Le Sette Ossessioni Del Design Italiano

43

Transcript of Le Sette Ossessioni Del Design Italiano

Page 1: Le Sette Ossessioni Del Design Italiano
Page 2: Le Sette Ossessioni Del Design Italiano

Triennale Design Museum

I lavori per il Triennale Design Museum inizia-no nel 2004 con la realizzazione della Biblio-teca del Progetto, Archivio Storico e Centro di Documentazione, proseguono con il restauro degli spazi destinati al museo e si concludono il 6 dicembre 2007 con la sua apertura al pub-blico, nel pieno rispetto dei tempi programmati e senza interrompere neanche per un giorno l’attività culturale ed espositiva della Triennale di Milano.Il progetto architettonico di restauro del Palazzo e di sistemazione e adeguamento del museo è di Michele De Lucchi. Tutti gli spazi espositivi della Triennale sono stati adeguati agli standard museali internazionali, compresa la climatizzazione del Salone d’Onore. In particolare l’elemento architettonico inno-vativo di Triennale Design Museum è il suo ingresso attraverso un ponte che permette al museo di essere al contempo all’interno della Triennale e corpo autonomo e visibile nella sua funzione. Per il Triennale Design Museum la Triennale si è avvalsa della cura scientifica di Andrea Branzi. Triennale Design Museum ha l’ambizione di essere fortemente innovativo.In genere nei musei ci si va una o due volte nella vita. Il programma, la sfida di Triennale è quella di far tornare il visitatore due volte all’anno. Da qui l’idea di un museo non cristallizzato e statico, ma un museo dinamico.Capace di rinnovarsi e di offrirsi sempre con visioni rinnovate. Un museo con un ordina-mento scientifico, ma anche con un approccio emozionale, che propone al visitatore un’esperienza coinvolgente e tale da innescare il desiderio di ripeterla altre volte. Da una parte si sviluppa in un’ampia ricerca scientifica che racconti e rappresenti la storia del design italiano attraverso diverse chiavi di lettura, storie, prospettive, approcci e che affronta per la prima edizione del museo il tema “Che cosa è il design italiano?”, da un idea di Italo Rota con Silvana Annicchiarico e Andrea Branzi.

La storia del Design Italiano sarà presentata non solo attraverso un paesaggio domestico di oggetti ma anche attraverso un contributo filmico–architettonico di Peter Greenaway (Ouverture. Fiato alle trombe! 2000 anni di creatività italiana) e di registi italiani che inter-preteranno le ossessioni del design Italiano:

Antonio CapuanoLa luce dello spirito.Lampade, raggi, realtà immateriali, dal Barocco a oggi;

Pappi CorsicatoIl super-comfort.Elaborazione problematica di comodità popolare;

Davide FerrarioLa dinamicità dai Futuristi.Alla ricerca di instabilità, velocità, provvisorietà moderna;

Daniele LuchettiLa democrazia impilabile.Alla ricerca di serialità, impilabilità, lavabilità;

Mario MartoneIl teatro animista.Da Pompei agli oggetti di scena contemporanei;

Ermanno OlmiI grandi semplici.Dai Paleocristiani all’attuale ricerca di archetipi;

Silvio SoldiniI grandi borghesi e la sacralità del lusso. Come primo fondamento del consensosociale attorno al Design italiano e alla sua memoria del lusso sacro dei Bizantini.

Page 3: Le Sette Ossessioni Del Design Italiano

L’Europeo ha realizzato un numero speciale monografico, di 360 pagine, progettato per la nascita di Triennale Design Museum. Il percorso dello sviluppo del design italiano sarà raccontato dalle grandi firme dell’Europeo e da storici e designer nel contesto della storia dell’Italia nel Novecento.Grazie alla Banca Popolare di Milano, al prezzo di 11 euro insieme al biglietto di ingresso, al visitatore verrà consegnato il numero speciale dell’Europeo.Il nuovo logo e la grafica istituzionale di Trien-nale Design Museum sono stati progettati da Pierluigi Cerri. Per festeggiare il museo sarà data in omaggio a tutti i visitatori la scultura da viaggio di Munari realizzata in occasione del centenario della sua nascita (ed. Corraini), grazie al supporto di MINI.

Al percorso si aggiunge un Teatro Agorà, uno spazio interamente realizzato in legno dove si svolgono dibattiti, convegni, presentazioni, eventi e performance artistiche. Un luogo fisico permanente, ma dai contenuti in continua trasformazione, dove arcaicità e tecnologia si combinano all’interno con legno ottenuto da cedri del Libano, all’esterno con un gioco di specchiature di alluminio e un sistema di illuminazione composto da 39 monitor. Triennale Design Museum si distingue anche per la presenza di un Laboratorio di Restauro. Un centro dedicato alla “memoria della mo-dernità”, ma anche alla sperimentazione di nuove tecnologie, con l’ambizione di diventare un punto di riferimento internazionale per la complessa questione del recupero e della conservazione degli oggetti e dei materiali contemporanei. Triennale Design Museum è il centro della rete dei giacimenti del design di cui il nostro paese, e in particolare la Lombardia, è ricco e rappresenta un’autentica ricchezza diffusa, ma spesso sconosciuta che sono i musei d’impresa, le collezioni pubbli-che e private. Il Museo è pertanto anche l’occasione per mettere in rete questo vasto patrimonio e renderlo visibile nei suoi contenuti. A dirigere Triennale Design Museum è stata chiamata Silvana Annicchiarico che da 9 anni è il Conservatore della Collezione Permanente del Design Italiano della Triennale di Milano e che da 6 anni è responsabile del Settore Design della Triennale.

Page 4: Le Sette Ossessioni Del Design Italiano

Se n’è parlato per più di mezzo secolo.Le polemiche, i dibattiti, i convegni, le discus-sioni, le provocazioni non si contano.Ma, fino all’altrieri, nessuna proposta si era ancora concretizzata, nessuna idea aveva saputo uscire dall’alveo della pur necessaria riflessione teorica per dar vita a un progetto concreto. Perché? Per quale motivo un museo del design in Italia finora non c’è mai stato, nonostante un percorso lastricato di buone intenzioni?Le risposte, come è ovvio, sono molte.Tralasciando le pur evidenti ragioni politiche, o la cronica difficoltà di reperire i fondi neces-sari, mi sembra che due siano le questioni principali. In primo luogo, progettare e realiz-zare un museo del design è cosa ben diversa dal progettare o realizzare un museo archeo-logico o un museo di arte contemporanea. I prodotti di design sono per lo più di serie, non sono pezzi unici. Quindi non hanno l’au-ra dell’unicità, dell’irripetibilità, dell’irriprodu-cibilità. Inoltre, sono realizzati prima di tutto per l’uso, non tanto e non solo per una frui-zione estetico-contemplativa. Ciò pone pro-blemi complessi di ordinamento e di allesti-mento, e suggerisce comunque di non adat-tare meccanicamente un progetto di museo del design ai modelli consolidati dei musei delle arti figurative o dei musei scientifici.A questo problema teorico concettuale si aggiungono poi problemi specifici, relativi alle peculiarità del territorio.Il design italiano è costituito da una moltepli-cità di soggetti che rendono difficile la defini-zione di un sistema uniforme, centralizzato e organizzato. Esistono infatti numerosi giaci-menti del design italiano dispersi sul territo-rio, di proprietà di aziende o enti che, agendo alla periferia del sistema, hanno spontanea-mente creato luoghi di conservazione e valo-rizzazione delle “proprie opere”.In certa misura il museo del design esiste già, ma resta nascosto al pubblico perché esplosoall’esterno di un classico involucro architetto-nico, frammentato e disaggregato sul territo-rio, talvolta addirittura disperso.Lontano dalle rotte principali del turismo e della cultura, giace cioè un patrimonio diffusodi gioielli unici al mondo: collezioni eteroge-nee, musei aziendali, “magazzini pieni di design”sconosciuti al pubblico perché difficil-mente raggiungibili.

Un museo mutante

Da qui la necessità di eleggere un luogo centrale capace di rappresentare e valorizzarequesta somma di espressioni in un progetto museale coordinato.Di fondare insomma una rete, che metta a sistema il tutto e gli fornisca un’adeguatarappresentazione.In questo quadro, diventa centrale, strategico e decisivo il ruolo di Milano. Perché Milanonon è solo la capitale del design, ma è anche la capitale del sistema produttivo del Paese.È la città dove hanno sede i più importanti studi di design, le principali aziende, le piùimportanti scuole, le riviste.È il luogo in cui nascono e da cui si diffondo-no le nuove idee sul design e i linguaggi piùinnovativi. L’intero sistema produttivo regio-nale e nazionale è sostenuto da una rete disupporto, promozione e assistenza che trova a Milano la sua sede naturale, e che fa dellacittà ambrosiana la sede – per così dire – naturale (sia pure di una naturalità nutrita distoria e di cultura…) di un museo del design italiano.Rispetto alla maggior parte dei musei del design diffusi nel mondo, quello della Trien-nale di Milano presenta una prima significativa differenza, che è poi anche un segno della sua specifica identità: non si basa su un’enor-me collezione di proprietà, archiviata nei de-positi e nei magazzini, ed esposta parzialmen-te nello spazio museale vero e proprio, ma punta a valorizzare proprio la “rete di giaci-menti” di cui si diceva poc’anzi. Anche se in questi ultimi anni la Triennale ha fatto un la-voro sistematico di valorizzazione della sua collezione, incrementandola dal punto di vista quantitativo, trasformando molti prestiti in donazioni e favorendo la sua visibilità attra-verso una serie di mostre tematiche e altreitineranti nelle più prestigiose capitali europee e mondiali, la scelta finale è stata quella dinon replicare collezioni o parti di collezioni già esistenti, inseguendo un’impostazione ob-soleta che fa dipendere l’esistenza stessa del museo dalla proprietà privata degli oggetti che lo costituiscono.Se è vero che l’intero territorio nazionale è un grande archivio, si è scelto di puntarefino in fondo su questo serbatoio, e di valo-rizzare il più possibile l’idea di un museoche attinga al territorio e che sappia darne un’adeguata rappresentazione attraverso unafitta rete di scambi e di relazioni incrociate.

Silvana Annicchiarico

Page 5: Le Sette Ossessioni Del Design Italiano

In questa prospettiva, l’inserimento nel nostro museo di pezzi-simbolo provenienti da altri musei risulterà non soltanto utile al nostro “racconto”, ma funzionerà come rimando, o come “staffetta culturale” capace di invoglia-re il visitatore a spostarsi e muoversi nel terri-torio.

Ma il Museo del Design italiano della Trienna-le di Milano ha l’ambizione di essere forte-mente innovativo anche da un altro punto di vista. In genere, nello stesso museo ci si va una o due volte nella vita. Magari si torna più volte a vedere la Gioconda, ma è improbabile che si torni a rivedere oggetti d’uso quotidia-no, che pure sono classici e icone del design, come la Vespa o la Moka Bialetti, con cui ci si prepara il caffè ogni mattina. Ebbene: la nostra ambizione, per non dire la nostra sfida, consiste nel tentativo di far tornare il visitato-re almeno ogni anno, se non addirittura più volte l’anno. Per questo abbiamo immaginato un museo dinamico, non statico, non cristal-lizzato in se stesso e nelle proprie granitiche certezze. Un museo, cioè, capace di rinnovar-si continuamente, e di offrire al visitatore sguardi, punti di vista e percorsi di volta in volta nuovi e diversificati.Un museo scientifico e rigoroso, certo, ma anche emozionale e coinvolgente: tanto coin-volgente da innescare nel visitatore il deside-rio di ripetere in tempi brevi l’esperienza.Il design, del resto, è una disciplina ancora viva, la sua storia non è stata ancora scritta in maniera definitiva, per cui è possibile pensare a più storie, a più prospettive, a più approcciche consentano ogni volta di riattraversare il medesimo territorio secondo una mappa diversa, o di eseguire in modo differente la stessa partitura. Per questo anche l’ordina-mento cercherà di essere fortemente innova-tivo: ci saranno – questa almeno è la nostra intenzione – continui cortocircuiti fra il mo-dernissimo e l’antichissimo, fra il futuro e il passato, fra il design e gli altri linguaggi espressivi della contemporaneità. Più che a definire un ordinamento classificatorio tradi-zionale, abbiamo lavorato per mettere a pun-to una vera e propria “rappresentazione” in cui gli oggetti e le icone del design saranno i protagonisti, ma non gli unici ed esclusivi per-sonaggi.

