Lettera del Presidente - Sezione di Pino Torinese · rano nei preparativi. Per rispettare la...
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Lettera del Presidente
Redazione: I ngr id Bar th, Mar io Bruno , Nino Doglio ne, Ada Cast e lli, Alessandro So lenghi, Renato Comes,
Renato Ferrauto, Monica Sagrad in, Francesco Bargero, Andrea Ar io t to , Ferrucc io Palumbo , Marce l lo
Gare llo , Annamar ia Gor ia
Fot o: Ingr id Bar th, Giancar lo Vassa l lo , Aless io Go lz io , Alessandro Bravet t i, Mara
Impaginazione: Giancar lo Vassa l lo , Alessandro So lenghi
NOTIZIARIO DELLA SEZIONE C.A.I. DI PINO TORINESE NUMERO UNICO - RISERVATO AI SOCI - DICEMBRE 2012
Cari Soci, un ringraziamento a tutti. In un mondo sempre più affannato, percorso da brividi di superficialità e re-lazioni sempre più ridotte ad un generico “ ci vedia-mo “, la nostra Sezione è riuscita a raggiungere il traguardo del 25° anniversario. Un risultato signifi-cativo ed appunto non scontato. Anno per anno i nostri programmi hanno voluto delineare molte delle nostre do-meniche proponendo sempre nuove mete e puntualmente tutti sono stati vissuti, “camminati”, onorati dalla nostra costante par-tecipazione. Per me, all'inizio sali-tore quasi solitario, coinvolto nell'attività sociale da soli 10 bol-lini, sono stati anni di continuo arricchimento e di riscoperta di una dimensione più solidale e generosa di vivere la montagna. Complimenti a tutti, augurandoci ancora molti anni di cammino. Il 2012 è stato inoltre un anno di cambiamenti. Voglio riassumere qui gli avvenimenti principali soprattutto a beneficio di coloro che non hanno ricevuto o letto le mie precedenti comunica-zioni.
In primo luogo abbiamo dovuto affrontare il rinnovo delle cariche sociali ed in particolare siamo stati co-stretti dal nuovo regolamento generale del CAI a ri-nunciare al nostro storico Presidente fondatore dive-nuto non più eleggibile per somma di mandati. Quasi la metà di noi era presente o rappresentato in Assem-blea, una partecipazione numerosa, di grande soddi-sfazione per tutti, emozionante. Abbiamo deciso tutti uniti, con una votazione altissima, di chiedergli anco-ra il suo prezioso contributo di esperienza, chiaman-dolo nel Consiglio Direttivo. Non possiamo che ringra-ziarlo per la sua forza e la costanza di impegno mai venuta a mancare in lunghi anni di servizio alla Sezio-ne e per il tempo che vorrà ancora dedicarci; un e-sempio per tutti noi Soci ed in particolare per me e coloro che da poco hanno assunto nuovi incarichi.
Per rispondere con più attenzione alle richieste dei Soci il Consiglio Direttivo ha voluto istituire delle com-
missioni con l'obbiettivo di curare tanto le attività tra-dizionali, quanto quelle che andranno ad accompa-gnarle, proprio per rispettare le indicazioni dell'As-semblea che ha voluto sì rinnovare, ma senza dimen-ticare il passato. E' nostra intenzione continuare que-sto percorso, iniziato qualche anno fa con l’alpinismo giovanile e nuove proposte ed ulteriori sinergie ver-ranno cercate con realtà affini alla nostra per obbiet-
tivi e passioni, nel tentativo di am-pliare la nostra compagine sociale e donare maggior visibilità alla nostra Sezione.
Per riassumerne i compiti; le com-missioni di Escursionismo e Attività Invernali garantiscono la prosecu-zione delle attività storiche della Sezione, le più richieste e frequenta-te; l'Alpinismo Giovanile con le gite della linea CAI Baby intende coinvol-gere le famiglie con bimbi piccoli proponendo programmi mirati e poco impegnativi, riservando invece ai ragazzi uscite dedicate al Ciclo
Escursionismo (mountain bike), all'arrampicata, le vie ferrate e le gite alpinistiche oltre i 3000 metri di quota; la commissione Scialpinismo e Alpinismo ha studiato un calendario invernale di uscite con gli sci, aperto anche ai ciaspolatori ed ha inserito altre due mete alpinistiche oltre quella classica di metà luglio; la commissione cultura ha il ruolo prezioso ed inso-stituibile di dare visibilità alla nostra Sezione me-diante l'organizzazione di serate, la partecipazione ad eventi e la promozione di gite a sfondo culturale che verranno proposte in genere nelle stagioni di mezzo tradizionalmente precluse all'attività escur-sionistica.
Il calendario del prossimo anno recepisce buona par-te di tutto questo. Abbiamo speranza e fiducia che possa accogliere il Vostro favore ed aumentare il de-siderio di partecipazione.
Buona vita e buona montagna a tutti
Marcello Garello
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Testo di Ingrid e Mara (foto di Mara)
28 ottobre, domenica, l’ultimo raduno della stagione del Cai di Pino .Le previsioni non sono per niente buone, ma quaranta temerari partono lo stesso, anche se già a Pino piove a dirotto. Smetterà, no?Infatti ha smesso, per incominciare a nevicare!
Sopra Monasterolo troviamo già 10 cm di neve fresca, le mac-chine non vanno avanti perché la strada per il Salvin non è stata ancora pulita. Così, invece di camminare 3 chilometri, ne dob-biamo fare 8.
L’aria è fresca e tersa, quando lasciando le macchine presso le case della borgata, ci incamminiamo verso il Rifugio Salvin.
Nevica. Nevica piccolissimi pallini bianchi, è neve secca che ri-mane e ben presto forma uno strato di quasi 30 cm.
Per fortuna siamo tutti ben equipaggiati e quindi ci godiamo questa nevicata fuori stagione. Infatti gli alberi sono ancora pieni di foglie, i rami si spezzano sotto il peso di questa prima neve improvvisa. E’ bellissimo, un paesaggio da fiaba. Io arranco pian pianino. Non avevo previsto di camminare più di un’ora, ma ormai saranno due ore e poco più.
Sono una delle ultime, davanti, un bosco bianco e una strada coperta di neve. Poi vedo all’improvviso una figura che mi a-spetta: è Mara che si è fermata a fotografare, facciamo insieme l’ultimo tratto dal Santuario.
Il Santuario sepolto dalla neve è bellissimo.
Man mano che si sale, appare laggiù sempre più piccolo ...
Intanto, lo spettacolo dei faggi e delle betulle, con i rami anco-ra pieni di foglie e carichi di neve ci incanta …
Quando finalmente arriviamo al Rifugio e, siamo proprio le ulti-me, i giovani ci aspettano al calduccio seduti a tavola e subito inizia una girandola di squisite portate, una più buona dell’altra che ci conquistano.
Il ricco e ottimo pranzo è servito da due ragazzi figli di Nino il gestore del rifugio. Sono gemelli e li abbiamo conosciuti quando erano ancora in fasce.
Prima di salutarci per scendere scatto ancora un’ultima foto dal terrazzo del rifugio verso la pianura di Torino, dove qualcuno dice, si può vedere Superga e forse anche la Mole. Non oggi però, non quest’ultima domenica di ottobre con la neve che ci ha colti di sorpresa e la nebbia che sale.
La discesa è ancora più bella della salita: la neve splende nel buio del tramonto.
Autunno, polentata e neve.
Pagina 3 PINOMONTAGNA
Alpinismo Giovanile 2012
La domenica 15 luglio 2012 la sezione di Pino accompagna “in
giro per montagne” circa 60 persone:
- 30 escursionisti in Valle Germanasca per il giro dei 13 laghi e
visita alla miniera di Talco;
- 30 alpinisti in valle Savaranche per salire in vetta al Gran Para-
diso il lunedì 16.
Grande risultato, in montagna c’è posto per tutti.
Fissiamo ora su carta qualche emozione relativa alla salita al
Gran Paradiso.
Si tratta di un “4.000 m”, finalmente i giovani più appassionati
di alpinismo sono contenti, loro han scelto la meta e loro collabo-
rano nei preparativi. Per rispettare la sicurezza, si ripassa insie-
me in sezione come affrontare il ghiacciaio, come legarsi e con chi
legarsi in cordata in modo d’ arrivare, al week-end del 15-16 lu-
glio 2012, senza aver nulla lasciato al caso.
Organizzare le persone ed i materiali è importante, faticoso ma
entusiasmante al tempo stesso: qualcuno non ha mai affrontato
un ghiacciaio, dunque chi ha già esperienza la mette a disposizio-
ne; si controllano gli scarponi, i ramponi, gli imbraghi, le piccoz-
ze, le corde, qualcuno chiede a prestito attrezzatura, qualcuno la
noleggia direttamente in sezione; alcuni temono di non essere
pronti fisicamente, ma dopo essersi allenati con noi durante le
uscite precedenti, tutti hanno la giusta preparazione e, coinvolti
da un prudente entusiasmo di squadra, superano ogni timore.
