NOTIZIARIO N.2/2017 - oltrelacivilta.weebly.com · 6 Manifesto per un‟etica interspecifica....
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G. Segantini – Le due madri
NOTIZIARIO N.2/2017 (estratto dal sito www.movimentoantispecista.org)
Fino a quando la “morale corrente”, ovvero la maggioranza delle persone, continuerà a
considerare gli altri esseri viventi degli “oggetti”, anziché dei “soggetti” (ossia esseri coscienti e sensibili,
a vari livelli, come gli umani), ogni voce a loro favore resterà lettera morta. Per superare tale barriera
occorre primariamente che siano conosciute dai più le origini e le conseguenze della cultura specista,
affinché riemerga il sentimento rimosso dalla sua imposizione: il rispetto degli umani tuttre le specie.
Il brano riportato nella pagina seguente, che precede tutti i nostri notiziari, è della psicologa
Annamaria Manzoni (v. il sito www.movimentoantispecista.org - Chi siamo) e si rifà a quello di Martin
Luther King “I have a dream”. Nel suo discorso, King ipotizzò una rivoluzione non violenta, dalla quale
doveva sorgere una nuova civiltà, una civiltà non razzista, dove bianchi e neri potessero finalmente
considerarsi fratelli, e non più divisi da un odio tribale e anacronistico per i nostri tempi.
Il sogno di Martin Luther King si è avverato. Almeno in linea di principio. Oggi il razzismo classico,
quello per intenderci del Ku Klux Clan, degli Stati confederati del Sud, del nazismo, del fascismo, è
clinicamente morto, anche se occorre stare sempre in guardia affinché non si risvegli.
Ciò dimostra che credere nei mutamenti dell‟etica, ossia della morale umana, non è affatto un
sogno, ma una realtà perseguibile attraverso la perseveranza, l‟amore, e la fede nella lotta non violenta.
Martin Luther King vi riuscì, nonostante gli ostacoli fossero enormi. Perché non dovrebbe riuscirci
anche il movimento antispecista?
Avvertenza
Gli scritti in corsivo (ove non indicato diversamente) sono a cura del Rappresentante
dell‟associazione. I testi pubblicati esprimono esclusivamente le idee dei rispettivi autori, e non sono
necessariamente condivise dall‟associazione.
NB: per andare all‟argomento prescelto nel Sommario, posizionare il cursore sull‟argomento,
selezionarlo, premere il tasto Ctrl e cliccare.
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Sommario Noi abbiamo un sogno ........................................................................................................................ 5 Manifesto per un‟etica interspecifica. ............................................................................................... 6 1. Pubblicazioni .............................................................................................................................. 8 1.1. Comunicazioni ................................................................................................................... 8
1.1.1. Pubblicazioni e prodotti. ................................................................................................ 8
1.1.2. Libro bianco sullo specismo. ........................................................................................ 10
1.1.3. Iscrizione al Movimento Antispecista. .......................................................................... 10
1.2. Link ai filmati .................................................................................................................. 11 1.3. Riflessioni. ........................................................................................................................ 13
1.3.1. „Animalismo‟ e politica. ................................................................................................ 13
1.4. Saggi ................................................................................................................................. 16
1.4.1. Alimentazione carnea, patologia, società (Bruno Fedi). .............................................. 16
1.4.2. Benessere animale che nuoce agli animali (Annamaria Manzoni). ............................. 18
1.4.3. Uomini, ratti e galline dalle uova d‟oro. S.a. e sostanze d‟abuso (Roberto Mucelli) 1. 21
1.4.4. Migrazioni, migranti e buon senso (Valerio Pocar). .................................................... 27
1.4.5. Quando la malasanità colpisce gli „animali‟ (Paola Re). ............................................ 31
2. Gli effetti dello specismo.......................................................................................................... 34 2.1. Vivisezione e sperimentazione. ....................................................................................... 34
2.1.1. Dati relativi al numero di animali utilizzati a fini scientifici. Nuove norme. ............... 34
2.1.2. Respinta dal Mediatore europeo la denuncia di STOP VIVISECTION........................ 35
2.1.3. Sclerosi multipla: studi clinici sugli umani promettono una svolta! ............................ 36
2.1.4. Commissione europea: sempre necessari i test sui primati non umani!....................... 37
2.2. Leggi e giurisprudenza. .................................................................................................. 39
2.2.1. Approvata dalla Camera pessima legge sui parchi naturali. ....................................... 39
2.3. Cultura, politica e società. .............................................................................................. 40
2.3.1. Milano: Garanti per la tutela degli „animali‟ - lettera al sindaco (Paola Re). ............ 40
2.3.2. Progetto Be4Eat - Lombardia (dieta vegan ai pazienti ospedalizzati). ....................... 40
2.3.3. Ancora in voga la „Corsa dei carri‟ (o buoi) di Chieuti.Anche Emiliano tace............. 43
2.3.4. A.R.C.I. (Brovato): 1° sagra del porco. ........................................................................ 48
2.3.5. Milano - Scelte „ecologiche‟:il sindaco Sala dà il buon esempio… ............................. 49
3. La rivoluzione aspecista. ......................................................................................................... 51 3.0. Principi, strategie e tattiche. ........................................................................................... 51
3.0.1. Principi. ........................................................................................................................ 51
3.0.2. Strategie e tattiche. ....................................................................................................... 54
3.0.3. Antispecismo e coerenza. .............................................................................................. 70
3.0.4. I convegni sulla sperimentazione animale: analisi critica. .......................................... 70
3.0.5. F.A.Q. su specismo e antispecismo. .............................................................................. 74
3.1. La lotta antispecista. ....................................................................................................... 78
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3.1.1. Milano: processo agli attivisti del „Coordinamento Fermare Green Hill‟. ................. 78
3.1.2. Il processo „Green Hill‟: una storia italiana (aggiornamento). ................................... 81
3.1.3. La manifestazione contro lo zoo (ed altro..) a Torino. ................................................. 87
3.1.4. 26 agosto:World Day for the End of Speciesism! ......................................................... 92
3.2. Alimentazione e prodotti. ............................................................................................... 96
3.2.1. Dieta veg: motivazioni „indirette‟, ma vere ….. ........................................................... 96
3.2.2. Disinformazione in atto sulla soia (notizie dal web..) .................................................. 98
3.3. Leggi e giurisprudenza. ................................................................................................ 100
3.3.1. Allenamento dei cani da caccia: salvi i parchi abruzzesi. .......................................... 100
3.3.2. TAR Campania: no al divieto di introdurre cani nelle aree a verde pubblico ........... 100
3.3.3. Corte Costituzionale annulla legge Liguria sulla caccia. .......................................... 103
3.3.4. Codice Spettacolo: respinto dal Governo l‟emendamento alla legge sui circhi. ....... 104
3.4 Iniziative sociali ............................................................................................................. 105
3.4.1. Conferenze AVA 2017 ................................................................................................. 105
3.4.2. VeganFest di settembre (SANA – Bologna). ............................................................... 106
3.4.3. Tortona: campagna abbandoni 2017. ........................................................................ 107
3.5 Iniziative legislative ....................................................................................................... 109
3.5.1. Le proposte del M.A. in merito alla vivisezione. ........................................................ 109
3.5.2. Le proposte del M.A. sul randagismo. ........................................................................ 109
3.5.3. Proposte per la revisione della direttiva 2010/63 (11 novembre 2017). .................... 109
3.6. Metodi „alternativi‟ e sussidiari. .................................................................................. 111
3.6.1. Le normative UE. ........................................................................................................ 111
3.6.2. Tabella dei „metodi alternativi convalidati‟. .............................................................. 111
3.6.3. Genova (LARF): Corso teorico-pratico sui metodi alternativi (luglio 2017). ........... 113
4. Organizzazione .......................................................................................................................... 114
4.1. Mailing list .................................................................................................................. 114
4.2. Notiziario e sito Internet ............................................................................................. 114
4.3. Progetti in sviluppo, allo studio e realizzati. .............................................................. 114
5. Recensioni e interviste ........................................................................................................... 117
5.1. L. Avoledo, No Vegan – La verità scientifica oltre le mode, Sperling & Kupfer, 2017
117
6. Lettere dal web. ...................................................................................................................... 118
6.1. La caccia va spiegata … nelle scuole! (Paola Re). ................................................... 119
6.2. Sulla proposta del nuovo Regolamento Tutela Animali di Milano. ............................ 121
7. Per non dimenticare ….......................................................................................................... 122
7.1. Regolamento cosmetici: luci ed ombre. ...................................................................... 123
7.2. Scoperta „rivoluzionaria‟ della medicina traslazionale. ............................................ 126
4
7.4. Aspettando Godot, intervista al Prof. U. Veronesi. .................................................... 129
7.5. Quesito ai ricercatori: che cosa non sarebbe „vivisezione‟? ...................................... 131
7.6. La legge 189/04: “Dei delitti contro il sentimento per gli animali”. ......................... 135
7.7. Protocollo per la donazione del corpo „post mortem‟ a fini scientifici. .................... 139
7.8. Istruzioni del Ministero Trasporti per il soccorso agli animali. ................................ 146
8. Allegati ....................................................................................................................................... 147
8.1. Guida all‟etica aspecista ............................................................................................ 147
8.2. „Sul superamento della s.a.‟ (vers. 15.06.2017) ......................................................... 147
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Noi abbiamo un sogno
“I have a dream” proclamò in un giorno divenuto indimenticabile Martin Luther King,
nero in un paese di neri umiliati dai bianchi:
sognò che la fratellanza prendeva il posto dell‟odio,
che la libertà e la giustizia sostituivano l‟oppressione, che dalla disperazione nasceva la speranza.
Anche noi abbiamo un sogno:
e anche il nostro è un sogno di giustizia, di riscatto, di trasformazione epocale,
che urge verso la sua necessaria realizzazione.
Il nostro è il sogno
di vivere in un mondo dove ogni essere vivente abbia diritto al rispetto;
di spezzare per conto degli animali l‟ultimo anello della catena in cui il più forte abusa del più
debole.
Il nostro è il sogno
che la crudeltà verso gli animali venga considerata abbietta anziché normale;
che la violenza contro di loro venga punita anziché regolamentata dalle leggi;
che sia considerato sopruso ucciderli e mangiare la loro carne;
che si secchino i fiumi di sangue giornalmente versati da animali massacrati nei mattatoi;
che cessino le torture su animali ridotti all‟impotenza sui tavoli dei laboratori ;
che chi guarda con orgoglio il grosso pesce guizzante e agonizzante con l‟amo ancora in bocca
sostituisca al vanto la vergogna;
che chi fa spettacolo, e chi di quello spettacolo gode, con il toro massacrato e ucciso sia considerato
sadico anziché coraggioso;
che ritornino liberi l‟orso, l‟elefante, la tigre, ridotti a pagliacci snaturati nei circhi dell‟umana
stupidità .
Noi abbiamo un sogno:
che i più sfruttati, maltrattati, violentati tra gli esseri viventi,
privi di voce e di diritti,
non siano più le vittime predestinate dell‟ aggressività umana destinata all‟impunità.
Noi abbiamo questo sogno:
perché senza la fine della violenza sugli animali, nessun progresso sarà mai tale;
né la vittoria sul dittatore avrà valore se il nuovo vincitore ancora festeggerà con tavole imbandite
con le solite vittime.
Annamaria Manzoni – dicembre 2004
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Manifesto per un‟etica interspecifica.
Versione del 1 febbraio 2002
1) Gli animali umani e non-umani – in quanto esseri senzienti, ossia coscienti e
sensibili – hanno uguali diritti alla vita, alla libertà, al rispetto, al benessere, ed alla non
discriminazione nell‟ambito delle esigenze della specie di appartenenza.
2) Nei confronti delle altre specie gli umani, come tutti gli esseri senzienti ai quali
venga riconosciuta la potenzialità di “agente morale”, sono tenuti a rispettare i suddetti
diritti, rinunciando ad ogni ideologia antropocentrica e specista.
3) Nel quadro di tale rapporto, eventuali alimenti o prodotti che debbano derivare
dalle altre specie vanno ottenuti senza causare morte, sofferenze, alterazioni biologiche,
o pregiudizio delle esigenze etologiche. Ove possibile, essi vanno comunque sostituiti
con sostanze di origine vegetale o inorganica.
4) Uccidere o far soffrire individui delle altre specie (ad esempio sottoponendoli a
lavori coatti, usandoli per attività, spettacoli o manifestazioni violente, o allevandoli e
custodendoli in modo innaturale), ovvero sperimentare su individui sani e/o
nell‟interesse di altre specie o altri individui, causare loro danni fisici o psicologici,
detenere specie naturalmente autonome o danneggiare il loro habitat naturale, o
eccedere in legittima difesa, è una violazione dei suddetti diritti, e va considerata un
crimine.
5) La ricerca scientifica va sottoposta a severi controlli per assicurarne l‟aderenza ai
suddetti principi. Il principio di precauzione deve essere rispettato anche nei confronti
delle altre specie.
Il “Manifesto” è stato sviluppato in sostituzione della ormai sorpassata Dichiarazione
Universale dei Diritti degli Animali del 1978, specista e poco coerente nei suoi stessi principi, e si
pone come punto di riferimento per le istanze „animaliste‟ moderne. E‟ stato sottoscritto da (in
ordine alfabetico di cognome): Marina Berati, Stefano Cagno, Bruno Fedi, Margherita Hack,
Annamaria Manzoni, Valerio Pocar, Tom Regan, Giulio Tarro, e oltre 150 altre persone, nonché
dalle seguenti associazioni:
1.Animal Liberation Serena Sartini - Rimini
2.Animalex Daniela Casprini, Silvia Saba - Roma
3.Animalisti italiani Walter Caporale – Roma
4.Arca 2000 – Diritti dell‟animale malato Daniela Ballestra–S.Benedetto del Tronto
5.Associazione amici animali abbandonati Elvio Fichera – Genova1
6.Associazione di protezione della vita – Ayusya Eugenia S.Rebecchi – S. Colombano Certenoli
7.Associazione Sammarinese Protezione Animali Emanuela Stolfi – Repubblica di San Marino
8. Associazione Vegetariana Animalista Franco Libero Manco – Roma
9.Associazione Zoofila Ecologica Laziale Luciano Pennacchiotti – San Cesareo, Roma
10.Blocco animalista Aurelio Melone - Roma
11.Cento per cento Animalisti Paolo Mocavero - Padova
12.Collettivo Animalista Roberto Cavallo – Paderno Dugnano (MI)
1 Deceduto.
7
13.Centro Mondiale Antiviolenza Salvatore Mongiardo - Milano
14.Centro Ricerca Cancro Senza Sperim. Animale M. Grazia Barbieri - Genova
15.Comitato Europeo Difesa Animali Roberto Tomasi – Brunate, Como
16.Ente Nazionale Protezione Animali Paolo Manzi – Roma
17.Equivita Fabrizia Pratesi – Roma
18.Friends of the Animals International Ltd Agneta Riberth Toll – U.K.
19.Fundacion Altarriba, friends of Animals Nuria Querol y Vinas – Barcelona
20.Gaia Animali e Ambiente Edgar Meyer - Milano
21.Gruppo Rinascita Animalista Aldo Sottofattori – Ivrea
22.LEAL – Lega antivivisezione (sez. Napoli) Vincenzo Falabella - Napoli
23.Laika & Balto Associazione Rossana Conti – S. Giuliano Milanese (MI)
24.Lega Antivivisezionista Emilia Romagna Silvia Martelli – C. S. Pietro Terme
25.Lega Italiana dei Diritti dell‟Animale Massimo Ramello - Torino
26.Lega Nazionale per la Difesa del Cane Laura Porcasi Rossi - Milano
27.Lega per l‟Abolizione della Caccia Carlo Consiglio – Roma
28.Movimento Antispecista Massimo Terrile – Correzzana (MB)
29.Movimento dell‟Amore Universale Franco Libero Manco – Roma
30.Movimento Naz.le Ecologista U.N.A. Ebe Dalle Fabbriche – S.Piero a Sieve, (FI)
31.Movimiento Antitouradas de Portugal Maria Lopes - Lisbona
32.Partito Animalista Europeo Stefano Fuccelli
33.Società Vegetariana (Sez. Campania) Vincenzo Falabella – Napoli
34.UNA Cremona Francarita Catelani – Cremona
35.Unione cattolico-cristiana dei creaturisti Bruna D‟aguì - Roma
36.Unione Vegetariana Animalista Massimo Andellini – Roma
37.Unione Naturisti Italiani Carlo Consiglio - Roma
38.Vegetarian International Voice for Animals Juliet Gellatley – Brighton, U.K.
39.Vegetarian and Vegan Foundation Juliet Gellatley – Brighton, U.K.
40.Vogliovivere International Anna Massone - Genova
41.Vegan Italia Stefano Momenté – Jesolo (VE)
Agg.to del 15.06.2017 „Movimento Antispecista‟ (www.movimentoantispecista.org), Via Principale 11, Correzana (MB)
__________________________________________________________________________________________________________
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1. Pubblicazioni
1.1. Comunicazioni
1.1.1. Pubblicazioni e prodotti.
Le pubblicazioni del Movimento Antispecista, associazione fondata a Monza il 16 febbraio
2001, sono disponibili sul sito Internet www.movimentoantispecista.org. Tra queste, si trovano il
Notiziario, la Guida all‟etica aspecista, e i Dossier. Altri documenti, quali il „Libro bianco sullo
specismo‟ (non più disponibile su CD), sono in via di caricamento.
I „dossier‟ sono stati ideati il 1° febbraio del 2014 al fine di accogliere studi o ricerche
particolari che si desidera siano sempre disponibili. Il primo ad esservi stato inserito è il
documento „Contro la vivisezione e la sperimentazione animale‟, frutto della collaborazione „a più
mani‟ tra professionisti di varie discipline (biologi, medici, psicologi, sociologi, giuristi, ecc..). A
seguito degli attacchi che l‟antivivisezionismo ha ricevuto nel corso del 2013, e che non cesseranno
tanto facilmente, si è infatti ritenuto opportuno raccogliere in un unico documento la letteratura
scientifica e culturale antivivisezionista più idonea a difesa delle ragioni di tale causa.
A tali Dossier si è successivamente aggiunto il documento ‟Sul superamento della s.a.‟ ,
contenente un‟analisi dettagliata delle problematiche scientifiche, etiche, ed economico-sociali di
tale pratica e le proposte individuate per il suo superamento, da indirizzare nel tempo alle
istituzioni nazionali e comunitarie. Il documento è stato redatto con la collaborazione di esperti che
lavorano a livello nazionale ed internazionale alla ricerca dei metodi sostitutivi alla
sperimentazione pre-clinica. La pubblicazione ufficiale della prima versione di documento è
avvenuta nel mese di ottobre 2014. Il documento non è infatti da considerarsi definitivo, in quanto
viene periodicamente aggiornato in relazione alle osservazioni che potranno essere proposte dagli
esperti della materia, e da quanti siano interessati a tali tematiche. L‟ultima versione è del giugno
2017 (v. Allegati). L‟adesione al „Comitato promotore‟ (per le associazioni che si interessano del
rispetto di tutti gli esseri senzienti, umani e non umani) così come al „Tavolo di lavoro‟ per gli
esperti delle varie discipline, è sempre aperta. Si prega di inviare eventuali richieste di adesione
all‟indirizzo e-mail [email protected]. Il Movimento Antispecista agisce quale
coordinatore di tale progetto, e quale redattore del documento, consultabile sul sito suddetto alla
voce „Dossier‟.
Sempre a fine giugno 2015 è stato aggiunto il Dossier „Sostenibilità ambientale e
produzione alimentare‟. Lo studio prende in considerazione la terra coltivabile disponibile e quella
futura, nei prossimi decenni, in base alle risorse energetiche necessarie per la produzione di
proteine di origine animale o vegetale2, sia l‟effetto serra, in relazione alle previsioni di aumento
della popolazione mondiale, e le relative conclusioni. Il tema della sostenibilità ambientale
collegato alla produzione di cibo per l‟umanità è infatti dibattuto ampliamente da decenni, e la
stampa internazionale non fa che riportare annualmente le stime della F.A.O che avvertono dei
pericoli ormai incombenti relativi alla scarsità di risorse, quali la terra e l‟acqua, e all‟aumento
dell‟inquinamento globale, derivante dallo sfruttamento degli animali per la produzione di alcuni
nutrienti. Numerosi studi confermano che la sola via d‟uscita per poter garantire alle future
generazioni la disponibilità di cibo senza distruggere l‟ecosistema e provocare catastrofi globali
2Gli altri nutrienti necessari all‟alimentazione umana (sali minerali, vitamine, grassi insaturi, ecc..) sono ottenibili più
dai vegetali che dalle carni.
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per l‟accaparramento delle risorse e la riduzione dell‟inquinamento è rappresentata dal ricorso a
prodotti di origine vegetale. Tale scelta potrebbe inoltre risolvere il problema della fame nel
mondo, obiettivo delle Nazioni Unite per il 2030, garantendo a tutti i popoli la disponibilità di cibo
grazie a un rapporto energetico di produzione enormemente più favorevole, a una trasportabilità e
stoccaggio decisamente meno complessi, a un costo globale decisamente inferiore, e una
alimentazione più sana ed etica.
Tuttavia, i governi dei principali Paesi non pare siano disposti a emanare normative per
invertire tale tendenza, e le relative popolazioni pare non desiderino tenere conto di tali aspetti al
momento di effettuare le opportune scelte politiche. Quando, ben prima del 2050 se si continuerà a
produrre cibo di origine animale, le terre ancora coltivabili saranno esaurite, le risorse idriche
diventeranno sempre più scarse e costose, e il gas serra prodotto continuerà a far aumentare la
temperatura del pianeta sottraendo terra coltivabile e provocando catastrofi oggi inimmaginabili,
ci si renderà conto che non sarà più possibile alcun aumento demografico senza la conversione
delle terre coltivate a un‟agricoltura basata sulla produzione di alimenti di origine vegetale. Una
parte minoritaria della popolazione del pianeta avrà pertanto sottratto all‟altra parte le risorse
necessarie a produrre il cibo necessario, provocando sconvolgimenti irreversibili nell‟ecosistema.
Ma tale conversione molto difficilmente potrà essere imposta pacificamente, così come non sarà
possibile bloccare l‟aumento demografico. Nuovi scenari di guerra potranno quindi affacciarsi
all‟orizzonte.
E‟ pertanto indispensabile rendersi conto il prima possibile di tali realtà, prendendo
familiarità con i dati pubblici oggi disponibili e le relative proiezioni negli anni futuri, al fine di
poter effettuare quelle scelte individuali e sociali necessarie a realizzare tale cambiamento.
Nel mese di settembre 2015 è stato inserito il Dossier riguardante il randagismo, intitolato
„Randagismo–Analisi e soluzioni‟. Partendo da un aggiornamento dei dati pubblicati dai media
nel 2013 riguardanti principalmente la popolazione canina (randagi e canili comunali), e tendo
conto dei costi medi che l‟applicazione della legge quadro 281/91 impone agli enti locali (Regioni e
Comuni), è stata sviluppata una proiezione dell‟andamento di tali fattori nell‟arco di quindici anni.
I dati dimostrano come, in assenza di un intervento radicale di sterilizzazione delle femmine
vaganti da eseguirsi nel giro di uno, massimo due anni, la popolazione dei cani liberi
aumenterebbe ogni anno in maniera tale da rendere nullo ogni intervento delle ASL al riguardo,
con un enorme spreco di denaro pubblico. Inoltre, viene dimostrato come i finanziamenti stanziati
dai governi negli ultimi dieci anni, sempre decrescenti fino a raggiungere la cifra assurda di
300.000 euro nel 2014, siano risibili rispetto ai costi. Mediamente, i finanziamenti governativi
previsti dalla legge quadro non sono neppure sufficienti a mantenere nei canili comunali i cani
catturati, il che richiede annualmente una spesa di oltre 100 milioni! Oltre a tali proiezioni, sono
state esaminate le cause principali della mancata o scarsa applicazione di quanto previsto dalla
legge quadro e dalle relative leggi regionali in merito, a partire dalla mancata cattura dei cani
vaganti fino alla pessima gestione di molti canili comunali dati in appalto a privati, e sono state
elaborate, con l‟aiuto di attivisti esperti, una serie di proposte a livello statale, regionale e
comunale per rimediare alla situazione. Il documento finale è stato condiviso da oltre 50
associazioni ed inviato ai politici interessati il 22 ottobre 2015.
Nella primavera del 2016 è stato aggiunto il Dossier „Il futuro dell‟alimentazione umana‟,
studio che prende in esame le necessità biologiche della nostra specie nelle varie epoche, e che
dimostra come le scoperte scientifiche della biologia, della chimica e della medicina realizzate nel
dopoguerra (dagli anni ‟50 in poi del secolo scorso) hanno rivoluzionato la scienza
dell‟alimentazione. In particolare, la scoperta della vitamina B12 - grazie agli studi sull‟anemia
perniciosa e alla sua produzione industriale quale integratore - ha permesso il sorgere del
veganesimo. Senza tale nutriente, normalmente di origine animale, gli umani non potrebbero
10
sopravvivere, essendo essenziale per lo sviluppo del sistema nervoso e la formazione dei globuli
rossi nel sangue. Tale scoperta traccia quindi un solco indelebile, uno „spartiacque‟, tra l‟evo
antico, dominato dalla predazione umana delle altre specie, e quello futuro, nel quale potrà essere
abbandonato l‟allevamento degli animali non umani a fini alimentari.
Oltre alle Pubblicazioni, sono disponibili su richiesta anche alcuni “Prodotti”
costantemente aggiornati sotto forma di tabelle „Excel‟. Tra questi ricordiamo il Dietaveg (per il
calcolo della dieta personale e l‟analisi del contenuto in nutrienti degli alimenti e gli additivi più
usati), la Tabella prodotti alimentari (per la scelta del prodotto migliore per una dieta veg), la
Biblioteca (con l‟elenco e la sintesi di libri e articoli riguardanti l‟antispecismo e le materie ad
esso correlate), la Normativa (elenco delle leggi nazionali e delle normative europee riguardanti
gli animali non umani).
Rivolgiamo ai lettori un caloroso invito a essere critici, e segnalarci ogni eventuale errore o
modifica che riteniate opportuna per giungere ad un servizio sempre più completo e di facile accesso.
1.1.2. Libro bianco sullo specismo.
Il „Libro bianco sullo specismo‟, prima pubblicazione letteraria (su CD) del Movimento
Antispecista è in fase di revisione e pertanto ne è temporaneamente sospesa la diffusione. Verrà
pubblicato quale „Dossier‟ sul sito dell‟associazione, scaricabile via Internet, non appena tale
lavoro sarà terminato. Riportiamo comunque le seguenti informazioni per quanti abbiano la
versione su CD.
Problemi con il software di protezione del Vostro computer.
Può accadere che all‟inserimento del CD del “Libro bianco” nel Vostro computer appaia
un messaggio di avviso circa la sicurezza del prodotto (es.: Per facilitare la protezione è stato
impedito a questo file di visualizzare contenuto attivo che potrebbe accedere al computer. Fare clic
qui per ulteriori informazioni), ragione per la quale alcuni lettori si sono astenuti dal proseguire.
Tale messaggio appare in quanto in tal caso sul PC è installato un software di protezione che
avvisa l‟utente nel caso si desideri “aprire” un prodotto sconosciuto, chiedendo la conferma per
tale operazione. Vi garantiamo che il prodotto è esente da virus o da software che interferisca con
dati o programmi, e tanto meno da istruzioni che possano violare la privacy individuale. Pertanto,
Vi invitiamo – in casi simili - a confermare al vostro sistema l‟assenso all‟apertura del CD e alla
riproduzione del suo contenuto “cliccando” sulla frase sopra riportata, e scegliendo l‟opzione
“Consenti contenuto bloccato”, e successivamente “si” per la conferma dell‟operazione..
1.1.3. Iscrizione al Movimento Antispecista.
L‟iscrizione al Movimento Antispecista è gratuita e senza impegni. Nessun contributo è
richiesto o elargito per i prodotti o le opere divulgate, tutte esenti da copyright. L‟iscrizione come
aderenti dà diritto a ricevere periodicamente le pubblicazioni dell‟associazione e a votare nelle
assemblee. La richiesta di iscrizione deve, per statuto, essere ratificata dal Consiglio direttivo. Per
l‟iscrizione come “aderenti”, è necessario essere almeno vegetariani, altrimenti è possibile
l‟iscrizione come “simpatizzanti”, senza necessità di ratifica, e senza diritto di voto. Sul nostro sito
è disponibile il modulo per la richiesta di iscrizione (e lo statuto, da leggere prima dell‟invio del
modulo), da stampare, compilare e spedire via posta o e-mail. all‟indirizzo indicato sul modulo
stesso (Movimento Antispecista – Via Principale 11/2A – 20856 Correzzana – MB). Per eventuali
informazioni, scrivere a : [email protected] , o telefonare allo 039.6065817. Grazie.
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1.2. Link ai filmati
Video pubblicati su Youtube o siti Internet
1.2.1. Etica e vegetarismo - Milano – Casa della Cultura – 1.3.2008
Relazioni di Bruno Fedi, Annamaria Manzoni,Marco Maurizi,Valerio Pocar
http://www.youtube.com/watch?v=5DRgaCkIWaA&feature=relmfu
1.2.2. Earthlings (Terrestri) – Film sullo sfruttamento degli animali - 2010
www.earthlings.com
1.2.3 Vivisezione: intervista a B. Fedi, S. Cagno, M. Terrile – 12.12.2011
A cura di : studi di Telecolor e Daniela Frigerio
http://www.youtube.com/watch?v=bdupxr119cc&feature=youtu.be
1.2.4. Filosofia: incontro con G. Ditadi – Pordenone, Bibl. Civica – 18.2.2012
A cura di AFVG e Gianluca Albertini
Incontro con il filosofo Gino Ditadi, PN 18 02 2012
1.2.5. Il circo non è divertente per gli animali – 18.3.2012
A cura dell‟associazione Essere animali (Cesena)
http://vimeo.com/38675159
1.2.6. Intervista di RAI 2 alla ricercatrice dr.ssa Susanna Penco - 9.8.2012
Animali “sacrificati” in nome della scienza.
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-b7acc957-776e-44fc- 8bc9-
6cb542ef06b2.html
1.2.7. Manifestazione anti Green Hill - 23.11.2012
L‟etica della crudeltà può continuare?
Intervista al Prof. Bruno Fedi, a cura del ComitatoMontichiaricontroGreenHill
1° parte http://www.youtube.com/watch?v=7ob2K5wKL0c
2° parte http://www.youtube.com/watch?v=Hm-dDnB1ON0
3° parte http://www.youtube.com/watch?v=XzPENQAbSQ
4° parte http://www.youtube.com/watch?v=pzfj_zdPLp0
1.2.8. Come soffrono e muoiono le galline ovaiole
A cura di: TVANIMALISTA
http://www.tvanimalista.info/video/allevamenti-macelli/produzione-uova-galline-
ovaiole/
1.2.9. Dieta veg e bambini – Conferenza L. Proietti e P.H. Barbon – 23.4.2013
La dieta vegetariana o vegana è adatta per i bambini? Rispondono due pediatri specializzati
su tale argomento.
http://www.youtube.com/watch?v=py27s7SO5lo
1.2.10. Mente, comunicazione, linguaggio negli animali (F. Cimatti) – 19.10.11
https://www.youtube.com/watch?v=GiHwPIqg6BY
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1.2.11. Intervista di Marina Ferrari alla dr.ssa Susanna Penco – 15.9.2014
La dr.ssa Penco è biologa, ricercatrice, e obiettore di coscienza, lavora all‟Università di
Genova (San Martino). https://www.youtube.com/watch?v=KMAQkZcpf7k
1.2.12. Canale video: animali in rivolta
A cura dell‟associazione Resistenza animale; storie e filmati di animali che si sono ribellati allo
Sfruttamento.
https://www.youtube.com/channel/UCbKm3JebaD-nrRne-AA5B2w.
http://resistenzanimale.noblogs.org
1.2.13. Circo con gli animali – Tesi di laurea e filmato-documento – 13.11.2014
A cura dell‟associazione Arca 2000 e di Sabrina Neri
http://arcanimali.blogspot.it/2014/11/presentazione-della-mia-tesi-di-laurea.html https://www.youtube.com/watch?v=p_PVZ-Vuhqw
1.2.14. Secondo convegno italiano antispecista
A cura di Stefania Sarsini
https://www.youtube.com/playlist?list=PLD31445980C5B634A
1.2.15. Un toro destinato al macello viene liberato. (12.03.2016).
ADNKRONOS
http://notizie.tiscali.it/ultimora/video/detail/il-toro-destinato-al-macello-viene-
liberato/3ef06a46cb105ee514d42ac57f58c8e9/
(per visualizzare, fare copia-incolla di tutto il link sovrastante nella barra degli indirizzi
Internet).
1.2.15. Metodi alternativi: audizione in Senato di T. Hartung e C. Rovida (CAAT);
(Nuove strategie di ricerca senza animali; a cura del M5S)_2014.
https://www.youtube.com/watch?v=DkCL-56GOZs
1.2.16. Il Teatro come difesa del non umano.
Parma , Teatro Europa, 18 giugno 2016 (Paolo Ricci, Egidio Tibaldi)
Ospiti: Massimo Tettamanti, Maurizio Corsini.
Bailador
https://youtu.be/XB07voOqbyM
13
1.3. Riflessioni.
1.3.1. „Animalismo‟ e politica.
Abbiamo assistituo di recente al nascere del „Movimento Animalista‟, soggetto politico
promosso da personaggi noti della politia italiana al quale hanno aderito altrettanto noti
„animalisti‟. Per spirito di parte (che non può mancare) non possiamo che augurare ogni successo
a tale iniziativa, sperando si muova coerentemente con „tutti‟ i principi che esprime nel proprio
„Manifesto‟ (v. oltre) e non finisca col generare nell‟opinione pubblica un‟immagine distorta dei
principi antispecisti, spesso confusi con l‟animalismo tradizionale.
Dal sito „movimentoanimalista.it‟: Manifesto.
“Il Movimento Animalista è un‟associazione di cittadini che scendono in campo per tutelare il
nostro patrimonio naturale, gli animali e i loro diritti, attraverso iniziative culturali, sociali e
politiche.
All‟alba del XXI secolo non ci accontentiamo più di ricordare che il rispetto per la vita e per i diritti
degli animali dovrebbero essere valori fondanti della nostra civiltà.
È tempo che l‟ordinamento riconosca gli animali come esseri senzienti, portatori di diritti, ne
punisca con giuste pene il maltrattamento e l‟uccisione, ne vieti lo sfruttamento a maggior ragione
se ha il solo scopo di divertire gli esseri umani o di alimentare l‟industria del superfluo.
Per questi motivi, diciamo innanzitutto:
SÌ AL RICONOSCIMENTO, IN COSTITUZIONE E QUINDI NELLE NOSTRE LEGGI,
DEGLI ANIMALI COME ESSERI SENZIENTI E PORTATORI DI DIRITTI
SÌ AL CARCERE CERTO PER CHI MALTRATTA E UCCIDE GLI ANIMALI
NO AD OGNI FORMA DI SFRUTTAMENTO DEGLI ANIMALI
NO ALLA PIAGA DELL‟ABBANDONO E AL RANDAGISMO CHE NE DERIVA
NO AI DIVIETI D‟ACCESSO CHE LIMITANO LA LIBERTÀ DEI PROPRIETARI DI
ANIMALI
SÌ AD UN SISTEMA SANITARIO NAZIONALE PER CURARE GLI ANIMALI DELLE
FAMIGLIE MENO ABBIENTI
Pur condividendo in linea di principio tali enunciati, ci permettiamo di fare alcune osservazioni,
nella speranza che siano utili a correggere i limiti e favorire le opportunità di una tale iniziativa, e quindi ad
orientare correttamente i cittadini nelle loro scelte, al fine di non nuocere primariamente a coloro ai quali
tali sforzi sono destinati: gli animali non umani.
Osservazioni.
Prima di ogni considerazione volta a sottolineare alcuni enunciati a carattere prettamente
„elettorale‟, comprensibili nel momento attuale e spesso utilizzati da ogni soggetto politico per attirare
l‟interesse degli elettori, sui quali torneremo a breve, desideriamo sottolineare come la scelta del nome
„animalista‟ evidenzi la propensione ad una applicazione in senso „tradizionale‟, ossia orientata all‟aspetto
emotivo ed empatico, di quella branca della filosofia chiamata „etica interspecifica‟. Con ciò
disconstandosi, almeno letteralmente, da una visione orientata a considerarare le altre specie al pari di
quella umana, visione nella quale prevale il pricipio della „non discriminazione‟ e conseguentemente
l‟abolizione di ogni forma di antropocentrismo, riscontrabile in primis nell‟abolizione del riferimento agli
„animali‟ quale categorizzazione degli esseri senzienti „ontologicamente‟ distinta dagli umani.
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Mentre l‟antispecismo si ispira all‟antirazzismo e ne allarga i confini ad includere ogni forma
vivente, anche vegetale, riconoscendo al „non self‟ pari diritti e opportunità (senza ovviamente cadere
nell‟autolesionismo, il che rappresenterebbe uno specismo „alla rovescia‟) l‟animalismo, pur ispirandosi a
principi etici di tutto rispetto, tradizionalmente si ispira al pietismo, ovvero alla compassione, senza
necessariamente riconoscere al „non self‟ quelle differenze solo di „grado‟ (e non di „genere‟) che già
Darwin indicò come postulato di un‟ etica interspecifica ispirata alla consapevolezza della comune origine.
Nella percezione delle masse, il termine „animalismo‟ è infatti sinonimo di „sbilanciamento‟ a favore
degli „animali‟, con tutto quanto ne consegue, come l‟ipotetico odio per gli umani del quale sono accusati
(ingiustamente) coooro che si autodefiniscono tali. Quindi, un termine controproducente ai fini della causa
che vorebbe (si spera) perseguire, evocante da un lato una irrazionalità dovuta ad una maggiore o minore
empatia per alcune specie rispetto ad altre, dall‟altro al permanere della separazione categorizzante (alias
„specista‟) tra animali umani e non umani.
In considerazione degli obiettivi individuati, la collocazione di tale soggetto politico, dichiarato
„trasversale‟ dalla sua leader (forse nel senso di rappresentare gli interessi di quanti avvertono empatia per
gli „animali‟) ossia al di fuori di ogni schieramento partitico, quindi non integrato in un‟ottica economico-
sociale globale, andrebbe a ledere gravemente interessi assai diffusi, facenti parte del sistema produttivo,
laddove si propone di lottare contro „ogni forma di sfruttamento animale‟ (quindi dagli allevamentia scopo
alimentare, a quelli per altri „beni di consumo‟, alla sperimentazione a carattere scientifico). E‟ questa, in
effetti, una „dichiarazione di guerra‟ a quanti dallo sfruttamento degli animali non umani traggono profitto,
il cui lavoro-reddito rappresenta una cospicua parte del PIL. Nulla di male, anzi, se non si trattasse di un
„soggetto politico‟ che intende raccogliere voti (e fondi) in maniera „trasversale‟, ossia proprio anche dagli
altri soggetti politici che sostengono quel sistema produttivo che si intenderebbe cambiare, né alcun
cittadino il quale abbia interessi contrari potrebbe aderirvi, se non in uno slancio di autolesionismo.
Quanto un tale soggetto politico possa infatti convincere gli elettori, in assenza di una dichiarazione di
intenti (leggi Manifesto) a livello macro economico (ad esempio un piano per la conversione del sistema
produttivo alimentare in senso vegetariano, ecc.) lo vedremo al prossimo turno elettorale a seconda degli
schieramenti che si profileranno, benché in teoria dovrbbe „correre da solo‟.
A fianco del suddetto obiettivo di enorme impatto economico (ed etico), che da solo basterebbe ad
avvalorare l‟iniziativa se fosse approfondito, gli altri obiettivi (o enunciati) appaiono pertanto di importanza
assai minore, quasi a voler giustificare il fatto che, se non proprio le „cose serie‟, „qualcosa si farà‟. A
livello costituzionale, in primis, dubitiamo che i non umani possano mai essere definiti quali „portatori di
diritti‟. Come è noto il „diritto‟, citando Valerio Pocar, è una forma contrattuale tipicamente umana di
difesa di interessi individuali o collettivi sostenuta da una forza in grado di farli rispettare, per cui parlare
di „animali portatori di diritti‟ rappresenterebbe oggi una „chimera‟ giuridica, considerato come la pensano
la maggioranza dei nostri parlamentari, al di là del riconoscimento quali „esserio senzenti‟, peraltro già
recepito a seguito della firma dei Trattati con la UE. Per quato riguarda il „carcere certo‟, per ottenerlo (a
tali fini) occorrerà varare una legge speciale onde superare i 5 anni di detenzione (oggi previsti quale limite
minimo per applicare le pene carcerarie dalla norma sulla depenalizzazione dei reati), ovvero cambiare tale
legge, cosa alquanto improbabile come la proposta precedente. Circa la piaga degli abbandoni e del
randagismo, che assolutamente condividiamo come lotta, suggeriremmo tout court (in assenza anche qui di
strategie dichiarate) di sterilizzare tutte le femmine vaganti e non concedere più in appalto ai privati i canili
rifugio, fonte di enormi guadagni illeciti e dei canili lager, esercitandio poi però una stretta vigilanza
sanitaria locale. Molto limitati appaiono poi, nel quadro generale, gli obiettivi del libero accesso ad acune
categorie di „animali‟ ai mezzi/luoghi pubblici e l‟estensione del sistema sanitario nazionale ai „pet‟ per le
famiglie meno abbienti, che seppur ovviamente positivi (specie a fini elettorali) appaiono una chiara
discriminazione „specista‟ per favorire „animali più uguali degli altri‟, sulla scia delle proposte del
riconoscimento dei cavalli e dei conigli quali „animali d‟affezione‟ avanzate dall‟On.le Brambilla.
Più che una tattica dei „piccoli passi‟ (uguali per tutti) tali proposte paiono rappresentare un
incitamento allo specismo di „secondo livello‟. Insitono infatti sul privilegiare principi basati sulla simpatia,
sulla bellezza, sulla vicinanza. Quindi sulla discriminazione, anziché sull‟uguaglianza e l‟equità. Come dire,
volendo eliminare la schiavitù umana, che si dovrebbe iniziare da individui di colore bianco, femmine,
attraenti, ecc.. ovvero (come già affermato nel dlgs n. 26/2014) che cani, gatti e scimmie sono più degni di
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essere sottratti alla vivisezione dei ratti, dei cavalli, dei maiali, degli uccelli, ecc.. Pur comprendendo come
tali scelte siano dettate dal desiderio di „fare qualcosa‟, iniziando dalle specie più „amate‟ dagli umani, il
risultato è che si avvalorano pricipi „razzisti‟ (ovvero specisti) scavando così un solco sempre più profondo
nella divisione della mente degli umani, altresì detta „dissonanza cognitiva‟. Per assurdo, si potrebbe
arrivare a dire (e credere) che solo gli esseri più „intelligenti‟ dal lato umano (e magari più sani..) abbiano
(almeno inizialmente, no!?) il diritto ad essere salvaguardati, così come il nazismo e il fascismo
propagandavano… Quando poi si dovesse pensare veramente a salvaguardare ad esempio anche i topi o i
maiali, ci sarebbe da ridere, se non da piangere, con una simile „scuola‟. Purtroppo, i principi „errati‟
(ossia più convenienti ..) rimangono a lungo impressi nella mente delle persone. Sappiamo che il fine non
giustifica i mezzi, e che una lotta per affermare principi etici non può utilizzare principi non etici, ossia
immorali (a meno che non siano voluti ..), così come crediamo che chi sperimenta sugli animali a fini umani
(magari anche propri) e se ne vanta, avrebbe molto da ridire se fosse egli stesso la cavia di qualcun altro, e
lascerebbe subito da parte le chiacchiere sull‟opportunità dell‟assenza di limiti alla scienza.
Di conseguenza, la mescolanza di obiettivi fortemente eterogenei quanto alla loro portata ed alla
possibilità di realizzazione nel sistema attuale, dal riconoscimento dei non umani quali soggetti di diritto
alla negazione di ogni loro sfruttamento, alla concessione di qualche beneficio „sociale‟ ai „pet‟, inseriti in
un „Manifesto‟ al quale viene abbinata una tutela del patrimonio naturale (ne fanno parte?) non ben
specificata, in un sito nel quale campeggia il tricolore nazionale lascia il „dubbio‟ che si tratti di una
ennesima trovata elettorale, non essendo ovviamente possibile ritenere che si voglia fare sul serio a livello
legislativo. L‟elezione di qualche deputato o senatore di tale „movimento‟ al nostro Parlamento non sposterà
certo gli equilibri politici, né potrà avere alcun effetto (poltrone a parte) se non sarà accompagnata da una
presa di coscienza generale del problema etico da parte dei partiti di maggioranza. Diverso sarebbe stato
inserire degli „antispecisti‟ in quegli stessi partiti, abolendo le liste „bloccate‟ in nome di una vera
democrazia, appoggiando le loro richieste con dei programmi economici di conversione graduale del
sistema produttivo, facendo maturare una presa di coscienza di tale problematica a livello generale.
Tali valori diventeranno comunque „ovvietà culturali‟ e si potrà legiferare veramente di
conseguenza, come abbiamo scritto nelle „strategie per la lotta antispecista‟, quando i consumi dei prodotti
di origine „animale‟, per scelta etica della popolazione, scenderanno a un livello tale da non rappresentare
più una risorsa economica determinante per l‟economia nazionale e avranno pertanto superato la soglia
della convenienza economica alla loro produzione. Per tale ragione riteniamo assai più profiquo dedicarsi
alla diffusione della cultura antispecista, a partire dal vegetarismo che ha indicato la strada per liberare
l‟umanità dall‟abitudine alla predazione.
Da quanto sopra, non meraviglia che la rappresentante di tale „Movimento animalista‟ sia stata
messa in difficoltà nel rispondere alle domande di un personaggio come Pennacchi che non si può esitare a
a definire non propriamente dedito alla causa perlomeno „animalista‟ (v. sotto il link alla relativa
trasmissione televisiva „Otto e mezzo‟ di Lili Grüber). Forse, ove il nome e gli intenti di tale movimento
fossero un po‟ meno sbilanciati e magari coerenti con una semplice etica „aspecista‟, ossia fondata su basi
scientifiche più che emotive e discriminatorie, le frecce di Pennacchi non sarebbero state tanto precise.
https://www.youtube.com/watch?v=mN053YfLpKY
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1.4. Saggi
Si ringraziano gli autori e le fonti per la gentile concessione alla pubblicazione dei testi.
1.4.1. Alimentazione carnea, patologia, società (Bruno Fedi)3.
Conferenza del 25.11.2016, Roma.
La storia dell‟ alimentazione è la storia dell‟ uomo, della sua evoluzione sociale. Prima del
distacco da altri primati, l‟ alimentazione era quasi esclusivamente vegetale e la società, era
costituita da semplici gruppi di famiglie. Il cambiamento del clima, la formazione delle savane, in
luogo di foreste, ma soprattutto il distacco evolutivo dai Primati, cambiò anche l‟alimentazione che
divenne in parte carnea (resti dei grandi predatori). La patologia, cambio‟: i parassiti della carne, i
batteri, le infezioni (dovute al contatto con le feci), le ferite, divennero comuni. Qualcuno dice che
la carne innescò la crescita cerebrale. Perché ciò non accadde alle tigri? Non fu la carne (ad
innestare la crescita cerebrale, Ndr) ma il fuoco, cioè la maggiore disponibilità di calorie. In breve:
la cottura dei cibi e la contemporanea alimentazione vegetale. L‟ominide diventa così „Homo
sapiens‟, vive in tribù e mangia carne; mangia gli animali che prima mangiavano lui e questo
facilita le malattie infettive. Spesso mangia i nemici. Anche questo facilita le malattie infettive.
Coloro che vivono in zone desertiche si rendono conto della pericolosità della carne contenente
sangue, specialmente quella di maiale.
Tutto cambia con la rivoluzione agricola. Le città diventano sempre più grandi e le epidemie
si susseguono, per la promiscuità. L‟alimentazione è a volte prevalentemente vegetariana. La
romanità classica si nutre quasi esclusivamente di vegetali, mentre, pochi secoli dopo, i barbari
vittoriosi, mangiano quasi solo carne, perché nomadi. Ciò crea il mito della carne, alimento dei
guerrieri vincitori, dei nobili. La patologia da eccesso fa la sua comparsa; compare la Gotta. Ma la
crescita della popolazione rende difficile vivere di caccia. Nel 1800, c‟è povertà e malattie da
carenza (Pellagra scorbuto, ber iberi ) ed ancora grandi epidemie, perché l‟igiene è scarsissima
l‟ignoranza grande, la scienza medica agli albori. Le malattie infettive dominano la patologia. Con
l‟ industrializzazione dell‟occidente, tutto cambia nuovamente. Dopo la seconda guerra mondiale,
iniziano gli allevamenti intensivi e la carne diventa accessibile a tutti. La carne produce altra carne.
Si usano farine di carne perfino per alimentare erbivori o pesci, si producono fertilizzanti, ecc. la
carne diventa „status symbol‟: viene vista come simbolo di ricchezza, salute, bellezza. La società,
violenta da sempre, diventa anche violenta contro la natura. Anche la patologia cambia, virando
verso malattie da eccesso alimentare, malattie degenerative e tumori. La carne, ora, è vista come
fattore d‟‟ inquinamento e di diseguaglianza sociale. Gli effetti più evidenti sono lo spreco e d il
cambiamento climatico. Naturalmente, i fattori inquinanti sono molti: il minimo ammissibile è
almeno 50.000, ma alcuni riportano cifre molto superiori. Viviamo in un cocktail di sostanze
inquinanti con interazioni multiple fra loro: Aggrava il quadro il fatto che tutti i settori produttori di
sostanze inquinanti sono collegati. Per esempio gli OGM sono legati alla produzione di cereali;
3 Bruno Fedi, già Primario di Anatomia patologica a Terni e specialista in urologia, ginecologia,
cancerologia, e bioetica, ha pubblicato oltre 100 lavori scientifici e diversi libri di ecologia e bioetica a carattere
divulgativo. Tra questi “L‟evoluzione distruttrice” e “Uccidere per avere” (ATRA, 1992 e 1994). E‟ stato uno dei
fondatori delle liste Verdi ed è co-fondatore del Movimento Antispecista, di cui è consigliere a vita. E‟ co-autore del
„Manifesto per un‟etica interspecifica‟ e fa parte dal 2016 del „Tavolo tecnico per i metodi alternativi‟ del Ministero
della Salute.
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questi sono legati alla produzione di energia; questa alla salute dei cittadini, alla produzione di
antibiotici ed al traffico di armi. In questa situazione, la patologia cambia completamente, ma il
cambiamento alimentare cambia anche la società.
Non cambia solo l‟alimentazione, ma l‟ambiente, i trasporti. Cambiano addirittura la politica
e l‟economia. Produciamo il doppio di prima dell‟ultima guerra (mondiale), ma il cibo è mal
distribuito, gli sprechi sono enormi. In Italia 1,3 milioni di tonnellate per anno, finiscono tra i rifiuti.
Il malcostume alimentare utilizza i soli quarti posteriori dei vitelli, di cui si usa il 35%. Si calcola
che le risorse saranno totalmente insufficienti nel 2050, ma l‟ acqua finirà prima. In questo quadro
„rassicurante‟, constatiamo un aumento delle morti per tumore dal 2 % al 35 % dal 1900 ad oggi,
ma in alcuni casi si arriva all‟83 % nei pazienti sopra gli 80 anni. Ma anche la sindrome metabolica
è in rapida ascesa. Al primo posto ci sono le malattie cardiovascolari (224.000 morti nel 2010), ma
la malattie neurodegenerative stanno avendo un boom. Si ha l‟ impressione che, per es. in USA,
ogni famiglia abbia un caso di Alzheimer. Non basta; metà della popolazione è sovrappeso e così il
20-30 % dei bambini. Lo zucchero ingerito provoca il rilascio di dopamina, come alcuni farmaci e
droghe. Siamo dunque un popolo di drogati di zucchero, più che di „droga‟! I più colpiti da questa
cattiva alimentazione, sono i poveri. Fatto paradossale, in USA, i più poveri sono i più grassi ed
ovviamente i più malati. Ci sono casi molto particolari: la ripresa delle malattie infettive, dovuta a
batteri „antibiotico-resistenti‟. Il fenomeno è da attribuire all‟utilizzo esagerato (degli antibiotici)
negli allevamenti: 60/% del totale. A scopo di prevenzione e non di cura. Altro caso è provocato
dall‟alimentazione degli animali con farine di altri animali (malattia di Kreuzfeld-Jacob). La
malattia colpisce anche l‟ uomo e provoca così una protesta diffusa dei cittadini che induce a una
temporanea proibizione della bistecca.Ma mentre la vendita, in Europa rimane stabilmente ridotta,
in Italia riprende presto i valori precedenti. Tutto questo è estremamente grave, anche per gli effetti
moltiplicatori di molti cancerogeni, contemporaneamente (già accennati precedentemente).
L‟importanza del cibo è dimostrata dall‟ epidemiologia: cinesi e giapponesi si ammalano molto
raramente di cancro prostatico, ma quelli emigrati in USA, in una generazione, raggiungono la
frequenza americana. La stessa cosa accade per il cancro della mammella nelle giapponesi. In
questa situazione l‟OMS lancia un allarme contro le carni rosse e quelle “processate”, accusate di
rapporti causa-effetto col cancro del colon: Subito c‟è qualcuno che lo nega, come per decenni si è
fatto col fumo di tabacco. Si è anche ipotizzato che gli orientali abbiano una genetica diversa dalla
nostra, oppure che ci sia un‟ azione protettiva da parte della soia.
Dunque, che fare?
!) prevenzione primaria , eliminando le cause;
2) applicare il principio della prudenza, anche se non c‟ è la certezza
La situazione è difficile, soprattutto perché c‟è una carenza culturale: non c‟è un solo
politico, il quale non auspichi una ripresa di produzione e consumi ( di carne).
L‟aspetto economico è il solo tenuto in considerazione dalla politica. Invece scienza ed ecologia
vengono prima. E‟ la scienza che fa progredire il mercato e non viceversa. E‟ l‟ecologia che
consente il risparmio. Nessun paese può permettersi 70 miliardi di evasione fiscale! Tutto denaro
regalato a paesi più ricchi di noi (USA, GB e Germania). E che dire della perdita di 4000 „cervelli‟
per anno? I politici non capiscono neppure il bisogno di giustizia dei cittadini, ma si limitano ad
intuire che 180.000 malati di tumori ed una spesa per questa malattia e per le neuro-degenerazioni
che è il 75% del totale, non è sostenibile . Non si capisce neppure che 80 Kg/anno di carne per
abitante sono un costo intollerabile, non solo per l‟ inquinamento prodotto, ma per il danno alla
salute pubblica. Ci sarebbe un risparmio enorme, per un minor numero di malati e gravità della
patologia. Questo significherebbe una società diversa: più etica e meno malata, meno crudele e
meno violenta Questa sarebbe una autentica rivoluzione culturale Ciò che colpisce di più in queste
riflessioni sull‟ alimentazione, è la sua importanza per la patologia, Ma anche il fatto che in tutte le
epoche l‟alimentazione è stato il fattore determinante per la società e non il contrario.
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1.4.2. Benessere animale che nuoce agli animali (Annamaria Manzoni)4.
