Non di Solo Pane n°754 - 1 Maggio 2016
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Transcript of Non di Solo Pane n°754 - 1 Maggio 2016
Settimanale di preghiera
PANE Non di solo
Sussidio di preghiera per la famiglia
Anno XV - n° 754
Domenica 1 Maggio 2016
VI Settimana di Pasqua
Un mese con Maria
Non di solo pane Numero 754 Tempo di Pasqua pagina 2
Maggio 2016
“Pregare, forse il
discorso più urgente”
Sussidio di preghiera
per la famiglia
Offerta della giornata
Cuore divino di Gesù,
io ti offro per mezzo
del Cuore Immacolato di Maria,
Madre della Chiesa,
in unione al Sacrificio eucaristico,
le preghiere, le azioni,
le gioie e le sofferenze
di questo giorno,
in riparazione dei peccati,
per la salvezza di tutti gli uomini,
nella grazia dello Spirito Santo,
a gloria del divin Padre.
Offerta quotidiana
Sito di Non di Solo Pane:
www.nondisolopane.it
Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego
specialmente per le intenzioni che il Santo Padre
raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo
mese
Intenzione del Santo Padre
Perché in tutti i Paesi del mondo le donne siano ono-
rate e rispettate, e sia valorizzato il loro imprescin-
dibile contributo sociale.
Intenzione missionaria
Perché si diffonda, in famiglie, comunità e gruppi,la
pratica di pregare il santo Rosario per
l’evangelizzazione e per la pace.
Intenzione dei vescovi
Perché Maria, Madre della Chiesa, ci insegni a vivere
sentimenti di tenerezza e compassione.
Intenzione del Vescovo di Brescia
Mons. Luciano Monari
Perché, guardando al Cuore di Cristo, paziente
e misericordioso, ci impegniamo con gioia
nella costruzione della civiltà dell'amore.
Intenzioni mese di Maggio
Non di solo pane Numero 754 pagina 3
Domenica 1
Maggio
II Settimana del Salterio
VI Domenica di Pasqua
La misericordia possiede una valenza che va
oltre i confini della Chiesa Papa Francesco
In quel tempo, Gesù disse [ai suoi discepoli]: «Se uno mi ama, osserverà la
mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora
presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi
ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose
mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre
manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che
io vi ho detto. Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo,
io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito
che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io
vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che
avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».
Brano Evangelico: Gv 14,2329
Contemplo: Vi manderà il
Consolatore (cf Gv 14,26)
Diceva san Leone Magno che, nei giorni tra la Risurrezione e l'Ascensione, Gesù non è stato inoperoso, ma ha illuminato gli Apostoli sui «grandi sacramenti e i
grandi misteri» della sua vita, spiegando loro tutta la Scrittura (Lc 24,27.32). Il Vangelo di Giovanni, che riporta tutte le rivelazioni «pasquali» di Gesù, ci conferma che il Padre e lo Spirito Consolatore hanno preso dimora in noi, per i meriti di Gesù, Figlio
di Dio fatto uomo.
Agisci
"Il mese di maggio
per me è il mese di
grazie" (san Pio da
Pietrelcina). Ringra-
zierò fin d'ora Maria
e mi impegnerò ad
essere fedele nella
recita del santo Ro-
sario, per l'intero
mese.
Il santo del giorno:
San Giuseppe Lavoratore Questa memoria di
san Giuseppe si rico
nosce la dignità del
lavoro umano, come
dovere e perfeziona
mento dell'uomo, e
sercizio benefico del
suo dominio sul crea
to, servizio della co
munità, prolunga
mento dell'opera del
Creatore, contributo
al piano della salvez
za (cfr Conc. Vat. II,
'Gaudium et spes",
34). Pio XII (1955)
istituì questa memo
ria liturgica nel con
testo della festa dei
lavoratori, universal
mente celebrata il 1°
maggio.
Patronato: Padri,
Carpentieri, Lavora
tori, Moribondi, Eco
nomi, Procuratori
Legali
Etimologia: Giusep
pe = aggiunto (in fa
miglia), dall'ebraico
Non di solo pane Numero 754 Tempo di Pasqua pagina 4
P a g i n e b i b l i c h e
Una vecchia leggenda raccon-
ta che San Giovanni Evangeli-
sta, vecchio e ormai sul letto
di morte, continuava a mor-
morare: "Figli miei amatevi gli
uni gli altri, amatevi gli uni gli
altri...." L'amore è la chiave
che apre il cuore dell'uomo
alla presenza di Dio, anzi che
diventi dimora stessa di Dio.
Che l'Eterno anelasse a fare
della sua creatura un lembo di
cielo lo si intuisce, se pur ve-
latamente, già nell'Antico Te-
stamento: "Vieni, mia eletta,
e porrò in te il mio trono". San
Giovanni nel Vangelo lo dice
espressamente: «Se uno mi
ama, osserverà la mia parola e
il Padre mio lo amerà e noi
verremo a lui e prenderemo
dimora presso di lui». Per
questo San Bernardo di Clair-
vaux può affermare: «E' ne-
cessario che l'anima cresca e
si dilati per poter contenere
Dio. Ora, la sua larghezza
corrisponde al suo amore,
come dice l 'Apostolo:
"Dilatatevi nella carità"». E in
un altro passo lo stesso auto-
re sottolinea: "Non fà meravi-
glia che il Signore Gesù è lie-
to di abitare nell'anima, che
è come un cielo ..."
Chi vive nell'amore diventa,
per San Bernardo, un piccolo
"paradiso terreste", un'antici-
pazione dell'eterna dimora,
un giardino dove Dio può pas-
seggiare con la sua creatura.