Dopo la serata di prova e la formazione delle cordate il desiderio
di salire in vetta diventa sempre più concreto ed abbraccia molte
età dal più giovane (11 anni) al più attempato (70 anni) !
E’ incredibile come nonni e nipoti possono ancora ritrovarsi a
condividere insieme in ambienti unici la fatica e la gioia di rag-
giungere un obiettivo: in montagna accade.
L’unica incognita: il meteo! Le previsioni sono sempre molto
importanti, soprattutto oltre una certa quota, dove un semplice
vento può trasformarsi in forte bufera.
La fortuna ci assiste arriviamo al rifugio Vittorio Emanuele do-
menica sera, verifichiamo con il gestore la migliore via di accesso
al ghiacciaio, definiamo la sveglia alle ore 4.00 si parte alle 5.00.
La partenza all’alba del lunedì dal rifugio per la via normale è
accompagnata da un’alba luminosa e da un clima limpido che ci
ha permesso di salire il ghiacciaio in tranquillità e sicurezza ap-
prezzando tutto il panorama che l’ambiente ci ha offerto e che
abbiamo condiviso con numerose altre cordate di nazionalità
diverse.
Tutti in vetta alle 10,30 circa, una grande soddisfazione ha con-
tribuito ad alleviare la fatica del ritorno, ancora una volta siamo
rientrati stanchi ma contenti per aver ottenuto un buon risultato
insieme.
ANNAMARIA
LETTERA A NINO
Caro Nino,
visto che siamo guidati da un governo di tecnici e che
tutti i media ci allietano con dovizia di dati, strana-
mente sempre di colore rosso ed il meno da un po’ di
tempo è di moda, è giusto che anche noi seguiamo il
loro esempio snocciolando un po’ di dati contati u-
sando la punta delle dita, che già col pallottoliere
abbiamo qualche difficoltà. Il CAI di Pino che tu ed
altri volenterosi avete fermamente voluto ha compiu-
to i 25 anni di attività. Da allora fino all’assemblea
del marzo 2012 ne sei stato alla guida organizzando e
partecipando a circa 200 uscite di escursionismo, 125
gite di fondo ( negli ultimi anni: fondo + ciaspole), 25
gite alpinistiche, 24 accantonamenti e senz’ altro più
di 600 venerdì sera. Hai portato personaggi famosi
dell’alpinismo, hai invitato numerosi cori ad esibirsi
per la delizia delle nostre orecchie ( alcuni avrebbero
magari preferito una certa varietà, forse un po’ di
rock ?) e hai svolto innumerevoli attività per far cre-
scere, prima la Sottosezione, poi la Sezione di Pino.
Non sappiamo quantizzare quante persone comples-
sivamente sono passate ed hanno partecipato alle
attività della Sezione, ma sono indubbiamente tante e
tu ,compatibilmente col lavoro e colla salute, hai sem-
pre avuto del tempo da dedicare loro. Ti meriteresti
indubbiamente una bella medaglia, ma questa certa-
mente non sarebbe sufficiente a rappresentare la sti-
ma e l’amicizia che noi tutti ti portiamo.
Grazie Nino!!!
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L’ angolo di Calliope
NUMERO UNICO Dicembre 2012
Rapporto d’amore
Ero salito in alto, di là da aquile e nubi,
ai miei piedi si apriva il paesaggio infinito
cerchiato di azzurro da cielo e mare;
e i crani brulli di rupi giganti
zampillavano in folla da profonde voragini
come bianche scogliere su dall’amaro abisso.
Era un vasto ammasso di frane enormi,
di ricce ghignanti in pose deformi,
di picchi a cui appena arrivava lo sguardo.
E intorno a quelle creste la neve era schiuma
come un mare ghiacciato in tempesta.
Era un caos in attesa del verbo del Creatore.
Tale mi appariva quel mondo fantastico
e non aveva confini, non aveva termine.
Altre volte salivo e altre stupefacenti realtà
entravano nel mio profondo sensibile:
affascinanti mi catturavano, mi demolivano …
ma subito rinascevo!
Il mio rapporto con la montagna era di amore,
profondamente combattuto sì, ma di amore.
Bruma
Fiori di montagna
Son fioriti d’improvviso in un giorno
tra la rupe e il sasso disadorno;
il loro dolce profumo alita nel bisbiglio
di chi sul sentiero sale con forte puntiglio.
Con la cadenza dei passi continua e senza fine
ciocche di persone in pensieri assorte van chine.
Lievemente quei fiori lo sguardo attonito sfiora
e li accarezza solamente, altrimenti s’addolora.
Tra quei petali scopre l’ombra di un sorriso
e forse l’impronta vaga di un caro viso.
Ieri, oggi, domani e sempre sommessamente
anche intrisi di pioggia, neve, ma silenziosamente
con rugiada dal ciel avuta i fiori animano il salire
lo allietano, ammorbidiscono il faticoso e lungo progredire;
qual sostegno nell’avvincente e misteriosa avventura
che l’arrivo in vetta gioia intensa procura.
Viandante che percorri l’alpe attorno a te fiorita,
fai tesoro nel cuore tuo: questa è la genuina vita.
Bruma
Ricordo ...
La vetta fu raggiunta allorchè aurora, alba e mattino, terminato il loro corso, scomparvero
in attesa del ripetersi all’indomani.
Sul sentiero il passo cadenzato e appesantito già rallentava, ma assecondò, fedele e docile,
il forte desiderio della conquista.
Dalla sommità del monte che sovrastava tutti gli altri immenso era il panorama.
Attonito ammiravo quell’insieme imponente e maestoso alla luce del sole più radioso.
Il cielo sulla mia testa era d’azzurro cupissimo e schiariva all’orizzonte fino a diventare celeste.
I colori erano talmente fusi l’un l’altro che era impossibile indicare i punti precisi del loro
mutamento. Quel cielo così straordinario, quel caos di montagne immani, quelle nubi traforate
e infilzate da picchi giganti, la neve eterna, il silenzio solenne di quel deserto e l’assenza totale
di ogni traccia di essere vivente mi affascinavano e mi esaltavano.
Per un attimo ho creduto di assistere allo spettacolo della creazione dell’universo che sorge dal
grembo del caos. Ero estasiato e ammutolito di fronte a tanta indescrivibile magnificenza …
Ora, dimesso, rimpicciolito, mi ritrovo qui, giù, in basso …
Ma il ricordo, prepotente e salvifico, tenta di farmi rivivere.
Bruma
35 anni di Rifugio
PINOMONTAGNA Pagina 5
Si può nascere e vivere in montagna, senza conoscer-
la, senza amarla,senza considerarla. Poi ad un certo
punto della vita quasi miracolosamente tutto può
mutare.
A 13 anni, sulla mia strada anch’io ho imboccato un
bivio senza immaginare che avrebbe totalmente cam-
biato la mia vita.
13 anni prima esperienza lavorativa nel periodo delle
vacanze estive, scelta: lavorare in un rifugio!
Ne sono passati di anni da allora: ben 35, 35 anni di
vita al rifugio Berti..
Se mi guardo indietro tutta la mia vita ruota intorno
al rifugio: lì ho conosciuto mio marito, lì sono cre-
sciuti i miei figli, lì viviamo un bellissimo sogno!
In tutti questi anni ho visto il sole spuntare ogni mat-
tina dandogli il buongiorno davanti ad una tazza di
caffè, ho sognato davanti ad ogni tramonto, mi sono
commossa ogni volta che ho visto spuntare la luna,
mi sono bagnata nelle giornate di pioggia e ho avuto
freddo nei giorni di neve: ogni volta tutto sembra
diverso, ogni volta qualcosa di nuovo mi affascina e
anche quando tutto sembra difficile, perché a 2000 mt
anche le cose più banali sono difficili, trovo sempre la
forza per andare avanti con un sorriso.
Ho cucinato una quantità smisurata di pasta, salsicce
polenta e frittelle, ho assegnato un buon letto per
dormire a tanti alpinisti, ho dato informazioni e con-
sigli a chi voleva ascoltarmi, ho visto gente sfidare la
montagna e altri prenderla sottogamba, ho visto gen-
te morire in montagne e ho consolato i loro cari.
Ho conosciuto tantissime persone, qualcuno non ho
più rivisto, altre ritornano come un rito ogni anno,
tantissimi sono diventati miei amici e il loro ricordo
rimane nel cuore.
Ho imparato a riconoscere i segni della natura: le
nuvole che portano la pioggia, i mille colori che se-
gnano l’alternarsi le stagioni, l’odore della terra, il
fischio delle marmotte che annuncia l’arrivo della
neve.
Di tutto questo non mi sono mai stancata, ogni anno all’ arrivo della primavera, come la natura che si ri-sveglia dal letargo invernale, vengo assalita da un fermento, quasi un bisogno fisiologico di scappare dalla vita quotidiana e rifugiarmi in quel fantastico piccolo angolo di mondo. Anche il mio rapporto con la montagna in tutti questi anni è cambiato. Quella che considero la mia montagna, il Popera, mi
rigenera, è difficile da spiegare, è una cosa che sento
dentro al cuore, una sorta di felicità mista ad energia.
