La Rete Natura 2000: uno strumento per la tutela della biodiversità

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Esame di "Pianificazione Territoriale e Urbanistica" (UNIMORE, A.A. 2007/2008)Introduzione sulle reti ecologiche, direttiva Habitat e direttiva Uccelli.Rete Natura 2000 in Italia, focus su Emilia Romagna e Modena.

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La Rete Natura 2000: uno strumento per la tutela della biodiversit

Universit degli Studi di Modena e Reggio Emilia Facolt di Ingegneria di Modena Corso di Laurea di Primo Livello in Ingegneria Ambientale

La Rete Natura 2000: uno strumento per la tutela della biodiversit

di Francesca VillaPianificazione Territoriale e Urbanistica Docente: Prof.ssa Giuliana Gentile Anno Accademico 2007/2008

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La Rete Natura 2000: uno strumento per la tutela della biodiversit

Foto in prima pagina: Veduta dell'Appennino Modenese, Riserva Naturale delle Salse di Nirano. Autore: F. Villa

Questa tesina stata stampata su Carta Ecologica ***, 100% riciclata, sbiancata senza cloro, certificata EcoLABEL.

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Io non so se sia vero quello che si legge nei libri, che in antichi tempi una scimmia che fosse partita da Roma saltando da un albero all'altro poteva arrivare in Spagna senza mai toccare terra. Ai tempi miei di luoghi cos fitti d'alberi c'era solo il golfo d'Ombrosa da un capo all'altro e la sua valle fin sulle creste dei monti; e per questo i nostri posti erano nominati dappertutto. Ora, gi non si riconoscono pi, queste contrade. S' cominciato quando vennero i Francesi, a tagliar boschi come se fossero prati che si falciano tutti gli anni e poi ricrescono. Non sono ricresciuti.

Da Il Barone Rampante, Italo Calvino

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Indice

Introduzione.......................................................................................................5 Prima Parte.........................................................................................................7 1.Europa: lo stato dell'ambiente...............................................................................9 2.Le reti ecologiche...............................................................................................10 2.1. Da cosa sono composte...............................................................................11 2.2. La biodiversit...........................................................................................12 3.La direttiva Habitat..........................................................................................13 4.La rete Natura 2000...........................................................................................15 4.1. Organizzazione della Rete............................................................................15 4.2. Regioni biogeografiche................................................................................16 4.3. ZPS, pSIC e ZSC........................................................................................16 4.3.1. ZPS Zona di Protezione Speciale.........................................................16 4.3.2. pSIC Sito di Importanza Comunitaria proposto.....................................17 4.3.3. ZSC Zona Speciale di Conservazione...................................................18 4.4. Valutazione d'Incidenza...............................................................................18 4.5. Il progetto europeo LIFE.............................................................................19 4.6. Natura 2000 Networking Programme............................................................20 Seconda Parte....................................................................................................21 5.Natura 2000 in Italia..........................................................................................23 5.1. Identificazione di ZPS e pSIC.......................................................................23 5.2. Identificazione degli habitat.........................................................................24 5.3. Le aree naturali protette.............................................................................25 5.4. La Rete Ecologica Nazionale.........................................................................26 6.La rete in Emilia Romagna..................................................................................27 6.1. Territorio: habitat e specie...........................................................................28 6.2. La provincia di Modena...............................................................................30 6.3. Un esempio di pianificazione........................................................................33 Bibliografia........................................................................................................35

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IntroduzioneLa storia dell'uomo, fin dai primi insediamenti, una storia di costante modificazione del territorio e dell'ambiente, inizialmente svoltasi nel rispetto di delicati equilibri poi stravolti dal mito dello sviluppo a tutti i costi. La civilt urbana europea, che ci appartiene geograficamente e culturalmente e per questo motivo pu essere presa ad esempio, altamente significativa da questo punto di vista. Se gli insediamenti greci, e successivamente quelli romani, erano caratterizzati da una stabilit dovuta all'equilibrio tra la citt e il territorio circostante, che le forniva le risorse fondamentali di cui essa aveva bisogno, questo bilanciamento si manteneva evidente anche con l'evoluzione verso i comuni medioevali. Questi costituivano piccoli centri polifunzionali, punto di riferimento e governo del territorio, ma il loro sviluppo era commisurato alle dimensioni del territorio agricolo controllato, che era sottoposto ad una necessaria (anche se non consapevole) tutela. In questo panorama urbanistico possiamo trovare modelli come quello della citt collinare medioevale che possono costituire tuttora esempi positivi di armonizzazione con il territorio e venire incontro alle neonate esigenze di protezione dell'ambiente e conservazione della biodiversit. Con le rivoluzioni industriali queste strutture equilibrate hanno ceduto il passo alle grandi citt, che attiravano a s gran parte della popolazione e si allargavano a macchia d'olio: il rispetto di una proporzione tra territorio agricolo e aree urbane era necessario per l'approvvigionamento di materie prime che ora potevano essere invece scambiate con beni secondari, grazie anche alla velocizzazione degli spostamenti legata alla ferrovia.

Cadute cos le motivazioni economiche che garantivano la tutela del territorio, e nella totale assenza di valori ambientali, le aree naturali sono state progressivamente schiacciate dalla crescita delle citt, e questo ha messo a rischio la biodiversit. Solo nella seconda met del XX secolo, anni '70, si cominciato a comprendere il valore dell'ambiente (fonte di risorse e base stessa della nostra sopravvivenza) e anche la biodiversit ha assunto una nuova rilevanza. nata cos l'esigenza di tutelare le aree naturali (o semi naturali) risparmiate dallo sviluppo selvaggio, riconoscendo nella rete (in questo caso come in molti altri) uno strumento adeguato per perseguire questo obiettivo. Questa relazione vuole essere una panoramica sugli sviluppi di questa mentalit, da un contesto generale ed europeo ad un focus sull'esperienza locale provinciale modenese.

