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Rimborsi, atto secondo PERCHÉ «FRATELLI» NON RESTI MAI UNA PAROLA VUOTA GIANMARCO MARCHIOLATTI DI GINO ZACCARI beneficio di coloro i quali, parlando di scandali sui rimborsi nella Regione Lazio, siano rimasti fermi a “Batman”, al secolo Franco Fiorito, la procura della Repubblica di Rieti offre in questi giorni una coda sulle per ora presunte peripezie illegali dei nostri politici regionali. Stavolta passando dal Pdl al Pd che, secondo la procura di Rieti, nel periodo 2010–12, avrebbe bruciato 2.600.000 Euro in spese elettorali con pranzi, cene, battute di caccia e sagre del tartufo, tanto per non farsi mancare l’indispensabile. Ma nei conti sospetti troviamo anche multe, biglietti aerei e addobbi per l’albero di Natale, e persino una bottiglietta d’acqua da 45 centesimi. L’inchiesta è durata un anno e mezzo, con 200 controlli incrociati e l’audizione di 300 testimoni, e ha portato alla scoperta anche del coinvolgimento di numerosi imprenditori nella rete del malaffare politico. Tra gli indagati, in posizione di primo piano, compare un renziano della prima ora, promosso coordinatore alla Leopolda, Marco di Stefano. Le accuse formulate dal procuratore reatino Giuseppe Saieva vanno dal falso, al peculato, e vedono 13 ex consiglieri rinviati a giudizio, tra loro, oltre a Di Stefano, spiccano i nomi dei senatori Bruno Astorre, Carlo Lucherini, Claudio Moscardelli, Francesco Scalia, Daniela Valentini. A La Procura di Rieti apre un nuovo filone d’indagine sulle «spese allegre» in Regione Coinvolti numerosi esponenti politici. Nelle note anche addobbi per l’albero di Natale La Giornata della pace sul tema «Fratelli, non schiavi» DI REMIGIO RUSSO l 1 gennaio, solennità della Madre di Dio, coincide anche con la Giornata della Pace 2015, oggetto di un Messaggio di papa Francesco, che segue il primo voluto nel 1968 da papa Paolo VI. «Non più schiavi ma fratelli», il tema attuale che poi è la naturale prosecuzione del Messaggio rilasciato lo scorso anno. Ormai è tradizione che durante le Messe del 1 gennaio i vescovi presentino il Messaggio, in particolare alle Autorità politiche cittadine con riferimenti alle proprie realtà locali. Come nella diocesi di Latina– Terracina–Sezze–Priverno, dove il vescovo Mariano Crociata ha I ricordato che «la fraternità è la condizione vera di una autentica pace». Il presule ha ricordato prima quelle che papa Francesco elenca come le forme più diffuse di schiavitù, poi ha sottolineato che, riferendosi alla realtà pontina, «la gran parte di questa casistica sembra tanto remota da noi, mentre non lo è affatto: pensiamo a quello che il Papa chiama il “lavoro schiavo” nelle nostre campagne e alla prostituzione perfino lungo le nostre strade, per citare solo due fenomeni eclatanti. Si tratta di fenomeni che subiscono senza dubbio un contrasto efficace da parte delle forze dell’ordine e dell’istituzione giudiziaria, ma i risultati non sono tali da debellarli del tutto». Il Vescovo, alla luce sempre del Messaggio di papa Francesco, ha spiegato «dove troviamo il fondamento e la garanzia della dignità della persona umana», ma anche «come possiamo fare nostra e diffondere una cultura della dignità della persona umana», mentre infine ha “provocato” gli stessi amministratori pubblici ribadendo «cosa possiamo fare nel nostro ambiente per contrastare la schiavitù e far crescere la fraternità». Proprio su questo ultimo aspetto, monsignor Crociata ha sottolineato che «bisogna ricordare che è importante che le istituzioni, e tutti coloro che le rappresentano e in esse operano, svolgano diligentemente i compiti loro assegnati». Inoltre, «sarebbe importante promuovere un dialogo tra istituzioni e cittadini» perché «solo insieme potremo superare le difficoltà e far crescere la solidarietà e il bene comune». Il vescovo di Sora–Cassino–Aquino– Pontecorvo, Gerardo Antonazzo, nella sua omelia, ha rimarcato ugualmente il principio della fraternità che deve essere recuperato per arrivare così ad abolire ogni schiavitù, dalle tradizionali alle nuove. Per esempio, monsignor Antonazzo ha puntato il dito contro le ludopatie, una piaga delle schiavitù da dipendenze, insieme a quelle del potere e del denaro. «Ogni forma di antiche e nuove schiavitù sono fenomeni aberranti che privano o riducono alquanto l’esercizio della propria libertà e rendono schiavi di poteri egoistici e senza scrupoli», ha proseguito Antonazzo accennando anche alla politica: «Dobbiamo dare un deciso colpo d’ala anche allo stile e ai metodi delle competizioni elettorali, che da prove di forza devono diventare prove di servizio, ed evitare ogni forma di emarginazione degli avversari politici, sconfitti più da insulti denigratori e maldicenze che dai soli esiti del voto». Nel suo augurio finale monsignor Antonazzo ha ricordato che «le istituzione della società civile e religiosa sono chiamate a recuperare il gravoso compito di sensibilizzare le coscienze sul dovere di contrastare la “cultura dell’asservimento”». Anche il vescovo di Tivoli Mauro Parmeggiani, nella sua omelia del 31 sera, ha ribadito che contro la schiavitù «come Chiesa dobbiamo reagire annunciando Cristo in ogni occasione, denunciando ogni forma di schiavitù e violazione della dignità della persona umana ed offrendo gesti di accoglienza, prossimità, la testimonianza di vite libere, rinnovate, aperte alla Trascendenza e per questo rispettose della dignità altrui». Monsignor Parmeggiani ha ricordato anche la situazione locale: «Non pensiamo di essere esenti da tante forme di schiavitù che anche qui purtroppo sono come di casa! E ancora, ma non da ultimo, non esistono anche qui infiltrazioni mafiose che – come nella vicina Capitale – anche di recente hanno intaccato e intaccano la dignità dell’uomo, delle istituzioni e dell’economia? Ebbene, noi cristiani, in questo mondo, dobbiamo liberare sia lo schiavo che lo schiavista, poiché la schiavitù annienta la dignità dell’uomo in catene così come di chi queste catene le stringe ai suoi polsi». A Frosinone, il vescovo Ambrogio Spreafico ha celebrato il Te Deum, preceduto da un incontro con la testimonianza di Manal, profuga eritrea, che ha raccontato la sua esperienza, cui ha fatto seguito l’elencazione dei Paesi che attualmente vivono il dramma della guerra, per ognuno dei quali è stata accesa una candela. Quindi l’omelia del vescovo Spreafico che ha iniziato dalla necessità di imparare la pazienza dell’amore, ritrovando la gioia del dare: «Ognuno secondo le sue possibilità cerchi di contribuire al bene comune evitando di sottomettere tutto al proprio interesse personale. Sappiamo quanto male ha fatto al nostro paese la sete di denaro e la corruzione». Parole quanto mai attuali. Sette progetti di solidarietà lbania, Bosnia Erzegovina, Kosovo, Macedonia, Montenegro, Serbia e Grecia: sono i 7 paesi del Sud Est Europa per i quali, attraverso il Servizio per gli in- terventi a favore del terzo mondo, la Cei ha stanziato 462.500 euro, coinvolgendo le rispettive Caritas na- zionali. Il progetto approvato prevede lo sviluppo di imprese sociali per rispondere ai bisogni delle fasce più vulnerabili e il sostegno ai percorsi di adesione alla Ue. A promossi dalla Cei el giorno in cui la Chiesa celebra la festa dell’Epifania, anche i bambini e i ragazzi sono chiamati a seguire i pas- si dei re Magi, illuminando i sentieri che conducono all’in- contro