Da: annamariamanzoni.blogspot.it
Pubblicato su www.lindro.com
mercoledì 21 giugno 2017
“The times they are a-changin‟‟: finiva il 1963 quando Bob Dylan la cantò per la prima
volta dando voce all‟urgenza e alla fascinazione di un cambiamento che sembrava destinato
a travolgere il mondo; ideali di rinnovamento, giustizia, pace, sollecitati dalla forza esplosiva di
un‟intera generazione di giovani, pronti a rivoltare il mondo, che così come era fatto non si poteva
proprio sopportare. Da allora è risuonata in mille contesti dove la rivolta contro l‟ingiustizia faceva
sventolare la bandiera di ogni speranza; nella rimozione autoprotettiva che quei versi erano
risuonati per la prima volta giusto quando John Kennedy veniva assassinato: dettaglio non
trascurabile mentre il sogno veniva spacciato per previsione.
Potenza delle parole e potenza dei sogni. Così anche oggi la tentazione di ripeterle è grande
davanti al dilagante movimento contro la sopraffazione dei nonumani, che si manifesta nelle forme
indecenti, irracontabili, variegate, ciniche, sadiche che sa assumere. L‟ingiustizia sembra tale da
dovere per forza implodere e nel giro di pochi decenni, ma essenzialmente negli ultimi anni,
davvero tantissime cose sembrano essere cambiate: si denunciano le atrocità compiute nei macelli,
nei laboratori di vivisezione, nel dietro-le-quinte dell‟addestramento degli animali esotici nei circhi,
si guardano con disprezzo attività quali caccia e pesca, sagre e zoo, per legittimate che siano.
Persino nel campo dell‟alimentazione, quella connessa alla pochezza della nostra (in)capacità di
agire sugli irrinunciabili piaceri della gola, tante cose si muovono: un termine quale vegano,
incomprensibile ai più fino all‟altro ieri, è ora sdoganato in tanti bar e ristoranti; vengono pubblicati
persino libri il cui titolo, “No vegan”, sta a metà strada tra la supplica di chi non ne può più
(“Basta, vi prego”) e l‟appello di chi, seriamente preoccupato, passa al contrattacco (“Tutte
storie”); maltrattamenti di animali d‟affezione raramente hanno luogo in pubblico e, quando
succede, le conseguenze mediatiche sui responsabili sono dilaganti. Pur nella consapevolezza
trattarsi di gocce nel mare, la tentazione di farsi invadere da una vaga soddisfazione, che attutisca il
tormento sperimentato da tutti coloro che sentono nelle loro corde l‟inferno quotidiano dei
nonumani, è davvero grande.
Tentazione che deve però confrontarsi con la realtà, che racconta una storia diversa.
Addentrarsi nel discorso coincide con la presa d‟atto di una situazione di fatto: ciò di cui si parla,
che si sbandiera e si ripete quasi fosse un mantra, è essenzialmente il benessere animale, alla lettera
quindi una condizione in cui gli animali “stanno bene”. Ma le cose bene non stanno.
Per capirci con qualche esempio: la Coop, che sei tu (tu chi?) nella sua pubblicità ”si
impegna a migliorare le condizioni degli animali per eliminare o ridurre l‟uso degli antibiotici. Così
si può contrastare l‟aumento di batteri resistenti e dare alle persone una garanzia in più per la loro
salute. Per questo, il benessere animale è nell‟interesse di tutti”. A commento una bella immagine
stilizzata di un pollo bianco come il latte, che scoppia di salute. Giusto per ricordare: nulla della
4 Annamaria Manzoni, consulente presso il Tribunale di Monza, è accreditata dall'Ordine degli Psicologi della
Lombardia come esperta in Psicologia Clinica e in Psicologia dell'età evolutiva. Ha pluriennale esperienza in
comunità per minori, nell'ambito degli affidi e delle adozioni, dell'abuso e del maltrattamento. E‟ autrice dei saggi
“Noi abbiamo un sogno” (Bompiani, 2006), “In direzione contraria” (Sonda, 2009), e “Sulla cattiva strada” (Sonda
2014) e di un documento sottoscritto da oltre 600 psicologi sulle valenze antipedagogiche degli spettacoli con animali
per il pubblico divertimento. E‟ iscritta al Movimento Antispecista dal gennaio 2003 e ne è consigliera dal 2004.
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nascita e della vita dei polli cambia: iperallevamenti con uccisione dei pulcini maschi tritati ancora
vivi, spazi ridottissimi per le galline, trasporti finali in terrificanti tir, sgozzamenti a catena di
montaggio appesi a testa in giù, sanguinanti e ancora vivi. Siccome però avranno ingurgitato meno
antibiotici, l‟azienda si sente autorizzata a parlare di benessere animale. E già che ci siamo, sposta
contestualmente il focus su quello umano, consapevole di quanto l‟argomento sia in grado di
catalizzare l‟attenzione autocentrata degli acquirenti, oscurando con facilità il neonato interesse per
i polli.
In contemporanea il poliedrico Alessandro Gassman (forse in disperanti ambasce
economiche) rassicura sorridendo che i tonni dell‟azienda che lo foraggia, la Rio Mare, sono pescati
uno per uno con la canna: ammesso e non concesso, forse l‟amo non si conficca nelle bocche degli
animali? Forse loro non si dibattono disperati mentre cercano di respirare, mentre muoiono tra
dissanguamento, asfissia, terrore, in un‟agonia lunga e terribile, senza scampo? Che cosa c‟è da
sorridere? E quale imbroglio propone ai bambini che lo ascoltano, e che con la loro stessa presenza
smuovono preoccupazione per natura e animali, che loro sì li amano davvero? Non è certo casuale
che “rispetto” sia parola ricorrente quando si parla di tonni: è con lo slogan “La qualità e il rispetto”
che la ASdoMAR fa concorrenza e, udite udite, sostiene le aree marine protette. Qualcosa insomma
come sollecitare uxoricidi così con i soldi dei risarcimenti si possono magari aprire centri di
accoglienza per donne maltrattate. E‟ un meccanismo noto agli psicologi come “formazione
reattiva”, che permette di affrontare realtà emotive angoscianti sostituendole inconsciamente con
altre che sono esattamente l‟opposto. Insomma, secondo Jung, dove maggiore è il fascio di luce
tanto più profonda è l‟Ombra sottostante. In questo caso l‟operazione pubblicitaria tutto è tranne
che inconscia: la realtà della crudelissima morte del tonno viene oscurata da una sbandierata cura
per animali e ambiente, dalla mattanza cruenta alla amicale sollecitudine. Una sorta di raggiro, che
funziona perché collude con il desiderio dei consumatori di volerci credere.
L‟atteggiamento di confondere un ipotetico benessere animale con il rispetto a loro dovuto
ha antesignani illustri: Temple Grandin, (Boston 1947), affetta dalla sindrome di Asperger, che è
una patologia dello spettro autistico, si è occupata per tutta la vita non solo delle persone colpite
dalla sua stessa malattia, ma anche dei bovini negli allevamenti (il master in Zootecnia ne
testimonia l‟interesse). Per le une e gli altri ha ideato uno strano congegno, la “hug machine” o
“macchina degli abbracci”, costituita da due parti laterali capaci di contenere e calmare, oltre alle
persone, gli animali, con cui ritiene di avere grande affinità e possibilità di comunicazione grazie
ad una mente e ad una empatia fuori dal comune. Divenuta una autorità in questi campi, tra l‟altro
professore di Scienze alla Colorado State University, autrice di innumerevoli articoli e libri, in virtù
di tutto ciò, si riconosce ed è riconosciuta come attivista animalista: in fondo nella sua macchina le
mucche spaventate diventano mansuete e tutto ciò che deve succedere ha un percorso più facile,
con buona pace di chi deve fare il lavoro sporco, che fa meno fatica, e degli animali che vanno a
morire un po‟ più sereni. Il fatto che quegli stessi nonumani, che sostiene di amare, continuino ad
essere schiavizzati dagli umani che li comprano, li vendono, li tengono prigionieri, li sottopongono
a mutilazioni, li sfruttano, li uccidono, sembra essere particolare ad impatto zero nella sua visione
del mondo, una sorta di dover essere emotivamente neutro.
Emerge un altro importante aspetto psicologico in tutta la vicenda, a dare atto di come sia
possibile che, a fronte di una sensibilità per il mondo animale in ascesa libera nel mondo
occidentale, l‟assunzione di comportamenti conseguenti (quindi astensione da prodotti o attività che
comportino sofferenza ai nonumani), sia tanto pallida. E‟ la “dissonanza cognitiva”, interessante
concetto introdotto nel 1957 da Leon Festinger per spiegare la situazione di disagio in cui ci si viene
a trovare quando vi è incoerenza per esempio tra le proprie convinzioni e i propri atteggiamenti. Lo
stato di malessere, frutto dell‟antinomia in atto, richiede di essere elaborato, risolto: i modi per
farlo sono molteplici e possono contemplare una modificazione delle proprie convinzioni di base o
20
invece dei propri comportamenti o invece del proprio mondo cognitivo, attraverso una diversa
lettura della realtà secondo parametri funzionali allo scopo.
Nello specifico, l‟esplicitato amore per gli animali richiederebbe consequenzialmente di non
nuocere loro in alcun modo: ma per molti a quanto pare è fatica estrema. Impensabile cambiare la
propria visione del mondo sostenendo che no, in fondo non è che di loro ci importa più di tanto,
perché questo inciderebbe sulla considerazione di noi stessi, sulla nostra autoimmagine di persone
dotate di sensibilità a 360 gradi, che è anche alla base del nostro senso di identità e del tipo di
autostima che ci è necessaria. Molto più semplice dare una lettura aggiustata della realtà, inserirla in
una modificata cornice cognitiva che ci permette di credere che di fatto loro stanno proprio bene,
che il nostro usarli, mangiarli, indossarli non fa loro alcun male: il loro benessere è assicurato
perché vengono trattati (alias domati, addestrati, imprigionati, mutilati, triturati, castrati, macellati,
…) con grande cura: rilassiamoci e non angosciamoci perché “stanno tutti bene”. Come assicurava
Marcello Mastroianni sulla tomba della moglie, nel film di Tornatore, oscurando a lei e a se stesso
l‟infelicità di ognuno dei suoi figli sparsi per il mondo: meglio mentire che cedere all‟angoscia.
Ecco: gli attuali riflettori puntati su un presunto benessere animale rispondono all‟esigenza
di ripristinare quel livello di coerenza con le nostre convinzioni che ci tranquillizza tutti. Tutti,
tranne loro, ovviamente, gli animali, esclusi dal consesso di anime pacificate. Noi umani possiamo
contare su un ricco patrimonio di meccanismi autodifensivi a sostegno del nostro atteggiamento: ci
rappacifichiamo con la dissonanza cognitiva perchè siamo in grado di rimuovere la realtà, di
negarla, di rinominarla in modo da renderla irriconoscibile, di proiettare colpe e responsabilità al di
fuori di noi stessi, di autoassolverci. Ci liberiamo dall‟angoscia modificando non la realtà, ma la
narrazione della realtà. Loro, i nonumani, restano vittime tout court, delle nostre
intellettualizzazioni e dei nostri marchingegni. Dovrebbero essere difesi dai sadici e dagli
indifferenti che li opprimono, ma l‟organizzazione economica e sociale intorno sta ridisegnando la
rappresentazione delle cose, e i difensori a volte fanno pace con gli aguzzini.
Tom Regan, il filosofo grande difensore dei diritti degli animali da poco scomparso, è stato
preveggente: già alcuni lustri fa, in una situazione culturale ben diversa dall‟ attuale, aveva chiaro
davanti a sé il pericolo incombente della confusione tra il tema del benessere e il tema dei diritti,
ed ha sostenuto senza mezzi termini che parlare di benessere animale significa sostenere l‟industria
della carne e lo status quo. Non vi può essere benessere negli allevamenti intensivi, nei laboratori
di sperimentazione animale, nei macelli, nell‟addestramento di animali esotici e non.
Non è certo un caso che le leggi di tutela concludano le descrizioni di tutto ciò che agli
animali non si può fare, con chiarimenti del tipo “Sono esclusi da queste norme…” e a seguire tutte
le pratiche ordinarie, comuni, all‟interno delle quali la violenza è legalizzata, quindi autorizzata,
quindi non punita, quindi, ancor più grave, nemmeno riconosciuta come tale.
E‟ ancora Tom Regan che, a proposito dei veterinari, rilevava che il loro richiamo ad
un trattamento umano e responsabile fosse una retorica non dissimile da quella delle industrie di
sfruttamento animale: affermava che “con amici come questi, gli animali non hanno bisogno di
nemici”. A ciò contrapponeva la sua visione del mondo in cui l‟obiettivo non fosse quello
di allargare le gabbie, ma di svuotarle: “Gabbie vuote”, appunto, secondo il titolo del suo libro, che
resterà utopia, se ci ostineremo a non pensarlo possibile. Lasciamo allora che il tema del benessere
animale, così come viene declinato, sia appannaggio delle aziende per le quali è divenuto baluardo
contro i cambiamenti che temono. E perseguiamo i cambiamenti che loro temono.
Sostenere che gli animali che finiscono la loro disperante vita nei macelli e tutti gli altri
sottoposti al dominio dell‟uomo “stanno bene” ricorda Guillotin, relatore della legge che prevedeva
le norme per l‟utilizzo della ghigliottina in Francia a ridosso della rivoluzione francese,
quando assicurava che i condannati a morire con quel marchingegno non sentivano alcun
dolore, solo un po‟ di frescura sul collo. Non ci fa onore che nella nostra specie ci sia chi ha avuto
bisogno di un paio di secondi per inorridire.
21
1.4.3. Uomini, ratti e galline dalle uova d‟oro. S.a. e sostanze d‟abuso (Roberto Mucelli) 1.
Da: http://robertomucelli.blogspot.it/2017/03/uomini-ratti-e-galline-dalle-uova-doro.html)
pubblicato in data 12/3/2017
Il grosso problema della sperimentazione animale è di carattere epistemologico ancor prima che di
carattere etico, un problema di filosofia della scienza prima che di bioetica.
Vorrei per il momento saltare tutta la querelle bioetica sul benessere e rispetto della vita animale
non umana e considere, a priori ed utilitaristicamente, in via esclusiva gli interessi della specie
Homo Sapiens Sapiens.
Nella ricerca sulle sostanza d'abuso si utilizzano ancora protocolli neopositivisti basati su una
visione del mondo causa-effetto piuttosto che su una epistemologia della complessità.
Alcuni lavori sperimentali sulle sostanze d'abuso hanno la stessa struttura logica di quelli della
microbiologia studiata in vitro, ovvero seguono delle regole morfologico-sintattiche e stilistiche
caratteristiche delle letteratura scientifica più diffusa.
Si tende ad isolare dei fattori e a studiarli separatamente dal contesto che li genera, come se non
fossero esistite le rivoluzioni nei paradigmi scientifici avvenute sin dai primi anni del secolo scorso.
Qualsiasi risultato provenga da questo tipo di studi sulle sostanze d'abuso è da ritenersi inattendibile
ed inapplicabile alla clinica perchè non tiene conto della complessità, della reticolarità e della
multidimensionalità logica del fenomeno, come insegna Bertrand Russell2 nella sua teoria dei Tipi
Logici poi ripresa da Gregory Bateson3 .
Stiamo parlando di paradigmi scientifici non recenti, originatisi già nella prima metà dello scorso
secolo, mentre la ricerca sulle sostanze d'abuso che utilizza la SA si rifà addirittura a paradigmi di
tipo illuminista.
Consideriamo un paper, pubblicato sul prestigioso sito del National Institute of Drug Abuse, NIDA,
a titolo esemplificativo:
Prefrontal Cortex Stimulation Stops Compulsive Drug Seeking in Rats
Dr. Billy Chen, Dr. Antonello Bonci, and colleagues at the NIDA Intramural Research Program
(IRP) in Baltimore, Maryland
https://www.drugabuse.gov/news-events/nida-notes/2014/01/prefrontal-cortex-stimulation-stops-
compulsive-drug-seeking-in-rats
L'idea del Dott. Chen e dei suoi colleghi è che la corteccia prefrontale PFC giochi un ruolo
determinante nella differenza tra il “semplice” uso di cocaina da una parte e la addiction e l'uso
compulsivo dall'altra. Infatti, solo 1 persona su 5 passa dall' uso all'abuso che comporta addiction e
ricerca compulsiva dell'assunzione della sostanza.
Come ben sa chiunque abbia investigato questi fenomeni e chi, come il sottoscritto, ha lavorato per
30 anni con pazienti che utilizzano sostanze d'abuso, il fenomeno va indagato secondo il paradigma
della complessità: anzitutto la differenza tra uso e abuso (secondo i criteri del DSM 5
4) non è un parametro
stabile, un orientamento fisso della persona ma può oscillare nel corso della vita, ovvero un
individuo può transitare, in momenti diversi dalla condizione di uso a quella di abuso e viceversa; fattori come le condizioni psicosociali, la struttura di personalità, i Modelli Operativi Interni
dell'Attaccamento, la concomitanza di psicopatologie sono mediatori importanti e condizionano
fortemente gli stili di assunzione; la storia dei trattamenti ricevuti e la qualità/quantità di relazione con i servizi per il
trattamento condiziona fortemente i modelli di relazione con la sostanza d'abuso.
22
Basta aver letto qualcosa di divulgativo sulle Neuroscienze per sapere che eventuali deficit o
iperattività funzionale della PFC sono da ascrivere alla plasticità dei sistemi neuronali e quindi alla
complessità dell'interazione dell'organismo con il suo ambiente, tranne che si considerino deficit
neurologici primari ed importanti come la Sindrome Frontale o disturbi del genere, che comunque
sono suscettibili di miglioramenti in condizioni ambientali e relazionali favorevoli.
Già tentare di ascrivere l'orientamento individuale verso l'uso o l'abuso ad una particolare
configurazione del funzionamento del PFC rappresenta non solo una operazione di riduzionismo
epistemologico, che avrebbe comunque il suo senso, ma una vera e propria mistificazione, laddove,
anche volendo ragionare in termini di causa ed effetto, si scambiano gli effetti per le cause e non si
tiene conto non solo della complessità psicosociale, ma nemmeno della complessità interna
all'organismo considerato limitatamente al suo essere biologico, ovvero non si tiene conto delle
interazioni relative a neuromediatori e neuromodulatori ed ai loro rapporti con il sistema endocrino
ed immunitario.
Nell'esperimento poi emerge una chiara sottovalutazione della plasticità della risposta dei
ratti agli stimoli ambientali. I ricercatori addestrarono i ratti a premere due leve in successione per
ricevere infusioni di cocaina. Premere la prima leva dava accesso alla seconda leva che a sua volta
permetteva ai ratti di ricevere la cocaina. Gli animali compivano sessioni giornaliere di
addestramento, nel corso delle quali ricevevano fino a 30 infusioni. Dopo due mesi i ricercatori
aggiunsero una scossa elettrica che colpiva i piedi dei ratti quando abbassavano la prima leva. Nelle
intenzioni dei ricercatori la somministrazione della scossa elettrica sarebbe servita a distinguere i
ratti che cercavano la droga compulsivamente da quelli che non la cercavano. Dopo quattro giorni il
30% dei ratti continuava a cercare cocaina nonostante la scossa elettrica ai piedi, mentre l'altro 70%
smise di cercare cocaina e si ritirò spavantato sul fondo della gabbia.
La sorprendente e sbrigativa estrapolazione dei ricercatori è stata che il 30% dei ratti che
cercavano cocaina aveva un comportamento compulsivo. Evidentemente i ricercatori non hanno la
minima cognizione di come possa funzionare una mente animale, soprattutto di un animale che non
è un predatore ma una preda, perciò attentissimo ai pericoli ambientali. Alcune prede (anche i
predatori che solo a loro volta prede) presentano una sensibilità agli stimoli ambientali maggiore di
altre e perciò tendono ad avere più facilmente reazioni di paura. Questo avviene anche negli animali
umani, tanto che negli studi sulle sostanze d'abuso vengono identificati dei profili detti “risk
taking” per cui alcune persone, soprattutto in adolescenza, sono più a rischio di abuso di sostanze
proprio per la loro maggiore tendenza di altre a prendersi dei rischi. Se avessero voluto dare valore
all'esperimento avrebbero dovuto utilizzare ratti preventivamente testati sul risk taking ed
appartenenti alla stessa categorizzazione, non ratti presi a caso!
I ricercatori poi esaminarono i neuroni nella area pre-limbica della PFC dei ratti, sostenendo
che “this area corresponds to the dorsal lateral prefrontal cortex in the human PFC”. L'assimilazione
tout court del cervello di un ratto a quello di un umano rimane per me un'operazione sconcertante,
tale è la diversità di umwelt, per citare Von Uexnkull5, tra le due specie.
I neuroni prelimbici dei ratti definiti “compulsivi” erano significativamente meno eccitabili di quelli
dei “non compulsivi”, tanto che dovevano essere sottoposti ad una quantità di corrente almeno
doppia per generare un potenziale d'azione.
Il dott. Chen da questo deduce che “... in a compulsive rat , the PFC is unable to relay the
information that pressing the seek lever is associated with a foot shock, rendering the animal unable
to stop itself”.
Peccato che lo stesso Chen deve ammettere che l'uso stesso di cocaina, come è noto, rende i
neuroni PFC meno eccitabili, ovvero conduce ad una perdita generale di controllo, e si pone la
fatidica domanda: “Which comes first, the deficient PFC or the drug use?” alla quale, nei modelli
23
sperimentali causa-effetto, non è possibile rispondere per la evidente caduta in un vizio di
circolarità infinita. Chen, sorvolando allegramente su problemi epistemologici di non poco conto,
rivela poi la sua scoperta.
L'optogenetica utilizza proteine sensibili alla luce per controllare la scarica di neuroni individuali o
di piccoli gruppi di neuroni in animali vivi. Hanno fatto in modo che i neuroni prelimbici dei ratti
esprimessero la proteina Chr-2. Esponendo poi questi neuroni, attraverso un impianto di fibra ottica,
ad una determinata frequenza di luce, ottennero delle scariche neuronali. Attivati in questo modo, i
neuroni prelimbici della PFC restauravano nei ratti il senso di giudizio ed impedivano che si
andassero a prendere la scossa per di ricevere la cocaina.
Questo risultato, indubbiamente affascinante, fu semplicisticamente trasportato a soggetti
umani.
In un pilot trial del novembre 2016 Antonello Bonci, Alberto Terraneo, e Luigi Galimberti
somministrarono un trattamento di TMS (Transcranial Magnetic Stimulation) a 16 pazienti in una
clinica ambulatoriale a Padova. I 16 pazienti furono studiati per 21 giorni. Al 9 giorno iniziarono i
controlli attraverso i campioni di urine, ed il 69% dei pazienti trattati con TMS presentarono esami
delle urine negative, contro solo il 19% del gruppo di controllo, trattato con normali ansiolitici ed
antidepressivi. In seguito anche i pazienti del gruppo di controllo furono trattati con TMS,
mostrando risultati simili ai pazienti del primo gruppo sperimentale.
I ricercatori mantennero i contatti con la maggior parte dei pazienti coinvolti nello studio.
Riportiamo le parole del Dott. Bonci: “While this observation is not part of a rigorous
clinical trial follow-up, and should be taken cautiously, the majority of patients who achieved
abstinence during the stimulation pilot protocol report that they have maintained that abstinence
for more than 2 years. During that time, some patients have requested additional TMS therapy once
a week, twice a month, or monthly, and patients can always request additional therapy if they
experience cravings. Others report that they have maintained abstinence without additional TMS
after the initial set of treatments.”
Ed il gioco è fatto, il modo in cui viene condotta la narrazione dei fatti, come insegna
Alessandro Baricco6, è fondamentale per l'impressione lasciata nel lettore e nell'ascoltatore.
Il disclaimer iniziale di Bonci è apprezzato e d'obbligo ma, mentre la folla a questo punto osanna al
miracolo, ed il miracolo è nato dalla sperimentazione animale, pur dolorosa, ma indispensabile
punto di partenza, senza la quale Alessandro Magno non avrebbe potuto conquistare l'Asia minore.
Da persona che tanto ha lavorato tanto con pazienti affetti da dipendenze patologiche e da
umile studente di filosofia della scienza non posso non sottolineare il misterioso salto
metodologico, la trasposizione tout court dagli animali all'uomo. Un lettore attento, con un mimino
di preparazione e dotato di una base di pensiero riflessivo non darebbe per scontato questo salto
narrativo, e andrebbe piuttosto a coltivare un sospetto, che la sperimentazione animale serva non
come fatto ma come narrazione, un racconto di presunta efficacia di una determinato trattamento
che si può allora sperimentare sull'uomo.
Attenzione, si tratta di un salto narrativo di una certa importanza e di un certo effetto, che
predispone il lettore ad accettare la sperimentazione umana, quando dal punto di visto
epistemologico, logico e di metodologia della scienza SA ed SU non mostrano legami, se non flebili
ed estremamente ipotetici.
Il trionfalismo, appena moderato da un pudico ed ipocrita disclaimer iniziale, sui risultati della
sperimentazione umana, sottace molti fattori esaminabili invece all'interno i un paradigma
scientifico complesso, non riducibile ad una narrazione del tipo “a trattamento x corrisponde il
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risultato y. Nemmeno voglio citare la esiguità del campione, mi si risponderebbe facilmente che si
tratta di uno studio pilota.
Ma....
Come sono stati selezionati quei 16 pazienti che hanno aderito allo studio tra tutti quelli che
afferiscono al servizio? Casualmente? Su base volontaria? Se fossero volontari, come penso sia
inevitabile, potrebbero aver risposto i più desiderosi ed i più motivati a curarsi, quelli che
maggiormente possono affidarsi con fiducia ad un trattamento nuovo e sperimentale e perciò
denotano già un buon rapporto con il personale. Una buona compliance ed una buona relazione
sono notoriamente correlati ad un buon outcome, pur se momentaneo. Come estrapolare i risultati agli altri pazienti che afferiscono al servizio e non hanno aderito
allo studio ed ancor di più a tutte le persone che usano cocaina nell'area di Padova, in Italia, in
Europa, nel Mondo? Come sono stati effettuati i prelievi di urine per attestare la condizionedrug free per quanto
riguarda la cocaina? Ho personalmente visto ricorrere a veri giochi di prestigio per portare urine
“pulite” ma non proprie e così compiacere il personale dei servizi. Ho visto cose che voi umani non
potete nemmeno immaginare... Si son testati i pazienti per il drug free da cocaina, ma è stato effettuato il test per altre
sostanze d'abuso? Ovvero, siamo sicuri che in quel periodo i pazienti non sono ricorsi ad altre
sostanze per sostenere l'astinenza da cocaina? I modelli di assunzione di cocaina e la relativa astinenza sono molto diversi dalla astinenza
da eroina ed anche da quella da nicotina e tabacco. Il paziente, anche quello definito compulsivo,
può tranquillamente far trascorrere tre settimane da un'assunzione all'altra. Come nello studio. Molti
pazienti dalla assunzione compulsiva e dal forte craving possono non sentire il bisogno di toccare
eroina durante le vacanze con la moglie ed i bambini e durante una fase favorevole della
psicoterapia. E' un andamento a pousses, diverso da dipendenti da eroina, da tabacco e da THC che
necessitano di somministrazioni continue. Nella valutazione dei risultati si è tenuto conto che l'unico fattore collegato con l'outcome
dalle sostanze d'abuso è il tempo trascorso in relazione significativa con i servizi (fonte: NIDA)?
Perchè in questo caso mi chiederei se la condizione cocain-free (non sappiamo però se assumevano
altre droghe o psicofarmaci) più che alla somministrazione di TMS potrebbe essere legata al
contatto significativo con persone che fanno ricerca e si prodigano per loro.
Potrei continuare all'infinito con le domande, ma ne faccio grazia, consapevole che non esiste la
sperimentazione perfetta, ed anche perchè non me la sto prendendo con quei ricercatori, ma con un
modo di pensare e fare scienza.
Infatti, lo sforzo di inserire la sperimentazione all'interno di paradigmi scientifici almeno
novecenteschi invece che settecenteschi, se non addirittura baconiani, potrebbe pur essere fatto.
Oggi sulle sostanze d'abuso si fa ricerca utilizzando i metodi informatici delle reti neurali all'interno
del paradigma della complessità. Magari i risultati del lavoro preso in esame sono suggestivi, non
me la prendo con i ricercatori, nulla di personale. Però occorre chiedersi quante risorse economiche
vengano indirizzate verso ricerche sostenute da paradigmi oramai obsoleti, nella speranza che si
trovi il farmaco o il trattamento miracoloso che poi si rivelerebbe la gallina dalle uova d'oro.
La bufala della mappatura del genoma umano non è stata sufficiente e svegliare gli animi e
disincantare verso questo modo di fare ricerca ed informazione scientifica. La ricerca sulla
mappatura del genoma umano ha assorbito più risorse dei programmi spaziali. Speravano di
renderci consapevoli di tutte le malattie che avremmo avuto, e di spingerci a curarle in anticipo;
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senza contare il massiccio ricorso agli ansiolitici ed ai trattamenti psichiatrici che avrebbe
comportato la certezza di morire di cancro al tal' organo o al tal' altro entro 10 anni.
Proprio l'interazione con l'ambiente, l'epigenetica e l'estrema complessità dei processi che
presiedono allo sviluppo di una malattia ci ha salvato.
Ma la narrazione che girò sul tema fu potente ed evocativa, nessuno includeva in questa narrazione
che il DNA non codificante, ovvero il 95% del DNA, veniva definito “Junk DNA”, perchè non
sapevano come spiegarlo.
Oggi sappiamo che il DNA non codificante ha un'importante funzione regolativa, dato che
l'informazione non passa in maniera asimmetrica dal DNA all'RNA ed alle proteine, ma passa anche
dalle proteine al DNA, con la funzione di regolare, ovvero silenziare od esprimere pool genetici.
Tutta la bufala della mappatura genetica con la possibilità di prevedere le malattie si basava sullo
studio del 5% del DNA. Questo non era incluso nella narrazione dominante.
Con Alessandro Baricco, non mi illudo che esistano fatti separati dalle narrazioni possibili,
la realtà è un misto di fatti e narrazioni. E la mia è una narrazione sulla narrazione dominante, è la
voce del bambino, o del pazzo, che urla “il Re è nudo”. Quando la madre del giovane Guy de
Maupassant chiese a Flaubert di insegnare al figlio come si scrive, Flaubert rispose che Guy
avrebbe dovuto osservare e descrivere, ad esempio un albero, come se fosse stato il primo uomo
sulla Terra a vederlo.
Ed io così voglio vedere la sperimentazione animale, individuando una semplicistica
trasposizione ed un salto logico che salterebbe agli occhi di tutti, se esaminassimo il problema per la
prima volta e con occhi innocenti. Insisto nel parlare di ontologia ed epistemologia e non di etica,
perchè nella società liquida descritta da Bauman7 sono previste tribù etiche che hanno egual diritto,
ma diversa voce in capitolo secondo gli interessi finanziari che riescono ad influenzare.
Quindi con l'etica non se ne viene fuori.
Dobbiamo quindi chiederci se è ontologicamente possibile assimilare animali umani e non umani e
se è epistemologicamente appropriato basare la nostra speranza di salute su paradigmi scientifici
quanto meno obsoleti e su narrazioni interessate a scovare la pietra filosofale, ovvero trovare il
modo di trasformare in oro qualsiasi metallo, perdendo così la complessità dell'esistere.
Per finire, riguardo alla sostanze d'abuso e di quanto sia illusoria o strumentale la riduzione
del trattamento ad uno schema organicistico, vorrei citare le parole di Luigi Cancrini8, autorità
indiscussa nel campo, scritte nel 1987 ma, purtroppo, ancora valide:
“La terapia delle tossicodipendenze è un problema di Psicologia Clinica?
L'assetto dei servizi, la loro gerarchia interna, le indicazioni che vengono dal modo in cui vengono
spesi soldi, pubblici e privati, sembrano proporre risposte negative a questo quesito. I giornali sono
pieni di notizie relative alla disintossicazione rapida e e ai grandi educatori o a personaggi
istrionici che si travestono da grandi educatori.
Nelle facoltà di medicina, il capitolo sulle tossicodipendenze è affrontato, di scorcio, dei
programmi di farmacologia. Le famiglie vengono spinte sempre più spesso a organizzare strutture
di controllo e la ricerca della droga nelle urine è diventata routine nei laboratori di analisi: si
cercavano lì, un tempo, quando le persone erano importanti per il medico di famiglia, le tracce
d'albumina, si cercano lì oggi, correntemente, le tracce di tetraidrocannabinolo (nostro figlio ha
fumato uno spinello?) o di eroina (sì è fatto? È tossicomane?).
Eppure......
Osservato dal punto di vista di chi conosce il problema, l'insieme delle tendenze elencate qui sopra
si propone, in effetti, come il frutto di un malinteso. Di un errore catalogabile sul versante degli
imbrogli a parte di chi ci fa soldi (l'industria farmaceutica che produce e vende miliardi di lire di
reattivi per l'analisi delle urine e del sangue; medici sprovveduti ma non tanto che continuano a
promettere guarigioni basate su interventi di tipo farmacologico); su quello dell'ingenuità da parte
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di chi i soldi li spende inseguendo fantasie di guarigione o di redenzione; su quello dell'ignoranza
(o della mancanza di informazioni utili) dalla parte degli amministratori e dei giornalisti che
continuano a negare il problema cruciale del tossicomane e che è appunto un problema di
psicologia clinica, e che continuano a saldare il cerchio (a fare da tramite o da mezzani) fa
ignoranti furbi e e ignoranti da loro ingannati, fra guaritori e vittime del malinteso.
Un libro come quello che ho il piacere di presentare potrebbe essere importante, mi pare,
soprattutto per questo. Portando al centro dell'attenzione la persona (invece delle sostanze) esso
consente di fornire informazioni utili in tema di dipendenza e di terapia della dipendenza a tutti
quelli che (giornalisti o medici, educatori parenti o teorici) avranno il tempo di leggerlo:
consentendo loro di sciogliere (dentro di sé: prima di tutto dentro di sé) il malinteso della cultura
in cui ci troviamo immersi su cui si basa, oggi, la complicità sostanziale fra un sistema culturale
(antropologicamente: della cultura in cui ci troviamo immersi) e le organizzazioni delinquenziali
del narcotraffico.
Organizzazioni cui niente di meglio si potrebbe offrire, per potenziare o mantenere le loro attività,
di una prevenzione basata sulla favola di cappuccetto rosso (il bambino che se ne vada solo viene
ingannato da lupo che offre droga) e di una terapia basata su quella di Cenerentola (la fata e il
principe: un miracolo che viene da fuori liberando la persona da una schiavitù che è esterna a lei).
Duro e paziente, il lavoro dello Psicologo Clinico richiede tutt'altro tipo di impegno o di
conoscenza.
Richiede, soprattutto, capacità di cercare e leggere, nel profondo delle persone, la storia del
conflitto su cui esse si sono bloccate.
Di riprendere il filo smarrito di un'esistenza sospesa dalla consuetudine della droga.
Come accadeva in un'altra fiaba, quella che si richiamava al sonno senza tempo della bella
addormentata, lavorando per incontrare, dopo averne seguito a lungo le tracce nella selva ricca di
rovi e di spini, di buio e di angosce, la persona che ha perso il senso della sua vita.
Accompagnandolo fuori dal bosco all'interno di uno sforzo graduale e paziente che è la parte più
faticosa della risoluzione (quella da non raccontare ai bambini) e che si chiama comunque,
qualunque sia il setting all'interno della quale la si istituisce, psicoterapia. Utilizzando gli
strumenti che sono quelli su cui si basano (dovrebbero basarsi) la formazione e la competenza
dello Psicologo Clinico.
Di colui che intuisce e poi conosce (avventura che si rinnova ogni volta) i percorsi interni di una
scelta e di un blocco, di un bisogno e di una impossibilità nascosta, insieme, dietro una dipendenza
da droga.
1Docente a contratto di Modelli Clinici delle Dipendenze presso la Scuola di Specializzazione in
Psicologia Clinica della Facoltà di Medicina e Psicologia dell'Università di Roma La Sapienza.
Psicoterapeuta ad orientamento psicoanalitico. Studente presso il corso di Laurea in Scienze
Filosofiche dell'Università Statale di Macerata. [email protected]
2 WITHEHEAD Alfred North, RUSSEL Bertrand, 1950, Principia Mathematica, 2a ed. vol 1
Cambridge University Press, London
3BATESON Gregory, 1972, Steps to an ecology of mind, Chandler Publishing Company; tr.
it. Verso un'ecologia della mente, Adelphi, Milano, 1976
4Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, 2013, American Psychiatric Association
5CIMATTI Felice, Filosofia dell'animalità, Laterza, Bari 2013
6BARICCO Alessandro, 2017, Alessandro Magno. Sulla narrazione,Mantova Lectures
7BAUMAN Zygmunt, Modernità liquida, Laterza, Bari, 2006
8 La terapia delle tossicodipendenze è un problema di Psicologia Clinica?
Introduzione di Luigi CANCRINI a Roberto MUCELLI, Guglielmo MASCI (1996): "
Tossicodipendenze: curare, guarire, assistere. Lo Psicologo Clinico lavoro " Angeli, Milano.)
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1.4.4. Migrazioni, migranti e buon senso (Valerio Pocar)5.
Da: criticaliberalepuntoit
La vita buona N. 064 17 aprile 2017
Da più di trent'anni opera, a Bolzano, l'ASDi (Centro di assistenza ai separati e ai divorziati),
fondato e animato da una persona di forte impegno civile, sensibile e intelligente come Elio
Cirimbelli. Con un gruppo di volontari il centro ha via via allargato e specializzato il servizio, che
ora offre molteplici forme di sostegno alle famiglie disgregate, dalla mediazione familiare
all'ascolto e al sostegno psicologico, dallo studio alla formazione e all'aggiornamento, nonché alla
gestione di gruppi per i genitori separati, per i bambini e gli adolescenti, per le famiglie ricomposte
e molto altro ancora. Sostenuto anche degli enti locali il centro rappresenta forse un caso unico in
Italia e certamente un esempio da seguire e riprodurre.
Recentemente, l'ASDi ha organizzato a Bolzano un convegno di studio per mettere a fuoco le
questioni più delicate e cominciare a formulare qualche linea d'intervento per affrontare il problema
delle coppie e delle famiglie miste, quelle nelle quali uno degli sposi è straniero, che nella Provincia
autonoma del Süd Tirol rappresentano (dato del 2014) ben il 26.4 per cento delle coppie. Si tratta di
coppie che presentano particolari fattori di rischio, tant'è che, nell'anno citato, ben il 15.7 per cento
si è separata e il 19.9 ha divorziato.
Il progetto triennale, in cui si è collocato il convegno, è un'iniziativa che merita di essere
segnalata, perché rappresenta una novità nel modo di affrontare le conseguenze dei flussi migratori
e si muove in controtendenza. Infatti, anche se si va formando, almeno presso gli operatori più
avveduti, una più attenta consapevolezza, non v'è dubbio che in questo Paese, e non solo in questo,
la risposta istituzionale alle sfide dell'immigrazione ha sinora mostrato un carattere quasi
esclusivamente emergenziale, privilegiando, secondo un'ottica di corto periodo, l'uso dello
strumento giuridico (si è parlato, non a torto, di diritto penale amministrativo, cioè di un mostro del
diritto) e scelte di carattere repressivo. Non è il caso di sottolineare la miopia di questo approccio al
problema, giacché sarebbe cecità considerarlo un'emergenza, se per emergenza intendiamo il
verificarsi di fenomeni di breve durata che s'intendono controllare o reprimere nella ragionevole
previsione che si esauriscano in breve tempo. Tutto lascia intendere, invece, che i movimenti
migratori dal sud verso il nord del mondo non sono destinati a esaurirsi nel breve periodo, ma anzi
sono destinati a divenire sempre più vasti e si convertiranno, anzi già si sono convertiti, in un dato
strutturale, anche al di là di certe apparenti particolari contingenze. Del resto, se i processi della
globalizzazione - piacciano o non piacciano - sono ritenuti inarrestabili, occorre accettarne l'ovvio
corollario, che i confini diventino labili e che i popoli si mescolino, con spostamenti sempre più
massicci non solo di merci e di capitali, ma anche, e per quel che qui ci riguarda, soprattutto di
persone. Occorre prendere atto che l'endogamia tradizionale di molte popolazioni è destinata a
trasformarsi in misura crescente in esogamia. Il vecchio detto "moglie e buoi dei paesi tuoi" diventa
sempre meno credibile, sia sul piano descrittivo, poiché così non stanno affatto le cose, sia sul piano
5 Valerio Pocar, avvocato cassazionista, già professore di Sociologia all'Università di Messina e di
Sociologia del diritto a quella di Milano-Bicocca nonché direttore del Dipartimento dei Sistemi Giuridici ed
Economici. E' autore di oltre duecento pubblicazioni sulla storia del pensiero sociologico-giuridico e di numerosi
saggi sul tema dei diritti degli animali, tra i quali "Gli animali non umani. Per una sociologia dei diritti" (Laterza,
Roma-Bari 1998, 3a ed. 2005). Dal 1998 al 2006 è stato presidente della Consulta di Bioetica Onlus (Milano) e dal
2012 al giugno 2016 „Garante per la tutela degli animali‟ del Comune di Milano. E‟ uno dei fondatori del
Movimento Antispecista e ne è consigliere a vita. E‟ co-autore del „Manifesto per un‟etica interspecifica‟.
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prescrittivo, poiché mescolare le culture è un modo per farle crescere e mescolare le etnie è utile
persino dal punto di vista dell'evoluzione della specie.
Un'iniziativa come quella di ASDi va valutata come una risposta, finalmente!, razionale e
non emotiva a un fenomeno reale col quale occorre confrontarsi, nella serena consapevolezza che,
com'è ovvio, le difficoltà non mancano in nessun tipo di relazione multietnica e tanto mano
mancano nella speciale relazione della coppia e quindi dei rapporti familiari, così fortemente
influenzati non solo dalle emozioni e dal complesso di valori che ciascun membro della coppia reca
in sé, ma dalle differenti tradizioni culturali e dal sistema di valori ch'esse rappresentano.
Si sa che in ogni coppia e in ogni famiglia, indipendentemente dalla omogeneità o disomogeneità
delle origini dei componenti, vi sono motivi, razionali o irrazionali, di conflitto. L'elemento
psicologico individuale gioca un ruolo di grande peso e molte coppie trovano difficoltà di relazione,
secondo modi in generale piuttosto particolari. Come ha scritto Lev Tolstoj in Anna Karenina «tutte
le famiglie felici si assomigliano, ogni famiglia infelice è invece disgraziata a modo suo». A questa
comune relazione problematica, le coppie miste aggiungono ulteriori ragioni di conflitto e ulteriori
difficoltà di relazione, per via delle disparità culturali e quindi delle probabilità di reciproca
incomprensione su elementi esistenziali rilevanti. E non va dimenticato l'elemento di potenziale
conflitto rappresentato dai figli della coppia, che non appartengono alla cultura dello straniero, ma
non sono ancora del tutto omogenei con la cultura dell'autoctono. I problemi degli immigrati di
seconda generazione, come già osservavano William Thomas e Florian Znaniecki quasi cent'anni fa
(penso alla loro fondamentale ricerca Il contadino polacco, un classico fondante della sociologia),
vale a dire i figli di genitori immigrati, sono un elemento dirompente delle relazioni familiari. La
situazione è ancora più complessa e rischiosa nelle famiglie miste, perché il figlio trova un riscontro
della cultura esterna, nella quale vive la sua vita extra familiare, in uno dei genitori, ma non
nell'altro, sicché la presenza del figlio diventa per sé una ragione di conflitto familiare, sia per
quanto concerne le relazioni personali e affettive sia per quanto concerne gli atteggiamenti
educativi.
Di fronte a un quadro così complesso di potenziali conflitti, l'intervento di aiuto e di
sostegno nei conflitti di coppia e nei conflitti familiari deve, in primo luogo, a mio modo di vedere,
evitare certi errori che hanno caratterizzato l'approccio istituzionale alla questione migratoria, che,
ispirato all'ottica emergenziale, sinora ha trascurato, anzi ha spesso oscurato, il carattere variegato e
variabile del mondo dei migranti, che resta ben poco conosciuto.
La genericità e la superficialità delle informazioni sugli stranieri, appiattiti su un unico modello,
quasi che fossero tutti uguali, indipendentemente dal loro sesso, dall'età, dall'etnia, dal luogo di
provenienza, quindi dalla loro cultura, e, aspetto forse ancora più rilevante, dalla loro storia di vita e
dalle loro aspettative, ha già reso del tutto insensata e inutile la discussione in merito alle alternative
di tipo strategico nei confronti dei flussi migratori. Appare difficile, infatti, discutere in merito alle
diverse opzioni sul tappeto - se le scelte debbano essere orientate verso l'assimilazione o verso
l'integrazione o, ancora, verso l'accoglimento e il riconoscimento delle diversità - quando manchi
sia un'approfondita conoscenza del fenomeno in sé, conoscenza che deve comunque prescindere
dagli stereotipi semplicistici del paradigma noi/loro ovvero uguale/diverso, sia un'adeguata
conoscenza delle aspettative profonde dei migranti, sicché ai migranti vengono troppo spesso
attribuiti atteggiamenti che corrispondono solamente ai nostri stereotipi culturali. I concetti stessi di
multietnicità o di multiculturalismo, ben lontani dall‟aver raggiunto una chiara definizione
concettuale, solidamente fondata su adeguate conoscenze empiriche, appaiono concetti piuttosto
prescrittivi che descrittivi, legati ad auspici di vario segno. Per inciso, è quasi imbarazzante notare
che le migrazioni, un tempo verso l'esterno poi verso l'interno, che hanno caratterizzato la storia di
un secolo e mezzo di una quota consistente della popolazione del nostro Paese, abbiano sollecitato
molti studi per quanto concerne la condizione dei nostri migranti, ma poche indagini per quanto
concerne le ragioni per le quali alla fine sono stati accolti o non sono stati accolti. Questo rischio
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d'errore, ovviamente, non riguarda solamente le istituzioni e gli operatori, ma anche la parte
autoctona della coppia e, reciprocamente, la parte non autoctona.
Dovremmo supporre, ma la cautela è doverosa, che lo straniero o la straniera che contrae
matrimonio misto o comunque formi una coppia mista abbia abbandonato, qualora l'avesse avuta, la
prospettiva di un soggiorno solo temporaneo nel nostro Paese e abbia optato per un definitivo
distacco dal Paese d'origine. Non è detto affatto, però, che questa scelta, pur definitiva, sia
chiaramente e consapevolmente definita e comporti davvero la disponibilità all'assimilazione o
all'integrazione e alla rinuncia dei precedenti progetti di vita. Anzi, potrebbe essere piuttosto vero il
contrario, nel senso che il distacco fisico e psicologico dalle origini e la rinuncia al precedente
progetto di vita può facilmente comportare un rafforzamento, a fini identitari, dell'adesione ai valori
e ai costumi tradizionali originari.
In altre parole, è da ritenere che, in qualsiasi tipo d'intervento che abbia a che fare con uno straniero
o una straniera, fare d'ogni erba un fascio, vale a dire considerare gli stranieri come una categoria
omogenea, formata da persone delle quali viene tenuta in considerazione solo la caratteristica di
straniero, costituisca un errore assai grave e forse il principale Ogni coppia mista non è solo
individualmente diversa da qualsivoglia altra coppia, ma presenta caratteristiche particolari legata
all'incontro, felice o infelice, e qui purtroppo parliamo dei casi infelici, di due culture diverse, quella
del componente autoctono che si pretende che rappresenti la variabile fissa e nota (figuriamoci!) e
quella del componente straniero, che va approfondita e conosciuta caso per caso, provenienza per
provenienza, credo religioso per credo religioso, e via elencando. Per meglio chiarire il concetto, è
raccomandabile la lettura del volume L'antropologia di fronte ai problemi del mondo moderno,
recentemente pubblicato da Bompiani, che raccoglie alcune conferenze di quel grande antropologo
che fu Claude Lévy Strauss, dove si mostra, con dovizia di esempi e di ricerche, che nel mondo e
nella storia i modelli di famiglia e di filiazione sono infiniti e, quindi, sono infiniti i riferimenti che
le singole culture offrono per stabilire ciò che deve essere ed è percepito come giusto, opportuno e
decente, ossia anche moralmente accettabile, nelle relazioni di coppia e nelle relazioni familiari. Il
problema è che gli stranieri arrivano da tutte le parti del mondo e recano il loro proprio sistema di
valori familiari, ciascuno diverso dall'altro.
Occorre anzitutto, insomma, tenere adeguatamente conto del fatto che le migrazioni sono
processi dinamici e che i flussi migratori non sono entità astratte o puri dati statistici, ma sono
costituiti da uomini e donne, da giovani e anziani, in una parola da persone in carne e ossa, inserite
in cicli e progetti di vita, oltre che titolari di diritti fondamentali, compresi quello di fare famiglia e
di procreare. Non ci si deve dimenticare che l‟identità è il frutto di processi di identificazione assai
diversificati e che i processi identitari si giocano su variegati meccanismi di aggregazione e di
collocazione territoriale e culturale, influenzati tanto da fattori interni ai migranti quanto dalla
separatezza e chiusura nei loro confronti ovvero dalla disponibilità all'assimilazione o
all'integrazione ovvero, ancora, al riconoscimento dell'alterità. Il tirolese che sposa una senegalese
forse non sempre ha una chiara consapevolezza delle conseguenze non solo per ciò che concerne la
relazione personale e affettiva, ma anche per ciò che concerne le relazioni sociali e l'accettazione
sociale. Il pregiudizio nei confronti dello straniero può riverberarsi nella valutazione
pregiudizievole nei confronti di una coppia mista e quindi riflettersi anche nella qualità e nella
solidità della relazione della coppia. Il ruolo delle scelte istituzionali è quindi importante, ma non
meno importante è la struttura stessa della società di accoglimento, la quale può mostrare livelli
diversi d'integrazione e di differenziazione, nel senso che le stesse culture autoctone possono
mostrare livelli elevati di aggregazione e d'integrazione, ma possono mostrare anche fratture interne
tali da porre in discussione, per chiunque, un'inclusione egualitaria.
L'errore è di metodo. Nel gioco noi/loro si crea un paradosso: mentre ci s'immagina che loro
siano un'entità indifferenziata, si dà anche per scontato che la cultura dei paesi "ospitanti" sia
unitaria e omogenea, cosa del tutto improbabile. Questa considerazione, abbastanza ovvia, pone in
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discussione i concetti stessi di multiculturalità e di multiculturalismo, nel senso che un conto è
l'accoglienza di un individuo proveniente da un'altra cultura in una collettività caratterizzata da una
cultura unitaria e coesa e un conto è la sua accoglienza in un paese culturalmente variegato e
frammentato. Forse non sarebbe azzardato affermare che in una coppia mista entrambi i partner
siano tra loro "stranieri".
Da questo punto di vista il nostro Paese potrebbe rappresentare un luogo particolarmente
adatto a costituire un laboratorio, visto che la variegazione etnica e culturale è una caratteristica
italiana da quel dì (non aveva poi torto il principe di Metternich, che l'Italia è "un'espressione
geografica") e particolarmente adatta sarebbe proprio l'area geografica sudtirolese, che da almeno
un secolo è meta di flussi migratori interetnici, in un contesto nazionale nel quale sarebbe anche
difficile individuare chi faccia parte della "nazione" e chi di una "minoranza". In un contesto
europeo nel quale, se l'Europa procedesse verso un'unione non solo economica, ma anche politica e
sociale, ogni etnia e ogni cultura nazionale sarebbe destinata a divenire "minoranza" e in qualche
modo "straniera".
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1.4.5. Quando la malasanità colpisce gli „animali‟ (Paola Re)6.
La morte di un animale di famiglia è un lutto: lo sa bene chi ha vissuto questa triste
esperienza. Se a causare la morte è stato un caso di malasanità animale, al dolore si aggiungono
rabbia e impotenza poiché, davanti agli errori della malasanità, gli animali non sono
sufficientemente tutelati.
Arca2000 http://www.arca2000.it/ è un‟associazione onlus che ha sede legale a San Benedetto del
Tronto (AP), è iscritta al Registro Regionale delle Associazioni di Volontariato della Regione
Marche ma è operativa su tutto il territorio nazionale nell‟occuparsi di malasanità animale,
promuovendo iniziative e proposte legislative allo scopo di assistere, informare, tutelare e
combattere questo fenomeno.
Daniela Ballestra, fondatrice e Presidente, spiega le ragioni che l‟hanno portata a dare vita a
questo progetto. «L‟associazione Arca2000 per i diritti dell‟animale malato è nata nel 2003 a
seguito di un episodio di malasanità animale che ha causato il decesso della cagnolina Panna, nel
2002, per una grave infezione uterina, diagnosticata dal veterinario come acidità gastrica e poi
come colica epatica. Abbiamo assistito al rifiuto di soccorrere Panna in orario notturno da parte
dell‟unico veterinario reperibile e purtroppo alla sua successiva morte, dopo due giorni di inutili e
tardive cure. La vicenda ha messo in luce una realtà fatta di omissioni, vuoti legislativi
e comportamenti discutibili che non rendono onore al decoro della professione
veterinaria. Purtroppo non si tratta di un caso isolato; sono frequenti gli episodi in cui, per
trascuratezza e scarsa diligenza, vengono male interpretati i sintomi osservati, al punto da cagionare
grave danno se non morte dell‟animale. In questi casi, il familiare dell‟animale danneggiato o
deceduto deve produrre prove costituite da documentazione clinica della prestazione professionale.
Attualmente, purtroppo, la tracciabilità dell‟operato veterinario è lasciata all‟iniziativa personale e
diversi veterinari non rilasciano cartelle cliniche, anche se sarebbe un loro dovere deontologico. Le
cartelle cliniche dovrebbero essere un obbligo e risulterebbero utili sia per il veterinario, che
necessità di un pro memoria terapeutico, sia per il cliente a garanzia di trasparenza e tracciatura di
diagnosi e cure. Al momento, l‟unica regola che esiste per i veterinari è il codice deontologico7 su
cui vigilano i rispettivi ordini professionali provinciali ma esso è una norma interna di precetto che
non ha alcun effetto di legge.»
L'art. 4 prevede la potestà disciplinare: «Spetta agli organi disciplinari la potestà di infliggere
sanzioni adeguate e proporzionate alla violazione delle norme deontologiche.» ma trattandosi di
"potestà", si può immaginare che essa non venga necessariamente esercitata.
L'art. 8 stabilisce che «L'inosservanza o l‟ignoranza dei precetti, degli obblighi e dei divieti fissati
dal presente Codice Deontologico costituisce abuso o mancanza nell'esercizio della professione o
fatto disdicevole al decoro professionale, perseguibile disciplinarmente ai sensi delle vigenti
Leggi.» ma anche in questo caso, non è sempre facile intervenire.
6 Paola Re è laureata in Lettere, Lingue, Scienze dei Beni culturali e Scienze Politiche. Lavora nella Pubblica
Amministrazione presso il Ministero dell‟Economia e delle Finanze, Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. E‟ iscritta
al Movimento Antispecista dal 2013 e ne è consigliera dal 2016 nonché delegata per le manifestazioni ludiche, circhi,
mostre, concorsi e similari con utilizzo di animali a livello nazionale. Vegetariana da sempre, vegan dal 2012, è
attivista nella difesa dei diritti degli animali, sia a livello individuale, sia a titolo di collaborazione con varie
associazioni.
7 http://www.fnovi.it/sites/default/files/CODICE%20DEONTOLOGICO%20-
%20Terrasini_%2012%20giugno%202011.pdf
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Per questo Arca2000 da diversi anni promuove un‟importante battaglia per chiedere che sia
legiferato l‟obbligo legale di tracciabilità dell‟operato veterinario, così come avviene per i medici
degli esseri umani.