I tratti idilliaci dell'amore,
per essere autenticamente cri-
stiani, si devono incarnare, de-
vono deporre le vesti per dare
posto al grembiule; il paradig-
ma del cristiano non è un'idea
astratta e sentimentale dell'a-
more, ma un persona, un nome,
un'esperienza: Gesù di Naza-
reth, il crocefisso. Il teologo
latino americano Gustavo Gu-
tiérrez ci ricorda che: "andare
al Padre è una questione di vi-
ta, di impegno. E' una adesione
e un amore alla persona di Gesù
che si esprime nell'attenzione
alla sua parola, nell'impegno a
mettere in pratica il modo di
vivere di Gesù". In altre parole
l'amore che dilata il cuore "è un
amore che ci permette di com-
battere ogni genere di malvagi-
tà: l'odio, la rabbia, l'indifferen-
za, l'egoismo ..." Le porte del
giardino di Dio, del paradiso
terreste, in attesa di quello ce-
leste, si aprono solo se avremo
il coraggio di dirci e di dire "Se
non ho la carità, non sono
niente".
L'amore è la chiave che apre il cuore dell'uomo
Il Paradiso in noi di don Luciano Vitton Mea
Non di solo pane Numero 754 Tempo di Pasqua pagina 5
P a g i n e b i b l i c h e
San Giuseppe Lavoratore
Chissà quante sedie Gesù avrà riparata
Per gli abitanti di Nà-
zaret, essere figlio di
un falegname era quasi
un titolo dispregiativo,
considerando che colui
che lo portava si arro-
gava addirittura il di-
ritto di chiamarsi Figlio
di Dio e Messia pro-
messo. Eppure, essi,
inconsapevolmente, ci
comunicano qualcosa di veramente importante:
Gesù era conosciuto come figlio di Giuseppe. Ciò
significa che negli anni nascosti a Nàzaret, Giusep-
pe aveva insegnato a questo figlio così normale,
eppure così straordinario, il suo lavoro; chissà
quante sedie Gesù ha riparato, quante ruote di le-
gno ha rimesso a posto, quante casse per conserva-
re il pane ha costruito! Gesù ha lavorato, per cui
questo significa che nel lavoro, per quanto possa
essere umile e poco gratificante, vi è qualcosa di
divino che ti fa collaborare attivamente al compi-
mento della volontà di Dio.
Grazie Signore,
perché oggi richiami
al nostro cuore
il dinamismo dell'amore,
che non è fusione,
non è simbiosi,
non è una stampella
sempre pronta,
ma è un' ancora da saper levare,
per separarsi dall'amato,
nella fiducia incrollabile
che ritornerà
e mai smetterà di tornare... e noi,
appassionati,
a scorgerlo da lontano, esultanti.
Alleluia!
Preghiamo la Parola
Non di solo pane Numero 754 pagina 6
Lunedì 2
Maggio
II Settimana del Salterio
VI Settimana di Pasqua
Il santo del giorno:
Sant’Anastasio
M e m o r i a d i
sant’Atanasio, ve-
scovo e dottore
della Chiesa, di in-
signe santità e dot-
trina, che ad Ales-
sandria d’Egitto dai
tempi di Costantino
fino a quelli
dell’imperatore Va-
lente combattè
strenuamente per
la retta fede e, su-
bite molte congiure
da parte degli aria-
ni, fu più volte
mandato in esilio;
tornato infine alla
Chiesa a lui affida-
ta, dopo aver lotta-
to e sofferto molto
con eroica pazien-
za, nel quaranta-
seiesimo anno del
suo sacerdozio ri-
posò nella pace di
Cristo.
Etimologia: Atana-
sio = immortale,
dal greco
Emblema: Bastone
pastorale
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio. Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. Ma vi ho detto queste cose affinché, quando verrà la loro ora, ve ne ricordiate, perché io ve l’ho detto».
Brano Evangelico: Gv 15,26164
Contemplo:II Signore le aprì il
cuore (At 16,14)
Fra le donne che ascoltavano Paolo lungo il fiume, a Filippi, c'era Lidia, tutta orecchi, perché Dio le aveva aperto il cuore. Nel suo cuore è dunque avvenuto ciò che
rimane inspiegabile: la conversione, la vocazione. La grazia, infatti, è un dono gratuito e libero da parte di Dio. Sant'Agostino dice che Dio parla nell'intimo a coloro che gli fanno posto nella propria vita.
Anzitutto non giudicare e non condannare
Papa Francesco
Agisci
... Maria è un prezio-
so canale di bontà. lo
lo sono altrettanto
o sono di impedimen-
to a Dio con le mie
chiusure? Riporterò
alla mia mente il vol-
to della carità leggen-
do la prima lettera ai
Corinzi, cap. 13, I -8,
questo seguito dalla
preghiera del santo
Rosario.
Non di solo pane Numero 754 Tempo di Pasqua pagina 7
At 16,1115 Il Signore aprì il cuore a Lidia per aderire alle parole di Paolo.
La parola di Dio ed il Vangelo di Gesù
hanno una forza che cambia le vite
di chi l'accoglie con fede. Però, essa
ha bisogno di persone coraggiose che
la annuncino senza paura di girare il
mondo ad annunciarla. Certo, questo
comporta povertà e fiducia in Dio, il
quale porta i suoi missionari in luoghi
e con persone che spesso sono im-
previsti. Paolo non si spaventa per
questo stile di vita così precario,
considerando che Gesù stesso aveva
detto che il Figlio dell'uomo non ave-
va dove posare il capo. Probabilmen-
te Dio non ti chiederà di annunciare
il Vangelo in terra di missione, però
certamente ti chiederà di amarlo con
tutto te stesso: è questa l'opera di
evangelizzazione che anche tu puoi
vivere nella tua vita quotidiana, sen-
za rischiare la vita, e che risulta al-
trettanto feconda.
Dalla Prima Lettura Una forza che cambia le vite
Preghiera
Grazie Signore Gesù, perché oggi e sempre
tu apri il nostro cuore: sia totale la nostra
adesione a te e coraggiosa la nostra testimo-
nianza, nella certezza di appartenerti. Dona-ci, Signore, di incontrare e di essere noi stes-
si dei buoni compagni di viaggio, capaci di
donare e di ricevere parole e gesti accoglien-
ti, che riflettono, in un divino gioco di spec-
chi, la sollecitudine di Dio per noi e l'amore
tra di noi. Alleluia!
Medita La Parola
Una tentazione sottile Meditazione di don Carlo Moro Parroco di Gargnano
«Viene l'ora in cui chiunque vi ucciderà crederà
di rendere culto a Dio»: parole forti, perché non
rimandano solo alle persecuzioni che i primi cri-
stiani subirono da parte degli ebrei, ma a
"chiunque" usa la violenza per dare onore a Dio.