con Gesù attraverso il loro senso di responsabilità e solidarietà. Questo l’obiettivo della Giornata dell’infanzia mis- sionaria, promossa dalla Pontificia opera dell’infanzia mis- sionaria, e celebrata il 6 gennaio di ogni anno. Per questa edizione 2015 il tema scelto è “Gli ultimi saran- no i primi”. Gli “ultimi” come quanti il Signore nel Vangelo proclama beati: «Ma soprattutto ci si rivolge ai bambini del- la loro età, che vivono nelle aree più povere del Pianeta – di- chiara don Federico Tartaglia, direttore dell’Ufficio missionario della Diocesi di Porto–Santa Rufina – che durante le nostre missioni sono i primi ad accoglierci e a pronunciare il nostro N nome». Per questo è importante sensibilizzare i più piccoli verso la realtà dei Paesi in via di sviluppo e promuovere ini- ziative per sostenere i progetti dei missionari. «Con il nostro ufficio – continua don Federico – abbiamo av- viato diverse iniziative: i ragazzi del Vol.Est, il volontariato e- stivo, partono per fornire aiuto in Paesi come Malawi, Romania o Tanzania e poi tornano per raccontare la loro esperienza agli studenti delle scuole secondarie di primo grado». Que- sti percorsi sono alimentati dalle offerte dei ragazzi di tutto il mondo al Fondo universale dell’Opera, che ogni anno so- stiene circa 2.500 progetti soprattutto nei territori di missio- ne, e sostenuti anche dall’impegno delle tante associazioni che operano nella cooperazione internazionale. Anna Moccia Cultura di umanità I L M ESSAGGIO nelle diocesi. La responsabilità comune di combattere ogni forma di asservimento Martedì prossimo la Giornata dell’infanzia missionaria l messaggio di Papa Francesco per la quarantottesima giornata della pace ha per filo conduttore il tema della fra- ternità. Già dalle prime battute che presto si condensano nel titolo del messaggio: Non più schiavi ma fratelli, Papa Francesco si muove alla ricerca delle radici della fra- ternità intravedendone la forza e la fragi- lità. Fratelli quando? Perché? Da dove? Fratelli, com’è semplice farne una parola vuota. L’essere umano, essere relazionale per definizione, trova il senso e le fonda- menta della sua origine solo nella consa- pevolezza del riconoscersi non solo crea- tura tra le creature, ma figlio tra i figli. E’ questa figliolanza, che a sua volta è forza generativa, ad essere il punto su cui pog- giano le nostre relazioni sane e creative. Una relazione sana è una relazione che li- bera, un rapporto dinamico tra persone che ha come obbiettivo la realizzazione piena e consapevole di ciascuno. Ecco per- ché la conseguenza diretta della negazio- ne della fraternità è la schiavitù in tutte le sue forme. «Oggi come ieri – scrive il Papa – alla ra- dice della schiavitù si trova una concezio- ne della persona umana che ammette la possibilità di trattarla come un oggetto. Quando il peccato corrompe il cuore del- l’uomo e lo allontana dal suo Creatore e dai suoi simili, questi ultimi non sono più percepiti come esseri di pari dignità, co- me fratelli e sorelle in umanità, ma come oggetti. La persona umana... viene tratta- ta come un mezzo e non come un fine». Quante le forme di schiavitù e di asservi- mento che affliggono le nostre relazioni: lo sfruttamento di lavoratrici e lavoratori (spesso bambini) in condizioni disuma- ne, privati di diritti e di dignità. I migran- ti resi schiavi durante viaggi massacranti e in circostanze di estrema fragilità per poi finire spesso schiavi o senza identità nei Paesi nei quali sognavano un futuro. Le donne, spesso provenienti dal mondo del- le immigrate, schiave della prostituzione. Il traffico e la tratta di esseri umani, più spesso bambini, per farne donatori di or- gani, soldati, merce di scambio di orga- nizzazioni terroristiche… Ma nel messaggio di Papa Francesco e- cheggia sin dalle prime battute una voce che richiama ciascuno alla consapevolez- za delle proprie schiavitù. Cosa ci incate- na? Cosa impedisce la nostra liberazione? Chi teniamo in catene? Tornano in men- te le encicliche e i messaggi per la pace dei predecessori di Papa Francesco: non c’è pace senza libertà, senza liberazione, sen- za dignità, senza giustizia. La responsabi- lità di ciascuno verso la costruzione della pace parte da qui, dai piccoli e grandi ge- sti quotidiani che liberano e aiutano a li- berare: «Alla responsabilità sociale del- l’impresa si accompagna poi la responsa- bilità sociale del consumatore. Infatti, cia- scuna persona dovrebbe avere la consa- pevolezza che “acquistare è sempre un at- to morale, oltre che economico”». E’ la globalizzazione della fraternità, antidoto e rimedio alla globalizzazione dell’indif- ferenza. I ALBANO «AL SERVIZIO DELLA CHIESA» a pagina 3 ANAGNI «DARE RISPOSTA A QUESTA CRISI» a pagina 4 C. CASTELLANA QUEL DONO DEL SIGNORE a pagina 5 CIVITAVECCHIA INIZIA A MARZO L’ANNO MARIANO a pagina 6 FROSINONE «ABBIAMO TUTTI BISOGNO DI GESÙ» a pagina 7 GAETA «USCIRE OLTRE NOI STESSI» a pagina 8 LATINA UNA NUOVA UMANITÀ a pagina 9 PALESTRINA ATTRAVERSO IL 2015 DA VERI CRISTIANI a pagina 10 PORTO-S. RUFINA TESTIMONI DI UNA LUCE a pagina 11 SORA «SOSPINTI A RINGRAZIARE» a pagina 13 TIVOLI NATO PER LIBERARCI DALLE TENEBRE a pagina 14 LAZIO SETTE u sapevi del Nulla di Dio,/ sapevi che niente/ avrebbe potuto ren- dere visibile/ il suo sguardo d’amore,/ a parte il Cristo. Così Alda Merini ha come tradotto, in una sua poesia, una frase che abbiamo ascoltato in questi giorni di festa e che conclude il prolo- go di san Giovanni: Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato (Gv 1,18). E ne mette in evidenza un paio di cose. Anzitutto l’amore. Che Dio, cioè, ha uno sguardo d’amore. Ha colto, così, un tratto caratteristi- co dell’insegnamento dell’evangelista Giovanni che, nella sua prima lettera, ha dato la famosa “definizione”: Dio è amore. Con tutti i di- stinguo che siamo costretti a fare, ai nostri giorni, su questo termi- ne diventato ambiguo ed equivoco. Basta dire che per amore dob- biamo intendere quello che Dio compie e fa. Non ciò che noi pen- siamo che sia amore. E poi con questo “tu” la poetessa ci proietta nel campo della responsabilità dell’annuncio evangelico. Mi piace pensare che questa sia la frase che accuserà noi cristiani quando i non credenti scopriranno il Signore Gesù e la sua salvezza. E ci rim- provereranno: noi sapevamo! E abbiamo taciuto! Perché non con- dividiamo la gioia del Vangelo con tutto il mondo? Che cosa blocca il nostro cuore? Perché ci mettiamo a rincorrere una modernità ma- lata e asfittica che toglie forza persino al fuoco dello Spirito Santo? Sapete come finisce la poesia di Alda Merini? Con queste sconvol- genti parole: Io devo gettare il Cristo/ dovunque ci sia un palpito di vita,/ mi dicevi,/ devo gettare il Cristo /nelle vene del mondo. Francesco Guglietta T NELLE DIOCESI RIETI IL TERMINILLO VOLTA PAGINA a pagina 12 Cristo nelle vene del mondo Domenica, 4 gennaio 2015 Avvenire - Redazione Roma Piazza Indipendenza, 11/B - 00185 Roma; Telefono: 06.688231 - Fax: 06.68823209 Email: [email protected] Avvenire - Redazione pagine diocesane Piazza Carbonari, 3 - 20125 Milano; Telefono: 02.6780554 - Fax: 02.6780483 Sito web: www.avvenire.it Email: [email protected] Coordinamento: Salvatore Mazza DIFFUSIONE COPIE NELLE PARROCCHIE: PROGETTO PORTAPAROLA mail: [email protected] SERVIZIO ABBONAMENTI NUMERO VERDE 800820084 INCHIESTA/5 LA CARITÀ QUOTIDIANA a pagina 2 IL FATTO

