L'Europa aiuta la Croazia a sconfiggere la rabbia Premio promozione

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w w w . e d it .h r/ l a v o c e A n n o V n . 4 0 M e r c ole d ì, 1 8 m a g g io 2 0 1 1 L Unione europea aiuterà la Croa- zia a contrastare la diffusione della rabbia silvestre. Zagabria potrà at- tingere a circa quattro milioni di euro di sov- venzioni in due anni da destinare al finan- ziamento di una campagna di vaccinazione da eseguire in modo capillare su tutto il ter- ritorio nazionale. Nelle prossime settimane in diciassette regioni del Paese, su di un’area di circa 35.000 chilometri quadrati saranno sparse 875.000 dosi di vaccino. Le esche in questione saranno sganciate da appositi ae- rei e sono destinate soprattutto a immuniz- zare le volpi, l’animale a maggior rischio di contagio. L’operazione sarà ripetuta anche in autunno. In Croazia si registra ogni anno una me- dia di 600-800 animali contagiati dalla rab- bia. Nel 2010 i casi accertati di animali con- tagiati dal virus sono stati 657. In prevalenza si trattava di volpi (584), ma il morbo ha in- fettato pure cani e gatti (35 episodi) e persi- no capre e pecore (24 casi). Tra il 2000 e il 2010 gli esperti hanno censito 7.177 animali contagiati dalla rabbia. Nel 98,5 p.c. dei casi si trattava di volpi, al secondo posto di que- sta nefasta classifica si sono piazzate le mar- tore (0,8 p.c.), seguite dai lupi (0,2 p.c.), tassi (0,2 p.c.) e cinghiali (0,1 p.c). In media sono 6.000 le persone che ogni anno sono costret- te a farsi visitare dai medici dopo essere ve- nute a contatto con animali rabbidi o presun- ti tali. Fortunatamente l’ultimo caso accerta- to di una persona contagiata dalla rabbia in Croazia risale al 1964. In Croazia la rabbia, che dal 1977 è con- siderata una malattia endemica, è diffusa in tutte le aree del paese ad eccezione del- le isole. In relazione ai dati attinenti al pe- riodo compreso tra il 2005 e il 2009, le aree del paese nelle quali il problema è maggior- mente sentito sono la Città di Zagabria e la Regione zagabrese, nelle quali nell’arco di tempo indicato sono stati registrati 845 casi di animali contagiati. Al secondo posto si piazza la Regione di Sisak e della Moslavina con 373 casi, seguita dalla Regione di Krapi- na e dello Zagorje con 275 episodi accertati. A parte la Regione raguseo-narentana nella quale è stato registrato un solo animale am- malato di rabbia, le regioni più virtuose sono quella del Međimurje con 14 casi e quella di Zara (27). Al fine di debellare la rabbia in Croazia gli esperti reputano che sarà necessario ripe- tere la vaccinazione delle volpi almeno per cinque anni consecutivi. La rabbia è una malattia infettiva che col- pisce gli animali a sangue caldo. L’animale serbatoio è solitamente il pipistrello, men- tre l’infezione umana è mediata solitamen- te dai cani nel ciclo urbano e dalle volpi nel ciclo silvestre. Il virus può essere trasmesso all’uomo (zoonosi). Se il morbo non viene curato tempestivamente e in modo appro- priato può condurre al decesso della perso- na infetta. Si stima che ogni anno nel mondo 55.000 persone muoiano dopo aver contrat- to questa malattia. La trasmissione della ma- lattia all’uomo è correlata all’“infiltrazione” di animali infetti nelle aree urbanizzate. Pro- prio per ridurre al minimo il rischio di diffu- sione della malattia la legge obbliga i pro- prietari di cani a far vaccinare tutti gli anni i propri animali. Le esche che saranno usate in questi gior- ni in Croazia nell’ambito della campagna di profilassi antirabbica rivolta alla popolazio- ne delle volpi non sono considerate nocive per gli animali domestici né per le persone. Le esche non devono essere toccate né spo- state. In caso di manipolazione delle esche è necessario indossare guanti protettivi. Nel caso si venga in contatto con un’esca è necessario lavare le mani con acqua e sa- pone. Se l’esca era rotta, ossia se si è venuti a contatto diretto con il siero, è necessario ri- volgersi immediatamente a un medico. (kb) L’Europa aiuta la Croazia a sconfiggere la rabbia IL TEMA DEL MESE IL RUGGITO di Krsto Babić Le lezioni stanno volgendo al termine. Tra circa un mese inizieranno le vacanze estive e le aule scolastiche rimarranno deserte. In questo periodo dell’anno numerosi genitori “premieranno” i propri figli regalando loro un cane. Obbiettivamente il pe- riodo che intercorre tra la fine della primavera e l’inizio dell’estate è uno dei più pro- pizi per introdurre in casa un animale. Le giornate sono temperate e le ore di luce au- mentano. Si può trascorrere più tempo all’aperto e si ha la possibilità di insegnare con maggior semplicità al cane i rudimenti del “galateo”, ossia a non sporcare in casa. La scelta di adottare un cane non deve essere presa con leggerezza. I genitori de- vono essere perfettamente consci che possedere e prendersi cura di un cane è un im- pegno troppo grande per un bambino, per quanto esso sia volenteroso. Indubbia- mente la presenza di un cane aiuterà il bambino a maturare abituandolo ad assu- mersi determinati impegni. Ma la responsabilità nei confronti dell’animale non potrà gravare esclusivamente sulle sue spalle. L’appoggio dei genitori è fondamentale a far sviluppare nei bambini la sensazione di sicurezza nei propri mezzi. Un esempio banale. È sbagliato pretendere che un ragazzo prepari e serva autonomamente il pa- sto al proprio cane senza mettere a soqquadro la cucina o perlomeno senza sporca- re il pavimento. In casi del genere il bambino non va sgridato, ma aiutato a superare l’“ostacolo”. Preparate voi la ciotola con il cibo destinato al cane e poi fategliela ser- vire dal bambino. Nell’arco di qualche settimana il ragazzo diventerà sufficientemente pratico da poter sbrigare in piena autonomia anche questa mansione. Un altro con- siglio che ci sentiamo di darvi è di prestare attenzione al tipo di animale che adottate. È da irresponsabile affidare un cane di grossa taglia a un bambino di 10-12 anni. In situazioni d’emergenza il ragazzo non sarà in grado di trattenere l’animale per evitare che si azzuffi con un “avversario” o peggio che si avventi contro una persona che per qualche motivo gli risulta “antipatica” (può capitare, anche con i cani più docili). Infine, ricordatevi che un cane è un essere vivente, non un giocattolo del quale ci si può disfare dall’oggi al domani. Un cane è per sempre: quando piove e quando c’è il sole, quando fa caldo e quando fa tiepido, quando si è stanchi e anche quando si de- sidera andare in villeggiatura. Premio promozione animali DEL POPOLO DEL POPOLO

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voce Anno V • n. 40 • Mercoledì,18 maggio 2011L’

Unione europea aiuterà la Croa-zia a contrastare la diffusione della rabbia silvestre. Zagabria potrà at-

tingere a circa quattro milioni di euro di sov-venzioni in due anni da destinare al fi nan-ziamento di una campagna di vaccinazione da eseguire in modo capillare su tutto il ter-ritorio nazionale. Nelle prossime settimane in diciassette regioni del Paese, su di un’area di circa 35.000 chilometri quadrati saranno sparse 875.000 dosi di vaccino. Le esche in questione saranno sganciate da appositi ae-rei e sono destinate soprattutto a immuniz-zare le volpi, l’animale a maggior rischio di contagio. L’operazione sarà ripetuta anche in autunno.

In Croazia si registra ogni anno una me-dia di 600-800 animali contagiati dalla rab-bia. Nel 2010 i casi accertati di animali con-tagiati dal virus sono stati 657. In prevalenza si trattava di volpi (584), ma il morbo ha in-fettato pure cani e gatti (35 episodi) e persi-no capre e pecore (24 casi). Tra il 2000 e il 2010 gli esperti hanno censito 7.177 animali contagiati dalla rabbia. Nel 98,5 p.c. dei casi si trattava di volpi, al secondo posto di que-sta nefasta classifi ca si sono piazzate le mar-tore (0,8 p.c.), seguite dai lupi (0,2 p.c.), tassi (0,2 p.c.) e cinghiali (0,1 p.c). In media sono 6.000 le persone che ogni anno sono costret-te a farsi visitare dai medici dopo essere ve-nute a contatto con animali rabbidi o presun-ti tali. Fortunatamente l’ultimo caso accerta-to di una persona contagiata dalla rabbia in Croazia risale al 1964.