La malasanità animale è una piaga da sanare quanto quella umana. Perdere un animale
amato per la leggerezza di qualcuno a cui ci rivolgiamo con fiducia, pensando che sappia curarlo, è
un‟ingiustizia. Il problema, seppur molto diffuso, è ancora poco monitorato. Quando l‟animale ha
subito un danno, è importante recarsi da un altro veterinario e farsi rilasciare documentazione
clinica da comparare con la precedente acquisita. Qualora la condotta passiva o negligente del
medico sia provata quale causa del danno o decesso dell'animale, si può procedere rivolgendosi a un
legale di fiducia per valutare se vi siano gli estremi per una denuncia ai sensi dell'art.638 del Codice
Penale "Danneggiamento e uccisione di animali altrui". In caso di decesso dell'animale, è
importante fare eseguire l‟autopsia da un Istituto Zooprofilattico o Istituto Universitario Veterinario
o Clinica Veterinaria privata diversi dalla struttura in cui è deceduto l‟animale. L‟esame autoptico
può essere anche disposto dall‟Autorità Giudiziaria che abbia ricevuto domanda di accertamento
medico legale tramite una richiesta inoltrata da un avvocato che rappresenti la parte lesa.
La colpa sussiste ogni volta che vi siano negligenza, imperizia, omissione, imprudenza. Il
veterinario è l'unico soggetto a cui la legge attribuisce la responsabilità di controllo e accertamento
dello stato di benessere o sofferenza di un animale.
Il comportamento del veterinario può essere sanzionato da alcuni articoli del Codice Penale: art.43
(elemento psicologico del reato), art.51 (esercizio di un diritto o adempimento di un dovere), art.365
(omissione di referto), art.373 (falsa perizia o interpretazione), art.481 (falsità ideologica in
certificati), art.638 (uccisione o danneggiamento di animali altrui). Al Codice Penale si aggiungono
le norme prescritte dalla Legge 189/2004 "Disposizioni concernenti il divieto di maltrattamento
degli animali, nonché di impiego degli stessi in combattimenti clandestini o competizioni non
autorizzate"
Daniela sottolinea l'importanza della scelta del veterinario: «I principali requisiti da chiedere
a un veterinario sono: onestà, disponibilità, competenza, trasparenza e correttezza, fattori
fondamentali che costituiscono una solida base per una corretta pratica veterinaria quindi garanzia
delle migliori cure. Solo conoscendo i nostri diritti e i loro doveri, possiamo scegliere con
consapevolezza professionisti seri a cui affidare il nostro animale. Bisogna fare attenzione che
nell'ambulatorio veterinario in cui portiamo il nostro animale vi sia una strumentazione adeguata;
che il veterinario proceda alla compilazione di una cartella clinica computerizzata con l'anamnesi
dell'animale; che esegua tutti gli esami necessari prima di un'operazione chirurgica e prima di
somministrare qualsiasi farmaco; che ci informi su dosaggi, controindicazioni e possibili effetti
collaterali dei farmaci somministrati; che sottoponga un modulo di consenso informato sia per le
terapie farmacologiche che per gli interventi chirurgici; che certifichi le terapie e rilasci referti degli
esami effettuati; che compili un libretto sanitario con le vaccinazioni annuali e gli eventuali
interventi chirurgici eseguiti.»
In medicina veterinaria non esiste un obbligo di legge sul consenso informato,
contrariamente a quanto accade nella medicina umana che invece lo prevede addirittura all'art.32
della Costituzione: «La Repubblica tutela la salute come diritto dell'individuo e interesse della
collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato ad un determinato
trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i
limiti imposti dal rispetto della persona umana.»
Se è vero che nei modelli di consenso informato per gli esseri umani troviamo informazioni chiare e
dettagliate su tutti i trattamenti sanitari a cui sarà sottoposto il paziente e sulle eventuali
complicanze, i modelli di consenso informato in uso nelle strutture veterinarie sono scarni, generici,
poco dettagliati: essi non sono previsti per legge ma solo dall‟articolo 33 del Codice deontologico:
«Acquisizione del consenso - Il Medico veterinario non deve intraprendere attività diagnostica e/o
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terapeutica senza l‟acquisizione del consenso esplicito e informato del cliente. Il consenso deve
essere espresso in forma scritta nei casi in cui, per la particolarità delle prestazioni diagnostiche e/o
terapeutiche o per le possibili conseguenze delle stesse, sia opportuna un‟accettazione
documentata».
In 14 anni di attività, Arca2000 ha intrapreso iniziative e affrontato parecchi casi: «Siamo
molto orgogliosi di avere abbattuto il muro di omertà intorno al problema della malasanità animale.
Quando abbiamo iniziato a denunciare il vuoto legislativo su norme e obblighi legali per la
tracciabilità dell‟operato veterinario, nessuna associazione animalista lo aveva fatto prima e non vi
erano molte informazioni a riguardo. Grazie al lavoro di comunicazione svolto fino a oggi e
all‟appoggio arrivato sia dalla cittadinanza che dalla stampa, abbiamo dato voce alle vittime
dimenticate della malasanità animale, affinché non rimangano solo numeri sepolti sotto un tumulo
di terra e la loro morte non sia stata vana. Oggi si è iniziato a denunciare, a reagire senza paura,
pretendendo verità e giustizia. Sul sito web dell'associazione è attivo anche uno sportello legale.
Inoltre, siamo stati promotori del progetto di legge per la “Regolamentazione della professione
veterinaria e la tracciabilità legale dell‟operato veterinario”. Nel Maggio 2014 è stato presentato al
Senato il disegno di legge n.1482 “Legge quadro e delega al Governo per la codificazione della
legislazione in materia di tutela degli animali8 supportato e sollecitato da centinaia di cittadini
italiani che hanno sottoscritto le nostre petizioni in rete e hanno risposto ai nostri appelli periodici
per sollecitarne la calendarizzazione e discussione. A oggi abbiamo raccolto oltre 16.000 firme tra
quelle cartacee e quelle presenti in rete.»
L'associazione Arca2000, se da una parte è di grande aiuto nella tutela degli animali,
dall‟altra può dare fastidio perché riesce a scoperchiare certe malefatte. Daniela sottolinea: «La
nostra battaglia non è contro un'intera categoria ma contro quei professionisti che hanno perso
completamente il senso della loro professione. Abbiamo ricevuto condivisione e sostegno da diversi
veterinari e studenti delle facoltà di Veterinaria, convinti che la presenza di precise norme di legge
possa costituire un buon mezzo per isolare coloro che gettano discredito sull‟intera categoria.
Permangono tuttavia ostilità da parte di alcune associazioni nazionali della categoria veterinaria che
hanno sollevato dubbi su tutto ciò che sosteniamo.»
Dunque, la battaglia che si fa è in nome della verità che è pur sempre la risposta più difficile da dare
a un paziente perché molto spesso è dura, scomoda e fa male.
Il veterinario, in quanto medico, oltre che curare la malattia, deve curare un paziente che non ha
voce: motivo sufficiente per prestargliela nella tutela dei suoi diritti.
8 http://www.senato.it/leg/17/BGT/Schede/Ddliter/44424.htm
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2. Gli effetti dello specismo.
2.1. Vivisezione e sperimentazione.
2.1.1. Dati relativi al numero di animali utilizzati a fini scientifici. Nuove norme.
Da: Gazzetta Ufficiale – 24/4/2017
Dati relativi al numero di animali utilizzati in Italia a fini scientifici.
La direttiva 2010/63/UE sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici, recepita in Italia
con il decreto legislativo n. 26/2014, sancisce l'obbligatorieta' per gli Stati membri di
trasmettere alla Commissione, la prima volta entro il 10 novembre 2015 e a seguire con cadenza
annuale, le informazioni statistiche relative all'uso degli animali nelle procedure, comprese
le informazioni sull'effettiva gravita' delle procedure e sull'origine e le specie di primati non umani
utilizzati.
Il Ministero della salute, attraverso la Banca dati nazionale per la sperimentazione animale,
raccoglie i dati, provvede alla loro rielaborazione e alla loro successiva pubblicazione nella
Gazzetta Ufficiale.
Con la decisione di esecuzione 2012/707/UE e successiva rettifica del 20 dicembre 2013, la
Commissione ha fornito istruzioni dettagliate sulle modalita' di comunicazione dei dati
statistici sull'uso degli animali, introducendo diverse novita' rispetto alla legislazione previgente:
- deve essere rendicontato il numero di volte in cui si utilizza l'animale nelle procedure
considerato che, in alcuni casi, lo stesso animale puo' essere utilizzato piu' volte. Pertanto, il
numero degli utilizzi non puo' essere confrontato con il numero totale di animali cosiddetti
«naïve», cioe' al primo utilizzo;
- deve essere indicata la «sofferenza effettiva dell'animale» durante la procedura, valutata
caso per caso e non sommata a quella eventualmente subita negli utilizzi precedenti; di
conseguenza non sono rendicontati gli animali sentinella, animali soppressi al solo fine di ottenere
organi o tessuti e le forme fetali ed embrionali di specie di mammiferi;
- devono essere rendicontate anche nuove specie animali, quali i cefalopodi o gli animali
geneticamente modificati quando l'alterazione genetica comporta sofferenza, dolore o disagio;
- i dati devono riferirsi all'anno in cui si conclude la procedura: per i progetti di durata pari o
superiore ai 2 anni, tali dati saranno comunicati nell'anno in cui si verifica il termine della
procedura per quell'animale.
Osservazioni.
Rimane un mistero come possa essere valutata la „sofferenza effettiva‟, considerato che non è il
soggetto a fornire tale informazione, bensì lo sperimentatore, peraltro in assenza di verifica da parte degli
Organismi Preposti al Benessere Animale (OPBA).
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2.1.2. Respinta dal Mediatore europeo la denuncia di STOP VIVISECTION.
COMUNICATO STAMPA STOP VIVISECTION
19.04.2017
Il Mediatore Europeo, la sig.ra Emily O'Reilly, respinge la denuncia presentata
dai cittadini europei promotori dell'iniziativa «Stop Vivisection».
In una risposta ufficiale ricevuta il 18 aprile dagli organizzatori di «Stop Vivisection»
il Mediatore Europeo afferma che «la Commissione ha rispettato il suo dovere di
spiegare, in maniera chiara, comprensibile e dettagliata, la sua posizione e le sue scelte
politiche riguardanti gli obiettivi della ECI “Stop Vivisection”» (vedi link sotto).
Egli aggiunge anche "La Commissione sottolinea che, per il momento, la
sperimentazione animale rimane importante per la protezione della salute umana e
animale, e per il mantenimento di un ambiente intatto. Mentre si lavora verso
l'obiettivo finale della piena sostituzione degli animali, la direttiva 2010/63 / UE è uno
strumento indispensabile a livello UE per proteggere gli animali che sono ancora
necessari."
Tali dichiarazioni sono un insulto all'intelligenza di ogni cittadino UE informato su
quello che succede veramente nei laboratori di sperimentazione animale.
L'ECI «Stop Vivisection» è stata lanciata nel 2012 ed è diventata una delle sole tre
Iniziative storiche che hanno superato il milione di firme richiesto. La Commissione
europea ha quindi invitato gli organizzatori di «Stop Vivisection» ad un'audizione
parlamentare in cui gli organizzatori sono stati autorizzati a parlare, a nome di
1.200.000 cittadini europei, per un totale di soli 34 minuti in un'udienza che è durata
tre ore e mezza.
Lo scopo principale di «Stop Vivisection» è stato quello di evidenziare il danno
catastrofico per la salute umana e l'ambiente derivanti dalla ricerca e sperimentazione
animale. La debole risposta da parte della Commissione europea e ora la bocciatura da
parte del Mediatore Europeo illustrano la necessità di portare il dibattito ad un altro
livello, ad esempio quello di un'inchiesta parlamentare o giudiziaria pubblica.
La nostra salute e il nostro ambiente dipendono da ciò.
Il Comitato Promotore di Stop Vivisection
www.stopvivisection.eu
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2.1.3. Sclerosi multipla: studi clinici sugli umani promettono una svolta!
Press-IN anno IX / n. 1171
Agenzia AdnKronos del 24-04-2017
Sclerosi multipla, mistero forse a una svolta
Si chiama Rab32, è una proteina ed è presente in grandi quantità solo nel cervello dei pazienti con
sclerosi multipla, mentre è virtualmente assente nei sani. Sarebbe lei a 'disturbare' i mitocondri delle
persone colpite dalla patologia neurologica che danneggia la glia, la guaina protettiva nei neuroni. A
spiegare per la prima volta un probabile meccanismo attraverso cui la malattia manda in tilt le
centrali energetiche cellulari è uno studio anglo-canadese pubblicato sul 'Journal of
Neuroinflammation', co-finanziato dal Royal Devon & Exeter Nhs Foundation Trust. Il lavoro,
condotto da un team della University of Exeter Medical School e dell'università dell'Alberta ,
rimbalza sulla stampa internazionale come una possibile "svolta" contro la sclerosi multipla, punto
di partenza per la ricerca di nuovi trattamenti.
La notizia arriva proprio nel primo giorno della Ms Awareness Week, la Settimana per la
consapevolezza sulla sclerosi multipla (24-30 aprile) che colpisce nel mondo circa 2,5 milioni di
persone, soprattutto donne, e si manifesta tipicamente in giovani ventenni o trentenni. Al di là della
natura autoimmunitaria della patologia, in cui le naturali difese dell'organismo iniziano ad attaccare
la mielina, l'origine della malattia resta misteriosa. Gli scienziati sospettavano da tempo un possibile
coinvolgimento dei mitocondri, e ora il nuovo studio sembra far luce proprio su questo aspetto.
Analizzando campioni di tessuto cerebrale umano, i ricercatori hanno scoperto una presenza
consistente della proteina Rab32 soltanto nei malati di sclerosi multipla. L'équipe ha quindi
osservato che, dove c'è Rab32, il reticolo endoplasmatico - una parte della cellula che immagazzina
il calcio - si avvicina troppo ai mitocondri. Ne risulta una cattiva comunicazione fra le centrali
energetiche cellulari e le scorte di calcio, che indurrebbe i mitocondri a funzionare male producendo
infine un effetto tossico sulle cellule cerebrali dei pazienti.
Gli scienziati non hanno ancora chiarito cosa determini l'azione 'disturbatrice' di Rab32 sui
mitocondri, ma ritengono che il problema possa aver origine proprio a livello del reticolo
endoplasmatico cellulare.
"La sclerosi multipla può avere un impatto devastante sulla vita dei malati - sottolinea Paul
Eggleton della University of Exeter Medical School - con effetti che interessano le capacità di
movimento, di parola e mentali. Finora tutto quello che la medicina ha potuto offrire è la terapia dei
sintomi della patologia, perché non ne conosciamo ancora le cause precise e questo ha limitato la
ricerca. I nostri nuovi, entusiasmanti risultati indicano una nuova strada da esplorare". Per lo
studioso "si tratta di un passo avanti cruciale che, nel tempo, speriamo possa portare a nuovi
trattamenti efficaci contro la sclerosi multipla". L'idea è utilizzare Rab32 come bersaglio da colpire,
cercando al contempo eventuali altre proteine che potrebbero contribuire ad 'accendere' la patologia.
"Nessuno sa per certo il motivo per cui le persone sviluppano la sclerosi multipla e accogliamo con
favore qualsiasi ricerca migliori le nostre possibilità di comprendere come fermarla - commenta
David Schley, Research Communications Manager della Ms Society - Attualmente esistono
37
trattamenti disponibili per molti degli oltre 100mila pazienti britannici che convivono con questa
condizione difficile e imprevedibile. Vogliamo che i malati abbiano un'ampia gamma di trattamenti
tra i quali poter scegliere, e vogliamo offrire loro la terapia giusta al momento giusto".
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Osservazioni.
Ennesima dimostrazione di come gli esperimenti sugli animali non umani (e in genere topi!)
in decine di anni di ricerche e dopo milioni di euro di spese non hanno portato ad alcun risultato!
2.1.4. Commissione europea: sempre necessari i test sui primati non umani!
Da:
https://ec.europa.eu/health/scientific_committees/consultations/public_consultations/scheer_consul
tation_03_en
SCHEER Final Opinion on :
The need for non-human primates in biomedical research, production and testing of products
and devices (update 2017)
This Opinion focuses on the need for non-human primates (NHP) in biomedical research,
production and testing of products and devices and updates the earlier 2009 Opinion.
Final Opinion
A public consultation on this Opinion was opened on the website of the Scientific Committees from
10 February to 26 March 2017. Information about the public consultation was broadly
communicated to national authorities, international organisations and other stakeholders. The public
consultation involved 190 contributors from Academia, researchers, Member States, Non-
Governmental Organisations and industry. Each submission was carefully considered by the
SCHEER and the scientific Opinion has been revised to take relevant comments into account. The
literature has been accordingly updated with relevant publications.
Results of the public consultationSearch for available translations of the preceding link•••
Content of the Opinion
38
The Commission has requested the SCHEER to review and update its 2009 Opinion, as foreseen by
Directive on the protection of animals used for scientific purposes (2010/63/EU). The 2017 Opinion
addresses six main issues in the mandate of NHP studies and tests, such as areas of research where
NHP continue to be used today, opportunities for reducing and refining their use and scientific
viewpoints on when NHP use will no longer be necessary. It also considers potential implications
an EU-wide ban of NHP use would have on biomedical research.
The new opinion also highlights the many scientific approaches that could significantly contribute
to the replacement, reduction and refinement (3Rs) for the use of NHPs, using alternative methods,
training, improvement of techniques and protocols, sharing of knowledge, removal of barriers and
research needs.
Osservazioni :
Il Movimento Antispecista si è iscritto il 28 aprile 2017 tra le O.N.G. facenti parte del Registro
Trasparenza della UE quale organizzazione „portatrice di interessi‟ da consultare sulle materie
segnalate. Peccato non aver potuto partecipare in tempo a tale sondaggio! Avremmo fatto
osservare come la logica imporrebbe di utlizzare „cavie‟ umane, ovviamente a loro insaputa per
non alterare i risultati delle ricerche, in quanto molto più predittive dei primati non umani, coi
quali condividiamo solo il 98% di DNA….! Secondo tale logica, infatti, più vicine sono le „cavie‟ al
target biologico, migliore il risultato, per cui proprio non si vede per quale motivo insistere ad
utilizzare esseri senzienti non umani! Dunque, bene abbondonare i topi, per dedicarsi alle
scimmmie, ma meglio sarebbe andare diritti al target! Ironie ghiacciate a parte, si dimostra come il
cinismo dei ricercatori non solo non arretri, ma progredisca di intensità, latro che utlizzo di
animali non umani col più basso sviluppo neurologico! Saremmo poi assai curiosi di vedere quali
entità hanno partecipato a tale „sondaggio e con quali risultati...
39
2.2. Leggi e giurisprudenza.
2.2.1. Approvata dalla Camera pessima legge sui parchi naturali.
CONSIGLIONEWS N. 49
21 giugno 2017
Newsletter di Carlo Consiglio contenente articoli sui seguenti argomenti: animalismo;
ateismo; caccia; demografia; diritti dell‟uomo; ecologismo; nudismo; parchi naturali; poliamore;
vegetarismo.
APPROVATA UNA PESSIMA LEGGE SUI PARCHI NATURALI
“La Camera dei Deputati, in accordo con il Governo e la maggioranza politica, ha licenziato una
riforma che trasforma le aree protette in strumenti della politica locale, dimenticando a cosa serva la
legge 394. Una brutta pagina, grigia e priva di coraggio, per la storia della legislazione ambientale
italiana”.
Lo dichiara la LIPU dopo il voto della Camera dei Deputati che ha approvato il disegno di modifica
della legge 394/91 sulle aree protette.
“La lista delle cose negative della riforma è molto lunga: dalla cancellazione delle competenze per
i direttori dei parchi alla politicizzazione della governance, dallo sgretolamento dell‟interesse
nazionale al netto sbilanciamento a favore dei poteri locali, dalla possibilità di estrazioni
petrolifere al meccanismo di controllo della fauna selvatica, che non risolverà alcun problema di
sovrannumero e anzi aggraverà i casi, aprendo i parchi alla caccia e dando ai cinghialai il
paradossale compito di far diminuire i cinghiali.
E che dire dell‟umiliazione del Delta del Po, una delle aree più importanti d‟Europa per gli uccelli
migratori e la biodiversità, che Governo e Parlamento non hanno avuto il coraggio, una volta
ancora, di trasformare in parco nazionale?
C‟è tuttavia un tema, solo in apparenza secondario, che descrive il senso di questa riforma: è il
mancato riconoscimento dei siti Natura 2000, cioè dei siti europei più importanti per la
conservazione della natura, come aree protette ai sensi della legge italiana. Un fatto incredibile,
inspiegabile, che dimostra la distanza dei legislatori e di tutti quelli che hanno sostenuto la riforma,
dalla missione naturalistica della legge 394.
Tutte le nostre proposte, tutti i tentativi di dialogo delle associazioni con il ministro, il governo, i
relatori, la maggioranza parlamentare sono stati respinti. Il risultato è la mortificazione di una legge
storica, fondamentale per la conservazione della natura in Italia, e una delle pagine più grigie della
legislazione ambientale italiana.
L‟obiettivo, adesso, è quello di cambiare al più presto questa legge, ma soprattutto di stimolare
finalmente una politica ambientale diversa, in tutti coloro che hanno a cuore davvero, e non solo a
titolo istituzionale, la tutela della natura e sono convinti che è proprio da questa, integrata con le
politiche generali, che il nostro sofferente Paese può e deve ripartire” (Nel Cuore, 21 giugno 2017).
40
2.3. Cultura, politica e società.
2.3.1. Milano: Garanti per la tutela degli „animali‟ - lettera al sindaco (Paola Re).
Gentile Sindaco di Milano Giuseppe Sala,
torno a proporle la questione dei Garanti degli Animali da Lei nominati qualche mese fa.
Di tanto in tanto visito il sito web del Comune di Milano per trarre spunto e per informarmi.
Attendo da mesi di trovare notizia e contatti dei due Garanti degli Animali Paola Fossati e Gustavo
Gandini ma invano.
Nell‟area tematica relativa agli animali, sul sito web del Comune,
https://www.comune.milano.it/wps/portal/ist/it/vivicitta/animali non c‟è traccia della loro esistenza
e del loro operato, sempre che operino.
Ho anche visitato l‟area tematica relativa agli animali sul sito web della Città Metropolitana
http://www.cittametropolitana.mi.it/diritti_animali/istituzionale/presentazione.html in cui è scritto:
"L'Ufficio Diritti Animali/UDA della Provincia di Milano è stato attivo dal 2009 al 2014. A partire
dal 1° gennaio 2015 le sue funzioni non sono più tra le competenze della Città metropolitana di
Milano (la Legge n.56 del 7 aprile 2014). Questo sito, non più aggiornato da allora, rimane on-line
come fonte di informazioni e archivio."
I progetti e le iniziative sono fermi al 2014
http://www.cittametropolitana.mi.it/diritti_animali/informazioni_e_servizi/indirizzi_utili/associazio
ni.html
Fin dalla loro nomina a Garanti, ho notato che l‟incarico è stato preso nel senso più ristretto della
„protezione animali‟, ossia osservanza delle norme e consigli per gli animali domestici.
Il Prof. Valerio Pocar ha dato una svolta decisiva alla figura del Garante intervenendo in merito alle
questioni antispeciste e, oltre all‟attività di routine, si è impegnato per promuovere iniziative
d‟avanguardia. Ora i Garanti sono soltanto punti di riferimento per il benessere o le normative. Il
principio della promozione di iniziative volte a migliorare i rapporti tra esseri umani e non umani
non sembra essere al centro del loro programma di mandato, sempre che tale programma esista.
E‟ evidente l‟immobilismo intellettuale e operativo dell‟Amministrazione Comunale nel
promuovere miglioramenti in tal senso e ciò non fa onore alla Città di Milano che dovrebbe essere
un esempio virtuoso, proprio per la sua importanza a livello internazionale.
La invito a una riflessione che porti a una svolta in meglio.
Cordiali saluti.
Paola Re
Via Virginio Arzani n.47
15057 Tortona (AL)
2.3.2. Progetto Be4Eat - Lombardia (dieta vegan ai pazienti ospedalizzati).
Da: http://www.be4eat.com/ricerca-scientifica
41
Ricerca Scientifica
E‟ il primo progetto pilota che coinvolge una struttura ospedaliera italiana e che pone al
centro del proprio studio una nuova offerta alimentare per i pazienti ricoverati.
Nasce così a Vimodrone, in provincia di Milano, nell‟Istituto P. Redaelli la nuova ricerca
clinica interamente finanziata da Be4eat in grado di apportare un cambiamento reale alla
proposta dei menù in un ospedale pubblico.
IL PROGETTO DI RICERCA
Grazie alla supervisione del direttore medico dell‟area socio-sanitaria dell‟Istituto Antonino
Frustaglia e dell‟epidemiologo Alberto Donzelli dell‟ATS della Città di Milano, il progetto di
ricerca di Be4eat che prende il nome di EDUC.A.RE proporrà da fine maggio a novembre a tutti i
pazienti ricoverati dei menù differenziati con la proposta di proteine derivanti dal mondo vegetale
e dai cereali integrali.
COLLABORAZIONI
Si tratta di una novità assoluta in Italia che grazie alla collaborazione con l‟ATS Città
Metropolitana di Milano e l‟Ordine dei Medici della Provincia di Milano renderà possibile
seguire i pazienti anche in Day Hospital coinvolgendo nel progetto i diversi medici di base di
riferimento.
42
“E‟ questo l‟unico modo per dare coerenza a ciò che facciamo di giorno, curare con farmaci
e terapie, e ciò che facciamo durante il pranzo e al cena” è il commento del medico coradiologo
Antonino Frustaglia che insieme al suo staff ha avviato la ricerca.
“La verità – continua- è che non c‟è più biosgno di dimostrare nulla. La letteratura
scientifica internazionale e le linee guida e quaderni nazionali dicono già tutto ciò che c‟è da dire
sull‟importanza di considerare l‟alimentazione come un elemento integrante della cura fornita ai
nostri pazienti. Il Parlamento Europeo con la Risoluzione 2285 del 2008 e il Ministero Italiano nel
2011 hanno già pubblicato delle linee di indirizzo in cui il cibo assume un ruolo di vero e proprio
strumento terapeutico, preventivo e riabilitativo, evidenziando in modo esplicito come l‟educazione
alimentare debba essere parte del percorso di cura a tutti i livelli del Sistema Sanitario. Indicazioni
queste che la Regione Lombardia, solo per fare un esempio, ha già recepito definendo
la ristorazione come un momento di educazione alimentare e di vera e propria cura. Morire se
noi le applichiamo davvero queste indicazioni!”
DALLA TEORIA ALLA PRATICA
E‟ questa la svolta che lo studio clinico avviato nell‟Istituto di Vimodrone vuole fare, una
ricerca basata non tanto e non solo sull‟effettiva efficacia di una sana e corretta alimentazione in
reparto, quanto uno studio di fattibilità di educazione alimentare rivolto ai ricoverati e ai pazienti
in Day Hospital in grado di dimostrare che cambiare si può.
“Dimostrare che educare i pazienti ricoverati in ospedale a mangiare meno proteine animali
e più cereali integrali, frutta e verdura è fattibile e non comporta problemi di salute – spiega
Frustaglia- significa dimostrare che non esiste alcun reale motivo per continuare ad attuare una
ristorazione ospedaliera come quella attuale eccessivamente carica in proteine animali e non in linea
con le indicazioni scientifiche internazionali”
I NUMERI DEL PROGETTO
43
Cinque i ricercatori tra medici e nutrizionisti che si alterneranno tra le corsie dell‟ospedale
per spiegare ai pazienti l‟importanza di una corretta alimentazione insegnado loro a scegliere le
portarte sulla base del loro apporto nutritivo e provenienza dal mondo vegetale e integrale. La
scelta, lasciata libera al paziente, verrà poi monitorata e quindi confrontata con analisi e test che a
fine anno porterà i primi risultati di come limitare le fonti di grassi animali (carne e latticini),
limitare i cibi a farina 0, evitare il consumo di carni conservate (salumi e insaccati) e incrementare il
consumo di cereali e derivati integrali, legumi, verdure, frutta fresca e frutta oleosa (mandorle, noci,
nocciole, ecc.) non solo è possibile ma anche fattibile nelle corsie di un ospedale.
Un grazie speciale a chi, con le sue donazioni all‟Associazione Be4eat sta rendendo
possibile questo progetto.
Per contribuire con la tua DONAZIONE
al progetto di RICERCA
vedi qui come fare
www.be4eat.com/donazioni.html
VIENI AL PROSSIMO DIBATTITO:
http://www.be4eat.com/eventi/prossimi-eventi-locali.html
Per rimanere aggiornati sull‟iniziativa compila il modulo:
www.be4eat.com
2.3.3. Ancora in voga la „Corsa dei carri‟ (o buoi) di Chieuti.Anche Emiliano tace.
Nonstante le migliaia di lettere scritte da cittadini e associazini da anni contro la ormai famigerata
„corsa dei buoi‟ di Chieuti (FG), e l‟appello inviato ad aprile 2017 al Presidente della Regione Puglia
(copia al Prefetto) che non si è pronunciato contro tale evento, come il suo precedessore Vendola.
Dimostrazione che in Italia si continuano a considerare „manifestazioni storiche e culturali‟ le feste paesane
con maltrattamento di animali in particolar modo se dedicate a qualche santo cristiano, in barba
all‟emciclica „Laudato sì‟ ( o no?) di Papa Francesco, che seppur ammette la sperimentazione animale ai
fini umani (a quelli dei non umani neppure ci pensa) tuttavia un minimo di sollecitazioni per il rispetto degli
„animali‟ contiene. Potenza della superstizione ( e dei voti elettorali).
Di seguito la lettera inviata dal M.A. e dalla consigliera e delegata Paola Re.
44
A: Presidente della Regione Puglia
Dr. Michele Emiliano
Prefetto di Foggia
Oggetto: Corsa dei buoi di Chieuti.
Egregi signori,
a Chieuti (Foggia), tutti gli anni, in occasione dei festeggiamenti in onore di San Giorgio
martire, si tiene la “Corsa dei buoi”. Alla manifestazione partecipano quattro cosiddette
“contrade” che compongono, un carro per ognuna. Nel corso di tale manifestazione i buoi,
costretti a trainare pesanti carri, vengono pungolati con lunghi bastoni da uomini a cavallo (come
risulta dai filmati in nostro possesso e da molte immagini fotografiche) e devono correre al galoppo
per un lungo tratto tra ali di folla sovraeccitata ed urlante. Non di rado cadono e inevitabilmente si
feriscono, oltre a subire un notevole shock psicologico. Manifestazioni di questo genere non fanno
che incentivare un pericoloso disprezzo per la vita e la dignità considerata in ogni sua forma, sia
umana, sia non umana.
UN MALTRATTAMENTO ACCERTATO
In proposito, il Tribunale di Lucera (Foggia) ammise che vi è maltrattamento. Scriveva
infatti nel 2006 il Giudice per le indagini Preliminari a seguito delle denunce di alcune
associazioni:
A sostegno sono stati prodotti alcuni documenti filmati dai quali si evince
chiaramente la sofferenza inferta agli animali durante la corsa, in particolare mediante
l‟uso di aste dotate di pungoli.
Però la conclusione ebbe dell‟incredibile: dato che attraverso le indagini non si è riusciti
ad individuare i colpevoli. Non si sono pertanto riscontrate singole responsabilità penali. E dato
che non era possibile dare la colpa a tutti i partecipanti ... la denuncia è stata archiviata!
45
Nel ribadire il nostro sostegno ad ogni iniziativa in merito, ricordiamo che non abbiamo mai
avuto alcun riscontro dal dr. Nichi Vendola, già Presidente della Regione Puglia, della lettera
raccomandata inviatagli nel marzo 2006, e rispedita il 15 aprile 2011, firmata da molte
associazioni.. Il 24 aprile del 2008, peraltro, un gruppo di animalisti intervenuti per contestare la
corsa si è scontrato con un gruppo locale di sostenitori della stessa, e vi fu un ferito. Anche se la
Regione non ha incluso l‟evento nelle manifestazioni storico-culturali autorizzabili in base alla
famigerata L. 186 del 2004, ciò non basta ad impedire che una tale manifestazione possa aver
luogo!
L‟assurdo di tale legge è che una manifestazione ove si dichiari apertamente che potranno
esserci dei maltrattamenti agli animali può essere autorizzata dalla Regione competente, ove venga
ritenuta di interesse storico-culturale! Non facciamo commenti (verrebbe da pensare che la legge
sia stata tagliata appositamente per salvare i pali nazionali, magari quello di Siena). Definire tali
manifestazioni “storiche”, forse ha senso. Culturali, certamente no. Dipende però ovviamente da
quale “cultura” si intenda promuovere! Basterebbe un vigile urbano a fermare i maltrattamenti.
Invece nessuno si muove. Anzi, la polizia si occupa di separare i contendenti, anziché bloccare la
manifestazione per chiara violazione della legge 186/2004. E‟ veramente una vergogna.
A questo proposito, riportiamo uno stralcio di quanto asserito dalla Procura di Milano nel
2009 (da www.lav.it):
Per la Procura di Milano i reati sugli animali sono gravi!
21/01/2009
[di C. Campanaro*] Secondo il Procuratore Capo di Milano, dott. Manlio Minale coloro che si
macchiano di reati contro gli animali, maltrattandoli o uccidendoli ed integrando così una delle
quattro ipotesi delittuose previste dalla legge 189 del 2004, sono da considerare criminali al pari
di tutti coloro che commettono altri reati di competenza del giudice monocratico (che ricordiamo
vanta la competenza per materia dei reati fino a 10 anni di reclusione) i quali denotino un alto
tasso di pericolosità sociale, come quelli inerenti produzione e traffico di sostanze stupefacenti,
delitti contro l‟incolumità pubblica, la rimozione dolosa delle cautele contro gli infortuni sul lavoro
e l‟adulterazione e contraffazione di cose in danno della salute pubblica. Il Procuratore Capo ha
inviato a tutti i suoi sostituti una circolare informandoli che le fattispecie penali del maltrattamento
animale dovranno essere prese in seria considerazione al pari di altre violazioni del codice penale
Questa notizia potrebbe apparire superflua, se si pensa che essendo tutti reati procedibili d‟ufficio,
il pm ha in linea generale un obbligo di esercizio dell‟azione penale per tutti i reati su indicati, e
dunque anche per quelli contro gli animali. In sostanza a fronte di un reato contro gli animali, così
come per il reato di furto il pm, se ne ravvisa gli elementi ha l‟obbligo di esercitare l‟azione penale
per perseguire i responsabili.
(Omissis…).
Una posizione significativa volta a garantire l‟effettività della tutela giuridica degli animali,
che speriamo altre Procure vorranno seguire, sull‟esempio illuminante di quella di Milano, e che
soprattutto andrà contrapposta a tutti gli operatori del settore, purtroppo ancora tanti, che
addirittura arrivano a negare la concreta applicabilità della normativa, perché ritenuta di „scarsa
importanza‟.
LAV Vigevano e Lomellina
46
Al riguardo, si ricorda che :
La legge n. 189 del 20 luglio 2004 (v. TITOLO IX-BIS c.p. “DEI DELITTI CONTRO IL
SENTIMENTO PER GLI ANIMALI”), dice testualmente:
- all‟art. 544-bis (Uccisione di animali): “Chiunque, per crudeltà o senza necessità,
cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da tre mesi a diciotto mesi”;
- all‟art. 544-ter (Maltrattamento di animali): “Chiunque, per crudeltà o senza
necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti
o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione
da tre mesi a un anno o con la multa da 3.000 a 15.000 euro. La stessa pena si applica a
chiunque somministra agli animali sostanze stupefacenti o vietate ovvero li sottopone a
trattamenti che procurano un danno alla salute degli stessi. La pena è aumentata della metà se dai
fatti di cui al primo comma deriva la morte dell'animale”;
- all‟art. 544-quater (Spettacoli o manifestazioni vietati): “Salvo che il fatto costituisca più
grave reato, chiunque organizza o promuove spettacoli o manifestazioni che comportino sevizie o
strazio per gli animali è punito con la reclusione da quattro mesi a due anni e con la multa da
3.000 a 15.000 euro. La pena è aumentata da un terzo alla metà se i fatti di cui al primo comma
sono commessi in relazione all'esercizio di scommesse clandestine o al fine di trarne profitto per
sé od altri ovvero se ne deriva la morte dell'animale”.
Essendo ovvio che tale corsa non è affatto necessaria, ed essendo altresì evidente che i
buoi (sebbene nella fattispecie quelli utilizzati siano addestrati a tale scopo) non sono animali le
cui caratteristiche etologiche suggeriscano di adibirli a gare di velocità con traino di pesi (da cui è
assai probabile che ne derivi un danno alla loro salute), agli organizzatori ed agli esecutori di tale
manifestazione dovrebbero applicarsi le pene previste degli artt. 544-bis e ter (reclusione o multa)
della legge suddetta.
Inoltre, dato l‟uso abitudinario in tale manifestazione di aste acuminate per pungolare gli
animali, è anche chiaramente applicabile l‟art. 544-quater, in quanto trattasi chiaramente di
sevizie (prova ne siano le ferite sanguinanti chiaramente visibili dai filmati e dalle foto).
Considerando inoltre che tale manifestazione contravviene il disposto della legge
189/2004 per quanto previsto dagli artt. 544-bis, ter, e quater, come chiaramente ammesso dal
G.I.P. il 26/1/2005 nella sentenza di archiviazione della denuncia per maltrattamenti ex art. 727
del c.p. allora vigente, risulta evidente come essa non possa essere nuovamente effettuata.
Tuttavia, l‟art. 3 (Modifica alle disposizioni di coordinamento e transitorie del codice
penale) della suddetta legge prevede al comma 1 quanto segue:
1. Dopo l'articolo 19-bis delle disposizioni di coordinamento e transitorie del codice
penale sono inseriti i seguenti:
"Art. 19-ter. - (Leggi speciali in materia di animali). – Le disposizioni del titolo IX-bis
del libro II del codice penale non si applicano ai casi previsti dalle leggi speciali in materia di
caccia, di pesca, di allevamento, di trasporto, di macellazione degli animali, di
sperimentazione scientifica sugli stessi, di attività circense, di giardini zoologici, nonché dalle
altre leggi speciali in materia di animali. Le disposizioni del titolo IX-bis del libro II del codice
penale non si applicano altresì alle manifestazioni storiche e culturali autorizzate dalla regione
competente.
Tale manifestazione, sebbene storica, non pare infatti abbia nulla di "culturale", se non la
ripetizione di un'usanza crudele e contraria, oggi come oggi, alla morale pubblica, almeno a
quella di tutte le persone che hanno un minimo di sensibilità verso gli esseri senzienti.
47
Un tale comportamento offende a nostro avviso anche la commemorazione religiosa alla
quale la festa si riferisce, non costituendo certo il maltrattamento agli animali un' iniziativa
coerente con lo spirito cristiano che si vorrebbe celebrare.
Infine, offre uno spettacolo deludente ed estremamente negativo delle tradizioni del nostro
paese, contribuendo a degradarne l'immagine. Molti turisti, anche stranieri, sono infatti rimasti
sconvolti da tale spettacolo.
Chiediamo pertanto che La Regione Puglia non autorizzi tale manifestazione e che in
considerazione deli animali utilizzati essa via vietata per ordine della Questura di Foggia in
considerazione della specie di animali impiegati, assolutamente non adatti a tale tipo di
competizioni, e al fine di prevenire ogni conseguente maltrattamento.
In attesa di un Vostro cortese riscontro, porgiamo distinti saluti.
Movimento Antispecista
Massimo Terrile, via Principale 11, Correzzana (MI);
e-mail: [email protected].
Lettera della consigliera e delegata Paola Re.
Gentili signore e signori,
ho appreso dai mezzi di informazione https://www.facebook.com/La-corsa-dei-carri-Chieuti-
158426110887442/ che dal 18 Aprile al 1 Maggio a Chieuti (FG) si svolgono i festeggiamenti in
onore di San Giorgio con un corposo programma religioso e folcloristico: spari di mortaretti,
fuochi d'artificio, benedizioni, celebrazioni eucaristiche, processione, concerto, spettacolo musicale
si susseguono per una decina di giorni ma l'evento culminante è la corsa dei buoi il 22 Aprile.
http://www.darapri.it/museodiocesano/chieuti.htm "(…) Durante la corsa un carro, carico di
rami di lauro, viene trainato da quattro coppie di buoi. I preparativi per la corsa sono
lunghissimi: durante l‟anno si allenano i buoi, mentre il 21 sera gli animali vengono fatti
entrare in paese simulando la gara. I buoi vengono poi portati nelle stalle dei Partiti (le contrade
del carro), dove vengono attentamente sorvegliati per evitare che subiscano scherzi da parte degli
avversari. Il mattino del 22 i buoi vengono invece lavati e addobbati e, dopo che il Sindaco ha
estratto l‟ordine di partenza, carri e carrieri si dirigono verso la chiesa per ricevere la
benedizione. A questo punto ci si dirige in aperta campagna, da dove ha inizio la gara: al
segnale convenuto i carri si girano su sé stessi ed i buoi iniziano a galoppare, trascinando il
carro addobbato, verso il paese. Il percorso è lungo 4 Km e mezzo. La folla corre insieme ai
carri, incitando i propri campioni, mentre un gruppo di uomini a cavallo pungola i buoi con
lunghi bastoni. La corsa ha fine nel viale principale, dove i carri procedono incolonnati. Lo scopo
della corsa è quello di consegnare un cappellino colorato che i vincitori indosseranno il giorno
seguente quando porteranno in processione il simulacro del Santo. Ai vincitori viene inoltre
consegnato il Tarallo, una treccia di caciocavallo di circa 80 chili con le gesta di S. Giorgio che
verrà portata in processione insieme al simulacro del Santo."
Per avere una conferma di questa descrizione raccapricciante ho guardato il video di alcune passate
edizioni. Quella del 2016 https://www.youtube.com/watch?v=aafKNcOOp3I , quella del 2015
https://www.youtube.com/watch?v=3X2iXkb5ob4 , quella del 2014
https://www.youtube.com/watch?v=8oFXyWcgyf4 offrono un quadro desolante da cui si evince
una preoccupante arretratezza culturale in chi organizza e autorizza simili eventi retaggio di una
tradizione da "panem et circenses" che, oltre a infierire sugli animali, non rende onore alla specie
48
umana.
Questi spettacoli duri a morire sottolineano il senso di dominio e sfruttamento che l‟essere umano
esercita da sempre sugli animali, considerati macchine e oggetti da divertimento.
È evidente che la corsa rappresenta un forte stress fisico e psicologico per gli animali impiegati.
Non è necessario essere esperti etologi per sapere che i buoi sono per natura docili e non adatti
all‟agonismo. Vedere quegli sfortunati animali costretti a correre in mezzo a una folla urlante è
sconfortante e non mi spiego come si possa accettare un simile spettacolo che incentiva un
pericoloso disprezzo per la vita e la dignità degli animali.
La tradizione è ciò che viene trasmesso, come un‟eredità, e come accade con ogni eredità, è
necessario discernere ciò che di prezioso è da mantenere da ciò che deve essere abbandonato. Dal
verbo latino “tradere”, derivano sia il temine “tradizione” che il termine “tradimento”: nell‟atto del
“tradere”, si consegna un ordine precostituito, un sistema preesistente ma nello stesso tempo si
abbandona e si tradisce un sistema di precedenti regole o configurazioni a favore della novità.
Credo che la consegna e il tradimento debbano trovare un punto di incontro anche a Chieuti.
Cordiali saluti.
Paola Re
Via Virginio Arzani n.47
15057 Tortona (AL)
2.3.4. A.R.C.I. (Brovato): 1° sagra del porco.
Tra le molte lettere scritte da Paola Re contro le maifestazioni speciste e i circhi, quella
indirizata al circolo A.R.C.I. di Brovato (BI) spicca per il riferimento allo Statuto nazionale
dell‟ARCI: Art. 3 “Sono campi prioritari di iniziativa dell'associazione:….. a) l'impegno per la difesa della
dignità degli animali, contro ogni forma di violenza esercitata nei loro confronti, dal fenomeno
dell'abbandono alle pratiche della vivisezione e dei combattimenti, e per l'attuazione di attività di ricovero e
iniziative per l'affidamento e l'adozione.
Ossia: tra il dire e fare… c‟è sempre di mezzo il „porco‟.
Gentili signore e signori,
ho appreso dai mezzi dai mezzi di informazione che il 29 e 30 Aprile a Valle San Nicolao (BI) si svolgerà la
"1° sagra del porco" organizzata dal circolo A.R.C.I. Brovato. A cucinare saranno “I balordi del BBQ Biella”
che proporranno la "pulled pork", coppa di maiale piemontese cotta lentamente sul barbecue per dieci ore,
sfilacciata e servita in un panino, porchetta, wurstel, prosciutto alla piastra, salamini, salsiccetta, stinchi,
costine al forno e braciole.
Lo squallore della locandina si commenta da sé e contraddistingue l‟ossessiva ingordigia godereccia tipica di
questo genere di feste. E' confortante vedere che sulla locandina non compaia il logo del Comune: uno dei
rari casi in cui un'istituzione mostra più sensibilità di un'associazione. Vada per questi cosiddetti “balordi”
ma l‟ARCI Brovato potrebbe proporre un evento in uno stile diverso. Il circolo
http://www.arcipiemonte.it/affiliati/arci-brovato è identificato come circolo che si occupa di cultura e tempo
libero, solidarietà e volontariato, politiche di genere ma non vedo nulla di tutto ciò in questo massacro.
Nella desolante indifferenza della sofferenza animale, il maiale diviene cibo e oggetto su cui sfogare le
bizzarrie festaiole di un circolo A.R.C.I. in cui, più che tagliare a fette il maiale, si taglia a fette l‟arretratezza
culturale.
E‟ scritto sullo Statuto nazionale dell‟ARCI, Art. 3 “Sono campi prioritari di iniziativa dell'associazione:…..
aa) l'impegno per la difesa della dignità degli animali, contro ogni forma di violenza esercitata nei loro
confronti, dal fenomeno dell'abbandono alle pratiche della vivisezione e dei combattimenti, e per l'attuazione
di attività di ricovero e iniziative per l'affidamento e l'adozione;” http://www.arci.it/chi-siamo/statuto/
L‟A.R.C.I. si guarda bene dal prendere le distanze da allevamento, macello, caccia e pesca. Mi chiedo che
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cosa ci sia di dignitoso nell‟uccisione e nella macellazione di animali per fare una festa e, considerata la
condanna della violenza da parte dell'A.R.C.I., mi chiedo se il circolo A.R.C.I. in questione si renda conto
della violenza esercitata su un animale destinato ad allevamento, macellazione, caccia, pesca per diventare
cibo. Allevare, cacciare, pescare, macellare e mangiare animali è legale ma non tutto ciò che è legale è
moralmente accettabile: l‟A.R.C.I. lo sa bene, proprio in virtù delle battaglie che conduce, e proprio per
questo mi aspetto da un circolo A.R.C.I. un messaggio diverso, una scelta che lasci fuori il cibo animale.
Credo che la solidarietà, valore caro all‟A.R.C.I., non sia a senso unico, quindi bisogna iniziare a guardarsi
intorno, aprendosi a una visione più ampia della vita animale. Se l‟A.R.C.I. lotta per i diritti con forza e
determinazione, rivendica libertà e rispetto, combatte logiche distruttive e di potere, mi chiedo come sia
possibile che per l‟A.R.C.I. le scelte alimentari non abbiano ancora assunto il peso che dovrebbero avere
proprio in funzione delle argomentazioni e dei principi su cui l‟A.R.C.I. è fondata. Il cibo non è solo cibo. Il
gusto personale non giustifica il diritto di disporre di esseri senzienti come una risorsa a uso e consumo degli
esseri umani perché il diritto alla libertà non è una prerogativa esclusiva dell‟essere umano. Non può esserci
libertà dove esiste prevaricazione e scegliere come nutrirsi è la scelta più semplice che può diventare la più
rivoluzionaria.
Un maiale non è diverso da un cane o da un gatto: la differenza è solo nello sguardo di chi lo osserva. I
maiali sono capaci di una vita di gruppo, comunicando tra loro tramite grugniti, proprio come fanno i cani,
abbaiando e giocando; sono capaci di provare dolore, paura, angoscia ma ogni anno nel mondo ne uccidiamo
miliardi: sono numeri inconcepibili, e ciò che più sconvolge è l‟agonia patita da quelle vittime negli
allevamenti e nei macelli.
E' sorprendente che ai giorni nostri, nonostante l'informazione, la sensibilizzazione e la nuova coscienza di
rispetto verso gli animali, vi siano ancora luoghi dove certi eventi che si basano sulla crudeltà di una pietanza
derivata da uccisioni di animali siano pubblicizzati come una festa. Forse è ancora lontana una presa di
coscienza che rispetti la vita animale in ogni sua forma, ma qualcosa sta cambiando.
La crescente informazione sulle condizioni degli allevamenti, sulla sofferenza che comporta il viaggio verso
i mattatoi e sulla macellazione fa riflettere sempre più persone sulla pratica di mangiare animali. Si va
sempre di più verso una scelta etica, salutistica, ecologica, sociale, economica dalla parte opposta rispetto a
quella a cui indirizza il Circolo A.R.C.I. http://www.saicosamangi.info/ Uno dei tanti studi sul futuro
dell‟alimentazione umana ci fa capire che la strada da prendere è un‟altra
http://www.movimentoantispecista.org/dossier-alimentazione-umana-il-futuro-della e mi auguro che anche
l‟A.R.C.I. la prenda al più presto impegnandosi concretamente a realizzare i princìpi su cui è basato il suo
statuto. Sono una ex tesserata A.R.C.I. e ho lasciato l‟associazione proprio dopo avere constatato che non
c‟era coerenza tra princìpi e azioni.
Cordiali saluti.
Paola Re
2.3.5. Milano - Scelte „ecologiche‟:il sindaco Sala dà il buon esempio…
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3. La rivoluzione aspecista.
3.0. Principi, strategie e tattiche.
3.0.1. Principi.
Verso una teoria sociale aspecista.
Nell‟articolo “Strategie per la lotta antispecista” pubblicato sul Notiziario del luglio 2012,
dopo una breve premessa circa il profilo dell‟ideologia aspecista per inquadrarne l‟origine e
l‟impatto sulla società umana, e una precisazione sui fini che si desiderano perseguire, vengono
analizzati i tre aspetti fondamentali della struttura sociale: quello culturale, quello politico-
sociale e quello legislativo. Chiaramente il primo è la base degli altri due, e solo dal suo evolversi
possono nascere i cambiamenti. Tuttavia, affinché l‟aspetto culturale possa determinare un
nuovo assetto politico-sociale, esso necessita di una base teorica che definisca i principi generali
di una società formata sia da umani sia da non umani posti su piano di parità, o perlomeno di
“non sfruttamento” e di “non violenza”. In altre parole, di una base teorica che vada oltre la
semplice affermazione dei principi aspecisti, limitati ai rapporti con le altre specie, per
abbracciare – con principi analoghi - anche l‟umano.
Mentre l„etica aspecista è ormai praticamente accettata anche da buona parte della scienza
ufficiale (alimentazione ed etologia) i suoi principi per quanto riguarda l‟umano sono ben lungi dal
trovare una loro identità. Manca, infatti, paradossalmente, una visione di ciò che dovrebbe essere
la società umana se gli umani venissero trattati da non umani secondo tali principi. Senza una
teoria sociale che inglobi i principi filosofici aspecisti anche nei riguardi degli esseri umani
(anch‟essi ovviamente facenti parte degli esseri senzienti…) indicando la via per giungere a tale
traguardo e superare lo sfruttamento dell‟umano da parte dello stesso umano nessun soggetto
politico “aspecista” potrebbe presentarsi sulla scena sperando di raccogliere i consensi necessari
ad essere perlomeno considerato qualcosa di più di un mero esponente di principi “animalisti”.
E‟ assai probabile che la rivoluzione dei consumi grazie alla diffusione dell‟aspecismo
(alimenti, prodotti, e beni di consumo “cruelty-free”) provocherà a lungo andare i cambiamenti
attesi, nel senso che la struttura produttiva si orienterà sempre di più verso tali scelte, come già sta
avvenendo. Ma ciò non sarà sufficiente a modificare i principi dell‟antropocentrismo e le sue
conseguenze in termini di sfruttamento del non umano, e per riflesso dell‟umano (lo sfruttamento
del primo giustifica infatti il secondo, in base alla logica del potere del più forte), se non verrà
universalmente accettato un principio fondamentale di giustizia valido per tutti gli esseri senzienti.
A tal fine giova ricordare il pensiero di alcuni filosofi contemporanei. Primo tra questi
l‟americano Jhon Rawls (v. Una teoria della giustizia, 1971) secondo il quale è più coretto
privilegiare il giusto anziché il bene dei più, in netto contrasto con la teoria utilitaristica
annunciata da J. Bentham e ripresa in tempi moderni da P. Singer ed altri. Ad esempio, in base a
tale principio, il legislatore nella stesura delle norme per essere veramente equo dovrebbe ignorare
chi sia il destinatario delle stesse (nella fattispecie l‟animale umano o il non umano, ovvero il
datore di lavoro verso il prestatore di lavoro) applicando in tal modo il così detto “velo di Rawls”.
Ma anche il tedesco Hans Jonas (v. Il principio di responsabilità, 1979) padre del principio di
un‟etica razionalista applicata ai temi dell‟ecologia e della bioetica, in base a cui ogni gesto
dell‟uomo deve prenderne in considerazione le conseguenze future, incluse quelle che
impatteranno sulle prossime generazioni. Nella fattispecie, aggiungeremmo, anche non umane.
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Per ciò occorre che la filosofia aspecista sia inglobata in una teoria sociale che dovrà tener
conto degli interessi di tutti gli esseri senzienti, dei quali l‟ambiente è parte fondamentale,
modificando profondamente il modello di società predatoria idealizzato dalle dottrine politiche
correnti, di qualsiasi orientamento. In sintesi, una teoria della liberazione degli esseri senzienti dal
dominio del più forte. Occorre quindi riflettere su come potrà “funzionare” una società priva di
forme di sfruttamento e di violenza intra ed interspecifica. Specialmente alla luce delle nuove
conoscenze scientifiche che hanno indicato come si possa fare a meno degli alimenti di origine
animale (vitamina B12).
Una prima questione da affrontare è l‟applicabilità dell‟affermazione aspecista (v.
