NOTE SUI « GETICA » DI GIORDANE E LE LORO CLAUSULE
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NOTE SUI «GETICA »DI GIORDANE E LE LORO CLAUSULEAuthor(s): DANTE BIANCHISource: Aevum, Anno 30, Fasc. 3 (MAGGIO - GIUGNO 1956), pp. 239-246Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro CuoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/20858924 .
Accessed: 15/06/2014 22:31
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DANTE BIANCHI
NOTE SUI ?GETICA? DI GIORDANE E LE LORO CLAUSULE
Queste pagine sono suggerite da un duplice intento: anzitutto quel lo di conoscere con una ccrta esattezza di indagine il valore della ope ra riassuntiva condotta da Oiordane, ricercandone anche le cosiddette
veneri stilistiche, che sono poi retoriche, quando lo stile si confondeva
con alcuni giri di frase che preludono o gia dimostrano la prevalenza del cursus e la fossilizzazione in certi schemi della varieta di giro di
frase e di struttura del periodo, di cui si valgono i veramente grandi scrittori, che obbediscono a un loro ritmo interno, del tutto estraneo al
le formule catalogate e fisse. Ma c'e alia origine della mia indagine anche un interesse che pone di fronte Giordane e Paolo Diacono, poi che questi fu ispirato da quello. Non e soltanto il fatto che l'uno e l'al
tro abbiano composto una Historia Romana ed una del loro popolo; bensi e che lo storico dei Longobardi subi Tinflusso dello scrittore
precedente sotto molteplici aspetti, tuttavia superandolo nella visione
della complessita del fenomeno storico e dello svolgimento dei fatti
umani. Se la H. R. di Paolo Diacono e per la massima parte la trascri
zione di Eutropio con scarse inserzioni, non impegnative e neppur tali
da consentire apprezzabili giudizi sulla valentia del compositore - tra
scrittore, la H. L. invece e originalmente pensata e condotta, e qualun
que sia il motivo che l'ha lasciata in tronco (per me la morte che eso
nero il fiero longobardo dalla mortificazione di dover tracciare le ultime
catastrofiche avventure del suo popolo, cui la Provvidenza avrebbe do
vuto insegnare, se avessero capito i suggerimenti, che peccato era volere
urtare contro la Chiesa: peccato che si scontava con le ripetute scon
fitte e poi con la definitiva), e certo che di essa, a dispetto anche delle
sue manchevolezze, si deve dare giudizio positivo, poiche denota intel
ligenza, capacita di sintesi, complessita di visione, pur in mezzo a qual
che ingenuita. Neanche tante, perche il meraviglioso religioso vi trova
parte, e tuttavia non eccessiva, mentre Telemento epico richiede, per
rintracciarlo, mano di chirurgo, a tal punto vi e sottinteso. Per questi
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motivi mi auguro che le poche pagine seguenti trovino lieta accoglienza. Per le citazioni mi rifaccio ai MM. G. H., AUCT. ANTIQUISS., V?,
p. Ia, 1882, comodi anche per i confronti con Paolo Diacono, sul quale intendo stabilire se esistano influssi, dopo che ebbi occasione di affer
mare che Giordane servi da modello al monaco benedettino, sotto pa recchi rispetti (1). Veramente, se in Livio si trova qualche accenno a
leggende da riferire a periodo storico, come ad esempio la fola che
Scipione l'Africano maggiore sarebbe nato dall'amplesso materno con
un serpente (detestabile complimento gia attribuito alia madre da Ales
sandro Magno, e ripetuto dall'imperatore Galerio, se si sta all' Epitome), nella Hist. Aug. elementi leggendari fanno assai piu che capolino, e
sull'esempio di cotesti compilatori di vite di imperatori romani si ven
gono formando il gusto gli storici posteriori, nei quali aH'elemento pa
gano si sostituisce col tempo quello cristiano e cattolico, ancorche i
tipi di meraviglioso non mutino gran fatto di natura. Anzi la tendenza e
di ripetere, come gia piu di una volta ebbi a documentare nei miei studi
intorno a Paolo Diacono (2). Giordane, autore di una storia romana e di una gotica, notaio per
tradizione familiare, che ci fornisce la sua genealogia, richiama troppo di frequente Paolo Diacono, perche tra gli scrittori che precedettero
quest'ultimo non debba occupare un posto cospicuo, per il quale appunto esaminerd il cursus nei Getica. Intanto mi si consenta di richiamare al