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Rimborsi, atto secondo

PERCHÉ «FRATELLI»NON RESTI MAI

UNA PAROLA VUOTA

GIANMARCO MARCHIOLATTI

DI GINO ZACCARI

beneficio di coloro i quali, parlandodi scandali sui rimborsi nellaRegione Lazio, siano rimasti fermi a

“Batman”, al secolo Franco Fiorito, laprocura della Repubblica di Rieti offre inquesti giorni una coda sulle per orapresunte peripezie illegali dei nostripolitici regionali. Stavolta passando dalPdl al Pd che, secondo la procura di Rieti,nel periodo 2010–12, avrebbe bruciato2.600.000 Euro in spese elettorali con

pranzi, cene, battute di caccia e sagre deltartufo, tanto per non farsi mancarel’indispensabile. Ma nei conti sospettitroviamo anche multe, biglietti aerei eaddobbi per l’albero di Natale, e persinouna bottiglietta d’acqua da 45 centesimi.L’inchiesta è durata un anno e mezzo, con200 controlli incrociati e l’audizione di300 testimoni, e ha portato alla scopertaanche del coinvolgimento di numerosiimprenditori nella rete del malaffarepolitico. Tra gli indagati, in posizione diprimo piano, compare un renziano dellaprima ora, promosso coordinatore allaLeopolda, Marco di Stefano. Le accuseformulate dal procuratore reatinoGiuseppe Saieva vanno dal falso, alpeculato, e vedono 13 ex consiglieririnviati a giudizio, tra loro, oltre a DiStefano, spiccano i nomi dei senatoriBruno Astorre, Carlo Lucherini, ClaudioMoscardelli, Francesco Scalia, DanielaValentini.

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La Procura di Rieti apreun nuovo filone d’indaginesulle «spese allegre» in RegioneCoinvolti numerosi esponentipolitici. Nelle note ancheaddobbi per l’albero di Natale

La Giornata della pacesul tema «Fratelli, non schiavi»

DI REMIGIO RUSSO

l 1 gennaio, solennità dellaMadre di Dio, coincide anchecon la Giornata della Pace 2015,

oggetto di un Messaggio di papaFrancesco, che segue il primo volutonel 1968 da papa Paolo VI. «Nonpiù schiavi ma fratelli», il temaattuale che poi è la naturaleprosecuzione del Messaggiorilasciato lo scorso anno. Ormai ètradizione che durante le Messe del1 gennaio i vescovi presentino ilMessaggio, in particolare alleAutorità politiche cittadine conriferimenti alle proprie realtà locali.Come nella diocesi di Latina–Terracina–Sezze–Priverno, dove ilvescovo Mariano Crociata ha

Iricordato che «la fraternità è lacondizione vera di una autenticapace». Il presule ha ricordato primaquelle che papa Francesco elencacome le forme più diffuse dischiavitù, poi ha sottolineato che,riferendosi alla realtà pontina, «lagran parte di questa casistica sembratanto remota da noi, mentre non loè affatto: pensiamo a quello che ilPapa chiama il “lavoro schiavo”nelle nostre campagne e allaprostituzione perfino lungo lenostre strade, per citare solo duefenomeni eclatanti. Si tratta difenomeni che subiscono senzadubbio un contrasto efficace daparte delle forze dell’ordine edell’istituzione giudiziaria, ma irisultati non sono tali da debellarli

del tutto». Il Vescovo, alla lucesempre del Messaggio di papaFrancesco, ha spiegato «dovetroviamo il fondamento e lagaranzia della dignità della personaumana», ma anche «come possiamofare nostra e diffondere una culturadella dignità della persona umana»,mentre infine ha “provocato” glistessi amministratori pubbliciribadendo «cosa possiamo fare nelnostro ambiente per contrastare laschiavitù e far crescere la fraternità».Proprio su questo ultimo aspetto,monsignor Crociata ha sottolineatoche «bisogna ricordare che èimportante che le istituzioni, e tutticoloro che le rappresentano e inesse operano, svolganodiligentemente i compiti loro

assegnati». Inoltre, «sarebbeimportante promuovere un dialogotra istituzioni e cittadini» perché«solo insieme potremo superare ledifficoltà e far crescere la solidarietàe il bene comune».Il vescovo di Sora–Cassino–Aquino–Pontecorvo, Gerardo Antonazzo,nella sua omelia, ha rimarcatougualmente il principio dellafraternità che deve essere recuperatoper arrivare così ad abolire ognischiavitù, dalle tradizionali allenuove. Per esempio, monsignorAntonazzo ha puntato il dito controle ludopatie, una piaga delleschiavitù da dipendenze, insieme aquelle del potere e del denaro.«Ogni forma di antiche e nuoveschiavitù sono fenomeni aberrantiche privano o riducono alquantol’esercizio della propria libertà erendono schiavi di poteri egoistici esenza scrupoli», ha proseguitoAntonazzo accennando anche allapolitica: «Dobbiamo dare un decisocolpo d’ala anche allo stile e aimetodi delle competizioni elettorali,che da prove di forza devonodiventare prove di servizio, edevitare ogni forma di emarginazionedegli avversari politici, sconfitti piùda insulti denigratori e maldicenzeche dai soli esiti del voto». Nel suoaugurio finale monsignorAntonazzo ha ricordato che «leistituzione della società civile ereligiosa sono chiamate a recuperareil gravoso compito di sensibilizzarele coscienze sul dovere di contrastarela “cultura dell’asservimento”». Anche il vescovo di Tivoli MauroParmeggiani, nella sua omelia del 31sera, ha ribadito che contro laschiavitù «come Chiesa dobbiamoreagire annunciando Cristo in ogni

occasione, denunciando ogni formadi schiavitù e violazione delladignità della persona umana edoffrendo gesti di accoglienza,prossimità, la testimonianza di vitelibere, rinnovate, aperte allaTrascendenza e per questo rispettosedella dignità altrui». MonsignorParmeggiani ha ricordato anche lasituazione locale: «Non pensiamo diessere esenti da tante forme dischiavitù che anche qui purtropposono come di casa! E ancora, manon da ultimo, non esistono anchequi infiltrazioni mafiose che – comenella vicina Capitale – anche direcente hanno intaccato e intaccanola dignità dell’uomo, delleistituzioni e dell’economia? Ebbene,noi cristiani, in questo mondo,dobbiamo liberare sia lo schiavo chelo schiavista, poiché la schiavitùannienta la dignità dell’uomo incatene così come di chi questecatene le stringe ai suoi polsi».A Frosinone, il vescovo AmbrogioSpreafico ha celebrato il Te Deum,preceduto da un incontro con latestimonianza di Manal, profugaeritrea, che ha raccontato la suaesperienza, cui ha fatto seguitol’elencazione dei Paesi cheattualmente vivono il dramma dellaguerra, per ognuno dei quali è stataaccesa una candela. Quindi l’omeliadel vescovo Spreafico che ha iniziatodalla necessità di imparare lapazienza dell’amore, ritrovando lagioia del dare: «Ognuno secondo lesue possibilità cerchi di contribuireal bene comune evitando disottomettere tutto al propriointeresse personale. Sappiamoquanto male ha fatto al nostro paesela sete di denaro e la corruzione».Parole quanto mai attuali.

