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Gianni Sini I l convegno regionale dei sacerdoti della Sardegna appena concluso, ha suscitato interrogativi, riflessioni e provocazioni. Mons. Gualtiero Sigismondi vescovo di Foligno è andato subito al cuore del problema: la nuova evangelizzazione più che di nuovi metodi ha bisogno di pastori che abbiano profonda esperienza della fede, nutrita dal Vangelo. Vero discepolo del Signore è colui che sa ciò che dice il Maestro. Consapevole che il vescovo deve essere vicino ai sacerdoti, primi e preziosi collaboratori con quell’amore paterno che sa sostenere, incoraggiare, correggere e perdonare, mons Sigismondi ha richiamato l’attenzione dei sacerdoti sullo stile della vita ministeriale, osando proporre alcune domande un po’ impertinenti ma non irriverenti. “E perché non sembri offensivo per qualcuno quello che sto per dire, scrive san Gregorio Magno, accuso nel medesimo tempo anche me”. Che ne è della tua vita di preghiera? Qualora riservassi al silenzio della meditazione e dell’adorazione solo uno scampolo di tempo è il sintomo che non stai bene! Per approfondire la diagnosi, chiediti se adempi fedelmente la liturgia delle ore, impegno che ti sei assunto davanti al popolo di Dio. Non oso chiederti se hai delegato alle “pie donne” la recita del santo Rosario. Il vescovo ha posto anche altre domande, quasi un esame di coscienza, chiedendo ai sacerdoti presenti se quando salgono all’altare spesso trafelati perché corrono da una parrocchia all’altra, credono fermamente di “astare coram Deo” perché lo stare alla presenza del Signore deve essere sempre anche un prendersi cura del suo popolo e quando il sacerdote si avvicina all’ambone è cosciente che deve credere sempre ciò che proclama e insegna ciò che ha appreso nella fede, vivendo ciò che insegna. Che non accada di scaricare l’omelia da internet a cui si rimane spesso incollati, perché questo vorrebbe dire che il sacerdote non ha cibo solido da offrire ai fedeli. Un invito forte è stato rivolto al clero a vivere la fraternità sacramentale riconoscendo nel presbiterio diocesano la comunità dei discepoli che sa sopportarsi a vicenda nell’amore e sa anche gareggiare nello stimarsi a vicenda. Ha chiesto: “A quando risale l’ultima visita fatta ad un presbitero malato o anziano? Ti capita di esprimere qualche giudizio affrettato sui confratelli? Ti risparmio la stessa domanda sul vescovo! Puoi dire che i tuoi migliori amici li trovi tra i preti o li cerchi altrove, nel salotto delle solite abitazioni private che non assomigliano per niente alla casa di Betania?“ L’ultima domanda posta al clero sardo, sullo stile di Papa Francesco, è stata: sei povero, cioè libero, o sei affetto dalla cupidigia che è idolatria? Mons. Gualtiero Sigismondi, convinto anche di aver creato un po’ di imbarazzo ha concluso: “Queste domande formulate a viso aperto, lo aveva già fatto con il clero della sua diocesi, oltre che un esplicito invito a compiere un serio esame di coscienza, sono un forte appello a fare tesoro di quanto già raccomandava Benedetto XVI prima di Papa Francesco: “ La testimonianza di un sacerdozio vissuto bene nobilita la Chiesa, suscita ammirazione nei fedeli, è fonte di benedizione per la comunità, è la migliore promozione vocazionale”. GALLURA Periodico della Diocesi di Tempio-Ampurias fondato nel 1927 & NGLONA N. 10 - Anno XXIV - 19 ottobre 2016 - Nuova serie - Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/b L. 662/96 - Sassari - 1,00 La vita del presbitero tra missione pastorale e incombenze quotidiane Il servizio a pag. 3

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Gianni Sini

Il convegno regionale deisacerdoti della Sardegnaappena concluso, ha suscitato

interrogativi, riflessioni eprovocazioni. Mons. GualtieroSigismondi vescovo di Foligno èandato subito al cuore delproblema: la nuovaevangelizzazione più che di nuovimetodi ha bisogno di pastori cheabbiano profonda esperienzadella fede, nutrita dal Vangelo.Vero discepolo del Signore ècolui che sa ciò che dice ilMaestro. Consapevole che ilvescovo deve essere vicino aisacerdoti, primi e preziosicollaboratori con quell’amorepaterno che sa sostenere,incoraggiare, correggere eperdonare, mons Sigismondi harichiamato l’attenzione deisacerdoti sullo stile della vitaministeriale, osando proporrealcune domande un po’

impertinenti ma non irriverenti.“E perché non sembri offensivoper qualcuno quello che sto perdire, scrive san Gregorio Magno,accuso nel medesimo tempoanche me”. Che ne è della tuavita di preghiera? Qualorariservassi al silenzio dellameditazione e dell’adorazionesolo uno scampolo di tempo è ilsintomo che non stai bene! Perapprofondire la diagnosi, chieditise adempi fedelmente la liturgiadelle ore, impegno che ti seiassunto davanti al popolo di Dio.Non oso chiederti se hai delegatoalle “pie donne” la recita delsanto Rosario. Il vescovo haposto anche altre domande, quasiun esame di coscienza, chiedendoai sacerdoti presenti se quandosalgono all’altare spesso trafelatiperché corrono da unaparrocchia all’altra, credonofermamente di “astare coramDeo” perché lo stare allapresenza del Signore deve essere

sempre anche un prendersi curadel suo popolo e quando ilsacerdote si avvicina all’amboneè cosciente che deve crederesempre ciò che proclama einsegna ciò che ha appreso nellafede, vivendo ciò che insegna.Che non accada di scaricarel’omelia da internet a cui sirimane spesso incollati, perchéquesto vorrebbe dire che ilsacerdote non ha cibo solido daoffrire ai fedeli. Un invito forte èstato rivolto al clero a vivere lafraternità sacramentalericonoscendo nel presbiteriodiocesano la comunità deidiscepoli che sa sopportarsi avicenda nell’amore e sa anchegareggiare nello stimarsi avicenda. Ha chiesto: “A quandorisale l’ultima visita fatta ad unpresbitero malato o anziano? Ticapita di esprimere qualchegiudizio affrettato sui confratelli?Ti risparmio la stessa domandasul vescovo! Puoi dire che i tuoi

migliori amici li trovi tra i preti oli cerchi altrove, nel salotto dellesolite abitazioni private che nonassomigliano per niente alla casadi Betania?“ L’ultima domandaposta al clero sardo, sullo stile diPapa Francesco, è stata: seipovero, cioè libero, o sei affettodalla cupidigia che è idolatria?Mons. Gualtiero Sigismondi,convinto anche di aver creato unpo’ di imbarazzo ha concluso:“Queste domande formulate aviso aperto, lo aveva già fatto conil clero della sua diocesi, oltre cheun esplicito invito a compiere unserio esame di coscienza, sono unforte appello a fare tesoro diquanto già raccomandavaBenedetto XVI prima di PapaFrancesco: “ La testimonianza diun sacerdozio vissuto benenobilita la Chiesa, suscitaammirazione nei fedeli, è fonte dibenedizione per la comunità, è lamigliore promozionevocazionale”.

GALLURAPeriodico della Diocesi di Tempio-Ampurias fondato nel 1927

& NGLONAN. 10 - Anno XXIV - 19 ottobre 2016 - Nuova serie - Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/b L. 662/96 - Sassari - € 1,00

La vita del presbitero tra missionepastorale e incombenze quotidiane

Il servizio a pag. 3

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N. 10 Anno XXIV 19 ottobre 2016

GALLURAANGLONA& v iagg io aposto l ico2

Collaborazione con ifratelli ortodossi,che formano la

grande maggioranza dellapopolazione” e preghiera per lapace “In Siria, in Iraq e in tutto ilMedio Oriente”. Sono i dueaspetti del viaggio in Georgiamessi in evidenza dal Papa nellacatechesi dell’udienza del 5Ottobre. “È stato un segno moltoimportante il fatto che quandosono arrivato a Tbilisi ho trovatoa ricevermi all’aeroporto,insieme con il Presidente della

Repubblica,anche ilveneratoPatriarca IliaII”, le paroledi Francesco:“L’incontrocon lui quel pomeriggio è statocommovente, come pure lo èstata all’indomani la visita allaCattedrale Patriarcale, dove sivenera la reliquia della tunica diCristo, simbolo dell’unità dellaChiesa”. “Questa unità ècorroborata dal sangue di tanti

martiri delle diverse confessionicristiane”, ha ricordato il Papa:“Tra le comunità più provate c’èquella assiro-caldea, con la qualeho vissuto a Tbilisi un intensomomento di preghiera per lapace in Siria, in Iraq e in tutto ilMedio Oriente”.

“Una visita durante laquale ha cercato ilcontatto con le persone,

giovani e vecchi, quelle chiamateall’incontro tra generazioni pertrovare insieme le strade perricostruire materialmente emoralmente le loro comunità. Lasua preghiera e la sua attenzionea questa tragedia per noirappresenta un valore aggiuntoche tornerà a beneficio di tutti”.Nelle parole del vescovo di Rieti,monsignor Domenico Pompili, ilracconto della visita di PapaFrancesco a Amatrice eAccumoli. L’incontro e lapreghiera con i bambini dellascuola, il pranzo con gli anzianidella casa di riposo, l’abbraccio achi chiedeva aiuto e sostegno.L’esortazione del Papa:“Dobbiamo andare sempre avantiinsieme perché da soli è difficile,aiutatevi l’un l’altro. Si camminameglio insieme. Da soli no”.“Non volevo dare fastidio, perquesto ho lasciato passare un po’di tempo. Sono qui

semplicemente per dire che visono vicino e prego per voi.Vicinanza e preghiera, questa è lamia offerta a voi”. Così PapaFrancesco appena giunto adAmatrice. Tenendo in mano unpiccolo microfono conaltoparlante, il Pontefice ha poiaggiunto: “Dobbiamo andareavanti nonostante tanti cari checi hanno lasciato. Dobbiamoandare sempre avanti insiemeperché da soli è difficile, aiutatevil’un l’altro. Si cammina meglioinsieme. Da soli no. Che ilSignore benedica tutti voi, laMadonna vi custodisca inmomento di tristezza, andiamoavanti, ci sono tanti cari che cihanno lasciato. Ha cercato ilcontatto con le persone, giovanie vecchi, quelle chiamateall’incontro tra generazioni pertrovare insieme le strade perricostruire materialmente emoralmente le loro comunità. Lasua preghiera e la sua attenzionea questa tragedia per noirappresenta un valore aggiunto

che tornerà a beneficio di tutti”.La visita si è sviluppata attraversoil contatto diretto con le personeferite piuttosto che con lemacerie. Soprattutto i bambiniche ha incontrato nella scuola e aiquali ha voluto donare unapiccola corona del Rosario. IlPapa ha notato che i piccoli eranoancora turbati dal terremoto,privi di quella scioltezza tipicadella loro giovane età. Il traumasubito è ancora lì, presente. Asorpresa il Pontefice ha volutovisitare alcuni anziani dellaResidenza Sanitaria Assistenziale“San Raffaele” di Borbona. Hamangiato con loro un piatto diriso, seduto vicino a due anzianeospiti di 92 e 89 anni, che noncredevano ai loro occhi nel vederePapa Francesco. Il Papa si è poitrasferito ad Accumoli dove hascambiato alcune parole con deibambini che gli hanno fatto gliauguri di buon onomastico. Èriuscito anche a salutare alcunisacerdoti che erano nellevicinanze e che sono riusciti adincontrarlo. Della visita restasignificativa la preghierasilenziosa del Papa davanti lazona rossa, nel centrodi Amatrice. Il Papa è rimastomolto colpito dal disastro. Havoluto pregare nella zona rossa. Èstato colui che più di tutti si èinoltrato tra le macerie, da solo,sostando in preghiera a lungo. Laforza della preghiera èindispensabile.

Papa Francesco all’udienzachiede la collaborazione coni fratelli ortodossi e pregaper la pace “in Siria, in Iraqe in tutto il Medio Oriente”

Papa Francesco a sorpresa nei luoghi del terremoto

Papa Francesco e il Patriarca Ilia II

Papa Francesco prega davanti alle macerie

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Questo numero di Gallura & Anglonaè stato consegnato alle Poste, per la

spedizione, il 20 ottobre 2016.

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Domenica 23 ottobreConferimento del mandato ai catechisti.

