Narrativa Aracne 242 - aracneeditrice.it · si tratta di una variazione piuttosto rauca perché...

27
Narrativa Aracne 242

Transcript of Narrativa Aracne 242 - aracneeditrice.it · si tratta di una variazione piuttosto rauca perché...

Narrativa Aracne242

Dedica

A Liliana Nissolino,prima Maestra di Canto

nella mia Vita di “rattoppavoci”,con stima e riconoscenza.

Paola Cadonici… E l’uomo creò il canto

Copyright © MMXIIARACNE editrice S.r.l.

[email protected]

via Raffaele Garofalo, 133/A–B00173 Roma

(06) 93781065

isbn 978–88–548–4774–3

I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,di riproduzione e di adattamento anche parziale,

con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Non sono assolutamente consentite le fotocopiesenza il permesso scritto dell’Editore.

I edizione: maggio 2012

Dedica

A Liliana Nissolino,prima Maestra di Canto

nella mia Vita di “rattoppavoci”,con stima e riconoscenza.

Presentazione

Ho già avuto l’opportunità di presentare “La Voce è un gioco da ragazzi” di Paola Cadonici che presentava la Voce in forma fresca e nuova. Non era una laudatio pretestuosa la mia in quanto la mia esperienza su migliaia di disfonici e su un numero ancora maggiore di cantanti dilettanti e amatori e professionisti supera i sessant’anni e so quanto sia difficile ed ostico captare l’interesse per la funzione vocale, per la sua norma, la sua igiene, i suoi di-fetti, il suo mantenimento, la sua ristrutturazione.

L’autrice dal suo agire sul campo, per la sua sensibilità e cre-atività aveva creato qualcosa di diverso che piacevolmente attra-eva. Non pensavo certamente che ci sarebbe stato spazio per una nuova fatica e per una iterazione del successo, né tantomeno su quell’aspetto più limitato e più difficile della Voce cantata.

Quest’ultima precede certamente la Voce parlata: l’homo sa-piens neanderthalensis, che ancora non sapeva parlare, poteva ampiamente praticare il Canto (e d’altronde il piccolo bambino che ancora non parla già è in grado di produrre “melemi” fin dal secondo semestre di Vita!)

Giusto pertanto rivalorizzare e dare la adeguata posizione al Canto (e cercare di prevenirne le alterazioni: le disodie) in par-ticolare per tutti i cuccioli d’uomo, di modo che alcuni di essi abbiano diletto nella pratica di questa principale espressione fo-natoria.

Non ritengo necessario augurare successo all’opera: una rapi-da scorsa sarà sufficiente per captare piacevolmente l’attenzione dei praticanti e degli interessati. Meglio un complimento di tutto cuore.

Oskar Schindlergià professore associato di Foniatria Università di Torino

7

Un libro da domenica

Di solito i libri non sono legati al calendario, ma sono adatti ad ogni giorno della settimana. Di solito! Ma questo libro fa ec-cezione perché si rivolge ai cantanti della domenica.

Quelli che nei giorni feriali si guadagnano da vivere con i la-vori più disparati, ma nei giorni di festa cantano per puro diletto o per arrotondare lo stipendio.

Quelli che spesso non hanno una vera e propria scuola di Can-to alle spalle e sono autodidatti o si sono creati un piccolo baga-glio di conoscenze grazie a contributi diversi.

Quelli che non hanno l’abitudine di sottoporsi a regolari con-trolli laringei.

Quelli che non hanno le idee chiare sul funzionamento dell’apparato vocale e sulle regole della corretta dizione.

Quelli che hanno bisogno di imparare a vedere l’igiene vocale non un lusso per i professionisti, ma come un diritto per ogni cultore della Voce.

È proprio a loro che il libro intende parlare, ma, per non spa-ventarli con parole da addetti ai lavori, lo fa con uno stile disin-volto e scherzoso.

Le sue pagine sono state ispirate da tanti strappi vocali e da al-trettanti rammendi, ora logopedici ora psicologici, fatti da una.... “rattoppavoci”.