E tutto questo cambierà a cadenza periodica: ogni volta, a distanza di 12-18 mesi, cambie-ranno il tema-chiave, l’ordinamento scientifi-co e l’allestimento. Con l’intento, appunto, di fare del museo un organismo vivo e mutante, capace di mettere in discussione se stesso, di smentirsi e di interrogarsi: di essere cioè un’istituzione votata alla ricerca oltre che alla conservazione, all’apertura di nuove doman-de più che alla difesa di un dogma disciplina-re indiscutibile e stabilito a priori una volta per tutte.La prima edizione, dedicata al tema Che cosa è il design italiano?, sarà curata da Andrea Branzi, avrà come progettista dell’allestimento Italo Rota e si avvarrà della collaborazione di importanti registi cinematografici come l’inglese Peter Greenaway e gli italiani Ermanno Olmi, Antonio Capuano, Pappi Corsicato, Davide Ferrario, Daniele Luchetti, Mario Martone, Silvio Soldini. Accanto al laboratorio di restauro, che ha l’ambizione di diventare un punto di riferi-mento per la complessa questione del recu-pero e della conservazione degli artefatti e dei materiali contemporanei, questi spazi “satellite” andranno ad arricchire l’insieme di offerte e di servizi garantiti dal museo al primo piano del Palazzo dell’Arte restaurato da Michele De Lucchi.Un restauro che non solo ha dotato lo spazio espositivo dei necessari requisiti museograficiinternazionali e ha creato un magazzino fun-zionale interno, ma che soprattutto ha imma-ginato un museo a cui si accede attraverso un ponte sospeso.Se è vero che i luoghi parlano già a partire dalle soglie che li separano e collegano conil mondo, il Museo del Design italiano della Triennale parla fin da subito due idiomi:quello della relazione e quello della vertigine.

Testo introduttivo all’EuropeoNumero speciale per Triennale Design Museum

Page 6: Le Sette Ossessioni Del Design Italiano

In generale i Musei di Design consistonoin una lunga successione di oggetti e di stili;ma le motivazioni profonde che sono all’originedi quegli oggetti e di quegli stili, rimangonosempre in secondo piano rispetto alle vicendedell’Arte e dell’Architettura.Al design, si continua a attribuire una storia secondaria, molto breve (due secoli) e limitataa vicende che riguarderebbero soltanto il variare del gusto, delle banali necessitàquotidiane o delle tecniche di costruzione.Questo Museo vuole invece affermare che quella del design è una storia per molti versi autonoma e alternativa a quella dell’Arte e dell’Architettura; e che proprio per la suanatura particolare, apparentemente legata alla quotidianità domestica, fornisce informa-zioni culturali e antropologiche preziose per capire la storia profonda del nostro paese.In altre parole la storia del Design Italiano non è mai stata soltanto una storia di oggetti, ma piuttosto una storia fatta anche di pensieri, di religioni, di politica e anche di uomini(come diceva Giorgio Vasari quando scriveva le “Vite di uomini illustri” per raccontare ilRinascimento italiano). Questo principio vale in generale per tutta la storia della cultura, ma in modo particolare per il Design Italiano, le cui vicende sono strettamente legate alla storia complessiva del nostro paese, di cui forniscono un livello di conoscenza originale e significativo.

Un Museo diverso

Potremmo dire paradossalmente che è il Design a illuminare spesso molti aspetti della nostra storia nazionale; e non viceversa. Sono gli oggetti domestici e il loro modo di essere concepiti, che forniscono informazioni preziose su vicende più ampie e più alte, mettendone in luce aspetti profondi non facilmente rintracciabili nelle storie ufficiali. La cultura quotidiana non è mai stata il risul-tato automatico delle vicende tecnologiche o industriali, ma è un fenomeno complesso la cui origine (soprattutto in Italia) non coincide con l’inizio della Rivoluzione Industriale, ma molto prima, nelle fasi iniziali di formazione del paese, negli oggetti e negli strumenti in cui l’Italia si è sempre rispecchiata.Tenendo dunque separate le due storie, quella del design (come se fosse una vicendainterna a una disciplina minore) e quella com-plessiva del paese, non si fa un buon servizio né all’uno né all’altro; perché in Italia gli oggetti hanno avuto un ruolo del tutto particolare nelle vicende della religione, della filosofia e dell’economia, in misura del tutto diversa da ciò che è successo in altri paesi europei. A loro volta la religione, la filosofia e l’econo-mia, hanno influenzato profondamente la storia dei nostri oggetti.

Andrea Branzi

Page 7: Le Sette Ossessioni Del Design Italiano

Riuscite a immaginare un film su Chicago senza una pistola, un telefono o un’automobile?Riuscite a immaginare un dramma di Shakespeare senza un teschio, un fioretto e un arazzo? Si può rappresentare l’Otello di Shakespeare senza il fazzoletto di Desdemona? Otello è ambientato a Venezia.Shakespeare ha ambientato i suoi drammi più belli in Italia. E si sa da dove venivano i gangster di Chicago.L’oggetto di scena, il materiale da rappresenta-zione teatrale, l’artefatto, l’oggetto significante. L’oggetto che crea azione, contesto, senso, scambio, stimolo immaginativo, desiderio,simbolo, metamorfosi.E negli ultimi cinquant’anni la maggior parte di questi oggetti, prodotti materiali, artefattiche creano senso, sensazioni e desiderio sono arrivati dall’Italia.Si potrebbe obiettare: perché parliamo solo degli ultimi cinquant’anni? Perché non gliultimi duemila anni? Bene, se dicessimo così, faremmo ingelosire tutto il resto del mondo,e l’invidia, come diceva Livio, è un’emozione distruttiva e corrosiva.Mettiamo insieme un oggetto e un nome del design italiano e la scena si fa più chiara –Olivetti, Lambretta, Vespa… Tali oggetti di design significano stili di vita desiderabili,standard di eccellenza nella qualità di vita e contesti molto speciali. Nessun oggetto o artefatto è un’isola, po-tremmo parafrasare John Donne dicendo “Nessun uomo è un’isola”.Nessun oggetto è un’isola. Né nella storia né nella geografia.Quindi tanti di questi oggetti hanno antenati e una certa provenienza, esistevano sediee tavoli e letti e bikini nella Roma Imperiale.Esistevano lampade e carri con ruote a Pompei, c’erano vasi e vetri a Venezia. C’erano puresedie e sgabelli nella Divina Commedia di Dante a Firenze nel 1300; c’erano sedie nellaCena ad Emmaus di Caravaggio, c’erano sedie nella Dolce Vita di Fellini nel 1959, ci sonosedie negli uffici della Fiat a Torino nel 2007.Oggetti che creano senso in letteratura e nella pittura, nel cinema e nel mondo del business.Tali oggetti possiedono un significato nel con-testo di celebri accadimenti storici quanto in celebri finzioni artistiche. Pensiamo all’enigma degli oggetti in Carpaccio e in Crevalcore, in Caravaggio, in Crivelli, in Canaletto, in Cellini e in De Chirico, in Carracci e Correggio – solo per citare i celebri artisti italiani il cui cognome inizia con la lettera C.

Come fare un museo del design in Italia?

Al Museo del Design della Triennale di Milano del 2007 vogliamo presentare gli oggetti piùcarichi di senso del design italiano del XX secolo nel contesto della storia e della cultura italiana.Un museo che parla di oggetti senza molti og-getti, poiché il contesto dell’oggetto è rilevante tanto quanto l’oggetto stesso. Possiamo realizzare tutto questo oggigiorno con massima economia di mezzi rispetto al passato, tramite le potenzialità dei nuovissimi strumenti tecnologici che sono essi stessi una straordinaria evocativa testimonianza e rappre-sentano la pratica quotidiana della nostra visual information age. Vogliamo proporvi quindi un museo / installazione dell’era dell’informazione visiva. Il nostro obbiettivo è quello di creare un’esposizione auto-riflessiva che faccia vedere il significato degli oggetti del design nell’am-biente originale della loro stessa orgogliosa progettazione; gli oggetti dovranno mostrare la fierezza della loro esistenza – dato che lamente umana richiede e insiste sempre sulla novità – ma anche quella di appartenere al ce-lebrato club degli altri oggetti di design, poiché questo significa solidarietà, rispetto e continuità con il passato.Vogliamo fare questo con eleganza, ma anche giubilo ed esuberanza – ben sapendo che queste caratteristiche spesso gridate con enfasi e autocompiacimento – e perché no?“Non nascondere la tua luce dietro un muc-chio”– Esodo. “Squilli una tromba per ogni vittoria ben conquistata”– Ettore. “Sii valoroso e fai squillare la tua tromba” – Garibaldi. “Mulini, vele, trombe e ambizioni hanno biso-gno del vento favorevole” – Beaumarchais.Dunque un museo di oggetti che non sia una semplice esposizione di oggetti, creata con strumenti moderni, poiché il contesto dell’og-getto parla più forte dell’oggetto.Cento oggetti significativi dell’Italia contempo-ranea offerti a voi in modo tale che l’oggetto numero centouno sia il museo stesso.

Italo Rota e Peter Greenaway

Page 8: Le Sette Ossessioni Del Design Italiano

Gli Schermi

Il corpo impone il design. Le persone si siedono, mentono, volano, muoiono, nuotano,annegano, dormono e sognano in un mondo elaborato dal design.Cinque sensi – vista, suono, gusto, udito, tatto. E quattro elementi - fuoco, acqua, aria, terra.Questi sono i dati di fatto.Potremmo aggiungere la gravità, la tempera-tura, la velocità e il testo.E vi daremmo così cinque paesaggi - la cornice (vi diamo in realtà tre cornici in cui mettereogni cosa al mondo), la torre che aspira verso l’alto (per raggiungere il Cielo), l’arco di trionfo(per celebrare le nostre vittorie), l’ampio ed esteso orizzonte (per soddisfare il nostrobisogno di esplorare), e un segmento della sfera terrestre (per essere sicuri di saperesempre dove siamo).

Fiato alle Trombe!2000 anni di creatività italiana

Questo basta a coprire ogni aspetto nel design, e gli italiani continuano a progettare da duemila anni. Gli Etruschi, i Romani dell’età repubblicana, i Pompeiani, i Romani dell’età imperiale, i cristiani, il Medioevo, il Rinascimento, il Manierismo, il Barocco, il Rococò e così via…Pensiamo solo all’enigma degli oggetti disegnati in Carpaccio, in Crevalcore, Caravaggio, Crivelli, Canaletto, Cellini, de Chirico – per citare solo gli artisti italiani più celebri il cui cognome inizia con la lettera C.

Bisogna proprio festeggiare.Squillino le trombe rosse del design italiano.A gran voce!

Peter Greenaway

© Giovanni Chiaramonte

Page 9: Le Sette Ossessioni Del Design Italiano

© Giovanni Chiaramonte

Page 10: Le Sette Ossessioni Del Design Italiano

Che cosa è il Design Italiano?Il nuovo Museo del Design Italiano della Triennale si propone di rispondere a questa domanda attraverso una serie di contributi tematici, ciascuno dei quali avrà la durata di circa un anno, e che indagheranno alcuni dei molteplici aspetti della complessa natura di questa attività nel nostro paese.Il Design Italiano infatti non può essere spie-gato soltanto come una disciplina professio-nale o una pratica imprenditoriale, ma è parte integrante della storia del nostro paese, di cui fornisce preziose informazioni di natura culturale e tecnologica, ma anche filosofica,economica o domestica. Si tratta dunque di una formula museale nuova, che si sviluppanel tempo e che si avvale della collaborazione di intellettuali e di creativi, che interpretanole vicende del Design Italiano in termini non accademici ma come una realtà viventee dinamica.

Le sette ossessioni del Design ItalianoIn generale i Musei di Design fanno risalire l’origine di questa attività all’inizio della Rivoluzione Industriale nel XVIII secolo, quando cioè iniziò la produzione di serie e l’uso di tecnologie industriali, da cui sarebbe nato l’industrial design.Questa tradizione storiografica esclude quindi di indagare l’origine più antica e profondadi questa cultura oggettuale; perché la consi-dera frutto dall’artigianato che segue logiche lontane del funzionalismo e dalla Ragione della modernità.Ma così facendo si divide in due parti la storia materiale di una società, considerando l’anti-chità ininfluente e lontana, e la contempora-neità incomprensibile perché priva di radici.Per capire il Design Italiano occorre invece accostare queste due storie, cercando di in-terpretare le sue antiche radici latine, cristiane o rinascimentali, come parti di un’unica vicenda che serve a spiegare la complessa realtà con-temporanea; che non è riconoscibile da uno stile (ma da tanti stili) o da una strategia indu-striale (che cambia continuamente nel tempo).Si tratta invece di una storia caratterizzata dal permanere di alcune “ossessioni” di naturaintellettuale o politica, spesso molto antica; ma che rendono del tutto particolari le vicendedel Design Italiano rispetto a quelle di altri paesi.Questo primo allestimento del Museo è dunque organizzato attorno a sette “isole ossessive”a cui fanno riferimento circa 400 oggetti con-temporanei selezionati e anche testimonianzepiù antiche, presenti nella mostra.