Manifesto per un‟etica interspecifica) che a tutti gli esseri senzienti spettano uguali diritti,
nell‟ambito delle esigenze della specie di appartenenza, intese ovviamente come “necessità”. La
difesa della propria specie, e del proprio ambiente, ai fini della sopravvivenza, ed anche del
benessere, non può peraltro cedere troppo il passo alle esigenze delle altre specie fino a
danneggiare la propria, per non cadere in contraddizione. Per quanto riguarda i non umani, non
dotati di capacità tali da danneggiare più di tanto l‟ambiente e le altre specie, né di mezzi con i
quali estendere il proprio dominio o esercitare azioni di vasta portata, il problema trova già la
risoluzione nei limiti imposti e concessi dalla natura, ossia dell‟autoregolazione degli ecosistemi,
salvo interventi umani dissuasivi. Per gli umani, dotati di tali capacità, sarà invece necessario
limitare volontariamente la propria sfera di azione e la propria potenza, rinunciando ad appellarsi
al principio utilitaristico del “bene dei più” (che ovviamente ad oggi è sempre e solo quello della
propria specie) applicando la teoria della giustizia (Rawls), tenendo altresì conto del principio di
responsabilità (Jonas). L‟applicazione di tali regole auree di ispirazione kantiana, inevitabilmente
graduale, dovrà essere perseguita con un confronto quotidiano sul metodo e sul principio. Assai
diverse sono infatti le forme con le quali si può agire in tal senso. Anche se le specie non umane
sono milioni, non è ovviamente necessario stabilire un codice etico per ognuna di esse al fine di
stabilire le corrette regole di comportamento. Dovrà pertanto essere data priorità a tutte le forme
di non violenza che possono essere adottate e che si rivelino efficaci per perseguire tali principi. Se
così fosse, in breve al posto dei pascoli potremmo trovare foreste, al posto degli allevamenti
intensivi la terra coltivata, al posto dei macelli, nulla. E sarà solo il primo passo…
Analogamente, per l‟uomo, l‟applicazione di tali principi di giustizia e responsabilità
dovrebbe far cessare qualsiasi forma di sfruttamento e discriminazione, data la possibilità di fare
oggi a meno degli alimenti di origine animale (vedere a tale proposito il documento „Il futuro
dell‟alimentazione umana‟, pubblicato sul nostro sito www.movimentoantispecista.org. Ogni Stato
che li rispetti non lascerebbe alcuna parte (grande o piccola) della popolazione nell‟indigenza, non
la vesserebbe con tassazioni inique, non permetterebbe che venisse sfruttata. Non permetterebbe in
sostanza che gli umani (come i non umani) nascessero “uguali” per diventare immediatamente
dopo enormemente “diversi” a causa del luogo o dell‟ambiente nel quale sono venuti al mondo, o
delle loro capacità “predatorie”. Pur nel rispetto delle libertà individuali, se il principio della
giustizia prendesse il posto di quello del “bene dei più” non esisterebbero fasce di popolazione
privilegiate né minoranze discriminate. Se quello della responsabilità prendesse il posto del
miope utilitarismo, le generazioni future (umane e non) non dovrebbero temere la dissolutezza o
le devastazioni ambientali di quelle precedenti. E i giovani guarderebbero con fiducia al futuro
nella consapevolezza di vivere in un mondo moralmente accettabile che riserverebbe per loro non
amare sorprese, ma un crescente benessere.
Utopie? Forse. Ma come è noto i principi etici e socio-politici, e nell‟arco ormai di pochi
decenni, sono continuamente rivisti alla luce delle nuove conoscenze, rendendo inaccettabili
assunti che non molto tempo prima venivano considerati “naturali”. Nel corso di poco più di
centocinquanta anni la quasi totalità dell‟umanità ha infatti abbandonato lo schiavismo,
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considerato ancora naturale e legittimo negli Stati Confederati d‟America del 1861, anno della
unificazione dell‟Italia. Ha abolito il razzismo, ancora ammesso ufficialmente negli U.S.A. negli
anni sessanta, fino ad eleggere oggi Presidente degli Stati Uniti d‟America un cittadino di colore.
Ha esteso il voto alle donne, ha condannato l‟omofobia, ha scoperto che i non umani sono esseri
senzienti capaci di gioire e di soffrire come gli umani. Anche per fondare la nostra Costituzione
sono bastati pochi principi, ma che solo un anno prima erano considerati utopistici. Il progresso
nelle comunicazioni ha rotto l‟isolamento dei popoli, ha permesso la diffusione delle conoscenze,
ed ha, quindi, posto le basi per rivoluzionare la società umana rendendola capace di guardare
dentro ed oltre se stessa. Da tutto ciò non possiamo che trarre un messaggio di speranza: le
“utopie” di Rawls e Jacobs siano la base per una teoria sociale che cambi il volto dell‟umanità.
La cooperazione con i non umani, anziché il loro sfruttamento, sia la base interspecifica di
questa teoria. Ove non giungerà la politica giungeranno i cittadini, che con le loro scelte
determineranno quell‟evoluzione alla quale non possono più sottrarsi. La teoria sociale aspecista
nascerà quindi dalla base come conseguenza della consapevolezza che il giusto è meglio del bene
dei più, e la responsabilità sulle conseguenze delle nostre azioni è più forte del “carpe diem”.
Affinché ciò sia possibile, però, occorre che l‟attuale sistema di governo dei popoli tramite
la democrazia rappresentativa sia sostituito da una nuova forma di democrazia, capace di dare
voce alla volontà dei cittadini per informare direttamente le decisioni del governo. In altre parole,
un sistema che elimini totalmente le “casta” intermedia, i cui membri oggi sono troppo
influenzabili dalle lobby industriali ed economiche. In breve, una democrazia diretta. I mezzi,
nell‟era di Internet, non mancherebbero. Il governo, eletto dal popolo, dovrebbe a tal fine
strutturarsi in modo da poter proporre ai cittadini le quesiti fondamentali, derivandone poi le linee-
guida da seguire.
Ciò implica che i cittadini siano informati delle problematiche a loro sottoposte, per cui
occorrerebbe dare un enorme rilievo alla diffusione della conoscenza, garantendone la correttezza
e l„accesso. Assurdo? No, necessario. Lasciare che i “rappresentanti” (per di più nominati dai
partiti) decidano per i cittadini tenendoli all‟oscuro della verità non è meno assurdo. L‟attuale
sistema di democrazia rappresentativa, dove le decisioni sono prese dal Parlamento senza il
consenso popolare e senza il rispetto del mandato ricevuto dagli elettori si è rivelato infatti uno
strumento di dittatura, in quanto lascia nelle mani di poche persone, facilmente “influenzabili”,
un potere immenso. Senza alcuna garanzia, peraltro, che la maggioranza di tali persone agiscano
nella consapevolezza delle proprie scelte. Ne sono prova le dichiarazioni di molti politici. Basta
ricordare la votazione della direttiva 2010/63 al parlamento europeo e le meschine scuse dei
Parlamentari Europei a tale proposito. Neppure i parlamentari sono infatti oggi debitamente
informati su ciò che sono chiamati a votare, rimanendo a loro volta dipendenti dalle lobby
economiche più influenti e dei propri partiti, ad esse legati. L‟attribuzione ai cittadini del potere di
scelta non potrebbe quindi che stimolare al massimo l‟approfondimento delle problematiche
sociali, rendendo il popolo veramente arbitro consapevole del proprio destino. Solo in tal modo si
potrebbe arrivare ad una società cosciente delle proprie scelte, non governata dagli interessi
economici di pochi. La garanzia di una corretta informazione sarebbe pertanto condizione
necessaria (ma non sufficiente) per tale processo. Nulla più della attribuzione alle persone della
responsabilità di scelta opera infatti in senso positivo per la diffusione della conoscenza, così come
nulla opera di più in senso negativo del sottrarre loro tale libertà, lasciando pochi a decidere per
molti. La tecnologia permette oggi tale “salto”. Forse, questa è la vera sfida del terzo millennio.
La diffusione di una teoria sociale della giustizia e della responsabilità, unitamente alla
libera diffusione della conoscenza, rappresentano quindi le premesse fondamentali per realizzare
un sistema di democrazia diretta, che restituisca ai cittadini la libertà e la consapevolezza delle
loro scelte. Ben difficilmente essi opteranno, avendone la possibilità, per quelle che li possano
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danneggiare anche indirettamente o possano danneggiare i loro discendenti, applicando in tal
modo il principio del “velo di Rawls” e quello della responsabilità di Jonas.
Per realizzare compiutamente tale sistema sarebbe però necessaria una
fondamentale modifica della nostra Costituzione. L‟abolizione del Parlamento, l‟elezione diretta
del governo da parte dei cittadini, e la consultazione di questi ultimi in merito ai temi principali
dell‟economia e dell‟etica rappresenterebbe una vera rivoluzione sociale, che non può essere
ottenuta con mezzi democratici, in quanto i parlamentari (attuali) non approverebbe mai una tale
riforma.
Tuttavia, una possibilità per avvicinarsi il più possibile a tale forma di “governo”, pur con
la presenza di un Parlamento, magari sensibilmente ridotto, rimane il ritorno ad elezioni
veramente democratiche con la possibilità da parte dei cittadini di scegliere i propri
rappresentanti. Ciò non richiede una modifica della Costituzione, ma una semplice legge
ordinaria. In tal modo si potrebbe sperare di ravvicinare col tempo la legislazione alle preferenze
etiche ed economiche della popolazione. In assenza di tali cambiamenti, come è affrontato e
discusso nelle “Strategie” (v. oltre..) non resta che diffondere l‟etica aspecista ed attendere che la
rivoluzione dei consumi realizzi ciò che i politici probabilmente non offriranno mai alla
popolazione: la libertà di informazione e di scelta.
3.0.2. Strategie e tattiche.
Riportiamo nella “bacheca permanente” il seguente articolo relativo ad una strategia globale per la
lotta antispecista, apparso nel Notiziario del luglio 2012 (v. Saggi), del quale il paragrafo precedente (Verso
una teoria sociale aspecista) costituisce la base teorica per quanto riguarda il piano politico-sociale.
Una strategia per la lotta antispecista.
Dieci anni dopo la fondazione del Movimento Antispecista, in base all‟esperienza acquisita,
è giusto interrogarsi su quale sia la migliore strategia da adottare per far sì che l‟antispecismo si
diffonda sempre più e inizi a produrre i suoi frutti anche a livello legislativo, per concretizzarne le
aspettative.
Per quanto ci riguarda, a partire dalla semplice dichiarazione che figura nel
documento informativo del M.A. (1), la discussione sulla strategia e le tattiche da adottare è stata
sviluppata a più riprese, e pubblicata sul nostro Notiziario, con i contributi delle associazioni
aderenti al “Manifesto per un‟etica interspecifica” (gruppo “GLEA”), ed altre. Peraltro, le
pressioni che pervengono spingono ad una ulteriore riflessione sulla possibilità di sviluppare
azioni comuni che portino a risultati concreti a livello anche legislativo, al di là di quanto fino ad
ora raggiunto in termini di diffusione dell‟etica aspecista e delle sue applicazioni a livello dei
consumi.
E‟ pertanto nostra intenzione qui rivedere e proporre una strategia globale e le
relative tattiche che possano applicarsi autonomamente da parte di tutte le forze antispeciste,
prendendo in considerazione alcune critiche che riteniamo fondate, sia che esse riguardino
direttamente l‟azione fin qui svolta dal Movimento Antispecista, sia da altre associazioni o singoli
attivisti.
Il presente lavoro é quindi aperto ai suggerimenti di tutti coloro che riterranno
opportuno collaborare per individuare una strategia comune, senza alcuna preclusione.
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Considereremo qui per chiarezza di termini “aspecista” un‟ideologia (o filosofia)
che prescinda da concetti di discriminazione (ecc..) in base alla specie, mentre considereremo
“antispecista” ogni iniziativa destinata a combattere lo specismo. Il “movimento antispecista”
(minuscolo) è inteso qui non in riferimento alla omonima associazione, bensì come forza sociale.
A) Premessa.
Prima di definire un qualsiasi approccio ad una strategia per l‟antispecismo occorre
innanzitutto definire il profilo dell‟ideologia aspecista dal punto di vista sociale, considerato che
essa é rivolta – almeno al momento – verso l‟esterno. Gli animali non umani non sono in grado di
ribellarsi al potere dell‟uomo se non a livello pressoché individuale, quando ne hanno la
possibilità. Non sono in grado di coalizzarsi per rivendicare i propri diritti. I loro interessi,
indiscutibili, alla vita, alla non discriminazione, al benessere, ecc.., non sono loro riconosciuti pur
essendo identici ai nostri, anzi, non lo sono proprio per tale motivo, in quanto a volte “in
concorrenza” con i nostri, e gli “animali” non hanno la forza per sostenerli. Il compito di
sostenerli è stato assunto da una parte (per ora molto esigua) del genere umano, che – sensibile
verso le altre forme di vita senzienti – mossa dall‟empatia e da un generale senso di giustizia, ha
abbracciato la causa della loro liberazione.
Dal lato sociale potremmo quindi dire che il movimento antispecista non è
rappresentativo di una condizione di malessere diffusa tra la maggioranza degli umani. La
maggioranza degli umani non soffre oggi per lo sfruttamento dei non umani, anzi, ne trae
(illusoriamente) vantaggio. Tale realtà impedisce quindi di considerare l‟antispecismo una causa
che possa avere adesso la solidarietà delle masse, come è avvenuto per lo schiavismo, il sessismo,
il razzismo o – a livello più politico-economico – la rivoluzione francese, il socialismo, il
comunismo, e via dicendo. E‟ una causa nobile, ma che tuttavia “va contro”, nella attuale visione
antropocentrica del mondo, gli interessi economici e spirituali della maggioranza della
popolazione. La credenza popolare, almeno nel nostro paese, è infatti che gli animali non umani
siano stati “fatti per l‟uomo” e che l‟uomo abbia il diritto di sfruttarli per i propri fini… (2).
Ovviamente non è così, vuoi perché certe credenze sono frutto di visioni del mondo
arcaiche anche connesse alla sopravvivenza umana in paesi altamente inospitali per gli umani,
vuoi per le scoperte della scienza dell‟evoluzione, e di quella dell‟alimentazione che ha dimostrato
(se ancora ve ne fosse stata la necessità) che oggi l‟essere umano può fare a meno, senza che ciò
danneggi la sua salute, di cibarsi di prodotti di origine animale. In sintesi, che la rinuncia allo
sfruttamento dei non umani e il conseguente allargamento della sfera morale umana a
comprendere anche i non umani è un processo culturale inarrestabile e inevitabile.
Né altre opzioni quali la rivoluzione armata (principi pacifisti a parte) sarebbero
risolutive in quanto - come sopra accennato - l‟antispecismo è attualmente un movimento
culturale che – pur prescindendo dallo status sociale degli attivisti – è antitetico rispetto agli
interessi economici ed alle credenze religiose della maggior parte della popolazione, non solo
europea, e lo sarà forse ancora di più con l‟aumento dell‟immigrazione dai paesi islamici.
B) Strategie e tattiche.
Per strategie intendiamo l‟individuazione di una serie di iniziative coordinate volte a
raggiungere degli obiettivi, lasciando alle tattiche la scelta del come agire nell‟ambito di tali
iniziative.
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Ci rivolgiamo qui a iniziative che dovrebbero dare un‟impronta generale al
movimento antispecista, e che potrebbero avere successo ove adottate più o meno
contemporaneamente da molte associazioni, in modo da costituire una sorta di “progetto
comune”. Le difficoltà di sviluppare iniziative “comuni” a livello nazionale è peraltro nota, per cui
si prescinde in generale da tale ipotesi. Peraltro, riteniamo non essenziale che le iniziative siano
svolte in modo associativo, dando maggiore importanza, a nostro avviso, al “momento” nel quale
vengono svolte, anche se con modalità diverse.
Strategia generale.
In conseguenza di quanto sopra, è evidente come l‟ostacolo primario alla diffusione
e realizzazione dell‟ideologia aspecista sia la cultura antropocentrica, base della filosofia non solo
occidentale, e di diffuse credenze religiose. A ciò si aggiunge, quale inevitabile conseguenza, la
globalizzazione consumistica grazie all‟appoggio dei governi delle nazioni più sviluppate, che non
lascia alternative, per ora, ad una concezione diversa della struttura produttiva e quindi della
società umana. Di tale concezione si sono appropriati i partiti politici dominanti, ancorati al
principio dello sfruttamento di ogni risorsa, umana e non umana, essenzialmente a scopo di lucro,
sebbene sotto diverse forme e sfumature. Non è quindi realistico pensare che da tale concezione
della struttura produttiva possa provenire – se non per casi individuali ed in forme assai limitate –
alcuna vera visione dell‟ideologia aspecista.
Per giungere ad una società tendente non allo sfruttamento bensì alla solidarietà ed
alla cooperazione anche interspecifica è quindi necessario modificare la cultura antropocentrica
dominante, la quale impone la società dei consumi e di conseguenza il sistema della produzione,
dal quale dipende a sua volta la struttura politica e sociale, e quindi la legislazione. In un circolo
vizioso che sembra nascere da quest‟ultima, ma origina in effetti da un desiderio di prevaricazione
insito nell‟antropocentrismo.
Pertanto, occorre agire strategicamente su tre piani, o aspetti: in primis quello
culturale, quindi quello politico-sociale, ed infine quello legislativo. Sebbene non necessariamente
in tale stretta sequenza a livello di singole iniziative. Ne abbozziamo l‟analisi in tale ordine, che
pare quello più logico e paradigmatico, benché altri scenari potrebbero permettere approcci
diversi.
Circa le tattiche, la nostra preferenza va alla non violenza, per cui rimandiamo a
quanto ci ha tramandato in merito Aldo Capitini (3), in coerenza ai principi stessi dell‟ideologia
aspecista. Rimarchiamo solo come il fine non giustifichi i mezzi, e che le battaglie “non violente”
includono anche la non collaborazione, l‟obiezione di coscienza, e ciò che Gandhi ha inteso con “
satyagraha” (da Satya = verità, e agraha = fermezza). Queste tecniche (o tattiche) hanno un peso
determinante. Almeno come forza di diffusione del pensiero, in quanto, come sopra accennato, per
l‟antispecismo non si lotta ancora per un sentimento diffuso tra la popolazione, bensì per la sua
accettazione.
B.1) Piano culturale.
Sul piano culturale l‟obiettivo strategico mira alla diffusione dell‟ideologia aspecista
e all‟abbandono dell‟antropocentrismo, avendo come obiettivo primario la rivoluzione dei
consumi, quale mezzo (v. Strategia generale) per giungere al cambiamento della produzione, le cui
modalità influenzano il sistema politico-sociale, e finalmente le norme giuridiche.
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I mezzi su cui oggi si basa la formazione della cultura nella società occidentale sono
essenzialmente l‟insegnamento ed i mass media. Ovviamente tali “mezzi” sono gestiti dai poteri
che vi stanno dietro, ossia la Chiesa cattolica, le istituzioni (Governo e Parlamento), i partiti
politici, e l‟economia (le grandi associazioni industriali). La cultura assimilata nel corso
dell‟istruzione scolastica e nella vita sociale costituisce la base fondante dell‟etica intra ed
interspecifica. I mass media, su cui si basa altresì la diffusione della cultura sono l‟editoria
(quotidiani, libri) e la radio-televisione. Internet è un mezzo ad accesso decisamente limitato
(anche per legge) che non consente di raggiungere la maggioranza dei cittadini. Tuttavia i social
network ora permettono una buona diffusione dei messaggi. Il movimento antispecista ha solo a
disposizione quest‟ultimo mezzo per agire senza investire capitali, oltre ovviamente ad una minima
parte dell‟editoria, e alcune iniziative sociali che hanno peraltro un peso molto limitato.
Per la diffusione dell‟ideologia aspecista è quindi necessario per il momento
sfruttare al massimo Internet, ma occorre utilizzare il prima ed il più possibile la radio-televisione
e l‟editoria. Un progetto comune per la gestione cooperativa di un settimanale, di un quotidiano, o
di una rete televisiva darebbe un fortissimo impulso al raggiungimento dell‟obiettivo. Il mezzo col
quale attuare tale progetto potrebbe essere la creazione di una forma cooperativa tra le
associazioni. Ciò però richiede risorse a tempo fisso, con relativi finanziamenti pubblici e privati,
notevoli spese, e intenti univoci, che rappresentano il vero problema.
A livello strategico, la rivoluzione dei consumi non può essere realizzata tramite la
semplice diffusione del messaggio aspecista. Occorre anche intervenire sugli utilizzatori finali dei
beni di consumo per aiutarli nel passaggio dalla teoria alla pratica. Ossia nelle scelte etiche.
Indicare tali scelte con il termine “stili di vita” è efficace, ma certamente non è esaustivo
dell‟ideologia aspecista, che va al di là di tale semplice concetto. E‟ comunque necessario
affrontare l‟argomento delle scelte etiche, in quanto i maggiori ostacoli provengono proprio
dall‟opposizione del “sistema” al cambiamento dei consumi. Ossia dalla strategia messa
logicamente in atto dal sistema produttivo per screditare l‟ideologia aspecista, come ad esempio il
costante riferimenti ad eventuali quanto inesistenti “rischi” del vegetarismo, la necessità della
vivisezione per il progresso della scienza e della medicina, ecc..
Concentrare la lotta antispecista sulla contestazione della filiera alimentare o
chimico- farmaceutica, quindi dagli allevamenti alla vendita dei prodotti, filiera protetta da leggi
speciali, non porterebbe ad alcun vantaggio, non potendola eliminare. Al massimo la si potrebbe
dislocare, con aumento (forse) dei costi. Le manifestazioni contro le aziende della filiera (dagli
allevamenti intensivi alla vendita di carni) non sono infatti utili per farle chiudere, e possono essere
controproducenti in quanto molte persone vi lavorano, e la maggioranza della popolazione ne
utilizza i prodotti. Tuttavia, azioni mirate allo scopo di disturbare tale filiera basate sulla
inosservanza delle regole poste dal sistema per blandire – con la scusa dell‟attenzione posta al
“benessere” degli animali non umani in attesa della loro “utilizzazione finale” – sono utili per
sollecitare nella popolazione l‟empatia e la compassione verso alcune specie, sempreché tali azioni
non si risolvano nella difesa di alcune specie a danno di altre, o vengano utilizzate in senso
demagogico.
Sarebbe pertanto molto più efficace e a livello strategico ridurre la domanda dei
beni che tali filiere alimentano, costringendo le imprese a rinunciare alla loro produzione, in
parallelo ovviamente alla rivoluzione culturale e quindi politica che richiede tempi assai lunghi.
Gli obiettivi di tale strategia sono peraltro ben noti: l‟alimentazione (vegetarismo), i
farmaci allopatici, le sostanze chimiche e la ricerca , (antivivisezionismo), i beni di consumo
(prodotti cruelty-free), la morale pubblica (circhi, zoo, mostre itineranti, spettacoli con uso di
animali), ecc.
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In merito all‟alimentazione, gli sforzi andrebbero concentrati sul vegetarismo ed il
suo necessario riconoscimento a livello istituzionale (scuole, ospedali, uffici pubblici, ecc..) quale
diritto delle minoranze ad una dieta coerente con le convinzioni etiche di parte della popolazione.
Altrettanto dicasi per i farmaci, le sostanze chimiche, e la ricerca. Anziché
concentrare gli sforzi sugli allevamenti o sui laboratori di vivisezione (imposti praticamente dalle
normative UE, salvo quelli universitari a fini di ricerca), e fatte le debite eccezioni per
l‟inosservanza delle “regole” del sistema, occorrerebbe concentrarli sugli utilizzatori finali dei
prodotti, affinché si indirizzino il più possibile verso la prevenzione, la medicina alternativa o i
farmaci “generici” (4).
Analogamente, per quanto riguarda gli spettacoli, in particolare per i circhi che
usano animali, dal momento che l‟attività circense è legale (salvo in caso di maltrattamenti palesi),
è più utile sensibilizzare i Comuni i quali ne permettono l‟attendamento senza severi controlli,
magari sperando nell‟indotto economico, e gli “utilizzatori finali” ossia gli insegnanti che vi
accompagnano le scolaresche e i cittadini che assistono agli spettacoli.
Per quanto riguarda le tattica, ossia il modo col quale realizzare la strategia, si fa
perno in questo caso, ovviamente, sulla comunicazione.
I principi che ispirano l‟antispecismo , vedi il Manifesto per un‟etica interspecifica
(5), ossia diritto alla vita, alla libertà al rispetto, al benessere ed alla non discriminazione, più
delle sue applicazioni pratiche (vegetarismo, consumo etico) sono da preferirsi in assoluto come
messaggio.
Gli attivisti sono infatti a volte sotto accusa per “estremismo”, e uso di “argomenti
indiretti”. Un esempio per tutti è l‟uso del “terrorismo ecologico” basato sull‟effetto serra
derivante in gran parte dagli allevamenti intensivi. Sarebbe certo meglio se fosse basato sull‟uso di
“argomenti diretti” (l‟ingiustizia morale dello sfruttamento), onde evitare anche le classiche
obiezioni dovute alla mancanza di coerenza (purtroppo) di alcuni attivisti (es.: portare scarpe e
cinture in pelle, creare nicchie di mercato generate dalla cultura cruelty-free, comportarsi in
maniera settaristica identitaria, ecc.) (6). Senza peraltro, abbandonare gli argomenti indiretti, che
andrebbero citati come effetti “non limitanti”. Infatti esistono, e non si può né si deve negarne la
presa di coscienza. Il vegetarismo ad esempio non dovrebbe essere invocato come stile di vita
salutare, bensì etico e tuttavia “non negativo” da lato salutistico. Ignorarne il lato salutistico con
un “non ci riguarda” è ovviamente controproducente. Così l‟astinenza dalla dieta carnea non
dovrebbe essere proposto come mezzo per ridurre l‟effetto serra, bensì come comportamento etico,
tuttavia “non negativo” per l‟ecologia globale.
E‟ sufficiente rovesciare l‟argomento indiretto, da “positivo” in “non negativo”.
Ossia, non dire “fa anche bene alla salute”, bensì “non nuoce affatto alla salute”. Tralasciare o
mettere in secondo piano le conseguenze positive di una alimentazione non “veg” potrebbe
peraltro sembrare riduttivo, ma occorre essere realisti, e pensare che non sono questi gli argomenti
dell‟antispecismo, anche se possono essere importanti.
Ancora, lo stile comunicativo dovrebbe essere chiaro, ma non offensivo, come già
affermato (1). Anziché accusare gli altri di “sbagliare”, sarebbe meglio far loro capire che sono
“vittime del sistema”, “obbligati a uccidere.” (6).
Occorre anche sempre ricordare che gli animali sono esseri senzienti, quindi non
“oggetti” ma “soggetti”, dimostrando la loro capacità di provare emozioni e il loro altruismo (di
casi ce ne sono a volontà ..), inducendo pertanto il principio che i non umani possono (e devono)
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essere inclusi nella nostra sfera morale, per cui ne nascerà un obbligo morale nei loro confronti
(cfr. 4). I mezzi per “difendersi” dai loro “attacchi” (ad es. topi, nutrie, piccioni) non devono
pertanto essere violenti, ma “dissuasivi”.
B.2) Piano politico-sociale.
Oltre a quanto sopra, con la premessa che fino a che la popolazione non abbraccerà
in maggioranza l‟etica aspecista, modificando i consumi, sarà ben difficile che i politici si schierino
da tale parte, condividiamo inoltre l‟opportunità di una teoria sociale aspecista (6) come strategica
alla causa, coinvolgente quindi anche gli umani, in termini di lotta alla sfruttamento e per la
giustizia sociale. Si darebbe così una base sociale ad una causa che di sociale per ora, ha solo
l‟allargamento della sfera morale umana ai non umani, senza preoccuparsi – apparentemente - del
benessere comune. Ma lo sviluppo di una teoria sociale aspecista è anche il fine ultimo al quale
l‟antispecismo deve approdare, tramite una dialettica i cui principi affondano le radici nelle teorie
sociali sviluppatesi con alterne fortune fin dai secoli scorsi. Dalle esperienze maturate, e dagli
effetti nefasti di un liberismo globale senza regole dovrà infatti sorgere una nuova visione politica
della società nella quale tutti gli esseri senzienti trovino il riscatto da millenni di sfruttamento.
Le linee principali di tale teoria sociale non possono però limitarsi al “vivi e lascia
vivere”, o altre formule più o meno passive. Pur nella estrema attuale difficoltà di trovare un
“modus vivendi” che accomuni interessi umani e non umani, l‟etica aspecista non prevede infatti
un “aparteit” tra le specie, impossibile del resto da attuare stando nella stessa “scialuppa” del
nostro piccolo mondo. Ha invece fiducia nella scienza e nel metodo scientifico, quello stesso che
nel passato ha scacciato i fantasmi della superstizione pur aprendo purtroppo agli eccessi
cartesiani. E‟ suo compito ora e in futuro aiutare la specie umana a trovare un dialogo con le altre
specie, abbattendo il muro della non-comunicazione.
Dal riconoscimento delle “intelligenze plurime” (7) e dalla comunicazione con loro
dovrà sorgere un accordo ed una collaborazione, per estirpare la violenza dalla lotta per la
sopravvivenza. Dal “lavorare con” si potrà passare al “lavorare insieme” agli animali. In una
forma di cooperazione interspecifica che renderà giustizia all‟ecologia offesa
dall‟antropocentrismo. La scienza sta peraltro studiando la mente dei non umani, ma già le
scoperte sono incredibili, e la via verso la comunicazione è aperta. Abbiamo milioni di “compagni
di viaggio”. Solo, non sappiamo ancora comunicare con loro.
Fornire una strategia a queste considerazioni significa aprire un progetto mondiale
di rivisitazione dell‟ecologia, senza sottintendere un ritorno alle origini dove la cooperazione con
le altre specie era casuale o coercitiva, bensì utilizzare la scienza per innovare un processo che ha
permesso lo sviluppo della vita sul pianeta. Da questo progetto, che vedrebbe le altre specie non
più “competitive” ma “cooperative”, potrebbe forse nascere quella teoria sociale aspecista che
porterà il movimento a diventare la forza politica del futuro.
Dal lato strategico, la creazione di un movimento politico antispecista, quindi
ideologico, illuminato da una teoria sociale aspecista quale condizione necessaria e sufficiente alla
sua presentazione, parrebbe utile solo ove potesse fungere da “ago della bilancia” della politica
(tralasciamo gli orizzonti geografici), raggiungendo la soglia del 4% oggi imposta per la
rappresentanza parlamentare. Tuttavia, dato che ben difficilmente avrebbe il supporto dei partiti
attuali, verrebbe ad essere sempre in minoranza.
Un movimento politico antispecista “non trasversale”, ossia politicamente troppo
ideologico, specie nell‟attuale situazione economica, avrebbe quindi ben poche possibilità di
influenzare la politica e la legislazione nazionale. Meglio quindi un movimento più aperto, almeno
all‟inizio. Un caso particolare è rappresentato dall‟Austria, dove grazie ad una congiuntura
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politica favorevole (la conquista di quasi il 50% dei parlamentari da parte di soggetti politici
favorevoli a certe iniziative antispeciste come i circhi e l‟allevamento delle galline ovaiole in
batteria) è stato possibile negli anni scorsi vietare l‟utilizzo di animali selvatici nei primi e abolire
tali strutture.
Dal lato tattico, occorrerebbe pertanto il sorgere di un soggetto politico con una
discreta apertura ideologica, specie inizialmente, per poter accogliere contributi bi-partisan.
Potrebbe peraltro favorire la creazione di un mezzo di comunicazione di massa. Una particolare
attenzione andrebbe posta contro i rischi derivanti da una naturale frammentazione degli interessi,
affinché non sia dilaniato da divergenze interne, dal corteggiamento e dai ricatti delle lobby e
degli altri partiti, o dall‟opposizione di associazioni “opinion leader”, diventando così “parte del
sistema”.
In alternativa, o in aggiunta, l‟infiltrazione nei partiti tradizionali di attivisti
antispecisti potrebbe portare a discreti risultati, e non è detto che ciò non avvenga con l‟andare del
tempo a causa della diffusione dell‟ideologia aspecista.
B.3) Piano legislativo.
Livello comunitario.
Le normative degli Stati membri della UE, e quindi anche dell‟Italia (art. 117 della
nostra Costituzione), sono vincolate a quelle comunitarie (vedi allevamenti, vivisezione,
macellazione, caccia, pesca, ecc.), ed è quasi impossibile modificare la legislazione nazionale (se
si escludono alcuni argomenti come i “maltrattamenti”, non ancora regolamentati a livello UE)
senza modificare le relative normative UE. Occorre inoltre precisare che le normative UE (specie
per i test sugli animali non umani) sono vincolate a quelle emanate dall‟OCSE (l‟Organizzazione
per la cooperazione e sviluppo economici, alla quale appartengono i maggiori paesi
industrializzati).
Al fine di chiarire i meccanismi che stanno dietro alle normative UE, occorre
ricordare che i Trattati della UE sono semplici accordi tra Stati (e non una carta costituzionale
come si sarebbe voluto prima del Trattato di Lisbona), e sono orientati all‟allineamento delle
legislazioni nell‟ambito UE, specie dal lato commerciale. Non impongono ovviamente nulla di
obbligatorio, nel senso che se uno Stato non desidera partecipare a certi scambi, o sviluppare certe
produzioni, è libero di farlo. Ma se si intende commerciare con le altre nazioni della UE, o
dell‟OCSE, ovvero produrre certi beni a fini di esportazione, si deve osservare quanto prescrivono
le normative. Questo vale anche per chi volesse importare negli Stati della UE certi beni o servizi.
Secondo il regolamento europeo REACh del 2007, le sostanze chimiche prodotte al
di fuori della UE non potranno entrare nel mercato comunitario se non ne rispettano i requisiti.
Ciò fa anche capire il motivo per il quale gli USA hanno preso le distanze dai test su animali
imposti dalla UE per le sostanze chimiche già “esistenti”, ossia utilizzate da sempre, lanciando un
loro progetto non basato su test con uso di animali, che però avrà tempi molto lunghi.
Le normative UE si dividono in “regolamenti” (obbligatori, contrassegnati da
numero/anno) e le “direttive” (meno coercitive, contrassegnate da anno/numero, che vanno
recepite nelle leggi dei singoli Stati con opportuni adattamenti). Per fare un esempio, se l‟Italia
volesse vietare la vivisezione per i test sui cosmetici (esclusi dalla direttiva 2010/63 all‟art. 1
comma 6) lo potrebbe fare! Ma allora non potrebbe produrre né vendere le sostanze destinate a
tale scopo.
Per i cittadini comunitari, sono possibili tre azioni legali:
61
- la petizione, da rivolgersi alla Commissione UE (che ha potere propositivo verso il
Parlamento),
- il ricorso alla Corte di Giustizia UE (Lussemburgo) se le norme emesse sono ledono
direttamente un cittadino, organizzazione o Stato comunitario (tramite un avvocato a ciò abilitato);
- la proposta “popolare” di legge comunitaria. Quest‟ultima, che prevede almeno 1 milione
di firme, sarà uno strumento da utilizzare, almeno a livello di espressione di volontà dei cittadini!!
Queste azioni non hanno comunque alcuna efficacia immediata, se non quello di
rendere nota l‟opinione dei cittadini o degli Stati alle istituzioni comunitarie, nella speranza che
esse accettino il ricorso o la proposta.
Livello nazionale.
A livello nazionale invece, ove le leggi non provengano da normative comunitarie, è
possibile che azioni mirate portino a dei miglioramenti, sfruttando le contraddizioni insite nelle
norme e gli interessi dei politici nella fase elettorale, come è successo in Austria per il divieto dei
circhi con animali, sebbene in condizioni molto più favorevoli dal lato politico.
Esistono tre tipologie di interventi legislativi a livello nazionale che riassumiamo
brevemente:
- la proposta di legge popolare (50.000 firme);
- il referendum popolare <abrogativo> di leggi (o parti di leggi) già esistenti (500.000
firme);
- la proposta di legge parlamentare: PDL per la Camera, DDL (Disegno di legge) per il
Senato.
La proposta di legge popolare non viene peraltro mai presa in considerazione.
Giacciono a decine in parlamento. Occorre pertanto un forte appoggio politico per proporla.
Il referendum per abrogare parti di leggi o intere leggi é ora chiaramente
improponibile, data la sua complessità (500.000 firme autenticate) che richiede uno sforzo
organizzativo degno di un vero partito nazionale. Ma anche se fosse possibile riuscirci, i testi
abrogati non dovrebbero provenire dalla UE e si deve raggiunge il quorum del 50% + 1 degli
aventi diritto al voto alla Camera dei Deputati affinché sia valido (art. 75 della Costituzione).
Le leggi dello Stato hanno la priorità su quelle regionali (art. 117 della
Costituzione), salvo in materie molto specifiche, come la ricerca scientifica, dove vige la
“concorrenza” tra Stato e Regioni, ma spetta comunque sempre allo Stato la fissazione dei
“principi generali” (a volte lo Stato scende anche nei dettagli, come nel caso del recepimento di
leggi comunitarie).
Circa le PdL o i DDL dei parlamentari, si possono sempre depositare alla Camera o
al Senato delle proposte di legge per iniziativa di alcuni politici, sia per richiedere la modifica, sia
il varo di leggi nazionali, o emendamenti alle direttive UE all‟atto del loro recepimento nel nostro
ordinamento giuridico. La richiesta fatta alle Camere ed al Governo con la “Lettera aperta alle
Istituzioni” del 17 febbraio 2012 per gli emendamenti al recepimento della direttiva 2010/63 da
parte del Movimento Antispecista e delle associazioni firmatarie è il tipico caso di sollecitazione ai
politici di interventi legislativi tramite proposte di legge. Tuttavia, anche ove alcuni politici
raccolgano le richieste loro pervenute, e ne facciano oggetto di una loro specifica proposta di
legge, non è affatto detto che tali proposte siano poi messe all‟ordine del giorno dalle Camere, e
tantomeno siano successivamente discusse e approvate. Possono (ed in generale così avviene)
giacere negli archivi per anni, fino a che con il cambio della legislatura (nuove elezioni)
decadranno!
62
E‟ pertanto chiaro come le iniziative legislative (lettere, petizioni, ecc..) delle
associazioni (se non sorrette dalla volontà della maggioranza parlamentare) non abbiano alcun
peso nel pilotare le decisioni delle Istituzioni. Tuttavia, azioni mirate e limitate possono ottenere
risultati se opportunamente pubblicizzate ed effettuate in momenti opportuni.
E‟ quindi importante esaminare in dettaglio le normative, per individuare il loro lato
debole, onde effettuare azioni mirate per chiederne la modifica. Senza accontentarsi ad esempio di
leggi tipo la 189 del 2004, che punisce i maltrattamenti (escluse le leggi speciali) e fa salvi quelli
previsti dalle manifestazioni “storiche e culturali” approvate dalle Regioni!
Dovrebbero infatti sempre essere tenute presenti, per richiederne la modifica, le
“dissonanze cognitive” (o ipocrisie) delle normative che discriminano le specie in base al grado di
empatia che esse suscitano nell‟essere umano, e che identificano lo specismo di secondo livello
(vietato toccare cani e gatti e scimmie, ma morte ai vitelli, ai conigli, ai topi, ai porcellini d‟India,
ecc.). Segno evidente di una tendenza verso l‟etica aspecista che si sta diffondendo ma che ancora
non è stata del tutto compresa, ovvero di chiare “alleanze”.
Circa le strategie per il raggiungimento dei risultati, premesso che appare inutile
anche qui agire sugli anelli delle filiere (allevamenti, laboratori, industrie chimico-farmaceutiche o
chimiche), se protetti da normative UE, le uniche iniziative che potrebbero produrre dei risultati
riguardano la diffusione dei nomi dei parlamentari (nazionali o europei) che votano leggi speciste,
in modo che i cittadini possano intervenire in fase elettorale (ove ne abbiano la possibilità).
Ricordiamo a tale proposito l‟associazione francese L214 che nel febbraio 2012 ha creato un sito
contenente le foto e le opinioni dei prossimi candidati all‟Eliseo! Occorrerebbe quindi fare la
stessa cosa, a livello nazionale ed anche europeo!
Considerando poi che nessun partito attuale è motivato verso una politica aspecista,
le associazioni dovrebbero proporre dei candidati ai cittadini ove venisse modificata la legge
elettorale nel senso di poter nuovamente votare le preferenze.
Un altro aspetto strategico consiste il non guardare solo il singolo caso di
maltrattamento, bensì la norma che lo ha permesso. Molti spettacoli televisivi si soffermano su casi
pietosi, distraendo i cittadini dalla vera causa: l‟impunibilità dei reati dovuta alle leggi attuali. I
politici ringraziano!
Infine, occorre inoltre stare molto attenti alla fase di recepimento delle normative
UE, in quanto è in tale momento che è possibile apportare eventuali modifiche migliorative! Una
volta che tali norme son recepite nell‟ordinamento giuridico degli Stati membri è infatti molto più
difficile intervenire.
Chiedere poi ai parlamentari nazionali o ministri di abrogare o ignorare normative
UE è chiaramente un atto inutile e controproducente, anche se fatto in buona fede, perché genera
nei cittadini false aspettative, e falsi giudizi, e nei parlamentari la convinzione chi fa la richiesta
non sia in grado di comprendere ciò che chiede.
Ogni obiettivo deve quindi essere studiato ed analizzato nelle sue componenti
culturali e giuridiche, da mondiale (OCSE) a comunitario (UE), a nazionale (Italia).
Per quanto riguarda le tattiche, il messaggio deve essere fatto pervenire ai politici
“direttamente”, con le indicazioni precise delle norme che possono (in relazione alla gerarchia
suddetta) essere abolite o modificate . A livello nazionale, ciò non è possibile in quanto si tratta di
630 parlamentari! Ci si può però riferire ai Capi gruppo (v. sito Internet Camera e Senato). A
livello europeo sarebbe invece possibile contattarli singolarmente, essendo meno numerosi.
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Ricordiamo tutti le penose giustificazioni “ex post” dei membri italiani del Parlamento Europeo
che hanno votato a favore della direttiva 2010/63 perché “non sapevano cosa stessero facendo!”.
Da ultimo, è opportuno sensibilizzare i politici con una lettera di richiesta scritta
(via posta ordinaria raccomandata). L‟azione collettiva (più firme sulla stessa lettera) è comunque
da preferirsi, in quanto semplice da fare e di maggior effetto. Ovviamente senza “trattare”, se
trattare significa avere a disposizione un‟area discrezionale entro la quale muoversi con minori o
maggiori risultati. Nessuna concessione a ciò che è legittimamente ottenibile deve essere fatta!
Sintesi.
Riassumendo, le strategie e le relative tattiche per la diffusione dell‟antispecismo e
per concretizzarne le aspettative da parte del movimento antispecista inteso come forza sociale
possono essenzialmente svilupparsi intorno a tre piani (o aspetti) fondamentali. Quello culturale, al
fine di modificare o per lo meno contenere la concezione filosofica antropocentrica, base dello
sfruttamento indiscriminato della natura e di tutte le specie, che determina la predazione
ingiustificata del vivente e la modalità di produzione dei beni di consumo. Quello politico, al fine di
denunciare la relazione esistente tra sfruttamento inter ed intraspecifico, ed indicare la strada dello
sviluppo della società umana sulla base della cooperazione - e non del conflitto - tra la natura e le
altre specie incluso l‟uomo. Quello legislativo, per adeguare il più rapidamente possibile le norme
giuridiche al livello culturale della società. Il paradigma individuato come strategia per il
cambiamento, ossia cultura, politica e legislazione, non va comunque inteso in senso strettamente
sequenziale, considerato che le risposte del sistema alle sollecitazioni sui vari aspetti non vanno
necessariamente di pari passo.
Sintesi delle strategie e tattiche proposte.
a) Piano culturale:
Strategie:
- diffondere primariamente i principi aspecisti, e secondariamente le applicazioni pratiche
(vegetarismo, prodotti cruelty-free, medicina alternativa, farmaci generici, no caccia, ecc..);
- convincere l‟utilizzatore finale piuttosto che contestare gli anelli della “filiera”, protetti
dalle norme del sistema, salvo casi di violazioni palesi di tali norme;
Tattiche:
. utilizzare mezzi di comunicazione di massa (Internet, stampa, canali radio o TV);
. migliorare la comunicazione e lo stile comunicativo tramite:
. utilizzare in primis “argomenti diretti”, ossia etici e non utilitaristici;
. riferirsi ad “argomenti indiretti”, ossia utilitaristici, solo in senso “non negativo” (es. il
vegetarismo “non nuoce alla salute”..);
. riferirsi anche agli umani come “vittime del sistema”;
.includere i non umani nella sfera morale umana, quali soggetti capaci di provare emozioni
e soffrire;
.proporre mezzi “dissuasivi” per risolvere eventuali “conflitti”interspecifici.
b) Piano politico:
Strategie:
- inglobare la filosofia aspecista in una “teoria sociale” che preveda un analogo rispetto
per umani e non umani;
- indirizzare la ricerca scientifica alla comunicazione con le specie ed alla cooperazione
ecologica interspecifica;
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Tattiche:
. organizzare un movimento politico antispecista ideologicamente “aperto”;
. prevenire i rischi di spaccature interne e di assuefazione al “sistema”;
c) Piano legislativo:
Strategie:
- studiare ogni obiettivo dal lato socio-culturale e legislativo (Stato/UE/OCSE);
- privilegiare interventi su norme che limitano o riducono il senso etico dei cittadini;
- prestare la massima attenzione alle direttive UE all‟atto del recepimento;
- concentrare l‟attenzione sulle norme piuttosto che sui fatti (ad esse conseguenti);
- combattere la “dissonanza cognitiva” delle leggi (contraddizioni, specismo di 2° livello);
- sensibilizzare i politici con azioni mirate e dirette a loro personalmente o al loro gruppo;
Tattiche:
. diffondere elenchi di politici specisti ed antispecisti;
. proporre candidati alle elezioni;
. effettuare richieste precise, ottenibili legittimamente, senza “trattare”;
. non richiedere atti legislativi irrealizzabili (contrari alla Costituzione, ai regolamenti UE,
o al senso generale delle direttive).
C) Ipotesi di interventi.
Tralasciamo in questa sede, al fine di tentare un‟esemplificazione di alcune delle
strategie proposte, argomenti di più ampio respiro quali la diffusione dell‟ideologia aspecista,
nonché l‟aspetto politico. Proviamo invece a concentraci su due tematiche “calde”, ossia la
vivisezione, e i circhi, per le quali potrebbe esserci la possibilità, stante l‟attuale livello di
sensibilizzazione dei cittadini e di alcuni politici, di ottenere dei risultati nel medio andare.
C.1) Vivisezione.
Piano culturale.
L‟approccio culturale alla lotta antivivisezionista, più che basarsi sulla
contestazione non violenta alla “filiera”, protetta dalle leggi speciali europee e nazionali,
dovrebbe tendere all‟aspetto etico del problema, diffondendo la conoscenza dell‟etologia per far
comprendere la capacità dei non umani (tutti) di provare dolore ed emozioni, evitando lo specismo
di secondo livello (no cani, gatti e primati, sì tutti gli altri…).
Un parallelo con l‟utilizzo degli umani da parte di altre specie (per ora non note..),
magari extraterrestri, farebbe subito capire il problema etico.
Quanto sopra non esclude affatto la contestazione alla “filiera”, giusta e necessaria
per tenere vivo ed anzi aumentare il “conflitto sociale” non violento in merito alla vivisezione,
senza il quale le forze politiche e parlamentari, specie nella situazione attuale, non presterebbero
alcuna attenzione alle istanze antispeciste. Solo, non è sufficiente mettere sotto pressione gli anelli
della filiera vivisezionista per raggiungere l‟obiettivo, anche se le iniziative sono in parte condivise
dalla popolazione. Occorre che ogni azione sia accompagnata da argomentazioni ragionate, che
non si basino solo sull‟empatia e la compassione per “alcuni” animali non umani, bensì per tutti. E
da proposte specifiche sul piano legislativo (v. oltre) al fine di rimuovere “a monte” (UE) le
barriere poste dalle lobby industriali e commerciali a difesa del sistema, per poi scendere “a valle”
(Stati membri) e demolire la legislazione specista a livello nazionale.
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Quale applicazione pratica di tale concetto, per i farmaci, è proponibile il ricorso
alla medicina alternativa, o – al limite - all‟utilizzo di farmaci “generici”, per evitare che vengano
prodotti nuovi farmaci specifici in loro sostituzione come accennato in precedenza (4), facendo
strage di animali umani e non umani. Per gli altri prodotti, l‟unica alternativa è ovviamente il non
utilizzo di prodotti chimici nuovi, inclusi i cosmetici, preferendo quelli più antichi e tradizionali.
Dal lato della ricerca, occorre sensibilizzare l‟opinione pubblica sulla necessità di
una ricerca etica, che non utilizzi esseri viventi, bensì materiale organico disponibile negli ospedali
(parti di organi, tessuti, ecc..) o nelle cliniche veterinarie. In altre parole, solo metodi “sostitutivi”,
in quanto quelli c.d. “alternativi” comprendono anche, e principalmente, esseri viventi o uccisi a
tale proposito (sperimentazione “in vitro”). Occorre inoltre individuare nuove strategie di ricerca
che mirino a risolvere il problema „a monte‟, in quanto gli interventi „a valle‟ non sono risolutivi.
La richiesta della creazione di una industria di stato che si occupi di tali problematiche
sarebbe un‟ottima iniziativa strategica!
L‟inutilità della vivisezione per la sperimentazione di nuovi farmaci o sostanze
chimiche , in quanto i risultati dei test pre-clinici sui non umani non sono trasferibili agli umani, è
poi senza‟altro a livello tattico un argomento indiretto fondato. Specie per i prodotti chimici, che
non vengono affatto testati anche sugli umani (v. Regolamento REACh del 2007). Tuttavia, va
affrontato non tanto nel senso utilitaristico della rinuncia a fini salutistici umani (in quanto
l‟abolizione di tali test è ininfluente ai fini umani, visto che non servono a tale scopo), quanto
appunto nel senso opposto, ossia che la rinuncia alla sperimentazione sui non umani “non impatta
sulla sicurezza” dei prodotti, non dando alcuna garanzia al riguardo.
Andrebbe inoltre precisato – per quanto riguarda i farmaci - che da una decina
d‟anni quelli nuovi devono anche essere testati sugli umani. Tali test, detti “clinici”, sono per ora
suddivisi in 4 fasi (su volontari sani, per la verifica della tossicità acuta, su malati ospedalizzati e
non, per quanto riguarda l‟efficacia, e infine all‟atto della commercializzazione). Solo i test più
complessi e pericolosi come la cancerogenicità, e la tossicità genetica e riproduttiva sono eseguiti
esclusivamente sui non umani. E poi ovviamente anche sugli umani, ma loro insaputa, nella fase 4,
finale, di commercializzazione.
L‟argomento indiretto della non attendibilità dei test pre-clinici a fini umani può
quindi servire ottimamente come risposta alle eventuali obiezioni agli argomenti diretti, ossia
all‟aspetto etico della vivisezione. Per ribadire che, comunque, testare (prima) sui non umani non
solo non serve a garantire la sicurezza, bensì rischia di escludere sostanze utili agli umani ed a
permettere il test su di loro durante la fase di commercializzazione, liberando il produttore da ogni
responsabilità. Il malato o utilizzatore finale del prodotto diventa quindi conscio di essere
anch‟esso vittima del sistema, ed a sua insaputa. Ciò pone il problema della produzione “etica” di
farmaci e sostanze chimiche, risolvibile (v. sopra) con i metodi “sostitutivi”. E‟ chiaro che nessun
metodo, tranne la sperimentazione sugli umani, può garantire questi ultimi da effetti collaterali, ma
proprio questa verità deve far aprire gli occhi sul vero scopo della vivisezione.
Piano legislativo.9
Da lato strategico, il problema va affrontato nel suo insieme, tenendo presente che è
primariamente un problema socio-politico nazionale e comunitario! Concentrare gli sforzi sulla
contestazione di stabilimenti di allevamento e laboratori di sperimentazione o vivisezione nazionali
non frutta quindi gran risultati, a meno che il Paese non sia libero di agire di propria iniziativa.
9 Si invita a consultare a tale proposito il documento ‘Sul superamento della s.a.’ disponibile sul sito
www.movimentoantispecista.org > Dossier.
66
Cosa che non é. Al massimo si sollecita così l‟opinione pubblica, la quale, disinformata sulla
situazione, non è un grado di giudicare. Inoltre, anche se uno stabilimento fosse dislocato fuori dal
paese, ciò non gioverebbe alle “cavie”, che verrebbero per di più trasportate da una nazione
all‟altra, anche considerando la recente direttiva 2010/63 (art. 2) ed il suo recepimento (d.lgs. n.
26 del 2014) che vieta agli Stati membri di opporsi a tali spostamenti ed utilizzi (art. 2). Infine, tali
azioni distolgono l„attenzione da ciò che avviene a livello legislativo, sia UE, sia nazionale, e da
possibili iniziative in tal senso.
Pertanto, parrebbe più logico concentrare la contestazione sui politici (ed i partiti)
che approvano tali norme a livello UE, magari scavalcando i principi dei Trattati, minando la
libertà degli Stati membri e dei cittadini su materie etiche, o che non si adoperano per inserire
nelle leggi nazionali di recepimento delle direttive ciò che invece potrebbero. Promettere cose che
non si possono ottenere è facilissimo, specie se gli elettori non sono informati.
E‟ quindi a Bruxelles, Strasburgo e Roma che occorre rivolgere le proteste, anche a
livello dei singoli politici, per smascherare quelli che non fanno quanto potrebbero, o che
approvano norme speciste potendole bocciare. La potenzialità di tal azioni non è ovviamente tale
da cancellare in blocco certe normative, ma una certa discrezionalità esiste, e sta agli attivisti
scoprirla e denunciare i politici per non averla sfruttata, al di là della protesta etica!
A livello tattico, occorrerebbe diffondere e mantenere vivo l‟elenco dei politici che
hanno votato contro la bocciatura di certe norme, o viceversa, e proporre ai cittadini e alle
istituzioni liste di candidati elettorali antivivisezionisti. Inutile peraltro rivolgersi ai ministri (per
nulla plenipotenziari), chiedendo loro di abolire la vivisezione. Meglio chiedere (premettendo
sempre lo scopo generale) ai capigruppo parlamentari (i quali rappresentano gli schieramenti
politici in Parlamento) modifiche legislative mirate e di effetto pratico, facendo loro capire che i
cittadini “sanno” e non vogliono trattare o rimettersi al “buon cuore” dei politici, riservando le
proteste più forti a livello UE.
Le iniziative mirate a specifiche azioni volte a contrastare la gestione delle aziende
della filiera vivisezionista (allevamenti, laboratori, ecc..) sono peraltro utili a mantenere vivo il
problema nella popolazione, ma ove siano basate sul riscontro di una non aderenza delle aziende
alle “regole” previste dalle normative, non possono ovviamente risolvere la questione, trattandosi
di eccezioni.
N.B.
Per quanto riguarda la direttiva 2010/63, ad esempio, la disposizione dell‟articolo 2
che vieta agli Stati membri di applicare misure più rigorose di quelli previsti dalla direttiva stessa
se non erano già previste nelle rispettive leggi nazionali prima del 9 novembre 2010 è assurda, e
non può essere giustificata da alcun motivo se non la volontà delle lobby di poter disporre di un
mercato uniforme, dove fare ciò che vogliono. E‟ il contrario di ciò che prevedeva a tale proposito
la direttiva precedente. Con ciò si vieta a livello nazionale che un Parlamento intervenga sulla
sperimentazione animale anche se in senso migliorativo ! Si potrebbe comprendere semmai il
contrario! Tra l‟altro, viola diversi punti dei Trattati UE10
. Dunque, dal lato strategico gli attivisti
dovrebbero opporsi a tale norma, e pretendere in primis dai politici (Governo) il ricorso alla Corte
di Giustizia della UE per far cancellare tale mostruosità, o il sostegno di una proposta di modifica
in tal senso da presentare (e far approvare) dalla Commissione UE. Successivamente, dovrebbero
fare la debita pressione sui politici a livello nazionale per rompere gli anelli della filiera e arrivare
10 Cfr. documento ‘Sul superamento della s.a.’ sopra citato.
67
così gradualmente al divieto “pratico” della vivisezione nel paese. Difficile, ma unica strada
percorribile, purtroppo.
C.2) Circhi.
