La signora di Lucky (Le cronache dei Caversham, libro...
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La signora di Lucky (Le cronache dei Caversham, libro 4)
Sandy Raven
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Traduzione di F. Rossi
“La signora di Lucky (Le cronache dei Caversham, libro 4)”
Autore Sandy Raven
Copyright © 2016 Sandy Raven
Tutti i diritti riservati
Distribuito da Babelcube, Inc.
www.babelcube.com
Traduzione di F. Rossi
Progetto di copertina © 2016 Kim Killion, The Killion Group
“Babelcube Books” e “Babelcube” sono marchi registrati Babelcube Inc.
Sommario
Titolo Pagina
Copyright Pagina
La signora di Lucky (Le cronache dei Caversham, libro 4)
CAPITOLO PRIMO
CAPITOLO SECONDO
CAPITOLO TERZO
CAPITOLO QUARTO
CAPITOLO QUINTO
CAPITOLO SESTO
CAPITOLO SETTIMO
CAPITOLO OTTAVO
CAPITOLO NONO
CAPITOLO DECIMO
CAPITOLO UNDICESIMO
CAPITOLO DODICESIMO
CAPITOLO TREDICESIMO
CAPITOLO QUATTORDICESIMO
CAPITOLO QUINDICESIMO
CAPITOLO SEDICESIMO
CAPITOLO DICIASSETTESIMO
CAPITOLO DICIOTTESIMO
CAPITOLO DICIANNOVESIMO
CAPITOLO VENTESIMO
CAPITOLO VENTUNESIMO
CAPITOLO VENTIDUESIMO
EPILOGO
Era un terreno pericoloso, si disse Mary-Michael quando le labbra di lui
scesero sulle sue in quello che era il primo bacio della sua vita. Erano a rischio le
sue emozioni; non le piaceva sentirsi così indifesa quando lui la toccava come
stava facendo ora... come se l'avesse cara, come se l'adorasse. E, soprattutto, non
voleva perdere la testa per quell'uomo.
Se doveva essere onesta con se stessa, aveva saputo dall'inizio che ci sarebbe
stata quella possibilità. Forse era per questo che aveva fatto del suo meglio per
tenerlo a distanza. Ora, con la benedizione di suo marito, era lì in quella stanza e
stava per fare l'amore con lui. Avrebbe infranto la sua promessa di fedeltà e
avrebbe pregato di restare incinta.
Non avrebbe dovuto trovare diletto nella miriade di sensazioni che le
provocava. Non avrebbe dovuto piacerle così tanto. Tutto ciò che quell'uomo
doveva fare era toccarla, tenerla stretta, sussurrarle parole dolci, e lei fremeva
tutta, si bagnava tra le gambe, il seno le faceva male e si spingeva nel suo
abbraccio. Di certo l'avrebbe considerata una donna poco seria.
Ma non importa cosa pensa lui, no, se concepirò un figlio.
“È passato molto tempo dall'ultima volta.” Mentì, sperando che fosse una
spiegazione abbastanza ragionevole per la sua riluttanza.
“Lo so.” Fece un passo verso di lei e, con la mano, le fece scivolare la spallina
della sottoveste giù dalla spalla. Si chinò a baciarle la pelle nuda, e quel solo gesto
fece stringere in modo perverso le sue parti di donna.
Le sue gambe tremanti riuscivano appena a farla restare in piedi, mentre egli
le sollevava la sottoveste sopra la testa e le denudava i seni. Si sentiva così
inadeguata che incrociò le braccia davanti a sé e si coprì il petto con le mani. Egli
fece scivolare le dita intorno alla banda che le reggeva i mutandoni. Trovato il
nastro, lo tirò e li fece cadere a terra.
Le prese le labbra in un altro bacio ancora e la sorprese sollevandola, nuda,
tra le braccia, come una piuma. I peli dei suoi avambracci le facevano il solletico
sulla parte posteriore delle cosce mentre la portava sul letto e la deponeva al
centro, senza mai staccare le labbra dalle sue. Le accarezzò i fianchi e salì più in
alto, senza toccarle il seno, come se capisse le sue paure, l'ultimo filo di esitazione
a cui si aggrappava. Tirandosi indietro, cominciò a spogliarsi, camminando intorno
alla stanza per spegnere due delle tre lanterne e per chiudere la porta con il
catenaccio.
Mary-Michael tirò le coperte sul letto e lo guardò denudarsi. Il suo corpo era
muscoloso e si muoveva con grazia e fluidità, per uno così alto e poderoso. Aveva
la schiena più scura del sedere rotondo, e questo le diceva che di certo andava in
giro a torso nudo molto di frequente. Una parte di lei voleva toccare le fossette
che aveva sopra le natiche, e far passare le mani su tutte le sue curve sode e sui
muscoli tesi.
L'aria le si bloccò in petto: non riusciva più a respirare. Dio, quanto era bello.
Desiderarlo le avrebbe di certo spezzato il cuore. Doveva smettere di fare quei
pensieri primitivi, di loro due insieme, che si accoppiavano e soddisfacevano i
bisogni l'uno dell'altra; farlo era di certo peccato.
LA SIGNORA DI LUCKY
Questo libro è un'opera di fantasia e i nomi, i personaggi, i luoghi e gli
avvenimenti sono il prodotto dell'immaginazione dell'autrice, oppure vengono
usati in modo fittizio e non dovrebbero essere considerati reali. Ogni riferimento a
persone od organizzazioni esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente
casuale.
Copyright © 2015, Sandy Raven
––––––––
Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo libro può essere usata o riprodotta
in qualsiasi maniera, senza il permesso scritto dell'autrice, tranne nel caso di brevi
citazioni in articoli di critica o recensioni.
Editing originale: Gail Shelton
Traduzione di F.Rossi
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Copertina di The Killion Group, Inc.
www.thekilliongroupinc.com
Formattazione di Natalie Somersall, Clear Skies Author Services
www.clearskiesauthorservices.com
Caro Lettore,
La signora di Lucky è il quarto libro della mia serie “Le cronache dei
Caversham” e spero che ti piacerà la storia di Lucky e Mary-Michael.
