LA TRAGEDIA DELLA SHOAH - ipsfrisi.it · fenomeno, con una componente aggiuntiva assai grave,...
Transcript of LA TRAGEDIA DELLA SHOAH - ipsfrisi.it · fenomeno, con una componente aggiuntiva assai grave,...
MODULO DI STORIA
LA TRAGEDIA DELLA SHOAH
Istituto d’Istruzione Superiore Statale Paolo Frisi
Via Otranto 1, angolo Cittadini - 20157 MilanoDIPARTIMENTO D’ITALIANO E STORIA
27 GENNAIO 2010 GIORNATA DELLA MEMORIA
I N D I C EARGOMENTI Diap
Definizioni 3
L’antisemitismo nazionalsocialista 4
Il boicottaggio e l’emarginazione 5
Le Leggi di Norimberga 6
La notte dei cristalli 7
L’emigrazione forzata 8
Le leggi razziali in Italia 9
La Difesa della Razza 10
Popolazione ebraica in Europa 1939 11
Dalla discriminazione alla ghettizzazione 12
Le stragi delle Einsatzgruppen 13
ARGOMENTI DiapI campi di concentramento 14
La «soluzione finale» 15
I campi di sterminio 16
L’annientamento morale 17
I sopravvissuti 18
Le cifre dell’orrore 19
I colpevoli silenzi 20
Il popolo tedesco 21-22
Mai più! 23
Mai più? Cambogia, Guatemala, ex-Jugoslavia, Rwanda, Congo…
24-29
Titoli di coda 30-37
D E F I N I Z I O N IOLOCAUSTO E SHOAH
Il termine olocausto deriva dal greco: holos "completo" e kaustos “rogo”. Era riferito ad un sacrificio religioso, nel quale l’animale offerto veniva interamente bruciato sull’altare. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, questo termine è passato ad indicare il genocidio compiuto dai nazisti nei confronti di tutte quelle persone, gruppi umani od etnie da loro considerate "indesiderabili" (omosessuali, ebrei, oppositori politici, zingari, testimoni di Geova, ecc.).
Il termine Shoah, invece, deriva dall’ebraico e significa “desolazione, catastrofe, disastro”. Nel 1938, la comunità ebraica Palestinese usò questa parola per descrivere quanto era avvenuto in Germania durante la Notte dei cristalli (9-10 novembre 1938); ma dopo il genocidio compiuto dai tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale, il termine è passato ad indicare questa terribile vicenda storica.
Prof. VINCENZO SANTOPOLO
L’ANTISEMITISMO NAZIONALSOCIALISTAPer antisemitismo s’intende, ormai, l’odio razziale
verso gli ebrei, anche se da questo punto di vista il
termine potrebbe risultare piuttosto impreciso. Nel
nazionalsocialismo si condensavano, in un miscuglio
disorganico e incoerente, tutte le idee ed i sentimenti
che avevano caratterizzato, da sempre, questo
fenomeno, con una componente aggiuntiva assai
grave, quella biologica.
Prof. VINCENZO SANTOPOLO
Agli ebrei, infatti, si attribuivano svariate colpe:sotto il profilo religioso, quella antica di «deicidio», in quanto uccisori di Cristo (dimenticandosi che Cristo stesso era un ebreo);sotto il profilo economico e culturale, quelle, contraddittorie, di essere speculatori e sfruttatori ai vertici del capitalismo mondiale e, nello stesso tempo, artefici del complotto comunista internazionale;sotto il profilo biologico, quella di appartenere ad una razza inferiore che, mischiandosi con le altre, le inquina e le degrada. Queste colpe, secondo Hitler, erano accentuate nei confronti dei tedeschi, per due motivi:in quanto la sconfitta della Germania nella Prima Guerra Mondiale era stata determinata proprio dal complotto ebraico;in quanto i tedeschi, essendo la razza superiore per eccellenza, era quella che aveva maggiormente da perdere dalla corruzione del suo sangue da parte degli ebrei.
