MILLE COSE NASCOSTE -...

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MILLE COSE NASCOSTE 3a edizione riveduta, corretta e ampliata 1

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MILLE COSE NASCOSTE

3a edizioneriveduta, corretta e ampliata

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INTRODUZIONE ALLA TERZA EDIZIONE

'Mille cose nascoste' nasce nel 2008 come mio primo esperimento letterario; doveva essere una sorta di 'bella copia' di alcuni articoli che avevo scritto nel corso degli ultimi anni, pubblicati e resi disponibili per divulgare nozioni che generalmente vengono tenute nascoste. I feedback che avevo ricevuto ai singoli articoli, mi convinsero a pubbicare in fretta e furia quella mini raccolta, e nella fretta e nell' inesperienza, la prima edizione del libro uscì con una copertina standard, con una impaginazione pessima, senza numeri di pagina, e con caratteri spesso illegibili. Eppure... 'Mille cose nascoste' fu un vero successo. Ricevetti ottimi commenti da chiunque lo avesse letto; qualche

critica, lo ammetto, ma che presi come stimolo ad approfondire quegli argomenti che avevo trattato in maniera un po' 'superficiale'. Dovetti correggere un grave errore: un articolo riportava una foto delle piramidi di Xianyang sostenendo che fossero quelle di Giza! Nel frattempo avevo migliorato e notevolmente approfondito l' analisi del filmato Zeitgeist, avvalendomi dell' aiuto di un caro amico studioso di letteratura biblica, Antonello Corsi Pettinato.Decisi dunque di tentare la pubblicazione della seconda

edizione, riveduta e corretta, nella quale inserii, oltre alla nuova analisi del filmato, una esposizione delle teorie di Zecharia Sitchin, visto che molti articoli del libro erano ad essa collegati.

Nel frattempo pubblicai altri articoli, e un altro libro specifico sulla teoria di Sitchin, 'Nibiru e gli Anunnaki', continuai la stesura del mio 'capolavoro' ('Il fenomeno Nibiru' - che nel frattempo era diventato tanto consistente da richiedere di essere diviso in due volumi), dal quale presi varie informazioni, e preparai la stesura finale del mio primo libro di traduzioni di

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testi sumeri. Tutto questo percorso mi ha portato, poche settimane fa, a valutare l' idea di far seguire, a distanza di oltre un anno e mezzo, la terza edizione riveduta, corretta, e notevolmente ampliata. Questa edizione quindi include tutto il materiale delle precedenti, ma aggiunge anche tantissime altre nozioni di completamento ed articoli nuovi su temi che nel tempo mi son trovato ad indagare; nasce sia come una sorta di aggiornamento per chi già ha letto la prima o seconda edizione, ma anche come libro a sé, completamente esaustivo degli argomenti trattati.Va da se che, come per le altre due edizioni, resta valido il

concetto fondamentale che espressi nella introduzione originale: “Siamo figli di una ‘Matrix’ che, proprio come nell’ omonimo

film, costituisce una ‘prigione per la mente’. E come nel film,

una volta presa la pillola del colore giusto, ci si scollega da

questa ‘matrice’ per iniziare a vedere le cose come stanno.”

Rinnoviamo allora, o prendiamo per la prima volta, questa 'pillola' per scollegarci dalla 'matrice ingannevole'.Ringrazio di cuore tutti coloro che tramite il mio libro hanno

voluto scavare nel 'nascosto', augurandomi che questa nuova versione serva a 'svegliare' tante altre persone.

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INTRODUZIONE AL LIBRO

I ritmi frenetici che ogni giorno ci troviamo a vivere, le tematiche scottanti che ogni giorno riempiono le pagine dei giornali, le notizie da gossip che affollano i rotocalchi, la politica, pian piano hanno eliminato dall’ uomo la sua innata voglia di cercare e di capire.Fin dal primo apparire della civilizzazione l’ uomo ha sempre

cercato di far luce sulle cose che non comprendeva tramite lo studio, l’ osservazione, la ricerca di fonti e l’ analisi di fenomeni. Ma con il progredire della cultura e della tecnologia, quello stesso uomo così aperto al mondo che lo circondava si è cullato nelle comodità e ha perso la capacità di guardarsi intorno, riconoscere un mistero e indagarlo.Ha perso quel lato che abita ognuno di noi che fa sì che l’ uomo

tenda a qualcosa di più del semplice ‘vivere la giornata’. Ha perso la capacità di sognare, di sperare, ma anche quella di analizzare. L’ uomo ha perso la spinta che per millenni lo ha accompagnato nella sua evoluzione.E’ così che siamo arrivati a prendere per scontato le cose che

ci vengono dette, senza indagarle, senza metterle in dubbio. Siamo diventati una massa da dirigere sottoposta a chi è capace, per autorità o potere, di gestire le informazioni. Esistono persone che decidono cosa noi dobbiamo sapere e cosa no; esistono persone che scrivono la storia per noi e ce la presentano in un modo che ha, ovviamente, un tornaconto per loro. E noi, inebetiti, non siamo capaci di accorgercene e di ribellarci.Se spesso la nostra principale preoccupazione è quella di

‘arrivare a fine mese’ barcamenandoci nella nostra vita quotidiana, se sempre più spesso i nostri hobby sono futili abitudini come la scuola di ballo o la palestra per tenersi in forma o la partita in televisione, non facciamo altro che rendere più facile il compito di questa elite di persone che sta li col

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ghigno in viso a ridere di quanto siamo diventati manovrabili.Questa elite non ha una precisa connotazione politica o

religiosa, è un movimento nato millenni orsono che durante il corso della nostra storia da creato 2 o 3 capisaldi da presentarci, concetti da inculcarci usando opportuni mezzi, con l’ unico fine di tenerci assopiti. Perché? Perché un uomo il cui animo è assopito sarà sempre controllabile e sfruttabile a proprio vantaggio.Bisogna che l’ uomo si renda conto che intorno a lui succedono

cose meravigliose che gli vengono nascoste; che si renda conto che gli ideali che persegue non sono frutto della sua volontà ma di un gioco di convincimento messo in atto da persone che ne traggono vantaggio.In quest’ ottica è nata la religione, la quale, se da un lato dà

speranza ad animi deboli, dall’ altro deresponsabilizza l’ uomo e lo imprigiona in canoni o dogmi che servono a controllarlo e dirigerlo. Un uomo deresponsabilizzato avrà sempre bisogno di una ‘entità’ esterna da seguire, a cui tendere, da imitare, sia questa ‘entità’ un dio, un personaggio politico, un capo carismatico o altro.Ma se l’ uomo riesce a riconoscere questo gioco che viene

diretto a suo discapito, se riesce ad aprire gli occhi e notare le falle in questa fitta trama, allora può riuscire a riguadagnare un po’ del sé che ha perso, e gli si apre davanti un mondo completamente diverso da quello che gli è stato messo davanti.Siamo figli di una ‘Matrix’ che, proprio come nell’ omonimo

film, costituisce una ‘prigione per la mente’. E come nel film, una volta presa la pillola del colore giusto, ci si scollega da questa ‘matrice’ per iniziare a vedere le cose come stanno.Cosa succederà poi? Dove porterà il cambiamento che

inevitabilmente scaturirà da questa presa di coscienza? Potrà essere individuale o collettivo, potrà essere all’ inizio solo una ‘perturbazione’ nella matrice di controllo. Ma potrà, un giorno, anche destabilizzarla e rendere di nuovo l’ uomo libero.

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Il contenuto di questo libro, nel suo piccolo, ha questo scopo; costituisce la ‘pillola’ che potrà permettervi di vedere il mondo per come è, conoscere cose che vi vengono tenute nascoste o che vi vengono presentate in versione modificata.Scoprirete bambini che vedono a raggi X, imparerete quando dove

e come sono nate la figura di Jahwe e quella di Satana. Scoprirete che millenni fa il nostro pianeta era popolato da esseri capaci di volare, con una tecnologia che noi abbiamo riscoperto solo da pochi decenni, e capaci di criptare nella pietra messaggi universali.Potrete poi scegliere se tornare alla vostra comoda vita di

tutti i giorni, o lasciare che le vostre nuove scoperte siano una nuova linfa per quella parte di voi che finora è stata dormiente.

A chi sceglierà questa seconda strada dedico i miei anni di ricerca e questo libro.

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• Zecharia Sitchin: esposizione acritica delle sue teorie (Pag. 11)

• La nascita di Satana (Pag. 19)• La nascita di Yahweh (Pag. 29)• Cronistoria della razza umana (Pag. 49)• Ningishzidda e Ishkur – Quetzalcoatl e Viracocha: connessioni

tra mito sumero, egizio, e mesoamericano (Pag. 57)• Fuente Magna: contatto tra la civiltà sumera e quella

boliviana (Pag. 63)• Maya, egizi e sumeri – connessioni archeologiche (Pag. 69)• Indigo Children: bambini prodigio o prossimo stadio

evolutivo? (Pag. 79)• Il diluvio universale: analisi mitologica, archeologica e

scientifica di un mito (Pag. 89)• Origine della civiltà sarda: autoctona, babilonese, lidica ed

etrusca (Pag. 107)• Il reperto sumero–assiro WAK8535: le mappe di volo degli dei?

(Pag. 117)• Zeitgeist: aprire la mente… o controllarla? (Pag. 129)

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ZECHARIA SITCHINEsposizione acritica delle sue teorie

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Zecharia Sitchin, nato nel 1920 a Baku, é uno scrittore ebreo azero, cresciuto in Palestina, e attualmente residente negli Stati Uniti, a New York.

Durante il suo soggiorno in Palestina, Sitchin apprende l' ebraico antico, e impara a leggere e tradurre la scrittura cuneiforme sumera. Si laurea in economia politica in Inghilterra, ritorna in Israele dove svolge il ruolo di consulente per alcuni giornali locali. Da sempre appassionato di storia, archeologia e profondamente religioso, Sitchin dedica gran parte della sua gioventù a raccogliere materiale sulle culture 'preistoriche' fino alla stesura del suo primo libro: ‘Il pianeta degli dei’.

Da allora ha scritto 12 libri, tutti editi in Italia da PIEMME e MACROLIBRI. Oltre ai libri, Sitchin cura, attraverso il suo discepolo/webmaster Erik Poltorak, un sito web: www.sitchin.com dove si possono trovare degli articoli specifici su determinati argomenti inerenti le sue ricerche.

I libri di Sitchin sono tradotti in oltre 25 lingue. Il suo primo libro "Il pianeta degli dei" é uno dei 10 libri più venduti in assoluto, tradotto in 32 lingue compreso il braille e giunto nel 2009 alla 50a ristampa.

Analizziamo ora in maniera approfondita le teorie di Zecharia Sitchin.

Secondo Sitchin il nostro sistema solare avrebbe un pianeta membro che viaggia su un’ orbita molto ellittica, con un periodo di rivoluzione intorno al sole di circa 3.600 anni. Questo pianeta (chiamato Nibiru o Marduk a seconda dei testi), circa 4 miliardi di anni fa, quando il nostro sistema solare era ancora in via di formazione, sarebbe stato catturato dall’ attrazione gravitazionale di Nettuno e deviato dal suo percorso verso l’ interno. Una volta arrivato in prossimità di Giove il suo corso fu

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nuovamente deviato verso una orbita più interna fino a che venne a trovarsi in posizione tra Marte e Giove dove alcuni suoi satelliti ebbero una sorta di scontro cosmico con un pianeta che si trovava in traiettoria chiamato Tiamat. Dallo scontro, Tiamat venne sbalzato assieme a un suo satellite (Kingu) tra Venere e Marte dando origine al sistema Terra-Luna; una parte del pianeta colpito, sotto forma di frammenti, ricadde sul suo satellite, e i residui dei satelliti di Marduk furono scagliati lungo una orbita oblunga e retrograda dando origine alle comete, altri pezzi rimasero li sul luogo dell' impatto tra Marte e Giove generando la fascia degli asteroidi. Man mano che si stabilivano nuovi equilibri e si andavano a stabilizzare le orbite, il sistema solare prese la forma attuale.

Nibiru, che ospitava sulla sua superficie forme di vita organica a livello macromolecolare, trasferì nell' urto parte di questa materia sul pianeta colpito. Secondo Sitchin la vita sul pianeta invasore evolvette molto più velocemente che sul nostro, tanto che la civiltà che lo abitava (chiamati Anunnaki nei testi sumeri e babilonesi), 450.000 anni fa circa, viaggiò fino alla Terra per fondarvi una colonia, intraprendendo lavori di estrazione di minerali, in particolare di oro. Questo elemento doveva essere trasformato in fini polveri per essere rilasciato nell’ atmosfera di Nibiru per ripararla dai danni che si aggravavano ad ogni passaggio del pianeta nel suo punto più vicino al nostro sole a causa dell’ eccessivo calore e dell’ aumento di velocità che il pianeta subita nella parte più stretta della sua ellisse rotazionale. Furono fondati così i primi insediamenti nel medioriente, luogo di atterraggio degli abitanti del pianeta, e fu stabilita una gerarchia di comando per i lavori. Nel contempo venne mantenuta una stazione in orbita e successivamente fu fondata una colonia su Lahmu (Marte) da dove un gruppo di questi esseri (chiamati Igigi = coloro che osservano) dirigeva le operazioni di trasferimento su Nibiru quando questo si avvicinava.

In seguito ad un ammutinamento di alcuni lavoratori, 300.000

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anni fa circa, uno degli scienziati venuti dal pianeta (Enki), creò l' Homo Sapiens (Lulu) mescolando l' ovulo di una ominide terrestre con il suo sperma. Questo per creare una serie di individui che portassero avanti le operazioni di estrazione al posto degli Anunnaki. Successivamente attraverso operazioni di ingegneria genetica questi esemplari furono resi capaci di procreare ottenendo quello che noi chiamiamo Homo Sapiens il quale si diffuse sul pianeta, in particolar modo nell' Africa, nel medio oriente, e nella valle dell' Indo.

Questi personaggi diedero inizio nel corso di vari millenni alle varie forme di civiltà; la prima fu quella dei Sumeri, poi quella egiziana e successivamente quella esteuropea-indiana.

Secondo Sitchin le storie raccontate dalla Bibbia, e quindi la genesi, il diluvio universale, la vicenda di Sodoma e Gomorra, ma anche alcuni racconti lasciatici dalle culture egizie e mesopotamiche, non sarebbero altro che delle cronache dei tempi in cui questi esseri abitavano sul nostro pianeta.

In particolare lui identifica tre episodi:

1) Il diluvio universale: fu causato dal distacco di una massa di ghiaccio dall’ Antartide in un periodo a cavallo della fine dell’ ultima era glaciale, approssimativamente tra l’ 11.000 e il 10.000 a.C. – Sitchin narra che il racconto della bibbia secondo cui ‘Dio mandò il diluvio’ non è altro che un sunto della decisione di Enlil (il capo degli Anunnaki) di non rivelare all’ uomo l’ avvicinarsi della imminente catastrofe (che era stata prevista da un altro Anunnaki che regnava nel Sudafrica);

2) Il racconto della Torre di Babele sarebbe la cronaca del tentativo del dio Marduk di prendere possesso della zona a nord di Sumer dove invece regnava un’ altra fazione. Per impedire ciò, e la costruzione da parte di Marduk di un suo tempio, la fazione regnante decise di muovere guerra e

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scacciare Marduk e i suoi seguaci dividendoli in varie terre e ordinando ad ogni gruppo una nuova lingua. Sitchin data questo evento a circa il 3450 a.C.;3) La distruzione di Sodoma e Gomorra fu un atto in cui un consiglio di Anunnaki mosse di nuovo guerra contro Marduk e Nabu che ancora una volta pretendevano il dominio sulle terre di Sumer e Babilonia. La guerra avvenne con l’ impiego di armi nucleari e chimiche, di cui si troverebbero ancora i segni nella penisola del Sinai, nella piana del Mar Morto, e nella zona di Harappa – Moenjo Daro. Sitchin data questo evento al 2024 a.C.

Sitchin sostiene che le religioni delle prime culture terrestri non sono altro che l’ eco delle vicende riguardanti questi esseri, che vennero adorati dagli uomini e il cui culto si sparse in tutto il mondo. Ciò fu agevolato dal fatto che alcuni di questi esseri si trasferirono con dei seguaci nel continente sudamericano, in quello asiatico, e nel nordeuropa, creando di volta in volta dei piccoli gruppi da cui sarebbero discese le popolazioni fino ad arrivare alle nascite di vere e proprie civiltà.

Sitchin sostiene inoltre che:- i maggiori centri megalitici sparsi nel globo furono

costruiti dagli Anunnaki con funzione calendariale, estrattiva e astronomica;

- le Piramidi di Giza furono costruite subito dopo il diluvio come 'fari' che segnassero la rotta di atterraggio verso il Sinai dove era collocato lo spazioporto;

- la Sfinge fu costruita per segnalare cronologicamente il momento della costruzione delle piramidi (l' era del Leone) e che il suo volto fosse in origine quello del dio che progettò le piramidi (Ningishzida) e che solo successivamente fu ri-scolpito per immortalare il volto di Marduk/Ra;

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- la civiltà andina discende direttamente da quella mesopotamica e si sarebbe formata in due diverse fasi: una tramite un gruppo di coloni portati nelle ande per estrarre metalli, e una a causa dell' esilio di una divinità espulsa dall' Egitto che si stabilì nell' America centrale e che fondò i primi centri astronomici in queste terre.

Sitchin basa le sue teorie sullo studio di tavolette di argilla mesopotamiche contenenti le cronache ed i miti locali, sui miti delle popolazioni di altre zone del globo (in particolare il sudamerica), reperti archeologici quali sigilli, monili, statue, incisioni, e studi in ambito scientifico che sembrano confermare le sue conclusioni. Non ultima una rivisitazione linguistica degli scritti lasciatici da sumeri, accadi, babilonesi e dal Vecchio Testamento.

L’ immagine qui di seguito riporta lo schema presentato da Sitchin per la orbita di Nibiru in relazione agli altri pianeti e alle costellazioni della sfera zodiacale.

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LA NASCITA DI SATANA

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Siamo abituati a considerare Satana una entità preterumana, dotata di determinati poteri, che ha lo scopo fondamentale di combattere Dio, sottrargli le nostre anime tentandoci, facendoci peccare, dannare. Sentiamo comunemente e temiamo espressioni come ‘tentato da satana’ o ‘posseduto da satana’. Siamo abituati a sentir chiamare peccato qualsiasi atteggiamento non conforme a unaserie di dettami che una data religione ci ha imposto.Così nel caso del cristianesimo, è peccato rubare, desiderare la

donna altrui, mentire, commettere adulterio.Ma fermiamoci ad analizzare tutto ciò non dal punto di vista

religioso, ma da quello civile.Siamo tutti d’ accordo che rubare è una azione infima, così come

siamo tutti d’ accordo che non fa piacere sentirci raccontare menzogne. Non ci farebbe piacere se scoprissimo che nostra moglie in nostra assenza andasse a letto con un altro uomo.Ma a questo punto, questi ‘dettami’ cosa sono? Comandamenti per

meritare un paradiso, o semplici regole di convivenza civile?E se si trasgredisce a uno o più di questi dettami, dobbiamo

essere ‘dannati’ nello spirito (ammesso che uno creda nella sua esistenza) o solo puniti, sanzionati, da chi regolamenta una società civile?Pensiamo se effettivamente una religione non sia altro che un

corpus di codici, racconti, leggende, parabole, che raccontano una storia, farcita di elementi sovrannaturali e/o spirituali, che ha solo lo scopo di ‘formare’ una civiltà.E’ proprio partendo da questo modo di vedere, e studiando la

storia iconografica e archeologica che possiamo capire cosa sia successo 4000 anni fa quando iniziò a diffondersi l’ ebraismo, e ad avere il sopravvento sulle religioni locali della Mesopotamia. Un culto, una religione, è sempre accompagnato da conquiste territoriali e da usurpazioni di terre e di potere… lo abbiamo visto con le crociate, con la colonizzazione dell’ Africa, con l’

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arrivo degli europei nel centro America, con la cristianizzazione dei pagani celti… stessa cosa che millenni fa successe quando i primi re di popolazione semita riuscirono ad unificare sotto una unica bandiera politica e religiosa le terre del medioriente. Il processo di unificazione religiosa passa attraverso una conquista politica durante la quale un gruppo di capi con sacerdoti annessi ha iniziato una opera di ‘riscrittura’ della storia, delle regole di vita, cercando di cancellare ciò che la popolazione che veniva conquistata aveva come riferimento.L’ ebraismo, fenomeno culturale religioso e civile che si può

far risalire alle popolazioni semitiche, nella sua fase iniziale (II millennio a.C.) era per lo più enoteista, cioè aveva una divinità principale (El) ma riconosceva anche le divinità dei paesi in cui si diffondeva; solo successivamente si evolvette a religione monoteista. Nella sua fase enoteista, l’ ebraismo semita, che era di stampo enlilita (cioè evoluto di generazione in generazione all’ interno delle popolazioni mesopotamiche che adoravano Enlil, la divinità mesopotamica più potente) ebbe la meglio sulle religioni camite che invece erano di stampo enkita (dall’ adorazione di Enki, che era il fratello di Enlil nel pantheon sumerobabilonese) e bandì le divinità non affini. Tutte le divinità enkite quindi (Enki stesso, con i suoi figli Marduk, Ningishzidda, Nergal, Gibil e Dumuzi) vennero ‘demonizzate’ e definite ‘Shaytan’, il termine aramaico per ‘Avversario’. Avversario della divinità ufficiale di derivazione enlilita che i semiti adoravano, Yahweh, figlio di El (nella mitologia assira si chiamava Jaw).La stirpe camita/enkita comprendeva le popolazioni libanesi,

egiziane, e dell’ Africa centro-orientale. Tutte le divinità di queste popolazioni vennero accomunate dunque nella figura dell’ avversario-satana definendo una struttura gerarchica che vedeva a capo Satana (shaytan) nella figura di Enki, che comandava le orde di ‘demoni’, i suoi 5 figli più tutte le altre divinità minori loro seguaci.

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Da un punto di vista dell’ iconografia questo passaggio è evidente. Il simbolo che nella cultura mesopotamica rappresentava Enki, era il serpente.Ningishzidda, suo figlio, che in Egitto era adorato con il nome

di Thot, era rappresentato da 2 serpenti attorcigliati. Sono numerose le raffigurazioni sumere e accadiche sia di Enki sia di Ningishzidda accompagnati / rappresentati da un serpente e, particolare importantissimo, dall’ albero della vita.

Ningishzidda, nella sua classica raffigurazione come coppia di

serpenti

Enki come serpenteintorno all’ albero della

vita

Questo è un particolare degno di nota perché, nel racconto della Genesi, è il serpente a tentare Eva a far mangiare il frutto dell’ Albero della Conoscenza, fatto in seguito al quale Dio espulse Adamo ed Eva per impedirgli di mangiare anche dall’ Albero della Vita. L’ icona del serpente è tuttora utilizzata dal cristianesimo, derivazione ‘anomala’ dell’ ebraismo, come rappresentazione di Satana.

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Illustrazione di una vecchia Bibbia in cui l’ arcangelo Michele tiene a bada Satana

Satana rappresentato con testa umana e corpo di serpente

mentre tenta Eva

Non solo, esiste un cilindro sumero che mostra la scena della tentazione. E’ chiamato appunto ‘Cilindro della tentazione’, è conservato al British Museum ed era conservato nella biblioteca personale di Ashurbanipal. Mostra una donna e un dio seduti, un albero, e un serpende dietro il dio, per identificarlo in Enki o in una divinità della sua stirpe.

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Alla fine dei conti, Satana non è altro che una divinità adorata da quei popoli che poi furono soggiogati dai semiti i quali imposero il loro ‘protettore’ Yahweh come unico dio.Capirete quindi che, espressioni come ‘tentato da Satana’, o

‘posseduto da Satana’, non hanno nessuna valenza reale, se non indicare persone che conducono una vita (religiosa ma non solo) al di fuori dei dettami imposti dal popolo semita migliaia di anni fa e arrivati a noi come ‘comandamenti’.Tra l’ affermazione dell’ ebraismo monoteista e i ‘comandamenti’

così come ci sono arrivati comunque ci sono circa 1000 anni di salto. Nel frattempo, un’ altra serie di ‘comandamenti’ era stata promulgata da un imperatore enlilita: il codice di Hammurabi. Risalente al 1770 a.C. circa, era un codice di circa 300 leggi che regolamentava la vita politica e civile nell’ impero babilonese.Babilonia all’ epoca stava sotto il dominio enlilita, gli

imperatori avevano spesso nomi di divinità enlilite (il padre di Hammurabi per esempio si chiamava Sin-Muballit – Sin era il nome babilonese di Nannar, divinità sumera e nipote di Enlil). Quando, secondo la bibbia, Yahweh diede a Mosè i comandamenti, essi in effetti non erano altro che un ‘estratto’ del codice di Hammurabi o di codici civili simili. Normalissime e naturali regole di vita civile.Nonostante la figura di Satana rappresenti Enki, il personaggio

più demonizzato dall’ ebraismo fu Marduk il ribelle, figlio di Enki.Marduk infatti, aveva al suo seguito il popolo egiziano (presso

cui era adorato come Ra) e quello babilonese. Con l’ aiuto di suo figlio Nabu si ribellò al dominio enlilita conquistando Babilonia, dove edificò la sua dimora (L’ Esagila) e per affermare la sua supremazia fece edificare una torre.Fu a quel punto che, secondo la bibbia, Yahweh distrusse la

torre di Babilonia e ‘confuse le lingue degli uomini’. Da un punto di vista prettamente storico/culturale ciò significava un nuovo affermarsi del semitismo enlilita e del monoteismo. La fase

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monoteista dell’ ebraismo passa anche un percorso durante il quale tutti gli attributi e le opere di tutte le divinità precedenti vengono associati alla divinità unica, Yahweh. Non solo quelle enlilite, ma anche quelle enkite. Troviamo quindi da una parte una demonizzazione di questa fazione, ma allo stesso tempo la privazione di queste divinità delle loro caratteristiche peculiari che vengono attribuite a Yahweh. Ciò genera quelle incongruenze che si notano leggendo la Genesi, in particolare i repentini e inspiegabili cambiamenti di idea di Dio.Fermiamoci a pensare alla storia del diluvio. Dio decide di

sterminare la razza umana peccatrice e salva però un uomo con i suoi 3 figli. Ciò ci viene spiegato con il fatto che “Noè trovò grazia perché era puro dinanzi a Dio”.Eppure dopo il diluvio, quando Noè coltiva il vigneto, produce

il vino e si ubriaca, avviene qualcosa che ci deve far riflettere. Mentre Noè giace nudo nella sua tenda, suo figlio Cam entrandovi vede le due nudità. Quando Noè se ne accorge lo maledice e auspica in nome di Dio che: “Maledetto sia Cam! L’ ultimo degli schiavi sarà lui per i suoi fratelli”. Allora Dio si era sbagliato e Noè non era poi così puro? Oppure si era sbagliato perché non erano così puri i suoi figli?Questo dilemma si spiega andando a leggere il mito di Atra Hasis

/ Ziusudra, la figura corrispondente a Noè nel mito sumero e babilonese del diluvio. In esso sono 2 le figure coinvolte. E’ Enlil il dio iracondo che decide di sterminare gli uomini, mentre è invece Enki il dio misericordioso che comunica a Ziusudra la decisione di Enlil e gli dà istruzioni per costruire l’ Arca.L’ azione di attribuzione a Yahweh di tutte le opere, epiteti, e

caratteristiche degli altri dei precedenti è anche alla base del plurale che spesso compare nella bibbia. Ci sono vari passi della Genesi che trovano corrispondenza in scritti precedenti di almeno 1000 anni, come per esempio la creazione di Adamo. Una tavola accadica rinvenuta a Ninive racconta di un consiglio degli dei Anunnaki (il pantheon sumero) durante il quale Enki propone la

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creazione di un ‘Lulu’ ossia un lavoratore primitivo che portasse il giogo degli dei. In questa tavola vengono riportati dialoghi tra le varie divinità. L' operazione di creazione dell' uomo é qualcosa senza precedenti e la frase pronunciata da Enki, che è arrivata fino a noi tramite il riassunto presente nella Genesi, é: “L’ essere di cui parliamo esiste già, dobbiamo solo imprimergli la nostra immagine, che sia lui a portare il fardello degli dei”.Paradossalmente, secondo gli scritti fu proprio Enki (assieme a

sua sorellastra Ninmah) a creare il primo uomo, e successivamente Enlil a porlo nell’ Eden (E.Din era la zona della Mesopotamia a oriente di Eridu, sulle sponde dell’ Eufrate).Comico come questa azione fu attribuita a Yahweh, e il creatore

dell’ uomo Enki fu poi chiamato ‘Shaytan’, avversario di Yahweh.L’ uomo è una creazione di Satana.