In Croazia la rabbia, che dal 1977 è con-siderata una malattia endemica, è diffusa in tutte le aree del paese ad eccezione del-le isole. In relazione ai dati attinenti al pe-riodo compreso tra il 2005 e il 2009, le aree del paese nelle quali il problema è maggior-mente sentito sono la Città di Zagabria e la Regione zagabrese, nelle quali nell’arco di tempo indicato sono stati registrati 845 casi

di animali contagiati. Al secondo posto si piazza la Regione di Sisak e della Moslavina con 373 casi, seguita dalla Regione di Krapi-na e dello Zagorje con 275 episodi accertati. A parte la Regione raguseo-narentana nella quale è stato registrato un solo animale am-malato di rabbia, le regioni più virtuose sono quella del Međimurje con 14 casi e quella di Zara (27).

Al fi ne di debellare la rabbia in Croazia gli esperti reputano che sarà necessario ripe-tere la vaccinazione delle volpi almeno per cinque anni consecutivi.

La rabbia è una malattia infettiva che col-pisce gli animali a sangue caldo. L’animale serbatoio è solitamente il pipistrello, men-tre l’infezione umana è mediata solitamen-te dai cani nel ciclo urbano e dalle volpi nel ciclo silvestre. Il virus può essere trasmesso all’uomo (zoonosi). Se il morbo non viene curato tempestivamente e in modo appro-priato può condurre al decesso della perso-na infetta. Si stima che ogni anno nel mondo 55.000 persone muoiano dopo aver contrat-to questa malattia. La trasmissione della ma-lattia all’uomo è correlata all’“infi ltrazione” di animali infetti nelle aree urbanizzate. Pro-prio per ridurre al minimo il rischio di diffu-sione della malattia la legge obbliga i pro-prietari di cani a far vaccinare tutti gli anni i propri animali.

Le esche che saranno usate in questi gior-ni in Croazia nell’ambito della campagna di profi lassi antirabbica rivolta alla popolazio-ne delle volpi non sono considerate nocive per gli animali domestici né per le persone. Le esche non devono essere toccate né spo-state. In caso di manipolazione delle esche è necessario indossare guanti protettivi.

Nel caso si venga in contatto con un’esca è necessario lavare le mani con acqua e sa-pone. Se l’esca era rotta, ossia se si è venuti a contatto diretto con il siero, è necessario ri-volgersi immediatamente a un medico. (kb)

L’Europa aiuta la Croazia a sconfi ggere la rabbia

IL TEMA DEL MESE

IL RUGGITOdi Krsto Babić

Le lezioni stanno volgendo al termine. Tra circa un mese inizieranno le vacanze estive e le aule scolastiche rimarranno deserte. In questo periodo dell’anno numerosi genitori “premieranno” i propri fi gli regalando loro un cane. Obbiettivamente il pe-riodo che intercorre tra la fi ne della primavera e l’inizio dell’estate è uno dei più pro-pizi per introdurre in casa un animale. Le giornate sono temperate e le ore di luce au-mentano. Si può trascorrere più tempo all’aperto e si ha la possibilità di insegnare con maggior semplicità al cane i rudimenti del “galateo”, ossia a non sporcare in casa.

La scelta di adottare un cane non deve essere presa con leggerezza. I genitori de-vono essere perfettamente consci che possedere e prendersi cura di un cane è un im-pegno troppo grande per un bambino, per quanto esso sia volenteroso. Indubbia-mente la presenza di un cane aiuterà il bambino a maturare abituandolo ad assu-mersi determinati impegni. Ma la responsabilità nei confronti dell’animale non potrà gravare esclusivamente sulle sue spalle. L’appoggio dei genitori è fondamentale a far sviluppare nei bambini la sensazione di sicurezza nei propri mezzi. Un esempio banale. È sbagliato pretendere che un ragazzo prepari e serva autonomamente il pa-sto al proprio cane senza mettere a soqquadro la cucina o perlomeno senza sporca-re il pavimento. In casi del genere il bambino non va sgridato, ma aiutato a superare l’“ostacolo”. Preparate voi la ciotola con il cibo destinato al cane e poi fategliela ser-vire dal bambino. Nell’arco di qualche settimana il ragazzo diventerà suffi cientemente pratico da poter sbrigare in piena autonomia anche questa mansione. Un altro con-siglio che ci sentiamo di darvi è di prestare attenzione al tipo di animale che adottate. È da irresponsabile affi dare un cane di grossa taglia a un bambino di 10-12 anni. In situazioni d’emergenza il ragazzo non sarà in grado di trattenere l’animale per evitare che si azzuffi con un “avversario” o peggio che si avventi contro una persona che per qualche motivo gli risulta “antipatica” (può capitare, anche con i cani più docili).

Infi ne, ricordatevi che un cane è un essere vivente, non un giocattolo del quale ci si può disfare dall’oggi al domani. Un cane è per sempre: quando piove e quando c’è il sole, quando fa caldo e quando fa tiepido, quando si è stanchi e anche quando si de-sidera andare in villeggiatura.

Premio promozione

animali

DEL POPOLODEL POPOLO

2 animali

Nel mondo dei volatili non solo il ca-narino, la capinera e l’usignolo sono dotati di un canto melodioso e non

solo i pappagalli sono capaci di “parlare” o più precisamente di riprodurre suoni para-gonabili alle parole pronunciate da noi uo-mini. Esistono, ovviamente in natura uc-celli più predisposti al canto e alla parola di altri, ma è possibile anche sviluppare e migliorare le capacità imitatorie e canore di alcuni di loro. In linea generale i soggetti maschi sono più predisposti al canto rispet-to alle femmine, che il più delle volte sono in grado unicamente di emettono dei sem-plici piagolii, mormorii e suoni delle volte anche non gradevoli per il nostro udito.

Gli uccelli attraverso il canto esprimono una serie di messaggi. Utilizzano il proprio verso per corteggiare, minacciare, diverti-re, ma possono anche “cantare” semplice-mente per gioia. Per gli esseri umani il can-

to rappresenta solo una caratteristica degli uccelli, ma in realtà è un modo per comu-nicare con i suoi simili a secondo delle cir-costanze.

Gli uccelli cantano per una particolare conformazione della trachea che, all’arti-colazione dei due bronchi, contiene varie membrane e, in particolare, una linguetta verticale e muscoli i quali, contraendosi, fanno vibrare le membrane emettendo suo-ni più o meno piacevoli e modulati. Questo apparato è assai sviluppato nei passeriformi e più rudimentale in altri ordini di uccelli. I veri e propri uccelli canori sono l’usignolo, la capinera, il tordo… Nell’elenco dei co-siddetti “ripetitori”, gli uccelli in grado di riprodurre i suoni che hanno modo di ascol-tare, sono il fringuello, il rigolo e più in ge-nerale i pappagalli.

Una regola generale vuole che i bra-vi cantori siano scarsamente colorati, ma questo è facilmente spiegabile con il fatto che un maschio molto appariscente si serve

più dei suoi colori per attirare la femmina, mentre quello dal piumaggio più spento e uniforme deve avere per forza una buona voce per attirare l’altro sesso.

Il canto degli uccelli è molto utile anche per tenere unito il volo degli stormi, che du-rante il periodo delle migrazioni arrivano a essere composti da migliaia di soggetti. Le anatre e le oche che per rimanere unite du-rante i propri spostamenti “cantano” con-tinuamente in modo regolare. Particolari suoni sono anche quelli emessi per la ricer-ca del cibo specialmente durante l’inverno, come nel caso della cince e dei picchi. Del tutto particolari sono i suoni di pericolo a allarme che gli uccelli emettono alla vista improvvisa di una minaccia per avvisare i loro simili. Anche in tempo di riproduzio-ne si generano particolari richiami tra ge-nitori e fi gli che si ascoltano solo in questo periodo, preceduto dalla stagione del canto d’amore che il maschio emette per la sua compagna, presentano un insieme di ag-

gressività nei confronti di altri maschi, di soggezione per la femmina, di difesa per il territorio e per far capire alla femmina che il suo maschio è vicino e vigila sul buon an-damento della cova.

Durante determinati periodi dell’anno alcuni uccelli, ad esempio i canarini, smet-tono di cantare con la frequenza abituale poiché la fatica fi sica dovuta al cambia-mento del piumaggio è tale che non hanno la forza per farlo. D’altro canto nel perio-do della riproduzione uccelli quali lo stesso canarino non smettono di cantare neppure dopo la deposizione, la schiusa e l’alleva-mento dei piccoli. Il motivo principale di questo comportamento del canarino ma-schio è quello di affermare la sua presen-za nel territorio e di continuare il corteg-giamento alla femmina per il successivo accoppiamento.

