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Sviluppo urbano sostenibile: l’importanza della rigenerazione e valorizzazione degli spazi aperti All’interno del dibattito sullo sviluppo urbano sostenibile, tenutosi nell’ultimo ventennio, un'interessante spunto è dato dalla metafora del "metabolismo urbano" (Kennedy et al., 2007) (1) volta a interpretare i sistemi urbani come processi metabolici in analogia con gli organismi viventi. Il ricorso a tale analogia intende rendere il processo pianificatorio più rispondente alle attuali sfide imposte dai vincoli ambientali, ma la sua adozione implica una maggiore consapevolezza sia su strumenti (approcci interpretativi e teorici presi in prestito da altre discipline) che su aspetti (risorse in input e output e spazi per la loro fornitura e smaltimento finalizzati al benessere dei cittadini e alla resilienza della città) fino ad ora molto trascurati. Gli attuali modelli di pianificazione, sono ancora lontani dalla logica eco-sistemica e dalla commisurazione tra domanda e offerta di Ecosystem Services (ES) (Costanza et al., 1997; Daily et al., 1997; De Groot et al., 2002), perseguendo, infatti, quella del disaccoppiamento urbano-rurale che sta determinando la progressiva appropriazione urbana di vaste aree deputate alla fornitura di ES vitali (es. l’energia, l’acqua e il cibo http://www.inusalerno2013.it/inu/attachments/article/76/62%20Rovai-Fastelli-Monacci-Pucci_Tema%201.pdf

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Metabolismo urbano ed ecosystem services nella pianificazione degli spazi aperti: un’ipotesi per la Piana di Lucca di Massimo Rovai*, Laura Fastelli **, Francesco Monacci***, Federico Pucci**** Sviluppo urbano sostenibile: l’importanza della rigenerazione e valorizzazione degli spazi aperti All’interno del dibattito sullo sviluppo urbano sostenibile, tenutosi nell’ultimo ventennio, un'interessante spunto è dato dalla metafora del "metabolismo urbano" (Kennedy et al., 2007) (1) volta a interpretare i sistemi urbani come processi metabolici in analogia con gli organismi viventi. Il ricorso a tale analogia intende rendere il processo pianificatorio più rispondente alle attuali sfide imposte dai vincoli ambientali, ma la sua adozione implica una maggiore consapevolezza sia su strumenti (approcci interpretativi e teorici presi in prestito da altre discipline) che su aspetti (risorse in input e output e spazi per la loro fornitura e smaltimento finalizzati al benessere dei cittadini e alla resilienza della città) fino ad ora molto trascurati. Gli attuali modelli di pianificazione, sono ancora lontani dalla logica eco-sistemica e dalla commisurazione tra domanda e offerta di Ecosystem Services (ES) (Costanza et al., 1997; Daily et al., 1997; De Groot et al., 2002), perseguendo, infatti, quella del disaccoppiamento urbano-rurale che sta determinando la progressiva appropriazione urbana di vaste aree deputate alla fornitura di ES vitali (es. l’energia, l’acqua e il cibo) (Gómez-Baggethun et al., 2013). Una pianificazione attenta all’offerta di ES a scala locale (Rovai et al., 2010), quindi, dovrebbe adottare strategie per la conservazione, riqualificazione e valorizzazione degli spazi aperti delle aree urbane e periurbane al fine di ridurre l’impronta ecologica e il debito ecologico delle città, rafforzandone la resilienza (Barthel et a., 2013) e migliorando la salute e la qualità della vita dei cittadini; tutto ciò supportando politiche territoriali orientate ad un minor consumo di suolo secondo la strategia del delinking territoriale (Ferlaino et al., 2009). Inoltre, una pianificazione sostenibile dovrebbe essere capace di integrare diversi aspetti (dal paesaggio alla difesa del suolo, dallo sviluppo locale alla protezione degli ecosistemi) anche mediante il coinvolgimento diretto delle comunità locali secondo una logica di “good governance” (Ostrom et al., 1999). Le amministrazioni pubbliche dovrebbero, dunque, perseguire la regolazione del metabolismo urbano (Dakhia et al., 2010) con politiche (ambientali, energetiche, alimentari, territoriali e dei trasporti) inclusive che tendano a massimizzare il benessere dei cittadini e lo sviluppo economico, limitando la produzione di rifiuti e inquinanti nonché l’uso di risorse non riproducibili. All'interno delle politiche volte a regolare il metabolismo urbano, particolare rilevanza sta assumendo il tema dell’approvvigionamento di cibo (Sonnino, 2009), questione complessa che implica la combinazione di diverse fasi (produzione, distribuzione, consumo, smaltimento dei rifiuti) per la soddisfazione di bisogni materiali e immateriali dei cittadini molto differenti e articolati e in continua evoluzione. L’attivazione di processi di pianificazione sul cibo e la conseguente elaborazione di politiche alimentari urbane e regionali sta, sempre più, interessando diverse realtà internazionali (Londra, Amsterdam, New York, San Francisco, Bristol, Oakland, ecc.) e nazionali (Milano, Pisa, ecc.). Per un superamento dell’approccio tradizionale alla pianificazione degli spazi aperti: il caso della Piana di Lucca Di seguito presentiamo alcune elaborazioni svolte nell’ambito del processo di revisione del Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Lucca e, in particolare, alcune riflessioni scaturite dalla lettura degli strumenti urbanistici di livello comunale che concepiscono ancora il territorio come uno spazio suddivisibile in "aree piene" (urbanizzate) e in "aree vuote" (spazi aperti) disponibili all'edificazione (2).

