Moody - La Vita Oltre La Vita - Mondadori

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    Al dottor George Ritchie e, per lui,

    allUno che egli mi ha fatto intravedere.

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    PRESENTAZIONE

    Ho potuto leggere prima della pubblicazione La vita oltre la vitadi Raymond Moody, e sono lieta che questo giovane studioso abbiail coraggio di riunire i frutti delle sue ricerche e di renderli noti alpubblico. Poich ormai da ventanni mi occupo di pazienti affettida malattie incurabili ho provato un interesse sempre pi acuto per

    il fenomeno della morte. Sappiamo molto su come si giunge allamorte, ma sono numerosi i problemi insoluti che riguardano il mo-mento del decesso e lesperienza conosciuta da pazienti dichiaraticlinicamente morti. Una ricerca come quella presentata in questolibro dal dottor Moody chiarir molte cose e confermer quel checi hanno insegnato da duemila anni: esiste una vita oltre la morte.Bench egli non affermi di avere studiato la morte in se stessa, daifrutti delle sue ricerche appare chiaro che il morente resta consa-pevole di quanto lo circonda anche dopo essere stato dichiaratoclinicamente morto. Questo coincide con le mie personali ricerche,con le dichiarazioni di pazienti ritornati alla vita, dopo essere statidichiarati clinicamente morti, contro ogni nostra attesa o speranzae spesso con profondo stupore di medici assai noti, specialisti indi-scutibilmente di vaglia.

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    I pazienti a cui mi riferisco hanno conosciuto una sensazione diabbandono del loro corpo, e un senso profondo di pace e di com-pletezza. Molti avvertivano la presenza di qualcuno che li aiutava

    nel loro passaggio a un diverso piano di esistenza. Molti venivanoaccolti da persone care morte prima di loro o da una figura religiosadi particolare importanza nella loro vita e legata, naturalmente, allaloro religione.

    per me illuminante leggere il libro di Raymond Moody nelmomento in cui io stessa mi preparo a scrivere i frutti delle miericerche. Il dottor Moody dovr essere pronto ad affrontare molte

    critiche, che gli verranno soprattutto da due campi. Alcuni mem-bri del clero non accetteranno lidea che si osino fare ricerche inunarea considerata tab. Gi ci sono stati rappresentanti di unachiesa confessionale che hanno criticato studi di questo tipo. Unodi loro ha parlato di vendere la salvezza a buon mercato. Altripensano semplicemente che il problema della vita oltre la mortedebba restare nellambito della fede e non venir messo in discus-sione.

    Laltro campo dal quale il dottor Moody dovr attendersi obie-zioni quello degli scienziati e dei medici che considerano nonscientifici studi di questo genere. Personalmente credo che la no-stra societ sia arrivata a un punto di transizione. Dobbiamo avereil coraggio di aprire nuove porte e di ammettere che gli strumen-ti scientifici di cui attualmente disponiamo sono insufficienti permolte nuove ricerche. Ora, questo libro pu aprire nuove porte

    a chi non manchi di larghezza di vedute e pu dare speranza, e ilcoraggio di vagliare nuovi campi di ricerca.Si comprender che la testimonianza delle ricerche del dottor

    Moody risponde a verit, poich dovuta a uno studioso sincero eonesto. inoltre appoggiata dalle mie stesse ricerche e dalle scoper-te di altri scienziati, studiosi e membri del clero, che hanno avutoil coraggio di indagare in questo campo nella speranza di aiutare

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    quanti hanno bisogno di sapere, pi che di credere. Raccomandoquesto libro a chiunque abbia una mente aperta e mi rallegro conil dottor Moody per il coraggio che egli ha dimostrato pubblicando

    il frutto delle sue ricerche.

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    INTRODUZIONE

    Il mio libro scritto da un essere umano e come tale rifletteleducazione, le opinioni e i pregiudizi dellautore. Per questo, ebench io mi sia studiato di essere quanto pi possibile chiaro eobiettivo, alcune notizie su di me potranno aiutare a valutare lestraordinarie affermazioni che seguono. Non sono mai stato pros-

    simo alla morte, quindi non posso riferire esperienze personali. Ndaltro canto potrei pretendere a una totale obiettivit, poich hoprovato spesso forti emozioni: lascolto delle sconvolgenti esperien-ze esposte nel mio libro ha finito per coinvolgermi, dandomi quasila sensazione di averle vissute.

    Mi auguro che questo non abbia compromesso il rigore logico elequilibrio con cui ho trattato largomento. In secondo luogo, nonconosco bene la vasta letteratura sui fenomeni occulti e paranorma-li. Non lo dico con un senso di disprezzo e ritengo al contrario cheuna conoscenza pi approfondita mi avrebbe aiutato a comprende-re meglio gli avvenimenti studiati.

    Ora mi propongo di studiare alcuni scritti sullargomento pervedere fino a che punto le ricerche fatte da altri possano coinciderecon le mie. In terzo luogo, ritengo opportuno parlare della mia

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    educazione religiosa. La mia famiglia frequentava la chiesa presbi-teriana, ma i miei genitori non tentarono mai di imporre ai figlile loro convinzioni religiose. Cercarono piuttosto di sviluppare

    qualsiasi interesse personale si manifestasse in me e mi fornironola possibilit di approfondirlo. La mia religione non tanto uninsieme di dottrine precise quanto un interesse per le dottrine, gliinsegnamenti, i problemi religiosi e spirituali.

    Credo che tutte le grandi religioni umane contengano molteverit e che nessuno di noi conosca tutte le risposte alle profondee fondamentali verit delle quali la religione si occupa. Sul piano

    pratico, sono membro della chiesa metodista.Quanto ai miei studi e ai miei interessi professionali, pensovadano definiti di natura varia. Ho studiato filosofia alluniversitdella Virginia e mi sono laureato nel 1969; in campo filosofico imiei interessi vanno particolarmente alletica, alla logica e alla fi-losofia del linguaggio. Dopo avere insegnato filosofia per tre anniin ununiversit della North Carolina, decisi di studiare medicina eora intendo diventare psichiatra e insegnare filosofia della medici-na. Se ho parlato dei miei interessi e delle mie esperienze, perchnon possono non aver esercitato un influsso sul modo in cui hoaffrontato e svolto largomento del mio libro.

    Spero che questo possa attrarre lattenzione del pubblico su unfenomeno assai diffuso ma assai poco noto, creando cos una mag-giore disponibilit ad accettarlo. Poich sono profondamente con-vinto dellimportanza dei fenomeno, non soltanto in campi come

    la psicologia, la psichiatria, la medicina, la filosofia, la teologia elesercizio del sacerdozio, ma anche nella nostra vita quotidiana.Desidero dichiarare subito che non intendo, e ne spiegher piavanti i motivi, provare lesistenza di una vita oltre la morte. N ri-tengo che una prova nel senso stretto del termine sia attualmentepossibile.

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    Anche per questo ho evitato di usare i veri nomi delle persone eho mutato alcuni particolari che avrebbero potuto condurre a unaidentificazione, senza tuttavia mutare in nulla il contenuto. Mi

    stato necessario non soltanto per un senso di rispetto verso la vitaprivata di quelli con i quali avevo parlato, ma in molti casi per ot-tenere il permesso di rendere pubbliche le loro esperienze. Molti, aiquali le affermazioni contenute nel mio libro parranno incredibili,reagiranno negandole senza ulteriore riflessione. Non ho il dirittodi biasimarli: soltanto alcuni anni fa io stesso avrei reagito cos.

    Non chiedo che nessuno accetti il contenuto di questo libro

    sulla mia sola parola. Non solo, come studioso di logica che negala validit dello ipse dixit, desidero espressamente che nessunolo faccia.

    Chiedo soltanto a quanti non credono a quel che leggono dicercare da loro stessi. Pi di una volta ho rivolto questa sfida. E, traquanti lhanno accolta, moltissimi, scettici allinizio, hanno in se-guito condiviso il mio stupore di fronte a tali fatti. Daltro canto visaranno molti che da queste pagine trarranno conforto, scoprendodi non essere i soli ad avere conosciuto tali esperienze.

    A costoro e in particolar modo se, come accade spesso, han-no tenuto nascosta la loro esperienza rivelandola soltanto a pochiamici fidati posso dire questo: mi auguro che il mio libro vi inco-raggi a parlare con maggior libert affinch un aspetto misteriosodellanima umana venga messo maggiormente in luce.

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    IL FENOMENO MORTE.

    Che cosa la morte? Lumanit si posta sin dallinizio questadomanda. E nel corso degli ultimi anni io ho avuto occasione dirivolgerla a pubblici ben definiti. Che andavano da classi di studen-ti di psicologia, filosofia e sociologia, a organizzazioni ecclesiali, apubblici televisivi, a club, associazioni mediche. Sulla base di que-

    ste mie esperienze posso dire che largomento suscita reazioni pro-fonde in individui assai diversi per caratteristiche emotive e modidi vita.

    tuttavia innegabile che per la gran maggioranza degli uo-mini parlare della morte difficile. Lo per almeno due ragioni.La prima, sostanzialmente psicologica e culturale: la morte unargomento tab. Abbiamo la sensazione, forse soltanto a livelloinconscio, che venire in contatto con la morte, per quanto indi-rettamente, ci costringa ad affrontare la prospettiva della nostramorte, avvicini la nostra morte, ce la renda pi reale e percepibile.Molti studenti di medicina, me compreso, sanno che anche il re-moto incontro con la morte costituito dalla prima visita alle saledi anatomia pu provocare un forte senso di disagio, disagio chea me appare chiarissimo: mi sono reso conto che non si trattava

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    soltanto di un sentimento ispirato dalla persona di cui vedevo ilcadavere, per quanto si trattasse anche di questo. Su quella tavolaio vedevo il simbolo della mia mortalit; in qualche modo, e per

    quanto inconsciamente, devo aver pensato: Capiter anche a me.Solo parlare della morte pu sembrare un modo per avvicinarlaindirettamente. Senza dubbio molti pensano che sia come evocarlamentalmente, avvicinarla tanto da dover affrontare linevitabilitdella propria morte futura.

    Per evitarci un trauma psicologico, cerchiamo dunque di evita-re quanto pi possibile largomento. La seconda ragione pi com-

    plessa, poich ha la sua radice nella natura stessa del linguaggio.Nella grande maggioranza dei casi, le parole del linguaggio umanosi riferiscono a contenuti dei quali abbiamo esperienza attraversoi sensi. Ma la morte di l dallesperienza conscia di quasi tuttinoi. Se quindi vogliamo parlare della morte dobbiamo superarei tab sociali e il radicato dilemma linguistico dovuto alla nostrainesperienza.

    E finiamo spesso per usare analogie eufemistiche. Paragoniamola morte e il morire a cose pi piacevoli di cui abbiamo esperienza.Il paragone pi comune forse quello con il sonno. Morire, cidiciamo, come addormentarsi. Lanalogia frequente nel linguag-gio e nel pensiero comune quanto nella letteratura di et e culturediverse.

