolescenza può essere considerata un periodo di crisi?
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3. I compiti di sviluppo dell’adolescente
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Il ruolo della famiglia
• Studio capillare in due aree urbane industrializzate
ad alta densità abitativa, al nord e al sud d'Italia, e
in due aree a media densità, ossia in una realtà
industriale e in un'altra agricola (Farina e
Galimberti, 1993)
• Si è voluto comprendere, sottoponendo un
questionario a 524 famiglie, con un membro
giovane adulto tra i diciannove e i ventisei anni (in
totale 1572 soggetti), il tipo di coesione e di
adattabilità familiare, ossia la vicinanza emotiva, la
collaborazione, l'empatia e la natura dei legami.
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La “famiglia lunga”
• Dall'analisi dei dati, emerge il fenomeno della
cosiddetta "famiglia lunga", che rappresenta un
intreccio relazionale fra necessità e scelta, in cui il
ruolo dei genitori nel trattenere i figli si integra con
l'interesse dei giovani a restarvi.
• L'approfondimento di questo tema riguarda
soprattutto il rapporto tra attaccamento e distacco e
tra vicinanza e cambiamento, modalità relazionali
tipiche dell'attuale clima culturale.
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La “famiglia lunga”
• nella ricerca di Farina e Galimberti, emerge che:
-sia i genitori che i ragazzi percepiscono il clima
familiare come dotato di un alto grado di adattabilità
-nei giovani, rispetto alla vicinanza emotiva e alla
coesione, non è presente un atteggiamento
generalizzato di volere legami familiari più stretti.
-Sono i genitori, e soprattutto le madri, a desiderare
una maggior coesione delle relazioni familiari.
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La “famiglia lunga”
• I risultati finali dimostrano che sono i tipi "intermedi"
di famiglia, ossia caratterizzati da valori medi di
coesione e di adattabilità ad avere un grado più alto
di soddisfazione familiare
• risultano più preparate ad affrontare i compiti di
sviluppo della fase adolescenziale
• I soggetti poco soddisfatti appartengono alla fascia
estrema, ossia con scarsa adattabilità e basso
livello di coesione.
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La “famiglia lunga”
• Dall'analisi dei dati risulta che la soddisfazione
della propria situazione familiare porta a rinviare nel
tempo il momento di uscita dalla famiglia di origine
• Questa constatazione fa emergere l'ipotesi di una
circolarità presente tra la qualità della vita familiare,
la disponibilità del giovane a rimanere in casa e
l'impegno dei genitori a mantenere sempre le
stesse condizioni per non far allontanare il figlio
• Se nella famiglia esiste un basso livello di
soddisfazione, il giovane progetta e decide più
rapidamente l'uscita dalla famiglia.
1. L’adolescenza può essere considerata un periodo di crisi?
2. L’adolescenza: un’età non inevitabilmente segnata da crisi e da perturbazioni
3. I compiti di sviluppo dell’adolescente
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Altre ricerche
• I dati confermano quanto già emerso in altre ricerche:
-la maggioranza dei giovani vive in famiglia (90,8%)
-un terzo afferma di non avere ancora un progetto per il futuro (34,4%)
-poco più di un quarto esprime il desiderio di continuare a vivere in famiglia (27,9 %)
-Solo poco più di un terzo (36,8%) indica di volersi distaccare dalla famiglia (matrimonio, convivenza, vivere da soli).
• La tendenza a vivere in famiglia non è presente solo in Italia, ma a livello europeo, dove si assiste, inoltre, a una generale "orizzontalizzazione" tra i giovani dei vari paesi, che si esprime nella omogeneità dei valori e di comuni interessi e problemi