Potrebbe essere interessante ripercorrere la sto-
ria dell'umanità per scoprire quante volte gli uo-
mini hanno ucciso in nome di Dio. E’ ciò che ha
fatto Papa Giovanni Paolo II quando, durante il
Giubileo, ha chiesto perdono per tutte le volte in
cui uomini di Chiesa hanno utilizzato la violenza
e la spada, invece dell'amore, per convertire al
Vangelo. Le parole di Gesù denunciano una ten
tazione sottile, che può raggiungere anche noi,
nella nostra vita di tutti i giorni. Noi possiamo
conoscere con certezza la verità su Dio e su ciò
che lui desidera dagli uomini a partire dalla rive-
lazione divina e dall'insegnamento della Chiesa,
ma possiamo alle volte fare uso cattivo e parziale
delle nostre certezze per relazionarci in modo
sbagliato con altri che non la pensano o non sono
come noi. Certo, in quei momenti non uccidiamo
nessuno fisicamente, ma i nostri giudizi possono
impedirci di capire e trattare l'altro come vera-
mente è. Possiamo correre il rischio di affibbiar
gli delle etichette ("è uno che bestemmia sem-
pre", "è un divorziato", "sono due conviventi", "è
omosessuale") che creano tra noi una distanza
incolmabile. Se, quindi, ci rendiamo conto di giu-
dicare le persone a partire dall'idea che noi ab-
biamo di Dio e del suo progetto sul mondo, do-
vremmo fermarci e porci una semplice domanda:
"quale è il volto del mio Dio?" Questo non è chia-
mare bene il male, ma capire che Dio è innanzi-
tutto amore e misericordia. Forse scopriremo che
il "mio Dio" non è il Padre di cui Gesù ha parlato.
Non di solo pane Numero 754 pagina 8
Martedì 3
Maggio
II Settimana del Salterio
VI Settimana di Pasqua
Per l’eternità l’uomo sarà sempre sotto lo sguardo misericordioso del Padre
Papa Francesco
In quel tempo, disse Gesù a Tommaso: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò».
Agisci
Durante la preghiera
dei santo Rosario mi
soffermerò qualche
istante e mediterò
in modo particolare
il Padre nostro.
Contemplo: È bene per voi
che me ne vada (Gv 16,7)
Signore Gesù, la tristezza dei discepoli, prima della tua Passione è confortata dalle tue parole: «Non vi lascerò orfani» (Gv 14,18). E la gioia della Risurrezione è ancora oscurata
dalla nube della tua Ascensione alla destra del Padre. I tuoi piedi, però, rimarranno sempre sulla terra: tu cammini sempre con noi. È bello che tu sia vivo per noi, per combattere i nostri peccati, ma siamo noi che abbiamo sempre paura di abbandonarti, perché senza di te non possiamo fare nulla (cf Gv 15,5).
Il Santo del giorno: San Filippo
Festa dei santi Fi-lippo e Giacomo, Apostoli. Filippo, nato a Betsaida co-me Pietro e Andrea e divenuto discepo-lo di Giovanni Bat-tista, fu chiamato dal Signore perché lo seguisse; Giaco-mo, figlio di Alfeo,
detto il Giusto, ri-tenuto dai Latini fratello del Signo-re, resse per primo la Chiesa di Geru-salemme e, duran-te la controversia sulla circoncisione, aderì alla proposta di Pietro di non im-porre quell’antico giogo ai discepoli convertiti dal paga-nesimo, coronando,
infine, il suo apo-stolato con il mar-tirio. Etimologia: Filippo = che ama i cavalli, dal greco Emblema: Croce, Pani e pesci
Brano Evangelico: Gv 14,614
Non di solo pane Numero 754 Tempo di Pasqua pagina 9
1Cor 15,18
ll Signore apparve a Giacomo, e quin
di a tutti gli apostoli.
Gli apostoli hanno nella Chiesa un ruo
lo assolutamente unico ed irripetibile:
essi infatti hanno testimoniato quanto
hanno ascoltato e vissuto con Gesù. Per
sino l'apostolo Paolo, che si riconosce
nel numero dei discepoli di Cristo, si
rende conto dell'importanza dell'insegna
mento ricevuto sguardo la fede cristiana
e che anch'egli, a sua volta, ha ricevuto
grazie alla testimonianza di coloro che
hanno vissuto con il Signore. Dunque. la
tua devozione agli apostoli deve essere
davvero grande: anzi, non si tratta solo di
essere devoti, ma persino grati perché
grazie al loro messaggio ed al dono della
loro vita, essi hanno confermato di esse
re veri discepoli di Cristo. Anche se uo
mini come te, con tutte le loro debolezze
ed i loro limiti, essi sono stati strumenti
eletti per la grazia di Dio.
Dalla Prima Lettura
Non lasciarsi scoraggiare
Preghiera
O Dio Padre, fuoco d'amore e luce del mon-do, fa' che sappiamo vedere il riflesso del tuo splendore sul volto di ogni uomo: nel mistero del bimbo che cresce nel grem-bo materno;sul volto del giovane che cerca segni di speranza; sul viso dell'anziano che rievoca i ricordi;sul volto triste di chi soffre, sul volto stanco di chi è malato e di chi sta per morire. Suscita in noi la forza dell'amo-re,che Cristo Gesù ha testimoniato fino al dono di sé.
Medita La Parola
Lasciarsi trasformare Meditazione a cura della Redazione
Oggi facciamo memoria di due delle colonne
su cui si fonda la nostra fede: Filippo e Gia-
como, così splendidamente diversi nella loro
avventura interiore e indicati come modelli
per ogni cercatore di Dio.
