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Life + 08NAT/IT/000369 “Gypsum” Monitoraggio ex ante ed ex post degli habitat di superficie oggetto d’intervento per la parte relativa al monitoraggio ex post della
vegetazione
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Realizzazione dell’Azione A.1 del Progetto Life + 08NAT/IT/000369 “Gypsum” Monitoraggio ex ante
ed ex post degli habitat di superficie oggetto d’intervento
per la parte relativa al monitoraggio ex post della vegetazione
Relazione Tecnica
a cura di
Giovanna Pezzi e Andrea Velli Università di Bologna
Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali (BiGeA)
Bologna, 30 giugno 2015
Life + 08NAT/IT/000369 “Gypsum” Monitoraggio ex ante ed ex post degli habitat di superficie oggetto d’intervento per la parte relativa al monitoraggio ex post della
vegetazione
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INDICE
Introduzione 3
Premessa 3
Il monitoraggio degli interventi 4
1. IT4050027 GESSI DI MONTE ROCCA, MONTE CAPRA E TIZZANO: interventi 8
2.1. Grotta Gortani 9
2. IT4050001 GESSI BOLOGNESI, CALANCHI DELL'ABBADES SA: interventi 12
2.1. Zona 1 - Gaibola 13
2.2. Zona 2 - Altopiano di Miserazzano 16
2.3. Zona 3 – Cava a filo 19
2.4. Montebello 21
3. IT4070011 VENA DEL GESSO ROMAGNOLA: interventi 24
3.1. Cà Carnè 25
3.2. Abisso Luigi Fantini 28
4. IT4090001 ONFERNO: interventi 31
4.1 Onferno 32
5. Considerazioni e indirizzi futuri 39
Bibliografia di riferimento 42
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INTRODUZIONE
Premessa
Nell’ambito del Progetto Life + 08NAT/IT/000369 “Gypsum”, alla dottoressa Giovanna
Pezzi (Università di Bologna, Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali -
BiGeA) è stata affidata la Responsabilità della Consulenza dell’Azione A.1: Monitoraggio ex ante
ed ex post degli habitat di superficie oggetto d’intervento per la parte relativa al monitoraggio ex
post della vegetazione e consistente in un programma di monitoraggio post operam da realizzare
entro giugno 2015 (Prot. 3497 del 26 settembre 2014)
degli habitat:
- 6110* Formazioni erbose rupicole calcicole o basofile dell'Alysso-Sedion albi
- 8210 Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica
in quattro Siti Natura 2000 interessati dal Progetto:
- IT4050001 GESSI BOLOGNESI, CALANCHI DELL'ABBADESSA
- IT4050027 GESSI DI MONTE ROCCA, MONTE CAPRA E TIZZANO
- IT4070011 VENA DEL GESSO ROMAGNOLA
- IT4090001 ONFERNO
Il programma di monitoraggio ha, in particolare, avuto la finalità di verificare l’efficacia
delle Azioni del Progetto Life + 08NAT/IT/000369 “Gypsum” (C3 “Interventi di riqualificazione”;
C4 ”Interventi di controllo e contenimento della vegetazione ombreggiante”; C5 “Realizzazione di
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recinzioni e segnaletica a tutela di habitat vulnerabili”) e identificare nuove aree di intervento (C3,
C4, C5). Queste ultime, individuate dal Responsabile del Servizio Ambiente e Biodiversità in
collaborazione con il Responsabile della Consulenza del BiGeA, sono state sottoposte a primi
monitoraggi.
Il monitoraggio degli interventi
Le attività di monitoraggio sono state precedute dal reperimento del materiale bibliografico,
della documentazione cartografica (shp file) e fotografica (es. fotografie frontali) in possesso
dell'Ente di Gestione per i Parchi e la Biodiversità Emilia Orientale relativi ai Siti della Rete Natura
2000 oggetto di indagine, agli habitat 6110* e 8210 e agli interventi (C3, C4, C5) già effettuati
(Tabella 1).
La Tabella 1 riporta l'elenco delle aree oggetto di monitoraggio (aree bersaglio). Si tratta di:
A. Aree su cui sono stati effettuati interventi (C3 “Interventi di riqualificazione”; C4
”Interventi di controllo e contenimento della vegetazione ombreggiante”; C5 “Realizzazione di
recinzioni e segnaletica a tutela di habitat vulnerabili”) precedenti al Contratto ed effettuati dall'Ente
a seguito delle indicazioni ottenute dal “Monitoraggio ex ante ed ex post degli habitat di superficie
oggetto d’intervento” (Azione A1). Su tali aree sono stati elettivamente concentrati gli sforzi di
monitoraggio. Il monitoraggio, in queste aree, ha avuto in particolare lo scopo di valutare l’efficacia
degli interventi attraverso: l'analisi floristico-strutturale della vegetazione e della ripresa vegetativa
delle specie chiave degli habitat target e la valutazione delle minacce e pressioni per il
raggiungimento di uno stato di conservazione soddisfacente di tali habitat.
B. Aree su cui sono stati effettuati interventi (C3, C4, C5) durante il periodo del Contratto.
In questo caso, le aree sono state individuate dal Responsabile del Servizio Ambiente e
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Biodiversità. Sono stati eseguiti dei sopralluoghi congiunti ex-ante con il Responsabile e sono poi
successivamente stati effettuati dei monitoraggi ex-post.
Tabella 1. Elenco dei siti della Rete Natura 2000 oggetto del Contratto e degli interventi su cui sono stati effettuati i monitoraggi. (*) Area su cui è stato effettuato un intervento durante il periodo del Contratto e che è stata sottoposta ad una prima fase di monitoraggio. C4: "Interventi di controllo e contenimento della vegetazione ombreggiante”.