Queste isole sono:

Il Teatro AnimistaDa Pompei agli oggetti di scena contemporanei

I Grandi Borghesi e la Sacralità del LussoCome primo fondamento del consenso sociale attorno al Design italiano e alla sua memoria del lusso sacro dei Bizantini

Il Super-ComfortElaborazione problematica di comodità popolare

La DinamicitàDai Futuristi alla ricerca di instabilità, velocità, provvisorietà moderna

La democrazia impilabileAlla ricerca di serialità, impilabilità, lavabilità

La Luce dello spiritoLampade, raggi, realtà immateriali, dal Barocco a oggi

I Grandi SempliciDai Paleocristiani all’attuale ricerca di archetipi

Andrea Branzi

Museo del Design Italiano alla Triennale di Milano

Page 11: Le Sette Ossessioni Del Design Italiano

A partire dalla Domus latina fino ai nostri giorni è presente l’idea della casa come luogoteatrale, cioè un luogo scenografico, dove gli oggetti sono attori che interloquiscono congli abitanti (come nell’Antologia Palatina), e come degli “animali domestici” proteggonola casa dai pericoli del Fato e dai male intenzionati.L’idea di uno spazio scenico e non soltanto funzionale, nasce dalla filosofia secondola quale ogni uomo aveva una parte nella commedia della vita, a cui solo la morte po-neva fine restituendo a ciascuno la sua vera identità. Dunque la storia era vista come unpassaggio, una finzione che non permetteva di avere modelli certi, ma soltanto delle“messe in scena”; questa attitudine a rappre-sentare la “commedia della vita” è assentenell’Europa (protestante) e presente nell’Italia (cattolica).Questa antica radice influenza ancora una parte del Design Italiano quando usa gli oggetti come “servi di scena” per una rappresentazione dello spazio come il palco-scenico della modernità, più che come luogo tecnologico e specializzato.

Il Teatro sommerso di Mario Martone

Se la Grecia ha inventato il teatro occidentale, sono state le città della penisola italica (quelledella Magna Grecia e dell’Etruria, e poi Roma) a dare forma visiva, con innumerevoli testi-monianze artistiche, alla “vita teatrale”.Non solo le scene del mito, dunque, ma lo spettacolo in senso concreto: vasi, mosaicie terrecotte sono infatti piene di palchi, tendaggi, scale, maschere, tutti oggetti cheformano la scena insieme ad attori, mimi, musicisti, acrobati, ballerini. Sottratto allarigidità del calendario liturgico greco, il teatro (soprattutto i generi “poveri” come il mimodrammatico e l’atellana) pervade la vita quotidiana delle popolazioni italiche e si infilaaddirittura nei corredi funebri, come nella necropoli di Lipari e in tante tombe etrusche e romane.

Il Teatro Animistada Pompei agli oggetti di scena contemporanei

CarltonEttore SottsassMemphisprogetto e produzione 1981

GiletGiacomo Ballaprogetto e produzione 1924-1925

© Giovanni Chiaramonte

Page 12: Le Sette Ossessioni Del Design Italiano

Il Design Italiano è l’unico in Europa ad avere avuto origine non solo dalle Avanguardie ma soprattutto dai “club illuministi” della borghesia (milanese in particolare) che hannoricercato nello stile moderno uno strumento che le fornisse sicurezza e identità.Tra le due guerre l’alta borghesia e gli intellet-tuali di opposizione hanno usato l’arredamento moderno anche come espressione della loro profonda inquietudine, come ricerca di unamodernità letteraria, benpensante ma anche torbida (come nel caso di Carlo Mollino).Negli spazi interni delle ville e delle grandi magioni borghesi si è formata una realtàculturale inquieta, che ha caratterizzato anche il Design Italiano contemporaneo,sempre incerto tra lusso, buon gusto e rigore calvinista.Dall’antica tradizione bizantina e paleocristiana il Design Italiano ha inoltre ereditato la ten-denza a attribuire ai gioielli e agli oggetti preziosi, ai fragili vetri, un alto valore simbolico,quasi sacro, come testimonianze di valori spirituali.I gioielli e gli oggetti preziosi erano considerati oggetti transizionali, che trasferivano cioèle qualità organolettiche dei materiali e delle pietre preziose in virtù civili, esaltando la nobiltà e la fertilità di chi li indossava o li possedeva.

I grandi borghesi e la sacralità del lussodi Silvio Soldini

Tuffo nel cinema italiano alla ricerca di fram-menti che possano raccontare la nostraborghesia nel suo concetto di casa, arredo, lusso. Un breve film di montaggio che inventauna nuova musica prendendo a prestito alcune immagini dai grandi autori del cinemaitaliano.

I Grandi borghesie la Sacralità del LussoCome primo fondamento del consenso sociale attorno al Design italiano e alla sua memoria del lusso sacro dei Bizantini

MartingalaMarco ZanusoArflexprogetto e produzione 1954

IncisaVico MagistrettiDe Padovaprogetto e produzione 1951

© Giovanni Chiaramonte

Page 13: Le Sette Ossessioni Del Design Italiano

Tra le ossessioni del Design Italiano vi è sicura-mente quella degli imbottiti, dei super-imbottiti, dei cuscini destrutturati, come ricerca di un be-nessere fisico misurabile sui centimetri di schiu-me morbide.L’industria dell’imbottito italiana è stata la prima a “rappresentare” la comodità come un valore più complesso, costituito dai materiali del rive-stimento e dal loro profumo, dalla consistenza invitante dell’imbottitura, dalla forma suadente della seduta, che devono complessivamente creare l’”effetto” psicologico di comfort.Erede della grande tradizione Barocca il super-comfort del Design Italiano ha quindiun fondamento problematico, tra “formale” e “informale”, tra “prodotto” e “sistema infini-to” fino a diventare spesso un oggetto più teorico che reale.Il concetto di “comfort” ha avuto origine negli USA dopo la grande crisi degli anni ’30,nello spirito del “New Deal” e non appartiene alla nostra tradizione più severa e problematica, che ha sempre cercato di combinare insieme valori fisici con valori metafisici…

Il Super-ComfortElaborazione problematica di comodità popolare

Tube ChairJoe ColomboFlexform, Vitraprogetto 1969produzione 1970

Il Super-Comfort di Pappi Corsicato

Un corpo o parti del corpo entrano in contatto con materiali e forme che di fatto stabiliscono quello che noi definiamo genericamente “comfort”.Siano essi piume, legno, schiume, chiodi, lattice o altro. Ho cercato di suggerire o evocare con le immagini un concetto tanto definito ma al tempo stesso indefinibile.Con l’augurio che rimanga un mistero.

© Giovanni Chiaramonte

Page 14: Le Sette Ossessioni Del Design Italiano

Il Design Italiano ha ereditato dal Futurismo l’idea di una Modernità che si esprime comeproduttrice di vortici, di accelerazioni, di con-tinui cambiamenti. Dunque una modernitàdinamica, che non realizza “nuove Cattedrali”, ma innovazione perenne.A differenza dunque delle grandi industrie metalmeccaniche internazionali, in Italia si è realizzata una collaborazione anche tra designer e piccole industrie innovative, chehanno sviluppato ricerche spesso genialisu nuovi mezzi di trasporto.Questa idea di una modernità indossabile, trasportabile, trasformabile, ha influenza-to anche la progettazione di molti oggetti domestici che sono stati pensati, anche da Grandi Maestri, per spazi abitabili continua-mente in evoluzione. Come in nessun altro paese dunque l’abitare è visto come un territorio sperimentale, dove si svolge una incessante ricerca di un assetto definitivo che non si realizza mai.

La Dinamicitàdi Davide Ferrario

Futurismo!“Noi canteremo le locomotive dall’ampio petto, il volo scivolante degli areoplani. È dall’Italia che lanciamo questo manifesto di violenza travolgente e incendiaria col quale fondiamo oggi il Futurismo” (F.T. Marinetti, 1909)

La velocità irrompe nell’arte e nella vita quoti-diana. Nel corso del secolo tutto diventerà mobile, portabile, scomponibile, flessibile. Dal punto di vista del design gli oggetti si fanno (aero)dinamici, plastici, leggeri, trasportabili e indossabili. Irrompono sul mercato automobili e scooter per un pubblico di massa che cam-biano la vita dell’Italia contemporanea. Sarebbe stato contento Marinetti delle 500 con cui i suoi connazionali si riversano sulle spiagge nelle domeniche d’agosto degli anni sessanta?Futurismo o futurismo?Da questo paradosso ecco l’idea di un piano sequenza in una location insieme avveniristica e nostalgica (il vecchio stabilimento della FIAT al Lingotto di Torino) che metta in scena una sorta di corto circuito tra Topolino e bici Laser, tra vecchio modernismo e modernità che guarda indietro. Una steadycam che non si ferma mai, alla ricerca di oggetti creati con l’ossessione di essere nuovi, facili da usare, per tutti. Dove va il design? E dove stiamo andando noi? Le risposte sono solo opinioni.La passerella olimpica che dal Lingotto si av-ventura nel vuoto è una metafora rivelatrice.

La DinamicitàDai Futuristi alla ricerca di instabilità, velocità, provvisorietà moderna

ParentesiAchille Castiglioni, Pio ManzùFlosprogetto 1970produzione 1971

© Giovanni Chiaramonte

Page 15: Le Sette Ossessioni Del Design Italiano

La Democrazia Impilabiledi Daniele Luchetti

Quanto è possibile impilare oggetti impilabili prima che perdano di senso e diventinoun altro oggetto, impilabile a sua volta?È possibile immaginare una città formata da oggetti impilati? E una volta formata, una città del genere sarebbe definitiva, o rischierebbe di essere a sua volta soppiantata da altri gusti e da altri oggetti, impilabili a loro volta?

La Democrazia ImpilabileAlla ricerca di serialità, impilabilità, lavabilità

Il Design Italiano ha interpretato la democrazia moderna come occasione per realizzare sistemi di oggetti in plastica, leggeri, colorati, impilabili, lavabili e spesso di basso costo. Queste nuove tipologie di oggetti domestici non rispondeva-no soltanto a esigenze funzionali, ma piuttosto a una grande metafora sociale, quasi a una ossessione politica di una modernità semplice e popolare.La diffusione di questo tipo di oggetti costituì durante gli anni ’50 e ’60, un grande successoe favorì la diffusione dell’idea che il design fosse in grado, insieme ai nuovi materiali,di realizzare un modo radicalmente nuovo (e economico) di abitare e lavorare.Il Moplen inventato dal Premio Nobel Giulio Natta, fu il primo di una lunga serie di materialiplastici che si integrarono progressivamente nei nostri scenari domestici, rinnovandolie favorendo comportamenti più evoluti.

PliaGiancarlo PirettiAnonima Castelliprogetto 1968produzione 1969

ConoAmbrogio PozziEnvironnement Pierre Cardinprogetto e produzione 1969 – 1970

© G

iovanni Chiaram

onte

Page 16: Le Sette Ossessioni Del Design Italiano

Il design italiano ha sempre visto il tema dell’illuminazione non come un semplice problema illuminotecnico, ma come l’occasione per realizzare segni immateriali; vicino alla grande tradizione della pittura e della spiritualità italiana, il nostro light design ha sempre visto la lampada come produttrice di luce ma anche di ombre, di penombre e di tenebre.A differenza di altre culture nazionali il design italiano ha saputo interpretare la luce comeuna presenza vitale e misteriosa, come gioco della tecnologia e come parte di una festaambientale. A partire da Gio Ponti fino ai fra-telli Castiglioni il design italiano e le industriedel settore hanno occupato una leadership internazionale che deriva proprio da questoapproccio problematico e spesso ironico alla luce. Raramente infatti i prodotti del light design italiano sono lussuosi, ma molto più spesso sono presenze amiche che giocano dentro l’ambiente il ruolo di folletti domestici che illuminano la nostra notte.

La Luce dello Spiritodi Antonio Capuano

Buio assoluto. Luce improvvisa, a scatti. Una scritta neon bianca illumina un passaggio sotterraneo della metro. La scritta è un verso di Dante. Una donna giovane, in nero aderente, tacchi, sale la scala mobile, proprio sotto la scritta. Tiene con tutt’e due le mani, una bellissima lampada chiara. La scala la porta verso di noi. Quando ci passa accanto, le notiamo il collo esile, le labbra rosse, gli occhi sfuggenti. Strada città. Esterno sera. Un ragazzo, giacca e cravatta, scarpe lucide, cammina rasente una strada piena di traffico. Porta con atten-zione una grande lampada bianca. La lampada tenuta molto accostata alla faccia gli illumina il volto pallido. Mare. Porto. Esterno sera. Due ragazzi portano a spalla un grande arabesco al neon. La banchina è grigia e deserta. I ragazzi hanno le facce serie di chi sta facendo un lavoro necessario. Di giovani che portano lampade accese, ne vedremo, forse 20. Poi un grandissimo ambiente. Bianco. Interno sera. I ragazzi uno alla volta, entrano con le lampade. Le poggiano ai piedi della parete lunga, che diventa via via più chiara. Due ragazzi sospendono l’arabesco. Il grande neon oscilla, fluttua nel vuoto e comincia lentamente a salire verso l’alto. Città. Esterno alba. La luce sale da Est, dietro i palazzi bui. Lentissimamente, l’arabesco spunta dalle cime dei palazzi e si arrampica in cielo illuminando tutta la città.

La Luce dello SpiritoLampade, raggi, realtà immateriali, dal Barocco a oggi

EclisseVico MagistrettiArtemideprogetto e produzione 1965

Taraxacum 88Achille CastiglioniFlosprogetto e produzione 1988

© Giovanni Chiaramonte

Page 17: Le Sette Ossessioni Del Design Italiano

C’è una parte importante deI Design Italiano che ha fondato il suo lavoro sulla ricerca della“semplicità” più che della “razionalità”.A differenza di molte altre culture del progetto, europee o internazionali, essa ha conservato le sue radici con la cultura popolare e con-tadina, elaborando prototipi semplici, che interpretano la modernità come la nascita un nuovo alfabeto elementare, che permette di riscoprire valori spirituali e ideali.La semplicità dunque non è il risultato di un processo ingenuo, ma al contrario è il risultato di procedimento molto sofisticato, che seleziona le forme e le tecnologie per ottenere il massimo risultato espressivo con il minimo sforzo formale.I “grandi semplici” costituiscono dunque una categoria caratteristica del Design Italiano,lontana dalla classicità e dal razionalismo, e più attenta alle tradizioni “povere” dellacultura latina e italica.