    Era comune anche al tempo degli antichi greci. NellIliade, ilsonno viene chiamato fratello della morte, e Platone, nellApolo-

    gia di Socrate, fa pronunciare le seguenti parole a Socrate, appenacondannato a morte: [Se dunque la morte non che un sonnosenza sogni] deve trattarsi di un meraviglioso beneficio. Se infatti sichiedesse a chiunque di ricordare la notte nella quale dorm tantoprofondamente da non avere sogni e di paragonarla alle altre nottie ai giorni della sua vita, e di dire infine, dopo avervi a lungo ri-flettuto, quante notti e quanti giorni migliori e pi felici di quella

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    notte egli abbia conosciuto nel corso della sua esistenza, ebbene, iocredo che ... [ognuno] troverebbe che sono assai pochi quei giornie quelle notti.

    Se la morte questo, io chiamo un beneficio la morte, poichtutto il tempo, se lo si considera cos, non che una sola not-te. Lanalogia morte-sonno radicata anche nel nostro linguaggioquotidiano. Pensiamo allespressione addormentare (1). Quandosi porta il cane dal veterinario chiedendogli di addormentarlo,non si d allespressione lo stesso significato che le si darebbe se siportasse la propria moglie o il proprio marito da un anestesista e gli

    si rivolgesse la stessa domanda.Altri preferiscono unanalogia diversa ma simile. Morire, dico-no, come dimenticare. Morendo, si dimenticano tutte le propriepene; tutti i ricordi dolorosi o inquietanti cadono nelloblio. (1)Nelloriginale, put to sleep (mettere a dormire) espressione mol-to pi usata dellequivalente italiano addormentare nel senso diuccidere per evitare sofferenze (come nel caso di animali feriti, aiquali tuttavia non si chiede mai se preferiscano la morte a una vitadi sofferenze). [N.d..]

    uttavia, per quanto antiche e diffuse, lanalogia morte-sonnoe quella morte-oblio sono insufficienti a confortarci. Entrambe co-stituiscono due modi diversi di dire una stessa cosa. Entrambe cidicono, sia pure in modo pi accettabile e gradevole, che la morte lannullamento di ogni esperienza conscia, lannullamento defi-nitivo e irreversibile. Se cos, la morte non ha le caratteristiche

    desiderabili del sonno e delloblio. Il sonno unesperienza positi-va, auspicabile, perch seguita dal risveglio. Una notte di sonnorende pi gradevoli e produttive le successive ore di risveglio. Se ilrisveglio non seguisse il sonno, i benefici del sonno non potrebberoesistere.

    Allo stesso modo, lannullamento di ogni esperienza consciaimplica loblio dei ricordi piacevoli, e non solo di quelli doloro-

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    si. Ecco dunque che, ad analizzarle, le due analogie non possonodarci conforto o speranza. Vi tuttavia un punto di vista contrarioallipotesi che la morte sia lannullamento di ogni consapevolez-

    za. Una tradizione, forse pi antica, afferma che una componentedellessere umano sopravvive alla morte alla distruzione del corpo,una componente alla quale sono stati dati molti nomi: psiche, ani-ma, mente, spirito, ego, essere, consapevolezza.

    Quali che siano i nomi dati alla componente immortaledelluomo, la nozione che con la morte fisica lessere umano entrain unaltra dimensione dellesistenza tra le credenze umane pi

    venerabili. Vi in urchia un cimitero usato dagli uomini di Nean-derthal circa 100.000 anni fa. L, impronte fossili hanno permessodi scoprire che i nostri progenitori seppellivano i morti in tombefiorite, forse perch vedevano nella morte unoccasione di festa: iltransito da questo mondo allaltro.

    Daltronde, tutte le pi antiche sepolture in varie zone della ter-ra costituiscono una prova della fede delluomo nella sopravvivenzaoltre la morte. Per concludere, ci troviamo di fronte due rispostecontrastanti alla domanda sulla natura della morte, due risposte en-trambe antiche, ma entrambe diffuse anche ai nostri giorni. Alcunidicono che la morte lannullamento di ogni consapevolezza; altriaffermano con pari fiducia che la morte il passaggio dellanimao della mente da questa a unaltra dimensione. Il mio libro nonintende respingere n luna n laltra risposta.

    Mi propongo soltanto di riferire i risultati di uninchiesta che

    ho condotto di persona. Negli anni recentemente trascorsi ho in-contrato, dapprima per coincidenza, molte persone che hannoavuto unesperienza che io chiamer di pre-morte. Nel 1965,quando studiavo filosofia alluniversit, un professore di psichiatriadella facolt di medicina mi colp per la sua gentilezza, il sensodellumorismo, il calore umano.

    Fu per me una grande sorpresa apprendere che era clinicamente

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    morto non una, ma due volte, a circa dieci minuti di distanza e aveva fornito una straordinaria descrizione di quanto gli eraaccaduto durante la sua morte. In seguito lo sentii narrare la pro-

    pria storia a un piccolo e interessatissimo gruppo di studenti. Nefui molto impressionato, ma poich non avevo conoscenze che mipermettessero di valutare esperienze come quella, mi limitai ad ar-chiviarla: mentalmente e in un nastro registrato.

    Alcuni anni dopo - insegnavo allora in ununiversit della NorthCarolina feci leggere ai miei studenti il Fedone, uno dei dialoghiplatonici in cui viene affrontato, tra gli altri, il tema dellimmor-

    talit. Ma nel corso delle mie lezioni avevo sottolineato piuttostole altre dottrine esposte da Platone. Un giorno, al termine di unalezione, uno studente mi ferm e mi disse se avremmo potuto af-frontare il tema dellimmortalit: si interessava particolarmente allacosa perch sua nonna, morta durante unoperazione, aveva nar-rato una esperienza stupefacente. Gli chiesi di parlarmene e, conmio profondo stupore, egli rifer una serie di eventi quasi perfetta-mente identica a quella descritta dal professore di psichiatria. Midiedi allora a cercare attivamente casi analoghi e introdussi nellemie lezioni largomento della sopravvivenza alla morte biologica;senza tuttavia parlare dei due casi di cui ero a conoscenza. Rimane-vo in attesa: se esperienze come quelle erano comuni, avrei finitoper conoscerne altre anche limitandomi ad affrontare genericamen-te il tema della sopravvivenza, a dimostrarmi interessato alla cosae ad aspettare.

    Con mio profondo stupore, constatai che quasi in ogni cor-so di circa trenta studenti, almeno uno di loro veniva a parlarmidi unesperienza di pre-morte. Quel che pi mi ha stupito sin daquando ho incominciato a interessarmi alla cosa, stata la grandesomiglianza delle varie esperienze, che tuttavia erano state vissuteda individui di religione, educazione e origine diverse. Alliniziodei miei studi di medicina, nel 1972, avevo gi raccolto un certo

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    numero di testimonianze e ne parlai ad alcuni medici di mia co-noscenza.

    Un amico mi convinse a esporre le mie ricerche a unassociazio-

    ne medica, e a quella prima conferenza ne seguirono altre. Dopoogni conferenza, qualcuno veniva a riferirmi unesperienza perso-nale. Frattanto, si affermava la mia notoriet in quel campo e moltidottori mandavano da me persone che essi avevano riportato allavita e che parlavano di esperienze insolite. Altri ancora mi hannoscritto dopo la comparsa di articoli sui miei studi. Attualmente, sodi 150 casi di pre-morte, e le esperienze da me esaminate possono

    venir raggruppate in tre distinte categorie: 1) Le esperienze di per-sone tornate alla vita dopo essere state credute, ritenute o dichiarateclinicamente morte dai loro medici. 2) Le esperienze di personeche, durante incidenti o ferite o malattie gravi, sono andate vicinealla morte fisica. 3) Le esperienze di persone che, al momento dellamorte, hanno parlato ad altre persone presenti. Queste, in seguito,sono venute a riferirmene. stato necessario operare una scelta nelvasto materiale offerto dai 150 casi. In parte, si trattato di unascelta che aveva uno scopo preciso.

    Pur avendo, per esempio, constatato che le esperienze del terzotipo si accordavano perfettamente con le altre, le ho escluse quasitutte per due ragioni. Perch la cosa mi aiutava a ridurre il numerodei casi presi in esame a un livello pi facilmente affrontabile e per-ch mi permetteva di attenermi quanto pi possibile a resoconti diprima mano. Per ottenerli, ho intervistato a lungo una cinquantina

    di persone, e di questi cinquanta casi, quelli che rientrano nellaprima categoria sono senza dubbio pi drammatici di quelli dellaseconda.

    Quando ho tenuto conferenze sullargomento, i casi di mor-te hanno sempre suscitato il maggior interesse e sono stati scrittiarticoli tali da far supporre che si tratti in realt dei soli casi da metrattati. Ma nella scelta delle testimonianze da presentare in questo

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    II LESPERIENZA DELLA MORTE

    Le circostanze che accompagnano limmediata vicinanza conla morte sono assai diverse tra loro, e diverse le persone che hannoconosciuto tali esperienze, ma stupefacente la somiglianza delleesperienze di pre-morte in quanto tali. Lanalogia dei diversi reso-conti infatti tale da permettere lindividuazione di circa quindici

    elementi comuni. Ed sulla base di questi elementi che ho tracciatola ricostruzione di unesperienza di pre-morte breve, teoricamenteideale o completa, nella quale sono racchiusi tutti gli elementicomuni nellordine nel quale abitualmente si presentano.

    Un uomo sta morendo e, nel momento in cui ha raggiuntolacme della sofferenza fisica, sente dalle parole del dottore di essereclinicamente morto. Avverte allora un rumore sgradevole, come untintinnio o un ronzio, e contemporaneamente sente di muoversicon estrema rapidit lungo una galleria buia. Giunto al termine,avverte improvvisamente di essere uscito dal proprio corpo ma ditrovarsi ancora nellambiente in cui si trovava prima e vede in lonta-nanza il suo stesso corpo, come se egli fosse soltanto uno spettatore.Da quella posizione privilegiata osserva il tentativo di rianimazionee prova un senso di sconvolgimento emotivo.

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    Dopo breve tempo, si riprende e si abitua alla sua strana condi-zione. Avverte di avere ancora un corpo, ma di una natura assaidiversa e dotato di poteri assai diversi da quelli del corpo fisico che

    ha lasciato dietro di s. Cominciano allora ad accadere altre cose.Altri individui gli si fanno vicino per aiutarlo. Scorge gli spiriti diparenti e amici gi morti e gli appare uno spirito di amore comeegli non ha conosciuto mai: un essere di luce. Questo gli rivolge,senza parole, una domanda che lo esorta a valutare la propria vita,e lo aiuta mostrandogli, come in un playback, gli avvenimenti piimportanti della sua esistenza.