1. L’adolescenza può essere considerata un periodo di crisi?
2. L’adolescenza: un’età non inevitabilmente segnata da crisi e da perturbazioni
3. I compiti di sviluppo dell’adolescente
4. Armonia e conflittualità tra genitori e adolescenti
5. Lo svincolo degli adolescenti dalla famiglia
6. Il ruolo della famiglia
7. Le relazioni nel gruppo dei pari
8. La durata del periodo adolescenziale
9. Il ruolo della scuola
10. Prevenzione del malessere e promozione del benessere
Altre ricerche
• In Italia, però, come affermano Piepaolo Donati e
Eugenia Scabini (1988), il fenomeno della famiglia lunga,
ossia la coabitazione di due diverse generazioni, è più
marcato perché alcune cause strutturali, come la difficoltà
a entrare nel mondo del lavoro, la prolungata scolarità e
la difficoltà a reperire alloggi, si sommano alle motivazioni
culturali e psicologiche. Il risultato che ne deriva comporta
che la famiglia riacquisti un ruolo anche in questa fase del
ciclo vitale, che in passato non ricopriva.
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Altre ricerche
• In una ricerca recente di Speltini e Molinari (2005), sono
stati messi a fuoco una serie di problematiche classiche
la cui analisi sostanzialmente conferma quanto esposto
sin qui.
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AreaClima in famiglia
Relazioni con i
genitori
Sistema valoriale
Sistema normativo
Descrittore
•Dialogo con i genitori•Presenza in casa•Aiuto nei compiti
•I buoni genitori•I genitori stressati•I genitori rigidi
•Importanza delle relazioni con i pari•Importanza del rispetto per gli adulti•Importanza del successo
•Le trasgressioni “classiche”•Le trasgressioni domestiche•Le trasgressioni verso i compagni
I climi familiari
• Sembra che i genitori rafforzino la loro disponibilità
all’ascolto attivo dei figli, all’offerta di aiuto nei compiti
scolastici, ad essere più presenti in casa.
• Da un’altra ricerca emerge che i genitori sviluppano una
sorta di distorsione percettiva, ma in senso positivo, della
loro comunicazione con i figli
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Le relazioni con i genitori
• I genitori percepiscono la fatica e lo stress prodotti
quotidianamente nella relazione con i propri figli.
• Questi, pur essendo positivamente orientati nella
relazione con i genitori, risultano comunque meno
soddisfatti.
• Nell’ambito dei conflitti intergenerazionali, l’adulto risulta
più provato rispetto ai ragazzi che, molto probabilmente,
non sono del tutti consapevoli delle difficoltà insite nella
negoziazione;
• infatti, una volta esaurita una negoziazione, essi ripartono
immediatamente con altre richieste e rivendicazioni.
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Le norme e i valori
• le differenze tra adolescenti e familiari sono più evidenti
• I genitori chiedono esplicitamente il rispetto per l’adulto,
ossia educazione, obbedienza e rispetto delle regole e,
nei confronti dei coetanei, l’essere gentili, la non
dominazione dell’altro, l’aiuto nei confronti degli amici
• Per quanto riguarda le regole, i genitori mal tollerano le
trasgressioni dei loro figli, soprattutto quelle più classiche,
come il rientrare tardi oppure lo scarso impegno
scolastico
• Nello stesso tempo, i genitori percepiscono in modo più
grave le trasgressioni che si riferiscono alla mancanza di
comportamenti sociali nei confronti dei coetanei.
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Il ruolo dei genitori nel passaggio
adolescenziale
• Nella ricerca di Speltini e Molinari,
risulta che il tema della specializzazione
del ruolo, così come evidenziato nelle
ricerche del passato, non esiste a-priori,
proprio per l’esistenza di differenti modelli
familiari in cui sono incluse quelle
monoparentali e quelle ricostituite.
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Il ruolo del padre
• Sembra però che la presenza effettiva del padre a casa,
che relaziona in modo attivo con i figli, svolga un ruolo
positivo.
• La differenza con la madre, la cui presenza è un dato
scontato, non sta in una importanza d’ordine ma nel suo
diverso impatto con i figli.
• Questo risultato è dato anche dalla mancanza di una
definizione di ruolo del padre dopo la crisi del principio di
autorità. Infatti, a livello tradizionale, al padre è attribuito il
primato dell’autorità e alla madre quello degli affetti
(Cigoli, Marta, Regalia, 1998).
