Lezione sistemi politici - Università di...

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I sistemi politici Dal liberalismo alla degenerazione totalitaria. Premessa. I sistemi politici contemporanei nascono da un lungo processo evolutivo. La nozione di parlamento ha le sue origini in delle assemblee affermatesi in età moderna in Europa con funzione consultiva. A seconda del paese di riferimento abbiamo le Houses, le Cortes, gli Stati, la Dieta. Il primo tentativo di emancipazione da parte di un parlamento si ha nel 1628, quando il parlamento inglese avanza la Petition of Right, in cui si delinea il principio del no taxation without representation. Possiamo in questo vedere un preambolo ai sistemi democratici che ha poi la sua più spettacolare manifestazione nella decapitazione del re Carlo I d’Inghilterra, il 30 gennaio 1649. Con la successiva gloriosa rivoluzione del 1688, il re Giacomo II viene dichiarato decaduto perché non aveva rispettato il contratto politico che lo legava al popolo. Nel 1690 questo principio fu elaborato dal filosofo John Locke nella sua teoria del contratto sociale. L’eredità della rivoluzione inglese avrebbe alimentato la tradizione democratica dell’idea dell’uguaglianza naturale degli uomini e del loro diritto a partecipare alla vita politica. Il costituzionalismo europeo, così come si era andato affermando dal 1848, si basava su tre principi: a) origine rappresentativa del potere di decisione politica, b) sistema di poteri articolato e bilanciato e c) stato di diritto. Il concetto di cittadinanza democratica nell’Ottocento include cittadini-produttori indipendenti con un buon livello di cultura. Cambia nel Novecento, l’età della folle: crescita dei partiti operai, nascita dell’organizzazione politica. Americanizzazione della politica: idea che la politica necessitasse di una mobilitazione di massa. I sovrani regnano, ma non governano. Suffragio universale maschile: Francia 1848, Germania 1870, Italia 1912, Inghilterra 1918, Stati Uniti 1920 (già precedentemente in alcuni stati della federazione). Alla fine dell’Ottocento in Europa si ha una crisi del sistema politico liberale. Nel 1898 in Inghilterra, sulla Nineteenth Century Review, J. Guinness Rogers scrive: 1 Maurizio Cocco da ogni parte si sente dire che il paese è ormai soggetto ad una forma di apatia politica così intensa che niente è abbastanza forte per scalfirla

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I sistemi politici Dal liberalismo alla degenerazione totalitaria.

Premessa. !I sistemi politici contemporanei nascono da un lungo processo evolutivo. La nozione di parlamento ha le sue origini in delle assemblee affermatesi in età moderna in Europa con funzione consultiva. A seconda del paese di riferimento abbiamo le Houses, le Cortes, gli Stati, la Dieta. Il primo tentativo di emancipazione da parte di un parlamento si ha nel 1628, quando il parlamento inglese avanza la Petition of Right, in cui si delinea il principio del no taxation without representation. !Possiamo in questo vedere un preambolo ai sistemi democratici che ha poi la sua più spettacolare manifestazione nella decapitazione del re Carlo I d’Inghilterra, il 30 gennaio 1649. Con la successiva gloriosa rivoluzione del 1688, il re Giacomo II viene dichiarato decaduto perché non aveva rispettato il contratto politico che lo legava al popolo. Nel 1690 questo principio fu elaborato dal filosofo John Locke nella sua teoria del contratto sociale. L’eredità della rivoluzione inglese avrebbe alimentato la tradizione democratica dell’idea dell’uguaglianza naturale degli uomini e del loro diritto a partecipare alla vita politica. !Il costituzionalismo europeo, così come si era andato affermando dal 1848, si basava su tre principi: a) origine rappresentativa del potere di decisione politica, b) sistema di poteri articolato e bilanciato e c) stato di diritto. Il concetto di cittadinanza democratica nell’Ottocento include cittadini-produttori indipendenti con un buon livello di cultura. Cambia nel Novecento, l’età della folle: crescita dei partiti operai, nascita dell’organizzazione politica. Americanizzazione della politica: idea che la politica necessitasse di una mobilitazione di massa. I sovrani regnano, ma non governano. !Suffragio universale maschile: Francia 1848, Germania 1870, Italia 1912, Inghilterra 1918, Stati Uniti 1920 (già precedentemente in alcuni stati della federazione). Alla fine dell’Ottocento in Europa si ha una crisi del sistema politico liberale. Nel 1898 in Inghilterra, sulla Nineteenth Century Review, J. Guinness Rogers scrive:

!1Maurizio Cocco

da ogni parte si sente dire che il paese è ormai soggetto ad una forma di apatia politica così intensa che niente è abbastanza forte per scalfirla

L’Inghilterra e gli Stati Uniti. !Il sistema si struttura già dal medioevo con due camere: House of Lords (composta dai vescovi e da Pari, che il re poteva inserire a proprio piacimento) House of Commons (rappresentava i borghi-boroughs: città, porti). !Dal 1430 aveva diritto di voto per i Commons soltanto chi possedeva in proprio della terra o aveva una proprietà del valore di almeno 40 scellini. La riforma del 1780 porta a 214.000 gli elettori su 8 milioni di abitanti. Il sistema era uninominale maggioritario. Ogni contea (16% dei seggi) mandava 2 rappresentanti, i boroughs (202 città con diritto di rappresentanza)  uno ciascuna. Ma molte grandi città si trovavano senza rappresentanti. Nel 1830 dei 220 ben 113 erano sotto 300 abitanti e 56 erano borghi putridi (rotten boroughs, con meno di 50 elettori. Il borough di Old Sarum aveva sei elettori ed eleggeva due parlamentari). Si parla di Sistema di patronato: un ‘grande elettore’ ricco di un collegio propone un candidato. È così che viene eletto William Ewart Gladstone a soli 22 anni nel borough di Newmark, ‘sponsorizzato’ dal Duca di Newcastle. Fu la personalità dominante della politica inglese nell’Ottocento: quattro volte premier, la sua carriera durò per 62 anni, fino alla morte. Eletto nel partito conservatore, divenne poi il leader dei liberali.