    A un tratto si trova vicino a una barriera, o a un confine, chesembra rappresentare la divisione tra la vita terrena e laltra vita. Etuttavia sente di dover tornare sulla terra, sente che non ancoragiunto per lui il momento della morte. enta di opporsi perch ormai affascinato dallaltra vita e non vuole tornare in questa. sopraffatto da intensi sentimenti di gioia, amore e pace. uttavia siriunisce in qualche modo al suo corpo fisico e torna alla vita. Pitardi tenta di riferire ad altri la sua esperienza, ma gli riesce difficilefarlo. Non trova parole umane capaci di descrivere quegli episodinon terreni. Scopre inoltre che gli altri non lo prendono sul serio erinuncia a parlare. Ma lesperienza conosciuta segna la sua esisten-za, in particolare le sue opinioni sulla morte e il suo rapporto conla vita.

    importante sottolineare ancora una volta che questa mia ri-costruzione non intende rappresentare lesperienza di una singo-

    la persona. piuttosto un modello, ottenuto raggruppando glielementi comuni trovati in moltissimi resoconti. Lho introdottaa questo punto soltanto per dare unidea, preliminare e generale,di quel che pu provare un morente. E poich si tratta di unastra-zione e non di un vero resoconto, illustrer ora, uno a uno, i di-versi elementi accompagnandoli con esempi. tuttavia necessarioesporre dapprima alcuni fatti che possono situare nella giusta luce

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    quel che ancora dovr dire sullesperienza della morte:1) Per quanto forti siano le analogie tra i diversi resoconti, non

    ne esistono di assolutamente identici (soltanto alcuni sono quasi

    identici).2) Non ho mai incontrato nessuno che abbia riferito tutti gli

    elementi. Moltissimi ne hanno ricordato la maggioranza (otto opi di otto su quindici) e alcuni ne hanno riferito dodici.

    3) Nessuno dei quindici elementi compare in tutti i resoconti.Ma alcuni possono essere considerati quasi universali.

    4) Nessuno dei quindici elementi compare soltanto in un reso-

    conto. Ogni elemento appare in molte storie diverse.5) Lordine nel quale la persona morente attraversa le varie fasida me ricostruite pu essere diverso da quello che io ho fornitonel modello teorico. Per fare un esempio, molti hanno narratodi aver veduto lessere di luce prima di lasciare il corpo fisico onellistante in cui lo lasciavano, e non, come nel mio modello,qualche tempo dopo. uttavia, lordine da me seguito un ordinetipico, e variazioni di notevole entit sono inconsuete.

    6) Fino a che punto il morente conosce per intero lesperienzasembra dipendere dal fatto che egli abbia o no attraversato unostato di morte clinica, e dal tempo in cui rimasto in quello stato.In linea generale, quelli che sono morti narrano unesperienzapi ricca e completa di quanti hanno soltanto sfiorato la morte, equelli che sono morti per un tempo pi lungo hanno conosciu-to unesperienza pi completa di quelli morti per un tempo pi

    breve.7) Ho parlato con alcune persone dichiarate morte e ritorna-te alla vita che, non soltanto non hanno riferito neppure uno deiquindici elementi, ma dichiarano di non ricordare nulla della loromorte. interessante notare che individui dichiarati clinicamen-te morti in diverse occasioni, ad anni di distanza, mi hanno riferitodi non aver provato nulla in unoccasione e di aver conosciuto espe-

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    rienze complesse in unaltra.8) Devo sottolineare che in questo libro io mi attengo a reso-

    conti verbali da me ascoltati personalmente. Quando affermo che

    un determinato elemento della esperienza completa non si ve-rificato in un determinato resoconto, non intendo necessariamentedire che quellelemento non accaduto, ma soltanto che la personain questione non mi ha detto che le accaduto, o che dal suo rac-conto non appare chiaro se lo abbia conosciuto. enendo presentiqueste osservazioni, esaminiamo ora alcune fasi e eventi comunidellesperienza della morte. Ineffabilit

    Per comprendere il linguaggio umano necessaria lesistenzadi un complesso di esperienze comuni. E questo spiega la difficoltfondamentale del discorso che segue. Gli avvenimenti vissuti daquanti sono stati vicini alla morte esulano dal campo delle nostreesperienze comuni: dunque lecito attendersi che esista una note-vole difficolt linguistica nellesprimere quegli avvenimenti. Ed infatti cos. Quanti hanno vissuto quellesperienza la definisconosempre ineffabile, inesprimibile. Molti hanno osservato che nonesistono parole per esprimere quanto sto cercando di dire, oppureche non ci sono aggettivi o superlativi che possano descrivere.

    Una donna ha riassunto con molta chiarezza il problema quan-do mi ha detto: molto difficile per me cercare di dirle tutto que-sto perch le parole che conosco sono a tre dimensioni. Mentrevivevo quellesperienza, continuavo a pensare: Quando studiavogeometria, mi dicevano che esistono soltanto tre dimensioni e io ho

    sempre dato la cosa per scontata. Ma avevano torto. Non esistonosoltanto tre dimensioni, ne esistono di pi. E naturalmente il no-stro mondo quello in cui ora viviamo davvero a tre dimensio-ni. Ma laltro mondo non lo . Per questo tanto difficile parlarne.Devo descriverglielo usando parole a tre dimensioni.

    Questo il massimo a cui posso arrivare, ma del tutto ina-deguato. Non posso darle una descrizione efficace. Lascolto del-

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    la notizia Molte persone hanno detto di aver sentito il dottore oqualcun altro dichiararle morte. Ero allospedale, ma non sapevanoche cosa avessi. Cos il dottor James, il mio medico curante, mi

    mand al reparto radiologico per un esame del fegato che permet-tesse di individuare la natura della malattia. Provarono prima su unbraccio leffetto della sostanza che avrebbero dovuto usare, perchavevo avuto molte reazioni allergiche a molte medicine. Questavolta per non ebbi alcuna reazione e cos proseguirono. Ma men-tre usavano quella sostanza, il cuore smise di battere. Ho sentito ilradiologo andare al telefono e fare un numero. Poi lho sentito dire:

    Dottor James, ho ucciso la sua paziente, la signora Martin. E iosapevo di non essere morta. Ho cercato di muovermi, di farglielocapire, ma non potevo. Mentre tentavano di rianimarmi, li sentivodire quanti centimetri cubi di una certa medicina dovevano darmi,ma non sentivo gli aghi delle iniezioni. Non sentivo niente quandomi toccavano.

    In un altro caso, una donna che aveva sofferto di disturbi cardia-ci venne colta da un attacco che le cost quasi la vita. Ecco quantoriferisce: Di colpo sono stata presa da una sofferenza al petto, comese mi avessero avvolto attorno al petto una sbarra di ferro e la strin-gessero. Mio marito e un nostro amico mi hanno sentito cadere esono corsi per aiutarmi. Mi sono trovata immersa in unoscuritprofonda, e mio marito, che pareva lontanissimo, diceva: Ecco,questa volta finita!. E anchio pensavo: S, finita. Un giovane,creduto morto in seguito a un incidente automobilistico, afferma:

    Ho sentito una donna dire: morto? e qualcuno le ha risposto:S, morto.Questi resoconti, e altri analoghi, si accordano con quanto ri-

    feriscono i dottori o le persone presenti. Ecco la testimonianza diun dottore: Una mia paziente ha avuto un attacco cardiaco pocoprima che io e un altro chirurgo la operassimo. Ero l e ho visto chele pupille le si dilatavano. Abbiamo tentato di rianimarla, ma senza

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    anche come un ticchettio, un rimbombo, un clangore metallico,un suono sibilante, simile al vento. In altri casi leffetto sonorosembra assumere una veste pi musicale e gradevole.

    Un uomo, rianimato dopo essere stato dichiarato morto al suoarrivo allospedale, ricorda: Sentivo come un suono di campanelle,un suono lontano che sembrava portato dal vento. Come le campa-ne a vento giapponesi... A volte era il solo suono che udivo. E unagiovane donna, in pericolo di vita per unemorragia interna, parladi una specie di musica, una musica maestosa, bella.

    La galleria buia Spesso, alla sensazione sonora, si accompagna

    quella di percorrere rapidamente e forzosamente uno spazio buio.ermini diversi vengono usati per definirlo: cantina, pozzo, cana-le, recinto, galleria, gola, vuoto, tubo, valle, cilindro; ma benchla terminologia cambi chiaro che le diverse persone cercano diesprimere una stessa idea. Esaminiamo ora due resoconti nei qualiprevale il concetto della galleria. Mi successo quando ero unbambino un bambino di nove anni. Ventisette anni fa, ma statauna cosa tanto sconvolgente che non lho mai dimenticata. Un po-meriggio mi sentii malissimo e mi portarono in fretta e furia al pivicino ospedale. Al mio arrivo decisero di anestetizzarmi, ma nonso perch, ero troppo piccolo. A quellepoca usavano letere. Me losomministrarono mettendomi un panno sul viso e, quando lo fece-ro, come mi dissero in seguito, il cuore cess di battere. Allora nonsapevo che questo era quanto mi era successo, ma nel momentoin cui accadde fu una vera esperienza. Per prima cosa lo descri-

    vo proprio come lho provato allora sentii un suono squillante:brrrrnnnng-brrrrnnnng-brrrrnnnng, un suono molto ritmato. Poimi sono trovato a muovermi in quel questo le sembrer strano- in quello spazio lungo e buio. Sembrava un canale sotterraneoo qualcosa del genere. Non riesco a descriverglielo. Mi spostavo,sempre al ritmo di quel suono, di quel suono metallico. Unaltrapersona afferma: Ho avuto una gravissima reazione allergica a un

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    anestetico, e mi mancato il respiro. La prima cosa che mi accad-de fu tutto molto veloce fu che mi trovai in un vuoto scuro,nero, a una velocit supersonica. Immagino lo si possa definire una

    galleria. Mi sembrava di andare sulle montagne russe in un LunaPark, mentre percorrevo quella galleria a velocit pazza. Duranteuna gravissima malattia un uomo and tanto vicino alla morte chegli si dilatarono le pupille e il corpo cominci a raffreddarsi. Mitrovai in un vuoto nero, buio.

    difficile spiegare: mi pareva di muovermi in un nulla che erasoltanto una profonda oscurit. S, ero consapevole di quanto acca-

    deva. Mi pareva di essere in un cilindro senza aria. Era come esserein un limbo, per met qui e per met da unaltra parte. Un uomomor a diverse riprese in seguito alle ustioni e alle ferite provocateda una caduta: Rimasi in stato di choc per una settimana circa e inquel periodo mi ritrovai di colpo in un nulla buio. Mi parso dirimanervi a lungo, come galleggiando e rotolando nello spazio... Equel nulla mi prendeva tanto che non pensavo ad altro. Prima diconoscere, ancora bambino, lesperienza di pre-morte, uno degliuomini da me ascoltati aveva paura del buio. Eppure, quando ilcuore cess di battergli per le lesioni riportate in seguito a una ca-duta dalla bicicletta, Provai la sensazione di muovermi in una valleprofonda e buia. Loscurit era tanto profonda e impenetrabile chenon potevo vedere nulla, ma era lesperienza pi meravigliosa elibera da preoccupazioni che si possa immaginare. Una donna col-pita da peritonite ricorda: Il medico aveva gi chiamato mio fratello

    e mia sorella perch mi dessero lestremo saluto. Linfermiera mifece uniniezione per rendermi la morte meno dolorosa. Lambienteche mi circondava cominci allora ad allontanarsi sempre di pi. Ementre si allontanava, io precipitavo a testa in gi in una specie dicorridoio stretto e molto, molto buio. Sembrava vi entrassi appe-na. E cominciai a scivolare, a scivolare, a scivolare. Mentre unaltradonna, prossima alla morte in seguito a un incidente, si servita di

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    un paragone preso da uno spettacolo televisivo: Una sensazione dipace e quiete profonda, nessuna paura, e mi ritrovai in una galleria una galleria fatta di cerchi concentrici.