Mi sono innamorata dei velieri crescendo sulla costa del golfo del Texas. Sono
stata così fortunata da assistere al restauro di uno di essi per alcuni anni, mentre
lavoravo nell'edificio accanto. E quasi dal momento in cui ho imparato a
camminare, ricordo di aver amato il tè caldo, anche in estate. Crescendo, sono
diventata una lettrice vorace e ho scoperto questo breve periodo di tempo, a
metà del 1800, quando si facevano le gare per il tè, con i velieri, sulla tratta dalla
Cina a Londra, prima che fosse costruito il Canale di Suez e le navi a vapore
rendessero obsolete le vele. Mi sono innamorata di quelle storie e delle stampe
dei quadri famosi che raffiguravano i clipper per il trasporto del tè a vele spiegate,
che correvano verso Londra con le stive cariche dei migliori prodotti che potesse
offrire la Cina quell'anno. Ho sempre saputo di essere una scrittrice, anche
quando mi hanno forzato a fare l'esame di algebra, ed era inevitabile che scrivessi
una storia sui clipper del tè.
L'amore di Sarah e La signora di Lucky sono le due storie di velieri che ho
sentito di dover scrivere. Sono due libri perché non potevo far entrare tutta la
storia dei miei due eroi in uno solo. Le innovazioni fatte in quegli anni al disegno
dello scafo dei clipper sono avvenute quasi in un batter d'occhio, se parliamo di
storia. L'eroina di questo libro, Mary-Michael, è ispirata a una donna della Nova
Scotia, Albenia Boole. Grazie a suo padre, che riconobbe per tempo il suo talento,
ebbe una buona educazione, cosa non comune per una donna di quei tempi. Suo
padre trasferì la sua piccola azienda di costruzioni navali a New York City, dove lei
progettava e disegnava navi “bene come un uomo”. Sposò Donald McKay, un
uomo che proveniva dall'altra parte del fiume in Nova Scotia, anche lui di una
famiglia di costruttori navali. Vissero in una piccola casa sulla East Broadway a
New York City. Lì, lei divenne il mentore e l'insegnante di Donald. Albenia aveva
cinque anni meno di Donald, ma di sera gli insegnava i princìpi matematici
necessari per poter competere nel mercato della costruzione di navi postali, dove
la competizione era forte e ogni proprietario di navi voleva la più veloce, che
portasse i maggiori profitti nei mercati più redditizi. La velocità era data dal
progetto della nave.
Comunque... visti i vincoli di tempo della storia, che comincia in “La sposa di
Caversham”, i tempi sono sbagliati di dieci o dodici anni perché potesse essere
una corsa ufficiale. Quando ho iniziato quel primo libro, non sapevo neanche che
Ian esistesse, e Lia non avrebbe permesso a suo fratello di comandare una nave;
credo desiderasse che diventasse un dottore o un avvocato. Quindi, la mia
ambientazione fittizia di queste corse storiche è ricreata in entrambi i libri, dove
Lucky e Ian fanno una gara verso casa. In uno dei due libri, da qualche parte, c'è
indicato che il numero delle navi che partecipavano alla corsa aumentava di anno
in anno e, nel mio mondo fittizio, rapidamente tutto diventa ufficiale e si comincia
a scriverne sui giornali, facendola quindi entrare nella storia. Giusto?
Questo è il libro di Lucky. Mi sono divertita molto a fare tutte le ricerche che
sono servite e ho amato i personaggi che si sono sviluppati mentre scrivevo. Qui,
Lucky s'innamora di una giovane donna incredibilmente intelligente, che è un
architetto navale e progetta navi per il suo anziano marito, proprietario di un
cantiere navale in cui vengono costruiti i famosi clipper di Baltimora. Mary
Michael Watkins è una giovane donna che vuole disperatamente concepire un
figlio prima che suo marito muoia e anch'egli vuole che lei lo faccia, perché un
bambino è l'unica cosa che non potrebbe mai darle. L'uomo arriva addirittura ad
aiutarla a scegliere Lucky come candidato perfetto per generare il bimbo e ad
agevolare i loro incontri. Sapendo che il tempo sta per finire e accorgendosi che
c'è molto di più in ballo di una normale attrazione per il capitano, Mary Michael
accetta le proposte provocanti di Lucky sapendo che, una volta terminato di fare
affari con il cantiere, la lascerà. Si augura però che lo faccia con un bambino da
crescere, un figlio o una figlia che erediteranno l'azienda e la fortuna di suo
marito.
Quello che non si aspetta è d'innamorarsi di quell'uomo, per cui la famiglia, la
lealtà e l'amore significano tutto.
Una nota veloce: esistono ancora leggi in diversi stati, per cui l'adulterio è
illegale. Nel momento in cui sto scrivendo questo testo, in Maryland, la multa per
questo reato minore è di $10.
Mi piacerebbe sentire la vostra opinione! Se avete qualche domanda o
commento, sono online su
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Twitter - @SandyRaven
Con i miei migliori saluti,
Sandy Raven
RINGRAZIAMENTI
Alle Beta: Rosetta Boydston, Mary Mallini, Melinda Hicks, Janet Firestone:
grazie per il vostro preziosissimo aiuto, lo apprezzo più di quanto possiate mai
sapere.
Karen Nash e Adam Purser, vi sono grata di cuore per esservi accertati che
avessi azzeccato la ‘roba delle navi’.
Michael Wilson, grazie per esserti preso cura di me consigliandomi sugli
aspetti legali.
Alle mie figlie: vi amo entrambe, moltissimo.
Curtis, sei il mio cuore.
CAPITOLO PRIMO
Baia di Curtis, Maryland, fine giugno 1836
Lucky Gualtiero avanzò a grandi passi attraverso il cantiere navale Watkins,
pieno di persone, e vide cento o più uomini e ragazzi lasciare le loro postazioni di
lavoro alla fine della giornata. Sapeva, dalla posizione del sole, che erano quasi le
sei e trenta e si rese conto che forse avrebbe dovuto aspettare fino alla mattina
successiva per incontrare il proprietario. Si batté il libro in folio di pelle contro la
coscia, impaziente di presentarsi e di parlare con l'architetto ufficiale di quel
cantiere, M. Michael Watkins. Nel suo folio c'erano le specifiche e i disegni fatti
dal suo socio, Ian Ross-Mackeever, erede del primo conte Mackeever, e alcuni
appunti che Lucky stesso aveva preso nelle ultime settimane visitando altri
cantieri, oltre alla lettera della loro banca di Londra con la garanzia dell'ipoteca
per i due nuovi clipper.