La montagna è proprio bella, è magica, ora non posso
più vivere senza di lei. E’ sempre lì che mi chiama e
io la osservo, l’ascolto, sento il suo profumo,
l’accarezzo, talvolta mi sento un tutt’uno con lei e
così i miei occhi sono i suoi occhi, le mie orecchie
sono le sue orecchie e da lei mi lascio trasportare nel
suo mondo di pace … ed è lì, proprio lì che io voglio
stare, oggi domani e tutti i giorni della mia vita.
Rita
Pagina 6 NUMERO UNICO Dicembre 2012
Come è nato il mio amore per la montagna
Secondo racconto di Renato Ferrauto
Nello scorso numero di Pino Montagna vi avevo raccontato com’era avvenu-
ta la mia improvvisa scoperta della montagna nell’Agordino, non molto di-
stante dalle zone del mitico scrittore-scultore-alpinista Mauro Corona.
Dopo quella prima esperienza, avevo fatto numerose camminate ad anello
sulle Prealpi Lombarde,salendo a piedi senza una meta prefissa e scenden-
do spesso di corsa.
Un giorno mi prefiggo una prima meta escursionistica: le Grigne. Detto
fatto! Non possedevo ancora l’auto e da Milano erano le montagne più facil-
mente raggiungibili. Avevo prenotato telefonicamente una roulotte che
davano in locazione in un campeggio al Colle di Balisio nel Lecchese.
Giunto a Lecco con il treno raggiungo l’imbocco della strada della Valsassi-
na dove, nell’attesa della corriera, provo a chiedere un passaggio. Dopo non
molto tempo si ferma un’auto sportiva condotta da un uomo di età non ben
decifrabile in là negli anni ma d’aspetto tonico e giovanile. Una volta in mac-
china (mi pare di ricordare una cabrio), mi chiede dove andassi. Gli rispon-
do “a camminare in montagna”. Con un’occhiata osserva il mio bagaglio.
( Immaginiamo ora la voce del rag. Fantozzi ): … enorme valigia di color
giallastro comprata ai G. M. , contenente praticamente di tutto.
Mi chiede “non hai zaino e scarponi?” Sì, tutto in valigia, “e dove vai da solo
in montagna?”. Gli rispondo: “sulla Grigna. “ e perché ?” domanda. “Sai”, mi
avventuro dandogli del tu, “da quando ho scoperto la montagna non riesco
più a vivere senza tornarci”.
A quest’affermazione con sincero entusiasmo mi dice in dialetto lumbard
“allora tu ed io siamo uguali”! (*)
Si ferma al Colle di Balisio e, prima di lasciarmi, modifica su un pezzo di
carta il mio itinerario escursionistico originale apportando un interessante
variante ad anello. Alla partenza dà un colpo di clacson e i clienti dal bar-
trattoria lo salutano cordialmente.
Uno fra questi mi chiede: “Lo sai chi è quello lì”? “No” rispondo. “E’ Cassin”
afferma sorpreso. “E chi è? Gli domando. “Ah nessuno ... solo uno dei più
grandi alpinisti del mondo!” Rimbomba una risata generale fra gli avventori
del locale.
L’indomani seguo le indicazioni del “maestro”, colpito da questo incontro
sincronico.
La giornata di fine estate è splendida e dopo aver salito in solitaria
“Grignetta e Grignone”, mi sento quasi un eroe.
Verso fine primavera vi faccio ritorno con mio cugino Alberto, più giovane
di me di tre anni esatti. Era già stato mia “vittima” in qualche precedente
camminata furibonda nel Varesotto e per fargli scordare le faticacce, ave-
vo lasciato passare qualche tempo ...
Ci rechiamo insieme al mio campo base al campeggio dove ridiamo a crepa-
pelle per ogni fesseria, anche lui però colpito dal mio racconto del prece-
dente incontro con Cassin.
Al mattino ripercorriamo una parte del mio precedente tour, trovando an-
cora neve primaverile. Non abbiamo ciaspole ma solo scarponi e ghette e
l’emozione nell’impatto con la neve è grande. Viviamo una giornata indimen-
ticabile.
In maggio andiamo invece al “Pian dei Resinelli”. Un folto gruppo
d’escursionisti si dirige verso una salita ripidissima. Gli propongo
d’accodarci, pur non conoscendo la meta. Il cugino chiede “sarà molto im-
pegnativa?” E io: “non credo, ci sono anche dei bambini”.
Da uno sguardo più attento mi rendo conto che quelli con sembianza di
bambini, parevano degli alieni con polpacci muscolosi da culturisti e facce
con tanto di “pumin” e gote arrossate dal sole e dal vento: erano i figli dei
famigerati “Ragni di Lecco” (nuovamente la voce del rag. Fantozzi di sotto-
fondo)!
C’è un sole che spacca le pietre e non abbiamo fatto in tempo a prendere
da mangiare e soprattutto da bere. Negligenza fatale in quanto, una volta in
cima, non c’è traccia d’acqua o di rifugi. Disidratati e affamati torniamo a
valle a rifocillarci.
Il giorno successivo, dopo una lunga camminata poco distanti dal campeg-
gio troviamo in mezzo al sentiero un toro! Nessuna traccia del pastore e
l’animale, malgrado Alberto cerchi di rabbonirlo, non mostra l’intenzione di
farci passare. Io dico allora di scendere da un versante, lui dall’altro, mora-
le testardamente ci separiamo.
Entrambi ci perdiamo non riuscendo a scollinare e ci ritroviamo al buio in
roulotte, preoccupati per la sorte dell’altro cugino. Faccio tesoro di queste
esperienze e da allora viaggio sempre documentato e ben equipaggiato
senza dimenticare di portare nulla.
Negli anni successivi inizio a lavorare all’estero dove Alberto mi raggiunge
per le vacanze. Camminiamo insieme nei boschi del Lussemburgo, nelle
Ardenne e nei Vosgi, poi ci perdiamo di vista per un po’ di tempo.
Nel 2009 l’amato cugino ci lascia improvvisamente per un malore fatale.
Ogni tanto torno da solo o in compagnia in montagna e soprattutto sui ne-
vai, pensando a lui e mi sembra di sentire la sua presenza e il suo passo
dietro il mio come quella volta in Grigna.
Da storie di soccorso speleologico di Andrea Gobetti
Pagina 7 PINOMONTAGNA
Quando il 23/09 i partecipanti alla gita alla Cima delle Saline hanno
parcheggiato la macchina all’incrocio delle strade per Carnino infe-
riore e Carnino superiore, si son trovati di fronte ad un cippo che
ricordava nove giovani speleologi morti nel dicembre del 1990. Que-
sta è la loro storia:
Una bella rivalità
1990, per il ponte dell’Immacolata, 8 dicembre, quasi tutti i migliori
speleologi del Marguareis tornarono alla Chiusetta per entrare a
Labassa, era in programma una punta importante, a lungo preparata,
con tecnica e diplomazia. L’ obiettivo è ambizioso, si tratta di con-
giungere il Sistema di Labassa con quello di Piaggia Bella, ed, insie-
me, di ricongiungere gli speleologi di Imperia con i piemontesi dopo
anni di sgarbi, offese, e sguardi in cagnesco.
La storia di quella rivalità era di vecchia
data, molto sentita nell’ ambiente di en-
trambi i gruppi sino a diventare dolorosa
per chi, innamorato del Marguareis aveva
scoperto tra i “nemici” degli amici di
notevole spessore.
In entrambi gli schieramenti c’ era gente
davvero capace ad andare in grotta e
anche elementi molto efficaci nella ricer-
ca del nuovo, personaggi incantati a pen-
sare alle grotte sino all’ ossessione.
Dunque c’ era complicità e rivalità. Ma tra le storie dell’ Abisso Libe-
ro, del Carciofo, l’ S-Bue, le Maestrelle, Labassa il lato polemico della
vicenda era andato avanti anche troppo.
A Labassa, il grande complesso impostato sul collettore marguarei-
siano scoperto dagli Imperiesi s’ era arrivati al culmine di proibire l’
esplorazione agli speleologi non specificatamente inviati da Imperia.
Dura da digerire per gli eredi del Mucchio Selvaggio.
Il superamento della frana terminale del Libero, abisso Imperiese,
era stata la pronta risposta. I punteros si erano maledetti a vicenda.
Un torinese permaloso aveva addirittura cagato nel nevaio da cui gli
Imperiesi ricavavano l’ unica acqua potabile nella remota zona Ome-
ga, e anni più tardi, dopo che fallì la congiunzione, GSI e GSP si sareb-
bero nuvamente presi letteralmente a pietrate per lo scavo di una
dolina sull’ alto Mongioie, tra l’ incredulità di aquile e marmotte.
Già … il tentativo di congiunzione fallì. Per tutta l’ estate si era rinun-
ciato ad esplorare separatamente per favorirlo, ma anche tutti in-
sieme non si trovò alcun passaggio praticabile che conducesse a
Piaggia Bella dalla regione del Minotauro di Labassa. Terminata la
punta morirono quasi tutti, 9 su 12, poco sotto l’ entrata della grotta,
seppelliti dalle slavine.