Piano culturale.
Si è detto che occorre indirizzarsi all‟utilizzatore finale, a livello dei consumi, per
cui nel caso dei circhi (protetti da finanziamenti statali per legge..) è rischioso, salvo casi di
maltrattamenti evidenti, manifestare contro le strutture circensi in quanto tali (in particolare
citandone il nome!). Le famiglie infatti “si divertono” (basta ricordare che gli spettacoli con
animali selvatici sono trasmessi dalla TV nazionale) al circo “equestre”. Le manifestazioni contro i
circhi, a differenza di quelle contro la filiera della vivisezione utili a mantenere vivo il conflitto
sociale perché in gran parte condivise dalla popolazione, qui rischiano di essere infatti
controproducenti.
I media, i genitori, gli insegnanti e le istituzioni (es. i Comuni) che alimentano nei
bambini il “desiderio” del circo equestre senza svelarne le brutture, nonché gli stessi cittadini,
spettatori disinformati, dovrebbero essere invece l‟obiettivo strategico al quale indirizzarsi.
Gli argomenti diretti, ovviamente, riguardano in tal caso la capacità degli animali
non umani di soffrire per la loro prigionia, maltrattamenti a parte. La rinuncia allo “spettacolo”
non può essere qui vista sul piano utilitaristico, per cui non pare si ponga il problema degli
argomenti indiretti, salvo il considerare tale l‟insegnamento della “non violenza”. Semmai è vero il
contrario. Ossia, la visione di spettacoli violenti induce lo spettatore a diventare vittima del
sistema, diventando violento a sua volta. Ed è questo proprio l‟effetto che ha sui più giovani.
L‟argomento, sebbene indiretto, è qui peraltro non utilitaristico, bensì “altruistico”.
A livello tattico, azioni di massa mirate periodiche e costanti possono ottenere buoni
risultati. In questo caso, più che sui fatti occorrerebbe concentrare l‟attenzione sulla norma, in
quanto attaccabilissima (v. oltre, Piano legislativo).
Piano legislativo.
Per quanto riguarda i circhi, la legge nazionale 337 del 1968 “riconosce la funzione
sociale dei circhi equestri ..”, e di conseguenza a livello governativo si prevedono finanziamenti
pubblici per questo settore. Ciò genera la relativa lobby. Tale attività però non è protetta da
normative UE, ed esistono molte proposte di legge bi-partisan giacenti in Parlamento per la
dismissione graduale degli animali dai circhi! E‟ utile quindi – salvaguardando l‟aspetto
economico-finanziario dell‟attività circense quale forma di arte, e quindi tranquillizzando la
relativa lobby - concentrare gli sforzi sui partiti politici e sui capi gruppo parlamentari, affinché
approvino una proposta di legge che tenga in considerazione sia gli operatori sia gli animali. Così
come è utile sollecitare i Comuni ad applicare rigorosamente la legge e le raccomandazioni CITES,
per evitare che alcuni sindaci, attratti dall‟indotto economico, chiudano entrambi gli occhi.
Una richiesta precisa in merito andrebbe comunque effettuata ai parlamentari da
parte delle associazioni. La parola “equestri” deve essere totalmente abolita, assieme all‟utilizzo
degli animali! In tal senso, l‟ideale sarebbe una grande manifestazione a Roma, da progettare con
cura.
Un caso particolare è rappresentato anche qui dall‟Austria, dove una legge apposita
ha vietato nel 2005 l‟uso degli animali selvatici nei circhi, peraltro non agevolati come in Italia da
finanziamenti statali, e quindi privi delle relative potenti lobby. Ma occorre anche tenere presente
che nel Parlamento austriaco i socialisti e i verdi, favorevoli a tale legge, raggiungevano allora
68
quasi il 50% dei parlamentari. Per cui, fortissime campagne di boicottaggio dei circhi e di
contrapposizione anche fisica ai conservatori obbligarono praticamente questi ultimi a cedere,
ottenendo il varo di una legge che ha vietato sia i circhi con animali (ma solo “selvatici”), sia
l‟allevamento in batteria delle galline ovaiole, sia poi la sperimentazione sulle scimmie (8).
__________________________________________________________________________
Note:
(1) Dal sito www.movimentoantispecista.org
Documento informativo:
A) Metodologia di diffusione dell‟etica aspecista.
L‟applicazione dei concetti aspecisti è un esercizio che richiede costante impegno ed attenzione, in quanto
moltissimi dei prodotti e servizi che si usano nella vita quotidiana derivano da concezioni opposte. Modificare tale tipo
di cultura significa far fare all‟umanità un salto di qualità paragonabile all‟abolizione della schiavitù. Far evolvere la
morale corrente verso un‟etica interspecifica più matura è quindi il traguardo più ambizioso che l‟umanità possa porsi
nel nuovo millennio.
Escludendo a priori problemi di orizzonti temporali entro i quali operare, rimane il fatto che occorre trattare con
persone abituate a considerare gli animali come oggetti, o entità ostili. Quando si analizza la “divisione della
coscienza o della mente” di cui è vittima la maggior parte delle persone (ad esempio proteggere ed amare gli animali
di casa e accettare passivamente la sorte degli altri), è chiaro che occorre agire in modo penetrante ma misurato, onde
non suscitare violente reazioni che sfocerebbero in tristi luoghi comuni. Il compito sarebbe indubbiamente più semplice
se il messaggio antispecista fosse indirizzato solo ai giovani. Ma non ci si può limitare a questi ultimi. Né ci si può
limitare a “dare l‟esempio” per amore di perbenismo, trattandosi di un problema che non coinvolge solo stili di vita o
semplici opinioni filosofiche, ma primariamente gravissime sofferenze imposte ad esseri senzienti. Né si deve, peraltro,
ricorrere alla violenza: illegale, non etica e controproducente.
La strategia più adatta è quindi, come sempre, la diffusione dell‟informazione tramite una opportuna tecnica
di comunicazione. Occorre però che l‟informazione, oltre che mirata, sia completa, onde evitare il rifiuto o l‟erronea
assimilazione del messaggio, con un abbandono solo parziale della cultura specista (ad esempio, il non cibarsi di
carne, ma di pesce; o il cibarsi solo di determinate specie animali, ovviamente quelle ritenute meno “intelligenti”…) o
l‟adozione di una dieta vegetariana senza la rinuncia ad acquistare abiti ed accessori in pelle.
Uno dei mezzi più pratici consoni a tale scopo è la distribuzione di un documento di base (es.: il “Libro bianco
sullo specismo”, pubblicato per la prima volta nel maggio 2006, inclusa la “Guida all‟etica aspecista”) che metta sotto
accusa la società per la crudeltà con la quale agisce, ma nel contempo fornisca tutte le informazioni necessarie per
adottare il nuovo stile di vita, seguita da incontri informali per i necessari chiarimenti. Utili peraltro ad ottenere un
ritorno di critiche indispensabili al miglioramento della comunicazione. In parallelo, deve essere organizzata una
campagna pubblicitaria di lungo raggio sul vegetarismo (includendo in tale termine sia il vegetarianesimo, sia il
veganismo) che ricorrendo ad un solo messaggio coerente con tutti i principi stimoli la riflessione del pubblico e non
provochi reazioni negative. Salvo il diritto al rispetto.
Programmi.
Le principali attività utili allo scopo del Movimento sono:
a) Diffusione del “documento informativo” e del “Libro bianco sullo specismo” (sotto forma di supporto
multimediale.
Il documento informativo è la “presentazione” del Movimento, mentre il “Libro bianco” è una analisi della
problematica antispecista da ogni lato, utile quale primo approccio verso chi ignora tale realtà, ed una guida
scientifica al cambiamento di stile di vita.
b) Distribuzione di prodotti e informazioni tramite il “Notiziario” e la Guida all‟etica aspecista.
Il “Notiziario” al quale tutti sono invitati a partecipare (e-mail: [email protected] ) contiene articoli
di fondo sul tema antispecista e una raccolta di iniziative legali, politiche e sociali. La Guida all‟etica aspecista è un
compendio di informazioni sulla letteratura antispecista, sulle diete vegetariane e vegane, e su consigli pratici per
l‟acquisto e l‟utilizzo di prodotti non di origine animale.
c) Partecipazione alle iniziative promosse dalle associazioni “animaliste”.
Gli aderenti non rinunciano alla lotta sul campo a fianco delle associazioni animaliste, per aumentare il livello di
attenzione del pubblico su tali tematiche, pur senza sviluppare lotte ideologiche, riconoscendo il ruolo di ciascuna
associazione come utile alla causa in generale. Essi devono altresì difendere chiaramente i principi del Movimento,
primo fra tutti quello di non rilasciare “deroghe” ai politici sui principi fondamentali.
69
d) Promozione di incontri tra gli aderenti.
Nell‟ottica della natura “trasversale” che lo contraddistingue, il Movimento riconosce l‟utilità del momento
aggregativo tra i propri aderenti. Verranno quindi proposti incontri di studio per l‟approfondimento delle tematiche
antispeciste, e momenti sociali per facilitare la conoscenza reciproca.
e) Diffusione dei nominativi di responsabili di associazioni o organismi istituzionali che aderiscono al Movimento.
La diffusione dei nominativi di aderenti al Movimento ricoprenti, o candidati a ricoprire, cariche statutarie in
associazioni, partiti, ed istituzioni, rappresenta il fulcro dell‟azione politica del Movimento. Tutti gli interessati sono
pertanto invitati a far pervenire con continuità all‟organo di rappresentanza il proprio nominativo specificando la
candidatura proposta o le cariche ricoperte. La qualità di “aderente” è pertanto l‟elemento che certifica l‟intenzione
dell‟iscritto, piuttosto che la sottoscrizione dei principi o la simpatia per lo scopo sociale. Da ciò deve discendere un
comportamento in linea con quanto previsto dallo Statuto.
(2) v. Pontificia Accademia Pro Vita “La prospettiva degli xenotrapianti, aspetti scientifico e considerazioni
etiche”, Libreria editrice Vaticana, 2001.
(3) v. Aldo Capitini: Le tecniche della non violenza; I libri de Lo straniero, Edizioni dell‟Asino, 2009.
(4) La paura della diffusione dei farmaci “generici” da parte dell‟industria chimico-farmaceutica è evidente
dal numero e dal tono degli articoli che appaiono sempre più sui quotidiani al fine di “mettere in guardia” i
consumatori dal loro utilizzo (sono insicuri, meno efficienti, è rischioso cambiare, gli anziani sono abitudinari, ecc..).
Come ad esempio quelli apparsi sul Corriere della Sera (26 gennaio 2012, Primo piano, pag. 11: “Indicazioni per i
farmaci generici” – I medici: limiti alla nostra autonomia” e l 19 febbraio 2012 Salute, pag. 48: “Sempre più
<generici> in farmacia e sulle ricette. Ma noi ci fidiamo?”. Ricordiamo a tale proposito la campagna del Ministero
della Sanità del 2001 in senso diametralmente opposto! Lo Stato infatti risparmiava (e risparmia) notevolmente
rimborsando (come nel resto del mondo) ora solo il prezzo del “generico”, ma se il consumatore non lo sa, acquista
quello “di marca” e spende di più.. L‟industria farmaceutica sopravvive grazie alla sostituzione dei generici (farmaci il
cui brevetto sul principio attivo è scaduto, e possono essere prodotti a minor prezzo da qualsiasi ditta farmaceutica),
con nuovi farmaci c.d. “specifici”, brevettati, che hanno “simile” effetto (in teoria migliore, ma… ci fidiamo?) e il
maggior guadagno è assicurato per altri 25-30 anni! Per produrli però sono occorsi anni di test su animali non umani
e umani! Ed i risultati sugli umani ancora non si conoscono bene.. I generici, invece, dopo circa 30 anni di
commercializzazione, non richiedono altri test per essere liberamente prodotti, sono efficaci e provati per decenni, per
cui gli effetti collaterali sono ben conosciuti!
(5) Manifesto per un‟etica interspecifica - Versione del 1 febbraio 2002.
1) Gli animali umani e non-umani – in quanto esseri senzienti, ossia coscienti e sensibili – hanno uguali diritti alla
vita, alla libertà, al rispetto, al benessere, ed alla non discriminazione nell‟ambito delle esigenze della specie di
appartenenza.
2) Nei confronti delle altre specie gli umani, come tutti gli esseri senzienti ai quali venga riconosciuta la potenzialità di
“agente morale”, sono tenuti a rispettare i suddetti diritti, rinunciando ad ogni ideologia antropocentrica e specista.
3) Nel quadro di tale rapporto, eventuali alimenti o prodotti che debbano derivare dalle altre specie vanno
ottenuti senza causare morte, sofferenze, alterazioni biologiche, o pregiudizio delle esigenze etologiche. Ove possibile,
essi vanno comunque sostituiti con sostanze di origine vegetale o inorganica.
4) Uccidere o far soffrire individui delle altre specie (ad esempio sottoponendoli a lavori coatti, usandoli per attività,
spettacoli o manifestazioni violente, o allevandoli e custodendoli in modo innaturale), ovvero sperimentare su individui
sani e/o nell‟interesse di altre specie o altri individui, causare loro danni fisici o psicologici, detenere specie
naturalmente autonome o danneggiare il loro habitat naturale, o eccedere in legittima difesa, è una violazione dei
suddetti diritti, e va considerata un crimine.
5) La ricerca scientifica va sottoposta a severi controlli per assicurarne l‟aderenza ai suddetti principi. Il principio di
precauzione deve essere rispettato anche nei confronti delle altre specie.
(6) v. Liberazioni, Rivista di critica antispecista, n. 7, inverno 2011, Territori delle pratiche, M. Maurizi e A.
Galbiati.
(7) v. Roberto Marchesini: “Intelligenze plurime, manuale di scienze cognitive animali”; Ed. Perdisa, 2008.
(8) v. Liberazioni (opera citata), n. 6 – 2011; Territori delle pratiche, Martin Balluch.
70
3.0.3. Antispecismo e coerenza.
Il 20 ottobre 2012 si é tenuta la prevista manifestazione popolare contro la vivisezione a
Correzzana (MB) per protestare contro le irregolarità rilevate alla Harlan, e in generale contro tale
“pratica” anacronistica, crudele ed immorale. Il principio sul quale si fonda l‟antispecismo, invocato dalla
gran parte dei manifestanti, è (secondo il Manifesto per un‟etica interspecifica del 2002), la non
discriminazione degli esseri senzienti, indipendentemente dalla forma anatomica, dal grado di intelligenza,
dal colore della pelle, ecc.. , i quali – nell‟ambito delle esigenze della specie di appartenenza – devono poter
godere di pari diritti. Compreso ovviamente quello di difendersi da eventuali predatori, nonché di predare.
E‟ una legge della Natura, mitigata tuttavia – negli esseri senzienti ai quali viene riconosciuta la
potenzialità di agente morale - dalla rinuncia volontaria ad ogni ideologia antropo-centrica e specista, per
cui la predazione è immorale solo ove esistano alternative.
Nell‟ambito di tali principi, uscendo dal campo strettamente biologico ed addentrandoci in quello
metafisico, e precisamente della filosofia morale e della politica in senso classico, la parità dei diritti –
almeno nell‟ambito della specie umana – include ovviamente la libertà di espressione ed il rispetto per le
opinioni altrui, giuste o sbagliate che possano sembrare. Una celebre frase (“mi batterò sempre perché tu
possa esprimere la tua opinione”) è in pratica sancita dalla nostra Costituzione, e dalla Carta dei diritti
fondamentali della UE. Nonché recepita, come principio, da tutte le vere democrazie.
Ne consegue che l‟ideologia aspecista, e di conseguenza la sua applicazione, l‟antispecismo, inteso
come l‟insieme delle iniziative che tendono a combattere lo specismo, fa proprio tale principio, per cui
l‟antispecista difenderà il diritto del prossimo (umano o non .. umano) a esprime la propria opinione, e la
rispetterà democraticamente. Salvo, in caso di calunnia, diffamazione, offesa, o altri reati contro la persona
o le cose. Oltre a ricorrere alla medesima possibilità, ossia esprimere e diffondere la propria risposta, o
adire eventualmente ad azioni legali. Il principio di non violenza, al quale va la nostra preferenza quale
tattica sempre alla lunga vincente, risale anche a quanto ci ha tramandato in merito Aldo Capitini, al
principio che il fine non giustifica i mezzi, nonché a ciò che Gandhi ha inteso con “ satyagraha” (da Satya
= verità, e agraha = fermezza). Queste tattiche hanno infatti un peso determinante per la diffusione di ogni
pensiero positivo e la sua accettazione. Un comportamento violento, sgarbato, che non rispetti i diritti altrui
(anche se a nostro temporaneo svantaggio) non può infatti che indebolire il movimento antispecista in
generale, offrendo il fianco alle accuse di intolleranza e quindi di “specismo intellettuale”, o peggio,
secondo cui è discriminante non tanto la differenza anatomica, quanto appunto l‟intelligenza, la cultura, o le
opinioni.
3.0.4. I convegni sulla sperimentazione animale: analisi critica.
Si è assistito, specie negli ultimi mesi, ad un rifiorire di convegni sulla sperimentazione
animale, a seguito del recepimento della nuova direttiva 2010/63, indetti da esperti appartenenti
alla schiera dei ricercatori favorevoli a tale pratica, ai quali convegni sono stati invitati, in qualità
di relatori, un „non pari‟ numero di esperti (a volte) di parte opposta.
Nella quasi totalità dei casi si è praticamente assistito ad un „monologo‟, sebbene a più
voci, dei primi, nel senso che la sproporzione tra „favorevoli‟ e „contrari‟ alla s.a. era tale da
rendere in effetti inutile, ai fini della informazione per il pubblico, e della ricerca della verità, il
convegno stesso. Altrettanto è accaduto quando la sproporzione tra le parti era sbilanciata in senso
opposto. Al di là della pariteticità del numero dei rappresentanti delle opposte opzioni, necessaria
ad un confronto equilibrato, il modo di procedere del dibattimento non segue uno schema tale da
permettere al pubblico di farsi un‟opinione chiara e definitiva sulla materia. Le affermazioni dei
relatori non vengono infatti sottoposte ad alcun procedimento di verifica tramite documenti (o
assenza degli stessi) prodotti al momento e privi di conflitto di interessi, né vengono quindi
acquisite dai moderatori quali punti fermi del dibattito, sui quali basare la continuazione dello
stesso.
71
Così succede, giornalmente, nei talk-show televisivi o radiofonici, dove si parla per ore
senza concludere nulla, quando non si arriva agli insulti o alla lite in diretta. In tali eventi,
l‟obiettivo di chi organizza è l‟audience, ovvero il guadagno, grazie agli incassi provenienti dagli
spazi pubblicitari. Ai partecipanti viene concessa (sebbene in modo discrezionale) una certa facoltà
di sostenere le proprie tesi, senza necessità di dimostrarle con documenti inoppugnabili, lasciando
quindi l‟esito della discussione più nelle mani del „carisma‟ del relatore che della verità.
Nei convegni dove si discute di sperimentazione animale, o di vegetarismo, l‟obiettivo degli
organizzatori dovrebbe invece essere esclusivamente la ricerca della verità essendo l‟etica, e non il
guadagno, la motivazione di tali convegni. L‟organizzazione dei convegni non dovrebbe quindi mai
mirare alla semplice esposizione delle tesi sostenute dalle parti, bensì – a costo di ricredersi – alla
dimostrazione di quanto asserito, mettendo a confronto i documenti prodotti, e concordando con i
relatori ed il pubblico il giudizio finale, procedendo in maniera tale da eliminare gradualmente – a
partire dalle assunzioni di base – ogni dubbio, fino ad arrivare ad una ragionevole e accettabile
conclusione. La premessa di tale „procedura‟ è però la pariteticità dei relatori, come sopra
accennato. Ovvero la „par condicio‟.
Con quanto sopra concordiamo pienamente con l‟analisi di tali eventi contenuta in un
documento diffusosi recentemente in rete prodotto da un anonimo attivista per i diritti animali, il
quale, a nostro parere, mette il dito sulla piaga. In tale documento si sono evidenziate le principali
problematiche che si incontrano nell‟organizzare e condurre convegni su tale argomento, e si è
suggerito nel contempo un „modus operandi‟ innovativo, al fine di evitare l‟eterno ripetersi di
situazioni di „stallo‟, ovvero di nulla di fatto. Pare quindi opportuno riflettere su tali osservazioni e
sulle relative proposte.
Documento diffuso in rete:
“Di seguito alcune osservazioni che dovrebbero poter guidare un dibattito serio ed
equilibrato. L‟accettazione di tali condizioni da entrambe le parti dovrebbe essere la premessa
indispensabile alla realizzazione dell‟evento.
A) Convegno organizzato dai Pro-test:
Pubblico:
- se il pubblico è composto solo di attivisti, meglio denuncino solo la mancanza della 'par condicio';
non sarebbero in grado di sostenere (né glielo permetterebbero, e qui sta il punto..) un confronto
serio. Ad ogni loro domanda loro avrebbero già una risposta, e non potendone verificare la
correttezza, il pubblico resta deluso;
- se tra il pubblico vi sono professionisti No-Test, potrebbero solo formulare domande e al massimo
controbattere, ma, come sopra, non convincere l'assemblea. Per cui il pubblico resterebbe sempre
deluso, anche se con dei dubbi; meglio denuncino l'assenza della 'par condicio' (ossia: fare domande
non è come essere relatore);
Relatori:
- se tra i relatori vi è un solo professionista No-test, lo deriderebbero; quindi tanto vale non
partecipare; è controproducente;
- se tra i relatori vi fossero più No-test (almeno pari ai Pro-test, si potrebbe iniziare a parlare di par
condicio, ma occorrerebbe un dibattito serio). Purtroppo, così come nei talk-show televisivi, la
gestione del dibattito non è mai seria, non potendosi verificare seduta stante ogni affermazione per
procedere, il che determina la ripetizione di tali dibattiti all'infinito (vedi i politici..).
72
B) Convegno organizzato dai No-test.
- si dovrebbero realizzare convegni solo a condizione che venga rispettata una „par condicio‟
(avente un forte messaggio mediatico), e di procedere per gradi, verificando le affermazioni punto
per punto. Se i Pro-test accettassero, già alle prime battute (assenza di dati statistici favorevoli alla
s.a., conferma di eventi sfavorevoli, ecc.. ), li si metterebbe davanti a evidenze inoppugnabili.
Quando ad esempio il Prof. S. Garattini, a Roma (v. il filmato del dicembre 2013), ammise –
sollecitato dal Prof. Bruno Fedi - le basilari differenze genetiche tra umani e non, e nessuno incalzò
con questo o i suddetti argomenti, fu un errore...!
Un evento non cambia la storia, né le leggi, ma condurlo nella maniera errata e quindi senza
possibilità di trarre conclusioni è non solo inutile, ma dannoso. Chi non è in buona fede non accetta
peraltro un confronto del genere, ma neppure chi lo è – se non ha possibilità di dimostrare al
pubblico la fondatezza delle proprie affermazioni, e ottenere risultati, può sembrare partecipi solo
per piacere personale. Il problema è sempre la pariteticità e la consequenzialità. Ossia il non
procedere col dibattito se prima non sia dimostrata la correttezza di ogni affermazione.”
Un esempio dell‟organizzazione di tali convegni ci viene proprio da quello tenutosi a Torino
il 27 ottobre 2014, : “Sperimentazione animale e metodi alternativi: tra miti, polemiche e realtà
scientifica”, di cui alleghiamo il volantino. Il convegno era promosso dalla Fondazione Fondo
Ricerca e Talenti (www.ricercaetalenti.it), fondata il 10 febbraio 2012 su iniziativa dell‟Università
di Torino e della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, al fine di raccogliere fondi a favore di
giovani ricercatori della stessa Università. I relatori invitati a partecipare erano:
1. Prof. Giuseppe Remuzzi del Mario Negri, illustre nefrologo, e coordinatore delle attività di
ricerca di tale istituto, gran sostenitore della sperimentazione animale (v. Bergamo cronaca
de 10 gennaio 2014 - G. Remuzzi: Senza test sugli animali si paralizza la medicina);
2. Dr. Giovanni Botta, della Direzione generale della Sanità animale e dei farmaci veterinari
del Ministero della Salute, il cui nome appare nel sito www.salute.gov.it come uno dei
responsabili dell‟ufficio Moduli e Servizi on-line per l‟apertura di stabilimenti utilizzatori di
animali a fini scientifici;
3. Prof. Federico Bussolino, vice-Rettore per la ricerca dell‟Università di Torino, esperto in
biochimica e biologia vascolare;
4. Prof. Simone Pollo, del Dipartimento di Filosofia dell‟Università La Sapienza di Roma,
esperto di bioetica;
5. Dr.ssa Michela Kuan, della LAV
6. Stefano Martinelli, dell‟associazione La collina dei conigli;
7. Dr. Piero Biancucci, giornalista de La Stampa di Torino e divulgatore scientifico, in veste di
moderatore.
Non crediamo occorrano spiegazioni in merito alla evidente disparità di professionalità dei
partecipanti, dove su 7 persone, solo 2 appartenevano ad associazioni così dette
„animaliste‟ ed il cui curriculum professionale, per buono che fosse, non era comparabile a
quello degli altri relatori. Unica eccezione il Prof. Pollo, bioeticista, il cui curriculum11
,
benché indichi esperienza in questioni teoriche riguardanti i metodi alternativi nell‟ambito
delle 3R e l‟etica del rapporto uomo-animali, non consentirebbe di definirlo propriamente
11 Cfr.: www.lettere.uniroma1.it/users/simone-pollo, sito visitato il 29.12.2014.
73
un esperto avverso alla sperimentazione animale12
, eludendo pertanto il principio di „par
condicio‟ che avrebbe migliorato (sebbene non ancora soddisfatto) tale requisito.
La strategia di mettere a confronto l‟esperienza di accademici, direttori di istituti di
ricerca quali il Mario Negri, e responsabili del Ministero della Salute, con giovani attivisti
„animalisti‟ (seppur tra essi vi sia una giovane biologa13
), è chiaramente vincente. Nessuna
delle 2 persone „dalla parte degli animali‟ potrebbe mai competere in esperienza e
curriculum professionale con gli esperti schierati dalla parte opposta. A quale scopo
dunque partecipare?
Ovviamente non sono stati invitati di proposito professionisti del calibro del Prof.
Bruno Fedi, del Prof. Massimo Filippi, della dr.ssa Susanna Penco, del dr. Stefano Cagno,
della dr.ssa Costanza Rovida, e tanti altri, che avrebbero potuto, almeno per esperienza
diretta, mettere in imbarazzo con le loro testimonianze i relatori della parte „avversa‟, o
pretendere una conduzione del dibattito rigorosamente basata sulla dimostrazione di
quanto affermato. Ne risulta che un convegno così organizzato non avrebbe neppure dovuto
essere effettuato, se non altro per rinuncia da parte degli „animalisti‟ stessi, dato il
disequilibrio delle forze in campo. Per non parlare della conduzione del convegno, dove il
moderatore era un giornalista ex filosofo appassionato di scienza. I moderatori dovrebbero
– per garantire l‟equità e l‟efficacia della conduzione, ovvero il raggiungimento di un
risultato logico - appartenere, ad una categoria speciale, definibile come di arbitri
„imparziali‟ esperti in conduzione di dibattimenti e comunque lontani da esperienze
professionali in materia. In altre parole, rappresentanti del cittadino medio, interessato alla
scoperta della verità ed al dialogo col pubblico, più che a svolgere funzioni di presentatori
e di moderatori di eventuali eccessi. La guida del dibattimento, da loro fermamente
condotta, dovrebbe tendere a definire punti fermi con la tecnica della dimostrazione, più
che ad alternare botte e risposte, mirando a non lasciare il pubblico (perché in fondo questo
è il vero obiettivo dei convegni di tale tipo) nell‟incertezza. Una indiscussa autorevolezza
dal lato culturale, mista ad una forte determinazione ad una conduzione efficace del
dibattito dovrebbe assicurare quindi il successo, da qualsiasi parte esso stia, di tali eventi.
Se vi fossero dei dubbi in merito a quanto accaduto al convegno citato, rimandiamo
il lettore al paragrafo “Cronaca di un convegno” nel Notiziario n. 4/2014 (disponibile sul
nostro sito Internet), di cui ringraziamo sentitamente l‟autrice.
Allegato: volantino del convegno.
12 Cfr.: www.lettere.uniroma1.it/sites/default/files/571/Istituzioni%20di%20Etica_Slide_a.a.12-13_Parte%203.pdf ;
(sito visitato il 29.12.2014). 13
La dr.ssa M. Kuan è biologa ma non possiede un curriculum da professionista paragonabile ai relatori scientifici
invitati.
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3.0.5. F.A.Q. su specismo e antispecismo.
Riproponiamo un‟iniziativa, alla quale tutti sono invitati a partecipare, avente come
obiettivo fornire risposte semplici e chiare alle più comuni domande riguardanti gli aspetti
filosofici e pratici dell‟etica aspecista. Le così dette „Frequently Asked Questions‟ (F.A.Q.) possono
infatti essere utili nel corso di dibattiti pubblici, interviste, scambi di opinioni sul web, e in tutte
quelle situazioni in cui occorre avere una risposta pronta e ben meditata per evitare di incappare
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in errori o imprecisioni. Proponiamo di seguito alcune delle domande e le relative risposte che
suggeriamo quali „tattiche‟ per sostenere la lotta antispecista.
Preghiamo tutti i lettori di collaborare proponendo eventuali modifiche, o nuove
domande/risposte, scrivendo a: [email protected] , con oggetto „FAQ‟.
Grazie per la collaborazione
Massimo Terrile
F.A.Q. SU SPECISMO E ANTISPECISMO.
ETICA
1. Cos‟è lo specismo?
Il termine „specismo‟ è stato coniato nel 1970 da Richard Ryder 14
, ed approfondito da Peter
Singer e Tom Regan, per indicare „un pregiudizio o atteggiamento di discriminazione a
favore degli interessi dei membri della propria specie a sfavore di quelli dei membri di altre
specie‟.15
2. Lo specismo esiste solo nei confronti degli individui delle altre specie?
No, lo „specismo‟ esiste anche nei confronti dei membri della propria specie, o parte di essi,
per giustificarne lo sfruttamento e/o la discriminazione. Può riferirsi a diverse realtà sociali,
quali lo schiavismo, il classismo, il razzismo, il sessismo, l‟omofobia, ecc..
3. Cosa si intende per „antispecismo‟?
Il termine „antispecismo‟ indica le iniziative sociali che conseguono all‟applicazione della
filofia „aspecista‟(conferenze, manifestazioni, eventi, ecc..).
4. Cosa si intende per „filosofia aspecista‟?
Il principio del rispetto del diritto alla vita, alla libertà, al benessere, ed alla non
discriminazione di ogni essere senziente (ossia cosciente e sensibile) nell‟ambito delle
„esigenze‟ della specie di appartenenza.
5. Cosa significa „nell‟ambito delle esigenze della specie di appartenenza‟?
Significa che i diritti alla vita, alla libertà, al benessere, e alla non discriminazione, benché
simili per ogni specie, possono essere diversi da specie a specie, pertanto vanno valutati in
base alle (reali) esigenze di ognuna di esse.
6. Come è possibile applicare la „filosofia aspecista‟ senza nuocere a se stessi o alla propria
specie?
Il limite di applicabilità è dato dalla valutazione delle „reali‟ esigenze individuali o collettive
per la sopravvivenza della specie o del gruppo in determinate circostanze. In casi di conflitto
di interessi con altre specie, può prevalere la protezione della propria specie limitatamente a
quanto necessario per il soddisfacimento delle esigenze naturali.
7. Lo specismo è „naturale‟, ossia „lecito‟?
14 Psicologo inglese (1940).
15 V. Peter Singer, Liberazione animale, 1975, e Tom Regan, I diritti animali, 1990.
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Lo specismo è naturale, quindi lecito, nei limiti delle reali esigenze della specie di
appartenenza. Non è naturale né lecito ove travalichi tali esigenze (es. alimentazione non
necessaria, vestiario, beni di consumo, ecc.).
8. Lo specismo è un pregiudizio?
E‟ un pregiudizio ove rappresenti una forma di pensiero basata su credenze religiose o
filosofiche. Non è un pregiudizio, ma una „petizione di principio‟ ove venga utilizzato
strumentalmente come giustificazione per sfruttare esseri senzienti, umani e/o non umani.
9. Il lessico usato dagli umani per denigrare i propri simili attribuendo loro presunte
caratteristiche „animalesche‟ (es. „porco‟ ,‟gufo‟, „sciacallo‟ ,ecc..) è specista?
Sì, è specista, così come è „razzista‟ attribuire ad un umano presunte caratteristiche di altre
etnie umane o specie animali. I modi di dire („trattati come animali‟, „ignorante come un
asino‟, ecc..) provengono sia da preconcetti (credenze secondo cui i non umani sono la
personificazione del male, o bruti senza ragione, ecc..), sia da usanze legate al loro
sfruttamento. Tali riferimenti denotano comunque spesso anche la non conoscenza delle
vere caratteristiche biologiche ed etologiche della specie in riferimento.
ALIMENTAZIONE
10. E‟ possibile sopravvivere senza assumere alimenti di origine animale?
Certamente. Oggi è possibile grazie alla produzione industriale della vitamina B12, e di altre
vitamine e nutrienti necessari alla sopravvivenza, in caso di carenze individuali16
. Questo
vale anche per i bambini17
. E‟ però necessario imparare i principi di una dieta „veg‟
facendosi consigliare da un medico, così come abbiamo imparato dai nostri avi i principi
della dieta mediterranea. Ovviamente vanno trattati a parte i casi di intolleranze alimentari
individuali, per i quali esistono tuttavia rimedi appositi.
11. Gli antichi potevano sopravvivere senza cibarsi di alimenti di origine animale?
No, a meno che mangiassero frutta e verdure non lavate (quindi contenenti i batteri che
sintetizzano la vitamina B12 sulla loro superficie), e/o si cibassero di latticini e/o di pesce,
contenti tale vitamina ed altri nutrienti fondamentali, che oggi è noto sono derivabili anche
da altre fonti.
12. Il carnivorismo18
è specista?
E‟ specista ove non dipenda da un‟esigenza naturale della specie di appartenenza (es.
carnivori) o non dipenda da una situazione contingente (assenza di altre risorse), bensì da
interessi economici, piacere o credenze.
SPERIMENTAZIONE
13. La sperimentazione „animale‟ è specista?
16 Cfr. www.scienzavegetariana.it
17 Cfr. Dr. Luciano Proietti, Figli vegetariani, Ediz. Sonda, 31 marzo 2012.
18 Inteso come consumo di carne, pesce, e loro derivati (es. latticini,, pelli, ecc..).
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E‟ specista ove altre specie siano utilizzate in sostituzione della specie di riferimento (umana
o non umana), e per testare sostanze o effettuare ricerche non nell‟interesse dei soggetti
utilizzati, al di là di qualsiasi utilità, così come sarebbe „specista‟ se altri esseri utilizzassero
gli umani come „cavie‟.
14. La sperimentazione animale è utile alla specie umana?
Esistono molti tipi di sperimentazione su gli animali. Dal lato scientifico, e non etico, quella
a scopo di ricerca di base (conoscitiva) è utile alla conoscenza della loro biologia, ma non a
quella umana. Quella a scopo applicativo (sperimentazione di sostanze o farmaci destinati
agli umani) no; non esistono (e non a caso) statistiche ufficiali (e prive di conflitto di
interessi) che lo dimostrino (ad esempio statistiche del Ministero della Salute) nel senso di
confermare una sufficiente affidabilità del „modello animale‟19
, che dovrebbe in tal caso
essere decisamente superiore al 50%. In ogni caso, più gli animali non umani sono diversi
da noi, più è inutile sperimentare su di loro. Più sono simili a noi (es. le scimmie), più, dal
lato etico, è immorale, al di la del medesimo rispetto per ogni specie.
15. Come è possibile sperimentare farmaci e sostanze chimiche senza ricorrere agli animali?
Per gli umani, utilizzando volontari umani, già utilizzati obbligatoriamente per i farmaci. Il
reclutamento di tali volontari andrebbe però effettuato esclusivamente per ragioni
moralmente accettabili, ossia non esclusivamente economiche, senza ricompense in denaro
(oggi erogate sotto forma di indennizzi vari) tranne per l‟assicurazione, e riconoscendo il
loro contributo quali benefattori dell‟umanità. Ove possibile, è inderogabile il ricorso a
metodi sostitutivi.
16. E‟ lecito sperimentare sugli „animali‟ per gli „animali‟? Ossia a scopo biologico e
veterinario?
E‟ lecito se il singolo „animale‟ ha necessità di cure per la sua salute, e lo scopo non sia
esclusivamente utilitaristico (in senso economico) o se la specie (es. batteri, virus, insetti, e
similari) sia gravemente nociva per l‟ambiente o le altre specie, e non vi siano altri rimedi.
Per gli animali c.d. domestici è ovvio sia anche necessario il „consenso informato‟ del
relativo affidatario. Eccedere in tale principio volendo salvaguardare alcune specie a scapito
di altre (es. di quella umana) è chiaramente „specista‟, ma in senso opposto. Solo il buon
senso può guidare in tali scelte.
19 V. Dossier: ‘Contro la s.a.’, e ‘Sul superamento della s.a.’, www.movimentoantispecista.org .
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3.1. La lotta antispecista.
3.1.1. Milano: processo agli attivisti del „Coordinamento Fermare Green Hill‟.
Si è svolta il 28 aprile u.s. davanti al Palazzo di Giustizia di Milano, in occasione della
prima udienza del processo, la manifestazione in sostegno degli attivisti del Coordinamento
Fermare Green Hill che il 20 aprile 2013 occuparono lo stabulario del Dipartimento di
Farmacologia dell‟Università Statale di Milano liberando molte „cavie‟. Alla manifestazione ha
partecipato anche la nostra associazione con la distribuzione ai cittadini del volantino (v. oltre)
contenente la storia di tale iniziativa. L‟udienza non ha peraltro portato ad alcun atto
giurisprudenziale salvo il rinvio della stessa ai primi di ottobre del corrente anno.
Il Movimento Antispecista è contrario all‟uso della violenza a qualsiasi scopo. L‟azione
dimostrativa dei suddetti attivisti viene infatti vista nell‟ottica del „satiagraha‟, ossia
dell‟opposizione ad una legge ritenuta ingiusta, con l‟accettazione delle conseguenze giuridiche da
ciò derivanti. Va vista come una dimostrazione mirante a conquistare chi in realtà la violenza la
pratica (nel caso la sperimentazione su esseri senzenti incapaci di opporsi) con la sofferenza della
propria persona. Nessun danno alle persone è stato infatti causato da tale azione, mentre sono stati
posti in salvo numerosi esseri senzienti. Nell‟esprimere la massima solidarietà agli attivisti coinvolti in
tale azione ricordiamo le parole di Gandhi relativamente alla “satyagraha”, di cui riportiamo alcuni brani
fondamentali:
(da: I classici del pensiero. Gandhi – Parole di pace – Fabbri editori – 2001)
Pag. 32:
“La resistenza passiva implica l‟intenzione di innervosire l‟avversario, e nello stesso tempo la
disponibilità a farsi carico dell‟angoscia che vi è collegata. La satyagraha, invece, non implica il minimo
desiderio di fare un torto all‟avversario. La satyagraha aspira a conquistare l‟avversario con la sofferenza
della propria persona.” (SW III).
Pag. 33:
“Non ho mai pensato alla non violenza come arma dei deboli, ma come arma dei cuori forti”.
“Sulla via della non violenza, una minoranza può fare di più di una maggioranza… Avevo meno
dubbi nel guidare la mia minoranza in Sudafrica che non qui (in India) che mi trovo a guidare una
maggioranza. Sarebbe, però, del tutto errato dire per questo motivo che la non violenza è l‟arma dei deboli;
la pratica della non violenza (satyagraha) esige un ardimento maggiore della violenza.”
“C‟è una differenza fondamentale tra resistenza passiva e satyagraha. Se pensiamo e facciamo
credere di essere deboli e inermi, e quindi di essere capaci solamente di resistenza passiva, la nostra
resistenza non ci renderà mai forti; alla prima occasione, verremmo meno alla resistenza passiva , intesa
come arma dei deboli. Se, invece, siamo dei satyagrahis e pratichiamo la satyagraha e crediamo nella nostra
forza, diventeremo di giorno in giorno più forti… E mentre nella resistenza passiva c‟è spazio per l‟uso delle
armi, quando se ne offra l‟occasione, nella satyagraha la violenza fisica è bandita in tutti i casi.” (SW III).
Pag. 39.
“E‟ lecito praticare la disubbidienza civile solo a chi dichiara obbedienza alle leggi inaccettabili dello
stato, fino a che non ledono la coscienza. Bisogna pure essere pronti a sopportare la punizione prevista per i
trasgressori. Chi pratica la disobbedienza civile deve distinguersi per una radicale non violenza, perché
agisce in base al principio i conquistare l‟avversario con il dolore e con l‟amore.
Pag. 58.
“La disubbidienza civile nella forma autentica esige l‟osservanza puntualissima e volontaria del
codice penale. La disubbidienza ad una legge deve essere unita alla docile accettazione della punizione
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prevista per la sua violazione. Ma se una persona si ribella ad una legge e , dopo averla violata, si ribella
anche alla pena prevista per tale violazione, il suo comportamento non può più dirsi civile né pacifico e
necessariamente causa l‟anarchia o il caos.”
Pag. 95
“Se ci comporteremo in ogni cosa come dei veri styagrahis, che aspirano alla verità della
nonviolenza, la posizione assunta dal governo diventerà definitivamente insostenibile. Poiché ad essa manca
la sincerità e non è preparata ad una cosa simile, le è difficile rispondere con onestà all‟onestà; è irretita dalla
crudeltà e la raddoppia rispondendo allo stesso modo…. Il vero satyagrahi spera nella redenzione per mezzo
della accettazione del dolore. Tale pensiero egli applica anche alla sua condizione di prigionia; egli crede che
la sofferenza umilmente patita per una giusta causa è buona ed è infinitamente superiore delle violenza delle
armi.”
(Dal carcere).
Pag.116.
Il coraggio di fare ciò che salva.
“Nessun grande e diffuso movimento d‟opinione si può guidare fino alla meta senza correre rischi, e
la vita non ha valore se le vengono risparmiati i rischi e i pericoli….”.
Harijan, 15.7.1939.
Di seguito il comuncato ufficiale:
Il prossimo 28 aprile, a Milano, prenderà l'avvio il processo ai cinque attivisti del
Coordinamento Fermare Green Hill che, il 20 aprile del 2013, occuparono lo stabulario del
Dipartimento di Farmacologia dell'Università Statale di Milano.
Per quell'azione, fatta al fine di denunciare le condizioni di vita degli animali e la vera
faccia della sperimentazione animale, essi rischiano ora pene severe.
Per la prima volta dopo la chiusura di Green Hill ed il processo a carico dei suoi
dirigenti, in un'aula di tribunale si darà voce agli ultimi degli ultimi, agli animali rinchiusi nei
laboratori e negli stabulari, ai conigli, ai topi.
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Comunicato del Coordinamento Fermare Green Hill
Il 28 aprile avrà inizio il processo contro cinque attivisti del Coordinamento Fermare
Greenhill per i reati dell'occupazione dello stabulario di Farmacologia dell'Università Statale
di Milano.
Era il 20 aprile 2013.
Per più di dieci ore gli attivisti rimasero dentro allo stabulario per mostrare l'ordinaria
brutalità della sperimentazione animale.
Uscirono immagini e informazioni che mai i ricercatori renderebbero pubbliche.
Furono documentate le condizioni di vita degli animali ''sacrificati''per la ricerca.
Centinaia di persone risposero alla nostra richiesta di sostegno in modo da dar vita ad un
fondamentale presidio sotto l'edificio.
400 topi e un coniglio videro la libertà quel giorno.
Oggi chiediamo ancora il vostro supporto.
Perchè quei cinque dovranno affrontare il processo.
Rispondere dei reati di invasione di edificio pubblico, violenza privata (perchè erano
allucchettati per il collo impedendo l'accesso allo stabulario), danneggiamento (nulla è stato
danneggiato ma i ricercatori ritengono che col solo ingresso siano stati vanificati anni di
ricerca).
In aula diremo la verità.
Ovvero che rifaremmo mille volte quanto fatto.
Perché vogliamo giustizia per tutti coloro a cui quel giorno è stata negata
la libertà e la vita, e per le migliaia di individui rinchiusi e''sacrificati'' nei laboratori di tutto il
mondo.
Il 28 aprile ricorre anche il quinto anniversario di quel bellissimo giorno a Montichiari
81
passato alla storia, quando, in pieno giorno, fu assaltato l'allevamento, sfondate le reti e
liberate decine di cani.
Ancora e di nuovo, vogliamo continuare ad abbattere il muro di silenzio che consente
alla vivisezione di esistere.
Partecipa, diffondi, sostienici.
E' online il nostro nuovo sito
Notizie sul processo, racconti di quel giorno, informazioni su vivisezione e sfruttamento animale, fotografie e filmati realizzati all'interno dello stabulario di Farmacologia, investigazioni portate a termine da grandi associazioni internazionali in laboratori pubblici e privati. Troverai questo e molto altro all'interno del nostro nuovo sito web: www.dentrofarmacologia.org. Clicca sotto per accedere ora!
Clicca
3.1.2. Il processo „Green Hill‟: una storia italiana (aggiornamento).
I processo agli autori della liberazione dei beagle dalle strutture di Green Hill, ed a quello
degli imputati dei maltrattamenti e delle uccisioni, è lungi dall‟essersi concluso. Ne riportiamo in
„bacheca permanente‟ la storia, con i suoi aggiornamenti, affinché tutti i cittadini italiani possano
seguirne l‟andamento.
Da: Nel cuore20
:
Martedì, 16 Giugno 2015
"RICHIAMATI" IMPUTATI IN LACRIME IN AULA A BRESCIA
"Siamo entrati a Green Hill per salvare gli animali e al momento dell'ingresso nei capannoni
i cani presentavano numerose cicatrici ed erano apatici". Lo hanno detto alcuni degli imputati
durante un'udienza al Tribunale a Brescia del processo a carico di 13 animalisti che il 28 aprile 2012
nel corso di una manifestazione entrarono nei capannoni dell'allevamento di Green Hill, a
Montichiari. Vennero arrestati e rimasero in carcere tre giorni. Le accuse nei confronti dei 13 sono,
a vario titolo di rapina, danneggiamento e resistenza a pubblico ufficiale. Gli animalisti portarono
via diversi cani che erano di proprietà dell'allevamento di beagle, chiuso nell'estate del 2012 e i cui
20 Sito di informazione della F.I.A.D.A.A.
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proprietari sono stati condannati a gennaio per maltrattamenti sugli animali. In questo nuovo
processo Green Hill si e' costituito parte civile. Oggi nel corso dell'udienza alcuni degli animalisti si
sono messi a piangere tanto da spingere il giudice Angelica Nolli a dire: "Le aule di tribunale sono
abituate alle lacrime, ma in altri contesti". Il processo e' stato aggiornato al prossimo 21 settembre.
Lunedì, 15 Giugno 2015
“GREEN HILL, IL CONTRATTACCO DEI LEGALI: "RISPETTATA LA LEGGE" “
Novanta pagine di ricorso per l'appello
In vista dell'appello, i difensori dei condannati di Green Hill (l'amministratrice Ghislaine
Rondot, il veterinario Renzo Graziosi e il direttore Roberto Bravi) tornano alla carica.
Con un ricorso di 90 pagine, scrive "il Giorno", contestano la sentenza di primo grado, "fondata
sull'erronea applicazione delle norme e sul travisamento dei fatti e delle prove", chiedono
"l'assoluzione dal maltrattamento e dall'uccisione di animali (o in subordine la riqualifica in reati
più tenui) e la revoca della confisca di quasi tremila cani affidati alle famiglie (ma i cani ormai non
possono servire più per i laboratori, ndr) e sollevano una questione di legittimità costituzionale
sull'art. 544 bis del codice penale (uccisione di animali) in rapporto agli art. 727bis (uccisione e
cattura di animali selvatici) e al 638 (uccisione e danneggiamento di animali altrui). Tutti puniscono
l'uccisione di animali, ma, secondo i legali, con un'evidente sproporzione a danno di chi uccide
animali di sua proprietà. Il 544 bis sarebbe quindi incostituzionale perché viola il principio di
eguaglianza tra i cittadini.
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Venerdì, 23 Gennaio 2015
“GREEN HILL: 3 CONDANNE E UN'ASSOLUZIONE, I BEAGLE RESTANO A
CASA DEGLI AFFIDATARI “
E' arrivata poco dopo le 9 di stamattina la sentenza del processo Green Hill davanti alla
prima sezione del Tribunale di Brescia. Renzo Graziosi, veterinario dell'allevamento e Ghislane
Rondot, co-gestore di "Green Hill 2001", sono stati entrambi condannati a 1 anno e 6 mesi. Roberto
Bravi, direttore dell'allevamento, invece, è stato condannato a un anno più risarcimento delle spese.
Le accuse sono di maltrattamento e di uccisione di animali. Sospensione dalle attività per due anni
per i condannati. Assolto Bernard Gotti, co-gestore di "Green Hill 2001", "per non aver commesso
il fatto". I circa tremila beagle sono stati confiscati: dunque, possono rimanere nelle case degli
affidatari. Per legge, inoltre, Green Hill non potrà comunque riaprire perché il decreto legislativo
26/2014, approvato alcuni mesi fa, vieta l'allevamento di cani, gatti e primati destinati ad
esperimenti.
Presenti in aula una ventina di animalisti e attivisti che alla lettura della sentenza hanno manifestato
la loro gioia, rivela il "Giornale di Brescia".
Il Pubblico Ministero Ambrogio Cassiani, nella sua requisitoria aveva chiesto per i capi
d'imputazione del processo,3 anni e 6 mesi per il veterinario Graziosi, 3 anni per Rondot e 2 anni
per Bravi e Gotti. Inoltre aveva contestato a cinque dipendenti di Green Hill il reato di falsa
testimonianza.
Sulla base di quanto emerso dalle prove e dai verbali del processo, inoltre, la LAV annuncia che
chiederà l'imputazione dei veterinari dell'Asl di Lonato, dell'Istituto Zooprofilattico di Brescia e dei
funzionari della Regione Lombardia e del Ministero della Salute, che in tutti gli anni passati
avevano scritto che tutto era regolare nell'allevamento.
Risarcimenti sono stati riconosciuti alle associazioni che si sono costituite parte civile; 30 mila euro
alla Lav, che li utilizzerà - al netto delle spese legali - per costituire un fondo destinato a finanziare
lo sviluppo di metodi alternativi alla vivisezione.
Lav: "I cani venivano lasciati morire" "La sentenza di condanna di Green Hill è un riconoscimento a tutte e tutti coloro che in tanti anni
hanno partecipato a manifestazioni a Montichiari e in tante altre parti d'Italia e del mondo, hanno
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digiunato, firmato petizioni, realizzato inchieste giornalistiche, presentato denunce, scavalcato
barriere fisiche e ideologiche che difendevano l'indifendibile – ha detto Gianluca Felicetti,
presidente Lav - sapendo bene che 'Oltre il filo spinato di Green Hill', la vivisezione esiste ancora e
uccide quasi 3000 animali al giorno, tutti i giorni, solo nel nostro Paese, e non da alcuna risposta
positiva alla nostra salute: per questo la nostra battaglia è continua".
"A Green Hill essere uccisi era un lusso perché i cani venivano semplicemente lasciati morire: non
vi era nessun interesse a curare i cani malati. Le terapie erano costose e comunque avrebbero potuto
alterare i parametri delle sperimentazioni. I beagle erano quindi semplicemente lasciati morire (basti
pensare che dalle h 18 alla mattina successiva nessun presidio sanitario era garantito) o sacrificati",
ha detto l'avvocato Carla Campanaro, difensore della Lav, durante la sua arringa con la quale ha
sostenuto le richieste di pena del Pubblico Ministero, la confisca dei beagle salvati e, per gli
imputati, la sospensione delle attività di allevamento.
"Non è vero che in materia di vivisezione tutto è lecito – ha precisato l'avv. Campanaro -. Va
rispettata l'etologia animale indipendentemente dalla sua destinazione finale, questo vale per un
animale d'affezione quanto per quelli purtroppo allevati e poi macellati o ancora destinati ai
laboratori. I beagle sono stati i protagonisti di un processo innovativo, che ha puntato l'attenzione
sul rispetto del principio di legalità anche nella vivisezione. La norma comunitaria e nazionale e la
giurisprudenza hanno ampiamente chiarito che tutti gli animali sono essere senzienti e vanno curati
e accuditi rispettandone l'etologia, al di là del loro possibile 'utilizzo' commerciale".
Enpa: "Giornata della memoria dell'animalismo"
"Una sentenza storica che segna una straordinaria vittoria per gli animali. Il 23 gennaio sarà la
Giornata della memoria dell'animalismo", ha commentato la presidente dell'Enpa Carla Rocchi,
oggi presente in aula a Brescia. "Si chiude - aggiunge Rocchi - la triste stagione degli allevamenti
dei beagle da laboratorio. Animali che venivano trattati alla stregua di merci e non come
esseri senzienti e che, in quanto tali, vedevano calpestato il loro diritto a una vita comunque
dignitosa a prescindere dal fatto che fossero destinati alla sperimentazione. Questa sentenza
è importantissima - prosegue Rocchi - proprio perché afferma in modo inequivocabile che
nessun essere vivente può essere costretto in condizioni di sofferenza e di deprivazione, tanto più se
ciò avviene come conseguenza di un impiego per attività umane".
Per tale motivo l'Enpa, che nel processo Green Hill si è costituito parte civile, rappresentata
dall'avvocato Valentina Stefutti, e che ha dato un contributo fondamentale affinché gli oltre 2.600
beagle liberati dalla struttura trovassero una famiglia, auspica che questo pronunciamento possa
rappresentare il primo tassello per superare tutte quelle situazioni di inaccettabile sfruttamento che
gli esseri senzienti non umani sono costretti a subire in nome del profitto.
Lndc: "Abbattuta l'arroganza della multinazionale" "Il giorno del giudizio è finalmente arrivato e l'arroganza della multinazionale è stata abbattuta -
afferma Piera Rosati, presidente nazionale Lega nazionale per la difesa del cane -. Ciò che
sembrava impossibile è diventato possibile grazie alla Magistratura, al grande coraggio delle
Associazioni e alla forza dell'opinione pubblica che ci ha sostenuto con piena convinzione in questo
grande e duro percorso che oggi vede vincitori i diritti degli animali e la civiltà del nostro paese.
Ormai i tempi della vivisezione sono segnati nonostante le resistenze disumane di chi ha grossi
interessi in questo business. Noi continueremo a portare avanti la nostra battaglia contro questa
pratica deleteria e obsoleta, una battaglia di libertà per la ricerca scientifica e per il rispetto di tutti
gli esseri viventi, uomini e animali".
"La parola più ripetuta all'interno e all'esterno dall'aula a proposito della sentenza è stata 'storica'.
Perché con questo processo si è davvero scritta una pagina importante per il riconoscimento dei
diritti degli animali. Ma non solo. E' stato sancito un precedente che avrà senza dubbi una grande
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importanza in procedimenti futuri in materia", dichiara con soddisfazione l'avvocato Michele
Pezone, responsabile diritti animali Lndc, una delle associazioni "attrici" nel processo come parte
civile ma anche sempre in prima linea in tutta la vicenda avendo dato subito la più ampia
disponibilità ad accogliere i Beagle più bisognosi. "Adesso aspettiamo con ansia di conoscere le
motivazioni della sentenza dato che il giudice Roberto Gurini si è comportato con una scrupolosità
encomiabile. Motivazioni che saranno depositate entro 60 giorni. Encomiabile è stato anche il
Pubblico Ministero Ambrogio Cassiani che ha condotto le indagini con accuratezza e
coscienziosità. Al di là di ciò, comunque, è anche molto importante che nella sentenza siano stati
riconosciuti validi sia i reati di maltrattamento sia di eutanasia ingiustificata", conclude l'avvocato
Pezone.