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La famiglia: un sistema valoriale in
progress
• È passata da principi improntati all’etica, ossia con regole
e valori aprioristici, a quelli, improntati all’affetto, che non
permettono di somministrare ai figli sane frustrazioni per
aiutarli a crescere.
• Il non saper dire “No!” comporta una crisi profonda del
principio di autorità nei processi di allevamento, che si
ripercuote nella difficoltà genitoriale di saper utilizzare la
fermezza e nel saper rispondere al conflitto, ricercando e
proponendo alternative attraverso l’ascolto, la
negoziazione e la scelta condivisa (Pietropolli Charmet,
2000)
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Le relazioni nel gruppo dei pari
• Durante l'adolescenza, mentre i ragazzi cercano di
staccarsi dall'influenza della famiglia, l'amicizia con i
coetanei acquista un significato diverso rispetto a quello
vissuto nell'infanzia, durante la quale l'amico era sì il
compagno dei giochi a scuola o ai giardini, ma, tuttavia,
"scompariva" una volta rientrati a casa propria.
• Nonostante i genitori continuino a rimanere delle figure
importanti di attaccamento, il bisogno prevalente dei
ragazzi e delle ragazze adolescenti è di avere rapporti
con altri coetanei dello stesso genere, o di quello
opposto.
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Le relazioni nel gruppo dei pari
• Questi assumono la funzione di rassicurazione nel
processo di separazione dal gruppo familiare, e di aiuto
nella costruzione del proprio sé: ogni compagno diviene
lo "specchio" dell'altro nel valutare sia il grado delle
proprie preoccupazioni, che l'ammissibilità dei propri
comportamenti
• Pertanto per costruire il suo percorso di sviluppo,
l'adolescente rivolge maggiormente il suo interesse
all'esterno della famiglia, così accade che i giovani
passino insieme molto del loro tempo a parlare, piuttosto
che a svolgere altre attività pratiche.
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Il gruppo come “laboratorio sociale”
• Questa sorta di "laboratorio sociale", al cui interno si
integrano i processi di identificazione e di differenziazione
necessari alla costruzione dell'identità personale e
sociale, ossia alla ridefinizione del concetto di sé e
all'attivazione di dinamiche di relazione fra gruppi diversi,
acquista la valenza di un ponte verso la società degli
adulti.
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Cosa pensano i genitori dei rapporti che i figli
hanno con i loro coetanei?
• La prima differenza riguarda la concezione del
rapporto con i coetanei, che i ragazzi considerano
estremamente privato, rivendicando così la loro
autonomia.
• Gli adolescenti riconoscono che nelle loro relazioni con i
pari talvolta utilizzano comportamenti anche prepotenti
che si concretizzano sia in comportamenti aggressivi, sia
con pettegolezzi o addirittura con procedimenti di
esclusione di compagni dal gruppo.
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Cosa pensano i genitori dei rapporti che i figli hanno con i loro coetanei?
• Da parte loro i genitori vedono i propri figli
attraverso una doppia luce: essi o sono integrati nel
gruppo degli amici, quindi popolari e sicuri, oppure sono
fragili e dunque soggetti al rischio di prevaricazione da
parte degli altri pari. Un pensiero che poco li sfiora
riguarda i comportamenti aggressivi o scorretti che i
propri figli potrebbero mettere in atto nei confronti degli
altri compagni.
• Ne risulta una tipica ambivalenza genitoriale che
rispecchia il nucleo del conflitto con i figli adolescenti,
ossia la dicotomia fra distacco e dipendenza.
L’ambivanza, comunque, è comprensibile in quei genitori
che hanno esercitato per anni il controllo e quindi oggi
faticano ad accettare il distacco.
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Le relazioni con i coetanei e la propria
famiglia di riferimento:1. L’adolescenza può essere
considerata un periodo di crisi?