Ninmah ed Enki si apprestano a creare il primo uomo, il Lulu.

Ninmah tiene in braccio il Lulu dopo la sua nascita.

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LA NASCITA DI YAHWEH

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Che Genesi e gran parte del materiale contenuto nella Bibbia siano echi di eventi immortalati su pietra precedentemente dai Sumeri è ormai cosa nota. La religione ebraica, nata dal culto del dio Enlil e della sua stirpe, è giunta a noi come religione monoteista e ha spianato la strada per il cristianesimo e l' islamismo. Ma nella sua fase iniziale l' ebraismo non conosceva una singola divinità.Quando leggiamo nella Bibbia il plurale Elohim non dobbiamo

lasciarci ingannare dalle spiegazioni che ora ci vengono date dagli interpreti e apologeti di una religione monoteista. Loro dicono infatti che Elohim è un plurale majestatis però non sanno o non vogliono spiegare perché in alcuni casi verrebbe usato questo plurale majestatis e altre volte invece la versione singolare.La realtà è che il termine Elohim, plurale di Eloah (provenienti

entrambi dalla radice El = Signore/Dio), indica una 'collettività' di dei. Ciò è eco delle innumerevoli iscrizioni sumere in cui si parla di 'consiglio degli dei', dei 'sette che decretano i fati' etc.Abbiamo già affrontato in un precedente capitolo (vedi: La

nascita di Satana) il tema fondamentale dell' enoteismo ebraico e di come venne creata la figura di Satana riferita alla stirpe enkita (Enki, fratellastro di Enlil, e tutta la sua progenie, erano rappresentati dal Serpente).Qui andremo invece ad analizzare in profondità la nascita e l'

evoluzione della figura di El fino ad identificare Yahweh.

1) Da Enlil a ElEnlil, figlio di Anu, fratellastro di Enki, era considerato in

Mesopotamia la maggiore divinità. Anche se a capo del pantheon sumero stava Anu, la sua figura era più quella di un 'patrono' che quella di un Dio-guida. Era una 'carica onoraria' inquanto padre delle due divinità principali, appunto Enlil ed Enki le quali,

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assieme ai loro discendenti, fecero nascere ed evolvere la civiltà a Sumer.Il nome Enlil significa letteralmente 'Signore del Vento/Aria'

ma il termine Lil (scritto con un glifo leggermente diverso e traslitterato Lil2) ha anche il significato di 'potere, comando'. Da qui la nomina, in base a un gioco di parole, di Enlil come 'Signore del Comando', che viene fatta in molte tavolette sumere dedicate all' esaltazione della figura di questa divinità.Enlil veniva chiamato anche Ellil, nome da cui è nata poi la

radice accadica Ilu per descrivere gli dei, e dalla quale a sua volta nacquero il termine ebraico El e quello arabo Allah.El, dunque, non era un nome proprio di una divinità ma un

termine descrittivo.Uno degli appellativi accadici di Enlil era Ilu.Kur.Gal,

'Signore della Grande Montagna', che è esattamente lo stesso epiteto che l' ebraismo usa per la sua divinità con il nome El Shaddai, nome derivante dall' accadico Shaddu (montagna).A questo punto è bene tenere presente una cosa: essendo l'

ebraismo nato dalla devozione a Enlil, è a lui che vengono attribuiti tutti gli eventi e le azioni principali e 'positivi' per la civiltà ebraica. A lui e alla sua progenie.Analizziamo quindi alcuni episodi raccontatici dalla Bibbia che

trovano riscontro in testi sumeri e che riguardano Enlil, permettendoci di effettuare questa identificazione tra le due divinità.

1.1) La CreazioneNel racconto della creazione dell' uomo, il testo biblico ci

racconta che 'Gli Elohim (quindi un numero minimo di 2 divinità) creò Adamo dalla terra, [...] maschio e femmina li creò[...]'. Si usa qui un nome plurale (gli Elohim) ma un verbo singolare (creò). Ma prima di questa creazione c' é nella Bibia una discussione tra gli Elohim durante la quale uno esorta: 'Creiamo l' uomo a nostra immagine e somiglianza', dunque nome e verbo sono in accordo al

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plurale.Successivamente si dice che 'Allora Il Signore Dio (singolare)

piantò un giardino nell' Eden a Oriente, e vi pose Adamo, perché

lo coltivasse [...]'.Nelle bibbie moderne il tutto viene ridotto al singolare, ma è

rimasta la differenza di denominazione tra i due passaggi. Nel primo si parla di 'Dio' che rivolgendosi a qualcuno dice 'Creiamo l' uomo a nostra immagine', nel secondo si parla del 'Signore Dio' e i verbi sono al singolare.Da una analisi attenta si comprende come un gruppo di dei nel

primo passaggio crei l' uomo, e come poi un singolo dio, nel secondo passaggio, lo ponga nel giardino dell' Eden.Andando a leggere le traduzioni di alcuni miti sumeri, troviamo

una esatta corrispondenza.Il primo passaggio della Genesi corrisponde a un testo

catalogato come 'Enki e Ninmah' e che racconta di una riunione di divinità durante la quale Namma, la madre di Enki, propone di creare un essere che porti il fardello del lavoro che spettava agli dei. Le parole usate da Enki e tramandate nel mito sono: 'L' essere di cui parlo esiste già, dobbiamo solo imprimergli la

nostra immagine'.Anche qui, come nel primo passaggio della Genesi, abbiamo un

discorso tra varie divinità, l' uso del plurale, e l' intenzione di creare un essere umano ad opera di più divinità.Un altro testo, chiamato 'Atra Hasis e il diluvio', continua con

'Guardate, abbiamo qui Mami (uno degli epiteti di Ninmah), che sia lei a dare vita al nuovo essere' e con la risposta di Ninmah: 'Da sola non posso farlo, abbiamo qui Enki dio di grande sapienza, che

sia lui ad aiutarmi in questa impresa'.Anche in questo passaggio quindi si fa riferimento al fatto che

la creazione avviene ad opera di almeno due diverse divinità.Il secondo passaggio della genesi corrisponde al testo sumero in

cui l' Adama, l' essere appena creato, viveva nell' Abzu, sotto il dominio di Enki, il suo creatore. In questo testo si racconta di

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come gli altri dei che vivevano e lavoravano nell' Edin (Mesopotamia) si ribellarono ad Enlil (sotto il cui dominio stava la zona) chiedendo che 'Anche a noi sia portato il Lulu e che sopporti lui le nostre fatiche'. Fu allora che Enlil con un 'raid' nell' Abzu rubò l' Adama e lo portò nell' Edin, nella zona a est dell' Eufrate (l' Eden a Oriente).Anche in questo caso, come nel corrispondente racconto biblico,

il protagonista è UN dio e non un gruppo.

1.2) Il DiluvioNel racconto biblico del Diluvio Universale, Dio decide di

sterminare gli uomini a causa della loro 'corruzione morale'. Questo Dio decide di mandare un diluvio che avrebbe distrutto ogni forma di vita e simbolicamente lavato il peccato dal mondo.Improvvisamente però leggiamo che 'Noè trovò grazia nel cuore di

Dio perché era un uomo giusto'. Quindi Dio cambia idea e decide di salvare non solo Noè, ma anche sua moglie, i suoi 3 figli, e le 3 nuore.Dio va da Noè e gli dà istruzioni per costruire una barca nella

quale dovrà salire con la famiglia prima del diluvio, e stipare provviste animali e vegetali per poter far ripartire la vita dopo la catastrofe.Il racconto noto come 'Atra Hasis' è molto più dettagliato.E' sempre Enlil che decide di distruggere i discendenti di Adapa

a causa del loro proliferare: 'Le loro voci mi arrecano fastidio, il loro accoppiarsi mi toglie il sonno, [...] ma non posso fare

niente contro loro per causa di mio fratello, Egli li protegge'. Successivamente Enlil convoca Enki e gli intima di usare il suo potere per 'correggere i danni che la tua creazione ha portato... crea quindi un diluvio che spazzi via l' uomo dalla terra', ma Enki risponde che 'questo non è mio potere, non è una azione per me... è una azione per te, Enlil, e tuo figlio Ninurta. Se vuoi un

diluvio dì a Ninurta di aprire le porte del cielo'. La frase conclusiva del passaggio, pronunciata da Enlil, è una

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trasposizione della frase del racconto biblico: 'Ecco io allora lo farò da me... manderò il diluvio per spazzare l' uomo dalla

terra'.Nel racconto sumero però troviamo una differenza significativa.

Mentre nella Genesi è Dio a cambiare idea all' ultimo momento e decidere di salvare Noè e la famiglia, nel corrispondente passaggio sumero è Enki a voler salvare Utnapistim, suo sacerdote, dirigendosi fuori dalla sua casa e facendo finta di parlare a un paravento di canne (in modo che comunque Utnapistim potesse sentirlo), perché Enlil aveva fatto giurare agli altri dei di non rivelare la sua intenzione. Le parole del testo sumero iniziano con 'O capanna di canne ascoltami! O Muro ascoltami! Abbatti questa casa, lascia qui ogni tuo bene terreno e costruisci una

nave, riempila di tutto ciò che è vivo [...]'.Questa divisione dei ruoli di distruttore e di salvatore nel

testo sumero, nel momento in cui si sono attribuite a Enlil tutte le azioni 'positive' compiute da altri dei, è stata tradotta nell' improvviso quanto sospetto 'cambiamento di idea' che compare nella Genesì.

1.3) La Torre di BabeleAnche il racconto della Torre di babele, seppur di poche righe,

contiene una traccia utile a identificare Enlil con Dio. Mentre il popolo che si è stanziato nella ‘Valle di Shinar’ costruisce la città con la torre, ‘Il Signore venne giù a vedere la città e la torre che i figli degli uomini avevano costruito’. A questo punto Dio, rendendosi conto che l’ uomo era talmente civilizzato da pensare come un ‘popolo’ e non come gruppi di singoli o tribù, vede in questo un pericolo. Questa preoccupazione traspare dalle parole: ‘Guardate! Ora la gente è unita, con una sola lingua, ed ecco ciò che cominciano a fare. Compiendo questo niente sarà più

loro impossibile di ciò che immagineranno’.Il Signore prende quindi una decisione ed esorta altri non

precisati dei a seguirlo: ‘Venite, scendiamo e confondiamo le loro

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lingue, così che non possano più comprendersi’. La strategia di Dio è semplice ed efficace. Se gli uomini fino ad allora parlando una lingua comune erano riusciti ad organizzarsi, ora con lingue diverse non ci sarebbero più riusciti.La Genesi è un ultracondensato di racconti, e ciò fa sì che le

varie parti del racconto della Torre di Babele siano riportate di seguito anche se descrivono momenti diversi distanti parecchio nel tempo.Difatti nella Bibbia subito dopo questa esortazione da parte del

Signore, ci viene raccontato di come ‘Allora il Signore confuse le loro lingue, e scacciò gli uomini in varie zone della terra’. Ovviamente il ‘confondere’ le loro lingue non può essere un gesto immediato. Anche la dispersione degli uomini dalla valle di Shinar in altre terre non è una azione immediata. Per entrambe queste opere è richiesto un certo lasso di tempo che però viene eliminato nel racconto che è appunto un sunto.E’ bene notare come anche in questo racconto c’ è un personaggio

al singolare che parla a un gruppo di altri personaggi, ma agisce da solo. La distinzione singolare/plurale anche in questo passaggio è chiara.Abbiamo un corrispondente racconto sumero che possa aiutarci con

questo brano?Esiste un racconto che contiene poche linee che descrivono un

fatto molto simile a quello raccontato dalla Genesi. Si tratta di un racconto (catalogato K.3657 tradotto da G. Smith e da W. Boscawen) che si suppone costituisca la ‘biografia’ di Marduk, divinità enkita che agli occhi di Enlil (in modo particolare) fu sempre sgradito per la sua pretesa regale. Infatti bisogna ricordare che, quando furono divisi i regni sulla terra tra gli dei, il ruolo più importante fu dato a Enlil, e nella ‘seconda generazione’, cioè quella dei figli di questi dei, il prescelto per il comando non fu Marduk come invece sarebbe dovuto essere, ma Ninurta, figlio di Enlil.In questo racconto si parla di Marduk e del suo esilio e di come

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grazie a suo figlio Nabu tornò nelle sue terre a Canaan per raggruppare i suoi seguaci dirigendosi in Mesopotamia dove fondare una nuova città, Babilonia. Il progetto di Marduk prevedeva una città con una grande ‘torre a gradini’ (uno Ziggurat) chiamata Esagila (Casa del grande dio). Fu allora che Enlil, considerandolo un affronto al suo ruolo, decise di intervenire per scacciare Marduk. Convocato suo figlio Ninurta, Enlil dispose che ‘Non più egli dovrà offendere il nostro potere, se ora il suo popolo lo

eleggerà sovrano niente più potrà essergli impedito’. Enlil lancia dunque un appello a suo padre Anu, e non ottenendo il favore, si rivolge misteriosamente a Damkina madre di Marduk la quale però collerica risponde che ‘Il suo numero […] il suo nome io

sceglierò, al suo fianco starò’.L’ enigmatica frase ‘Il suo numero’ è un riferimento al fatto

che gli dei Anunnaki, come ci dicono i sumeri, avevano un grado di importanza definito da un numero. Anu che era il capo aveva rango 60, Enlil 50 e Marduk solo 10. A Ninurta era stato dato lo stesso rango di Enlil. Ciò fa capire che l’ astio di Marduk era appunto dovuto, come abbiamo scritto poc’ anzi, al fatto che come precedentemente a suo padre Enki, anche a lui fu negato il comando.Il testo racconta che ‘grande astio provava lui per il Padre dei

Cieli’. L’ epiteto Padre dei Cieli identifica chiaramente Enlil, Signore del Vento/Aria. Poche righe più avanti nel testo si legge quindi che ‘Durante la notte il Signore del Cielo scese sulla terra ma gli uomini contro lui si scagliarono […] Egli rase allora

al suolo la città, e il suo comando fu che fossero dispersi e le

loro menti confuse’. Al di la quindi degli epiteti e dei nomi, abbiamo gli stessi elementi. La costruzione di una città con la torre, l’ appello di un (singolare) dio ad altri dei (Ninurta, Anu, Dam.Ki.Na), distruzione della torre, la dispersione del popolo in varie terre, e la confusione (qui delle menti, nella bibbia delle lingue).Nel racconto della Genesi si dice che ‘allora questo posto fu

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chiamato Babele, perché qui il Signore Dio confuse le lingue dell’

uomo’. Il termine Babele prese da qui un significato di ‘bolgia, confusione’, che è arrivato fino a noi. Ma questo termine non significa ‘confusione’ ma ‘Porta del Dio / degli dei’ (Bab-ilu).La frase enigmatica quindi è una pantomima che vuole tramandare

il nome della città assegnandogli un significato che non ha. Il nome della città presumibilmente fu assegnato da Marduk, per la quale appunto quella città era simbolicamente una porta di accesso al potere. In che maniera? Nonostante Eridu, la prima città mesopotamica, fosse la residenza onoraria di Enki, in tutto il territorio mesopotamico era la fazione enlilita ad avere il comando.Tutti i templi di queste città mesopotamiche erano dedicati a

Enlil e la sua stirpe. Ve ne erano per Utu, per Ishkur, per Inanna, per Ninurta, ma nessuno per i figli di Enki; se dunque Marduk avesse stabilito un centro di culto e una città per se stesso in Mesopotamia, sarebbe stato un affronto nei confronti di Enlil perché se ne sarebbe dovuto riconoscere il potere anche in quelle terre.

2) Gli altri ElFinora abbiamo stabilito che, quando nella Bibbia, o meglio nel

vecchio testamento, si fa riferimento al ‘Signore’ ci si riferisce a Enlil. Il nome generalmente usato in molti di questi racconti è El. Viene utilizzato sia come nome proprio sia come parte di un epiteto, come per esempio il già visto El Shaddai, o anche El Elyon. Abbiamo visto 3 esempi in cui i resoconti biblici sono corrispondenti ad altrettanti racconti sumeri con protagonista proprio Enlil. Dobbiamo quindi concludere che El è SEMPRE il dio sumero Enlil? No.Ci sono tantissimi altri episodi che, se presi singolarmente,

identificano El e Yahweh con altre divinità, a volte discendenti di Enlil, ma altre volte discendenti di Enki.Analizziamone alcuni:

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2.1) El come EnkiAbbiamo già visto che l’ atto della Creazione di Adamo avvenne

ad opera di Enki, e questo è il primo degli episodi che collega questa divinità al Dio ebraico. Oltre a questo episodio abbiamo visto anche il suo intervento nel salvare la vita a Utnapistim/Noè. Ci son però anche altri riferimenti che sembrano identificare Enki come probabile candidato a vestire i panni di Yahweh/El. Innanzitutto Enki era il più saggio degli Anunnaki, era colui che deteneva tutti i segreti della scienza, della medicina, dell’ estrazione mineraria etc. Nonostante tutti gli dei avessero conoscenze in questi ambiti ed alcuni addirittura eccellessero in determinati campi per cui venivano adorati, era Enki il più grande depositario di conoscenze. Egli incarna pienamente gli epiteti che nel Vecchio testamento vengono dati a Dio. Uno dei nomi con cui Enki veniva adorato era Bu.Zur, che può essere tradotto sia come ‘Lui che conosce i segreti’ ma anche come ‘Lui che abita le miniere’ riferito al fatto che fu nelle miniere dell’ Ab.Zu che gli Anunnaki prima, e l’ uomo poi, estraevano i minerali preziosi. Questo epiteto rimanda alla frase che Yahweh rivolse a Ciro: ‘L’ argento e l’ oro sono miei, […] io ti donerò tesori nascosti e

ricchezze celate’ (Isaia 45:3). Il simbolo di Enki era il serpente, e val la pena ricordare che Yahweh trasformo per prodigio il bastone di Mosè proprio in un serpente. Il dominio di Enki era l’ Ab.Zu, con questo termine era chiamato un regno che ‘si estendeva ai confini della terra’ (secondo i testi sumeri). Questa definizione riporta alla mente una serie di domande retoriche contenute nel Libro dei proverbi:Chi è salito al cielo e ne è sceso? […] Chi ha fissato tutti i

confini della terra? Come si chiama? Quale è il nome di suo

figlio?

Ci viene detto quindi che Dio aveva un figlio. Trattandosi di una narrazione di secoli precedenti la venuta di Gesù Cristo, questo passaggio è alquanto enigmatico. Lo si può comprendere solo ricordando che Enki lasciò il suo dominio dell’ Abzu a Nergal, suo

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figlio, e alla moglie di lui Ereshkigal.Questa relazione identificherebbe dunque Enki in Dio, e Nergal

nel suo fantomatico figlio.

2.2) El/Yahweh come IshkurCome abbiamo visto, uno dei nomi che veniva dato a Enlil era

Ilu.Kur.Gal che trova il suo corrispondente nell’ ebraico El Shaddai, Signore delle Montagne. Ma esisteva anche un altro ‘Signore delle Montagne’ nel territorio mesopotamico, precisamente nella parte più a est. Era il figlio minore di Enlil conosciuto dai sumeri come Ishkur e dagli accadi come Adad. Il suo regno era la parte nord dell’ Asia Minore, dove svetta la catena del Tauro. Il nome Ishkur è legato alle montagne dalla radice KUR, ma il sillabico ISH è sempre stato controverso. Su questa parola si possono fare due considerazioni: veniva tradotta in accadico con Shaddu, ed è da questo termine che deriva l’ ebraico Shaddai; in lingua accadica Isha significa 'signore'. Ishkur quindi potrebbe essere 'Signore delle Montagne' (e vedremo più avanti quali), esattamente come El Shaddai. Inoltre alcuni passi dei salmi (135:7) e del libro di Giobbe parlano di Dio come di colui che chiama la pioggia e le nubi durante l’ Esodo. In altri punti della Bibbia si parla di Dio dicendo ‘Al suono della sua voce rombano le acque, […] egli produce i fulmini e le nubi […] e libera i venti

dalle loro riserve’. Dio era quindi legato alle tempeste, e Ishkur era appunto il dio delle tempeste. In tal veste era adorato come Adad dagli accadi e come Teshub dagli ittiti e hurriti.

2.3) El/Yahweh come NingishziddaLa conoscenza medica e scientifica di Enki vene trasmessa ai

suoi due figli prediletti: Marduk e Ningishzidda i quali erano venerati in Egitto con i nomi di Ra e Thot. Uno dei lati più controversi che la Bibbia assegna a Dio era la sua capacità di guarire. Ci sono nella Bibbia innumerevoli riferimenti a questo ‘dio guaritore’. Nel libro di Geremia si legge ‘Guariscimi o

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Signore ed io sarò guarito […]’, mentre in Salmi 103:1-3 si legge ‘Anima mia benedici il Signore, […] egli guarisce tutte le mie

malattie’. Yahweh inoltre guarisce Ezechia salvandolo da morte certa e gli dona oltre 10 anni di vita in più. Yahweh riportava in vita i morti, come in una visione di Ezechiele. Yahweh inoltre era un architetto eccezionale, dato che diede istruzioni dettagliate per la costruzione del Tempio di Gerusalemme perfino sugli orientamenti, sugli arredamenti, sui materiali da usare. La divinità sumera che più corrisponde a tutti questi tratti è Nigishzidda, infatti fu lui che in qualità di Thot accorse in aiuto di Iside quando Horus fu morsicato da uno scorpione velenoso, fu lui il rinomato architetto che indicò in sogno a re Gudea come orientare il tempio di Lagash in onore di Ninurta, fu lui che secondo gli egizi progettò le piramidi, e che secondo i sumeri aiutò suo padre Enki a rendere i primi Lulu creati capaci di procreare.

2.4) El/Yahweh come Nergal e NinurtaC’ è un episodio della Bibbia, quello della distruzione di

Sodoma e Gomorra, che analizzato in alcuni dettagli (più che nella storia completa) ci rimanda a un lungo testo sumero chiamato Epica di Erra. Entrambi i racconti contengono elementi che hanno quasi del fantascientifico: piogge di fuoco e zolfo, un vento maligno che semina morte, divinità iraconde, la distruzione di una zona geografica ben identificabile. Nel racconto della Bibbia la distruzione arriva su Sodoma e Gomorra, due città ‘corrotte allo sguardo di Dio’, mentre nell’ Epica di Erra ad essere distrutte sono Sumer e la zona del Mar Morto.Nel racconto biblico è Dio che distrugge queste città dopo

averne constatato la corruzione, mentre nel testo sumero a condurre l’ attacco sono si due divinità distinte, ma delle quali una in particolare si accanisce in maniera spietata. E’ appunto il dio Erra. Questo nome è uno degli epiteti di Nergal, figlio di Enki e fratello di Marduk, marito di Ereshkigal e quindi re dell’

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Abzu.La distruzione avviene a causa del tentativo di Marduk (ancora

una volta) e di suo figlio Nabu di prendere il controllo della zona di Babilonia e di Nippur.E’ per questo che Ninurta e Nergal, chiamati rispettivamente

nell’ epica Ishum (colui che brucia) ed Erra (colui che annienta), vengono autorizzati a usare le ‘sette armi del terrore’ contro le città conquistate da Nabu. Nel racconto biblico è famoso il passaggio in cui si descrive la morte della moglie di Lot che, fermatasi ad assistere alla distruzione delle città, venne tramutata in una ‘colonna di sale’. Il termine esatto che viene utilizzato nello scritto ebraico è ‘Netsiv Melah’. Ma se come è probabile questo racconto è un eco della Epica di Erra, scritto in sumero, si deve chiarire che il termine Melah deriva dal sumero Ni.Mur che significava sia ‘sale’ che ‘vapore’. Nell’ epica di Erra, il dio Nergal conducendo l’ attacco dichiara che ‘Le genti io farò scomparire […] le loro anime tramuterò in vapore’ e il termine utilizzato è proprio Ni.Mur.

3) Da El a YahwehQuesta molteplice possibilità di identificare El con varie

divinità, si spiega con il fatto che tra l’ epoca sumeroaccadica e l’ avvento del monoteismo ebraico ci sono comunque oltre 1000 anni di storia, e tra la civiltà sumera e la stesura della Bibbia ci son oltre 2000 anni. Durante questo arco di tempo la Mesopotamia fu frazionata in tanti regni, si succedettero tante dinastie di re, tanti popoli, ognuno dei quali venerava un particolare dio derivato dal pantheon sumero. Questa venerazione avveniva sistematicamente riconoscendo anche gli altri dei ma eleggendone uno a ‘divinità principale o nazionale’.E’ questa la chiave che ci porta a comprendere la ‘nascita di

Yahweh’. Due popoli, con le rispettive religioni, sono essenziali in questo cammino. Gli Ittiti e gli Assiri.Gli Ittiti erano un popolo proveniente dai balcani e stabilitosi

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nell’ Anatolia del sud nel II millennio a.C., una epoca successiva all’ espandersi della civiltà sumera e alla nascita del primo regno di Babilonia. La prima vera fase in cui gli Ittiti si diffusero coincide con la adozione della città di Hattusa come loro capitale. Venendo in contatto con le popolazioni circostanti, gli Ittiti adottarono un pantheon misto che si rifaceva in gran parte alle divinità dei sumeri. Nei loro scritti sono menzionati Utu e Teshub assieme ad altre divinità di più difficile identificazione. Ma Utu è ben identificabile nell’ omonimo dio del sole sumero, e Teshub è altrettanto identificabile nella versione hurrita di Ishkur/Adad. Fu con gli Ittiti che molti degli dei ‘giovani’ sumeri trovarono un nuovo nome e un loro culto. E’ interessante notare che di volta in volta questi ‘dei nazionali’ venivano venerati attribuendogli opere di altri dei. In parallelo a questa azione però gli Ittiti furono i primi a distaccarsi dalle tradizioni mesopotamiche e creare una nuova religiosità basata sul culto dei morti e su un nuovo concetti di aldilà. Fu con loro che gli dei, da esseri in carne ed ossa che vivevano con il popolo, diventano delle entità da venerare come ‘rappresentazioni’ o ‘incarnazioni’ di concetti astratti, come per esempio Illuyanka come incarnazione delle forze del caos e Teshub, dio della tempesta, come ‘portatore di ordine’.Gli Assiri invece erano un popolo che abitava la zona a nord-est

della Mesopotamia, ai piedi dei monti Zagros, ed erano fortemente imparentati con i babilonesi. Erano un popolo molto combattivo le cui tracce ci arrivano già a cavallo del 1900 a.C. con l’ inizio del loro primo regno. La religione Assira era una versione quasi speculare di quella babilonese del periodo in cui Marduk era dio nazionale di Babilonia. Il suo corrispondente era Ashur, un dio molto violento, che veniva rappresentato con gli attributi di precedenti divinità sumeroaccadiche. Alcune rappresentazioni lo ritraggono all’ interno del disco solare, solitamente associato alle divinità sumere e in particolare a Utu, altre volte ha in mano il tridente, tipico di Ishkur, altre volte in mano porta una

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sorta di ‘cesta’ che vediamo in molte rappresentazioni di Marduk. La figura di Ashur successivamente si evolvette nel Aleyan-Baal, arrivato a noi tramite i fenici, ma adorato precedentemente da tutti i popoli canaanei. Questo Baal é il punto focale della trasformazione degli dei mesopotamici nella figura che poi nell’ ebraismo fu adorata come El/Yahweh.Il Baal della mitologia canaanita è la prima figura che prende

su di se gli attributi di tutte le principali divinità precedenti. Nel pantheon canaaneo Baal era figlio di El, e veniva chiamato Baal’Hadad, un riferimento a quell’ Adad accadico incarnazione del sumero Ish.Kur di cui abbiamo già parlato. Ciò identifica quindi anche El con Enlil come già detto.