Sette progetti di solidarietàlbania, Bosnia Erzegovina, Kosovo, Macedonia,Montenegro, Serbia e Grecia: sono i 7 paesi del Sud

Est Europa per i quali, attraverso il Servizio per gli in-terventi a favore del terzo mondo, la Cei ha stanziato462.500 euro, coinvolgendo le rispettive Caritas na-zionali. Il progetto approvato prevede lo sviluppo diimprese sociali per rispondere ai bisogni delle fasce piùvulnerabili e il sostegno ai percorsi di adesione alla Ue.

A

promossi dalla Cei

el giorno in cui la Chiesa celebra la festa dell’Epifania,anche i bambini e i ragazzi sono chiamati a seguire i pas-

si dei re Magi, illuminando i sentieri che conducono all’in-contro con Gesù attraverso il loro senso di responsabilità esolidarietà. Questo l’obiettivo della Giornata dell’infanzia mis-sionaria, promossa dalla Pontificia opera dell’infanzia mis-sionaria, e celebrata il 6 gennaio di ogni anno.Per questa edizione 2015 il tema scelto è “Gli ultimi saran-no i primi”. Gli “ultimi” come quanti il Signore nel Vangeloproclama beati: «Ma soprattutto ci si rivolge ai bambini del-la loro età, che vivono nelle aree più povere del Pianeta – di-chiara don Federico Tartaglia, direttore dell’Ufficio missionariodella Diocesi di Porto–Santa Rufina – che durante le nostremissioni sono i primi ad accoglierci e a pronunciare il nostro

N nome». Per questo è importante sensibilizzare i più piccoliverso la realtà dei Paesi in via di sviluppo e promuovere ini-ziative per sostenere i progetti dei missionari. «Con il nostro ufficio – continua don Federico – abbiamo av-viato diverse iniziative: i ragazzi del Vol.Est, il volontariato e-stivo, partono per fornire aiuto in Paesi come Malawi, Romaniao Tanzania e poi tornano per raccontare la loro esperienzaagli studenti delle scuole secondarie di primo grado». Que-sti percorsi sono alimentati dalle offerte dei ragazzi di tuttoil mondo al Fondo universale dell’Opera, che ogni anno so-stiene circa 2.500 progetti soprattutto nei territori di missio-ne, e sostenuti anche dall’impegno delle tante associazioniche operano nella cooperazione internazionale.

Anna Moccia

Cultura di umanitàI L M E S S A G G I O

nelle diocesi.La responsabilità comunedi combattere ogni forma di asservimento

Martedì prossimo la Giornata dell’infanzia missionaria

l messaggio di Papa Francesco per laquarantottesima giornata della pace haper filo conduttore il tema della fra-

ternità. Già dalle prime battute che prestosi condensano nel titolo del messaggio:Non più schiavi ma fratelli, Papa Francescosi muove alla ricerca delle radici della fra-ternità intravedendone la forza e la fragi-lità. Fratelli quando? Perché? Da dove?Fratelli, com’è semplice farne una parolavuota. L’essere umano, essere relazionaleper definizione, trova il senso e le fonda-menta della sua origine solo nella consa-pevolezza del riconoscersi non solo crea-tura tra le creature, ma figlio tra i figli. E’questa figliolanza, che a sua volta è forzagenerativa, ad essere il punto su cui pog-giano le nostre relazioni sane e creative.Una relazione sana è una relazione che li-bera, un rapporto dinamico tra personeche ha come obbiettivo la realizzazionepiena e consapevole di ciascuno. Ecco per-ché la conseguenza diretta della negazio-ne della fraternità è la schiavitù in tutte lesue forme.«Oggi come ieri – scrive il Papa – alla ra-dice della schiavitù si trova una concezio-ne della persona umana che ammette lapossibilità di trattarla come un oggetto.Quando il peccato corrompe il cuore del-l’uomo e lo allontana dal suo Creatore edai suoi simili, questi ultimi non sono piùpercepiti come esseri di pari dignità, co-me fratelli e sorelle in umanità, ma comeoggetti. La persona umana... viene tratta-ta come un mezzo e non come un fine». Quante le forme di schiavitù e di asservi-mento che affliggono le nostre relazioni:lo sfruttamento di lavoratrici e lavoratori(spesso bambini) in condizioni disuma-ne, privati di diritti e di dignità. I migran-ti resi schiavi durante viaggi massacrantie in circostanze di estrema fragilità per poifinire spesso schiavi o senza identità neiPaesi nei quali sognavano un futuro. Ledonne, spesso provenienti dal mondo del-le immigrate, schiave della prostituzione.Il traffico e la tratta di esseri umani, piùspesso bambini, per farne donatori di or-gani, soldati, merce di scambio di orga-nizzazioni terroristiche…Ma nel messaggio di Papa Francesco e-cheggia sin dalle prime battute una voceche richiama ciascuno alla consapevolez-za delle proprie schiavitù. Cosa ci incate-na? Cosa impedisce la nostra liberazione?Chi teniamo in catene? Tornano in men-te le encicliche e i messaggi per la pace deipredecessori di Papa Francesco: non c’èpace senza libertà, senza liberazione, sen-za dignità, senza giustizia. La responsabi-lità di ciascuno verso la costruzione dellapace parte da qui, dai piccoli e grandi ge-sti quotidiani che liberano e aiutano a li-berare: «Alla responsabilità sociale del-l’impresa si accompagna poi la responsa-bilità sociale del consumatore. Infatti, cia-scuna persona dovrebbe avere la consa-pevolezza che “acquistare è sempre un at-to morale, oltre che economico”». E’ laglobalizzazione della fraternità, antidotoe rimedio alla globalizzazione dell’indif-ferenza.

I

◆ ALBANO«AL SERVIZIODELLA CHIESA»

a pagina 3

◆ ANAGNI«DARE RISPOSTAA QUESTA CRISI»

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◆ C. CASTELLANAQUEL DONODEL SIGNORE

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◆ CIVITAVECCHIAINIZIA A MARZOL’ANNO MARIANO

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◆ FROSINONE«ABBIAMO TUTTIBISOGNO DI GESÙ»

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◆ GAETA«USCIRE OLTRENOI STESSI»

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◆ LATINAUNA NUOVAUMANITÀ

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◆ PALESTRINAATTRAVERSO IL 2015DA VERI CRISTIANI

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◆ PORTO-S. RUFINATESTIMONIDI UNA LUCE

a pagina 11

◆ SORA«SOSPINTIA RINGRAZIARE»

a pagina 13

◆ TIVOLINATO PER LIBERARCIDALLE TENEBRE

a pagina 14

LAZIOSETTE

u sapevi del Nulla di Dio,/ sapevi che niente/ avrebbe potuto ren-dere visibile/ il suo sguardo d’amore,/ a parte il Cristo.

Così Alda Merini ha come tradotto, in una sua poesia, una frase cheabbiamo ascoltato in questi giorni di festa e che conclude il prolo-go di san Giovanni: Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito,che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato (Gv 1,18).E ne mette in evidenza un paio di cose. Anzitutto l’amore. Che Dio,cioè, ha uno sguardo d’amore. Ha colto, così, un tratto caratteristi-co dell’insegnamento dell’evangelista Giovanni che, nella sua primalettera, ha dato la famosa “definizione”: Dio è amore. Con tutti i di-stinguo che siamo costretti a fare, ai nostri giorni, su questo termi-ne diventato ambiguo ed equivoco. Basta dire che per amore dob-biamo intendere quello che Dio compie e fa. Non ciò che noi pen-siamo che sia amore. E poi con questo “tu” la poetessa ci proiettanel campo della responsabilità dell’annuncio evangelico. Mi piacepensare che questa sia la frase che accuserà noi cristiani quando inon credenti scopriranno il Signore Gesù e la sua salvezza. E ci rim-provereranno: noi sapevamo! E abbiamo taciuto! Perché non con-dividiamo la gioia del Vangelo con tutto il mondo? Che cosa bloccail nostro cuore? Perché ci mettiamo a rincorrere una modernità ma-lata e asfittica che toglie forza persino al fuoco dello Spirito Santo?Sapete come finisce la poesia di Alda Merini? Con queste sconvol-genti parole: Io devo gettare il Cristo/ dovunque ci sia un palpito divita,/ mi dicevi,/ devo gettare il Cristo /nelle vene del mondo.