Seminario di Tempio ore 15,30

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3ch iesa sarda GALLURAANGLONA&N. 10 Anno XXIV 19 ottobre 2016

Dopo 22 anni, l’ultimo ap-puntamento è datato 1994,tutto il clero regionale si è

ritrovato a Orosei - a Cala Ginepro -dal 12 al 14 Ottobre 2016, per vivereinsieme una due giorni formativa edi confronto sul tema della forma-zione permanente dei presbiteri.«Appare oggi opportuno – si leggenella lettera d’invito al convegnoregionale del clero – rinverdirequesto tessuto di relazioni tra leChiese sarde. Un’isola, una storia,una cultura una missione apostoli-ca ci unisce e ci affida un mandatocomune. La nostra gente sta cono-scendo un notevole cambiamentonei suoi orientamenti culturali espirituali, nella sua condizione so-cio-economica, nelle sue struttureecclesiali. Dentro questi processi cisiamo noi preti: in numero ridotto,rispetto a qualche decennio addie-tro, con un’età media piuttostoavanzata, con l’esiguità di nuovevocazioni al presbiterato che si af-facciano all’orizzonte. Ma non ab-

biamo perso il desiderio forte diservire la Chiesa, disponendoci aconfermare e ad aggiornare glistrumenti pastorali, ma soprattut-to la dotazione culturale e spiritua-le necessaria all’opera. Intanto ri-torna chiara l’esigenza di ritrovar-si come comunità cristiana che vi-ve nelle Chiese di Sardegna. Unacultura e una storia comune, unaterra che condividiamo, un cam-mino di Chiesa che vorrebbe espri-mere unità, comunione e collabo-razione». Relatore del convegno re-gionale del clero è stato Mons.Gualtiero Sigismondi, presidentedella commissione CEI per il Cleroe la vita consacrata e delegato per iSeminari d’Italia. Egli ha introdot-to i lavori con una particolare atten-zione alla formazione al Presbitera-to negli anni del Seminario. Una ul-teriore proposta di riflessione è sta-ta offerta da Mons. Morfino, incari-cato della CES per il Clero e la vitaconsacrata, presidente della Com-missione presbiterale Regionale.

Un presbitero della Chiesa sarda(mons. Mario Simula, vicario gene-rale dell’arcidiocesi di Sassari) haposto l’attenzione sulla carità pa-storale, via di santificazione del

presbitero. Questa si esercita nellaspecificità del sacerdozio ministe-riale, declinato con la valorizzazio-ne del sacerdozio regale che appar-tiene a tutto il popolo di Dio.

“Prendersi cura dei preti e dei diaconi è la prima sceltapastorale di un vescovo. La conversione missionariadella pastorale, a cui Papa Francesco ci sta

sollecitando, non si può realizzare senza un presbiterioaffiatato, unito, che sia ‘un cuor solo e un’anima sola’”. Lo haaffermato monsignor Gualtiero Sigismondi, vescovo diFoligno e presidente della Commissione episcopale per ilclero e la vita consacrata parlando al clero sardo durante ilconvegno di Orosei. Il vescovo ha utilizzato l’immagine dellaporta per parlare della formazione permanente. La soglia è laformazione iniziale: “La tenuta e la qualità di un presbiterio –osserva mons. Sigismondi – dipendono dal seminario e, inbuona parte, dai formatori, ai quali è affidato il compito didiscernere e accompagnare il cammino dei seminaristi”.Rispetto alla paternità episcopale e alla fraternità sacerdotale,il presidente evidenzia che “la formazione permanente delclero ha nell’agenda del vescovo la cartina al tornasole: dettale scelte da compiere nell’organizzazione delle giornate, nelladistribuzione del tempo, nell’accettazione di impegni einterventi”. “Aiutando i preti a sentire la paternità episcopale– prosegue – sarà più facile per loro gustare la fraternitàsacerdotale”. Un auspicio che i vescovi trovino sempre nellaloro agenda il tempo per incontrare tutti i sacerdoti. “Unprete è tale se sa curare la tensione armonica tra solitudinecon Dio e comunione con i fratelli”, aggiunge mons.Sigismondi, secondo cui “coinvolgere tutto il popolo di Dionell’opera missionaria della conversione pastorale aiuta asuperare non solo l’asma procurata dall’attivismo, ma anchel’opinione che i fedeli siano ‘dipendenti’ o ‘clienti’ del clero”.In sostanza, “è necessario passare dalla pastorale del

campanile a quella delcampanello, senza rinunciareal suono delle campane”,conclude il vescovo,ammonendo però che“saremo capaci di suonare ilcampanello delle case, sesapremo sostare in ginocchioai piedi dell’altare” perché “la cura della vita interiore è laprima attività pastorale, lapiù importante”.

Le ricerche condotte in Italia an-che in anni recenti, hanno con-statato una evoluzione della fi-

gura del sacerdote. Già il Concilio Va-ticano II ha privilegiato l’ecclesiologiadi comunione che è, e rimane, decisivaper cogliere l’identità del presbitero.Nell’ordinazione i presbiteri vengonoconformati e rappresentano, nel sensodi rendere presente, Cristo pastore dicui sono i ministri insostituibili, manon sostitutivi. L’identità del ministroordinato è definita dalla ordinazionesacramentale che inserisce nel presbi-terio perché possa continuare la mis-sione affidata agli apostoli e ai lorosuccessori a favore del popolo cristia-no e dell’intera umanità, piuttosto chedal ruolo, dalla destinazione, dal cam-po specifico assegnato per l’eserciziodel ministero. I presbiteri ricevono ilministero non da una delega della co-munità, ma dall’autorità di Cristo. E’ ladottrina del carattere come configura-zione ontologica a Cristo sacerdote,che abilita ad agire in persona di lui inquanto capo, pastore e sposo dellaChiesa. Questa prima dimensione delministero, definita cristologica, fondae orienta la dimensione ecclesiologica.L’amore verso Gesù pastore precede edetermina il mandato verso il gregge.E’ utile a questo riguardo ricordarequello che insegna il Concilio: “I pre-sbiteri costituiscono con il loro vesco-vo un unico presbiterio e la “Pastoresdabo vobis” ricorda che il presbiterotrova proprio nella sua appartenenza ededicazione alla Chiesa particolareuna fonte di significati, di criteri di di-scernimento e di azione, che configu-rano sia la missione pastorale sia lasua vita spirituale. Pertanto il sacerdo-te non può agire da solo, ma sempreall’interno del presbiterio, divenendoconfratello di tutti coloro che ne fannoparte. La comunione però non si orga-

nizza, ma si genera. Il presbiterio è unorganismo, non un’organizzazione.Pertanto per i presbiteri è più impor-tante essere a servizio della comunio-ne che diventare appaltatori di servizi.E’ più importante vivere l’unità nelpresbiterio, che buttarsi da soli, a ca-pofitto in un attivismo scriteriato econvulso. “Nessun presbitero è in con-dizione di realizzare pienamente lapropria missione se agisce da solo eper proprio conto”. Nella cura per levocazioni di speciale consacrazione,che è responsabilità di tutta la comuni-tà cristiana e in modo speciale dei ve-scovi, non si deve escludere l’opzioneper il sacerdozio. Benedetto XVI in unmemorabile discorso tenuto ai semi-naristi in occasione della XX GiornataMondiale della Gioventù a Colonia,aggiunse: “La qualità del presbiterio diuna chiesa particolare dipende in buo-na parte da quella del seminario, e per-ciò dalla qualità dei responsabili dellaformazione”. Questo lascia intendereche un insufficiente investimento, an-che solo numerico, nel reclutamentodegli educatori di un seminario costi-tuisce una grave minaccia per la vitadella Chiesa. Il primo sintomo del de-clino di un seminario si registra conl’indebolimento del corpo docente, mail campanello di allarme scatta quandoil direttore spirituale si trova costrettoa fare il pendolare, perché oberato diincarichi pastorali. Pertanto la “stabili-tas“ che connota la figura del direttorespirituale non può essere delegata alrettore né surrogata dagli altri educa-tori reclutati tra i giovani preti, accre-ditati come animatori anziché comeformatori. Per quanto riguarda il pe-riodo della formazione in seminario, èindispensabile che il percorso formati-vo abbia il carattere di una vera e pro-pria iniziazione e non di una pura esemplice istruzione o abilitazione.

Il clero regionale si è ritrovato a Orosei

Mons. Sigismondi (Cei) al clero sardo: “Necessario passare dalla pastorale delcampanile a quella del campanello”

La vita e la formazione permanente dei presbiteri

Mons Gualtiero

Sigismondi

Il clero sardo a convegno

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N. 10 Anno XXIV 19 ottobre 2016

GALLURAANGLONA& ch iesa e miss ion i4

Antonella Sedda

Èstata una giornata intensaquella vissuta il 2 ottobre aNuoro in occasione del giu-

bileo regionale dei catechisti, pro-mosso dall’Ufficio Catechistico Re-gionale e in collaborazione con ladiocesi del capoluogo ospitante. Unevento comunitario di ascolto e pre-ghiera che dopo il convegno delloscorso anno, ha permesso ai cate-chisti di tutte le diocesi sarde di ri-trovarsi, confrontarsi, e guardare aldi là’ dei confini delle proprie realtàecclesiali, per cogliere nella stermi-nata messe del mondo, il dono dellaMisericordia di Dio, che misteriosa-mente guida il cuore di tanti uominie donne di oggi. Fin dalle prime oredel mattino, sono giunti a Nuorocirca un migliaio di catechisti ac-compagnati dai vescovi diocesani,dai loro sacerdoti e responsabili.Per ragioni organizzative e per ge-stire al meglio l’evento, si sono sta-biliti tre punti di accoglienza e di ri-ferimento: la parrocchia San Giu-seppe assegnata alla diocesi diTempio- Ampurias, Cagliari e Nuo-ro; la parrocchia di Nostra Signoradel Rosario per la diocesi di Igle-sias, Sassari e Oristano, mentre lediocesi di Alghero-Bosa, Lanusei,Ozieri e Ales-Terralba facevano ca-po alla parrocchia di Nostra Signo-ra delle Grazie. Il ricco programmadi lavoro, è iniziato già in mattinatacon il saluto e la preghiera introdut-tiva del vescovo di Nuoro Mons.Mose’ Marcia seguita poi dalla lec-tio divina che si è’ rivelata un ulte-riore opportunità sia a livello indi-viduale che comunitario per riflet-tere e meditare, stimolando tutti aguardare con fede sempre più co-sciente e viva, rispondere alle sfide

di ogni giorno mediante le indica-zioni e gli incoraggiamenti che Dioci offre con la sua parola e com-prendere nell’immenso campodell’azione missionaria della Chie-sa, l’impegno che ogni catechista haed è’ chiamato a svolgere. È‘ pro-prio nelle letture dei brani del Van-gelo che noi uomini ci possiamo ri-flettere come in uno specchio e inessi si evidenzia la misericordia diGesù. La lectio divina diviene cosìuna missione, per chi vuole lasciarsievangelizzare e seguire il SignoreGesù, un itinerario di crescita nellatestimonianza. Ed è questa la verapreghiera che ne è scaturita, quellache sgorga dal cuore al tocco dellaparola divina, una risposta nel-l’umiltà della nostra piccolezza. Lapreghiera è stata il filo conduttoreche ha collegato le ore della giorna-ta in un’atmosfera di gioia, di graziae di intensa spiritualità. Nel primopomeriggio, dopo la pausa delpranzo al sacco, i catechisti sardi sinono mossi dalle tre parrocchie inbreve pellegrinaggio per ritrovarsitutti insieme in piazza Santa Mariadella Neve per il passaggio dellaPorta Santa dove si è celebrato il sa-cramento della Riconciliazione edove i vescovi sardi e i presbiterihanno concelebrato la Santa messapresieduta da S. E. mons. IgnazioSanna, arcivescovo di Oristano e ar-tefice del giubileo dei catechisti. Iltesto evangelico proclamato, haconsentito al vescovo nell’omelia,semplice, chiara e coinvolgente, diaffrontare il tema della fede cristia-na a partire dalla necessità dell’an-nuncio e della testimonianza sugge-rendo che: “La prima cosa che devefare l’uomo di fede è osservare conattenzione il mondo che lo circon-da, per capire dove e come operi lapresenza di Dio nelle fessure delle

cose, nel segreto delle coscienze,nel mondo delle istituzioni”. Cattu-rando l’attenzione dei presenti hapoi proseguito affermando che:“Gesù, fa capire che il problemanon consiste tanto nell’accrescerela fede quanto nel viverla effettiva-mente, lasciandola, in quanto in-commensurabile dono di Dio, ope-rare nel succedersi degli eventi del-la storia e delle stagioni della vita.All’inizio dell’essere cristiano nonc’è una decisione etica o una gran-de idea, bensì l’incontro con un av-venimento, con una Persona, chedà alla vita un nuovo orizzonte econ ciò la direzione decisiva. Perquesta ragione, la cosa più impor-tante nella nostra vita di fede non ètanto cercare Dio, ma credere cheDio mi cerca sempre, anche quan-do mi nascondo”. Ciò che ci vieneinsegnato è “Accettare di essere di-scepoli che, dopo aver fatto sempli-cemente il proprio dovere, si consi-derano servi inutili”. Con le parolesuccessive ha poi spiegato che:“Tradotto in termini pastorali, vuoldire: accettare di essere catechiste ecatechisti che fanno il proprio dove-re per passione,gratuitamente,senza presenta-re il conto a nes-suno, e senza es-sere scritti nel li-bro paga dellaparrocchia. Mol-te catechiste so-no catechiste “atempo indeter-minato” e spen-dono la loro vitainsegnando ededucando i ra-gazzi della par-rocchia con ge-nerosità e dedi-

zione ammirevoli”. Ha poi termi-nato l’omelia ringraziando sentita-mente tutte le catechiste e i cate-chisti, per aver accolto l’invito apartecipare a questa celebrazionegiubilare, per la missione di educa-tori e custodi del dono preziosodella fede, sull’esempio di GesùCristo e di Maria, donna di fede emadre di misericordia. Un giubileoche arricchisce e incoraggia ad unrinnovato incontro con il Signore,per ripartire sempre e nuovamen-te dalla presenza viva di Cristonella Chiesa, per testimoniare conpiù slancio e coerenza il Vangelodi Cristo in un mondo che cambia,per essere veramente, come ha af-fermato don Paolo Pala, direttoredell’ufficio catechistico della dio-cesi Tempio-Ampurias, “Il riflessodella Misericordia evangelizzante,educativa e gioiosa”.