Semplici Semplicidi Ermanno Olmi

I Grandi Semplici si confrontano con i Semplici Semplici. Sono, costoro, gli anonimi artigiani: umili artefici, che fin dalla lontananza dei secoli provvedono agli utensili necessari al compimento dei vari lavori e al sostegno del nostro vivere quotidiano. Dall’opera delle loro mani sono nati ogni sorta di arnesi. Così che questi utili oggetti accompagnano da sempre la storia di tutte le genti e da essi,ogni popolo, ne trae la propria immagine.

I Grandi SempliciDai Paleocristiani all’attuale ricerca di archetipi

FalklandBruno MunariDaneseprogetto 1964produzione 1964

Poltrona SeggioviaFranco Albiniricostruito a cura del Cosmit, 1988, Salone del Mobile di Milanoprogetto e produzione 1940

© Giovanni Chiaramonte

Page 18: Le Sette Ossessioni Del Design Italiano

© Giovanni Chiaramonte

Page 19: Le Sette Ossessioni Del Design Italiano

La collana di libri di Triennale Design MuseumCon la pubblicazione in aprile dei primi quattro volumi nasce la collana di Triennale Design Museum, edita da Electa.

Triennale Design MuseumChe cosa è il design italiano?Le sette ossessioni del design italianoa cura di Silvana Annicchiarico e Andrea Branzi

Il libro è dedicato alla prima edizione di Triennale Design Museum e ne documenta l’ordinamento, suddiviso in sette Ossessioni, l’allestimento di Italo Rota, i contributi filmici di Peter Greenaway, Ermanno Olmi, Antonio Capuano, Pappi Corsicato, Davide Ferrario, Daniele Luchetti, Mario Martone, Silvio Soldini, con un percorso fotografico di Giovanni Chiaramonte.

Triennale Design MuseumIl Museo del Design e la nuova Triennalea cura di Silvana Annicchiarico

Il secondo libro è dedicato ai lavori di Michele De Lucchi che ha restaurato gli spazi di servizio del Palazzo della Triennale (atrio, libreria, caffetteria), e creato nuove funzioni come la Biblioteca del Progetto e il Museo con il nuovo ponte di accesso.Inoltre un percorso storico per raccontare come gli spazi di servizio si sono trasformati nelle varie edizioni e come il contenitore sia capace di mutazioni e trasformazioni adattandosi di volta in volta alle diverse necessità espositive.

Triennale Design MuseumIl Design Italiano 1964-2000 a cura di Andrea Branzi

Il libro è la ristampa del repertorio di Andrea Branzi Il Design Italiano 64-90 con un aggiornamento sulla progettazione e la produzione dell’ultima decade del secolo scorso.

Triennale Design MuseumPink PavilionGaetano Pescea cura di Silvana Annicchiarico

Il libro documenta la costruzione di un padiglione sperimentale negli spazi adiacenti a Triennale Bovisa ad opera di Gaetano Pesce. Il Pink Pavilion vuole essere un progetto-pilota per testare l’utilizzabilità di un materiale come il poliuretano per la costruzione di habitat di emergenza.Il progetto si inserisce nella lontana tradi-zione di Triennale che fin dal 1930 con la Casa Elettrica di Figini e Pollini o il quartiere QT8 negli anni Quaranta ha dato spazio alla sperimentazione e alla ricerca, promuovendo la realizzazione di insediamenti residenziali o progetti-pilota pensati o realizzati con l’utilizzo di tecnologie o materiali innovativi.

Page 20: Le Sette Ossessioni Del Design Italiano

Andrea Branzi, architetto e designer, nato a Firenze nel 1938, dove si è laureato nel 1966, vive e lavora a Milano dal 1973.Dal 1964 al 1974 ha fatto parte del gruppo Archizoom Associati, primo gruppo di avanguardia noto in campo internazionale, i cui progetti sono oggi conservati presso ilCentro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma; la sua tesi di laureae numerosi progetti sono conservati presso il Centro Georges Pompidou di Parigi.Co-fondatore di Domus Academy, prima scuola internazionale post-laurea di design.Autore di numerosi libri sulla storia e la teoria del design, ha curato numerose mostre di questo settore in Italia e all’estero.Nel 1987 ha ricevuto il Compasso d’Oro alla carriera.È Professore Ordinario e Presidente del Corso di Laurea alla Facoltà di Interni e Design al Politecnico di Milano.

Andrea BranziCuratore Scientifico

Architetto, svolge attività di ricerca, critica, didattica e professionale.Dal 2007 è il Direttore del Triennale Design Museum della Triennale di Milano.Dal 1998 al 2007 è stata Conservatore della Collezione Permanente del Design Italiano della Triennale di Milano, dal 2002 è membro del Comitato Scientifico per l’area design, dal 98 al 2004 ha insegnato come Professore a contratto presso il Corso di Laurea di Disegno industriale del Politecnico di Milano.Dal 1998 al 2001 vicedirettore del mensile di design “Modo, attualmente collabora con varie testate giornalistiche e radiofoniche, è curatrice di mostre e di libri in Italia e all’estero.

Silvana AnnicchiaricoDirettore di Triennale Design Museum

Biografie

Page 21: Le Sette Ossessioni Del Design Italiano

I lavori dello studio Rota spaziano per soggetto, scala e tipologia ma resta evidente la specializ-zazione acquisita attraverso gli anni nei progetti di allestimento, eventi, scene e strutture temporanee.

Nel 2006 realizza i progetti per le mostre Good N.E.W.S. Triennale di Milano; FashionDNA presso Rijksmuseum, Amsterdam; Padiglione DARC (X Biennale di Architettura di Venezia, Venezia) e mostra “Città-Porto”, X Biennale di Architettura, Venezia – Palermo.Progetto in corso è il riassetto del palazzo Forcella De Seta a Palermo-Kalsa, interventosu un fabbricato dalla complessa sedimentazio-ne storica condotto con intento non-invasivoe con tecnologie di avanguardia nel campo del risparmio energetico.Il lavoro è stato preceduto da allestimenti temporanei durante l’estate del 2005, occasione in cui il palazzo è stato riportato così allo stato di episodio urbano.

Il Museo del Novecento è il progetto di conversione del palazzo dell’Arengario di Milano in museo delle arti di avanguardia.Sempre a Milano è in progetto un complesso con teatro, museo, centro commerciale e parcopubblico in area in via di riurbanizzazione.In India sono in fase di realizzazione i progetti della risistemazione ambientale del grandecomplesso siderurgico di Dolvi, una residenza privata a Mumbai (Navdisha Palace), un tempio Indu (sempre a Dolvi).

Lo studio Rota ha firmato le Boutiques Just Cavalli di Milano, Shangai, Mosca Hong Kong, Dubai e altre sono in fase di realizzazione (Mexico City, Londra, Parigi, Las Vegas, Beirut).Per la recente Olimpiade Invernale di Torino 2006 è stato realizzato il progetto per la MedalPlaza di piazza Castello, comprensiva di palco, platea scene servizi per stampa e pubblico,comunicazione ed apparati tecnici - logistici.

Nel 2004 si inaugura la nuova mediateca presso S. Sisto a Perugia.Nel 2002 progetta e realizza per il Comune di Jesi, Ancona, nel Complesso S. FlorianoMestica, il Nuovo Museo archeologico di Jesi e il nuovo auditorium civico.Nel 2001 per la municipalità di Lugano, sviluppa il progetto di immagine globale eallestimenti interni del nuovo casinò Kursaal della città. Realizzazione fine 2002.Nel 2000 progetta e realizza la chiesa di Santa Margherita Maria Alacocque in Tor Vergata (Roma), come chiusura del Grande Giubileo; in questo stesso anno viene attuato e realizzato il suo progetto per l’illuminazione delle rive della Senna a Parigi.Nel 1998 elabora il Progetto di restauro e allestimento della Rocca Paolina di Perugiadestinata ad ufficio d’accoglienza turistica e museo della città di Perugia; realizzazione1999-2003.Nel 1998 vince il concorso per la Nuova mediateca di Anzola dell’Emilia, Bologna,progetto realizzato dal 1999 al 2002.Nel 1998 vince il concorso per la nuova sede centrale per l’Europa del Sud della DeutscheBank (per 2200 impiegati) ultimata nel 2005 e dal 1999 cura il progetto e la realizzazionedi 2 linee di metropolitana leggera a alta mobilità (L.A.M.) per la città di Brescia.Dal 1981 lavora in Francia dove vince vari concorsi ed è incaricato dei progetti per le Sale di Pittura Francese nella Cour Carré del Louvre e per la ristrutturazione del centro di Nantes; nel 1990 inizia il progetto per il centro di studi avanzati della Columbia University a New York, realizzato nel 1996. Nel 1980 firma con Gae Aulenti i progetti per il Musée D’Orsay e per il nuovo allestimentodel Centre Pompidou a Parigi.Dal 1976 al 1981 é redattore della rivista Lotus International, cura alcune edizioni d’architettura tra cui: Mario Botta Milano 1979 e Vittorio Gregotti Milano 1979.

Italo RotaMuseum Exhibition DesignVisioni in MovimentoChe cosa è il Design Italiano?

Page 22: Le Sette Ossessioni Del Design Italiano

Peter GreenawayOuvertureFiato alle Trombe!2000 anni di creatività italiana

Peter Greenaway nasce a Newport in Inghilterra nel 1942.Con l’idea di diventare pittore studia alla Walthamstow School of Arts affascinatodal Tiepolo, Veronese e Bronzino e in generale da tutto il Barocco e il Manierismo.Nel 1964 tiene alla Lord’s Gallery la sua prima mostra dal titolo Ejzenstejn at Winter Palace.Nel 1965, dopo una breve parentesi come critico cinematografico inizia a lavorare cometecnico del montaggio al Central Office Information, un organismo governativo concui collaborerà per una decina d’anni.

Il suo primo film The draughtman’s Contract (I misteri del giardino di Compton House),che ultimerà nel 1982, ottiene un enorme successo di critica e lo rivela a livellointernazionale, accreditandolo come uno dei registi più originali e importanti dellanostra epoca.

Tra i suoi film successivi: The belly of an architect (Il ventre dell’architetto, 1987);Drowning by numbers (Giochi nell’acqua, 1988); The cook the thief his wife & her lover (Il cuoco, il ladro, sua moglie e l’amante, 1989); Prospero’s Books (1991) e The pillow book (I racconti del cuscino, 1995) e Eight and a half Woman (Otto donne e mezza, 1999). Il suo recente Nightwatching è stato presentato alla Biennale di Venezia 2007.

Parallelamente alla sua carrierac inematografica Greenaway ha continuato a produrre dipinti, testi, mostre e installazioni in sedi prestigiose in tutto il mondo tra cui Palazzo Fortuny a Venezia, la galleria Joan Miro di Barcellona, il Boymans-van Beuningen di Rotterdam, il Louvre a Parigi, il Groninger Museum, la Hayward Gallery in London, il Rijksmuseum di Amsterdam, e in musei e gallerie a Valencia, Malmo, Budapest, Edimburgo, Parma, Milano, Vienna, Ljubljana, Anversa e Atene. I suoi film hanno ricevuto nomination a Cannes, Venezia e Berlino e da oltre venti anni partecipano a Festival internazionali ricevendo riconoscimenti e premi. Ha pubblicato sceneggiature, cataloghi, romanzi e racconti brevi. Ha scritto testi per il teatro e libretti d’opera. Nel 1994 firma la sua prima regia lirica Rosa, A Horse Drama, di cui è anche librettista. Nel 1997 inventa la prop-opera 100 Objects to Represent the World, rappresentata in diverse nazioni europee ed americane e nel 1999 mette in scena l’opera Writing to Vermeer ad Amsterdam. Recentemente ha ideato la mostra Children of Uranium (Genova, 2005) ed è previsto nel dicembre 2007 il debutto dello spettacolo teatrale Rembrandt’s mirror a Rotterdam. Tiene corsi di arte e cinema ed ha ricevuto la laurea ad honorem dalle Università di Edimburgo, di Utrecht e dello Staffordshire.

Page 23: Le Sette Ossessioni Del Design Italiano

Michele De Lucchi è nato nel 1951 a Ferrara e si è laureato in architettura a Firenze.Negli anni dell’architettura radicalee sperimentale è stato tra i protagonisti di movimenti come Cavart, Alchymia e Memphis. Ha disegnato lampade ed elementi d’arredo per le più conosciute aziende italiane ed europee. È stato responsabile del Design Olivetti dal 1992al 2002 ed ha elaborato varie teorie personali sull’evoluzione dell’ambiente di lavoro.Ha sviluppato progetti sperimentali per Compaq Computers, Philips, Siemens, Vitra.