Francesco Guglietta

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NELLE DIOCESI

◆ RIETIIL TERMINILLOVOLTA PAGINA

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Cristo nelle vene del mondo

Domenica, 4 gennaio 2015

Avvenire - Redazione RomaPiazza Indipendenza, 11/B - 00185 Roma; Telefono: 06.688231 - Fax: 06.68823209

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◆ INCHIESTA/5LA CARITÀQUOTIDIANA

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IL FATTO

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Pomezia, «Sos ambiente» di Fare verde

ambiente non può attendere» è il gridod’allarme lanciato a Pomeziadall’associazione ambientalista Fare

Verde e diretto all’amministrazione comunale. «Daiprogrammi annunciati dall’amministrazione – silegge in una nota dell’associazione – pensavamo dipoterci dedicare finalmente più che alla denuncia,all’educazione ambientale, ma così non è stato». E,infatti, è lungo l’elenco delle criticità evidenziate daFare Verde, cui il Comune di Pomezia dovrebbe (oavrebbe dovuto) fare fronte sul litorale diTorvaianica: dalla tutela delle dune di CampoAscolano, alle situazioni di rischio dovuteall’edificazione selvaggia, alle scarse comunicazionidate ai cittadini riguardo problemi igienico–sanitari da loro segnalati, all’inquinamento delmare. «Chi governa – conclude l’associazione –può ascoltare o fare di testa propria, ma serealmente tiene alla tutela dell’ambiente, non puòavere un livello così basso di attenzione e diinformazione ambientale. Affinché qualcosa possacambiare occorre che il Comune di Pomezia credain ciò che ha promesso e organizzi un vero ufficiodi Tutela e sviluppo ambientale».

’L«Premio Paonemartedìla cerimonia

mpresa come fatica e coraggio nel-lo spendersi per la cultura, impre-sa dal punto di vista economico,

come gestione di strutture nonostan-te le difficoltà. All’impresa culturalecosì intesa si ispira il Premio RemigioPaone, la cui cerimonia si terrà il 6Gennaio alle 17 presso il teatro di For-mia intitolato al grande impresarioteatrale. Il premio “La Caravella” èpromosso dall’Ipab SS. Annunziata,dai Teatri Riuniti del Golfo con il con-tributo della XVII Comunità Monta-na e con il patrocinio del comune.Per la II Edizione il premio sarà con-ferito a “Il Tappeto di Iqbal” di Bar-ra, importante realtà nazionale di tea-tro sociale. La serata si concluderà conlo spettacolo “Zeza e Pulcinella” delTeatro Bertolt Brecht. (Si. Gio.)

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Papa Francesco durante la sua visita all’ospedale pediatrico “Bambin Gesù” nel marzo scorso

l Ministero Straordina-rio della ComunioneEucaristica ai malati e

agli anziani rappresentauna delle manifestazioniconcrete della sollecitudi-ne della Chiesa nei con-fronti degli infermi. Affidato anche ai laici, rag-giunge quanti sono im-pediti di partecipare allacelebrazione eucaristicadella comunità, così che,portando con premura ilcibo e il conforto dell’Eu-caristia, possano sentirsiuniti alla comunità stes-sa, e sostenuti dall’amoredei fratelli. «L’esperienzadel Ministero – ci rac-conta Massimo Martini,un giovane dentista di 37anni abitante di GuidoniaMontecelio e facente par-te della parrocchia di San-ta Maria di Loreto – chemi è stato affidato, ha a-

vuto inizio circa quattroanni fa, anche se, in realtà,posso dire che le radici so-no molto più lontane».«Ricordo i momenti pas-sati accanto ai nonni ma-lati – prosegue – le came-re di ospedale e poi gli ul-timi giorni di vita. Sem-pre più convinto, capivoche la sofferenza non so-lo mi “attraeva”, non so-lo esigeva che “ mi faces-si prossimo”, ma diventa-va per me il luogo d’in-contro con Gesù . Il luo-go in cui cadono tutti gliorpelli, si abbassano lemaschere, cadono barrie-re, e rimane la Verità, ciòche è essenziale! E cosi,semplicemente, ho rac-contato al mio parrocoquesti movimenti dellamia anima».Da lì e’ iniziato il percor-so di formazione e quin-

di il servizio. «Ogni primovenerdì del mese, facciovisita ad alcuni anzia-ni/malati della parrocchiadi Santa Maria di Loreto,a Guidonia, una grandeparrocchia della diocesi diTivoli. Durante le visite,mi raccontano la loro vi-ta, il loro passato, le loropaure, e poi c’è il mo-mento della Comunione.Molti di loro si preparanoe si accostano all’Eucare-stia con enorme amore erispetto, accolgono la Lu-ce che entra nella loro ca-sa per illuminare e riscal-dare il loro cuore; io, cheho il privilegio di trovar-lo ogni giorno in chiesa,probabilmente non sonoaltrettanto accogliente. Ecosì il “primo venerdì” èdiventato per me unascuola d’Amore».

Ac. Pro.

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«Da quattro anniil "primo venerdì"è diventato per mescuola d’amore»

Visitare gli infermi,carità quotidianaDI ACHILLE PROSTAMO

ai come in questo periodo di feste,la solitudine, quando nonl’abbandono, di anziani e ammalati

si fa emergenza acuta e dolorosa. E tantopiù, allora, rende evidente come il visitaregli infermi sempre più debba divenirepastorale quotidiana. Molte per questo leiniziative particolari organizzate in questoperiodo di festa dalle diocesi del Lazio suquesto fronte, a iniziare dalle visite deivescovi agli ospedali, proprio a rafforzarequanto già tante parrocchie, associazioni epiccoli gruppi mettono in atto durantetutto l’anno. Così, a Rieti è stato promossodall’Azione Cattolica diocesana il progetto“Andiamo verso le Periferie”, che prevedeun insieme di attività rivolte verso ai piùdeboli e agli abitanti dei piccoli centri. Fraqueste, appunto, la visita agli infermi. Laprima iniziativa dell’anno è oggi, 4gennaio, e vede coinvolti i giovanidell’associazione in un momento di festa econdivisione con gli anziani ospiti dellaCasa di riposo comunale “Manni”. I giovani