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Adolescenti ben socializzati
Adolescenti insicuri
socialmente
Adolescenti prepotenti e
sicuri
Adolescenti prepotenti e
insicuri
Le relazioni degli adolescenti con i loro coetanei
godono di un buon livello di popolarità tra i coetanei, si sentono sicuri nel gruppo dei pari e non mettono in atto comportamenti prepotenti.
hanno discrete capacità relazionali, non mettono in atto condotte aggressive, ma hanno delle paure sociali legate alla loro reputazione tra i compagni.
mettono in atto comportamenti aggressivi che non contrastano con il loro grado di popolarità e di successo relazionale.
mettono in atto comportamenti di prevaricazione ma, a differenza dei precedenti, hanno la difficoltà di sviluppare rapporti e la popolarità, che risulta essere piuttosto bassa.
La loro famiglia si caratterizza per le buone relazioni, la presenza dei genitori in casa e per una forte connotazione valoriale.
La loro famiglia è ispirata a norme prescrittive riferite sia a sanzioni derivate da comportamenti trasgressivi sia a relazioni con genitori stressati e rigidi.
La famiglia è connotata da scarsa affettività e relazionalità, come pure da assenza di valori e di norme.
La famiglia per questi ragazzi non è assolutamente un punto di riferimento per quanto riguarda sia gli affetti sia i valori, lo è solo per le norme e per le prescrizioni.
La famiglia di riferimento
L’importanza della coerenza educativa
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La durata del periodo adolescenziale
Quando inizia questa avventura e quando termina nel
corso dell'esistenza umana?
• Possiamo essere certi del punto di partenza poiché
disponiamo di un avvenimento biologico universale: la
pubertà
•Se partiamo dal presupposto che la pubertà inizi a 11
anni, possiamo affermare che l'adolescenza comincia
proprio a questa età.
•Le trasformazioni che avvengono durante la pubertà
sono una linea di demarcazione tra due universi ben
definiti: da una parte, il mondo dell'infanzia che viene
abbandonato e, dall'altra, una nuova tappa dello sviluppo
che conduce il ragazzo ad essere un adulto con la sua
identità di genere
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La durata del periodo adolescenziale
•Per quanto riguarda la fine dell'adolescenza, i criteri da
prendere in considerazione sono nettamente diversi da
quelli già utilizzati per decidere quale fosse la data di inizio
di questo importante periodo dello sviluppo umano.
•La maggior parte degli specialisti nel campo dello
sviluppo afferma che l'adolescenza termini quando
l'individuo assume lo stato di adulto.
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Quando un individuo può essere considerato una persona adulta e quali sono le caratteristiche che ci permettono di capire la fine dell'adolescenza?
•I criteri sono quelli che permettono di separare una classe d'età dall'altra sulla base di un determinato numero di comportamenti mostrato dalle persone in un certo periodo della propria vita
•Comportamenti socialmente visibili come:
-aver lasciato la scuola
-essere entrato nel mondo del lavoro
-essere impegnato in una vita di coppia
-avere lasciato la famiglia
-avere formato un nuovo nucleo familiare
-diventare genitori.
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Come si accede oggi all’età adulta?
•questo progetto di sviluppo, negli ultimi venti anni, ha subito una notevole dilazione temporale fra il superamento di un compito e l'altro
•Il periodo di formazione scolastica si è notevolmente prolungato
•La scelta di una professione richiede una preparazione sempre più complessa e, pertanto, l'ingresso nel mercato del lavoro avviene più tardivamente
•Di conseguenza si prolungano nel tempo anche gli aspetti che riguardano la vita privata, ossia lo sposarsi, o il vivere insieme, e l'avere un figlio
•Questi avvenimenti possono essere collocati, al giorno d'oggi, al di là dei venticinque anni.
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Come si accede oggi all’età adulta?