SIC Intervento Tipo
IT4050027 GESSI DI MONTE ROCCA, MONTE
CAPRA E TIZZANO
Grotta Gortani C4
IT4050001 GESSI BOLOGNESI, CALANCHI
DELL'ABBADESSA
Zona 1 - Gaibola C4
Zona 2 - Altopiano di Miserazzano C4
Zona 3 – Cava a filo C4
(*) Montebello C4
IT4070011 VENA DEL GESSO ROMAGNOLA Abisso Luigi Fantini C4
Cà Carnè C4
IT4090001 ONFERNO Onferno C4
Gli interventi delle aree bersaglio di tipo A sono stati eseguiti prevalentemente in aree
interessate dalla presenza dell’habitat prioritario “6110* Terreni erbosi calcarei carsici (Alysso-
Sedion albi)”. Le aree bersaglio A, come mostra la Tabella 1, sono state interessate da interventi C4
("Interventi di controllo e contenimento della vegetazione ombreggiante”) volti a limitare i processi
diacronici della vegetazione e il fenomeno della sottrazione di habitat che si determina per
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l’ombreggiamento delle specie legnose presso particolari stazioni. Complessivamente sono stati
eseguiti interventi che prevedevano il taglio selettivo, pulizia e rimozione parziale della vegetazione
arboreo-arbustiva presente sia in zone marginali agli affioramenti di gesso che centrali.
Il monitoraggio delle aree bersaglio (A e B) è stato effettuato in prevalenza nel periodo
marzo-maggio 2015, periodo in cui sono maggiormente concentrate le manifestazioni vegetative e
riproduttive delle specie costituenti la vegetazione degli habitat 6110* e 8210. Sopralluoghi sulle
aree di intervento sono stati effettuati anche nei mesi precedenti e successivi a quelli indicati al fine
di evidenziare in maniera dinamica le minacce sulle tali aree. Le aree bersaglio ed i dati ad esse
associati sono stati posizionati geograficamente in campo mediante ricevitore GPS.
Fig. 1. Il plot 50x50 cm usato per campionare la vegetazione degli habitat 6110* Formazioni erbose rupicole calcicole o basofile dell'Alysso-Sedion albi e 8210 Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica.
Le metodologie di rilievo utilizzate nel monitoraggio sono consistite in rilievi floristici e
campionamenti mediante plot a dimensione fissa (50x50 cm) in numero proporzionale alle
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dimensioni dell’area. Ciascuna modalità di rilievo ha restituito una lista delle specie presenti nelle
aree bersaglio, ciascuna delle quali accompagnata da una stima di copertura e frequenza.
Ciascun rilievo a terra è stato corredato da dati di stazione (quota, pendenza, esposizione
ecc.), dalla valutazione dello stato di conservazione e dei fattori minaccia, da una documentazione
fotografica volta a evidenziare le caratteristiche dell'area bersaglio, le specie presenti, i fattori di
pressione e di minaccia.
Di seguito vengono presentati i risultati dei monitoraggi effettuati dalla dott.sa Giovanna
Pezzi in collaborazione con il dott. Andrea Velli e il supporto di tesisti e tirocinanti sulle aree
bersaglio (Tabella 1) attraverso schede appositamente redatte.
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1. IT4050027 GESSI DI MONTE ROCCA, MONTE CAPRA E TIZZANO
Interventi
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1.1 Grotta Gortani
Area intervento: collocazione e caratteristiche dell’intervento
L’area di intervento “Grotta Gortani” (N 44.4669, E 11.223) è collocata in un affioramento
gessoso compreso tra Monte Malgotto ed un invaso di origine artificiale presente nella valle carsica.
L’area è facilmente raggiungibile tramite una cavedagna che funge anche da sentiero.
L'affioramento, ad esposizione meridionale, presenta pareti verticali ed aree a minore pendenza.
L’intervento che interessa in totale una superficie di 200 m2 è stato caratterizzato da tagli
che hanno interessato per lo più zone marginali e singole specie legnose.
Risultati del monitoraggio
La zona oggetto di intervento (Figura 1.1) può essere divisa arbitrariamente in 3 parti.
1. Zona marginale, prossima alla cavedagna. La zona marginale presenta uno strato erbaceo
continuo, con riscoppi di Robinia pseudoacacia, Colutea arborescens. Sono inoltre presenti arbusti
del genere Rosa e Spartium junceum.
2. Porzione centrale corrispondente, da un punto di vista topografico, ad un piano inclinato.
L'habitat 6110* è confinato alle zone convesse (Figura 1.2). Le zone concave invece presentano
vegetazione erbacea continua ed evidenti riscoppi di polloni delle specie arboree e/o arbustive
(Robinia pseudoacacia, Fraxinus ornus, Sorbus sp., Quercus pubescens, Spartium junceum e
Rubus spp.) precedentemente sottoposte al taglio.
3. Parete verticale. L’habitat 6110* è inframmezzato alla roccia nuda, caratterizzata da elevata
franosità.
L'habitat 6110* in questa stazione si presenta con una bassa copertura delle specie vascolari,
che si aggira intorno al 20%, e una componente crittogamica (muschi e licheni) variabile. La zona
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ha una elevata copertura rocciosa, stimabile su un 60-70%, con la presenza di grossi clasti di gesso
staccatisi dalla parete gessosa retrostante. Il suolo ha una profondità irregolare, generalmente
minore di 1 cm.