9

Una Vita di “rammendi” vocali

Quando e perché ho deciso di diventare una “rammendatrice” della Voce?

Riesco a rispondere con precisione alla prima domanda: circa 35 anni fa quando, con una laurea in Pedagogia appena conse-guita, ero alla ricerca di un’area professionale a me congeniale.

In modo del tutto casuale finii al Centro di Rieducazione Orto-fonica di Firenze per seguire un corso di psicomotricità. Il Diret-tore, casualmente mi chiese: -Perché non si occupa di disfonia?-.

La rieducazione della Voce a quei tempi era ancora pionieri-stica, poco conosciuta e poco praticata.

Risposi incuriosita: -Perché no!-. Fu così che iniziai la mia carriera di “vociologa”, fino ad oggi mai interrotta.

In quanto alla seconda domanda, sul perché della mia scelta, per trovare una risposta devo andare molto più indietro nel tem-po, a quando ero una bambina. Mille volte ho udito mia madre che diceva: -Che bella Voce!-. Nei personaggi televisivi e nelle persone incontrate la Voce era la prima cosa che notava.

Sono cresciuta nell’ammirazione per la Voce, ma ne sono di-ventata consapevole solo da adulta quando mi è stato proposto di educarla e rieducarla.

Da “rammendatrice” della Voce rivolgo il mio pensiero grato a:mia madre, che ha gettato le basi per la mia identità professio-nale;al prof. Giuseppe Gitti, Direttore del Centro di Rieducazione Or-tofonica, che ha indirizzato le mie risorse;alla Logopedista Marzia Massai, che ha contribuito in modo si-gnificativo alla mia formazione;al Prof. Oskar Schindler, che mi ha sempre dimostrato la sua sti-ma e ha generosamente accettato di fare le prefazioni a tutti i miei libri sulla comunicazione;

11

12 E l'uomo creò il canto

al Dr. Franco Fussi che mi ha permesso di sensibilizzare Artisti e Maestri di Canto sullo spessore emotivo della Voce.

Dietro a “… E l’Uomo creò il Canto” ci sono: la Casa Edi-trice Aracne che ha accettato di pubblicarlo; la disponibilità di Giuseppe Borrelli, Paola Brighenti, Monica Arcadu, Raffaella Mazzini, Francesco Soncini e Rossella Ziveri che hanno dato contributi diversi; e la perizia di Fabrizio Calzetti che ha curato la veste grafica ed è l'autore delle fotografie.

12 E l'uomo creò il canto

al Dr. Franco Fussi che mi ha permesso di sensibilizzare Artisti e Maestri di Canto sullo spessore emotivo della Voce.

Dietro a “… E l’Uomo creò il Canto” ci sono: la Casa Edi-trice Aracne che ha accettato di pubblicarlo; la disponibilità di Giuseppe Borrelli, Paola Brighenti, Monica Arcadu, Raffaella Mazzini, Francesco Soncini e Rossella Ziveri che hanno dato contributi diversi; e la perizia di Fabrizio Calzetti che ha curato la veste grafica ed è l'autore delle fotografie.

Autoritratto

Sono la “rammendatrice” della Voce.

Sul telaio discreto dell’ascolto

scorrono con pazienzal’ago acuto

della Psicologia e il filo sottile

della Logopedia. Talvolta

l’ago si spunta,e il filo si spezza,

nel ricucireil benessere al respiro,e la fiducia al suono.È un’arte difficile!

13

... E lʼUomo creò il Canto

Dio creò l’Uomo e gli disse: -Ti affido il tuo corpo che è una macchina meravigliosa, fanne buon uso: amalo, rispettalo, po-tenzialo-.

L’Uomo divenne presto orgoglioso del proprio pensiero e del-le proprie mani che lo distanziavano ogni giorno di più dai suoi fratelli animali.

C’era però una cosa che lʼUomo invidiava: il Canto degli uc-celli.

Risentito chiese conto al Signore di tanta ingiustizia: -Perché a me non hai dato la possibilità di esprimermi e suscitare emo-zioni con il suono?-.