    Poco dopo la mia esperienza ho visto un programma alla televi-sione, La galleria del tempo, dove la gente torna indietro nel tempopercorrendo una galleria a spirale. il paragone migliore che possatrovare. Ed ecco infine la testimonianza di un uomo che si rif allasua educazione religiosa: Di colpo mi trovai in una vallata moltobuia e molto profonda. Mi pareva ci fosse un sentiero, quasi unastrada, che attraversava la valle, e io seguivo quel sentiero... Pi

    tardi, quando stavo bene, ho pensato: Ora so che cosa intendela Bibbia quando parla della Valle dellombra della morte; lo soperch ci sono stato. Labbandono del corpo Dire che la stragran-de maggioranza di noi, per la stragrande maggioranza del tempo, siidentifica con il proprio corpo una verit che non ha bisogno diessere dimostrata. Certo, ammettiamo di avere anche una mente;ma per molti la mente sembra assai pi effimera del corpo. Infondo, la mente potrebbe essere soltanto il risultato dellattivitelettrica e chimica che si svolge nel cervello, e il cervello parte delcorpo. Per molti impossibile anche soltanto immaginare unesi-stenza diversa dallesistenza corporea alla quale sono abituati. Eracos anche per le persone con le quali ho parlato, prima della loroesperienza di pre-morte.

    E per questo, dopo il passaggio attraverso la galleria buia, ilmorente avverte un senso tanto profondo di stupore: perch si tro-

    va di colpo a osservare il proprio corpo essendone fuori, come unospettatore o una terza persona o qualcuno che guarda personag-gi e avvenimenti sulla scena o al cinema. Avevo diciassette annie io e mio fratello lavoravamo in un Luna Park. Un pomeriggiodecidemmo di andare a nuotare e parecchi altri ragazzi vennero connoi. Qualcuno disse: Attraversiamo a nuoto il lago. Io lo avevofatto spesso ma quel giorno, non so perch, andai a fondo verso il

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    centro del lago.... Continuavo ad andare su e gi e di colpo mi sen-tii come fossi fuori dal mio corpo, isolato, solo nello spazio. Io erofermo, allo stesso livello del mio corpo, e lo vedevo nellacqua a una

    quindicina di centimetri da me che andava in su e in gi. Vedevo ilmio corpo da dietro, leggermente verso destra. Eppure continuavoa sentirmi in possesso di una forma corporea completa, pur essendofuori dal mio corpo. Provavo una sensazione di leggerezza quasiindescrivibile. Mi sentivo una piuma. Una donna ricorda: Circa unanno fa venni ricoverata in ospedale in seguito a scompensi cardiacie la mattina successiva al ricovero, mentre ero a letto, cominciai ad

    avvertire un violento dolore al petto. Chiamai le infermiere: quellevennero e cominciarono a darsi da fare. Stavo male sdraiata supina,cos mi voltai, e mentre lo facevo mi manc il respiro e il cuore ces-s di battere, Le infermiere gridarono: Emergenza! Emergenza!, eintanto io mi sentii uscire dal corpo e scivolare tra il materasso e lasponda laterale del letto mi parve di passare attraverso la sponda gi fino al pavimento. Poi cominciai a innalzarmi, lentamente.Mentre mi innalzavo vidi altre infermiere che entravano correndonella stanza circa una dozzina. In quel momento il mio medicocurante faceva il giro di visite in ospedale, cos lo chiamarono evidi entrare anche lui. Ho pensato: Chiss che cosa ci fa qui.Continuai a salire fino al punto dove era fissato limpianto dellaluce lo vidi di fianco, con assoluta chiarezza e pi su ancora,poi mi fermai, galleggiando lentamente appena sotto il soffitto econtinuando a guardare gi. Mi sentivo come un foglio di car-

    ta che qualcuno avesse soffiato fino al soffitto. Li vidi rianimarmistando lass! Il mio corpo era steso sul letto, bene in vista, e tuttigli stavano radunati attorno. Sentii uninfermiera dire: Mio Dio, morta!, mentre unaltra si curvava per farmi la respirazione bocca abocca. Mentre lei era curva su di me, io guardavo la sua nuca. Nondimenticher mai comerano i suoi capelli: tagliati corti. Proprioin quel momento vidi che portavano dentro un apparecchio e mi

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    applicavano gli elettrodi al petto. Quando lo fecero, il mio corposussult sul letto, e sentii ogni osso del mio corpo scricchiolare. Erauna cosa orribile! Mentre vedevo tutta quella gente laggi che mi

    martellava il petto e mi strofinava le braccia e le gambe, pensavo:Perch si danno tanto da fare? Adesso sto bene.

    Ed ecco ora la testimonianza di un giovane: accaduto circadue anni fa, avevo appena compiuto diciannove anni. Stavo accom-pagnando a casa in macchina un amico e, arrivato a un incrocio, mifermai e guardai da tutte e due le parti, ma non vidi una macchinache veniva verso di me. Rimisi in moto e sentii il mio amico che

    urlava con quanto fiato aveva. Guardai e vidi una luce accecante, ifari di una macchina che veniva di corsa verso di me. Sentii un suo-no terribile il fianco della macchina che si schiacciava e per unistante mi parve di attraversare uno spazio buio, chiuso. Fu tuttomolto veloce. Poi mi sentii galleggiare a una ventina di centimetridalla strada, a cinque metri dalla macchina, mentre il rumore sva-niva. Vidi molta gente arrivare e radunarsi attorno alla macchina eil mio amico che ne usciva in evidente stato di choc. Vedevo ancheil mio corpo tra i rottami e la gente che cercava di tirarlo fuori.

    Avevo le gambe contorte, e cera sangue dappertutto. Come facileimmaginare, nella mente di chi si trova in una situazione comequesta passano sentimenti e pensieri mai conosciuti prima. Molticonsiderano tanto impensabile lidea di trovarsi fuori dal loro corpoche, nel preciso istante in cui provano quella sensazione, si sentonoconfusi al punto di non collegarla immediatamente con la morte.

    Si chiedono che cosa gli stia accadendo: perch possono dun trattovedersi da lontano, come spettatori?Le reazioni emotive variano profondamente da individuo a in-

    dividuo. La maggioranza parla di un desiderio disperato, allinizio,di rientrare nel proprio corpo, ma non sa come riuscirvi. Altri ri-cordano di avere paura, di essere stati in preda al panico. Alcuni,tuttavia, parlano di emozioni pi positive: Mi ammalai gravemente

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    dottore che mi curava. Non capivo come, ma vedevo il mio corpo,che giaceva sul letto. E soffrii molto quando lo vidi e vidi come eraridotto. Molti hanno espresso al contrario un senso di estraneit, di

    non riconoscimento del loro corpo: Oh, non lo sapevo proprio diavere quellaspetto! Sono abituato a vedermi soltanto in fotografiao di fronte, allo specchio, e queste sono tutte immagini piatte. Edecco che di colpo io o il mio corpo era l e potevo vederlo. Lopotevo vedere bene, bene in vista, da una quindicina di centimetri.Mi ci vollero alcuni minuti per riconoscermi. E, in almeno un caso,il senso di estraneit assume una forma estrema e umoristica. Un

    uomo, un medico, racconta come durante la sua morte clinicasi trovasse vicino al letto e guardasse il suo corpo, che aveva giassunto un cadaverico color cenere. Disperato e confuso, cercava didecidere che cosa dovesse fare. Con esitazione, stabil di andarsene,perch si sentiva molto a disagio. Da bambino, il nonno gli ave-va raccontato storie di fantasmi e: Non mi piaceva stare vicino aquella cosa che sembrava un cadavere... anche se ero io!. Allestre-mo opposto si situano alcune persone che affermano di non averprovato nulla per il proprio corpo. Una donna ebbe un attaccocardiaco e si sent certa di essere prossima alla morte. Le parve divenir trascinata nel buio fuori dal proprio corpo e di correre rapi-damente. Non guardai affatto il mio corpo. S, sapevo bene che eral e se avessi guardato lo avrei visto. Ma non volevo guardare, nonvolevo proprio, perch sapevo di aver fatto del mio meglio in vita eora volgevo la mia attenzione verso il nuovo regno. Mi pareva che

    voltarmi a guardare il mio corpo fosse come voltarmi a guardare ilpassato, e ero decisa a non farlo.Analogamente, una ragazza che usc dal corpo dopo un in-

    cidente afferma: Vedevo il mio corpo ripiegato su se stesso nellamacchina, in mezzo a tutti quelli che si erano radunati, ma, vede,non provavo niente per il mio corpo. Era come se fosse una personacompletamente diversa, o forse soltanto un oggetto... sapevo che

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    era il mio corpo, ma non provavo niente. Per quanto misterioso siail fatto di uscire dal proprio corpo, la situazione coglie tanto di sor-presa il morente che egli non afferra subito il significato dellespe-

    rienza che sta attraversando. Pu accadergli di restare per qualchetempo fuori dal corpo cercando disperatamente di capire che cosagli sta succedendo e di distinguere tra i pensieri tumultuosi che gliattraversano la mente prima di capire che sta morendo, o gi mor-to. Quando infine se ne rende conto, la comprensione improvvisapu scatenare unintensa reazione emotiva e pensieri stupefacenti.Una donna ricorda di aver pensato: Oh, sono morta! Che bello!.

    E un uomo: Deve essere quella che chiamano morte.Ma la comprensione pu essere accompagnata anche da unprofondo smarrimento e perfino da un certo rifiuto. Un giovanericorda di aver pensato alla promessa biblica dei settanta anni e diaver protestato perch ne aveva avuto appena venti. Una ragazzaha descritto con grande efficacia questi sentimenti quando mi hadetto: Pensai di essere morta e non mi dispiaceva esserlo, sempli-cemente non riuscivo a immaginare dove sarei dovuta andare. Ilpensiero e la consapevolezza non erano diversi da come erano invita, ma proprio non riuscivo a immaginarlo. Continuavo a pensa-re: Dove vado adesso? Che cosa faccio? e: Dio mio! Sono morta!Non riesco a crederci!. Perch non si crede mai, penso, che si mo-rir davvero.