Nei plot campionati sono state rilevate complessivamente 20 specie, quasi tutte
caratteristiche dell’habitat. Un primo gruppo di plot ricadenti in una zona medio inclinata (60°) in
ha consentito il censimento delle seguenti specie: Sedum hispanicum, Arenaria serpyllifolia, Sedum
album, Catapodium rigidum, Bromus sterilis, Ceterach officinarum, Silene vulgaris, Tamus
communis, Crepis setosa, Sanguisorba minor. Un secondo gruppo di plot ricade sulla parete
verticale (90°). Oltre a Sedum hispanicum e Sedum album sono state censite Arenaria serpyllifolia,
Bromus sterilis, Silene vulgaris, Geranium purpureum e Avena sterilis.
Fig. 1.1. L'area di intervento "Grotta Gortani".
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Considerazioni gestionali
L’azione manutentiva più significativa deve riguardare il controllo periodico della
vegetazione legnosa nella zona marginale prossima alla cavedagna e nella zona centrale
dell'affioramento. Sono da monitorare in particolare i riscoppi di polloni dalle ceppaie sottoposte
all'intervento di taglio e i nuovi arbusti che trovano zone di attecchimento in particolare nelle
porzioni concave. E’ da specificare tuttavia che l’accumulo di suolo, in tali condizioni, è pressoché
inevitabile. Eventuali sfalci possono rallentare l’ingresso di specie di prateria nei frammenti di
habitat presenti nelle zone contigue.
Fig. 1.2. Intervento "Grotta Gortani". Nella porzione centrale dell'area l'habitat 6110* è confinato in prevalenza su topografie convesse.
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2. IT4050001 GESSI BOLOGNESI, CALANCHI DELL'ABBADESSA
Interventi
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2.1 Zona 1 – Gaibola
Area intervento: collocazione e caratteristiche dell’intervento
L’area di intervento “Zona 1 - Gaibola” (N 44.429303; E 11.413883) è collocata tra le
Doline dell’Inferno e di Gaibola, in zona Bg del Parco Regionale dei Gessi e Calanchi
dell'Abbadessa. Si tratta di un’area caratterizzata da buona accessibilità in quanto facilmente
raggiungibile tramite strada carrabile, a traffico limitato, che funge anche da sentiero del Parco.
Oggetto di intervento è stata una superficie di circa 200 m2 su pendio esposto a meridione e
caratterizzata da elevata acclività (Figura 2.1). L’intervento è stato caratterizzato da tagli che hanno
interessato per lo più zone marginali e singole piante di Quercus pubescens in zone più centrali che
con l’ombreggiamento sono state giudicate pregiudizievoli per le condizioni ottimali dell’habitat
6110*.
Figura 2.1. La zona oggetto di intervento “Gaibola”.
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Risultati del monitoraggio
Relativamente all’intervento eseguito dall’Ente, è da rilevare che in alcune zone dove erano
stati effettuati i tagli si è osservata una ricrescita di polloni di Quercus pubescens che al momento
non sembrano influenzare l’habitat (Figura 2.2).
L'Habitat 6110* in questa stazione presenta una discreta copertura vegetazionale che si
attesta intorno al 60-70%. La componente crittogamica (muschi e licheni) non supera il 15% dei
plot considerati. La copertura rocciosa è variabile (dal 10 al 60%) mentre la profondità del suolo
media è di circa 2,5 cm.
Nei plot campionati sono state rilevate complessivamente 20 specie. Quelle più frequenti
(relativamente ai plot campionati) risultano essere: Stachys recta, Bromus sterilis, Catapodium
rigidum, Sedum album, Sedum hispanicum, Medicago minima e Vulpia ciliata. Altre specie
caratteristiche dell’habitat 6110* (Arenaria leptoclados, Erysimum pseudorhaeticum, Helicrysum
italicum, Silene vulgaris e Petrorhagia saxifraga) sono comunque presenti seppur molto meno
rappresentate rispetto ad altre situazioni simili del Bolognese come ad esempio l’altopiano di
Miserazzano.
Dai rilievi eseguiti e da una valutazione complessiva della zona oggetto di intervento emerge
che la struttura della vegetazione sta virando verso la prateria, come testimoniano specie quali
Picris hieracioides, Crepis setosa e Avena sterilis. Questo dato può essere spiegato dall’accumulo
di suolo che si verifica lungo il versante e che viene trattenuto dai specie con maggior sviluppo in
biomassa come Bromus erectus e Helicrysum italicum ad esempio. Nonostante la discreta pendenza
il sito presenta una scarsa esposizione agli agenti atmosferici (specialmente il vento) causata dalla
presenta del bosco circostante l'affioramento. Questo aspetto favorisce un maggior accumulo di
suolo a partire dal basso versante che non consente sul lungo termine una stabilità dell’habitat.
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Considerazioni gestionali
Gli sfalci, specialmente localizzati ai margini dell’affioramento, possono rallentare
l’ingresso delle specie di prateria nell’habitat. E’ da specificare tuttavia che l’accumulo di suolo,
viste le condizioni ambientali, è pressoché inevitabile perlomeno nel versante basso ed una sua
periodica rimozione pare economicamente insostenibile nel tempo.
L’azione manutentiva più significativa risulta quindi essere il contenimento della
vegetazione legnosa nelle zone centrali e alte dell’affioramento a maggiore pendenza e rocciosità
che, grazie alla topografia, sono quelle meno minacciate dai fattori evolutivi. Sono da monitorare in
particolare i riscoppi di polloni dalle ceppaie sottoposte all'intervento di taglio e i nuovi arbusti che
trovano zone di attecchimento in particolare nelle porzioni concave. In questo scenario gli interventi
possono essere limitati ad una volta all’anno.