Dio rispose: -Io ti ho dato una gola capace di prodigi, ma non le istruzioni d’uso sono dentro di te-.

La creazione si perde ormai nella notte dei tempi, ma lʼUomo sta ancora cercando di scoprire le infinite possibilità vocali che si porta dentro.

Dio creò l’Uomo, ma l’Uomo creò il Canto, o meglio lo crea continuamente.

15

Cantare in “ite”

Uno dei giochi vocali amati dai bambini del passato prossimo era cantare un piccolo ritornello facendo variazioni sulle vocali.

Il ritornello di base era così:

“Garibaldi fu feritofu ferito ad una gambaGaribaldi che comandache comanda i suoi soldà”.

Le variazioni erano in /a/:

“Garabalda fa faratafa farata ad una gambaGarabalda ca camandaca camanda ai suoi soldà.

In /e/“Gherebelde fe feretefe ferete ad una ghembeGherebelde che chemendeche chemende ai suoi seldé”.E così via di seguito...: a turno tutte le vocali erano invitate a

dettare legge.Proviamo ora a fare lo stesso gioco, cantando con tutte le va-

riazioni in “ite” possibili e vediamo che cosa succede alla Voce.

Cantare con la bronchite:anche se la bufera apparentemente si scatena al di sotto della gola, il suono è precario perché la tosse prima o poi farà la sua comparsa

17

18 E l'uomo creò il canto

Cantare con la laringite:si tratta di una variazione piuttosto rauca perché l’arrossamento e la congestione rendono le corde vocali ingovernabili.

Cantare con la faringite:è una variazione tenuta in scarsa considerazione perché è poco conosciuta l’importanza della faringe nell’emissione vocale. Senza un’adeguata risonanza il suono prodotto dalle corde vocali rischia di morire in gola.

Cantare con la tonsillite:anche se le corde vocali non sono direttamente interessate dal fat-to infiammatorio non sono in grado di esportare il suono prodotto oltre lo sbarramento creato dalle tonsille, poco importa che siano quelle palatine o quelle linguali,

Cantare con la rinite:la rinite, meglio conosciuta come raffreddore, è una sgradevole situazione caratterizzata da bruciore tra naso e gola, starnuti e difficoltà respiratoria.

Il rifornimento d’aria, che avviene quasi unicamente dalla bocca, rende la gola secca e poco ospitale al suono.

A conti fatti le variazioni in “ite” non sono troppo divertenti per la Voce.

A cantare troppo spesso in “ite” si rischia poi di considerare le distorsioni come il ritornello di base e di dimenticare quanto sia bello cantare sul tema della normalità.

Se ci si accorge di cantare al meglio solo con una delle varia-zioni patologiche in “ite” significa che c’è una disarmonia nella coordinazione pneumofonica e che il fatto infiammatorio crea solo una temporanea stampella, assolutamente inaffidabile.

18 E l'uomo creò il canto

Cantare con la laringite:si tratta di una variazione piuttosto rauca perché l’arrossamento e la congestione rendono le corde vocali ingovernabili.

Cantare con la faringite:è una variazione tenuta in scarsa considerazione perché è poco conosciuta l’importanza della faringe nell’emissione vocale. Senza un’adeguata risonanza il suono prodotto dalle corde vocali rischia di morire in gola.

Cantare con la tonsillite:anche se le corde vocali non sono direttamente interessate dal fat-to infiammatorio non sono in grado di esportare il suono prodotto oltre lo sbarramento creato dalle tonsille, poco importa che siano quelle palatine o quelle linguali,

Cantare con la rinite:la rinite, meglio conosciuta come raffreddore, è una sgradevole situazione caratterizzata da bruciore tra naso e gola, starnuti e difficoltà respiratoria.

Il rifornimento d’aria, che avviene quasi unicamente dalla bocca, rende la gola secca e poco ospitale al suono.

A conti fatti le variazioni in “ite” non sono troppo divertenti per la Voce.

A cantare troppo spesso in “ite” si rischia poi di considerare le distorsioni come il ritornello di base e di dimenticare quanto sia bello cantare sul tema della normalità.