cuni passi di cotesta narrazione, che rivelano con quale mente essa fu
messa insieme: ?quemadmodum et in priscis carminibus paene historico
ritu in commune recolitur: quod et Ablavius, descriptor Gothorum gentis
egregius, verissima attestatur historia? (3). Dunque tradizioni storiche
oggetto di canti epici che si avvicinano assai alia storia vera: e chi e
disposto ad assumere come storica fonte canti epici, protesta poi: ?nos
enim potius lectioni credimus, quam fabulis anilibus consentimus ?, poi che Giordane non era disposto a menar buona la schiavitu gotica sia
in Britannia o sia avvenuta in altra isola. Amore di razza trasforma in
fiabe da vecchia nonna le tradizioni ingloriose. E ancora: ?etiam cantu
maiorum facta modulationibus citarisque canebant? di personaggi ?quo rum in hac gente magna opinio est, quales vix heroas fuisse miranda
iactat antiquitas*. Qui ci si trova dinanzi a poesie intonate musicalmente
in lode di eroi che non hanno nulla da invidiare ai celebratissimi del
(1) Cfr. Riflessi romani nell'" Hist. Lang.,, di P. D., in ?Mem. Stor. forogiuliesi?,
XXV, p. 23 sgg. (2) Cfr. L'elemento epico nella H. L. di P. D., in ?Mem.? cit., XXX, 117-168;
XXXI, 1-73; XXXII, 1-71; c Da Paolo Diacono a/lfAnonimo Saternitano, ivi, XXXIII XXXIV, 27-J64.
(3) Cfr. YIndice dei nomi.
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Fantichita. Paolo Diacono allude ai canti in onore di Alboino (1), tuttavia non afferma che siano musicati. E se i Longobardi presero nome dalle
lunghe barbe, afferma Giordane: ?reliquam gentem Capillatos dicere iussit (Diceneo), quod nomen Gothi pro magno suscipientes adhuc hodie suis cantionibus reminiscuntur?. A questo punto sarebbe possibile im
postare una questione sulla identita dei ?carmina prisca, fabulae aniles, cantus, cantiones? di cui si discorre in ciascuno dei quattro passi so
pra riportati; per parte mia tenderei ad unificare i due ultimi, a tenerne distinti e facenti parte per se stessi i due primi, se pure anche le ?fa bulae aniles ? svolgano materia legata alia tradizione, se non anche alia storia. Ed ecco un passo di molto maggiore rilievo e responsabilita: ?magnaque potiti per loca victoria (contro Domiziano), iam proceres suos, quorum quasi fortuna vincebant, non puros homines, sed semideos, id est Anses, vocavere. Quorum genealogiam ut paucis percurram, ut
quo quisque parente genitus sit, aut unde origo accepta, ubi finem effi
cit, absque invidia, qui legis, verum dicentem ausculta. Horum ergo he
roum, ut ipsi suis in fabulis referunt, primus fuit Gapt?. A nessuno pud
sfuggire che la verita proclamata da Giordane concorda male con le
?fabulae? nelle quali entra la boria patrizia; ma neppure puo sfuggire ad alcuno la deificazione che si tenta dei guerrieri piu valorosi, i quali sono i progenitori dei loro antenati, come avviene nella poesia epica e
cavalleresca. Segue il racconto di una cerva che insegna agli Unni co
me superare la palude Meotide. Anche a questo proposito si potrebbero addurre parecchi riscontri di altri scrittori, sia che la guida sia una cer
va o un lupo o un serpe o qualche altro animale. Sara opportuno ram
mentare quali meraviglie abbia contemplato a Costantinopoli Atanarico (2); dopo di che accenneremo la leggenda relativa alia spada conficcata nel terreno e consegnata ad Attila dal pastore che l'aveva rinvenuta ricer
cando la causa della ferita riportata da una giovenca, dalla quale con
segna Attila vaticina ?potestatem sibi esse concessam bellorum?. E le
imprese del ?flagellum Dei? vengono esaltate ?cantu funereo? da una
schiera di sceltissimi cavalieri che eseguiscono evoluzioni a cavallo, mentre altri si feriscono volontariamente, perche Attila non sia onorato
in morte da pianto femmineo, bensi con sangue di eroi. Quindi gli ono
ri funebri che meritavano una ? chanson de geste?. I seppellitori vengono inumati col re defunto, rinchiuso in tre casse, di oro, argento e ferro. E
gia su Attila e Onoria si era alquanto malignato, poiche la gloria di
un grande condottiero pare non debba mai essere disgiunta da quella di una traditrice del suo popolo, presa di cupido amore per il re bar
(1) Hist. Lang., I, 27.
