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ORGANIZZAZIONE DEI PORTI MAGGIORI ITALIANI E LORO VALORE
ECONOMICO
Intervento del Presidente di Assoporti – Associazione dei Porti Italiani – Sen. Francesco Nerli
Roma 17 giugno 2009
SEMINARIO
“Olanda & Italia per lo sviluppo sinergico del settore portuale”
I porti nell’ordinamento italiano:
“Beni demaniali”
beni appartenenti allo Stato (inalienabili)
naturalmente destinati alla navigazione
Lo Stato – in quanto proprietario – ne cura,in linea generale,l’amministrazione:
• per i porti maggiori, indirettamente attraverso appositi enti, le Autorità Portuali;
• per i porti minori, direttamente attraverso le Capitanerie di Porto, ovvero indirettamente tramite le Regioni.
L’Autorità Portuale – istituita dalla Legge 28 gennaio 1994, n. 84:
ente pubblico non economico ad ordinamento speciale cui lo Stato ha affidato funzioni necessarie per il raggiungimento di finalità statali e/o pubbliche di carattere generale soggetto di regolazione a garanzia del mercato
Il modello istituzionale di amministrazione dei porti maggiori italiani:
I principali compiti delle Autorità Portuali (n.23):
indirizzo, programmazione, coordinamento, controllo e promozione delle attività che si svolgono in porto;
manutenzione delle parti comuni;
programmazione e pianificazione portuale (Piano Regolatore Portuale e Piano Operativo Triennale);
amministrazione delle aree e banchine portuali (assegnare in “concessione” porzioni di territorio portuale);
rilascio di autorizzazioni alle imprese per svolgere le varie attività portuali (commerciali, industriali, servizi d’interesse generale, ecc.).
Inquadramento generale
Il sistema portuale italiano:circa 100 porti commerciali e industriali.
i 30 porti maggiori (amministrati dalle Autorità Portuali)
costituiscono la struttura portante del sistema portuale nazionale.
i maggiori porti complessivamente movimentano circa l’87% dell’intero tonnellaggio di merci sbarcate ed imbarcate nei porti italiani ed assicurano più del 60% del commercio estero nazionale.
Merci imbarcate e sbarcate nei principali porti
Anno 2007: oltre 511 milioni di tonnellate di merci (secondo dati provvisori, i consuntivi 2008 non dovrebbero essere nel complesso distanti da detti volumi)
Ripartizione
•Rinfuse liquide: 38,8%•Rinfuse solide: 18%•Merci varie: 43,2%, cioè circa 222 milioni di tonn.
di cui: Ro-Ro 37,3%, in container 44,7%
Questi scali movimentano inoltre:
•circa 10,6 milioni di TEU•circa 49 milioni di passeggeri, di cui circa 7,5 milioni di crocieristi.
Merci imbarcate e sbarcate nei principali porti
Dal 1998 al 2007 si sono registrati nel complesso questi incrementi:
Rinfuse liquide: +3,4% Rinfuse solide: +8,1% Merci varie: +92,1%
TEU: +79,2% Passeggeri: +27,8% di cui passeggeri crociere: +279,1%
intercettare i flussi di traffico infraoceanici per la redistribuzione nell’area di riferimento e l’inoltro ai mercati ed alle aree produttive europee;
a servizio dei sistemi produttivi e di consumo regionali (porti di destinazione finale, con caratteristiche di plurifunzionalità, c.d. “regional ports”);
terminali della rete delle “Autostrade del Mare” e dei collegamenti con le isole;
terminali per l’approvvigionamento e la logistica delle materie prime e dei prodotti energetici;
poli di concentrazione di traffici turistici e crocieristici.
Le funzioni della portualità italiana maggiore
I maggiori porti:
sono plurifunzionali, dotati di terminali diversi, ciascuno con elevato grado di specializzazione.
tutti collegati con servizi regolari marittimi (direttamente o indirettamente) alle maggiori aree marittime mondiali.
La portualità nazionale - un modello “pluralistico”
Degni di nota sono per i porti italiani i flussi di traffico inframediterranei:
oltre 231 milioni di tonnellate di merci in imbarco e sbarco l’anno
come comparto industriale in sé: circa 7.000 imprese circa 105.000 addetti 21 miliardi di Euro di fatturato globale stimato
rete di nodi primari della filiera logistica: 61,2% del volume di merci importate (anno 2006) 46,2% del volume di merci esportate (anno 2006)
strumento a supporto del riequilibrio della ripartizione modale dei trasporti interni
Il valore del sistema portuale italiano:
generatore di entrate fiscali direttamente prodotte dalle attività portuali (tassa di ancoraggio, tasse erariali e portuali) e derivanti dalle attività di import/export svolte tramite i porti (IVA, accise, dazi); per ogni Euro di domanda aggiuntiva si attivano 2,757 Euro nel complesso dell’economia italiana; ogni unità di lavoro aggiuntiva crea ulteriori 2,032
unità di lavoro nell’insieme del Paese.
Il valore del sistema portuale italiano:
Grazie per la vostra attenzione