L’ uscita era avvenuta in due tempi ugualmente fatali, la prima squa-
dra era stata coperta da una slavina staccatasi dalle rocce bianche
inclinate che fan ala , sulla sinistra orografica in fondo al piano all’
imbocco del passo della Chiusetta. La seconda, uscita più tardi, ha
probabilmente sentito il tuono della valanga fatale, ma l’ ha preso
come un invito ad affrettarsi, “perché già stavano cadendo valan-
ghe.”
L’ entrata della grotta è a una quindicina di
metri d’ altezza in parete e non permette di
stabilire la quantità di neve caduta. Rober-
to Guiffrey della prima squadra ha scattato
una foto che ci mostra come l’ entrata
fosse quasi ostruita. La nevicata, la prima
della stagione era violentissima e la visibi-
lità ridotta.
La seconda squadra è passata sopra i cor-
pi di quelli della prima senza veder traccia
e poco oltre il passo i due che erano in
testa Sergio Acquarone e Stefano Sconfienza sono stati travolti da
altrettante slavine. Nel tentativo di soccorrerli anche gli ultimi mtre
sono finiti sotto una slavina;riuscendo ad uscirne hanno quindi avuto
l’ ottima idea di ritornare in grotta, impresa che gli ha salvato la
pelle a prezzo di un’ altra scarica nevosa. Erano i più giovani d’ atti-
vità.
Il meglio di quanto c’ era in fatto d’ esploratori marguareisiani, il
gruppo quasi al completo di chi aveva fatto il bello e il cattivo tempo
per dieci anni nella viscere del Marguareis è partito tutto insieme, in
magnifica squadra.
N.B. Sotto le valanghe morirono: Aldo Avanzini, Sergio Acquarone,
Roberto Guiffrey, Marino Mercati, Luigi Ramella, Stefano Sconfienza,
Mauro Scagliarini, Flavio Tesi e Paolo Valle. Si salvarono Andrea Bi-
xio, Alessandro Maifredi e Claudio Oddoni.
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Alla verde età di 56 anni ho visitato per la prima volta il parco di Yosemite. E dire
che sono stato negli USA decine di volte, ma quasi sempre per lavoro e Yosemite è
un po’ fuori mano. Quest’anno si fa il giro della California e dunque Yosemite non
può mancare.
Quante volte ho visto le foto della valle primordiale: la rivista della Montagna, quella
del CAI, senza contare libri e periodici vari. Bene, arriviamo al belvedere ed una
lacrima di emozione può anche scappare: El Capitan, Half Dome la Cattedrale e mi-
gliaia di pini giganteschi, c’è anche qualche sequoia.
Nonostante ci siano tante persone che girino in gruppi chiassosi, Yosemite incute a
tutti un senso di rispetto; è una natura enorme per noi europei, abituati alle nostre
anguste valli. Questa valle, immortalata in tutte le stagioni dal grande fotografo
Ansel Adams, calamita milioni di persone ed ognuno ha una sua via. Per questi
boschi aleggia lo spirito di John Muir, il boscaiolo che nell’800 concepì le prime idee
sulla wilderness, antesignana dell’ecologismo odierno.
Giriamo tutta la mattina e parte del pomeriggio e verso le 16.00, sazi di tanta beltà e
con il sano proponimento di tornare l’anno prossimo per provare qualche giorno di
escursionismo, decidiamo di ripartire poiché c’è molta strada da fare: andremo a
riposare poco prima del lago Tahoe, a Nord Est, nel Nevada, con i suoi Casinò.
Avevo visto sulla mappa che avremmo potuto evitare la strada turistica prendendo
una stradina che ci avrebbe portato alla statale 120 direzione Est fino al Mono Lake e
poi a Nord passando nel Nevada fino alla destinazione.
La stradina risulterà poi una normalissima strada di montagna a doppio senso di
circolazione, una stradina dal nome evocativo: New Big Oak Flat Road, ovvero la
nuova strada della grande quercia piatta.
Guido con trepidazione al pensiero della strada che dovremo affrontare e del tempo
che potremmo impiegare fino al Motel di questa sera. La trepidazione svanisce presto
perché la Big Oak è anche ben asfaltata e c’è qualche macchina di turisti per caso
come noi. La strada sale lentamente (non ci sono tornanti) e alle nostre spalle si vede
l’Half Dome diventare sempre più piccolo.
Dopo una ventina di minuti arriviamo al bivio con la 120. Due indicazioni laconiche
ci dicono che a sinistra si prende la 120 West e a destra la 120 East – Tioga Pass,
ovvero il passo Tioga.
Se andate su Internet, alla voce Tioga Pass vi dà una descrizione alquanto avventuro-
sa, nel senso che vi parlerà di una strada che resta in gran parte sui 3000 metri di
quota e che da ottobre ad aprile è chiusa per neve, cosa che per noi non è una novi-
tà, basti pensare al Moncenisio, ma per gli Americani sì, abituati ad andare ovunque.
Ma torniamo alla strada. Svoltiamo a sinistra e ben presto si apre un panorama asso-
luto, lo sguardo spazia nella grandezza della natura e davvero sentiamo qualcosa di
forte, di ancestrale, come se quei monti ci avessero già accolto in qualche vita passa-
ta. Non è solo lo spazio che assorbe i rumori, è lo spazio che ti sconvolge e ti fa
sentire piccolo e lontano dal tuo piccolo mondo.
Lungo la strada, che è quasi tutta all’interno del parco di Yosemite, dipartono alcu-
ne strade che portano ad altrettanti campeggi (campground) ben nascosti
all’interno di vallette solitarie. Qui sicuramente la sera si potranno incontrare ani-
mali più o meno socievoli, dai felini agli orsi. E fare un accantonamento qui?
La valle di Yosemite: a sinistra El Capitan, a destra prima la Cattedrale e, in fondo
l’Half Dome.
A sinistra, la New Big Oak Flat Road che risale la valle verso l’incrocio con la 120.
Olmsted Point, Sullo sfondo, El Capitan
TIOGA PASS
Pagina 9 PINOMONTAGNA
Rallento, e penso al concetto si Serendipity, ovvero quella situazione in cui stai
cercando qualcosa che ti interessa fortemente quando per caso ti imbatti in una
cosa che ti piace ancora di più di cui non avevi alcuna conoscenza. Questo è
quanto ci sta accadendo: La valle delle montagne leggendarie del free climbing
americano, dove gli scalatori freak americani salivano in libera, ha lasciato il
posto ad un ordine di superiore di pensieri, sarà la quota, saranno queste monta-
gne bianche così lontane e circondate da migliaia di conifere, un mare di conife-
re. Mah. Arriviamo all’Olmsted Point, dal nome di Federick Law Olmsted, un
architetto americano dei primi del 900 noto per aver portato il concetto di pae-
saggio nelle sue progettazioni (progettò il Central Park di New York). Olmsted
Point è uno dei punti più suggestivi del percorso: montagne bianche (si vede
anche El Capitan), placche rocciose su cui poggiano massi in equilibrio che ten-
gono compagnia a persone in cerca di raccoglimento o anche solo ammiratori del
paesaggio.
Riprendiamo la strada, lentamente, con i finestrini abbassati, nonostante non ci
sia una temperatura estiva. Ci chiediamo quale altra meraviglia ci attenderà dopo
questo punto. La risposta arriva dopo un paio di miglia: un lago di origine glacia-
le. Ci fermiamo. la temperatura dell’acqua non è fredda per cui c’è chi immerge i
piedi e prova a camminare sulle acque, con scarso successo.
Ripartiamo. E costeggiamo il lago e riprendiamo la valle. Il paesaggio cambia e
troviamo la tundra che ospita un accampamento di persone. L’erba è bagnata,
quasi fangosa. Ha piovuto da poco.
Olmsted Point. Riprendiamo la strada per il Tioga Pass.
Raggiungiamo il primo lago (Tioga Lake). La 120 corre sulla sinistra.
Dopo un tratto di tundra si tocca un secondo lago ( Ellery Lake) da dove si intravvedo-
no sulla montagna tracce di neve. Ed in fine giungiamo in vista del Tioga Pass ( a de-
stra nella foto; cascatelle d’acqua scendono dall’emissario del terzo lago).
Non c’è alcun cartello che lo indichi. Capisci che sei al Tioga Pass solo perché da qui
incomincerà una lunghissima discesa che porterà al paese di Lee Vining, vicino al Mono
Lake.
La discesa è interminabile, abbiamo la consapevolezza di avere visto. Eppure ogni tanto
ci voltiamo e ci scambiamo sguardi intensi d’intesa. Arriviamo al fondo e beviamo
qualcosa a Lee Vining prima di riprendere la corsa al nord. E mentre guido penso a
quanto sarebbe bello farla d’inverno, con la neve, con gli sci di fondo, ovviamente a
tappe, visto che sono quasi un centinaio di chilometri. Sogni.
Se cercate su You Tube filmati su Tioga Pass, ne troverete uno che fa il percorso inver-
so: parte da Mono Lake e sale fino al Tioga Pass. Guardatelo, ha un accompagnamento
musicale struggente.