Riflettiamo sempre poco sulla splendida di-
versità dei dodici apostoli! Noi che vorremmo
una Chiesa compatta, un pensiero unico, noi
che mal sopportiamo le differenze nella no-
stra parrocchia... Filippo, è discepolo del
Battista, e il nome greco ci fa supporre che
fosse di origine meticcia, in contatto con i
greci, quei pagani che sono ammirati dalla
predicazione del Signore. Giacomo il minore
è il cugino di Gesù, egli sostituirà l'altro Gia-
como, primo apostolo ucciso, alla guida della
comunità di Gerusalemme, e ci viene presen-
tato come un apostolo decisamente conser-
vatore. Un amico dei pagani e un amico dei
giudei tradizionalisti fanno parte del primiti-
vo gruppo dei discepoli, che meraviglia! E la
Chiesa, per sottolineare questo fatto, li fe-
steggia insieme... Sono come i due simboli,
le due facce della Chiesa che, sempre, è
chiamata a non svendere il prezioso tesoro
del vangelo consegnatoci da Cristo e, nel
contempo, a non arroccarsi o chiudersi al
mondo. Che i due apostoli, così diversi nei
loro percorsi interiori e nella loro esperienza,
ci insegnino a difendere la diversità come un
valore all'interno della Chiesa, senza adotta-
re logiche mondane che tradiscono il grande
sogno voluto dal Signore.
Non di solo pane Numero 754 pagina 10
Pagine bibliche Gli approfondimenti di Non di Solo Pane
Parlare di Maria di Nazareth,
della sua vita e della sua fami-
glia non è facile. Troppo pochi i
dati e le notizie. I Vangeli cano-
nici ci dicono solo l’essenziale
sulla Vergine Madre, pochi tratti
che ci fanno solo intravedere la
sua grandezza e la sua bellezza.
Qualche notizia in più la possia-
mo attingere da alcuni scritti
risalenti ai primi secoli dell’era
cristiana o da testi redatti nel
primo millennio. Da tutto questo
materiale conosciamo i nomi dei
genitori di Maria e alcune bellis-
sime indiscrezioni sulla loro vita
e la loro pietà. Il Sinassario di
Ter Israel, un testo della chiesa
armena, ci da alcune notizie su
come i genitori della Vergine
avevano impostato la loro vita
coniugale:
“Gioacchino e Anna erano giusti
e puri da ogni macchia di pecca-
to; trascorrevano la vita piena-
mente; avevano, quindi, davanti
a Dio e agli uomini, una condot-
ta innocente, immune da calun-
nia e piena di pietà. Erano ze-
lanti nella preghiera, nel digiu-
no e nell'astinenza, devoti alla
legge; formavano una famiglia
assidua al Tempio, piena di cari-
tà, instancabile nel lavoro, e di
conseguenza molto ricca di be-
ni. Dividevano in tre parti il red-
dito annuale delle loro fatiche:
destinavano la prima parte al
Tempio di Dio, ai sacerdoti mi-
nistri del Tempio; la seconda
parte essi la dividevano tra i
poveri e gli indigenti; la terza
parte serviva per loro, per la
famiglia e gli ospiti. Avevano
così regolato la loro vita in tut-
to, e avevano vissuto insieme
ampiamente, dedicandosi alle
buone opere per ben vent'anni”.
M i ha sempre co lp i to
l’essenzialità dei genitori di
Maria; pur avendo molti beni si
accontentavano di vivere con
un terzo di quello che avevano:
i due terzi li destinavano alle
necessità del Tempio e ai biso-
gni dei poveri. Quello che rima-
neva a loro disposizione era per
l’ordinaria amministrazione del-
la vita famigliare e per gli ospi-
ti. Un esempio da seguire,
l’icona di una vera e autentica
famiglia cristiana. Tuttavia una
grande ombra incombeva sulla
loro relazione e la loro casa: la
mancanza di un figlio, la male-
dizione, perché così veniva con-
siderata nella società ebraica
del loro tempo, del ventre ste-
rile di Anna. Un grosso dispiace-
re, un peso che veniva portato
con dignità seppur bagnato dal-
le lacrime.
La tradizione orientale pone
sulle labbra di Gioacchino que-
sta bellissima preghiera:
«Signore, che hai dato speranza
ad Abramo e dopo cento anni
gli hai concesso un erede della
promessa, non privare la mia
vecchiaia di un frutto, ma be-
nedicimi con la benedizione di
Abramo; tutto infatti è facile
per il tuo volere».
Tutto è facile per Dio quando
incontra anime buone e disponi-
bili: apriamogli volentieri la
porta del nostro cuore, acco-
gliamolo con tanta fede e sem-
plicità.
La vita della Beata Vergine Maria
I Genitori della Vergine Santa
Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Non di solo pane Numero 754 Tempo di Pasqua pagina 11
VI Settimana di Pasqua
Maria ha custodito nel suo cuore la divina misericordia in perfetta sintonia con il
suo Figlio Gesù Papa Francesco
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da
dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando
verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non
parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le
cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e
ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho
detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».
Brano Evangelico: Gv 16,1215
Contemplo: Molte cose ho
ancora da dirvi (Gv 16,12)
Padre del cielo, tu sai che noi abbiamo bisogno di molte parole per raggiungere la verità, ma tu hai voluto comunicare a noi in una sola volta, la tua Parola divina, tuo Figlio, Gesù Cristo nostro
Signore, e la promessa dello Spirito di verità. «Quando arriveremo alla tua presenza cesseranno le molte parole che diciamo senza giungere a te (Sir 43,27) e senza fine diremo una sola parola, lodandoti in un solo slancio, divenuti anche noi una sola cosa con te, Signore, unico Dio, Dio Trinità» (sant'Agostino).
Mercoledì 4
Maggio
II Settimana del Salterio
Agisci
Quale grande dono è
la pace di Gesù! Ma-
ria quale Regina della
pace la offre ad ogni
creatura. Con la reci-
ta del santo Rosario
pregherò per chi non
ha la pace nel cuore.
Il Santo del giorno: Beato Luca da Toro
Nobile castigliano,
il Beato Luca da
T o r o , e n t r ò
nell’Ordine Merce-
dario, e fu molto
più nobile per le
virtù della vita.
Nominato redento-
re ed inviato in
Marocco nell’anno
1403, liberò 118
schiavi dalle cate-
ne degli oppressori
e predicò la fede
ai mori finché rag-
giunse il regno ce-
leste.
L’Ordine lo festeg-
gia il 4 maggio.
Non di solo pane Numero 754 Tempo di Pasqua pagina 12
At 17,15.2218,1 Colui che, senza
conoscerlo, voi adorate, io ve lo an
nuncio.