Maccompagneranno i “nonni” lungo tutta lagiornata, che si aprirà con la Messa e siconcluderà con la tradizionale tombola e icanti. In linea con questo clima di festa,sempre a Rieti, un gruppo di volontari dellaparrocchia di S. Michele Arcangelo nelpomeriggio dell’Epifania ripeterà la visitadei “magi” all’ospedale della città,un’iniziativa che ha avuto origine diversianni fa, quando un gruppo di fedeli si recòa trovare il parroco che, in quell’anno, eraricoverato in ospedale, e da allora mai piùinterrotta. Da quel momento, ogni anno siripete l’incontro: tre giovani vestiti da magi,insieme a un corteo di bambini vestiti daangioletti e cantori con chitarre, girano tuttii reparti dell’ospedale reatino “San Camillode Lellis” cantando inni natalizi e portandoai malati doni preparati dalla Caritasparrocchiale. A Palestrina, sulla stessa“scia”, nelle parrocchie di OlevanoRomano, S. Margherita e San Rocco inModo, in questi giorni di festa un gruppodi volontari del settore Adulti dell’Azionecattolica sta visitando facendo visita pressole case di riposo presenti nel Comune, per

vivere con gli anziani momenti di fraternitàe di amicizia, attraverso momenti ricreativie di fede, come la preghiera del Rosario ol’animazione dell’adorazione eucaristica.Sempre nello stesso territorio, ormai daanni, sono presenti due ministristraordinari dell’ Eucarestia, che soprattuttonel periodo di Natale, visitano gli inferminon solo per amministrare loro lacomunione, ma anche per prestare serviziodi assistenza o semplice compagnia. «Nellenostre parrocchie – commenta don BrunoSperandini, sacerdote di Olevano Romano– un ruolo assai importante per l’assistenzaagli infermi viene svolto dall’ Unitalsi siacome sottosezione di Palestrina che comeassociazione presente in parrocchia. Inquesto periodo, in particolare, prima dellefeste un gruppo di volontari si reca in visitapresso le abitazioni dei pellegrini che ognianno si recano a Lourdes con il TrenoBianco, così che l’esperienza delpellegrinaggio non resti solo un elementosporadico, bensì un’esperienza da ricordaree rivivere anche nei momenti di festa, qualiappunto il Natale».

Tante le iniziative nelle diocesiin queste festività per ricordarcidi stare accanto a malati e anziani

Quando anche il pubblico è solidaleesempio viene da Bracciano. Un Am-bulatorio Infermieristico, nato un paio

di anni fa, per garantire in forma gratuital’assistenza ai bisognosi e agli infermi.Il servizio conta oggi un’equipe di infer-mieri qualificati che, oltre a svolgere il la-voro ambulatoriale, assiste gli ammalati gra-tuitamente, senza alcun pagamento diticket, garantendo loro assistenza in tutte leprincipali necessità quotidiane. Uno staffqualificato di persone che fornisce alla po-polazione del luogo (e non solo) prestazio-

’L ni sanitarie più efficaci e accessibili, accor-ciando le distanze con gli utenti del Servi-zio Sanitario Regionale».«L’ Ambulatorio – afferma il dottor Genna-ro Rocco, presidente del Collegio Ipasvi delLazio – è una risposta concreta di fronte al-l’aumento dell’età media e delle multipa-tologie degli anziani». Strutture come que-sta si rendono sempre più necessarie per ga-rantire assistenza e cura a tutti gli ammala-ti che non hanno la possibilità di muoversi.

Ac. Pro.

Cancelleranno il Lazio dalla «nuova Italia»?

Così sarebbe «ridisegnato» il centro Italia

DI GINO ZACCARI

a notizia è di quelle che fannosobbalzare, anche se, negli ultimi annine abbiamo sentite di tutti i colori

senza vedere assolutamente nulla diconcreto. Ancora una volta con le paroled’ordine semplificazione e spending review siprepara il terreno ad una propostapresentata come fondamentale. L’idea è dei

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parlamentari Pd Roberto Morassut eRaffaele Ranucci e prevede, in teoria, ilpassaggio da 20 a 12 Regioni. Così, tantoper cominciare, si potranno risparmiareben 400 dei 1160 milioni che attualmentecostano i soli consigli regionali. Stando allaproposta Morassut/Ranucci, la nostraRegione sarebbe praticamente cancellata. Laprovincia di Viterbo se ne andrebbe nellaRegione Appenninica insieme a Toscana eUmbria. Rieti diventerebbe parte dellaRegione Adriatica con Abruzzo, Marche eparte del Molise; mentre alla RegioneTirrenica, insieme alla Campania,andrebbero Latina e Frosinone. Romaresterebbe sola come Distretto RomaCapitale, comprendente l’attuale areaprovinciale. Dopo 45 anni dalla precedenteriforma avremmo un vero sconvolgimento,con tre macroregioni al Nord: laLombardia, l’Alpina e il Triveneto. Al

Centro resterebbel’Emilia Romagna,oltre alle già citate,mentre al Sudresisterebbero laPuglia, la regioneTirrenica, e laregione del Ponente.«Salve» le isolemaggiori, Sicilia eSardegna.Proposta choccante,insomma. Che merita forse soloun’osservazione. Se facciamo due rapidiconti, vediamo che la pressione fiscale restaaltissim, i servizi restano insufficienti,mentre i nostri politici sono costantementeinvischiati in inchieste su truffe, peculato,aste truccate eccetra. In questa situazione, econ questa classe dirigente, ogni riformache miri a razionalizzare la spesa serve a

poco. Per i disonesti, infatti, vale lo stessodiscorso che vale per i malati di giocod’azzardo o per i drogati, non importaquanto è imponente il flusso di denaro chearriva: se non cambia la morale e lamentalità, non cambia nulla. La primadelle riforme, allora, è proprio quella diriportare l’etica del servizio alla collettivitànell’agire pubblico.

Dodici Regioni e non più ventiper risparmiare 400 milioni (forse)Una proposta che ridisegnain nome del risparmio il nostro PaeseMa prima di riforme come questaè urgente restituire etica alla politica

A Formia un centro per l’emergenza freddoopo la grande sensibilità dimostrata dai cittadini per la rac-colta di coperte e indumenti pesanti, sarà inaugurato doma-

ni e resterà aperto fino al 30 marzo il centro di accoglienza tem-poraneo che anche quest’anno il Comune di Formia, col suo as-sessorato ai servizi sociali, ha deciso di installare sul piazzale Ve-spucci per far fronte all’emergenza freddo e dare riparo ai tantisenza tetto che vivono sulle strade del comprensorio pontino. Letende saranno sostituite da una tensostruttura lunga 15 metri elarga 10, all’interno della quale saranno ricavati spazi separati peruomini e donne, un’area mensa ed una anche per i cani.

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l’ipasvi a Bracciano

apre domani

n’emozione unica vissutasulle rive e sul fondo dellago di Posta Fibreno il 21

dicembre. La giornata è iniziata aFrosinone, dove 40 atleti delgruppo sportivo Il Corridore,sono partiti per la maratonaorganizzata in ricordo delpodista Giancarlo De Rosa, sociofondatore de L’Impegno. Dopo letappe a Casamari, Isola del Liri eSora, il taglio del traguardo sullesponde del lago, dove si è svoltala seconda parte dellamanifestazione. Sotto i tiepidiriflessi del sole 50 sub si sonoimmersi ai piedi della Croce, percollocare il presepe. Anzi, ipresepi: ne sono stati posizionatitre delle associazioni Assoscuba,asd Blu e Marlin, dopo labenedizione impartita dalvicario generale della diocesi diSora Cassino Aquino Pontecorvomons. Antonio Lecce. Prima diimmergersi i sub, in cerchio alcentro del lago, hanno auguratoil Buon Natale alle centinaia di

presenti. La raccolta fondi “Gocce di mare per unoceano di solidarietà” organizzata dall’Assoscuba infavore dell’associazione Peter Pan Onlus, ha reso l’eventoun successo di solidarietà. Un Presepe sommerso, unafede che emerge viva in superficie.

