Miriam Rossi Università degli Studi di Perugia La decolonizzazione 26 gennaio 2015.

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Miriam RossiUniversità degli Studi di Perugia

La decolonizzazione26 gennaio 2015

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La de-colonizzazione

Indica un processo contrario alla colonizzazione:

le potenze colonizzatrici lasciano i territori occupati in Africa e Asia.

E con lo smantellamento delle colonie si assiste alla nascita di nuovi Stati indipendenti

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COS’È LA COLONIZZAZIONE?

QUANDO SI INAUGURA?

QUALI SONO I PRINCIPALIPAESI COLONIZZATORI?

QUALI I TERRITORI COLONIZZATI?

Se c’è una fine…c’è stato un inizio

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Decolonizzazione fa rima con…

Indipendenza? NO! Meglio parlare di autodeterminazione:

ogni popolazione può decidere liberamente, in piena autonomia, come disporre del proprio Stato a livello politico, economico, sociale, amministrativo, culturale, ... (ossia una autodeterminazione interna ed esterna).

Quindi non si tratta di ottenere una indipendenza solo formale ma sostanziale …

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Autodeterminazione: quando e perché?

Già il presidente statunitense Wilson e il leader bolscevico Lenin avevano parlato di “autodeterminazione dei popoli” ma … con pochi frutti.

La seconda guerra mondiale segnerà invece uno spartiacque fondamentale in questo processo.

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Nel 1939 lo scrittore britannico H.G. Wells scrisse al Times per

avviare una discussione sugli

obiettivi della guerra. In una

successiva lettera, Wells allegò una

Dichiarazione di diritti per definire lo spirito secondo cui “il nostro popolo è

più o meno cosciente di combattere”.

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Dichiarazione delle 4 libertà: F.D.Roosevelt, 6 gennaio 1941

Nel suo intervento sullo Stato dell’Unione, con il Paese ancora non entrato in guerra, il presidente statunitense Roosevelt parla di:

libertà di parola e di espressione, di libertà di religione, di libertà dalla paura e di libertà dal bisogno.

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Nei giorni futuri, che cerchiamo di rendere sicuri, ci auguriamo un mondo fondato su

quattro libertà umane essenziali.La prima è la libertà di parola e di espressione - ovunque nel mondo.

La seconda è la libertà di ogni persona di adorare Dio a modo suo - in tutto il

mondo.La terza è la libertà dal bisogno...in tutto il

mondo.La quarta è la libertà dalla

paura ...ovunque nel mondo.Questa non è una visione di un millennio lontano. Si tratta di una base precisa per una sorta di mondo ottenibile nel nostro

tempo e per la nostra generazione.

Franklin D. Roosevelt 6 gennaio 1941

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Carta Atlantica, 14 agosto 1941

Sottoscritta dal presidente statunitense Roosevelt e dl primo ministro britannico Churchill, la Carta Atlantica prevedeva l’enunciazione di alcuni principi per il futuro ordine mondiale, tra cui:

divieto di espansioni territoriali, autodeterminazione interna ed esterna, democrazia, pace intesa come libertà dal timore e dal bisogno, rinuncia all'uso della forza.

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Dichiarazione delle Nazioni Unite, 1 gennaio 1942

Accordo firmato da 26 governi nazionali, molti dei quali in esilio, che si impegnarono a sostenere la Carta Atlantica e a lottare contro il nazi-fascismo.

La seconda guerra mondiale assume dunque connotati ideologici: molti Paesi si mobilitano per lottare per la democrazia, per la pace … e per l’autodeterminazione dei popoli.

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Questi principi fanno breccia negli Stati coloniali

...contribuendo ad accendere la miccia della richiesta di autodeterminazione.

COME?

Gli uomini dei Paesi coloniali confluivano nell’esercito della madrepatria, assorbendo la retorica e l’ideologia che veniva impressa all’azione dei loro “colleghi” europei.

Nelle colonie i giovani asiatici e africani avevano studiato nelle scuole degli europei e avevano imparato nuovi concetti: libertà, uguaglianza, democrazia, nazione, ...