Èlo slogan scelto per celebrare la 90°Giornata Missionaria Mondiale che ca-de il 23 ottobre. Anche se il Giubileo

Straordinario della Misericordia volge al ter-mine, il Papa stesso nella bolla di indizione delGiubileo scrive: “Come desidero che gli anni avenire siano intrisi di misericordia per andareincontro a ogni persona portando la bontà e latenerezza di Dio”. E’ per questa infinta ed eter-na misericordia che Dio nella pienezza deltempo “mando suo Figlio, nato da donna, natosotto la legge, per riscattare coloro che eranosotto la legge, perché ricevessimo l’adozione afigli”. Ed è in nome di questa misericordia chemissionari e missionarie vengono inviati nelleperiferie del mondo perché tutti scoprano“Dio ricco di misericordia” e a tutti “possagiungere il balsamo della misericordia comesegno del regno di Dio già presente in mezzo anoi”. Misericordia è una parola che negli ulti-mi tempi abbiamo sentito e pronunciato, an-che se è sempre stata usata e pronunciata dallaChiesa. La differenza è che oggi più che mai,grazie alla lettura del mondo attuale fatta daPapa Francesco, essa è e deve sempre più di-ventare la cifra per dirigere i nostri pensieri ele nostre azioni. Vivere nella misericordia non

significa contrastare la giustizia: occorre rifiu-tare la vendetta, nonostante il male subito.Non è un cammino semplice, ma richiede tut-to il nostro impegno. “Allora Pietro gli si avvi-cinò e gli disse: “Signore, se il mio fratello com-mette colpe contro di me, quante volte dovròperdonargli? Fino a sette volte?”. E Gesù gli ri-spose: “Non dico fino a sette volte, ma fino asettanta volte sette” (Mt 18,21-22) Un impe-gno da vivere a fianco del Signore, nella suagrazia che ci guida. Sì, il mondo oggi ha biso-gno di riconciliarsi con il passato per progetta-re un futuro che, attraverso la misericordia,sappia tornare a sperare per tutti. Il cardinaleLuis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila, inun recente intervento ha sottolineato comedobbiamo imparare a “sorgere nella miseri-cordia” e, attraverso di essa, a guarire le tanteferite del’umanità: “E’ guardando e toccandole ferite degli altri, che possiamo vedere e toc-care le nostre ferite”. Siamo feriti dalla man-canza di misericordia che genera le sofferenzedi tante famiglie che fanno difficoltà a vivere ilquotidiano o quelle dei tanti bambini costrettia vivere senza cibo o a stare lontano dai genito-ri, pensiamo ai migranti costretti alla fuga pertrovare una speranza, un futuro migliore.

Uno stuolo di catechisti e catechiste a Nuoro per il Giubileo

Nel nome della Misericordia

NuoroGiubileo

dei catechisti

Nuoro I catechisti

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5ch iesa sarda GALLURAANGLONA&N. 10 Anno XXIV 19 ottobre 2016

Don Paolo Pala UCR

L’evento regionale del Giubi-leo dei catechisti è stato unvero bagno comunitario

nella Misericordia del Padre e hamostrato lo spettacolo di unaChiesa, quella sarda, che desideracamminare insieme nella comu-nione della fede, della speranza,della carità, secondo il dono diDio e i bisogni dell’uomo contem-poraneo. Personalmente sono fe-

lice della bella giornata giubilarevissuta con tutti i catechisti pre-senti, oltre mille, provenienti daogni diocesi sarda. Abbiamo spe-rimentato il calore e l’accoglienzadella Chiesa di Nuoro, la paternitàspirituale dei nostri vescovi,l’amicizia e la comune responsa-bilità ministeriale dei catechisti,la gioia del perdono accolto ed of-ferto, l’istruzione e la bellezza del-la liturgia che ci ha fatto celebrareil mistero di Cristo Signore e Mae-stro, nel fuoco apostolico delloSpirito in comunione col Padrefonte della Misericordia. La Chie-sa di Dio che è in Sardegna ha spe-rimentato in questa occasione, co-me in tante altre e in diverse for-me, l’importanza della comunio-

ne, la fecondità della condivisionedi un orizzonte comune, l’efficaciadi un cammino da fare insieme.Siamo sulla buona strada. L’uffi-cio catechistico regionale adesso èimpegnato nella promozione diun indagine statistica sulla situa-zione catechistica regionale grazieal lavoro dei Direttori UCD e gra-zie alla collaborazione del prof.Luca Diotallevi ed equipe. Tale la-voro è necessario per avere il pol-so della situazione catechisticasarda, in special modo per riflette-re sulla prassi di iniziazione cri-stiana, sulla formazione di cate-chisti, sulla attenzione ai percorsidi catechesi degli adulti. Prevedia-mo entro l’anno pastorale 2016-2017 di avere i risultati per poter

calibrare un’azione pastorale ecatechistica più accorta e rispon-dente alla realtà isolana. Sarebbebello, e speriamo di concretizzaretutto ciò, avere un ufficio regiona-le ben compaginato e in grado dioffrire un adeguato supporto allediocesi della Sardegna con la co-pertura competente del settoredel catecumenato, del settore del-la catechesi per disabili, del setto-re per l’apostolato biblico, favo-rendo e sperimentando ancheforme nuove di prassi catechisti-che per l’iniziazione cristiana enuovi itinerario formativi per ipresbiteri, i catechisti e gli opera-tori della pastorale in genere. Unsogno? Chissà... Il Signore conti-nui ad accompagnarci.

Usmi e Cism Regione Sardegna

Il 16 ottobre l’USMI Regionale(Unione Superiore Maggiorid’Italia) e la CISM (Conferen-

za Italiana Superiori Maggiori),cioè le suore e i religiosi presentinella nostra Sardegna, si son datiappuntamento a Cagliari nella Ca-sa Provinciale delle Figlie dellaCarità per condividere una gior-

nata di fraternità e celebrare il lo-ro giubileo. Dopo il saluto di Pa-dre Mauro M. Morfino, Vescovodelegato per la Vita consacrata,l’Abate emerito Padre Bruno Ma-rin osb ha fornito una interessan-te riflessione sulla vita religiosanella nostra Isola, seguita da untempo di preghiera e dal sacra-mento della riconciliazione. Lagiornata è proseguita con il pelle-

grinaggio verso la Basilica di Bo-naria e il passaggio attraverso laporta santa. Religiose e religiosi,consapevoli della loro povertà efragilità, accompagnati dai Pasto-ri della Chiesa sarda, desideranocamminare insieme, da pellegrini,dietro le orme del Maestro, aven-do come luce i passi della Scrittu-ra, unica Parola che offre speran-za e senso alla nostra storia.

Èstato inaugurato ufficial-mente lunedì 3 ottobre l’An-no Accademico 2016/2017

della Pontificia Facoltà Teologicadella Sardegna, a Cagliari. Prece-duta da una concelebrazione euca-ristica nella chiesa di Cristo Re,presieduta dall’arcivescovo di Ca-gliari mons. Arrigo Miglio, la ceri-monia inaugurale ha avuto luogonell’aula magna della Facoltà conla prolusione del nuovo preside,padre Francesco Maceri S.I. Nu-merosi sono stati i ringraziamentiper il preside uscente, padre Mau-rizio Teani S.I., sia da parte del-l’arcivescovo di Cagliari e GranCancelliere della Facoltà, che dalnuovo preside. Nel discorso inau-gurale di padre Maceri sono statimessi in rilievo il valore e l’impor-tanza della teologia e della ricercateologica nel mondo d’oggi e la suaprofonda unione con l’azione pa-storale della Chiesa. Un salutospeciale e riconoscente è stato in-fine dato ad alcuni docenti emeritidella Facoltà che hanno lasciato olasceranno a breve la Sardegna

dopo tanti anni di servizio: padreUmberto Burroni (già preside dal1979 al 1985), padre GianfrancoDonnini, padre Luciano Gastoni,padre Stefano Moschetti e padreGiacomo Rossi. Gli studenti nellaPontificia Facoltà Teologica a Ca-gliari sono 227, di cui ben 124 lai-ci, 25 presbiteri e diaconi, 62 se-minaristi e 16 religiosi.

Giubileo dei catechisti

La Chiesa Sarda ha sperimentatol’importanza della comunione

Cagliari, giornata di fraternità e Giubileo dei Religiosi

Oltre mille catechisti provenienti da tutte le diocesi sarde

Cagliari, inaugurato l’anno accademicodella Pontificia Facoltà Teologica

Con decorrenza dal 1 0ttobre2016 S.E. Monsignor SebastianoSanguinetti ha proceduto alle se-guenti nomine:Monsignor Giovanni MariaPittorru, è stato nominato Di-rettore della Caritas Dioce-sana.

Si concludono, così, il mandatotemporaneo di Direttore aggiun-to ricoperto negli ultimi mesi dadon Antonio Tamponi, e il pluri-decennale servizio di Suor LuigiaLeoni, che fin dalla fondazioneha guidato la Caritas diocesana

portandola a livelli di vera eccel-lenza sotto molteplici profili.

Don Antonio TAMPONI è sta-to nominato Direttore del CSU(Centro Servizi Umanitari)di Olbia, in convenzione con ilComune di Olbia, con la collabo-razione volontaria in loco delladott.ssa Laura Putzu.

Don Peppino MASALA è statonominato Amministratore Par -rocchiale di Aglientu, coadiu-vato da don Cipryan OKO-RONKWO, come vicario coope-ratore con delega ad omnia.

Per la Pastorale GiovanileDiocesana: Suor Emanuela VARGIU fdgcè stata nominata Vice IncaricataDiocesana, in collaborazione condon Alessandro Cossu.Sono stati nominati membridell’Equipe Diocesana e co-ordinatori foraniali:• don Rinaldo ALIAS, per la

Forania S. Pietro Ap.• Don Luciano BROZZU, per

la forania S. Antonio Abate• don Theron CASULA,

per la Forania S. Simplicio• don Davide MELA, per la

Forania S. Maria Maddalena.

Trasferimenti e nomine

Cagliari, Facoltà Teologica della Sardegna

Giubileo delle religiose

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N. 10 Anno XXIV 19 ottobre 2016

GALLURAANGLONA& ded icaz ione6

Gianni Sini

La domenica 2 ottobre per ilquartiere di Tannaule in Ol-bia e per la parrocchia di S.

Michele Arcangelo è stata festagrande. Con largo anticipo il par-roco don Theron Casula e la co-munità parrocchiale avevano pre-disposto gli inviti per tutte le par-rocchie della diocesi per il solennerito di dedicazione della nuovachiesa parrocchiale. Le attese nonsono state deluse perché la chiesaera gremita e molti hanno dovutoseguire il rito dall’esterno. E’ sem-pre qualcosa di suggestivo edemozionante assistere alla dedica-zione, all’unzione dell’altare colsacro crisma e alla sistemazionedelle reliquie sotto l’altare. Eranorappresentate tutte le istituzionicivili e l’Arma. Diversi sacerdoti ediaconi hanno voluto presenziareal rito e svolgere il servizio liturgi-co. Il vescovo nella sua riflessionesi è soffermato sul significatodell’altare posto al centro del pre-sbiterio, altare che rappresentaCristo come una roccia sicura sucui poggia la nostra vita. Il vesco-vo ha investito molto su questo

progetto che è inserito in un pro-getto più ampio da lui definito“Città di Olbia”. Mons. Sanguinet-ti ha auspicato che questa bellastruttura possa diventare centropropulsore non solo nelle occasio-ni delle solennità e le domeniche,ma anche nei giorni feriali, crean-do quell’aggregazione e quella fra-

ternità indispensabili per unaparrocchia appena nascente. Haringraziato gli architetti, le ammi-nistrazioni comunali, quella pre-cedente guidata dal sindaco Gio-vannelli e quella attuale dal sinda-co Settimo Nizzi, che hanno datoil loro sostegno per la realizzazio-ne dell’opera. Non poteva manca-

re un ringraziamento al parrocodon Theron Oscar Casula che inquesti anni ha seguito il cantiere elo stato di avanzamento dei lavori,magari con qualche preoccupazio-ne per quello che ancora rimaneda fare e da pagare. Per la comu-nità parrocchiale questo è già unpasso importante.