(2) Cfr. Y Indice, al nome.
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baro. Chi ha dimenticato Romilda? Ed Attila non gira a cavallo attorno
alle mura di Aquileia per esaminare la posizione della citta, secondo una pratica di guerra che annovera numerosi precedenti? Se Paolo Dia cono espone le ?enfances? di Alboino, Giordane gia aveva trattato
quelle di Teodorico, quel Giordane che poteva vantarsi ?nec sic tamen
cuncta quae de ipsis (Gothis) scribuntur aut referuntur, complexus sum... nec me quis in favorem gentis praedictae aliqua addidisse cre
dat, quam quae legi aut comperi?. Tradizioni scritte ed orali sono le
fonti di Giordane, come saranno di Paolo Diacono (1), che non esclude
le informazioni anche di individui anonimi, alle cui narrazioni egli pre sta fede.
In siffatte concomitanze che confermano, se pure ce ne fosse biso
gno, la dipendenza dell'uno dalPaltro scrittore, e la ragione della pre sente indagine che si manterra in limiti assai ristretti, pur sufficienti a
valutare Timpegno impostosi da Paolo Diacono nel vergare la sua H.L.,
impegno di cui ci si deve rendere conto comparativamente ora, come
gia feci assolutamente (2). E veniamo alle clausule di Giordane ed ai
caratteri stilistici del suo dettato. Nel quale si trovano casi, non frequen tissimi, ma tuttavia senza vera apparenza di casualita, di equivalenza sil
labica, o normale, o alternata, o chiastica, o con inserzione di un voca
bolo ora esuberante ora inferiore di una sillaba, come possono compro vare i seguenti esempi:
superius reliquimus redeamus; transmittunt famosi pellium decora nigridine; itaque genti
bus Germanis (allitterazione) corpore et animo grandiores pugnabant beluina saevitia;
paludibus voragine circumiecta concluditur (allitterazione); omiserit ignoramus; vocabulo
asserit appellatos; pacatum hominem; avidus mercator importat qui aestale campos per
vagant effusas sedes; tantorum virorum formidavit audacia; parenti devoiio numinis vide
retur impendi; heroas fuisse miranda; terminus famosus habetur; occurrit eumque graviter
debeilans; extitisse prosapiem; acerrimi bellatores; civitatem praeterfluit transeuntes Ar
menian! provincias effecerunt; indeque Scythicis gentibus; Aiacem infestus invadit (allitte
razione) Uliximque persequitur; mederi nequivit; copulans Medopam Gudilae regis filiam
accepit uxorem; storico dicente Philippus inopia pecuniae; civitatem instructis copiis va
stare deliberat; vestibus candidis obviam egressi patriis; propitii Macedonas repellerent; Gothos tamen crebro pertemptans nequivit subicere; iudicantes effectui manciparent; fe
stinant ratione accepta quiescere; Gepidarum populi possidere (allitterazione) noscuntur;
corona montium cingitur, duos tamen habens; iubaverit edicimus; perpetrato facinus fue"
rat adquisitum; fuere Romanis infesti; publicae romanae subegit; nancta nomen (allittera
zione) genti fertur dedisse; addere incolas patrios reddidit rariores (allitterazione),
(1) Cfr. Senso storico di P. D., in ?Mem.? cit., XXVII-XXIX, 207-221 c Storia leggenda e meraviglioso in P. D., ivi, XXX, 1-16.
(2) Cfr. Di alcuni caratteri stilistici di P. D., in ?Mem.?, cit., XL, 1-75.
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NOTE SUI ?OETICA? DI GIORDANE E LE LORO CLAUSULE 243
quaeritans asperitafe silvarumque densitate constrictum; conflictum ilico Decii filium sagit ta saucium (allitterazione) crudeli funere confodiunt; Callienus arripuit principatum; aqua rum calidarum delectati lavacris; suisquc parere legibus fecit; humani sermonis imaginem
adsignabat; gentium quiete conturbans; pelagus aestimant pedibus transierunt; habuerunt
litavere victoriae reliquos perdomitos subegerunt; certamine fatigantes subiugaverunt; nu
trimenta percipiant vulneris cogantur subire tolerantiam; pilorum gratiam cicatricis absu
mit; nanciscitur occasione decipere.