Hai mai pensato all'importanza di cono
scere il linguaggio e la cultura delle per
sone a cui parli di Gesù'? Certe volte pa
role o concetti nomi possono essere
scontati, per le persone a cui parli non lo
sono affatto. Addirittura poi, alcune veri
tà della fede cristiana hanno bisogno di
essere spiegate con linguaggi diversi, per
evitare di trovarsi nella situazione in cui
si trovò l'apostolo Paolo: egli, appena
parlò di risurrezione dei morti, fu deriso
e rifiutato. I greci credevano che l'anima
fosse una scintilla divina caduta nel cor
po: questo era come una prigione per
l'anima, per cui bisognava liberarla in
tutti i modi possibili. Cosa avranno pen
sato quando Paolo ha annunciato loro
che anche i corpi sarebbero risorti? Dun
que, è importante avere sensibilità e sce
gliere bene le parole per annunciare Ge
sù: altrimenti si rischia di essere frainte
si.
Dalla Prima Lettura
Linguaggi diversi
Preghiera
Sarà il nostro canto orante, Gesù, a illu-minare le tenebre, a inventare colori nel buio, a rinfrancare chi geme in catene. Sarà il nostro canto orante, Signore, a guidarti a noi, a far sì che ti attendiamo vigili, nostra salvezza e nostro liberato-re. Sarà ancora il nostro canto a far me-moria della tua presenza fra noi, anelito a un ritorno, canto divenuto vita. Allelu-ia!
Medita La Parola
L’essenziale della preghiera Meditazione di Elmetti Fiorella
Trovo una bella meditazione di un certo
Fra’ Vincenzo Boschetto, la condivido con
voi, affinché insieme impariamo a
considerare la preghiera un incontro di
libertà, come certamente è stato per
Maria: “La maturazione della preghiera
avviene dentro di noi, perché “l'essenziale
della preghiera non sta nel molto pensare,
ma nel molto amare” (santa Teresa
d'Avila). È un trovare Dio nel proprio
intimo, cioé amarlo e vivere in relazione
con Lui. Anche gli stessi Apostoli sentivano
il desiderio di stare con Gesù, di salire sulla
barca con Lui per riferirgli tutto quello che
avevano fatto ed insegnato. È la nostra vita
ordinaria.“Se dunque possiamo identificare
la preghiera con la vita stessa del cristiano
non dobbiamo però sottovalutare la
preghiera come forma di comunicazione
con Dio. Ogni cristiano, la cui vita in forza
del battesimo deve essere conformata a
Cristo, non può tralasciare un costante ed
intenso dialogo col Signore Dio, datore
della vita e fonte d'amore”. Preghiamo,
dialoghiamo con Dio e lo Spirito ci guiderà
“alla verità tutta intera”.
Non di solo pane Numero 754 Tempo di Pasqua pagina 13
Giovedì 5
Maggio
II Settimana del Salterio
VI Settimana di Pasqua
Il linguaggio e i gesti della Chiesa devono trasmettere misericordia
Papa Francesco
Il Santo del giorno:
Sant’Angelo da Ge-rusalemme di Sicilia Angelo è annoverato tra i primi Carmelitani che dal monte Carmelo tornarono in Sicilia, dove, secondo le fonti tradizionali degne di fede, morì a Licata per mano di uomini empi, nella prima metà del secolo
XIII. Venerato come martire, ben presto fu edificata una chiesa sul luogo del suo martirio, e ivi venne deposto il suo corpo. Solo nel 1662 i suoi resti mortali furono trasferiti alla chiesa dei Carmelitani di Licata. Il culto di sant'Angelo si diffuse in tutto l'Ordine e anche tra il popolo
Martirologio Roma-no: A Licata in Sicilia, sant’Angelo, sacerdote dell’Ordine dei Carmelitani e martire.
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete». Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: «Che cos’è questo che ci dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”?». Dicevano perciò: «Che cos’è questo “un poco”, di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire». Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «State indagando tra voi perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”? In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia».
Brano Evangelico: Gv 16,1620
Contemplo: L'afflizione si
cambierà in gioia (cf cv 16,20)
«Beati gli afflitti, perché saranno consolati» (Mt 5,4). È un'afflizione che si riferisce alla fede. Non piango perché ho il mal di pancia, perché mi fa male un dente, perché mi rubano qualcosa,
piango con Gesù per i miei peccati, per i peccati del popolo. Piango perché appartengo a un popolo peccatore che ha detto di no a Dio. «Cristo Gesù, la dimora di Dio con gli uomini tergerà ogni lacrima dai nostri occhi» (cf Ap 21,14).
Agisci Gesù non sa opporre re
sistenza alle preghiere e
suppliche di Maria sua
madre, perché esse sono
in conformità alla sua
volontà. Così le mie de
vono essere finalizzate
alla salvezza eterna. Con
la preghiera del santo
Rosario, affiderò alla
Mamma questa intenzio
ne.
Non di solo pane Numero 754 Tempo di Pasqua pagina 14
Medita la Parola
La gioia frutto dello Spirito Santo Meditazione di don Carlo Moro Parroco di Gargnano
Se vogliamo essere fedeli a Gesù e alla nostra
vocazione alla santità, le afflizioni arriveranno.
Possiamo starne certi: Dio stesso ci ha avvertito.
Piuttosto, la questione è come intendiamo far
fronte ad esse. Con quale fede, quale speranza
e quale amore le affronteremo?
Non c'è contrasto tra le afflizioni e la gioia. Ge-
sù promette una lotta senza tregua, ma non de-
sidera assolutamente che entriamo in un conti-
nuo conflitto interiore. Se siamo stati innestati
sulla vera vite, ci farà portare molto frutto per
mezzo dello Spirito. Uno di questi è la gioia.