IL BOICOTTAGGIO E L’EMARGINAZIONEGià a partire dalla fine del marzo 1933, il governo hitleriano sostenne un’azione di boicottaggio contro le attività economiche degli ebrei, organizzata dai militanti nazionalsocialisti. Il 7 aprile venne poi varata una legge per espellere gli avversari politici e gli ebrei da tutti i pubblici uffici e servizi. Inoltre venne consentita la diffusione di slogan del tipo “Tedeschi, non comprate da commercianti ebrei”, “… non fatevi curare dagli ebrei”, “… non fatevi rappresentare da avvocati ebrei”, ecc.
L’adesione alla religione ebraica venne considerata come discriminante razziale, e gli ebrei vennero separati dal resto del popolo tedesco. Con cautela e per gradi, si sviluppò una subdola e velenosa propaganda antisemita, senza dare agli ebrei la possibilità di difendersi dalle accuse. In ciò si distinsero alcune riviste, come “Der Sturmer” e “Das Schwarzer Korps”. La propaganda antisemita si sviluppò anche all’interno delle scuole, inculcando nei giovani un odio irrefrenabile. Dopo tutto questo, gli ebrei erano di fatto cittadini di seconda classe, discriminati ed emarginati.
Prof. VINCENZO SANTOPOLO
LE LEGGI DI NORIMBERGANel settembre del 1935 si tenne a Norimberga un “Congresso del Partito Nazionalsocialista”, durante il quale vennero approvate per acclamazione due terribili leggi, che passarono alla storia come “Leggi di Norimberga”. La prima è la «Legge per la cittadinanza del Reich», che stabiliva l'esistenza di due gradi di cittadinanza. Soltanto chi abbia sangue tedesco può essere considerato «cittadino del Reich» e, in quanto tale, beneficiare dei pieni diritti civili e politici mentre gli altri sono declassati al rango di semplici «cittadini dello Stato», cioè di sudditi. È sufficiente l’appartenenza alla confessione religiosa per dimostrare l'appartenenza biologica alla razza. La seconda è la «Legge per la protezione del sangue e dell'onore tedesco», che proibisce il matrimonio tra ebrei e non ebrei, prevedendo pene detentive severissime. Vengono vietati pure i rapporti extraconiugali, sanzionati però con pene meno gravi. I divieti sono estesi ai baci e perfino agli animali di proprietà degli ebrei.In seguito, altre leggi aggravarono progressivamente la situazione degli ebrei, fino al concepimento della cosiddetta «soluzione finale».
Prof. VINCENZO SANTOPOLO
LA NOTTE DEI CRISTALLILa violenza contro gli Ebrei residenti in Germania si scatenò nella notte tra
il 9 ed il 10 novembre 1938 e proseguì ininterrottamente fino al calare della
sera. Nel giro di poche ore vennero incendiate e distrutte più di mille
sinagoghe; quando si temeva che il fuoco potesse rovinare edifici tedeschi
posti nelle vicinanze, venivano usati martelli e asce.
In molti quartieri ebraici le truppe paramilitari delle SA, le famigerate
“camicie brune”, accesero falò per dare alle fiamme libri e mobili rubati
dalle sinagoghe. In 24 ore di violenza tutta la Germania fu devastata da
incendi e ben 91 ebrei vennero uccisi, mentre oltre 30.000 furono arrestati
e deportati nei campi di concentramento di DACHAU e di BUCHENWALD.
La notte e il giorno di terrore presero il nome di KRISTALL–NACHT, Notte
dei Cristalli, a causa della distruzione di migliaia di vetrine dei negozi di
proprietà degli Ebrei, che vennero fatte a pezzi durante quell’orribile notte
che segnò l’inizio del sistematico annientamento della popolazione ebraica
nell’Europa nazista.
Per coloro che perpetrarono la distruzione, KRISTALL NACHT esprimeva
sia il trionfo per ciò che avevano distrutto, sia il disprezzo al pensiero di
quei vetri frantumati.