Al termine di questa solennee suggestiva liturgiadesidero rivolgere alcuni

brevi ringraziamenti. Il primo a leieccellenza che è ideatore eanimatore del Progetto delle nuoveparrocchie della città di Olbia. Lei èil pastore della diocesi nella suatotalità, ma anche di ogni singolacomunità attraverso i suoisacerdoti. La nostra comunità è infesta per questo evento storico siaper la città che per la diocesi. Ecome parrocchiani sentiamol’importanza della missione dicomunione ecclesiale che Lei vuoleper queste strutture parrocchiali,dove non solo la parrocchia, ma lacittà e la diocesi avranno un luogoper celebrare momenti liturgici eattività pastorali a servizio di tuttoil territorio. Di questa missione noi

sentiamo la responsabilità el’impegno, e cercheremo di esserneall’altezza come comunitàparrocchiale. A significare questoampio respiro ecclesiale anche lereliquie poste nell’altare: sanSimplicio, vescovo e martire, padree fondatore della nostra chiesadiocesana, e san Teonesto,presbitero e martire, guida eformatore nella fede disant’Eusebio di Vercelli, che loricorda nei suoi scritti. Grazie aiconfratelli sacerdoti provenientidalla nostra diocesi e dalle altrediocesi. La vostra presenza dicel’affetto e la vicinanza alla nostracomunità, ma anche la comunionefraterna e sacerdotale che ci lega.Grazie alle religiose e ai religiosipresenti, alla confraternita di S.Croce, al Coro Perosi che col coro

parrocchiale ha animato questacelebrazione, ai ministranti, aicomitati delle nostre festeparrocchiali e ai vari collaboratoriche in tanti modi hanno preparatoquesto giorno di festa e ilmomento conviviale che seguirà.Grazie alle autorità civili e militaripresenti a iniziare dal sindaco diOlbia dott. Nizzi. Grazie allaprecedente amministrazioneGiovannelli che ha seguito tuttol’iter della nascita di questocomplesso parrocchiale. Molto si èfatto, ma ancora tanto si deve fareper completare questo complesso.Il dialogo e la collaborazione conl’attuale amministrazionecomunale sarà importante per farsi che questa chiesa possa essereun fiore all’occhiello per una cittàsempre più bella e ammirata,

anche da coloro che la visitanocome turisti. Grazie agli architettiSatta, Vinditti e Falzini, che hannoprogettato e diretto questa operatra le più belle del panoramadell’architettura religiosacontemporanea non solo sarda.Grazie alla ditta Santoni che conmaestria ha edificato tutto ilcomplesso e a tutte le dittesubappaltatrici. Questa opera è oraconsegnata alla storia della città edel suo territorio, poiché sarà lachiesa non solo di una parrocchia,ma dei fedeli e dei sacerdoti ditutte le parrocchie della città.Grazie a tutti i fedeli qui presenti econcludo con l’augurio che questachiesa possa essere un faro cheillumina e abbraccia dall’alto diquesta collina tutta la città di Olbia,in un tempo non facile in cuiquesto luogo dovrà essere richiamodi fede, speranza e carità.

Dedicazione della nuova chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo

I ringraziamenti di don Theron al termine della messa

Il vescovo Sanguinetti con i concelebranti

Unzione dell’altare con il Sacro Crisma

Folla di fedeli a San Michele

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7v i ta d iocesana GALLURAANGLONA&N. 10 Anno XXIV 19 ottobre 2016

Antonella Sedda

Carissimo Don Mirko... Non èfacile esprimere con leparole e sentimenti tutto

quello che si prova nel momentodei saluti. Al termine del suomandato missionario dellaparrocchia Sacra Famiglia e dopotanti anni trascorsi insieme comevice parroco, non potevamo nonesprimerle un pensiero perdimostrarle tutto il nostro affetto,la stima e la nostra gratitudine,visto che e’ stato scelto dal nostrovescovo S.e. mons. SebastianoSanguinetti, come nuovo parrocodella parrocchia san Giuseppe in

Golfo Aranci. I sentimenti cheproviamo solo contrapposti: lagioia da una parte per questonuovo incarico, dall’altra ildispiacere per non averla con noialla Sacra Famiglia. Ma la gioiasupera in questa circostanza latristezza perché questo nuovoincarico, significa per lei l’avertrovato una nuova comunità, unanuova famiglia da guidare, cheimplica certamente nuoveresponsabilità, ma dove potràcrescere e maturare nel camminodi fede intrapreso e nellarealizzazione della propriavocazione sacerdotale. Siamo felicidi condividere con lei la gioia diquesta missione, consapevolianche del fatto che tutti svolgiamoil nostro servizio non per l’uno ol’altro sacerdote, ma per il Signore.Tutta la comunità vuoleringraziarla per l’impegno, lacollaborazione e l’affabilitàdimostrata nel suo percorso; cipermetta in questa occasione diringraziarla per il sostegno morale,

per i gesti di solidarietà e amicizia,per l’incoraggiamento ad andaresempre avanti al di là di tutto,spingendoci sempre a cercare lacomunicazione e quegli spazi incui è possibile il dialogo. Grazieper averci accolto nella comunità”La Porziuncola” a lei e a noi tantocara dove ci ha sempre farti sentirea casa nostra; grazie per avercifatto vivere insieme un’esperienzadi adorazione che rimarrà neinostri cuori, tappe della nostrafede che ci aiutano ad andareavanti con il nostro impegno,perché la Chiesa e la fede possaessere una grande opportunità pertutti. Lei don e’ entrato nei nostricuori trasmettendoci non solo ivalori della fede, ma anche queivalori che giorno dopo giornostanno venendo meno, in una

società sempre più malata edisorientata. Lei e’ stato per moltiuna guida spirituale, per tutti unsacerdote attento, pronto adascoltarci e consigliarci e quandonecessario bacchettarci!Certamente tutti abbiamobeneficiato in modo diretto dellesue parole e del suo operatoaccompagnandoci nella crescitaspirituale e nella formazionemorale. Congratulazioni perquesto nuovo incarico! Leauguriamo un lavoro fecondo, cheil Signore, San Giuseppe e la Santafamiglia di Nazareth e sanFrancesco d’Assisi la benedicano el’accompagnino sempre sullastrada del Vangelo, noi leassicureremo la nostra vicinanzanella preghiera, certi che essasuperi ogni distanza.

“Eccellenza carissima, signorsindaco, autorità civili emilitari e miei amati par-

rocchiani. Mi sento già a casa! Du-rante questa celebrazione e questiultimi giorni che ho trascorso nel vi-sionare questa realtà in modo noninvadente e discreto, ho già avutomodo di vedere con i miei occhi al-cuni volti e respirare un qualcosa difamiliare. Qualcuno potrebbe dire:ma sei appena arrivato. Beh! Sì è ve-ro, ma, già sapere di trovarmi nellaparrocchia intitolata al padre puta-tivo di Gesù, Giuseppe di Nazareth,mi fa sentire al sicuro, quasi copertodal suo manto, lo stesso che duemi-la anni fa era rifugio e accoglienzanei momenti importanti della vitadello stesso Signore nostro. Potreispendere una infinità di parole, macome da mio stile, non lo farò, vo-glio essere sintetico, spero chiaro, epaterno da subito. Non sono un pa-store complesso, articolato, né tantomeno formale, non amo grandi sa-lamelecchi, anche perché il mio ruo-lo da oggi in poi non sarà semplice-mente un incarico di rappresentan-za ma principalmente di padre co-me tante volte ha ricordato il nostrovescovo. Un padre che vuole averela vista di un aquila che guarda tuttidall’alto non per essere superioreagli altri ma perché non vuole chenessuno si smarrisca. Un padre cheprima di parlare o controbatterevuole ascoltarvi con attenzione, sen-za fretta, né distrazioni né tantome-no pregiudizi. Un padre che deveavere la capacità di entrare in puntadi piedi nei cuori di tutti, rispettan-dovi nelle diversità e nei ruoli . Unpadre che non perde le staffe facil-mente perché le cose non vanno co-me lui desiderava. Vorrei approfit-tare del Signore a cui chiedo la gra-zia di essere docile, amabile, buono

e soprattutto accogliente,, non solocon i fedelissimi della nostra comu-nità, ma anche con coloro che non ciconoscono ma fanno parte della no-stra grande famiglia che è la Chiesae che si sono allontanati o non han-no mai avuto occasione di incon-trarci. Desidero essere attento alleesigenze vere di chi soffre, di chi è datempo portatore di fardelli, malattiee tristezza generata dalle tante pro-ve della vita. Voglio fortemente e de-sidero, essere non diverso da quelloche appaio oggi, senza montarmi latesta né padroneggiare su questioniche sicuramente dovremo affronta-re in tanti passi che richiederà il mioministero. Sono già grato al Signorenella persona del vescovo che mi hascelto tra tanti e mi ha investito dicosì tanta responsabilità. Spero avostro beneficio di non deluderenessuno, tanto meno il Signore.Ogni membro di questa famigliaavrà da questo momento in poi unruolo fondamentale nel mio percor-so, come spero lo sia io per voi, sen-za mai scandalizzarvi né turbare ivostri animi. Voglio aggiungere dipiù, sapendo che ho anche dei limi-ti:”se sbaglio mi correggerete”...so-no parole non nuove visto che le hapronunciate un Papa oggi santo, fi-guriamoci se non le deve ripetere unpiccolo e semplice uomo come me.Nulla succede per caso e non è uncaso che arrivi in questa comunitàin una giornata a me molto cara, lafesta di san Francesco, uomo e san-to che ha guidato i miei passi e lemie scelte di ieri e di oggi, sarebbeinutile dirvi che il vero essere fran-cescani non viene da Francesco diAssisi, ma ancor prima dalla fami-glia di Betlemme e noi in modo tuttospeciale ne dobbiamo seguire le or-me. Maria e Giuseppe devono e so-no punti di partenza e di arrivo del

nostro percorso parrocchiale versol’altissimo onnipotente Buon Signo-re come amava chiamarlo lo stessosan Francesco. Come ben sapete,non sono solo in questa avventura,con me sull’altare ogni giorno ci sa-rà il nostro vescovo che è il primovero pastore di questa comunità edell’intera diocesi, i miei confratellisacerdoti che ringrazio uno per unodi essere oggi qui fisicamente madei tanti e di tutti che ogni giorno losaranno nelle celebrazioni dellasanta messa, momento questo, dovetutti noi condividiamo, se pure inrealtà diverse, in modo pieno la co-munione. Ringrazio don Alessandroche porteremo nella preghiera connoi, non sentendoci lontani se pursarà in altro luogo per curare un al-tro gregge. Don Pasquale Finà a mesempre caro e sempre vicino già da-gli anni del seminario. Al caro donRoberto vicario parrocchiale chenon solo sarà colui che insieme a mecondividerà questo cammino, madel quale ho sempre avuto stima eaffetto, insomma per dirla tutta,non sarà difficile caro don Roberto,anzi, la tua presenza mi da gioia egrande incoraggiamento. E ancora itanti che ogni giorno da anni prega-no per me: le religiose e i religiosiche da sempre mi hanno sostenutoe continuano a farlo (Figlie di GesùCrocifisso e Mater Purissima, i frati,in particolare le suore Clarisse diAssisi e La Verna, il monastero San-ta Rita da Cascia e tanti altri ordini econgregazioni). Perdonate, ma non

posso e non voglio dimenticare co-loro che in modo delicato ma effica-ce entreranno a far parte della no-stra realtà parrocchiale, la mia fami-glia naturale, mia madre, che ogginon è qui per motivi importanti disalute e la comunità della Porziun-cola con fra Mauro e i ragazzi colla-boratori che, pur rimanendo realtàdistinte, vivranno momenti di con-divisione e crescita insieme a tuttinoi. Oggi tutti insieme preghiamoper coloro che hanno necessità disostegno e attenzioni e uniamociperché insieme si possa edificare econsolidare sempre più un verocammino di Chiesa, non dimenti-cando nessuno e in particolar modochiediamo l’intercessione di sanFrancesco e san Giuseppe con laVergine Maria a noi molto cara, per-ché il Signore mandi operai per lasua messe, chiediamo sostegno peril nostro seminario diocesano e re-gionale. Il nostro motto sarà:” Versol’alto senza indugio”, iscrizione que-sta che ho trovato nel cammino diuna casa datami in uno dei ritiri neimonti dell’Averna, dove lo stessosan Francesco ha ricevuto rispostealle sue tante domande. Un giorno,due mesi fa circa, mentre pregavoper voi e per questa nuova missione,ho chiesto al Signore di indicarmi igiusti passi da compiere, ed ecco, losguardo si è postato su questa iscri-zione. Allora senza indugio partia-mo guardando il cielo, lo stesso checome spesso ho ripetuto e mi è statoinsegnato, sorregge la terra!”