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Un esempio: il Manifesto del popolo algerino

(10.02.1943)

Denuncia del colonialismo;Piena equiparazione degli algerini ai cittadini

francesi;Concessione di una costituzione;Rivendicazione dei diritti civili e della

partecipazione effettiva dei musulmani al governo del loro Paese secondo il principio di autodeterminazione dei popoli.

È un esempio di piena condivisione algerina della cultura di cui si faceva interprete la Francia e che ne evidenzia in pieno la contraddizione.

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Lo spartiacque: la II guerra mondiale

55 milioni di morti, di cui 40 solo in Europa e più della metà erano civili.

I combattimenti si svolsero intensamente in Europa per l’intero arco della guerra, apportando indicibili devastazioni.

All'indomani della guerra: il ritorno allo “status quo” nelle colonie era

pressoché impossibile; le potenze europee sono state profondamente

indebolite dalla guerra, in preda ai problemi di ricostruzione e dipendenti dagli aiuti d’oltreoceano.

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Forti speranze nell’ONU, 24 ottobre 1945

Un governo mondiale che:“intende impiegare strumenti internazionali per promuovere il progresso economico e sociale di tutti i popoli” (preambolo Statuto) e si pone tra i suoi obiettivi quello di “sviluppare tra le nazioni relazioni amichevoli fondate sul rispetto e sul principio dell’eguaglianza dei diritti e dell’auto-decisione dei popoli” (art. 1).

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Lo Statuto dell’ONU (incipit)non vale per tutti

Noi, popoli delle Nazioni Unite, decisia salvare le future generazioni dal flagello della guerra, che per due volte nel corso di questa generazione ha portato indicibili afflizioni all'umanità, a riaffermare la fede nei diritti fondamentali dell'uomo, nella dignità e nel valore della persona umana, nella eguaglianza dei diritti degli uomini e delle donne e delle nazioni grandi e piccole, a creare le condizioni in cui la giustizia ed il rispetto degli obblighi derivanti dai trattati e dalle altre fonti del diritto internazionale possano essere mantenuti, a promuovere il progresso sociale ed un più elevato tenore di vita in una più ampia libertà.

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L’ONU delude i Paesi coloniali

Il regime di amministrazione fiduciaria:territori degli Stati sconfitti della II guerra mondiale e “mandati” della Società delle Nazioni (per gli sconfitti della I gm: Germania e Impero Ottomano);

MA SOPRATTUTTO…

la gestione dei territori non autonomi:“I membri ONU, che abbiano o assumano la responsabilità dell'amministrazione di territori la cui popolazione non abbia ancora raggiunto una piena autonomia, riconoscono il principio che gli interessi degli abitanti di tali territori sono preminenti, ed accettano come sacra missione l'obbligo di promuovere al massimo il benessere degli abitanti di tali territori (anche l’autodeterminazione)”.

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Perché l’ONU “sceglie” di deludere? (1)

Il Great Design rooseveltiano del presidente statunitense Franklin Delano Roosevelt è venuto meno con la sua morte il 12 aprile 1945.

Il vice-presidente Harry Truman si affrettò a dichiarare che “noi dobbiamo costruire un mondo nuovo – un mondo di gran lunga migliore – un mondo in cui l’eterna dignità dell’uomo sia rispettata”.

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Gossip … ben noto

Vi presento Eleanor Roosevelt…

ex first lady

prima delegata statunitense all’ONU

presidente della Commissione ONU per i Diritti

Umani

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Perché l’Onu “sceglie” di deludere? (2)

Le “Grandi Potenze” di allora corrispondono ai Paesi colonialisti quindi cercano di non avere i bastoni (=ONU) tra le ruote.

o composizione Consiglio di Sicurezza;

o limiti azione Assemblea Generale;

omancata definizione “giuridica” della tutela dei diritti umani.

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E allora…guerra fu

In molti territori il processo di decolonizzazione corrisponde alla presa delle armi.