ORNITOLOGIA

I segreti del canto degli uccelli

Viaggio nell’universo delle formiche (seconda parte)ENTOMOLOGIA

Il gioco d’équipe per superare gli ostacoli

Le formiche sono insetti ca-paci di compiere gesta sor-

prendenti. Sono in grado di sca-vare enormi tunnel, alcuni pro-fondi quasi cinque metri. Posso-no caricarsi sulle spalle, oggetti che sono molto più pesanti di loro. Le formiche possono ar-

rampicarsi su alberi alti oltre 30 metri di altezza. La loro veloci-tà è paragonabile a quella di una persona che si muove a 104 chi-lometri orari.

La caratteristica più impor-tante delle formiche è però il gioco di squadra. Lavorano in-sieme per costruire la loro casa, trovare il cibo, prendersi cura

della regina e delle giovani for-miche, e ovviamente difende-re il proprio nido. Le formiche hanno differenze individuali. Alcune formiche sono instan-cabili lavoratrici. Altre hanno bisogno di essere spronate. Co-lonie di formiche combattono battaglie contro altre. Le loro guerre, come per le guerre de-gli uomini, fi niscono con molti morti e feriti.

Le scoperte sulle formiche

Il modo in cui le formiche comunicano tra di loro ha scer-vellato i ricercatori per moltis-simo tempo. Uno dei primi a studiare questa loro caratteri-stica è stato Benjamin Frankl-lin, il quale condusse svaria-ti esperimenti nel tentativo di comprendere come si guidava-no l’un l’altra al cibo. Da allo-ra, molte interessanti scoperte sono state fatte. Le formiche hanno delle ghiandole speciali che producono sostanze chimi-che. Queste sostanze, chiamate pheromones, possono cambiare il comportamento di altre for-miche.

Alcuni entomologi hanno cercato di scoprire se le formi-che sono in grado di vedere i colori. Molti scienziati sosten-gono di no. Tuttavia, gli stu-

diosi notarono che le formiche sono in grado di distinguere le forme degli oggetti. In effetti, le formiche sembrano essere più attratte da strisce vertica-li piuttosto che da quelle oriz-zontali.

Possono imparare?Un gruppo di ricercatori ten-

tò un esperimento molto interes-sante per scoprire se le formi-che erano in grado di risolvere un problema. Misero delle pupe

(giovani formiche) su una pic-cola isola di detriti circondata da acqua. Le formiche gettaro-no detriti nell’acqua fi no a che non ebbero a costruire un ponte. Salvarono le pupe e le riportaro-no a casa. Gli entomologi allora provarono un altro esperimento. Fecero un’isola senza metterci le pupe. Le formiche riempirono ancora l’acqua con detriti! Gli scienziati scoprirono che le for-miche spesso riempiono l’acqua con detriti.

Il cinguettio dei nostri amici alati può avere mille signifi cati

Mercoledì, 18 maggio 2011

a cura di Valentino Pizzulin

a cura di Giorgio Adria

animali 3

C’è un modo di dire, “Ca-scare in piedi come un gatto” che indica la ca-

pacità di sapersela cavare in ogni situazione. Un frase che si addice a persone capaci e fortunate, pie-ne di risorse, in grado di capovol-gere al meglio le brutte situazio-ni. Ma è anche una frase che trae origine da una straordinaria dote atletica del gatto. La natura lo ha infatti dotato di un sofi sticato si-stema di atterraggio che gli con-sente di sopravvivere a cadute an-che di dieci metri senza riportare alcun danno fi sico.

Il gatto è un vero atleta, lo san-no tutti. Chi convive con questo animale ha imparato a considerare normali le acrobazie, i salti, le ar-rampicate degne del più spericola-to alpinista. L’anatomia del gatto è “progettata” proprio per questo tipo di prestazioni.

In caso di caduta però, la sua colonna vertebrale è estremamen-te elastica e le vertebre sono colle-gate le une alle altre in modo piut-tosto libero così che possano as-sorbire l’urto con il terreno. Inol-tre, sotto le zampe ci sono morbidi cuscinetti carnosi che, al termine di una caduta, funzionano come quattro piccoli airbag. Quando il

micio sta cadendo sistema le zam-pe di fronte a lui, arcua la schiena per assorbire meglio l’urto e pro-teggere gli organi interni e tiene la coda diritta per controbilancia-re il movimento. Questa è la po-sizione migliore per atterrare, e il gatto la assume istintivamente in pochissimi istanti. Anche quando gli capita di perde la presa durante un’arrampicata e inizia la caduta di schiena, nel giro di qualche fra-zione di secondo il gatto si gira su se stesso per avere le zampe sotto il corpo. Il movimento è talmen-te rapido che può essere svolto in soli 60 centimetri e per studiarlo, gli esperti hanno dovuto fi lmar-lo e poi rivederlo un fotogramma alla volta.

Non si deve però pensare che il micio sia in grado di volare. Cadute anche di sei o sette metri possono essere davvero pericolo-se. Il gatto può fratturarsi le zam-pe o il collo e quindi se si abita ai piani alti di un palazzo, è op-portuno evitare di lasciare le fi ne-stre aperte e incustodite se si ha in casa un micio. Solo pochi gatti particolarmente fortunati e dota-ti sono sopravvissuti cadendo da grandi altezze. Si hanno notizie di animali rimasti illesi dopo un volo anche di venti piani. Famo-so è stato Serafi no, un gatto che qualche anno fa dalle parti di Sondrio, è sopravvissuto dopo essere precipitato da un campa-

nile di 45 metri d’altezza. Un fat-to simile è accaduto nel 1973 a Forest Hill in Canada. Un micio di nome Gros Minou, che è rima-sto, ferito, ma vivo, dopo essere caduto dal balcone di un palazzo, da un’altezza di cento metri. Ma

l’episodio più incredibile è ac-caduto a Long Island negli Stati Uniti. Un gatto siamese di otto anni di nome Cognac è precipita-to per 335 metri da un aeroplano leggero e miracolosamente è so-pravvissuto alla caduta.

FELINI L’abilità stupefacente del gatto di atterrare sempre con le zampe per terra

animali 3Mercoledì, 18 maggio 2011

a cura di Vito Furlan

L’arte del saper cadere

Quella tra il gatto e il topo è una “guer-ra” che dura da sempre. Secondo un’antica leggenda, cominciò sull’Ar-

ca di Noè durante il diluvio universale. Noè si accorse che i topi minacciavano la dispensa e allora chiese aiuto al leone, che era il re degli animali e quindi il più sag-gio. Questi sbuffò e dalle sue narici usciro-no due gatti, un maschio e una femmina, che in fretta risolsero il problema.

Fu proprio l’inimicizia tra i gatti e i topi a porre le basi per il rapporto tra gli uomini e i piccoli felini. I primi ad allevare i mici furono gli antichi egizi, che li tenevano nei magazzini per difendere dall’attacco dei roditori le scorte di grano. Quei granai diventavano vitali nei periodi di carestia e quindi si comprende molto bene per quale motivo i gatti venivano considerati come divinità.

Dice un vecchio adagio tedesco che “tanto è nemico dei topi il gatto del con-tadino, quanto quello del signore”. Un det-to olandese recita: “Appendilo al collo del gatto e i topi non lo mangeranno”. Sono solo alcuni degli infi niti proverbi, creati nel corso dei secoli, che hanno per tema la rivalità tra gatti e topi.

In realtà il gatto non prova nessun odio particolare verso i topi, che per lui sono pre-de naturali come gli uccelli e i piccoli rettili. In realtà è l’uomo a provare un antico ranco-re verso i roditori, che insidiano le sue riser-ve di cibo, e per questo ha sempre incorag-giato il gatto nel cacciarli.

Alcuni mici “uccisori di topi” sono en-trati addirittura nel Guinness dei primati. Ad esempio un soriano maschio vissuto in una fattoria del Lancashire, in Inghilterra. Si sti-ma che durante i suoi ventitré anni di vita questo gatto uccise più di 22.000 topi, con una media di circa tre topi al giorno. E una femmina che viveva a Londra, in sei anni catturò circa 12.500 roditori, con una media di più di cinque al giorno.

Alfred Edmund Brehm, un grande zoo-logo tedesco dell’Ottocento, scrisse: “E’ in-credibile il numero di topi e di ratti che un gatto può distruggere.”

Il segreto di simili “prestazioni” sta nella stupefacente rapidità di rifl essi del gatto, nei

suoi sensi sviluppatissimi (riesce a percepire lo squittio più acuto) e nella capacità di ela-borare una strategia di caccia sempre diver-sa. E quando poi si avventa sulla preda, non dà alcun scampo. I canini del gatto, infatti, sono veri e propri organi di senso specializ-zati, capaci di individuare il punto giusto in cui mordere per uccidere la preda all’istan-te. È stato calcolato che il morso del gatto la-scia al topo una sola possibilità di scampo su un milione. Per questa ragione Bruce Fogle, uno dei maggiori esperti mondiali di gatti, li ha defi niti “squali delle praterie”.