Quella era l'ultima delle tappe nei tre cantieri nordamericani, e il costruttore
preferito da Ian, dato che suo padre aveva lavorato per il signor Watkins finché
era morto, dodici anni prima. Lucky si fece strada attraverso il bacino di
carenaggio, in cerca degli uffici, e intanto esaminò i diversi vascelli in costruzione,
tutti in differenti fasi di completamento. Uno sembrava quasi terminato ed era in
acqua accanto alla banchina, un altro era solo uno scafo su blocchi, ancora nelle
prime fasi dell'assemblaggio degli interni. Altri erano in varie condizioni
intermedie.
Per Lucky guardare il processo era illuminante, perché poteva riconoscere la
qualità della lavorazione nei vari stadi della costruzione. Finora sembrava che gli
scafi di Watkins fossero eccellenti, da quanto poteva vedere. La nave in acqua
aveva tre solidi alberi e una di quelle sui blocchi più vicina a lui aspettava di essere
rivestita di rame per evitare che i mitili e l'acqua salata danneggiassero il legno.
Sembrava che per gli scafi usassero solo solido cipresso. Su quello che era nel
bacino di carenaggio stava per essere montato il timone; sarebbe stato
interessante vederlo, se fosse stato ancora lì quando l'avrebbero fatto. Il dritto
interno e quello di poppa erano già stati applicati e il timone, con la tipica forma a
calcio di fucile, era posto su blocchi a terra in attesa dell'apparato dei cardini a cui
essere collegato. Una volta fatto questo, l'intera unità sarebbe stata sollevata al
proprio posto.
Si voltò e continuò a camminare verso quelli che pensava fossero gli uffici, in
un edificio di mattoni a due piani. Quando si avvicinò alla porta fu fermato da un
ragazzo.
“Posso aiutarvi?”
Lucky si voltò a guardare la cosa più sorprendente che avesse mai visto in vita
sua: una giovane donna in abiti da lavoro, in un cantiere, con la voce e la dizione
di una persona istruita.
Lo shock momentaneo svanì e incrociò lo sguardo marrone-dorato di lei. Con
capelli lisci castano ramati di lunghezza indeterminata, legati dietro e raccolti in
una rete, le delicate sopracciglia dello stesso colore inarcate su un'espressione
eloquente e curiosa, una spruzzata di lentiggini sulle guance, sopra il ponte del
naso e su fino alla fronte, era alta quasi fino al suo mento e indossava calzoni
grigio antracite e una leggera giacca grigia a maniche corte che le arrivava ai
fianchi. Sotto la giacca aveva una camicetta bianca abbottonata fino al mento per
proteggere il suo decoro. Aveva un bel viso, anche se i suoi occhi sembravano
stanchi e il suo sorriso quasi forzato.
“Posso aiutarvi?” Ora sembrava disturbata dal fatto che la sua risposta
tardava ad arrivare e faceva dondolare il cappello di paglia dalla tesa larga
tenendolo dai lacci.
Scosse la testa per schiarirsi i pensieri: “Sto cercando il signor Spenser
Watkins o il signor M. Michael Watkins.”
“Io sono Mary-Michael Watkins e mio marito, il signor Spenser Watkins, è
andato via, per oggi.” Giocherellò con il taccuino e la matita e poi con il cappello e
la giacca, aspettando una sua risposta.
Dannazione. La prima giovane donna intrigante che incontrava da così tanto
tempo ed era sposata. Sembrava essere sfortunato, negli ultimi tempi. La signora
Watkins aveva un aspetto interessante; no, attraente, molto. Non solo, anche...
diversa. Il libertino dentro di lui voleva sapere quanto fosse sposata; forse, se
avesse giocato bene le sue carte, avrebbe potuto... Dio, odiava quando lo
dicevano i suoi amici, ma forse avrebbe potuto essere fortunato.
Fece quello che sperava fosse il suo miglior sorriso: “Mi chiamo Lucky
Gualtiero, capitano del Vendicatore, al momento all'àncora nel vostro porto.”
I suoi occhi si spalancarono, poi altrettanto velocemente li strinse come se
stesse esaminando un insetto sotto una lente d'ingrandimento e lo volesse
trafiggere con lo sguardo. Lo fece sentire a disagio. “Il mio socio ed io abbiamo
fondato la Empire Tea Importers e capitaniamo due clipper da centoventi metri...”
“...che hanno vinto l'Ann McKim nella Transatlantic Challenge, la scorsa
estate” finì lei.
“Sì, esatto.” A Lucky non piaceva vantarsi, ma in quell'occasione era
orgoglioso di ciò che erano riusciti a fare lui e Ian. Avevano vinto quello che si
dava a intendere fosse il clipper più veloce del momento sull'oceano, una nave
che era stata costruita proprio lì, in quel cantiere. “Il mio socio ed io stiamo
cercando di espandere la nostra compagnia d'importazione del tè, aggiungendo
due o più navi alla nostra flotta. Cerchiamo del lavoro personalizzato e il vostro
cantiere ci è stato caldamente consigliato.”
Le sopracciglia di lei si sollevarono e gli fece un sorriso storto: “Oh? Da chi?
McKim?”
“No, dal mio socio, Ian Ross-Mackeever.”
“Conosce il nostro lavoro?
“Sì.” La vide sforzarsi di riconoscere il nome; strinse le labbra e gli occhi, in
apparenza assorta a cercare tra i ricordi. “Ian Ross. Perché questo nome mi
sembra familiare? Forse ha fatto fare dei lavori qui?”
“No. Suo padre lavorava per... vostro marito.”
“Giusto.” Il suo viso espresse il riconoscimento e sorrise: “Ian è il figlio di
Hamish. No, Hamish Ross lavorava con mio marito. Erano soci. Il signor Watkins
parla ancora spesso del suo caro amico.”
Lucky seguì la signora Watkins nell'ufficio. Lei gli tenne aperta la porta e lui
entrò, aspettando che gli occhi si abituassero alla luce soffusa dell'ingresso. Fece
una pausa subito dentro e l'aspettò, poi si rese conto.