Se tutte queste divinità erano ricondotte al nome El, che potremmo pensare come un ‘nome collettivo’, serviva una figura che potesse permettere il ‘grande passo’ nell’ azione di creazione di una unica figura che rispondesse a tutte le caratteristiche degli dei precedenti, ma che allo stesso tempo non fosse identificabile come una ben precisa divinità tra tutte queste.L’ unico candidato possibile, a nostro avviso, era il figlio di

Baal e di sua sorellastra Asherah. Si chiamava, stranamente, Jaw. Questo nome era una radice che iniziò ad apparire in molti epiteti divini; cronologicamente parlando non si hanno testimonianze di questa radice prima del 1400 a.C., ed è bene evidenziare che è questo, il XV secolo a.C., il lasso di tempo in cui si svolge l’ Esodo e Yahweh fa la sua prima comparsa.Nel suo apparire a Mosè, quando egli gli chiede quale nome

dovesse dare agli Israeliti, con le famose parole ‘Il dio dei vostri padri mi ha mandato[…] ma essi mi diranno: Chi è questo

Dio? Come si chiama? – Io cosa risponderò loro?’, Yahweh gli risponde con l’ enigmatica frase:Io sono colui che sono! […] dirai al tuo popolo: - Ehyeh mi ha

mandato da voi – Questo è il mio nome a Olam, con questo titolo

sarò ricordato di generazione in generazione.

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Ci sono ben due cose da notare in questo passaggio: il Dio dice a Mosè che sarà ricordato con un titolo, facendo intendere che si tratti di un epiteto e non di un nome proprio. Inoltre la prima frase ‘Io sono colui che sono’ nell’ originale ebraico è Ehyeh asher Ehyeh, che grammaticalmente non è un presente ma un futuro, e il significato letterale è ‘Io sono chiunque sarò’.A nostro avviso una frase simile è la chiave che ‘taglia’ con

tutte le passate personificazioni delle varie divinità in El, e crea la figura di Yahweh come unico Dio che funge da ‘summa’ di tutte le precedenti.Questa rottura è ben resa anche dal passaggio in cui Yahweh dice

a Mosè: ‘Ad Abramo e Isacco mi presentai come El Shaddai […] ma il mio nome Yahweh loro non conobbero’. Chiaro segno di un momento, l’ incontro con Mosè, in cui questo Dio cambia identità da El a Yahweh.La frase ‘Io sono chiunque sarò’ suona come una imposizione che

vieta una ben precisa identificazione. Pone un muro che taglia con le figure passate, rafforzato da quel passaggio da El Shaddai (e quindi El) a Yahweh.Con questa serie di frasi si apre quindi una nuova era

religiosa, in cui una nuova divinità viene creata raggruppando tutte le possibili divinità sotto il nome di El e cambiandogli nome in Yahweh eliminando, con la stessa definizione del nome, ogni riferimento al passato.

A questo punto bisogna fare alcuni accenni alla figura di Yahweh così come si é evoluta nell' ambito dei suoi sostenitori, nei vari periodi. Abbiamo affermato che con il nome 'Yahweh' si intende quel 'nome comune che é stato attribuito a Yaw, divinità canaanita, alla quale son stati 'regalati' gli attributi dei precedenti dei di origine mesopotamica. Ma cosa avvenne alla figura di Yahweh prima che questa ci venne 'presentata ufficialmente' con l' episodio dell' Esodo? Chi era questo 'Yahweh' prima di fare la sua comparsa ufficiale?

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Quando si parla della figura di Yahweh ogni risorsa comunemente disponibile é strettamente legata alla tradizione biblica o, nei rari casi più antichi, alle manifestazioni del culto yahwista di poco precedente l’ epoca comunemente accettata per l’ origine dei libri biblici. Pur se i racconti della bibbia, in particolar modo l’ Esodo, si riferiscono a tempi di molto precedenti la redazione dei libri, e quindi si colloca il personaggio Yahweh in quei tempi, per trovare traccia scritta del nome di Yahweh in una lingua standardizzata bisognerà aspettare il VII secolo a.C. e stranamente il nome é scritto non in elamita o aramaico ma in assiro.Per intenderci, l’ Esodo che é stato collocato dai vari autori

tra il XV e il XIII secolo a.C., ci presenta l’ esordio del nome di Yahweh, ma il libro che tratta di quest’ Esodo é stato scritto circa 7 secoli dopo, dunque la testimonianza scritta del nome e della figura di Yahweh é relativamente recente rispetto a tutto l’ arco storico biblico.Ciò rende difficile inquadrare la figura di Yahweh nel contesto

della fase iniziale della storia del popolo di Israele, poichè nei secoli in cui si sarebbe verificato l’ Esodo non ci sono testimonianze scritte riguardanti Yahweh stesso.

Se il personaggio Yahweh viene messo in relazione alle divinità semitiche dell’ ovest i cui nomi compaiono spesso nelle iscrizioni canaanite, aramee, babilonesi ed ebree (per esempio Ya, Yami, Yauwilum, Yaw) é possibile che si tratti di una delle divinità canaanite minori presenti in tavole cuneiformi ritrovate a Taanach e risalenti sicuramente a prima del XX secolo a.C.; eppure non esistono prove conclusive e definitive di testimonianze di scrittura cuneiforme del nome Yahweh prima dell’ VIII secolo a.C.

Tuttavia sembra che Yahweh sia stato una delle divinità del deserto adorate dai Keniti prima di essere incontrato da Mosè nel periodo dell’ Esodo. Ciò ci giunge da un documento nel ‘regno del nord’ nel libro dell’ Esodo, e dalle tradizioni sacerdotali

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successive.

D’ altra parte nella narrativa giudaica si afferma che il personaggio Yahweh fosse conosciuto agli antenati di Israele sin dai tempi di Enoch. Si noti comunque che si tratta, come già detto, di una letteratura ‘postuma’. Le narrative di questo genere non spiegano come mai i regni del nord, non immersi nel Yahwismo fino al periodo dell’ Esodo, dovessero far risalire l’ origine del culto Sinaitico proprio a Yahweh. Se in fin dei conti, nel periodo risalente a circa il II millennio, i regni del nord di Israele non avevano un culto di Yahweh paragonabile a quello che aveva Mosè nel XV secolo, perchè questi stessi popoli fanno risalire a Yahweh il culto del Sinai? Una analisi di questa problematica viene affrontata dal professor H. Rowley il quale afferma che furono solo le tribù che condivisero l’ esodo con Mosè ad affermare e condividere il culto yahwista, ma nemmeno lui stabilisce un perchè. Ad ogni modo le narrative canaanite e giudaiche ci presentano la figura adorata nel culto yahwista come una figura profondamente diversa, per esempio, da quella di Osiride in Egitto o Tammuz e Marduk a Babilonia, o ancora Aleyan-Baal a Canaan. Fu solo quando la Palestina divenne ufficialmente la ‘terra di Yahweh’ che le tradizioni ebree e canaanite vengono assimilate come a formare il risultato di un miscelamento di tradizioni paragonabile a quello che si ha tra invasori e indigeni. Nell’ invasione ebraica nelle terre canaanite, gli ebrei impararono da loro le tradizioni agroculturali e ‘tecnologiche’ integrando la tradizione canaanita con la propria dottrina religiosa spirituale.

Questo interscambio di culture e tradizioni produce l’ avvento di un culto sinaitico marcatamente rivolto a tradizioni di fertilità, creando una sorta di parallelo con le altre figure divine presenti in Mesopotamia.

Ma quanto possiamo fidarci delle testimonianze del I millennio a.C. che descrivono il culto di Yahweh già in periodi risalenti al II millennio o ancora precedenti? Come detto precedentemente una

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traccia dell’ origine di Yahweh avviso è rimasta in alcune frasi riportate nell’ Esodo. La frase che Yahweh pronuncia a Mosè: “Ad Abramo e Isacco mi presentai come El Shaddai […] ma il mio nome

Yahweh loro non conobbero” ci riporta alla mente che la figura di El Shaddai era un ‘dio delle Montagne’ e del deserto, coerentemente con quanto tramandato dai regni del nord di Israele che lo propongono come divinità presso i Keniti. Questa tribù era provveniente dall’ asia minore e viene descritta come ‘gente abile nella lavorazione dei metalli’. Se si ritiene veritiera questa identificazione dei Keniti, la presenza di Yahweh (sotto altro nome) nella loro tradizione precedente l’ epoca di Jethro e Abramo può permetterci di ipotizzare che il culto di questo ‘proto-Yahweh’ venisse dalle regioni mediorientali più a est, quasi ai limiti dell’ Anatolia.

Questa serie di considerazioni e testimonianze provvenienti dalla tradizione si ricollegano ai concetti espressi in qusto stesso capitolo in particolar modo rafforzando quanto detto sulle figure di Ishkur ed Enlil.

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CRONISTORIA DELLA RAZZA UMANA

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Secondo Sitchin, circa 450.000 anni fa il primo gruppo di Anunnaki, capeggiati da Ea, arrivò sulla terra (Ki nei testi sumeri), dove si era esiliato Alalu, precedente governatore di Nibiru deposto da Anu.Alalu aveva 'ricattato' Anu chiedendo il riconoscimento della

sua regalità in cambio dell' oro che aveva scoperto nelle acque mesopotamiche al suo atterraggio (oro che doveva essere usato per risanare l' atmosfera di Nibiru che si andava rarefacendo).Ea fu dunque mandato sulla Terra per verificare la presenza di

tale oro.Una volta confermata la presenza del prezioso metallo, la prima

squadra di 50 Anunnaki iniziò le opere di incanalamento delle acque, e di estrazone dell' oro dall' acqua. Quest' oro veniva mandato in orbita ad ogni passaggio di Nibiru vicino alla terra.L' oro estratto dall' acqua però non era sufficiente, ma se ne

trovarono grosse quantità nelle miniere del sudest africano (approssimativamente la zona della Tanzania giù fino al Sudafrica). Enlil, erede legittimo di Anu e fratellastro di Ea, ottenne da Anu di presiedere alla intera missione.Ad Ea fu dato l’ appellattivo di Enki (signore della terra) in

qualità di padrone delle terre in cui giacevano le miniere, venne messo a capo delle operazioni di scavo, gli venne assegnato l' Absu (la Tanzania) mentre Enlil organizzò i primi insediamenti intorno a Eridu.La scienza ufficiale conferma che già in questo periodo (all’

incirca 400.000 anni fa) il sudafrica era popolato da ominidi del tipo Homo Erectus. Nel 300.000 a.C. circa, gli Anunnaki che estraevano l' oro nell'

Absu si amuttinarono, e durante una visita di Enlil dal fratello Enki, si ammassarono davanti alla sua porta per protestare.Si convocò il consiglio dei 7 Anunnaki reali durante il quale

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Enlil voleva usare la linea dura contro gli ammutinati, mentre Enki, che conduceva esperimenti assieme al figlio Ningishzidda, propose la creazione di un Lulu, uno schiavo che portasse il giogo del lavoro di estrazione.Alla obiezione del consiglio secondo cui “nessuno mai fu creato

dal nulla”, Enki rispose con quella frase che é arrivata a noi fino tramite la bibbia, seppur modificata:“L’ essere che vogliamo esiste già qui nell Absu, dobbiamo solo

imprimergli la nostra immagine, che sia lui a portare il fardello

degli Anunnaki”.Fu convocata Ninhursag / Ninmah, ufficiale medico degli

Anunnaki, (nonché sorellastra sia di Enlil che di Enki) ed Enki dopo vari tentativi di manipolazione genetica (usando lo sperma degli Anunnaki e l' ovulo di una ominide, impiantandolo nel grembo di Ninmah), riuscì a creare il primo Lulu. Questo termine, Lu.Lu, in sumero significa ‘Il mescolato’.L' esperimento venne ripetuto tramite le 'dee della nascita',

cioè Sud (futura moglie di enlil) e altre 'infermiere' assistenti di Ninmah. Vennero creati 7 maschi e sette femmine.Inquanto 'ibridi' essi erano sterili e non potevano procreare.

Furono questi primi uomini a intraprendere le operazoni di scavo e di estrazione.Successivamente Enlil con un raid nell' Abzu prese alcuni dei

Lulu creati e li portò a Eridu 'nell eden ad oriente' cioè la zona circostante il Tigri e l' Eufrate.Quando la bibbia dice che Dio sistemò Adamo nell' Eden a

oriente, parla proprio di questa azione di Enlil. La zona intorno ai due fiumi veniva chiamata E.Din (casa dei giusti) dai sumeri.Tramite successivi esperimenti, Enki con l’ aiuto di suo figlio

Ningishzidda, rese gli uomini e le donne capaci di procreare.Facciamo un salto temporale in avanti fino a Caino e Abele. In

seguito all' omicidio di Abele da parte di Caino, questi venne scacciato dall' Eden. La Bibbia dice che Dio maledisse Caino e lo espulse condannandolo a vagare senza meta, e da quel momento non

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si sa più niente di Caino se non in un libro che ne elenca la genealogia fino al pronipote Enoch.La Bibbia dice anche che Dio pose un marchio su Caino, in modo

che i popoli potessero riconoscerlo e che non fosse ucciso. Si é sempre pensato, come appare in varie raffigurazioni, che questo marchio fosse una croce sulla fronte, ma ciò é in contrasto con il fatto che la figura di Caino appare in 'miti' ben precedenti quello cristiano. In miti in cui la croce non aveva lo stesso significato che ha per i cristiani o gli ebrei.Sitchin avanza una ipotesi, e cioè che questo 'marchio' fu una

modifica al suo genoma, che si riflettè nella mancanza di peli sul viso. Questa é una caratteristica accertata delle popolazioni mesoamericane e di quelle dell’ estremo oriente. Gli aztechi, gli incas, i maya, ma anche gli Ainu giapponesi, in origine non avevano barba né baffi.

Sitchin propone due teorie sugli spostamenti di Caino:- una versione dice che Caino fu esiliato nelle terre ad ovest

oltre il grande mare (a ovest della mesopotamia, l' unico grande mare può essere l' oceano, e le terre oltre l' oceano sono quelle del sudamerica).

− una altra versione dice che Caino andò a est, nella 'terra di Nod', passando la valle dell' Indo, e le sue discendenze si stanziarono in India, al sud della Russia, in Cina, in Giappone, fino ad arrivare poi al nord e centro America fino alle ande.

Anche se reputiamo valida la seconda versione, non si può non notare delle numerose affinità genetiche che gli ultimi studi di Spencer Welles hanno evidenziato tra le popolazione andine, gli ainu giapponesi, e i mesopotamici.

A questo punto, riassumendo abbiamo:- uno stanziamento principale in mesopotamia/turchia/africa;- un piccolo stanziamento di Anunnaki e di discendenti di Caino

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in mesoamerica (secondo la prima versione);− uno stanziamento di discendenti di Caino in India e nei

dintrorni, in Cina, Giappone, nordamerica e giù fino alle ande. Questo tragitto come legame tra Africa / Mesopotamia, estremo oriente e americhe, sembra confermato dalla massiva presenza di piramidi a gradoni nella provincia cinese dello Xianyang.

Va da se, che col passare dei millenni, non essendo ancora nate le prime comunità umane organizzate in città, si ebbero numerosi spostamenti lungo un arco di varie generazioni.Questi spostamenti via terra coinvolsero i territori dell' asia

minore, l' europa balcanica, e dal lato africano anche la Spagna.Si stavano differenziando inoltre vari tipi di 'Homo' che spesso

coesistevano pacificamente (come confermano le ultime analisi evoluzionistiche).Intorno al 60.000 a.C. successe qualcosa: si era in piena

glaciazione, e nelle regioni africane, seppur non invase dai ghiacci, vi furono immani cambiamenti climatici. Il risultato fu che la stragrande maggioranza degli uomini / ominidi perirono e rimasero in vita solo quei nuclei più evoluti (in sostanza i discendenti dell' Adama, il primo gruppo di Lulu) mentre gli altri ominidi morirono.E' a questo periodo, e sempre nelle regioni tanzaniche, che le

ultime investigazioni genetiche assegnano la nascita del nostro più vicino diretto discendente. Un bel DVD del National Geographic (Alla ricerca di Adamo, aprile 2006) che espone le analisi del genetista Spencer Wells mostra come le popolazioni sparse per il mondo abbiano in comune alcune mutazioni genetiche del cromosoma Y, e risalendo indietro nel tempo, si è scoperto che il nostro Adamo (non quello di cui parla la bibbia ovviamente) risale proprio a circa 60.000 anni fa e viveva nella zona della Tanzania.Intorno a 50.000 e 40.000 anni fa ci furono altri grossi

spostamenti di popoli via terra, attraverso i ghiacci, che interessarono anche zone più periferiche come l' India e il

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centro/nord Europa.Facendo un salto ancora più avanti, intorno al 4000 a.C.

iniziano a fiorire le prime civiltà nel nordafrica e nell' asia minore: sumeri, accadi, egiziani, ittiti, babilonesi, assiri, ebrei etc.Fermiamoci al 3500 a.C. circa. In questo periodo Marduk, figlio

di Enki, avanzò pretese di regalità in medioriente, raggruppando i suoi seguaci e cercando di fondare una città con una 'torre' che raggiungesse il cielo, la famosa Babilonia. Per questo fu punito ed esiliato. I suoi domini in Egitto allora furono lasciati a suo fratello Thot / Ningishzidda.Secondo Sitchin, Marduk, che in Egitto era adorato in quel

periodo come Amon-Ra (Ra nascosto – epiteto dovuto al suo esilio), reclamò il possesso dell' Egitto intorno al 3200 a.C. esiliando suo fratello Ningishzidda / Thot.In 'Architetti del tempo' e in ‘Gli dei dalle lacrime d oro'

Sitchin spiega come intorno al 3200 a.C. vi furono improvvisi stanziamenti e spostamenti di popoli nel sudamerica, e allo stesso tempo nell' europa del nord.Gran parte delle costruzioni megalitiche della seconda ondata

(la prima fu tra il 12.000 a.C. e l' 8.000 a.C.) vengono inquadrate proprio nell' arco di tempo che intercorre tra il 3200 a.C. e il 2100 a.C.Ne cito solo alcuni: Stonehenge, Avesbury, Teotihuacan (anche se

per questa si sa solo che nel 1400 a.C. circa aveva raggiunto la configurazione attuale), l' Esagila, il secondo strato di Baalbek.Sitchin propone che intorno al 3150 a.C. Ningishzidda si

trasferì nel centroamerica, venendo adorato come Quetzalcoatl.Intanto é utile ricordare come il nome 'Tenochtitlan', uno dei

più antichi stanziamenti nel centroamerica, significhi 'città di Enoch' (T + Enoch + Ti = genitivo + Tlan = città), che sia il famoso Enoch discendente di Caino?Viracocha e Quetzalcoatl, le divinità a cui si deve la nascita

delle civiltà meso e sudamericane, venivano descritti come uomini

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altissimi, dai capelli e dalla pelle chiara, e con una lunga barba. Quetzalcoatl veniva chiamato 'il serpente alato'. Il serpente era il simbolo della dinastia enkita, e quindi di Ningishzidda. Il calendario maya, che parte dal 3113 a.C., é secondo Sitchin un calendario istituito da Ningishzidda / Quetzalcoatl all' epoca del suo arrivo presso le popolazioni mesoamericane. I maya lo avrebbero semplicemente ereditato come divinità.Stonehenge nella sua prima fase composta da 7 pietre disposte a

cerchio rispecchia la disposizione delle pietre del Girsu di Lagash, in mesopotamia, progettato da Ningishzidda, e il sito di Teotihuacan rispecchia la disposizione del sito di Giza: in base a questa ed altre considerazioni possiamo concludereche il fattore comune a queste opere fu proprio la presenza di Thot / Ningishzidda. Interessante notare come in effetti nelle prime forme di religione nordica sia evidenziata la figura del serpente (associato a Ningishzidda). Arrivati al 2000 a.C. circa, ormai i discendenti dei primi Lulu si erano spostati in pressochè tutte le regioni del globo.

Alcune riflessioni sul fenomeno aborigeni.E' facile ipotizzare che, dopo la nuova ondata di evoluzione

dall' ADAMO del 60.000 a.C., alcune popolazioni africane (i sumeri li chiamavano 'gli uomini dalla testa nera') che erano migrate verso est sulla rotta che porta verso l' Asia orientale, arrivarono fino alla Nuova Zelanda via mare, e da li all' Australia. Vissuti poi in costante isolamento a causa del ritirarsi dei ghiacci, e lontani dall' evolversi delle missioni e delle civiltà aiutate dagli Anunnaki, ebbero uno sviluppo quasi nullo, il chè fece si che arrivassero ai tempi d' oggi pressochè senza evoluzioni nè genetiche nè di altro tipo.

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NINGISHZIDA E ISHKUR – QUETZALCOATL E VIRACOCHAConnessioni tra mito sumero, egizio, e mesoamericano

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Nel capitolo precedente abbiamo asserito che una divinità mesopotamica ed egiziana, Ningishzidda, si sia 'trasferito' nel centro America dando origine al mito di Quetzalcoatl. Successivamente anche un altro degli Anunnaki seguì questa rotta, stanziandosi nella zona del Perù. Era Ishkur, figio minore di Enlil, che in Perù venne adorato come Viracocha. L' identificazione di queste divinità é legata soprattutto alla loro iconografia.Nel caso di Ningishzidda / Quetzalcoatl ci sono anche dei tratti

mitologici comuni, come l' attribuzione a entrambe queste divinità di un ruolo centrale nella nascita dell' uomo e nella sua istruzione. Ningishzidda era una pacifica divinità rappresentata da 2 serpenti incrociati, e quando nelle icone assumeva figura umana aveva due serpenti cornuti che spuntavano dalle sue spalle. Era un abile ingegnere, tanto che nei record sumeri figura sempre lui come progettista dei templi degli altri dei. Gudea ci lascia una tavoletta in cui racconta di un suo sogno in cui Ningishzidda gli dà le istruzioni per costruire il Girsu dedicato a Ninurta. Era chiamato anche 'il falco degli dei', il chè conferiva alla divinità un accostamento agli uccelli e al volo. In questa veste é il 'serpente piumato' Quetzalcoatl, che istruisce l' uomo e gli insegna a scrivere, a costruire, etc. Ishkur era invece un dio belligerante, rappresentato da una figura barbuta in piedi su un toro, con in mano dei fulmini o un tridente, e nell' altra mano spesso una scure o ascia. Gli stessi attributi descrivono Viracocha, rappresentato con 2 fulmini in mano, e con una scure. Il primo re della civiltà Inca di Cuzco, Manco Capac IV, dedito al culto di Viracocha, è rappresentato proprio con in mano la scure d' oro del dio. Capac IV era discendente del primo Manco Capac il quale aveva fondato Cuzco intorno al 2400 a.C. Secondo la leggenda Viracocha in persona gli diede questo strumento ordinandogli di

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fondare una città dove questo oggetto si fosse conficcato nel terreno. Stabilitisi in tempi diversi nel continente americano, ognuno di questi dei presiedeva alla civiltà di una diversa zona. Quetzalcoatl in Mexico, dove troneggia l' effige del serpente in moltissime costruzioni civili e religiose; e Viracocha nel Perù dove, sulla costa a strapiombo sul mare, troneggia ancora la Candelabra delle Ande, un 'megaglifo' rappresentate un tridente del tutto uguale a quello che viene mostrato in tante effigi raffiguranti Ishkur.

Sigillo di Ningishzidda come coppia diserpenti intrecciati a un bastone

Quetzalcoatl con serpenti intrecciati a un bastone

Teshub con i suoi tridenti ‘a candelabro’ La Candelabra delle Ande simbolo di Viracocha

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Il più grande problema nel divulgare questa derivazione della cultura mesoamericana da quella mesopotamica sta nella difficoltà che la gente incontra nell' accettare un contatto tra queste due popolazioni. La storia ufficiale ci dice che le più antiche popolazioni mesoamericane civilizzate risalgono a circa il 1400 a.C., nonostante alcuni 'codici' scritti all' epoca della conquista spagnola, sostengano chiaramente che città come Cuzco erano già abitate 4000 anni prima della stesura del codice stesso. Ciò porterebbe una datazione di circa il 2500 a.C., una datazione che gli studiosi ortodossi non prendono nemmeno in considerazione. Molti studiosi negano che ci sia mai stato un contatto tra queste culture visto che quella sumera-accadica nel 1400 a.C. era ormai sparita lasciando spazio a quella babilonese-assira.In realtà studi eminenti nel campo linguistico, archeologico,

etnografico e molti reperti dissotterrati in Mexico, Bolivia e Perù, ci raccontano che contatti tra sumeri e mesoamericani ce ne furono tantissimi. Alcuni studi invece tendono a dimostrare che addirittura la civiltà mesoamericana sia DERIVATA da gruppi di sumeri e africani stabilitisi nel nuovo continente. In questa ottica gli studi linguistici di Clyde Winters mostrano la comune matrice linguistica tra la lngua Nauhatl e quella mesopotamica. Winters é stato anche il traduttore delle iscrizioni del vaso di Fuente Magna, un vaso ritrovato in Bolivia vicino al lago Titicaca, che contiene glifi sumeri nella forma cuneiforme utilizzata intorno al 3300 a.C. e di cui parleremo nel prossimo capitolo.Il dottor Bernardo Biados Yacovazzo inoltre ha ritrovato in

Bolivia e in Venezuela una serie di reperti ricoperti di scrizioni elamite e fenice. Una analisi dei tratti di molti scheletri dissotterrati a Cuzco e a Chichen Itza ha mostrato che questi scheletri avevano una conformazione negroide... come anche le famose statue Olmeche. Winters nei suoi studi riporta tantissimi esempi di scopete archeologiche e linguistiche che associano la civiltà Olmeca all' Africa, e dichiara che gli Olmechi erano un

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popolo 'arrivato' nel mesoamerica, e composto per un buon 40% da popolazioni africane.

Tabella fornita dal Dott. Bernardo Yacovazzo che mostra i glifi trovati in Bolivia paragonati alla scrittura protoelamita.

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IL VASO DI FUENTE MAGNA

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Fuente Magna é una località nei pressi di Chua, sulle sponde del lago Titicaca, a 80km da La Paz.

Nel 1992 una spedizione a Chua scoprì un vaso, rinvenuto da un contadino locale decenni prima, che aveva la particolarità di essere coperto di iscrizioni e di glifi. A una prima occhiata non meravigliò di certo… lo shock si ebbe quando sul lato interno del vaso furono notati dei simboli che con la cultura olmeca/tolteca/azteca non avevano niente a che vedere.

Foto di questo vaso vennero mandate a consulenti linguistici che affermarono senza ombra di dubbio né possibilità di smentita che si trattava di scrittura cuneiforme Sumera. Tra i vari esperti che si sono cimentati nello studio del vaso, due sono i casi più eclatanti: Il prof. Alberto Marini ne fece una traduzione sostenendo si trattasse di lingua sumera. Il prof. Clyde Winters fornisce una datazione ancora precedente catalogandolo come Proto-Sumero. Winters notò la somiglianza con alcuni glifi in uso dalle popolazioni del Sahara già 5000 anni fa, e riuscì a fornire una traduzione della parte interna del vaso:

Pa ge gi - Girls take an oath to act justly (this) placeMi lu du - (This is) a favorable oracle of the peopleI mi ki - Send forth a just divine decreeme su du - The charm (is) full of GoodNia po - The (Goddess) Nia is purePa - Take an oathMash - The DivinerNia mi - The divine decree of NiaDu lu gi - to surround the people with GoodnessKa me lu - Value the people's oracleZi - The soulNan na pa-I - appear as a witness to the Good

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Particolare della parte interna del vaso di Fuente Magnacon impressi i valori fonetici di alcuni

dei glifi sumeri presenti

Nel suo documento “Deciphrement of the cuneiform writing on the Fuente Magna bowl” il dott. Winters specifica di essersi servito, per l’ analisi dei glifi e per le traduzioni, esclusivamente di materiale ufficialmente riconosciuto:

“To translate the cuneiform I used Samuel A. B. Mercer’s,

Assyrian grammar with chrestomuthy and glossary (AMS Press,1966)

to compare the signs found on the Fuente bowl with the cuneiform

syllabary. To read the Sumerian text I used John L. Hayes, A

Manuel of Sumerian: Grammar and text (Udena Publications, 2000)

and John A Halloran, Sumerian Lexicon”

Dopo aver fornito la traduzione dei tre ‘pannelli’ del vaso, Winters fa la seguente osservazione:

“The cuneiform writing was interesting for two reasons. First,

we find that these panels have proto-Sumerian symbols mixed with

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the cuneiform symbols. Secondly, whereas, the wedges of most

Sumerian cuneiform text point leftward, the wedges of the Fuente

cuneiform signs point rightward. This may result from the fact

that in the Fuente text , the letters are read from right to left,

instead of left to right like the cuneiform text from Mesopotamia.

The passage on the cuneiform panels of the Fuente Bowl seems to be

very similar to the Proto-Sumerian inscription on the right side

of the bowl.”