!Il sistema muta con la società. Fino al 1868 la maggior parte dei seggi era uncontested, non c’era una vera competizione. Nel 1872 viene introdotto il voto segreto e con i First,

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Second e Third Reform Act del 1832, 1867 e del 1885 vengono riviste le circoscrizioni, raddoppiato il numero dei votanti, estesi alla contee i criteri di elezione dei borghi ed eliminati i borghi putridi. !Con il Second Reform Act, nascono i primi partiti d’Europa. Fino ad allora erano stati fazioni parlamentari, gruppi ruotanti attorno a un leader in possesso di una macchina elettorale locale. Il sistema inglese prevede l’istituto della fiducia, vale a dire che il governo cade se perde una votazione su un tema importante. Il governo risponde al Parlamento e non al re e si struttura intorno al Primo Ministro che ha preminenza su tutti gli altri. !I partiti si formano come organizzazioni che partecipano alle elezioni, si dotano di una struttura, hanno una loro democrazia interna, scelgono i candidati. È un lento processo di emancipazione dai notabili locali. Il sistema inglese è bipartitico, ma si trasforma nel Ventesimo secolo in tripartitico. !Conservative Party: al governo dal 1886 al 1892 e dal 1894 al 1905. Dominato dal gruppo parlamentare che usa il partito come una macchina alle sue dipendenze e seleziona personalmente gli uomini che devono ricoprire le cariche più importanti. Dimostra che un partito può avere un’organizzazione forte pur avendo in prevalenza una base sociale di riferimento composta dagli strati privilegiati della società. Si modernizza con la figura di J.E. Gorst, dopo la sconfitta nel 1868, che vuole aprire il partito alle masse lavoratrici.

!L’altro grande partito è il Liberal Party, a cui si aggiunge il Labour Party. In tutti i partiti britannici si nota il dominio della leadership parlamentare. !Il Labour Party nasce da gruppi socialisti eterogenei, e dalle Trade Unions come Independent Labour Party (1893); nel 1900 si organizza come Labour Representation Committee e nel 1903 si allea ai liberali (Progressive Party) per il governo dell’area urbana del London City Council nel 1906 elegge 29 deputati, anche se ancora nel 1917 è una macchina debole, con grande eterogeneità organizzativa. Solo nel 1918 si affianca all’iscrizione collettiva quella individuale. !1889: riforma elettorale che portò al primo governo dell’area urbana London City Council con alleanza liberal-laburista (Progressive Party).

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Cosa vuol dire diventare un partito moderno? Creare un apparato centrale, stipendiare dei funzionari, legare le singole parti, disciplinare.

!In seguito alla sconfitta liberale alle elezioni del 1900, sull’onda della guerra anglo-boera, i liberali guidati da Herbert Gladston (figlio di William) si alleano con i laburisti guidati da James Ramsay MacDonald per le elezioni del 1903.

!MacDonald divenne nel 1924 il primo Premier laburista, fu Segretario di Stato, leader della House of Commons. Era nato in Scozia, come moltissimi leader laburisti (Tony Blair, Gordon Brown). Era figlio illegittimo di un agricoltore e di una casalinga. Lavora come impiegato, nel 1894 entra nell’Independent Labour Party che nel 1906 viene assorbito dal Labour nel quale viene eletto Membro del Parlamento nel 1906 a Leicester e del quale nel 1911 diventa leader del partito. !Sulla spinta di una società con bisogni moderni (elettricità, gas, trasporto pubblico…) si riscopre la politica locale. In queste forme di governo locale fanno le loro prime esperienze i partiti progressisti e anche una personalità dominante della politica britannica come Joseph Chamberlain che viene eletto sindaco di Birmingham, prima di diventare il leader dell’imperialismo inglese. !La seconda guerra anglo-boera (1899-1902) fa scoprire che sempre più giovani sono inadatti all’arruolamento e quindi apre agli studi sulla povertà che ora toccava anche le persone con un impiego. Questo porta a uno sconvolgimento: non più aiutare i poveri a sfuggire dalla loro condizione, ma costruire un sistema di redistribuzione del reddito e del benessere (Welfare State): nuovo liberalismo.

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Alleanza dei Progressisti (400 deputati): liberali, 29 deputati sponsorizzati dalla LRC e 83 nazionalisti irlandesi. Nel governo entrò come cancelliere dello scacchiere (ministro del tesoro) David Lloyd George, gallese, che ispirandosi alla politica sociale tedesca ne promosse una in Gran Bretagna. Ma i Pari (Lord) bloccarono la legge fiscale e il sistema scivolò in una impasse: fu eletto quasi lo stesso numero di deputati fra liberali e conservatori. 1911, Parliament Act riduce il potere dei Lord al blocco di una proposta di legge per tre successive sessioni dopodiché sarebbe bastato il voto dei Comuni. La legge passa grazie anche al voto di 37 lord conservatori, il cosiddetto gruppo Giuda.

Joseph Chamberlain

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Il 22 gennaio 1924, in qualità di Primo Ministro, Ramsay MacDonald si rivolge così al Parlamento:

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James Ramsay MacDonald (22 gennaio 1924).!The greatest danger to the industrial life of a nation is conservatism - the state of mind which has done far more damage to our agricultural interests than even the English climate - and with conservatism I put indolence, and the aim of Socialism is to get at the hearts of men, because we cannot survive unless we discover how to produce the willing worker and not merely the man who toils for reward. We have been too long thinking and speaking as though the spirit of artistic production was different in kind from the spirit required for manual production. Those of us who drank early from the refreshing springs which William Morris made to flow in a dull and deadening generation never held that heresy and never will. Men live by their generosities, by their loyalties; not by their interests, and their self-regarding impulses. And until somehow or other, by a change of heart and of condition, or both, we can put our industry on the footing of the willing gift of service, we shall have nothing but quarrels and the sacrifice of the common weal. It is the aim of getting our industry on that footing, that is the aim of the Socialist inspiration that gives us power in our Labour Movement. I Am No Communist For that reason I am no Communist. Pettifogging conspiracy, secret associations, backstair wire-pulling, mischievous stirring up of strife are neither in method nor in ideal the Socialism that has built up our Labour Party. They were detestable to our honoured founders like Hardie and Morris. They respected opinions with which they did not agree, but they kept them at arms’ length. When they had enemies they preferred to have them outside, rather than open the door to have them inside. Never was it more necessary for our Labour .Movement to raise as its own flag the banner of democracy, of freedom, of progress by reason and of condemnation of tyranny by power. The war has threatened to make the world safe for dictatorships, for conspiracy, for mischief, for force coercing both the bodies and the minds of men. Unless we are prepared to engage upon a crusade against that, we had better put up our shutters and declare that we have wearied in well-doing. Communism, as we know it has nothing practical in common with us. It is a product of Czarism and war mentality, and as such we have nothing in common with it.