Una volta si credeva, e purtroppo qual-cuno lo pensa ancora oggi, che tenere il mi-cio a digiuno è il modo migliore per fare di lui un cacciatore di topi migliore. In real-tà, un gatto denutrito tende ad allargare il suo territorio e quindi ad andare a cacciare sempre più lontano da casa. La verità è che pure un gatto “con la pancia piena” può es-sere benissimo un cacciatore di prim’ordine. Contrariamente a quello che si pensa, infat-

ti, il micio non uccide i topi solo quando è affamato. Per lui la caccia è prima di tutto un divertimento, una necessità psicologica. Il gatto è un predatore e in quanto tale prova un immenso piacere nell’inseguire, nel cat-turare e nel trionfare sulla preda. Come ha osservato Paul Leyhausen, etologo esperto di gatti, i piccoli felini amano maggiormen-te la caccia in se stessa all’uccisione e al-l’eventuale divorazione della preda.

Il gatto uccisore di topi però, non vie-ne sempre elogiato. Esiste anche il rovescio della medaglia. In alcuni paesi dell’Oriente infatti, il micio gode di una cattiva fama a causa della sua indole di predatore di rodi-tori. Secondo la tradizione, quando Buddha si ammalò, fu un topolino ad incaricarsi di portargli ogni giorno la medicina. Finché non venne catturato e ucciso da un gatto. Per questa ragione il micio fu l’unico ani-male a non essere stato invitato al funerale di Buddha. (kb)

Un animale creato sull’Arca di Noè, sacro agli antichi egizi, ma «sgradito» a Buddha

Il felino nato dalle narici del leone per dare la caccia ai topi

Una storia infi nita d’amore e convivenza con i propri cani, quella dei coniugi polesi Ve-

sna e Živko Butković, che da anni oramai condividono le mura di casa assieme ai loro quattro Labrador re-triever. Una passione che ha contagia-to pure Katica, la loro fi glia, che vive a Zagabria con altri due cani della stessa razza. Una vera e propria pas-sione per i cani dunque, ma in special modo per questa razza, tanto che ge-stiscono l’allevamento di Labrador “Lenibe Legend Lab”, affi liato alla Federazione cinofi la della Croazia, e vantano il titolo della prima cuc-ciolata da Campione (con entrambi i genitori pluripremiati), registrata nel 2005. Il resto è storia, con numerose esposizioni, gare, premi e riconosci-menti ottenuti dai quattro Labrador dei coniugi Butković, nonché diverse cucciolate alle quali l’anno prossimo dovrebbe aggiungersene una nuova.

Ma andiamo per ordine, in quanto Vesna Butković, impiegata al cantiere navale “Scoglio Olivi” e da poco tem-po segretaria della Società cinofi la polese, nonché il consorte Živko, uffi -ciale in congedo dell’Esercito croato, da esperti collaudati del settore hanno potuto illustrarci in ogni minimo det-taglio le caratteristiche di questa raz-za canina, a partire da tutti i minuziosi criteri necessari a dare vita ad un al-levamento. “Innanzitutto, quando si

parla di Labrador retriever – ha voluto puntualizzare Vesna –, ci si riferisce ad animali provenienti da allevamen-ti controllati, muniti di certifi cato ge-nealogico (pedigree) e di tutti gli altri documenti richiesti dal caso. In con-dizioni diverse, il Labrador, come del resto ogni altro cane, può sembrare a posto dal punto di vista estetico, ma rappresenta un’incognita per quanto riguarda gli incroci precedenti e quin-di si rischia che con il passare del tem-po possano manifestarsi nell’animale in questione o nei suoi discendenti di-fetti genealogici. Nel caso dei miei Labrador è possibile verifi care tutte le caratteristiche generazionali dagli ultimi trent’anni”. “La linea d’alle-vamento dei miei animali – ha prose-guito Vesna –, è quella classica ingle-se defi nita “Rochby&Newinn’, dalla quale discende pure Newinn Moun-tain Rain, il Labrador di Umago con il quale nel 2005 ho fatto accoppiato la mia Rita Nika, adottata nel 1999”. Sia chiaro che dedicarsi all’allevamento dei Labrador è un lavoro molto impe-gnativo e pure oneroso. Sin dall’ini-zio si devono rispettare precisi criteri, in primo luogo trovare la coppia adat-ta, per poi creare, stando a tutti i dati relativi ai controlli, il cucciolo ‘sulla carta’. La spesa che si deve sostenere per procedere all’accoppiamento vero e proprio si aggira attorno ai 700-800 euro. Il prezzo dei cuccioli dipen-de dai successi dei loro genitori, ma spesso una cucciolata non è suffi cien-te a coprire le spese sostenute dagli al-levatori”. “Il fi ne, dell’accoppiamento consiste nel trovare un’armonia delle qualità della coppia che si rifl etterà sulla loro cucciolata, ma molto dipen-de dal caso, perché la natura, com’è noto, può ingannare”, ci ha spiegato Vesna, osservando che per dar vita ad una cucciolata è necessario disporre di molto tempo libero e avere tanta pazienza. Infi ne, per un allevatore se-rio è sempre d’obbligo trovare i pro-prietari giusti ai quali affi dare i propri animali e quindi di non permettere di adottare i cani a chicchessia. Oltre a sostenere dei colloqui con le persone interessate ad adottare i cuccioli, pri-ma della consegna dell’animale, l’al-levatore procede alla stesura e alla sti-pulazione di un contratto con l’acqui-rente del cane. Un documento con il quale l’allevatore e il futuro proprie-tario del cane, defi niscono i rispettivi diritti e impegni. Ad esempio se si ve-rifi ca il problema legato alla displasia dell’anca del cane, una patologia po-ligenica, che spesso pur non essendo manifesta nei genitori può comparire nei fi gli, un allevatore dall’“A maiu-scola” è tenuto a coprire le spese per le cure dell’animale. Viceversa, se l’allevatore riscontra delle irregolarità

sul mantenimento del cane, ha il dirit-to toglierlo al proprietario.

Ma come hanno fatto i Labrador a conquistare il cuore dei coniugi Butković, monopolizandone l’atten-zione? In primo luogo perché ognu-no sceglie la razza del proprio cane a seconda del proprio temperamento e possibilità. Il labrador è un anima-le calmo, rifl essivo, sa ciò che vuole, che non si può ingannare o compra-re, e che infi ne ripaga con gli interessi quanto in lui è stato investito. Da un punto di vista formale il Labrador è considerato un cane da caccia, che per diventare tale a tutti gli effetti deve se-guire dei corsi d’addestramento e su-perare degli esami legati alle caratteri-stiche innate (reazione agli spari, cac-cia all’anatra a terra, sott’acqua ecc.). D’altra parte, il Labrador può defi nir-si un cane universale, che tra l’altro negli ultimi quindici anni detiene il primato di popolarità in America. Gli piace imparare e collaborare. Viene usato come guida, a scopi terapeutici, per le ricerche di polizia, e addirittura in qualità di giurato nei tribunali (sem-pre negli Stati Uniti, e nei casi legati a maltrattamenti di minori e in fami-glia, dove con il suo comportamento nei confronti degli accusati può essere di aiuto alla corte). Uno dei principali pregi dei Labrador consiste nella loro altissimo soglia di tolleranza. Infatti, è estremamente raro imbattersi in un Labrador aggressivo. È adorato dai bambini, e per le sue numerose carat-teristiche positive può essere di enor-me aiuto ai ragazzi con diffi coltà nel-lo sviluppo. È un cane che ha bisogno di essere al fi anco del proprio padrone costantemente, non sopporta la solitu-dine, essere legato alla catena o rin-chiuso in recinti.

Una passione a tempo pieno

A qualcuno, però, può sembrare strano o almeno diffi cile condivide-re la casa e il cortile, con ben quattro esemplari, ed è risaputo che i Labra-dor non appartengono alla categoria delle razze “pocket”. “Il fatto che ci troviamo con quattro Labrador, ov-vero con ‘la regina madre’ Rita Nika, dalla quale (nella prima cucciolata del 2005) sono nati il maschio Lan-cester, e le femmine Lilo e Lacrima (chiamati anche Lanči, Buba e Suzi), è puramente casuale, e di questa deci-sione non ci siamo pentiti nemmeno per un istante”, ha raccontato Vesna. “Ovvio che talvolta ci sono dei pro-blemi perché non possiamo lasciarli soli per troppo tempo, non possiamo permetterci le vacanze e dobbiamo fare a meno di molte cose, e inoltre è necessario avere sempre a disposi-

5Mercoledì, 18 maggio 20114 Mercoledì, 18 maggio 2011

A colloquio con i coniugi Butković di Pola, grandi appassionati di una delle razze di cani più apprezzate dalle famiglie

Labrador retriever, un cane dalle mille virtù

di Fredy Poropat

CINOFILIA

animali

zione un servizio veterinario che se-gue i nostri beniamini (nel frangente è stato ringraziato il veterinario Mikele Medica che cura i loro cani sin dalla nascita,nda). Ai nostri labrador nulla è proibito, partendo dal fatto che dor-mono sul divano e sul letto”, ha spie-gato Vesna.