Riccardo Petricca

UIl presepe sommersodi Posta Fibreno

2 LAZIOLAZIO dalla regioneDomenica, 4 gennaio 2015

TECNAVIA [CROPPDFINORIG] crop = -45 -30 -45 -30
Page 3: New LAZIO · 2015. 1. 7. · Rimborsi, atto secondo PERCHÉ «FRATELLI» NON RESTI MAI UNA PAROLA VUOTA GIANMARCO MARCHIOLATTI DI GINO ZACCARI beneficio di coloro i quali, parlando

Padre Federico, volto della gioia e dell’accoglienzaDI SIMONE CIAMPANELLA

enerdì scorso nella chiesa parrocchiale del-le Sante Rufina e Seconda a Casalotti unafolla immensa si è stretta insieme al ve-

scovo Gino Reali, al cardinale Lorenzo Baldis-seri, ai confratelli passionisti, ai famigliari e atanti sacerdoti attorno a padre Federico Piroz-zi per l’ultimo saluto. Dopo il malore accusatola sera della vigilia di Natale ha lasciato questomondo nelle prime ore del 30 dicembre. Comereligioso, sacerdote, parroco e uomo ha segna-to la vita di molti. «È stato un vero mediatorefra la generazione dei più anziani e i più giova-ni – dice padre Stefano, suo confratello –, an-dando incontro a incomprensioni con lo spiri-to di un autentico amante della passione di Ge-sù. Nel fare questo servizio alla mia vita e allavita di tanti altri non ci ha certo guadagnato, maanzi ci ha rimesso; però era amato e rispettatoda tutti per la sua apertura, frutto di una sa-pienza spirituale che gli permetteva di capire

qualsiasi diversità, in ambito ecclesiale e non».La vita di comunità è esigente, dice padre Leo-nello, è un continuo esercizio di ascolto: «Lui èstato un confratello e un superiore premuroso.La stima per l’altro lo portava naturalmente adaiutare ciascuno a sviluppare la propria perso-nalità e le proprie doti, senza la pretesa di im-porre le proprie idee o di forzare le scelte. Ca-pace di sacrificarsi per l’altro, non lasciava aglialtri il “sacrificio” più grande, come un buon pa-dre di famiglia». Una paternità sperimentata o-gni giorno dai suoi parrocchiani, come Daniel,ragazzino quando padre Federico arrivò in que-sta periferia romana e oggi padre: «Aveva losguardo rivolto alla sua gente, ai bisognosi percui si prodigava senza risparmiarsi, ai bimbi eai ragazzi che ha accompagnato in tanti campiscuola e in tante Gmg. Creava ponti ed aprivaorizzonti, ci ha incoraggiato ad abbracciare lamissione, nella nostra parrocchia, nella nostradiocesi, in Malawi, in Romania. Incarnava ilvangelo della carità e dell’accoglienza». Questo

era il suo tratto, quello di un sacerdote immer-so nel territorio. «Un uomo che s’incontrava dalgiornalaio, al bar, nei negozi, per la strada, e titrasmetteva gioia, perché ne era l’immagine» ri-corda Luigi, colpito nel vederlo mettere di na-scosto dei soldi nelle offerte per un audace spet-tacolo che dei giovani, fuori dalla vita della par-rocchia, poterono realizzare nel suo oratoriograzie alla sua intelligenza, profonda cultura esensibilità artistica, e diventarono suoi amici. E-gli è stato il pastore del salmo 22, letto nella li-turgia, il cui vincastro, ha detto monsignor Rea-li durante l’omelia: «fa pensare alla fortezza ealla dolcezza con le quali ha esercitato il suo uf-ficio di parroco. Padre Federico è stato un pa-store amabile, ha amato la gente, un pastorecolto e mite, pieno di voglia di fare, paziente eobbediente». Un amore ricambiato, ha com-mentato al termine delle esequie Baldisseri, a-mico suo e della parrocchia, «che la commo-vente corona di bambini attorno al suo feretrotestimonia».

VDa Napoli a Roma

Nato nel 1939 a Mugnanodi Napoli, entragiovanissimo tra i PadriPassionisti, e vieneordinato sacerdote il 7luglio 1963 a Roma. Erastato direttore delseminario di Nettuno, poiparroco vicino a Firenze,infine superioreprovinciale e consultore.Ha iniziato il servizio nellaparrocchia delle SanteRufina e Seconda nel 1997.Nella diocesi ha ricopertodiverse mansioni: membrodel consiglio Caritas, delconsiglio presbiterale, delcollegio dei consultori edelegato della Cism.

Testimoni di una luceevento.Grande partecipazione all’assembleagenerale delle aggregazioni laicali a La StortaDI ENZO CRIALESI

on l’assemblea generale disabato 13 dicembre, leaggregazioni laicali diocesane

hanno compiuto una nuova tappanel percorso intrapreso all’indomanidel Congresso eucaristico diocesanoÈ il Signore!, che le vide tutte insiemeper la prima volta. Daquell’esperienza di comunionenacque il desiderio di una camminocondiviso che raccogliesse ledifferenti proposte in vista di unamaggiore unità e integrazioneecclesiale. Si trattava cioè di crescerenella consapevolezza che le stradeseguite dai singolimovimenti e gruppi nonhanno altro fine chel’unico corpo di Cristo. Labuona partecipazioneall’evento è un chiarosegno che si stagradualmenteraggiungendo questoobiettivo, anche se ancoramolto è da fare.Nella prima partemonsignor Matteo Zuppi,vescovo ausiliare diRoma, ha tenuto unarelazione presso l’auditorium dellacuria, sviluppando l’immagine piùvolte proposta da Papa Francescodella Chiesa in uscita. Per primacosa i movimenti, come tutte lerealtà ecclesiali, debbonointerrogarsi sulla propria vita, sullacontinua esigenza di conversione,che è tale solo nella misura che incui è vissuta la missionarietà. D’altraparte i movimenti nascono propriocon il Concilio Vaticano II, con lasua grande «freschezza carismatica».Oggi è necessaria una nuovaPentecoste che ridoni alle comunitàla gioia nell’annunzio del Vangelo.Non dobbiamo diventare cristiani dilaboratorio, ci dice Papa Francesco,occorre invece essere uomini edonne di fede che sannocomunicare con entusiasmo laBuona Notizia. E ciò accade soloquando c’è comunione. Spessogelosie e rivalità prendono il posto

Cdi quel «concertod’amore» rappresentatodai singoli itinerari difede, che, va ribadito,«hanno un’unicadestinazione: Gesù».Parrocchia e movimenti,per essere segnidell’amore del Signore,devono camminareinsieme. Oggi laparrocchia fatica a fare lamissione, per questo tuttidobbiamo seminaretanto ed essere unariserva di umanità in unacittà oppressiva e

disumana. Si tratta diportare il vangelo allepersone con cui viviamo,in ogni luogo: lavoro,casa, scuola. Il Papa ciinvita ad ascoltare, solodopo è possibilepresentare la Parola el’amore di Dio che si èfatto uomo ed è volutovenire in amicizia. Solo sesiamo vicino ai poveri,siamo più credibili; essi cicambieranno perché sono i piccolidi cui parla il Vangelo ed essi ciprecederanno nel Regno dei Cieli.Don Adriano Furgoni, coordinatoredelle aggregazioni laicali, al termineha richiamato alcuni degli impegniche la consulta delle aggregazionilaicali ha già condiviso e che, inarmonia con l’anno pastorale, DallaParola la vita, consistono nellapromozione di piccoli centri

familiari di ascolto della Parola enella cura del rapporto con ipresbiteri e con i propri parroci.L’assemblea si è conclusa incattedrale con la celebrazionepresieduta da monsignor GinoReali. Nella sua omelia, il vescovo,commentando il vangelo diGiovanni, ha evidenziato cheognuno, come Giovanni il Battista,

deve dare testimonianza alla luce, e«quando ci domanderanno chisiamo possiamo rispondere comelui: io sono voce di uno che gridanel deserto: prepariamo la via alSignore e ritorniamo con la gioia nelcuore, con Isaia». L’unzione ricevutacon il battesimo, conclude il vescovoci invita a portare il lieto annunzioai poveri e a coloro che soffrono.