Questi sono esempi tratti dai primi ventiquattro capitoli, ma se vo
lessi addurre tutti i rimanenti da me schedati fino al LX?, Telenco di
verrebbe imponente. Mi basta mettere in evidenza che la equivalenza sil
labica, pur non essendo nulla piu di un espediente retorico, aveva un pre cedente in Giordane, il quale se ne valse perche al suo tempo doveva essere ancora tenuta in certo onore. Sarebbe facile dimostrare che tale
equivalenza poteva con somma agevolezza essere evitata; se cid non
avvenne, significa evidentemente che essa era ricercata per un fine sti
listico particolare.
Passiamo ora alle clausule vere e proprie, molte delle quali sono
per l'appunto sillabicamente equivalents Numerose quelle di cursus tar
dus o dicretico, con qualche raro esempio di didattilo, e frequente so
stituzione del molosso al primo cretico. Naturalmente in seconda sede
pud stare un dattilo. Eccone una serie di esempi:
pertinent insulas; negetur aspectui; terrfc crudelis est; formidavit audacia; iactat an
tiquitas; scilicet Caucasi; applicavere victoriis; aequor extenditur; margaritasque volventia;
scriptor annalium; undosus evolvitur; promoveret exerciuis; extitisse prosapiem; inexpu
gnanda munimina; frater carissime; vocatos acceperit; decora nigridine; scriptores an
nalium; monies extenditur; ecco due dipodie dattiliche: ? matre profunditur; nomine
Telefum; e da ultimo un dattilo seguito da cretico: ? dedere vocabulo ?.
Un po' meno numerose le clausule di cursus uelox, cioe di cretico
e ditrocheo o talora dispondeo:
dicitur Fortunata; dicitur circuire; ditissime vestiuntur (il primo d un dattilo); omi
serit (dattilo) ignoramus; asserit (dattilo) appellatos; anilibus consenlimus; Meotidis
considebant: acerrimi bellatores; principatui subrogarunt; provincias effecerunt; pulchri
tudinis condiderunt; vocabulo nuncupatur; obnoxius (dattilo) et pruinis ?.
Ancora meno frequente, anzi con scarsi esempi, un trocheo o spon
deo seguito da dattilo o cretico:
explanavimus; latinisque auctoribus; saepe sunt domus; pingunt corpora; Achillis no
mine; fortitudinem ?.
Aevum - Anno xxx - 16
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Rarissime le clausule di ditrocheo o dispondeo, che i grammatici non considerano neppure come clausule, sebbene negli scrittori poste riori a Oiordane si rinvengano con certa frequenza:
latoque extensam; invicem absunt; pullularunt; effusas sedes ?.
Scarsissime, anzi quasi nulle, le clausule di ionico a maiore:
dicendi tubam; potiti solum;
e quella di ionico a minore:
redeamus;
la quale clausula si trova come formula in frasi che indicano il ritorno
all'argomento dopo una digressione, ma che, come vedremo, possono essere considerate anche sotto altra forma.
Assai rara la clausula trispondaica, o costituita di un peone primo, oppure anche di tre spondei:
antehac relegi; affatim refertas; ventre generatus; sapientiam erudirent; verecun
dia abigerunt ?.
Di notevole uso e il cursus planus, costituito di cretico e trocheo o
spondeo:
dictione permiscens; redeuntium notas; feruntur orbari; desiderabat invenit; populosa
consedit; habuisse noscuntur; effusionc placandum; videretur impendi; voce testator;
subditos fecit; temptantur in praeda; munitione Romana; fata rumpebant; esse votivum;
mutuantur Hunnorum; con molosso iniziale: ? omnes excultas; paucis absolvam; scrip
tor tantam illam; clara nescire; con dattilo iniziale: ? se referentes; famosus habetur;
virtute subegit ?.
Sara da pensare a un palimbacchio iniziale in: ? refugerunt paren tes ?? Meglio una lettura ritmica, anziche metrica.
Ecco tre clausule (rarissime) di solo cretico o molosso: ? con
cludens se; disterminans; impar est ?.
Con Giordane ci si pud trovare anche di fronte a qualche clausula
metrica, ove si legga con spostamento di accento il penultimo vocabolo, cosa che era lecita:
Africam vocaverunt (cretico e trocheo); essedas vocant (trocheo e cretico); prin
cipio revolvat (ditrocheo); iacent edicere (spondeo e dattilo); furens divolvitur (spon deo e dattilo); habent divisas; propositum redeamus (dipodia dattilica e trocheo); gra
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NOTE SUI ?GETICA? DI GIORDANE E LE LORO CLAUSULE 245
viter debellans; populi coluerunt (daftilo e spondeo); Taurus vocatur; divertimus redea
mus (daftilo e trocheo); similitudinem referebat (datti/o e trocheo); loci dederunt ?.