Se ci si accorge di cantare al meglio solo con una delle varia-zioni patologiche in “ite” significa che c’è una disarmonia nella coordinazione pneumofonica e che il fatto infiammatorio crea solo una temporanea stampella, assolutamente inaffidabile.

19

Una dizione amica degli spartiti

Papà Italiano era davvero soddisfatto della propria opera!La Lingua che usciva dal suo vocabolario era davvero una

bellezza: armoniosa, aggraziata, musicale, forse un tantino dif-ficile come sintassi, ma nel complesso si trattava di un vero ca-polavoro.

Certo se l’era meritata tanta perfezione: aveva innaffiato con cura il seme del Latino servendosi di esimi giardinieri come Ti-bullo, Catullo, ecc...

Aveva rincuorato Dante, Petrarca e Boccaccio con ripetuti e convinti: -Anche se ora vi danno solo del Volgare, nessuno dei posteri oserà considerare il vostro stile “volgare”!-.

Quando l’Accademia della Crusca battezzò il primo Vocabo-lario ufficiale nel lontano 1612, accettò di buon grado di presen-ziare alla cerimonia anche a nome dei futuri padrini: Zingarelli, Treccani, Motta, Garzanti, ecc...

Papà Italiano, a lavoro ultimato, chiamò a sé tutte le Regioni e disse loro: -Trattate la Lingua come fosse vostra madre-.

Affidando la delicata custodia a così tante mani non era del tutto tranquillo, ma si rassicurava dicendo: -Ne avranno cura, in fondo di mamma ce n’è una sola!-.

Purtroppo il tempo ha lavorato a favore della disaffezione, come si può vedere, spiando le bocche della gente che si aggira qua e là sullo Stivale.

L’Emilia Romagna ha dato troppo spago alla /è/, la Sicilia ha eliminato la /gl/, la Liguria e la Sardegna hanno bisticciato con le doppie... . Inutile continuare la descrizione di tutti i peccati fo-netici. Papà Italiano guarda in modo benevolo, come si conviene ad una Lingua comprensiva, tutte le distorsioni, perché capisce quanto quotidianità e dizione irreprensibile siano difficilmente conciliabili.

20 E l'uomo creò il canto

Se è vero che la spontaneità regionale, refrattaria all’imposta-zione, va salvaguardata, è altrettanto vero che l’esecuzione cano-ra non dovrebbe fare a meno del rigore fonetico.

Si può imparare l’arte della corretta pronuncia e metterla da parte, si può insomma salvare la spontaneità quotidiana e l’im-peccabilità concertistica.

I cantanti che desiderano smettere di strangolare gli sparti-ti con pronunce un po’ troppo campaniliste ed aspirano ad una fonetica impeccabile possono trovare tra queste pagine alcuni semplici suggerimenti di facile applicazione.

Il presente libro si limiterà a parlare delle distorsioni fatte dal-le /o/ e dalle /e/ agli accenti, che sono i peccati vocali più diffusi, e trascurerà completamente tutti gli altri aspetti della dizione, ri-mandando ad altre trattazioni più complete ed esaurienti coloro che desiderano conquistarsi una pronuncia “senza macchia”.

Quando gli spartiti cominceranno ad esibire vocali almeno irreprensibili, un grosso passo avanti nella qualità interpretativa sarà fatto.

Innanzitutto è bene ribadire che le vocali italiane non sono cinque, come normalmente si crede, ma sette: /a/, /é/ /è/ /i/ /o/ /ò/ /u/.

In ogni parola c’è sempre una vocale che viene pronuncia-ta con un tono più marcato e si chiama tonica perché è la sede dell’accento tonico.

Una volta che l’accento tonico è stato assegnato interviene l’accento fonico per decidere l’apertura o la chiusura della vo-cale.

In caso di apertura la vocale sarà contrassegnata dall’accento fonico grave, viceversa, in caso di chiusura la vocale sarà carat-terizzata dall’accento fonico acuto.