Attualmente l' establishment archeologico non si pronuncia sulla autenticità del vaso. Questo a causa del fatto che, se questa fosse riconosciuta ufficialmente, si dovrebbe ammettere che nel IV millennio a.C. ci furono colonie sumere nel centro-sudamerica. Secondo la storia e l' archeologia ufficiali la regione Boliviana non conobbe forme di civiltà progredite fino alla seconda metà del II millennio a.C., periodo al quale viene fatta risalire la prima fase di Tiwanaku (1200 a.C. circa).

Il vaso di Fuente Magna rimane a tutt’ oggi il più evidente caso di testimonianza dell’ incontro tra due culture che, stando alla storia ufficiale, non avrebbero nemmeno potuto mai sapere ognuna dell’ esistenza dell’ altra.

Ma nel prossimo capitolo ne vedremo ancora altre.

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MAYA, EGIZI E SUMERIConnessioni archeologiche

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Si sono fatti tantissimi studi e si sono scritti centinaia di libri sulle piramidi egiziane, quelle azteche, e sulle ziggurat mesopotamiche, come in generale anche sugli altri monumenti megalitici sparsi per il globo. Pochi libri però hanno esaminato le corrispondenze dell’ orientamento di questi monumenti l’ uno rispetto all’ altro.Quasi tutti gli autori si fermano ad esaminare l’ allineamento

che questi monumenti presentano con la levata eliaca, con una particolare stella o costellazione, 'coincidenze' comunque da non sottovalutare ma tutto sommato finora accettate (e nemmeno sempre né da tutti) sostenendo che popoli di diversi luoghi e tempi possono comunque aver avuto la stessa idea nel prendere le stelle come punto di riferimento immutabile per il calcolo del tempo, o per la progettazione di opere civili.

Sull’ allineamento di questi monumenti tra di loro, e su analogie ‘non elementari’ presentate dai singoli monumenti pochissimi hanno indagato. Mi pregio per esempio di essere il primo in Italia ad aver menzionato e portato al pubblico un particolare allineamento che lega Egitto e Mexico, riportato poco più avanti. E’ poco noto che le rovine dell’ Esagila, il complesso sacro dedicato a Marduk e a sua moglie Sarpanit, presenta una caratteristica curiosa: la ziggurat che sorreggeva il Santa Sanctorum con le statue degli dei (chiamato Ekua) ha lo stesso numero di gradoni e lo stesso scarto dal ‘nord vero’ della Piramide del Sole azteca. Coincidenza non da poco visto che Marduk era una divinità solare.

Il Girsu dedicato a Ninurta, a Lagash, ha nel suo cortile una serie di sette megaliti verticali disposti a cerchio con uno di essi leggermente spostato in avanti rispetto al cerchio ipotetico, esattamente come la prima fase di Stonehenge.

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Se congiungiamo con una retta l’ Esagila, il centro del complesso di Giza, e il complesso delle Piramidi del Sole e della Luna azteche, questi 3 punti deviano dalla retta immaginaria di meno di 1°. Anche Lagash sta su questa retta essendo a meno di 1° da Babilonia.

punto 1: Esagila - Babilonia (2400 a.C.) / Girsu – Lagash (2150 a.C. circa)

punto 2: Piramidi di Giza - Egitto (ortodossi: 2500 a.C. - Sitchin: 10500 a.C.)

punto 3: Teotihuacan - Mexico (ortodossi: 2000-1400 a.C. - Sitchin 3000 a.C. circa)

punto 4: Stonehenge - Gran bretagna (prima fase 2900 a.C.)

Sempre in linea retta giacciono Bad Tibira, il centro metallurgico mesopotamico in epoca sumera, il complesso di Giza, e il Machu Pichu, l’ antica Tampu Toco, centro metallurgico peruviano.Mesopotamia ed Egitto sono abbastanza vicini geograficamente e

culturalmente, quindi non ci dovremmo stupire di trovare similitudini artistiche. Ma trovare similitudini così accentuate tra questi due popoli e un popolo, quello Maya, che si suppone

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vissuto migliaia di anni dopo, e a migliaia di km di distanza, senza che secondo la storia ufficiale questi potessero venire in contatto, é davvero shockante. Eppure le sfingi egiziane e le sfingi maya/azteche, entrambe con volto umano, presentano lo stesso tipo di copricapo che arriva fino al collo, inciso con ‘scanalature’ orizzontali.

Sfinge egiziana con testa umana e tipico copricapo, da un vaso

canope.

Sfinge maya con testa umana e copricapo reale, alla base di

una piramide

Entrambi i tipi di copricapo hanno sulla fronte un serpente. Ciò è perfettamente coerente con l’ identificazione (introdotta da Zecharia Sitchin) dei personaggi Ningishzidda/Quetzalcoatl. I copricapi egiziani mostrerebbero un serpente in nome di Thot, identificato da me nella divinità sumera Ningishzidda, di stirpe enkita e quindi rappresentato dal serpente (come Enki e Marduk), e quelli maya in nome di Quetzalcoatl, il ‘serpente piumato’ venerato da aztechi, maya e incas (in alcuni luoghi con il nome Kukulkan).Si è detto in tantissimi libri che le 3 piramidi di Giza

rispecchiano la disposizione della cintura di Orione, come a voler duplicare in terra una struttura stellare in cui gli antichi egizi identificavano la casa di Osiride, il Duat, secondo il principio: come è nel cielo così in terra.

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Questo allineamento però non è il solo meritevole di nota. C’ è un altro allineamento che lega indissolubilmente il complesso di piramidi di Giza con quello di Teotihuacan.

In entrambi i casi abbiamo 2 costruzioni maggiori che giaciono allineate in linea retta, e una costruzione minore che giace leggermente a sinistra di questa retta immaginaria. Nel caso di Teotihuacan abbiamo una angolazione di 18°, mentre nel caso di Giza 13°.

Teotihuacan, angolazione di 18° rispetto alla retta immaginaria

Giza, angolazione di 13° rispetto alla retta immaginaria

Entrambi i siti sono costruiti sopra un sistema di cunicoli e gallerie, hanno riferimenti astronomici e son dediti al culto dei morti:- da Giza (Rosteau) il ka del faraone inizia il suo viaggio verso

il Duat;

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– Teotihuacan rappresenta il 'sentiero dei morti', il corridoio che scorre affianco alle costruzioni viene ancora chiamato 'corridoio dei morti'.

Il sito di Teotihuacan é legato al culto di Quetzalcoatl, quello di Giza a Thot, entrambi legati alle figure del serpente e dell' uccello:

Quetzalcoatl: il serpente alato o serpente piumato;

Thot: testa di ibis con sopra un serpente - inoltre Thot corrisponde al greco Hermes, il cui simbolo, il caduceo, contiene i due serpenti intrecciati e il cui elmo ha ali di uccello.

Le analogie comunque non si fermano qui. Ne possiamo trovare molte altre studiando i reperti nelle tre regioni. Prendiamo ad esempio la tecnica con cui venivano tenute assieme le pietre megalitiche dei monumenti. A parte la forma in se, quello che meraviglia è la comparsa della stessa tecnica nello stesso periodo (secondo gli 'esperti') in due zone così distanti. E ricordiamo anche che, secondo la storia ufficiale, mentre gli egiziani nel 2500 a.C. erano già esperti costruttori, gli antenati dei maya erano solo un popolo poco meno che primitivo. Qui di seguito vengono riportati due esempi di 'cardini' utilizzati dai due popoli per tenere unite le grosse pietre nelle loro costruzioni.

Traccia di cardine maya Tracia di cardine egiziano

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Sia in mesopotamia che in Egitto che nel centroamerica son stati trovati dei bassorilievi e delle sculture che presentano lo stesso enigmatico errore: raffigurano divinità o personaggi con 2 mani sinistre. E' sicuramente azzardato supporre si tratti di un errore, e che

tre civiltà, di cui due distanti oltre 2000 anni e 6000 km tra loro, abbiano avuto lo stesso ‘problema di prospettiva’. Possibile che tutte queste similitudini siano solo coincidenze? O forse, come ci dicono gli innumerevoli esempi finora analizzati, le popolazioni mesopotamica ed egizia erano strettamente collegate tra loro e alle popolazioni del continente centrosudamericano?

Raffigurazione di Marduk, divinità sumera e babilonese,

con due mani sinistre

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Divinità egiziana con due mani sinistre

Rilievo maya con divinità con due mani sinistre

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INDIGO CHILDRENBambini prodigio o prossimo stadio evolutivo?

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Il fenomeno degli Indigo Children, i bambini indaco, è uno dei più controversi dell’ era moderna. Non molti sanno chi siano, e pochi di coloro che hanno cercato informazioni in merito possono dire esattamente di aver capito il nocciolo della questione. Questo perché la stampa mondiale ha dato pochissimo rilievo a questo fenomeno, e su Internet si trovano tantissime informazioni ‘pilotate’ che costituiscono una sorta di debunking sull’ argomento. Anche se alcuni siti incentrati sui misteri hanno dedicato articoli a questo fenomeno, i punti di riferimento ufficiali su Internet sono associazioni più a carattere umanitario e psicopedagogico che altro. Esiste addirittura un intero network di siti dedicati ai bambini indaco, che tratta l’ argomento sotto l’ aspetto quasi religioso attribuendo a questi bambini (nel frattempo alcuni diventati maggiorenni) un carattere quasi ‘messianico’. Altri siti li descrivono come una nuova fenomenologia psicologica. Tutti questi siti, perfino il network ufficiale, mandano a siti di psicologia, e a una serie di libri scritti da autori che trattano l' argomento nel suo aspetto più ‘newage’ (alcuni rapportandolo alla 'quinta densità' o 'quinta era') o psicologico.

Pochissimi siti però, e ancor meno organi di stampa classici, hanno dedicato tempo allo studio del fenomeno per quel che è: un gruppo di ragazzi nati tutti in un determinato arco di tempo e capaci, secondo le testimonianze raccolte, di cose incredibili.Analizziamo uno per uno i primi e più famosi casi di Indigo

Children.

Natalia DamkinaLa prima 'Indigo Child' é stata Natalia Demkina, una ragazza di

Saransk. A 16 anni sosteneva di avere la 'dual vision', riusciva cioè a vedere attraverso la materia. Ha diagnosticato decine e

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decine di malattie e ha contraddetto tantissime analisi mediche che sono state poi rifatte confermando le sue 'visioni'.Il 14.01.2004 sul sito della English Pravda compariva la

seguente notizia: “Moscow's medical workers discovered a

magnificent gift of a sixteen-yearold girl Natalya Demkina from

Saransk. The girl possesses dual vision. She is capable of

discerning a person's internal organs without using X-ray or

ultrasound.”

Stando alle testimonianze della famiglia, Natasha a 6 mesi già parlava, a 1 anno recitava poesie, e a 3 anni era capace di scrivere frasi complesse. Negli anni successivi Natasha sviluppò resistenza fisica alle basse temperature. Molti in paese hanno testimoniato di averla vista passeggiare nuda durante l’ inverno, a temperature tra i –5 e i –20°C.Il dono della dual vision però si affacciò solo anni dopo.

Sconcertati dalle sue capacità, scoperte quasi per caso, i genitori la portarono a fare dei checkup medici durante i quali i maggiori medici moscoviti rimasero senza parole. Furono condotti dei ‘trap-test’ su Natasha, facendola sfilare davanti a un gruppo di persone malate e alcune sane. Natasha riusciva immediatamente a identificare chi fosse malato e che tipo di patologie presentasse. In particolar modo le sue diagnosi riguardavano patologie a livello molecolare. In un caso specifico fu mostrata a Natasha una donna con varie patologie di diverso tipo, che furono puntualmente riconosciute da Natasha. Uno screening ai raggi X della donna confermò ogni singola dichiarazione della bambina.Natasha, ora quasi ventenne, parlando del suo dono dice: “Quando

guardo le persone, è come avere una ‘visione duale’, e posso

switchare immediatamente tra la visuale corporea della persona e

la visuale attraverso essa. Non so spiegare come avviene la mia

visuale, o come riesco a vedere le malattie, è come se io

ricevessi alcuni ‘impulsi’ dagli organi malati.”Natasha studia in un centro medico multidisciplinare, studio che

ha intrapreso volontariamente perché “acquisendo una conoscenza e

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una terminologia medica tecnica riesco a spiegare meglio ciò che

vedo”. Natasha fa riferimento ad alcuni casi controversi in cui da ragazzina descriveva cellule ‘nere e brutte’, patologie chiaramente difficilmente riconoscibili.Uno studio del CSICOP sostiene che Natasha non abbia i poteri

che dichiara. A prova di ciò sottopose la bambina a un test medico nel quale doveva riconoscere le malattie di 7 persone. Natasha dichiarò da subito che, guardando le persone, non riusciva a ‘descrivere’ (e non ‘identificare’) alcune patologie. In altri 2 casi la bambina disse che non rivelava niente. Il test fu esteso a 10 persone, e il CSICOP dichiarò che Natasha identificò solo 2 su 10 patologie, asserendo quindi che i suoi poteri non potevano essere ritenuti veritieri. Ma una indagine del Discovery Channel successivamente stabilì che il test era condotto in maniera impropria. Alcune delle ‘patologie’ presenti negli esaminati non erano a carattere medico, o non erano delle vere e proprie malattie. Per esempio una delle 10 persone aveva una calotta di metallo nel cranio, fatto che Natasha non segnalò perché, come disse in intervista, “io vedo le malattie non i metalli – quell’ uomo non aveva nessuna malattia”.

Natalia Damkina intervistata da Discovery Chanel

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Boris KipriyanovicIl secondo caso di Indigo Child fu Boris Kipriyanovich, un

ragazzo che a sei anni parlava già dello spazio, nominava pianeti e mondi sconosciuti, sosteneva di venire da Marte e ha parlato di un nascondiglio dietro l' orecchio della sfinge. Il 12.03.2004 nel sito della English Pravda compariva un articolo in cui il giornalista raccoglieva testimonianze di alcune persone della regione di Volgograd.“Immaginate un gruppo di uomini che chiacchierano di notte

intorno a un falò e improvvisamente un bambino di 7 anni che

richiede di parlare – voleva raccontare la storia della vita su

Marte. Questo bambino parlava di città megalitiche, giganti

costruzioni, navi spaziali e rotte di viaggio, parlava della fuga

da un mondo morente e dei suoi viaggi verso un continente del

pianeta terra, chiamato Lemuria.”La madre di Boris ricorda che a un anno il figlio trovò delle

lettere di cartone e iniziò a comporre parole, non solo nella sua lingua. A un anno e mezzo era capace di leggere interi articoli di giornale. A due anni iniziò a dipingere e mostrò grande abilità nell’ uso delle sfumature e ombreggiature. Passati i due anni i genitori lo portarono in un day-care dove gli insegnanti e i medici rimasero stupiti dal modo in cui acquisiva informazioni e sembrava ricordare tutto ciò che vedeva e sentiva. Ma il ‘problema’ che i medici notarono era che Boris sembrava imparare e ricordare anche cose che all’ interno del centro non gli venivano mostrate. Un medico del day-care parlando di Boris disse: “Non sappiamo dove prenda queste informazioni”. A sei anni Boris iniziò a parlare di una sua vita precedente su Marte, un pianeta che lui descriveva come “attualmente non abitato in superficie… quelli della mia stirpe che sono rimasti sono costretti a vivere in città

sotterranee, altri come me scapparono in altri mondi.”Quando Boris scoprì il libro ‘In cerca delle città divine’ di

Ernst Muldashev, iniziò a raccontare delle città create da extraterrestri e dei contatti della sua civiltà con quella

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Lemuriana. Parlò delle piramidi, delle tombe megalitiche, e sostenne che alcune cose scritte nel libro erano errate.Parlò perfino di una stanza collocata dietro un orecchio della

sfinge di Giza. Ma Boris mostrava anche una altra caratteristica. Era la prima volta che un bambino indaco mostrava conoscenza della nascita di bambini come lui. Nominò e descrisse altri bambini con capacità come le sue dicendo “ora il mondo è pronto, è giunto il momento che la gente come me rinasca sulla terra”. Boris dichiarò anche che la civiltà marziana che vive nelle città sotterranee è responsabile della sparizione delle sonde terrestri mandate verso Marte e Phobos. Secondo Boris “fu un atto deliberato con cui i marziani colpirono le vostre sonde con speciali raggi perché

avevate visto cose che non dovevate vedere”. La cosa più stupefacente fu constatare che effettivamente nel 1988 il sensitivo russo Yuri Lushnichenko tentò di convincere l’ agenzia spaziale russa che le sonde sarebbero state distrutte. Lushnichenko fu deriso e ignorato, anche quando le due sonde effettivamente scomparirono dai tracciati di controllo della base terrestre. Boris è stato intervistato dal Progetto Camelot di Kerry Cassidy, intervista durante la quale disegnò il sistema solare come secondo lui era ai tempi della sua vita su Marte.

Boriska intervistato dal Progetto Camelot

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Akiane KramarikIl caso che forse ha avuto più visibilità, anche se non così

misterioso come quelli di Boris e Natasha, fu una bambina americana di nome Akiane Kramarik, nata nell’ Illinois il 9 Luglio 1994. Il dono di Akiane consiste in una memoria visiva perfetta, in una straordinaria capacità nelle arti figurative e in una precocità disarmante nella elaborazione di processi complessi. Intervistata da Ophra Winfrey, e successivamente da Discovery Chanel, Akiane a soli 12 anni sapeva parlare ben 8 lingue, sapeva riconoscere qualsiasi tipo di linguaggio, e riproduceva dipinti famosi. A 4 anni iniziava a dipingere, e impara a parlare e scrivere correttamente in inglese, ma anche nella lingua della madre, il lituano, oltre al russo e al linguaggio dei gesti.Durante le trasmissioni vennero mostrati alcuni suoi quadri

dipinti nell’ arco di tempo tra gli 8 e gli 11 anni. Akiane è anche il primo caso di Indigo Child mediatico. Cura un suo sito personale di arte, in cui sono presenti i suoi dipinti e le sue poesie. Nella homepage del suo sito fa bella mostra la sua foto con una frase che Akiane scrisse a 9 anni: “Io insegno e loro fuggono, io ascolto e loro arrivano… la mia forza è il mio

silenzio.”

Akiane in un suo autoritratto

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Chi sono allora gli Indigo Children?Il fenomeno, pur se da quasi tutti ignorato, e ridotto dal

network ufficiale ad “anomalia dell’ apprendimento”, ha avuto risalto specialmente in ambito newage, ed è stato anche alla base della stesura di alcuni plot per serial TV e films. La serie TV “4400” si basa in parte sulle testimonianze raccolte sugli Indigo Children.Chi ha seguito il fenomeno alle sue origini, prima che venisse

ridotto a fenomeno newage, dichiara che questi bambini hanno ‘una marcia in più’ tanto che è stato proposto uno studio delle loro funzioni cerebrali e della loro mappa genetica. Il nome stesso ‘Bambini Indaco’ deriva dal fatto che alcuni sensitivi sostengono che l’ aura che circonda questi bambini sia appunto color indaco.Chissà forse un giorno scopriremo che questi ragazzi sono un

nuovo stadio evolutivo, i primi di tanti personaggi ‘arrivati’ per guidarci verso una nuova civiltà.

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IL DILUVIO UNIVERSALE

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Uno dei ‘misteri mitologici’ più controversi a livello globale è il racconto di un diluvio che spazzò via la civiltà, al quale però l’ uomo sopravvisse per volere dello stesso dio che aveva mandato questa ‘punizione’. In alcuni racconti il diluvio è un evento locale, in altri un evento a livello planetario; in alcuni racconti si afferma addirittura che gli dei stessi (o il dio stesso) aiutarono l’ uomo a ricreare la civiltà dopo il diluvio. Quasi tutti i racconti però sono basati su alcuni concetti chiave:

· Il diluvio ha una funzione ‘punitiva’;

· Un uomo e una donna benedetti da un dio o dagli dei riescono a salvarsi;

· Questa coppia ‘benedetta’ si salva grazie ad una imbarcazione costruita secondo indicazioni divine;

· Il diluvio segna la fine di una era o di un percorso storico e al diluvio segue una nuova fase evolutiva.

Nei suoi libri Zecharia Sitchin affronta l’ argomento del diluvio più e più volte, alcune volte in modo marginale, in altre, come del libro “L’ Altra Genesi”, in modo molto approfondito. La sua teoria in merito è che il diluvio fu un evento catastrofico dovuto allo sciogliersi dei ghiacci del polo sud, facilitato dal passaggio di Nibiru in prossimità della terra che con la sua spinta gravitazionale diede il ‘colpo di grazia’ al già compromesso equilibrio climatico del pianeta. Tutto ciò avvenne secondo Sitchin a cavallo del 10500 a.C. cioè alla fine della ultima era glaciale; il crescere del livello marino, l’ insorgere di bufere e uragani, lo scioglimento del ghiaccio che riversò acqua dolce sul mare, causarono un mutamento climatico che, oltre a questi fenomeni già citati, portò una serie di piogge abbondanti

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e durature che sono rimaste nella memoria storica collettiva di tutti i popoli della Terra.

Andiamo quindi ad analizzare alcuni dei miti arrivatici riguardanti il diluvio.

1. Il diluvio nella BibbiaIl racconto del diluvio universale presente nella Bibbia

presenta degli elementi estremamente controversi. Si ha l’ impressione, leggendolo, che il racconto sia incompleto o quantomeno confusionario. Come se fosse un riassunto poco coerente di una storia più complessa.

Il particolare che più di ogni altro ha colpito e lasciato perplessi gli esegeti e studiosi (non necessariamente cristiani) è l’ improvvisa decisione di Dio, dopo aver dichiarato la volontà di eliminare il genere umano, di salvare 8 persone: Noè, la moglie, e i suoi 3 figli con le rispettive mogli.

Se l’ umanità era corrotta, e Noè era garanzia di rettitudine, così non lo era però per la moglie, per i 3 figli e le 3 nuore di Noè (come vedremo tra poco). Eppure Dio permette che queste persone siano i nuovi ‘capostipiti’ di tutta l’ umanità.

Altresì non si capisce come, dopo il diluvio, alla seconda generazione si sarebbe ripopolato il mondo.

I matrimoni e le generazioni sarebbero avvenuti tra consanguinei, una eventualità che, se nel IV e III millennio a.C. era ben testimoniata in ambito reale e sacerdotale, il culto di Dio aborriva e condannava salvo in casi eccezionali.

Un altro particolare è la cronologia del diluvio. In alcuni passi (Genesi 7:17) si dice che il diluvio imperversò per 40 giorni e 40 notti, in altri versi “il diluvio spazzò la terra per 150 giorni” (Genesi 7:24), come se il racconto biblico fosse un condensato di almeno 2 versioni. Inoltre, se si dà ragione alla frase riguardante i 150 giorni, c’ è un altro punto da chiarire:

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in Genesi 8:4 si afferma che “Alla fine dei 150 giorni le acque si erano ritirate, e nel 17° giorno del 7° mese l’ Arca si posò sul

monte Ararat”. Ma 150 giorni sono 5 mesi, non 7 mesi. Nonostante questo Noè rimane ancora nell’ Arca, perché in Genesi 8:5 si afferma che “le acque continuarono a ritirarsi fino al 10° mese, e il primo giorno del 10° mese le cime delle montagne divennero

visibili”.

Accenniamo ora a un particolare che ritroveremo anche in altri miti del diluvio nelle varie culture, e che funge da ‘punto di contatto tra le varie versioni’. E’ quello degli uccelli mandati fuori dall’ Arca per capire se le acque si fossero ritirate.

Noè nel racconto biblico manda dapprima un corvo, che torna indietro. Dopo sette giorni manda una colomba e anche lei ritorna indietro. Così la stessa colomba dopo altri sette giorni, e dopo la terza settimana torna con un ramoscello di ulivo in bocca, il chè è per Noè segno che le acque si stavano ritirando. Dopo altri sette giorni egli manda di nuovo la colomba che non fa ritorno.

Dopo che Noè ‘sbarca’ sull’ Ararat e offre un sacrificio a base di carne a Dio, questo stabilisce un patto con Noè, dichiarando che non distruggerà più l’umanità, né le piogge diventeranno mai più un diluvio che distrugga ogni forma di vita. Mise nel cielo un arcobaleno dicendo che “questo è il simbolo del mio patto con te”. Noè successivamente pianta una vigna, produce del vino col quale si ubriaca e giace nudo addormentato. Suo figlio Cam entrando nella tenda del padre lo vede nudo e chiama i suoi due fratelli i quali però, per non vedere le nudità del padre (sarebbe stato un peccato gravissimo), entrano camminando a ritroso e coprono il padre con un indumento. Quando Noè si sveglia e scopre che Cam lo ha visto nudo lo maledice (Genesi 9:25): “Maledetto sia Cam! L’ ultimo degli schiavi Sarà lui per i suoi fratelli".

Dunque che Dio è quello che reputa Cam degno di rimanere in vita salvandolo dal diluvio se compie poi un atto così disonorevole e manca a una legge divina? O che Dio è che salva Noè che maledice

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il suo stesso figlio?

Le discendenze dai 3 figli di Noè ci vengono specificate in Genesi 10:

I figli di Sem: Elam, Asshur, Arphaxad, Lud e Aram

I figli di Jafet: Gomer, Magog, Madai, Javan, Tubal, Meshech e Tiras

I figli di Cam: Cush, Mizraim, Put e Canaan

Sono tutte discendenze maschili, niente viene detto della parte femminile quindi resta il mistero su come l’ umanità si ripopolò. Indubbiamente sono contemplate anche sorelle non nominate dalle quali, tramite matrimoni misti consanguinei, questi 16 nipoti maschi di Noè generarono.

2. Il diluvio in MesopotamiaQuando alla fine del XIX secolo importanti scavi in mesopotamia

portarono alla luce la vastissima biblioteca di Assurbanipal a Ninive, la comunità archeologica e la comunità religiosa vennero scosse dalla scoperta di alcune tavole che riportavano parole completamente diverse dall’ assiro che era in corso di studio. Esistevano intere tavolette che fungevano da dizionario con un' altra lingua che veniva attribuita alla grande civiltà di Akkad. Esistevano intere tavolette ricopiate nella lingua originale accadica, che contenevano riferimenti a una lingua precedente, la ‘lingua degli dei di Sumer’. Una tavola dello stesso Assurbanipal dichiarava:

“Il dio degli scribi mi ha concesso in dono la conoscenza della sua arte. Sono stato iniziato ai segreti della scrittura. So anche

leggere le complicate tavole nella lingua di Sumer. Comprendo le

enigmatiche parole scritte nella pietra sin dai giorni prima del

diluvio.”

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Queste frasi enigmatiche suggerirono a studiosi come H. Rawlinson e J. Oppert che esisteva una civiltà precedente a quella accadica, e che questa civiltà avesse una lingua propria, tracce della quale si trovavano nelle tavolette dissepolte a Ninive. Sumer fu identificata nella piana centro meridionale della Mesopotamia, la Shin’ar di cui si parla nella Bibbia in Genesi 11:2 “muovendosi verso est trovarono una piana a Shin’ar e vi si stabilirono”.

Tra le migliaia e migliaia di tavolette se ne trovarono alcune che, sin dalle prime letture, si rivelarono particolarmente interessanti per capire qualcosa di queste antiche civiltà. Vi si raccontava la storia di un re, Gilgamesh, che ritenendosi di origine semidivina, ingaggiò un viaggio lunghissimo e faticosissimo per raggiungere la terra degli dei, il Tilmun, dove avrebbe chiesto al dio del sole Shamash di aiutarlo ad accedere al cielo. Nella seconda parte del viaggio, essendo fallito questo obiettivo, Gilgamesh va alla ricerca di Ziusudra, un eroe che era sopravvissuto al diluvio che aveva distrutto l’ umanità e al quale il dio Enlil aveva concesso la vita eterna. Era il secondo riferimento che si trovava a un ‘diluvio’. Come interpretare questi riferimenti?

Non solo: successivamente in altri scavi vennero trovate altre versioni della stessa storia, anche se più frammentarie, scritte in lingua sumerica, nelle quali i nomi cambiavano leggermente. Al posto di Shamash compariva Utu, e al posto di Ziusudra compariva Utnapistim. Ciò permise di stabilire che effettivamente la storia di Gilgamesh era un poema molto antico che ogni popolo si tramandava di generazione in generazione ma rimanendo sempre fedeli, a parte le traduzioni dei nomi, alla storia originale.

Tutti questi particolari aiutarono gli studiosi a capire che molti racconti del libro della Genesi in realtà non sono che echi di racconti assiri, babilonesi, e ancora prima accadici e sumeri.