Figura 2.2. Intervento "Gaibola". In primo piano, riscoppio di Quercus pubescens; in fondo fascia di prateria.
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2.2 Zona 2 – Altopiano di Miserazzano
Area intervento: collocazione e caratteristiche dell’intervento
L’area di intervento “Zona 2 - Altopiano di Miserazzano” è collocata nel Comune di San
Lazzaro di Savena. Si tratta di un’area in prossimità della Villa Miserazzano, caratterizzata da
elevata accessibilità ed elevata frequentazione (escursionismo, mountain biking, ecc.) anche per la
prossimità ai centri urbani di Bologna e San Lazzaro di Savena.
Oggetto di intervento sono superfici (44° 26.825 N e 11°22'528 E; 44° 26.822 N e 11°22'546
E) in su cui sono state eliminate specie legnose (alberi, arbusti e liane: Clematis vitalba, Rubus spp.,
Fraxinus ornus, Quercus pubescescens, Spartium junceum, Pinus pinea, ecc.) ombreggianti gli
affioramenti gessosi e giudicate essere pregiudizievoli per le condizioni ottimali della vegetazione
dell'habitat 6110*.
Risultati del monitoraggio
Le Figure 2.3 e 2.4 mostrano lo stato attuale di due interventi effettuati sull'Altopiano di
Miserazzano. Si nota come nel caso della Figura 2.3 siano presenti riscoppi di polloni delle specie
arboree e/o arbustive (Fraxinus ornus, Quercus pubescens, Spartium junceum, ad esempio)
precedentemente sottoposte al taglio.
Sulle due aree oggetto di intervento sono state censite numerose specie, la maggior parte
caratteristiche dell'habitat 6110*: Sedum hispanicum, Arenaria leptoclados, Trifolium scabrum,
Helychrisum italicum, Erysimum pseudorhaeticum, Silene vulgaris, Minuartia hybrida,
Catapodium rigidum, Calamintha nepeta, Sanguisorba minor, Bothriochloa ischaemum, Bromus
sterilis, Petrorhagia prolifera, Sedum rupestre, Stachys recta, e Cerastium pumilum.
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Fig. 2.3. "Altopiano di Miserazzano", intervento a.
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Fig. 2.4. "Altopiano di Miserazzano", intervento b.
Considerazioni gestionali
Come già evidenziato in altri casi, le azioni di gestione devono essere volte al controllo e
contenimento periodico della vegetazione legnosa sia nelle zone centrali dell'affioramento
(intervento a) che nelle zone marginali al bosco (intervento a e b). Nella zone centrali
dell'affioramento (intervento a) sono da monitorare in particolare i riscoppi di polloni dalle ceppaie
sottoposte all'intervento di taglio e i nuovi arbusti che trovano zone di attecchimento in particolare
nelle porzioni concave.
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2.3 Zona 3 – Cava a filo
Area intervento: collocazione e caratteristiche dell’intervento
L’area di intervento “Zona 3 – Cava a filo” (Figura 2.5) è collocata nel Comune di San
Lazzaro di Savena. L’area ricade nei pressi di un sito interessato, in un recente passato, da attività
estrattiva (denominato Cava a Filo) e del sentiero 802, soggetto a costante frequentazione.
Oggetto dell’intervento è stata una superficie di circa 100 m2 in cui sono stati eliminati
individui arboreo, arbustivi e lianosi (es. Clematis vitalba, Fraxinus ornus, Rubus spp., ecc.) che
andavano ad ombreggiare un affioramento colonizzato dalle vegetazioni degli habitat 6110* e 8210
e la cui presenza è stata giudicata dall’Ente pregiudizievole per le condizioni ottimali della
vegetazione di tali habitat.
Risultati del monitoraggio
L'affioramento è collocato al di sotto di un bosco xero-termofilo a Quercus pubescens,
Fraxinus ornus (in prevalenza) ricco di uno strato arbustivo. Si tratta, in realtà di un blocco di gesso
di modeste estensioni, ma di interesse in quanto la sua morfologia consente l'esistenza pendenze ed
esposizioni di tipo diverso e quindi è in grado di supportare una elevata biodiversità. In esposizioni
calde, tra le specie più di frequente censite sono da menzionare Sedum hispanicum, Erysimum
pseudorhaeticum, Clinopodium nepeta, Silene vulgaris, Geranium rotundifolium, Hylotelephium
maximum subsp. maximum, Medicago minima . In esposizioni settentrionali e ad elevata pendenza
sono abbondanti le pteridofite quali Asplenium trichomanes, Ceterach officinarum, Polyodium spp.
E' inoltre presente Hylotelephium maximum subsp. maximum. In ogni caso, la copertura determinata
dalle specie vascolari è abbastanza elevata (intorno al 50%). La vegetazione, per quanto già in un
buono stato di conservazione sembra essere stata favorita dall'intervento.
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Fig. 2.5. Intervento "Cava a filo" (foto di D. Bianco).
Considerazioni gestionali
Le gestioni successive dell'intervento effettuato devono riguardare in genere il contenimento
della vegetazione legnosa e nello specifico della volta della copertura forestale.
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2.4 Montebello
Area intervento: collocazione e caratteristiche dell’intervento
L’area di intervento “Montebello” (N 44.426540, E 11.423126) è costituita da una serie di
banchi di gesso inclinati intercalati a lembi di bosco ed è collocata sulla sinistra orografica del
fiume Idice, in prossimità della località Castel dei Britti (Figura 2.6). Si tratta di un’area
caratterizzata da accessibilità molto scarsa; non vi sono infatti sentieri diretti che portano
all’affioramento che ricade subito dietro una proprietà privata recintata.