Renato Comes
Si va nelle Dolomiti Bellunesi, nel rifugio intitolato ad Antonio Berti, il “cantore
delle crode”che ha percorso e descritto con passione di alpinista la Dolomiti O-
rientali. Partiamo il 29 luglio, Nino, Alessandro, i 3 Andrea, Francesco, Iela, Cristia-
na, Paolo e Maura, Carla , Lidia, Anna Maria e Marcello, Giancarlo , Cristina Paolo,i
milanesi, Monica, Sergio, Manuela, Mario e Ada. Si comincia subito alla grande per
chi rinuncia allo spartano pranzo al sacco: sosta ad una rinomata osteria( si fa
per dire ) di Marostica,che ci attira di più che la famosa piazza degli scacchi. Ben
corroborati affrontiamo le restanti x ore di viaggio e la salita di circa un’ ora che
ci porta al rifugio affacciato sulla valle, sotto le imponenti cime del gruppo Popera.
Ci accolgono con simpatia Bruno e Rita, i gestori; faranno di tutto per renderci
piacevole il soggiorno: deliziosi ed abbondanti piatti tipici(polenta con pastel,che, non lo crederesti, è un formaggio, canederli e zuppe varie), dolci per
golosi e grappe varie, quella allla rosa canina è la più gettonata da una signora che si proclamava astemia! Le foto alle pareti evocano il romantico tempo
passato: alpinisti con calzoni alla zuava sul Campanile Popera vicino alla famosa campana,e poi lui, il Berti , con tanto di corda di canapa a tracolla; più
tristi sono le immagini delle prima guerra mondiale. Le camere ,cavallerescamente lasciate alla signore,(gli uomini si accontentano del camerone) sono
confortevoli, con tendine e coperte a quadretti bianchi e rossi,ma in quelle per due se uno entra l’altro esce tanto è stretto il passaggio tra letto e parete
(la volevate la privacy!).
La prima escursione è una esplorazione: Rudy, il fratello di Bruno, si offre di
accompagnarci alla forcella Popera, alle trincee della prima guerra mondiale e
ai sottostanti bunker, costruiti durante la seconda per prevenire un fantomatico
attacco tedesco. Al ritorno passiamo dal rifugio Sala, ex comando delle truppe
del vallone Popera nella prima guerra, ora piuttosto malandato e quasi in disu-
so. Nel pomeriggio il tempo non promette niente di buono, ma chiusi in rifugio
non si sta: chi scende in valle e si concede il lusso delle terme o va per antiqua-
ri, chi (i ragazzi con il loro “tutor” Andrea M.)si dedica all’ arrampicata; Mario e
Ada vanno alla forcella dei Camosci, per un sentierino impervio e scivoloso.
Tornano appena in tempo: sull’imbrunire si scatena un vero e proprio uragano;
l’acqua scorre sulle pareti di roccia, forma improvvisi torrenti e una grossa
frana scivola a valle. Il sentiero dei Camosci diventa impraticabile, i detriti giungono fino alla piana sottostante, dove si trova il rifugio Lunelli, senza, per
fortuna fare danni,danni che invece ci saranno nella vicina zona di Auronzo. Ci consoliamo coi pomodori e la torta che Anna Maria e Marcello ci portano
dalla valle.
Il giorno dopo il tempo migliora. Alcuni salgono, tra ghiaioni piuttosto ripidi, al passo della Sentinella, così chiamato per essere stato un punto strategico
di osservazione conteso da italiani ed austriaci durante la prima guerra mondiale. Un gruppetto va poi ad esplorare la ferrata degli alpini, mentre altri
decidono di scendere per poi risalire alla Croda sora i Colesei, cima non molto
elevata, ma da cui si gode un ampio panorama sulla valle; Lidia e Carla, le” inse-
parabili”, si rilassano al laghetto Popera,un piccolo specchio d’acqua poco sopra
il rifugio, circondato da un ambiente suggestivo.
1° agosto: è la volta della ferrata Zandonella,che porta sulla Croda Rossa. La
ferrata , tracciata dagli Alpini, durante la prima guerra mondiale, si rivela più
impegnativa del previsto, e percorrere la cengia poco sotto la vetta richiede
attenzione; alla fine la soddisfazione di aver raggiunto la cima ci ripaga della
fatica. Ma c’è chi preferisce altre opzioni, come Cristiana e Monica che organiz-
zano una gita in bicicletta fino a San Candido. Le “inseparabili” salgono sulla
Pagina 10 NUMERO UNICO Dicembre 2012
XXII Accantonamento Estivo
Croda sora i Colesei, dove un gentil cavaliere si offre di far loro le foto-
ricordo. La sera si fa festa per il compleanno di Andrea G.(Andrea è nato il
5 agosto, ma i Garello, con Sergio, Manuela, Paolo e Cristina partiranno
l’indomani, E il venerdì ci lasceranno Monica e Giancarlo).Andrea si esibi-
sce con la chitarra e si taglia la torta:tanti auguri,Andre!
Viene il giorno di riposo, si fa per dire! Piuttosto di libera uscita. I più sal-
gono sulla ormai famosa Croda sora i Colesei (mancano le loro firme sul
libro di vetta!), i ragazzi col” tutor” fanno esercizi di arrampicata, Mario e
Ada fanno un lungo giro esplorativo fino al passo di Monte Croce Comelico,
secondo la filosofia di Mario: ogni giorno è importante per scoprire qualco-
sa di nuovo.
I ragazzi e Andrea M. sono pronti per la ferrata Roeghel, il giorno dopo; a loro si unisce anche Paolo. Il programma è ambizioso( ferrata Roeghel, cengia
Gabriella ,arrivo al lontano rifugio Carducci e ritorno ), ma poi si deve ripiegare per un itinerario più breve, ma poco agevole; le mamme, Monica e Maura,
recupereranno tutti ad Auronzo. E gli altri? Per loro c’è un geologo venuto apposta per i clienti del rifugio; fa esperimenti con calcare e dolomia: quale
delle due si scioglie nell’acido muriatico? Poi tutti al Belvedere poco sopra il
rifugio per una lezione all’aperto su orogenesi, composizione delle rocce, ero-
sione ecc., ma ben presto viene abbandonato: ci attirano di più i Prati di Croda
Rossa, verdi e ben curati, dove scopriremo favolosi strudel con crema alla
vaniglia e potremo salutare Rudy. Alessandro, Carla e Lidia hanno un altro pro-
gramma: Alessandro deve studiare (c’è un esame in vista?), le
“inseparabili”vanno al laghetto ormai familiare. Alla sera c’è una sorpresa: una
mega-torta artistica per festeggiare l’onomastico di Lidia.
Viene annunciato per l’indomani l’arrivo di uno scrittore che presenta il suo
ultimo libro di esperienze tra le Dolomiti. Ma solo Nino e i ragazzi si fermano ad
ascoltarlo ( i ragazzi, poi, si dedicheranno a non ben precisate opere idriche,
qualcuno dice che hanno bonificato una palude!). Carla,Lidia,Iela, Cristiana e Maura,scendono a valle: destinazione ultima lo shopping per regalini a S.
Candido e a Brunico. Mario e Ada sono ancora per le esplorazioni nei dintorni; è la volta della val Fiscalina:”Ci sono stato d’inverno, voglio vedere com’è
d’estate” Ma la valle, ampia e ridente, non basta: si sale fino al rifugio Comici.
E’domenica. Un gruppo scende al paese di Padola per la Messa e, naturalmente per lo shopping. I coniugi Bargero, affascinati dai funghi locali, se li fanno
riservare per il giorno dopo, poi raggiungono i ragazzi ai Prati di Croda Rossa: il fascino di canederli e strudel con crema alla vaniglia ha colpito ancora!
La sera il gestore ci propone un filmato sulla conquista del passo
della Sentinella ,da parte degli alpini italiani, durante la prima guer-
ra mondiale. Ci commuove il suo commento finale partecipe ed ap-
passionato:”Grazie a loro qui si parla ancora italiano!”.
Si torna a casa, non senza, per alcuni, un ultimo pranzo in compa-
gnia in una deliziosa trattoria slow food, individuata da Andrea A. :
promette bene il ragazzo! E…all’anno prossimo per scoprire altre
montagne e vivere nuove esperienze insieme!