Una volta trovata la chiave di lettura fu facile identificare

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altri passaggi della Genesi nelle tavole mesopotamiche.

Ma quale era il racconto del diluvio secondo i sumeri?

Quando Gilgamesh riesce finalmente a trovarsi di fronte Ziusudra, egli gli racconta: “vieni Gilgamesh, un segreto io ti svelerò… un segreto degli dei”.

La vicenda del diluvio ha inizio a Shuruppak. In un non precisato periodo (Ziusudra non dà nessun riferimento temporale) vi si trovarono riuniti tutti ‘i vecchi dei’. Il fatto che tutti questi ‘vecchi dei’ fossero riuniti in un unico posto indica secondo Sitchin che l’ evento si verificò in un arco temporale in cui Nibiru si trovava vicino alla terra. Particolarmente indicativa in questo senso è la presenza anche di Anu, dio supremo del pantheon sumero ma che risiedeva nei cieli e solo raramente faceva la sua comparsa a Sumer. Il testo recita:

In quei giorni il mondo pullulava, la gente si moltiplicava, il

mondo mugghiava come toro selvaggio e il grande dio venne destato

dal clamore. Enlil udì il clamore e disse:

“Lo strepitio dell’ umanità non è più tollerabile e il sonno non è più possibile”. Così gli dei si accordarono per sterminare l’

umanità. Lo fece Enlil ma Ea, per il suo giuramento, mi avvertì in

sogno del tremendo piano.

Secondo la versione mesopotamica che è stata inserita nel racconto di Gilgamesh quindi, il diluvio sembra un atto volontariamente causato da un dio iracondo, Enlil. Questa del racconto di Gilgamesh è una versione che riassume molto l’ inizio della storia, quella della decisione di Enlil. Nel poema ‘Atra Hasis e il diluvio invece’, ci si ferma di più su questa fase iniziale raccontando che all’ inizio Enlil pretendeva che fosse Ea a porre fine al genere umano, ma questi si rifiutò:

“questo non è mio potere, non è una azione per me... è una azione per te, Enlil, e tuo figlio Ninurta. Se vuoi un diluvio dì

a Ninurta di aprire le porte del cielo”

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Quando Ea per far si che Ziusudra si salvasse gli dà le indicazioni per costruire una barca, usa queste parole:

“Che la sua altezza sia uguale alla sua larghezza, che il suo ponte abbia un tetto come la volta che ricopre l’ abisso; conduci

quindi nella nave il seme di tutte le creature viventi”

Il termine utilizzato nel poema per descrivere la barca è Ma.Gur.Gur che significa ‘barca che può rotolare e capovolgersi’. Dalla descrizione più che una barca o nave sembra si tratti di una specie di ‘sottomarino’ o ‘sommergibile’. La frase ‘il seme di tutte le creature viventi’ ha destato non poco imbarazzo tra i sumerologi perché è una di quelle espressioni di chiara traduzione ma con un significato che, nel contesto dell’ epoca, è assolutamente fuori luogo. Se è lecito pensare a un vero e proprio seme per le piante e i frutti, come si dovrebbe interpretare questa espressione nel caso di animali e uomini?

Più avanti nel testo Ziusudra ricorda che:

Poi sorsero gli dei dell’ abisso: Nergal divelse le dighe delle

Acque dell’ Absu, Ninurta abbattè gli argini e i sette giudici,

gli Anunnaki, innalzarono le loro torce, illuminando la terra con

le loro livide fiamme.

L’ espressione ‘acque dell Absu’ è un riferimento geografico. Indica che le acque si riversarono da Sud. L’ Absu era la regione di dominio di Nergal e sua moglie Ereshkigal, e precedentemente sotto dominio di Enki. Corrispondeva grossomodo al sudafrica fino alla Tanzania. Una conferma di questo riferimento si trova qualche riga più avanti nel testo:

I venti soffiarono per sei giorni e sei notti, fiumana buffera e

piena sopraffecero il mondo. All’ alba del settimo giorno la

tempesta del sud diminuì, divenne calmo il mare.

Dal racconto si legge che:

‘la nave sul monte Nisir si arenò, lì rimase incagliata la nave’

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Il monte Nisir, che ricorre in alcune tavolette di re Assurbanipal in cui egli scrive di aver trovato la nave di Ziusudra, attualmente viene generalmente identificato con il Pir Magrun, ed è localizzato al confine tra il Kurdistan iraqeno e la Turchia dell’ est, l’ antica Anatolia. Approssimativamente nel tratto in cui è collocato l’ Ararat della bibbia (data la non definitiva identificazione di entrambe le montagne ci si può permettere una certa tolleranza). Ziusudra allora manda fuori dalla nave una colomba che torna indietro non trovando dove poggiarsi. Libera poi una rondine, ma anche lei torna indietro. E’ poi la volta del corvo che, trovando le acque diminuite e la vegetazione libera, mangia, effettua dei giri intorno alla nave, e poi vola via.

Val la pena notare come sia nel mito mesopotamico che in quello biblico sono menzionati il corvo e la colomba.

C’ è un punto del racconto la cui traduzione viene resa in due modi differenti a seconda dell’ interprete. Il passaggio sumero è:

“gish ma.gur.gur a.gal.la tu.ul.bul.bul.a.ta utu im.ma.ra.e an.ki.a u.ga.ga”

Che viene tradotto in due modi diversi: “aprì una finestra della grande nave (ma.gur.gur) e si prostrò davanti a Utu (il dio del sole)” oppure, in una versione meno ‘devozionale’: “aprì una finestra della nave (ma.gur.gur) e vedendo il sole (utu) cadde in ginocchio e pianse”.

Nelle righe conclusive della storia, Ziusudra racconta che, una volta che gli dei furono ridiscesi sulla terra e trovarono Ziusudra vivo, Ishtar festeggiò e richiamò gli dei dicendo:

“Che tutti gli dei si riuniscano intorno al sacrificio. Tutti fuorchè Enlil. Lui non si accosterà a questa offerta perché senza

riflettere ha portato il diluvio”.

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3. Il diluvio nelle Ande e nel SudamericaDalle popolazioni andine ci sono giunte poche testimonianze sul

diluvio. Non abbiamo racconti elaborati e dettagliati come nel caso della bibbia, dell’ Atra Hasis o dell’ epopea di Gilgamesh.

Due racconti in particolare però ci raccontano dei particolari abbastanza curiosi.

Il mito del diluvio e dei tre figli d Pacha (il primo uomo creato) ci dice che il diluvio fu causa della distruzione del primo popolo in seguito a un ‘gioco alla guerra’ dei tre fratelli. Questi volevano combattere, ma non avendo avversari decisero di combattere il drago il quale, ferito dalle frecce dei fratelli, si difese gettando acqua dalla bocca. Quest’ acqua ricoprì le ande e l’ intera terra.

Pacha, il primo uomo, trovò rifugio per sè, i suoi figli e loro mogli, sulla vetta del monte Pichincha, che sovrastava la città di Quito. Giunto al sicuro, costruì una capanna e vi raccolse moltissime specie di animali e una bastevole quantità di cibo e attese che la furia del diluvio si attenuasse. Dopo qualche tempo liberò un grande uccello, l' Ullaguanga, che tuttavia non fece ritorno perchè trovò sufficiente possibilità di nutrimento nei corpi degli animali morti, sparsi nella vallata. Un altro uccello, però, liberato da Pacha, tornò portando nel becco delle foglie verdi e da questo segno Pacha dedusse che la vita vegetale aveva ripreso a svolgersi e che, quindi, era ormai possibile lasciare la cima del Pichincha.

In questo racconto si possono notare subito alcuni tratti comuni agli altri miti: l’ acqua che ricopre un monte altissimo (Il Pichincha è un vulcano dell’ Equador alto 4780 metri – l’ Ararat è un vulcano alto 5170 metri) e tutte le terre circostanti, gli uccelli che vengono mandati in avanscoperta (l’ uccello Ullaguanga a volte è identificato con i ‘gallinazos’, gli avvoltoi, altre volte con i corvi), un uomo saggio e la sua famiglia che si salvano, la raccolta di animali per dare di nuovo inizio alla vita

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dopo il ritirarsi delle acque.

E’ interessante anche notare la strana conclusione del racconto:

Insieme alla sua famiglia, si stabilì in una capanna nel luogo

ove sorge la città di Quito, per vivervi sempre, ma accadde che i

suoi figli si trovarono improvvisamente a parlare lingue diverse e

a non essere più in grado, quindi, di intendersi. A causa di

questo misterioso evento, i tre fratelli e il loro padre Pacha

lasciarono quel luogo e si separarono, volgendo ognuno in una

direzione e dando origine a tutti i popoli che oggi abitano quelle

terre.

In un solo mito ecco riuniti due eventi identificabili con il diluvio universale e il confondersi delle lingue dell’ episodio della torre di Babele.

Il secondo mito andino che ci parla di un diluvio è quello della ‘Ira degli dei’. Se nel primo mito troviamo in comune con quello mesopotamico e biblico gli elementi già evidenziati, in questo tali elementi sono assenti ma fa la comparsa un altro elemento comune: un dio iracondo che decide di sterminare gli uomini per ‘motivi personali’.

Secondo questo racconto gli uomini, creati dal dio Pachayachachic, a un certo punto della loro storia dimenticarono il culto di questo dio, il quale, furioso, scagliò sulla Terra le sue folgori sterminatrici. Questo però non bastò e dunque, sempre più adirato, provocò un grande diluvio che sommerse ogni terra e ogni villaggio, provocando la morte di gran parte degli uomini: solo a quei pochi che si erano mantenuti fedeli a lui, Pachayachachic permise di salvarsi trovando rifugio sulle alte montagne o in profonde grotte.

E’ evidente un parallelo con il Dio biblico e con l’ Enlil sumero, entrambi iracondi e vendicativi per puro interesse personale. Inoltre il nome Pachayachachic viene tradotto in vari modi: ‘Dio dell universo’, ‘dio invisibile’, ‘dio che vive nel

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vento’, tutti epiteti che si prestano bene sia a rappresentare Jahwe che, ancora meglio, Enlil.

In Centro America il mito sul diluvio più famoso è quello contenuto nel codice Latino-Vaticano del popolo degli Aztechi. Si dice infatti che la prima era della storia del mondo fu distrutta da un diluvio d' acqua. Il primo sole, Matlactili, durò 4008 anni. In questo tempo il popolo era costituito da esseri giganti che mangiavano prevalentemente mais. Solo una coppia si salvò dal diluvio (Nene e Tata) poichè era protetta da un albero. Comunque altri miti locali affermavano che sette coppie si rifugiarono in una caverna e ne uscirono quando le acque si ritirarono. Quando la terra venne ripopolata, questi superstiti vennero considerati delle divinità.

Secondo un altro popolo mesoamericano chiamato Mechoacanesecs, il dio Tezcatilpoca volle distruggere tutta l' umanità con un diluvio e salvò solo un uomo di nome Tezpi. Quest' ultimo si imbarcò con la sua famiglia e ogni genere di animali e sementi su un' arca. Quando il dio ordinò la fine del diluvio, l' imbarcazione si arenò su una montagna. Tezpi, per sondare l' abitabilità della terra, liberò un avvoltoio che non tornò perché si nutriva delle carcasse degli animali. Allora vennero liberati molti altri uccelli, dei quali tornò solo il colibrì con un ramo nel becco. Il diluvio era finito. Quest’ ultimo racconto contiene il particolare dell’ avvoltoio che abbiamo già visto nella storia di Pacha.

In altre zone dell’ America latina poi son stati tramandati molti racconti riguardanti il diluvio, più o meno tutti simili. I Chibcha della Colombia dicono che furono portati alla civiltà da un certo personaggio barbuto detto Bochica. Quest' ultimo aveva una moglie invidiosa e cattiva, Chia, la quale fece piombare sulla terra un diluvio che distrusse gran parte dell' umanità. Bochica cacciò sua moglie facendola divenire la luna. Nonostante il disastro, questo essere superiore riorganizzò i superstiti e alla

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fine ascese al cielo divenendo un dio.

Gli Indios Tupinamba del Brasile raccontano che l' eroe civilizzatore Monan aveva creato l' umanità ma distrutto il mondo tramite un diluvio. Anche i Canari dell' Ecuador parlano di due fratelli scampati al diluvio.

4. Il diluvio in OceaniaA Tahiti viene ancora raccontata una leggenda secondo la quale

l’ isola fu anticamente sommersa dal mare, nell' isola sopravvissero solamente un uomo e una donna e gli animali che essi salvarono; il disastro iniziò con grandi piogge e una tempesta furiosa che fini per travolgere l'intera isola. Per salvarsi assieme agli animali i due esseri umani si rifugiarono sul monte più alto PITOHITI.

Finalmente dopo 10 notti cessò di piovere e il mare calò, così la vita, grazie alla coppia, tornò a fiorire nell' isola. Dal testo si può leggere:

Venne un forte vento del sud, con piogge e piene, e una forte

tempesta esiziale e turbini. Grandi alberi furono sradicati, con

massi di ogni genere e trasportati in aria. Soltanto una coppia fu

risparmiata, un uomo con sua moglie furono salvati. […] Tutta la

terra di Tahiti e Tai-arapu fu allagata dal mare e dalle acque

dolci. Il monte Orena rimase sommerso; solo il monte Pito-hiti si

mantenne sopra il livello delle acque. Sopra Tahiti piccola

(Mo'orea) pareva mare aperto: Nessuna montagna emergeva dalle

onde. […] Allora dissero: "L' ira di Ta'aroa, l' unico fondamento

del mondo, è placata! Il mare è calmo, si è abbassato e il tempo è

asciutto, ma noi rimaniamo tra cielo e terra.

Questi tre passaggi del racconto Tahitiano contengono elementi che devono far pensare: innanzitutto nel primo estratto si dice che la tempesta proveniva da sud, esattamente come nel mito di Gilgamesh. Questo fatto è molto importante a causa della posizione

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geografica dell’ arcipelago della Polinesia Francese in cui si trovano le isole tahitiane. Situato a 6000 km a est dell’ Australia, è uno dei punti più a sud di tutto il globo. Una tempesta che provenga da Sud dell’ Oceania può venire solo da uno specifico luogo geografico: il polo sud, esattamente come sostenuto da Sitchin.

Il secondo passaggio del brano fa riferimento al riversarsi di “acque dolci”, un chiaro riferimento a ghiaccio disciolto, un altro punto a favore della teoria del diluvio come sciogliemnto dei ghiacci del polo sud.

Nel terzo estratto del brano troviamo, come nei miti visti in precedenza, la figura di un dio iracondo: Ta’aroa. La mitologia tahitiana non si può descrivere come esattamente politeista. Nei testi rinvenutici e nelle leggende raccontate, solo Ta’aroa figura come ‘grande dio eterno’ mentre le altre figure risultano come degli dei creati ‘su commissione’ di Ta’aroa dagli ‘artisti della creazione’. Questi avevano dei cesti ripieni di To’i, una sorta di materiale non identificabile. Da questo materiale crearono 4 personaggi: Tane, Ru, Hina, Maui.

Dopo che Tane creò il cielo con le stelle, Ta’aora creò sette livelli nel mondo e nell’ ultimo, il più basso, creò l’ uomo.

Nella sua accezione di ‘dio creatore’ Ta’aroa ricorda molto la figura di Enki nella sua connotazione di ‘Nudimmud’, ossia ‘abile creatore’, che Sitchin identifica in quel dio successivamente adorato dagli egizi come Ptah, il ‘creatore delle cose’.

5. Il diluvio in altre cultureSparse per il globo, quasi tutte le culture ci hanno lasciato

miti riguardanti il diluvio:

Nel mito polinesiano, il Nibbio e il Granchio litigarono e il primo, in impeto di rabbia, colpisce il secondo sul cranio. Il Granchio per vendicarsi inonda e annega tutti gli viventi. Gli

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unici a salvarsi sono due giovani sposi e gli animali riparatisi sulla loro imbarcazione.

Un mito cinese racconta che un tempo gli uomini si ribellarono agli dei. L' universo allora piombò nel caos e le acque invasero la terra.

Nel Laos e nella Thailandia settentrionale, si dice che un tempo un popolo chiamato Then viveva in un regno superiore, mentre gli inferi erano guidati da tre grandi uomini saggi. I Then decisero che le persone avrebbero dovuto donare loro una parte del proprio cibo. Il popolo si rifiutò e i Then fecero piombare un diluvio sulla terra. I tre uomini tuttavia costruirono una zattere e misero in salvo non solo se stessi ma anche alcune donne e bambini. In questo modo salvarono l'umanità dall'estinzione. E’ importante in questo caso rimarcare che i termini usati nel mito, in lingua thailandese, per ‘inferi’ in effetti vogliono dire ‘mondo inferiore’. Che sia o meno un riferimento geografico come nel caso dell’ Absu sumero, la traduzione ‘inferi’ sembra dovuta al contatto della civiltà occidentale con quella locale.

Nel Vietnam, secondo le leggende locali, trovarono scampo dalle acque del diluvio solo un fratello e una sorella. Essi si trovavano all' interno di una ‘cassa di legno’ nella quale c' erano una coppia di ogni specie animale.

Gli aborigeni d' Australia delle coste settentrionali sostengono che un diluvio distrusse un mondo precedente. Secondo altri miti di altre tribù australiane, tuttavia, il serpente cosmico Yurlunggur sarebbe il reale responsabile del diluvio.

In Giappone, alcune tradizioni ritengono che la creazione dell' Oceania sarebbe derivata dal ritirarsi delle acque di un diluvio. Per di più nelle isole Samoa e nelle isole Hawaii si ricorda un diluvio che distrusse il mondo e quasi tutta l' umanità. Secondo i Samoani, sopravvissero al disastro solo due uomini che approdarono nelle isole Samoa.

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Anche in Nord America molti gruppi di pellirosse e popolazioni indigene tramandano racconti su una catastrofe dovuta all’ acqua: gli Inuit dell' Alaska parlano di un diluvio e di un terremoto che risparmiarono i pochi che fuggirono tramite canoe o scapparono sui monti. Il popolo Luiseño e quello degli Huroni raccontano che si abbatté un diluvio su tutta la terra e solo coloro che si rifugiarono sulle vette delle montagne si salvarono. Anche i Montagnais, gli Irochesi, i Chickasaw e i Sioux fanno riferimento al mito del diluvio.

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ORIGINE DELLA CIVILTA' SARDAAutoctona - babilonese - lidica – etrusca

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I lavori degli studiosi Sergio Frau, Leonardo Melis e di

Monsignor Giovanni Dejana, sacerdote di Jerzu ed emerito docente

della Pontificia Università Urbaniana di Roma, hanno contribuito

nel corso degli ultimi anni a ridare splendore a un popolo, quello

dei sardi, che per troppo tempo è stato ignorato nonostante ricco

di peculiarità storiche provenienti da ogni ambito, con

particolare rilievo in quello archeologico e linguistico.

Sergio Frau per esempio, pur secondo me sbagliando nella sua

identificazione della Sardegna con Atlantide, svolge un ottimo

lavoro di ricerca sulle popolazioni autoctone in relazione ai

famosi ‘popoli del mare’, lavoro che porta a conclusioni non del

tutto esatte ma che restituisce dignità ai sardi presentandoli per

quel che effettivamente erano: un popolo molto avanzato dalla

grande esperienza marittima.

Leonardo Melis dal canto suo è stato il primo, assieme a me, a

divulgare l’ ipotesi di una origine mediorientale (lui sostiene

sumera, io accadica) del popolo sardo, o di una sua parte. Lui

identifica questa origine negli Shardana, o, come traduce lui, ‘I

principi di Dan’ ove Dan / Danu è una delle regioni mediorientali di

maggior rilievo nella Mesopotamia del II millennio. Prima di lui,

l’ unico autore che da oltre 30 anni sostiene questa origine

mediorientale (portando a sostegno una mole di materiale

documentale e analitico che ha dell’ impressionante, la più

dettagliata e più convincente) è il mio vecchio professore di

Glottologia, il linguista Massimo Pittau, secondo il quale i

‘sardi’ come popolo sono nati dall’ unione di due correnti

entrambe provenienti, in tempi diversi, dalla Lidia: un primo

flusso identificabile nei Thyrrenoi (Tursceni), e un secondo

flusso identificabile negli Shardianoi (Shardana). Entrambi questi

gruppi lidici erano ‘popoli del mare’, gli Shardana anche

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guerrieri al servizio di faraoni egiziani nel XV secolo a.C.

Monsignor Dejana, che per anni ha condotto studi emeriti

riguardo l’ origine del popolo sardo e i suoi rapporti con l’

Egitto e il medioriente, conclude (erroneamente secondo me) che

gli Shardana fossero proprio i ‘sardi nuragici’.

Tutti questi studiosi hanno trascurato una considerazione

importante: le testimonianze di contatto di popolazioni lidiche con

la regione Sardegna non vanno oltre il XV secolo a.C. La più

antica datazione accettata per Sardis, la capitale della Lidia,

non va oltre la fine del XIV secolo a.C. (alcuni sostengono 1320

a.C. circa), e i Thyrrenoi possono essere fatti risalire, nella

loro migrazione in Sardegna, al massimo a 200 anni prima. Ma è

ovvio che la Sardegna era abitata già prima da qualcuno; la

civiltà prenuragica Abealzu-Filigosa è fatta risalire al IV

millennio a.C., e a una data simile se non precedente è attribuita

la civiltà di Ozieri. Inoltre è bene ricordare che alcuni dei più

antichi nuraghi vengono fatti risalire a un periodo vicino al 1750

a.C., non compatibile con l’ avvento dei Thyrrenoi (nome che

significa in effetti: costruttori di torri), che arrivarono in

Sardegna nel XV secolo a.C. I Thyrrenoi devono dunque aver trovato

almeno alcune di queste strutture già nell’ isola, al limite

possono successivamente averne costruite di simili. Altresì

bisogna supporre che né i Thyrrenoi né gli Shardana conoscessero

questo tipo di costruzione, e ciò si evince dal fatto che in

Lidia, come in tutto il medioriente e il resto del globo, non ci

sono costruzioni simili. Le uniche torri circolari paragonabili si

trovano una a Cuzco (ove in effetti si tratta di una torre

semicircolare) e una in Sudafrica.

In base a queste considerazioni bisogna ammettere che nessuno

degli studiosi sopra citati ‘copre’ la reale storia del popolo

sardo se non a partire dalla metà del II millennio.

Particolarmente nel caso dell’ ipotesi avanzata da Leonardo

Melis a riguardo di una discendenza sumera, c’ è un grosso gap

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temporale che egli non giustifica: la lingua sumera non veniva

parlata dai lidi del XV secolo a.C., che avevano un alfabeto non

cuneiforme e una lingua derivata da un miscuglio di accadico tardo

e protocanaanita (simile all’ ugaritico). Sostenere quindi, come

fa lui, che gli Shardana abbiano portato radici linguistiche

sumere in Sardegna è per lo meno azzardato, se non inverosimile.

Attenzione, i popoli mediorientali quali assiri e babilonesi

anche nel I millennio utilizzavano sporadicamente termini sumeri,

ma NON la lingua sumera. Usavano una lingua accadica (sotto forma

di dialetto babilonese o assiro a seconda della zona) CONTENENTE

termini sumeri di attinenza religiosa o scientifica (nomi di

metalli, di pianeti, di divinità etc).

Con questo articolo dunque mi propongo di tracciare una

‘timeline’ della popolazione sarda, pregiandomi di fornire alcune

indicazioni che finora non ho mai letto da studiosi sardi miei

conterranei, né da ‘eminenti’ studiosi o docenti di storia. Tempo

fa ne scrissi nel forum di Melis, ma purtroppo la discussione non

ebbe seguito.

Ebbene iniziamo.

Le prime tracce di insediamenti Homo Sapiens in Sardegna

risalgono a circa il 13000 a.C., periodo al quale sono attribuiti

ritrovamenti avvenuti in grotte nei pressi di Oliena. Un salto

temporale ci porta a numerosissime testimonianze di insediamenti

stabili nel neolitico a partire dal 6000 a.C. circa, specialmente

nelle regioni centrali pianeggianti. A questo periodo vengono

fatte risalire numerose ceramiche intagliate, si suppone

utilizzando conchiglie affilate. Questo tipo di lavorazione era

molto diffusa nel bacino del mediterraneo, ma anche nella zona

iberica e nel Libano.

A partire dal 4500 a.C. circa gli insediamenti si moltiplicano e

prende inizio quella che viene chiamata civiltà Bonu-Ighinu, della

quale perdiamo le tracce intorno al 3000 a.C. circa. Nel mentre

sono già attive, a partire dal 3600 a.C. circa, le già citate

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civiltà di Ozieri e Filigosa, le quali hanno lasciato tutta una

serie di reperti lavorati e ‘costruzioni elementari’ di notevole

interesse. Erroneamente a questa civiltà viene fatto risalire l’

altare preistorico di Monte d’Accoddi nei pressi di Sassari. E’

invece verosimile che, nello stesso sito, a questa cultura

appartenga la ‘prima fase’ del complesso abitativo / religioso,

composta da abitazioni basse e da un monolito lavorato.

Nel III millennio le civiltà sarde erano già notevolmente

sviluppate: conoscevano la tessitura, avevano una forma di culto

basata sulla Dea Madre e su divinità associate ai fenomeni

naturali, lavoravano la selce, l’ ossidiana, ed erano esperti

intagliatori ed estrattori.

E’ dunque evidente che già prima della fine del III millennio

a.C. in Sardegna c’ era un certo numero di abitanti organizzati in

più civiltà, ma è a partire dai primi secoli del II millennio che

abbiamo un ‘boom’ di cultura e di ‘abilità’ in Sardegna. E alcuni

particolari, in questo periodo, riconducono al medioriente. Non

però alla Lidia, ma a una regione ben più famosa: Babilonia.

Nei miei studi di sumerologia e civiltà mesopotamiche mi sono

imbattuto in un testo babilonese molto controverso, chiamato dagli

studiosi ‘Enuma Nabo Shamatu’ che narra la fuga del dio Nabo dopo

una sconfitta subita in una non meglio identificata guerra in

territorio a est di Sumer.

Il testo riporta che:

"Nabo i sacri recinti abbandonò – nel deserto con gli uomini

camminava, fino al mare, alle isole del grande mare a nord trovò

rifugio e vi costruì un tempio, una casa per Amar-Ud".

Amar-Ud è uno dei modi di scrivere il nome del dio babilonese

Marduk, di cui Nabo era figlio. Se il territorio di guerra a est

di Sumer viene identificato con la regione del Mar Morto, le

uniche isole in un mare a nord di tale zona possono essere le

isole greche, Malta, la Sicilia e la Sardegna.

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Ma in nessuno di questi luoghi troviamo templi dedicati a

Marduk….

Ad eccezione forse di uno: Monte d’Accoddi.

E’ un fatto innegabile che questo sito, una volta ricostruito a

modellino, abbia lasciato sgomenti gli studiosi di storia e

archeologia sarda: si sono trovati davanti una versione ridotta di

una zigguratt mesopotamica.

Quella che viene definita dagli studiosi una ‘curiosa

coincidenza’ è in realtà la chiave per capire come, a partire da

circa il 1900 a.C., in Sardegna entrano prepotentemente radici e

segni di cultura accadica e sumera. Ma la ricostruzione di Monte

d’Accoddi non rivela somiglianze con ‘UNA’ qualsiasi ziggurat

mesopotamica, bensì con una in particolare: l’ Esagila di

Babilonia, la ‘sacra casa di Marduk’.

La mia ipotesi è che la guerra che si menziona nel testo sopra

citato sia la stessa di cui si parla del poema Epica di Erra, una

guerra che fu causa della distruzione di Sumer a cavallo del 2000

a.C., mossa da Ishum ed Erra ai danni, appunto, di Marduk e suo

figlio Nabu con i loro seguaci.

A seguito di ciò, come si legge nell’ Enuma Nabo Shamatu, Nabu

si ‘esiliò’ (evidentemente con i suoi seguaci) in Sardegna e vi si

stanziò portando quel grado di civilizzazione che la Mesopotamia

aveva ormai da più di 1500 anni.

Questi migranti arrivati in Sardegna si stanziarono in varie

zone dell’ isola, e interagirono con le culture locali non

sottomettendole ma mischiandovisi. E’ un dato di fatto che in

Sardegna l’ età del bronzo antico si sviluppa proprio a cavallo

del XIX secolo a.C., appena 100 anni dopo il periodo a cui

attribuisco l’ esilio di Nabu in Sardegna, ed è in questo periodo

che si hanno le prime testimonianze di uso del bronzo (civiltà di

Bonnannaro), mentre in Mesopotamia l’ età del bronzo inizia all’

incirca nel 2800 a.C. e giunge in Babilonia a cavallo del 2500

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a.C.