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Parte Prima

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1. Europa: lo stato dell'ambienteAnimali e piante europei sono profondamente segnati dalla presenza e attivit dell'uomo, a causa di una convivenza millenaria. In Europa, le uniche aree incontaminate e selvatiche sono i parchi naturali. L'Europa caratterizzata da due tipologie di clima: il clima temperato caldo (che si distingue in mediterraneo e oceanico) e il clima temperato freddo (continentale umido e subartico). Il bioma terrestre tipico la foresta, dalla macchia mediterranea (specie arbustive, quercia da sughero) alle foreste di latifoglie (abeti, pini), passando per le foreste decidue (querce, betulle, faggi). Se un tempo le foreste ricoprivano l'Europa per l'80% della sua superficie, oggi pi della met delle foreste originarie sono scomparse. Nei millenni, solo pochi territori non sono stati usati come pascoli per il bestiame, e la deforestazione (che avuto il suo apice nei secoli XVIII e XIX, in parallelo con l'espansione dei grandi centri urbani) ha causato gravi danni. Nonostante l'Europa abbia pi di un quarto delle foreste mondiali, queste sono caratterizzate sempre meno dalle specie locali, a cui spesso sono state preferite, nelle opere di riforestazione, le conifere. Anche la distribuzione della fauna europea stata influenzata dalla presenza dell'uomo (oltre che da fattori geologici, come la pi recente glaciazione): oggi lupi ed orsi sono a rischio di estinzione, mentre sono relegati in nicchie ecologiche mammiferi come le linci, i gatti selvatici, le volpi, alcuni ungulati, marmotte ed altri roditori, insieme a variet di serpenti (dalle vipere alle bisce) e a diversi uccelli. I mari europei, oltre che dal fitoplancton e dallo zooplancton, sono popolati da molluschi, echinodermi, crostacei, calamari, polpi, pesci, delfini e balene. In Italia il patrimonio boschivo ammonta a circa 10,47 milioni di ettari1. Da uno studio della Coldiretti effettuato sul nostro territorio tra il 1990 e il 2000 emerge che le superfici a bosco rivestono il 34,7% della superficie nazionale, contro una percentuale media mondiale pari al 29%. Il fatto che gli incendi sul territorio italiano abbiano subito un notevole incremento fa per riflettere: parte della crescita del nostro patrimonio forestale potrebbe essere dovuto ad abbandono e mancata gestione.

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NewsColdiretti n. 552, 25 luglio 2007

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2. Le reti ecologichePer conservare la biodiversit assolutamente necessario tutelare le zone in cui essa si possa manifestare, con la definizione di aree protette. Tuttavia, necessario essere consapevoli del fatto che le popolazioni vegetali ed animali difficilmente possono essere confinate: nonostante la tendenza sia l'insediamento e la formazione di una popolazione stabile, esistono esigenze (come il procurarsi il cibo o il trovare luoghi adatti alla riproduzione) che portano animali e piante a diffondersi nel territorio circostante. Questo continuo spostamento non solo garantisce le possibilit di sopravvivenza anche nel caso il luogo di origine sia gravemente minacciato, ma, grazie al continuo miscelarsi di diverse popolazioni, aumenta la variabilit genetica delle specie coinvolte. Per i propri movimenti, animali e piante usano corridoi preferenziali, come i corsi d'acqua, i filari e le siepi, le fasce di bosco. Questi corridoi per devono godere di continuit, caratteristica non sempre garantita a causa della presenza di aree coltivate intensivamente, infrastrutture e centri abitati. Con la riduzione delle aree naturali, ci troviamo davanti ad uno scenario che pu essere descritto metaforicamente come un insieme di isole affogate in un mare di ambienti artificiali.

Cos' quindi una rete ecologica? Una rete ecologica un sistema formato da zone naturali e semi naturali, tutelate, e da passaggi creati per metterle in connessione tra loro. Questa rete di elementi naturali viene studiata in modo che possa convivere con le attivit umane.

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Da cosa sono composteLe reti ecologiche sono strutture complesse costituite da diversi elementi. Quelli identificati dalla Provincia di Modena, nellambito di Life Econet, sono:

nodi: aree dove sono concentrate il maggior numero di specie o quelle considerate pi rare e minacciate. Sono rappresentati non solo da aree protette di vario genere ma anche da altri ambienti naturali e seminaturali. Un bosco o uno stagno, per esempio, possono essere considerati dei nodi;

aree cuscinetto: fasce che circondano i nodi e li proteggono da alcuni impatti. Sono aree importantissime, in quanto molte specie tendono a concentrarsi proprio lungo il perimetro dellarea di nodo per muoversi poi nel territorio circostante alla ricerca di cibo o di ulteriori spazi;

corridoi: elementi naturali che favoriscono gli spostamenti delle specie tra i nodi. Sono costituiti in primo luogo dai corsi dacqua -elementi complessi a loro volta costituiti da alveo, aree golenali, argini ed aree esterne funzionalmente connesse al fiume - e, in secondo luogo, da siepi, fasce boscate o a prato, filari ed altri elementi naturali e seminaturali del territorio rurale;

aree dappoggio (stepping stones): aree naturali e seminaturali di piccola dimensione che, non essendo abbastanza grandi per poter svolgere la funzione di nodo, sono tuttavia in grado di offrire rifugio o nutrimento ad alcune specie, andando cos a costituire un supporto per il trasferimento di organismi tra i nodi.

Oltre a fattori fondamentalmente positivi, in quanto permettono la migrazione degli animali, ci troviamo anche di fronte a frequenti interruzioni delle reti, tali da rendere difficoltoso, pericoloso e talvolta impossibile il passaggio, che possono essere:

aree urbane: lassenza di habitat adeguati, le superfici quasi completamente impermeabilizzate, la massiccia presenza delluomo, il disturbo provocato dal traffico e dalla densit degli edifici rendono i centri abitati ostili anche al solo passaggio degli animali;

aree ad agricoltura intensiva: le pratiche dellagricoltura meccanizzata e la diffusione delle monocolture intensive su vaste superfici non lasciano spazio ad alberi, siepi ed altri luoghi di rifugio per la fauna selvatica. Inoltre luso di fertilizzanti e pesticidi di sintesi, indispensabili nelle monocolture intensive, tende a ridurre il numero di specie presenti nel suolo e nei vicini fossi e scoline;

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strade e ferrovie: le infrastrutture viarie costituiscono barriere a volte insormontabili, soprattutto per specie come anfibi, rettili e piccoli mammiferi. Il disturbo provocato da unautostrada pu causare la riduzione del 39% degli uccelli nidificanti in una fascia di 700 metri ad essa contigua. Anche il traffico ha gravi responsabilit: infatti sufficiente il passaggio di una vettura al minuto per eliminare il 90% degli anfibi in migrazione durante il periodo riproduttivo;

canali cementificati: i corsi dacqua artificiali o resi tali, con sponde lisce e ripide, possono costituire una barriera o una trappola mortale per molte specie animali;

linee elettriche: i cavi aerei possono causare la morte degli uccelli sia per collisione che per folgorazione; per alcune specie di grandi dimensioni stato registrato un numero di vittime pari al 75% della popolazione locale.