ADA
Pagina 11 PINOMONTAGNA
2012 Rifugio Berti - Val Popera
Pagina 12 NUMERO UNICO Dicembre 2012
LA GUERRA IN VAL POPERA
Nel maggio del 1915 le truppe italiane degli alpini si
prepararono alla difesa del fronte nell' alto vallon Pope-
ra (contro gli Austriaci). I soldati italiani che presidia-
vano il passo di Monte Croce Comelico attrezzarono
ardue postazioni difensive proiettate verso l' imbuto del
passo della Sentinella, che era passato in mano austria-
ca poco dopo l'inizio del conflitto. Dal rifugio Olivo
Sala, situato alla base del creston Popera, si coordina-
vano le operazioni per la riconquista dello strategico
passo. In neanche un anno riuscirono in una incredibile
opera di fortificazione delle montagne circostanti, co-
sicchè il rifugio e Cima Undici erano collegati telefoni-
camente. Per farlo erano saliti da Auronzo e avevano
attrezzato tutta la cresta, verso nord, fino a Cima Undi-
ci, con scale e passaggi, di forcella in forcella. Erano
state tese anche tre teleferiche, che si incrociavano sul
Sasso Fuoco, oltre ai vari baracchini e capanne. A quel
periodo risale la costruzione del bivacco dei Mascabro-
ni, incatenato tra le crode sull' aspro versante orientale
di Cima Undici, il cui nome deriva dall' appellativo da-
to ai soldati che lì hanno vissuto. Bisogna ricordare che
l'inverno tra il 1915 e il 1916 fu uno dei più freddi e
nevosi: oltre a complicare le operazioni, il gelo e le
valanghe furono letali per molti. Nel 15 aprile 1916 fu
lanciato l' attacco definitivo al passo della Sentinella, e
in poco i soldati italiani ne uscirono vincitori. Il passo era di nuovo preso. La guerra continuò ancora per un
anno ma senza grandi scontri. Le postazioni italiane e austriache si contendevano il possesso delle cime più
ardite con un'estenuante guerra di posizione.
Tracce di questo conflitto rimangono -al giorno d'oggi- nelle vie ferrate, nei ruderi di trincee e costruzioni e
nei sentieri attrezzati. Il più facile di questi ultimi è il cosiddetto sentiero degli Alpini, che inizia dal passo del-
la Sentinella e con un bel percorso a mezza costa gira intorno al nucleo centrale del gruppo Popera permetten-
do di arrivare al rifugio Carducci. È stata riadattata -già a partire dagli anni '30 del secolo scorso- ma ricalca i
percorsi originali della grande guerra. Il tracciato, pur essendo semplice, richiede comunque alcune ore per
essere percorso integralmente, data la sua notevole lunghezza. Come gita è piuttosto simpatica infatti l' esposi-
zione è entusiasmante e mai fastidiosa inoltre lungo il percorso si possono ancora trovare interessanti tracce
del conflitto (costituite principalmente da caverne, cimeli e altri reperti).
PINOMONTAGNA Pagina 13
Più difficile ma sicuramente più interessante è la via ferrata alla Croda Rossa, intitolata a Mario e Giuliano
Zandonella, alpinisti del C.A.I. Comelico. Pur essendo stata realizzata definitivamente nel 1978-9 la prima
parte riprende la via fatta dagli alpini per raggiungere le casermette situate sulla grande cengia a metà parete.
Parte dai pressi del passo della Sentinella e inizialmente sale verticale in un canale abbastanza appoggiato ma
con alcuni passaggi attrezzati con scale; dopo circa due terzi si perviene alla cengia (bella l'uscita sulle caser-
mette) e si traversa decisamente a destra con un bel percorso panoramico. Ci si immette poi nel canale termi-
nale che conduce in cresta a pochi metri dalla vetta. La vista, dalla sommità, è deliziosa e ripaga pienamente i
patemi della via percorsa. Per la discesa si può
percorrere un secondo troncone più atletico
sulla parete est (tracciato in occasione dell'
attrezzatura) oppure divallare piacevolmente
lungo la via normale sulla spalla nord e perve-
nire o ai bucolici prati di Croda Rossa o, dopo
aver traversato il versante ovest, ritornare al
passo della Sentinella attraverso una variante
del sentiero degli alpini, compiendo un meri-
tevole percorso ad anello di media difficoltà.
Per chi preferisce i sentieri c'è il gradevole
itinerario del vallon Popera, che passando per
il laghetto, la forcella e il creston Popera per-
mette di visitare alcune trincee e caverne ori-
ginali. Il percorso è facile ed il luogo ameno.
Oltre ai resti della prima guerra mondiale, nel
gruppo del Popera si trova il cosiddetto “Vallo
Littorio”, un insieme di fortificazioni eretto
per difendere il confine da una possibile inva-
sione da parte dei nazisti. Fu fatto costruire da
Mussolini intorno agli anni '40 del novecento
poco dopo la stipula del “patto d' Acciaio” e
per questo soprannominato “linea non mi fi-
do”. In effetti, non fu mai utilizzata in guerra
e quando i Tedeschi invasero l' Italia, essi pas-
sarono dall' Alto Adige. Si tratta di un com-
plesso di gallerie e stanze scavate nella mon-
tagna, abbastanza articolato e dotato di nume-
rose postazioni in cemento armato. Considera-
ti i brevi tempi di realizzazione, si può consi-
derare un' opera.
Quindi se la zona del Popera non è comune-
mente ritenuta di particolare interesse alpini-
stico (al giorno d'oggi) lo è sicuramente dal punto di vista storico e merita sicuramente una visita.
dal 1915 al 1940
Atav Vigo S.P.A. Sede unica: Lungo Dora Colletta, 89 - Torino
Tel. 011 856545 - 854853 - Fax 011 2489926
NOLEGGIO AUTOPULMAN
Andrea e Francesco
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QUANTI SIAMO
2010 2011 2012
Soci Ordinari 122 120 123
Soci Famigliari 57 62 60
Soci Giovani 24 21 19
203 203 202
ASSEMBLEA ORDINARIA DEI SOCI 22 Marzo 2013
I soci della Sezione sono convocati per l'Assemblea Annuale che si terrà Venerdì 22 Marzo 2013 in prima convocazione alle ore 13,00
ed in seconda convocazione alle ore 21,00 presso la Sede di via Martini 16.
L'ordine del giorno é il seguente:
- Nomina del Presidente dell'Assemblea e del Segretario - Relazione del Presidente e sua approvazione
- Illustrazione ed approvazione del Bilancio consuntivo 2012 - Illustrazione ed approvazione del Bilancio preventivo 2013 - Approvazione delle quote sociali
- Presentazione ed approvazione del programma di attività per il ò2013
g - Varie ed eventuali
NUMERO PARTECIPANTI ALLE
GITE 2012
22/04 Da Arona ad Orta S.Giulio : 40 partecipanti - Tempo Buono uu
06/05 Anello Monte Castello - Rapallo : Annullata per maltempo
20/05 Court de Bard : 25 partecipanti - Nuvoloso 03/06 Monte Pramand : 29 partecipanti - Tempo Buono 17/06 Rifugio degli Angeli - Valgrisanche : 48 partecipanti - Tempo Buono
01/07 Tete de l’ Autaret : Annullata per il maltempo - Bivacco Boerio : 34 partecipanti - Tempo Piovoso 15/07 Giro dei 13 laghi : 33 partecipanti - Tempo Splendido 15 -16/07 Gran Paradiso : 30 partecipanti - Tempo Splendido
09/09 Punta Tre Vescovi : 25 partecipanti - Tempo Buono 23/09 Passo e Cima delle Saline : 27 partecipanti - Cielo nuvoloso e Nebbia
07/10 Albugnano - Murisengo :
29 partecipanti Tempo Buono
Complessivamente hanno partecipato alle 9 gite
escursionistiche effettuate 320 persone.
30 sono stati i partecipanti alla gita alpinistica.
Alba I ramponi mordono il ghiaccio, cadenzati col respiro di chi sale. Scintille di luce danzano alla prima lama di sole, e si spengono nell’ombra delle rocce. Dal profilo del colle, acceso all’ improvviso, la montagna rivela la strada della vetta. ADA
Attesa Scivola il vento dal colle. Si apre improvvisa un’imposta nel rifugio. La luna accarezza chi sogna la cima di domani ADA
Pagina 15 PINOMONTAGNA
Da biblioteca umoristica alpina: il mondo dell’ arrampicata visto attraverso i comix di CAIO
Pagina 16 NUMERO UNICO Dicembre 2012
Il tempo era meraviglioso e nella tersa atmo-
sfera nulla lasciava presagire il voltafaccia di un
temporale tipicamente estivo.
Il camping era quanto mai tranquillo, solo
pochissimi erano i passeri che becchettavano le bri-
ciole residue della colazione dei campeggiatori men-
tre le cicale, a far da sfondo sonoro a tanta serenità,
attaccavano il loro frinire all’unisono ed altrettanto
improvvisamente si zittivano.
Lei era una brunetta tutta pepe; assieme alla
sua amica, una biondina niente male, tentava di
allestire la loro “canadese” nell’unica piazzola rima-
sta libera che, con una buona dose di fortuna, ave-
vano trovato nel campeggio, in pineta e prossima al
mare.
Lui, nella piazzola accanto, non aveva nep-
pure fatto capolino dalla sua tenda a casetta per
non interferire con le operazioni di montaggio della
“canadese”; avrebbe potuto correre il rischio di do-
ver poi intrattenere rapporti che lo avrebbero di-
stolto dalla sua ricerca dell’atarassia.