Prof.ssa TIZIANA MARTELLA
L’EMIGRAZIONE FORZATADal 1933 al 1939 la politica tedesca premeva perché il maggior numero di Ebrei potesse emigrare.
Affinché il REICH permettesse l’emigrazione era richiesto un certificato di immigrazione, cioè un biglietto di nave
ed un permesso di soggiorno in un altro Paese.
A partire dall’annessione dell’Austria, ogni giorno lunghe file di Ebrei fuori dai consolati esteri di Vienna tentavano
di ottenere visti d’uscita dal Paese, ma fu dopo la NOTTE DEI CRISTALLI che l’emigrazione ebraica divenne un
fenomeno che toccò tutti gli Stati del mondo.
Nella stessa Germania, a Berlino, il decano della Chiesa protestante organizzò percorsi di fuga per permettere a
migliaia di Ebrei di fuggire in Olanda. Anche gli altri continenti presto si organizzarono per aiutare la fuga degli
Ebrei.
Il 6 luglio 1938, ad EVIAN, in Svizzera, si aprì una conferenza per discutere sul futuro dell’accoglienza dei rifugiati.
Ma Stati Uniti ed Inghilterra posero restrizioni severe, mentre aumentava il numero degli Ebrei pronti a fuggire dalle
stragi. Seguirono l’esempio anglo-americano Messico, Argentina, Cile, Uruguay. L’Asia, invece, si mobilitò e
l’INDIA chiese medici e professionisti ebrei, permettendo l’esodo di migliaia di persone.
Nel 1939, il Consiglio ebraico per la Palestina si offrì di accogliere 10.000 bambini, da distribuire tra le famiglie
stabilitesi a Gerusalemme. Fu l’inizio di un’intensa attività di salvataggio di piccoli ebrei. Per i bambini furono
approntate navi e treni con l’aiuto degli Inglesi e, grazie all’organismo REFUGEE CHILDREN’S MOVEMENT, questi
riuscirono a scampare al tremendo Olocausto.
Prof.ssa TIZIANA MARTELLA
LE LEGGI RAZZIALI IN ITALIA
Prof. Antonio Esposito
DALLA DISCRIMINAZIONE ALLA GHETTIZZAZIONE
L’inizio della guerra (settembre 1939) segnò un ulteriore
passo sulla via della discriminazione. Agli ebrei venne
proibito di uscire durante molte ore del giorno ed il
razionamento dei viveri era per loro più pesante. Iniziarono
presto una serie di deportazioni verso la Polonia orientale,
dove s’intendeva creare una «riserva ebraica», simile a
quella degli indiani d’America. Il 21 settembre del 1939,
Reinhard Heydrich emanò un’ordinanza che prevedeva la
reclusione degli ebrei in ghetti situati nei maggiori centri
urbani. I ghetti erano luoghi separati, divisi da barriere e
stipati di gente. Si pensò, perfino, di poter spedire, in un
secondo momento, tutti gli ebrei nella grande isola africana
del Madagascar. Però, mentre la rapida espansione tedesca
ingigantiva il numero degli ebrei presenti sul territorio
occupato, la situazione militare impediva il loro
trasferimento fuori dall’Europa. La politica della
ghettizzazione, quindi, s’intensificò fino ad assumere
proporzioni gigantesche ed a rendere le condizioni di vita
disumane. Prof. VINCENZO SANTOPOLO
LE STRAGI DELLE EINSATZGRUPPEN
Gli einsatzgruppen (gruppi d’azione) erano le più crudeli e
macabre formazioni militari delle SS. Queste formazioni avevano
il compito di seguire la prima linea d’avanzata tedesca e di ripulire
il territorio appena conquistato da ogni forma di vita ostile ai
tedeschi o indesiderata dai tedeschi. Pur essendo formalmente
soldati, infatti, i “gruppi d’azione” differivano dai militari di prima
linea per il fatto che uccidevano principalmente non soldati
dell’esercito avversario, ma civili, in prevalenza ebrei, sia inermi
che eventualmente organizzatisi per opporre resistenza alla
conquista nazista.