Quanto più viviamo dello Spirito, tanto più gran-
de è la nostra gioia, a dispetto delle afflizioni e
delle contraddizioni. Per colui che ha il Signore,
nessuna prova è troppo grande. Per colui che ha
Cristo quale suo unico amore, anche le prove
diventano fonte di gioia. Sperimentare dentro di
sé una gioia profonda è segno che lo Spirito di
Cristo abita in noi e ci accompagna per soste-
nerci nel testimoniare da veri credenti l'amore
di Gesù per ogni uomo. "Attraverso lo Spirito
Santo veniamo ristabiliti nel paradiso, ricondotti
al Regno dei cieli e adottati come figli, cui è
concesso di chiamare Dio `Padre' e di par
tecipare alla grazia di Cristo, chiamati figli della
luce e ammessi alla gloria eterna".
(san Basilio il Grande)
At 18,18
Paolo si stabilì in casa loro e lavo
rava, e discuteva nella sinagoga.
Paolo comprende che, se vuole davvero
servire il Signore testimoniandolo. deve
dedicarsi tutto alla Parola. Questo signi
fica anzitutto leggerla e farla propria,
affinché essa penetri nelle fibre profon
de del cuore e sia vissuta concretamen
te. Solo allora potrà essere annunciata
così da operare miracoli nel cuore di
coloro che l'accolgono. Fu proprio que
sta l'esperienza dell'apostolo delle genti:
qual è il tuo rapporto con la parola del
Vangelo? Spesso ti trinceri dietro al fat
to che essa è difficile da capire. per cui
la trascuri molto. In realtà, ci sono tanti
santi che hanno amato la parola di Dio e
l'hanno annunciata con la loro vita, pur
senza averla studiata. dunque, non è una
questione di conoscenza, quanto di a
more e di passione nei confronti di essa.
Tu hai questi due requisiti?
Dalla Prima Lettura
Solo Dio conosce il cuore delle persone
Preghiera
Signore, tu sai attendere e compatisci
con amore la nostra debolezza dosando
i pesi sulle nostre spalle, finché non
saremo capaci di portarli. Nello stesso
tempo, Maestro buono, tu inondi d'infi-
nito la nostra realtà, con un tale fulgo-
re, da renderla splendente, dinamica,
luminosa, compimento di ogni nostra
attesa per risorgere in te. Alleluia!
Non di solo pane Numero 754 Tempo di Pasqua pagina 15
Venerdì 6
Maggio
II Settimana del Salterio
VI Settimana di Pasqua
Il culto, le celebrazioni liturgiche, sono l’ambito privilegiato per ascoltare la voce del Signore.
Papa Francesco
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «In verità, in verità io vi di
co: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella
tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia. La donna, quando
partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato
alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è
venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi
vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la
vostra gioia. Quel giorno non mi domanderete più nulla».
Brano Evangelico: Gv 16,2023
Contemplo: Nessuno vi toglie-
rà la gioia (Gv 16,22)
Il discepolo davanti alla croce è pauroso, come la donna per la quale è giunto il travaglio del parto. Gli ultimi discorsi di Gesù sembrano un addio, invece possiedono la certezza di un prossimo abbraccio, proprio co
me madre e figlio si possono vedere reciprocamente solo dopo il distacco del parto. «Quel giorno», nelle parole di Gesù, indica la nascita dell'uomo nuovo, svestito dell'uomo vecchio e rivestito di Cristo, con i suoi sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità.
Agisci:
... Come ci hai amato, Gesù? "Il cuore del no-stro divino Maestro non ha legge più ama-bile di quella della dolcezza, dell'umiltà e della carità" (san Pio). Con gli stessi senti-menti di Cristo, mi sforzerò di vivere una di queste virtù.
Il Santo del giorno: Beata Santa Rosa Gattorno
Nata a Genova nel
1831 da famiglia agia
ta, a 21 anni si sposò e
si trasferì a Marsiglia.
Una serie di tracolli
economici e disgrazie,
culminate con la mor
te del marito, la se
gnarono profonda
mente. Così si fece
strada una nuova vo
cazione. Sotto la gui
da del confessore, don
Giuseppe Firpo, emise
i voti come terziaria
francescana. Si dedicò
ai poveri e ai figli del
le operaie, mantenen
do con sé anche i pro
pri. A Piacenza iniziò
una nuova famiglia
religiosa, la Figlie di
Sant'Anna, che subito
(1878) andarono an
che in missione. Col
laborò con il vescovo
Scalabrini nell'assi
stenza alle sordomute.
Morì a Roma nel
1900.
Non di solo pane Numero 754 Tempo di Pasqua pagina 16
Medita la Parola di don Luciano Vitton Mea
La piccola Speranza
Nel leggere il Vangelo di oggi mi sono concentrato sull’immagine che ci offre Gesù: “La donna, quando par-torisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino non si ricorda più dell’afflizione per la gioia che è venuto al mondo un uo-mo”. È un’immagine tenera e forte al tempo stesso, do-ve la sofferenza è palpabile, concreta, ma ciò nonostante non ha l’ultima parola. È la vita che ha l’ultima parola, perché da quella sofferenza nasce un bambino che prima non c’era e la gioia di quella donna è davvero grande, tanto che essa dimentica l’ora del dolore. A questa donna che partorisce ho dato il volto e il cuore della speranza, secondo quanto scrive Charles Péguy: “La Speranza vede quel che non è ancora e che sarà. Ama quel che non è ancora e che sarà”. Charles Péguy descrive la Speranza come la più piccola fra le due sorelle più grandi: La Fede (la sposa) e La Carità (la madre): “La piccola speranza a-vanza fra le due sorelle maggiori e su di lei nessuno volge lo sguardo. Sulla via della salvezza, sulla via carnale, sulla via accidentata della salvezza, sulla strada interminabile, sulla strada fra le sue due sorelle la piccola speranza. A-vanza. Fra le due sorelle maggiori. Quella che è sposata. E quella che è madre. E non si fa attenzione, il popolo cri-stiano non fa attenzione che alle due sorelle maggiori. La prima e l'ultima. Che badano alle cose più urgenti. Al tem-po presente. All'attimo momentaneo che passa. Il popolo cristiano non vede che le due sorelle maggiori, non ha occhi che per le due sorelle maggiori. Quella a destra e quella a sinistra. E quasi non vede quella ch'è al centro. La piccola, quella che va ancora a scuola. E che cammina. Persa fra le gonne delle sorelle. E ama credere che sono le due grandi a portarsi dietro la piccola per mano. Al cen-tro. Fra loro due. Per farle fare questa strada accidentata della salvezza. Ciechi che sono a non veder invece Che è lei al centro a spinger le due sorelle maggiori. E che senza di lei loro non sarebbero nulla. Se non due donne avanti negli anni. Due donne d'una certa età. Sciupate dalla vi-ta”. In verità, ogni cristiano è chiamato ad essere Speran-za, anche quando si desidera che i figli, non più bambini e che si sono allontanati dalla vita cristiana, ritornino a far esperienza dell’amore di Dio e della comunione nella Chiesa. Bisogna attendere e nell’attesa pregare sempre, in continuazione, con fedeltà e tenacia, osando sperare ciò che umanamente è impossibile. Bisogna amare, soffri-re e piangere con Gesù e per Gesù. Così fece santa Moni-ca e suo figlio divenne il grande sant’Agostino che tutti conosciamo.