Non è corretto invece asserire, come fanno molti, che in

Sardegna l’ età del bronzo arrivò dalla cultura italica /

appenninica, inquanto anche li il bronzo antico inizia a cavallo

del 1800 a.C. ed è quindi contemporanea, e non precedente, a

quello sardo. Tra i contributi che questo ceppo mesopotamico diede

alla cultura dell’ isola c’ è proprio Monte d’ Accoddi, il cui

nome secondo me deriva da ‘Akkad’. Infatti la struttura a tronco

di cono con rampa è sicuramente successiva al 2000 a.C.

Giungiamo dunque al XVI secolo, periodo nel quale la popolazione

autoctona ha integrato le colonie di origine babilonese accadica,

e un secolo dopo si trova ad affrontare una invasione di

navigatori provenenti dalla Lidia, quel popolo che i greci

chiamavano Tyrsenói o Tyrrhenói. Erano, come detto, un popolo di

navigatori, ma anche esperti lavoratori di metalli dato che tutte

le popolazioni anatoliche lo erano (particolarmente quelle di

discendenza ittita).

Questo gruppo lidico si stabilisce in Sardegna intorno al 1500 /

1450 a.C. e trova nell’ isola una popolazione mista, pacifica,

dedita prevalentemente all’ agricoltura e molto ferrata nelle

costruzioni, con un vivo culto dei morti e una notevole arte

edilizia e funeraria. I Thyrrenoi vi si integrano dando inizio a

una tradizione costiera e marittima, ma non limitandosi solo alle

zone costiere, anzi spingendosi anche all’ interno. La loro

influenza linguistica però non è marcata nelle zone interne, dove

vive ancora una spiccata componente accadica e sumera portata dai

primi ‘coloni’.

Circa due secoli e mezzo dopo, un altro gruppo di navigatori,

stavolta guerrieri e sempre provenienti dalla Lidia (precisamente

da Sardis), si spinge fino alla Sardegna. Sono un popolo nominato

anche negli annali faraonici egiziani, che ha prestato servizio

per faraoni nella battaglia di Qadesh; un popolo chiamato

Sardianói dai Greci, e Shrd dagli egiziani (che evidentemente li

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chiamavano con un nome derivante dall’ appellativo greco). Questi

furono l’ ultimo gruppo di navigatori provenienti dal medioriente

che si stanziò nell’ isola, e fu questo popolo a dare alla regione

il nome di "Sardò".

A cavallo del X secolo a.C. gli abitanti autoctoni, il ceppo di

origine babilonese, e i due ceppi lidici, si erano amalgamati

definitivamente costituendo quel gruppo di abitanti che ora siamo

abituati a chiamare ‘sardi nuragici’, e che secoli più tardi si

trovò a dover affrontare la minaccia fenicia e successivamente

cartaginese. Fu proprio la componente Shardana a fermare i Fenici

nel loro avanzare nel Mediterraneo. L’ ultimo insediamento degno

di nota fu quello degli Etruschi, popolazione di origine lidica

del primo ceppo dei Thyrrenoi stanziatisi nell’ Italia centrale

appenninica e successivamente, da li, nell’ isola.

Veniamo ora al ‘mistero’ della scrittura sarda. Intanto è bene

sfatare il mito, nel caso ancora qualcuno ci credesse, secondo il

quale i ‘nuragici’ inventarono una loro lingua e un loro alfabeto.

In terra sarda sono stati trovati reperti contenenti almeno 5

tipi di scrittura precedente a quella latina: geroglifici

egiziani, scrittura minoica, scrittura fenicia, scrittura

protocanaanita, e scrittura etrusca.

Dal punto di vista dei lessemi, molto del sardo deriva dall’

etrusco, come ha abbondantemente dimostrato Massimo Pittau; ma vi

si trovano anche innumerevoli radici accadiche e addirittura

sumere, come evidenziato da Leonardo Melis.

Radici di evidente origine sumera sono DAM, DUMU, ITU, IKU,

SER/SAR, -MU.

Radici di origine accadica sono ETU, SUM/SAM, MERE/MARA, ATU.

Ma a parte le radici di parole sarde riconducibili ad

altrettante di origine sumera e accadica, esistono intere parole,

nella lingua sarda, che hanno mantenuto oltre a una omofonia anche

un significato similare. Non però con il sumero, come sostiene

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Melis, ma appunto dall' accadico, compatibilmente con la

cronologia di eventi vista più su.

E' il caso di termini come il sardo ABBA (acqua) e l' accadico

ABUBU (diluvio, pioggia copiosa), il sardo ACCALAMAU (che ha perso

vigore, esaurito, appassito) e l' accadico AKALU (consumare,

irritare, far consumare), il sardo BABBU (padre) e l' accadico ABU

(padre, avo), il cagliaritano CALLONI (testicoli) e l' accadico

QALLU (genitali - sia maschili che femminili), il sardo MACCU

(matto, stupido) e l' accadico MAKU/MEKU (negligente, stupido, non

attento), e varie altre. Un lavoro dettagliato in merito é stato

condotto dallo studioso Salvatore Dedola, al cui lavoro rimando.

La dominazione romana poi ha portato all’ adozione dell’

alfabeto latino, cancellando ogni traccia dei precedenti alfabeti

mediorientali, e ‘latinizzando’ completamente i termini

(nonostante molte delle radici di cui sopra ancora sopravvivono).

La successiva dominazione spagnola tra il 1300 e il 1500 ha

prodotto quella lingua, o meglio, quel gruppo di lingue,

attualmente parlate in Sardegna.

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IL REPERTO SUMERO-ASSIRO WAK8535Mappe di volo degli dei?

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Ritengo opportuno con questo articolo provare a gettare luce su un reperto archeologico molto controverso, l’ oggetto catalogato WAK8535. Si tratta di un oggetto stranissimo, analizzato da Zecharia Sitchin in profondità, anche se personalmente ritengo che abbia tralasciato nella sua analisi uno ‘spicchio’ fondamentale. Tale oggetto è diviso in 8 ‘spicchi’ ognuno dei quali contenente dei segni cuneiformi, delle sillabe, e delle linee molto particolari come possiamo vedere qui sotto:

Nei suoi libri Sitchin offre solo un disegno fatto a mano e non una foto. Ciò ha spesso messo in dubbio il fatto che tale reperto esistesse realmente o che fosse esattamente come riportato nei libri dell autore, una obiezione che viene mossa spesso a riguardo dei disegni di sigilli presenti nei suoi libri. Sono andato a prendere una foto della incisione originale, da un sito di riproduzioni di tavole e sigilli mesopotamici.

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L’ oggetto, che contiene una serie di linee e tracciati stellari, altri glifi, e segni cuneiformi, venne trovato a Ninive ed è fatto risalire al VII secolo a.C. però i segni cuneiformi letti in assiro non hanno nessun senso. Lo spicchio che Sitchin commenta nel suo libro presenta una ‘rotta’ che congiunge un triangolo ripieno di segmenti orizzontali con un altro triangolo (vicino al centro della tavoletta) contenente dei pallini e dei simboli cuneiformi

Di fianco alla linea che congiunge i due triangoli si trova il nome di Enlil e si riconosce il glifo di MUL (pianeta / corpo celeste) alla fine di una frase che Sitchin traduce con ‘Enlil viaggia verso i pianeti’:

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I segni cuneiformi di fatto confermano il nome Enlil e il termine ‘pianeti / oggetti celesti’; poco sopra questa serie di caratteri cuneiformi ne compaiono altri due, e al di la della linea di congiunzione dei due triangoli stanno altri due glifi. Il primo di queste due serie è lo stesso, è sempre MUL. Sitchin afferma che i glifi significano: MUL (KAKKAB) APIN e MUL (KAKKAB) DILGAN. Purtroppo il glifo corrispondente a DILGAN non è ben leggibile, ma quello per APIN lo è:

A proposito di questo termine segnalo che critici come Ian Lawton o Gerald Foster fanno notare che Sitchin traduce con ‘Dove è svolto il giusto cammino’, mentre in ogni versione dei lessici APIN è l’ aratro. Questo è senz’ altro vero, infatti questo è uno dei pochi errori di Sitchin, ma non è un errore di traduzione, bensì di ‘licenza’. Lui afferma che si traduca ‘where the right course is set’ ma in effetti sta facendo una estensione. Infatti la A di APIN è una particella locativa che generalmente viene posta alla fine del termine, ma in alcuni casi, se il termine inizia con A, viene messa di fronte al termine facendone cadere la A iniziale. Tale particella significa ‘dove – nel luogo in cui’, e il termine APIN è l’ aratro. Ma cosa è un aratro? Un attrezzo per fare solchi e filari, che corrono dritti in un campo. L’ aratro

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serve per tracciare filari dritti, il ‘giusto percorso’ per la semina. Ecco il signficato di ‘dove’ e ‘il gusto percorso’. E’ una licenza molto fastidiosa, e i critici fanno bene a segnalare l’ errore di Sitchin, ma che non pecca in riscontro nel significato.

L’ altro termine, DILGAN, viene tradotto da Sitchin come ‘La prima stazione’ identificando Giove. Il termine, dal sumero DIL.GAN ha in effetti questo significato (DIL = Uno + GAN2 = campo, fermata, porzione di terra).

Sitchin analizza superficialmente alcuni altri spicchi osservando che contengono scritte che possono essere fatte risalire a una funzione di indicazione di mansioni per il viaggio verso la terra e per il viaggio nel cielo dalla terra, come lo stivare derrate alimentari, raccogliere acqua, o disposizioni di volo quali ‘rallentare, salire, aggirare le montagne’ etc.

Questa analisi di Sitchin é stata criticata da Ian Lawton, il quale manifesta la sua perplessità su questi termini e si chiede se sia verosimile descrivere delle rotte di volo con termini così elementari. Inoltre aggiunge che difficilmente in una serie di indicazioni simili potrebbero trovarsi mischiate istruzioni di volo e compiti da assolvere a terra come per esempio lo stivare grano. Possiamo lasciare a Lawton la sua perplessità ma non possiamo non affermare che Lawton evidentemente non conosce come vengono o dovrebbero essere condotte le analisi linguistiche di reperti del passato. Non si può infatti analizzare un testo antico senza calarsi nel modo in cui quel popolo usava la propria lingua. I termini presenti, in cuneiforme misto accadico e sumero, sono effettivamente ‘elementari’ per noi, ma dobbiamo calarci nella mentalità dell’ epoca. Con questi termini per noi elementari, il cuneiforme esprimeva intere idee. Il cuneiforme veniva poi completato da una trascrizione sillabica (traslitterazione) che aggiunge particelle, tempi verbali etc, in modo da ottenere una frase più completa e sensata. Inoltre non dovremmo aspettarci che una tavola simile sia scritta in modo ‘tecnico’ per noi, ma

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comprendere che essa era una sorta di ‘riassunto’ documentale di una o più rotte di viaggio. Viaggio che ovviamente gli Anunnaki (nel caso dello spicchio preso in esame, Enlil) sapevano già bene come compiere. Quindi la tavoletta non era un ‘manuale’ da cui qualcuno dovesse imparare ma solo un documento che descriveva a grandi linee i percorsi e le operazioni.

Altresì non dobbiamo sottovalutare l’ aspetto linguistico della tavoletta. Quando noi leggiamo nella tavola i glifi AN (alto/cielo) KUR (montagna) GIRIM (scivolare / planare) ILI (sollevarsi) non dobbiamo reputarli indicazioni elementari guardando il singolo significato, ma dobbiamo ragionare come un sumero che scriveva SOLO con quei glifi, ed era abituato a ragionare e leggere in base a quei glifi. Per esempio il fatto che in successione si trovi tre volte il glifo KUR rappresenta per un lettore sumero non tre volte il termine ‘montagna’ ma il significato ‘gruppo di montagne’. In successione AN + KUR + KUR + KUR + GIRIM + ILI prenderebbe per esempio il significato di ‘dal cielo il gruppo di montagne planare e innalzarsi’, interpretabile come ‘nella discesa dall’ alto planare e innalzarsi sulle

montagne’.

Mi sto spingendo in una mia personale interpretazione, ovviamente, e non voglio che questa sia presa come buona; mi serve solo per far capire come non abbia senso pretendere di trovare, in un documento redatto in caratteri cuneformi, per loro natura astratti e ‘incompleti’, indicazioni dettagliate secondo il nostro paradigma linguistico.

La unica altra analisi, a parte quella di Sitchin, fatta su questo reperto, viene da uno studio che sostiene che essa sia una mappa stellare, o un astrolabio, che riproduce il cielo mesopotamico del 3300 a.C.

Gli studiosi sono concordi sul fatto che si tratti di un manufatto di epoca sumera o comunque legato all’ epoca sumera dal suo contenuto. Non è però dato sapere come questa tavola vada

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letta. Si suppone che essendo circolare e presenti spicchi che puntano verso il centro, essa sia una rappresentazione della volta celeste con punto di osservazione nel centro. Se una persona, insomma, posta nell’ ideale centro nel 3300 a.C., avesse alzato lo sguardo a 180°, avrebbe visto esattamente la situazione immortalata in questa tavola.

Dovremmo quindi riconoscere in questa tavola degli oggetti stellari a noi noti, e infatti il sito Ancient Impressions, che tratta riproduzioni di questa tavola e ne offre una descrizione accurata, ci riporta che:

“The tablet depicts a circle divided by radial lines into eight

equal sectors. The lines radiating from the center define eight

stellar sectors of 45 degrees each. Star figures are found in six

of these sectors. "God names" are used to signify Orion and the

Milky Way, in addition to known Sumerian star/constellation names.

[…]

The constellations depicted in each sector are drawn as dots

representing stars, connected by lines. Constellation figures are

identifiable in the six undamaged sectors. The stars and

constellations shown are identified as:

(1) Libra

(2) not identified

(3) Sirius (Arrow)

(4) Pegasus & Andromeda (Field & Plough)

(5) not identified

(6) Pleiades

(7) Gemini

(8) Hydra, Corvus & Virgo.

Thus the circular star map divides the night sky into eight

sectors and illustrates the most prominent constellations and

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their direction of movement.”

E’ interessante notare che non si fa menzone della riconoscibilissima Orione, e della costellazione presente nello spicchio trattato da Sitchin. Infatti il termine APIN nelle costellazioni babilonesi era l’ Aratro, il ‘Grande Carro o Orsa Maggiore’. La lista qui sopra invece identifica l’ Aratro come parte del sistema Pegaso – Andromeda.

Se la tesi della mappa celeste è vera, nelle notti del 3300 a.C. avremmo dovuto vedere una situazione simile con, per esempio, Orione quasi a 180° rispetto all’ Orsa Maggiore, o a Pegaso e Andromeda, come rappresentato nella tavola. Ebbene con il programma di simulazione Stellarium sono andato a verificare la situazione celeste nel 3300 a.C., precisamente al 6 Marzo, così come appariva a Baghdad, in Iraq (Sumer).

Dalla simulazione risulta che Orione di notte non è visibile poiché sotto il piano dell’ orizzonte, dal quale ‘sorge’ ad Est intorno alle 8.30 del mattino, la posizione dell’ Orsa Maggiore invece a questo orario è Nord circa 30° rispetto all’ orizzonte mentre la posizione del sistema Andromeda-Pegaso è ancora più distante, si trova infatti a Sud ben più alta sull’ orizzonte. Durante il giorno poi Orione tramonta ad Ovest alle 18.30 circa, quando Andromeda-Pegaso non sono più visibilli e l’ Orsa Maggiore è ancora alta nel cielo a Nord-Ovest. Dalle 19.30 Orione non è più visibile, mentre L’ Orsa Maggiore è ancora alta e vi rimane per tutta la notte fino a circa le 5 del mattino quando sorge il sole.

Questa simulazione ci mostra che MAI da Sumer si poteva vedere Orione in posizione opposta al sistema Pegaso-Andromeda o all’ Orsa Maggiore, tantomeno di notte quando Orione non è visibile. Ritengo quindi errata l’ interpretazione che è stata data di questa tavola, almeno fino a che non sarà possibile conoscere i metodi utilizzati da chi sostiene tale interpretazione.

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Da parte mia, mi sento affermare che linguisticamente la traduzione fatta da Sitchin é verosimile, e che la tesi sostenuta nel sito Ancient Impression circa il significato di questo reperto sia fallace.

Di seguito le immagini della simulazione:

Figura 1: Orione sorge ad Est alle 8.30 del mattino

Figura 2: Orsa Maggiore (Apin secondo Sitchin) alta sull orizzonte lontana da Orione

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Figura 3: Pegaso-Andromeda (Apin secondo Ancient Impressions) a Sud molto alta sull Orizzonte

Figura 4: Orione tramonta ad Ovest alle 18.30, mentre Andromeda-Pegaso non é più visibile e l’ Orsa Maggiore é ancora alta.

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ZEITGEISTAprire la mente o solo controllarla?

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Parte 1: IntroduzioneNella seconda metà del 2006 ha fatto la comparsa a livello

mondiale un documentario di Peter Joseph di circa 2 ore che ha come obiettivo ‘aprire la mente’ dello spettatore, portare a sua conoscenza alcuni significati nascosti dietro la facciata mediatica di argomenti di notevole importanza come la massoneria, l’ 11 settembre, le religioni etc.Il documentario ha come ‘sottotitolo’: “la verità ci renderà

liberi”, eppure scopriremo sin dall’ inizio che dopo averlo visto bisogna chiedersi: la verità di CHI?In sostanza Zeitgeist è un documentario che vuole sostituire le

verità ufficiali (delle quali non mi azzardo a dire se siano comprovate o meno, condivisibili o meno – ognuno lo deciderà da se) con le verità condivise da un certo tipo di utenza tra cui i produttori del documentario. Sin dall’ inizio del filmato è chiaro chi siano i 2 ‘nemici’ principali contro cui il filmato di scaglierà: la religione (in particolare quella cristiana) e il governo statunitense (principalmente l’ amministrazione Bush ma non solo). E’ importante sottolineare sin dall’ inizio di questo documento il principio chiave su cui Zeitgeist è basato, una frase recitata al minuto 06.30 :“Più cerchi di informarti, più vedi da dove tutto viene… e anche

le cose più ovvie cambiano… e vedi bugie ovunque.”Il concetto è perfettamente condivisibile, è lo stesso che viene

proclamato da revisionisti storici, da archeologi e scienziati non ortodossi etc, è la chiave della ricerca: mettere sempre in dubbio ciò che ci viene imposto e ricercare sempre una spiegazione. Ma da li a usare questo concetto per ‘sostituire’ una verità con un’ altra confezionata ad arte che, come vedremo, presenta vari punti erronei e imprecisi, è come voler liberare la gente da un sistema di controllo solo per farlo divenire schiavo di un altro. Ed è esattamente ciò che Zeitgeist vuole ottenere.

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Parte 2: L’ analisi del filmatoIl documento è strutturato in 3 parti, la prima delle quali,

quella che qui andremo ad analizzare, ripercorre alcuni punti essenziali della storia della civiltà umana (per esempio il mito di Horus e Set, il significato dello zodiaco, l’ ermetismo etc) e la nascita dei credo religiosi.Analizziamo ora alcuni errori e alcune imprecisioni del filmato:· Al minuto 13.28 del filmato si afferma che le case zodiacali

rappresentavano il cammino del Dio Sole lungo il corso di un anno, ed erano associate a fenomeni naturali che si verificavano in quel periodo dell’ anno. Viene fatto l’ esempio dell’ Acquario, uomo dell’ acqua, che porta la pioggia in primavera. Eppure l’ Acquario, che va dal 20 Gennaio al 19 Febbraio, è la tipica casa invernale, da li alla primavera c’ é in mezzo un intero periodo invernale, la casa dei Pesci. La primavera inizia con l’ Ariete il 21 Marzo.· Viene fatta una presentazione della figura di Horus: qui c’ è

un bruttissimo gioco di assonanze tra parole inglesi e il nome di Horus. Al minuto 13.54 si afferma che la parola ‘Horizon’ (orizzonte) deriva da ‘Horus has Risen’ – ‘Horus é risorto’. Ma basta andare a consultare un qualsiasi dizionario etimologico per scoprire l’ origine della parola ‘orizzonte’:

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· Viene utilizzato lo stesso schema per ‘insegnarci’ che anche il termine ‘Hour’ – ‘Ora’, deriva da Horus. Ma questo concetto non è alla base dell’ origine della parola Ora. Fu solo Macrobio (filosofo latino del V secolo) a notare una certa somiglianza con il nome Oro con cui gli egiziani chiamavano il sole. Ma l’ origine della parola Ora è ancora più antica e il termine originale era il greco ‘Oyra’.· Similmente, al minuto 14.07 viene detto che Horus aveva un

fratello malvagio chiamato Set e che la battaglia che ogni giorno si verificava tra Set e Horus era alla base del concetto di notte che si avvicenda al giorno e viceversa. Di giorno Horus, il sole, vince su Set, e la sera Set vince su Horus facendo calare il buio. Da qui ci viene propinata l’ origine della parola ‘Sunset’ – tramonto. Ciò però non ha senso perché il termine inglese non deriva certo dagli originali egiziani né greci. Inoltre c’ è un errore di fondo, un errore terribile che nemmeno il peggior studente di egittologia o semplice storia antica commetterebbe: Set non era fratello di Horus ma lo zio. Era fratello di Osiride, padre di Horus. · Nei minuti successivi viene fatta una presentazione della

storia di Horus. Si dice che nacque il 25 dicembre. Non é esatto. Ogni riferimento a questa data é nata dopo il 1000 a.C. (mentre il mito di Horus e la sua guerra contro Set per vendicare la morte del padre Osiride risale ad almeno 2000 anni prima), e non si riferisce alla sua nascita, ma a una serie di icone in cui la dea Isis allatta suo figlio Horus a cavallo del solstizio d’ inverno (22/25 dicembre). Questa data é attribuita a tutte le maggiori divinitá solari, che avevano in comune un altro tratto: la conta del tempo. Possiamo annoverare Viracocha, Shamash, Mithra, e tante altre. L’ attribuzione giusta però non é LA DATA 25 DICEMBRE ma il momento del solstizio qualsiasi data cadesse. Lo dimostra il fatto che una di queste divinità, per l’ esattezza Inti Raymi, divinitá Inca dell’ emisfero sud, riporta le stesse similitudini ma il 24 Giugno, data in cui, essendo le stagioni rovesciate, cade il

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solstizio d’ inverno.· Si dice poi che Horus fu battezzato da Anup a 30 anni. Anup in

realtà era uno dei nomi di Anubi, il divoratore d’ anime, anche esso figlio di Osiride. Non era un ‘mentore’ o un profeta. Inutile dire che nel mito egizio di Horus non esiste la figura del battesimo. Il battesimo infatti, nonostante venisse officiato anche dai seguaci di Iside in Egitto nel I millennio a.C., è un concetto legato all’ ebraismo del II millennio a.C. C’ è anche da segnalare che sono testimoniate in scritti pre-babilonesi del 2500 a.C. abluzioni rituali in nome di Ea (divinità sumera) e di suo figlio Marduk sulle rive dell’ Eufrate nella comunità di Eridu. Che questo rito avesse o meno il significato che noi attualmente attribuiamo al sacramento, è comunque degno di essere menzionato perché testimonierebbe una forma di battesimo precedente a quella egiziana e probabilmente a quella ebraica.· Vengono riportate poi una serie di nozioni delle quali non si

cita da dove vengano prese, il che fa sì che la gente debba accettarle per forza. Per esempio che Horus veniva chiamato ‘Agnello di Dio’ e che avesse 12 apostoli che lo seguivano. Ad un certo punto (minuto 15.15) si afferma che dopo essere stato tradito da Typhon, Horus venne crocifisso, sepolto per 3 giorni, e poi resuscitò. Tutto ciò è fasullo, infatti Typhon era uno dei nomi di Set. Non esiste nessun brano che parli della crocifissione di Horus, al contrario esiste un brano dell 1800 a.C. che parla di una sua morte dovuta a uno scorpione. Sua madre Isis allora si rivolse al dio Ra, progenitore di Osiride, che venne a prendere Horus con la sua ‘camera celeste’ e lo riportò in vita.· Successivamente (minuti 15.30 – 18.00) viene fatto un elenco

di personaggi messianici che hanno in comune i tratti descritti: la nascita da una vergine il 25 dicembre, una stella dell’ est che ne preannunciasse la nascita, la morte tramite crocifissione e la resurrezione. Vengono citati Attis di Frigia, Krishna dell’ India, Dioniso della Grecia e Mithra di Persia. Qui ci son errori verificabili da chiunque voglia curiosare nei testi antichi.

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· Di Krishna si dice che era figlio della vergine Devaki. Grande errore infatti Devaki non era una vergine, e Krishna era il suo ottavo figlio. La sua nascita non era stata preannunciata da una stella ma da una profezia. L’ unico testo che parla di Devaki come ‘vergine e madre’ è uno scritto di E.Shurè del 1941 in cui tra l’ altro non cita nessuna fonte per questa sua attribuzione. Riguardo alla datazione, il sito vedanta.it riporta:“La nascita di Krishna avvenne nel giorno di Ashtami sotto la

stella ‘Rohini’. Questo giorno viene festeggiato con un festival

conosciuto come ‘Sri Krishna Jayanti’. Il giorno della

celebrazione può cadere in due diversi giorni, in quanto la stella

‘Rohini’ e ‘Ashtami’ possono non verificarsi in uno stesso giorno.

Comunque la celebrazione cade sempre fra Agosto e Settembre del

calendario cristiano.”