Gli Einsatzgruppen erano così dislocati:
Einsatzgruppe A nelle Repubbliche Baltiche
Einsatzgruppe B in Bielorussia e nei dintorni di Mosca;
Einsatzgruppe C per il Nord e la zona centrale dell'Ucraina;
Einsatzgruppe D in Bessarabia, Ucraina meridionale, Crimea e
nel Caucaso.
Prof. RICCARDO MILETTO
I CAMPI DI CONCENTRAMENTOI campi nazionalsocialisti sono nati per iniziativa di Göring, che nel 1933 istituisce il campo di Dachau (il primo campo per oppositori politici) e si fondano sul procedimento giuridico della cosiddetta “detenzione preventiva”. Quando Himmler subentra a Göring per la direzione dei campi, questi ultimi cominciano a contenere categorie sempre più ampie della popolazione. In tal modo il campo, da strumento di terrore politico, diviene strumento di terrore sociale. A partire da qui la segregazione riguarderà, tra gli altri, i testimoni di Geova, gli omosessuali, gli obiettori di coscienza e gli ebrei colpevoli di inquinare la razza ariana. Nel 1937 si stabilisce l’internamento preventivo dei criminali; nel 1938 quello degli individui asociali e dei renitenti al lavoro.
Con lo scoppio della guerra, i campi nazisti accolgono prevalentemente ebrei, zingari e stranieri. Le condizioni degli internati nei campi si possono così riassumere: 1) Repressione e correzione degli oppositori e degli emarginati 2) Eliminazione degli oppositori politici 3) Eliminazione di un intero popolo (nazione polacca) 4) Genocidio nei confronti degli ebrei e degli zingari
Prof. PAOLO FILIPPO CILLO
LA «SOLUZIONE FINALE»Il 20 gennaio del 1942 si tenne a Wannsee, Berlino, per ordine di Göring, ma dietro proposta di Hitler
in persona, una conferenza alla quale parteciparono ben quindici alti ufficiali nazisti.
In essa si decise come attuare la «Soluzione finale della questione ebraica».
Infatti, tramontata per ragioni logistiche l’idea iniziale di deportare tutti gli ebrei nella grandissima
isola africana del Madascar, per i nazionalsocialisti tedeschi non rimaneva altra alternativa se non
quella dello sterminio totale. C’era, però, il problema del come attuarlo.
Dalla conferenza scaturì il seguente “Protocollo”:
«Nel corso della soluzione finale gli ebrei saranno instradati, sotto appropriata sorveglianza, verso l'Est, al
fine di utilizzare il loro lavoro. Saranno separati in base al sesso. Quelli in grado di lavorare saranno condotti
in grosse colonne nelle regioni di grandi lavori per costruire strade, e senza dubbio un grande numero morirà
per selezione naturale. Coloro che resteranno, che certo saranno gli elementi più forti, dovranno essere
trattati di conseguenza, perché rappresentano una selezione naturale, la cui liberazione dovrà essere
considerata come la cellula germinale di un nuovo sviluppo ebraico (come mostra l'esperienza della storia)».
Prof. VINCENZO SANTOPOLO
I CAMPI DI STERMINIO
L’istituzione dei centri di sterminio trova nell’operazione Aktion T4, che condannava alla
morte i malati di mente e gli incurabili, il suo precipuo antecedente. La categoria di “ vita
senza valore” viene così estesa dai bambini con problemi mentali e malattie incurabili,
agli adulti malati di mente fino a comprendere gli omosessuali, gli ebrei, gli zingari, i
polacchi.
Tra i vari procedimenti utilizzati dal potere totalitario per la “produzione” delle sue vittime
vi sono:
1) L’eliminazione della soggettività giuridica dell’individuo. Ciò è possibile, da un lato
ponendo certe categorie di persone fuori dalla protezione della legge e, dall’altro,
ponendo i campi al di fuori del sistema penale ordinario.