Oggetto di intervento è una superficie di circa 250-300 m2 ad esposizione meridionale e
caratterizzata da elevata acclività (Figura 2.7) dove è presente l'habitat 6110*. L’intervento è stato
eseguito durante la durata del contratto di monitoraggio ex-post, a seguito di un sopralluogo
effettuato in data 27 marzo 2015 con il responsabile Responsabile del Servizio Ambiente e
Biodiversità. L’intervento è consistito in tagli a raso che hanno interessato singole piante che
ombreggiavano porzioni di pertinenza dell’habitat. La stazione è stata successivamente oggetto di
rilevamento della vegetazione mediante plot.
Risultati del monitoraggio
La vegetazione vascolare dell'habitat 6110* in questa stazione presenta una buona copertura
che si attesta intorno al 60-70%. La componente crittogamica (muschi e licheni) è ben rappresentata
in termini di copertura nei plot considerati. La copertura rocciosa è variabile ma consistente (dal 30
al 70% . La profondità media del suolo è di circa 1,5 cm.
Le specie più frequenti (relativamente ai plot campionati) risultano essere: Sedum album,
Sedum hispanicum, Sedum sexangulare Stachys recta, Bromus sterilis e Catapodium rigidum. E'
da segnalare la presenza di Erysimum pseudorhaeticum, Helicrysum italicum, Silene vulgaris e
Petrorhagia saxifraga.
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La situazione complessiva dell’affioramento risulta piuttosto stabile e discretamente
strutturata come testimoniano la buona presenza di specie del genere Sedum (S. album, S.
hispanicum, S. sexangulare), di Erysimum pseudorhaeticum e Helicrysum italicum. Tuttavia
permane una importante mosaicatura con lembi di vegetazioni di prateria come estese coperture di
Bromus sterilis. Tale configurazione è però frequente nel bolognese e non sembra compromettere la
persistenza dell’habitat nel tempo.
Considerazioni gestionali
Anche se in questa zona gli interventi sono avvenuti in tempi più recenti rispetto agli altri
discussi nella presente relazione ed è quindi d’obbligo una certa cautela nell’interpretazione dei dati
derivanti dal monitoraggio, possono essere fatte alcune considerazioni in merito.
Dove l’habitat è presente con coperture significative (superiori al 50%), il rischio di
evoluzione è relativo e non sembra dunque necessario un intervento di sfalcio. Un ulteriore
abbattimento di alberi ed arbusti nelle zone più centrali dell’affioramento è sicuramente auspicabile
specialmente in zone prive di concavità naturali. In particolare le zone con pendenze comprese tra
medio-elevate sono particolarmente favorevoli alla colonizzazione da parte delle specie
caratteristiche dell'habitat target.
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Figura 2.6. Visione aerea della zona oggetto dell'intervento "Montebello".
Figura 2.7. Immagine della zona di intervento "Montebello".
A
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3. IT4070011 VENA DEL GESSO ROMAGNOLA
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3.1 Cà Carnè
Area intervento: collocazione e caratteristiche dell’intervento
L’area di intervento “Cà Carnè” (N 44.226343, E 11.740379) è costituita da un affioramento
gessoso (Figura 3.1e 3.2) situato nei pressi della località Rontana, a pochi chilometri a nord-ovest
del città di Brisighella e a poche centinaia di metri dall’omonimo rifugio e centro visite del Parco
Regionale della Vena del Gesso Romagnola. Si tratta di un’area caratterizzata da buona accessibilità
grazie alla presenza in prossimità di un sentiero del Parco.
Oggetto di intervento è una superficie di circa 1000 m2, caratterizzata da una zona di
displuvio sommitale e diverse inclinazioni con esposizione prevalente sud-occidentale (Figura 3.2).
L’intervento è consistito in tagli che hanno interessato singole piante arboree ed arbustive collocate
sia in zone marginali che centrali dell’affioramento.
Risultati del monitoraggio
In questa stazione la vegetazione dell’habitat 6110* presenta una scarsa copertura della
componente vascolare che non supera il 45%. La componente crittogamica (muschi e licheni) è
molto ridotta nei plot campionati, mentre la copertura rocciosa è molto consistente (dal 60 al 85%)
con prevalenza di sedimento roccioso sciolto e scarsa profondità del suolo (mediamente di 0,5 ±
0,25cm).
Nel complesso sono state campionate 22 specie. Le specie più frequenti (relativamente ai
plot campionati) sono: Sedum album, Sedum rupestre, Silene otites, Thymus longicaulis,
Catapodium rigidum, ed Heliantemum appeninum. E’ da segnalare inoltre la presenza di Erysimum
pseudorhaeticum, Fumana procumbens ed Artemisia alba.
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La situazione complessiva dell’affioramento risulta in buono ma lento recupero come
testimoniamo i valori di copertura della componente vascolare e la presenza ancora poco marcata
della componente crittogamica, forse imputabile al recente intervento. In questo caso la mosaicatura
con habitat di prateria è molto limitata per la scarsissima presenza di suolo.
Considerazioni gestionali
Le specie censite sono buone indicatrici di una colonizzazione progressiva senza la minaccia
di evoluzione verso la habitat di prateria. In alcune zone, specialmente sulla sommità
dell’affioramento, l’ombreggiamento causato dalla componente arborea è ancora importante. Si può
prevedere un ulteriore, ma blando ampliamento della zona di taglio per creare un buffer di un paio
di metri privo di chioma sulla parte sommitale dell’area di intervento, utile a ridurre sia
l’ombreggiamento che l’effetto di protezione della chioma degli alberi agli agenti atmosferici e alla
radiazione solare, entrambi funzionali al mantenimento dell’habitat.