20 E l'uomo creò il canto

Se è vero che la spontaneità regionale, refrattaria all’imposta-zione, va salvaguardata, è altrettanto vero che l’esecuzione cano-ra non dovrebbe fare a meno del rigore fonetico.

Si può imparare l’arte della corretta pronuncia e metterla da parte, si può insomma salvare la spontaneità quotidiana e l’im-peccabilità concertistica.

I cantanti che desiderano smettere di strangolare gli sparti-ti con pronunce un po’ troppo campaniliste ed aspirano ad una fonetica impeccabile possono trovare tra queste pagine alcuni semplici suggerimenti di facile applicazione.

Il presente libro si limiterà a parlare delle distorsioni fatte dal-le /o/ e dalle /e/ agli accenti, che sono i peccati vocali più diffusi, e trascurerà completamente tutti gli altri aspetti della dizione, ri-mandando ad altre trattazioni più complete ed esaurienti coloro che desiderano conquistarsi una pronuncia “senza macchia”.

Quando gli spartiti cominceranno ad esibire vocali almeno irreprensibili, un grosso passo avanti nella qualità interpretativa sarà fatto.

Innanzitutto è bene ribadire che le vocali italiane non sono cinque, come normalmente si crede, ma sette: /a/, /é/ /è/ /i/ /o/ /ò/ /u/.

In ogni parola c’è sempre una vocale che viene pronuncia-ta con un tono più marcato e si chiama tonica perché è la sede dell’accento tonico.

Una volta che l’accento tonico è stato assegnato interviene l’accento fonico per decidere l’apertura o la chiusura della vo-cale.

In caso di apertura la vocale sarà contrassegnata dall’accento fonico grave, viceversa, in caso di chiusura la vocale sarà carat-terizzata dall’accento fonico acuto.

21

Situazioni che richiedono l’Accento Acuto

per la /é/:1) quando si trova in éccio esempi: intréccio, goderéccio

2) quando si trova in éfice esempi: artéfice, carnéfice

3) quando si trova in éggio esempi: gréggio, schéggia eccezioni: règgia pèggio, sèggio

4) quando si trova in éi, ésti, é, émmo, éste, érono esempi: potéi, potéste, poté, potémmo, poté, potérono

5) quando si trova in rémo, réte esempi: potrémo, potréte

6) quando si trova in ménte e in ménto esempi: amorevolménte, moménto

7) quando si trova in ére esempi: accadére, dovére

8) quando si trova in ésa ése, ésimo esempi: offésa, paése, cattolicésimo

9) quando si trova in ésco, ésca esempi: pésco (verbo), scolarésca eccezioni: pèsca (frutto), pèsco (albero), èsco (verbo)

10) quando si trova in éssa, ésse, éssi, éssimo, éste, éssero esempi: scomméssa, sapésse, sapéssi, sapéssimo, sapéste, sapéssero eccezioni: comprèssa, ossèssa, prèssa, rèssa

Una dizione amica degli spartiti

22 E l'uomo creò il canto

11) quando si trova in résti, rémmo, réste esempi: potrésti, potrémmo, potréste

12) quando si trova in éte esempi: avéte, scrivéte

13) quando si trova in étto, étta esempi: cavallétto, magliétta

14) quando si trova in évo, éva, évi, évano esempi: volévo, voléva, volévi, volévano

15) quando si trova in évole esempi: piacévole, amichévole

16) quando si trova in ézza esempi: agiatézza, oculatézza, ecc... eccezioni: pèzza, mèzza, tramèzza

17) nei monosillabi: ché, ré (sovrano), té, né, sé, cé, é (congiun-zione)

18) nei polisillabi tronchi : perché, finché, giacché, mercé eccezioni: ahimè, coccodè

19) nelle seguenti parole: stélla, doménica, néve

20) nei numeri: tré, trédici, sédici, vénti, trénta

21) nelle parole che, passando dal latino all’italiano, hanno tra-sformato la /i/ in /e/ esempi: vérgine (virgo), ségno (signum) eccezioni: maèstro, ancèlla.