2) La rimozione di qualsiasi criterio di ordine morale.
3) La trasformazione dell’uomo nel mero esemplare di una specie o, ancora peggio, in un
vero e proprio cadavere vivente.
4) L’eliminazione della differenza tra vittima e carnefice nella misura in cui viene imposta
alle stesse vittime la logica della violenza contro i propri compagni.
Prof.PAOLO FILIPPO CILLO
L’ANNIENTAMENTO MORALEI Lager servivano, oltre che a sterminare e
degradare gli internati, a compiere
l’esperimento di rimuovere la spontaneità
stessa come espressione del
comportamento umano e trasformare
l’uomo in un vero e proprio oggetto.
L’uomo viene cioè ridotto a un semplice
fascio di reazioni biologiche. «Il vero orrore
dei campi di concentramento e di sterminio
sta nel fatto che gli internati, anche se per
caso riescono a rimanere in vita, sono
tagliati fuori dal mondo dei vivi più
efficacemente che se fossero morti, perché
il terrore impone l’oblio. Qui l’omicidio è
impersonale quanto lo schiacciamento di
una zanzara» (H. Arendt, Le origini del
totalitarismo, p. 606, Einaudi 2004) .
Prof. PAOLO FILIPPO CILLO
I SOPRAVVISSUTIStraordinario testimone di ciò fu lo scrittore ebreo italiano
Primo Levi, autore di meravigliosi libri sulla sua terribile
esperienza ad Auschwitz e dopo (“Se questo è un uomo”,
“La tregua”, “I sommersi ed i salvati”).
Egli, sopravvissuto ai lager, non si riprese più dal trauma
della deportazione e dell’internamento, portando dentro di
sé, fino alla morte (avvenuta forse per suicidio nel 1987),
un irrazionale ma ineliminabile senso di colpa verso
coloro che non ce l’avevano fatta, non erano riusciti,
come lui, a sopravvivere. Ma c’era in lui anche l’orrore,
l’ossessione, che i lettori dei suoi libri potessero credere
che le storie in essi narrate non fossero vere, fossero
semplici invenzioni, o che, dopo averle lette e credute,
dimenticassero, rendendo possibile che quanto era
avvenuto potesse, prima o poi, in un modo o in un altro,
riaccadere. «MAI PIÙ!», questo, invece, sembra essere il
grido disperato dei SOPRAVVISSUTI.
Prof. VINCENZO SANTOPOLO
LE CIFRE DELL’ORRORECATEGORIE Nº DI VITTIME
EBREI 5.900.000
PRIGIONIERI DI GUERRA SOVIETICI dai 2 ai 3 milioni
POLACCHI NON EBREI 1,8 – 2 milioni
SLAVI da 1 a 2,5 milioni
ROM E SINTI 220.000 – 500.000
DISABILI E PENTECOSTALI 200.000-250.000
MASSONI 80.000-200.000
OMOSESSUALI 5.000-15.000
TESTIMONI DI GEOVA 2.500-5.000
DISSIDENTI POLITICI 1.500.000
TOTALE TRA 12,25 E 17,37 MILIONI
Certamente i nazisti furono i principali responsabili dell’orribile carneficina, ma non
possiamo dimenticare la vastissima area grigia di coloro che, tutt’intorno, sapevano e
tacevano, o per complicità o perché semplicemente preferivano fingere d’ignorare.
In quest’ambito possiamo considerare:
a) COMPLICI
l’intero popolo tedesco
i fascisti italiani
i collaborazionisti
b)GOVERNI CHE HANNO PREFERITO FINGERE D’IGNORARE
Gran Bretagna, USA, URSS
Prof. VINCENZO SANTOPOLO
Per ogni riflessione riguardante la mostruosità che ha reso la Germania la "patria di Auschwitz" il punto di partenza obbligato è la domanda "Come è potuto accadere?". Detto in altro modo: il nazismo fu il logico sbocco del peculiare cammino della storia tedesca oppure parte di un insieme tutto europeo di fenomeni (come il totalitarismo, il fascismo, ecc) dal quale tutte le società sono state interessate?