Ha progettato e ristrutturato edifici per uffici in Giappone per NTT, in Germania per Deutsche Bank, in Svizzera per Novartis e in Italia per Enel, Olivetti, Piaggio, PosteItaliane, Telecom Italia. Dal 1999 è stato incaricato della riqualificazione di alcune Centrali elettriche di Enel. Per Deutsche Bank, Deutsche Bundesbahn, Enel, Poste Italiane,Telecom Italia, Banca Popolare di Lodi, Banca 121, Banca Intesa e altri Istituti italianied esteri ha collaborato all’evoluzione dell’immagine introducendo innovazione tecnica ed estetica.

Ha curato molti allestimenti di mostre d’arte e design e progettato edifici e allestimentiespositivi per musei come il Museo Diocesano ad Ivrea, la Triennale di Milano, la permanente di Milano, Palazzo delle Esposizioni di Roma, il Neues Museum di Berlino. Il lavoro professionale è stato sempre accompagnato dalla ricerca personale sui temi del progetto, del disegno, della tecnologia e dell’artigianato.Nel 1990 ha creato Produzione Privata, una piccola impresa nel cui ambito Michele De Lucchi disegna prodotti che, senza committenza, vengono realizzati impiegandotecniche e mestieri artigianali.

Michele De LucchiProgettista architettonico del restauro del Palazzo della Triennale

Attualmente sta lavorando alla Fondazione Cini di Venezia, al rinnovamento dei museidel Castello Sforzesco di Milano, alla ristrutturazione del Teatro Franco Parenti di Milano e ad alcuni progetti di riqualificazione di aree e quartieri urbani in Italia e all’estero.

Lo studio aMDL S.r.l. ha sede a Milano e Roma. Una selezione dei suoi oggetti è esposta nei più importanti musei d’Europa, degli Stati Uniti e del Giappone: nel 2003 il Centre Georges Pompidou di Parigi ha acquisito un rilevante numero dei suoi lavori, poi esposti per un anno in due sale della collezione permanente.Numerosi i riconoscimenti internazionali. Nel 2000 è stato insignito della onorificenzadi Ufficiale della Repubblica Italiana dal Presidente Ciampi per meriti nel campo deldesign e dell’architettura. Nel 2001 è stato nominato Professore Ordinario per chiarafama presso la Facoltà di Design e Arti dell’Istituto Universitario di Architettura a Venezia. Nel 2006 ha ricevuto la Laurea ad Honorem dalla Kingstone University, per il suo contributo alla “qualità della vita”.

Page 24: Le Sette Ossessioni Del Design Italiano

Antonio Capuano(Napoli, 1945)

Pittore e scenografo, esordisce nel lungome-traggio nel 1991 con Vito e gli altri, uno spietato e disperato racconto sulla vita di alcuni adolescenti napoletani, fra prosti-tuzione, droga e malavita.Del 1996 è Pianese Nunzio14 anni a maggio, storia di pedofilia che coinvolge un prete in un quartiere degradato di Napoli, città che è ancora protagonista di Polvere di Napoli (1998), uno sguardo incantato su un microco-smo attraversato da squarci surreali e da un tono onirico, che segnano una svolta nel suo linguaggio.Con Luna rossa (2001) tenta invece di trasferire Shakespeare e la tragedia greca nel mondo kitsch e iperrealista della camorra napoletana, attraverso una vicenda di faide e incesti auto-distruttivi che ambisce a tracciare un’ironica e amara antropologia del potere.

Fotogrammi tratti dal film:La luce dello spiritoAntonio Capuano

Page 25: Le Sette Ossessioni Del Design Italiano

Pappi Corsicato(Napoli, 1960)

Pappi Corsicato, nato a Napoli il 12 giugno 1960. Ha studiato Architettura.Nel 1980 si trasferisce a New York e studia danza e coreografia all’Alvin Alley Dance School, recitazione all’Accademia di Arte Drammatica, poi con Geraldine Barone membro dell’Actor Studio.Nel 1987 compone musica per spettacoli teatrali diretti da: Luca De Filippo, Enzo Moscato, Gruppo della Rocca, Armando Pugliese, ecc. Lavora nel ‘88 come assistente per Elvio Porta sul film “Se lo scopre Gargiulo” nel ’89 con Pedro Almodovar sul film “Legami”.Nel ’90 gira il suo primo cortometraggio Libera, poi nel ’92 Carmela e Aurora, e compone così il suo primo film “Libera” film ad episodi che partecipa nel ’93 al Festival di Berlino, dove riscuote un grande successo di critica nazionale ed internazionale e di pubblico. Partecipa a svariati Festival e viene venduto in quasi tutto il mondo.Vince la Grolla d’oro, il Globo d’oro della Stampa Estera, il Nastro d’Argento e il Ciak d’oro.Nel ’95 il suo secondo film I Buchi Neri partecipa al Festival di Venezia nella sezioneNotti Veneziane e viene invitato in molti altri festival internazionali...Nel ’97 partecipa al film collettivo con Martone, Capuano, Incerti e De Lillo, I Vesuviani (la stirpe di Iana) che viene selezionato in concorso al Festival di Venezia.Nel 2000 mette in scena al San Carlo di Napoli l’opera lirica “Carmen”.Nel 2001 gira Chimera selezionato per il concorso al Montreal Film Festival.Grolla d’oro per miglior fotografia.

Dal 1997 ad oggi realizza in Europa e in America 33 video sull’arte per artisti come: Richard Serra, Jannis Kounellis, Mimmo Paladino, Gilbert and George, Sol Lewitt, Ettore Spalletti e molti altri.Viene invitato in molti musei Nazionali e Internazionali come Modern Tate Museum,Il Centre Pompidou e altri. Vince un premio come miglior documentario sull’arte al Festival sull’Arte di Montreal per Around, video su un’installazione di Richard Serra in piazza del Pebliscito.Realizza anche documentary-ritratti su Marco Ferreri, Dario Argento e John Turturro.Video Clip per gli Almamegretta per il brano “Nun’t scurdà”, e per Nino D’Angelo per il brano “Brava Gente”.Dal 2003 al 2005 cura la direzione artistica della Fondazione Luchino Visconti “La Colombaia” di Ischia. Nel 2007 ha messo in scena l’opera lirica prodotta dal Festival di Ravello “La voce umana“ dal libretto di Jean Cocteau e musicata da F. Poulenc.Nella stagione teatrale 2008 metterà in scena Eva Peron di Copì spettacolo prodottodal Teatro Stabile Mercadante di Napoli.

Fotogrammi tratti dal film:Il Super-ComfortPappi Corsicato

Page 26: Le Sette Ossessioni Del Design Italiano

Davide Ferrario(Casalmaggiore, 1956)

Nato nel 1956 a Casalmaggiore, si laurea in letteratura americana all’Università di Milano.Vive a Torino. Inizia a lavorare nel campo del cinema negli anni ‘70 come criticocinematografico e saggista, avviando al contempo una piccola società di distribuzionea cui si deve la circuitazione in Italia di Fassbinder, Wenders, Wajda e di altri registi.Lavora, in seguito, in qualità di agente italiano per alcuni registi americani i si, da Berlino al Sundance, a Venezia, Toronto, Locarno. Tra gli altri: Tutti giù per terra, Figli di Annibale,Guardami e i lavori realizzati con Marco Paolini. Ferrario occupa un posto singolare all’interno della scena italiana. Rigorosamente indipendente, non è solo regista ma guida, al contempo, e con notevoli risultati la propria casa di produzione. Dopo mezzanotte, realizzato con un budget molto ridotto, ha ottenuto un grande successo in Italia, ed è stato venduto in tutto il mondo. È anche autore di romanzi (il suo Dissolvenza al nero è stato tradotto in molte lingue e adattato per lo schermo da Oliver Parker); è collaboratore di testate giornalistiche eradiofoniche; e, recentemente, fotografo.

Fotogrammi tratti dal film:La DinamicitàDavide Ferrario

Page 27: Le Sette Ossessioni Del Design Italiano

Dei seguenti film è, oltre che regista, anche co-sceneggiatore.

1988Domani AccadràProdotto dalla Sacher FilmInterpreti: Paolo Hendel, Giovanni Guidelli,Ciccio Ingrassia, Nanni Moretti, Margherita Buy, Angela Finocchiaro.

Partecipa tra gli altri, al Festival di Cannes , di Monreal, di Bruxelles, di Rio de Janeiro, Tokio, New York ecc.Menzione Camèra d’Or al Festival di Cannes-David di Donatello per il miglior esordio.Globo d’oroMiglior commedia al festival di Vevey

1990La settimana della SfingeProdotto da Angelo RizzoliInterpreti: Margherita Buy, Paolo Hendel.Festival di San Sebastian (premio migliore interpretazione a Margherita Buy)

1991Il PortaborseProdotto dalla Sacher FilmInterpreti: Nanni Moretti, Silvio OrlandoFestival di Cannes , in competizione.David di Donatello miglior sceneggiatura, miglior produttore, miglior interprete, migliore attrice non protagonista ecc..Ciak d’oro : miglior film , miglior regia, miglior sceneggiatura ecc…

1992Regia teatrale:Sottobanco, di Domenico StarnoneInterpreti: Angela Finocchiaro, Silvio Orlando.

1993Arriva la buferaProduzione Cecchi GoriInterpreti: Diego Abatantuono,Silvio Orlando, Margerita Buy,Stefania Montorsi, Marina Confalone.Premio della satira politica, Forte dei Marmi

1994L’unico paese al mondo (film collettivo)Regia di Daniele Luchetti, Nanni Moretti,Mario Martone, Marco Risi, FrancescaArchibugi, Marco Tullio Giordana, CarloMazzacurati ecc…

1995Premio Sergio Leone, Festival di Annecy

1995La scuolaProduzione Cecchi GoriInterpreti: Silvio Orlando, Anna Galiena,Fabrizio Bentivoglio.David di Donatello, miglior fi lm del’anno.Festival di Valencia, premio per la miglioresceneggiaturaCampione di incasso dell’anno.

1998I Piccoli MaestriProduzione Cecchi GoriInterpreti: Stefano Accorsi, Stefania Montorsi,Giorgio Pasotti, Marco Paolini.Festival di Venezia, in competizione.

200012 PomeriggiDocumentario-performance con dodici artisti contemporanei:Felice Levini, Andrea Fogli, H.H. Lim,Giuseppe Gallo, Vettor Pisani, AdrianTranquilli, Luigi Ontani, Marco Bagnoli,Bizihan Bassiri, Giovanni Albanese, Giuseppe Salvatori, Alfredo Pirri. Proiettato al Festival di Torino Giovani ed in numerosi musei e gallerie di arte contemporanea.

2003Dillo con parole mieProdotto da Urania Studio Canal +Interpreti: Stefania Montorsi, Martina Merlino, Giampaolo Morelli

2007Mio fratello è figlio unicoProdotto da CattleyaCon Elio Germano, Riccardo Scamarcio,Angela Finocchiaro, Massimo Popolizio, Luca Zingaretti, Anna Bonaiuto, Ascanio Celestini. Festival di Cannes 2007, Selezione ufficiale,Un certain regard.David di Donatello miglior sceneggiatura, attore, montaggio, suono, attrice non protagonista. Globo d’oro della stampa estera.

Daniele Luchetti(Roma, 1960)

Fotogrammi tratti dal film:La democrazia impilabileDaniele Lucchetti

Page 28: Le Sette Ossessioni Del Design Italiano

Mario Martone(Napoli, 1959)

Nato a Napoli nel 1959, ha cominciato a lavorare nel 1977, nel clima delle avanguardieteatrali di quel periodo, fondando il gruppo “Falso Movimento” e realizzando spettacoliche incrociavano il teatro col cinema come Tango glaciale (’82) e Ritorno ad Alphaville(’86). Dieci anni dopo, coinvolgendo altri artisti napoletani, ha immaginato e dato vitaalla cooperativa “Teatri Uniti”, con cui, oltre a continuare il suo teatro, ha realizzatoi lungometraggi: Morte di un matematico napoletano (Gran Premio della Giuria a Venezia nel ’92), Rasoi (1993, dall’omonimo spettacolo realizzato con Enzo Moscato e Toni Servillo), L’amore molesto (1995), Teatro di guerra (1998). Numerosi sono i suoi lavori in altri formati: cortometraggi, documentari, film di montaggio, tra cui Lucio Amelio/Terraemotus, Antonio Mastronunzio pittore sannita, La salita (episodio del film collettivo I vesuviani), Una storia saharawi, Un posto al mondo (coregista Jacopo Quadri). Nella Napoli di Luca Giordano, Caravaggio l’ultimo tempo (questi ultimi entrambi vincitori del premio Asolo per i film d’arte, nel 2004 e nel 2006). Per il suo lavoro cinematografico ha ricevuto numerosi premi

in Italia e all’estero, tra cui due David di Donatello e un Nastro d’argento.Tra i suoi spettacoli in teatro spiccano gli allestimenti di tragedie greche (da Filotteteai Persiani a Edipo re) e, negli ultimi anni, di opere liriche tra cui l’intera trilogia di Mozart e Da Ponte. Tra il 1999 e il 2000 è stato direttore del Teatro di Roma, dove ha compiuto un lavoro di radicale cambiamento della programmazione, aprendo alle altre arti e al nuovo teatro. A Roma ha creato un nuovo spazio teatrale, il Teatro India, dove ha allestito nel 2004 l’Edipo a Colono di Sofocle.Ha contribuito nel 2003 alla nascita del Teatro Mercadante Stabile di Napoli, del quale èstato consulente fino all’anno scorso e dove ha curato il progetto Petrolio che ha coinvoltodecine di artisti italiani sui temi dell’omonimo romanzo di Pier Paolo Pasolini.E da un romanzo di Goffredo Parise, anch’esso degli anni settanta, ha tratto nel 2004 il suoultimo film L’odore del sangue.