I principali elementi di prova contro Green Hill (a cura della Lav) · L'esorbitante numero di decessi di cani, che avveniva per mancanza di cure idonee: 6023 beagle
morti tra il 2008 e il 2012. Secondo il veterinario Moriconi, consulente del PM, almeno 40 cani,
stando alla documentazione esaminata, sono stati uccisi senza reale necessità
· Un unico veterinario doveva occuparsi di quasi 3000 cani, e dalle h18 alle 7 del mattino gli
animali erano letteralmente abbandonati a loro stessi anche se malati. I beagle non venivano
adeguatamente curati (es. emblematico il caso citato dal PM di un cucciolo affetto da diarrea
emorragica, curato con una pomata per gli occhi!)
· Beagle soppressi con inalazioni di isoflurane o iniezioni di Tanax somministrati senza pre-
anestesia, causa di indicibili sofferenze
· Il comportamento dei veterinari ASL che andavano a controllare la struttura era evidentemente
doloso. La prassi di preavvisare le ispezioni della ASL a Green Hill era sedimentata e le ispezioni
erano fatte in modo sommario. Il PM ha definito "superficiali" i controlli dell'istituto Zooprofilattico
di Brescia. Mai nessuno è andato a verificare come e perché morivano i cani lì dentro
· Incompletezza di verbali e registri di Green Hill: ad es. il registro di carico/scarico dei cani non era
conforme, dunque impossibile sapere con esattezza quanti beagle erano presenti
· L'uso di segatura scadente per le lettiere, causa di diversi decessi di circa 104 cuccioli, nonostante
i dipendenti abbiano sempre negato; nello stesso manuale di Green Hill era previsto come
intervenire in tali casi, con procedure molto dolorose
· La foto agghiacciante di un dipendente di Green Hill, con un beagle morto e il cervello di fuori,
che sorridente alza il dito medio
· Lo sfruttamento delle fattrici (la teste Giachini, veterinaria Asl, ha ammesso che Green Hill
utilizzava anche fattrici di 8 anni di età)
· L'intenzione da parte di Green Hill di approfittare dell'introduzione nella struttura di alcuni
manifestanti durante le proteste del 28 aprile 2012 per "sopprimere un numero maggiore di beagle
con rogna demodettica"
· La mancanza di aree di sgambamento per i cani
· La promiscuità degli animali e il frequente contatto con le feci
· La pratica di ammansire i cani appendendoli ad un'imbracatura per fargli perdere ogni cognizione
sensoriale.
· Il fattore ambientale: 1) l'interno dei capannoni non era biologicamente puro (requisito per animali
destinati ad esperimenti), tanto che l'impianto d'areazione aspirava aria dall'esterno; 2) il caldo e
l'umidità (accentuata fino al 65% nel capannone n.3 dall'acqua che veniva gettata sul tetto) erano un
fattore di stress per gli animali e concausa di problemi sanitari (es. rogna, diarrea).
· Il rappresentante legale di Green Hill Ghislane Rondot, secondo i messaggi di posta elettronica
acquisiti dal PM, cercò di chiedere all'FBI di spiare gli animalisti impegnati nelle proteste contro
l'allevamento di beagle perché la società temeva che fra gli addetti si potesse infiltrare una "talpa"
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incaricata di passare informazioni e immagini compromettenti dall'interno dell'allevamento alle
associazioni e alle Istituzioni che chiedevano a gran voce la chiusura della struttura.
Da: Veganzetta
23 settembre 2015
Il 21 settembre si è svolta l‟udienza che vede 13 persone imputate di vari reati per la liberazione dei
Cani del 28 aprile 2012 a Green Hill. In tale occasione il PM ha avanzato le sue richieste di pena.
Per riassumere la situazione, il gruppo dei 13 imputati lo si può suddividere approssimativamente in
2 categorie.
La prima: riguarda le persone che sono fisicamente entrate scavalcando la rete e si sono introdotte
nei capannoni portando fuori alcuni Cani e consegnandoli a chi era fuori. Queste persone sono
accusate di furto aggravato. Questa categoria è quella per cui il PM ha avanzato richieste di pena
più lievi che si aggirano dagli 8 mesi all‟anno, con l‟applicazione dei benefici di legge.
La seconda: riguarda le persone che non sono entrate nella struttura ma che hanno ricevuto i Cani e
hanno lasciato quel luogo per portarli via al sicuro. Queste persone sono state fermate a chilometri
di distanza dal lager. I reati che vengono loro contestati sono rapina impropria, resistenza e lesioni a
pubblico ufficiale. La resistenza sembra legata al fatto che hanno resistito alla richiesta di
consegnare il Cane o verbalmente o tentando la fuga. Le lesioni assomigliano più a una costruzione
ad hoc fatta dalle forze dell‟ordine con verbalizzazioni copia e incolla e con referti dell‟ospedale.
Le pene richieste dal PM in questo caso variano da 1 anno e alcuni mesi fino a 2 anni e 3 mesi a
seconda che sia confermata o meno la resistenza e le lesioni.
A tutti sembra poi imputato un danneggiamento che la parte civile quantifica in 200 mila euro.
Danneggiamento di cui non hanno comunque alcun elemento di prova.
Io sono stata posizionata nel primo gruppo, quello delle richieste di pena più lievi. Il PM richiede
per me una pena massima rispetto al reato di furto che quantifica in 4 anni. Le motivazioni che
porta sono legate alla dichiarazione che ho fatto in aula nell‟udienza precedente. Ravvisa in
particolare 2 punti che ne giustificherebbero la massima pena.
Primo punto: il fatto che io dichiaro che non riconosco il tribunale e le leggi.
Il secondo punto: si evince dalla dichiarazione che rifarei ciò che ho fatto a Montichiari.
Quindi in sunto lo stesso reato quantificato per gli altri con una richiesta di 8 mesi – 1 anno diventa
nel mio caso di 4 anni per l‟espressione del mio pensiero in aula.
Ravvisando come tale manovra, anche se non esplicitata, sembri configurarsi come un reato di
opinione, il mio legale ne sottolinea la scorrettezza chiedendo che qualora il tribunale ravvisi nella
mia dichiarazione elementi di ulteriore reato, si dovrebbe aprire un nuovo processo a questi legato e
non utilizzare i fatti del 28 aprile per punire il mio pensiero.
A breve pubblicherò un approfondimento e ulteriori analisi della situazione.
Il processo è aggiornato al 9 novembre 2015 presso il tribunale di Brescia alle ore 13.00.
In tale data sarà emessa la sentenza.
87
Luana Martucci
Aggiornamento
26 maggio 2017
La „difesa‟ secondo Green Hill (!)
E‟ stato fissato per il 3 ottobre (2017) il processo in Cassazione nei confronti dei vertici di
Green Hill, l‟allevamento di cani beagle destinati alla vivisezione chiuso a Montichiari in provincia
di Brescia nell‟estate 2012. In appello la rappresentante del gruppo Ghislaine Rondot e il veterinario
Renzo Graziosi erano stati condannati ad un anno e sei mesi, mentre è stata di un anno la pena per
Roberto Bravi, direttore di Green Hill. “Green Hill, rispettando il lavoro della magistratura a cui
ribadisce totale fiducia, conferma l‟estraneità alle accuse che, si ricorda, non fanno riferimento a
maltrattamenti comunemente intesi come hanno volutamente fatto intendere alcune campagne
animaliste, ma riguardano comportamenti e azioni messe in essere non conformi alle caratteristiche
etologiche dei cani di razza beagle” fa sapere Green Hill attraverso una nota. “I vertici di Green Hill
sottolineano che il processo è stato fin dalle fasi iniziali fortemente influenzato da una campagna
animalista ingiustamente accanita che in realtà intende vedere condannata l‟azienda non per i
metodi di allevamento, ma piuttosto per le finalità di quest‟ultimo e non ne considera la necessità
per la ricerca medico-scientifica indispensabile per il benessere e la cura non solo della specie
umana, ma anche degli stessi animali” scrive l‟azienda. “Al di là della decisione della Cassazione,
Marshall ha dovuto interrompere gli investimenti in Italia e mettere in vendita l‟allevamento di
Green Hill sospendendone l‟attività a causa del recepimento restrittivo da parte dell‟Italia della
direttiva europea sulla sperimentazione animale. La sofferta decisione dell‟azienda americana di
vendere il sito italiano, infatti, è dovuta alle limitazioni che, seguendo la spinta animalista, sono
state introdotte con il Decreto Legislativo 26/2014 all‟utilizzo degli animali per scopi scientifici
rispetto a quanto viene disposto dalla Direttiva 2010/63/EU, al punto che la Comunità europea ha
avviato una procedura di infrazione contro il nostro Paese”.
3.1.3. La manifestazione contro lo zoo (ed altro..) a Torino.
Si è tenuta sabato 27 maggio a Torino la manifestazione contro il progetto del Comune di
cedere un‟area verde (Parco Michelotti) del Comune ad una società commerciale che intenderebbe
ripristinarvi lo zoo della città, già dismesso nel 1987.
Il Movimento Antispecista, pur condividendo la protesta contro la creazione dello zoo, ha
deciso di non aderire al cominucato ufficiale (v. oltre) in quanto quest‟utimo conteneva
dichiarazioni di carattere politico-amministrativo.
Di seguito il comunicato delle associazioni aderenti e i link dei filmati delle manifestazione
gentilmente inviatici da Paola Re.
https://www.youtube.com/watch?v=_S7NBHr0od4
88
https://www.youtube.com/watch?v=br7zK8K6Zqc
https://www.youtube.com/watch?v=S362RFt41jw
91
Manifesto politico per la convocazione della manifestazione nazionale del 27 maggio a Torino
CONTRO GLI ZOO E LA SVENDITA DEL PATRIMONIO PUBBLICO
A DIFESA DELL’AMBIENTE E DEI BENI COMUNI Il 31 marzo 1987, esattamente trent‟anni fa, a seguito delle proteste di gran parte della cittadinanza,
contraria alla detenzione degli animali in gabbia, chiudeva lo zoo del Parco Michelotti a Torino. La
città poneva quindi fine alla sofferenza degli animali detenuti in quella struttura, affermando con
quell‟atto il diritto di ogni animale a vivere libero, nel proprio ambiente naturale. La chiusura
dello zoo di Torino rappresentò una tappa importante nella storia del movimento animalista
italiano e, in particolare, nella lotta per l‟affermazione del rispetto e della libertà di ogni animale.
Oggi, a trent’anni di distanza, la nuova giunta comunale di Torino guidata da Chiara Appendino,
raccogliendo e facendo proprie le decisioni della giunta precedente, è intenzionata a portare avanti il
progetto del nuovo zoo. Il sito prescelto è ancora quello del Parco Michelotti, un‟area di grande
pregio naturalistico situata sulle sponde del Po nel pieno centro della città, che da trent‟anni attende
di essere riaperta ai cittadini, e che rischia invece di essere privatizzata a tempo indeterminato.
Il piano del Comune prevede infatti la svendita del parco a Zoom - soggetto privato che già gestisce
uno zoo in provincia di Torino - per un periodo di ben trent‟anni (rinnovabili poi per ulteriori venti).
Il progetto, tutt‟ora piuttosto generico, prevede la realizzazione di una voliera, di una “fattoria
didattica” con animali “domestici” provenienti da tutto il mondo, di una “biosfera” dedicata
all'ambiente tropicale e di un “ecosistema del Rio delle Amazzoni” con animali esotici. Tutto questo
dovrebbe sorgere su un ristretto lembo di terra affiancato da un corso cittadino, Corso Casale, con
sette corsie a grande scorrimento. Le strutture del nuovo zoo, altamente invasive,
deturperebbero irrimediabilmente l’area, che in futuro non potrebbe più ospitare altro che
animali reclusi, condannando così innumerevoli innocenti ad una detenzione senza fine e
sottraendo per sempre un bene pubblico ai cittadini.
Di fronte a tale scempio, denunciamo la grave mancanza della nuova amministrazione comunale,
eletta sulla base di un programma che prevedeva un esplicito NO ad ogni forma di detenzione di
animali e di privatizzazione degli spazi pubblici, ma che tuttavia si è schierata a favore del nuovo
zoo, sotto la minaccia di fantomatiche multe plurimilionarie, che appaiono del tutto
inverosimili da un punto di vista legale. La scelta di appoggiare il nuovo zoo rappresenta
piuttosto la chiara smentita di quanto promesso in campagna elettorale, per l‟assenza della reale
volontà politica di contrastare il progetto figlio della vecchia amministrazione PD, rispetto alla
quale i cittadini attendono ancora una netta discontinuità.
La chiusura dello zoo del Parco Michelotti nel 1987 fu una vittoria storica per il movimento
animalista e per tutti coloro che amano la libertà. Non è pensabile che oggi quel luogo simbolo torni
ad ospitare uno zoo! Se questo dovesse essere realmente realizzato, ciò non rappresenterebbe
soltanto un gravissimo sfregio per la città di Torino, ma un duro colpo per tutto il movimento
animalista e per chiunque si batta a tutela degli spazi pubblici contro privatizzazioni e
cementificazioni.
NON SI TRATTA QUINDI DI UNA BATTAGLIA LOCALE, MA DI UNA LOTTA CHE CI
RIGUARDA TUTTE E TUTTI, SENZA LIMITI GEOGRAFICI.
Per questo facciamo appello a tutte le persone che hanno a cuore il diritto alla libertà di ogni
individuo, la difesa del patrimonio ambientale e la salvaguardia dei beni comuni a costruire con noi
la mobilitazione nazionale che culminerà con la manifestazione “CONTRO GLI ZOO E LA SVENDITA DEL PATRIMONIO PUBBLICO, A DIFESA DELL’AMBIENTE E DEI BENI
COMUNI” che si terrà a Torino sabato 27 maggio 2017.
In qualità di cittadini, di ambientalisti, di animalisti, di libertari, di difensori della tutela dei beni
comuni da qualunque forma di speculazione e di aggressione privatistica, non accettiamo e mai
accetteremo che le logiche del mercato schiaccino i diritti fondamentali degli individui,
indipendentemente dalla specie a cui appartengono!
92
3.1.4. 26 agosto:World Day for the End of Speciesism!
Nel diffondere volentieri questo annuncio di Yves Bonnardel, desideriamo ricordare che
l‟umanità ha praticato nel corso della sua evoluzione, stando all‟antropologia, varie forme di etica
interspecifica per quanto riguarda gli animali non umani: ad iniziare dalla lotta pre-morale per la
(propria) sopravvivenza in età primordiale fino allo „specismo ideologico‟ attuale sorto per
giustificarne lo sfruttamento di massa per motivi economici ed edonistici. Per un‟analisi realistica
delle motivazioni del sorgere di quest‟ultimo, è importante notare la necessità biologica per la
specie umana di assumere determinati nutrienti (in particolare la vitamina B12) nella forma più
diretta, disponible e continua possibile, ossia dagli alimenti di origine animale (carni, latticini,
uova). L‟ideologia „specista‟ si è pertanto formata anche a seguito di tale necessità ed è stata
sostenuta dalle religioni e dalle filosofie precedenti la nostra epoca pur senza la consapevolezza
delle ragioni scientifiche dei gravi effetti sulla salute dovuti alla carenza di tali alimenti. La
scoperta delle vitamine, della qualità e quantità degli altri nutrienti contenuti negli alimenti, della
loro possibile integrazione ottimale per formare una „dieta‟ vegana, nonché la produzione di
materiali sintetici dovuta ai progressi della chimica ha permesso dalla metà del 1900 l‟abbandono
dell‟alimentazione onnivora e dell‟attività predatoria (allevamenti, caccia, macellazione)in alcune
delle zone più sviluppate del pianeta, grazie alla diffusione dell‟etica „aspecista‟ basata su tali
conoscenze. Occorre pertanto tenere sempre presenti le origini dello „specismo‟ e i mezzi necessari
al suo possibile superamento affinché l‟antispecismo, inteso come principio politico per sviluppare
una nuova visione del mondo (Weltanschauung), non si trasformi in un‟ideologia astratta,
fondamentalista, dimentica del passato, deformando così la verità storica e creando falsi miti,
facilmente confutabili e dannosissimi per la „causa‟.
Vedere per ulteriori dettagli „Il futuro dell‟alimentazione umana‟, disponibile sul sito
www.movimentoantispecista.org tra i „Dossier.
Cordiali saluti e buon „World Day for the End of Speciesism‟ a tutti.
Massimo Terrile
Movimento Antispecista
29 giugno 2017
Da: end of speciesism [mailto:[email protected]]
Inviato: giovedì 29 giugno 2017 07.32
Oggetto: Participate in World Day for the End of Speciesism - 26 August 2017!
Hello everybody,
We are pleased to invite you to the World Day for the End of Speciesism, running for the
third year!
In order to publicly condemn speciesism: for the word “speciesism“ to become known in
public opinion, and for this ideology that stages the contempt for animals to be named and
condemned. To open the door to a world where the life and interests of animals really matter.
93
Marches are already announced in Bern & Genève (Switzerland), Québec (Canada),
Auckland (New Zealand), Sydney & Melbourne (Australia) and Slovenia, and lectures will be done
for three days in Lausanne (Switzerland) ; if you don‟t organize actions for this event in your city,
you are more than welcome to join these!
Please help spread the word, to make this event a worldwide success, participating in
revolutionizing our society for non-humans!
Thank you and have a nice day!
Yves Bonnardel, for “The End of Speciesism”, an initiative from a coalition of
antispeciesist activists from various countries
==>
Dear animal rights activists,
We invite you to join the third World Day for the End of Speciesism (WoDES) on 26 August,
which will take place in various towns across the world.
During this international day you can organize marches or other large-scale events in order to
promote real consideration for animals, or participate in those already organized. In Bern
(Switzerland, the march will be held in two days, July 1st!)
In our societies, our relationship with animals is based on speciesism. By analogy with racism and
sexism, speciesism refers to an ideology that considers the lives and interests of animals as
insignificant just because they are of a different species. Speciesism is untenable because humans
are not the only ones to feel emotions and therefore we have to respect the lives and interests of
other sentient beings who share this planet with us.
Injustices of the past, such as slavery and the low status assigned to women, have been abolished or
reduced. They too were so embedded in the collective consciousness that they were thought to be
eternal. But history has shown the opposite and we can easily imagine that one day slaughterhouses
will be deemed to be a symbol of barbarity. More and more of us are beginning to take a stand
against injustice to animals, which has become one of the most important social debates of our time.
94
We are working for a world that takes the lives and interests of all into consideration.
This world is already on its way.
Let's work together so that it arrives as soon as possible!
More information on the dedicated Website, available in seven different languages:
http://www.end-of-speciesism.org
or on our Facebook page
Contact us if you want to organize a march in your town: info(at)end-of-speciesism.org
'End of Speciesism' team
_______________________
A glimpse at the World Day for the End of Speciesism - 2015-2016. What a crowd and what
energy!
95
The first World Day for the End of Speciesism took place on August 2015. In many
countries, we denounced the ideology allowing to disregard the interests of animals simply because
they are part of another species.
As part of this international day, the PEA organization – Pour l‟Egalité Animale (For Animal
Equality) – organized a peaceful March for the End of Speciesism in Geneva. Meetings and
discussions were also held as part of the March on 21, 22 and 23 August. Visit our calendar or this
Facebook page for details concerning these great past events. Marches were also held in Toronto
and Montreal (Canada), Los Angeles (USA), Zagreb (Croatia). Other actions were organized in a
number of cities in France (Bordeaux), Russia, Georgia, Belgium, etc.
A nice video of presentation of the March for the End of Speciesism in Geneva, 2016
(Switzerland)
Another nice video: same March.
An italian video: Marcia per la fine dello specismo
Video report from Geneva March (Switzerland) 2015
The march in Geneva 2015 received an extensive national attention in Switzerland. Medias
all talked about it positively: a 3 minute report on Swiss T.V.
Video report for Montréal March (Québec, Canada)
Toronto happening (Canada)
96
3.2. Alimentazione e prodotti.
3.2.1. Dieta veg: motivazioni „indirette‟, ma vere …..
Nel riportare i benefici della dieta „veg‟, ricordiamo che tali motivazioni non vanno mai utilizzate
per sostenere l‟etica aspecista, basata sul rispetto degli esseri senzienti (v. Manifesto per un‟etica
interspecifica). Tuttavia, ove venga messa in discussione la sostenibilità di una tale dieta ai fini salutistici
umani, è bene essere informati, al fine di poter rispondere: sì, tra l‟altro è salutare „anche‟ per gli umani!
Una meta-analisi pubblicata online il 6 Febbraio 2016 su Food Science and Nutrition, e da PuBMed
(US National Library of Medicine National Institutes of Health )
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26853923
dimostra che le diete vegetariane e vegane migliorano la salute e costituiscono un fattore di protezione contro
la malattia e la morte precoce.
Sono stati esaminati 96 studi scientifici che hanno messo a confronto le diete vegetariane e vegane con le
diete onnivore per vari fattori di rischio, malattie croniche e mortalità.
I risultati ottenuti hanno messo in evidenza che le persone che seguivano una alimentazione a base vegetale
(vegetariana e vegana), hanno riportato un peso corporeo, livelli di glucosio, livelli di colesterolo totale e
colesterolo LDL, più bassi rispetto alle persone che avevano seguito una alimentazione onnivora.
Inoltre, i gruppi che hanno seguito una alimentazione vegetariana e vegana hanno mostrato tassi di malattie
cardiovascolari, di cancro e di mortalità, più bassi rispetto ai gruppi che hanno seguito una alimentazione
onnivora.
I ricercatori scrivono:
CONCLUSIONI:
Questa vasta meta-analisi segnala un significativo effetto protettivo di una dieta vegetariana contro
l'incidenza e / o la mortalità per cardiopatia ischemica (-25%) e l'incidenza di cancro totale (-8%). La dieta
vegana ha conferito un significativo rischio ridotto (-15%) di incidenza di cancro totale.
La Redazione di Società Vegetariana
_______________________________________________________________________________________
22 Marzo 2016
Fonte : Ansa
Fonte originale: PNAS, rivista scientifica statunitense, organo ufficiale della United States National
Academy of Sciences.
(a fondo pagina i link di riferimento)
CON DIETA VEGAN IN TUTTO MONDO 8,1 MILIONI DI MORTI PREMATURE IN MENO DA QUI
AL 2050.
Lo afferma uno studio della Oxford University pubblicato dalla rivista Pnas, che ha calcolato anche i
risparmi in termini economici che si otterrebbero.
97
I ricercatori hanno elaborato quattro diversi scenari, uno di 'business as usual' in cui si mantengono le attuali
tendenze in termini di dieta, uno in cui si limita la carne a 300 grammi a settimana aumentando l'apporto di
frutta e verdura, uno strettamente vegetariano e uno vegano.
Il maggior guadagno in termini di vite salvate, soprattutto per le minori malattie cardiovascolari ma anche
per tumori e patologie legate all'obesità , verrebbe appunto dalla dieta vegana, seguita dalla vegetariana (7,4
milioni di morti risparmiate).
Queste due permetterebbero anche i maggiori vantaggi in termini di riduzione delle emissioni, del 63% per la
dieta vegetariana e del 70% per la vegana, mentre quella 'moderatamente carnivora' le ridurrebbe del 30%.
I benefici economici per i sistemi sanitari andrebbero dai 700 ai mille miliardi di dollari l'anno.
"Le diete sbilanciate, con un consumo eccessivo di carne, sono responsabili del maggior peso globale in
termini di perdita di salute - affermano gli autori -.
Allo stesso tempo il sistema alimentare è responsabile di più di un quarto delle emissioni, ed è una delle
forze principali che spingono i cambiamenti climatici".
Il comunicato Ansa
http://www.ansa.it/saluteebenessere/notizie/rubriche/salute/2016/03/22/con-dieta-vegan-in-tutto-mondo-81-
mln-morti-meno-nel-2050_82aea5c3-0437-437e-8a71-14823c0d8247.html
L‟Articolo su PNAS
Analysis and valuation of the health and climate change cobenefits of dietary change
http://www.pnas.org/content/early/2016/03/16/1523119113.figures-only
Qui è possibile scaricare l‟intero studio scientifico
https://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=3&cad=rja&uact=8&ved=0ahUKEwin
qPDPwtTLAhWrAJoKHRgRDZcQFgguMAI&url=https%3A%2F%2Fwww.aeaweb.org%2Faea%2F2016co
nference%2Fprogram%2Fretrieve.php%3Fpdfid%3D1120&usg=AFQjCNG9alNlCybneOf48Coq61LUf8JM
EA&bvm=bv.117218890,d.bGs
La redazione di Società Vegetariana
160323_Pnas 2016 - Dieta vegan soluzione ideale.pdf
98
3.2.2. Disinformazione in atto sulla soia (notizie dal web..)
Segnaliamo questo articolo sulla soia di „generazionebio‟ che è apparso sul web a metà giugno
2017, e i relativi commenti (omettiamo le fonti in quanto non siamo autorizzati a citarle):
http://www.generazionebio.com/notizie/446-170-motivi-per-eliminare-la-soia-dalla-dieta.html
Riportiamo innanzitutto il parere della Società Scientifica di Nutrizione Vagatariana: „Ignorate
gli allarmismi antisoia‟.
https://www.scienzavegetariana.it/news/notizia_1006.html?id=1006
Altri commenti dal web (in ordine inverso rispetto agli allarmismi dell‟articolo):
Allarme 10: nello studio in questione non si parla di bambine ma di topi; Con somministrazione non
solo orale ma anche sottocutanea, tra l'altro...Qui il link allo studio dell'allarme n.10:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2799462/
Quindi nell'articolo di generazionebio si è dichiarato il falso!
Allarme 9:
In questo studio si parla di un integratore in polvere delle proteine della soia (cosa diversa
dal mangiare soia)
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17416779
Tuttavia, questa pubblicazione critica lo studio citato come fonte dell'allarme 9 mettendone
in luce i difetti e le incongruenze:
http://cebp.aacrjournals.org/content/16/12/2795
Allarme 8:
Studio sui ratti... inutile per fini umani:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10543025
Allarme 7:
Oltre ad essere uno studio abbastanza datato (1994) si usa un modello animale quindi
inutile ai fini umani: "Using the developmentally estrogenized mouse model, we propose an
alternative role for estrogens as a predisposing factor for prostatic diseases"
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/7508622
Allarme 6:
Anche questo è uno studio sui ratti... inutile a fini umani:
https://www.researchgate.net/publication/44592893_Suppressive_effects_of_genistein_and_
daidzein_on_pituitary-thyroid_axis_in_orchidectomized_middle-aged_rats
Allarme 5:
"Genistein and daidzein at low concentrations were found to stimulate breast tumor growth
in in vitro and in vivo animal studies, and antagonize the antitumor effect of tamoxifen in
vitro. At high concentrations, genistein inhibited tumor growth and enhanced the effect of
tamoxifen in vitro"
Si parla sempre di studi su animali... quindi inutile a fini umani:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11573864
99
Allarme 4:
Oltre ad essere uno studio pubblicato nel 1997 (quindi di vent'anni fa), ….pare che la
pubblicazione si basi su uno studio in vitro. E comunque, lo studio prende in considerazione
solo gli estrogeni; la soia contiene molte altre sostanze che potrebbero portare a risultati
differenti.
Allarme 3:
Non è stato trovato lo studio in questione.
Allarme 2:
Oltre ad essere uno studio del 1994 su un minuscolo campione di 6 donne, lo studio termina
così:
"The responses to soy protein are potentially beneficial with respect to risk factors for
breast cancer and may in part explain the low incidence of breast cancer and its correlation
with a high soy intake in Japanese and Chinese women"
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/8074062
Allarme 1:
Non è stata trovata la pubblicazione. Comunque lo studio citato è del 1991, ovvero di 26
anni fa!
Curioso tra l'altro che si parli sempre e solo dei fitoestrogeni della soia e mai degli
estrogeni del latte vaccino (vedere i link sotto riportati):
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/14729019
http://news.harvard.edu/gazette/story/2006/12/hormones-in-milk-can-be-dangerous/
No comment, quindi!
100
3.3. Leggi e giurisprudenza.
3.3.1. Allenamento dei cani da caccia: salvi i parchi abruzzesi.
Da: CONSIGLIONEWS 45
18 aprile 2017
SALVI I PARCHI ABRUZZESI
Il 13 aprile 2016 la Regione Abruzzo emanava la legge n. 11 che all‟articolo 4 consentiva
l‟allenamento dei cani su aree non inferiori al 50% delle zone B, C e D dei parchi naturali regionali
e su aree non inferiori al 30% delle riserve regionali naturali guidate, controllate e speciali. Il
Presidente del Consiglio dei ministri l‟8-9 giugno 2016 impugnava tale legge alla Corte
Costituzionale, osservando che tale disposizione viola la legge nazionale sulla caccia n. 157/1992
nonché le direttive comunitarie “habitat” (92/43/CEE) e “uccelli” (2009/147/CE) e la Convenzione
internazionale di Berna sulla vita selvatica e l‟ambiente naturale in Europa. Con sentenza n. 74 del
12 aprile 2017 la Corte Costituzionale accoglieva il ricorso e dichiarava pertanto l‟illegittimità
costituzionale della legge impugnata (LAC Liguria, 15 aprile).
3.3.2. TAR Campania: no al divieto di introdurre cani nelle aree a verde pubblico
Da
Lexambiente.it
Segnalazione Claudia Maruzzo
21 Aprile 2017
TAR Campania (SA) Sez. II n. 642 del 30 marzo 2017
Caccia e animali. Divieto di introdurre cani nella aree a verde pubblico
L‟ordinanza sindacale che rechi il divieto assoluto di introdurre cani, anche se custoditi, nelle aree
destinate a verde pubblico - pur se in ragione delle meritevoli ragioni di tutela dei cittadini in
considerazione della circostanza che i cani vengono spesso lasciati senza guinzaglio e non ne
vengono raccolte le deiezioni - risulta essere eccessivamente limitativa della libertà di circolazione
delle persone ed è comunque posta in violazione dei principi di adeguatezza e proporzionalità,
atteso che lo scopo perseguito dall'Ente locale di mantenere il decoro e l'igiene pubblica, nonché la
sicurezza dei cittadini, può essere soddisfatto attraverso l‟attivazione dei mezzi di controllo e di
sanzione rispetto all‟obbligo per gli accompagnatori o i custodi di cani di rimuovere le eventuali
deiezioni con appositi strumenti e di condurli in aree pubbliche con idonee modalità di custodia
(guinzaglio e museruola) trattandosi di obblighi imposti dalla disciplina generale statale, cosicché il
Sindaco può fronteggiare comportamenti incivili da parte dei conduttori di cani, al fine di prevenire
le negative conseguenze di tali condotte, con l'esercizio degli ordinari poteri di prevenzione,
vigilanza, controllo e sanzionatori di cui dispone l'Amministrazione
Pubblicato il 30/03/2017
N. 00642/2017 REG.PROV.COLL.
N. 01717/2015 REG.RIC.
REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
101
Il Tribunale Amministrativo Regionale della Campania
sezione staccata di Salerno (Sezione Seconda)
ha pronunciato la presente
SENTENZA
sul ricorso numero di registro generale 1717 del 2015, proposto da:
A.N.P.A.N.A. (Associazione Nazionale Protezione Animali Natura e Ambiente), in persona del
legale rappresentante pro tempore, rappresentata e difesa dagli avvocati Carmen Tamborrini e
Claudia Marruzzo, con domicilio eletto in Salerno, alla via Nizza, Trav. Del Mastro, n. 1 c/o avv.
Maio;
contro
Comune di Avellino, in persona del Sindaco in carica pro tempore, rappresentato e difeso
dall'avvocato Alfredo Maggi, con domicilio eletto in Salerno, alla via M. Gaudiosi, 6 c/o Avv. A.
De Vivo;
per l'annullamento
dell'ordinanza n. 133/15 avente ad oggetto divieto di abbandono di deiezione canine in aree
pubbliche ed obbligo di custodia;
Visti il ricorso e i relativi allegati;
Visto l'atto di costituzione in giudizio del Comune di Avellino;
Viste le memorie difensive;
Visti tutti gli atti della causa;
Relatore nell'udienza pubblica del giorno 6 luglio 2016 il dott. Giovanni Grasso e uditi per le parti i
difensori come specificato nel verbale;
Ritenuto e considerato in fatto e diritto quanto segue.
FATTO e DIRITTO
1.- Con ricorso notificato nei tempi e nelle forme di rito, l‟associazione ricorrente, come in atti
rappresentata e difesa, impugnava l‟ordinanza, meglio distinta in epigrafe, con il quale il Sindaco di
Avellino aveva disposto, tra l‟altro, il “divieto assoluto di condurre cani nei giardini pubblici” (art.
1) e il “divieto di depositare gli escrementi canini nei cestini portarifiuti” (art. 3).
A sostegno del gravame deduceva: a) eccesso di potere per difetto di adeguata istruttoria (stante
l‟assenza di necessarie verifiche in ordine alla effettiva pericolosità, dal punto di vista sanitario,
delle deiezioni canine oggetto di prospettica inibizione); b) eccesso di potere per violazione dei
principi di ragionevolezza e proporzionalità (stante il carattere assoluto ed indiscriminato del
divieto, per giusta non accompagnato da misure intese alla prospettica ed adeguata allocazione di
percorsi alternativi e appositi contenitori destinati alla recezione degli escrementi); c) violazione
degli artt. 50 e 54 T.U.E.L. (avuto riguardo alla assenza dei presupposti di necessità ed urgenza
idonei a legittimare l‟attivazione dello straordinario potere di ordinanza).
2.- Nella resistenza dell‟Amministrazione comunale, esaminata e favorevolmente delibata l‟istanza
intesa, in prospettiva cautelare, alla interinale sospensione degli effetti del provvedimento
impugnato, alla pubblica udienza del 6 luglio 2016, sulle reiterate conclusioni dei difensori delle
parti costituite, la causa veniva riservata per la decisione.
3.- Il ricorso è fondato e merita di essere accolto.
102
Non appare revocabile, in dubbio, in premessa, la legittimazione ad agire della Associazione
ricorrente, alla luce dello scopo statutariamente perseguito, di adoperarsi per la garanzia e
l‟incremento del benessere e degli interessi degli animali
Ciò posto, costituisce orientamento consolidato, dal quale non si ravvisano ragioni per discostarsi
(cfr., da ultimo, TAR Lazio, sez. II bis, 17 maggio 2016, n. 5836; e cfr. altresì, tra le tante, T.A.R.
Potenza, 17 ottobre 2013, n. 611; T.A.R. Reggio Calabria, 28 maggio 2014, n. 225; T.A.R. Milano,
22 ottobre 2013 n. 2431; T.A.R. Sardegna, 27 febbraio 2016 n, 128; T.A.R. Venezia, 12 aprile
2012, n. 502, oltre a TAR Campania, Salerno, sez. II, 28 luglio 2015, n. 1752), quello per cui
l‟ordinanza sindacale che rechi il divieto assoluto di introdurre cani, anche se custoditi, nelle aree
destinate a verde pubblico - pur se in ragione delle meritevoli ragioni di tutela dei cittadini in
considerazione della circostanza che i cani vengono spesso lasciati senza guinzaglio e non ne
vengono raccolte le deiezioni - risulta essere eccessivamente limitativa della libertà di circolazione
delle persone ed è comunque posta in violazione dei principi di adeguatezza e proporzionalità,
atteso che lo scopo perseguito dall'Ente locale di mantenere il decoro e l'igiene pubblica, nonché la
sicurezza dei cittadini, può essere soddisfatto attraverso l‟attivazione dei mezzi di controllo e di
sanzione rispetto all‟obbligo per gli accompagnatori o i custodi di cani di rimuovere le eventuali
deiezioni con appositi strumenti e di condurli in aree pubbliche con idonee modalità di custodia
(guinzaglio e museruola) trattandosi di obblighi imposti dalla disciplina generale statale, cosicché il
Sindaco può fronteggiare comportamenti incivili da parte dei conduttori di cani, al fine di prevenire
le negative conseguenze di tali condotte, con l'esercizio degli ordinari poteri di prevenzione,
vigilanza, controllo e sanzionatori di cui dispone l'Amministrazione.
Ed invero, le esigenze poste a fondamento della gravata ordinanza risultano già compiutamente
salvaguardate dalla disciplina vigente in materia, che impone di condurre i cani al guinzaglio e di
rimuovere le eventuali deiezioni, dovendo quindi l‟Amministrazione Comunale adoperarsi – in
luogo dell‟indiscriminato divieto di accesso dei cani alle aree verdi pubbliche – al fine di rendere
cogenti tali misure mediante una efficace azione di controllo e di repressione, in tal modo rendendo
possibile il raggiungimento del pubblico interesse attraverso strumenti idonei e nel rispetto del
principio di proporzionalità dei mezzi rispetto ai fini perseguiti.
La gravata ordinanza, pertanto, in relazione ai dichiarati scopi perseguiti, appare essere posta in
violazione dei principi di adeguatezza e di proporzionalità dell‟azione amministrativa, atteso che lo
scopo di mantenere il decoro e l‟igiene pubblica, nonché la sicurezza dei cittadini, è già
adeguatamente soddisfatto attraverso l‟imposizione, di cui alla disciplina statale, agli
accompagnatori o custodi di cani di rimuovere le eventuali deiezioni con appositi strumenti e di
condurli al guinzaglio.
Agli esposti rilievi giova aggiungere che, sotto distinto e concorrente profilo, il provvedimento
impugnato appare adottato in assenza dei requisiti di necessità ed urgenza idonei a legittimare
l‟adozione di misure extra ordinem, difettando una situazione di effettiva eccezionalità ed
imprevedibilità tale da far temere emergenze igienico sanitarie o pericoli per la pubblica incolumità:
e ciò noto essendo che il potere di emanare ordinanze di cui all‟art. 50, comma 5 d.lgs. 267 del
2000, riservato al Sindaco, permette bensì l'imposizione di obblighi di fare o di non fare a carico dei
destinatari, postulando, tuttavia, da un lato, una situazione di pericolo effettivo, da esternare con
congrua motivazione, e, dall'altro, una situazione eccezionale e imprevedibile, cui non sia possibile
far fronte con i mezzi previsti in via ordinaria dall'ordinamento, non potendo l‟eccezionale potere di
ordinanza essere utilizzato per soddisfare esigenze che siano prevedibili ed ordinarie (cfr., proprio
in tema di divieto assoluto di introdurre cani in aree verdi del territorio comunale, TAR Sardegna,
103
sez. I, 30 novembre 2012, n. 1080).
4.- Le esposte considerazioni militano nel senso della complessiva fondatezza del ricorso, che deve,
dunque, essere accolto, con consequenziale annullamento dei provvedimenti impugnati.
Le spese di giudizio, tenuto conto della peculiarità della controversia e della natura degli interessi
perseguiti dall‟Amministrazione, possono essere equamente compensate tra le parti.
P.Q.M.
Il Tribunale Amministrativo Regionale della Campania sezione staccata di Salerno (Sezione
Seconda), definitivamente pronunciando sul ricorso, come in epigrafe proposto, lo accoglie e,
per l‟effetto, annulla i provvedimenti impugnati.
Spese compensate.
Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall'autorità amministrativa.
Così deciso in Salerno nelle camere di consiglio dei giorni 6 luglio 2016, 14 dicembre 2016, con
l'intervento dei magistrati:
Francesco Riccio, Presidente
Giovanni Grasso, Consigliere, Estensore
Maurizio Santise, Primo Referendario
L'ESTENSORE IL PRESIDENTE
Giovanni Grasso Francesco Riccio
3.3.3. Corte Costituzionale annulla legge Liguria sulla caccia.
Da: CONSIGLIO NEWS
N. 48 DEL 18 GIUGNO 2017
CORTE COSTITUZIONALE ANNULLA LEGGE LIGURE SULLA CACCIA
Con sentenza n. 139 del 23 maggio 2017, depositata il 14 giugno 2017, la Corte
Costituzionale, su ricorso del Governo del 29 febbraio – 3 marzo 2016 (dopo un dettagliato esposto
di LAC, ENPA, LAV, LIPU e WWF), ha annullato quattro disposizioni illegittime in materia di
caccia contenute nella legge regionale della Liguria 30 dicembre 2015, n. 29; e precisamente:
Sono state dichiarate incostituzionali le disposizioni che abilitano le squadre di cacciatori o
altri cacciatori privati (c.d. “selecontrollori”) alle operazioni di controllo faunistico diverse dalla
caccia vera e propria; pertanto il contenimento del cinghiale (caso tipo) nei periodi di caccia chiusa,
e/o nelle aree urbane, o nelle oasi di protezione faunistica, spetta esclusivamente agli agenti venatori
pubblici; lo smantellamento parziale delle polizie provinciali, più volte criticato, si rivela ora un
boomerang per la pubblica amministrazione locale, perché non è possibile sostituire i guardiacaccia
pubblici con cacciatori privati per le azioni di contenimento delle specie problematiche per
l‟agricoltura.
È da subito vietato abbattere gli ungulati precedentemente feriti, se il loro rinvenimento
avviene nelle zone di divieto o nei successivi giorni di “silenzio venatorio” (martedì e venerdì) dei
104
periodi di caccia aperta a: daini, caprioli e camosci, poiché le norme regionali avevano forzatamente
derogato alla legge statale sulla caccia; in pratica il cacciatore non potrà recarsi in zone di divieto o
in giorni di divieto col fucile o la carabina, per ricercare ed abbattere ungulati precedentemente
colpiti il giorno prima.
La Consulta ha dichiarato incostituzionali anche altri due articoli, sui cui la Regione aveva
già fatto dietrofront (allenamento cani da caccia in periodo di divieto venatorio, e giornate
supplementari di caccia vagante a chi sceglie di esercitare la caccia in via esclusiva da
appostamento) (LAC Liguria, 14 giugno 2017).
3.3.4. Codice Spettacolo: respinto dal Governo l‟emendamento alla legge sui circhi.
Da rainews.it
20.06.2017
Retromarcia del governo: via gli animali dai circhi Dopo il via libera dei giorni scorsi, il
governo cambia idea e boccia l'emendamento firmato dal senatore Ranucci che stravolgeva il testo
originario inserito nella riforma del Codice dello Spettacolo Tweet 20 GIUGNO 2017 Il governo ci
ripensa e fa dietrofront sull‟emendamento alla delega per il codice dello spettacolo che avrebbe
portato alla “graduale riduzione” degli animali nei circhi. Se nei giorni scorsi il governo aveva dato
il via libera all‟emendamento a firma del senatore Ranucci, oggi lo fa di fatto decadere. Il testo
originario e quello di Ranucci Alla base della stroncatura una pesante discrepanza con il testo
originario. L‟emendamento in questione si inserisce nella riforma del Codice dello Spettacolo, che
prevede importanti e radicali cambiamenti anche in materia delle attività circensi. Il testo originario
predisposto dal governo, infatti, prevedeva la “graduale eliminazione dell‟utilizzo degli animali” nei
circhi. L‟emendamento bocciato dall'esecutivo contemplava, invece, una “graduale riduzione
dell‟utilizzo degli animali”. Uno stravolgimento della forma che di fatto avrebbe portato
all‟inefficacia della riforma. L'appello dell'Enpa e la "vittoria morale" Anche l‟Enpa – Ente
nazionale protezione animali – aveva lanciato un appello ai senatori della VII Commissione del
Senato, Istruzione pubblica, beni culturali, ricerca scientifica, spettacolo e sport affinché non
votassero l‟emendamento Ranucci: “Parlare di “graduale riduzione” non ha alcun senso logico, se
non quello forse di compiacere qualche lobby ancora affezionata a forme di spettacolo
anacronistiche e sempre più impopolari”, ha affermato la presidente Carla Rocchi. “Una grande
vittoria morale e culturale – secondo la senatrice Loredana De Pretis – una battaglia di civiltà che va
oltre gli schieramenti politici. Non abbasseremo comunque la guardia in aula, affinché si arrivi allo
stop definitivo all‟so degli animali nei circhi”. Con il risultato di oggi, sembra sempre più vicina
l‟apertura delle gabbie. –
See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/media/animali-circo-149a6128-0917-4459-
893a-50090216bcbc.html
105
3.4 Iniziative sociali
3.4.1. Conferenze AVA 2017
CENTRO ITALIANO DI CULTURA UNIVERSALISTA
(etica, spiritualità, animalismo, igienismo vegan/crudista,
biocentrismo, ambientalismo, medicina naturale)
EDUCARE AL PENSIERO POSITIVO, ALLA COMPASSIONE, ALLA PACE
---------------------------------------------
Associazione Vegan Animalista Onlus Associazione di Volontariato Onlus affiliata all‟EVU
via Cesena 14 Roma 00182 tel. 06 7022863 – 3339633050
www.associazione-vegan-animalista.it; www.universalismo.eu; [email protected]
-------------------------------------------------------------------------------------------------------
I GIOVEDI‟ CULTURALI DELL‟AVA
Le conferenze si tengono dalle ore 17,30
in piazza Asti 5/a Roma Metro Re di Roma (uscita Vercelli),
trenino stazione Tuscolana o bus 85-81-16
---------------------------------------
-------------------------------------------------------------------------------------------------------
Settembre
21 – Dr. Marcello Pamio, Naturologo, Docente di Nutrizione Superiore in Naturopatia,
ideatore di Controinformazione:
“La fabbrica dei malati: come la malattia arricchisce le multinazionali”
(la conferenza si terrà presso l‟Istituto S. Dorotea via Tuscolana 137)
28 - Dr. Maurizio Conte, Medico Chirurgo, spec. in Omeopatia, Pediatria e Vaccinazioni:
“Genitori, figli vegan e svezzamento pediatrico: come e perché”
-------------------------------------------------------------------------------------------------------
Ottobre
5 - Dr. Gianluca Felicetti, presidente LAV:
“Leggi, normative e regolamenti a tutela degli animali”
12 - Dr.ssa Silvia Polesello, Naturopata, Floriterapeuta, Pranoterapeuta:
“La grande rivoluzione personale e sociale del vegan esimo”
19 – Dr. Gerardo Ciannella, Medico Chirurgo, spec. in Tisiologia e Malattie Respiratorie, Medicina
del Lavoro, Preventiva, Ayurvedica:
”L‟importanza della biotipologia costituzionale nelle scelte nutrizionali individuali”
26 – - Prof. Giuseppe Altieri, Agroecologo, Docente in Fitopatologia, Entomologia ed Agricoltura
Biologica: “Chimica e Ogm, diritto negato a non morire avvelenati”
-------------------------------------------------------------------------------------------------------
Novembre
2 - Dr. Federico Calviello, Biologo Nutrizionista, Master in Alimentazione per il Benessere e la
Salute, Nutrizione dello sportivo: “L‟alimentazione ideale nell‟attività fisica e nello sport”
106
9 - Dott. Michele Riefoli, Chinesiologo esperto di Nutrizione vegetale, Direttore e Docente del
Master Veganic, Pres. Ass. Ottavo Senso, membro Comitato Scientifico AVA e Assovegan:
“Danni da troppo cibo cotto, benefici da molto cibo crudo”
16 - Dr. Michele Iannelli, Medico Chirurgo, Psicoterapeuta, Specialista in Picologia
Clinica esperto in Digiuno Terapeutico e Medicina Olistica:
"Stress, ansia, depressione e attacchi di panico: meccanismi e rimedi"
23 - Dott. Ing. Walter Maldacea, studioso di Naturopatia; Prof. Ing Massimiliano Leoni, esperto
in tecniche sperimentali: "L'importanza dell'equilibrio acido-basico per il benessere e la
salute"
30 – Dr.ssa Caterina De Pisi, Medico Chirurgo specialista in Nefrologia, Master Dietetica e
Nutrizione Clinica, “Cosa mangiano i vegani a colazione, pranzo e cena?”
-------------------------------------------------------------------------------------------------------
Dicembre
7 - Dr. Franco Libero Manco, presidente AVA:
“7 miliardi di vegani, per forza o per amore”
3.4.2. VeganFest di settembre (SANA – Bologna).
Il Festival Vegan più grande e importante d'Europa si terrà a Bologna nell'ambito di Sana,
dall'8 all'11 settembre 2017.
Le novità di quest'anno saranno la superficie ancora più ampia e le quattro aree tematiche
che verranno sicuramente apprezzate dagli oltre 50.000 visitatori attesi: "CANAPA ISLAND",
dedicata al mondo della canapa e ai suoi molteplici usi, "GLUTEN FREE WORLD", dove
approfondire tutti gli aspetti dell'alimentazione senza glutine, "GELATO SHOW" e "WELLNESS
SPACE", lo spazio dedicato alla forma fisica e al benessere. Non mancheranno mostre, convegni,
conferenze, show cooking, corsi e degustazioni grazie all'AREA TALK coordinata dal Dottor
Lorenzo Ferrante e all'area "VEGANOK Academy" diretta dal Maestro Pastry Chef Emanuele Di
Biase, dove gli chef della più importante accademia di cucina professionale vegan organizzeranno
dei corsi di cucina permanenti per tutti i quattro giorni dell'evento suggerendo ricette e piatti
bellissimi, gustosi e con ingredienti semplici e sani, naturalmente 100% vegan!
CANAPA ISLAND: nell'isola della sostenibilità i visitatori di VeganFest si potranno addentrare nel
mondo della canapa (Cannabis sativa), pianta che rappresenta una risorsa naturale preziosissima per
i suoi numerosi impieghi che non impattano sull'ambiente. A partire dall'uso alimentare, quello
forse più conosciuto con i suoi semi e l'olio altamente proteici e dai preziosi valori nutrizionali, la
canapa viene impiegata anche per ottimi prodotti di cosmesi e di igiene personale, per tessili
pregiati e naturali per la casa, accessori e abbigliamento, per la bioedilizia, nell'industria del mobile,
ma anche per materie plastiche che impiegano la cellulosa al posto del petrolio, per la carta, come
combustibile e addirittura, grazie al suo apparato radicale, per bonificare terreni contaminati da
metalli pesanti. Un vero e proprio percorso informativo che permetterà di testare prodotti cruelty
free, assaggiare specialità, e valutare la bellezza di tessuti, indumenti e accessori realizzati con
questa preziosa fibra.
107
Tutto l'evento sarà ripreso dalle telecamere di VEGANOK TV e verrà registrata la seconda edizione
del "VeganFest LIVE”, il primo format televisivo interamente vegan trasmesso su scala nazionale,
mentre il team di “VEGANOK Animal Press” accoglierà i colleghi della stampa.
VeganFest gode, come ormai consuetudine, dell‟importante patrocinio di Associazione Vegani
Italiani Onlus che curerà la programmazione degli eventi.
SEI UN'AZIENDA DEL SETTORE? ENTRA A FAR PARTE DELL'EVENTO VEGAN PIÙ
GRANDE D'EUROPA!
PRENOTA IL TUO SPAZIO ED ENTRA A FAR PARTE DEL MONDO CHE CAMBIA!
Per info e contatti:
Alessandro Tulli +39 335 429716
www.veganfest.it
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3.4.3. Tortona: campagna abbandoni 2017.
Riportiamo il manifesto del Comune di Tortona per la campagna abbandoni 2017
alla cui composizione ha partecipato la nostra consigliera e delegata Paola Re,
comlimentandoci con il Sindaco e la Giunta.
109
3.5 Iniziative legislative
Questa rubrica del Notiziario rappresenta anche una “bacheca permanente ” nella quale esporre le
nostre opinioni in merito alle iniziative legislative in corso o pendenti. Pertanto, fino a che le
proposte di legge (o atti analoghi) non abbiano concluso l‟iter parlamentare, l‟informazione relativa
continuerà ad essere riportata.
3.5.1. Le proposte del M.A. in merito alla vivisezione.
Per quanto riguarda le proposte del Movimento Antispecista in merito alla sperimentazione animale
si rimanda a quanto contenuto nel documento „Sul superamento della s.a.‟ scaricabile dal sito
www.movimentoantispecista.org‟ > Dossier.
3.5.2. Le proposte del M.A. sul randagismo.
Nel 2009, a seguito dei tragici eventi che videro alcune persone aggredite ed anche uccise
da cani inselvatichiti nel meridione d‟Italia si scatenò una campagna mediatica per por fine al
problema del randagismo. Il Movimento Antispecista si fece allora promotore di una analisi
dettagliata riguardante i metodi da utilizzare per por fine a tale problema sociale, i costi del
mantenimento di canili e gattili, le relative proposte legislative. Recentemente, a seguito di
analoghi avvenimenti e del continuo dei canili lager e delle deportazioni di cani in paesi della UE,
il M.A. ha rivisto le stime originarie sulla base di nuove statistiche pubblicate dai media nel 2013,
approfondito l‟analisi della legislazione vigente, e riformulato una proposta articolata in interventi
sul campo e modifiche alle normative per sradicare definitivamente tale fenomeno. Tale proposta,
discussa con esperti del settore e con referenti di partiti politici interessati, è stata altresì
sottoposta all‟adesione della associazioni, e inviata ai parlamentari interessati nel settembre 2015.
E‟ disponibile sul sito www.movimentoantispecista.org > Dossier „Randagismo – Analisi e
soluzioni. I risultati di tale studio, tabelle include, sono a disposizione di quanti ne facciano
richiesta.
3.5.3. Proposte per la revisione della direttiva 2010/63 (11 novembre 2017).
Tendo presente che la direttiva in revisione è l‟unica norma UE (di „secondo livello‟) posta „a
protezione‟ (!) degli animali per quanto attiene il loro utilizzo a scopo scientifico, e non è un „regolamento‟
(obbligatorio) per l‟utilizzo degli stessi a fini farmacologici o chimici, occorre non ripetere l‟errore di
chiederne l‟abolizione per sostituirla con una analoga che vieti tali test sostituendoli con dati provenienti
dagli umani, cosa almeno „giuridicamente‟ senza significato. Tra i punti che reiterremmo fondamentale
rivedere, citiamo i seguenti:
- Modifica dell‟art. 2 per quanto concerne il divieto per gli Stati membri di legiferare
sulle „misure più restrittive‟;
- Abolizione della deroga all‟utilizzo di animali randagi e selvatici delle specie
domestiche (art. 11, comma 2° e 2b);
- Obbligatorietà dei metodi alternativivalidati dalla UE anche per la ricerca di base
(modifica dell‟art. 13);
- Obbligatorietà dell‟uso di metodi sostitutivi per l‟insegnamento superiore o la
formazione (modifica dell‟art. 13);
110
- Possibilità di vietare a livello nazionale „taluni metodi‟ (es. quelli facenti parte
dell‟Allegato VIII (modifica dell‟art. 13);
- Eliminazione dei possibili confitti di interesse per gli OPBA e obbligo della
pubblicazione del parere individuale dei membri (art. 26);
- Istituzione di una road-map coordinata dall‟EURL-ECVAM per orientare la ricerca di
metodi sostitutivi tra gli Stati membri (modifica art. 47);
- Inserimenti nei „Comitati nazionali per la protezione degli animali ….‟ di almeno 2
esperti in „approcci alternativi‟ (art. 49);
A livello più generale, occorrerebbe:
- Presentare una petizione al P.E. per reclamare contro la non costituzione da parte
dell‟Italia del „Comitato nazionale per la protezione degli animali …‟ previsto dalla
direttiva all‟art. 49 per ogni Stato membro e ufficialmente mai costituito, sebbene il dlgs
affermi il contrario all‟art. 38. (Tale Comitato è stato per ora sostituito nelle sue
funzioni dalla Direzione della Sanità Animale e Farmaci veterinari del M.d. Salute,
come attestano i seminari effettuati, o il „Tavolo tecnico sui metodi alternativi‟, che sono
tutt‟altra cosa..);
- Presentare una petizione al P.E. per reclamare contro la mancata pubblicazione da
parte dell‟Italia delle „Sintesi non tecniche dei progetti‟ prevista dalla direttiva (v.
preambolo n. 41 e art. 43 della stessa riportato nel dlgs n.26/2014 all‟art. 34). La
pubblicazione di tali progetti in forma „anonima‟ come previsto dalle normative
faciliterebbe di molto i controlli delle associazioni sull‟operato degli stabilimenti
utilizzatori (v. Progetto macachi Università di Ferrara…).