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La decolonizzazione in 3 fasi

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La guerra è combattuta anche a suon di disposizioni internazionali

Nel dicembre 1952 l’Assemblea Generale

raccomanda “agli Stati membri di sostenere il

principio del diritto di tutti i popoli e di tutte le

nazioni a disporre di se stessi”, ossia il diritto di

autodeterminazione dei popoli.

Da “principio” a cui ispirarsi, l’autodeterminazione è ora divenuto un diritto.

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La Dichiarazione del 1960

Proclamazione in Assemblea Generale della Dichiarazione sulla concessione dell’indipendenza ai Paesi e ai popoli coloniali del 14 dicembre 1960.

“L’AG sanciva senza alcuna eccezione che sottoporre popolazioni a soggezione, dominazione e sfruttamento straniero costituiva una negazione dei diritti umani fondamentali, era contrario alla Carta delle Nazioni Unite ed era un impedimento alla promozione della pace e della cooperazione mondiale, e inoltre chiedeva che fossero presi immediati provvedimenti per trasferire tutti i poteri alle popolazioni di questi Territori, senza condizioni e riserve, secondo il loro volere e desiderio liberamente espresso, senza distinzione di razza, credo e colore, in modo da raggiungere la completa indipendenza e libertà”.

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Valore giuridico della risoluzione?

NULLO … e l’AG non si riesce a fissare una data limite per la conclusione del sistema coloniale.

ma nel 1961 viene creato un Comitato Speciale per la decolonizzazione che ogni anno darà filo da torcere ai Paesi coloniali mettendo in evidenza le contraddizioni interne del sistema in una più ampia contrapposizione dettata dalla guerra fredda.

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Altro successo…stavolta sotto forma di legge

Approvazione della Convenzione internazionale sui diritti civili e politici e della Convenzione internazionale sui diritti economici, sociali e culturali del 1966: il diritto all’autodeterminazione di tutti i popoli è il primo articolo di entrambe le Convenzioni.

MA ENTRÒ IN VIGORE SOLO NEL 1976

quando il processo di decolonizzazione si è ormai pressoché concluso

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Decolonizzazione e questione altoatesina

Negli anni Sessanta, i diritti umani

=diritto di autodeterminazione

dei popoli

Per l’Italia si configura il problema dell’

“autodeterminazione” dell’Alto Adige

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Questione altoatesina in 2 parole

-Assegnazione dopo la I gm violando i principi di Wilson, in relazione ai confini etnicamente “rintracciabili”; -Assegnazione dopo la II gm violando i principi della Carta Atlantica; -Elaborazione del Trattato De Gasperi-Gruber (9.1946);-Dalla metà degli anni ‘50 la controversia sull’Alto Adige si riapre:

si parla di “genocidio”, “violazioni dei diritti umani”, “discriminazioni”, “annacquamento razziale”…

si dice che il Trattato non è stato applicato nella sua completezza, specie la garanzia di “autonomia” politica del territorio.

si invoca il rispetto del Trattato (con l’autonomia), l’indipendenza, l’annessione al “Tirolo”…

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Questione altoatesina va all’ONU, 1960 e 1961 (1)

Dibattito serrato che intende approfittare del clima internazionale favorevole all’autodeterminazione per dare una configurazione diversa alla situazione in Alto Adige.

Per l’Austria: una questione concernente i diritti dell’uomo e le libertà fondamentali.

Per l’Italia: una semplice richiesta di autonomia del territorio strumentalizzando i diritti della popolazione altoatesina.

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Questione altoatesina va all’ONU, 1960 e 1961 (2)

Il dibattito si conclude con l’invito a proseguire con i negoziati bilaterali, dando quindi in buona sostanza ragione all’Italia.

Influenza di: Ragioni della guerra fredda

Casi analoghi

Il problema delle minoranze nei territori mistilingue

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Suggerimenti per la lettura

G. Bernardini, G. Pallaver “Dialogo vince violenza. La questione del Trentino-Südtirol nel contesto internazionale”, Il Mulino, 2015 (in corso di stampa);

F. Melandri “Eva dorme”, Mondadori, 2010.

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Grazie per l’attenzione

Per maggiori informazioni:

Miriam Rossicell.: 3332326311email: [email protected]