At 18,918
In questa città io ho un popolo
numeroso.
Le parole di Gesù sono un balsamo non
soltanto per Paolo, ma anche per ciascu
no di noi. Non è facile, nel mondo in cui
viviamo, testimoniare la fede cristiana;
può accadere che il contesto sia quello
dell'indifferentismo o addirittura di osti
lità al Vangelo. Ma Gesù, ancora oggi,
ci dice di non temere e di continuare e
vivere da cristiani, senza paura. Il moti
vo di questo sereno coraggio è chiaro:
non siamo noi, con le nostre capacità o
con la nostra bravura, a convincere le
persone riguardo la salvezza di Dio. È
lui, con la sua grazia. che si manifesta
attraverso la povertà delle nostre perso
ne. Ancora oggi Gesù ha un popolo nu
meroso, che attende di ricevere salvezza
e perdono. Noi non dobbiamo fare altro
che vivere da cristiani, senza paura lui
farà il resto.
Dalla Prima Lettura
Cambiamento di mentalità
Preghiera
La tua risurrezione, Signore, è un mi-stero che conferisce senso e orienta-mento a ogni istante della nostra vita. Attingendo a questa fonte di grazia, noi possiamo accostare i fratelli, esercitan-do un ministero che affonda le sue radi-ci nella buona novella. Ma siamo poca cosa... Fabbrica con noi e per noi, Si-gnore, ali alle nostre parole, gioia alla nostra vita, mani tese per i fratelli con cui ci affidiamo a te. Alleluia!
Non di solo pane Numero 754 Tempo di Pasqua pagina 17
spiritualità Gli approfondimenti di Non di Solo Pane
Dio ascolta sempre la pre-
ghiera degli umili, esaudi-
sce coloro che si rivolgono
a Lui con cuore sincero,
guarda con benevolenza
alle nostre povertà. Ogni
sofferenza, ogni umiliazione
ha un senso nel misterioso
disegno di Dio: i genitori di
Maria “ Non avevano figli ,
poiché il seno di Anna era
chiuso per la sterilità. Con-
veniva infatti alla madre e
a colei che fu l’inizio dei
prodigi, nascere prodigio-
s a m e n t e d a l s e n o
sterile, come Maria stessa
doveva prodigiosamente e
verginalmente far nascere,
il Verbo di Dio, ed elevarsi
dal grembo inferiore della
sterilità a quello superiore
del parto verginale.” Non dob-
biamo temere il limite della
fragilità, l’apparente vergogna
di un fallimento; è quando sia-
mo sterili che Dio agisce, che
rende fecondo il grembo della
nostra esistenza, trasforma un
pugno di fango in un bellissimo
vaso di creta, un capolavoro di
rara bellezza. Il capolavoro di
Dio, la Vergine Maria, nasce
da un grembo sterile, dalla
fede di un uomo e una donna
che hanno portato il peso del-
la vergogna, gli sguardi alteri
di coloro che vedono nella sof-
ferenza la maledizione di Dio.
La nascita di Maria non è solo
una pura grazia di Dio ma è
anche il frutto della bontà di
Anna e Gioacchino. Leggiamo
infatti nel Vangelo dello Pseu-
do Matteo: «L'angelo apparve
di nuovo a Giacchino durante il
sonno e gli disse: «lo sono l'an-
gelo che Dio ti ha dato come
custode; scendi e ritorna ad An-
na senza timore perché le opere
buone che tu e la tua sposa An-
na avete compiuto hanno rice-
vuto merito di fronte all'Altissi-
mo e vi è stata accordata una
posterità tale che, dalle origini,
profeti e santi non hanno avuta,
ta l e che non avranno
mai» [...]».
La bontà, anche se agli occhi
degli uomini appare spesso ste-
rile è stolta, è la culla della
Grazia di Dio, il presupposto
perché l’umano sia rivestito con
i tenui e delicati colori divini.
L’uomo buono concepisce un
pezzo di cielo nella sua anima,
permette a Dio di iniziare ogni
giorno una nuova creazione.
Così la sterile Anna diventa la
madre di una vergine e le sue
labbra possono sussurrare un
nuovo canto: “Un’ode santa
canterò al Signore mio Dio, per-
ché egli mi ha visitato (cfr. Gen
21,1) e ha tolto da me il rim-
provero dei miei nemici; il Si-
gnore Iddio mi ha dato un frutto
della sua giustizia (cfr. Prv
11,30), unico e molteplice di-
nanzi a lui. Chi annunzierà ai
figli di Ruben che Anna allatta?
Ascoltate, ascoltate, o voi, do-
dici tribù di Israele! Anna allat-
ta!”
(Cantico di Anna, dal Protovangelo di Gia-
como).
La vita della Beata Vergine Maria
La nascita di Maria
Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Non di solo pane Numero 754 pagina 18
Sabato 7
Maggio
II Settimana del Salterio
VI Settimana di Pasqua
La nostra preghiera si estenda di tanti Santi e Beati che hanno fatto della misericordia la
loro missione di vita. Papa Francesco
Brano Evangelico: Gv 16,2328
Contemplo : Chiedete al Pa-
dre nel mio nome (cf cv 16,23)
La Chiesa, ammaestrata dallo Spirito Santo, prega sempre il Padre rifugiandosi nel nome di Gesù. Nel nome di Cristo Gesù otteniamo dal Padre tutto ciò che
è buono per noi. Se la nostra preghiera non è esaudita, diceva sant'Agostino, è perché siamo cattivi, domandiamo in modo cattivo, o domandiamo cose cattive. «Cattivo» vuol dire essere prigioniero del proprio egoismo.