Krishna inoltre non morì crocifisso ma colpito da una freccia al calcagno, che, come nella storia di Achille, era l’ unico suo punto vulnerabile. Inoltre nel documentario si fa risalire Krishna al 900 a.C., mentre la morte di Krishna, secondo la Mahabharata, sarebbe avvenuta durante la guerra di 18 giorni con gli Arii nel 3102 a.C. e sarebbe stata l’ origine dell’ inizio del Kali Yuga, l’ era attuale. Questa datazione è riportata anche nel Glossario Sanscrito ufficiale della religione Indù curato da Sri Ramanasramam. La morte di Krishna comunque viene descritta come morte fisica in seguito alla quale riassunse la sua origine divina. Ci permettiamo inoltre di far notare una cosa: Zeitgeist è basato in buona parte sui lavori della ricercatrice Murdock, la quale però nel suo libro che è servito come fonte per il documentario fornisce una lista di possibili date attribuite al Krishna. Non si capisce come mai Zeitgeist tra tutte queste scelga solo quella del 900 a.C. che tra l’ altro non proviene da testi vedici, ma dalle considerazioni di sir William Jones, linguista tra i primi a tradurre i testi sanscriti. Non solo, il documentario non si limita a ‘scegliere’ quella data, ma non fa proprio menzione delle altre date. Forse perché tutte le altre

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date invaliderebbero la teoria che si vuole proporre?· Nel caso di Dioniso la cosa è ancora più eclatante perché non

esiste nessuna attribuzione della data del 25 dicembre. Inoltre sua madre Semele non era affatto vergine, e Dioniso era figlio illegittimo di Zeus. Il culto di Dioniso poi non ha niente in comune con quello degli altri personaggi, e tantomeno con quello di Gesù. Il culto principale di Dioniso infatti prevedeva lo sparagmós e l’homophagía, cioè lo smembramento di una bestia che veniva divorata cruda. In età romana poi il suo culto era composto dai famosi baccanali, che in origine erano aperti solo alle donne e sui quali il senato romano mise un bando (Senatusconsultum de Bacchanalibus del 186 a.C.). Ciò rende poco probabile che l’ impero romano stesso, durante la fase della ‘stesura’ del Cristianesimo, abbia scelto proprio la figura di Dioniso come ispirazione.· Per quanto riguarda Mithra invece, che viene descritto come un

personaggio del 1200 a.C. nato il 25 dicembre da una vergine, seguito da 12 discepoli e chiamato ‘la verità’ o ‘la luce’, vale il discorso fatto per le divinità solari la cui nascita viene fatta risalire al solstizio d’ inverno. Tutte queste nozioni non vengono dal culto originale di Mithra, che risale a oltre il II millennio a.C. (e se ne trovano tracce in Bretagna, Italia, Cina, India e altri paesi), ma dalla romanizzazione del mito, avvenuta intorno al 300 a.C. Inoltre la prima traccia del nome di Mithra è un sigillo ittita risalente al 1400 a.C. dove viene descritto un patto tra ittiti e hurriti siglato in nome di cinque dei Indo-Iranici: Indra, Mitra, Varuna e i due cavalieri, gli Ashvin o Nasatya. Fu solo in epoca romana con la nascita del Mitraismo nel II secolo a.C. (e ricordiamo che il Mitraismo era una religione sincretica), che Mithra venne identificato con il Sol Invictus festeggiato a cavallo, appunto, del solstizio d’ inverno (22/25 dicembre). Riguardo a Mithra bisogna notare anche un’ altra cosa. Non si può studiare il Mitraismo, o comunque il mito di Mithra da una fonte ed averne un chiaro panorama. Infatti esistono almeno 4

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tipi diversi di culto Mitraico. Tanto per fare un esempio il più completo sito italiano di Mitraismo riporta tutte nozioni riguardanti Mithra già romanizzate, quindi chi vi accede troverà apparenti conferme dei dati forniti da Zeitgeist. Ma basta andare nel sito inglese del culto di Mithra per trovare abbondanti notizie sull’ origine del personaggio e perfino la trascrizione del mito della sua nascita, avvenuta da una roccia davanti a un popolo di pastori. E’ interessante leggere alcuni passaggi del mito:The rock that was hit by lighting was moving and all the broken

fragments where floating around the rock. The rock kept on moving,

it appered it was growning out of the ground. The rock started to

glow red, a sharp contrast to rest of the valley which was still

engilfed in blue light. Then the rock seemed almost liguid like

water a sudden breeze from the east froze it momenterly, yet it

kept on growing. At last an outline of human figure began to take

shape. […] The figure was clearly human now, his was strong for a

momemt his face was of a young boy and then of a old beared man,

another moment mature man, his face was the face of all years. His

head was adorned with a phrygrian cap, armed with a knife and

carrying a torch on the other hand. […] The Assembly shouted in

the unison: “ We have seen the birth of Our Lord Mithra from the

Rock” –

In sostanza la nascita di Mithra avvenne da una roccia colpita da un fulmine. Questa roccia sembrava divenire quasi liquida e d’ un tratto prese sembianze umane. Divenne un ragazzo con un capello frigio, aveva un coltello e una torcia. Al vederlo i pastori presenti gridarono ‘Abbiamo assistito alla nascita del Signore Mithra dalla roccia’.Quando successivamente si parla della figura di Gesù Cristo e in

particolare della analogia tra i 3 magi (i tre Re) e le tre stelle della cintura di Orione (i cui nomi dovrebbero essere nomi di re) che seguono la stella Sirio che sarebbe quindi la ‘stella dell Est’ di cui si parla nelle predizioni della nascita di questi

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personaggi messianici, troviamo altre imprecisioni.Ci viene detto (minuto 18.00) che le tre stelle della cintura di

origine erano chiamate ‘I tre Re’. Questo non è assolutamente vero. I nomi delle 3 stelle, Al-Nitak, Al-Nilam, e Mintaka, vogliono dire tutti e tre ‘Cintura’ o ‘Fascia’. Il nome Al-Nilam è il più specifico e significa ‘fascia di perle’ dall’ arabo Nazm (perla).Ancora prima di questo, al minuto 17.50, ci viene detto senza

nessuna motivazione che la ‘stella dell Est’ che i Magi seguivano è Sirio, e che questa si allinea con la cintura di Orione (che raffigurerebbe i 3 magi) e con il Sole (che rappresenterebbe Gesù) esattamente il 25 Dicembre.Anche qui c’ è un grossolano errore: nessun astronomo ha mai

fatto una identificazione della stella dell’ Est con Sirio. Le teorie più accreditate nello spiegare il fenomeno sono che si trattasse di una congiunzione di Giove e Saturno, o di una congiunzione tra Venere e Giove. Anche in campo religioso alcuni teologi e uomini di chiesa rifiutano l’ idea che la famosa stella fosse davvero un riferimento a una situazione celeste. In particolar modo l’ arcivescovo di Costantinopoli del IV secolo, Ioannes Chrysostomos, fece notare che mentre le stelle nel cielo si muovono da est a ovest, i magi per arrivare dalla Persia alla Giudea avrebbero viaggiato da Nord a Sud, quindi vedendo il moto delle stelle capovolto.C’ è poi una disquisizione sulla Vergine Maria madre di Gesù che

sarebbe la costellazione della Vergine, sulla M e sui nomi delle madri presunte vergini di molti personaggi messianici, i cui nomi iniziano tutti per M perché M sarebbe la lettera somigliante al geroglifico della Vergine. Però qualche minuto prima veniva citata come vergine Devaki che non inizia per M, e si parlava di Dioniso, la cui madre però si chiama Semele.Questa è una tattica che in Zeitgeist viene usata spessissimo.

Si mettono nei propri ragionamenti elementi che non hanno nulla a che vedere con l’ argomento solo perché ci son 2 o 3 parole in

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comune, scegliendo solo esempi che supportino ciò che si dice anche se esempi citati precedentemente smentiscono il tutto. Fermiamoci inoltre a pensare che una cosa è parlare della

costellazione della Vergine, un’ altra è parlare del segno. Se si fa una ricerca su siti di astronomia, si scopre che a causa di un fenomeno chiamato ‘precessione degli equinozi’ ormai non esistono più corrispondenze (da migliaia di anni) astronomiche tra il segno della Vergine e la sua costellazione. E, guardacaso, la M modificata è il simbolo del SEGNO non della costellazione.Inoltre sarebbe opportuno che qualcuno spiegasse cosa c’ entra

la Vergine Maria con la costellazione della Vergine. Solo un termine in comune. Riassumiamo: il teorema del regista è che il mito della nascita di Gesù sarebbe in realtà una sorta di codice di un evento astronomico: l’ allineamento delle 3 stelle della cintura di Orione (i re magi) con Sirio (la stella dell Est) che indicano il punto in cui il Sole sorge (Gesù nasce) il 25 Dicembre. A questo punto dovremmo aspettarci che, chiamata in ballo la Vergine Maria, che si trova nello stesso luogo in cui nasce il figlio, anche la costelazione della Vergine occupi un posto allineato con questa rotta: Orione – Sirio – levata eliaca.Inutile dire che non è così. Questa è la posizione di Orione, di

Sirio, e della Vergine:

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Comunque il sole si muova lungo il corso dell’ anno, le 3 costellazioni Vergine, Orione e Cane Minore (di cui Sirio fa parte) non sono MAI allineate in nessun modo. E se questo fantomatico 25 Dicembre il sole si allinea con la

cintura di Orione e Sirio, in diagonale da NE a SO, la Vergine non ha niente a che vedere con ciò. Importante notare un’ altra cosa… quella riportata qui sopra è una rappresentazione della volta del cielo presa da SkyMap.org tramite un software online di alto livello. Se usate un qualsiasi altro software del genere la rappresentazione della costellazione della Vergine è sempre la stessa.Non si capisce allora perché nel documentario l’ immagine che ci

viene data è la seguente:

Perfino la sua rappresentazione artistica, come possiamo vedere nell' immagine ripostata qui di seguito, mostra la Vergine con forma ‘chiusa’, con gli arti che si dipartono:

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Il regista poi (minuto 18.42) parla della raffigurazione della Vergine con in mano un covone di grano. Lo fa per introdurre un altro concetto legato a Gesù e al suo luogo di nascita: Bethlem, nome che vorrebbe dire ‘Casa del Pane’. E’ bene dire subito che la parola Bethlem è di etimologia incerta.Il nome Bethlem potrebbe avere due origini:· Bayt Lahem – dall’ ebraico, con Lekhem che significa Pane –

significa ‘Città del Pane’· Bayt Lahem – dall’ arabo (lingua ufficiale della Palestina),

con Lahem che significa Carne – significa ‘Casa della Carne’Esiste ancora un’ altra versione, dello studioso George Adam

Smith che nel 1906 nel suo libro ‘Storia e geografia della Terra Santa’ sostiene che il nome derivi da Bet-Lakhmu, dove quest’ ultima parola sarebbe il nome della divinità babilonese Lahamu di cui si parla nel mito della creazione (Enuma Elish).

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Personalmente, in base all’ origine dell’ ebraico dalle lingue mesopotamiche, direi che se il nome derivasse dall’ ebraico il termine che sta per ‘Casa’ non serebbe Bayt ma Bet (in ebraico per esempio si diceva Bet Shamash e non Bayt Shamash – la Y ebraica non è una lettera che possa ‘sparire’ di colpo), inoltre la K di Lekhem in ebraico non cadrebbe perché, noto a tutti che l’ ebraico non aveva vocali, il sillabico sarebbe stato LKM e non LHM. LHM invece sarebbe stato il sillabico perfetto di Lahem: Carne.Confesso comunque di non essere ferratissimo nell’ evoluzione

della lingua ebraica quindi concederei al regista il beneficio del dubbio riguardo all’ origine del termine Bethlhem, anche se non si capisce, ai fini della trattazione astronomica del mito della nascita di Gesù, cosa c’ entrino il pane e la Vergine. C’ è da aggiungere una cosa… in questo punto del filmato i redattori non danno riferimenti a datazioni. Cioè non si riesce a capire in quale periodo di tempo collocare tutte queste loro presunte analogie. Ciò non è di poca importanza, perché fino al I millennio a.C. Bethlem non si chiamava così, ma Ephrata, che significa ‘Fertilità’.Qualche secondo dopo il documentario parla del fenomeno

astronomico che sta alla base del Sol Invictus: l’ apparente fermarsi del Sole per 3 giorni a cavallo del 22-25 Dicembre, secondo il regista (dichiarazione arbitraria tra l’ altro) in corrispondenza della Croce del Sud. Dopo questi 3 giorni, in cui sempre secondo il regista (minuto 20.19) gli antichi dicevano che “il sole è morto sulla croce, morì per 3 giorni, solo per risorgere di nuovo”, il Sole iniziava la sua risalita verso Nord. Secondo il documentario “questo sarebbe il motivo per cui Gesù e molte altre divinità legate al Sole condividono questa idea di

crocifissione, morte per 3 giorni, e resurrezione”.A questo punto non possiamo esimerci dall’ affermare che questi

personaggi non potevano condividere niente di tutto ciò, né gli antichi potevano fare determinate considerazioni sul Sole e la Croce del Sud per vari motivi:

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· Questo fenomeno avveniva al momento TEORICO della NASCITA di Gesù e di questi altri personaggi, e non al momento della loro MORTE. Ricordiamo che Gesù morì nel periodo della Pasqua Ebraica, che corrisponde al nostro mese di Aprile, e non a Dicembre.· La Croce del Sud è una costellazione AUSTRALE (dell’ emisfero

sud) che solo in determinati periodi era visibile nel cielo boreale e solo al di sotto del 27° parallelo Nord. Guardacaso però Bethlemme si trova a queste coordinate: 31°42′N 35°11′E e Gerusalemme 10 Km più a Nord. La croce del Sud quindi, in inverno (ricordiamo che stiamo parlando di Dicembre) non è mai visibile da Bethlem.· Al tempo dei romani, in cui si svolge la vicenda di Gesù

(quindi all’ origine del suo mito) la Croce del Sud non era stata ancora catalogata. Fu catalogata nel 1516 da Andrea Corsali, un navigatore italiano. Fa la sua comparsa nelle mappe solo a partire dal 1598. Prima del XVI secolo le stelle della Croce del Sud erano ritenute facenti parte della costellazione del Centauro, che con il mito di Gesù non ha niente a che vedere. E’ importante chiarire questo punto perché secondo Zeitgeist la Croce del Sud sullo sfondo di questo allineamento: Orione – Sirio – levata eliaca sarebbe il motivo per cui si parla di crocifissione. Ma se anche le stelle al periodo erano conosciute, non ne era conosciuta la forma come croce inquanto ritenute facenti parte del Centauro. Ergo non potevano ‘rappresentare’ la crocifissione.Concluderei con questa parte dedicata ad allineamenti a cavallo

del 22/25 dicembre con una precisazione. Zeitgeist fa un gioco sporco non fornendo datazioni. Con questo intendo che Zeitgeist non dice in quale periodo tutta questa messinscena del culto di Gesù sarebbe stata organizzata. E’ importante capire questo perché la data di nascita di Gesù Cristo NON viene definita da nessuna fonte cristiana o non cristiana. Esistono in alcuni passi dei vangeli dei riferimenti ma NESSUNO di questi fa pensare a una data simile al 25 Dicembre. Si noti anche che prima di Ippolito di Roma (nel 203 d.C.) nessun padre della Chiesa ha mai fornito questa

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datazione. Le datazioni utilizzate sono: 18 Novembre o 6 Gennaio (Clemente di Alessandria – 200 d.C.) – 20 Maggio (Autori egiziani – 200 d.C.) – 10 gennaio (seguaci di Basilide 200 d.C.) – 19 o 20 Aprile (Altri autori in Egitto – 200 d.C.). Inoltre anche Cipriano (243 d.C.) ed Epifanio (370 d.C.) preferiscono dare una data discordante: 28 Marzo il primo e 6 Gennaio il secondo. Solo questo basterebbe a far cadere tutta la prima parte del video, ma andiamo avanti.Viene fatta poi una analisi della raffigurazione del cerchio

zodiacale con al centro la figura di Gesù Cristo, dicendo che i 12 apostoli son in realtà un simbolo delle 12 costellazioni zodiacali. Questo può anche starci bene perché, da che mondo è mondo, le divinità o i personaggi preterumani son sempre stati associati a stelle o costellazioni (fin dai tempi dei Sumeri). Viene illustrato il simbolo della croce nel cerchio, e

identificato giustamente come simbolo pagano. Infatti, e qui bisogna dare atto al regista, erroneamente molti credono che la croce sia un simbolo cristiano, ma ci son testimonianze del 2000 a.C. che associano la croce a Tammuz. Il regista però se la cava sbrigativamente nominando i ‘Pagani’ quindi utilizzando una terminologia cristiana molto generalizzante. Diciamo che avrebbe dovuto specificare a quali popolazioni in particolare si riferisce. Vengono mostrati alcuni passi dei Vangeli e della Bibbia in cui si auspica o riferisce che Gesù ritornerebbe, ma nel documentario si osa addirittura fare un parallelo tra questi versi e il moto del Sole che torna ogni giorno. E il “tornerà ancora” che i Vangeli usano per parlare del Cristo viene tradotto in “ogni giorno” riferito al sorgere giornaliero del Sole, e la “Corona di spine” viene assocciata ai raggi solari.Abbiamo successivamente una analisi della precessione degli

equinozi e ci viene raccontato con dovizia di particolari di come le antiche civiltà fossero a conoscenza di questo fenomeno e utilizzassero l’ intervallo di 2150 anni (in realtà varia tra 2148 a 2160 a seconda della ‘casa’ – infatti lo zodiaco non è composto

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esatamente di 12 case da 30° ma alcune variano da 29.1° a 31.3°) per identificare le varie ere astrologiche. Il regista ci dice che dal 4300 a.C. al 2150 a.C. si era nell’ Era del Toro, e dal 2150 a.C. all’ anno 1 d.C. si viveva nell’ Era dell’ Ariete. Nel 1 a.C. saremmo entrati nell’ Era dei Pesci e così via.Desidero precisare che a causa dell’ inclinazione variabile

dell’ asse terrestre, non sono assolutamente certe le date di inizio e fine di una era astrologica. A seconda delle fonti troviamo anche 200 anni di scarto come inizio o fine della stessa era. Si racconta che Mosè si infuriò con gli Israeliti perché adoravano il vitello/toro d’ oro perché, essendo nel’ Era dell’ Ariete, non si doveva adorare un idolo dell’ Era precedente (quella del Toro appunto). Così poi si parla del simbolismo dei Pesci perché Gesù era un personaggio che introduceva a questa Era, citando vari esempi della vita del Cristo. Fino a segnalare un passo in cui, alla domanda su dove tenere la Pasqua dopo la sua morte (rivoltagli dai discepoli), Gesù risponde con “appena entrati in città troverete un uomo che porta una brocca d’ acqua…

seguitelo nella casa in cui entrerà..”. Identificato l’ uomo con la brocca nella Era dell’ Acquario, secondo il regista: “Gesù stava in realtà dicendo che dopo l’ Era dei Pesci viene quella

dell’ Acquario”. Tutto ciò è credibilissimo e giustissimo in termini astrologici e astronomici. Ma, perché c’ è sempre un MA con Zeitgeist, dobbiamo farci una domanda: Se i discepoli chiedono a Gesù: “Dove si terrà la Pasqua dopo la tua morte?”, che senso avrebbe per Gesù rispondere: “Dopo l’ Era dei Pesci viene quella dell’ Acquario”? Se la frase di Gesù è un codice, e ritenendo che il discorso debba avere COMUNQUE un senso, quale è allora il significato astrologico (o meno) della domanda fatta dai discepoli? Il regista non ce lo dice.Si parla poi dell Apocalisse e di un passaggio del vangelo di

Matteo (Mat. 28:20) segnalando come ‘la fine dei tempi’ in realtà sarebbe la fine della Era dei Pesci. Questa cosa non può essere né confermata né smentita inquanto nessuno di noi era presente per

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sapere cosa voleva scrivere Matteo l’ evangelista. Non si capisce però come mai da questa interpretazione si vada a finire, subito dopo, a riparlare delle similitudini tra Horus e Gesù.Al minuto 27.50 il documentario ci dice che Gesù è un ibrido

letterario, e più precisamente un plagio della figura di Horus, il dio sole egiziano. Ci viene riproposta la sfilza di caratteristiche che li accomunerebbero, di cui abbiamo già parlato, e si illustra un graffito del tempio di Luxor, risalente a 3500 anni fa, che conterrebbe particolari della Annunciazione, della immacolata concezione, della nascita ed adorazione di Horus.

Il documentario mostra dei dettagli per 1 o 2 secondi di alcune zone del graffito, ma mettendo in pausa il filmato le immagini non danno necessariamente l’ impressione di una annunciazione, di una nascita, né tantomeno di una ‘immacolata concezione’. Mostra solo delle divinità vicine l’ una all’ altra.

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E’ importante notare che se si cerca su internet ‘Thaw Luxor Horus’ non risulta NESSUN sito ufficiale (o ufficioso) di egittologia nemmeno amatoriale o archeologia in generale che identifichi nel graffito significati vagamente somiglianti con quelli assegnatigli dal documentario. Tutti i links che vengono restituiti dai motori di ricerca hanno a che vedere con Zeitgeist. Come dire… l’ unica fonte per questa interpretazione é Zeitgeist stesso. Ci viene detto che le similitudini tra Horus e Gesù sono tantissime, e nel video scorrono 2 pagine affiancate che dovrebbero riportare ‘fatti’ attribuibili a Horus che trovano parallelo con il mito di Gesù. La qualità dell’ immagine è molto bassa, e le pagine nel video scorrono via via più velocemente il che rende difficile fermare il video e leggere le similitudini riportate.Ma qualcuna è leggibile quindi analizzabile.

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Figurano all’ inizio alcune frasi generiche come ‘i racconti su Horus’ paragonato con ‘i racconti su Gesù’, una similitudine che non ha granchè senso; poi abbiamo frasi come “Ra il padre di Iu il Su, o figlio di Dio, con il falco o la colomba come simbolo dello

spirito santo” paragonato con “Dio padre di Gesù con la colomba come simbolo dello spirito santo”. Qui Ra è considerato padre di Iu-Su (che dovrebbe essere Horus in base a non si sa cosa) quindi equivalente a Dio, padre di Gesù, ma allo stesso tempo ‘Figlio di Dio’. Come fa Ra ad essere padre e quindi Dio e allo stesso tempo figlio di Dio?Una frase sotto riporta “La trinità di Atum (Osiride) il padre,

Horus, il figlio, e Ra lo spirito”, paragonati a Dio, a Gesù e allo spirito santo. Ma nella frase vista poco fa era Ra il padre… ora lo diventa Osiride. Inoltre l’ attribuzione di Ra come ‘lo spirito’ non si capisce da dove venga… Ra era progenitore di Osiride.Una frase sottostante cita “La prima venuta di Horus come figlio

della vergine, la seconda come figlio di Ra, il padre” paragonato con “Il primo Gesù come figlio della vergine, il secondo come figlio del padre”. Qui Ra diventa di nuovo ‘il padre’, e la storia della vergine (che dovrebbe essere Isis) l’ abbiamo già analizzata.Una chicca tra le ‘similitudini’ è : “Le due madri di Horus

bambino: Isis e Nefti – che erano sorelle” paragonato con “Le due madri di Gesù bambino – che erano sorelle”. Ora, sfido chiunque a trovare riferimenti a Nefti come madre di Horus e di una sorella di Maria considerata madre di Gesù. Nefti è moglie di Seth e madre di Anubi, avuto con l’ inganno da suo fratello Osiride.Altra similitudine sballata o riadattata: “Iside colta in

adulterio con Sut da Horus” paragonata alla generica ‘adultera’ di cui si parla nel vangelo. Una forzatura bella e buona perché, visti i precedenti concetti (anche se sbagliati) Isis non sarebbe dovuta essere paragonata a una qualsiasi donna adultera, ma alla madre di Gesù (inquanto madre di Horus, paragonato a Gesù). E

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ovviamente non vi è traccia di Gesù che scopra sua madre in adulterio.Le altre frasi sono tutte di questo stampo, poi scorrono troppo

velocemente e nei fermoimmagine sono troppo sfocate per essere lette bene. Andiamo quindi oltre.Si arriva a parlare di altre narrazioni bibliche che hanno

riscontro in storie più antiche, prendendole per plagio… E qui niente di male, concordo pienamente quando si parla della storia sumera di Gilgamesh. La narrazione di Noè infatti riprende fedelmente la storia raccontata da Ziusudra a Gilgamesh in cui Enlil mandò il diluvio per punire l’ umanità. C’ è da dire però che ormai è quasi universalmente accettato che la bibbia ebraica è un sunto di racconti (che vengano considerate cronache o miti è indifferente) di epoche precedenti e registrate per la prima volta da sumeri e accadi.Viene poi fatto (al minuto 29.50) un paragone tra la storia di

Mosè e quella di Sargon, ignorando però che si hanno prove dell’ esistenza di entrambe queste figure. Quindi non ha senso dire che la figura di Mosè è un plagio della figura di Sargon. Esistono record sia egiziani che ebraici (sia anche caananiti) dell’ esodo (1450 a.C. circa), della figura di Giacobbe, e di un bambino trovato da una principessa figlia di Tuthmosis I.Il nome Mosè è stato per decenni oggetto di varie diatribe

inquanto gli archeologi più ortodossi traducono il termine in lingua ebraica. Ma il nome Mosè (Moses), assegnato al bambino da Hatshepsut, va tradotto in egiziano. E’ la radice Mss che veniva data ai nomi dei personaggi regali in quei secoli (Tuthmosis = Tehuti-Mss) e che significa ‘figlio di / benedetto da’.La figura di Sargon, risalente a circa 700 anni prima, ha una

storia molto simile per alcuni aspetti. Ma se di entrambi vi è prova scritta in steli e annali, la loro identificazione come una unica persona è da considerarsi sbagliata.C’ è anche da notare una cosa. Non si può affermare che la

figura di Mosè sia un plagio di quella di Sargon utilizzando solo

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la similitudine della loro nascita. Sargon e Mosè ebbero due vite completamente diverse. Sharru-Kin, o Sargon appunto, divenne re grazie all’ aiuto di Inanna che se ne innamorò, fondò Agade e creò il regno di Akkad. Mosè non divenne re ma anzi venne espulso da Tuthmosis III che morì nel 1450 a.C.Il rientro in Egitto di Mosè e del suo popolo è registrato negli

annali di Amenhotep, reggente successivo a Tuthmosis III, intorno al 1430 a.C. Il documentario poi ci parla di Mosè come uomo che ritirò le tavole della legge su un monte, facendo un paragone con alcuni altri personaggi storici a cui viene attribuita la stessa storia. Vengono citati Nemo di Babilonia e un certo Mises in Egitto.

Inutile dire che non ho trovato nessuna traccia di questi due personaggi. Non solo, mentre il nome Mises potrebbe essere lo stesso Mosè, visto che si scrive Mss, il nome Nemo non è assolutamente un nome babilonese. Ho cercato questo nome nei maggiori siti che catalogano testi babilonesi (sacred texts – biblioteca pleyades – library of halexandria – gateways to babylon – shrine of Inanna – ancient manuscripts and treatisies) e non risulta da nessuna parte.Ancora una volta l’ unica fonte di Zeitgeist è Zeitgeist stesso.

Sono aperto comunque a ogni segnalazione su questi nomi che non

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siano riferimenti al documentario.Viene fatto poi un parallelo tra i 10 Comandamenti e il Libro

dei Morti egiziano (minuto 31.00) e precisamente alla formula 125. Questa formula però si riferisce non alle leggi di qualche dio, ma alla condizioni per cui la fenice può rinascere, e l’ uomo (nel testo è lo scriba Ani) può accedere al regno dell’ aldilà (il Duat).La formula 125 tradotta inizia con:“La mia purità è quella del Gran Beh-nu che è a het-nen-nesut

(la città del bambino re) poiché io sono le nari del signore Shu

che fa vivere gli uomini il giorno in cui l’ Occhio si riempie in

Eliopoli nell’ ultimo giorno del mese di Mekir alla presenza del

signore di questa terra”.Il più completo sito di testi egiziani e loro analisi,

anticoegitto.net, riporta riguardo al 125° capitolo:“Il capitolo 125 del libro segue le prove dello scriba Ani nel

suo viaggio attraverso l’aldilà, a partire dal giorno del

giudizio. Ani chiede a Tem-Ra, capo degli dei di Eliopoli: -Quanto

tempo devo vivere?- e Team-Ra risponde: - Tu esisterai per milioni

di milioni di anni, un periodo di milioni di anni-.”Successivamente l’ anima incontra i vari dei che gli chiedono un

resoconto della sua vita e di proclamare di non aver commesso i 42 peccati terreni. I comandamenti sono 10, i peccati del papiro dei morti sono 42. Mi sembra che il paragone sia un po’ troppo azzardato…Anche non credendo alla favola di Mosè e del dio che incide le

tavole di suo pugno, in tempi più vicini a Mosè si poteva trovare un altro termine di paragone per i comandamenti: il codice di Ammurabi risalente ad appena 3 secoli prima.Invece questo perseverare con i paragoni tra l’ ebraismo e la

cultura egizia fa commettere ai registi di Zeitgeist errori che ne invalidano il lavoro. Successivamente si afferma che le basi del giudaismo sono tutte ascrivibili alla cultura egizia. Vengono messi nella lista anche la Pasqua e la circoncisione. La prima non

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ha niente a che vedere con la cultura egizia, infatti se la Pesach (il nome originale della pasqua ebraica) celebra la liberazione degli ebrei dall’ Egitto, questa è una festa prettamente ebraica enon contemplata dalla cultura o dalla religione egiziane. La

circoncisione è una pratica medico-religiosa praticata da vari popoli sparsi per il globo (per esempio anche in Oceania). Se è vero che la circoncisione veniva praticata in Egitto come ‘affiliazione’ religiosa a Ra, tutti i riferimenti a questa pratica vengono dall’ epoca in cui in Egitto vivevano migliaia di semiti presso i quali questa pratica era di uso comune. Non si può quindi affermare che la circoncisione giudaica deriva dalla pratica egizia, poiché potrebbero essere stati i primi semiti ad introdurre questa pratica in Egitto.Il documentario prosegue poi con una affermazione di Giustino

Martire, vissuto a cavallo del II secolo, secondo la quale quando si parla della nascita morte e resurrezione di Gesù, non si dice niente di diverso da ciò che viene attribuito al ‘Figlio del dio Giove’.Ma la frase esatta di Giustino è “Non proponiamo niente di

diverso da quel che voi attribuite ai figli di Giove”.Anche la frase successiva è di Giustino: “quando diciamo che lui

è nato da una vergine, accettatelo in comune con ciò che credete

di Perseo”. Queste frasi non vogliono dire che la figura di Gesù è copiata, ma suggeriscono all’ interlocutore, evidentemente di diversa cultura, che il cristianesimo dopotutto non propone cose assurde da credere e niente di diverso da ciò che la cultura dell’ interlocutore attribuisce ai figli di Giove (importante anche notare il plurale) e di di trovare un qualcosa che accomuna la figura del Gesù cristiano e quella del Perseo greco. Per intenderci, se un cristiano potesse ipoteticamente incontrare un babilonese e gli dicesse “quando noi parliamo della visione di Ezechiele riguardante una scala che sale verso il cielo non

proponiamo niente di diverso da ciò che voi dite della camera

celeste di Inanna” non vuol dire che la scala vista da Ezechiele

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sia la camera celeste di cui parlano tanti racconti su Inanna. Significa che in entrambi i casi vengono attribuiti ai due personaggi elementi ‘celesti’. E’ un ‘creare un ponte’ tra le due culture per rendere l’ una più accetabile dall’ altra. La differenza è abissale.Lo speaker nel documentario poi prende in giro i fondamentalisti

cristiani, e li non possiamo che ridere della ottusità di alcuni personaggi che davvero hanno vissuto per secoli con una unica verità derivante dalla fede. C’ è da dire però che questo atteggiamento è comune a quasi tutte le religioni. Anche questo passaggio di scherno comunque contiene un errore. Si dice ‘ragazzi questa gente è davvero convinta che il mondo abbia 12000 anni’. Non è esatto… secondo il fondamentalismo cristiano il mondo avrebbe ora circa 6000 anni. Infatti alla fine del XIX secolo il vescovo teosofo Lightfoot calcolava che il mondo era stato creato alle 9 del mattino del 23 Ottobre 4004 a.C e gli facevano eco prelati a spiegare che “essendo Dio onnipotente nulla Gli impediva di aver creato il mondo con le mummie”. La cosa è ancora più grave, certo, ma denota che lo speaker (e chi ha curato il documentario) è male informato sul fondamentalismo cristiano.Ancora una volta il documentario cerca di attribuire ad altri

personaggi le caratteristiche di Gesù portando avanti delle analogie. Stavolta (minuto 33.20) il personaggio scelto è Giuseppe, figlio di Giacobbe. Mai errore poteva essere più grande per il documentario. Qui le similitudini sono davvero riadattate per chi è abituato solo a leggere senza ragionare.· Si parla di una nascita miracolosa di Giuseppe, della quale

non troviamo traccia.· Si dice che Giuseppe aveva 12 fratelli e Gesù 12 discepoli;

invece Giuseppe era il penultimo dei 12 figli di Giacobbe, quindi aveva 11 fratelli.· Fu venduto per 20 monete, e Gesù per 30. Qui sorvoleremmo ma a

parte il numero di monete diverso (che rende la similitudine molto labile) bisogna notare che Giuseppe fu venduto perché gli altri

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fratelli volevano ucciderlo per gelosia ma Ruben il primogenito si oppose. Gesù fu venduto per motivi completamente diversi.· Entrambi furono venduti da un personaggio che si chiama Giuda.