Esaminiamo la specificità della situazione tedesca. Ne emergono alcune precise caratteristiche:un'unità nazionale tardiva che non riesce a creare un saldo consenso sul carattere definitivo del suo territorio un processo di democratizzazione limitato e manipolato dall'alto un certo attaccamento della popolazione all'autorità una rapida industrializzazione che sparge il terrore degli sconvolgimenti sociali una visione delle relazioni internazionali segnata dall'ossessione dell'accerchiamento e della cospirazione la paura che la Germania perdesse il suo "posto al sole"
A tutto questo si aggiunse la sconfitta del 1918, con accordi economici giudicati esosi e la profonda erosione sociale causata dalla crisi economica.
Prof.ssa Debora Licenziato
Ora, il regime nazista seppe abilmente sfruttare tutti questi elementi.
Soprattutto dopo la soppressione della libertà d'opinione nel 1933 e con il timoroso silenzio
delle varie Chiese (il clero cattolico, infatti, che tanto protestò nel 1941 contro l'eutanasia,
non disse nulla sulla deportazione degli ebrei) il nazismo non conobbe più ostacoli.
Quanto sapeva il popolo tedesco? Quanto fu complice? Certo una parte di questa
radicalizzazione sfuggì alla capacità di percezione del popolo tedesco, a causa della
situazione della guerra totale, ma in buona parte sapeva e sosteneva il suo capo.
Tali mostruosità devono farci riflettere, allora, su come in circostanze particolari anche
delle motivazioni "normali" (egoiste, ma diffuse) come la speranza di una vita migliore o il
perseguimento della gloria nazionale, se associate a pregiudizi razzistici e xenofobi,
costituiscono un terribile veicolo per una politica radicale capace di lasciare dietro di sé
milioni di morti e incalcolabili sofferenze.
Prof.ssa Debora Licenziato
CAMBOGIA1975 - 1978
Quando l’ala più estremista dei comunisti cambogiani, quella dei cosiddetti Khmer Rossi, riuscì a stabilirsi saldamente al potere, sotto la guida del Primo Ministro Pol Pot e di un gruppo ristretto di 20-25 collaboratori, intorno alla metà del 1975, pianificò e mise in atto, per oltre 3 anni, il genocidio di tutti gli avversari politici.
SI CALCOLA CHE IL NUMERO
DELLE VITTIME SIA COMPRESO
TRA 1.5OO.OOO / 1.800.000
Prof.ssa Anna Colosimo
GUATEMALATra il 1978 e il 1983 l'esercito sterminò intere comunità
maya nei villaggi più remoti e poveri della regione
centro-occidentale.
Le modalità degli omicidi andavano dallo sventramento
alla decapitazione ed al sotterramento delle vittime
ancora vive in fosse comuni.
Le donne, prima di essere uccise, venivano quasi
sempre stuprate, spesso davanti agli occhi dei figli.
IL NUMERO COMPLESSIVO DELLE VITTIME FU
DI CIRCA 200.000.
Prof.ssa Anna Colosimo
EX-JUGOSLAVIADal 1990 al 1999 nelle Repubbliche
che avevano costituito la Jugoslavia,
da poco dissoltasi, venne attuata dai
serbi la cosiddetta «pulizia etnica» ai
danni, soprattutto, della popolazione
albanese.
In BOSNIA vennero uccisi 250.000
civili, tra i quali 16.000 bambini, e ci
furono oltre 3.000.000 di profughi.
Per il KOSOVO non si hanno dati
precisi, ma il numero delle vittime fu
sicuramente molto alto. I profughi
furono più di 250.000; innumerevoli
furono gli stupri.
Prigionieri nel campo serbo di Trnopolje
Civili in fuga dai cecchini serbi a Sarajevo
Prof.ssa Anna Colosimo
R W A N D A
Dal 6 aprile al 16 luglio 1994 gruppi paramilitari e civili appartenenti alla etnia
maggioritaria hutu, si diedero al massacro della popolazione di etnia tutsi (Watussi),
servendosi di armi da fuoco, macheti e bastoni chiodati.