•Rimane però evidente la constatazione che i giovani, all'età di ventitré o ventiquattro anni, non sono più degli adolescenti anche se frequentano ancora gli studi e se non si sono messi ancora alla ricerca di un lavoro
•Questi, infatti, hanno già realizzato i compiti previsti per il superamento dell'adolescenza ossia hanno modificato i rapporti con i loro genitori mediante la contrattazione dei propri spazi e tempi di autonomia, hanno stabilito delle relazioni significative con altri giovani della loro età, hanno adottato una precisa identità sessuale e hanno assunto, come propri, determinati valori
•Per questi motivi si può affermare che essi hanno abbandonato il periodo adolescenziale e, infatti, in questo momento condividono con i loro pari le preoccupazioni tipiche di questa età, come il prepararsi alla vita professionale e a quella di coppia.
1. L’adolescenza può essere considerata un periodo di crisi?
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Lo sviluppo secondo la Società di Ricerche
sull’adolescenza
•Tre momenti:
1.Il primo momento, che riguarda la transizione
dall'infanzia e che si colloca tra gli undici e i quattordici
anni, è dominato dai cambiamenti derivanti dalla pubertà
fisiologica.
2.Il secondo, l'adolescenza media, si estende tra i
quindici e i diciassette anni circa ed è caratterizzato dalle
modificazioni che avvengono nella vita sociale, ossia le
modalità utilizzate per allontanarsi dalla zona di influenza
familiare e per stabilire nuovi legami con i pari.
3.Il terzo momento, l'adolescenza tardiva, si svolge
lungo l'arco di tempo che va dai diciotto ai ventuno anni
circa e si distingue per il consolidamento dell'identità e per
l'impegno indirizzato verso le prospettive future.
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I compiti specifici che la scuola può sviluppare per favorire
lo sviluppo cognitivo e relazionale degli adolescenti.
• 1) Può orientare le scelte scolastiche, curando le diversità
individuali;
• 2) Può tenere conto dei ritmi e degli stili personali di
apprendimento, scoprendo le aree potenziali di interesse,
sviluppando la motivazione e migliorando l'immagine di
sé;
• 3) può promuovere progetti di ricerca, favorendo
l'impegno e la partecipazione, al fine di evitare
disinteresse e rifiuto verso l'istituzione scolastica. Lo
stimolare la curiosità per nuovi interessi (l'essere) deve
essere integrato alla soluzione di problemi pratici (il fare);
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I compiti specifici che la scuola può sviluppare per favorire lo
sviluppo cognitivo e relazionale degli adolescenti.
• 4) può tener conto della preparazione professionale degli
insegnanti e dei dirigenti scolastici. E' pertanto necessario
approfondire le conoscenze non solo delle discipline, ma
anche delle metodologie per insegnare e per il
coordinamento dei progetti educativi;
• 5) può favorire l'espressione dello scontro-confronto-
incontro tra professori e ragazzi, in considerazione della
difficoltà che i secondi hanno nello sperimentare le
contrapposizioni in famiglia;
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I compiti specifici che la scuola può sviluppare per favorire lo
sviluppo cognitivo e relazionale degli adolescenti.
• 6) può rispondere al bisogno di appartenenza dei ragazzi
potenziando le attività in gruppo. E' necessario che i
professori concentrino una maggiore attenzione alle
relazioni con gli studenti, perché questi sentono
l'esigenza di una scuola che sappia accogliere la loro
soggettività;
• 7) può tener conto delle motivazioni degli insegnanti,
favorendo le soddisfazioni legate al ruolo e alla persona
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Prevenzione del malessere e promozione del
benessere: Il concetto di prevenzione1. L’adolescenza può essere
considerata un periodo di crisi?
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I diversi livelli preventivi
PROMOZIONE - PREV. PRIM.
ASPECIFICA
Favorire una migliore qualità della vita,
aumentare il benessere individuale,
potenziare i fattori protettivi a livello
collettivo.
PREVENZIONE PRIMARIA SPECIFICARidurre l’incidenza di una particolare di un
particolare problema/disadattamento
PREVENZIONE SECONDARIA Diagnosticare il disagio/problema in fase
iniziale e di intervenire prima che la situazione di deteriori ulteriormente
PREVENZIONE TERZIARIA Cercare di ridurre gli effetti collaterali
negativi di un problema.