Anche i cani vanno a scuola

I Labrador della famiglia Butković hanno persino frequenta-to la “scuola”. Hanno seguito per due anni un corso di addestramento a Valbandon, con l’istruttore Dalibor Ivancic, imparando come comportar-si durante le mostre, a tenere il passo, lasciarsi controllare dai giudici ecc. L’addestramento è importante anche perché aiuta i cani a socializzare, a fa-migliarizzare con i vari tipi di suoni, insegna loro come comportarsi con le persone, con i bambini ed altro. Con i Labrador non ci sono, in pratica, del-le situazioni stressanti. Un grosso di-fetto comunque ci sarebbe: i Labrador nel vero senso della parola non sareb-bero dei “ghiottoni”, però certamen-te dei “buongustai”. È assai diffi cile, infatti, impedire loro di mangiare il cibo trovato a terra. Ciò li espone a grossi rischi, considerati i vari veleni che vengono gettati dalle persone al-l’aperto. “Fortunatamente, sempre fa-cendo grossa attenzione, sinora siamo riusciti ad evitare delle indesiderate conseguenze”, hanno detto i coniugi Butković.

Di mamma ce n’è una sola

Ma singolarmente i Labrador del-la famiglia Butković come sono? “I nostri labrador (dal pelo nero Rita Nika e Buba, mentre sono di colore giallo i mantelli di Lanči e Suzi) non hanno un ‘capobranco’, e sono tutti uguali nella loro gerarchia. Poi, ov-viamente, ognuno ha delle caratteri-stiche diverse”. “Lanci, per esempio, è calmo, non ama correre e trascor-re una vita da... ‘pensionato’. Buba, invece, è ritirata e taciturna, mentre Suzi è assai curiosa, ed è il ‘diavoletto in famiglia’. La mamma resta sempre la mamma, per cui Rika Nika ricopre un ruolo particolare, ed è la beniami-na di casa”. È soprattutto Živko ad avere un debole per Rika Nika, tanto da avere coniato un moto: “Più gente conosco, e più apprezzo il mio cane”. “I nostri Labrador – ha proseguito Ve-sna –, sono dei classici poltroni, che però hanno ben defi nito il piano d’at-tività giornaliero: si alzano alle 7 del mattino, fanno la loro breve passeg-giata, ricevono il proprio premio, leg-

gi merendina, e tornano a ‘coricarsi’. A mezzogiorno escono per un’ora, e al ritorno dal passeggio, alle 13.30, mangiano il pasto quotidiano. Dopo la... ‘siesta’ pomeridiana, verso le 19, si va nuovamente a spasso, questa volta un po’ più a lungo”.

Una dieta equilibrata Nonostante trascorrano in casa

per gran parte della giornata, ai La-brador non passa per l’anticamera del cervello di rosicchiare i mobili od altro, e nemmeno di toccare le piante che adornano il cortile e l’orto della casa dei Butković. Ognuno ha il pro-prio giocattolo da prendere in bocca e con il quale divertirsi. D’estate i cani della famiglia Butković adorano nuo-tare e vengono accompagnati al mere quotidianamente.

Si presume che sfamare quattro Labrador non sia cosa da poco, e poi l’alimentazione dovrebbe essere va-riegata... “Le spese certamente non sono trascurabili, anzi, in quanto i cani mangiano cibi combinati, qua-li carne (di vitello e pollo), frutta (mele, mandarini, banane, delle qua-li sono particolarmente ghiotti, tan-to che ogni giorno se ne mangiano una a testa), crocchette varie (con le quali non bisogna eccedere per evi-tare che il cane sviluppi la gastrite), per non parlare dei tuorli d’uovo (una volta alla settimana), latticini ecc. Tutto sommato un menù “sala-to”, però noi siamo disposti a fare a meno di determinate cose pur di non far mancare il necessario ai nostri Labrador”.

Due «pet park» per PolaI Labrador dei coniugi Butković

hanno partecipato a numerose mo-stre, esposizioni e gare, conquistando premi, coppe e riconoscimenti. “Non c’è stata manifestazione, in Croazia o all’estero (Slovenia, Italia), dove non abbiamo ricevuto qualche rico-noscimento. Queste sono cose che ti riempiono d’orgoglio e felicità, sa-pendo che non è un caso se proprio il tuo cane viene scelto dai giudici in mezzo ad altri cinquanta animali”, ha osservato Vesna. Come menzionato in precedenza, Vesna Butković è se-gretaria della Società cinofi la polese, che prossimamente intende portare a termine alcuni progetti, di grosso vantaggio per i cani, i loro padroni e la cittadinanza. Si parla, nel concreto, dell’apertura di due parchi giochi per cani, il primo dinanzi al Centro so-ciale Rojc e il secondo nell’area ver-de presso l’incrocio tra le vie Altura, Diacono e Divković. Le strutture do-vrebbero essere di tipo chiuso, ovve-ro recintate e attrezzate con altalene, tunnel, contenitori per la raccolta de-

gli escrementi e alberi. Tutto dovreb-be essere realizzato attenendosi alle normative europee, e con il fi ne di liberare gli altri spazi cittadini dalla presenza di questi animali. La realiz-zazione dei “pet park”, ovviamente, dipende dai mezzi fi nanziari (per ogni impianto è necessario investire circa 200.000 kune), che dovrebbero essere elargiti dalla Città. Inoltre, si sta risol-vendo il problema relativo alle spiag-ge per cani: al momento a Pola ne esi-ste solamente una a Saccorgiana, con-cessa dall’Arenaturist. Le altre spiag-ge sono accessibili ai cani solamente dalle 20 alle 6 del mattino, un orario questo non appropriato visto che nel-la tarda serata le coste possono essere ancora frequentate dai bagnanti e dai bambini. Ma a parte tutto, ha voluto ribadire Vesna, è necessario migliora-re la cultura dei proprietari dei cani, che lasciano gli escrementi degli ani-mali dappertutto, e portano a spasso cani pericolosi senza il guinzaglio o museruola nei luoghi pubblici, dove ci sono altri cani, persone e bambini, che di conseguenza possono trovarsi a rischio.

Infi ne, quali sarebbero i consigli da dare alle persone che decidono di adottare un amico a quattro zampe? “Di adeguare il desiderio di possede-re un cane alle proprie possibilità e al proprio carattere. Par quanto riguarda i Labrador, si tratta di animali consi-gliati alle famiglie con bambini pic-coli, perché si tratta di cani ‘loquaci’, non aggressivi, pazienti e voglioso di imparare”, ha concluso Vesna.

Lanci, Buba, Suzi e Nika

Lanci e VesnaLanci e Vesna

Il palmares Il palmares

dei Labrador dei Labrador

dei Butković dei Butković

L’ora della bananaL’ora della banana

Lanci e ŽivkoLanci e Živko

6 animali

anche il Rose Center for Earth and Space dedicato all’esplorazione spa-ziale e all’astronomia. La suggestiva visione del Hayden Planetarium non lascia indifferenti. Il visitatore è im-merso in uno dei simulatori di real-tà virtuali più grandi al mondo pro-gettato allo scopo di far presentare ai visitatori le scoperte riguardanti l’evoluzione del nostro sistema so-lare, dello spazio e dell’universo in generale. Il museo offre un percorso culturale sulla storia naturale adatto sia ai bambini sia agli adulti. Nelle sale dell’American Museum of Na-tural History si possono ammirare sequoie giganti, meteoriti, uno zaf-fi ro gigante da 563 carati, minerali, esposizioni di ambiente ed ecologia, riproduzioni di mammiferi, pesci e animali, oltre alla ricostruzione nella sezione del museo “North American Indian” degli ambienti in cui vive-vano le antiche popolazioni di pel-lerossa. Si stima che il museo ospiti le riproduzioni del 96 per cento cir-ca delle specie di uccelli esistenti al mondo. Nella sezione Hall of Biodi-versity è stata, invece, ricostruito un angolo di foresta pluviale.