!!Gli Stati Uniti sono il primo stato a dotarsi di una costituzione scritta (1787).

!I padri fondatori si riuniscono a Philadelphia come Federal Convention, sono illuministi, ispirati dai principi del giusnaturalismo e dello Stato di diritto. Il più significativo è Thomas Jefferson, che diventerà poi il terzo Presidente degli Stati Uniti d’America. Il Presidente americano, eletto direttamente dal popolo, assomma il potere di rappresentanza verso l’esterno e l’effettivo esercizio del potere. È quindi più di un re.

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We the People of the United States, in Order to form a more perfect Union, establish Justice, insure domestic Tranquility, provide for the common defence, promote the general Welfare, and secure the Blessings of Liberty to ourselves and our Posterity, do ordain and establish this Constitution for the United States of America.

!!!Illustra i principi ispiratori di questi padri fondatori una citazione del successore di Jefferson, James Madison:

!Gli Stati Uniti sono una federazione di 50 stati (inizialmente erano 13 ex colonie) Il sistema è bicamerale, con un Congresso composto da un Senato (con due senatori per stato in carica per sei anni) e una House of Representatives (ogni stato ha un numero di deputati a seconda della sua popolazione. Attualmente la California è la maggiore con 53). La House approva la legislazione federale che deve poi essere approvata dalla Camera e dal presidente (salvo un doppio voto di tutte e due le camere con una maggioranza dei due terzi). La House o Camera può avanzare un procedimento di impeachment verso qualsiasi ufficiale pubblico, Presidente compreso e l’accusato può poi essere processato dal Senato. Ogni stato della federazione ha una larga autonomia e la politica locale ha quindi grande spazio, con grosse macchine partitiche a tutti i livelli dell’amministrazione. È qui che nasce il meccanismo delle primarie. È un sistema bipartitico, dove il Partito Repubblicano, detto anche Gold Old Party, si contrappone al Partito Democratico. Ma la politica si complica nelle differenze locali e nelle correnti. Un terzo partito è quasi sempre presente, fra questi si ricordano soprattutto il Bull Moose Party dell’ex presidente Theodore Roosevelt (staccatosi dal GOP) e il Populist Party confluito poi nel Democratic Party. Fra il 1870 e la fine del secolo, il potere era in mano ai capi di partito e alle organizzazioni locali. A rendere indispensabile un’organizzazione capillare ed efficace di partito erano varietà e dimensioni dell’elettorato e la frequenza delle elezioni. Fino al 1890 non esisteva il ballottaggio segreto. In un’epoca in cui l’assistenza sociale era pressoché inesistente, i governi della città e i capi di partito venivano in aiuto agli immigrati (cercavano alloggi, pagavano per picnic e funerali). Questi, poco familiari con le urne, ripagavano i favori con il loro voto. La corruzione era molto diffusa, seppure denunciata da alcuni senatori. I due grandi partiti erano formati da una congerie di organizzazioni statali e locali che si univano temporaneamente solo per l’elezione del presidente. Nominavano i candidati, raccoglievano fondi, amministravano le loro clientele.

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It is universally admitted that a well-instructed people alone can be permanently a free people

Avevano una propria rete di affiliati basata non tanto su fattori economici ma su ragioni storiche, etniche, religiose, culturali. I repubblicani erano sostenuti dagli americani di più vecchia immigrazione, soprattutto al Nord, e dalla confessioni pietiste del protestantesimo. I democratici da bianchi sudisti e immigrati nelle città del nord. !È curioso notare che le colonie che comporranno poi la federazione si staccano proprio sul principio del No Taxation Without Representation. Sono l’unico Paese ad aver conservato lo stesso ordinamento dalla sua fondazione, e l’unica irritualità nella loro politica è rappresentata dalle quattro elezioni del presidente Franklin Delano Roosevelt (1933-37-41-44).

La vocazione internazionalista degli Stati Uniti emerge solo dopo la Prima Guerra Mondiale con un discorso del presidente democratico Woodrow Wilson. Quando il 2 aprile 1917, Wilson chiede al Congresso l’autorizzazione di entrare in guerra contro la Germania parla di costruire un mondo sicuro per la democrazia.

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We are accepting this challenge of hostile purpose because we know that in such a government, following such methods, we can never have a friend; and that in the presence of its organized power, always lying in wait to accomplish we know not what purpose, there can be no assured security for the democratic governments of the world. We are now about to accept [the] gage [the challenge] of battle with this natural foe to liberty and shall, if necessary, spend the whole force of the nation to check and nullify its pretensions and its power. We are glad, now that we see the facts with no veil of false pretense about them, to fight thus for the ultimate peace of the world and for the liberation of its peoples, the German peoples included: for the rights of nations great and small and the privilege of men everywhere to choose their way of life and of obedience. The world must be made safe for democracy. Its peace must be planted upon the tested foundations of political liberty. We have no selfish ends to serve. We desire no conquest, no dominion. We seek no indemnities for ourselves, no material compensation for the sacrifices we shall freely make. We are but one of the champions of the rights of mankind. We shall be satisfied when those rights have been made as secure as the faith and the freedom of nations can make them. Just because we fight without rancor and without selfish object, seeking nothing for ourselves but what we shall wish to share with all free peoples, we shall, I feel confident, conduct our operations as belligerents without passion and ourselves observe with proud punctilio the principles of right and of fair play we profess to be fighting for.

Italia e Germania: la sfida totalitaria. !Sono gli echi della rivoluzione francese, anche in Italia, a portare la politica moderna, spirito che si risveglia con la febbre repubblicana del 1848-49, i fermenti degli anni del Risorgimento e le libertà postunitarie (diritto di riunione garantito dall’art. 32 dello Statuto Albertino) permettono di impiantare delle culture politiche: culture associative, forme organizzative. Estensione diritto di voto: si passa da meno dell’8% dei maschi adulti del 1882, al suffragio universale maschile del 1912. Divieto per le società segrete e sodalizi ostili alle istituzioni. Tutti i movimenti come repubblicani, anarchici, cattolici e socialisti per affermarsi dovettero quindi misurarsi con una legalità discussa o negata. Ottobre 1873, Felice Cavallotti, garibaldino e futuro leader dell’estrema sinistra è candidato per i radicali in un piccolo collegio pur essendo sotto processo per le sue idee politiche. In una lettera agli elettori scrive:

!!Cavallotti muore nel 1898 in duello, essendo stato sfidato dal direttore della Gazzetta di Venezia Ferruccio Macola. Lorenzo Stecchetti in sua memoria scrive: ‘Nel mortal duello / non fu tua la vittoria. / Con un colpo di spada o di coltello / non si uccide la Storia!’ !La stampa gioca un ruolo fondamentale nel formare un’opinione pubblica democratica. Il secolo di Milano è il primo giornale-partito. Nel 1877 si forma gruppo di deputati dell’estrema sinistra sotto la spinta di Agostino Bertani: prima articolazione nel parlamento italiano. Nel 1890, con il cosiddetto patto di Roma si vuole creare un partito delle riforme capace di rappresentare gli interessi della borghesia urbana emergente. Liberali: costellazioni di gruppi regionali, comitati elettorali, associazioni. Nel suo primo parlamento l’Italia era composta di gruppi di deputati ruotanti intorno ad alcune figure di spicco: partiti personali. A destra Quintino Sella e Marco Minghetti, a sinistra Francesco Crispi e Agostino Depretis.

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Sì, con voi da anni io credo che lo aspettate in silenzio, per combattere le battaglie della democrazia, il giorno ch’ella sia posta in possesso di tutte le sue armi e di tutti i suoi diritti, sia un circolo vizioso funesto che si risolve nella abdicazione e nella impotenza; con voi io credo che la sovranità popolare è la sola base, la sola fonte del diritto: non vi è diritto contro di lei: non vi è potere legittimo sopra di lei.

Il collegio uninominale e il sistema maggioritario favoriscono i notabili (persona note e degna di nota) e i circoli. !Continuità delle forme di Governo: Cavour: Connubio; Depretis: (1876-1880) trasformismo; Giolittismo: aggregazione al centro; Democrazia Cristiana: centrismo. Creare una maggioranza di governo che fosse allo stesso tempo liberale e conservatrice: tenere fuori dalla vita politica le ali estreme.

!Per capire il trasformismo, possiamo leggere una dichiarazione di Depretis:

!!Con l’allargamento della vita associativa ed elettorale ai ceti sociali piccolo-borghesi entra in crisi il sistema dei circoli, nasce quello dei giornali come strumenti di aggregazione politica: La Tribuna diede voce all’opposizione anti-trasformistica della Pentarchia costituita nel 1883 a Napoli attorno a Zanardelli, Baccarini e Cairoli, Crispi e Nicotera. Le riviste si fanno portavoce di un rinnovamento culturale. !Partito di corte: Ministro della Real Casa e della Guerra, enatori di nomina regia. !

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Mentre si era soliti dire che il governo rappresentava un partito, noi intendiamo invece governare nell’interesse di tutti… ed accetteremo l’appoggio di tutti gli uomini onesti e leali a qualsiasi gruppo appartengano. 

Nel 1897, Sidney Sonnino propone sulla rivista Nuova Antologia tornare allo statuto (primato dell’esecutivo rispetto al parlamento, chiamato a rispondere soltanto al re, come prevedeva lo Statuto ma come era stato sovvertito già da Cavour nella prassi)

La crisi di fine secolo in Italia è particolarmente significativa. Emergono forze antisistema (socialisti, cattolici). !Nel 1891 il papa Leone XIII pubblica l’enciclica Rerum Novarum, testimone di nuovi fermenti nel mondo cattolici, apre alle politiche sociali. Nel 1892 si forma a Genova l’embrione di ciò che poi sarebbe stato il partito socialista. !Nel 1898, a seguito di moti per l’ aumento del prezzo del pane, lo Stato risponde con la repressione. Il generale Bava Beccaris cannoneggia sulla folla a Milano e Di Rudinì è costretto a dimettersi. Il 29 luglio 1900 Gaetano Bresci, anarchico, uccide il re Umberto I per vendicare i moti di Milano.

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Sidney Sonnino, Torniamo allo Statuto (1897).!Tra un anno si celebrerà in Torino, con una solenne esposizione nazionale, il

cinquantesimo anniversario della concessione dello Statuto, cioè della base giuridica e storica delle nostre istituzioni rappresentative.

È ora il momento di raccogliersi e considerare con occhio sereno il cammino percorso in un mezzo secolo di storia parlamentare.

Con quale animo la nazione considera oggi le istituzioni parlamentari?

Lo scoramento innegabile che ha invaso l’universale, intorno al loro merito ed al loro avvenire, devesi veramente attribuire a difetti inerenti allo Statuto, nei suoi principî fondamentali, oppure alle dottrine accessorie con cui si sono via via voluti interpretare ed esplicare tali principî, alterandone e falsandone a poco a poco i concetti direttivi?

Senza dubbio alcuno, il parlamentarismo, quale si esplica in Italia, è ammalato; e conviene studiarne le condizioni ed approntare i rimedi, se non vogliamo vedercelo intisichire nelle mani, minato dall’indifferenza o dal disprezzo della nazione.

Non è, del resto, solo in Italia che ciò si verifica. Il Governo parlamentare è messo in questione in tutto il continente europeo, dovunque con questa espressione si è inteso il governo del Parlamento.

Ogni giorno si fa più viva in tutti la coscienza della fondamentale verità, che la semplice riunione, il cumulo degl’interessi

particolari, sia pure rappresentati da tanti singoli aggruppamenti a base territoriale (collegi elettorali), non ci dà l’espressione sincera dell’interesse generale

!Le classi dirigenti italiane tendono però a non definirsi. Non esiste un partito liberale propriamente detto e questo è uno dei grandi temi della storia italiana. Definirsi partito avrebbe voluto dire presentarsi come uno schieramento e non come l’intera classe dirigente. Gli oppositori di questo sistema sono da una parte i cattolici, dall’altra i socialisti. Il suo più grande interprete, un gigante della politica italiana è Giovanni Giolitti. !Giolitti tende a privilegiare l’aggregazione al centro delle forze parlamentari e la funzione mediatrice delle istituzioni (prefetti), escludendo di fatto la formazione di partiti liberali. Allo stesso tempo capisce che bisogna appropriarsi della parte ‘ragionevole’ del programma socialista. Di lui il socialista Claudio Treves scrive: ‘c’è sull’altra riva un uomo che ci ha capito’. !!