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:«In verità, in verità io vi
dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la
darà. Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otter
rete, perché la vostra gioia sia piena. Queste cose ve le ho dette in
modo velato, ma viene l’ora in cui non vi parlerò più in modo velato
e apertamente vi parlerò del Padre. In quel giorno chiederete nel mio
nome e non vi dico che pregherò il Padre per voi: il Padre stesso in
fatti vi ama, perché voi avete amato me e avete creduto che io sono
uscito da Dio. Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora
lascio di nuovo il mondo e vado al Padre».
Agisci
Forse c'è una persona di
mia conoscenza o addirit
tura una persona cara che
gradirebbe una parola di
sostegno, di inco
raggiamento. Oggi, rin
graziando il buon Dio, i
mezzi di comunicazione
non mancano. Provvederò
dunque ad estere questa
voce amica.
Il santo del giorno:
Sant’Agostino da Nicomedia Il Martirologio Romano al 7 maggio ricorda il martirio a Nicomedia dei tre fratelli Flavio, Augusto e Agostino. Questa commemorazione proviene dal Martirologio di Floro che, a sua volta, l'aveva presa dal Geronimiano. Qui però solo il nome di Flavio vescovo deve essere con sicurezza associato a
Nicomedia. Augusto e Agostino non sembrano essere altro che la doppia forma di uno stesso martire non identificabile. In esso il Delehaye vorrebbe vedere il martire di Capua venerato il 16 novembre: in tal caso però resterebbe da spiegare la sua traslazione al 7 maggio e a Nicomedia. Quanto alla dicitura del Geronimiano "tre fratelli" è meglio, sembra, leg
gerla, dopo Flavio, nella forma "e tre fratelli", lettura che tra l'altro si avvicina molto più al Martirologio Siriaco del sec. IV che al 7 ayyàr (maggio) ricorda a Nicomedia Flavio con altri quattro martiri. Ma è finora impossibile identificare sia i "tre fratelli" sia i "quattro martiri".
Non di solo pane Numero 754 Tempo di Pasqua pagina 19
At 18,2328
Apollo dimostrava attraverso le Scritture che
Gesù è il Cristo.
Apollo è l'immagine di coloro che, conqui
stati dalla parola del Vangelo, mettono a
disposizione di Dio tutte le loro capacità e
le loro risorse, affinché il loro contributo
possa essere valido per la costruzione del
regno dei cieli. Egli, pur non conoscendo
tutta la dottrina, nondimeno non si sottrae al
dovere di annunciare la salvezza che egli
stesso ha sperimentato: nota soprattutto co
me i discepoli ed i credenti non ritengono
un limite che Apollo non sia uno di loro;
essi guardano al risultato, che cioè molti si
convertono. Come sarebbe bello se anche
nelle nostre chiese e nelle nostre par
rocchie ci fosse lo stesso spirito di collabo
razione! Non è importante a quale gruppo o
parrocchia si appartiene: l'importante è met
tere da parte le divisioni ed i campanilismi
per lavorare tutti per l'unico regno di Dio.
Dalla Prima Lettura Lavorare per il Regno di Dio
Preghiera
... e forse un giorno guarderemo all'oggi, al lungo tempo del nascondimento e dell'ir-rilevanza, come a una stagione feconda e benedetta, voluta da te, Signore. Ricordia-mo e impariamo da Mattia, il discepolo che non chiese primati, né gratificazioni, o cri-teri di scelta, ma rispose alla chiamata e seppe leggere nella «sorte» la tua voce e la tua volontà, e così scorse il tuo volto di Signore. Alleluia!
Medita La Parola
Con gli occhi e il cuore rivolti al cielo Meditazione a cura di don Carlo Moro
Parroco di Gargnano
I nostri dubbi sulle nostre preghiere e sulla
loro effettiva efficacia si scontrano, oggi.
con queste parole di Gesù che brillano per la
loro semplicità e la loro logica. Egli dice che
tutto ciò che chiederemo ci verrà dato; lo
otterremo perché lo chiediamo nel suo no-
me; del resto, se non abbiamo ancora otte-
nuto quanto abbiamo chiesto, è perché non
abbiamo ancora chiesto nulla nel suo nome.
Ecco dunque il segreto: chiedere nel nome
di Gesù non significa semplicemente dire un
nome, quanto unirsi a lui con tutta la vita e
facendo nostri i suoi sentimenti di amore e
di gratitudine nel confronti del Padre.
Può nascere in noi una domanda insidiosa ma
che ha una parvenza di verità: “Perché il Si-
gnore quando gli chiedo qualcosa non mi e-
saudisce? La guarigione di un ammalato, un
aiuto nelle mie sofferenze?” La risposta sep-
pur banale è altresì semplice: i nostri occhi
sono spesso ancora rivolti alla realtà di que-
sto mondo e troppo poco al mistero di Dio,
l’amore del Padre verso il Figlio e del Figlio
nei confronti della nostra vita.
Quando il Padre celeste vede che in noi ci
sono gli stessi sentimenti e le stesse scelte
di vita di Gesù suo Figlio, non può non con-
cederci quello che chiediamo: perché non
proviamo a pregare in questo modo?
333/3390059 don Luciano
Anno XV- n. 754
Domenica 1 Maggio 2016
Chiuso il 26/04/2016
Numero copie 1400
Coordinatrice Fiorella Elmetti
Redazione
don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini,
don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti
Grafica e stampa
don Luciano Vitton Mea
Ideato da don Luciano Vitton Mea
Sussidio di preghiera per la famiglia
Per la tua vita spirituale visita
Vi troverai:
Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità Il settimanale di preghiera Non di Solo pane (da scaricare) I Santi del Giorno Tutte le opere di San Agostino I racconti di un pellegrino russo L’Imitazione di Cristo
Ti aspetto ogni giorno su:
www.nondisolopane.it