22 E l'uomo creò il canto

11) quando si trova in résti, rémmo, réste esempi: potrésti, potrémmo, potréste

12) quando si trova in éte esempi: avéte, scrivéte

13) quando si trova in étto, étta esempi: cavallétto, magliétta

14) quando si trova in évo, éva, évi, évano esempi: volévo, voléva, volévi, volévano

15) quando si trova in évole esempi: piacévole, amichévole

16) quando si trova in ézza esempi: agiatézza, oculatézza, ecc... eccezioni: pèzza, mèzza, tramèzza

17) nei monosillabi: ché, ré (sovrano), té, né, sé, cé, é (congiun-zione)

18) nei polisillabi tronchi : perché, finché, giacché, mercé eccezioni: ahimè, coccodè

19) nelle seguenti parole: stélla, doménica, néve

20) nei numeri: tré, trédici, sédici, vénti, trénta

21) nelle parole che, passando dal latino all’italiano, hanno tra-sformato la /i/ in /e/ esempi: vérgine (virgo), ségno (signum) eccezioni: maèstro, ancèlla.

23

Per la /o/:

1) quando si trova in óce esempi: cróce, feróce eccezione: precòce

2) quando si trova in ógno, ógna esempi: sógno, bisógno

3) quando si trova in óio esempi: serbatóio, ballatóio eccezioni: cuòio, muòio, scuòio

4) quando si trova in ónda, óndo esempi: biónda, móndo

5) quando si trova in óno, óna, óne esempi: ragióno, coróna, bottóne

6) quando si trova in ónte esempi: bisónte, orizzónte

7) quando si trova in ónzolo esempi: ballonzólo, fronzólo

8) quando si trova in óre esempi: fióre, liquóre

9) quando si trova in óso, ósa, óse, ósi, ósero esempi: vistóso, cellulósa, rispóse, nascósi, esplósero 10) nei pronomi nói, vói, lóro, colóro, costóro

Una dizione amica degli spartiti

24 E l'uomo creò il canto

Situazioni che richiedono l’accento grave

Per la /è/:

1) quando si trova in i, a, o esempi: Pompèi, idèa, cammèo eccezioni: quéi (quégli), déi (dégli), néi (négli) tutti gli éi del passato remoto esempi: temèi, potèi

2) quando si trova in rèi, rèbbe, rèbbero esempi: amerèi, dirèbbe, andrèbbero

3) quando si trova in èllo, èlla esempi: agnèllo, caramèlla eccezioni: capéllo, stélla

4) quando si trova in èdine esempi: raucèdine, acrèdine

5) quando si trova in èma esempi: tèma (componimento), crèma eccezioni: téma (paura) téma (verbo)

6) quando si trova in èndo, ènda esempi: tremèndo, bènda eccezioni: scéndo, véndo

7) quando si trova in ènne, ènnio esempi: perènne, biènnio

8) quando si trova in èndere esempi: apprèndere, dipèndere eccezioni: véndere e suoi derivati, scéndere e i suoi derivati

24 E l'uomo creò il canto

Situazioni che richiedono l’accento grave

Per la /è/:

1) quando si trova in i, a, o esempi: Pompèi, idèa, cammèo eccezioni: quéi (quégli), déi (dégli), néi (négli) tutti gli éi del passato remoto esempi: temèi, potèi

2) quando si trova in rèi, rèbbe, rèbbero esempi: amerèi, dirèbbe, andrèbbero

3) quando si trova in èllo, èlla esempi: agnèllo, caramèlla eccezioni: capéllo, stélla

4) quando si trova in èdine esempi: raucèdine, acrèdine

5) quando si trova in èma esempi: tèma (componimento), crèma eccezioni: téma (paura) téma (verbo)

6) quando si trova in èndo, ènda esempi: tremèndo, bènda eccezioni: scéndo, véndo

7) quando si trova in ènne, ènnio esempi: perènne, biènnio

8) quando si trova in èndere esempi: apprèndere, dipèndere eccezioni: véndere e suoi derivati, scéndere e i suoi derivati