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Leone XIII, Rerum Novarum (1891).!L'ardente brama di novità che da gran tempo ha cominciato ad agitare i popoli, doveva naturalmente dall'ordine politico passare nell'ordine simile dell'economia sociale. E difatti i portentosi progressi delle arti e i nuovi metodi dell'industria; le mutate relazioni tra padroni ed operai; l'essersi accumulata la ricchezza in poche mani e largamente estesa la povertà; il sentimento delle proprie forze divenuto nelle classi lavoratrici più vivo, e l'unione tra loro più intima; questo insieme di cose, con l'aggiunta dei peggiorati costumi, hanno fatto scoppiare il conflitto. Il quale è di tale e tanta gravità che tiene sospesi gli animi in trepida aspettazione e affatica l'ingegno dei dotti, i congressi dei sapienti, le assemblee popolari, le deliberazioni dei legislatori, i consigli dei principi, tanto che oggi non vi è questione che maggiormente interessi il mondo. Pertanto, venerabili fratelli, ciò che altre volte facemmo a bene della Chiesa e a comune salvezza con le nostre lettere encicliche sui Poteri pubblici, la Libertà umana, la Costituzione cristiana degli Stati, ed altri simili argomenti che ci parvero opportuni ad abbattere errori funesti, la medesima cosa crediamo di dover fare adesso per gli stessi motivi sulla questione operaia. Trattammo già questa materia, come ce ne venne l'occasione più di una volta: ma la coscienza dell'apostolico nostro ministero ci muove a trattarla ora, di proposito e in pieno, al fine di mettere in rilievo i principi con cui, secondo giustizia ed equità, si deve risolvere la questione. Questione difficile e pericolosa. Difficile, perché ardua cosa è segnare i precisi confini nelle relazioni tra proprietari e proletari, tra capitale e lavoro. Pericolosa perché uomini turbolenti ed astuti, si sforzano ovunque di falsare i giudizi e volgere la questione stessa a perturbamento dei popoli.

Giovanni Giolitti era nato a Mondovì, in provincia di Cuneo, nel 1842, da una famiglia benestante. Suo padre era cancelliere nel tribunale della città. Si laureò in Giurisprudenza, occupò incarichi di alto funzionario in vari ministeri. Fu eletto per la prima volta nel 1882 e nel 1889 divenne Ministro del Tesoro nel Gabinetto Crispi. Nel 1892 fu presidente del Consiglio, ma dovette dimettersi dopo un anno per via dello scandalo della Banca Romana. Tornò al governo soltanto nel 1903. Era amico personale di Turati e aveva studiato Il Capitale, riteneva che i sindacati costituissero una garanzia contro le agitazioni sociali, perché le forze organizzate sono da preferirsi a quelle disorganizzate. Non utilizzò la sicurezza pubblica in caso di sciopero perché pensava che trattative fra operai e padronato fatte in condizioni di parità avrebbe portato più facilmente a compromessi. !Le prime elezioni suffragio universale (tutti i maschi adulti avendo compiuto 30 anni), nel 1913, allargano il campo politico: Giolitti voleva cercare di integrare le forze estreme nella vita della nazione. Nel 1913 stipulò con l’Unione Elettorale Cattolica Italiana il Patto Gentiloni che sancì l’ingresso dei cattolici nella vita politica, proibito nel 1870 dal diktat papale del Non Expedit. !

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Vamba, L’Onorevole Qualunqui (1898).!Se io dovessi scrivere un romanzo politico di moda, troverei un simbolo efficacissimo nel personaggio dell'avvocato Scarlattini [suo avversario nel collegio]. Egli, infatti, riassume in sé molta parte della democrazia italiana, e ne rappresenta nelle sue leggerezze i difetti. Egli era in origine — e cioè fin dagli anni belli e fecondi della Università, in cui raccoglieva le fila de' suoi studii per tesserne i convincimenti — un repubblicano. Divenuto avvocato, il bisogno di provvedersi una clientela incominciò a frenare un po' i suoi ardori politici. In fondo era sempre lo stesso: ma non sentiva più il bisogno di propagandare le sue idee. Più tardi, chiuso nel piccolo mondo di Dovunque, dovè concedere ancora alle esigenze della vita sociale tanti pudori e sdegni e amarezze, che il giovine animo aperto a un ideale aveva tante volte provato. Così, a traverso a questo progressivo smorzamento del suo ardore politico, era egli arrivato al momento di affacciarsi alla lotta. E nella lotta che doveva essere il suo battesimo alla vita pubblica egli aveva fatto un'ultima concessione alla grande legge di adattamento, la quale è oramai diventata più forte nel regno morale che in quello materiale. Si era presentato con un programma radicale, fatto in modo che, senza disdire i suoi antichi principi repubblicani, dasse [sic] molta garanzie di pacifici intendimenti alla parte monarchica liberale. Dopo questo, non era il maggior male s'egli capitolava prima di lottare, ritirandosi dall'agone pei begli occhi neri di una tentatrice

Luigi Lucatelli, Come ti erudisco il pupo (1900 circa).!io mi considero d'illusione piccolo come una lenticchia, io che de la fede inconcussa me ci è arimasto sì e no la smoccolatura, e che ho conservato i denti solo per ricordo di quando magnano tutti i giorni, ti posso dire che è vero che l'umanità marcia in avanti, ma che i suoi cusidetti capitani ci hanno attaccato a le spalle il privato e personale carrettoni de la loro fortuna, e fanno come i ragazzini che s'attaccheno al trave. Oggi è il sindacalista, ieri era il socialista, l'altro ieri era il radicale, o vuoi il ripubblicano, ma la grancassa è sempre quella, e la carriera del sonatore sempre la stessa.

!La prima guerra mondiale sconvolge tutto: la classe dirigente liberale vecchia e senza eredi escluso Giovanni Amendola. Polarizzazione politica del paese, richieste di passare al proporzionale. Panachage: si può esprimere una preferenza anche per un candidato non appartenente alla lista che si è votata (conserva il clientelismo). Non servì a nulla e il paese si divise in tre tronconi: liberali (37%), socialisti (32%), cattolici (20%). !Nel 1918 il voto fu concesso a tutti gli ex combattenti; nel 1919: votano tutti maschi maggiorenni (21 anni) o che avessero prestato servizio militare. Il sistema proporzionale andava a vantaggio dei grandi partiti di massa che si trovavano invece in difficoltà nei collegi uninominali nei confronti dei notabili liberali. Vengono create 54 circoscrizioni (una per ogni provincia o per più province contigue) in cui si eleggono un certo numero di deputati ripartiti in proporzione dei voti ricevuti dalle liste. Grande frantumazione nelle successive elezioni anticipate al ’21: si ricostituisce il Blocco Nazionale guidato da Giolitti che raccoglie esponenti di diversa estrazione, che vanno dai liberali di centro-sinistra ai fascisti (ne vengono eletti 35 e in quell’anno il movimento si costituisce in partito). Il parlamento si ritrova ulteriormente frammentato in: liberali, radicali, socialisti, comunisti, cattolici, combattenti, repubblicani. Nel 1921, staccandosi dal Partito Socialista, nasce a Livorno il Partito Comunista d’Italia. Ne sono promotori Antonio Gramsci, Amadeo Bordiga e Giacinto Menotti Serratti.