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Nel corso degli ultimi decenni, nell’area in esame, si è innescato un intenso processo di dispersione insediativa che ha generato una progressiva frammentazione degli spazi aperti/agricoli con una conseguente perdita della loro funzionalità produttiva e creato vere e proprie “enclave” agricole nel tessuto urbanizzato (aree agricole intercluse). Tale assetto conferisce a queste aree una nuova rilevanza per la fornitura di servizi eco-sistemici e per lo sviluppo di strategie di rafforzamento per l’approvvigionamento di cibo locale tali da rendere assolutamente necessaria una loro efficace tutela e valorizzazione in senso multifunzionale. Dall'analisi degli attuali strumenti urbanistici comunali (Lucca e Capannori), a fronte del riconoscimento del suddetto valore tra i principi affermati nei Piani Strutturali (PS), abbiamo però riscontrato una totale disattenzione nelle norme contenute nei Regolamenti Urbanistici (RU). Infatti, pur rilevando nei PS il riconoscimento del ruolo di presidio ambientale e sociale svolto dalle aziende agricole e più in generale dall’agricoltura, ad un’analisi dettagliata degli impatti delle previsioni urbanistiche emerge che le norme definite dai RU continuano a perseguire la logica della dispersione insediativa e della ulteriore frammentazione degli spazi aperti. Queste le principali contraddizioni emerse dall’analisi condotta: ° le previsioni di nuova urbanizzazione non rispettano la configurazione catastale delle particelle, né

l’assetto delle sistemazioni idraulico-agrarie, interrompendo così la continuità del tessuto rurale con una progressiva perdita di valore agronomico dei suoli;

° le aree agricole intercluse non sono oggetto di specifici progetti di valorizzazione territoriale, né di processi partecipativi che coinvolgano gli stakeholders (landmanagers and citizens);