La biodiversitPer biodiversit, o diversit biologica, si intende la variabilit fra gli organismi viventi di tutte le specie comprese in un ecosistema ed anche la variabilit degli ecosistemi presenti in un'area, sia quelli terrestri che quelli acquatici, ed ovviamente le complessit di cui fanno parte. All'interno della diversit biotica del nostro pianeta, si distinguono tre livelli principali:

diversit genetica (intraspecifica): sussiste tra organismi appartenenti alla stessa specie;

diversit specifica (interspecifica): riguarda organismi appartenenti a specie diverse;

diversit ecosistemica: si manifesta come variet tra ecosistemi costituiti da una componente biotica e una componente abiotica.

La Convenzione internazionale sulla biodiversit siglata a Rio de Janeiro nel 1992 nel corso del Vertice della terra, costituisce il quadro principale di riferimento per quanto concerne la salvaguardia e l'uso durevole della biodiversit.

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3. La direttiva HabitatIl 21 Maggio 1992 l'Unione Europea2 adotta la cosiddetta direttiva Habitat (92/43/CEE), con la quale ci si pone l'obiettivo di garantire la biodiversit, mediante la conservazione degli habitat naturali e seminaturali, della flora e della fauna. Virtualmente, l'adozione di questa normativa il seguito di un processo gi iniziato con la direttiva Uccelli (79/409/CEE), il cui obiettivo a lungo termine la protezione e la conservazione di tutte le specie di uccelli viventi naturalmente allo stato selvatico nel territorio europeo degli Stati membri.

La direttiva Habitat parte da alcuni punti fermi:

la salvaguardia, la protezione e il miglioramento della qualit dell'ambiente costituiscono un obiettivo essenziale, anche secondo quanto previsto dal programma di azione comunitaria in materia d'ambiente;

il mantenimento della biodiversit contribuisce all'obiettivo di uno sviluppo durevole, anche attraverso la promozione di attivit umane;

gli habitat naturali e le specie selvatiche sono gravemente minacciati, e la natura transfrontaliera dei pericoli rende necessaria l'adozione di misure a livello comunitario;

la rapida attuazione di misure conservative favorita dalla considerazione di alcuni habitat naturali come prioritari;

la designazione di zone speciali di conservazione aiuta a perseguire l'obiettivo a lungo termine, e avviene su proposta degli Stati membri o, in caso eccezionale, richiesta della Comunit;

la gestione degli elementi del paesaggio deve essere incoraggiata, anche attraverso strumenti come il cofinanziamento comunitario, e qualsiasi piano o programma che incida sugli obiettivi di conservazione deve essere oggetto di valutazione appropriata;

il miglioramento delle conoscenze scientifiche e tecniche indispensabile, e cos l'istruzione e l'informazione generale relativi all'attuazione della direttiva.

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L'Unione Europea si appena costituita sotto questo nome (Trattato di Maastricht, 7 febbraio 1992), sostituendo la Comunit Europea. I 12 stati membri sono: Germania, Francia, Italia, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo, Irlanda, Regno Unito, Danimarca, Grecia, Spagna, Portogallo.

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Per raggiungere quindi i propri obiettivi viene costituita la rete ecologica europea Natura 2000, alla creazione della quale ogni Stato membro deve contribuire, anche sforzandosi di mantenere e sviluppare gli elementi del paesaggio che rivestono primaria importanza per la fauna e la flora selvatiche3.

Articolo 3 - Conservazione degli habitat naturali e degli habitat delle specie costituita una rete ecologica europea coerente di zone speciali di conservazione, denominata Natura 2000. Questa rete, formata dai siti in cui si trovano tipi di habitat naturali elencati nell'allegato I e habitat delle specie di cui all'allegato II, deve garantire il mantenimento ovvero, all'occorrenza, il ripristino, in uno stato di conservazione soddisfacente, dei tipi di habitat naturali e degli habitat delle specie interessati nella loro area di ripartizione naturale. La rete "Natura 2000" comprende anche le zone di protezione speciale classificate dagli Stati membri a norma della direttiva 79/409/CEE.

La Rete Natura 2000 destinata alla conservazione della diversit biologica presente nel territorio dell'Unione stessa ed in particolare alla tutela di una serie di habitat e specie animali e vegetali indicati negli allegati I e II della Direttiva "Habitat" e delle specie di cui all'allegato I della Direttiva "Uccelli" e delle altre specie migratrici che tornano regolarmente in Italia.

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Direttiva 92/43/CEE, articolo 3, comma 2.

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4. La rete Natura 2000Natura 2000 ha riconosciuto alla nozione di rete ecologica tutto il suo significato, prendendo in considerazione i movimenti delle popolazioni della fauna e della flora, e chiedendo agli Stati membri favorire la coerenza globale ed il buon funzionamento della rete. Oltre a questo stato fatto uno sforzo importante di concertazione: la gestione si effettua con la partecipazione degli attori locali. L'obiettivo dichiarato di Natura 2000 non mettere sotto una campana di vetro alcuni spazi naturali, ma piuttosto favorire le attivit umane tradizionalmente esistenti e allo stesso tempo conservare il patrimonio naturale.

Organizzazione della ReteLa direttiva Habitat non impone un metodo in particolare per scegliere un sito o per gestirlo, quindi ogni Stato libero di fare le scelte che preferisce, per cui si sono viste:

strategie di acquisto di terreni (Danimarca, Paesi Bassi) lavori di restauro obbligatori (Belgio, Vallonia) regolamentazione del traffico in certi periodi dell'anno (Belgio, regione fiamminga) permessi per la realizzazione di alcune attivit (Finlandia).

La maggior parte dei paesi ha cercato di utilizzare misure agroambientali per le attivit agricole limitrofe ai siti Natura 2000; solo Francia e Regno Unito hanno sviluppato un approccio esclusivamente contrattuale. Nessun vincolo anche per la gestione, che centralizzata (alcuni paesi dell'Europa del Nord) o decentrata (ancora Francia e Regno Unito), oppure affidata ad enti privati controllati dallo Stato (Grecia).