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Giovanni Ansaldo, Il ministro della buona vita (1949).!Nato in pieno Ottocento, operante al principio del Novecento, quando già da tutte le parti apostoli del culto degli eroi e apostoli della religione del superuomo, epigoni giacobini o propagandisti marxisti predicavano la bellezza dei rinnovamenti violenti e totali del mondo, e lo splendore della rivoluzione in se stessa presa e considerata, egli restò insensibile, come pochi, al culto della storia in azione, al dramma dei grandi eventi.E fedele per contro alla saggezza canuta, secondo cui era meglio una giornata tranquilla che una giornata agitata, un anno vuoto di avvenimenti che un anno suscettibile di dare molto da fare agli storici, una vita riposata che una vita sconvolta. E anche quando, nel 1911, risolse di dare uno sfogo alla corrente del secolo, egli si illuse di potere sempre infrenare l’irrompere delle acque, essere padrone della manovra chiusa. Fu, in una parola, antirivoluzionario convinto e irriducibile, della stessa famiglia di spiriti dei Metternich, dei Talleyrand, senza la loro finezza, beninteso, senza la loro eleganza, ma con lo stesso carattere fondamentale. […] Il buon senso che Giolitti esaltò sempre come la dote suprema dell’uomo politico vuol dire appunto tutto questo, che noi abbiamo diluito in molte parole. È la fedeltà irremovibile alla ragione umana, domina et regina, moderatrice delle passioni e dissolvitrice delle visioni orgogliose, colorate di porpora e d’oro, cui si abbandonano i rivoluzionari. Il buon senso suo è il contrario della «audacia rivoluzionaria», che il suo tempo esalta come virtù politica.

Il solito tentativo di Giolitti di arginare gli estremi coinvolgendoli nella maggioranza fallisce di fronte al fascismo. Giolitti finì la sua esperienza da leader di governo nel 1920, in pieno biennio rosso. !Quando i fascisti marciano su Roma il 28 ottobre 1922, il primo ministro è l’incolore Luigi Facta. Il re nega la sua richiesta di applicare lo stato d’assedio e chiama Mussolini a formare un governo, che ottiene la fiducia anche dello stesso Giolitti.

Con la legge elettorale Acerbo del 1923 inserisce nel sistema proporzionale un premio di maggioranza. Alla lista che avesse ottenuto la maggioranza superando il 25% del quorum avrebbe ottenuto i due terzi dei seggi parlamentari. La lista Mussolini ottiene il 60%.

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Benito Mussolini, Discorso del bivacco (16 novembre 1922).!Signori, quello che io compio oggi, in questa Aula, è un atto di formale deferenza verso di voi e per il quale non vi chiedo nessun attestato di speciale riconoscenza. Da molti, anzi da troppi anni, le crisi di Governo erano poste e risolte dalla Camera attraverso più o meno tortuose manovre ed agguati, tanto che una crisi veniva regolarmente qualificata come un assalto, ed il Ministero rappresentato da una traballante diligenza postale. Ora è accaduto per la seconda volta, nel volgere di un decennio, che il popolo italiano - nella sua parte migliore - ha scavalcato un Ministero e si è dato un Governo al di fuori, al disopra e contro ogni designazione del Parlamento. Il decennio di cui vi parlo sta fra il maggio del 1915 e l'ottobre del 1922. Lascio ai melanconici zelatori del supercostituzionalismo il compito di dissertare più o meno lamentosamente su ciò. Io affermo che la rivoluzione ha i suoi diritti. Aggiungo, perché ognuno lo sappia, che io sono qui per difendere e potenziare al massimo grado la rivoluzione delle «camicie nere», inserendola intimamente come forza di sviluppo, di progresso e di equilibrio nella storia della Nazione. Mi sono rifiutato di stravincere, e potevo stravincere. Mi sono imposto dei limiti. Mi sono detto che la migliore saggezza è quella che non ci abbandona dopo la vittoria. Con 300 mila giovani armati di tutto punto, decisi a tutto e quasi misticamente pronti ad un mio ordine, io potevo castigare tutti coloro che hanno diffamato e tentato di infangare il Fascismo. Potevo fare di questa Aula sorda e grigia un bivacco di manipoli: potevo sprangare il Parlamento e costituire un Governo

In parlamento protesta il deputato socialista Giacomo Matteotti, che per questa ragione viene rapito, il 10 giugno 1924, e ucciso da fascisti.

Parte dell’opposizione parlamentare, in protesta contro la scomparsa di Matteotti si riunisce separatamente (Secessione dell’Aventino). Ad agosto viene ritrovato il corpo del deputato socialista e per diversi mesi, ma il 3 gennaio 1925 Mussolini si assume la responsabilità dell’omicidio e trasforma il suo governo in tirannia. !L’Italia passa da un sistema costituzionale sancito dallo statuto e nella prassi trasformatosi in liberal-parlamentare a un regime a partito unico. !Si parla però di totalitarismo imperfetto: mantiene la costituzione, diarchia (re capo dell’esercito). M. da subito diventa ‘capo del governo’, non più un primus inter pares, ma l’autorità prima e dipendente solo dal re (formalmente). !Istituisce il Gran Consiglio che aveva il compito teorico di decidere la successione reale e a M., ma in realtà serviva a legittimare il potere tirannico di M. con il consenso dei capi politici della prima ora e di quelli più recenti. Venne sempre più esautorato e poi non convocato dal 1938. Nel 1927 una nuova riforma elettorale prevede la presentazione di una lista, stilata dal Gran Consiglio, di 400 candidati per 400 seggi, il popolo poteva o dire sì o no in blocco (plebiscito). Nel 1939 la Camera viene sostituita dalla Camera dei fasci e delle corporazioni. È l’instaurarsi del sistema corporativo.