Lettera a don Mirko

Il saluto ai suoi nuoviparrocchiani

Ingresso di don Mirko a Golfo Aranci

Don Mirko Barone durante la celebrazioneeucaristica di insedianmento

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Antonella Sedda

Martedì 4 ottobre, in un’at-mosfera di gioia, un coraleapplauso, nella parrocchia

San Giuseppe a Golfo Aranci, haaccolto ufficialmente il nuovo par-roco don Mirko Barone; una datanon casuale, una giornata di festa alui molto cara, vista la ricorrenza disan Francesco D’Assisi, un grandesanto che ha avuto e continua adavere nella vita del sacerdoteun’importanza fondamentale, cheha guidato le sue scelte, di ieri e dioggi. In seguito ai recenti avvicen-damenti nella diocesi Tempio- Am-purias, la parrocchia si era resa va-cante per il trasferimento di donAlessandro Cossu, chiamato a gui-dare la parrocchia di San Teodoro.La celebrazione eucaristica di inse-diamento si e’ svolta alla presenzadel vescovo, S.E. mons. SebastianoSanguinetti, che ha accompagnatoe presentato il nuovo parroco allacomunità’. La celebrazione eucari-stica è stata presieduta da don Mir-ko e concelebrata dai sacerdoti donTheron Casula, don Andrea Raffa-tellu, don Gianfranco Saba, donRaimondo Satta, don Roberto Spa-no, don Giuseppe Mura e assisten-te don Pasquale Finà. Il vescovo hasottolineato i valori e lo spirito sa-

cerdotale di generosità e disponibi-lità del nuovo parroco. Nel suo di-scorso ha spiegato chi è il sacerdotee qual’e’ il servizio a cui è’ chiamatoaffermando che è’ : “Un uomo chia-mato da Dio e inviato dalla chiesa,che svolge questo ministero in no-me di Cristo, non una persona spe-ciale, ma un uomo come gli altri,con pregi e difetti, portatore dellamissione di Cristo che attraversol’eucarestia e’presenza reale dellasua manifestazione e della salvezzacristiana; e’ lui che deve accompa-gnare e guidare la comunità cristia-na verso la Verità”. Parole, quelledel vescovo, che hanno catturatol’attenzione di numerosi sacerdoti,delle diverse associazioni religiose,del sindaco Giuseppe Fasolino, del-le autorità civili e militari presenti,in una chiesa gremita che faticava acontenere i numerosi fedeli, accor-si anche dalle zone limitrofe per as-sistere alla cerimonia, animata dalcoro “Sos Astores” di Golfo Arancie dal coro parrocchiale. Come pre-visto dal rito, è stata data letturadel decreto di nomina del nuovoparroco che, seguita dall’invocazio-ne dello Spirito Santo, ha poi rin-novato le promesse fatte nel giornodella sua ordinazione presbiterale;al termine, il sacerdote, ha aspersol’assemblea con l’acqua benedetta e

incensato la mensa eucaristica. Do-po aver preso formalmente posses-so della poltrona che il vescovo gliha simbolicamente ceduto, comeda antica usanza, in un momento digrande commozione e di gioia, donMirko ha pronunciato un semplice,sentito e caloroso discorso e rivol-gendosi a tutti i presenti ha sottoli-neato l’importanza di questo inca-rico che: “Non è un incarico di rap-presentanza, ma di un padre, unpadre che vuole avere la vista diun’aquila che guarda tutti dall’alto,non per superiorità, ma perchévuole che nessuno si smarrisca”.Ha poi dichiarato di essere pron-to ad intraprendere questo nuovocammino di fede come pastore,pronto ad aver cura del suo greggee sostenerlo- “Con attenzione alle“esigenze vere di chi soffre, di chi è’portatore di fardelli, malattie, tri-stezza, generata dalle tante provedella vita”. Un incoraggiamentodunque a ripartire insieme, in unacomunità chiamata a collaborareper raggiungere gli obiettivi finaliche sono dovuti certamente, comeha anche affermato mons. Seba-stiano Sanguinetti:”alla presenzadel Signore ma anche all’incontrocordiale, generoso e costante tral’azione del sacerdote e la collabo-razione di tutta la comunità. Soloquando si crea questa sintesi e que-

sta comunione si può dire che lacomunità cammina nel Signore”.Una testimonianza d’affetto e’ sta-ta quella del sindaco del paese,Giuseppe Fasolino che ha definitodon Mirko un “sacerdote speciale”augurandogli un proficuo lavoro einvitando la comunità convenuta,alla collaborazione e all’impegnoper il bene comune, per dare im-pulso ai valori che contano davve-ro. Il primo cittadino ha poi espres-so l’affetto per don AlessandroCossu che è’ stato parroco in que-sti ultimi tre anni, che ha saputocostruire durante il suo mandatomissionario, un buon rapportocon la comunità di Golfo Aranci, insintonia con l’amministrazionecomunale, con segnandogli unatarga in segno di ringraziamento.Un pensiero e’ stato riservato an-che ai sacerdoti che si sono avvi-cendati in parrocchia quali donPasquale Fina’, grandi esempi diguide pastorali, che hanno fattocrescere il paese e la comunità.L’augurio per don Mirko e’ chepossa cogliere a Golfo Arancigrandi soddisfazioni nel suo man-dato; certamente la festosa acco-glienza e l’entusiasmo che ha ac-compagnato tutta la cerimonia dibenvenuto, fa ben sperare ed è dibuon auspicio per l’importante edelicato compito che l’attende.

Don Mirko accolto in una atmosfera di gioiaIl vescovo Sanguinettie i confratelli attorno adon Mirko

I fedeli e le autorita nella Chiesa di San Giuseppe a Golfo Aranci

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9v i ta d iocesana GALLURAANGLONA&N. 10 Anno XXIV 19 ottobre 2016

Accompagnato da una foltarappresentanza di fedeli disant’Antonio di Gallura,

guidati dal sindaco Carlo Viti, saba-to 8 ottobre, ha fatto il suo ingressoa Trinità d’Agultu don Santino Ci-mino, sacerdote di origine castella-nese, classe 1974, ordinato a Ca-stelsardo da mons. Paolo Atzei il 25settembre 2001. Era parroco disant’Antonio Abate in Sant’Anto-nio di Gallura dal 19 luglio del2010. Forte quindi il rammarico diquei parrocchiani perché solo dapochi anni era con loro, per questohanno voluto accompagnarlo nellasua nuova sede. L’accoglienza erastata preparata nei particolaridall’amministrazione comunale edai gruppi parrocchiali. Data la suaorigine castellanese, è arrivata an-che la confraternita di Castelsardo.Ha guidato i canti, oltre le due con-fraternite, il coro polifonico “San-tissima Trinità” diretto dal maestroFabrizio Ruggero. La messa è statapresieduta da don Santino mentreil vescovo mons. Sanguinetti haguidato la parte iniziale della presadi possesso ricordando la disponi-bilità di don Santino ad accettarequesto nuovo incarico e ricordandoche il sacerdote non è solo per unacomunità, ma per la Chiesa. Du-rante l’omelia don Santino ha rin-graziato tutti per l’accoglienza e ha

garantito che si metterà a disposi-zione per qualunque cosa. Pensavadi recarsi in una parrocchia dovenon esistono feste campestri equindi pensava di dimagrire, men-tre si trova in una parrocchia cheinizia con le feste il 19 Marzo e ter-mina il 4 Ottobre con la festa di sanFrancesco. Quindi fortemente a ri-schio per la sua dieta! Alla fine c’èstato il saluto del sindaco di TrinitàGiampiero Carta e del sindaco diSant’Antonio. In rappresentanzadel sindaco di Castelsardo era pre-sente il vicesindaco Salvatore Sus-sarellu. Gradita anche la presenzadel gruppo folk di Trinità e diSant’Antonio di Gallura. Dopo lamessa è seguito un ricevimento neilocali dell’oratorio attigui alla chie-sa nuova. Inizia così il suo ministe-

ro pastorale in una comunità chenel periodo invernale conta 2.200abitanti residenti, ma nel periodo

estivo con la presenza dei turistisupera i 20.000. Un buon campo dilavoro. Auguri, don Santino!

Ad accompagnare padre Giam-paolo Pais nella sua nuova se-de, posta sotto la protezione di

Nostra Signora di Fatima a La Mud-dizza c’era il gruppo della confraterni-ta di Trinità e il sindaco di Trinitàd’Agultu Giampiero Carta. Come am-ministratore parrocchiale era presentedon Salvatore Melis e don Khara JudePeter, conosciuto da tutti come donTaddeo, sacerdote della Tanzania, chefino a quel momento aveva guidato lacomunità parrocchiale, ora opera aSanta Maria Coghinas. Padre Giam-paolo Pais è nato a Pozzomaggiore il15 febbraio del 1958 e nel suo paesenativo è stato ordinato sacerdote il 29luglio del 1995 dal vescovo di Alghero-Bosa mons. Antonio Vacca. Era statonominato parroco di Trinità d’Agultuil 19 luglio del 2010. Ora in questanuova ridistribuzione degli incarichipastorali all’interno della diocesi, ilvescovo mons. Sanguinetti lo ha desti-nato come parroco a La Muddizza, unaparrocchia divisa tra due comunità: La

Muddizza e la Ciaccia sul mare. Unitesuperano i 1.100 abitanti. Come in tut-te le altre parrocchie anche qui per lapresa di possesso è stato seguito il ce-rimoniale in ogni particolare. PadreGiampaolo ha ringraziato i presenti ecoloro che lo hanno accompagnato in-vitando la comunità parrocchiale acollaborare, solo lavorando in sinergiala parrocchia può crescere e si posso-no ottenere dei risultati. Durante lacelebrazione è intervenuta anche unarappresentante a nome del consigliopastorale di La Muddizza.

Don Khara Jude Pe-ter, conosciuto datutti come don

Taddeo, sacerdote dellaTanzania, dal 18 settembreguida la comunità parroc-chiale, di Santa Maria Co-ghinas.Amministratoreparrocchiale sarà donFrancesco Tamponi, origi-nario di questa comunità eresponsabile dell’UfficioBeni Culturali della dioce-si. L’occasione propizia perla presentazione dei duesacerdoti da parte del ve-scovo è stata la festa patro-nale di Santa Maria e la de-dicazione dell’altare nellachiesa antica. Don Taddeonato a Mwanga (Tanzania)l’11 maggio del 1957 è statoordinato sacerdote a Sameil 16 dicembre 1982. Sacer-dote molto apprezzato estimato dai parrocchianiper la sua disponibilità, la-scia la comunità de LaMuddizza dov’era vicarioparrocchiale per trasferirsi

a Santa Maria Coghinas,paese di 1.450 abitanti avocazione termale, situatonella piana del Coghinas,con un territorio forte-mente produttivo, graziealla presenza del fiume Co-ghinas che permette direalizzare come nell’anticoEgitto due raccolti all’an-no. L’augurio è che donTaddeo, supportato dal-l’esperienza e dall’inventi-va di don Francesco, portia questa comunità fruttispirituali abbondanti.

Cambio di guardia a Trinità

Padre Giampaolo Pais a La Muddizza

Da Sant’Antonio di Gallura arriva don Santino Cimino

La comunità di Santa Maria Coghinas accoglie don Taddeo

Concelebrazione a Trinità

I numerosi fedeli

alla messa

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N. 10 Anno XXIV 19 ottobre 2016

GALLURAANGLONA& v i ta d iocesana10

Eccellenza carissima mons.Sebastiano Sanguinetti, ri-volgo a Lei un caloroso salu-

to di benvenuto nella Sua alta cari-ca di Vescovo della Diocesi di Tem-pio-Ampurias. La Sua presenza èper noi tutti una grande gioia e rap-presenta un grande riconoscimen-to per la nostra comunità. Il miosaluto è a nome del Consiglio Co-munale e dell’intera popolazioneluogosantese che rappresento. Ilmio ringraziamento va, anche, alnostro caro Vescovo mons. PietroMeloni, al Parroco Emerito di Luo-gosanto don Giuseppe Inzaina, ai

religiosi presenti, alle autorità e atutti i cittadini. Nel contempo, anome di tutti i miei concittadini, ri-volgo il più caloroso saluto al Cano-nico don Gavino Cossu che dopo 11anni di encomiabile e instancabileapostolato lascia la parrocchia diNostra Signora di Luogosanto, Re-gina Incoronata di Gallura e la Cit-tà Mariana. La sua opera apostolicaha interpretato e valorizzato, inmodo ottimale, l’antico spiritoFrancescano legato alla basilica diLuogosanto, alla sua storia e aquella dell’intera Gallura. Graziedon Gavino per tutto quello che il

Suo impegno cristiano e civile hafatto per tutti noi in questi lunghi eindimenticabili anni a servizio del-la comunità. Commosso, rivolgoun caloroso saluto di benvenuto adon Sandro Serreri nuovo parrocodella nostra parrocchia. Noi tuttisiamo profondamente convinti chela Sua opera e la Sua presenza sa-prà far progredire ulteriormentel’opera apostolica della nostrachiesa, la Sua grande esperienzaapostolica Le farà magnificamenteda guida nel Suo impegnativo inca-rico. Per quanto riguarda l’Ammi-nistrazione Comunale siamo per-fettamente consapevoli della gran-de responsabilità civile che ci at-tende, essendo il paese “Città Ma-riana”, sede della più antica basili-

ca-santuario della Gallura e dellaRegina Incoronata della Gallura,fornita del privilegio della PortaSanta. Le celebrazioni in onore diNostra Signora costituiscono l’an-tica “Festa manna di Gaddhura”. lafesta di tutti i galluresi uniti nellafede nella Madonna. È nostro fer-mo intendimento continuare, conl’impegno del nostro lavoro, nelsolco tracciato da tutte le ammini-strazioni, nella collaborazione conil nostro Vescovo e con il nostroParroco per quanto a noi spettan-te. Auguri don Sandro per l’altamissione che l’attende all’internodella “Città Mariana” e della comu-nità cristiana luogosantese e del-l’intera Gallura. Grazie, ancora,don Gavino e auguri!