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Regioni biogeograficheLe regioni biogeografiche rappresentano la schematizzazione spaziale della distribuzione degli ambienti e delle specie raggruppate per uniformit di fattori storici, biologici, geografici, geologici, climatici, in grado di condizionare la distribuzione geografica degli esseri viventi. Il territorio in dell'Unione base a ecologiche

Europea,

caratteristiche

omogenee, stato suddiviso in 11 Regioni biogeografiche: artica, boreale, atlantica, alpina, steppica, continentale, anatolica,

mediterranea, macaronesica, pannonica e la regione del Mar Nero (le ultime tre sono state aggiunte con l'ampliamento dell'UE).Fig. 1 - Regioni biogeografiche europee (Wikimedia, elaborazione da www.eea.eu)

Le delimitazioni di queste regioni sono indipendenti dai confini politico-amministrativi, e questo permette di introdurre il concetto di unit ambientali.

ZPS, pSIC e ZSCLa Rete Natura 2000, ai sensi della Direttiva "Habitat" (art.3), costituita dalle Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e dalle Zone di Protezione Speciale (ZPS). Attualmente la "rete" composta da due tipi di aree: le Zone di Protezione Speciale, previste dalla Direttiva "Uccelli", e i Siti di Importanza Comunitaria proposti (pSIC); tali zone possono avere tra loro diverse relazioni spaziali, dalla totale sovrapposizione alla completa separazione.

ZPS Zona di Protezione SpecialeLe ZPS (Zone di Protezione Speciale) sono istituite dalla direttiva Uccelli. Infatti, per le specie minacciate di sparizione, che possano essere danneggiate da modifiche del proprio habitat, che siano considerate rare o che richiedano una particolare per la specificit del loro habitat sono previste misure speciali di conservazione. Le valutazioni riguardo la scelta delle specie da tutelare verranno fatte sulla base delle tendenze e delle variazioni dei livelli di popolazione. 18

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Articolo 4 (79/409/CEE) [...] Gli Stati membri classificano in particolare come zone di protezione speciale i territori pi idonei in numero e in superficie alla conservazione di tali specie, tenuto conto delle necessit di protezione di queste ultime nella zona geografica marittima e terrestre in cui si applica la presente direttiva.

La Direttiva "Uccelli" non fornisce criteri omogenei per l'individuazione delle ZPS quindi, negli anni Ottanta, l'International Council for Bird Preservation (oggi BirdLife International) stato incaricato di un'analisi della distribuzione dei siti importanti per la tutela delle specie di uccelli in tutti gli Stati dell'Unione. Tale studio, includendo specificatamente le specie dell'allegato I della Direttiva "Uccelli", ha portato alla realizzazione dell'inventario europeo IBA (Important Bird Areas), il primo a livello mondiale. La prima edizione del 1989, ampliata dal II inventario IBA nel 2000. L'elenco dei siti IBA (a cui vengono comunque applicate le misure di tutela previste dalla 79/409/CEE) il riferimento legale per valutare l'adeguatezza delle reti nazionali di ZPS: in caso di insufficiente designazione, la Commissione pu attivare una procedura di infrazione contro lo Stato membro.

pSIC Sito di Importanza Comunitaria propostoLa direttiva Habitat (92/43/CEE) descrive all'articolo 4 la procedura che uno Stato membro deve seguire per proporre un Sito di Importanza Comunitaria. Ogni Stato membro propone un elenco di siti, indicando quali tipi di habitat naturali e quali specie locali si riscontrano in detti siti, e allegando una mappa del sito, la sua denominazione, la sua ubicazione, la sua estensione (Allegati di riferimento: I, II, III). Si pongono le seguenti limitazioni:

specie animali che occupano ampi territori: tali siti corrispondono ai luoghi, all'interno dell'area di ripartizione naturale di tali specie, che presentano gli elementi fisici o biologici essenziali alla loro vita o riproduzione;

specie acquatiche che occupano ampi territori: tali siti vengono proposti solo se possibile individuare chiaramente una zona che presenta gli elementi fisici e biologici essenziali alla loro vita o riproduzione.

L'elenco viene trasmesso alla Commissione, che elabora, d'accordo con ognuno degli Stati membri e basandosi sul materiale ricevuto (procedura descritta all'articolo 21), un progetto di elenco dei siti di importanza comunitaria. 19

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ZSC Zona Speciale di ConservazioneUna volta definito l'elenco dei Siti di Importanza Comunitaria in seguito all'accordo tra la Commissione ed ognuno degli Stati membri: Articolo 4, comma 4 (92/43/CEE) [...] lo Stato membro interessato designa tale sito come Zona Speciale di

Conservazione il pi rapidamente possibile e entro un termine massimo di sei anni, stabilendo le priorit in funzione dell'importanza dei siti per il mantenimento o il ripristino, in uno stato di conservazione soddisfacente, di uno o pi tipi di habitat naturali di cui all'allegato I o di una o pi specie di cui all'allegato II e per la coerenza di Natura 2000, nonch alla luce dei rischi di degrado e di distruzione che incombono su detti siti.

Valutazione d'IncidenzaLa valutazione d'incidenza il procedimento di carattere preventivo al quale necessario sottoporre qualsiasi piano o progetto che possa avere incidenze significative (pregiudicandone quindi l'integrit) su un sito o proposto sito della rete Natura 2000, singolarmente o congiuntamente ad altri piani e progetti. Tale procedura stata introdotta dalla direttiva "Habitat" (art.6, c.3) con lo scopo di salvaguardare l'integrit dei siti attraverso l'esame delle interferenze di piani e progetti in grado di condizionarne l'equilibrio ambientale; infatti si applica anche agli interventi esterni alle aree Natura 2000 che possono comportare impatti sulla zona tutelata. La valutazione di incidenza, se correttamente realizzata ed interpretata, costituisce uno strumento di prevenzione che garantisce il raggiungimento di un rapporto equilibrato tra la conservazione soddisfacente degli habitat e delle specie e l'uso sostenibile del territorio. Trattandosi di un contesto ecologico dinamico, la salvaguardia della rete pu essere compromessa anche da interventi puntuali. La direttiva "Habitat" non fa riferimento esplicito alle direttive sulla Valutazione di Impatto Ambientale (85/337/CEE, modificata dalla 97/11/CEE) e sulla Valutazione Ambientale Strategica (2001/42/CE). Tuttavia, si pu notare che in entrambi i casi la valutazione fatta temendo essenzialmente una probabilit d'incidenza negativa; quindi, quando progetti e piani sono soggetti alle direttive VIA o VAS, la valutazione d'incidenza pu far parte di queste due valutazioni; deve essere realizzata, in ogni caso, anche in assenza di VIA e VAS.