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Il nuovo sistema politico si basa su tre pilastri: il potere personale di M., il sistema corporativo e partito unico.

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Il caso tedesco è simile a quello italiano. Paese di tarda unificazione (1871), il suo sistema è molto diverso da quello britannico. Una tale differenza era stata giustificata dalla divisione di Carl Schmitt, filosofo tedesco, fra potenze di terra e di mare: soltanto quest’ultime potevano concedersi la democrazia non dovendo preoccuparsi di difendere i confini dai vicini. !L’impero tedesco era un ibrido fra il modello costituzional-liberale e lo stato d’autorità: esisteva il suffragio universale maschile, ma non l’istituto della fiducia, il che rendeva il governo responsabile soltanto dall’imperatore (Kaiser). Non a caso, Bismarck sceglie il termine di cancelliere (ancora in uso) proprio per sottolineare la sua diversità rispetto al Primo Ministro degli altri sistemi. Il parlamento non disponeva di alcun potere di ispezione rispetto alla pubblica amministrazione, perciò di questa si poteva servire liberamente il governo. Il sistema è stato definito anche schizofrenico: vivace vita politica e sistema di partiti, ma potere pubblico esercitato come se tutto questo non esistesse.

La seconda camera, il Bundesrat, era formata dai rappresentanti dei governi degli stati liberali. I principali patiti, che si strutturano nel Novecento sono la Spd, il Zentrum e i liberali. !Nel 1906 si tenta di creare un blocco di liberal-conservatori che escludesse cattolici e socialisti, ma fallisce. Il governo, privato di un retroterra parlamentare, finiva per essere nelle mani delle varie corporazioni di potere. !La SPD è il primo partito di massa sorto in Europa (vi guardava con fiducia Friedrich Engels), i suoi programmi politici vennero presi spesso alla lettera da altre formazioni

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socialiste, la sua struttura organizzativa divenne un modello. Divenne il simbolo delle degenerazioni burocratiche e oligarchiche (Roberto Michels). !La sua genesi comincia nel 1875, quando si fondono a Gotha l’Associazione Generale Operaia Tedesca e il Partito Socialdemocratico Operaio, dopo che erano state soppresse e anche bandite dalla legge (Leggi antisocialiste volute da Bismarck nel 1878 e abrogate nel 1890). I leader sono Wilhelm Liebknecht e August Bebel. Nel 1878 la SDP disponeva di 47 giornali, sviluppo del partito bloccato dalle leggi repressive.

!Nel 1909 la SPD è una burocrazia potente, autofinanziata, centralizzata con una struttura di funzionari dal centro alla periferia. È il partito politico. A differenza del caso inglese, il sindacato non ha alcun ruolo nella formazione del partito, predomino anzi di questo sull’altro. !Dopo la guerra, rimosso l’imperatore, nuova costituzione (Weimar). Sistema dei partiti resta quello della fase imperiale. Nel 1919 la SPD vince le elezioni e governa con DDP (liberal-democratici) e Zentrum, ma il suo governo durò pochissimo. In generale, tutto il periodo della Repubblica di Weimar fu segnato da scarsissima stabilità politica. Nuovo sistema politico prevedeva il proporzionale, l’istituto della fiducia, e una figura istituzionale forte per risolvere il problema dell’unità nazionale che viene trovata in un Presidente della Repubblica eletto direttamente dal popolo. Il primo Presidente è il socialdemocratico Friedrich Ebert, eletto dall’assemblea costituente, ma che muore prematuramente nel 1925. Viene eletto poi il vecchio feldmaresciallo Paul von Hindenburg.

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!Le condizioni della pace riaccendono però il nazionalismo tedesco. Il precipitare della situazione economica apre a quella che è stata definita l’agonia e la morte di una democrazia sperimentale (Paolo Pombeni).

!NSDAP (Partito nazista) è un partito carismatico: principio del comando del capo è dominante, pluralità di organizzazioni dai confini incerti (SA, gioventù hitleriana…), pluralità di tendenze politico-ideologiche. Hitler consente la pluralità perché questa permette al partito di appellarsi a tutti i settori della società e perché indebolisce e divide il gruppo dirigente. Organizzazione paramilitare: il partito si struttura come uno stato. Due fasi del suo sviluppo: pre-putsch del 1923, gruppo hitleriano che cerca di conquistare la leadership del partito dei lavoratori tedeschi (DAP), post-putsch per assicurarsi l’egemonia sugli altri movimenti di estrema destra. Partito conquistato da Hitler e Rohm nel 1921. Dal 1924, l’organizzazione, forte fino a quel momento solo in Baviera, si diffonde in tutto il paese: nel 1928 ha 100.000 aderenti, e prende il 2,6% dei consensi, ma nel 1930 sale al

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J. G. Fichte, Discorsi alla nazione tedesca (1807-8)!Con questa fede i nostri comuni antenati, il popolo schietto, il popolo della nuova cultura, i Tedeschi che i Romani chiamavano Germani, si opposero coraggiosamente al dominio invadente dei Romani. Forse non videro essi coi loro occhi lo splendore delle provincie romane, i gusti più raffinati di queste e le leggi, i tribunali, i fasci con le scuri? Non erano forse i Romani disposti a farli partecipi di tutte queste benedizioni? Libertà significava per loro rimaner Tedeschi, risolvere le proprie questioni indipendentemente e originalmente secondo il loro spirito, andar avanti nel proprio ulteriore sviluppo, seguendo il loro spirito, e tramandare ai posteri questa indipendenza; schiavitù erano per loro tutte quelle benedizioni che i Romani offrivano loro, perché con esse sarebbero diventati altra cosa che Tedeschi, avrebbero dovuto diventare mezzo Romani. Noi che abbiamo ereditato la loro terra, la loro lingua, le loro idee, dobbiamo a loro se siamo rimasti Tedeschi e se la corrente di vita primitiva e indipendente ci porta ancora; ad essi rendiamo grazie di ciò che fummo poi come nazione e a loro renderemo grazie di ciò che diverremo in seguito, ove non sia giunta già l'ora della nostra fine e non si sia disseccata l'ultima goccia del loro sangue che scorreva nelle nostre vene. Anche gli altri popoli della nostra stirpe che ora ci sono divenuti stranieri, ma che pure per merito degli avi ci sono fratelli, devono render grazie a loro della propria esistenza, nessuno di questi popoli esisteva ancora quando essi sconfissero Roma eterna; quella vittoria rese possibile il loro sorgere.