Fotogrammi tratti dal film:Teatro SommersoMario Martone

Page 29: Le Sette Ossessioni Del Design Italiano

Nato in una famiglia contadina del bergama-sco, dopo la morte del padre si trasferisce a Milano dove studia all’Accademia di arte drammatica e viene assunto alla Edison Volta.Per la sezione cinema dell’azienda, da lui me-desimo fondata, intraprende un’intensa attivitàdi documentarista (1953-61), mostrando gli ambienti del lavoro tecnico-industriale senza retorica (La diga sul ghiaccio, 1953; Tre fili fino a Milano, 1958).L’attenzione per la poesia dei gesti e dei volti della gente comune gli fornisce l’ispirazioneper l’esordio del lungometraggio di finzione, Il tempo si è fermato (1959), scabra cronacadelle monotone giornate dei due guardiani invernali di una diga, un anziano operaio eun giovane studente, girato in presa diretta e con attori non professionisti, non a casoiniziato come documentario. Il successivo ll posto (1961, premio della critica a Venezia)racconta le prime esperienze di un giovane della provincia milanese nel mondo del lavoro,adottando uno stile diretto e immediato, con la macchina a mano (è operatore in quasitutti i suoi film), come pure I fidanzati (1963), amaro ritratto della solitudine di un operaiodel Nord trasferitosi per lavoro al Sud.Mentre si cimenta brevemente nella produ-zione – con la società XXII Dicembre finanziaalcuni esordienti, come L. Wertmüller ed E. Visconti – continua come regista a raccontarepiccoli mondi. Con la parziale eccezione di E venne un uomo (1965), rievocazionebiografica della vita e dell’apostolato di papa Giovanni XXIII, attenta all’uomo più che alpontefice, anche nei film realizzati per la tele-visione di stato (I recuperanti, 1969; Durantel’estate, 1971; La circostanza, 1973), il suo cinema guarda con occhio compassionevolee sincero a un’umanità colta nella umile labo-riosità quotidiana.Si dedica poi a L’albero degli zoccoli (1978, Palma d’oro a Cannes), minuziosa ricostruzionedella vita di una cascina bergamasca della fine del secolo scorso, nel quale tenta un am-bizioso affresco della civiltà contadina, consi-derata come scaturigine della società italianamoderna.

Ermanno Olmi(Treviglio, Bergamo, 1931)

In questa pellicola, a ragione indicata come il suo capolavoro per l’attenzione affettuosa alle psicologie elementari e ai rituali arcaici di un mondo ormai scomparso, confluiscono la fede cattolica di Olmi e le sue origini biografiche. Il tono fiabesco ritorna nell’alle-goria di Cammina cammina (1983), sull’epi-sodio evangelico dei Re Magi, e poi – dopo una malattia che lo allontana dalla regia (ma non dal cinema: fonda la scuola di Ipotesi Cinema a Bassano del Grappa) – anche nelle opere della maturità, dà Lunga vita alla signora! (1987), racconto di formazione di un altro giovane alle prese con le insidie della vita, a La leggenda del santo bevitore (1988, Leone d’oro a Venezia), rielaborazione dell’omonimo romanzo di J. Roth che ne accentua il mistici-smo raccontando l’avventura di un barbone (R. Hauer) che riceve da un misterioso bene-fattore la somma di 200 franchi, a patto che li restituisca alla chiesa dedicata a Santa Teresa di Lisieux. Seguono Il segreto del bosco vec-chio, 1993 e Genesi. La creazione e il diluvio, 1994. Con Il mestiere delle armi (2001) rico-struzione degli ultimi giorni di vita del condot-tiero mercenario del Cinquecento Giovanni delle Bande Nere, il regista ritrova in pieno l’equilibrio tra studio delle psicologie e atten-zione all’ambiente delle opere migliori, firmando un capolavoro che riassume e sinte-tizza la sua poetica umanista e la sua idea di cinema antropocentrico sia sul piano figurativo che sul piano morale.Anche il successivo Cantando dietro i para-venti (2003), delicata parabola pacifista am-bientata in una Cina ottocentesca, favolistica e lontana, conferma il ritrovato stato di grazia di un autore che vive con piena consapevolezzala propria maturità artistica e umana.Nel 2005 dirige C. Delle Piane in uno strug-gente episodio del film collettivo Tickets,diretto insieme a K. Loach e A. Kiarostami.

Fotogrammi tratti dal film:Semplici SempliciErmanno Olmi

Page 30: Le Sette Ossessioni Del Design Italiano

Silvio Soldini(Milano, 1958)

Nel 1983 gira il suo primo mediometraggio in 16mm “Paesaggio con figure” che, insieme a “Giulia in Ottobre”, ottiene riconoscimenti a vari Festival nazionali e internazionali.Nel 1984 costituisce con i suoi più stretti collaboratori la società di produzione Monogatari.Dal 1985 con “Voci Celate” inizia la sua attività anche in campo documentaristicoe nel 1989 gira il suo primo lungometraggio “L’Aria serena dell’ovest”, che registra unsignificativo successo di pubblico.Il film, presentato in concorso al Festival di Locarno, vince la Grolla d’Oro per la sceneggiatura a Saint-Vincent, il Grand-Prix del Festival di Annecy, il premio miglioreattrice a Patrizia Piccinini a La Boule ed è invitato a numerosi festival internazionali(Montreal, Rotterdam, “New Directors New Films” al Moma di New York).Del 1993 è “Un’anima divisa in due”, Grolla d’oro per la migliore regia a Saint-Vincent epresentato in concorso al Festival di Venezia, dove Fabrizio Bentivoglio è premiato comemigliore attore protagonista. Nel 1997 realizza “Le Acrobate”, selezionato in concorso al Festival di Locarno e al San Francisco International Film Festival, premiato ai Rencontres Internationales de Cinéma di Parigi e a Saint-Vincent con la Grolla d’Oro all’attrice Valeria Golino.Nel 2000 realizza “Pane e Tulipani”, film che lo consacra grazie all’ampio successo di criticae di pubblico, anche a livello internazionale.

E’ infatti stato venduto in tutto il mondo - dal Giappone all’Australia – ottenendo enorme successo in Svizzera (secondo incasso di tutti i tempi nella cinematografia svizzera),in Germania, in Argentina, in Brasile e negli Stati Uniti. Il film ha vinto 9 David di Donatello,5 Nastri d’Argento, 9 Ciak d’oro, il Premio Flaiano e ha ottenuto 3 nomination agliEuropean Academy Awards.Del 2002 è “Brucio nel vento” tratto dal romanzo “Ieri” di Agota Kristof, girato trala Svizzera Francese e la Repubblica Ceca.Presentato in concorso al Festival di Berlino, il film ha ottenuto otto nomination al Daviddi Donatello e ha vinto il premio per il miglior film all’International Festival Film by the Seadi Vlissingen, Olanda. Nel 2004 realizza “Agata e la tempesta” con Licia Maglietta e Giuseppe Battiston, dopo “Pane e Tulipani” un ritorno alla commedia con tanti personaggi, tanti colori, in un clima meno fiabesco e più surreale.

Fotogrammi tratti dal film:I grandi borghesie la scacralità del lussoSilvio Soldini

Page 31: Le Sette Ossessioni Del Design Italiano

Scheda riassuntiva lavoriTriennale Design Museume aree connesse

Soggetti firmatari dell’Accordo di Programma con La Triennale di Milano Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione Lombardia, Provincia di Milano, Comune di Milano, Camera di Commercio di Milano, Assolombarda, Fondazione Fiera Milano, Politecnico di Milano, Fondazione ADI, Università IULM, Anfia, Cosmit.

Soggetti che hanno contribuito al finanziamento di Triennale DesignMuseum Arcus, Fondazione Cariplo

Partner fondatoreBanca Popolare di Milano

Il coinvolgimento di personalità artisticheper i progetti di allestimento è reso possibileanche grazie al supporto di MINI.

Imprese che hanno contribuito ai lavoriarchitettonici in qualità di Sponsor tecnicidi Triennale Design Museum e areeconnesse Abet Laminati, ArchLegno,Artemide, BTicino, Bose, Donati Group, iGuzzini, Meritalia, Mivar, Orsogril, Riva, Sèleco, Unifor, Viabizzuno, Vitra

Media PartnerATM, Corriere della Sera, Maxima

Importo Accordo di Programma12.710.000,00 euro

Superficie Triennale Design Museum1900 mq

Superficie Salone d’Onore350 mq

Superficie “Cubo”1500 mq

Superficie Curva Piano Terra1300 mq

Impresa costruttriceS.A.C.A.I.M.

Page 32: Le Sette Ossessioni Del Design Italiano

Protocollo di intesa per la collaborazione tra i giacimenti del design italiano e la Triennale di Milano

La Triennale di Milano, sulla base dell’Accordo di Programma sottoscritto il 15/12/06 conil Ministero per i Beni e le Attività Culturali, la Regione Lombardia, la Provincia di Milano,il Comune di Milano, l’ANFIA (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica),l’Assolombarda, la Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Milano,il COSMIT, la Fondazione ADI per il Design Italiano, la Fondazione Fiera di Milano, loIULM (Libera Università di Lingue e Comuni-cazione) e il Politecnico di Milano, ha iniziatola realizzazione del Museo del Design.Tale Museo occuperà uno spazio della Trien-nale di Milano, con ingresso autonomo e rico-noscibile, reso agibile secondo gli standard museali internazionali per sicurezza e climatiz-zazione da un progetto architettonico di Michele De Lucchi.

Scopo del Museo del Design è quello di realiz-zare un istituto culturale di livello internazionalefinalizzato a promuovere e diffondere la cono-scenza del design italiano, anche nelle sue inte-razioni con gli altri settori del sapere, con riferi-mento alla dinamica storica della tecnica, della tecnologia e alle prospettive contemporanee e future.Il Museo del Design avrà il compito di svilup-pare progetti e realizzare studi, ricerche e inizia-tive di rilievo internazionale, anche attraverso la partecipazione a programmi europei,in collaborazione con altri eventuali soggetti pubblici e privati impegnati nello studio e nellavalorizzazione del design, nella formazione degli addetti, ovvero proprietari di significativeraccolte di oggetti di design.

Il design italiano è costituito da personalità, strutture e imprese diverse e diffuse in manieraframmentata su tutto il territorio nazionale in rapporto anche alla struttura del sistemaeconomico dei distretti industriali.Ciò ha fatto emergere una serie di “Giacimenti del Design” che rappresentano la volontà di conservare e promuovere ciò che il sistema pro-duttivo, culturale e sociale ha generato in vaste aree dell’Italia. La forza di questa presenza sul territorio è attualmente vanificata dalla mancata conoscenza da parte del pubblico di questa ricchezza. La distribuzione “casuale” di questigiacimenti è fortemente funzionale al concetto di “Museo a rete” che punta all’integrazionee alla collaborazione dei diversi nuclei.

Il Museo del Design si pone quindi l’obiettivo di far emergere e rappresentare questa realtà,che costituisce il valore principale del sistema italiano del design, oltre che diffonderne leiniziative.La ricchezza di questo patrimonio permette anche di connettere i “Giacimenti del Design”con il Museo, per migliorarne la capacità di rappresentazione (in funzione della rotazionedegli items e con riferimento alla contestua-lizzazione – tematica, produttiva, territoriale,creativa, etc.– specifica) e di ampliarne l’offerta culturale.

La Triennale di Milano, nella persona del Presidente Davide Rampello, e il giacimentointeressato si costituiscono, insieme agli altri soggetti aderenti all’iniziativa, nella “Retedei Giacimenti del Design Italiano”; La Triennale di Milano si impegna a presentare in modo permanente la “Rete dei Giacimenti del Design Italiano” nell’ambito del Museo del Design e a promuoverne, con mezzi reali e virtuali, l’attività; La Triennale di Milano, in collaborazione con i soggetti aderenti all’iniziativa, intende dare vita ad una comunità “in rete” che condivida il progetto di valorizzazione dei Giacimenti del Design Italiano anche attraverso la realizza-zione di un “portale” internet capace di dare identità e di essere un sistema di comunicazione tra i soggetti e con l’ampio pubblico dei possibili interlocutori del sistema del Design Italiano; Il soggetto firmatario del Protocollo si impegna a prestare temporaneamente oggetti, items, documenti, delle proprie Collezioni al Museo del Design per l’esposizione, in modo gratuito, fatte salve le spese, in condizioni di sicurezza secondo gli standard internazionali e compati-bilmente con la disponibilità degli stessi;Analogo impegno viene assunto dalla Triennale di Milano, per gli oggetti che non sono esposti nel Museo o in mostre temporanee, a favore della rete dei musei del design italiano;La Triennale di Milano e il soggetto firmatario del Protocollo si impegnano a condividereun percorso di schedatura degli oggetti e degli items di reciproca disponibilità;Questo accordo è libero all’adesione di altri soggetti che nel tempo manifestino la volontàdi collaborare agli obiettivi sopra indicati; Si stabilisce la possibilità di recedere dall’accordo,senza oneri, con preavviso di cinque mesi. La costituenda Fondazione Museo del Designsubentrerà alla Triennale di Milano negli impe-gni previsti dal Protocollo.