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Il progetto europeo LIFELIFE un programma comunitario di finanziamento, che nasce nel 1992 per contribuire allo sviluppo e all'attuazione della legislazione e della politica comunitaria in materia ambientale: le direttive Habitat e Uccelli sono i documenti di riferimento. LIFE-Natura (insieme a LIFE-Ambiente e LIFE-Paesi Terzi) una linea specifica del programma che ha aumentato l'efficacia e l'efficienza dello strumento nel settore. Il Programma LIFE stato finora gestito direttamente dalla Commissione Europea per quanto riguarda regolamentazione, emanazione dei bandi, valutazione e approvazione dei progetti, co-finanziamento e monitoraggio degli stessi, appoggiandosi al Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio (d'ora in poi MATT) esclusivamente per la raccolta formale delle proposte e un'azione di informazione e promozione. Dal 2004 il Programma LIFE stato normato dal Regolamento (CE) n. 1682/2004 4 che prorogava il programma LIFE III di due anni fino al 31 dicembre 2006, con un budget a disposizione per il biennio di 640 milioni di euro. Con il bando emanato nel 2005 per l'annualit 2006, si concluso il Programma LIFE cos come l'abbiamo conosciuto finora.

Per il nuovo orizzonte temporale di programmazione 2007-2013 la Commissione ha ritenuto di adottare un diverso approccio per il finanziamento di azioni per la protezione dell'ambiente tramite l'inserimento della dimensione ambientale in altri Programmi (relativi allo sviluppo rurale e alla ricerca) e mediante la fusione di quattro strumenti finanziari (LIFE, Forest Focus e due programmi di promozione dello sviluppo sostenibile e di ONG operanti nel campo ambientale) in un unico strumento, per semplificare le procedure di gestione esistenti. Questo strumento si chiama LIFE+ ed normato dal Regolamento n. 614/20075 del Parlamento europeo e del Consiglio (23 maggio 2007).

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http://europa.eu.int/eur-lex/it/archive/2004/l_30820041005it.html http://www.minambiente.it/moduli/output_immagine.php?id=422

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Natura 2000 Networking ProgrammeIl "Natura 2000 Networking Programme" nasce dai solidi risultati ottenuti dalla iniziativa "Natura Network", un progetto implementato tra il 2004 e il 2006. Il NNP promuove un approccio integrato, descritto dettagliatamente, riconoscendo il contributo essenziale dei diversi stakeholders, responsabili della ricca biodiversit dei siti Natura 2000 e delle zone circostanti o con essi interagenti. L'obiettivo del NNP stato attuato attraverso l'organizzazione di una serie di eventi guida e workshop tematici, e la creazione di strumenti pratici per promuovere Natura 2000 e le buone pratiche (good practice) nell'amministrazione dei siti: focalizzarsi sulla comunicazione e sulla costruzione di capacit progettuali e gestionali, riconoscere il valore della partnership e i benefici dell'essere integrati in una rete europea. Il NNP fondato dalla commissione europea e amministrato da Eurosite6, European Landowners Organization7 ed Europarc Federation8.

Parco Naturale di Rocchetta Tanaro: ITAmbasciatore (per l'iniziativa Natura Network): dati, qualifiche. Organizzazione: informazioni sull'ente che si occupa della gestione del sito.

Sito: nome, localizzazione, superficie, comuni limitrofi, identificativo ID Natura 2000, visitatori, descrizione. Specie: elenco delle specie ospitate dal sito in questione. Stakeholder: elenco e coinvolgimento. Habitat: elenco degli habitat presenti all'interno del sito. Eventi di successo compiuti in collaborazione con gli stakeholders. Gestione del sito: obiettivi, metodi, integrazione con Natura 2000, risultati e budget.

Comunicazioni: mezzi utilizzati, iniziative, eventi, volontari, progetti, collaborazioni.

Tabella 1: Scheda schematica di un sito Natura 2000 prodotta per il NNP.

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Eurosite una organizzazione di dimensione europea che raggruppa diversi gestori di siti ambientali. ELO una federazione di associazioni nazionali (Stati EU27) che rappresenta a livello della politica Europea gli interessi dei proprietari e degli amministratori terrieri e degli imprenditori rurali. Europarc riunisce membri provenienti da tutti i paesi europei con l'obiettivo comune di elevare e migliorare il livello di gestione delle aree protette.

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Parte Seconda

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5. Natura 2000 in ItaliaIdentificazione di ZPS e pSIC

Fig. 2: pSIC in Italia

Fig. 3: ZSP in Italia

Dal 1995 al 1997 il programma Bioitaly (cofinanziato dalla Commissione Europea nell'ambito del programma LIFE Natura 1994) ha visto le singole Regioni e le Province autonome partecipare all'identificazione sul territorio nazionale delle aree proponibili come SIC, con il coordinamento della Direzione per la Conservazione della Natura (MATT). Il Ministero, dopo aver ricevuto dagli enti locali un formulario standard e la cartografia dei siti proposti e averne verificato la completezza e congruenza, procedeva a trasmettere i formulari e le cartografie alla Commissione Europea. Per quanto riguarda l'Italia, l'invio dei dati completi avvenuto il 30 giugno 1997, nei termini previsti. Durante questo processo, a supporto delle Amministrazioni Regionali, si strutturata una rete di referti scientifici, soprattutto grazie alla collaborazione scientifica della Societ Botanica Italiana (SBI), dell'Unione Zoologica Italiana (UZI) e della Societ Italiana di Ecologia (SItE) che hanno coordinato, mediante propri referenti regionali, l'attivit dei numerosi rilevatori di campo. Tra le varie attivit svolte o avviate, al fine di migliorare le conoscenze naturalistiche del nostro territorio, troviamo la realizzazione di banche dati sulla distribuzione delle specie (animali e vegetali, con check list e descrizioni), la stampa e diffusione di pubblicazioni e contributi scientifici e divulgativi e l'avvio di progetti di monitoraggio sul patrimonio naturalistico. 25

La Rete Natura 2000: uno strumento per la tutela della biodiversit

Per quanto riguarda le ZPS, la Lipu, partner della BirdLife International, in collaborazione con la Direzione Conservazione della Natura, ha aggiornato e perfezionato i dati relativi ai siti italiani: ad oggi le IBA italiane identificate sono 172 e rappresentano sostanzialmente tutte le tipologie ambientali del nostro Paese. Pur con risorse finanziarie limitate, anche in Italia Natura 2000 ha giocato una parte importante per l'attuazione delle politiche di conservazione, basti ricordare - a titolo esemplificativo - la ripopolazione del Lupo in tutta Italia, la reintroduzione dell'Orso sulle Alpi orientali e il reintegro e la protezione del Camoscio appenninico e della Tartaruga marina.