° il verde urbano viene privilegiato come soluzione progettuale cui destinare gli spazi aperti urbani. Tale approccio sminuisce il ruolo degli spazi aperti nel miglioramento del benessere dei cittadini, non riconoscendo tutte le importanti funzioni (es. mantenimento dei valori culturale e storico-identitario, ecc.) che le aree agricole intercluse possono assolvere in aggiunta alla classica funzione socio-economica della produzione di cibo (locale). Occorre inoltre considerare che la tendenziale preferenza per la realizzazione del verde urbano, anche a discapito di spazi agricoli produttivi genera nuovi costi pubblici legati agli oneri di espropriazione nonché alle spese di realizzazione, manutenzione e gestione del verde stesso. Nonostante questi fenomeni degenerativi, l'area di studio proprio per la coesistenza di un'elevata densità abitativa, di una forte frammentazione dell'urbanizzato e di una presenza ancora importante dell’attività agricola, malgrado gli evidenti segnali di abbandono dei terreni degli ultimi anni, si presenta come un "laboratorio" interessante per sperimentare nuovi approcci per la pianificazione degli spazi aperti. Tra le strategie messe in campo particolare attenzione va dedicata alle proposte che, relativamente ai territori periurbani, puntano a introdurre il concetto di standard di ruralità all’interno degli strumenti urbanistici comunali. Quest’ultimo traendo spunto da alcune esperienze recenti (Magnaghi, 2010; Mininni, 2012) è stato definito come la quantità minima di spazio agricolo e/o di servizi rurali che spetta a ogni abitante affinché una determinata zona sia abitata in maniera sostenibile. Nel caso in esame ci si è limitati a ipotizzare due possibili servizi rurali da introdurre nel RU: ° Aree da dedicare a orto sociale con lo scopo di contribuire al miglioramento della qualità e della

vivibilità degli insediamenti attraverso l'integrazione tra la residenza e l'attività agricola di tipo hobbistico;

° Aree da dedicare ad agricoltura multifunzionale con lo scopo di potenziare i circuiti per l’approvvigionamento di cibo locale (es. filiera corta, mercati contadini, GAS, ecc.), la promozione di nuove attività e servizi (es. didattiche, ricreative, culturali) legati alla multifunzionalità dell’agricoltura e il presidio del territorio (es. salvaguardia idrogeologica, tutela del paesaggio, riciclo dell’acqua, ecc.).

La localizzazione degli interventi si è basata anche sull’analisi del tessuto insediativo, infatti per gli orti sociali sono state individuate le aree agricole e altre aree già destinate a verde urbano (ipotizzandone, dunque, un cambiamento d’uso) in zone densamente popolate, mentre per le aree da dedicare all’agricoltura multifunzionale sono state prese in considerazione le zone agricole intercluse con una prevalente presenza di imprenditori agricoli professionali. In generale oltre a una specifica localizzazione, la realizzazione di queste nuove progettualità necessita anche di un adeguato supporto da parte della pubblica amministrazione per:

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° attivare e sviluppare reti del cibo locale cercando di favorire l’incontro tra domanda (cittadini, scuole,

ecc.) e offerta (agricoltori locali); ° favorire il cambiamento culturale degli imprenditori agricoli, ancora tendenzialmente legati a un modello

tradizionale di agricoltura che ha nel mercato (globale) e nelle economie di scala il riferimento ideale.

Conclusioni La costruzione di un rapporto di maggiore equilibrio tra la pressione antropica e l’uso delle risorse costituisce la base stessa della resilienza delle città e del territorio perché capace di assicurare un orizzonte di vita in equilibrio tra bisogni e dotazione di capitale naturale (Arrow et al., 1995). In tal senso, gli spazi aperti e le aree agricole assumono un ruolo essenziale nella matrice ambientale del territorio e necessiterebbero di norme dettagliate riferite al territorio agricolo e paesaggi rurali capaci di qualificare il territorio in modo integrato (complesso sistema di risorse naturali, ambientali e paesaggistiche) e di favorirne un’adeguata fruizione oltre alla fondamentale funzione produttiva. La teoria degli Ecosystem Services può consentire un rinnovamento negli approcci alla pianificazione territoriale nell’ottica del metabolismo urbano con specifico riferimento all’introduzione di standard di ruralità. Ciò consentirebbe di guardare, in un’ottica di più ampio respiro, ad una pianificazione effettivamente sostenibile basata sul rapporto di co-produzione tra natura e impiego di risorse da sviluppare attraverso un processo capace di coinvolgere in modo attivo i molteplici soggetti che operano in ambito urbano e rurale.