ORARI DELLE VISITE E

PREZZI La visita al Museo ame-ricano di storia naturale è possibi-le soltanto in orari prestabiliti, che possono essere prenotati in antici-po. Anzi, è consigliabile farlo per non rischiare di dover attendere ore, o peggio dover rimandare la visita di un’intera giornata. L’AMNH è aperto quotidianamente dalle 10 alle 17.45, con l’eccezione delle Festivi-tà natalizie e della Giornata del Rin-graziamento, quando rimane chiuso. Il prezzo base (ci sono poi pacchetti speciali che includono visite molte-plici, pasti, uso di culle per bambi-ni, ecc) è di 16 dollari per gli adulti (e studenti) e 9 per i bambini (dai 2 ai 12 anni). Il consiglio che vi diamo è di acquistare il “New York Pass” (www.newyorkpass.com) o il “City Pass” (www.citypass.com), che per-mettono di accedere a questo mu-seo e agli altri più importanti, non-ché a numerose attrazioni di New York come l’Empire State Building o la Statua della Libertà, a un prez-zo scontato ed evitando di fare la fi la alle biglietterie.

QUALCHE CONSIGLIO

PRATICO Arrivare all’AMNH è molto semplice, anche se per chi visita New York per la prima volta l’approccio con la metropolitana può

essere molto… traumatico. Il consi-glio pratico che vi diamo è di “fare bene attenzione al numero o alla let-tera della linea che si vuol prende-re”. Per raggiungere l’AMNH bi-sogna prendere le linee B o C e scendere alla fermata dell’81.esima strada per poi seguire l’indicazione “American Museum of Natural Hi-story”, oppure la linea 1 e scendere alla fermata della 79.strada. Se non siete sicuri di farcela, e, onde evitare magari di fi nire dall’altra parte del-la città, prendete uno dei famosissi-mi Yellow Cabs. Il taxi vi costerà di più, ma vi porterà direttamente a de-stinazione.

Restare affamati nei pressi del museo è impossibile. A cinque mi-nuti di cammino c’è il ristorante

“Isabella” (famoso per la pasta e i ravioli), a dieci la pizzeria “Patsy’s” e i ristoranti “Bello Sguardo” (cu-cina mediterranea) e “Cesca” (ga-stronomia italiana). Se cercate, in-vece, dove dormire, ad appena 300 metri di distanza dal museo sorge l’albergo “per famiglie” Excelsior e a mezzo chilometro l’Amster-dam Inn.

Infi ne, una curiosità, che se non è un primato poco ci manca. Il sito uf-fi ciale del museo (www.amnh.org) è consultabile in ben 54 lingue, tra le quali l’italiano, il croato e lo slo-veno. Qualche frase può risultare forse un po’ sballata o insensata, ma sicuramente vi renderà l’idea di ciò che avete in programma per visitare.

Dici New York e pensi subi-to al divertimento o alle op-portunità di business. Ma

la “Grande Mela” è anche molto altro, a conferma di chi la consi-dera un po’ la “capitale del mon-do”. Raccontare a parole il fascino di Manhattan e degli altri quattro Boroughs (Distretti) newyorchesi è molto diffi cile, quasi impossibi-le. Quel che è certo è che ognuno, a seconda dei propri gusti e interessi, troverà in questa metropoli qualco-sa per sentirsi a proprio agio e gli amanti dell’universo degli animali e della natura in generale di certo non costituiscono un’eccezione.

L’American Museum of Natu-ral History (AMNH), in italiano Museo americano di storia natu-rale, è, forse, un dei luoghi meno “adrenalinici” da vedere a New York, ma è comunque un’impor-tante tappa per comprendere le ori-gini della vita sulla Terra. Risulta diffi cile trovare altrove al mondo una raccolta paragonabile, e anche chi di arte e cultura non è un pati-to, come il caso dell’autore di que-sto testo, ne rimarrà profondamente colpito ed entusiasta.

L’AMNH è una delle mete più gettonate dai bambini e dai ragaz-zi. Impossibile non notarlo, dal momento che le scolaresche si susseguano quotidianamente una dopo l’altra. Gli studenti arrivano da New York, dai vicini sobborghi di Newark, New Jersey e Harrison, ma in realtà un po’ da tutti gli Sta-tes. L’AMNH accoglie circa quat-tro milioni di visitatori l’anno ed è facile capirne il perché appena messo piede all’interno del museo e data un’occhiata a una delle sue 45 sale. Con le varie esposizioni da scoprire e gustare è abbastan-za facile, quasi dovuto, trascorrere al suo interno una giornata intera, senza annoiarsi per un solo istante.

DAL 1869 AI GIORNI NO-

STRI Il Museo americano di sto-

ria naturale, nella zona dell’Upper West Side di Manhattan (sulla Cen-tral Park West, fra la 79.esima stra-da e il Central Park), è stato fondato nel 1869 da un gruppo di persone, tra le quali Thee Roosvelt, il padre di Theodore Roosvelt, il 26.esi-mo presidente degli Stati Uniti. E proprio una statua del presiden-te Roosevelt posta sulla gradinata del museo accoglie i visitatori di-nanzi all’ingresso principale della struttura di fronte al Central Park Side. Da lì, i 25 edifi ci comunicanti che costituiscono il complesso del-l’AMNH sono aperti per la visita e offrono una straordinaria opportu-nità di apprendimento. E con una serie di collezioni costituita da 32 milioni di cimeli, anche se cicli-camente alcuni sono ritirati dalle proprie bacheche per essere sotto-posti a cicli di manutenzione o ri-strutturazione, sicuramente capire-te meglio il pianta sul quale vivete. Verrete, inoltre, a conoscenza delle origini della Terra, della sua fl ora e fauna, nonché dell’universo che ci circonda.

IL T-REX E LA BLUE WHA-

LE Il museo è noto soprattutto per le sale dedicate alla preistoria e ai dinosauri. La più impressionante è senza ombra di dubbio la riprodu-zione delle ossa fossili di un gigan-tesco barosauro (Barosaurus lentus) alto 17 metri, rappresentato mentre indietreggia per proteggersi da un predatore. Immancabile anche uno sguardo al famigerato tirannosauro (Tyrannosaurus rex, T-Rex per gli “amici”). Questa che vi abbiamo appena presentato è soltanto una minuscola fotografi a dell’immenso museo che oggi occupa ben quattro isolati. Un’altra sala molto visitata è la Milstein Hall of Ocean Life de-dicata alla vita negli oceani. La ri-produzione della Blue Whale, ossai della balenottera azzurra (Balae-noptera musculus), in scala 1:1 ap-pesa al soffi tto è uno dei pezzi più conosciuti e suggestivi del museo. Più di recente, è stata inaugurata

Mercoledì, 18 maggio 2011

ITINERARI A New York per un viaggio tra dinosauri e balene

Il Museo americano di storia naturale

La Blue Whale, una delle principali attrazioni

a cura di Nevio Tich

Lo scheletro di un feroce T Rex esposto nella sala dei dinosauri

All’AMNH sono esposti gli esemplari della maggior parte

degli animali vissuti sulla Terra in ogni epoca

Uno degli ingressi, da notare le felci sagomate a forma di dinosauro

Una delle 45 sale del museo aperte ai visitatori

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«Amali anche quando ti ami” è il signifi cativo slogan adottato dalla

Lega Anti Vivisezione (LAV) nel-la campagna promossa dalla coa-lizione ECEAE – l’unione delle principali associazioni animaliste europee – volta ad ottenere il di-vieto dei test sugli animali per la sperimentazione dei prodotti co-smetici. Si avvicina una data fa-tidica, l’11 marzo 2013, che do-vrebbe sancire, alla fi ne di un lun-go e complesso iter legislativo, il divieto assoluto europeo di testare e commercializzare materie prime cosmetiche sperimentate su ani-mali, come stabilito dalla Diret-tiva Ue del 2003. Non mancano però i rischi che ciò non avvenga. La Commissione e il Parlamento europeo, nonostante la forte par-tecipazione dell’opinione pub-blica a questo tema, potrebbero infatti seguire il parere di alcuni

esperti e far slittare di altri die-ci anni l’entrata in vigore del di-vieto, giustifi cando tale provvedi-mento con l’assenza di adeguati sistemi alternativi.