Identificazione degli habitatSul territorio italiano (interessato dalle regioni biogeografiche mediterranea, continentale e alpina) sono stati esaminati oltre 2000 siti, caratterizzati da grande eterogeneit, per tutelare i quali era consigliabile raggrupparli in tipologie: questo avrebbe permesso di elaborare strategie gestionali coerenti e confrontabili tra loro. Si voluto quindi risalire ad indicatori e azioni tali da evidenziare le particolarit di ciascun sito e allo stesso tempo riconoscere le affinit che accomunano i diversi siti Natura 2000. Il lavoro a livello di tipologia, invece che di singolo "caso", il risultato di un processo complesso, che contempla l'adozione di modelli sintetici di riferimento, fino alla scelta finale di utilizzare la matrice "siti x habitat". La classificazione effettuata, secondo i tipi di habitat presenti, si mostrata efficace per la gran parte dei siti, ma non tiene conto della presenza di specie animali e vegetali. Tutti i siti individuati solo per la presenza di specie, sono stati inseriti nellapposita tipologia "gruppo di siti eterogenei", per gestire la quale necessario considerare le Liste Rosse, i Piani d'azione e le azioni di monitoraggio. Questa tipologia racchiude:

siti con habitat non presenti nella direttiva; pSIC individuati solo sulla base di specie animali e/o vegetali; ZPS individuate solo sulla base della direttiva Uccelli.

La classificazione effettuata sulla matrice "siti x habitat" ha individuato, oltre al gruppo di siti eterogenei, complessivamente 24 gruppi di siti (corrispondenti a tipologie), per i quali sono state indicate:

linee dintervento per una successiva definizione del piano di gestione; elementi naturalistici, indicatori di uso del suolo e dello stato di conservazione; minacce che possono verificarsi nei siti della tipologia.

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Le aree naturali protetteLa legge 394/91 definisce la classificazione delle aree naturali protette e istituisce l'Elenco ufficiale delle aree protette, nel quale vengono iscritte tutte le aree che rispondono ai criteri stabiliti, a suo tempo, dal Comitato nazionale per le aree protette.sono costituiti da aree terrestri, fluviali, lacuali o marine che contengono uno o pi ecosistemi intatti o anche parzialmente alterati da interventi antropici, una o pi formazioni fisiche, geologiche, geomorfologiche, Parchi Nazionali biologiche, di rilievo internazionale o nazionale per valori naturalistici, scientifici, estetici, culturali, educativi e ricreativi tali da richiedere l'intervento dello Stato ai fini della loro conservazione per le generazioni presenti e future. sono costituiti da aree terrestri, fluviali, lacuali ed eventualmente da Parchi naturali regionali e interregionali tratti di mare prospicienti la costa, di valore naturalistico e ambientale, che costituiscono, nell'ambito di una o pi regioni limitrofe, un sistema omogeneo, individuato dagli assetti naturalistici dei luoghi, dai valori paesaggistici e artistici e dalle tradizioni culturali delle popolazioni locali. sono costituite da aree terrestri, fluviali, lacuali o marine che

contengono una o pi specie naturalisticamente rilevanti della flora e Riserve naturali della fauna, ovvero presentino uno o pi ecosistemi importanti per la diversit biologica o per la conservazione delle risorse genetiche. Le riserve naturali possono essere statali o regionali in base alla rilevanza degli elementi naturalistici in esse rappresentati. sono costituite da aree acquitrinose, paludi, torbiere oppure zone Zone umide di interesse internazionale naturali o artificali d'acqua, permanenti o transitorie comprese zone di acqua marina la cui profondit, quando c' bassa marea, non superi i sei metri che, per le loro caratteristiche, possono essere considerate di importanza internazionale ai sensi della convenzione di Ramsar9. sono aree (oasi delle associazioni ambientaliste, parchi suburbani, ecc.) Altre aree naturali protette che non rientrano nelle precedenti classi. Si dividono in aree di gestione pubblica, istituite cio con leggi regionali o provvedimenti equivalenti, e aree a gestione privata, istituite con provvedimenti formali pubblici o con atti contrattuali quali concessioni o forme equivalenti. Aree di reperimento terrestri e marine indicate dalle leggi 394/91 e 979/82, che costituiscono aree la cui conservazione attraverso l'istituzione di aree protette considerata prioritaria.

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Convenzione di Ramsar: Convenzione internazionale relativa alle Zone Umide di importanza internazionale, soprattutto come habitat degli uccelli acquatici, firmata in Iran il 2 febbraio 1971. Ad oggi sottoscritta da pi di un centinaio di paesi e con oltre 900 Zone Umide individuate nel mondo, rappresenta ancora l'unico trattato internazionale moderno per la tutela delle Zone Umide, sostenendo i principi dello sviluppo sostenibile, con il termine uso saggio (inglese wise use), e della conservazione delle biodiversit.