In un clima festoso e tipica-mente gallurese, sabato 1°ottobre ha fatto il suo in-

gresso don Sandro Serrerinella parrocchia di Luogo-santo. Accompagnato dal ve-scovo mons. Sebastiano San-guinetti e dal vicario foraneodon Raimondo Satta, oltre glialtri confratelli che hanno vo-luto condividere con lui que-sto momento di festa, si èsvolto il rito della presa dipossesso e l’inizio del ministe-ro pastorale in questa comu-nità. Don Sandro fino a pochigiorni fa si è occupato dellaparrocchia di Aglientu e hasvolto il ruolo di cancellierevescovile. Diamo quì un’am-pia sintesi della sua omelia.

Carissimi, grazie per l’ac-coglienza davvero gad-

dhuresa! Per me oggi la gioia ègrandissima. Grandissima perchéentro come Parroco nella casa diNostra Signora di Locu Santu,nella casa della Regina incuruna-ta di Gaddhura. Saluto i VescoviSebastiano e Pietro. Il mio, il no-stro Vescovo Sebastiano, che si èfatto ponte della volontà di Dio.Com’è difficile leggere e interpre-tare la volontà di Dio! Il Vescovo

Pietro, locusantesu, che 25 annifa, il 7 settembre 1991, vigilia di laFesta Manna di Nostra Signorabeddha di Gaddhura, mi ha ordi-nato sacerdote. Saluto i Confratellisacerdoti convenuti, che hannoconcelebrato questa Santa Messadi lode e di ringraziamento. Inparticolare il Canonico GiuseppeInzaina, che è stato nostro Parrocodal 1952 al 1974. È stato lui il “Par-roco della Incoronazione” essendoVescovo Carlo Re. E il CanonicoGavinello Cossu. Lui e io, insieme,siamo il segno della continuità edell’amore pastorale di madreChiesa per questa Comunità. Salu-to quanti hanno cura della liturgia,chi serve la vigna della catechesi,quanti si affaticano nel campo del-la carità, della solidarietà. Voi ca-techiste mi aiuterete a far conosce-re Gesù ai nostri bambini, perché“conoscere Gesù è tutto!”. E miaiuterete a mettere a servizio delSantuario un gruppo di chierichet-ti in modo tale che Nostra Signoraci doni anche la grazia di una voca-zione sacerdotale. Saluto tutti co-loro che con fede e devozione or-ganizzano la Festa Manna, Man-na perché non è solo la festa diLuogosanto, ma veramente anchedi tutta la Gallura, di tutti li gad-dhuresi. Saluto i rappresentati

delle feste campestri. Voi siete icustodi della religiosità popolare,religiosità semplice, genuina, maimportante, senza la quale le no-stre bellissime campagne non sa-rebbero disseminate di tante, anti-che chiese. Sappiate che non vi fa-rò mai mancare la mia presenza,collaborazione, incoraggiamento,benedizione. Saluto con affetto ilSignor Sindaco Agostino Pirredda,il nostro primo cittadino. A Leichiedo di poter camminare insie-me, pur nella differenza dei ruoli,delle competenze, delle responsa-bilità. La Parrocchia, la Basilica-Santuario, l’intera Comunità habisogno di camminare insieme,cercando e costruendo, sempre ecomunque, il bene comune e que-sto è possibile solo nel rispetto re-ciproco, nella stima, nell’ascolto,nel dialogo. Insieme abbiamo l’al-ta responsabilità del benessere ditutti, dal bambino al vecchio, dallavoratore al disoccupato. Nell’an-no del mio 25° di ordinazione sa-cerdotale, vengo a Luogosanto nelgiorno del mio 53° compleanno.Vengo senza un programma, macon tante idee e anche con tantisogni. Non preoccupatevi: il pro-gramma cosiddetto pastorale loscriveremo e vivremo insiemegiorno dopo giorno, passo dopopasso. A tutti chiedo di non tirar-mi nè da una parte nè dall’altra.Dopo 25 anni di sacerdozio sono

sempre più convinto che il sacer-dote deve essere di tutti e di nessu-no. Uomo libero, sciolto da legamiaffettivi e sentimentali umani, dainteressi di parte, per portare e do-nare a tutti la multiforme grazia diDio. Carissimi, io non ho né lasemplicità né l’umiltà di Don Ga-vinello, ma so di avere tanti altritalenti, anzi carismi, che in quantotali vengono dall’alto e non perme, ma per voi, per ognuno di voi,per voi tutti insieme. Non vi na-scondo che mi vedrete forte, quan-do dovrò essere forte, ma anchedolce, quando dovrò essere dolce.Il Sacerdote Parroco non deve ser-vire nessun padrone, se non il Si-gnore Gesù e la sua vigna che deveportare molto frutto. Fatemi la“cara bona” ed il mio cuore saràsempre con voi. Carissimi, “nonpossiamo essere cristiani, se nonsiamo mariani”. Lo ha detto ilBeato Paolo VI, oggi lo diciamonoi e continueremo a dirlo e a te-stimoniarlo. Modellati dalla spiri-tualità mariana saremo resi idoneia portare il Vangelo con sincerità ecoerenza dentro le nostre vite per-sonali, dentro le nostre famiglie,dentro i nostri mestieri, professio-ni, lavori, arti, dentro l’intimità diuna lacrima e dentro la gioia so-ciale di una festa di paese, di cam-pagna. Non dobbiamo avere pauradi venire qui “sub tuum praesi-dium” e sottovoce pronunciare le

dolci parole di chi si rico-nosce figlio, figlio amato eprotetto: “Tutus tuus egosum Maria”! La Beatissi-ma Vergine Maria ci chie-derà di stare: “Stabat Ma-ter dolorosa, iuxta crucemlacrimòsa, dun pendèbatFilius”. Stare con Lei, per-ché Lei ci vuole tendere lamano e portare dal Figliosuo il Signore Nostro GesùCristo. Starò con te, miadolce Signora, nella tua ca-sa, nella casa dove da oggimi chiedi di abitare, vive-re, servire, pregare, cele-brare, soffrire, gioire.

Il saluto del sindaco

Ingresso e saluto di don Sandro Serreri a Luogosanto

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Le promesse di don Sandro

Don Sandro presiede l’eucaristia

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11v i ta d iocesana GALLURAANGLONA&N. 10 Anno XXIV 19 ottobre 2016

Dal mese di agosto all’inter-no della lottizzazione “Ma-ronzu” a Nord della Città

svetta un’imponente gru, ad indi-care l’area in cui da circa un mesesono iniziati i lavori per la costru-zione del complesso parrocchialedi S. Ignazio da Laconi, proprioaccanto al piccolo prefabbricatoche funge da provvisorio luogo diculto e pastorale della nuova par-rocchia guidata dai Padri Cappuc-cini. Lavori che procedono spedi-tamente, iniziati con lo sbanca-mento del terreno e seguiti dallagettata delle fondazioni fino almassetto di pavimentazione dellaChiesa, della casa canonica e deilocali pastorali. E già si vedono iferri per i muri in elevazione delvasto complesso, che si prevedeverrà completato nell’arco di 22mesi. Venerdì 30 settembre, inuna mattinata assolata e calda conuna solenne e suggestiva cerimo-nia è stata benedetta e posata laprima pietra, così come prevedono

le norme della Chiesa. Il rito è sta-to presieduto da S.E. Mons. Seba-stiano Sanguinetti sotto la regiadel cerimoniere vescovile don Efi-sio Coni. I padri Cappuccini, ilparroco padre Alberto con il vica-rio parrocchiale Padre Carlo e pa-dre Pier Luigi, hanno fatto glionori di casa, presente anche ilSuperiore provinciale Padre Gio-vanni e un gruppo di padri Cap-puccini. In rappresentanza del-l’Amministrazione comunale viera il Sindaco Settimo Nizzi. In-sieme ai progettisti e direzione deiLavori in capo alla studio tecnicodell’architetta Francesca Leto diVicenza, ai titolari dell’ImpresaSantoni e delle altre aziende ol-biesi impegnate nei lavori, nonpoteva mancare anche una nutritarappresentanza della nascente co-munità parrocchiale. Il nuovocomplesso parrocchiale, intitolatoal Santo Cappuccino sardo, Igna-zio da Laconi, abbraccia la fascianord della Città, in seguito allo

smembramento della Parrocchiadi N.S. de La Salette, spingendosifino alle campagne circostanti do-ve sorgono le chiese campestri diSan Vittore e Santa Lucia. Prendecosì sempre più corpo e fisiono-mia il progetto Città di Olbia av-viato dal Vescovo fin dal 2007,con l’istituzione di 5 nuove par-rocchie. Ma ancor prima dellachiesa materiale, la comunità di S.Ignazio, prima sotto la guida dei

Padri vincenziani, Padre Piero ePadre Tonino e da qualche annodei Padri Cappuccini, si sta co-struendo come edificio spiritualefatto di pietre vive, di persone chenella parrocchia vedono un faro,una luce, uno spazio di crescitaumana e spirituale. Il vedere sor-gere anche il tempio materiale da-rà sicuramente a tutti maggioreentusiasmo ed energia nel prose-guire sulla strada del vangelo.

Don Davide Mela

Cari Amici, ormai ci siamo:la Missione è alle “Porte”!Si! Alla porta della nostra

Isola, delle nostre case, dei nostrinegozi, dei nostri bar, dei nostriluoghi di lavoro, delle nostrescuole, delle nostre chiese, dellenostre piazze, delle nostrefamiglie, dei nostri luoghid’incontro e di svago. Siamochiamati ad aprire le nostreporte…vogliamo metterci ingioco? Il tema che guida laMissione è: “Beati iMisericordiosi!” Come lopossiamo tradurre se non nelsemplice fatto di voler riscoprireciò che c’è di umano in noi;riscoprire cioè quei valoriessenziali dell’Uomo comel’accoglienza, il perdono, l’amorefraterno, la solidarietà… la carità!E allora, aprendo la Porta Santadella Misericordia nella nostraChiesa Madre di SantaMaria Maddalena,apriamo anche le“Porte” del nostrocuore per far entrareuna gioia nuova, unaventata di aria frescache ci facciarigenerare e che cidoni una novità,facendoci riscoprire labellezza di essereuomini e donne chehanno il coraggio dimostrare la vera

essenza dell’Umanità. Nonperdiamo questa opportunità,questo dono che ci è stato fatto…Non stiamo in panchina mamettiamoci in gioco. Apriamo lePorte! Intanto la comunitàcristiana di La Maddalena, viveanche un’altro eventoeccezionale: mons. Sanguinettiha conferito la dignità di PortaSanta alla porta principale disanta Maria Maddalena. Per duesettimane sarà possibile varcarequella porta con il desiderioprofondo di rinnovamentointeriore. I due parroci di LaMaddalena e Moneta hannoricordato ai fedeli che la PortaSanta è simbolo di Cristo, voltodella Misericordia del Padre,Porta della Misericordia per chil’attraversa con il desiderio disperimentare il grande amore delPadre. Per tutta la comunitàisolana sarà certamente untempo di grazia.

Complesso parrocchiale S. Ignazio a Olbia

Mission Possible

Suggestiva cerimonia per la posa della prima pietra

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Posa della prima pietra

La Porta Santa nella chiesa

parrocchiale di La Maddalena

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N. 10 Anno XXIV 19 ottobre 2016

GALLURAANGLONA& v i ta d iocesana12

Lunedì 10 ottobre don Gavi-no Cossu, dopo 10 anni diservizio nella parrocchia

della Natività della Beata VergineMaria a Luogosanto, è stato chia-mato dal vescovo Sanguinetti a ri-coprire l’incarico di parroco in Ag-gius nella parrocchia di Santa Vit-toria, una comunità che conta po-co più di 1.600 abitanti. La messaè stata presieduta dal nuovo par-roco, mentre il vescovo mons.Sanguinetti ha guidato la parteiniziale della presa di possesso, haricordato la disponibilità e genero-sità di don Gavino ad accettare ilnuovo incarico. Don Gavino è sta-to accompagnato da una rappre-sentanza di fedeli di Luogosanto,guidati dal sindaco Agostino Pi-redda e dal sindaco di Aggius Ni-cola Muzzu. Sacerdote di origineTempiese, classe 1947, ordinato

sacerdote da mons. Giovanni Me-lis nel 1971. Era parroco a Luogo-santo con nomina del 30 settem-bre 2006. I suoi parrocchiani lohanno accompagnato nella nuovasede con grande rimpianto. E’ ri-masto in loro il ricordo di un pa-store disponibile, buono, fraternosempre pronto a soccorrere i biso-gni delle persone. Un pastore cheha guidato e seguito il gregge a luiaffidato. Ad accoglierlo vi era il vi-cario foraneo don Umberto Deriu,le confraternite di Santa Croce edel Rosario nonché la banda musi-cale. Aggius rappresenta il suonuovo campo di azione. Un paesericco di tradizioni e di spiritualità.La sua chiesa parrocchiale è dedi-cata a Santa Vittoria, del XVI seco-lo, la cui facciata è stata ricostruitanel 1854, ha un campanile di 33metri costruito nel ventesimo se-

colo. All’interno c’è un organo acanne settecentesco. Ma Aggius haanche altre chiese urbane comequella di Santa Croce del 1709, lacui omonima confraternita ne per-petua la tradizione anche nei can-ti, la chiesa di Nostra Signorad’Itria della metà del ‘700. Allaconfraternita del Rosario si devel’edificazione della chiesa di No-stra Signora del Rosario risalenteal 1727. Nel patrimonio artistico,culturale, religioso di questa co-munità si annoverano anche lechiese campestri di San Filippo, diNostra Signora della Pace, di sanLussorio, di san Giacomo, di sanPietro di Ruda e il rustico di sanSebastiano. Don Gavino non do-vrà neppure trascurare la piccolacomunità della frazione di Bonaitache settimanalmente attende la vi-sita del suo parroco. Dopo la mes-

sa la comunità, le autorità civili emilitari si sono ritrovati presso ilsalone parrocchiale dove è statopreparato un piccolo rinfresco dibenvenuto. A don Gavino Cossu ea don Pier Giovanni Scano giunga-no gli auguri della redazione.