Ma Giove pluvio ci si mise di mezzo - mai
che si faccia i fatti propri, quello lì – i goccioloni,
dapprima radi, si erano ben presto mutati in un
breve ma violento temporale che aveva talmente
disturbato il lavoro delle due ragazze da doverlo
inevitabilmente sospendere e lei, la brunetta pepati-
na, chiese per sé e per la sua amica ospitalità a lui
che, sia pure a malincuore, dovette accordarla.
In attesa che il tempo migliorasse e per non
dover troppo parlare, propose loro una partita a
“scarabeo”; la biondina “niente male” preferì scor-
rere le pagine di un romanzo rosa, solo la brunetta
tutta pepe accettò la sfida sulla scacchiera ed iniziò
a posarvi le proprie pedine. Ovviamente, poiché la
sua dotazione lo consentiva, con le prime quattro
lettere andò a formare un soluzione semplicissima, il
proprio nome: EMMA. Lui allora ve ne aggiunse
altre quattro per completare così il proprio: NUEL.
Il ghiaccio era rotto, le presentazioni fatte …. e
buona notte alla ricerca di atarassia.
Già si sa come vanno le cose: la biondina fu
testimone alle nozze della brunetta tutto pepe col
pacifico e mal rassegnato ragazzone del campeggio.
Il tempo, inesorabile, inanellò anni su anni.
Il granello di pepe crebbe in dimensioni ed invaden-
za. Ormai era diventata una piccantissima polpet-
ta.
Il ragazzone, per contro, continuava a sma-
grire fino a ridursi ad un insieme di ossicini e pelle.
Ed ecco che accadde l’imprevedibile: lui as-
sente (di tanto in tanto cercava tregua con l’andar
per funghi nei boschi) Emma fece un brutto scivo-
lone in casa e si ruppe una caviglia. Il peso e le …
rotondità vi contribuirono non poco.
Quando verso le dieci Manuel suo malgrado
rimise piede in casa, venne subissato da un proflu-
vio di parole che Emma, quasi senza tirare il fiato,
gli indirizzò:
-“Dovevi restare a casa ad aiutarmi a tirare
giù le tende invece di andarti a nascondere in colli-
na allora io non sarei caduta dalla scaletta e non mi
sarei rotta la gamba e tu perlomeno mi avresti ac-
compagnata al pronto soccorso senza abbandonar-
mi così a lungo nelle mani di quella banda di in-
competenti che si dicono medici e che in realtà non
fanno che blaterare fra di loro di cose futili ma vo-
lendo farti credere che si stanno occupando di te ed
invece si scambiano gli inviti a cena e gli indirizzi di
quelle quattro sgallettate di infermiere che pur di
accalappiare un tipo con la grana sono disposte a
tutto”
“Mi dispiace” fu il solo commento di Manuel
e probabilmente fu l’ultima frase cortese che le ri-
volse nei successivi sei anni.
La ex brunetta, naturalmente, guarì presto
ed assai bene dalla sua frattura ma, forse per ranco-
re nei confronti di Manuel e certamente perché a-
mava farsi servire da lui assai sottomesso, conti-
nuava a lamentarsi di inesistenti postumi che a suo
dire le impedivano di sfaccendare per casa.
EMMA & MANUEL
Pagina 17
Neppure le partite di “scarabeo”, unica trac-
cia residua di un rapporto vivo solo nel ricordo ma
ormai inesistente in casa, rasserenavano l’ambiente:
ogni parola composta sulla scacchiera era un invito
a discussioni tanto inutili, prolungate e cercate da
lei quanto evitate – per il possibile – da lui.
Il povero Manuel, abbandonata ogni speran-
za di trovare il distacco filosofico dagli affanni della
vita quotidiana, di tanto in tanto si rifugiava nei
boschi della vicina collina e, unica sua fortuna e
soddisfazione, quando la stagione lo consentiva tor-
nava a casa con una discreta raccolta di funghi di
cui era diventato un vero esperto.
Anche quel mattino gli era andata bene e,
tornato a casa, fingendo di non sentire i continui
rimbrotti di Emma cucinò, apparecchiò, servì i fun-
ghi che furono consumati con soddisfazione da en-
trambi benché lei ostentasse distacco, sufficienza,
superiorità nei confronti della silente abilità culina-
ria di lui.
Mangiarono senza scambiarsi una parola e
poi Manuel, quando ebbe rigovernato, dispose la
scacchiera dello “scarabeo” sul tavolo e per sua for-
tuna, nel persistente ed imbronciato silenzio di Em-
ma, presero a contendersi il punteggio formando
parole sempre più lunghe agganciando lettere su
lettere.
Pur continuando a giocare Manuel si rifugiò,
come faceva sovente, nella propria fantasia che la-
sciava scorrere in libertà; la sua sola libertà.
Sognava spazi infiniti, sognava il mare, so-
gnava le silenziose imbarcazioni che lo solcavano
sospinte dal vento … e, senza badarvi più di tanto,
sulla scacchiera depose quattro lettere.
Emma, per puro spirito di contraddizione,
manifestò il proprio dissenso con un secco monosil-
labo che aggiunse sulla scacchiera.
Manuel emise il “ruggito del topo”: per una
volta volle ribellarsi e, con piena consapevolezza,
aggiunse alla parola già formata il proprio contra-
sto opponendo una breve sillaba al diniego di lei.
Emma non poteva, non voleva cedere la
vittoria ad Emanuel e, secondo il proprio stile, alla
parola già formata aggiunse, imperiosa, le lettere
occorrenti a formare un bel suffisso dal superlativo
… assoluto … maschile … plurale; in questo c’era
tutta lei.
Dopo alcuni giorni i vicini di casa, stupiti di
non sentire il consueto vocio di Emma, ma soprat-
tutto in apprensione per la sorte di Manuel, chia-
marono i carabinieri e questi successivamente fece-
ro intervenire i Vigili del Fuoco.
I Vigili del Fuoco, nel loro linguaggio gerga-
le, definiscono “uovo di Pasqua con sorpresa”
l’intervento che li porta ad aprire un appartamento
dove ritrovano un cadavere; soventemente quello
di un suicida.
Quella volta l’uovo di Pasqua di sorprese ne
conteneva due, riverse sulla sedia, accanto al tavo-
lo sul quale era aperta una partita a “scarabeo”
mai conclusa, bloccata sulla parola …
Palumbo Ferruccio
PINOMONTAGNA Pagina 17
Scialpinismo
NUMERO UNICO Dicembre 2012 Pagina 18
Ferramenta Piovano
Elettricità - Casalinghi
Via Roma 113 - Pino Torinese
ATTIVITA’ CONVIVIALI
06 Luglio GRIGLIATA ESTIVA
27 Ottobre POLENTATA IN RIFUGIO
13 Dicembre SERATA AUGURI NATALIZI
Attività invernale anno 2013
16/12 Val Ferret ( Valle d’Aosta )
13/01 Le Laus ( Valle di Cervière )
20/01 Saint Barthélèmy ( Valle d’Aosta )
03/02 Bardonecchia ( Valle di Susa )
10/02 Etroubles ( Valle d’Aosta )
24/02 Cogne ( Valle d’Aosta )
03/03 Nevache ( Francia )
Sci di Fondo e Rachette da neve
13/01 Col d’ Izoard - l’Arpeline 2604 m disl. 859 m
partenza da Le Laus ( valle di Cervière ) gita in pulmann
27/01 Cima della Bossola 1510 m disl. 750 m
partenza da Rueglio ( Valchiusella )
10/02 Col Flassin 2689 m disl. 1322 m
partenza da Flassin ( Etroubles ) gita in pulmann
17/02 Punta Chaligne 2607 m disl. 1270 m
partenza da Buthier ( Valpelline )
10/03 Dormillouse 2907 m disl. 1293 m
partenza da Thures ( Cesana Torinese )
23/24 - 03 Soggiorno all’Ospizio del Sempione 2005 m
due mete: il Tochuorn 2661 m e il Galehorn 2797 m
( scialpinismo e ciaspole ) partenza da Engilok
NB: è necessario iscriversi entro e non oltre il 22/02/2013
massimo 25 persone
Le gite tutte di difficoltà MS ( medi sciatori ) verranno effettuate in auto ove
non diversamente specificato.
Le destinazioni potranno subire variazioni o annullamenti in base alle condi-
zioni meteorologiche e nivologiche.
Tesseramento
2013 Per l’anno 2013 le quote associative sono così stabilite:
SOCI ORDINARI 40,70
(alla Sede Centrale vanno 28,00)
SOCI FAMILIARI 21,70
(alla Sede Centrale vanno 14,31)
SOCI GIOVANI 15,70
(alla Sede Centrale vanno 10,68)
l rinnovo dell’iscrizione deve essere fatto
entro il 31 marzo 2013 per non inter-
rompere l’invio della Rivista del CAI (lo
Scarpone dal gennaio 2013 sarà disponibi-
le on-line) e la copertura assicurativa.
Invitiamo tutti i soci a rinnovare tempe-
stivamente l’iscrizione. E’ un gesto con-
creto, insieme con la promozione delle
nostre attività tra amici e conoscenti, per
sostenere la nostra Sezione.