111
3.6. Metodi „alternativi‟ e sussidiari.
3.6.1. Le normative UE.
Riportiamo nella “bacheca permanente” le seguenti informazioni sui metodi alternativi, in
quanto crediamo che vi sia molta disinformazione sull‟argomento.
Per quanto riguarda lo studio dei metodi alternativi (da non confondere con i metodi
sostitutivi, inclusi in tale definizione ma non sinonimi della stessa), suggeriamo di consultare il sito
dell‟EURL ECVAM, o European Union Reference Laboratory for Alternatives to Animal testing
(Laboratorio di Riferimento della U.E. per le alternative alla sperimentazione animale):
http://ecvam.jrc.it
(ora http://ihcp.jrc.ec.europa.eu/our_labs/eurl-ecvam)
dove si potranno avere le informazioni più aggiornate in merito ai metodi fino ad oggi
individuati o allo studio. Occorre però notare come i metodi alternativi convalidati dall‟EURL
ECVAM debbano poi essere anche convalidati dall‟OECD, ossia Organization for Economic Co-
operation and Development), o OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo
Economici) che raggruppa le nazioni più sviluppate a livello mondiale al fine del loro
riconoscimento al di fuori della UE.
Ciò significa, in pratica, che se un metodo viene convalidato dall‟ECVAM e non dall‟OCSE,
tale metodo potrà aver valore solo in Europa, ma non fuori da tali confini. Col risultato di limitare
notevolmente l‟applicazione di tali metodi per ovvi motivi esclusivamente commerciali. Se invece il
metodo è convalidato da entrambi gli organismi, allora è valido per e tra tutti i paesi aderenti a tali
organizzazioni. Questo è il motivo fondamentale per il quale in pratica l‟OCSE domina sui
mercati. Notare che anche nella direttiva 2010/63 i metodi alternativi (art. 13) convalidati a livello
UE che non utilizzano animali vivi (ossia che non usano animali o usano metodi “in vitro”) non
sono stati resi obbligatori! Neppure se convalidati dall‟OCSE. Una vera vergogna! In tale articolo
ci si limita infatti ad auspicare che gli Stati membri utilizzino i metodi UE sostitutivi o in vitro (…
gli Sati membri assicurano che ..) ma non lo si impone! Circa i metodi che utilizzano meno animali,
o ne riducono (?) le sofferenze (ossia la stragrande maggioranza dei metodi così detti
“alternativi”) non se ne fa neppure menzione! Quindi i ricercatori e le industrie non sono tenute né
ad utilizzare obbligatoriamente né i primi, né i secondi!
Peraltro, per quanto riguarda i cosmetici, che dovrebbero essere dal lato etico
obbligatoriamente esclusi dalla sperimentazione sugli animali non umani, la relativa direttiva del
2003 è stata sostituita da un “regolamento” (quindi una norma obbligatoria) nel 2009, che è
entrata in vigore l‟11 luglio 2013 (vedi paragrafo specifico in Vivisezione e sperimentazione
„Cosmetici: luci ed ombre‟, nel presente Notiziario).
3.6.2. Tabella dei „metodi alternativi convalidati‟.
Alleghiamo la Tabella ufficiale scaricata dal sito dell‟I.Z.S.L.ER (Istituto Zooprofilattico
Sperimentale della Lombardia e Emilia-Romagna) quale centro nazionale di coordinamento
individuato dal dlgs n. 26/014 (ossia dalla norma nazionale di recepimento della direttiva 2010/63),
per la „valutazione‟ dei metodi alternativi da „proporre‟ poi agli istituti designati dalla Commissione
europea e dal Ministero della Salute per gli studi effettivi di convalida.
114
4. Organizzazione
4.1. Mailing list
Agli aderenti “attivi”, secondo quanto previsto dallo Statuto (art. 5), può essere assegnata una
“mailing list” per la distribuzione agli altri aderenti e simpatizzanti del Notiziario e degli eventuali allegati.
4.2. Notiziario e sito Internet
Notiziario
Ricordiamo che scopo primario dell‟associazione non è soltanto diffondere l‟informazione tra i
propri iscritti, quanto dare loro i mezzi per informare gli altri cittadini delle cose che non sono portate a
conoscenza di tutti, affinché ognuno possa esercitare le proprie scelte in piena consapevolezza. A tal fine,
ogni Notiziario è una guida dell‟organizzazione del Movimento, una sintesi dei prodotti sviluppati, ed un
elenco delle fonti di informazione più opportune (v. Allegato “Guida all‟etica aspecista”), in modo da
costituire una documentazione completa.
Sito Internet
Il sito Internet del Movimento Antispecista, all‟indirizzo www.movimentoantispecista.org consente di
visionare e scaricare nella versione più aggiornata:
- il documento informativo del Movimento Antispecista, lo Statuto, la composizione del Consiglio
Direttivo, il Manifesto per un‟etica interspecifica, l‟ultima edizione del Notiziario e la Guida all‟etica
aspecista.
- le rubriche contenenti le iniziative sociali, legislative e legali del Movimento (guida alle lettere di
protesta, proposte di legge, rubrica della giurisprudenza animalista, denunce per maltrattamento di
animali, etc.);
- i „Dossier‟, documenti relativi a studi particolari effettuati dall‟associazione.
4.3. Progetti in sviluppo, allo studio e realizzati.
Progetti in sviluppo
- Stesura di una „Antologia del Movimento Antispecista‟.
- Proposta di normativa nazionale contro i fuochi artificiali nocivi.
- Aggiornamento documento „Sul superamento della sperimentazione animale‟.
- Manifestazioni speciste (delegata dr.ssa Paola Re, tabella e invio lettere personalizzate);.
- Mappa dell‟antispecismo operante nel mondo (divieti ai circhi, ecc..).
- Collaborazione con uffici pubblici e enti locali in Provincia di Varese e C. Ticino (delegato dr. G.
Albertini).
- Aggiornamento del “Libro bianco sullo specismo” (documenti, immagini, saggi, etc.);
- Prodotti: “Dietaveg”, “Tabella comparativa prodotti alimentari”, “Biblioteca on-line”,
“Normativa” e “Giurisprudenza” (in costante aggiornamento) accessibili e scaricabili su PC dal
sito Internet – v. sito Internet (> prodotti);
- Raccolta della giurisprudenza per le sentenze riguardanti gli animali – v. sito Internet (> iniziative >
legali);
Principali progetti realizzati
I progetti sono elencati in ordine inverso di tempo (prima i più datati …).
- “Lettera ai politici” e “Lettera di protesta” (guida alla stesura) – v. sito Internet (Iniziative politiche);
115
- Denunce tipo per il maltrattamento di animali ex art. 189 e 727 c.p. (guida alla stesura e informazioni)
– v. sito Internet (> iniziative > legali);
- Definizione del “Manifesto per un‟etica interspecifica”;
- Creazione del “Gruppo di lavoro per l‟etica aspecista”;
- Convegno “Da Liberazione Animale al Manifesto per un‟etica interspecifica” in collaborazione con il
Gruppo editoriale Il Saggiatore (Net) del 6.6.2003;
- Prodotto “Normativa” per la raccolta e la classificazione delle normative nazionali ed internazionali in
materia di animali;
- Commenti alle modifiche in corso sulla legge sostitutiva dell‟art. 727 del codice penale;
- Proposte di modifica del DLGS 116/92 sulla protezione degli animali soggetti a sperimentazione.
- Dossier vivisezione (stato dell‟arte e proposte per una strategia globale).
- Presentazione del volume “Gli animali non umani – per una sociologia dei diritti” di V. Pocar.
- Commenti alla proposta di revisione della legge 116/92 (vivisezione);
- Commenti alla legge 189/04 sui “delitti contro il sentimento per gli animali";
- Libro bianco sullo specismo (CD-ROM), 1° edizione, maggio 2006.
- Lettera per gli amministratori di condomini;
- Lettera (ai sindaci) contro circhi e mostre, con allegati tecnici (v. sito: Iniziative sociali);
- Libro bianco sullo specismo (CD-ROM), 2° edizione, ottobre 2007.
- Presentazione ai cittadini e ai media della “Lettera aperta su etica e comunicazione” (1/3/2008).
- Convenzione con il Comune di Varese per la gestione dell‟U.D.A.
- Presenza alla Fiera di Varese (Maggio-Giugno 2008).
- Presenza con 7 poster alla manifestazione Veganch‟io 2007 e 2008 (Brugherio- Milano);
- Corso di formazione del Comune di Varese (per dipendenti e volontari).
- 1° invio Petizione popolare permanente alle Istituzioni (1° ottobre 2008). Raccolte 2000 firme.
- Ciclo di presentazioni di opere letterarie presso la Coop Lombardia di Varese.
- 2° invio Petizione popolare permanente alle Istituzioni (6 maggio 2009). Raccolte 3013 firme.
- Presentazione alla conferenza stampa sul Veggie Pride 2009 della “Lettera aperta su etica e veg*smo
- Prima edizione dello studio sulla applicazione della L. 281/91: Popolazione canina e costi.
- Lettere ai responsabili dei media concernenti il lessico specista in uso nel paese.
- Prima pubblicazione delle proposte di legge giacenti in Parlamento e loro valutazione.
- Seconda edizione dello studio sulla applicazione della L.281/91: Popolazione canina e costi.
- Invio dello studio sul randagismo (v. sopra) al Sottosegretario alla Salute F. Martini (16.9.09)
- Applicazione della Legge 281 del 1991 (randagismo) – Popolazione canina e costi.
- Circhi – Lettera alle istituzioni (2009).
- Lettera alla UE sulla nuova direttiva per la sperimentazione animale (9/2010).
- Critica alla direttiva 2010/63 sulla sperimentazione animale (3/2011).
- Contributo per una Costituente ecologista (aspetto antispecista).(5/2011).
- Contributo per un soggetto politico antispecista (5/2011).
- Protocollo per donazione corpi (12/2011).
- Attività varie con enti pubblici e privati in Provincia di Varese (v. Iniziative sociali – Notiz. N. 4/2011).
- Intervista di Telecolor sulla vivisezione (coordinamento e partecipazione) (12/2011).
- Lettera alle Istituzioni sul recepimento della direttiva 2010/63 (2/2012).
- Sintesi delle normative nazionali ed europee sulla vivisezione (2/2012).
- Una strategia per la lotta antispecista.
- Donazione del corpo „post mortem‟ a fini scientifici (proposte).
- Lettera ai Capigruppo parlamentari per l‟abolizione dell‟uso degli animali nei circhi;
- Documento „Contro la sperimentazione animale‟.
- Documento: „Sul superamento della sperimentazione animale‟ (1° versione),
- Expo 2015: Lettera aperta alle istituzioni e ai cittadini.
- Sostenibilità ambientale e produzione alimentare
- Randagismo: analisi e soluzioni (aggiornamento)
- F.A.Q. su specismo e antispecismo.
- Documento „Il futuro dell‟alimentazione umana (Dossier, 2016)
- Sintesi delle normative UE e nazionali su sperimentazione animale e clinica (5_2016)
116
- Link agli articoli di A. Manzoni e P. Re su “L‟Indro” (sito).
- Campagna 2016 contro i fuochi artificiali.
- Campagna 2016-17 contro i circhi.
- Petizione al Parlamento Europeo per l‟obiezione di coscienza.
- Aggiornamento documento „Sul superamento della s.a.‟
Chiunque desideri collaborare ai progetti è pregato di mettersi in contatto con il Rappresentate del
Movimento (M. Terrile: 039.6065817, e-mail:[email protected]).
117
5. Recensioni e interviste
5.1. L. Avoledo, No Vegan – La verità scientifica oltre le mode, Sperling & Kupfer, 201721
Primo libro dell‟autore, in risposta alle continue domande del suo pubblico, può
definirsi senza ombra di dubbio un ‟corposo‟ lavoro controcorrente che mette in guardia dalle
false credenze e dai miti del veganesimo dogmatico, che bacchetta i vegani intolleranti, violenti,
aggressivi e loda quelli „raziocinanti‟ che seguono una (vera) „dieta‟, consapevoli dei suoi pregi e
difetti, e non un pastrocchio fai-da-te. I primi mettono infatti a rischio la propria salute per seguire
ciecamente un‟ ideologia forse „animalista‟ facendone un cavallo di battaglia in ogni occasione,
dimentichi, aggiungiamo, che fino alla prima metà del secolo scorso l‟umanità non conosceva gli
integratori alimentari e in modo particolare la vitamina B12 la cui scoperta e produzione su scala
industriale a nostro avviso ha tracciato lo spartiacque tra il periodo della „predazione‟ e quello
del „rispetto‟ delle altre specie animali. Stranamente però Avoledo, anziché enucleare la parte
„cattiva‟ del veganesimo trattando l‟argomento dal punto di vista esclusivamente scientifico, si
concede continui riferimenti a detti e fatti dei componenti di tale „setta‟, scusandosi in anticipo per
rivolgersi loro, in tutto il testo, come „i vegani‟. In tal modo finisce col suggerire al lettore
„sprovveduto‟ (che magari ha saltato il preambolo del libro) l‟idea che il veganesimo sia
rappresentato principalmente da costoro, dove l‟ideologia predomina sulla „ratio‟. Dalle indagini
sociali che egli cita non appare peraltro il numero di quanti apparterrebbero all‟una o all‟altra
categoria (ossia dei „buoni‟ e dei „cattivi‟), per cui si può ritenere con conoscenza di causa che si
stia parlando di frange estremiste presenti in ogni categorizzazione sociale, inclusi gli „onnivori‟
che però secondo l‟autore sarebbero esenti da tali difetti (a noi risulta non sia così). Meraviglia poi
la scoperta dell‟autore riguardo allo sfruttamento a scopo industriale del veganesimo, ed in
particolare alle tecniche di marketing adottate producendo „surrogati‟ vegani delle carni e degli
insaccati quali „esche‟ per vegani indecisi, come se l‟onnivorismo non avesse generato un business
enormemente maggiore con altrettanti, se non peggiori, mistificazioni e a danno delle sofferenze
degli animali non umani (è d‟obbligo qui citare il „Gran biscotto‟, marchio che vorrebbe celare al
pubblico le sofferenze che stanno dietro al prosciutto).
A tali premesse seguono lunghi capitoli dedicati alla spiegazione della biologia umana per
quanto riguarda l‟alimentazione (rigidamente „onnivora‟), all‟evoluzione della nostra specie (una
via di mezzo tra i carnivori e gli erbivori) e ai limiti e rischi di un‟alimentazione senza derivati
animali, sempre nel quadro del vegano „disinformato‟. Per quest‟ultimo argomento, non si può non
concordare sull‟assenza in forma assimilabile dal nostro organismo della vitamina B12 nei
vegetali, mentre per altri nutrienti (calcio, ferro, zinco, vitamina D, …) non si vede il motivo per il
quale preoccuparsi, come fa l‟autore. Questi sono infatti, per sua stessa ammissione, ottenibili
senza problemi o conseguenze per la salute dai vegetali o al limite (e per la B12 certamente) da
integratori. Questa „preoccupazione‟ a nostro avviso è il tallone d‟Achille dell‟opera, in quanto ben
poca importanza deve avere dal punto di vista scientifico quale sia la fonte di approvvigionamento
dei nutrienti, sempre che da ciò non ne derivi un danno. Che una parte della spesa poi , come
paventa l‟autore, „si vada a fare in farmacia‟ piuttosto che dal macellaio, resta una squisita
questione etica che non dovrebbe neppure essere citata in un‟analisi prettamente „scientifica‟,
anche se dalle conoscenze dipende la morale dell‟umanità. L‟avversione per tali „fonti‟ che
implicitamente vengono considerate „non naturali‟, risente infatti del dogma della „naturalità‟,
21 Luca Avoledo è laureato in Scienze Naturali ed ha conseguito un master in Naturopatia. Esercita come Naturopata in
Milano. E’ prossimo a conseguire una seconda laurea in Scienze della Nutrizione. Collabora con molte testate
giornalistiche e trasmissioni radiotelevisive, tiene corsi, e partecipa a seminari e conferenze quale relatore.
118
qualità oggi pressoché scomparsa da tutto ciò che ci circonda. (Senza luce elettrica, non avremmo
neppure le carni sul banco del macellaio, così come non avremmo la vitamina B12 in pillole).
Le opinioni espresse in tali parti dell‟opera, spesso suffragate dalla citazione di „studi‟ e
„ricerche‟ non accompagnate dalla relativa citazione bibliografica, sono comunque in larga misura
condivisibili e costituiscono un insieme di informazioni che ogni persona dovrebbe conoscere per
non cadere nell‟errore di credere ai falsi miti di cui sopra. Si può tuttavia osservare una non
celata propensione dell‟autore a sminuire quanto alcune istituzioni mondiali oggi confermano sulla
dannosità di certi alimenti di origine animale (v. il noto rapporto dell‟OMS sulla cancerogenicità
delle carni rosse e in particolare di quelle „trasformate‟) e a quanto affermano in ponderosi studi
enti privati quali l‟ADA (Associazione dei Dietisti Americani), o similari, circa la salubrità delle
„diete‟ vegetariane e vegane. In relazione a questi ultimi, vengono inoltre fatte inopportune
supposizioni (che ricordano quelle speculari messe in circolo dalla cattiva „propaganda‟ vegana)
circa la loro affidabilità, che non vengono però rivolte, come deontologia vorrebbe, ai citati enti e
istituzioni di parte „avversa‟, certo esposti alla pressione di potentissime lobby.
A conclusione di tale lavoro, l‟autore elenca talmente tanti possibili danni che una „dieta‟
vegana sbilanciata (ma allora non potrebbe parlarsi di „dieta‟ ma di pastrocchio fai-da-te)
potrebbe arrecare al nostro vegano „disinformato‟, al punto che sorge il dubbio di come non vi sia
incluso il „ginocchio della lavandaia‟ (ben noto a chi avesse letto „Tre uomini in barca‟ di J.
Klapka J.). Tuttavia, va elargito un plauso all‟autore per aver messo in guardia da tali rischi,
sebbene quelli di una sbilanciata alimentazione „onnivora‟ (es. scarsità di frutta verdura) messi
sull‟altro piatto della bilancia, vitamina B12 a parte, non sarebbero certo inferiori, anzi.
Le deduzioni dell‟autore, attese su un piano prettamente „scientifico‟, circa l‟opportunità di
una corretta „dieta‟ vegana che questi afferma essere „inutile‟ (ossia non necessaria) per la nostra
salute, e su cui non si può non concordare a patto che si adotti una altrettanto corretta „dieta‟
onnivora (cosa a nostro avviso più difficile da mantenere), lasciano però assai perplessi quando lo
stesso ricorre – a giustificazione del titolo dell‟opera - a considerazioni di carattere ideologico ed
edonistico, quali: „il perfetto equilibrio tra salute e piacere‟, il consumo di alimenti „sani‟ (cose c‟è
di non sano in un „sano‟ cibo vegano?) e „gustosi‟ (chi ha detto che la dieta vegana non lo possa
essere?) „che nutrano appieno‟ (qualsiasi „dieta‟ deve nutrire „appieno‟) e insieme „gratifichino il
corpo e la mente‟. Le ultime parole tradiscono l‟importanza psicologica, anche per l‟autore, di
un‟alimentazione che contempli ben altro del puro nutrimento e che al di là di improbabili
„ideologie‟, un qualsiasi vegano anche „razionale‟ metterebbe immediatamente in correlazione con
la gratificazione datagli dal rispetto per gli animali non umani, da quello per l‟ecologia del pianeta
e dalla conseguente maggior giustizia sociale. Altro che „mode‟. La contrapposizione fatta
dall‟autore tra „gusto‟ ed „etica‟ con un sorprendente „autogol‟ finale suggerisce quello che oggi
ogni umano „consapevole‟ vorrebbe sentir dire: Go vegan.
M.T.
6. Lettere dal web.
La rubrica è dedicata esclusivamente a quanti desiderano inviarci le loro opinioni. I testi che superano le
due cartelle (due pagine UNIA4) vengono classificati come articoli, e pertanto verranno trattati a parte, ove
possibile. Ci scusiamo se alcuni testi non potranno essere pubblicati per mancanza di spazio.
119
Si declina ogni responsabilità per le opinioni espresse nelle lettere pubblicate, pur nel pieno rispetto delle
opinioni degli autori. Per non operare alcuna censura gli articoli pervenuti vengono infatti trascritti così
come pervengono alla sede o come sono stati rilevati su Internet.
I commenti in corsivo sono a cura del responsabile del Notiziario (Rappresentante del M.A.).
È comunque gentilmente richiesto un recapito e-mail o postale al quale preghiamo i lettori di indirizzarsi
per eventuali contatti.
Inviate la vostra posta a : Movimento Antispecista – Via Principale, 11 – 20856 Correzzana (MB);
oppure via e-mail a: [email protected]. Grazie!
6.1. La caccia va spiegata … nelle scuole! (Paola Re).
Gentili signore e signori,
un paio di settimane fa il signor Francesco Bruzzone, esponente della Lega Nord, cacciatore e
Presidente del Consiglio Regionale Liguria, invitò gli insegnanti a informare le scolaresche,
ovviamente in orario di lezione, dell‟utilità del prelievo venatorio. “Basta con gli insegnanti che ci
definiscono assassini. La caccia va spiegata in maniera onesta nelle scuole. Dobbiamo farla finita di
parlare male di questa categoria. La scuola deve dare un segnale più obiettivo (…) Non ho detto che
voglio delle lezioni di caccia, ma sono stanco di ricevere telefonate di papà che mi raccontano di
maestre che in classe hanno parlato dei cacciatori come assassini. I bambini chiedono a questi
genitori: “Perché anche tu papà sei un assassino?”.
Bruzzone dà prova della sua traballante conoscenza dell‟ambiente sparandola (da cacciatore non
può fare altro che sparare) davvero grossa: “Da qualche anno sull‟Appennino c‟è un forte aumento
di alcune specie di fauna selvatica. Il tentativo di arginare questo incremento che crea dei problemi
si è sviluppato in diverse modalità”, nessuna delle quali è stata ottimale. “Piaccia o meno questa
questione può essere risolta solo dalla caccia. I cacciatori, tuttavia, sono in diminuzione. Dobbiamo
qualificare il cacciatore come soggetto che interviene per il controllo numerico faunistico. Inoltre
questa categoria la cui immagine non è positiva, deve tornare ad essere considerata in maniera
onesta a partire dalla scuola”.
Ciò che il cacciatore Consigliere non conosce sono le soluzioni ed è per questo che contesto la sua
superficialità nell‟affrontare l‟argomento.
I metodi efficaci, di lungo periodo, di prevenzione e non emergenziali dovrebbero prevedere
l‟arresto per qualche anno della caccia al cinghiale per poi fare valutazioni scientifiche su quanto
essa sia dannosa: tutti lo sanno, soprattutto i cacciatori che però non rinunciano a divertirsi col
sangue altrui.
Le vie verdi per la libera circolazione dei cinghiali tra zone e tra regioni dovrebbero rientrare nella
politica nazionale ed europea. Se i cinghiali non possono circolare finiscono prigionieri tra strade,
paesi, reticolati, muri.... e ovviamente arrivano nell‟abitato umano, ma lo fanno solo perché non
hanno alternative.
Già questi due primi metodi darebbero eccellenti risultati e non ci sarebbe bisogno di molto altro.
In caso di emergenza, ci possono essere gli investimenti pubblici a compensare gli agricoltori
nell‟acquisto di barriere fisiche per difendere le colture più sensibili dai danni provocati dai
cinghiali.
I metodi più invasivi si devono usare in ultima istanza quando tutti gli altri non hanno funzionato:
cattura/ immunocontraccezione/rilascio è il metodo più moderno. Non si tratta di usare la chirurgia
120
ma di praticare una puntura, la nuova frontiera della ricerca, utilizzata in USA e in UK.
http://www.geapress.org/caccia/lanticoncezionale-per-i-cinghiali-la-lac-sperimentare-subito-nei-
parchi/66013
Questa è l‟intervista al dottor Mauro Delogu esperto in gestione di animali selvatici: dirige un
ospedale universitario per selvatici a Bologna e ha gestito parchi con 5000 cinghiali. E‟ una delle
persone più esperte in materia http://www.restiamoanimali.it/blog/2016/la-regione-sospenda-la-
legge-remaschi-e-investa-su-soluzioni-moderne-e-non-cruente-ascolta-lintervista-con-mauro-
delogu-salvaiselvatici/
Carlo Consiglio, già professore ordinario di Zoologia nell‟Università di Roma, ha fatto un
interessante studio sui cinghiali dimostrando che la caccia al cinghiale non limita i danni
all‟agricoltura http://gruppodinterventogiuridicoweb.com/2014/01/09/cacciare-il-cinghiale-limita-
davvero-i-danni-allagricoltura/
La Regione Veneto è contraria alla caccia per ridurre i cinghiali e manifesta la necessità di un piano
integrato di sistemi diversi https://argav.wordpress.com/2016/01/21/cinghiali-regione-veneto-si-a-
piani-di-controllo-no-a-caccia-libera-presto-nuove-regole/
Legambiente Chianti ritiene che la caccia non sia la soluzione ma il
problema http://www.greenreport.it/news/aree-protette-e-biodiversita/emergenza-cinghiali-in-
toscana-la-caccia-intensiva-non-e-la-soluzione-e-il-problema/
L‟Associazione Gabbie Vuote di Firenze da tempo studia il problema cinghiali.
http://www.restiamoanimali.it/blog/2015/ancora-su-cinghiali-gli-spara-tutto-e-la-superficialita-
dellinformazione-di-mariangela-corrieri/
http://www.restiamoanimali.it/blog/2015/gabbie-vuote-scrive-a-enrico-rossi-lo-sterminio-di-
ungulati-una-vergogna-e-un-raggiro/
http://www.restiamoanimali.it/blog/2016/salvaiselvatici-la-caccia-e-il-problema-non-la-soluzione-
lettera-aperta-a-politici-e-media-di-mariangela-corrieri/
http://www.teleiride.tv/video/girotondo-26012016
http://www.noitv.it/programmi/la-nuova-legge-sulla-caccia-ai-cinghiali-in
Per quanto riguarda gli incidenti stradali, la caccia non risolverà il problema:i cinghiali attraversano
le strade e i metodi utili a evitare gli incidenti sono i prismi catarifrangenti
http://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronaca/2016/02/07/news/catarifrangenti-salva-animali-su-tutte-le-
strade-del-collio-1.12917972 e i semafori sonori
http://milano.repubblica.it/cronaca/2016/02/13/foto/varese_sulle_strade_vicino_ai_boschi_arrivano
_i_semafori_per_i_cinghiali-133329907/1/#1
Non sono un‟esperta del settore e se devo occuparmi di cinghiali, per lo meno mi documento, come
ho fatto adesso, sulle soluzioni ai problemi che essi causano e soprattutto sul perché li causano; ogni
problema si risolve a monte, non a valle. L‟attività venatoria provoca una strage (a valle) dopodiché
tutto (a monte) tornerà prima.
Giusto per completare l‟operato degli insegnanti che il cacciatore Consigliere vorrebbe ambasciatori
del verbo venatorio, allego anche il bollettino di guerra della stagione venatoria 2016-2017, chiusa
de iure ma non de facto, visto che i nostri eroi sanguinari proseguono indisturbati anche fuori tempo
limite.
Che un cacciatore si esprima come Bruzzone è normale ma che lo faccia un Consigliere è
inaccettabile. Visto che in Bruzzone convivono entrambi i ruoli, sarebbe opportuno il silenzio che
magari accontenterebbe l‟uno e l‟altro.
Il silenzio sarebbe utile a pensare in un‟ottica di lungo periodo, di prevenzione, per la salvaguardia e
il rispetto di tutte le vite, umane e non umane.
121
Cordiali saluti.
Paola Re
Via Virginio Arzani n.47
15057 Tortona (AL)
6.2. Sulla proposta del nuovo Regolamento Tutela Animali di Milano.
A supporto della bozza del documento in riferimento predisposta dall‟ex Garante Prof.
Valerio Pocar, si mantiene la presente lettera fino alla conclusione dell‟iter burocratico di tale
regolamento che si presume non interrotto dal cambio della Giunta comunale a seguito delle
elezioni 2016, né dalla recente nomina di due Garanti per la tutela degli animali in luogo del
„Garante‟ previsto dal Regolamento corrente.
Nel dichiaraci ancora assolutamente d‟accordo con i principi espressi dall‟ex „Garante per la
tutela degli animali‟ del Comune di Milano, Prof. Valerio Pocar nella bozza del nuovo regolamento,
invitiamo le „zone‟ di Milano che hanno espresso la loro contrarietà a tale ulteriore stesura a
rivedere le loro considerazioni. Ovviamente, nessun progresso è possibile, in alcun campo, senza
cambiamenti avvallati da consolidate conoscenze scientifiche. Comprendiamo che l‟educazione al
rispetto delle altre specie può non essere condivisa da alcuni cittadini, sulla base di principi
conservativi quanto millenari. Tuttavia, in considerazione del fatto che recenti scoperte scientifiche
hanno confermato (benché ciò fosse noto empiricamente da millenni) che l‟alimentazione umana
non necessita di proteine di origine animale, anzi se ne sconsiglia l‟assunzione, l‟uccisione, tanto
più se crudele, di esseri non umani (v. aragoste, ma non solo) „non‟ dovuta ovviamente a stati di
necessità, sarebbe configurabile come reato ai sensi della legge 189 del 2004, che ha istituito il
Titolo IX_bis del codice penale. L‟esclusione dall‟applicazione di tale norma della „macellazione‟,
in quanto regolata da leggi speciali (che hanno la prevalenza su quelle generali), non giustifica però
moralmente l‟uccisione per futili motivazioni, quali appunto il piacere del palato, o le abitudini
alimentari di certe fasce della popolazione, tantomeno ove si tratti di ragioni commerciali. Tali
comportamenti, se la legge suddetta fosse veramente applicata, rappresenterebbero infatti
un‟integrazione del reato suddetto ove si tenesse in considerazione la necessitò o meno di ricorrere
al carnivorismo quale fonte di alimentazione.
Per quanto attiene gli obblighi che sarebbero imposti dal nuovo regolamento circa le
necessità biologiche ed etologiche dei non umani detenuti in stato di costrizione dagli esseri umani
(si tratti di pesci in acquario, uccelli in gabbia, o similari) è ovvio che le nuove norme si rifanno a
considerazioni di ordine scientifico consolidate, che non possono pertanto essere sottoposte
all‟approvazione popolare, bensì, come in qualsiasi altro campo, diffuse dalle istituzioni, anziché
osteggiate. Inoltre, la difficoltà di applicare alcune nuove normative, se riferite a reati perpetrabili
in ambiente domestico, non impedisce di considerarli tali. Così come le violenze sulle donne, sui
bambini, sugli anziani, su chiunque, non cessano di essere annoverati tra i reati, benché effettuabili
tra le mura domestiche, dove è difficile venirne a conoscenza per molti motivi. L‟obiezione
sollevata da alcuni di non considerare reati tali comportamenti (v. pesci rossi quali animali
„sociali‟) pare pertanto, a dir poco, „strumentale‟. Contro l‟eventuale difficoltà di denuncia di tali
reati, considerato che gli animali non umani non sanno/possono appellarsi in prima persona alle
istituzioni umane, si sollecita l‟istituzione di un „telefono verde‟, come per il „telefono rosso‟
istituito per bambini, al quale testimoni di atti di violazione delle nuove normative possano
122
appellarsi. Contrariamente, sarebbe come depenalizzare le violenze „intra moenia‟, ossia „tra le
mura‟ ( nascoste alla vista) in quanto difficilmente riscontrabili. Chiunque capirebbe che una cosa è
considerare un comportamento come „reato‟, un‟altra, del tutto assurda, non considerarlo tale in
quanto non riscontrabile pubblicamente. Tralasciamo altre ovvie considerazioni.
Per questi motivi, il Movimento Antispecista considera la nuova bozza di regolamento proposta
dall‟ex Garante per la tutela degli „animali‟ di Milano, Prof. Valerio Pocar, assolutamente
applicabile e in piena sintonia con le conoscenze della moderna zoo antropologia ed etologia riferita
agli animali non umani, ed invita il Sindaco di Milano a sostenere la suddetta proposta dando in tal
modo dimostrazione di perseguire una politica improntata allo sviluppo culturale della cittadinanza,
anziché consolidare usanze obsolete e sconfessate dalle attuali conoscenze scientifiche in nome di
interessi non moralmente giustificabili.
Massimo Terrile, Movimento Antispecista, 9 aprile 2017.
7. Per non dimenticare …
Manteniamo queste informazioni nella „bacheca permanente‟, affinché non siano dimenticate……
123
7.1. Regolamento cosmetici: luci ed ombre.
Il regolamento 1223/2009 sui cosmetici, entrato in vigore l‟11 luglio 2013 (ma approvato e
pubblicato ben 4 anni prima del 2013, in sostituzione della direttiva 2003/15 sui cosmetici, e
quindi ben noto agli addetti ai lavori prima dell‟11 marzo 2013) non vieta affatto i test più seri (v.
oltre) per gli ingredienti dichiarati a fine cosmetico sugli animali non umani nella UE, ma solo la
commercializzazione (nella sola UE!) dei prodotti così ottenuti!
Premessa.
Affinché siano evitati malintesi e smentite notizie che potrebbero trarre in
inganno, facendo credere che i test con animali (vivi o morti) siano cessati definitivamente per i
prodotti cosmetici, è stata effettuata dal Movimento Antispecista una ulteriore analisi22
delle
relative normative per capirne le effettive conseguenze in merito sia all‟immissione in commercio
di tali prodotti, sia alla realizzazione di sperimentazioni su animali non umani e umani (anche al
di fuori della UE). Ne presentiamo in queste pagine i risultati, purtroppo decisamente lontani da
quanto i cittadini europei si aspetterebbero sulla base delle notizie diffuse dai media
immediatamente dopo la data dell‟11 marzo 2013.
Normative UE richiamate23
:
- Direttiva 2003/15 sui prodotti cosmetici del Parlamento europeo e del Consiglio, emessa il
27 febbraio 2003 e pubblicata nella G.U. della UE l‟11 marzo 2003, relativa alla
variazione M37 della direttiva originaria 1976/768 che ha avuto ben 39 modifiche.
(Le ultime due riguardano solo allegati tecnici non rilevanti ai nostri fini). La parte
più
importante di tale direttiva per i test su animali è contenuta negli artt. 4bis e ter (Allegato
1).
- Regolamento 1223/2009 del 30 novembre 2009 sui prodotti cosmetici. Si applica a
decorrere dall‟11 luglio 2013. Ingloba la direttiva 2003/15 (Allegato 2) anche per quanto
riguarda la sperimentazione sugli animali (art. 18, paragrafo 2).
- Regolamento 1907/2006 sulla registrazione, autorizzazione e classificazione delle sostanze
chimiche (REACH).
- Regolamento 1272/2008 relativo alla classificazione, etichettatura e imballaggio di sostanze
e miscele che modifica e abroga le direttive 67/548 e 1999/45 e reca modifiche al
regolamento 1907/2006 (REACH).
- Regolamento 440/2008 relativo ai metodi di prova per l‟attuazione del regolamento
1907/2006 (REACH). Impone i test su animali per tutte le sostanze chimiche. In tale
regolamento sono chiaramente indicati i test da eseguire.
Per una più rapida comprensione del contenuto del presente documento si è preferito iniziare dalla
SINTESI con le relative CONCLUSIONI, rimandando i dettagli all‟ANALISI DELLE NORMATIVE ed ai
relativi ALLEGATI (v. oltre).
22 Cfr. Lettera aperta alle Istituzioni – Cosmetici (Notiziario del Movimento Antispecista n. 2/2012 e seguenti).
23 Le norme UE si applicano dalla data della loro pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale UE, salvo ove in esse
disposto diversamente. Da ciò nascono ad esempio le „scadenze‟ dell‟11 marzo 2009 e 2013 relative alla direttiva
2003/15.
124
SINTESI
I test che possono essere effettuati su animali non umani ai fini della „sicurezza‟ dei prodotti
chimici (e a fini cosmetici) comprendono generalmente : Tossicità acuta, Irritazione della pelle,
Irritazione oculare, Sensibilizzazione cutanea, Tossicità a dosi ripetute (28 giorni), Tossicità subcronica
(90 giorni), Tossicità cronica (12 mesi), Mutagenicità, Tossicità nello sviluppo, Tossicità nella
riproduzione su 2 generazioni, Cancerogenicità, Tossicocinetica, Ecotossicità.
Per quanto riguarda i cosmetici, la direttiva 2003/15 CE ed il regolamento 1223/2009 CE (che la
sostituirà a partire dall‟11 luglio 2013!) dispongono quanto segue:
1. Dall’11 marzo 2003 (anno di emissione della direttiva 2003/15 sui cosmetici) è bandita la
realizzazione di ‘sperimentazione su animali’ di prodotti cosmetici finiti (ossia l’insieme degli
ingredienti pronti per la vendita), ma non la loro commercializzazione.
2. Dall‟11 marzo 2009 è inoltre bandita l‟immissione sul mercato di prodotti cosmetici la
cui formulazione finale o i cui singoli ingredienti siano stati „sperimentati su animali‟,
nonché la realizzazione di „sperimentazione su animali‟ senza utilizzare un metodo alternativo
validato, ad esclusione dei test relativi alla cancerogenicità, tossicità a dosi ripetute, riproduttiva,
genetica, e tossicocinetica (d‟ora in poi qui detti i „5 test più seri‟).
3. Dall‟11 marzo 2013 è infine bandita l‟immissione sul mercato UE di prodotti cosmetici
la cui formulazione finale o i cui ingredienti siano stati sperimentati su animali in relazione
ai „ 5 test più seri‟ sopra elencati (per i quali non esistono metodi alternativi validati e non ne
esisteranno per i prossimi 15-20 anni, come ha affermato la Commissione UE nel 2011), salvo
deroghe concesse agli Stati membri. Ma non è vietata la realizzazione di tali test (v. art. 4 bis
comma 2.1 della direttiva e art. 18 comma 1 punto d) e comma 2 del regolamento), salvo loro
sostituzione con futuri metodi alternativi., né la commercializzazione (e quindi i test sugli umani) di
tali prodotti al di fuori della UE.
4. Il regolamento 1223/2009 sui cosmetici (che sostituirà la direttiva 2013/15 dall‟11
luglio 2013) prevede inoltre che possano utilizzarsi nei prodotti cosmetici ingredienti che
siano stati definiti di „lieve pericolosità‟ in base ai regolamenti 1272/2008 e 440/2008
(aggiornamenti del REACH) i quali prevedono test su animali anche vivi (in apparente
contraddizione con i suddetti principi, ma solo ove si prenda in considerazione unicamente la
commercializzazione nella UE!).
In estrema sintesi, dall‟11 marzo 2013 non potranno essere immessi sul mercato UE (ma potranno
essere esportati!) prodotti cosmetici finiti o i cui ingredienti (dichiarati ad uso cosmetico!) siano stati
sperimentati su animali senza usare metodi „alternativi‟ validati, né (già dal 2009) essere effettuati su
animali vivi alcuni tipi di test (i più „superficiali‟). Ma i „5 test più seri‟ potranno invece ancora essere
effettuati salvo la loro graduale sostituzione (pena il divieto di commercializzazione nella UE) con (per
ora) imprevedibili metodi „alternativi‟. Il che non garantisce affatto (anzi ) che non vengano utilizzati o
uccisi esseri non umani (e umani) a tale proposito.
Inoltre, numerose normative (v. quelle relative al regolamento REACH e sua applicazione, o
quelle per gli alimenti) impongono, per le sostanze chimiche vecchie e nuove, test di tossicità su animali
anche vivi, a prescindere dalla destinazione passata o futura della sostanza in esame. Per cui se una
sostanza fosse definita „non ad uso cosmetico‟ i test sarebbero obbligatori, salvo poi poter utilizzare la
stessa sostanza anche nei prodotti cosmetici ove fosse „di lieve pericolosità‟.
125
In particolare:
a) Test su animali per sostanze chimiche vecchie e nuove.
Sostanze vecchie.
Il regolamento REACH del 2006 e le sue successive modifiche (es. 1272/2008) obbligano ad
effettuare test su animali anche per tutte le sostanze chimiche prodotte prima del 1981 (ossia delle prime
normative UE riguardanti le sostanze pericolose, peraltro recepite nel nostro Paese a partire dal 1985), ma
non necessariamente tramite metodi alternativi e tanto meno sostitutivi.
Per tutti i prodotti cosmetici oggi sul mercato, prima o poi, molti dei loro ingredienti saranno quindi
testati su animali anche vivi, specie per i „ 5 test più seri‟ per i quali non esistono a detta della Commissione
UE (Allegato 3) metodi alternativi validati. Non è peraltro previsto dalla direttiva 2003/15, o dal
regolamento 1223/2009 che la sostituirà nel luglio 2013, che dopo tali test i prodotti finiti che contengono
tali sostanze vengano ritirati dal mercato, se non estremamente pericolosi, deroghe a parte. Sarà quindi
ovviamente possibile che molti prodotti cosmetici oggi in commercio continuino ad essere commercializzati
anche in futuro benché possano contenere ingredienti testati su animali anche dopo l‟11 marzo 2013.
Sostanze nuove.
Tutte le sostanze chimiche nuove (dalla data delle relative normative, prima tra tutte la 67/548, ora
sostituita da REACH, recepite peraltro in Italia a partire dal 1985) devono essere testate anche su animali
vivi, al di là del loro presunto campo di utilizzo, salvo poche esclusioni.
Per i prodotti definiti come „cosmetici‟, il regolamento 1223/2009 (che dall‟11 luglio 2013 sostituirà
anche la direttiva 2003/15) se obbliga (pena la non commerciabilità) all‟utilizzo di metodi alternativi, non
obbliga peraltro all‟utilizzo di metodi „sostitutivi‟, sempre esclusi i „ 5 test più seri‟, e contempla peraltro la
possibilità che sostanze definite di „lieve pericolosità‟ dal punto di vista della cancerogenicità, tossicità
riproduttive e genetica, e della tossicocinetica possano essere utilizzate nei prodotti cosmetici (v. art. 18
comma 2). Il test di tali sostanze dovrebbe quindi essere fatto all‟atto della loro registrazione, valutazione e
classificazione (v. regolamento REACH) precedentemente al loro eventuale futuro utilizzo in prodotti
cosmetici. Potrebbero quindi in futuro esistere in commercio prodotti cosmetici i cui ingredienti, nati come
sostanze chimiche generiche, siano stati testati su animali con o senza metodi alternativi, come nel caso
delle nano particelle24
.
CONCLUSIONI
Per tali motivi riteniamo ingiustificato l‟affermare che dall‟11 marzo 2013 non potranno
esistere sul mercato comunitario prodotti cosmetici vecchi o nuovi i cui ingredienti siano stati
„sperimentati su animali‟, né che tali test siano vietati in assoluto (vedi i „5 test più seri‟), anzi. Metodo
„alternativo‟ peraltro non significa „sostitutivo‟, ed anche i test „in vitro‟ (considerati metodi „alternativi‟)
necessitano di materiale organico (organi, tessuti, cellule, ecc..) prelevato da esseri senzienti per essere
effettuati, per cui gli animali non umani continueranno ad essere uccisi per tali scopi. Paradossalmente,
poi, non essendo previsto effettuare test sugli umani (nella UE) per le sostanze chimiche, contrariamente
24 Esistono ad esempio alcune sostanze di relativamente recente produzione ed utilizzo (si parla comunque di
anni) quali le nano particelle, da tempo diffusamente utilizzate anche nei prodotti cosmetici, la cui definizione è ancora
oggetto di discussione in particolare nella UE. La loro classificazione ai fini dei relativi test di sicurezza è
temporaneamente quella di sostanze chimiche potenzialmente pericolose, pertanto soggette ai test previsti dal
regolamento REACH. Per tali sostanze sono in effetti stati effettuati test su animali vivi (topi e ratti) per accertarne la
pericolosità, e continueranno ad essere fatti anche in base alla loro classificazione definitiva. Non è pertanto pensabile
che esse vengano escluse dall‟utilizzo nei prodotti cosmetici, né i prodotti che le contengono vengano ritirati dal
mercato, a causa della loro diffusione e difficoltà di sostituzione, come stabilisce in merito la direttiva 2003/15 ed il
regolamento 1223/2009 che la sostituirà l‟11 luglio 2013.
126
a quanto avviene in una certa misura per i farmaci, continueranno ad essere immessi sul mercato
comunitario (ed anche al di fuori di esso) ingredienti cosmetici (e non) testati unicamente su esseri
senzienti non umani, con le relative conseguenze. Peraltro, in relazione ai „5 test più seri‟, dei quali non è
vietata l‟effettuazione, ma è vietata solo la commercializzazione nella UE dei prodotti i cui ingredienti
siano stati sottoposti a tali test, la prova sugli umani verrà quindi fatta …. fuori dalla UE, su ignari
consumatori, saltando magari i test sui non umani, del resto del tutto inutili! Non meraviglierebbe
pertanto una norma extra comunitaria a protezione di tali abusi.
Quindi, la vera novità a partire dall‟11 marzo 2013, è solo rappresentata
dall‟obbligatorietà dell‟utilizzo di metodi alternativi validati (se esistenti, e comunque non
necessariamente „sostitutivi‟) sancita dalle suddette normative sui cosmetici e dal divieto di
commercializzazione nella (sola) UE di prodotti cosmetici testati su animali vivi non umani.
Infatti, anche il regolamento REACH del 2006 (artt. 13 e 25) ed il suo aggiornamento con il
regolamento 1272/2008 (art. 7), così come la direttiva 2010/63 relativa alla protezione degli animali
utilizzati per la sperimentazione, benché auspichino fortemente l‟utilizzo dei metodi „alternativi‟ validati,
non lo impongono. Mentre si è ancora lontani dal poter dire che per i cosmetici sia obbligatorio utilizzare
solo metodi „alternativi‟, occorre peraltro constatare come ogni altra normativa europea non abbia
vergognosamente ancora reso obbligatori nemmeno quelli convalidati da UE e OCSE.
Massimo Terrile
7 maggio 2013 (agg.to del 9.1.2016).
Per visionare il documento completo (inclusa l‟Analisi) vedere:
www.movimentoantispecista.org > Iniziative legislative > Cosmetici, luci ed ombre.
7.2. Scoperta „rivoluzionaria‟ della medicina traslazionale.
Da: Pharmastar.it
Martedì 29 settembre 2015
In un articolo del 24 settembre 2015, Pharmastar, il giornale on-line dei farmaci, annuncia, per
la ricerca farmacologica, il primo studio multicentrico randomizzato e controllato su modelli
animali.
Lo studio „pre-clinico‟ su un potenziale farmaco neuro protettivo per l‟ictus, pubblicato da
Science Traslational Medicine (Lovera et al. 2015), è stato condotto in diversi centri sperimentali
(Monaco, Milano, Barcellona, Berlino, Caen) copiando alcune prassi dei metodi
„clinici‟(armonizzazione dei protocolli, randomizzazione, raccolta, monitoraggio e analisi dati
centralizzata). I risultati hanno dimostrato che il farmaco potrebbe essere efficace solo su un
sottogruppo di pazienti.
La novità consiste nell‟affermazione „sbalorditiva‟ che il passaggio dei risultati dalla
ricerca di laboratorio sugli animali „al letto del malato‟ spesso è fallimentare. Una tale
ammissione, fatta proprio da chi ha interesse a negarla, non è da sottovalutare. Diverse
pubblicazioni nel passato (v. BMJ, 28.2.2004, Vol. 238 „Where is the evidence that animal research
benefits humans?‟) hanno accusato la sperimentazione pre-clinica di superficialità e inutilità, ma
mai ciò era stato ammesso ufficialmente dai media del settore.
127
Ci si può ora domandare come mai si sia arrivati alla conclusione che occorre effettuare i
test pre-clinici in maniera più efficace e simile a quelli clinici, nonostante le differenze biologiche
tra le specie animali e quella umana. La nostra impressione è che tale „ravvedimento‟ sia dovuto
alla nuova normativa UE ( regolamento 536/2014) sui test clinici (che entrerà in vigore nel 2016),
il quale impone la raccolta e pubblicazione dei risultati dei trial clinici (siano essi positivi o
negativi) in un data base pubblico.
Ciò permetterà finalmente di valutare la „performance‟ della sperimentazione animale in
merito ai farmaci ad uso umano, nel senso che sarà finalmente possibile disporre di dati ufficiali –
se non da confrontare con i risultati della sperimentazione pre-clinica, ancora segreto industriale –
almeno sulla percentuale di farmaci nella UE che hanno superato anche la fase clinica. Se dovesse
rivelarsi esatta (o superiore) la percentuale del 90% di insuccessi, come attualmente stimato a
livello mondiale, sarebbe imbarazzante per le aziende farmaceutiche ed i ricercatori sostenere
ancora l‟opportunità di sostenere i costi (per non parlare dell‟aspetto etico) della fase pre-clinica.
Forse l‟adozione di metodi più simili alla fase clinica non migliorerà di molto i risultati, ma
senza dubbio ridurrà la percentuale di insuccessi. Di quanto, staremo a vedere.
Se la ragione non fosse da ricercare nel nuovo regolamento UE sui trials clinici, la
domanda che rimarrebbe senza risposta è: perché non è stato fatto prima?
7.3 La dieta vegan nelle scuole.
1 maggio 2016
Al sindaco di Senigallia
Sig. Maurizio Mangialardi
Egr. sig. Sindaco,
nel condividere quanto espresso da Gianluca Felicetti (LAV) nella lettera sotto
riportata, desidero portare a Sua conoscenza che anche la “Carta dei diritti fondamentali
dell‟Unione Europea” facente parte dei Trattati dell‟Unione, all‟art. 10 “Libertà di pensiero, di
coscienza e di religione”, stabilisce che “Ogni persona ha diritto alla libertà di pensiero, di
coscienza e di religione. Tale diritto include la libertà di cambiare religione o convinzione, così
come la libertà di manifestare la propria religione o la propria convinzione individualmente o
collettivamente, in pubblico o in privato, mediante il culto, l'insegnamento, le pratiche e
l'osservanza dei riti”.
Considerando che la scelta alimentare vegana può essere espressione di una
convinzione sia etica, sia religiosa, sia salutistica, e non contrasta con alcuna norma a tutela della
persona o della salute pubblica, La invito a rivedere la Sua opinione in merito riconoscendo ai
cittadini del Comune di Senigallia i diritti fondamentali garantiti loro dall‟appartenenza ad uno
Stato membro dell‟Unione Europea. Nella fattispecie, il diritto ad un‟alimentazione in linea con le
proprie convinzioni. Diritto che non può essere negato ad alcuni e concesso ad altri,
rappresentando in caso contrario una palese discriminazione.
Certo che Ella vorrà convenire con quanto sopra, porgo
Cordiali saluti
Massimo Terrile
Movimento Antispecista www.movimentoantispecista.org
Allegato
128
Da:
http://notizie.tiscali.it/cronaca/articoli/sindaco-vieta-il-menu-vegano-nelle-scuole/
di Gianluca Felicetti - Presidente LAV
Al Sindaco di Senigallia - Maurizio Mangialardi Egregio Sindaco, ho letto con stupore la sua risposta alle famiglie che hanno chiesto pasti
vegani per la refezione scolastica dei figli. Sostanzialmente lei dice che se riconosce i vegani poi lo
dovrà fare per le altre almeno venti scelte alimentari diverse da quella onnivora e questo ha un costo
economico e organizzativo.
Aldilà che queste sette famiglie pagano il servizio tanto quanto le altre, il suo Dirigente
comunale non potrà non aver informato Lei e la Giunta che questo riconoscimento non è una facoltà
ma un obbligo che i Comuni si sono impegnati a rispettare firmando, il 29 aprile 2010, in sede di
Conferenza Unificata con Regioni e Ministero della Salute, le “Linee di indirizzo nazionale per la
refezione scolastica”, redatte anche con il contributo dell‟Istituto Nazionale per la Ricerca e la
Nutrizione (a proposito di eventuali dubbi sugli aspetti nutritivi della scelta vegana in qualsiasi età)
pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale n.134 dell‟11 giugno 2010, che recitano – a pagina 22:“Vanno
assicurate anche adeguate sostituzioni di alimenti correlate a ragioni etico-religiose o culturali. Tali
sostituzioni non richiedono certificazione medica, ma la semplice richiesta dei genitori”. Tale
prescrizione è stata ribadita da una recente Nota del Ministero della Salute diffusa il 25 marzo
scorso.
Tra le motivazioni etiche che comportano la richiesta di menu alternativi con sostituzioni
che “vanno assicurate” (adeguate, bilanciate e di buon livello nutrizionale) è compresa anche la
scelta vegana, vale a dire l'alimentazione che esclude carne, pesce e altri alimenti derivati
dall‟uccisione di animali, latte e suoi derivati, uova, miele e qualsiasi altro alimento di origine
animale.
Risulta in continua crescita il numero di persone che in Italia scelgono di optare per questo
genere di alimentazione (l‟8% della popolazione è vegetariana e l‟1% è vegana, in base al
Rapporto Italia 2016, pubblicato da Eurispes) e che numerosi sono i vantaggi – verificati da una
moltitudine di studi e dai principali Istituti Scientifici – in termini di prevenzione e tutela della
salute che una simile scelta comporta.
La validità della scelta vegana in ambito scolastico è stata inoltre recentemente
confermata dalla sentenza n. 245/2015 del Tribunale di Giustizia Amministrativa di Bolzano. Tale pronuncia ha infatti revocato il provvedimento di rifiuto d‟iscrizione presso un asilo nido di un
bambino per il quale i genitori avevano richiesto l‟alimentazione vegana, deciso dalla Direttrice
dell‟Ufficio istruzione e scuole del Comune di Merano, che aveva ingiunto alla madre di
“consegnare una attestazione del pediatra di libera scelta dalla quale risultasse lo stato clinico del
bambino e l‟assenza di carenze nutrizionali” stabilendo che, in caso i genitori non avessero
provveduto, “il bambino non avrebbe potuto più frequentare la struttura”.
La sostanziale correttezza di una simile interpretazione è riprovata dalla presenza di altri
Comuni, quali La Spezia e Milano, che prevedono, al contrario al momento di Senigallia, la
possibilità di ottenere pasti senza ingredienti animali per i propri bambini e senza necessità di
presentare un parere medico. E altri Comuni grandi e piccoli offrono la scelta vegana, da Rimini
a Gradara. Chieda a loro come fanno per i menu (che sono meno complicati di quello che può
pensare, dalla pasta e fagioli alla pasta al pomodoro, dai burger di seitan al riso e piselli, alle
crocchette di tofu, e sul nostro sito potrà leccarsi i baffi) e scoprirà che questo aggravio di costi e
organizzazione – al pari dei pasti per bambini ebrei o mussulmani – non è, peraltro, rilevante.