Note * Dipartimento di Scienze Agrarie (DiSAAA), Università di Pisa, [email protected] ** Dipartimento di Ingegneria (DESTEC), Università di Pisa, [email protected] *** Dipartimento di Scienze Agrarie (DiSAAA), Università di Pisa, [email protected] **** Dipartimento di Ingegneria (DESTEC), Università di Pisa, [email protected] 1. Def.: “l'insieme dei procedimenti tecnici e socio-economici che si verificano in città con conseguente crescita, produzione di energia, e l'eliminazione dei rifiuti”. 2. Lo spazio aperto periurbano da "vuoto" in attesa di urbanizzazione deve divenire un'area oggetto di una sostenibile riorganizzazione multifunzionale. Bibliografia Arrow, K., Bolin, B., Costanza, R., Dasgupta, P., Folke, C., Holling, C. S., Jansson, B., Levin, S., Mäler, K. G., Perrings, C., Pimentel, D.(1995) "Economic Growth, Carrying Capacity, and the Environment" in Science, 268 (pag. 520-521) Barthel, S, Isendahl, C. (2013) "Urban gardens, agriculture, and water management: Sources of resilience for long-term food security in cities" in Ecological Economics, 86 (pag. 224-234) Costanza, R., D’Arge, R., De Groot, R.S., Farber, S., Grasso, M., Hannon, B., Limburg, K., Naeem, S., O’Neill, R.V., Paruelo, J., Raskin, R.G., Sutton, P., Van Den Belt, M. (1997) "The value of the world’s ecosystem services and natural capital" in Nature, 387 (pag. 253–260) Dakhia, K., Berezowska-Azzag, E. (2010) "Urban institutional and ecological footprint: A new urban metabolism assessment tool for planning sustainable urban ecosystems" in Management of Environmental Quality, 21 (pag. 78-89) De Groot, R.S., Wilson, M.A. Boumans, R.M.J. (2002). A typology for the classification, description and valuation of ecosystem functions, goods and services. Ecological Economics, Volume 41, Issue 3, June 2002, Pages 393-408. Ferlaino F., Lami I. M. (2007) "Un’ ipotesi di delinking territoriale per lo sviluppo regionale" in Atti del Convegno - XXVIII Conferenza AISRE

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Gómez-Baggethun, E., Barton, D.N. (2013)" Classifying and valuing ecosystem services for urban planning" in Ecological Economics, 86 (pag. 235-245) Kennedy, C.A., Cuddihy, J., Engel Yan, J. (2007) "The changing metabolism of cities" in Journal of Industrial Ecology, 5 Kroll, F., Muller, F., Haase, D., Fohrer, N. (2012) "Rural-urban gradient analysis of ecosystem services supply and demand dynamics" in Land Use Policy, 29 (pag. 521-535) Magnaghi, A., Fanfani, D. (2010) Patto città campagna – Un progetto di bioregione urbana per la Toscana centrale, Alinea, Firenze Mininni M., Guastamacchia L. (2012) "Politiche agrourbane alla ricerca di strumenti. Esercizi (e acrobazie) di copianificazione tra pianificazione paesaggistica e pianificazione ordinaria" in The Journal of Urbanism, 25 (pag. 1-9) Ostrom, E. et al. (1999) "Sustainability revisiting the commons: local lessons, global challenges" in Science, 284 (pag. 278–282) Paul, V., McKenzie, F.H. (2013) "Peri-urban farmland conservation and development of alternative food networks: Insights from a case-study area in metropolitan Barcelona (Catalonia, Spain)" in Land Use Policy, 30 (pag. 94-105) Rovai, M., Di Iacovo, F., Orsini, S. (2010) "Il ruolo degli Ecosystem Services nella pianificazione territoriale" in Il Valore della Terra, Perrone, C., Zetti, I. (a cura di), FAngeli Editore, Milano Sonnino, R. (2009) Ripensando il rapporto citta’-campagna: le nuove strategie alimentari nel mondo, School of City and Regional Planning Cardiff University