Oggi solo il 30 p.c. degli espe-rimenti su animali riguarda la me-dicina, la chirurgia e la psichia-tria, mentre il restante 70 p.c. si ri-ferisce a test per prodotti cosmeti-ci, industriali e bellici. Ogni anno migliaia di animali (oltre 5.500 secondo i dati del 2005), preva-lentemente cavie, ratti, topi e co-nigli, subiscono atroci sofferenze, nascoste dietro l’aspetto accatti-vante dei nostri rossetti, profumi e bagni schiuma. Per cosmetico intendiamo un prodotto destina-to ad esser applicato sulle super-fi ci esterne del corpo umano o sui denti e le mucose interne della bocca, differente da un farmaco poiché ha solo un’azione loca-le e non viene metabolizzato. La Direttiva 76/768/CEE, emanata nel 1976 allo scopo di uniforma-re a livello europeo la disciplina relativa alla produzione e vendita dei cosmetici imponeva l’utilizzo di animali per testare gli ingre-dienti di tali prodotti. Nello stesso anno fu stilato il cosiddetto Positi-ve List: un elenco di sostanze non necessitanti di ulteriori prove per essere utilizzate in un cosmetico. La battaglia degli antivivisezio-nisti, con la conseguente mobili-tazione dell’opinione pubblica, ha portato dei primi risultati nel 1993 con la Direttiva 93/35/CEE, che si poneva come scopo l’elimi-nazione dei test sugli animali per

gli ingredienti dei prodotti cosme-tici così come per il prodotto fi ni-to. Non tutto però è fi lato liscio. Se il Parlamento europeo chiede-va l’applicazione della direttiva stessa, sul fronte opposto si schie-rava la Commissione, scettica sull’esistenza di metodi alterna-tivi suffi cientemente sicuri. Que-sta situazione di contrapposizione e stallo fu superata solo dieci anni dopo, per l’esattezza il 27 giugno 2003, quando fu approvato il set-timo emendamento della Diretti-va cosmetici, da applicare in tre differenti fasi. La prima, entra-ta in vigore l’11 settembre 2004, stabiliva il divieto di eseguire test su animali per il prodotto fi -nito, all’interno dell’Ue, nonché il bando alla vendita di cosmetici il cui prodotto fi nito e i cui ingre-dienti fossero stati testati su ani-mali al di fuori dell’Ue. La secon-da, partita dall’11 marzo 2009, ha sancito il parziale divieto dei test sugli animali per gli ingredienti

realizzati all’interno dell’Ue e la fi ne della vendita di cosmetici che ricorrevano a ingredienti testati su animali, prodotti in qualsiasi pae-se. La terza, prevista per il 2013, coinciderebbe col divieto assolu-to dei test cosmetici sugli anima-li perché metterebbe la parola fi ne alla sperimentazione su tre aree rimaste escluse dal punto prece-dente, cioè la tossicocinetica, la tossicità riproduttiva e la tossicità a dosi ripetute.

Gli antivisezionisti e molta parte del mondo scientifi co sono convinti della validità e sicurezza di metodi alternativi. Un esem-pio: al posto del draize test ocu-lare, volto a studiare l’irritazione dell’occhio prodotta dalle sostan-ze da testare, si potrebbe ricorrere al test di Bettero, che utilizza la-crime umane in coltura. Ad oggi, tuttavia, l’unico metodo sosti-tutivo convalidato dal Comitato scientifi co consultivo del Centro europeo per la convalida dei me-todi alternativi (ECVAM) risul-ta il Corrositex, che per testare la corrosione della pelle utilizza una speciale membrana e rivela-tori chimici. I medici antivivise-zionisti partono dalla semplice e oggettiva constatazione che gli animali non sono modelli speri-mentali adatti all’uomo, poiché troppo diversi dal nostro gene-re. Ogni specie animale, venen-do alle loro conclusioni, risulta biologicamente, fi siologicamente, geneticamente e anatomicamente molto diversa dalle altre, renden-do così ineffi caci le estrapolazioni

dei dati tra una specie e l’altra. A giudizio degli antivivisezionisti, la vivisezione, oltre ad essere eti-camente inaccettabile poiché nega qualsiasi diritto agli animali e cela interessi non a benefi cio della sa-lute umana, è un errore metodolo-gico che porta a trascurare meto-di scientifi ci sostitutivi molto più affi dabili e non cruenti. Se è leci-to ricordare che oggi esistono sul mercato oltre 200.000 ingredien-ti cosmetici in grado di soddisfa-re ogni esigenza (non introdurne di nuovi eliminerebbe il ricorso alla vivisezione) bisogna anche rilevare che larga parte della co-munità scientifi ca sta orientando i propri sforzi verso la diffusione di metodi alternativi che non preve-dono il ricorso agli animali e sono ritenuti più affi dabili e sicuri. Tra questi ricordiamo: i test in vitro; i modelli informatici; le analisi chimiche; le indagini statistiche; gli organi bioartifi ciali; i micro-chip al DNA e i microcircuiti con cellule umane. Il traguardo del-l’abolizione della sperimentazio-ne su animali resta lontano ma alcuni dati lasciano ben sperare, se pensiamo che il 70 p.c. della ricerca biomedica non ricorre più alla vivisezione, che è del tutto scomparsa anche da altri settori, dai crash test sulle automobili ai test di gravidanza, dalle prove per

verifi care la contaminazione bat-terica di farmaci ai diversi test di tossicità su sostanze chimiche. A questo punto la palla passa ai con-sumatori, che possono contribuire a porre un freno alla vivisezione scegliendo di acquistare prodotti cosmetici non testati su animali, in grado di offrire garanzie non solo di eticità ma anche di sicu-rezza per i consumatori. Alcune aziende hanno scelto di garantire

un impegno etico e di qualità ver-so i clienti aderendo allo Standard internazionale “Stop ai test su ani-mali”, controllato dall’Istituto per la certifi cazione etica e ambienta-le (ICEA) per conto della LAV.

Ma cosa si richiede alle dit-te “Cruelty free” che intendono aderire a tale Standard? Tre con-dizioni fondamentali: non testa-re su animali il prodotto fi nito, né commissionare a terzi tali test sul prodotto fi nito; non testare i singoli ingredienti, né commis-sionare a terzi questi test, ed in-fi ne, per gli ingredienti acquistati già testati dai fornitori, dichiarare che questi test sono avvenuti pri-ma di un dato anno preso a scel-ta, impegnandosi a non comprare ingredienti testati dopo tale anno. Le aziende italiane ed estere che hanno aderito allo Standard in-ternazionale, spesso appartenen-ti alla grande distribuzione e di facile reperibilità sul mercato, sono alcune decine e facilmente consultabili sul sito della LAV o sulla “Guida pratica ai cosmetici non testati su animali”, distribuita gratuitamente dalla stessa associa-zione. Scegliere tali prodotti pare la scelta più logica per chi crede che gli animali non siano una pro-vetta e che l’estetica debba al più presto far rima con l’etica.

ATTUALITÀ

Mercoledì, 18 maggio 2011

Un argomento che suscita grande interesse in tutta l’Unione europea

La lotta per la fi ne dei test sugli animali

Il logo creato dalla Coalizione europea contro la vivisezione per

segnalare i prodotti delle aziende che aderiscono allo Standard In-

ternazionale “Stop ai test su animali”.

a cura di Marco Grilli

8 animali

WASHINGTON – Torna in America l’invasione delle cicale. Si tratta di una “speciale” razza di insetti “periodici” che emerge dal suolo ogni 13 anni. Le cicale stan-no affi orando a miliardi. Avvolgo-no intere cittadine nel canto inces-sante dell’accoppiamento, creano tappeti brulicanti su cui cammina-re, si infi lano nei capelli, entrano nelle auto, nelle buste della spesa, rendono la vita quotidiana diffi ci-le, ma non sono pericolose per la salute, anzi per alcuni rappresenta-no una prelibatezza culinaria.

Sono un fenomeno raro e pre-zioso per agli appassionati di en-tomologia. Le “cicale della Gran-de Stirpe del Sud”, così vengono chiamate, esistono, infatti, solo nella parte orientale degli sta-ti Uniti e muoiono nel giro di un mese. Ora si trovano già in Nor-th Carolina, Georgia, Arkansas, Mississipi e non appena la tem-peratura del terreno raggiungerà i 15-18 gradi centigradi si muove-ranno verso il Nord dell’Unione. “Ce ne sono miliardi negli alberi, le strade sono coperte dalle cica-le, il loro rumore non smette mai, sono ovunque, l’aria è densa del-la loro presenza”, ha commentato dalla sua casa a Pittsboro in North Carolina, Greta Beekius. “Godete-vele tutte – ha suggerito l’entomo-

logo Gene Kritsky –, le cicale non sono tossiche in alcun modo ed è come vedere in presa diretta il raro video di un eccezionale fenomeno naturale”.

Ogni 13 anni, nel giro di alcune settimane emergono dal terreno a milioni, talvolta a miliardi per et-taro, cambiano colore da bianche a nere liberandosi della loro pelle. I maschi cantano a squarciagola per attrarre le femmine che deposita-no le uova, dalle quali fuoriescono poi le ninfe, che in 6-8 settimane si trasformano in cicale, per im-mergers immediatamente dopo nel terreno ad almeno 25-30 centime-tri di profondità. Torneranno nel 2024. (a)

Mercoledì, 18 maggio 2011

FENOMENI

ROMA – I segnali del cellu-lare fanno letteralmente “impaz-zire” le api. Lo ha scoperto uno studio di Daniel Favre, un ex ricercatore dello Swiss Federal Institute of Technology, che ha piazzato un telefonino proprio sotto un’arnia per verifi care l’ef-fetto sullo sciame.