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Figura 3.1. Interventi nel Sito IT4070011. A: "Cà Carnè"; B: Abisso Luigi Fantini".
Figura 3.2. La zona di intervento "Cà Carnè".
A
B
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3.2 Abisso Luigi Fantini
Area intervento: collocazione e caratteristiche dell’intervento
L’area di intervento “Abisso Luigi Fantini” (N 44.223345, E11.742339) è costituita da un
affioramento gessoso situato nei pressi della località Rontana, a pochi chilometri a nord-ovest del
città di Brisighella, proprio sopra l’ingresso dell’Abisso Luigi Fantini (Figura 3.1). Si tratta di
un’area caratterizzata da buona accessibilità grazie al passaggio sulla sua sommità di un sentiero.
Oggetto di intervento è una superficie di circa 1290 m2 caratterizzata da una forte pendenza
ed esposizione meridionale. L’area è circondata da un rimboschimento a Pinus nigra e alcuni
individui di Cupressus sempervirens. L’intervento è consistito in tagli che hanno interessato singole
piante arboree, ma anche arbustive la cui ombreggiatura è stata giudicata pregiudizievole per le
condizioni ottimali dell’habitat 6110*.
Risultati del monitoraggio
La vegetazione dell’habitat 6110* (Figura 3.3) in questa stazione presenta una copertura che
si attesta tra il 40 e il 60%. La componente crittogamica (muschi e licheni) è scarsa nei plot
considerati mentre la copertura rocciosa è variabile (dal 20 al 90%). Localmente si può osservare
una prevalenza di sedimento roccioso sciolto e zone di suolo relativamente profondo (mediamente
di 1,75 ± 1cm).
Nel complesso (relativamente ai plot campionati) sono state censite 14 specie. Le più
frequenti sono: Sedum album, Sedum rupestre, Blackstonia perfoliata, Thymus longicaulis, Silene
otites ed Heliantemum appeninum. Sono inoltre presenti Bromus erectus, Fumana procumbens ed
Artemisia alba.
La situazione complessiva dell’area di intervento è caratterizzata da un lento recupero della
vegetazione dell'habitat target che presenta una struttura poco matura, un basso numero di specie
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target e relative coperture piuttosto basse. Sebbene la presenza di patches riconducibili ad habitat di
prateria siano scarse e isolate, la topografia irregolare favorisce l’accumulo localizzato di suolo che
viene presto colonizzato da specie quali Bromus erectus o Avena sterilis. Tuttavia questo aspetto
non sembra al momento innescare processi evolutivi volti a minacciare in modo significativo
l’habitat 6110*.
Figura 3.3. La zona di intervento "Abisso Luigi Fantini".
Considerazioni gestionali
La presenza diffusa di nuclei colonizzatori del genere Sedum, seppur con coperture modeste,
indica un potenziale miglioramento dello stato di conservazione dell’habitat. Tuttavia, la presenza
di sedimento sciolto, favorito anche dalla topografia, difficilmente permetteranno il raggiungimento
di condizioni ottimali dell’habitat come riscontrabile in altre zone (Monte Mauro o Monte Donato).
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Relativamente alla pressione antropica, questa non sembra costituire una minaccia per la
vegetazione a causa della discreta pendenza e della mancanza di punti di osservazione sul paesaggio
circostante che potrebbero favorire la permanenza degli escursionisti nel sito.
Complessivamente, oltre ad un intervento di contenimento con cadenza annuale degli
arbusti, non si ritengono necessari ulteriori accorgimenti gestionali se non eventualmente, come per
l’area di "Cà Carnè", un ampliamento della zona di buffer.
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4. IT4090001 ONFERNO
Interventi
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Area intervento: collocazione e caratteristiche
Il Sito “IT4090001 Onferno” è stato oggetto degli interventi riportati in Tabella 4.1, volti al
recupero della vegetazione degli habitat 6110* Formazioni erbose rupicole calcicole o basofile
dell'Alysso-Sedion albi e 8210 Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica, localmente
estremamente prossimi da un punto di vista spaziale. Tali interventi effettuati nell'aprile 2014 sono
consistiti nella rimozione di specie invadenti (tra le quali in particolare Hedera helix, Parietaria
judaica, Robinia pseudoacacia, Ailanthus altissima, Clematis vitalba, Rubus spp.) e di suolo
eccedente i 5 mm di profondità. Sono stati effettuati due sopralluoghi di monitoraggio in data 19
settembre 2014 e in data 3 maggio 2015.
Tabella 4.1. Sito "IT4090001 Onferno": stazioni su cui sono stati effettuati gli interventi.
ID Stazione Longitudine Latitudine
1 Scarpata sub-verticale 12°32'43,969"E 43°52'20,854"N
2 Fine scarpata con terrazzo 12°32'44,204"E 43°52'21,02"N
3 Terrazzo su scarpata 12°32'46,965"E 43°52'21,677"N
Punto 1. Scarpata sub-verticale
Questo sito, posto sotto il Castello di Onferno, è il più esteso (diverse decine di m2). Il sito in
precedenza coperto da rampicanti, come Hedera helix, attualmente mostra nelle zone esposte a
E/SE e ad elevata pendenza una presenza sparsa di briofite e un’espansione di Sedum album, specie
caratteristica dell’habitat 6110*. Nelle pareti verticali esposte a N/NE c’è stata un’espansione di
Polypodium cambricum, specie caratteristica dell’habitat 8210 (Figura 4.1).