18,3%. La delega del potere passa da Hitler direttamente sulla base della fedeltà personale. !Crisi del ’29; comunisti accettano la teoria staliniana del socialfascismo; ascesa di Hitler. Hindenburg provò a ovviare alla crisi con un governo (guidato da Heinrich Bruning) fortemente appoggiato da lui, pronto a sciogliere le camere quando votavano contro. Nel ’32 Hindenburg venne rieletto, ma Hitler arrivò secondo. Nel ’32 i nazisti prendono il 33%. Bruciate le alternative conservatrici, Hindenburg puntò su Hitler. Sfruttando l’incendio del Reichastag impose misure repressive, riesce a ottenere poi pieno poteri e bandire la SPD. Nazismo arriva al potere dopo una lunga lotta politica. Totalitarismo perfetto: quando muore Hindenburg, Hitler diventa il Fuhrer, assommando la carica di vertice dello stato e capo di governo. Hitler pensò al controllo politico, non alla fondazione di un sistema giuridico. Doppio stato: rimane tutta la legislazione pre-nazista, ma può essere abolita con un ordine diretto del Fuhrer. Gleichschlatung: sincronizzazione degli apparati dello stato alla nuova direzione nazionale della politica e quindi con l’unico partito della NSDAP: si realizza l’unità del partito e dello stato. !

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La Francia !Terza Repubblica: parlamentarismo assoluto, centralità dell’istituzione parlamentare (Camera bassa e senato elettivo), non c’è spazio per riconoscere i partiti. Gruppi parlamentari fluidi e mobili Formazione dei governi basata sul rabbercio: cambia il presidente del consiglio, ma resta quasi invariata la costituzione del gabinetto. Ci sono molti posti a livello locale, per fare politica non c’è bisogno di costituire partiti. Fino al Novecento non abbiamo quindi veri e propri partiti, ma gruppi parlamentari in genere legati a singole personalità e dall’ideologia vaga. Monopolio quasi assoluto del governo da parte dei cosiddetti repubblicani di governo. Fine Secolo: 49 socialisti in parlamento; fallimento della Compagnia del canale di Panama che aveva goduto di coperture grazie ai politici che pagava (Chèquards). 24 giugno 1894, Sante Caserio, anarchico italiano, uccideva il presidente della repubblica Sadi Carnot. !22 novembre 1895 affare Dreyfus: ebreo accusato di aver passato informazioni militari segrete ai tedeschi. Nel 1896 la moglie e il fratello promuovono una campagna di stampa per riabilitarlo che culmina nel J’accuse, firmato da Emile Zola sul giornale del politico radicale Georges Clemenceau.

!L’opinione pubblica si divise fra colpevolisti (che difendevano le istituzioni) e progressisti, riuniti in gruppi che travalicano gli schieramenti partitici. Le destre si organizzarono nell’Action Française contro la cui minaccia si crea un governo di difesa nazionale diretto da Pierre-Marie Waldeck-Rousseau nel quale convivevano uomini dell’establishment repubblicano e radicale, socialisti e cattolici.

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L’affare che si concluse nel 1899 con la grazia concessa dal presidente della repubblica fece rinascere la politica, portò all’organizzazione di partiti socialisti e cattolici. Nascono leghe e movimenti: Sillon (solco) cattolico, promosso da Marc Sangier. !Prima larvata forma di partito si ha nel 1894, con il Partito Radicale: Comité Central d’Action Républicaines, i parlamentari radicali timorosi di perdere la loro indipendenza formano una loro associazione. I due gruppi si fondono nel 1895 dando vita al Comité d’Action pour les Réformes Républicaines: 70 comitati locali, 53 logge massoniche, 62 giornali. Molto eterogeneo, nel 1901 convoca un congresso per creare il partito e nel 1902 nasce il Parti Républicain Radical et Radical-socialiste. Basi ideologiche molto deboli, scarsa capacità direttiva sui parlamentari. 1902 a destra nasce il partito Action libérale populaire.  1905 nasce la Sfio (Partito Socialista) che sarà l’unico, dall’anno successivo, a versare parte dell’indennità per i parlamentari al partito. La nuova indennità di 15.000 franchi testimonia della professionalizzazione della politica, con deputati di o desta estrazione sociale. 1910, obbligo di registrazione dei gruppi all’assemblea nazionale: grande frammentazione.

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Émile Zola, J’accuse (1898).!Io accuso...! Monsieur le Président, permettetemi, grato, per la benevola accoglienza che un giorno mi avete fatto, di preoccuparmi per la Vostra giusta gloria e dirvi che la Vostra stella, se felice fino ad ora, è minacciata dalla più offensiva ed inqualificabile delle macchie. Avete conquistato i cuori, Voi siete uscito sano e salvo da grosse calunnie. Apparite raggiante nell'apoteosi di questa festa patriottica che l'alleanza russa ha rappresentato per la Francia e Vi preparate a presiedere al trionfo solenne della nostra esposizione universale, che coronerà il nostro grande secolo di lavoro, di libertà e di verità. Ma quale macchia di fango sul Vostro nome, stavo per dire sul Vostro regno – soltanto quell'abominevole affare Dreyfus! Per ordine di un consiglio di guerra è stato scagionato Esterhazy, ignorando la verità e qualsiasi giustizia. È finita, la Francia ha sulla guancia questa macchia, la storia scriverà che sotto la Vostra presidenza è stato possibile commettere questo crimine sociale. E poiché è stato osato, oserò anche io. La verità, la dirò io, poiché ho promesso di dirla, se la giustizia, regolarmente osservata non la proclamasse interamente. Il mio dovere è di parlare, non voglio essere complice. Le mie notti sarebbero abitate dallo spirito dell'uomo innocente che espia laggiù nella più spaventosa delle torture un crimine che non ha commesso. Ed è a Voi signor presidente, che io griderò questa verità, con tutta la forza della mia rivolta di uomo onesto. In nome del Vostro onore, sono convinto che la ignoriate. E a chi dunque denuncerò se non a Voi, primo magistrato del paese? Per prima cosa, la verità sul processo e sulla condanna di Dreyfus. Un uomo cattivo, ha condotto e fatto tutto: è il luogotenente colonnello del Paty di Clam, allora semplice comandante. La verità sull'affare Dreyfus la saprà soltanto quando un'inchiesta legale avrà chiarito i suoi atti e le sue responsabilità.

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