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La strage dei migranti e le responsabilit dell'Europa

diAnnamaria Rivera

Almeno 1.800 morti dallinizio dellanno. Vittime del neocolonialismo occidentale, delle sue politiche di rapina, guerra, ingerenza umanitaria, destabilizzazione, che spesso trovano complici nelle lite locali. Vittime anche delle politiche proibizioniste, quindi migranticide, di unUnione europea che ha gettato alle ortiche perfino i pi basilari fra i diritti umani il diritto alla vita e allasilo sui quali pure si fondano i suoi ordinamenti. UnUnione che, come scrive Barbara Spinelli, insieme con i suoi 28 Stati e i suoi europarlamentari, ma anche con lo stesso Alto commissariato dellOnu, di fattocolpevole di crimini di guerra e sterminio in tempo di pace.

Di fronte alla strage pi grave nella storia degli esodi nel Mediterraneo subito seguita da un altro naufragio mortale, questa volta nei pressi dellisola di Rodi la miseria politica e morale distituzioni e dirigenti politici, europei e italiani, si mostra in tutta la sua evidenza.

Per Federica Mogherini, questimmane tragedia si risolve solo agendo alla radice, cio impedendo che i barconi partano. Sar pure fine stratega, perci divenuta Alta rappresentante dellUnione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ma Mogherini mostra di non saper distinguere tra radice, cio causa, ed effetto. Lo stesso presidente del Parlamento europeo, Martin Schultz, pur deplorando (e ci va a suo merito) labbandono della missione Mare Nostrum in favore di Triton, afferma,in unintervista, che i responsabili delle morti dei migranti nel Mediterraneo sono gli scafisti, trafficanti e criminali.

Cos anchegli legittima, forse involontariamente, la vulgata che da molti anni vale a coprire e ad eludere le pesanti responsabilit della Fortezza Europa rispetto alle stragi. Come se ignorasse, Schultz al pari di Mogherini, che ogni sistema proibizionista destinato a produrre traffici illegali e reti criminali. I due seguono una scuola di pensiero (si fa per dire) che ha avuto tra i pi illustri divulgatori Giorgio Napolitano. Il quale, nel 2011, mentre i disperati fuggivano dallinferno della Libia, bombardata dalla Nato,incitava a prevenire nuove, continue partenze per viaggi della morte.

Daltronde, il Salvini che esige un blocco navale internazionale subito, davanti alle coste libiche, non fa che porsi, a sua volta, sulla scia di una tradizione politica di matrice centrosinistra. Si pensi al blocco navale militare in acque internazionali, deciso nel 1997, senza mandato parlamentare, dal governo Prodi, in accordo con quello albanese di Sali Berisha, allo scopo di arrestare il flusso di profughi. Fu il blocco a causare leccidio che si consum nella notte tra il 28 e il 29 marzo di quellanno, quando una corvetta della Marina Militare, la Sibilla, speron la Kater I Rades, provocando un centinaio di vittime.In quel lontano 1997, mentre il governo cercava di bloccare manu militari le partenze verso lItalia, la Lega Nord conduceva una campagna forsennata incitante alla caccia contro gli albanesi. Per dirne una, sei mesi dopo la strage, il consiglio comunale di Acqui Terme, su proposta del sindaco leghista, avrebbe istituito lataglia di un milione di lireper ogni albanese clandestino catturato e rimpatriato.

A ben riflettere, anche oggi v qualche oggettiva convergenza tra forze politiche divergenti, al di l delle pur profonde differenze di stile e di lessico. Se Salvini, reso ancor pi sfrenato dalla coerente alleanza con la galassia dellestrema destra, specula cinicamente su ci che ormai dovremmo chiamare genocidio, Renzi non va oltre la demagogia, pur deplorandola, quando afferma, in un tweet, che la battaglia di tutti deve essere contro i trafficanti di esseri umani.

Entrambi sono, in fondo, degna espressione della profonda crisi anche politica, ideologica e morale dellUnione europea; nonch del circolo vizioso tra il sovranazionalismo armato a difesa delle frontiere europee, lo sterminio di migranti, la crescita allarmante, in tutta Europa, dei nazionalismi di estrema destra e conseguentemente dellarea dellintolleranza. La quale si esprime dallalto dei vertici politici fino al basso degli umori popolari: impressionante la valanga, via web, di commenti che manifestano compiacimento o soddisfazione per la strage.

Sconfortante constatare come, sia pur con qualche variante, tutto si ripeta secondo leterno ritorno di ci che mai stato elaborato e trasceso. Ancor pi sconfortante la consapevolezza della nostra impotenza.

Certo, continueremo a manifestare, con presdi e sit-in in tutta Italia, e a insistere nelle nostre rivendicazioni: il ripristino di una missione di ricerca e salvataggio in acque internazionali, analoga a Mare Nostrum, ma sotto legida dellOnu; la creazione di corridoi umanitari con il rilascio di visti dingresso verso i vari paesi dellUE; il superamento del regolamento di Dublino III, in modo da permettere ai richiedenti-asilo di scegliere il Paese europeo in cui intendono restare e da coinvolgere tutti gli Stati dellUE, secondo quote e criteri uniformi.

E tuttavia il tempo sarebbe ormai maturo per azioni politiche pi incisive, ampie, proporzionate al genocidio di cui, nostro malgrado, siamo corresponsabili morali.

Versione ampliata e aggiornata delarticolo pubblicato dal manifesto il 21 aprile 2015

(21 aprile 2015)