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Figura 4.1. Polypodium cambricum su una parete ad esposizione settentrionale.
Criticità
La principale minaccia è rappresentata dall'espansione Hedera helix e Parietaria judaica
provenienti dalla vegetazione limitrofa.
Interventi consigliati
- Contenimento e/o rimozione periodica delle specie invadenti, attuando gli interventi di maggiore
intensità preferibilmente nel tardo autunno per minimizzare la ripresa vegetativa di tali specie
nell’immediato post-operam e consentire alle specie degli habitat 6110* e 8210 di affermarsi.
- Ampliamento dell’intervento di controllo della vegetazione invadente anche ad una fascia di
buffer di alcuni metri, specialmente nella parte superiore della scarpata da cui, per gravità, arrivano
anche propaguli di altre specie estranee agli habitat target.
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Punto 2. Fine scarpata con terrazzo
Il Punto 2 (Figura 4.2) rappresenta la parte bassa della stessa scarpata (Punto 1) ed è
sormontata da un terrazzo a scarsa pendenza. In questo punto sono stati rimossi due individui a
portamento arbustivo di Ailanthus altissima, che ombreggiavano la scarpata impedendo
un’adeguata insolazione del sito, ed è stata effettuata la rimozione locale di suolo. Questo punto ha
mostrato una lieve espansione sia di Sedum album che di Polypodium cambricum.
Criticità
La parte bassa della scarpata soffre principalmente dell’accumulo gravitazionale di detriti e
propaguli. Questo è accentuato dalla presenza di terrazzi suborizzontali in cui la rimozione di suolo
peraltro non è stata completa causando la germinazione di diverse specie estranee agli habitat in
oggetto. In questo sito il problema delle specie lianose appare inferiore rispetto al Punto 1, data la
lontananza di zone caratterizzate dalla presenza di specie quali Hedera helix o Clematis vitalba.
Interventi consigliati
- Vista la quantità di suolo difficilmente rimovibile nella parte superiore di questo sito, gli sforzi
dovrebbero essere concentrati nelle zone basse sub-orizzontali ripulendo anche l’ultimo sottile
strato di suolo nelle zone piane insieme alla vegetazione invadente.
- Si consigliano sfalci periodici nell’area a monte del sito dove è presente una vegetazione erbacea
continua.
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Figura 4.2. Immagini dell'intervento " Fine scarpata con terrazzo " del 19 settembre 2014 (in alto) e del 3 maggio 2015 (in basso).
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Punto 3. Terrazzo su scarpata
L’intervento sul punto 3 (Figura 4.3) è consistito principalmente nella messa a nudo di
piccole porzioni di roccia e nello sfalcio e ripulitura della vegetazione immediatamente circostante.
L’intervento di modesta estensione è prossimo a frammenti dell’habitat 6110* da ritenersi in
condizioni ottimali rispetto alle generali condizioni locali dell’habitat nel Sito IT4090001. Tale
contiguità fa presupporre una più rapida espansione delle specie dell’habitat in condizioni idonee.
Criticità
La principale minaccia è rappresentata dalla ridotta estensione dell'affioramento,
dall’espansione di specie legnose, quali Clematis vitalba, e di specie erbacee nitofilo-ruderali
presenti in aree prossime alla zona dell’intervento. Inoltre i fusti di specie legnose (ad esempio,
Robinia pseudoacacia) nelle immediate circostanze possono agire da promotore e acceleratore
dell'avanzamento delle specie lianose. La posizione, infine, del sito non è agevole per le operazioni
di intervento soprattutto per l’immediata vicinanza di una scarpata.
Interventi consigliati
- Rimozione dei fusti di Robinia pseudoacacia e mantenimento di una fascia di buffer che rallenti
l’espansione dei rampicanti (ad esempio Clematis vitalba). Vista l’esigua superficie del sito sarebbe
sufficiente anche una manutenzione periodica di rimozione di tali specie e uno sfalcio delle specie
erbacee presenti nelle aree circostanti per concentrare le risorse economiche negli altri due siti più
promettenti in termini di riuscita e superficie.
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Figura 4.3. Immagini dell'intervento "terrazzo su scarpata" del 19 settembre 2014 (in alto) e del 3 maggio 2015 (in basso).
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Considerazioni generali sugli interventi nel SIC IT4090001
- L’aumento in estensione e copertura delle specie Sedum album, di Polypodium cambricum e del
tappeto muscinale appare promettente.
- La rimozione/contenimento/controllo degli alberi e/o arbusti e rampicanti infestanti (Hedera helix,
Parietaria spp, Robinia pseudoacacia, Ailanthus altissima, Clematis vitalba, in particolare) è la
condizione necessaria per il buon esito e il mantenimento degli interventi eseguiti.
- Per una maggiore efficacia degli interventi è necessario un contenimento della vegetazione
(sfalcio e/o rimozione della vegetazione) anche nelle aree circostanti le aree di intervento, in
particolare a monte delle stazioni.
- E' necessario prevedere interventi manutentivi di carattere periodico con una frequenza
diversificata in base alla stagione: meno frequenti nei mesi invernali e tardo estivi e più intensi dalla
primavera, quando è maggiore l’attività vegetativa.
- In un’ottica di disponibilità economica le stazioni di intervento potrebbero essere ampliate
coinvolgendo tutta la zona di scarpata presente a S/SE dei punti 1 e 2, a condizione che sia garantita
e verificata la stabilità dei versanti. Questa condizione deve essere alla base di ogni attività di
riqualificazione e recupero ambientale.