25

9) quando si trova in ènse, ènso esempi: forènse, immènso

10) quando si trova in ènte, ènto esempi: credènte, lènto eccezioni: i sostantivi in ménto come ceménto

11) quando si trova in ènza esempi: astinènza, innocènza

12) quando si trova in èrio, èria esempi: adultèrio, misèria

13) quando si trova in èrrimo esempi: celebèrrimo, miserrimo

14) quando si trova in èsimo esempi: ventèsimo, centèsimo

15) quando si trova in èstre, èstra, èstro esempi: terrèstre, finèstra, sequèstro

16) quando si trova in ètti, ètte, èttero esempi: stètti, stètte, stèttero

17) quando si trova in èzio, èzia esempi: inèzia, trapèzio

18) quando si trova in iè esempi: mièle, dièci eccezioni: pugliése, marsigliése,chiérico e tutte le parole in iétto, iétta

esempi: biétta, schiétto

19) quando si trova nei numeri sèi, sètte, dièci, cènto

Una dizione amica degli spartiti

26 E l'uomo creò il canto

20) nei nomi di origine straniera esempi: bignè, caffè

Per la /ò/:

1) quando si trova alla fine di un futuro o di un passato remoto esempi: dirò portò

2) quando si trova alla fine di parole composte da più sillabe e con l’accento sull’ultima esempi: oblò, perciò

3) quando si trova in òccio, òccia esempi: figliòccio, ròccia eccezioni: móccio, góccia, dóccia, góccio

4) quando si trova in òide esempi: adenòide, cellulòide

5) quando si trova in òla, òlo esempi: dòlo, braciòla eccezione: assólo, vólo, sólo, góla

6) quando si trova in òsi esempi: artròsi, simbiòsi

7) quando si trova in òtto, òtta esempi: cappòtto, ricòtta eccezioni: le parole derivate dalla parola dótto (gótta, sótto, bancarótta)

8) quando si trova in òttolo, òttola esempi: pianeròttolo, tròttola

9) quando si trova in òlsi, òlse, òlsero esempi: tòlsi, tòlse, tòlsero

26 E l'uomo creò il canto

20) nei nomi di origine straniera esempi: bignè, caffè

Per la /ò/:

1) quando si trova alla fine di un futuro o di un passato remoto esempi: dirò portò

2) quando si trova alla fine di parole composte da più sillabe e con l’accento sull’ultima esempi: oblò, perciò

3) quando si trova in òccio, òccia esempi: figliòccio, ròccia eccezioni: móccio, góccia, dóccia, góccio

4) quando si trova in òide esempi: adenòide, cellulòide

5) quando si trova in òla, òlo esempi: dòlo, braciòla eccezione: assólo, vólo, sólo, góla

6) quando si trova in òsi esempi: artròsi, simbiòsi

7) quando si trova in òtto, òtta esempi: cappòtto, ricòtta eccezioni: le parole derivate dalla parola dótto (gótta, sótto, bancarótta)

8) quando si trova in òttolo, òttola esempi: pianeròttolo, tròttola

9) quando si trova in òlsi, òlse, òlsero esempi: tòlsi, tòlse, tòlsero

27

10) quando si trova in òsso esempi: dòsso, promòsso

11) quando si trova in òzio esempi: òzio, negòzio

12) quando si trova in òzzo, òzza esempi: maritòzzo, carròzza eccezioni: gózzo, singhiózzo, sózzo, pvzzo, rózzo, pózza

13) quando si trova in òrio, òria esempi: territòrio, baldòria 14) quando si trova nei numeri òtto, nòve

15) quando si trova in uò esempi: cuòre, uòmo eccezioni: le parole in uóso, uósa (affettuóso, affettuósa)

16) quando si trova in parole ad una sillaba come: dò, nò sò, ciò, stò, fò, hò, vò.

Sistemare gli accenti negli spartiti da imparare significa ren-dere la corretta pronuncia una buona abitudine che costa poca fatica.

Tutte le regole riportate sono state prese da: Oskar Schindler, Manuale di Audiofonologopedia, ed. Omega, Torino1974

Una dizione amica degli spartiti