Le cifre ufficiali diffuse dal governo ruandese parlano di 1.171.000 vittime, altre fonti
di 800.000.
Vennero uccisi anche hutu moderati, colpevoli di non essere favorevoli al genocidio.
Prof.ssa Anna Colosimo
C O N G O
Nel Cuore dell’Africa, in Congo, da circa 50 anni si combatte, quasi
senza soluzione di continuità, una sanguinosissima guerra civile tra le
diverse tribù che abitano questo territorio. Fin ora si calcola che siano
morte 3.000.000 0 3.500.000 persone in una guerra ormai quasi
dimenticata dal resto del mondo. Fra le vittime, come sempre, donne e
soprattutto bambini.
Prof.ssa Anna Colosimo
Istituto d’Istruzione Superiore
Statale “Paolo Frisi”
Via Otranto angolo Cittadini, 1 - 20157 Milano
Dirigente Scolastico: Prof. Luca Azzollini
Referente del Dipartimento: Prof. Vincenzo Santopolo
Da un’idea del Dirigente Scolastico, prof. Luca Azzollini
Progettazione e coordinamento dei lavori: prof. Vincenzo Santopolo
Docenti del Dipartimento d’Italiano e Storia che hanno
contribuito alla realizzazione del Progetto:
Prof.ssa Anna Colosimo
Prof.ssa Marta Deambrosis
Prof. Antonio Esposito
Prof. Danilo Francesconi
Prof.ssa Debora Licenziato
Prof.ssa Tiziana Martella
Prof. Riccardo Miletto
Prof.ssa Silvia Prati
Prof.ssa Cristina Rivetti
Prof.ssa Antonella Saccone
Prof. Vincenzo Santopolo
Prof.ssa Angela Vasile
Hanno altresì collaborato in qualità di esperti Prof. Paolo Filippo Cillo (Campi di concentramento e di sterminio)
Prof. Francesco Lopez (Referente della Didattica on-line)
Prof.ssa Donatella Calabrò (Collaboratrice di presidenza)
Profssa Marta Belluzzo (Docente di Musica e strumento)
Si ringraziano, per la disponibilità, anche i docentiProf.ssa Maria Luisa Inga
prof.ssa Emanuela Piazza
Prof.ssa Marilisa Senatore
prof. Antonio Cammarota
Le voci narranti sono degli studenti
Classe I A
Bertolini Valentina
Caruso Sara
Cascella Giulia
Chiodi federica
Fecit Gabriele
Lattuca Martina
Mazzuto Assunta
Pazienza Ilaria
Ronchi chiara
Tomasoni Valentina
Yepez Gabriella
Classe II B Delli Paoli Rebecca
Pagani Daniela
Piccione Giada
Classe IV A: Calce Luigi Antonio
Demichielis Désirée
Iemma Sabrina
Classe V B:Agostoni Elena
Bosco Simona
Lopez Liliana
Maffi Serena
Maione Jessica
Mangone Eugenia
Nava Valentina
Piras Pamela
Procopio Jessica
Zaccaro Valentina
GAM GAMQuesta canzone è un pezzo del testo ebraico “Salmo 23 di Davide”, che le
maestre ebree deportate nei campi di concentramento facevano cantare ai
bambini.
Qui la si ascolta nella splendida versione del nostro grande Ennio Morricone.
Gam Gam Gam Ki Elekh
Be Be Ge Tzalmavet
Lo Lo Lo Ira Rà
Ki Attà Imadi‘
[si ripete 2 volte]
Shivtekha Umishantecha
Hema Hema Inaktamunì
Anche se andassi
Per le valli più buie
Di nulla avrei paura
Perché tu sei al mio fianco.
Se tu sei al mio fianco
Il tuo bastone
Il tuo bastone mi dà
sicurezza.