Non si creda tuttavia che io sia fanatico delle clausule e che miri a trovarle dappertutto. Non ogni periodo di Giordane si conchiude con una clausula, il che e degno di rilievo, perche e fuori della realta che la prosa non possa conchiudere un periodo senza clausula, poiche in tal
maniera e valendosi di anaclasi, correptio, soluzioni, lunghe irrazionali, si finisce con il dimostrare che la prosa e piu poesia della poesia. Di
scuterd qui di seguito alcuni tipi di clausula; per esempio nel cursus
planus Giordane ebbe da ammettere talora il tribraco:
ostenduntur absimilis; dixisse sufficiat; nusquam repperitur (it primo piede d molos
so); utuntur eximiis (F ultima indifferente non modifica le cose); affectant praecipuum (mo/osso iniziale); beluina saevitia (molosso iniziale, ultima lunga); adtestahir histo
ria; usque digreditur; paludibus dubia; transeuntes Armeniam (molosso iniziale); fundit
uberibus ?.
Cotesta dimostrata frequenza ci assicura che siffatto tipo di clausula, con soluzione della lunga del trocheo o spondeo, e propria di Giordane, sicche se ne debba tener conto. Percio vi includo anche: ? nollit im
posita (accettando la grafia ?nollit?, che di qui forse si diffonde in scrittori posteriori, sebbene le grammatiche esemplate su Donato e Pri sciano cotesta forma non la conoscano); integre pertinere con sposta mento di accento sull' ultima sillaba dell'avverbio, pud essere regolar mente ridotto a una clausula di palimbacchio e trocheo, secondo un modello gia visto, ma rifiutato); per: earn constituit, oltre allo spo stamento di accento devo pensare a un tribraco in seconda sede, forma
insolila e senza precedenti e analogie; de ea loquendi, con spostamento di accento si potrebbe ridurre a un ditrocheo ? ma: accepimus perse
quimur, che si chiude con un tribraco, esige un precedente spondeo con
spostamento di accento, forma illecita come gia s'e visto, a meno che non si voglia ricorrere per il primo piede a un epitrito secondo; ed al
lora epitrito terzo e cretico costituirebbero: praetendi atque Germaniae.
Senza possibility di giustificazione suona: meminit dicens (anapesto e
spondeo); influit oceanus (potrebbe costituire un coriambo seguito da
tribraco, ove tale clausula avesse altri esempi probanti che ne dimostras sero la persistenza nell' orecchio dello scrittore). Cosi: credere licet, dattilo e pirricchio, non fa clausula; genus omnino ripeterebbe anapesto e spondeo; come: mala fecerunt; legimus habitasse soltanto ritmicamente
potrebbe essere ridotto a dattilo e dipodia trocaica; mare dilabitur fa
seguire a un anapesto un dattilo, con spostamento dell'accento tonico
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a metrico; e neppure e giustificabile metricamente: nomine dicaoerunt, in cui a un peone primo segue un molosso. Invece fluenta deponentes con un epitrito secondo, puo essere ridotto a una clausula trispondaica; ma clarissima documenta e irriducibile, e meglio varrebbe pensare a
una clausula ritmica di cursus uelox; e similmente non sono ammissi
bili: mederi nequioit; mare efficitur, ricorrendo per quest'ultima all'eli
sione, chiudendo il periodo con un tribraco.
L'interesse di questa succinta indagine sui Getica di Giordane con
siste nelle seguenti conclusioni: 1?) esistono alcune clausule molto sal
tuarie che non si possono ritenere se non casuali; 2?) vi sono anche
periodi nei quali e impossibile rintracciare la clausula; 3?) tolti pochis simi esemplari che si perpetueranno negli scrittori posteriori, non si esce dai quattro tipi che si fissarono nel cursus; 4?) in Giordane non
esistono clausule ritmiche, perche i pochissimi esempi che se ne hanno, sono cosi poco numerosi da non impegnare neppure le dita di una ma
no, e pertanto del tutto trascurabili. Cotesti tipi di clausule c'erano gia, per esempio nel Querdlus di Anonimo, ma si diffonderanno piu tardi.
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