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La Rete Ecologica NazionaleLa realizzazione della Rete Ecologica Nazionale deve necessariamente partire da dati concreti. La Direzione per la Conservazione della Natura ha affidato quindi al Dipartimento di Biologia Animale e dell'Uomo dell'Universit di Roma "La Sapienza" il compito di definire operativamente una componente di essa che fosse funzionale, come punto di partenza, alla conservazione delle specie di Vertebrati, e quindi al soddisfacimento delle loro esigenze biologiche ed ecologiche, della fauna italiana. Tale analisi si concretizzata nel progetto "Rete ecologica nazionale: un approccio alla conservazione dei vertebrati" (febbraio 2000 - marzo 2002) e ha reso possibile la verifica della congruit del sistema italiano. In particolare emerso che i Parchi nazionali ed i Siti di Importanza Comunitaria (SIC) sono le aree che pi efficacemente proteggono porzioni di territorio con alta biodiversit, mentre esistono aree ad elevata biodiversit (localizzate generalmente lungo le Alpi e l'Appennino centro-settentrionale in territori pedemontani) che restano escluse dall'attuale sistema di protezione. Tali risultati potranno contribuire al miglioramento della pianificazione in materia di aree protette. Obiettivi del progetto sono stati10: 1. La definizione di diverse reti ecologiche: una "rete totale" che considera tutti i vertebrati italiani, una rete per ogni gruppo tassonomico (mammiferi, uccelli, rettili, anfibi e pesci) ed una rete per le 149 specie minacciate per il Libro Rosso delle specie minacciate. 2. L'identificazione del grado di frammentazione e le necessit di ricostruzione delle connessioni tra frammenti di popolazione, con indicazioni, territorialmente riferite, delle azioni di conservazione e di gestione necessarie al mantenimento e al ripristino degli habitat delle diverse specie. 3. Il confronto tra la rete delle specie minacciate ed il sistema delle aree protette e programmate (Parchi nazionali, Riserve naturali statali, Zone di Protezione Speciale, Siti di interesse comunitario) 4. La messa a punto di una metodologia standard di riferimento per lo studio delle reti ecologiche su ambiti e con scale diverse. I prodotti pi rilevanti di questo progetto sono stati la Banca Dati Faunistica 2000 (504 specie) e i modelli di idoneit ambientale (477 specie), i dati digitali delle reti ecologiche realizzate e loro comparazione con il sistema delle aree protette, una Relazione Tecnica (metodologia adottata, risultati).

10 Da http://www2.minambiente.it/sito/settori_azione/scn/cn/flora_fauna/ren_progetto.asp

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6. La rete in Emilia Romagna

Fig. 4: Rete Natura 2000 (ZPS e SIC) in Emilia Romagna (aggiornata al 2005)

Le tappe dell'Emilia Romagna nell'individuazione di SIC e ZPS:

nell'ambito del progetto Bioitaly (1995) avviato un primo censimento 11 che porta alla proposta di 111 pSIC e 41 ZPS per il territorio regionale;

nel 2002 la Regione decide di rivedere la perimetrazione delle aree pSIC esistenti per procedere ad una migliore definizione cartografica ed individuare nuovi territori da sottoporre a tutela: il nuovo elenco12 di 113 pSIC, approvato dalla Commissione Europea13, porta la superficie complessiva tutelata a quasi 195.000 ettari (un incremento di circa 12.000 ettari rispetto al 1995);

nel 2003, su richiesta del MATT e dell'UE, viene attivata un'ampia consultazione con gli Enti Locali per ampliare le ZPS, che passano da 41 a 61 14 (aumento da 58.000 ettari a 155.000 ettari) riscuotendo consenso da parte della LIPU;

nel 2006, dopo la pubblicazione dei decreti dei MATT 15 contenenti l'elenco dei SIC e delle ZPS nazionali, la Regione approva alcune modifiche 16 a siti esistenti e individua nuovi siti da tutelare. La Rete Natura 2000 in Emilia-Romagna attualmente costituita da:

146 aree (127 SIC e 75 ZPS di cui 56 coincidenti tra loro) 256.800 ettari (pari all'11,6% dell'intero territorio regionale)

11 12 13 14 15 16

Decreto del Ministero dell'Ambiente del 3 aprile 2000. Delibere della Giunta Regionale n. 1242 del 15.7.02, n. 1333 del 22.7.02 e n. 2776 del 30.12.03. Decisione n. C/2004/4031 del 7 dicembre 2004. Delibera della Giunta Regionale n. 1816 del 22.9.03 Decreti 25 marzo 2005 Delibere della Giunta Regionale n. 167 e n. 456.

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Lo strumento di cofinanziamento europeo per l'ambiente, mirato alla conservazione degli habitat e delle specie di interesse comunitario LIFE Natura, al quale si deve aggiungere la quota dei Fondi Strutturali del Piano Regionale di Sviluppo Rurale 2007-2013 dedicati alla Rete Natura 2000. I progetti portati avanti con questi fondi si concentrano soprattutto sulla zona appenninica e sull'area geografica del Delta del Po. Due esempi, tra i pi recenti:

Ripristino ecologico e conservazione degli habitat nellarea della Salina compresa nel sito SIC Valli di Comacchio (LIFE00/NAT/IT/7215)

Azioni di conservazione del lupo (Canis lupus) in 10 S.I.C. di tre Parchi della Regione Emilia-Romagna (LIFE00/NAT/IT/7214)

Territorio: habitat e specieAggiungendo ai SIC e alle ZPS anche le aree protette, i parchi e le riserve regionali e statali, la superficie tutelata in Emilia Romagna raggiunge quasi 300.000 ettari. Si tratta di un patrimonio naturale unico ed irripetibile, inserito peraltro in un territorio variegato la sabbiosa e ricco di peculiarit, dove si alternano vasta la lestesa e pianura costa coltre non continentale, appenninica,

particolarmente elevata (solo un paio di siti oltrepassano, di poco, i 2.000 m) ma di conformazione quasi sempre aspra e tormentata.

Elevatissima, dunque, risulta essere la biodiversit propria di questo territorio, accentuata dalla dislocazione geografica, vero e proprio limite di transizione tra i climi continentale fresco ed umido e mediterraneo caldo ed arido.Fig. 5: Siti Natura 2000 ripartiti per Contesto Ambientale.

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LItalia il paese europeo con il pi alto grado di biodiversit e lEmilia-Romagna tra le regioni pi ricche di specie animali e vegetali, nonch di ambienti che li ospitano; siamo responsabili, quindi, di un patrimonio naturale di valore europeo e mondiale, da conservare e gestire con il contributo di tutti. Nelle 146 aree designate per lEmilia-Romagna sono stati individuati finora come elementi di interesse comunitario una settantina di habitat17 diversi, una decina di specie vegetali ed una cinquantina di specie animali tra invertebrati, anfibi, rettili e mammiferi, pi unottantina di specie ornitiche. Tra questi possiamo trovare:

ben rappresentati gli arbusteti, le praterie, le rupi, le grotte e le foreste di vario genere: mediterranee, temperate e boreali, di sclerofille, latifoglie o conifere, con tipi prioritari quali i faggeti con tasso e agrifoglio delle celebri Foreste Casentinesi (FC);

di prioritaria rilevanza le Lagune costiere (Sacca di Goro), le Dune fisse a vegetazione erbacea (Massenzatica FE);

fenomeni a scala molto ridotta: il Lago di Pratignano ospita l'unico esempio dell'intero Appennino settentrionale di torbiera alta.