Il giorno 5 ottobre, ancora nel clima della festapatronale di san Francesco, don Sandro Serreriha presentato alla comunità di Aglientu il

sacerdote Okoronkwo Cyprian Uchechukwu dellaNigeria, nato a Umuobiala il 23 ottobre 1968 e inservizio permanente nella nostra diocesi dal 12novembre 2012, prima come vicario parrocchialedella parrocchia di Santa Maria del Mare inPittulongu e poi nella parrocchia di san MicheleArcangelo in Olbia. Don Cipryan Okoronkwo è statonominato vicario cooperatore con delega ad omnia,mentre amministratore parrocchiale sarà donPeppino Masala, attualmente parroco di santaTeresa di Gallura, questo perché secondo ilconcordato vigente in Italia non può essere néamministratore parrocchiale né parroco un cittadinostraniero che non abbia già ottenuto la cittadinanzaitaliana. Don Cipriano si occuperà di questacomunità che ha circa 1.100 abitanti e una buonaparte della popolazione risiede ancora nellacampagne. Le località più popolate sono ancoraquelle di Riccino presso Monti Russu dove si trova labella chiesetta di san Giovanni che appartiene alnovero delle chiese volute da Pio XI perl’evangelizzazione della Gallura. Altre località abitatesono Vignola, Portobello di Gallura e Rena Majore.Davvero caratteristico e piacevole è sostare nellachiesetta di san Silverio edificata nel 1938 in localitàPunta di li Francesi, a breve distanza dal mare. E’stata voluta fortemente dai coloni pescatoriprovenienti dall’isola di Ponza che si attestarono inpiccoli nuclei lungo le coste della Sardegna.Oggi litroviamo presenti a Golfo Aranci, Santa Teresa di

Gallura, La Maddalena,Isola Rossa, Castelsardo,Alghero, Carloforte. Perchi ama l’arte, a cinquechilometri dall’abitato diAglientu, si trova la bellachiesetta di SanPancrazio, un verogioiello risalente al XVIIIsecolo. A don Ciprianonon mancheràcertamente il lavoro,perché anche la gentesparsa per le campagneattende periodicamentela visita del sacerdote.

Visibilmente emozionato e felice difare il parroco a Nuchis perché qui ènata la sua vocazione sacerdotale,

don Piero Scano, martedì 11 ottobre, hafatto il suo ingresso e la presa di possessodella chiesa parrocchiale di Nuchis dedica-ta allo Spirito Santo. La chiesa era gremita.Vi erano i rappresentanti dei suoi ex par-rocchiani di Aggius, amici e parenti venutida Tempio e, naturalmente, iparrocchiani di Nuchis e ilsindaco di Tempio AndreaBiancareddu ed il rappre-sentante per la frazione diNuchis Aurora Careddu. Estata proprio lei a rivolgereun bel saluto di benvenuto adon Piero e ha ringraziatotutti i sacerdoti che si sonoalternati in questi anni perl’assistenza spirituale nellaparrocchia di Nuchis. Il ve-scovo ha incentrato la sua ri-flessione, molto apprezzatadai presenti, sul ministerodel parroco e ha presentatodon Piero come uomo dipreghiera. Anche don Piero,alla fine della celebrazione,ha ringraziato tutti e ha vo-

luto dare una carezza speciale ad un‘am-malata significando in questo modo la suaattenzione particolare agli ammalati e aisofferenti, categorie che lui nel suo mini-stero non ha mai trascurato. Don Piero, inpassato ha coltivato anche una passione:quella per i cavalli, partecipando a diversemanifestazioni e processioni e soprattuttoad alcune tappe della “Ippovia del Giubi-leo”, una singolare iniziativa organizzatada due appassionati che per circa due mesihanno percorso a cavallo un itinerario cheli ha condotti da Santa Teresa di Gallura aCagliari. Angelo Mavuli e Antonio Sardohanno coinvolto in diverse tappe don Pie-ro che in quel periodo era parroco diAglientu, anche lui buon cavaliere eamante delle lunghe passeggiate. Alla finedella celebrazione, tutti si sono trasferitinel campetto sportivo per vivere un mo-mento di fraternità e convivialità offertodalla popolazione e dai comitati delle fe-ste. Erano presenti diversi confratelli sa-cerdoti: don Paolo Pala, rettore del semi-nario, don Antonio Tamponi parroco dellacattedrale di Tempio, don Rinaldo Alias,don Gavino Cossu e don Umberto Deriu,vicario foraneo per la zona di Tempio.

Don Gavino Cossu accolto dai fedeli di Aggius

Don Cipriano Okoronkwo vicario cooperatore ad Aglientu

Don Piero Scano cancelliere vescovile e parroco a Nuchis

Don Gavino Cossu

Don Piero Scano all’Ippovia del Giubileo

Don Cipriano

Don Piero Scanoparroco a Nuchis

con mons. Sanguinetti

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Claudio Ronchi

Una grande folla ha gremitola chiesa di Santa MariaMaddalena, nel pomerig-

gio di domenica 9 ottobre, dellamissione cittadina, che ha avutoun momento spiritualmente forteoltre che storico, con l’aperturadella Porta Santa da parte del ve-

scovo Sebastiano Sanguinetti.Tanti i bambini del catechismopresenti, considerevole il numerodei giovani, tante le persone di

mezza età e quelli con i capelli piùgrigi e bianchi, un mix di fedelidelle due parrocchie cittadine, ra-dunatisi per iniziare insieme duesettimane che si preannuncianopiuttosto ‘forti’ e impegnative, conla presenza dei missionari vincen-ziani, che nel corso della funzionehanno ricevuto dal vescovo ilmandato. “La Porta Santa è unagrazia particolare accordata que-sta città, e alla richiesta dei vostrisacerdoti non ho esitato minima-mente”, ha detto durante l’omeliamons. Sanguinetti. “È un momen-to speciale per questa comunità,nell’anno Santo incentrato sullaMisericordia che una declinazione

della Carità”. La Misericordia, haproseguito, è la via che unisce Dioe l’uomo. Dio ci ama anche se sia-mo peccatori, anzi direi che Dio ciama perché siamo peccatori.L’importante, ha concluso, “è chesappiamo che abbiamo bisognodel suo perdono”. La Messa è sta-ta trasmessa in diretta da RadioArcipelago che ha anche intervi-stato il vescovo. L’emittente par-rocchiale sta trasmettendo leMesse del mattino e della sera ce-lebrate dai missionari, li ospita instudio per interviste ed approfon-dimenti e sta mandando in onda,in diretta o in differita molti deglieventi organizzati.

13ch iesa d iocesana GALLURAANGLONA&N. 10 Anno XXIV 19 ottobre 2016

Mentre l’anno Giubilare volge altermine, mons Sanguinetti ha an-nunciato il Giubileo dei politici.

Lo ha fatto lui stesso inviando una letteraai sindaci, ai consiglieri regionali e ai par-lamentari che ricadono sotto la giurisdi-zione della sua diocesi. Ha spiegato il mo-tivo di questa scelta, dicendo di ispirarsi aitemi voluti e trattati da Papa Francesco inquesto anno. Ma è anche un modo questoper rinsaldare ed arricchire di contenuti irapporti di dialogo e di collaborazione cheesistono già tra la chiesa diocesana e leistituzioni civili. In questa convocazione,precisa il vescovo, non vi è alcun intentopolitico perché questa materia viene trat-tata in altra sede, ma semplicemente en-trare in dialogo con le persone che si occu-pano della cosa pubblica e del bene comu-ne. Il Giubileo si terrà nel pomeriggio del 4Novembre poiché al mattino vi sono le ce-rimonie per i caduti in guerra e vedrà im-pegnati tra i relatori il procuratore emeritodella Repubblica dr. Riccardo Rossi chetratterà il tema: “La misericordia nell’am-ministrazione della cosa pubblica”, men-tre una seconda relazione sarà tenuta dadon Antonio Tamponi, parroco di San Pie-tro Apostolo a Tempio che parlerà della“Misericordia nelle relazioni intraterrito-riali”. Al termine ci si recherà nella catte-drale di San Pietro per il passaggio dellaPorta Santa. Il vescovo confida in una be-nevola accoglienza di questa proposta euna opportunità per celebrare il Giubileovisto che il 22 novembre, data di chiusuradell’anno della Misericordia, è alle porte.

don Cristian Garau

Il 3 ottobre mentre laChiesa celebrava il piotransito di San Francesco

in vista della sua solennità ilgiorno seguente, anche Elia,giovane 23enne di Ovilò (LoiriPorto San Paolo) faceva il suotransito al Padre Celeste; dopouna malattia che lo haaccompagnato per ben dueanni. Elia era come tutti igiovani, si è divertito e hascherzato. Fin da bambinoaveva un carattere piuttostovivace ma acuto e riflessivo.Cresciuto in una famigliacristiana, ha vissutointensamente i misteri dellafede e nella sofferenza, la fede,è stata una mano amica che loha condotto con speranza avivere quanto le accadeva, masoprattutto a non dimenticareil sorriso dal suo volto e l’okche segnava col pollice insegno di forza per sé e per glialtri. Come il profeta omonimoè stato esemplare nella forza!In questo tempo di malattiapiù volte si è accostatoall’Eucarestia; l’ha desiderataintensamente e qualchesettimana prima della morteha partecipato alla Messa nellasua chiesa campestre dellostazzo di Santa Giusta e neidolori pregava il Signore e siaffidava. Sorridente e sereno…

dono del suo carattere, donodella fede! In questo tempomolti possono pensare che Dionon ha ascoltato le nostrepreghiere, non ha miracolatoun ragazzo con tanta fede inLui. Invece io penso che Dio si,ci ha ascoltati perche Elia lavera vita e la vera salute l’havissuta interiormente,nell’anima… non si èconsegnato alla disperazione.Papa Paolo VI diceva che lasantità si costruisce nelterribile quotidiano e perquesto sono sempre piùconvinto che, assieme ai santiche veneriamo nella fedeperché ci portano sempre piùvicini al Signore, ce ne sianomolti altri “senza nicchia” cheugualmente per latestimonianza della loro fedepossiamo pregarli e sentirlivicini. Prendo sempre piùcoscienza di quantoquotidianamente prego nellaMessa: non guardare ai nostripeccati, ma alla fede della tuaChiesa. Quanto è profondaspesso la fede dei fedeli! Untesoro infinito per la nostraChiesa che anticipa la pace delParadiso e anche quanto Eliaha trasmesso ai suoi e ai tantiamici che ha; senza grandiprediche, ma nella riservatezzadel suo carattere e della suavita. Ho voluto consegnare alnostro giornale diocesano

queste brevi righe con lasperanza che molti giovanicome Elia, mentre si affaccianoalla vita adulta possanoinseguire degli ideali veri, faregli investimenti giusti chedanno pace nel tempo enell’eternità e comprendereche la fede è davvero un tesoroprezioso che quotidianamentela Chiesa mette a disposizionedi tutti gli uomini perche inessa possano trovare l’amiciziadi Dio che ci accompagna nelbene e nelle vene sofferte dellastoria di ciascuno. Dal cuoredel Padre Elia, prega per la tuafamiglia, la tua fidanzata, i tuoiamici, la tua Parrocchia e i tuoicoetanei perché gustinoappieno e responsabilmentequesto fragile tempo terreno.

Il 4 Novembre il Giubileo dei politici

Per quindici giorni ha il privilegio della Porta Santa

La forza di Elia

La Maddalena, è iniziata la missione

I concelebranti all’apertura della Porta Santa

Mons. Sanguinettiapre la Porta Santa

Il sorriso di Elia

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GALLURAANGLONA& v i ta d iocesana14

La serata non promettevaniente di buono dal punto divista metereologico mezz’ora

prima dell’ingresso di don Gian-franco Saba a Sant’Antonio di Gal-lura, poi tutto si è schiarito. La po-polazione, dopo il violento acquaz-zone ha potuto partecipare alla pre-sa di possesso di don GianfrancoSaba, sacerdote olbiese nato il 20settembre 1968, ma con radici fa-miliari a Buddusò, ordinato a Olbiada mons. Paolo Atzei il 23 ottobre1993. Il 4 agosto 2010 era stato no-minato dalla Conferenza Episcopa-le Sarda Rettore del Pontificio Se-minario Regionale Sardo, incaricoche ha ricoperto per 5 anni. Prece-dentemente era stato Rettore delseminario diocesano di Tempio edirettore dell’Istituto Euromediter-raneo. Durante la cerimonia per lapresa di possesso a cui hanno parte-cipato diversi sacerdoti della dioce-si e non solo, mons. Sanguinetti havoluto ringraziare don Gianfrancoper la sua grande disponibilità, sa-pendo di poter contare su di lui perla sua preparazione teologica, so-prattutto nel campo patristico e ildesiderio di mettersi in gioco per unservizio pastorale in diocesi.