    La morte succede agli altri, e per quanto lo si sappia, non lo sicrede davvero... Decisi cos che mi sarei limitata a aspettare fino a

    quando gli altri non si fossero calmati e non avessero portato viail mio corpo, e allora avrei cercato di decidere dove potevo andareda l. In uno o due casi i morenti la cui anima, mente, consapevo-lezza (come preferite chiamarla) era stata liberata dal corpo, hannodichiarato di non avere avuto limpressione di ritrovarsi in seguitoin un altro corpo. Si sentivano pura consapevolezza. Un uomoricorda di avere avuto la sensazione di poter vedere tutto attorno a

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    me compreso il mio corpo che giaceva sul letto senza occuparealcuno spazio, come fosse stato soltanto consapevolezza, o anima.

    Altri dicono di non ricordare bene se si trovassero o no in un

    nuovo corpo dopo essere usciti dal loro corpo fisico, perch eranotroppo presi da quel che stava accadendo. Ma nella stragrande mag-gioranza dei casi, le persone da me incontrate dichiarano di essersisentite in un altro corpo dopo essere uscite dal loro corpo fisico. Citroviamo tuttavia in un campo particolarmente arduo. Il nuovocorpo uno dei due o tre aspetti della esperienza di pre-mortenei quali linadeguatezza del linguaggio umano si fa maggiormente

    sentire.Quasi tutti quelli che mi hanno parlato di questo corpo hannoconosciuto infine un profondo scoraggiamento e hanno affermato:Non posso descriverlo o frasi simili. uttavia le descrizioni delnuovo corpo sono sorprendentemente simili. Se individui diversiusano parole diverse e tracciano paragoni diversi, i vari modi diespressione sembrano riferirsi a una stessa realt, e le testimonian-ze concordano sulle caratteristiche e sulle facolt del nuovo corpo.Per usare un termine che riunisce in s con sufficiente efficacia talicaratteristiche e che stato usato in due casi, lo chiamer il corpospirituale. Il morente tende dapprima ad avvertire il suo corpospirituale attraverso le limitazioni. Cerca disperatamente di direagli altri che cosa gli sta accadendo, ma scopre che nessuno pusentirlo.

    Eccone una testimonianza nel racconto di una donna che era

    stata portata in sala di rianimazione: Li vidi mentre mi rianimava-no. Era davvero strano. Non mi trovavo molto in alto; era come sefossi su una piattaforma, ma non molto al di sopra di loro, solo queltanto che mi permetteva di guardarli dallalto. Cercavo di parlare,ma nessuno poteva sentirmi, nessuno mi ascoltava. Oltre a nonessere apparentemente in grado di farsi udire da quanti gli stannovicini, lindividuo entrato nel corpo spirituale si accorge di essere

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    invisibile. I medici, le infermiere o altre persone presenti attorno alsuo corpo fisico, guardano verso di lui, verso il suo corpo spirituale,senza dar segno di averlo visto. Il corpo spirituale non un corpo

    solido; gli oggetti lo attraversano agevolmente, ed incapace diafferrare cose o persone. I dottori e le infermiere mi martellavano ilcorpo per cercare di rianimarmi e io continuavo a dire: Lasciatemiin pace. Voglio soltanto che mi lasciate in pace. Smettetela. Manon mi sentivano. Allora cercavo di allontanare le loro mani perchla smettessero di percuotermi il corpo, ma non succedeva niente.Non potevo toccare niente. Era come non so che cosa sia accadu-

    to, ma non potevo scostare le loro mani. Sembrava che io toccassi leloro mani e cercassi di muoverle ma quando infine facevo il gestoper allontanarle, le mani erano sempre al loro posto. Non so se lamia mano attraversasse le loro, o le circondasse, o che cosa facesse.Sentivo di non esercitare nessuna pressione sulle loro mani quandocercavo di scostarle. E ancora: La gente veniva da tutte le direzioniper arrivare alla macchina rotta. Vedevo gli altri e mi trovavo al cen-tro di un passaggio pedonale molto stretto. Ma quando la gente misi avvicinava, sembrava non mi vedesse. Continuava a camminareguardando davanti. Quando mi si avvicinavano, io mi spostavo,per togliermi di mezzo, ma loro mi passavano attraverso. Altra ca-ratteristica del corpo spirituale di non avere peso. La pi parte sene avvede quando, come stato spesso riferito, si trova a volare, agalleggiare verso il soffitto della camera o in aria. Molti parlano disentirsi fluttuare o di imponderabilit o di essere trascinato via

    come dalla corrente quando si riferiscono al loro nuovo corpo.Normalmente, mentre siamo nel nostro corpo fisico, abbiamomolti modi per percepire in quale punto dello spazio e in qualeposizione si trovino i nostri corpi, o parti del nostro corpo, e sesiano fermi o in movimento. La vista, il senso dellequilibrio sonodue elementi fondamentali a questo riguardo, ma esiste anche unaltro senso, il senso cinetico, il senso del movimento o della tensio-

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    ne nei muscoli, nei tendini, nelle giunture. Normalmente non ciaccorgiamo della sensazione del movimento che ci viene dal sensocinetico, perch luso costante ne ha praticamente annullato la per-

    cezione. Ritengo tuttavia che se ne venissimo di colpo privati nenoteremmo immediatamente lassenza. E in effetti alcune personemi hanno detto di essere consapevoli dellassenza della sensazionefisica del peso, del movimento e della posizione mentre si trovanonel corpo spirituale.

    Le caratteristiche del corpo spirituale che dapprima vengonopercepite come limitazioni possono con eguale fondatezza esse-

    re considerate assenza di limitazioni. sufficiente capovolgere ilpunto di vista: Una persona nel corpo spirituale in una posi-zione privilegiata nei confronti delle altre persone. Pu vederle esentirle, ma loro non possono vederla n sentirla. (Molte spie lagiudicherebbero una situazione invidiabile.) Allo stesso modo, se lamaniglia sembra attraversare la mano quando si cerca di toccarla,non ha molta importanza, poich si pu passare attraverso la porta.Muoversi, quando ci si fatta labitudine, sembra particolarmentefacile. Gli oggetti fisici non rappresentano un ostacolo e spostarsida un luogo allaltro estremamente rapido, quasi istantaneo. Inol-tre, bench il corpo spirituale non sia percepibile in alcun mododa chi si trovi nel corpo fisico, tutti quanti lo hanno conosciuto af-fermano concordemente che qualcosa, per quanto indescrivibile.Ha un aspetto, una sagoma (a volte come una nube globulare oamorfa, spesso simile al corpo fisico) e ha delle parti (proiezioni o

    superfici analoghe alle braccia, le gambe, la testa, ecc.).Anche quando si parla di una forma genericamente tondeg-giante, si afferma che esistono due estremit, una in alto e laltrain basso, e perfino le parti summenzionate. Ho sentito descriverecon termini diversissimi il corpo spirituale, ma anche in questocaso facile constatare che i modi diversi tendono a esprimere unastessa idea. Le espressioni usate comprendono: nebbia, nuvola, si-

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    mile al fumo, vapore, trasparente, nube di colori, volute di fumo,concentrazione di energia, e altre ancora che esprimono significatianaloghi. Infine, quasi tutti parlano della atemporalit di questa

    particolare condizione.Molti lamentano di dover descrivere in termini temporali (poi-

    ch il linguaggio umano temporale) il loro interludio nel corpospirituale, mentre il tempo non era parte della loro esperienza comelo nella vita fisica. Ed ecco ora alcuni brani da cinque intervistein cui vengono sottolineati gli straordinari aspetti dellesistenza nelcorpo spirituale.

    1) Persi il controllo della macchina a una curva e la macchinausc di strada e salt in aria e io ricordo di avere visto il cielo e poila macchina che finiva in una scarpata. Nel momento in cui lamacchina usc di strada mi dissi: Ecco, un incidente. A quel pun-to fu come se perdessi il senso del tempo, e per quanto riguarda ilmio corpo persi la mia realt fisica, persi il contatto col mio corpo.Il mio essere o il mio ego o il mio spirito, come vuole chiamar-lo lo sentii come uscire da me, dalla testa. E non era doloroso,era come qualcosa che si innalzava e restava sospeso sopra di me.[Il mio essere] sembrava avere una densit, ma non una densitfisica; non so, come delle onde o qualcosa del genere, immagino.Niente di corporeo, come se fosse carico di energia. Certo, avevauna consistenza... Piccolo, e sembrava circolare, senza profili rigidi.Lo si potrebbe paragonare a una nuvola... Sembrava quasi avesseun rivestimento suo proprio... E mentre lasciava il mio corpo pa-

    reva che lestremit pi grande uscisse prima, e quella pi piccoladopo... Era una sensazione leggera, molto leggera.Non cera nessun senso di pressione sul mio corpo [fisico], la

    sensazione era totalmente separata. Il mio corpo non aveva peso...Il punto pi straordinario di tutta lesperienza fu quando il mioessere si trov sospeso sulla mia faccia. Come se stesse decidendo sevoleva uscire o restare. E il tempo sembrava essersi fermato. Allini-

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    zio e alla fine dellincidente tutto accadeva molto in fretta, ma inquel preciso momento, mentre il mio essere era sospeso sopra dime e la macchina stava cadendo nella scarpata, sembrava che la

    macchina non finisse mai di cadere e io non pensavo alla macchinao allincidente o al mio corpo, ma solo alla mia mente... Il mio es-sere non aveva caratteristiche fisiche, ma io devo descriverlo usandotermini fisici. Potrei descriverlo in molti modi, con molte parole,ma nessuna sarebbe veramente esatta. difficile parlarne. Infine lamacchina raggiunse la scarpata e si rovesci, ma le uniche lesioniche riportai furono una distorsione al collo e dei lividi al piede.

    2) [Quando uscii dal mio corpo fisico] fu come se uscissi dalcorpo e entrassi in qualcosaltro. Non mi pareva di non essere nulla.Ero in un altro corpo... ma non un normale corpo umano. un podiverso. Non era proprio come un corpo umano, ma non era ne-anche una gran quantit di materia. Aveva una forma, ma non uncolore. E so che avevo qualcosa che si potrebbe definire mani. Nonposso descriverlo. Ero troppo affascinato da quanto mi accadevaintorno vedere il mio corpo e tutto il resto cos non pensavo alcorpo in cui mi trovavo. E tutto sembrava svolgersi a una tale velo-cit... Il tempo non era un elemento eppure lo era. Sembra che lecose vadano molto pi veloci quando si usciti dal proprio corpo.

    3) Ricordo di essere stato portato nella sala operatoria, e le po-che ore che seguirono furono quelle critiche. Continuavo a entraree uscire dal mio corpo fisico e potevo vederlo standogli sospesosopra. Ma mentre lo facevo ero sempre in un corpo - non un corpo

    fisico, piuttosto qualcosa che potrei chiamare una concentrazionedi energia. Se dovessi descriverlo direi che era trasparente, un esserespirituale, se il termine spirituale lopposto di materiale. Ep-pure, aveva parti diverse.

    4) Quando il cuore cess di battere... mi sentii come fossi unapalla e forse come fossi una piccola sfera iscritta in quella palla. Ilfatto che non riesco a descriverglielo.