E qui niente da dire se non che il nome Giuda era il più diffuso all’ epoca assieme, appunto, a Giuseppe (Yussuf).· Viene detto che Giuseppe iniziò a ‘lavorare’ (senza spiegare

in che modo) a 30 anni e così anche Gesù iniziò a predicare a 30 anni. Ho consultato 3 bibbie diverse e non c’ è riferimento in Genesi 37-50, che trattano della vita di Giuseppe, a una età di 30 anni alla quale possa aver ‘lavorato’ in qualunque maniera.

Lo speaker termina questa sezione con ‘il parallelo potrebbe andare avanti all’ infinito’. Certo, se si inventano le cose anche oltre l’ infinito.Giungiamo quindi al rush finale della prima parte di Zeitgeist,

e finalmente l’ autore ha il coraggio di dire a cosa vuole arrivare: esiste una prova non biblica dell’ esistenza di Gesù? No. Ora, il documentario afferma che al tempo di Gesù c’ erano almeno 40 storici illustri che hanno lasciato una marea di materiale, e nessuno parla di Gesù. Per non analizzare tutti i personaggi basta prenderne in esame 3. Ho scelto Petronio, Seneca

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e Tacito.

Petronio visse tra il 14 e il 66, nato a Cuma, in Campania, e non ha niente a che vedere con la storia di Gesù che si svolge in Galilea. Non si capisce perché né come avrebbe dovuto o potuto raccontare di Gesù del quale probabilmente non avrebbe nemmeno conosciuto l’ esistenza (inquanto contemporaneo – ricordiamo che noi adesso conosciamo i personaggi sparsi per il mondo grazie ai media, che all’ epoca non esistevano).Seneca era nato in Spagna a Cordoba e visse tra il 4 e il 65.

Visse i primi anni della sua vita a Cordoba, poi qualche anno a Roma, poi visse dal 26 al 31 in Egitto, e al suo ritorno a Roma fu esiliato in Corsica fino al 49 anno in cui fece ritorno a Roma e incontrò il bambino Nerone del quale fu tutore fino alla sua investitura. Visse sempre a Roma e morì nel 65. Anche lui, come Petronio, non avrebbe avuto modo di conoscere la figura di Gesù, le cui opere (che coprono solo 3 anni)si svolgevano nel periodo del suo esilio in Egitto.Riguardo a Tacito possiamo dire che era nato a Roma nel 55

(alcuni dicono nell’ odierna Terni nel 57) e morì nel 117 (o nel 123). Avendo vissuto dopo gli anni di Gesù, almeno cronologicamente avrebbe potuto essere a conoscenza della figura, quantomeno da annali dell’ impero romano. Ma Tacito era nato a Roma e i suoi scritti riguardano quasi per intero la vita di

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personaggi romani. La sua opera più grande sono gli Annali in cui parla dell’ intervallo di tempo tra Augusto (morto nel 14) e Domiziano (morto nel 96).Tacito non visse mai fuori da Roma se non verso la fine della

sua vita quando fu governatore in Anatolia.E’ proprio in questo periodo che Tacito reda i suoi annali. E

paradossalmente nel 15° capitolo esiste un paragrafo che sembra smentire, come vedremo tra poco, chi ha redatto il documentario.La ricerca condotta da chi ha redatto Zeitgeist in materia di

prove sull’ esistenza di Gesù contiene 2 errori fondamentali:1) si aspetta di trovare racconti su Gesù poco dopo la sua

morte, mentre sarebbe più ovvio andare a pescare nei testi scritti molti anni dopo, diciamo nell’ arco di un secolo, durante il quale la storia di Gesù si sarebbe diffusa nelle varie province dell’ impero romano;2) non tiene conto di alcuni testi non cristiani del II secolo

che fanno riferimento alla figura di Gesù, alcune volte chiamato solo con il suo nome (e quindi costituiscono prove parziali inquanto non si può essere certi che si parli proprio di quel Gesù) e altre volte chiamato ‘Gesù noto il Cristo’ o solo ‘Cristo’.Esempi di questi testi sono il Testimonium Flavianum di Giuseppe

Flavio, che riporta due passi cruciali:1. “convocò il sinedrio a giudizio e vi condusse il fratello di

Gesù, detto il Cristo, di nome Giacomo, e alcuni altri,

accusandoli di trasgressione della legge e condannandoli alla

lapidazione”;2. “Ci fu verso questo tempo Gesù, uomo saggio, se pure bisogna

chiamarlo uomo: era infatti autore di opere straordinarie, maestro

di uomini che accolgono con piacere la verità, ed attirò a sé

molti Giudei, e anche molti dei greci. Questi era il Cristo. E

quando Pilato, per denunzia degli uomini notabili fra noi, lo punì

di croce, non cessarono coloro che da principio lo avevano amato.

Egli infatti apparve loro al terzo giorno nuovamente vivo, avendo

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già annunziato i divini profeti queste e migliaia d’altre

meraviglie riguardo a lui.”Anche l’ opera ‘Dialoghi con Trifone il giudeo’ di Giustino

contiene un passo importante:“È sorta un’ eresia senza Dio e senza Legge da un certo Gesù,

impostore Galileo; dopo che noi lo avevamo crocifisso, i suoi

discepoli lo trafugarono nottetempo dalla tomba ove lo si era

sepolto dopo averlo calato dalla croce, ed ingannano gli uomini

dicendo che è risorto dai morti e asceso al cielo.”.Veniamo ora agli Annali di Tacito.Il 15° capitolo contiene un paragrafo che recita:“L’autore di questa denominazione, Cristo, sotto l’impero di

Tiberio (imperatore dal 14 al 37 d.C.), era stato condannato al

supplizio dal Procuratore Ponzio Pilato; ma, repressa per il

momento, l’esiziale superstizione erompeva di nuovo, non solo per

la Giudea, origine di quel male, ma anche per l’ Urbe, ove da ogni

parte confluiscono tutte le cose atroci e vergognose”.Eppure nel documentario Tacito figura nella lista dei famosi

scrittori che non avrebbero lasciato segni riguardo a Gesù.Esistono poi alcuni scritti greci e di altre regioni del

medioriente che, pur non nominandolo, sembrano far riferimento a Gesù con alcuni epiteti. Sarei tentato, visto che un epiteto non sempre è identificativo di una persona, di non includere questi passaggi nella mia analisi, ma siccome Zeitgeist in tantissimi passaggi fa il gioco delle somiglianze basandosi proprio su epiteti (come nel caso di Mithra etc) reputo sia giusto per almeno un caso molto evidente fare lo stesso gioco.Si tratta di una frase tratta da una lettera di Mara bar

Serapion, storico siriano, databile a prima del 70.La lettera riporta scritta una sua considerazione contro i

giudei: “A che cosa è servito ai giudei uccidere il loro saggio re, visto che il regno è stato poi tolto loro”. Ricordando che Gesù, in croce, aveva sulla testa l’ iscrizione di scherno ‘Jesus Nazarenus Rex Iudeorum’ (Gesù Nazareno re dei Giudei) è

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auspicabile pensare che la frase stia parlando proprio di Gesù.Il caso più ecclatante comunque ci viene da Celso, notissimo per

le sue polemiche con i Cristiani. Celso, vissuto nel II secolo, sosteneva che Gesù fosse nato da adulterio, e che i suoi ‘miracoli’ erano il frutto di magie e stregonerie esoteriche apprese in Egitto.Due sono i suoi passaggi più importanti, talmente espliciti che

ci chiediamo come chi ha creato Zeitgeist non ne sia a conoscenza:1. “Gesù raccolse attorno a sé dieci o undici uomini sciagurati,

i peggiori dei pubblicani e dei marinai, e con loro se la svignava

qua e là, vergognosamente e sordidamente raccattando provviste”;2. “Colui al quale avete dato il nome di Gesù in realtà non era

che il capo di una banda di briganti i cui miracoli che gli

attribuite non erano che manifestazioni operate secondo la magia e

i trucchi esoterici. La verità è che tutti questi pretesi fatti

non sono che dei miti che voi stessi avete fabbricato senza

pertanto riuscire a dare alle vostre menzogne una tinta di

credibilità. È noto a tutti che ciò che avete scritto è il

risultato di continui rimaneggiamenti fatti in seguito alle

critiche che vi venivano portate”Celso in questa ultima frase riconosce quindi l’ esistenza della

PERSONA di Gesù ma non la sua FIGURA, e accusa i Cristiani di aver ‘fabbricato ad arte’ un culto inventando o esagerando le vicende di tale persona.Zeitgeist si chiude parlando della politicizzazione della

religione tramite il Concilio di Nicea. Lo fa introducendo una frase di Thomas Paine:“La religione Cristiana è una parodia del culto del Sole. Hanno

messo una figura umana al posto del Sole e lo adorano come

originariamente si adorava il Sole.”Si parla poi del fatto che per 1600 anni, dal Concilio in poi,

il Vaticano ha mantenuto il potere sugli uomini, sui regni, e si è macchiato di gravissime colpe abusando del suo potere di controllo.

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Personalmente siamo convinti che la religione Cristiana abbia creato tantissimi danni al mondo, e che sia effettivamente nata, tramite l’ Ebraismo, da un riassunto di precedenti culti, ma non da quello del Sole. Nessuna civiltà ha adorato il Sole come astro, ma come simbolo di una o più divinità. Dire ‘il Dio-Sole’ era attribuire a una particolare divinità la massima importanza.Successe per Ra e successivamente per Horus in Egitto, per Assur

in Assiria, per Teshub nel regno Accadico, per Viracocha nel Mexico, per Marduk a Babilonia, e in ogni altra forma di culto nella storia della civiltà umana. Addirittura contemporaneamente, a seconda del centro di culto, lo stesso titolo veniva dato a più divinità.La religione Cristiana nasce da una evoluzione dell’ Ebraismo

che ‘demonizzò’ gli dei mesopotamici eleggendo ad unico Dio una divinità di stirpe enlilita (di origine sumerica quindi) tra il 1700 e il 1400 a.C. La ‘base mitologica’ narrata dalla religione Ebraica (Vecchio Testamento) non era altro che il condensato di storie più antiche narrate da sumeri, accadi, ittiti e babilonesi. Ma il Cristianesimo (Nuovo Testamento) nasce da una figura della quale Zeitgeist ha cercato, senza riuscirci a causa dei tantissimi errori, di negare l’ esistenza storica. Per quanto riguarda il Concilio di Nicea è giusto dare a Cesare quel che è di Cesare e riconoscere, come afferma il documentario, che prima del Concilio esistevano almeno 4 tipi di Cristianesimo, e che il Cattolicesimo attuale nacque proprio a Nicea quando l’ imperatore Costantino costrinse i vescovi a decidere quali libri sarebbero dovuti essere la base della nuova religione.I libri non scelti vennero chiamati ‘apocrifi’, molti vennero

bruciati. Chi non si atteneva ai nuovi dettami cattolici veniva chiamato eretico e perseguitato.Non solo, fu proprio a partire dal Concilio di Nicea, convocato

dall’ imperatore Costantino I, che iniziò a delinearsi uno dei punti fondamentali del potere cristiano-cattolico/romano: il dogma della Trinità.

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Fino ad allora la dottrina cattolica contemplava un Dio padre, un suo emissario in terra, Gesù Cristo, e uno spirito ispiratore, lo Spirito Santo, per mezzo del quale Gesù operava in terra il volere di Dio.L’ impero romano, ormai totalmente affiliato alla religione

neonata, non aveva nessun ruolo nella vita religiosa fino a quel momento. Era visto come una sorta di ‘longa manus’ del potere religioso, ma niente di più. Fu il dogma della Trinità, col quale si affermava che Gesù è della “stessa sostanza del Padre” e che “Dio è uno solo, unica e assolutamente semplice è la sua Sostanza, ma comune a tre Persone uguali e distinte”, a fare dell’ Imperatore il rappresentante di Dio in terra. Se la religione aveva scopo di amministrare le anime dei cristiani, l’ Impero aveva lo scopo di amministrarne la vita di tutti i giorni.

Parte 3: Considerazioni finaliVorrei concludere questa trattazione riprendendo il concetto che

ho espresso all’ inizio: Zeitgeist vuole cancellare una verità, quella propinata dalla religione Cristiana, non per renderci liberi, ma per inculcarne un’ altra nella mente di chi vede il filmato.Lo fa per un motivo ben preciso: la prima parte, che qui abbiamo

analizzato, serve solo come lunga ‘preparazione’ per creare nel pubblico lo status mentale adatto per diffidare di istituzioni e organizzazioni di potere.Tutto ciò serve per introdurre le altre parti del filmato,

riguardanti l’ 11 Settembre e i giochi di potere del governo degli Stati Uniti, nelle quali si sosterrà che l’ attentato dell’ 11 Settembre 2001 è stato un autoattentato organizzato da un governo ombra statunitense per giustificare la guerra in Afghanistan.Lascio a chi è più ferrato di me in materia l’ analisi di questi

argomenti, ma mi auguro che chi vorrà cimentarsi tenga conto del gioco sporco e delle bugie adoperate da Zeitgeist nel trattare la prima parte.

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Zeitgeist prima di affrontare il discorso del concilio di Nicea afferma:“La Cristianità, appunto, non si basa sulla verità”.Aggiungerei: “Zeitgeist nemmeno”.

Nota: Metodo di questo documentoIl sito ufficiale di Zeitgeist (www.zeitgeistmovie.com) contiene

una sezione Question/Answers nella quale i redattori prevengono ogni possibile diatriba sostenendo che il loro lavoro verrà attaccato parte per parte da ‘debunkers’ utilizzando metodi scorretti. Questa premessa serve a chi ha redatto il documentario per poter ‘fare la vittima’ e, a ogni obiezione, dire: ‘ecco lo sapevamo’.E’ bene chiarire come avviene il dibattito tra 2 correnti di

verità, cosa siano i debunkers, e cosa siano i complottisti/revisionisti. Un complottista, nel caso specifico chi ha redatto Zeitgeist, sostiene che determinate verità siano fasulle, create ad hoc per un determinato scopo, per lo più quello di obnubilare le menti o mantenere la gente sotto controllo. Non ultimo, nascondere determinati fatti creando versioni alternative.Il debunker, è colui che contrasta le tesi dei complottisti,

cercando le falle del loro ragionamento e fornendo motivazioni (più o meno valide) ai punti chiave della teoria ufficiale.Potremmo fare vari esempi:· Verità ufficiale: L’ uomo è andato sulla Luna / Tesi

complottista: lo sbarco sulla Luna è un falso / Tesi debunker: lo sbarco sulla Luna è un dato di fatto;· Verità ufficiale: Nella 2a guerra mondiale son stati uccisi 6

milioni di ebrei / Tesi revisionista: i forni crematori e le camere a gas sono dei falsi storici / Tesi debunker: l’ Olocausto è un dato di fatto; E’ bene notare che spesso i complottisti/revisionisti affermano,

e questo a ragione, che non ci si può basare solo su testi ufficiali e ‘ortodossi’ per le proprie analisi storiche perché

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potrebbero essere contaminati a seguito del solito discorso ‘la storia la fanno i vincitori’, cioè, come avvenne nel medioevo, chi ha il potere potrebbe eliminare fonti o proibirne l’ accesso quando queste sostenessero tesi contrarie o raccontassero storie diverse.Sia i revisionisti/complottisti sia i debunkers effettuano

ricerche su svariato materiale e ognuno adduce delle prove a sostegno del suo ragionamento.C’ è da dire però che raramente l’ establishment, cioè il

circuito ufficiale od ortodosso, riconosce la validità di fonti usate da revisionisti.E’ il caso per esempio della lunghissima diatriba sulla

datazione delle piramidi e della sfinge egizia.Nel caso di Zeitgeist, nella pagina delle Q/A, i redattori

mettono le mani avanti sostenendo che i debunkers hanno un classico metodo di procedere, e che quindi le loro opposizioni non saranno da tener conto.Vediamo quale sarebbe questo ‘classico metodo’:

· They attack / marginalize the messengers:I have read countless posts where rather than reading any of the

knowledge produced by a particular scholar, they simply dig up or

invent some “flaw” in regard to that person and dismiss their work

based on that association

Loro attaccano il ‘messaggero’:Ho letto innumerevoli posts in cui anzi che leggere il materiale

prodotto da un particolare studioso, loro semplicemente inventano

qualche ‘falla’ riguardo a quella persona e scartano il suo lavoro

in base a ciò.

E’ bene chiarire che questo articolo non si comporta così.In nessun caso siamo andati a cercare falle nella storia o l

attendibilità di una fonte. Siamo semplicemente sostenitori del

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principio per cui è sempre meglio andare a vedere i testi antichi che le loro rielaborazioni o interpretazioni, ma allo stesso tempo non invalidiamo una traduzione o una interpretazione se questa non si discosta troppo dall’ etimologia dei termini e non va in contrasto con fonti più antiche e originali. Per esempio critichiamo la data attribuita a Krishna del 900 a.C. solo perché il calendario vedico dichiara esplicitamente che la data di morte di Krishna è il 3102 a.C.

· They do no real research:Based on what I have seen, 95% of all “debunkers” who claim the

information in Part 1 is unfounded have never opened anything

other than the Bible and an Encyclopedia.[…] The other 5% have

blindly read Establishment, Apologist literature on the Internet

and nothing more

Loro non fanno vera ricerca:Da quel che ho visto, il 95% di tutti i debunkers che ritengono

le informazioni della prima parte infondate non ha letto altro che

la Bibbia e qualche Enciclopedia […] Il rimanente 5% ha letto

ciecamente materiale di Establishment, materiale apologetico su

internet, e niente di più.

Anche qui ci tengo a precisare che il sottoscritto è un revisionista storico, studioso e ricercatore di mitologia e storia alternativa, seguace delle teorie Sitchiniane (non si può certo dire che sia Establishment) e che non usa enciclopedie. La mia libreria virtuale è fatta di centinaia di links che vanno dai siti NewAge a quelli ufficiali, la mia libreria cartacea va dai libri di Z.Hawass e M.Lehner fino a quelli più analitici e alternativi di R.Bauval, M.Cremo, e Z.Sitchin.Quindi questo documento non rientra nemmeno in questo secondo

punto.

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· They blindly ask “Where are the ‘Primary Sources’?”or ancient original texts. These individuals declare that ‘If we

cannot see it in the original texts, then it cannot be known as

true’.

Loro ciecamente chiedono “Dove sono le fonti originali?”Questi individui dichiarano che se una nozione non è presa da

testi originali non può essere vera.

Nemmeno in questo caso l’ articolo si comporta così.L’ articolo in alcuni punti accusa il documentario di non dare

fonti, ma sostiene allo stesso tempo che le ricerche fatte nella stesura dell’ articolo non hanno trovato nessun riscontro di quelle nozioni. Non solo, a volte, come nel caso di E.Shurè, segnala che questo scrittore, che è stato usato come fonte, nel suo libro a sua volta non fornisce fonti per le sue asserzioni riguardo Devaki. Riconosciamo tra l’ altro che l’ analisi storica, e soprattutto la decifrazione di codici, steli e graffiti, è più un lavoro interpretativo e di ragionamento che letterario. Se così non fosse non potremmo sostenere le tesi di Sitchin, il più grande esempio di ragionamento ed associazione tra le varie idee, culti, miti, prove e indizi, che la ricerca ‘alternativa’ abbia mai conosciuto.

· They projected their own subjective interpretation of a piece of information by using “semantic manipulation”. Rather than making an objective assessment about presented

information in context, situations are narrowly defined and

adapted to the debunkers cause by redefining the terms by which

the meaning is extrapolated.

Loro proiettano le proprie interpretazioni soggettive di una informazione usando una ‘manipolazione semantica’.

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Piuttosto che fare una analisi oggettiva dell’ informazione

presentata nel suo contesto, le situazioni vengono adattate e

definite in relazione alla ‘causa’ dei debunkers tramite la

ridefinizione dei termini estrapolandone il significato.

Anche in questo caso il nostro articolo supera la prova. Infatti quando si tratta di informazioni linguistiche l’ articolo va a vedere l’ etimologia di un termine, la radice linguistica, e fa considerazioni basate sulla conoscenza della lingua. Non si cercano significati precisi ma si utilizzano quelli etimologici certi. Altresì, come nel caso di Mosè, si segnalano errori concettuali (Mosè che viene tradotto in ebraico nonostante la scena si svolga in Egitto) o di traduzione.

C’ inoltre da dire che tutto il documentario è un riadattamento e una selezione di fonti in modo che diano sostegno alla tesi del complottista. E’ per esempio il caso di Krishna nato da una vergine: si cita una nozione di Shurè che si basa su una frase ‘o tu vergine e madre’, ma non si cita la Mahabharata che dichiara che Krishna è l’ ottavo figlio di Devaki. Si sostiene che Krishna visse in India nel 900 a.C. ma si omette che i testi vedici dichiarano che la morte di Krishna avvenne del 3102 a.C.In sostanza si accusa il ‘debunker’ di fare un gioco sporco che

il complottista fa per primo. E anche in quest’ ultimo caso il nostro articolo si comporta in maniera diversa da quella auspicata.Riassumendo, pensiamo di non rientrare nella categoria dei

‘debunkers scorretti’ descritta dal sito di Zeitgeist, riteniamo che la nostra analisi sia condotta in maniera corretta e adeguatamente approfondita, e riteniamo sia doveroso segnalare quando il documento dice qualcosa di giusto ma soprattutto quando fornisce nozioni errate.Siamo aperti, in qualsiasi momento, al dialogo. Non premettiamo

niente, non mettiamo le mani avanti riguardo a niente. Ma siamo

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consapevoli che una verità ufficiale che riteniamo sbagliata debba essere combattuta con argomenti giusti, metodi corretti, e informazioni attendibili.

Bibliografia:· Assiro-Babilonesi (A.Caubet / P.Pouyssegur)· Le opere dei faraoni (H.Stierlin)· Antiche civiltà (National Geographic)· Sumeri (A.Parrot)· I sumeri (G.Pettinato)· Le religioni monoteiste (M.Mineo)· L’ epopea di Gilgamesh (Fabbri Editore – i grandi classici)· Archeologia eretica (L.Burgin)· Il mistero di Orione (R.Bauval)· Misteri antichi (M.Baigent)· L’ altra genesi (Z.Sitchin)· Le astronavi del Sinai (Z.Sitchin)· Spedizioni nell’ altro passato (Z.Sitchin)· Dizionario delle dinastie faraoniche (C.Roehrig / F.Serino)· Magia e iniziazione nell’ antico Egitto (R.Lachaud)· Egitto esoterico (E.Hornung)· Induismo – diz. di storia, cultura e religione (A.Dallapiccola)· Induismo (C.Pieruccini / G.Boccali)· Mitra-Varuna (G.Dumezil)· Mitra (R.Merkelbach)· Mahabharata· Storia e geografia della Terrasanta (G.A.Smith)

Siti consultati:· Biblioteca Pleyades manuscripts:http://www.bibliotecapleyades.net/esp_ciencia_ancientmanuscripts.htm#contents· Lybrary of Halexndria - ancient texts:http://www.halexandria.org/dward374.htm· Bible Gateway search: http://www.biblegateway.com/· Shrine of Inanna: http://inanna.virtualave.net/inanna.html· Gateways to Babylon: http://www.gatewaystobabylon.com/· Etana - World's largest portal of neareast culture:http://www.etana.org/abzu/· Exploring Neareast Cultures: http://eawc.evansville.edu/nepage.htm· Universo online: http://www.universonline.it· Sky Maps: http://www.skymap.org· Advaita Vedanta: http://www.vedanta.it/· Glossario Sanscrito: http://www.ramana-maharshi.it/· Mithra Deo Soli Invictus: http://www.rajayoga.it/mithra/introduzione.htm· Mithras: http://www.bizstore.f9.co.uk/indexmithras.htm

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· Enciclopedia dell antico:http://www.einaudiscuola.it/enciclopedia_antico/enciclopedia_home.html· Catholic Encyclopedia: www.newadvent.org/cathen· Atrocultura:http://astrocultura.uai.it/personaggi/corsali/costellazione.htm

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Alessandro Demontis nasce a Sassari nel 1974, dal 2005 risiede nel Lazio. E' chimico industriale e lavora come progettista presso una multinazionale leader nel campo del' ingegneria impiantistica.Da sempre appassionato di esoterismo e religioni, nel corso di oltre 20 anni si é interessato di teoria e ritualistica magica, storia delle religioni ebraica e cristiana, religione animista, archeologia misterica, linguistica, glottologia, e dal 2001 si interessa della teoria di Zecharia Sitchin, della quale é il più profondo conoscitore in Italia.Ha scritto tantissimi articoli di analisi religiosa, linguistica, archeologica e mitologica, particolarmente son stati apprezzati i suoi articoli 'La nascita di Yahweh', ' La nascita di Satana', 'Il diluvio universale', 'Origine della civiltà sarda', nonché il lunghissimo articolo 'Il sigillo sumero VA243', il più approfondito studio sull' argomento, ove vengono discusse tutte le critiche mosse all' interpretazione di Sitchin di questo reperto.Ha studiato iscrizioni etrusche con il prof. Massimo Pittau dell' Università di Sassari e, da autodidata, la lingua sumera cuneiforme e traslitterata.

Ha pubblicato i libri:– Mille cose nascoste– Nibiru e gli Anunnaki–

e ha in corso di pubblicazione il suo primo libro di testi Sumeri tradotti e commentati (con dizionario essenziale).Il suo prossimo libro 'Il fenomeno Nibiru', in due volumi, é la più corposa opera riguardante la teoria di Zecharia Sitchin, che raccoglie tutti gli indizi e le scoperte a sostegno (in campo scientifico, archeologico, geologico) e le analisi di tutte le critiche mosse alla teoria.

E' amministratore del più completo gruppo relativo alla teoria di Zecharia Sitchin su Facebook: Zecharia Sitchin – Italiahttp://www.facebook.com/#!/group.php?gid=57267336893&ref=ts

I suoi articoli possono essere consultati e scaricati liberamente nel suo sito: http://gizidda.altervista.org/

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