ASSICURAZIONE
La quota associativa comprende la copertura assicurativa
delle spese di soccorso per incidente intervenuto durante
l’ attività individuale o collettiva (organizzata dalla Sezione
o da altri) in Italia ed all’estero con un massimale di €
5.000,00
Inoltre, solamente per eventi occorsi durante l’attività
organizzata dalla Sezione, è prevista una copertura assicu-
rativa così stabilita:
morte € 55.000,00
invalidità permanente € 80.000,00
Spese di cura € 1.600,00
Pagina 19 PINOMONTAGNA
Escursionismo 21/04 Monte Acuto 748 m da Peagna (Ceriale)
Dislivello: 626 m
Tempo di percorrenza: 5 h
Accomp. Sez.: Alessandro Solenghi - Sergio Piovano
05/05 Giro dei Corni di Canzo
Dislivello: 892 m
Tempo di percorrenza: 5 h
Accomp. Sez.: Mario Bruno - Nino Doglione
19/05 Visita alla diga di Place Mulin
Dislivello: 650 m
Tempo di percorrenza: 4 h
Accomp. Sez.: Alessandro Solenghi - Sergio Piovano
La visita alla diga è limitata a 25 persone pertanto
k per tutti gli altri è possibile salire al lago di Mont-Ros
02/06 La Bisalta 2231 m dal colle della Bercia 1241 m
Dislivello: 990 m
Tempo di percorrenza: 3,5 h salita - 2,30 h discesa
Accomp. Sez.: Mario Bruno - Andrea Miglioretti
16/06 Rifugio P.G. Frassati al Malatrà - 2550 m
Dislivello: 900 m
Tempo di percorrenza: salita 2,45 h - discesa 2,00 h
Accomp. Sez: Luciano Davoli - Nino Doglione
30/06 Monte Roisetta 3334 m (da Cheneil 2080 m)
Dislivello: 1314 m
Tempo di percorrenza: 3 h salita 2 h discesa
Accomp. Sez: A. Goria - M. Sagradin - C. Sabato
13/14/07 Rifugio Don Barbera 2070 m - Cima Marguareis 2651
1° giorno Dislivello: 673 m - 2° giorno Dislivello 581 m
Tempo di salita: 1° giorno 2 h - 2° giorno 2 h
Accomp. Sez.: Giancarlo Vassallo, Alessandro Solenghi
08/09 Rifugio Assietta 2500 m (dal Grand Puy 1831 m)
Dislivello: 769 m
Tempo di percorrenza: 3 h - discesa 2,30 h
Accomp. Sez.: Alessandro Bravetti - Marcello Garello
22/09 Pic du Lac Blanc 2980 m
Dislivello: Passo 782 m - Cima 1222 m
Tempo di percorrenza: salita Passo 2,30 h Cima 4 h
Accomp. Sez.: Luisella e Silvio Bigliani
06/10 Da Murisengo a Crea
Ultima gita del percorso da Superga a Crea
Dislivello: 400 m
Tempo di percorrenza: 5 h
Accomp. Sez.: Anna e Piercarlo Traversa
28/07—05/08 Accantonamento in rifugio
Località da definire
03/07 Bivacco Gervasutti 2880 m - Val Ferret
Dislivello 1230 m
Accomp. Sez.: M. Garello, A. Miglioretti, C. Sabato
14-15/07 Weissmiess 4023 m - Alpi Pennine Vallese (CH)
Dislivello 2° giorno 950 m da Hohsaas
Accomp. Sez.: M. Garello - A. Miglioretti - M. Bruno
20-21/07 Polluce 4091 m - Monterosa
Dislivello 2° giorno 671 m dal Rifugio delle Guide
Accomp. Sez.: A. Miglioretti - C. Sabato
Alpinismo
Tutte le gite saranno effettuate in autobus ad eccezione di
quelle di Alpinismo e MTB più le seguenti di escursionismo:
02/06 la Bisalta, 13 - 14/07 Rifugio Don Barbera.
INFORMAZIONI ED ISCRIZIONI
Le iscrizioni alle gite possono essere fatte presso Foto MOSSO, Via Roma 46, PINO TORINESE (tel. 011 – 840430 ) entro il gio-vedì precedente la gita, versando la relativa quota, o presso la SEDE SOCIALE, in via Martini 16 (tel. 339/ 7312452 ) il venerdì sera precedente la gita, sempre versando la quota.
Ai soci e simpatizzanti non residenti in Pino è consentita la prenotazione telefonica presso gli stessi recapiti, o tramite e-mail ([email protected]) In questo caso resta inteso che la prenotazione costituisce impegno fermo al versamento della quota, indipendentemente dall'effettiva partecipazione alla gita.
Modalità ed orario di ogni gita saranno comunicati con appo-siti volantini affissi in sede, presso Foto Mosso o tramite e-mail.
Il ritrovo è fissato in via Folis a Pino ed a Sassi presso lo slar-go dopo la Stazione dei Carabinieri.
REGOLE ESSENZIALI
Finalità della gita è far si che tutti i partecipanti raggiungano la meta. Pertanto è vietato praticare ogni forma di agonismo, allontanandosi dal gruppo e prendere qualsivoglia iniziativa personale.
Quando possibile sarà identificato un punto intermedio rag-giunto il quale i partecipanti che lo desiderano possono fer-marsi in sicurezza e riunirsi al gruppo in discesa. I partecipanti dovranno attenersi agli orari stabiliti dagli orga-nizzatori.
Ogni escursione sarà guidata da Accompagnatori Sezionali ai quali si dovrà fare riferimento in ogni circostanza.
La Sezione si riserva di modificare date ed itinerari , qualora sorgano imprevisti od inconvenienti di qualsiasi natura. N.B. LA SEZIONE NON SI ASSUME ALCUNA
RESPONSABILTA’ PER I DANNI CHE I PARTECIPANTI POSSO-
NO SUBIRE O CAUSARE.
Escursionismo
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Sito: www.caipinotorinese.it - E mail: [email protected]
NUMERO UNICO Dicembre 2012
Alpinismo Giovanile
20/04 MTB avvicinamento al ciclo escursionismo
nel Parco di Superga
Accomp. Sez.: Miglioretti - Golzio - Bravetti
26/05 VIA FERRATA degli Artisti da Finale Ligure
Percorrenza 5 ore
Accomp. Sez.: Goria - Golzio - Bravetti - Castelli
30/06 OLTRE I TREMILA (con calendario adulti)
Punta Roisetta m. 3334 - Val Tournanche
Accomp. Sez.: Goria - Sagradin
14 - 15 /07 OLTRE I QUATTROMILA (con calendario adulti)
Weissmiess m. 4023
Accomp. Sez.: Goria - Golzio
8/09 MTB ciclo escursionismo
Colle dell’Assietta
Accomp. Sez.: Miglioretti - Golzio
15/09 ARRAMPICATA in collaborazione con
le associazioni e le scuole di Pino Torinese alla
l Festa dello Sport (Tutti gli accompagnatori)
Si tratta di uscite organizzate in auto con ritrovo ore 9,00 e
partenza ore 9,15 da Pino - Panoramica; rientro per le ore
18,30 circa. Sarà possibile utilizzare il sabato al posto della
domenica e aggiungere altre uscite in base all’interesse delle
famiglie.
19/05 - Il Rifugio ci accoglie
Rifugio Piazza a Traversella m. 1050
Disl. m. 223
Tempo di percorrenza circa 35 minuti
Accomp. Sez.: Castelli - Goria - Sabato - Sagradin
02/06 - I Laghi ci aspettano
Lago Verde m. 1837 - Lago Lavoir m. 2281
Valle Stretta Bardonecchia
Tempo di percorrenza: Lago Verde 25 min.
Lago Lavoir h 1,30
Accomp. Sez.: Goria - Sabato - Sagradin
22/09 - Un Forte e un Museo
Esploriamo il Forte di Bard 384 m - Valle d’Aosta
Escursione e visita al museo delle Alpi
Accomp. Sez.: Goria - Sabato - Sagradin
Linea giovani a partire dai 13 anni Nuova linea per le famiglie: CAI Baby
Dedicata ai giovanissimi dai 5 anni
Aiutare il giovane nella propria crescita umana, proponendo il rispetto e la cono-
scenza dell’ambiente montano, l’osservazione, la concentrazione, la soddisfazione il
raggiungere una meta prestabilita, la “dimensione del camminare in gruppo”, con
sicurezza amicizia e collaborazione.
VENITE... LA PAROLA D’ ORDINE E SEMPRE LA STESSA: ENTUSIASMO
Finalità dell’alpinismo giovanile
Si invitano i partecipanti a:
- Attenersi agli orari indicati dal programma.
- Presentarsi con l’attrezzatura minima prevista che sarà comunicata a parte.
Gli accompagnatori si riservano di modificare date ed itinerari in base alle previ-
sioni meteo ed alle esigenze del gruppo “giovani”.
REGOLE
Accompagnatori
AE: Marcello Garello
Giancarlo Vassallo
AAG: Annamaria Goria
Costantino Sabato
ASAG: Alessandro Bravetti
Ada Castelli
Alessio Golzio
Monica Sagradin
ASE: Andrea Miglioretti