Don Adriano Furgoniricorda gli impegni assuntiper quest’anno:promozione di piccolicentri familiari di ascoltodella Parola e cura delrapporto con i presbiterie con i propri parroci

Selva Candida - Roma

DI MARINO LIDI

l 14 dicembre presso la bibliotecacomunale Peppino Impastato diLadispoli è stato presentato, con il

patrocinio del comune, Figli di un so-gno chiamato Malawi di Alessia D’Ip-polito, volontaria de Il nostro Malawi,il gruppo dell’ufficio missionario del-la diocesi di Porto–Santa Rufina. Trebrevi racconti al suo interno, inmezz’ora è tutto finito, oppure tuttoinizia. È la storia di un percorso esi-stenziale che muta lo sguardo e il pen-siero, comunicando quest’esperienzasenza l’ipocrisia emotiva e il pietismoarido, con l’unico obiettivo di far co-noscere e condividere. Il tentativo diquesta autrice sta proprio nell’esplici-tarla la tentazione della “mia Africa”,per poi produrne parole asciutte, giu-stamente partecipi, evitando l’effettosensazionalistico, anche quando lanarrazione porta necessariamente a u-no scuotimento. Lei racconta dei fat-ti e i fatti parlano autonomamente,anche se alcune immagini non la-

sciano indifferenti: «Tu sei mistica Ter-ra benedetta da Dio». Una frase inu-suale questa, al cercatore di effetti suo-na esotica, essa è invece una porta cheintroduce alla bottega di Alessia. È pro-prio la mistica, che pervade il testo, asoccorrere con la sua ineffabilità quan-do la gioia o il dolore del vissuto so-no imponderabili, e quelli malawia-ni sono spaesanti. Quando Titamenji,che sembrava stesse morendo, chiededel riso, e allora hai visto il miracolo.O quando scopri che la “sorella” sof-ferente all’ospedale non era scono-sciuta, e l’inchiostro non scorre più. A-lessia, che affronta con serietà «il cuo-re caldo dell’Africa», avverte che que-sto «è il sunto di quello che ogni vo-lontario del gruppo Il nostro Malawivive nel suo intimo», lei «è la pennadi tutto loro». Dà così voce a un’e-sperienza di carità che quest’anno havisto 80 persone partire per il volon-tariato estivo in diverse missioni e checontinua a crescere offrendo l’espe-rienza del donarsi all’altro.(info: www.ilnostromalawi.net)

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Tre racconti malawianinella biblioteca Impastato

na bella iniziativa quella della parrocchia di Selva Candida: un concertoper le famiglie cristiane dell’Iraq. Nella chiesa dei Santi martiri, che a sten-

to ha contenuto i numerosi spettatori, il balletto a cura del laboratorio di dan-za dell’oratorio ha aperto l’evento; dopo il Tu scendi dalle stelle cantato daibambini dell’oratorio accompagnati dagli allievi del laboratorio di chitarra.C’è stata poi la testimonianza di suor Luigina, responsabile dell’istituto san Giu-seppe delle suore irachene, che ha aggiornato sulle ultime notizie provenien-ti dai luoghi dove imperversa la persecuzione ai cristiani. È stato anche proiet-tato un video che illustra le enormi difficoltà sopportate dalle popolazioni col-pite. A seguire la recita Un cuore tutto nuovo a cura del laboratorio di teatro;infine i canti dei bambini della prima comunione. La presentazione dell’eventoè stata curata da don Federico Marzola e Corrado. Allestito anche il mercati-no di beneficenza, che ha raccolto generose offerte. In chiusura la sorpresadel parroco, don Emanuele Giannone, entrato travestito da Babbo Natale hadistribuito i dolci a tutti.

Sandro Eleuteri

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Un spettacolo per l’Iraq

DI MONICA PUOLO

peratori e volontari della mensadel centro Caritas diocesano San-ti Mario, Marta e figli di Ladi-

spoli, che fornisce quotidianamente pa-sti a circa 50 ospiti, si sono adoperaticon professionalità nella preparazionedel pranzo di Natale organizzato il 19dicembre scorso. Il vescovo Gino Reali,com’è tradizione ormai da diversi anniin prossimità della festività, partecipa aquesto momento di amicizia, per por-tare la sua benedizione a tutti coloro chehanno fatto della struttura in Via Enri-co Fermi il loro punto di riferimento:gli ultimi, gli emarginati, i poveri.Realizzare quest’evento è tutt’altro che

un impegno formale, che “va fatto” per-ché a Natale si usa fare così. Bisogna in-fatti considerare che nei periodi di festachi è in difficoltà e vive in situazioni didisagio avverte maggiormente l’isola-mento dalle relazioni e la mancanza dimezzi, così proporre un momento difraterna condivisione rappresenta un’a-zione essenziale del centro per la suavocazione di accoglienza.Di questo tenore anche le calorose e con-solatorie parole del vescovo che ha ri-volto i suoi auguri ai presenti, ringra-ziando i volontari per il loro servizio esalutando gli ospiti con affetto, esor-tandoli alla speranza e alla fede. Anchenella difficoltà e nei momenti in cui ladisperazione ci assale non bisogna di-

menticare che la vita non è mai com-pletamente persa, c’è sempre un’oppor-tunità che ci si presenta avanti attraver-so un incontro o una persona.Hanno preso parte al pranzo oltre 70persone tra ospiti e invitati, insieme alvescovo presenti anche il direttore del-la Caritas diocesana don EmanueleGiannone, il vicario generale, monsi-gnor Alberto Mazzola, alcuni parrocidella vicaria Cerveteri–Santa Marinellae il vice sindaco del comune di Ladi-spoli, Giorgio Lauria.Il servizio in sala è stato svolto da trestudenti dell’istituto alberghiero De Be-gnac di Ladispoli, ai quali è andato ilparticolare ringraziamento di monsi-gnor Reali.

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Il pranzo al centro Caritas di Ladispolil ricordo delle giornate pas-sate insieme coi nostri cari ge-

nitori o parenti che abbiamo la-sciato a casa, il desiderio di nonsentirci da soli a Natale ed an-che di non dimenticare le anti-che usanze della Romania, cosìsabato 20 dicembre nella chie-sa San Giovanni Battista di La-dispoli, la comunità cattolica ro-mena ha presentato Una bellis-sima serata come nelle fiabe, ungrande concerto–spettacolo coni canti tipici della tradizione ro-mena, le colinde: canzoni che sicantano non solo in chiesa, mache risuonano di casa in casa.

Questo evento fa parte di unaserie di manifestazioni cultura-li e religiose dei migranti rome-ni presenti in Italia, attraversocui esprimono il desiderio e lavolontà di mostrare le belle tra-dizioni della loro terra.Nel momento riservato ai bam-bini della comunità, i piccoli ar-tisti hanno incantato tutti conLa rinascita della speranza, unascenetta natalizia che invitavaad aprire i cuori e a distaccarlidalle occupazioni quotidianeper prepararsi ogni giorno allavenuta di Gesù.

Adrian Chili

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Un momento nella mensa

«Colinde», i canti natalizidella tradizione romena

L’intervento di monsignor Zuppi

Da ricordareOggi. Incontro per le sorelle anziane,Casa Intercongregazionale, ViaTrofarello – Roma, ore 1618 gennaio. Giornata mondiale delmigrante e rifugiato, Parrocchia SantiPietro e Paolo, Via Antonio Conti,Olgiata–Cerquetta, ore 1520 gennaio. Ritiro mensile del clero,centro pastorale, ore 9.30 – 14.30.Gli uffici di curia riapriranno alpubblico mercoledì 7 gennaio.

agenda 11

PORTO SANTA RUFINA

Pagina a cura di don Giovanni Di Michele Curia diocesana

via del Cenacolo 5300123 Roma

e-mail: [email protected]

Domenica, 4 gennaio 2015

www.diocesiportosantarufina.it

Ladispoli

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