Dove era andata a finire la sua educazione? Lei gli aveva tenuto aperta la
porta e da bravo agnellino obbediente lui l'aveva seguita. Non poteva avere più di
ventuno o ventidue anni ed era sposata con Spenser Watkins? Da Ian aveva avuto
l'impressione che lui fosse in là con gli anni; ciò che era ancora più sconcertante
della differenza d'età era il fatto che lei fosse così... così... a suo agio nella sua
posizione, anche con quegli abiti scandalosi. Non era sconvolta o nervosa come
sarebbe stata una giovane donna in Inghilterra per aver incontrato un gentiluomo
da sola; sola e vestita in modo strano.
Oh, non era mancanza di riserbo, perché era coperta dalla testa ai piedi
anche in quel caldo soffocante. Era sicuro che i calzoni ampi, la giacca leggera e i
lunghi stivali di pelle fossero adatti per lavorare in un cantiere. Quel grosso
cappello di paglia le riparava in modo eccellente il viso dal sole; anche se non era
bianca come il latte come le giovani donne a casa, aveva il rossore sano di chi ama
stare all'aria aperta, proprio come le sue sorelle.
Lucky apprezzò il dondolio del suo fondoschiena mentre la seguiva su per le
scale, poi attraversò uno stretto corridoio arrivando in una vasta anticamera con
una serie di porte spalancate, e lei gli fece cenno di entrare in una di esse. Si
chiese quale fosse la sua posizione nell'azienda, quando incontrò lo sguardo di un
gentiluomo che stava a un tavolo da disegno e lo salutò con un semplice cenno
del capo. L'uomo stava copiando il disegno architettonico che aveva disteso
davanti, e c'erano altri due impiegati con le maniche arrotolate che lavoravano in
altri uffici, anche questi con le porte aperte sull'anticamera principale. Questo, ne
era certo, era per aiutare la circolazione dell'aria: l'estate a Baltimora era una
stagione davvero calda e afosa.
La signora Watkins gli fece strada attraverso una porta aperta, sul cui
pannello in vetro satinato c'era scritto in lettere nere “Spenser Watkins”.
Entrando nella stanza lasciò la porta spalancata. Gli occhi di Lucky seguirono la
sua forma avvolta nei calzoni mentre si muoveva fin dietro la scrivania. Si slacciò e
tolse la giacca, denudandosi le braccia e rivelando la blusa senza maniche, bianca
e dal collo alto, che aveva sotto. La bocca di Lucky diventò all'improvviso arida
come il deserto dell'Africa. Non aveva solo un viso attraente, ma era flessuosa,
aggraziata e, secondo lui, aveva un corpo perfetto. Perché lavorava in un cantiere
navale, nel nome del cielo? E gli uomini nell'anticamera si comportavano come se
la sua presenza fosse normale.
“Per favore, sedetevi.” Fece un cenno verso una sedia e mise il cappello
sull'attaccapanni insieme alla giacca, poi prese posto anche lei dietro la grossa
scrivania maschile. Iniziò a frugare nei cassetti alla ricerca di qualcosa e tirò fuori
un foglio di carta bianca e una matita appuntita.
Lucky non sapeva come dire quello che voleva e invece chiese: “Vostro marito
sarà in ufficio domani?”
Se non avesse fatto attenzione non si sarebbe accorto del cambiamento nella
sua espressione; era stato appena accennato, ma l'aveva di certo visto: era
passata da calda e amichevole a efficiente e riservata.
“Sì,” rispose lei, “non tollera bene il calore della giornata, alla sua età, così
lavora di mattina e torna a casa intorno a mezzogiorno. Se preferite parlare con
lui, di solito è qui verso le sette. Tendiamo a fare il lavoro d'ufficio di mattina
presto, quando è più fresco. Nel pomeriggio mi trovate di solito al cantiere, dove
la brezza della baia rende più sopportabile stare all'esterno.”
Lucky annuì. Cosa gli era preso? Solo un minuto prima era stato fiducioso
nelle sue capacità di portarla a letto, e ora... Si schiarì la voce, nervoso che le sue
parole potessero offenderla; non aveva mai incontrato una donna, tantomeno
della sua età, in una tale posizione di leadership in un settore dominato dagli
uomini come quello. “Signora Watkins, sarò franco, non ho mai fatto affari di
questa grandezza con una donna.”
“Non molti uomini l'hanno fatto” disse lei mettendo da parte la matita e
sollevando verso di lui lo sguardo stanco. Doveva aver riconosciuto la sua
esitazione. “E non siete il primo ad avere questa reazione, ma vi assicuro che sono
piuttosto competente in ciò che faccio.” Indicò le finestre sul muro accanto a loro.
“Ciascuna di quelle navi lì fuori è stata progettata da me e costruita dagli uomini
che lavorano per il cantiere di mio marito. Al momento ci sono ventotto vascelli di
mia progettazione che navigano per il mondo. Forse sono giovane, ma sono più
aggiornata nelle arti meccaniche applicate all'architettura navale e nell'ingegneria
dei materiali composti rispetto alla maggior parte degli uomini che progettano
clipper al giorno d'oggi. Se volete delle referenze posso darvi i nomi delle navi e
dei loro proprietari, alcuni dei quali ancora non sanno che è stata una donna a
progettarle.” Lo guardò dritto negli occhi e disse: “Ma conoscete la più famosa
delle mie realizzazioni piuttosto bene, no, capitano? Un giorno dovrete dirmi
come ci siete riuscito, come avete battuto il capitano McKim.”
Lucky si accorse di fissarla a bocca aperta, non essendo abituato a quel tipo di
discorsi provenienti da una donna. Non voleva essere scortese, ma anche lei
doveva ammettere che quella situazione era piuttosto inusuale.
Lei sollevò di nuovo la matita e se la rigirò tra le mani. “Ora, cos'è che state
cercando, capitano? Avete parlato di lavoro personalizzato.”
“Sì.” Lucky si schiarì la voce e notò una scintilla d'interesse accendersi nella
sua espressione. “Il mio socio e io vorremmo costruire nuove navi. Due.”
Lei sorrise: “È la mia specialità. Se ciò allontana i vostri dubbi, tutti gli affari
collegati al trasferimento di fondi e alla firma dei contratti saranno gestiti da mio
marito, dal consigliere legale della ditta e dal nostro contabile, qui alla Watkins
Shipbuilding.”