- E’ auspicabile limitare nel numero gli interventi più intensi negli stessi siti a causa del parziale
effetto distruttivo sulle porzioni di habitat già presenti durante i lavori.
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Considerazioni e indirizzi futuri
Le vegetazioni degli affioramenti gessosi riconducibili agli habitat (Direttiva Habitat
92/43/EEC) 6110* Formazioni erbose rupicole calcicole o basofile dell'Alysso-Sedion albi e 8210
Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica sono caratterizzate in genere da una buona
stabilità nel tempo. I processi pedogenetici, i fattori microtopografici (microfessurazioni,
convessità, concavità), la percentuale di substrato affiorante, dimensione, distribuzione e
orientamento dei cristalli di gesso, nonché le eventuali dissoluzioni dei cristalli, l'ingresso di
propaguli da fitocenosi adiacenti, i processi diacronici ai margini degli affioramenti possono
innescare processi evolutivi che portano le vegetazioni degli habitat target verso altre tipologie,
costituendo una minaccia per la loro conservazione. Relativamente all'habitat 6110* tale fenomeno,
tuttavia, è amplificato in condizioni di scarsa esposizione agli agenti atmosferici o a scarsa
insolazione dovuta spesso alla chiusura del bosco intorno all’affioramento.
Il taglio selettivo e la rimozione degli alberi e/o arbusti e rampicanti infestanti o
ombreggianti effettuati con gli interventi C4 nelle stazioni elencate nella Tabella 1 della presente
relazione, ha portato in genere a discreti risultati con una ripresa a nuclei della vegetazione riferibile
agli habitat oggetto di monitoraggio. La minaccia più immediata (subito dopo l'intervento) è
risultata essere determinata dalla diffusione di arbusti rampicanti (Hedera helix e Clematis vitalba,
ad esempio), che possono compromettere i siti in un arco di tempo assai breve. Inoltre, dato che
l’accumulo gravitazionale di detriti, lettiera, suolo e propaguli è la prima causa di ingresso di specie
(legnose, prative, nitrofilo-ruderali), gli interventi eseguiti alla base dei versanti hanno mostrato
risultati meno soddisfacenti.
Appare necessario che vengano previste azioni di gestione manutentiva degli interventi
(rimozione/contenimento/controllo delle specie infestanti; sfalcio della vegetazione erbacea) di
carattere periodico e con una frequenza diversificata in base alla stazione e alla stagione. Nel caso
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degli arbusti rampicanti, la rimozione di tali specie non deve limitarsi all’immediato intorno
dell’affioramento ma dovrebbe essere estesa ad una zona di buffer (5-10 m) e non limitarsi ad
interventi una tantum. Nelle stazioni dove maggiore è la pressione di tali specie, è necessario
valutare la scelta di altri siti su cui concentrare gli sforzi di conservazione. Dopo i primi interventi
di controllo della vegetazione invadente gli sforzi manutentivi dovrebbero ridursi notevolmente data
la stabilità della vegetazione degli habitat target. Inoltre un’eccessiva intensità degli interventi
ripetuti nel tempo rischiano di danneggiare le parti già stabili dell’habitat per l’inevitabile impatto
che si genera durante le operazioni di cantiere. Infine, le azioni dovrebbero essere programmate in
modo da facilitare la germinazione e l'affermazione delle specie caratteristiche degli habitat come
Sedum spp., Saxifraga tridactylites, Arenaria spp. e Cerastium spp. la cui ripresa vegetativa avviene
ad inizio marzo con le prime fioriture a metà del mese.
Nel periodico monitoraggio degli interventi, si suggerisce di porre particolare attenzione,
oltre alla componente vascolare, alle variazioni quali-quantitative delle copertura crittogamica
(muschi e licheni). La componente crittogamica ha un ruolo cruciale sia come indicatore dello stato
di conservazione e di stabilità delle comunità vegetali degli habitat 6110* e 8210 che come
facilitatore nei processi di colonizzazione della roccia nuda da parte delle specie vascolari.
Relativamente alla fruizione antropica (ad esempio, escursionismo) e all’habitat 6110*, in
particolare, tale habitat presenta buone capacità di resistenza e resilienza al calpestio occasionale.
Tuttavia, nelle aree caratterizzate da maggiore frequentazione e/o stazionamento può subire
importanti modificazioni in termini sia di riduzione della copertura che di alterazioni floristico-
strutturali. In tali siti, potrebbe essere funzionale la delimitazione (ad esempio mediante staccionate)
delle zone di maggiore pregio che escluda la frequentazione. Tale azione dovrebbe essere affiancata
dalla realizzazione pannelli informativi e/o didattico-educativi ai fini di una maggiore
sensibilizzazione sulla sua valenza ambientale dell'habitat e sull'intervento stesso.
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Infine, nella scelta delle zone in cui investire risorse in termini di interventi dovrebbe essere
data precedenza ad aree con superfici superiori ai 100 m2 dove sono stati osservati peraltro gli esiti
migliori. Le superfici con pendenza medio-elevata hanno mostrato risultati più soddisfacenti sia su
versanti esposti a sud e ad est, caratterizzati da una espansione delle specie del genere Sedum (S.
album, S. hispanicum, S. rupestre, S. acre, S. sexangulare ecc.), che su quelli ad esposizione
settentrionale con l’aumento in copertura delle pteridofite (Polypodium cambricum, ad esempio).
Inoltre i siti a topografia convessa appaiono promettenti in termini di risultati attesi in quanto
offrono minori opportunità di accumulo di suolo garantendo una maggiore stabilità dell'habitat nel
tempo.
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