Page 33: Le Sette Ossessioni Del Design Italiano

Abet Laminati

Archivio - Galleria (Virtuale / Reale) delle Aziende Guzzini

Archivio Storico Barilla

Archivio Storico delle Industrie Pirelli

Archivio Storico FIAT

Associazione Archivio Storico Olivetti

Bonacina Pierantonio

Candy Elettrodomestici

Cassina

Clac

Collezione Freyrie

Collezione Pininfarina

Collezione privata d’Armi Beretta

Collezione Storica Busnelli

CUP Collezione Umberto Panini

Museo Studio del Tessuto della Fondazione Antonio Ratti

Fondazione Franco Albini

Fondazione Istituto per la Storia dell’Età Contemporanea – ISEC

Fondazione Museo Agusta

Fondazione Museo Arti e Industria di Omegna

Fondazione Museo dello Scarpone e della Calzatura Sportiva

Galleria Ferrari

Galleria Guglielmo Tabacchi - Sàfilo Group

Illycaffè

Kartell Museo

Lanificio Leo

Musei, biblioteche e istituti culturali della Direzione Centrale Culturadel Comune di Milano

Museimpresa

Museo aziendale Mario Buccellati

Museo del Cappello Borsalino

Museo del rubinetto e della sua tecnologia

Museo dell’Arte Vetraria Altarese – I.S.V.A.V.

Rete dei giacimenti del Design italiano

Museo della Raccolta Storica I Santi

Museo della radio e della televisione RAI

Museo dello Scooter e della Lambretta

Museo Didattico della Seta

Museo Ferruccio Lamborghini

Museo Fisogni della stazione di servizio

Museo Flaminio Bertoni

Museo Internazionale Design CeramicoCivica Raccolta di Terraglia

Museo Moto Guzzi

Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci”

Museo Nazionale Trasporti

Museo Nicolis

Museo Richard Ginori della Manifattura di Doccia

Museo Salvatore Ferragamo

Museo Storico Nazareno Gabrielli

Museo Zucchi Collection

Savinelli

Spazio Museo Sagsa

Venini

Vittorio Bonacina & C.

Vortice Elettrosociali

Wolfsoniana

World Museum

La Triennale di Milano ha altresì sottoscritto un documento di collaborazione con l’Associazione Museimpresa, associazione dei Musei di Impresa promossa da Confindustria che si propone di promuovere la politica culturale dell’impresa attraverso la valorizza-zione del museo e dell’archivio di impresa.

La Triennale di Milano ha inoltre siglato un accordo speciale con Comune di Milano, Castello Sforzesco e Civiche Raccolte d’Arte e con il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo Da Vinci di Milano.

Page 34: Le Sette Ossessioni Del Design Italiano

Il progetto architettonicoe della luce

Il Palazzo della Triennale è stato progettato da Muzio con grande attenzione alla distribuzione della luce naturale, all’essenzialità degli ambienti, al delicato rapporto tra spazi interni ed esterni.Nel 2002, Michele De Lucchi è stato incaricato di ridare pieno splendore alle forme originarie,e con il Museo del Design ha idealmente completato il ciclo dei lavori. L’interventoha infatti comportato da un lato la revisione degli impianti elettrici e meccanici, la realizzazione della Biblioteca del Progetto e di un magazzino per le opere della Collezione, l’allargamento dello spazio utile del pavimento e il recupero delle finestrature originali; dall’altro ha portato alla costruzione di un’entrata caratterizzata da un grande portale in acciaio e vetro che si raggiunge dopo aver percorso una passerella sospesa, con una luce libera di circa 14 metri.Questo ponte costituisce un forte elemento di attrazione visiva ed è stato realizzato inlamellare di bambù.

I numeri del ponteLunghezza: 14 metriLarghezza: 160 centimetri estradosso,120 centimetri intradossoAltezza: 64 centimetriAltezza da terra: 6,50 metriPeso: 5 tonnellate

MaterialiPonte in lamellare di bambùParapetti in cristalloCorrimano in tubolare di acciaio verniciato grigio

Michele De LucchiProgetto Architettonico e Direzione Artisticadel restauro e del ponte di accesso

Emmanuele VillaniProgetto esecutivo del restauro

Alessandro Pedron – StudioDirezione Lavori del restauro e del ponte di accesso

Andrea Cocco, Silvia Figini,Marco Franz Vaccara, Emmanuele VillaniCollaboratori al ponte di accesso

Maurizio Milan -Favero & Milan IngegneriaProgetto Strutturale del ponte di accesso

Michele SantoroProgettista impianti e direzione lavori

ArchlegnoImpresa esecutrice del ponte di accesso

Mario NanniConsulente luce

Il progetto luce per il museo del design italianoIl progetto della luce realizzato per il museo del design italiano inserisce alcuni concetticompletamente innovativi nell’ambito dell’illuminazione museale. Gli oggetti vivonoe dialogano tra loro nello spazio, in una composizione globale dove tagli di lucesegnano lo spazio, evidenziandone i dettagli.La luce dei film coinvolge oggetti e visitatori nella grande storia del design italiano.

Consulente della luce: Mario Nanni Mario Nanni è un progettista; un progettista per il design; lavora nei suoi studi di Milano, Londra e Barcellona ed è il responsabile del pensiero progettuale di Viabizzuno.L’interesse e la curiosità per la materia luce e il rapporto con architetti e designer di famainternazionale lo conducono da oltre 30 anni alla sperimentazione e alla progettazionedi corpi illuminanti in sfi de sempre nuove.È docente alla facoltà di architettura di Ferrara e interviene in corsi, seminari e workshop. inoltre è autore del “libro Form”, un libro sulla luce, per progettisti; uno strumento che affronta la progettazione come lavoro su misura attraverso infinite regole di luce naturale e le sue otto regole di luce artificiale.

Page 35: Le Sette Ossessioni Del Design Italiano

L’Europeo

Il numero che la Triennale di Milano ha pro-posto a L’Europeo è stata, per questa testata, l’occasione per una full immersion nella storia del Novecento italiano e quella del design. La rivista propone al lettore, oltre alle icone del Triennale Design Museum, firme di grande prestigio come quelle di Giorgio Bocca, Luciano Bianciardi, Gianni Roghi, Oreste del Buono, Marco Nozza, Enzo Biagi, Roberto Leydi, Giampiero Mughini e altri ancora. Ma questo numero, dal titolo “Il miglior design della nostra vita – Uomini e storie del made in Italy” si avvale anche della narrazione di Gillo Dorfles, Renato De Fusco, Manolo de Giorgi, Vanni Pasca, Alessandro Mendini oltre che dei protagonisti della creazione di questo museo, Silvana Annicchiarico e Andrea Branzi. Non manca un repertorio iconografico realizzato da grandi fotografi come Evaristo Fusar, Gianfranco Moroldo, Mario Dondero, Ugo Mulas.

Il Sommario

Il miglior design di Daniele Protti p.25

Presentazioni Triennale Design Museum p.27

Un museo mutante di Silvana Annicchiarico p.37

Le 7 ossessioni del design italiano di Andrea Branzi p.45

1923-1943 di Gillo Dorfles p.57Gio Ponti p.62, Fortunato Depero p.64, Marcello Nizzoli p.66, Carlo Mollino p.68

1943-1957 di Renato De Fusco p.71Bruno Munari p.76, Piero Fornasetti p.78, Fratelli Castiglioni p.80, Franco Albini p.82, Marco Zanuso p.84, Giovanni Pintori p.86

1957-1969 di Man olo De Giorgi p.89Roberto Sambonet p.94, Enzo Mari p.96, Vico Magistretti p.98, Bbpr p.100

1969-1980 di Vanni Pasca p.103Joe Colombo p.108, Archizoom p.110, Gaetano Pesce p.112, Mario Bellini p.114, Alessandro Mendini p.116

1980-1990 di Alessandro Mendini p.119Gae Aulenti p.124, Ettore Sottsass p.126, Michele De Lucchi p.128, Cini Boeri p.130, Aldo Rossi p.132

Siamo tutti futuristi (forse) di Marco Nozza p.146

Cemento audere sempre di Michele Dzieduszycki p.154

Otto milioni di baionette e picconi di Giampiero Mughini, foto di Armando Bruni p.160

L’Italia della Rinascente p.168

L’inventore del weekend di Gianni Roghi p.176

Il pittore dei buchi di Oreste Del Buono, foto di Gianfranco Moroldo p.186

Un metrò per chi ha fretta di Giorgio Bocca p.192

I milanesi di Luciano Bianciardi, foto di Ugo Mulas p.198

Il disco volante in soli tre esemplari p.207

Dobbiamo parlarci di Enzo Biagi, Guido Gerosa, Franco Pierini p.216

Il catino con la firma di Roberto Leydi, foto di Evaristo Fusar p.224

Tentatore di professione di Gianni Roghi, foto di Mario Pondero p.234

Star system e design p.241

Il signor fuoriserie di Gian Maria Dossena, foto di Evaristo Fusar p.250

Sotto il segno della mente di Gianni Roghi, foto di Evaristo Fusar p.258

Scandalo a Venezia di Roberto Leydi, foto di Evaristo Fusar p.264

Quando la fabbrica entrò nel museo p.273

Plastica d’autore di Enrico Regazzoni, foto di Ugo Mulas p.282

Con testa, gomito e sapone di Giuliano Ferrieri e Libero Montesi p.290.

Una casettina in periferia p.299

La crisi è mobile di Antonello Mosca, foto di Mauro Calligani p.306

Divisi da un tratto di matita di Enrico Regazzoni p.312

La ricetta di una buona cucina di Giovanna Camardo p.318

E il secolo ha perso tutti i suoi confini di Andrea Branzi p.325

Contributors p.337

Per conservare l’arte di ogni giorno p.341

Stasera al salone o fuori? di Lorenzo Franculli p.347

Libri p.353

Page 36: Le Sette Ossessioni Del Design Italiano

Triennale Design Museum

Page 37: Le Sette Ossessioni Del Design Italiano

Fondazione La Triennale di Milano

Consiglio d’Amministrazione Davide Rampello, PresidenteGianluca BocchiMario BoselliPaolo CaputoSilvia Corinaldi Rusconi ClericiMaria Antonietta CrippaArturo Dell’Acqua BellavitisCarla Di FrancescoCarlo Edoardo Valli

Collegio dei Revisori dei contiSalvatore Percuoco, PresidenteMaria Rosa FestariAndrea Vestita

Direttore GeneraleAndrea Cancellato

Comitato scientificoSilvana Annicchiarico, design, modaAldo Bonomi, industria, artigianato, societàFausto Colombo, arti decorative e visive,nuovi media, comunicazione e tecnologiaFulvio Irace, architettura e territorio

Settore Affari GeneraliAnnunciata Marinella AlberghinaElena CecchiFranco Romeo

Settore Biblioteca, Documentazione, ArchivioTommaso TofanettiMichela BenelliElisa BrivioClaudia Di MartinoMarco MereghettiCristina Perillo Elvia Redaelli

Settore IniziativeLaura AgnesiRoberta SommarivaElena GipponiCarla MorogalloMaria Eugenia NotarbartoloViolante Spinelli Barrile

Settore Servizi Tecnici Amministrativi Marina GerosaNick BelloraPierantonio RamaioliAnna Maria D’IgnotiGiuseppina Di VitoIsabella MicieliPaola MontiFranco OlivucciAlessandro CammarataXhezair Pulaj

Ufficio Marketing e ComunicazioneLaura BenelliValentina BarzaghiMaria Chiara PiccioliOlivia Ponzanelli

Ufficio StampaAntonella La Seta CatamancioDamiano GullìMarco Martello

Page 38: Le Sette Ossessioni Del Design Italiano

Triennale Design Museum

Direttore Triennale Design MuseumSilvana Annicchiarico

Curatore ScientificoAndrea Branzi, Politecnico di Milano

Assistenza all’organizzazione generale, ricerche storiche e iconograficheGiorgio GalleaniRoberto Giusti

Comitato di consulenzaAldo BonomiFulvio CarmagnolaFausto ColomboArturo Dell’Acqua BellavitisGillo DorflesFranco LaeraMassimo NegriAlessandro Pedretti

Coordinamento per i prestiti e le assicurazioniCarla Morogallo

Ufficio StampaAntonella La SetaDamiano GullìMarco Martello

Web designerCristina Chiappiniwww.triennaledesignmuseum.it

RestauratriceRoberta Verteramo

Testi didascalieLuca Masia

CollaboratoreDaniele Macchi

LogisticaBeppe Utano

TrasportiBorghi

AssicurazioniAllianz S.p.a.