“Bene” rispose lui, sollevato che non si fosse offesa per la sua frase.
Lei rispose in modo molto professionale: “Vorrei sapere cosa vi serve. Cosa
volete in una nave? Che dimensione, tipo, numero di alberi, capacità di stivaggio,
armamenti, cabine, tipologia di costruzione? Realizzerò il progetto in funzione
delle vostre necessità e desideri.” Sorpreso nel sentirla parlare, Lucky non la
interruppe, dato che era impaziente di sentire cosa avesse da dire.
La signora Watkins si appoggiò sicura di sé allo schienale della sedia di suo
marito, troppo grande per lei, posando i gomiti sui braccioli, il che fece tirare la
stoffa della camicia sul suo petto esile. “Qui alla Watkins costruiamo scafi di solido
legno di quercia, cedro o cipresso, tutti di queste parti; poi foderiamo lo scafo con
una lega cinquanta-cinquanta di rame e zinco per ridurre la velocità di erosione,
con sopra uno strato di catrame di un quarto di pollice. La copertura arriva a
ventiquattro pollici sopra la linea di galleggiamento a pieno carico a poppa e a
centro scafo, e fino a trentasei pollici a prua. Tutti i tronchi sono fresati e
stagionati qui sul posto. Abbiamo i nostri taglialegna, fabbri, installatori e bottai.”
La bocca gli si seccò e non riuscì a distogliere lo sguardo dal suo viso mentre
parlava. Quell'affascinante donna stava discutendo con lui di costruzione di navi.
A casa, discorsi di quel genere erano riservati alle compagnie maschili. Com'era
possibile che avesse ricevuto l'educazione necessaria per fare una cosa riservata
solo agli uomini più intelligenti al mondo? Ancora esterrefatto, scosse la testa:
“Devo ammettere di essere rimasto spiazzato dalle vostre domande. Non mi ero
preparato a discutere tali cose con una... una donna e...” Si sentì un po' in
imbarazzo: “Non è mia intenzione offendervi.”
Lei gli sorrise di nuovo, con un sorriso vero e pieno. Aveva denti bianchi, quasi
tutti dritti e due fossette adorabili. Era davvero incantevole e vivace, e non aveva
il colorito bianco come il latte o il viso rosso dal trucco. Quella giovane donna
irradiava bellezza dall'interno e lo faceva emozionare moltissimo, anche se era
sposata. “Nessuna offesa, ve lo assicuro. Se vi può far sentire meglio posso far
venire il mio disegnatore, il signor Andrew Nawton, a prendere appunti con noi.”
“No” cominciò. Poi si schiarì la voce, ancora un po' nervoso, guardando fuori
della porta aperta il tavolo da disegno: “Va bene così.” Lucky prese il foglio delle
specifiche da dentro la cartella e lo diede alla signora Watkins. “La metà
superiore,” fece un cenno alla prima parte del foglio, “sono i nostri requisiti,
mentre questa sezione,” e indicò sotto, “è una specie di lista dei desideri. Se
possibile, vorremmo anche questi.” Spinse le pagine sulla scrivania verso di lei.
La signora Watkins le esaminò e cominciò a prendere nota. “Possiamo fare gli
alberi in un pezzo unico, ma consiglio di farli composti, soprattutto il maestro e
quello di trinchetto, se non altro per la dimensione.” Lo guardò dal basso in alto
con luminosi occhi marrone dorato e la lingua di lui si attaccò al palato
impedendogli di rispondere. Doveva superare quell'attrazione che aveva nei suoi
confronti, soprattutto se dovevano fare affari insieme. Non voleva offendere il
marito della donna. “Ma ne possiamo discutere più avanti” aggiunse sorridendo
lei, prima di concentrarsi di nuovo sul foglio davanti a sé. Continuò a scribacchiare
appunti, poi lo guardò di nuovo. “Centottantacinque piedi sono molti” commentò.
“A seconda di come sono disposte le assi, può sembrare troppo lunga o
visivamente sbilanciata. Qual è il vostro carico?”
“Tè,” rispose lui, “e forse altri prodotti, un giorno.”
“Carico umano?” I loro occhi s'incontrarono e lui capì cosa volesse dire.
“Mai.” Cercò di non sembrare troppo moralista; sapeva che la schiavitù era
una pratica accettata negli Stati Uniti. Anche se non era d'accordo, non voleva
offendere il potenziale costruttore delle sue navi.
Lei rilasciò il respiro che stava trattenendo a forza e rilassò le spalle, il che
disse a Lucky esattamente quale fosse la sua posizione sull'argomento. E, grazie al
cielo, la loro opinione era la stessa.
“Bene. Non credo che la mia coscienza mi permetterebbe di costruire navi
destinate alla tratta degli schiavi” rispose, poi continuò a fargli domande e a
prendere appunti: “Che tempi di consegna richiedete? Tra poco avremo un posto
aperto per una nuova costruzione, ma solo uno, per ora, dato che la Carolina
verrà messa in acqua tra poco. L'Ajax è quella quasi completata al molo; il suo
proprietario dovrebbe venire i primi del mese per prenderne possesso. Al
momento, le costruzioni durano dai dieci ai dodici mesi e non credo che si
velocizzeranno, perché il cantiere è a pieno regime.”
Lucky non poté fare altro che annuire, ancora un po' spiazzato dall'intero
discorso. Continuarono la loro discussione sulle specifiche e sugli elementi
necessari, chiudendo con la richiesta della signora Watkins di alcuni giorni per
realizzare un bozzetto di suo gradimento. Lucky, di nuovo, non poté far altro che
essere d'accordo; era esterrefatto e affascinato da quella ragazza così intelligente.
“Vi prego di tornare domani mattina, diciamo intorno alle otto. Mi assicurerò
che il signor Watkins sia qui. Sono certa che sarà molto felice di sapere come sta il
figlio di Hamish.” Allontanò la sedia dietro di lei e si alzò in piedi. Quando gli porse
la mano destra senza guanto, per fargliela stringere, Lucky la fissò per un attimo.