    5) Ero uscito dal mio corpo e lo guardavo da circa dieci metri,

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    ma continuavo a pensare, come nella vita fisica. E il punto in cuipensavo si trovava pi o meno allaltezza abituale del mio corpofisico. Non ero in un corpo nel senso proprio del termine. Sentivo

    per qualcosa, qualcosa come come una capsula, o una forma delgenere, una forma trasparente. Non potevo vederla; s, era cometrasparente, ma non proprio. Era come se semplicemente fossi l forse unenergia, come una piccola sfera di energia. E non avvertivonessuna sensazione corporea temperatura o niente del genere.

    Altri hanno parlato di una somiglianza tra la forma del loro corpofisico e del nuovo corpo: Sentivo di avere sempre una forma cor-

    porea completa, gambe, braccia, tutto pur essendo senza peso.E unaltra donna, che osservava il tentativo di rianimazione del suocorpo sospesa subito sotto il soffitto, ricorda: Ero in un corpo. Misporgevo e guardavo gi. Muovevo le gambe e mi sono accorta cheuna sembrava pi calda dellaltra. Come libero il movimento inquesto nuovo stato spirituale, cos libero il pensiero. Pi volte misono sentito ripetere che quando ci si abituati alla nuova situazio-ne si comincia a pensare in modo pi lucido e rapido di come av-venga nellesistenza fisica. Sono possibili cose che qui non lo sono.La mente chiarissima. piacevole. La mia mente agiva e pensavaper me senza che io dovessi riflettere pi di una volta alle cose. Etutto quello che provavo giungeva infine ad avere un significato.

    Nel nuovo corpo la percezione a un tempo simile e diversadalla percezione nel corpo fisico. Da un lato il corpo spirituale pi limitato. Come abbiamo visto, il senso cinetico, nel significato

    proprio del termine, assente. Soltanto in due casi mi stato dettoche era assente anche il senso del caldo e del freddo mentre nellagran maggioranza la gente parla di una gradevole sensazione di ca-lore. Nessuno ha mai parlato del gusto e dellolfatto. Da un altrolato, i sensi corrispondenti alla vista e alludito non soltanto sonointatti nel corpo spirituale, ma sembrano potenziati, perfezionati;un uomo ricorda che la vista sembrava incredibilmente pi po-

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    tente: Non riesco a capire come riuscissi a vedere tanto lontano.Una donna osserva: Sembrava che quel senso spirituale non avesselimitazioni, come se potessi guardare comunque e ovunque.

    Ed ecco come riassume il fenomeno una donna che usc dalproprio corpo in seguito a un incidente: Cera molto movimento egente che correva intorno allambulanza. E ogni volta che guardavouna persona chiedendomi che cosa stesse pensando, come per unozoom improvviso mi trovavo l. Ma sembrava che qualcosa di me lo chiamer la mente restasse dove ero prima, a parecchi metri dalmio corpo. Quando volevo vedere qualcuno molto distante, una

    parte di me, come un razzo tracciante, si recava da quella persona.E mi sembrava che qualsiasi cosa succedesse, in qualsiasi parte delmondo, avrei potuto essere l.

    Quanto allo udito, nel corpo spirituale lo si pu chiamare cossoltanto per analogia. La maggioranza afferma di non avere sentitovoci o suoni, ma piuttosto di aver percepito i pensieri dei presenti;come vedremo pi avanti, questa trasmissione diretta del pensierosvolge un ruolo importante nelle fasi successive dellesperienza dipre-morte. Una donna da me intervistata osserva: Potevo vederela gente e capire quello che diceva. Non la sentivo, come adessosento lei. Era piuttosto come sapessi quello che stavano pensando,esattamente quello che stavano pensando, ma solo nella mia mente,non nel loro vocabolario. Capivo un momento prima che aprisserobocca per parlare. Infine, basandomi su un solo e interessantissimocaso, penso di poter affermare che nessuna lesione, per quanto gra-

    ve, subita dal corpo fisico ha alcun effetto sul corpo spirituale.Mi riferisco a un uomo che perse quasi interamente una gambanellincidente conclusosi con la sua morte clinica. Egli ne era con-sapevole, perch vedeva il suo corpo mentre i dottori operavano,eppure, nel tempo in cui rimase fuori dal corpo, Potevo sentire ilmio corpo, ed era intero. Lo so. Mi sentivo intero, e sentivo chetutto di me era presente, anche se non era cos. In questo nuovo

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    stato incorporeo, il morente dunque isolato dagli altri. Pu vederegli altri e comprendere i loro pensieri, ma gli altri non possono nvederlo n udirlo. Ogni comunicazione con gli altri esseri umani si

    interrompe, anche quella attraverso il tatto poich il corpo spiritua-le non un corpo solido. Non c dunque da stupirsi se dopo unbreve tempo trascorso in quello stato sopravvengono profondi sen-timenti di isolamento e solitudine. Un uomo racconta che potevavedere tutto nellospedale i dottori, le infermiere e gli altri che sidedicavano ai loro diversi compiti. Ma non poteva in alcun modocomunicare con loro e cos si sentiva disperatamente solo.

    Molti altri hanno parlato di questo profondo senso di solitu-dine: La mia esperienza tutte le cose che mi accadevano erameravigliosa, ma indescrivibile. Volevo che altri fossero insieme ame per conoscere la mia esperienza e sentivo che non sarei mai ri-uscito a descrivere a nessuno quello che stavo vedendo. Mi sentivosolo poich desideravo che qualcuno fosse l a dividere con me lamia esperienza. Ma sapevo che nessun altro poteva essere l conme. Ero come in un mondo mio, isolato. E provai un momentodi depressione profonda. O ancora: Non potevo toccare nulla, nonpotevo comunicare con nessuno.

    un sentimento impressionante, di solitudine profonda. Sa-pevo di essere completamente solo. E infine: Ero stupefatto. Nonpotevo credere che stesse davvero accadendo. Non ero ansioso opreoccupato; non pensavo cose come: Oh, povero me, sono mortoe i miei genitori sono rimasti soli e soffriranno e io non li vedr

    pi. No, non ho mai pensato nulla del genere. Ero sempre consa-pevole di essere solo, per, molto solo come un visitatore da unaltro mondo. Come se ogni rapporto fosse interrotto. Lo so eracome se non ci fosse pi amore, pi nulla. utto era cos tecnico.Non capisco, davvero non capisco.

    uttavia il sentimento di solitudine viene disperso appena il

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    morente penetra pi a fondo nellesperienza di pre-morte; poichviene il momento in cui altri gli si fanno vicini per aiutarlo nelviaggio che egli sta compiendo. Pu trattarsi di altri spiriti, spesso

    di parenti o amici morti. In molti casi appare un essere spiritualedi una natura completamente diversa. Nei prossimi paragrafi parle-remo appunto di questi incontri. Lincontro con altri Molti hannodetto che mentre morivano a volte allinizio dellesperienza, avolte solo pi tardi hanno avvertito la presenza di altri esseri spiri-tuali vicini a loro, esseri che sembravano giunti per aiutarli nel loroviaggio, oppure, in due casi, per comunicare che non era ancora

    giunto il tempo della morte e che il morente doveva ritornare nelsuo corpo fisico. Ho conosciuto questa esperienza quando stavopartorendo. Il parto era difficilissimo e avevo perso molto sangue.Il dottore non sperava di salvarmi e disse ai miei parenti che stavomorendo. uttavia io rimasi sempre perfettamente consapevole eproprio mentre lui parlava della mia morte mi sentii riprendere.In quellistante avvertii la presenza di tutti quegli esseri, una mol-titudine mi parve, sospesi in aria, vicino al soffitto della camera.Erano tutte persone che avevo conosciuto e che erano gi morte.Riconobbi mia nonna e una ragazza che avevo conosciuto a scuola,e molti altri parenti e amici. Credo che vedessi soprattutto le lorofacce e riconoscessi la loro presenza. Sembravano tutti felici. Fuunoccasione lieta e io sentivo che erano venuti per proteggermi oguidarmi. Mi pareva di tornare a casa, che loro fossero l per darmiil benvenuto. Sentivo che tutto era leggero e bello. S, fu un mo-

    mento bello e glorioso.Un uomo ricorda: Molte settimane prima che rischiassi di mo-rire, un mio amico, Bob, era rimasto ucciso. Nel momento in cuiuscii dal corpo ebbi la sensazione che Bob fosse l, proprio vicinoa me.

    Lo vedevo, mentalmente, e sentivo la sua presenza, ma era tutto

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    strano. Non lo vedevo comera stato in vita, nel suo corpo fisico.Vedevo le cose, ma non nel loro aspetto fisico, eppure con la stessachiarezza, il suo viso, tutto. Ha un senso tutto questo? Era presen-

    te ma non aveva un corpo fisico. Era come un corpo luminoso,trasparente, e io ne avvertivo ogni singola parte braccia, gambeeccetera ma non lo vedevo fisicamente. Allora non pensai che lacosa era strana perch non avevo bisogno di vederlo con gli occhi.E del resto non avevo occhi. Continuavo a chiedergli: Bob, e dovevado adesso? Che cosa accaduto? Sono o non sono morto?. E luinon mi rispondeva, non diceva una sola parola. Ma spesso, mentre

    mi trovavo in ospedale, lui era l e io ripetevo: Che cosa succede?e lui non rispondeva. E il giorno in cui i dottori dissero: Se la cave-r lui se ne and. Non lo vidi pi e non sentii pi la sua presenza.Era come se stesse aspettando che io varcassi lultima frontiera, esoltanto allora mi avrebbe parlato, mi avrebbe spiegato che cosastava accadendo. In altri casi gli spiriti non sono persone che ilmorente ha conosciuto in vita. Una donna riferisce di aver vedutonon soltanto il suo corpo spirituale e trasparente ma anche un altro,di qualcuno che era morto di recente. Non sapeva chi fosse ma feceunosservazione molto interessante: Non vedevo quella persona,quello spirito, come una persona di unet precisa.

    Neppure io avevo il senso del tempo. In pochissimi casi il mo-rente convinto che gli esseri incontrati siano i suoi spiriti custo-di. Un uomo apprese dallo spirito: i ho aiutato nel corso dellatua esistenza, ma ora ti affider ad altri. Una donna ha detto di

    avere avvertito la presenza di due spiriti che si definirono: Aiutantispirituali. In due soli casi, assai simili, gli intervistati mi hannodetto di aver sentito una voce che gli diceva che non erano ancoramorti e dovevano tornare indietro. Ho udito una voce, non unavoce umana, ma come un suono che andava oltre il senso fisicodelludito; mi diceva che cosa dovevo fare tornare indietro enon provai paura allidea di tornare nel mio corpo fisico. Infine, gli

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    esseri spirituali possono assumere un aspetto pi amorfo: Mentreero morto, in quel vuoto, parlavo con qualcuno ma non possodire di aver parlato con persone fisiche. Eppure sentivo che cera

    qualcuno attorno a me, e sentivo la loro presenza e li sentivo muo-vere, per quanto non potessi vedere nessuno. Di quando in quandoparlavo con uno di loro, ma non potevo vederli. E quando mi chie-devo che cosa stesse accadendo, ricevevo sempre una risposta men-tale da uno di loro, un pensiero: tutto andava bene, stavo morendoma tutto sarebbe andato bene. Per questo non mi sono mai sentitoangosciato. Ricevevo sempre una risposta a ogni mia domanda.