Un particolare ringraziamento a Marina Gerosa e alla Biblioteca del Progetto della Triennale di Milano

Si ringraziano vivamente i prestatori:

Accademia di Brera, Archivio Industriale Bitossi, Arflex Seven Salotti, Artemide, Marco Albini, Alessi, Marco Arosio, Atelier, B&B Italia, Giorgio Baggi Sisini, Baleri Italia, BD Barcelona Design, Carlo Bellini, Beretta, Laura Biagiotti, Bialetti Industrie Spa, Lapo Binazzi, Cinzia Bitossi, Guido Bitossi, Andrea Branzi, Mario Bonacina, Pierantonio Bonacina, Federico Bonomelli, Angelo e Silvia Calmarini, Cap Design, Cassina, Graziano Checchetto, Christofle, Colle Cristalleria, Ivio Codardi, COSMIT, Beatrice Cozzi Parodi, Riccardo Dalisi, Danese, Michele De Lucchi, Design Gallery Milano, Fabio Dodesini, Domodinamica by Modular, Comune di Milano – C.A.S.V.A. – Centro di Alti Studi sulle Arti Visive, Driade, e DePadova, Edra, Elio Pinottini Galleria Narciso Fantacci Arredamenti, Carlo Ferrari, Fulvio Ferrari, Flexform, Flos, Fondazione Giovanni Michelucci onlus, Fondazione Vodoz Danese, FontanaArte, Barnaba Fornasetti, Galerie Bruno Bischofberger, Galleria Clio Calvi Rudy Volpi, Galleria Toselli, Giuseppe Genazzini, Gruppo spa - Divisione Cinelli, Gufram, Heller, Illycaffè, Ugo La Pietra, Kartell, KPM Königliche Porzellan-Manufaktur, Franco Laera, Famiglia Londi, Luceplan, Magis, Angelo Mangiarotti, Roberto Mango, Enzo Mari, Ferruccio Marosi, MART, Sergio Mazza, MEMPHIS, Alessandro Mendini, Molteni&C, Walter Mondavilli, Moroso, Lucia Morozzi e Dario Bartolini, Museo Alessi, Museo Borsalino, Museo Nicolis, Museo Piaggio Giovanni Alberto Agnelli, Alessandro Pedretti, Claudio Pellegrini, Michelangelo Pistoletto, Plank Collezioni srl, Poggi snc, Poltrona Frau, Ambrogio Pozzi, Progetti srl, Robots, Italo Rota, Luca Schieppati, Sandra Severi Sarfatti, Nanni Strada, Studio Museo Achille Castiglioni, Vittorio Tessera, Luca Tomìo, Ufficio Cultura Comune di Alessandria, Giancorrado Ulrich, Venini spa, Viabizzuno, Nanda Vigo, Wolfsoniana, Zanotta.

Page 39: Le Sette Ossessioni Del Design Italiano

Progetto Architettonico e Direzione Artistica del restauro e del ponte di accessoMichele De Lucchi

Progetto esecutivo del restauroEmmanuele Villani

Direzione Lavori del restauro e del ponte di accessoAlessandro Pedron – Studio PLT

Collaboratori al ponte di accessoAndrea Cocco, Silvia Figini, Marco Franz Vaccara, Emmanuele Villani

Progetto Strutturale del ponte di accessoMaurizio MilanFavero & Milan Ingegneria

Progettista impianti e direzione lavoriMichele Santoro

Consulente luceMario Nanni

Impresa esecutrice del ponte di accessoArchlegno

Grafica IstituzionaleStudio Cerri & AssociatiPierluigi CerriAlessandro Colomboarchitetticon Roberto Libanori

Il progetto architettonico

Museum Exhibition DesignVisioni in MovimentoChe cosa è il Design Italiano?Italo Rota

Collaboratori Thijs PullesAndrea BollaStefano ConfortiAndrea MaestriconAndrea BianchiMatteo Massocco

Luci per il museoMario Nanni

Sound consultantsDanio CatanutoStefano Scarani

Elaborazioni videoShow Biz Valeria Schiavoni Matteo Costantini Lorenzo Todeschini Carlo Tosi Georgia Tulli Studio Convertino

Video didattici3d Produzioni, Milano realizzazione grafica Marco Di Noia Giovanni Mascherpa Mescalito Sangiovanni Sara Ravagnani

Didascalie videoVideo Winter

Ditte allestitriciArianese / ricostruzione “Sei persone per 72 mc” di Achille Castiglioni per la XVII Triennale Bodino / scenotecnicaBose / AudioEletech / videoproiezioniESM Impianti / cablaggiEurostands / schermiMarzoratimpianti / impianto elettricoMeritalia / divaniViabizzuno / LuciVolume / Luci Ouverture

Visioni in movimento

2000 anni di creatività italianaOuverturePeter Greenaway

Musica Marco Robino / Architorti

Montaggio filmico Irma de Vries e Joris Fabel con la collaborazione di Jasper Aapkes

Direzione della fotografiaReinier van Brummelen

Programmazione video Josep Hey con Felix Kleisen

Progetto suono Huibert Boon

LuciJoep Vermeulen

FotoLuciano Romano e Archivio Scala

Coordinamento artistico v-factory/change performing artsproduttore esecutivo Franco Laera

Immagini filmiche realizzate ad Amsterdamil 4, 5 e 6, 2007

Produzione tecnica Eva Haak Wegmann/Stereomatrixdirettore di produzione Saskia van der Tasassistente direttore di produzione Lennart Barewijkassistente del regista Marita De Ruyterprimo assistente alla regia Thomas Rhodeoperatore alla camera Nina da Costa capo elettricista Marius Speller

Coregrafo Hans Beenhakkercon gli attori/danzatoriJim Barnard, Jan Barta, Andrea Beugger, Marcela Giesche, Rikke Mechlenborg Rasmussen, Sasker Polman, Marta Sponzilli, Eva Susova

Fiato alle trombe!

Page 40: Le Sette Ossessioni Del Design Italiano

La Dinamicità Segno dell’ansia del Paese di non arrivare in tempo

di Davide Ferrario

Idea e montaggio di Davide Ferrario scenografia Francesca Bocca, Valentina Ferroni sound design Vito Martinelli suono in presa diretta Mirko Guerraoperatore steadycam Luca Dell’Oro fotografia Martino Pellion di Persano musica Officine Schwartz direttore di produzione Federico Mazzola assistenti di produzione Andrea Cremaschi, Antonella Grieco attrezzista Paolo Villataaiuto attrezzista Luca Brigantitrucco Fiorella Novarinocon (in ordine di apparizione) Zoe Tavarelli, Mia Bruno, Ladislao Zanini, Ilario Rosso, Alice Barbero, Nicola Colajanni, Fiore Bocca, Paolo Nomis Di Pollone e Valfenera, Alice Caudero, Andrea Bocca, Giulia Bruno, Francesca Roltelecamera Lumiqmateriale tecnicoPalmira di Armando Madaffaristudi di montaggioTomato di Alessandra Finalinocolor correction Laboratorio dell’Immagine si ringraziano Salvatore Cubani, Alessandro Renolfi, Duilio Nano, Marco Valente, Beppe Gianolio e Tommaso Macrì, IPI spa e Fabrizio Settime, Società Polaris

Il teatro AnimistaLa casa come teatro e gli oggetti come attori

Teatro Sommersodi Mario Martone

Ideazione Mario Martonetesti di Emanuele Trevivoci Eleonora Danco, Maddalena Piazzo, Cristina Spina, Emanuele Trevisequenze in pellicola da ROMA di Federico Fellini, produzione Ultra Film (Roma), Les Productions Artistes Associeés (Paris), 1972, distribuzione Istituto Lucefotografia Gian Enrico Bianchimontaggio Ilaria de Laurentiisoperatore Maurizio Lorenzettiuna produzione PAV s.n.c.a cura di Claudia Di Giacomo e Roberta Scaglione

si ringrazianoNicola Savarese, curatore della mostra In scaena, la Soprintendenza Archeologica di Roma, Electa Roma; Michele Iodice e la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Provincia di Napoli e Caserta; la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia; il Museo Archeologico Nazionale di Taranto; il Museo Archeologico Regionale Eoliano “Bernabò Brea”; e il Musée du Louvredurata: 8’30’’riprese effettuate in HD VARICAM PANASONIC a Napoli presso il Museo Nazionale Archeologico di Napoli, e a Roma presso la mostra In scaena al Colosseo, nel novembre 2007

Le Ossessioni del Design italiano

I grandi borghesi e la sacralità del lusso Una borghesia inquieta, tra lusso e sacrilegio di Silvio Soldini

ideazione Silvio Soldini, Bruno Oliviero montaggio Carlotta Cristiani assistente al montaggio Francesca Vassallo consulenza musicale Giovanni Venosta musiche di Alfred Schnittke, Peer Raben, Toru TakemitsuPostproduzione video Start - MilanoPostproduzione audio Mixal - Milano

si ringrazianoGianni Canova, Domenico Cuscino, Alessandra De Luca, Valerio Gandolfi, Piergiorgio Gay, Paolo Mereghetti, Luca Mosso, Alberto Pezzotta, Alessio Viola e Lumière & Co.

Page 41: Le Sette Ossessioni Del Design Italiano

La democrazia impilabile Una modernità componibile, ripiegabile, lavabile di Daniele Luchetti

motion graphics by Lorenzo Ceccotticoding by Mauro Staciproduction by Frame By Frame

La luce dello spirito Una luce che crea ombre e penombre; sorprende e vibra

di Antonio Capuano

aiuto regista Pina Iervolino consulenza musicale Francesca Balzano compositing Armando Lombardo supervisione effetti Guido Pappadà montaggio Simona Infante fotografia Antonio Capuano organizzatore Gennaro Fasolino collezione lampade Salvatore Ferrari di Galleria Ferrari Mario Nanni per Viabizzuno post produzione studi Sirenae

Il Super-Comfort La comodità italiana è una utopia più che un servizio

di Pappi Corsicato

ideazione Pappi Corsicato direttore della fotografia e operatore Arnaldo Catinari trucco e effetti Silvia Persica e Grazia Colombini organizzatore di produzione Giuseppe di Gangi

I Grandi SempliciLa ricerca della semplicità come razionalità spontanea

Semplici Semplicidi Ermanno Olmi

produzione esecutiva Ipotesicinema s.r.l collaboratori Paolo Cottignola, Federica Ravera, Gilles Barberis, Ludovico Bettarello, Céline Pozzi, Chelu Deiana, Davide Pozzi, Marianna De Sanctis, Elena Tammaccaro, Adriana Novello, Laura Pavone, Fiorenza BagnariolPost produzione l’immagine ritrovata film restoration & conservation

La Retevideo Ferragamo video ideato, girato e montato da Angelo Albertini e Simone Scafidi www.leclip.it/ Kartell Ideato daAlessio Girella e Simone Maffioletti RipreseAndrea Rovelli e Chiara Morcelli (sotto la supervisione di Alessio Girella e Simone Maffioletti) MontaggioAndrea Rovelli Fimag Video realizzato da: Stefano Borgo, Fabio Ceruti, Nicole Re

Page 42: Le Sette Ossessioni Del Design Italiano

Mostre in corso

Triennale Design Museum

Gino Sarfattidicembre 2008 – febbraio 2009

Filo-sophianovembre 2008 – gennaio 2009

Triennale di Milano

Freestyle8 maggio – 6 luglio 2008

Casa per Tutti16 maggio – 14 settembre 2008

Nuda Via16 maggio – 7 settembre 2008

Premio Mies van der Rohe 2007Premio per l’architettura contemporanea dell’Unione Europeagiugno – agosto

Alberto Burri15 ottobre 2008 – marzo 2009

Il mercato delle storieA cura di Muba e Mondadoridicembre 2008 – marzo 2009

Triennale Bovisa

Junkbuilding9 – 25 maggio 2008

Valentina / Crepax20 settembre - gennaio

Page 43: Le Sette Ossessioni Del Design Italiano

Triennale Design MuseumLa Triennale di Milano

Viale Alemagna, 6 20121 MilanoT. +39 02 72.43.41www.triennaledesignmuseum.it

ufficio stampaviale Alemagna 6 T. +39 02 72434241/05 F. +39 02 [email protected]

Triennale Design Museum

DirettoreSilvana Annicchiarico

Progettista del restauroarchitettonico del Palazzo della TriennaleMichele De Lucchi

Curatore scientificoAndrea Branzi

Museum Exhibition Design Italo Rota Visioni in Movimento Che cosa è il Design Italiano?

OuverturePeter GreenawayFiato alle trombe! 2000 anni di creatività italiana

Con il contributo speciale di Antonio Capuano La luce dello spirito Pappi Corsicato Il super comfort Davide Ferrario La dinamicità

Daniele LuchettiLa democrazia impilabile

Mario MartoneIl teatro animista

Ermanno OlmiI grandi semplici Silvio SoldiniI grandi borghesi e la sacralità del lusso

Inaugurazione 6 dicembre 2007Triennale di MilanoBiglietto: museo + l’Europeo 11 euro

Ufficio stamparesponsabileAntonella La Seta Catamancio Damiano GullìMarco Martello

Tutte le immagini e i testi sono scaricabili dal sitowww.triennale.it /press

Foto di copertina:© Giovanni Chiaramonte.Particolare