A casa, le giovani donne non erano mai così dirette da offrire la propria mano a un
gentiluomo che non conoscevano, tantomeno nuda. Sembrava di essere entrati in
una terra strana, con abitudini e cortesie diverse. Ma invece che offenderla, dato
che avrebbe dovuto progettare i loro nuovi clipper per il tè, tese la mano e gliela
prese, tenendola con delicatezza tra il pollice e le altre dita.
Il calore delle mani della ragazza si propagò lungo il suo braccio e lo turbò. Il
suo corpo reagì in modo inaspettato. Era stato con molte donne in modo intimo,
ma quella era una sensazione che superava qualsiasi cosa avesse mai conosciuto o
sentito. Un caldo fremito lo attraversò, fermandosi alla fine nell'addome.
Prima d'incontrare la signora Watkins, le donne con cui aveva avuto relazioni
non lo avevano mai interessato abbastanza da andare oltre un gioco tra le
lenzuola veloce e soddisfacente per entrambi. Non aveva mai avuto un'amante, a
causa del lavoro che faceva, anche se tutti sapevano che visitava solo i locali
migliori con le cortigiane più esperte che i suoi contatti potessero permettergli.
Non aveva mai desiderato con tanto ardore una donna appena incontrata.
Guardò dall'alto in basso le piccole mani che aveva tra le sue, il che era molto
più semplice che fissarla nel fondo degli occhi color ambra o concentrarsi sulle sue
sensuali labbra rosa. La desiderò come non aveva mai fatto con nessun'altra.
Ritrovò le parole e la ringraziò per il suo tempo, promettendole di tornare la
mattina dopo. Sentendo la stanza stringersi intorno a loro, si rese conto di essersi
del tutto scordato della presenza di un altro uomo nell'anticamera e di almeno
altri due negli uffici lì vicino: lei gli aveva fatto dimenticare il mondo fuori dalla
stanza, tanto che avrebbe potuto chinarsi e baciare la moglie di un altro. E mentre
aveva goduto dei favori di più di un paio di donne sposate e disponibili, durante
gli anni, aveva sempre voluto sapere in anticipo quale fosse la loro relazione con il
marito; l'ultima cosa che voleva era uno sposo malato d'amore che gli corresse
dietro.
Quando si trattava di flirtare con donne sposate, l'altra regola che aveva era
di non farlo mai con le mogli degli amici. Sperava ardentemente che Watkins non
fosse un tipo piacevole, perché lui doveva proprio trattenersi quando era
coinvolta la signora Watkins—Mary Watkins. Desiderava quella bellezza dai
capelli rossi nel peggiore dei modi. Proprio allora, sentiva il bisogno di una
nuotata nell'acqua gelida; dato che lì nei paraggi era difficile trovare acqua
abbastanza fredda per reprimere il suo ardore crescente, forse sarebbero dovuti
bastare un confessionale e una penitenza.
Uscito dall'edificio, camminò rapido verso la città, in cerca di una chiesa.
# # #
Mary-Michael chiuse la porta dell'ufficio di suo marito e si fece cadere sulla
poltrona di pelle imbottita. I suoi nervi ancora tremavano per il tocco di
quell'uomo. Come aveva fatto a comportarsi in modo professionale e calmo
quando non avrebbe voluto fare altro che sciogliersi in una pozzanghera di fango
ai suoi piedi? Pensandoci, decise che il suo portamento, il modo in cui parlava,
vestiva e camminava contribuivano all'aria di sicurezza di sé che l'aveva intrigata e
fatta eccitare. E tutti insieme lo rendevano così... accattivante.
E poi l'aveva toccata. Sì, lei gli aveva porto la mano, quindi in teoria era lei che
lo aveva incoraggiato, ma oh, cielo! Mary-Michael sorrise nella stanza vuota. Era
ardito!
A un certo punto aveva pensato che forse avrebbe perso interesse, come era
accaduto in molte occasioni, in passato, quando un potenziale cliente aveva
scoperto che M. Michael Watkins non era un maschio, quindi aveva elencato in
fretta le sue credenziali e le aree di studio su cui si era concentrata quando aveva
imparato il lavoro, per non perdere la potenziale vendita. Sapeva che il signor
Watkins ne sarebbe stato orgoglioso.
Appoggiando la testa sulle braccia incrociate sulla scrivania, emise un
profondo sospiro tremante. Che Dio l'aiutasse, non andava bene. Come si
chiamava, di nuovo, quell'amico di Ian Ross? Aveva un accento britannico, ma il
cognome non era inglese. Era spagnolo o italiano? Forse portoghese? Sospirò
ricordando il suo aspetto. Era esotico, con la carnagione olivastra e la testa piena
di capelli scompigliati e ondulati. La sua forte mascella squadrata e il mento erano
punteggiati da una barba corta, come se non si fosse rasato di recente. Invece di
farlo sembrare sciatto e disgustoso, aveva avuto su di lei l'effetto opposto.
Sembrava un bel libertino, con la sua camicia bianca di sartoria, i calzoni attillati
marrone chiaro e gli stivali alti di pelle nera lucidati quasi a specchio, al contrario
degli scarponi da lavoro marroni, tutti segnati, che indossava lei.
Si alzò in piedi e fissò fuori dalle finestre aperte il cantiere in piena attività,
ricordandosi le labbra piene che avevano più di una volta catturato il suo sguardo.
Mary-Michael si era dovuta sforzare di non indugiare su quell'immagine, perché
se lui se ne fosse accorto l'avrebbe considerata una donna di bassa moralità. Quel
lavoro era già abbastanza duro per un uomo e l'unica credibilità che aveva, lo
riconosceva appieno, era dovuta al suo matrimonio con uno dei migliori
costruttori di navi della costa est. Si rendeva conto che le era rimasto solo poco
tempo per sistemarsi prima che lui morisse e lei rimanesse da sola, ed era per
questo che non avrebbe mai potuto permettere che venisse messa in dubbio la
sua reputazione. Mai. Non se intendeva continuare a dirigere la Watkins
Shipbuilding dopo la morte del signor Watkins.