Signor Sindaco, ho avuto il piacere di conoscerla in due conferenze dell‟attivissimo Rotary
Club di Senigallia, con relative cene, vegane. Ho lì appreso della sua formazione erboristica e
quindi aperta all‟innovazione così come alla valorizzazione della tradizione, come fa proprio la
129
scelta vegana. Non solo. Lei ha in casa, un Istituto Professionale per la Ristorazione come il
“Panzini” che con un corso da noi patrocinato alcuni mesi fa assieme a docenti di Scienze
dell‟Alimentazione ha intrapreso una specializzazione proprio in menu senza carne e altri
ingredienti animali, un‟opportunità di lavoro ed espansione della ricettività turistica di Senigallia.
Le Marche con la vicina Romagna è inoltre una delle culle della produzione alimentare
specializzata in vegani e anche la Grande Distribuzione Organizzata si sta orientando con offerte a
buon prezzo. Noi le mettiamo a disposizione, gratuitamente, la competenza di almeno una biologa
nutrizionista. Insomma trasformi questo non problema in un‟opportunità, positiva, dal prossimo
anno scolastico. Per “la città di tutti” come recita il suo ultimo slogan elettorale. Di tutti.
30 aprile 2016
7.4. Aspettando Godot, intervista al Prof. U. Veronesi25
.
Da: Repubblica.it (Blog di Margherita D‟Amico)
10 giugno 2015
Veronesi e gli animali: "Cambiamento sì, ma graduale"
Rimane più che mai acceso il dibattito sulla sperimentazione animale, a maggior ragione
dopo il no opposto dalla Commissione europea alle ragioni di Stop Vivisection, l‟iniziativa dei
cittadini comunitari sottoscritta da 1.173.130 persone, con cui si chiedeva di cancellare la Direttiva
2010/63, ripensandola imperniata sullo sviluppo dei metodi alternativi sostitutivi e nella direzione
di abolire i test sulle altre specie.
25 N.d.r.: Continuare a rimandare l’abolizione della sperimentazione animale in attesa di ‘metodi alternativi’ che non
si sa quando arriveranno, perché si cerca nel modo sbagliato, non può non far venire in mente la celebre opera
teatrale di Samuel Beckett, ‘Aspettando Godot’. La risposta da tutti attesa, ossia quando arriverà ‘Godot’, non
giungerà infatti mai, almeno fino a che non si sarà chiarito chi è, e dove è, ‘Godot’. Ossia, cosa cercare davvero.
Gli attuali modelli in vitro, o in silico, o matematici, o altro, magari sempre validati in conformità alle risposte
attese dal modello animale seguendo una logica ancora meccanicistica, simile a quella sulla quale si basa la
sperimentazione animale a fini umani, non potranno infatti mai - e questo anche secondo l’opinione della scienza
tradizionale - sostituire la prassi attuale, seppur sbagliata, perché rappresentano ancora la ricerca della
simulazione delle risposte di un ‘tutto’ (l’organismo intero) utilizzando una più o meno minuscola parte del tutto
stesso, magari di un’altra specie. Così come gli animali non umani non rappresentano e non rappresenteranno mai
la specie umana, ma solo se stessi. Non per nulla tali metodi sono considerati dalla scienza ufficiale
‘complementari’. La presa in giro di quegli ‘scienziati’ favorevoli alla s.a. in attesa che giungano ‘metodi
alternativi’ (o meglio ‘sostitutivi’) sviluppati su tali basi continua, quindi, come nell’opera di Beckett,
incredibilmente, a far sperare gli ottimisti, ed a far correre il rischio di finanziare ricerche che vanno nella direzione
sbagliata, nascondendo la verità. Quando mai, infatti, tali ‘esperti’, interpellati dai nostri politici, ammetteranno
che con tali metodi si potranno sostituire integralmente organismi complessi quali quelli animali, umani o non
umani? Mai. Perché dovrebbero prima ammettere che un sottoinsieme di un organismo, o calcoli statistici (e non la
piena conoscenza dei processi biologici) possano predire le reazioni addirittura di specie diverse (roditori e non
roditori, pesci, uccelli, umani di varie etnie, inclusi i bambini). Come si comporteranno tali ‘modelli’ verso una
nuova molecola inventata in laboratorio? Non si può infatti programmare un computer a dare risposte su ciò che
non si conosce, o simulare le reazioni di un organismo animale o vegetale mettendone una parte in provetta, per
quanto complessa questa parte possa essere o affinata sia la metodologia di analisi. Con tali premesse, il modello
animale ‘non umano’ resterà sempre pertanto il più vicino a quello ‘umano’, pur nelle sue enormi differenze con
questo. Questa è la realtà che oggi viene taciuta. L’alternativa è orientare la ricerca a comprendere le cause delle
reazioni, come i meccanismi di azione biologica, la genetica, l’epigenetica, ecc., e nel frattempo rassegnarsi alla
nostra ignoranza, e applicare i principi dell’etica, sperimentando in modo specie-specifico, sempre che il ‘gioco’ sia
etico, e non a fini esclusivamente economici. Aspettare quindi il ‘Godot’ dei metodi sostitutivi basati su un errore
metodologico simile a quello su cui si basa la s.a. è la favoletta che da ben 56 anni ci viene propinata e che tiene
molti col fiato sospeso, ignari che quel ‘Godot’ non arriverà mai.
130
Il rifiuto della Commissione non stupisce, visto tra l'altro il recente affossamento di 8hours
(1.103.248 mila firme raccolte e 300 eurodeputati schierati affinché il trasporto da allevamento a
mattatoio di miliardi di animali da reddito non durasse più di otto ore), e le orecchie da mercante
alle interrogazioni sui traffici internazionali di randagi, oppure sulla zooerastia. Argomenti che
legano il destino degli animali a delicate questioni umane di salute, economia, sicurezza, morale.
Corre soprattutto sul piano scientifico, tuttavia, l'odierna discussione sulla vivisezione,
considerata da una crescente rappresentanza di studiosi superata, inattendibile, pericolosa.
Non la pensa così il celebre oncologo Umberto Veronesi, il quale tuttavia, pioniere nei tempi
in cui non andava di moda, ha speso parole gentili nei riguardi degli animali, esortando – anche per
ragioni di salubrità – a non mangiar carne: ma non è una contraddizione rispettare alcune specie o
categorie, mentre altre sarebbero sacrificabili alla ricerca?
“Lo è certamente” risponde il professor Veronesi “ma ritengo che per il bene comune non si
possa essere integralisti. Non dovrebbero esserci leggi assolute e le eccezioni andrebbero sempre
considerate, in base alla loro motivazione”.
Allo Ieo, l‟istituto da lei creato, si sperimenta sui roditori.
Il caso dei roditori in laboratorio rappresenta per esempio un‟eccezione alla regola. Basti
pensare che la lotta a flagelli come la poliomelite non avrebbe avuto successo senza la
sperimentazione animale. Allora, meglio scagliarsi prima contro la deratizzazione, che non contro
l‟utilizzo di qualche roditore a scopo di ricerca, sotto la guida di un comitato etico che ne sorveglia
l‟eticità.
Bé, non si tratta di qualche roditore, ma di milioni e milioni di animali di ogni specie
macinati ogni anno dai laboratori, intanto che i comitati etici arruolano estimatori della vivisezione.
Tutto questo avviene in attesa che si sviluppino modelli alternativi di sperimentazione.
Infatti: in nome di progresso e attendibilità molta scienza chiede che si investa nei metodi
alternativi sostitutivi, ma questa corrente non la vede in prima linea. Perché?
Non è affatto vero che non sono in prima linea. Tanto per cominciare all‟ Istituto Europeo
di Oncologia, che ho fondato vent‟anni fa, non ci sono stabulari. Questo non significa che
neghiamo tout court la sperimentazione animale, ma il non avere animali nella struttura è un
segnale forte che indica dove vogliamo andare, e uno stimolo a trovare il più velocemente tecniche
alternative.
Vale a dire che testate su esemplari acquistati per gli specifici esperimenti, senza allevarne
né detenerne (a differenza di molti altri istituti di ricerca dove, non di rado, vengono soppressi
anche gli esemplari in eccesso)?
Esatto. Allo Ieo si studia sui roditori, e il numero dei soggetti utilizzati dipende dalle
ricerche per cui la sperimentazione animale è giudicata assolutamente necessaria dal Comitato
Etico.
Non esiste un progetto per sostituirli con ricerche cliniche o con alternative sostitutive, per
esempio esperimenti di genomica?
La genetica è un‟area fondamentale della medicina, ma a oggi non rappresenta
un‟alternativa alla sperimentazione animale.
Lei si dichiara vegetariano, ma ha firmato un libro di ricette definite vegetariane (Verso la
scelta vegetariana, coautore Mario Pappagallo, ediz. Giunti) in cui suggerisce il pesce. Non teme di
ingenerare confusione fra i tanti che la ammirano?
Il mio obiettivo è accompagnare la gente „verso la scelta vegetariana‟, che è infatti è il
titolo del titolo del libro in questione. Ritengo infatti che il vegetarianesimo, oltre a essere
l‟espressione di una filosofia di vita basata sull‟amore per gli animali, sia una scelta necessaria per
la sopravvivenza dell‟uomo sulla Terra, come scrisse anche Albert Einstein.
Oggi però il vegetarismo è quasi superato in favore della scelta vegana, ancor più nitida e
sempre più diffusa.
131
Cambiare un comportamento collettivo radicato, com‟è nei Paesi occidentali il mangiar
carne, non è cosa da poco che si possa ottenere a colpi di proclami. Indispensabile, quindi, la
gradualità. Il primo passo è abbandonare la carne di mammiferi e uccelli, e poi passare al pesce. Se
vogliamo avere successo dobbiamo procedere per gradi. E, ripeto, non sarà un successo a portata di
mano.
Il Pianeta sembra tuttavia esortarci ad accelerare l‟andatura, lungo un percorso di attiva
consapevolezza e nel rispetto di ogni vivente. Di certo si è giovato, questo faticoso cammino, anche
di posizioni che adesso appaiono caute e parziali rispetto all'agognato cambiamento, ma senz‟altro,
nei decenni appena trascorsi, suonavano rivoluzionarie.
@margdam
N.B.
Il 16 marzo 2015 sono state emesse dal Ministero della Salute le linee guida per l‟applicazione del
D.Lgs. 4/3/2015, che recepisce la direttiva 2010/63 sulla sperimentazione animale, riguardanti le modalità
di presentazione delle domande di autorizzazione per i progetti di ricerca con l‟impiego di animali,
applicabili dal 13 aprile 2015. Paradossalmente (ma in ossequio ai protocolli) sono state inviate anche alle
Province autonome di Trento e Bolzano, dove la sperimentazione animale è vietata in base ad una legge
regionale! Le linee guida non sono applicabili, ai sensi dell‟art. 33 della direttiva ai progetti che riguardano
test „regolatori‟, ossia previsti dalla normativa UE per farmaci e sostanze chimiche, per i quali vale la
„Procedura amministrativa semplificata‟, ossia una scorciatoia per ottenere, tramite il „silenzio assenso‟ del
Ministero, l‟autorizzazione tacita agli esperimenti.
Ricordiamo che, precedentemente, con la vecchia direttiva 1986/609 recepita con il D.Lgs. 116/92,
per tali esperimenti – nel caso riguardassero cani, gatti e primati non umani – era necessaria
l‟autorizzazione esplicita del Ministero della Salute, il quale avrebbe sempre potuto vietarli. Oggi, con le
nuove norme, approvate dal Parlamento dopo gli emendamenti proposti dalle associazioni facenti parte
della F.I.A.D.A.A. (Federazione Italiana Associazioni Difesa Animali e Ambiente), tale autorizzazione, nei
casi sopra citati, è comunque sottoposta a tale esplicita autorizzazione, ed a quella dell‟I.S.S. (istituto
Superiore di Sanità) ma, dato che il D.Lgs. 4/3/2015 stabilisce che – ove svolti ai fini della salute umana e
delle specie interessate – la sperimentazione su tali specie è ammessa, sarà ben difficile che le autorità
centrali possano negarla. In allegato la circolare ministeriale.
150316_PROTOCOLLO MIN SALUTE_GUIDELINE PROG RICERCA_Articolo 31.DOCSPA.pdf
7.5. Quesito ai ricercatori: che cosa non sarebbe „vivisezione‟?
Manterremo questo annuncio in „bacheca permanente‟ fino a che non ci verrà data risposta dai
ricercatori che sostengono l‟idea che la „vivisezione‟ non fa più parte della sperimentazione animale.
Troppo comodo considerare la „vivisezione‟ solo un intervento senza anestesia e allo scopo di resecare arti
o organi, o anche solo di aprire corpi. Tutti sanno benissimo che l‟anestesia non è possibile (e non è
autorizzabile) quando ad esempio si sperimentano sostanze chimiche o farmaci che vengono fatti assumere
dagli animali per giorni o mesi per vederne l‟effetto! La morte per avvelenamento sarebbe poi meno
dolorosa di quella per induzione di tumori o resecazione di organi? Da dubitarne… Né il risveglio da una
operazione chirurgica, o l‟inoculazione di un tumore, possono essere considerati scevri da gravi sofferenze,
prigionia in gabbie inclusa.
132
Bando alle ipocrisie, aspettiamo fiduciosi che i ricercatori interessati rispondano al quesito sotto
esposto. Nel frattempo, rinunciamo ad utilizzare il termine „vivisezione‟ riferendoci agli esperimenti condotti
su esseri senzienti contro la loro volontà (inclusi gli animali non umani), in quanto così facendo
sembrerebbe che si fosse contrari solo a una „certa‟ tipologia di esperimenti, i più cruenti, mentre la nostra
contestazione concerne tutta la „sperimentazione animale‟. La libertà di ricerca va sottoposta alla morale,
non all‟inquisizione. Ossia al „velo di Rawls‟, per cui il ricercatore, così come il legislatore, non dovrebbe
sapere se sarà un domani dalla parte della „vittima‟ o del „carnefice‟. Quindi il ricercatore deve pensare che
ciò che egli oggi fa ad un altro essere senziente, un domani potrebbe essere fatto a lui, da parte di altri
esseri senzienti. Se sarà sincero, rinuncerà. Altrimenti considererà i non umani (e forse certi umani) esseri
alla sua mercé, cadendo così nella peggior forma di razzismo, quella contro i più deboli.
Il legislatore ha poi furbescamente nascosto la „vivisezione‟ tra le pieghe della „sperimentazione
animale‟, così come gli „esperimenti‟ sono scomparsi per far posto alle „procedure‟. Nessuna paura.
Sappiamo che le „procedure‟ sono esperimenti, e che la „sperimentazione animale‟ include la vivisezione.
Quesito
Premessa
Molti ricercatori, ingiustamente chiamati „vivisettori‟ da alcuni, protestano. Non si ritengono infatti
facenti parte della categoria. Hanno assolutamente ragione. Essere un ricercatore che opera nel campo
della sperimentazione animale non significa necessariamente essere un „vivisettore‟. A patto di non
avanzare mai alcuna richiesta di utilizzo di animali non umani o non fare nulla che possa produrre
sofferenze, fisiche o psichiche, tali da venir considerate dall‟opinione pubblica „vivisezione‟. Il termine, con
il quale nella vecchia legge (1° maggio 1941, n.924, „Sulla vivisezione degli animali vertebrati a sangue
caldo‟) ci si riferiva appunto a tale pratica, dalla quale erano per così dire „protetti‟ tramite opportuna
limitazione gli animali vertebrati a sangue caldo lasciando gli altri in balia dei „vivisettori‟, ricorda orrori
degli anni bui, quando non vi era alcuna pietà per gli animali sottoposti a sperimentazione. Per contro, a
sentire molti ricercatori, la „vivisezione‟ oggi non esiste più.
Chiediamo allora ai ricercatori che protestano contro l‟uso del termine „vivisezione‟ quali tra quelli sotto
elencati non sarebbero da loro ritenuti tali (ovvio che il termine non si riferisce al „metodo‟ quanto alle
sofferenze arrecate, per non giocare sulle parole), e se ritengono o meno „vivisettori‟ i ricercatori che ne
fanno richiesta, o che li praticano su animali non protetti dalla direttiva 2010/63, come quasi tutti gli
invertebrati.
Ex Decreto legislativo n.26/2014, Allegato VII:
Allegato VII
CLASSIFICAZIONE DELLA GRAVITA' DELLE PROCEDURE
La gravita' della procedura e' determinata in base al livello di
dolore, sofferenza, angoscia o danno prolungato cui sara'
presumibilmente sottoposto il singolo animale nel corso della
procedura stessa.
Sezione I: Categorie di gravita'
Non risveglio:
Le procedure condotte interamente in anestesia generale da cui
l'animale non puo' riprendere coscienza sono classificate come "non
risveglio".
Lieve:
133
Le procedure sugli animali che causano probabilmente dolore,
sofferenza o angoscia lievi e di breve durata, nonche' le procedure
che non provocano un significativo deterioramento del benessere o
delle condizioni generali degli animali sono classificate come
"lievi".
Moderata:
Le procedure sugli animali che causano probabilmente dolore,
sofferenza o angoscia moderati e di breve durata, ovvero dolore,
sofferenza o angoscia lievi e di lunga durata, nonche' le procedure
che provocano probabilmente un deterioramento moderato del benessere
o delle condizioni generali degli animali sono classificate come
"moderate".
Grave:
Le procedure sugli animali che causano probabilmente dolore,
sofferenza o angoscia intensi, ovvero dolore, sofferenza o angoscia
moderati e di lunga durata, nonche' le procedure che provocano
probabilmente un deterioramento grave del benessere o delle
condizioni generali degli animali sono classificate come "gravi".
…………………………………………………………………………………
Sezione II: Criteri di assegnazione (omissis)
………………………………………………………………………………..
Sezione III:
Esempi di procedure assegnate a ciascuna delle categorie di
gravita' in base a fattori relativi al tipo di procedura
1. Lieve:
a) somministrazione di anestesia, ad esclusione della
somministrazione ai soli fini della soppressione;
b) studio farmacocinetico, con somministrazione di dose unica, numero
limitato di prelievi ematici (in totale <10% del volume
circolante) e sostanza che non dovrebbe causare effetti avversi
riscontrabili;
c) tecnica non invasiva per immagini (ad esempio MRI) con opportuna
sedazione o anestesia;
d) procedure superficiali, ad esempio biopsie di orecchio e coda,
impianto sottocutaneo non chirurgico di mini-pompe o transponder;
e) applicazione di dispositivi telemetrici esterni che causano solo
lievi menomazioni o interferenze con l'attivita' e il comportamento
normali;
f) somministrazione, per via sottocutanea, intramuscolare,
intraperitoneale, mediante sonda ed endovenosa attraverso i vasi
sanguigni superficiali, di sostanze con effetto lieve o nullo e in
volumi nei limiti appropriati alla taglia e alla specie
dell'animale;
g) induzione di tumori o tumori spontanei che non causano effetti
clinici avversi riscontrabili (ad esempio piccoli noduli
sottocutanei non invasivi);
h) riproduzione di animali geneticamente modificati da cui dovrebbe
risultare un fenotipo con effetti lievi;
i) alimentazione con diete modificate che non soddisfano tutte le
134
esigenze nutrizionali degli animali e si prevede causino anomalie
cliniche lievi nell'arco di tempo dello studio;
j) confinamento di breve durata (<24h) in gabbie metaboliche;
k) studi che comportano la privazione di breve durata del partner
sociale, la messa in gabbia di breve durata di ratti o topi adulti
socievoli;
1) modelli in cui gli animali sono sottoposti a stimoli nocivi,
brevemente associati a dolore, sofferenza o angoscia lievi a cui gli
animali possono sottrarsi;
m) la combinazione o l'accumulo degli esempi seguenti puo' condurre
ad una classificazione "lieve";
i) valutazione della composizione corporea con tecniche non invasive
e contenimento fisico minimo;
ii) controllo e]ettrocardiografico con tecniche non invasive e
contenimento fisico minimo o nullo di animali abituati;
iii) applicazione di dispositivi telemetrici esterni che non
causano probabilmente alcuna menomazione ad animali socialmente
abituati e non interferiscono con l'attivita' e il comportamento
normali;
iv) riproduzione di animali geneticamente modificati da cui non
dovrebbe risultare un fenotipo avverso clinicamente riscontrabile;
v) aggiunta di marker inerti alla dieta per seguire il passaggio del
contenuto gastrointestinale;
vi) sospensione dell'alimentazione per < 24 ore nei ratti adulti;
vii) sperimentazioni in ambiente naturale.
2. Moderata:
a) Applicazione frequente di sostanze di prova che producono effetti
clinici moderati e prelievo di campioni ematici (>10% del volume
circolante) in animali coscienti, nell'arco di alcuni giorni senza
sostituzione del volume;
b) studi per determinare i dosaggi che producono effetti acuti,
test di tossicita' cronica/cancerogenicita' con punti finali non
letali;
c) chirurgia in anestesia generale e somministrazione di idonei
analgesici, associata a dolore, sofferenza o deterioramento delle
condizioni generali post-chirurgici. Esempi: toracotomia,
craniotomia, laparatomia, orchiectomia, linfadenectomia,
tiroidectomia, chirurgia ortopedica con stabilizzazione efficace e
trattamento delle lesioni, trapianto di organi con trattamento
efficace dei rigetti, impianto chirurgico di cateteri o
dispositivi biomedici (ad esempio trasmettitori telemetrici,
mini-pompe, ecc.);
d) modelli di induzione di tumori o tumori spontanei che si prevede
causino dolore o angoscia moderati o interferenza moderata con il
comportamento nomale;
e) irradiazione o chemioterapia in dose subletale o dose altrimenti
letale ma con ricostituzione del sistema immunitario. Gli effetti
avversi previsti dovrebbero essere lievi o moderati e di breve
durata (<5 giorni);
f) riproduzione di animali geneticamente modificati da cui dovrebbe
risultare un fenotipo con effetti moderati;
g) creazione di animali geneticamente modificati mediante procedure
chirurgiche;
h) uso di gabbie metaboliche con restrizione moderata del movimento
per un lungo periodo (fino a 5 giorni);
i) studi con uso di diete modificate che non soddisfano tutte le
esigenze nutrizionali degli animali e che si prevede causino
anomalie cliniche moderate nell'arco di tempo dello studio;
135
j) sospensione dell'alimentazione per <48 ore nei ratti adulti;
k) induzione della fuga e di reazioni di evitamento nei casi in cui
l'animale e' incapace di rispondere con la fuga o di sottrarsi agli
stimoli, che si prevede causi angoscia moderata.
3. Grave:
a) Prove di tossicita' in cui la morte e' il punto finale, o si
prevedono decessi accidentali e sono indotti stati patofisiologici
gravi. Ad esempio, prova di tossicita' acuta con dose unica (v.
orientamenti OCSE in materia di prove);
b) prova di dispositivi che, in caso di guasti, possono causare
dolore o angoscia intensi o la morte dell'animale (ad esempio
dispostivi cardiaci);
c) prova di potenza dei vaccini caratterizzata da deterioramento
persistente delle condizioni dell'animale, graduale malattia che
porta alla morte, associate a dolore, angoscia o sofferenza
moderati e di lunga durata;
d) irradiazione o chemioterapia in dose letale senza ricostituzione
del sistema immunitario, ovvero con ricostituzione e reazione
immunologica contro l'ospite nel trapianto;
e) modelli di induzione di tumori o tumori spontanei che si prevede
causino malattia progressiva letale associata a dolore, angoscia o
sofferenza moderati di lunga durata Ad esempio, tumori che causano
cachessia, tumori ossei invasivi, tumori metastatizzati e tumori
che causano ulcerazioni;
f) interventi chirurgici e di altro tipo in anestesia generale che si
prevede causino dolore, sofferenza o angoscia postoperatori
intensi, oppure moderati e persistenti, ovvero deterioramento
grave e persistente delle condizioni generali dell'animale.
Produzione di fratture instabili, toracotomia senza
somministrazione di idonei analgesici, ovvero traumi intesi a
produrre insufficienze organiche multiple;
g) trapianto di organi in cui il rigetto puo' causare angoscia
intensa o deterioramento grave delle condizioni generali dell'animale
(ad esempio xenotrapianto);
h) riproduzione di animali con alterazioni genetiche che si prevede
causino deterioramento grave e persistente delle condizioni
generali, ad esempio morbo di Huntingt, on, distrofia muscolare,
nevriti croniche recidivanti;
i) uso di gabbie metaboliche con limitazione grave del movimento per
un lungo periodo;
j) scosse elettriche inevitabili (ad esempio per indurre impotenza
acquisita);
k) isolamento completo di specie socievoli per lunghi periodi, ad
esempio cani e primati non umani;
l) stress da immobilizzazione per indurre ulcere gastriche o
insufficienze cardiache nei ratti;
m) nuoto forzato o altri esercizi in cui il punto finale e'
l'esaurimento.
7.6. La legge 189/04: “Dei delitti contro il sentimento per gli animali”.
Riproponiamo ancora il presente articolo al fine di non far cadere nell‟oblio i difetti della legge 189
del 2004.
Aggiungiamo al testo in data 9 gennaio 2016 le seguenti ulteriori considerazioni:
L‟art. 3 della L. 189/2004 prevede al primo comma:
136
“Le disposizioni del titolo IX-bis del libro II del codice penale non si
applicano ai casi previsti dalle leggi speciali in materia di caccia,
di pesca, di allevamento, di trasporto, di macellazione degli
animali, di sperimentazione scientifica sugli stessi, di attivita'
circense, di giardini zoologici, nonche' dalle altre leggi speciali
in materia di animali. Le disposizioni del titolo IX-bis del libro II
del codice penale non si applicano altresi' alle manifestazioni
storiche e culturali autorizzate dalla regione competente.”.
Tuttavia, l‟art. 1 della suddetta legge prevede l‟istituzione del Titolo IX bis del c.p. con i seguenti
articoli: Art. 544-bis. - (Uccisione di animali). - Chiunque, per crudeltà o
senza necessità, cagiona la morte di un animale e' punito con la
reclusione da tre mesi a diciotto mesi.
Art. 544-ter. - (Maltrattamento di animali). - Chiunque, per
crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale
ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a
lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche e' punito
con la reclusione da tre mesi a un anno o con la multa da 3.000 a
15.000 euro.
Risulterebbe quindi evidente che, ove fossero disponibili alimenti (per umani) di origine non animale
in quantità sufficiente a permettere una dieta vegetariana o vegana, verrebbe a cadere lo stato di necessità
previsto dagli art. 544-bis e 544-ter (ex art. 1) della L. 189/2004. E considerando che il caso previsto dalla
legge speciale sulla macellazione (di cui all‟art. 3 della stessa) si riferisce solo alle „modalità‟ con cui è
lecito uccidere gli animali per l‟alimentazione, ma non la impone, ne consegue che ove non ve ne sia
appunto la necessità, la macellazione integrerebbe i reati previsti ai suddetti art. 544-bis e ter.
Da notare , infine, che con la legge sulla depenalizzazione dei reati (Dlgs 16 marzo 2015 n. 28)
“nel caso la pena detentiva non sia superiore nel massimo a cinque anni, ovvero la pena
pecuniaria, sola o congiunta alla predetta pena, la punibilità è esclusa quando, per le modalità
della condotta e per l‟esiguità del danno o del pericolo, valutate ai sensi dell‟articolo 133, primo
comma, l‟offesa è di particolare tenuità e il comportamento risulta non abituale.
L‟offesa non può essere ritenuta di particolare tenuità, ai sensi del primo comma, quando l‟autore
ha agito per motivi abietti o futili, o con crudeltà, anche in danno di animali, o ha adoperato sevizie
o, ancora, ha profittato delle condizioni di minorata difesa della vittima, anche in riferimento
all‟età della stessa ovvero quando la condotta ha cagionato o da essa sono derivate, quali
conseguenze non volute, la morte o le lesioni gravissime di una persona.”
D‟ora in avanti chiameremo questa legge con il suo titolo ufficiale, anziché con la frase
“legge contro il maltrattamento degli animali”, più coerente di quello usato per definirla. La
vecchia legge (art. 727 c.p.) annoverata tra le „contravvenzioni‟, di cui è rimasto purtroppo uno
stralcio proprio per non far punire per davvero i reati più frequenti (abbandoni e detenzioni
incompatibili con le caratteristiche etologiche …) era infatti intitolata “Maltrattamento di
animali” ed era fedele, nel contenuto, a tale concetto. Non così la nuova…
L. 189 del 27 luglio 2004. - LA LEGGE “IN PILLOLE” (Fonte LAV)
1-Maltrattamento e doping: reclusione da tre mesi ad un anno o multa da 3mila a 15mila euro per
chi cagiona una lesione ad un animale, un danno alla salute, o sevizie o comportamenti, fatiche,
137
lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche. Aumento della metà se deriva la morte
dell‟animale.
2-Elevazione da contravvenzione a delitto: non permette l‟estinzione del reato con una semplice
oblazione ed allunga la prescrizione a 5 anni (7 e mezzo se prorogata) a fronte degli attuali 2 (3 se
prorogata) che non permetteva finora, di fatto, la celebrazione dei processi.
3-Abbandono di animali: arresto fino ad un anno o ammenda da 1.000 a 10 mila euro.
4-Detenzione incompatibile con natura degli animali e produttiva di grandi sofferenze: arresto
fino ad un anno o ammenda da 1.000 a 10 mila euro. Si applica anche ai casi previsti dalle leggi
speciali.
5-Spettacoli o manifestazioni: con sevizie o strazio, reclusione da quattro mesi a due anni e
multa da 3mila a 15mila euro. Aumento di un terzo se vi sono scommesse o se ne deriva la morte
dell‟animale impiegato.
6-Uccisione per crudeltà: reclusione da tre a diciotto mesi. Si supera la distinzione fra uccisione di
animale altrui, considerato “patrimonio”, ed uccisione di animale proprio senza maltrattamento
(finora non sanzionata, esempio, in eutanasia da un veterinario) o di animale “di nessuno”
(previsione finora limitata a cani e gatti ma senza specifica sanzione).
7-Combattimenti fra animali e competizioni non autorizzate: reclusione da uno a tre anni e
multa da 5mila a 160mila euro per chi promuove, organizza o li dirige. Aumento di un terzo se
presenti minorenni o persone armate o con promozione attraverso video.
8-Allevamento, addestramento, fornitura di animali per combattimenti: reclusione da tre mesi
a due anni e multa da 5mila a 30mila euro.
9-Effettuazione di scommesse, anche se non presente ai combattimenti o competizioni:
reclusione da tre mesi a due anni e multa da 5mila a 30mila euro.
10-In caso di condanna o di applicazione della pena su richiesta delle parti: sono sempre
disposti la confisca degli animali impiegati sia per i combattimenti che per i maltrattamenti ed
affidamento ad associazioni con spese anticipate dallo Stato che potrà rivalersi sul condannato. E‟
anche disposta la sospensione da tre mesi a tre anni dell‟eventuale attività di trasporto, commercio o
allevamento di animali; in caso di recidiva è disposta l‟interdizione.
11-Produzione, commercializzazione e importazione pelli di cani o gatti: arresto da tre mesi ad
un anno o ammenda da 5mila a 100mila euro, confisca e distruzione del materiale.
12-Sperimentazione senza anestesia se non autorizzata: reclusione da tre mesi ad un anno o
multa da 3000 a 15mila euro.
Cosa non è detto: 3. Abbandono di animali.
Il reato non è incluso nella legge “189”, bensì in ciò che è rimasto, dopo le modifiche,
dell‟articolo 727 del c. penale relativo alle “contravvenzioni”. Pertanto, permette l‟estinzione del
reato con una semplice oblazione e mantiene la prescrizione a 2 anni (3 se prorogata) impedendo
– di fatto - la celebrazione dei processi, anche in considerazione del decreto legislativo sulla
depenalizzazione dei reati (v. sopra).
4. Detenzione incompatibile con natura degli animali e produttiva di „grandi sofferenze‟.
Arresto fino ad un anno o ammenda da 1.000 a 10mila euro. Si applica anche ai casi previsti dalle
leggi speciali.
Il reato non è incluso nella legge “189”, bensì in ciò che è rimasto, dopo le modifiche,
dell‟articolo 727 del c. penale relativo alle “contravvenzioni”. Vale quindi quanto detto al punto
precedente. Ossia, permette l‟estinzione del reato con una semplice oblazione e mantiene la
prescrizione a 2 anni (3 se prorogata) impedendo – di fatto - la celebrazione dei processi. In più,
138
alla formulazione precedente, è stato aggiunto: “e produttiva di grandi sofferenze”, limitando
quindi notevolmente i casi di applicazione della legge.
NB: l‟arresto non è la reclusione in uno stabilimento di pena (ossia il carcere)! Infatti (v. art. 17 c.
penale):
per i delitti, le pene previste sono: l‟ergastolo, la reclusione la multa.
per le contravvenzioni le pene previste sono: l‟arresto, l‟ammenda.
La reclusione (da 15 giorni a 24 anni) prevede la detenzione in stabilimenti di pena, l‟obbligo del
lavoro (interno per un anno, e previsto dallo stabilimento) e l‟isolamento notturno.
L‟arresto (da 5 giorni a 3 anni) prevede la detenzione in sezioni di case di arresto presso case di
custodia mandamentali o circondariali (ma anche presso il domicilio del reo), con obbligo di
lavoro (ma tenuto conto delle attitudini … e delle precedenti occupazioni … del reo). Può essere
infatti commutato in semi-libertà vigilata, ecc.. Una quasi-vacanza obbligata!
Ci siamo da sempre battuti perché questi due argomenti – che costituiscono il 98% dei reati
commessi contro gli animali - entrassero nella legge 189, e quindi fossero considerati “delitti” e
non semplici “contravvenzioni” cancellabili con l‟oblazione (somma di denaro) e prescrivibili in
2/3 anni! Non c‟è stato nulla da fare. Sia i politici, sia le associazioni favorevoli alla
approvazione della legge, contro tale stortura, hanno fatto orecchio da mercante!
5. Spettacoli o manifestazioni con sevizie o strazio.
Reclusione da quattro mesi a due anni e multa da 3mila a 15mila euro.
Non si dice che se lo spettacolo è definito “manifestazione culturale” ed è autorizzato dalla
Regione, allora è permesso! Ecco perché si continuano a fare le manifestazioni speciste e le
„feste sadiche‟. E‟ la stortura peggiore di tutta la nuova legge, addirittura incostituzionale in
quanto una Regione non può autorizzare ciò che una legge dello Stato vieta (lo riconoscono
anche i D.S. nel loro libretto stampato apposta per difendere la legge che hanno approvato!).
Infine, la nuova legge 189 „per il sentimento dell‟uomo‟ non punisce necessariamente i reati
commessi sugli animali nell‟ambito delle leggi speciali (art. 19 ter) quali caccia, pesca,
allevamenti intensivi, mattatoi, vivisezione, circhi, zoo, ecc. , o quelli commessi per semplice
colpa (ossia trascuratezza). Punisce infatti solo quelli dove è ben chiara l‟intenzione di infierire
con crudeltà sull‟animale, o ove esso muoia, lasciando quindi campo libero ad esempio ai canili-
lager, all‟abbandono di animali nelle auto in sosta, alla cattiva detenzione (gabbie anguste,
guinzagli corti, immobilità, assenza di ripari, cibo scarso o scadente, reclusione tipo cani da
cinghiale o da tartufi, ecc.). Prima questi reati (non essendo prevista come oggi l‟aggravante
della “grave sofferenza” o della “uccisione per crudeltà” per poter essere considerati tali)
potevano essere almeno perseguiti, seppur con scarsa probabilità di successo! Ora non più.
In ultimo, sarebbe interessante sapere come mai l‟uccisione dell‟orsa Daniza (settembre 2014),
Provincia di Trento, ove fosse accertato che non si è trattato di un errore umano, possa non
rientrare tra i reati contemplati dalla suddetta legge (uccisione per crudeltà e senza necessità),
visto che si trattava di un individuo protetto dalla legge 157/91 sulla fauna selvatica.
139
7.7. Protocollo per la donazione del corpo „post mortem‟ a fini scientifici.
Lasciamo tale argomento nella “bacheca permanente” in quanto la sua applicabilità é
tutt‟ora valida, in attesa di una norma specifica nazionale in merito.
Abbiamo scelto a sui tempo di inserire tale argomento tra i “Metodi alternativi” in quanto,
al di là degli studi che verrebbero effettuati sui corpi umani, questi verrebbero senza dubbio
utilizzati in sostituzione degli animali vivi nelle esercitazioni didattiche, ad esempio quelle relative
alle laparoscopie! Le disposizioni del donatore potrebbero infatti indicare con precisione lo scopo
per il quale viene donato il proprio corpo dopo la morte, incluso la sostituzione dell‟utilizzo di
animali non umani! Infatti, tra le clausole che il donatore - nel documento finale che qui
alleghiamo - può proporre all‟ente ricevente, vi è anche quella riguardante la donazione finalizzata
a tale scopo. Naturalmente l‟ente ricevente deve essere d‟accordo, e garantire al donatore (o
meglio ai suoi fiduciari..) la corretta esecuzione di tale volontà. Le modalità di tale accordo
saranno poi ovviamente da perfezionare tra donatore e ricevente, magari con l‟assistenza di un
buon avvocato. Salvo eventuali nuove normative in proposito, per il momento non ancora emanate.
Il documento che segue è frutto di una collaborazione tra più persone, una delle quali è la
dottoressa Susanna Penco, nostra consigliera, biologa presso l‟Università di Genova, affetta da
sclerosi multipla, già insignita del premio Pietro Croce. La dottoressa Penco ha già disposto per la
donazione del suo corpo a fini di studio. (Rimandiamo peraltro al suo scritto già da noi pubblicato
col titolo: Alla ricerca della sperimentazione “in vivo”). Alleghiamo la lettera predisposta dal
Movimento Antispecista, che invita chiaramente alla donazione “etica”, ossia a scopo
antivivisezionista.
Se tale iniziativa dovesse effettivamente essere adottata da tutti coloro che hanno a
cuore l‟eliminazione della vivisezione, è possibile che qualcosa cambi nella ricerca scientifica.
Per lo meno in quella ricerca che utilizza corpi di animali in sostituzione di quelli umani!
Vi invitiamo pertanto a rifletterci, rimanendo disponibili per ogni approfondimento o
chiarimento, ed a contattarci per ogni eventuale informazione.
Nota: alcune osservazioni su tale tipo di donazione possono riguardare la paura di essere …
“vivi-sezionati”, o addirittura di essere uccisi prematuramente per la sottrazione degli organi, o
viceversa di essere mantenuti in vita artificiosamente per … constatarne poi gli effetti.
Circa la prima osservazione, nel documento è inserita una clausola a salvaguardia di tale
… “inconveniente”. Ossia, è inserita la certificazione della morte cerebrale tramite apposito
encefalogramma (detto elettrotanatogramma). Nulla osta, come proposto dalla “Lega nazionale
antipredazione” (degli umani, ndr), che ringraziamo per la segnalazione, che vengano aggiunte
altre condizioni a salvaguardia di tale eventualità, come l‟arresto cardio-circolatorio e
respiratorio oltre che l‟assenza di attività cerebrale (v. legge n. 578 del 29 dicembre 1993
sull‟accertamento e certificazione della morte, e relativo decreto 11 aprile 2008 del Ministero
della Salute che sostituisce quello del 22 agosto 1994 n. 582, per quanto riguarda le disposizioni
operative). Peraltro, il periodi di osservazione oggi stabilito dal suddetto decreto è di 6 ore! (vedi
paragrafo apposito sul presente Notiziario).
In merito alla seconda osservazione, ricordiamo che già oggi, in assenza di precise
disposizioni in merito, per la legge n. 91 del 1999 gli organi utilizzabili sono destinati ad
ammalati in attesa di trapianto (silenzio assenso), salvo notifica ai parenti, per cui …. nulla
cambierebbe.
140
Per la terza osservazione, ricordiamo che esistono anche le disposizioni individuali
tramite testamento biologico le quali, ove non contrastino con l‟attuale normativa nazionale,
devono essere osservate, garantendo un trattamento corretto. Chiaramente ogni abuso è un
illecito sanzionabile civilmente e penalmente.
A corredo della opportunità di effettuare la donazione del proprio corpo alleghiamo
inoltre due importanti documenti, relativi alla lotta alla sclerosi multipla, il primo pubblicato
dall‟associazione internazionale per la Sclerosi Multipla (SM), ed il secondo dall‟Imperial
College per le Neuroscienze di Londra.
143
“PROTOCOLLO PER LA DONAZIONE DEL CORPO”
Premessa
Il documento che segue è stato sviluppato da un gruppo di volontari, immaginando
le scelte per le quali ogni donatore potrebbe optare, anche nei riguardi dei propri cari, o degli
esseri senzienti non umani. L‟importanza dello studio degli encefali (cervelli), ad esempio, è
enorme, e a livello internazionale il nostro paese si pone tra gli ultimi del mondo “civilizzato” per
la donazione di tale organo a fini di ricerca scientifica, del cui progresso potranno beneficiare
tutti gli esseri viventi. Da ciò l‟importanza di proporre un protocollo che faciliti tali iniziative, ad
ogni fine, quale traccia per favorire il progresso della scienza attraverso l‟altruismo, senza
barriere di specie.
Considerazioni etiche
Poche sono le decisioni nella vita che dipendono unicamente da noi stessi.
Apparentemente il destino di ognuno dipende dalle proprie scelte, ma queste ultime sono a loro
volta condizionate dalle possibilità che ci si offrono nell‟ambito di una certa cultura, ambiente, e
società.
Le decisioni che riguardano il nostro futuro devono infatti tenere conto non solo
dei nostri desideri, bensì anche delle nostre necessità, nonché dei desideri e delle necessità degli
esseri senzienti che vivono con noi o presso di noi. Non può pertanto affermarsi con rigore che
siamo liberi di scegliere il nostro destino con perfetta razionalità.
Una sola decisione può in un certo senso dirsi indipendente da questi vincoli: la
destinazione del nostro corpo dopo la morte. Essa non può infatti incidere sui nostri futuri
desideri, in quanto si conforma finalmente ad essi. Né incidere sui desideri di chi viveva con noi,
essendo degna, per sua natura, del massimo rispetto. Né può incidere sulle nostre necessità, e
conseguente su quelle altrui. Tale decisione appare quindi libera dai condizionamenti e dalle
costrizioni che regolano le nostre scelte, anche in senso sociale.
Ci si potrà peraltro interrogare sulle motivazioni che ci inducono a prendere una
tale decisione. Trattandosi di un atto destinato a favorire la ricerca scientifica, esso non potrà
non apparire come un atto d‟amore verso il prossimo, il quale potrà beneficiare, in futuro, di tale
liberalità. Tuttavia, potrebbe anche apparire come una forma di “egoismo intraspecifico” ove
venga interpretato come volto esclusivamente a beneficio dei soli esseri umani, trascurando le
altre specie da sempre considerate, e non solo dalla scienza, funzionali a tale fine.
L‟opzione di una preferenza (che raccomandiamo) verso ricerche volte a
risparmiare la sperimentazione su esseri senzienti non umani, come appare nel testo allegato,
ossia di quegli esseri che ci ostiniamo a chiamare “animali” (dimenticando di farne parte) non
potrà che fugare ogni equivoco, qualificando tale scelta come atto d‟amore universale, volto a
beneficio di tutte le specie.
Massimo Terrile
Movimento Antispecista
1.10.2011
144
Disposizioni per la donazione del cadavere (fac-simile)
Io sottoscritta/o
Nome e cognome:
Luogo di nascita:
Data di nascita:
Residenza:
Documento di identità: (tipo: es. Carta di identità) numero:
Luogo e data di emissione:
in qualità di donatore, dispongo quanto segue:
lascio al …………….. (specificare il nome dell‟ente destinatario e il relativo indirizzo) il mio
corpo, a seguito di elettrotanatogramma e arresto cardio-circolatorio e respiratorio per almeno (..)
ore, per accertarne la morte, e dopo l‟eventuale prelievo di organi da trapianto, affinché possa
essere utile alla scienza per qualsiasi sperimentazione chirurgica, o ricerche relative a studi di
patologie, effetti biologici, fisici, o (aggiungere solo se lo si è concordato con il destinatario) “in
alternativa a prove su animali non umani”. I risultati delle ricerche eventualmente effettuate
dovranno essere inseriti in una banca dati pubblica relativa a ricerche e studi epidemiologici.
Le prove relative alla certificazione che il mio corpo sia stato utilizzato per i fini qui
descritti, e la sintesi dei risultati delle eventuali ricerche, dovranno essere consegnati al
rappresentante fiduciario indicato in calce alla presente al termine delle procedure, e comunque
entro il termine eventualmente sotto indicato per la restituzione del mio cadavere agli eredi. Tale
mia disposizione non deve peraltro impedire le esequie nella forma che ho prescelto, né deturpare
in modo visibile il mio corpo (in caso di restituzione agli eredi), che dovrà essere (indicare
l‟opzione prescelta):
a) restituito ai miei eredi al termine delle ricerche, entro un periodo massimo di X
(indicare i mesi concordati con il destinatario) mesi per le relative esequie.
b)(indicare un‟altra disposizione… es.: essere distrutto senza necessità di
restituzione agli eredi).
(Aggiungere, ove concordato con il destinatario):
Per l‟esecuzione di quanto sopra il destinatario accetta con la presente di sostenere tutte le
relative spese incluso il trasporto, e/o di richiedere l‟eventuale intervento della polizia mortuaria
ove tali spese o parte di esse siano a carico della stessa se previsto dal locale regolamento.
(Aggiungere, in alternativa a quanto sopra, ove le spese rimangano a carico del donatore):
Per l‟esecuzione di quanto sopra il sottoscritto accetta di sostenere tutte le relative spese
incluso il trasporto, nonché di autorizzare ora per allora l‟intervento della polizia mortuaria ove
tali spese o parte di esse possano essere a carico della stessa se previsto dal locale regolamento,
salvo accettazione da parte degli eredi previa notifica agli stessi dell‟ammontare previsto delle
spese stesse da parte del destinatario o di altri aventi diritto.
Nel caso il destinatario da me sopra indicato non abbia la facoltà o la possibilità di
effettuare quanto da me disposto lascio al rappresentante fiduciario la piena facoltà di
individuare un altro destinatario a condizione che abbia fini e caratteristiche il più possibile
145
analoghe al precedente. In caso di difficoltà, autorizzo lo stesso fiduciario a considerare nulla
questa disposizione. In caso di impossibilità di agire del rappresentante fiduciario chiedo che tale
incarico venga assolto da uno de miei parenti più prossimi, e se ciò non fosse possibile o rifiutato,
prego di considerare nulla questa disposizione.
Le presenti disposizioni non modificano quelle da me eventualmente lasciate con
documento separato per quanto attiene al mio testamento biologico (ad esempio: rinuncia
all‟accanimento terapeutico, a trattamenti terapeutici o di sostegno in caso di malattia o lesione
traumatica cerebrale invalidante e irreversibile, al prolungamento del mio morire, al mio
mantenimento in stato di incoscienza permanente o demenza avanzata senza possibilità di
recupero secondo le conoscenze scientifiche disponibili, ovvero accettazione dell‟uso di farmaci
oppiacei per alleviare le mie sofferenze, o accettazione della rianimazione cardiopolmonare, o
scelta di sottostare o meno alla eventuale somministrazione artificiale di acqua e sostanze
nutrienti, o il mio trasferimento all‟estero in caso di mia richiesta di eutanasia a seguito del
prolungarsi delle sofferenze, ecc..).
Le suddette volontà potranno essere da me revocate o modificate in ogni momento con
successiva dichiarazione scritta, o verbale in presenza di testimoni.
Nomino mio rappresentante fiduciario che dovrà accertarsi della corretta esecuzione di
tali disposizioni la signora/il signor :
nato/a a : il residente a :
Via/Piazza: Telefono:
Documento di identità: tipo: numero:
Accettazione del rappresentante fiduciario
Firma: ……………………………………………………….
__________________________________________________________________________
Accettazione del rappresentante legale dell‟ente destinatario
Denominazione dell‟ente:
Data:
Nome e cognome del rappresentante legale:
Firma: ……………………………………………………….
__________________________________________________________________________
Il donatore
Luogo:
Data:
Firma: ……………………………………………………….
Nota (facoltativa): il presente documento è stato depositato presso:
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(indicare gli estremi e i numeri di telefono di altre persone diverse dal fiduciario, o
professionisti quali notai, avvocati, enti, associazioni, ecc.., presso i quali è stata depositata copia
del presente documento).
7.8. Istruzioni del Ministero Trasporti per il soccorso agli animali.
Da: www.studiocataldi.it – 3.11.2015
Le istruzioni applicative del Ministero dei Trasporti per la corsa dal veterinario!
di Valeria Zeppilli
Anche i nostri amici a quattro zampe hanno il diritto di essere adeguatamente soccorsi in caso di
ferimento, anche avvalendosi di clacson e sirene.
E a dirlo non è solo il buon senso!
L'inserimento dell'ambulanza veterinaria tra i mezzi di soccorso, infatti, è stato previsto dal codice
della strada già a partire dal 2010, a seguito delle modifiche introdotte dalla legge numero 120, ed è
stato reso operativo dal d.m. numero 217 del 9 ottobre 2012.
Proprio tale decreto ha chiarito quali caratteristiche devono avere sia le ambulanze veterinarie che i
veicoli utilizzati per le attività di protezione animale o di vigilanza zoofila e quelli utilizzati per il
trasporto di animali feriti e di proprietà dei concessionari delle autostrade.
Le successive linee guida del Ministero della salute, poi, hanno stabilito quali siano le attrezzature
interne delle autoambulanze veterinarie, i requisiti del personale adibito al soccorso e al trasporto
degli animali, i dispositivi di protezione individuale e l'equipaggiamento di cui il personale deve
disporre.
Recentemente, infine, il Ministero dei trasporti, con la circolare numero 15465/div3/c dell'1
luglio 2015, ha dettato le istruzioni operative per ogni singola categoria di veicoli legittimati a
trasportare gli animali feriti.
Ad esempio, si è chiarito che i veicoli per le attività di protezione animali e di vigilanza zoofila, pur
non soggetti a verifiche tecniche particolari, potranno essere immatricolati solo ad uso proprio. Al
contrario delle ambulanze, immatricolabili anche in uso di terzi per servizio di noleggio con
conducente.
Ora quindi una cosa è certa: non ci sono più ostacoli alla corsa di Fido dal veterinario.
Padroni ansiosi attenzione però: niente esagerazioni!
Le patologie che legittimano sirene, lampeggianti e clacson devono essere gravi. E la polizia
stradale è legittimata ad effettuare i necessari accertamenti.
È proprio il d.p.c.m. 217/2012, del resto, ad aver stabilito quali condizioni pongono in stato di
necessità l'animale trasportato e quale documentazione vada presentata in caso di eventuale
controllo.
Testo circolare ministero dei trasporti circolare n. 15465/div3/c del 1 luglio 2015
Testo d.m. 217/2012
03/11/2015 – Avv. Valeria Zeppilli
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8. Allegati
8.1. Guida all‟etica aspecista
La “Guida all‟etica aspecista” è un documento allegato al Notiziario contenente un elenco di libri
fondamentali ai fini della formazione di una cultura aspecista, suggerimenti per un‟alimentazione „veg‟
tratti da pubblicazioni scientifiche o forniti direttamente da medici specializzati, e un vademecum per
informarsi sui beni di consumo „cruelty free‟. Può essere distribuita liberamente. Gli aggiornamenti sono
evidenziati nella prima pagina. Per l‟adozione di una dieta vegetariana o vegana si raccomanda comunque
di consultare sempre un dietologo, dal momento che questa va calibrata a seconda delle esigenze e dello
stato di salute individuali.
8.2. „Sul superamento della s.a.‟ (vers. 15.06.2017)
Il documento „Sul superamento della s.a.‟ , pubblicato per la prima volta nel 2014, ha avuto
fino ad oggi 3 revisioni, l‟ultima delle quali a giugno 2017. Alleghiamo la versione corrente che
verrà imviata come di consueto ai politici interessati a tale „argomento‟, altresì disponibile sul
nostro sito www.movimentoantispecista.org tra i „Dossier‟, della quale riportimo di seguto per
brevità gli aggiornamenti effettuati, che non ne cambiano sostanzialmente il contenuto
migliorandolo però relativamente alle citazioni di saggi o di dichiarazioni fondamentali:
Aggiornamenti 2016: .
Associazioni aderenti; .adeguamento al regolamento 536/2014 sulla sperimentazione clinica per medicinali ad uso
clinico; inserimento del riferimento alla campagna AIFA del 2014 per giustificare i test clinici sui bambini; inserimento
della dichiarazione del Ministero della Salute sui test specie-specifici in veterinaria.
Aggiornamenti 2017:
Pg. 5, nota 5: Riferimenti bibliografici relativi alla inaffidabilità dei risultati degli esperimenti sui primati non umani.
Pgg. 5-6: Inserimento abstract (originale e tradotto) dell‟articolo del Prof. S. Garattini pubblicato nel 1985 presente nel
sito di PubMed.
Pg. 7, nota 13:Riferimento alla „Dichiarazione di Cambridge‟ sulla coscienza degli animali non umani.
Pg. 8: „Conclusioni‟ contenute nella „Dichiarazione di Cambridge‟ sugli stati affettivi degli animali non umani.
Pg. 9, note 25,26: Aggiornamento della % di insuccessi nei test dei farmaci nella fase pre-clinica e clinica (fonte
F.D.A.).
Pg. 10: Collegamento alla Nota 26, pg. 9, in merito alle molecole scartate nella fase pre-clinica.
Pg. 10, nota 27: Inserimento del dato relativo alla % di reazioni avverse nei farmaci in fase IV e riferimento
bibliografico relativo.
Pg. 13, nota 36: Riferimento al Corriere della Sera per campagna AIFA test clinici sui bambini.
Pg. 16, nota 43: Riferimento ai „meccanismi di risposta avversa‟ (Adverse Outcome Pathways and their role in
assessing non-standard methods) in JRC Science and Policy Report „Alternative methods for regulatory toxicology – a
state-of-the-art review‟ 2014; Pgg. 16-17, note 46,47: Inserimento roadmap dell‟ICCVAM per lo sviluppo di strategie relative alla sicurezza delle
sostanze chimiche senza utilizzo di animali.
Pg. 17, nota 48:Iserimento della dichiarazione del Ministro dell‟Agricoltura olandese di giungere entro il 2015 alla
leadership dello sviluppo di m.a. a fini regolatori e relativo riferimento.
Pg. 22, nota 66: Inserimento al link del Repertorio Farmaceutico Italiano della CODIFA.
Pg. 25: Aggiornamento sulla farmacovigilanza, con riferimento al sito europeo e nazionale, entrambi pressoché inutili.
Pg. 29: Aggiornamento della data dalla quale sono vietati i test sugli xenotrapianti e le sostanze d‟abuso in Italia.
Pg. 40: Richiamo al fatto che ad oggi non è ancora stato costituito il Comitato Etico Nazionale per la protezione degli
animali utilizzati a scopi scientifici, benché il dlgs n. 26/2017 all‟art. 38 ne affermi l‟istituzione.
Pg. 49, nota 112: aggiornamento commento sulla farmacovigilanza. Nota 119: Miglior esposizione della proposta di
revisione dell‟art. 13 della direttiva 2010/63 (Scelta dei metodi) per permettere il divieto di alcuni metodi a livello
nazionale (es. Allegato VIII della direttiva).
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29 giugno2017 Il Rappresentante
Massimo Terrile
Movimento Antispecista
www.movimentoantispecista.org
e-mail: [email protected]