    Non lasciarono mai che nella mia mente si facesse il vuoto. Lesseredi luce Lelemento forse pi incredibile nei casi da me studiati, esenza dubbio quello che ha leffetto pi profondo sugli individui, lincontro con una luce chiarissima.

    Allinizio la luce generalmente incerta, ma diventa sempre pivivida fino a raggiungere uno splendore sovrumano. uttavia, perquanto questa luce (generalmente definita bianca o chiara) sia diunindescrivibile luminosit, molti sottolineano che non offende inalcun modo la vista, n li abbaglia, n impedisce di vedere le altrecose (forse perch a quel punto non esistono pi occhi nel sensofisico, che possano venir abbagliati). Malgrado linsolita manifesta-zione della luce, nessuno ha mai dubitato che si tratti di un essere,un essere di luce. E non soltanto un essere, ma un essere personale.Con una personalit ben definita.

    Lamore e il calore che il morente sente emanare dallessere di

    luce sono assolutamente inesprimibili e il morente se ne sente com-pletamente circondato, si sente completamente sereno e accettatoalla presenza dellessere. Prova verso la luce una irresistibile attra-zione magnetica. interessante notare che mentre la descrizionedellessere di luce non varia da una persona allaltra, lidentifica-zione cambia da individuo a individuo e sembra essenzialmentelegata allambiente, alleducazione o alla fede religiosa. Cos, la

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    maggioranza dei cristiani identifica la luce con Cristo e spesso siserve di paragoni tratti dalla Sacra Scrittura per avvalorare la suainterpretazione. Un uomo e una donna ebrei identificarono nella

    luce un angelo; ma non intendevano davvero parlare di un esserecon le ali, che suonava larpa, o semplicemente di un essere dallaforma umana. Avevano visto soltanto la luce. Intendevano spiegareche vedevano nellessere un emissario, una guida.

    Un uomo che non aveva, prima dellesperienza di pre-morte,n educazione n fede religiosa, defin quello che aveva visto sem-plicemente un essere di luce. E lo stesso fece una donna di fede

    cristiana che evidentemente non sent alcun impulso a chiamarela luce Cristo. Poco dopo la sua apparizione lessere comincia acomunicare con il morente. La comunicazione avviene al modo diquella gi descritta tra la persona entrata nel corpo spirituale e glialtri attorno a lei di cui pu afferrare i pensieri.

    Anche in questo caso tutti affermano di non aver sentito les-sere pronunciare parole o suoni distinguibili e di non aver rispostoattraverso suoni o parole udibili. Si parla piuttosto di una direttatrasmissione del pensiero, senza limiti n ostacoli, con una chiarez-za che esclude nel modo pi assoluto la possibilit di fraintendere odi mentire alla luce. Inoltre, la reciproca trasmissione non avvienenella lingua della persona morente, che comprende perfettamente,ma non ha in seguito la possibilit di tradurre nella sua lingua ipensieri e lo scambio di pensieri conosciuti mentre era prossimaalla morte.

    La fase successiva dellesperienza di pre-morte illustra chiara-mente la difficolt di traduzione da quel linguaggio non verbale.Lessere dirige quasi immediatamente un pensiero al morente allacui presenza apparso. Le persone con le quali ho parlato cercanodi tradurre il pensiero in una domanda. Sei preparato alla morte?,Sei pronto a morire?, Che cosa hai fatto nella tua vita che tupossa mostrarmi?, e Che cosa hai fatto nella tua vita che ti sembri

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    sufficiente? sono tra le domande che mi sono state pi spesso ri-ferite. Le prime due domande, che sottolineano limportanza dellapreparazione, possono a prima vista sembrare diverse dalle altre

    due, che sottolineano limportanza di quel che si fatto.uttavia, la mia idea che in realt i due gruppi di domande

    intendano esprimere lo stesso pensiero trova sostegno nel raccontodi una donna che si espressa cos: La prima cosa che mi dissefu in un certo senso mi chiese se ero pronta a morire o che cosaavevo fatto nella mia vita che volevo mostrargli. Inoltre, anche nelcaso in cui il tentativo di formulare con parole umane la doman-

    da si risolve in modi pi insoliti, approfondendo il significato sicomprende che la sostanza la stessa. Un uomo mi ha detto chedurante la sua morte: La voce mi ha rivolto una domanda: Ne valsa la pena?. E voleva dire se la vita che avevo condotto misembrava, ora che sapevo quello che sapevo, degna di essere vissuta.Incidentalmente, tutti sottolineano il fatto che la domanda, perquanto definitiva e profonda nel suo impatto emotivo, non suonamai come una condanna. Lessere non rivolge la domanda per ac-cusare o minacciare, perch il morente continua a sentire da partedella luce un amore e unaccettazione totali, indipendentementedalla risposta. La domanda sembra piuttosto intesa a far riflettere ilmorente alla sua vita. In un certo senso una domanda socratica,rivolta non per ottenere uninformazione ma per aiutare laltro adavviarsi da solo sul sentiero della verit.

    Osserviamo ora alcune descrizioni dellessere:

    1) I dottori dissero che ero morto, proprio quando io cominciaia sentirmi cadere, fluttuando in una specie di spazio buio, come unrecinto. Non ci sono parole per descriverlo. utto era assolutamen-te buio; soltanto, lontano da me, vedevo una luce. Una luce molto,molto brillante, ma allinizio di piccole dimensioni. Come mi avvi-cinavo diventava pi vasta. Infine mi ritrovai a cercare di raggiun-gere la luce, perch sentivo che era Cristo e cercavo di arrivare al

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    punto in cui si trovava. Non era unesperienza che mi spaventasse.Era piuttosto piacevole. Perch, immediatamente, dato che sonocristiano, avevo collegato quella luce con Cristo che si definito

    La luce del mondo. Mi sono detto: Se questa la morte, alloraso chi mi attende, l in quella luce.

    2) Mi alzai e camminai nellatrio per andare a bere qualcosa efu proprio in quellistante, come scoprirono poi, che lappendicesi perfor. Mi sentii debolissimo e caddi. Mi pareva di andare alladeriva, sentii un moto del mio vero essere che entrava e usciva dalmio corpo, e udii una musica gradevole. Ondeggiai lungo latrio e

    uscii sulla veranda. L mi parve che delle nuvole, o piuttosto unanebbiolina rosata mi si addensasse attorno e allora io attraversai laparete della veranda, come se non esistesse, e poi mi ritrovai in unaluce chiara come il cristallo, bianca e luminosa. Era bella, e risplen-dente, radiosa, ma non mi abbagliava lo sguardo. Non una luce chesi possa descrivere in termini umani. Non posso dire di aver vedutouna persona in quella luce eppure ha una sua identit, senza dub-bio. una luce di assoluta comprensione e di assoluto amore. Sen-tii venire dalla luce il pensiero: Mi ami tu?. Non era formulatoproprio come una domanda, immagino che il senso di quello chela luce diceva fosse: Se mi ami torna indietro e continua quello acui hai dato principio nella tua vita. E per tutto il tempo mi sentiicome avvolto da un amore, una compassione che vinceva tutto.

    3) Sapevo che stavo morendo e che non potevo farci nulla per-ch nessuno poteva sentirmi... Ero fuori dal corpo, su questo non

    ho dubbi, perch potevo vedere il mio corpo sul tavolo operatorio.La mia anima ne era fuori! Dapprima mi sentii male per questo,ma poi venne quella luce chiarissima. Dapprima sembrava palli-da, ma poi divenne un raggio potente. Una enorme quantit diluce, non come una forte luce elettrica, era troppa luce. E da quellaluce emanava calore; sentivo un senso di calore. Era di un giallobiancastro luminoso - no, quasi bianco. Luminosissima; ma non

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    posso descriverla. Sembrava invadere tutto, eppure non mi impe-diva di vedere le cose attorno a me: la sala operatoria, i dottori e leinfermiere, tutto. Vedevo chiaramente e la luce non mi accecava.

    Dapprima, quando venne la luce, non capivo bene che cosa stesseaccadendo, ma poi la luce mi chiese, fu come se mi chiedesse, se eropronto a morire. Era come parlare con una persona, ma nella lucenon cera una persona. Era la luce che mi parlava, ma con una voce.Ora, credo che la voce che mi parlava sapesse bene che io non stavodavvero per morire. Era piuttosto come se mi mettesse alla prova.Eppure, dal momento in cui la luce mi parl, mi sentii proprio

    bene - sicuro e circondato dallamore. Lamore che veniva dalla luce inimmaginabile, indescrivibile.Era una persona con cui era divertente stare! E aveva senso

    dellumorismo - s, lo aveva! Lesame della propria vita Lappariredella luce e le sue domande non verbali costituiscono il preludio aun momento di stupefacente intensit nel quale lessere presentaal morente una panoramica della sua vita. Spesso appare ovvio chelessere pu vedere lintera vita dellindividuo morente e non habisogno di alcuna informazione. Vuole soltanto provocare in luila riflessione. Non possibile descrivere il riepilogo della vita senon in termini di ricordo, poich il ricordo il fenomeno umanoche pi si avvicina alla cosa, ma in realt ha caratteristiche che lodifferenziano dal ricordo. Innanzi tutto, avviene con una rapiditstraordinaria. I ricordi, quando vengono descritti in termini tem-porali, si susseguono rapidamente, in ordine cronologico.

    Altri non parlano di ordine cronologico: il ricordo stato perloro istantaneo; tutto apparso contemporaneamente e loro han-no potuto comprendere e assimilare tutto con un unico sguardomentale. Ma comunque venga espressa, lesperienza, su questo tuttisembrano concordare, si esaurisce in un istante di tempo terreno.Eppure, a dispetto di tanta rapidit, tutti dichiarano che il riepilogodella propria vita, descritto quasi sempre come un susseguirsi di

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    immagini, incredibilmente vivido e reale. In alcuni casi le imma-gini vengono descritte a colori, colori vibranti, a tre dimensioni, ein movimento. E anche se le immagini passano rapidamente, ogni

    singola immagine viene percepita e riconosciuta. Anche le emo-zioni, i sentimenti associati con le varie immagini possono venirnuovamente sperimentati.

    Alcune delle persone da me intervistate dichiarano che non pos-sono spiegare in modo adeguato la cosa ma che in quella panorami-ca della loro vita passava tutto quanto avevano fatto, dallesperienzapi insignificante alla pi fondamentale. Altri dicono di aver visto

    soltanto le tappe essenziali della loro vita. Altri ancora mi hannodetto di essere stati in grado di ricordare con incredibile precisionegli eventi della loro vita anche qualche tempo dopo lesperienza dipre-morte. Alcuni definiscono il riepilogo come un mezzo educati-vo usato dallessere di luce.