Cari amici di Sant’ Antonio diGallura, il Salmo 94 nellamessa odierna, mi dona le pa-

role che si addicono a me e a voi:“Entrate, prostrati, adoriamo in gi-nocchio davanti al Signore che ci hacreati. E’ lui il nostro Dio e noi il po-polo del suo pascolo, il gregge cheEgli conduce”. Ognuna di queste pa-role ci ricorda che nel nostro incon-tro c’è una pietra angolare che ce-menta e fonda il cammino che inizia-mo assieme: Gesù Cristo la rocciadella nostra salvezza. Perciò, ci acco-stiamo a Lui per rendergli grazie.GRAZIE a voi comunità accogliente,generosa ed ospitale. Grazie a voiche, già dall’inizio della storia dellavostra parrocchia, – come narranogli scritti dell’epoca – avete compiu-to ogni sforzo perché il sacerdote po-tesse abitare con voi e fra voi in mo-do stabile. So quanto siete intrapren-denti, intelligenti e capaci di dedizio-ne profonda. Nelle nuove situazionisociali entrambi abbiamo il compitodi domandarci se questo desiderioardente dei padri è ancora vivo, perascoltare con amore le voci, le aspi-razioni, i desideri dell’uomo di oggi.Come ci ricorda papa Francesco laChiesa non è un museo, una collezio-ne di reperti storici, ma una Chiesaattenta, dalle porte aperte nel dupli-ce movimento di entrata e di uscita;una Chiesa che sa coinvolgersi mache non perde colore e sapore per

edificare comunità ecclesiali che sia-no sempre più famiglia: “Chiamati avivere non gli uni senza gli altri, so-pra o contro gli altri, ma gli uni congli altri, per gli altri negli altri“.Quando una comunità è chiusa sem-pre fra le stesse pecore è sterile, nonè feconda. Sant’Antonio abate, farodel deserto per illuminare la città ciinsegna come avvicinarsi alla carnedel proprio fratello, alla carne che hafame e sete, alla carne malata e feri-ta, alla carne che sta scontando lapropria colpa, alla carne che non hapiù di che vestirsi, alla carne che co-nosce l’amarezza corrosiva della soli-tudine nata dal disprezzo. Una par-rocchia, come insegna don Mazzola-ri, per essere focolare che non cono-sce assenze. In conseguenza Qualeprogramma? Tutti gli uomini vo-gliono lasciare una traccia che ri-manga, insegna il teologo JosephRatzinger in una lucida pagina dispiritualità ecclesiale e sacerdotale.“Ma che cosa rimane? Il denaro no.Anche gli edifici non rimangono; i li-bri nemmeno. Dopo un certo tempopiù o meno lungo tutte queste cosescompaiano.”. L’unica cosa che ri-mane in eterno è la persona umanacreata da Dio. Il frutto che rimane èquanto sapremo seminare nel cuoreumano: l’amore, la conoscenza, ungesto capace di toccare il cuore, laparola che apre l’anima alla gioia delSignore. Andiamo avanti insieme

con fiducia: c’è spazio e posto pertutti, promuovere quanto esiste, ac-cogliere quanto lo Spirito suscita,coinvolgersi, proporre ed invitaresenza perdere tempo in dicerie chedistruggono come un tarlo dal didentro il singolo e la comunità. “E’meglio inciampare sulla strada checorrere fuori rotta, poiché come in-segna sant’Agostino, nella vita “sia-mo tutti degli zoppi, dei poveri ap-pena ristabilitisi dalla debolezza delpeccato e che spesso ricadono, pron-ti a dire rialzati a chi pensa che nonci riuscirà mai” e vivere il camminocristiano dicendo: “ Signore ti rendograzie perché posso pensare perfinoal mio peccato senza che il peso mischiacci”. Tre piste pastorali po-tranno caratterizzare il nostro itine-rario: una parrocchia eucaristica checammina nel ritmo dell’anno liturgi-co, missionaria perché apprendel’arte del dialogo con le esperienzeumane senza esclusioni, impegnatain una cultura che promuove la per-sona umana e perciò capace di abi-tare la storia. Grazie al vescovo cheha riposto la fiducia in me, a donSantino per il bene seminato, al dia-cono Domenico Ruzzitu presenzaministeriale con la quale condivide-re fraternamente il ministero, al Sin-daco dott. Viti per le cordiali paroledi saluto nelle quali sono inscritte lepremesse per una fruttuosa collabo-razione con la società civile.

Punto nascita a La Maddalena,la Regione deciderà con Asl e Comune

L’ attività di ricovero delPunto nascita di LaMaddalena è sospesa

temporaneamente, in attesadella valutazione congiuntada parte di Regione, Asl eComune. Al Paolo Merlo è,comunque, attivo il presidiodi sicurezza che garantiscel’efficienza, H24, della salaparto e della sala operatoriaper eventuali parti nondifferibili. Lo precisanol’assessorato regionale dellaSanità e i vertici della Asl diOlbia. Lo scorso 15 settembre la Aslè stata costretta a disporre lasospensione temporaneadell’attività di degenza a LaMaddalena, prevedendo iltrasferimento delle donnericoverate a Olbia. Quattroostetriche su cinque si sono,infatti, assentate permalattia, rendendoimpossibile garantire ilservizio al Paolo Merlo.Contestualmente, la Asl haistituito a La Maddalena,anche attraverso il personaleproveniente dall’ospedale diOlbia, un Presidio diemergenza, che prevede lapresenza, in turno attivo oreperibile (H24) di dueginecologi, un pediatra, unanestesista, due ostetriche,volto a garantire la presa incarico dei parti precipitosi odelle urgenze che necessitanodi un intervento chirurgicoimmediato. La riapertura del Puntonascita dovrà essere valutata– spiegano ancoraAssessorato e Asl – tenendoconto anche degli imminentipensionamenti deiresponsabili dellaRianimazione e dellaPediatria. Quanto prima verràpresa una decisione, chetenga conto delle esigenzedella comunità maddalenina,della programmazioneregionale e della sicurezza permamme e nascituri.

Da Rettore in seminario a pastore d’anime

Don Gianfranco si presenta alla comunità di Sant’AntonioLe parole di saluto e di ringraziamento

Con una solida formazione patristica

Presa di possesso di don Gianfranco Saba

Accoglienza festosa a Sant’Antonio di Gallura

Page 15: La vita del presbitero tra missione pastorale e incombenze ...2016_10_19).pdf · Vero discepolo del Signore ... piccola corona del Rosario. Il Papa ha notato che i piccoli erano ancora

15v i ta d iocesana GALLURAANGLONA&N. 10 Anno XXIV 19 ottobre 2016

Lunedì 3 ottobre 2016 alleore 18,00, mons. GiovanniMaria Pittorru ha fatto in-

gresso, come nuovo parroco, nellachiesa di San Giuseppe a Tempio.Nato a Sant’Antonio di Calangia-nus il 27 agosto 1956 è stato ordi-nato presbitero in sant’Antonio diGallura il 30 giugno 1985 dal card.Ugo Poletti, allora vicario generaledi Papa Giovanni Paolo II per ladiocesi di Roma. E proprio in que-sta città ha esercitato gran partedel suo ministero sacerdotale, siacome docente in un prestigioso li-ceo romano, sia nel ministero pa-storale. Rientrato nella nostra dio-cesi il vescovo, con nomina del 19luglio del 2010 lo aveva destinatocome parroco della Sacra Famiglia

in Castelsardo e in seguito anchecome parroco della concattedraledi sant’Antonio Abate sostituivadon Pietrino Usai che aveva lascia-to per motivo di salute. Da Castel-sardo a San Giuseppe. Mons Gio-vanni Pittorru si è presentato allacomunità di san Giuseppe in Tem-pio ben conscio del compito impe-gnativo che lo attende, quello disostituire la comunità francescanache lascia la città dopo settanta-due anni di ministero. “Per fortu-na, ha detto, la pochezza della na-tura umana è sostenuta dalla gra-zia. Venire qui a san Giuseppe pro-prio nell’ora del pio transito di sanFrancesco, dopo settantadue annidi presenza francescana, è una re-sponsabilità grande perché è in

continuitàcon quelloche Fran-cesco hadetto e hafatto per laChiesa inquesti ot-tocento an-ni: una te-stimonian-za vivente,autentica,di fedeltà e di servizio alla Chiesa”.Ma non avrà soltanto l’incarico diparroco, d’ora in poi si dovrà an-che occupare della Caritas dioce-sana, di cui diventa direttore, an-dando a sostituire suor LuigiaLeoni che in questi anni aveva

portato la Caritas non solo a livelliorganizzativi ottimi, ma di presen-za attenta e costante in occasionedi alcuni eventi calamitosi comel’alluvione di Olbia del 2013 in cuipersero la vita non soltanto Olbie-si ma anche Termpiesi. Il vescovostesso ha rivolto parole di apprez-zamento nei confronti di don Gio-vanni per la sua disponibilità, perlo spirito di servizio nei confrontidella Chiesa diocesana, sottolinea-ta anche dalla presenza di tantepersone venute da Castelsardo, daSant’Antonio e da Tempio. Mons.Sanguinetti ha espresso anche pa-role di gratitudine verso la fami-glia francescana che ha guidatoquesta comunità e certamente halasciato una impronta viva e la spi-ritualità del santo di Assisi. Non èescluso che un domani dopo ilriassetto delle diverse provincefrancescane, possano fare rientronella nostra diocesi.

Grazie a tutti gli artisti ed alpubblico intervenuto il 30settembre scorso allo spet-

tacolo intitolato come l’album di-scografico: “L’Amico degli Artisti”.E’ stata una serata che non dimen-ticheremo perché ha trovato ilconsenso unanime della plateagallurese e non solo. Grazie al pa-trocinio del comune di Olbia (nellapersona dell’assessore allo spetta-colo Silvana Pinducciu e alla Con-fcommercio (presidente PasqualeAmbrosio); al presentatore Tom-my Rossi, ai musicisti e interpreti:Maria Giovanna Cherchi, 4 moriband, Pino Ambrosio (ex Collage),Claudio Deledda e Milena Canu,Angelo Bonomo, Tore Nieddu, Se-nes, Luigino Cossu e GiovanniPuggioni, Nicole Ruzittu e France-sco Pilu (Cordas et Cannas), PinoD’ Olbia, Michele Buono, LorenzoChessa, Giacomo Deiana, LinaMeloni e Giovanni Deledda, Gian-ni Villa, Tony Marino. Lo spetta-colo ha destato un notevole inte-resse tanto che alcuni centri gallu-resi hanno chiesto espressamentedi poterlo ripetere nelle loro co-munità. Per questo ci sono alcunetrattative in merito. Tanti anchetra i giovanissimi già cantano al-cune canzoni di questo album,

dando la più grande soddisfazioneal sottoscritto, autore del progettoe agli artisti protagonisti. Si sperache il disco entri nella maggiorparte delle case galluresi. Solo conil consenso delle persone è possi-bile promuovere tutti gli eventiculturali.

“SEI UN VERU GADDHURESUSI PIDDHI CHISTU DISCU...SINNO’ L’HAI GHJA’ PRESU”

Andrea Columbano

Allarme ONU nella giornatamondiale delle bambine

Nel mondo le bambine trai cinque e i 14 anni sonooccupate il 40 per cento

in piu del tempo nei lavori do-mestici non pagati e nella rac-colta di acqua e legna, rispettoai coetanei maschi. E questo so-lo uno dei tanti dati contenutinell’ultimo rapporto dell’Uni-cef, pubblicato in occasione del-la Giornata mondiale dell’Onuper il rispetto dei diritti dellebambine, celebrata l’11 ottobre.Ma non è solo l’Unicef a lancia-re l’allarme sulla condizionedelle giovani donne nelle areepiù povere del mondo. Stando aSave the Children, ogni sette se-condi una bambina con menodi quindici anni si sposa conuomini molto piu grandi e oltreun milione di bambine dellastessa età diventano madri. Equesto per non parlare dei tantialtri abusi e delle violenze di cuile giovani donne sono vittime,come l’esclusione dall’istruzio-ne che preclude. A livello globa-le la situazione delle bambine edelle ragazze è tutt’altro che ro-sea: una ragazza minore di 15anni si sposa ogni sette secondi,oltre un milione di ragazze di-ventano madri prima di com-piere i 15 anni, mentre 70milaragazze tra i 15 e i 19 anni per-dono la vita ogni anno per cau-se legate alla gravidanza e alparto. Sono alcuni dei dati cheemergono dal rapporto “EveryLast Girl: Free to live, free to le-arn, free from harm”, lanciatoda Save the Children. In coda al-la classifica, prima del Niger,troviamo altri Paesi africaniquali Ciad, Repubblica Centra-fricana, Mali e Somalia, che sicaratterizzano per numeri mol-to alti di spose bambine.

Mons. Giovanni Maria Pittorru parroco a San Giuseppe in Tempio

Il sagrato di san Simplicio promuove “L’amico degli artisti“

Celebrazione presieduta da d. Giovanni

Interno della chiesa di San Giuseppe

Gli artisti

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