Le componenti di base dell’approccio di comunità
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I tre assunti del modello “processo/persona/contesti/ambiente”
(Bronfenbrenner)
Persona
è una entità dinamica, ossia un soggetto attivo che reagisce alle pressioni ambientali e ristruttura il proprio spazio di vita
Rapporto individuo/ambienteè connotato da reciprocità; sia l’ambiente, sia l’individuo sono in grado di influenzarsi a vicenda
Contesti
anche quelli più remoti possono produrre delle modificazioni nel comportamento dell’individuo
L’approccio di comunità costringe, costruttivamente, ad essere estremamente sensibile a quale focus i professionisti
utilizzano nelle loro prassi per comprendere e soggetti: riduzione delle criticità o sviluppo delle potenzialità
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FOCUS SU CRITICITà FOCUS SU POTENZIALITA’
Approccio
Debolezza, soluzione del problema affrontando il deficit
Forza, costruire sulle competenze
Definizione del problema Istituzionale Partecipata
Strumenti di cambiamento Informazione, educazione, miglioramento dei servizi, cambiamento individuale
Rinforzare la comunità, la sua capacità di controllo (potere) accrescere le risorse e le capacità, cambiamento anche politico ed economico
Ruolo degli operatori Centrale rispetto al potere decisionale
Risorse della comunità nella soluzione del problema
Scopo della partecipazione Aiutare a diffondere e rendere i servizi più idonei alla comunità
Accrescere il senso di proprietà e controllo, migliorare le condizioni sociali
Principali decisori Ruoli istituzionali Leaders spontanei
Visione dei gruppi e della comunità
Luoghi in cui si manifesta il problema, consumatrice
Fonte di soluzioni, autodefinita, luogo da vivere
Controllo delle risorse Interno al servizio Negoziato
Senso collettivo di proprietà Basso Elevato
•Nell’intervento a favore degli adolescenti, prevenire il malessere e
promuovere il benessere dovrebbe tradursi complessivamente
come:
- sostenere e accompagnare l’adolescente nel
suo percorso di crescita
- aiutare il soggetto a pensare
autonomamente, desiderando e progettando un
concreto futuro possibile
- valorizzare e far emergere le risorse e
incrementare il protagonismo del singolo.
• - promuovere un vero “empowerment” ossia un
“aumento di potere” consapevole e non
automaticamente “adeguato” alle aspettative del
mondo adulto
1. L’adolescenza può essere considerata un periodo di crisi?
2. L’adolescenza: un’età non inevitabilmente segnata da crisi e da perturbazioni
3. I compiti di sviluppo dell’adolescente
4. Armonia e conflittualità tra genitori e adolescenti
5. Lo svincolo degli adolescenti dalla famiglia
6. Il ruolo della famiglia
7. Le relazioni nel gruppo dei pari
8. La durata del periodo adolescenziale
9. Il ruolo della scuola
10. Prevenzione del malessere e promozione del benessere
•Nell’intervento a favore degli adolescenti, prevenire il malessere e
promuovere il benessere dovrebbe tradursi complessivamente
come:
- considerare il naturale e ciclico bisogno di
ognuno di trovare un posto sicuro nel quale
potersi “rifugiare”, per riflettere sui propri dubbi,
insicurezze, soddisfazioni, e traguardi.
• In questo senso si può parlare di una
dialettica prevenzione-promozione: infatti, per
prevenire situazioni di disagio, si promuove un
certo stile di vita e un certo modo di affrontare i
responsabilità ed opportunità evolutive.
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1. L’adolescenza può essere considerata un periodo di crisi?
2. L’adolescenza: un’età non inevitabilmente segnata da crisi e da perturbazioni
3. I compiti di sviluppo dell’adolescente
4. Armonia e conflittualità tra genitori e adolescenti
5. Lo svincolo degli adolescenti dalla famiglia
6. Il ruolo della famiglia
7. Le relazioni nel gruppo dei pari
8. La durata del periodo adolescenziale
9. Il ruolo della scuola
10. Prevenzione del malessere e promozione del benessere