    Mentre guardano passare la loro vita, lessere sottolinea lim-portanza di due cose: imparare ad amare gli altri e acquisire la co-noscenza. Ma tempo di osservare una descrizione tipica di questafase dellesperienza. Al suo apparire la luce mi disse: Che cosa haida mostrarmi di quanto hai fatto della tua vita? o qualcosa cheaveva lo stesso significato. E proprio allora cominciarono tutti queiflashback. Pensai: Ma guarda un po, che cosa succede?, perch,di colpo, mi ritrovai nella mia prima infanzia. E da quel momen-to fu come se passassi dai primi tempi della mia vita, anno dopoanno, fino al tempo presente. Era strano come tutto cominci, dal

    momento in cui ero una bambina che giocava vicino a un torrente,e cerano altre scene di quel periodo - esperienze avute con mia so-rella e particolari che riguardavano i vicini e posti in cui ero stata. Epoi mi rivedevo allasilo e ricordavo il tempo in cui avevo avuto ungiocattolo che amavo molto e lo avevo rotto e avevo pianto tanto.

    Per me era stata unesperienza traumatica. Le immagini conti-nuavano e io ricordavo quando ero entrata a far parte delle Guide

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    e andavo a fare i campeggi, e poi ancora molti anni della scuola.Poi quando ero alle medie ed era un onore essere scelti per la festadi fine danno, e ricordai quando venni scelta. E poi continuai a

    ricordare tutti gli anni della mia carriera scolastica, fino ai primianni di college, il momento presente. Le immagini seguivano lor-dine cronologico della mia vita ed erano straordinariamente vivide:era come se fossi uscita fuori e le avessi viste vere, a colori e a tredimensioni. E si muovevano.

    Per esempio, quando mi vidi rompere il giocattolo, vedevo tuttii movimenti. Non era come se rivedessi le cose nella prospettiva

    in cui le vedevo allora. Era come se la bambina che vedevo fossequalcun altro, in un film, una bambina tra le tante che giocavanonel cortile della ricreazione. Eppure ero io. Mi vedevo fare queigesti, ed erano i gesti che avevo realmente compiuto perch li ri-cordo bene. Ora, non vedevo proprio la luce mentre mi passavanodavanti agli occhi quelle immagini. La luce era sparita subito dopoavermi chiesto che cosa avevo fatto, quando erano cominciati i fla-shback, eppure io sapevo che lessere di luce era sempre l con mee mi guidava attraverso i flashback, perch sentivo la sua presenza eperch faceva commenti di quando in quando. Voleva sottolinearequalcosa in ognuna di quelle scene.

    Non sembrava volesse vedere che cosa avevo fatto - lo sapevagi - ma estraeva dalla mia vita passata quelle scene particolari eme le metteva davanti agli occhi perch io le ricordassi. E per tut-to il tempo, sottolineava limportanza dellamore. I punti in cui

    soprattutto me la dimostrava erano quelli che riguardavano anchemia sorella; le sono sempre stata molto vicina. Mi mostrava alcunicasi in cui ero stata egoista con lei, ma anche altrettanti momentiin cui le avevo dimostrato affetto e avevo diviso con lei qualcosa.Mi faceva capire che dovevo cercare di fare qualcosa per gli altri,cercare di fare del mio meglio. Ma non cera in tutto questo nessu-na accusa. Quando giungeva ai momenti in cui ero stata egoista,

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    sembrava dire soltanto che anche da quelle esperienze avevo impa-rato qualcosa. Sembrava molto interessato anche ai momenti cheriguardavano lapprendimento, il sapere. Sottolineava le cose che

    avevano a che fare con limparare e diceva che avrei continuato aimparare e ha detto che anche quando torner per me (perch aquel punto mi aveva detto che sarei tornata indietro) ci sar sempreunansia di sapere. Ha detto che imparare un processo continuosicch mi parso che continui anche dopo la morte. Credo checercasse di insegnarmi, mentre io vedevo quei flashback. utto eramolto strano. Ero l; vedevo quei flashback; passavo davanti a loro

    e tutto era molto veloce.Eppure era tanto lento da permettermi di capire tutto. Ma iltempo complessivo non era molto, non credo. Sembrava soltantoche la luce fosse venuta, che io avessi visto tutti quei flashback epoi la luce fosse tornata. Sembrava fossero passati in tutto menodi cinque minuti e pi di trenta secondi, ma non saprei dirglielocon precisione. Il solo momento in cui provai paura fu quando mipreoccupai di non essere in grado di concludere qui la mia vita. Mapercorrere quei flashback era piacevole. Era divertente. Era grade-vole tornare alla mia infanzia, quasi rivivendola. Era un modo ditornare indietro e vedere il passato che non possibile in questavita. Va detto che in alcuni casi il riepilogo della propria vita avvie-ne anche senza lapparizione dellessere di luce.

    uttavia, nei casi in cui lessere di luce indirizza e dirige il ri-cordo, lesperienza sembra molto pi profonda. Ma quasi sempre

    altrettanto rapida e vivida e altrettanto precisa, indipendentementedallapparizione dellessere di luce e indipendentemente dal fattoche abbia luogo durante una vera morte o durante un rischio dimorte. Dopo tutti quei suoni e dopo aver attraversato quel luogolungo e buio, al termine della galleria erano presenti tutti i mieipensieri infantili, tutta la mia vita, che mi passavano rapidamentedavanti. Non si poteva parlare tanto di immagini, quanto piuttosto

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    di pensieri. Non so descriverle esattamente la cosa, ma era tutta lla mia vita. Era tutta l contemporaneamente, voglio dire, non unacosa alla volta, che compariva e poi scompariva, ma tutto, tutto in

    una volta sola. Pensavo a mia madre, alle cose che avevo sbagliato.Dopo aver visto i dispetti infantili e aver pensato a mia madre

    e a mio padre, mi augurai di non aver fatto quelle cose e di potertornare indietro a disfarle. Nei due esempi che seguono non cerastata morte clinica ma una malattia o una lesione gravissima. Lasituazione precipit allimprovviso. Avevo avuto una febbre leggerae non mi ero sentito bene per due settimane circa, ma quella notte

    mi aggravai rapidamente e mi sentii molto peggio. Ero a letto ericordo di aver cercato di svegliare mia moglie per dirle che stavomolto male, ma mi fu impossibile muovermi. Poi mi sentii in unvuoto buio, assolutamente buio, e tutta la mia vita mi pass rapida-mente davanti. Cominci quando avevo sei o sette anni, e ricordaiun amico che avevo a scuola. Poi passai dalle elementari alle medietino alluniversit e fino alla mia attuale pratica di dentista. Sape-vo che stavo per morire e ricordo di aver pensato che volevo farequalcosa per provvedere alla mia famiglia. Ero angosciato allideadi morire e al pensiero di azioni che avevo compiuto in vita cherimpiangevo di aver fatto e di altre che rimpiangevo di non averportato a termine.

    Quel flashback assumeva la forma di immagini mentali, direi,ma assai pi vivide di normali immagini. Vedevo soltanto i mo-menti salienti, ma era tutto tanto rapido che sembrava di sfogliare

    un volume in cui fosse racchiusa tutta la mia vita, e di poterlo farein pochi secondi. Mi passava davanti agli occhi come una pellicolaaccelerata, eppure potevo vedere tutto benissimo, e comprenderetutto. Ma insieme alle immagini non tornavano le emozioni prova-te un tempo, perch era tutto troppo rapido. Non ho visto nientealtro durante la mia esperienza. utto era soltanto oscurit, a partele immagini. Eppure sentivo la presenza di un essere estremamente

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    potente - un essere che era solo amore - accanto a me durante lamia esperienza.

    davvero interessante. Quando mi ripresi potevo parlare con

    chiunque di ogni particolare della mia vita. unesperienza memo-rabile, ma difficile esprimerla attraverso le parole, perch tuttoaccade tanto rapidamente, eppure tanto chiaro. Cos un giovaneveterano ricorda il riepilogo della sua vita: Mentre combattevo nelVietnam venni ferito e morii in seguito alle ferite; eppure sapevobenissimo, mentre morivo, che cosa mi stava accadendo. Ero sta-to colpito sei volte da un fucile mitragliatore, e non provavo alcuno

    sconvolgimento.Al contrario, mi sentii mentalmente sollevato quando venni fe-rito. Ero perfettamente a mio agio e non cera nulla di spaventoso.

    Al momento della ferita la mia vita divenne come un film che mipassava davanti, e sembrava potessi tornare al tempo della primainfanzia, e le immagini seguivano progressivamente tutta la miavita. Potevo ricordare tutto: tutto era tanto vivido.

    Mi passava davanti dai primi ricordi infantili fino al momen-to presente, e tutto in breve tempo. E non era affatto sgradevole;guardavo tutto senza rimpianti, senza rimorsi. Il miglior paragoneche possa trovare una serie di fotografie, di diapositive. Come sequalcuno mi proiettasse velocemente davanti delle diapositive. Edecco il caso di un imminente pericolo di morte, ma senza lesioni:Lestate del primo anno di college mi misi a lavorare come camio-nista. E faticavo a non addormentarmi al volante.

    Una mattina, presto, stavo facendo un viaggio molto lungo eero mezzo addormentato. Lultima cosa che ricordo un segnale;poi mi assopii e so di aver sentito un terribile stridore, e la gommaesterna di destra scoppi e poi, a causa del peso e dellondeggiaredel camion, scoppiarono anche le gomme di sinistra e il camion sirovesci su un fianco e scivol lungo la strada verso un ponte. Eroterrorizzato perch sapevo che cosa stava succedendo.

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    Sapevo che il camion avrebbe urtato contro il ponte. Ebbene,mentre il camion correva verso il ponte, io pensavo a tutte le coseche avevo fatto. Vedevo soltanto alcune cose, i momenti salienti, ed

    era tutto tanto reale. La prima cosa che ricordai fu quando seguivomio padre lungo la spiaggia: avevo allora due anni. E poi altre cose,in ordine cronologico, dei miei primi anni, e poi ricordai quandoavevo rotto la macchinetta nuova che avevo avuto a Natale, a cin-que anni. Ricordai quando avevo pianto, il primo giorno di scuo-la, con quellallegro impermeabile giallo che mi aveva comprato lamamma. Ricordai qualcosa di ogni anno della scuola elementare.

    utti i miei insegnanti e qualcosa di particolare per ogni anno. Poipassai alle scuole medie, al lavoro in un magazzino, e poi giunsial momento attuale, prima di iniziare il secondo anno di college.utte queste cose, e molte altre, mi attraversavano velocemente ilpensiero. Credo che tutto durasse non pi di un secondo.

    E poi fin e io ero in piedi e guardavo il camion e credevo diessere morto, di essere un angelo. Cominciai a darmi dei pizzicottiper vedere se e