Anche se non ricordava come si chiamasse, di certo aveva bene in mente il
suo aspetto e l'unica volta che aveva davvero sorriso aveva visto di sfuggita i suoi
incisivi bianchi e regolari sopra, e appena storti sotto, in modo accattivante;
quell'imperfezione minuscola non toglieva niente all'aspetto dell'esemplare di
uomo più perfetto che avesse visto in vita sua. Oh, e i suoi occhi... di certo i suoi
occhi marrone scuro potevano vederle nell'anima ed erano stati testimoni del
conflitto di emozioni che la sua presenza aveva creato dentro di lei; cosa che non
era mai accaduta prima del suo arrivo. Quell'uomo era snervante e bellissimo.
Non riusciva a pensare a nessun'altra parola per descriverlo, oltre che quelle.
All'improvviso, le ritornò in mente il progetto che suo marito le aveva
accennato qualche giorno prima. Mary-Michael ora doveva riconciliare la moralità
con la realtà. Era una donna sposata con un marito che non poteva darle ciò che
lei voleva in modo così disperato, perché non era quello il loro tipo di matrimonio.
E lei non voleva tentare di nuovo con l'adozione, soprattutto dopo aver tanto
sofferto quando si era vista togliere quelli che erano quasi suo figlio e sua figlia, in
lacrime, a braccia tese. Ancora oggi ne piangeva; almeno non lo faceva più così
tante volte al giorno e nemmeno tutti i giorni, ma bastava pensare a loro e le
lacrime le si affacciavano sul viso.
Si sforzò di pensare a qualcosa di più piacevole e le si presentò alla mente
l'immagine dell'attraente e vigoroso capitano. E lei rifletté su ciò che suo marito le
aveva proposto, di recente, per aiutarla a realizzare l'unico sogno che le restava
prima della sua morte. Se avesse dato alla luce un figlio, lei e suo marito
avrebbero avuto un erede per il cantiere.
Ma prima doveva concepirlo.
Sconvolta da tutte quelle emozioni e incapace di pensare con chiarezza al
lavoro, Mary-Michael si alzò e prese la giacca, pronta a dichiarare conclusa quella
lunga giornata. Uscendo dall'ufficio augurò la buonanotte ad Andrew,
chiedendogli di chiudere tutto, quando fosse uscito. S'incamminò per il lungo
corridoio con i muri coperti dai disegni incorniciati dei principali vascelli costruiti
dal cantiere del marito nei suoi trent'anni di attività. Per quel cliente voleva
qualcosa al livello della Olympia o della Sirena: un vascello agile e veloce, che
potesse rompere le onde e volare con il vento.
Facendosi strada nella stalla del cantiere, vide il suo cocchiere indaffarato a
inchiodare un ferro allo zoccolo del cavallo e cambiò idea. “Victor, penso che
tornerò a casa a piedi stasera, un po' di esercizio mi farà bene.” Preferiva
prendersi del tempo per pensare a cosa avrebbe detto al marito del visitatore e di
ciò che voleva. Doveva anche placare quelle emozioni che la portavano sulla
cattiva strada, che di certo l'avrebbero messa nei guai se fossero state notate.
“Non è sicuro che una giovane donna come voi cammini in queste strade
vicino al porto.” Victor, il servo del signor Watkins da quando lei ancora non era
nata, iniziò con la sua solita ramanzina. “Non si sa mai quali guai siano in attesa
oltre l'angolo, oggigiorno.” Mise giù la zampa del cavallo e le guardò tutte e
quattro per controllare l'equilibrio. “Se mi date qualche minuto, posso legare la
vecchia ragazza al calesse in men che non si dica e portarvi a casa al sicuro.”
Mary-Michael si appoggiò a un palo e lo guardò tirare su di nuovo la zampa e
rimuovere il chiodo temporaneo che teneva fermo il ferro, prendere la lima dalla
tasca di dietro e ricominciare a grattare.
“Inoltre, non pensavo che ve ne andaste presto, oggi.”
“Non è presto, Victor, anzi, è quasi ora di cena. E poi lo sai che camminare mi
fa schiarire le idee dopo una giornata di lavoro. Abbiamo un nuovo potenziale
cliente e voglio pensare ad alcuni disegni in base agli appunti che ho preso
durante la riunione. Tornerà domattina per incontrare il signor Watkins.”
“Almeno prendete con voi uno dei ragazzi dell'equipaggio dell'olandese. Lo
sapete che il signor Watkins non vuole che andiate in giro da sola, con quel
poliziotto che vi importuna.”
Mary-Michael si avviò attraverso il cantiere verso la strada. “Non mi può fare
del male, Victor; posso seminarlo, se serve.” Continuando a camminare, alzò una
mano per salutarlo. “Ci vediamo a casa” disse.
Una volta oltrepassato il piazzale, erano solo otto corti isolati fino
all'abitazione che condivideva con il signor Watkins e con i loro domestici, Victor e
sua moglie Sally. Poteva fare quel tratto di corsa in meno di dieci minuti, ma una
tranquilla passeggiata attraverso le banchine non era male quanto molti
pensavano. Certo, lì c'era gente losca, furfanti ubriachi che passavano il tempo
per i vicoli accanto ai pub in attesa che le porte si aprissero, anche se gli agenti li
tenevano quasi tutti sotto controllo. Ma per la maggior parte, la gente di lì
lavorava duro e andava in chiesa. Avrebbe dovuto saperlo, era lì che era cresciuta.
Ora ogni giorno passava davanti al negozio di tessuti sopra il quale aveva vissuto
da bambina, prima che la febbre prendesse i suoi genitori, lasciando lei e suo
fratello George orfani. Era quella la sua casa. Non aveva mai lasciato Indian Point
in tutta la sua vita, tranne per visitare la fattoria del signor Watkins diverse volte
l'anno. La sua comunità non era male quanto Victor dava sempre a credere.
Le case su Washington Street non erano come quelle più avanti in città, con
molte stanze in più per gli ospiti; la maggior parte di quelle abitazioni modeste
appartenevano ad artigiani e alle loro famiglie e quindi erano piuttosto piccole.
Anche se quella che condivideva con il marito era una delle più grandi, non lo era
di molto. Il signor Watkins l'aveva ampliata quando la sua prima moglie Abigail era
rimasta incinta, quindi aveva quattro stanze da letto, mentre la maggior parte ne
aveva solo due o tre. Aveva anche trasformato uno dei due salotti al piano terra in
studio per sé, non molto dopo che la prima moglie era morta cercando di dare alla
luce il loro bambino. Mary-Michael aveva passato molte ore in quello studio a
leggere libri di testo dalla vasta raccolta del signor Watkins.