Durante l’esperimento, pub-blicato dalla rivista Apidologie, l’esperto ha verifi cato le reazioni quando il telefono era in stand-by e quando, invece, era in fun-zione per una chiamata: nel se-condo caso le api hanno iniziato ad emettere il tipico suono pro-dotto subito prima di sciamare, che è continuato fi no a qualche minuto dopo il termine della te-

lefonata. Le api, precisa Favre, fanno tutti i movimenti tipici di quando stanno per spiccare il volo, ma non decollano neanche se l’esposizione al segnale dura 20 ore. “Questo disturbo dell’at-tività delle api potrebbe avere conseguenze drammatiche – ha scritto il ricercatore nel proprio studio –, le onde elettromagneti-che potrebbero essere fra le cau-se della scomparsa delle api in tutto il mondo”. Sui motivi della moria delle api che si registra nel mondo occidentale ci sono di-verse teorie, che coinvolgono ol-tre che i cellulari anche la nuova generazione di pesticidi, la per-dita dell’habitat naturale e un pa-rassita letale per le colonie. (a)

RICERCA

I telefonini sono dannosi per le api

Anno V/ n. 40 del 18 maggio 2011“LA VOCE DEL POPOLO” - Caporedattore responsabile: Errol SuperinaIN PIÙ Supplementi a cura di Errol Superina Progetto editoriale di Silvio Forza / Art director: Daria Vlahov Horvat edizione: ANIMALI / e-mail: [email protected] esecutivo: Krsto Babić / Impaginazione: Denis Host-SilvaniCollaboratori: Giorgio Adria, Vito Furlan, Marco Grilli, Valentino Pizzulin, Fredy Poropat e Nevio Tich. Foto: Fredy Poropat, Nevio Tich e d’archivioLa pubblicazione del presente supplemento viene supportata dall’Unione Italiana grazie alle risorse stanziate dal Governo italiano con la Legge 193/04, in esecuzione al Contratto N° 83 del 14 gennaio 2008, Convezione MAE-UI N° 2724 del 24 novembre 2004

L’invasione delle cicale

In Più Animali ti premiaScatta una fotografi a, scrivi una poesia, fai un disegno (su foglio

A4) o dedica un racconto a un animale, vero o immaginario, al quale sei particolarmente legato e invialo in busta chiusa a “La Voce del Po-polo” – “In più Animali” (Via Re Zvonimir 20a – Fiume (Rijeka) 51000 – Croazia). Nella busta inserisci un biglietto con su scritti il tuo nome, recapito telefonico, indirizzo ed età. Ogni mese saranno pubblicati i la-vori più belli. Tra le opere pubblicate ne sarà scelta una, al cui autore an-drà in premio un libro della casa editrice EDIT di Fiume. I testi, che non devono superare le 3.600 battute (spazi compresi), le foto e i disegni, se in formato digitale, possono essere inviati anche all’indirizzo di posta elettronica [email protected] (le foto scattate con i cellulari la cui fo-tocamera ha una risoluzione inferiore a 3,2 megapixel non sono idonee alla pubblicazione). I testi, i disegni e le foto non saranno restituiti.

AGENDAAssociazioni

“Snoopy” - Pola:Gsm: 098/923-0461Web: www.snoopy.hrCanile di Pola

Tel: 052/541-100Gsm: 098/855-066Società per la protezione degli animali di Fiume

Gsm: 098/649-939, 098/814-775 e 095/536-4548Web: www.azil.org“Lunjo i Maza” - Laurana

Gsm: 091/953-6570Web: www.lunjoimaza.orgAssociazione per il benessere e la tutela dei

gatti “Mijau”

Gsm: 091/543-5819Associazione amici degli animali “Capica” -

Fiume

Gsm: 098/264-892 e 092/285-9622Web: www.capica.hr

Gruppi cinofi liSocietà cinofi la “OPATIJA”

Casella postale 12, 51410 AbbaziaTel: 051/250-555Società cinofi la “RIJEKA”

Via dei combattenti di Valscurigne 2a, 51000 Fiu-meTel: 051/216-030Gsm: 091/563-4460 E-mail: [email protected] di cinofi lia sportiva “RIJEKA”

Via Kumičić 38, 51000 FiumeTel: 051/421-457Gsm: 091/120-8975E-mail: [email protected] cinofi la “BUZET”

Piazza Fontana 7, 52420 PinguenteTel: 052/773-654Gsm: 098/207-689E-mail: [email protected] cinofi la “LABIN”

Vines, Casa di cultura s.n., 52220 AlbonaGsm: 098/610-801E-mail: [email protected]à cinofi la “POREČ”

Via Mauro Gioseffi s.n., 52440 ParenzoTel: 052/431-530Società cinofi la “PULA”

Via Marulić 4/I, 52100 PolaTel: 052/535-041Società cinofi la “ROVINJ”

Via della 43.esima divisione istriana 34,52210 Rovigno Tel: 052/829-041Gsm: 091/568-2781E-mail: [email protected] “ISTARSKI GONIČ”

Via Albona s.n., 52470 UmagoTel: 052/756-006, 052/742-101 e 052/742-019Società cinofi la “PAZIN”

52000 Pisino Tel: 052/624-361Gsm: 091/624-7210Società cinofi la “ISTARSKI GONIČ”

Via dell’Istria 36, 52460 BuieTel: 052/742-884Gsm: 091/252-8165Il girasole Porpetto (Udine)tel/fax: +39 0431 60375

Società venatorieFederazione italiana della caccia

Via Salaria 298/A, 00199 RomaTel: +39/06/8440941Fax: +39/06/844094217Web: www.federcaccia.orgFederazione croata della caccia

Via Vladimir Nazor 63, 10000 ZagrebTel: 01/48-34-560, 01/48-34-559 Fax: 01/48-34-557Web: www.hls.com.hrFederazione slovena della caccia

Via Župančič 9, 1000 LubianaTel: +386/01/24-10-910Fax:+386/01/24-10-926Web: www.lovska-zveza.siAssociazione venatoria di Capodistria

Via del distaccamento istriano 2, 6000 CapodistriaTel: +386/041/427-321E-mail: [email protected] venatoria di Isola

Baredi 20, 6310 IsolaTel: +386/041/327-650E-mail: lovska.druzina.izola @siol.net“Platak” – FiumeVia Frane Rački, 51000 FiumeGsm: 091/537-0818“Lane” – AbbaziaVia M.Lahinja 14, 51410 AbbaziaTel: 051/271-515Fax: 051/718-913Gsm: 091/272-6921“Kobac 1960” – LauranaVia Maresciallo Tito 84, 51415 LauranaTel: 051/292-461,Gsm: 091/912-2143“Perun” – Draga di MoschienaMošćenice 21, 51417 Draga di MoschienaTel: 051/737-441Fax: 051/739-030Gsm: 091/794-2590“Kamenjarka” – LussinpiccoloCasella postale 96, 51550 Lussinpiccolo Gsm: 098/240-864“Orebica” – ChersoVia 20 travanj 3, 51557 ChersoGsm: 098/864-894“Lisjak” – CastuaŠporova jama 2, 51215 CastuaTel: 051/543-238Gsm. 091/790-7148

CONCORSO

Delfi nari poco graditiROMA – La maggioranza degli italiani è favorevole alla chiusura

dei delfi nari in Italia. Il 68 p.c. degli italiani ritiene che non contribuisca-no minimamente alla conservazione della biodiversità e dell’ambiente: questo quanto risulta da un recente sondaggio commissionato da One Voice, un’associazione animalista francese con la quale la Lega antivi-visezione (LAV) collabora da anni per porre fi ne alla cattura dei delfi ni allo scopo di segregarli in parchi acquatici per il divertimento umano. Il sondaggio, diffuso in Italia dalla LAV è stato realizzato da Ipsos ad apri-le e ha visto coinvolti i cittadini di quattro Paesi europei: Italia, Francia, Spagna e Germania. La LAV consegnerà i risultati di questo sondaggio al ministero dell’Ambiente, al quale l’Associazione ha più volte chie-sto controlli presso i delfi nari e i parchi di divertimento, dove i decessi di questi cetacei sono sensibilmente aumentati negli ultimi tempi; ma il problema sarà davvero risolto solo quando sarà fi nalmente proibita qualsiasi struttura che detenga delfi ni, così come già accade in altri Pae-si europei e come sta attualmente operando la Grecia. (a)

Una scoperta dello svizzero Daniel FavreSONDAGGI