Attraversò il portico di fronte, godendo della leggerissima brezza serale che
arrivava lassù sulla collinetta che dava sulla baia e aprì la porta con una spinta.
“Sono a casa, Sally” chiamò attraversando il corridoio per andare a cercare il
signor Watkins nel suo studio. Gettò la giacca sul corrimano della balaustra e sentì
la donna risponderle dalla cucina. “Sono tornata a piedi, Victor arriverà presto.
Quando sono partita stava rimettendo un ferro a Buttercup, forse l'ha perso
quando ha portato il signor Watkins a casa a mezzogiorno.” Bussò piano alla porta
dell'ufficio del marito e scoprì di avere ragione: il vecchio uomo canuto era seduto
nella sua poltrona preferita nell'angolo, con in mano il giornale della sera,
profondamente addormentato.
I suoi occhi assonnati si aprirono e sorrise: “Ah, Mary, ragazza mia, un uomo
non potrebbe avere compagna migliore.”
“Sono anche vostra moglie, signor Watkins.” Si versò un bicchiere d'acqua e si
sedette di fronte a lui sul divano.
“Certo che lo siete.”
“Sì, signore.”
“Cosa sta preparando Sally per cena?” Il signor Watkins fece una gran scena
alzando il giornale e battendolo in aria per aprirlo.
“Non lo so, signore, ma ha un odore delizioso.”
“È sempre così, ragazza mia.” Il suo caro marito dal viso rugoso si portò la
pagina vicinissima agli occhi e cominciò a leggere con attenzione i titoli. “Quindi,
come vanno le cose in ufficio?”
“Sono diventate interessanti poco prima che partissi” disse Mary-Michael.
Il vecchio abbassò il giornale abbastanza da incontrare il suo sguardo. “Che è
successo?”
“È arrivato un ospite. Un inglese. Ha detto di essere il socio di un certo signor
Ian Ross, che una volta abitava a Indian Point.” Aspettò che riconoscesse il nome
e, quando sorrise, seppe che si era ricordato. “Ha detto che Ian ha ereditato il
titolo di suo nonno e ora è il conte di qualcosa. Il figlio del vostro vecchio amico è
un nobile e i due sono soci in una compagnia d'importazione di tè.”
Suo marito piegò il giornale e annuì. “È per questo che Hamish ha dovuto
mandare il suo unico figlio a vivere con quel vecchio...” s'interruppe e non
continuò con l'epiteto che voleva dare all'uomo, forse per non offenderla. “Cosa
voleva, questo visitatore? Ian era con lui?”
“No, signore, non c'era.” Mary-Michael moderò la sua eccitazione e continuò:
“Ha detto di ammirare i vascelli in costruzione che ha visto camminando per il
cantiere.”
Gli occhi grigi del marito danzarono di gioia. “Gli avete detto che sono tutti
vostri progetti?”
“Sì, anche se sapete che mi sento a disagio nel farlo. Abbiamo parlato solo
qualche minuto; ha sostenuto che lui e il suo socio stanno cercando di espandere i
loro affari e vorrebbero due nuovi clipper.” Quando gli occhi di suo marito si
spalancarono per l'interesse, continuò: “Gli servono navi che possano competere
nel commercio del tè. Al momento hanno un paio di clipper di ventun anni fa del
cantiere di Jorgensen, su ad Halifax.”
Il signor Watkins continuò ad annuire, riconoscendo i loro concorrenti, e lei
proseguì.
“Hanno scafi di centoventi piedi e li vorrebbero di centottanta o
centottantacinque; così posso aumentare la loro capacità di carico del sessanta o
ottanta per cento e farli arrivare a destinazione in minor tempo, ma non gliel'ho
detto.” Mary-Michael non poté evitare a un sorriso di distendersi sul suo volto.
“Perché no?”
Lei rifletté sulle sue parole: “Beh, come la maggior parte degli uomini non
sembrava a suo agio a discutere di lavoro con una donna. In effetti, credo che
farebbe affari più volentieri con voi. E poi, non volevo promettergli nessun
aumento di percentuale sul profitto finché non avessi saputo con esattezza ciò
che voleva come materiali, sistemazione e rifiniture.”
Suo marito ridacchiò: “Vi ho insegnato bene, cara.”
Sally entrò con una brocca d'acqua fresca, limone a fette e due bicchieri con
grossi pezzi di ghiaccio. Versò loro da bere e disse: “La cena sarà pronta tra
mezz'ora, miz Watkins.”
“Grazie, Sally.”
Suo marito bevve avido la bevanda ghiacciata, poi, tenendo in mano il
bicchiere, la fissò in modo strano. “Vorrei sapere se avete pensato a ciò che
abbiamo discusso l'altro giorno, signora Watkins.”
“Riguardo cosa?” chiese, anche se sapeva con precisione quale argomento
volesse rivedere.
“Riguardo il desiderio del vostro cuore.”
Mary-Michael sospirò e si voltò a fissare, fuori della finestra, le ombre degli
alberi che si allungavano sulle strade di mattoni. “Non sono sicura di poterlo
fare.”
“Se solo incontraste la persona giusta.” Sorseggiò di nuovo dal suo bicchiere.
“Dobbiamo trovarvi quest'uomo presto; non si può mai sapere, quando metto la
testa sul cuscino la sera, se la tirerò di nuovo su la mattina successiva. Se volete
che vostro figlio porti il mio nome, dovete fare presto qualcosa a riguardo,
ragazza.”
Di certo interpretò la lentezza di lei nel rispondere come bisogno di più
tempo per pensare all'argomento. Quello che il suo caro mentore e marito non
poteva sapere era che già aveva cominciato a prendere in considerazione il suo
piano durante la passeggiata verso casa. Per prima cosa si era chiesta se l'avesse
potuto fare in generale. E secondo, c'era quella inspiegabile attrazione che
provava nei confronti dell'inglese. Se era questo che Becky voleva dire
affermando che Mary-Michael se ne sarebbe accorta quando avrebbe incontrato
l'uomo giusto, allora di certo era quello. Era l'unica ragione per cui stava
prendendo in considerazione la possibilità.
Fine dell'estratto Kindle.
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