La Regione Emilia-Romagna gi con la legge regionale n. 2/77 aveva definito come protette ben 92 specie floristiche, di cui dieci considerate di interesse europeo. A questo elenco andrebbe poi affiancata una "lista rossa regionale" costituita da almeno una cinquantina di specie, una decina delle quali attualmente estinte (o meglio, non pi segnalate da tempo): un esempio per tutti la felce mediterranea Asplenium hemionitis.

La situazione faunistica in Emilia-Romagna presenta margini di incertezza ancora maggiori, non fosse altro per lintrinseca dinamicit ed elusivit delle popolazioni animali. Delle 130 specie di interesse comunitario presenti in regione, delle quali 80 uccelli, solo 8 sono le specie prioritarie attualmente segnalate nei siti: lo Storione, tra i pesci; il coleottero Rosalia alpina, lo scarabeo Osmoderma eremita e la farfalla Euplagia quadripunctaria; la testuggine di mare Caretta caretta; il rospo notturno dei fossi padani Pelobate fosco ed infine il Lupo, predatore elusivo e mobilissimo, avvistato in quasi tutti i siti che toccano il crinale appenninico. La Lontra, uno dei mammiferi pi rari dEuropa ("primo tra i non prioritari"), risulta almeno per ora estinto in Emilia-Romagna.

17 La descrizione degli habitat dellEmilia-Romagna, sviluppata su applicazione del metodo europeo "CORINEbiotopes", contenuta nel Manuale per il riconoscimento degli habitat (Istituto per i beni artistici culturali e naturali - Regione Emilia-Romagna, 2001).

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Concludendo con gli uccelli, la nostra regione annovera importantissime presenze ed irripetibili siti, veri e propri santuari per lornitologia europea e mondiale come, ad esempio, le Valli di Comacchio (FE), che ospitano attualmente 234 specie tra nidificanti o migratori e svernanti.

La provincia di ModenaIn Emilia Romagna il ruolo delle province per quanto riguarda la costituzione della Rete Natura 2000 esplicitato dalla Legge Regionale N.7 del 4 aprile 2004. Articolo 3 Le Province adottano per i siti della rete Natura 2000 [...] ricadenti nel proprio territorio le misure di conservazione necessarie, approvando alloccorrenza specifici piani di gestione, sentite le associazioni interessate, che prevedano vincoli, limiti e condizioni alluso e trasformazione del territorio [...].

Nel territorio modenese sono presenti 2 Parchi regionali, 3 Riserve naturali, diverse Aree di riequilibrio ecologico e Oasi faunistiche che ora interessano il 7% (18.000 ha) della superficie provinciale (si spera di raggiungere in futuro il traguardo del 10%). Montagna, collina e pianura, ambienti fluviali e rupestri, boschi, fontanili, salse... solo alcuni degli ambienti fisico-biologici rappresentati.

Come negli obiettivi della Rete Natura 2000, si va configurando un vero e proprio sistema che va dai grandi parchi (il Frignano) ad aree di media dimensione come i Sassi di Roccamalatina, le riserve naturali delle Salse di Nirano, di Sassoguidano e della Cassa di espansione del fiume Secchia, fino a realt piccolissime e significative. A seconda delle dimensioni e delle finalit, cambiano le modalit di gestione previste: in alcuni casi ci si affida a Consorzi tra Provincia, Comunit montane e Comuni, in altri semplicemente ai singoli Comuni.Fig. 6: Mappa dei SIC (azzurro), ZPS (giallo), SIC e ZPS (verde) della provincia di Modena.

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SIC e ZPS Monte Cimone, Libro Aperto, Lago di Pratignano Monte Rondinaio, Monte Giovo Sassi di Roccamalatina

ZPS Valli Mirandolesi Valle di Gruppo Siepi e canali di Resega - Foresto Valle delle Bruciate e Tresinaro Le Meleghine

SIC Poggio Bianco Dragone Salse di Nirano Colombarone Faeto, Varana, Torrente Fossa

Sassoguidano, Gaiato Alpesigola, Sasso Tignoso e Monte Cantiere Manzolino Torrazzuolo Cassa di espansione del Fiume Panaro Casse di espansione del Secchia

Tabella 2: ZPS e SIC della Provincia di Modena

Tra gli obiettivi principali della gestione ambientale in provincia di Modena, la costruzione di una solida coscienza ambientale: prerogativa indispensabile per raggiungere questo traguardo, la diffusione delle conoscenze relative al territorio, intenso come bene da proteggere ma anche come luogo dove i cittadini vivono e svolgono le proprie attivit. Solo attraverso la comprensione dei motivi alla base della tutela, legata ad una consapevolezza delle minacce che gravano sull'ambiente, possibile promuovere atteggiamenti di residenti e fruitori coerenti con gli obiettivi di salvaguardia e valorizzazione. Per fare questo gli enti locali si sono impegnati nell'implementazione di servizi e attivit come la realizzazione di centri di visita e centri di educazione e documentazione ambientale, l'implementazione di percorsi tematici, lo sviluppo dell'educazione ambientale, coinvolgendo gli stessi abitanti delle zone interessate. Non bisogna poi dimenticare che tutelando i beni ambientali si influisce direttamente sulla conservazione del patrimonio storico e culturale appenninico e non solo: il Parco della Resistenza di S. Giulia un esempio di questo connubio, cos come le ville storiche ed i castelli (Villa Sorra, Montegibbio) e i parchi come quello Ducale di Pavullo.

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Fig. 7: Parchi e aree naturali protette della Provincia di Modena, http://www.provincia.modena.it/servizi/ambiente/parchi

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Un esempio di pianificazioneNel periodo tra il novembre del 2005 e il settembre del 2006 ha avuto luogo il progetto di Ricerca ed Intervento Strategie di collaborazione tra le istituzioni locali per la promozione della Rete Natura 2000 nella Provincia di Modena18.

L'iniziativa partita dal presupposto che Provincia e Comuni non siano adeguatamente attrezzati per la creazione della Rete, anche in materia di risorse umane. Si quindi voluta realizzare un'attivit di formazione dei funzionari delle aree protette e dei servizi tecnici provinciali e comunali con l'intenzione di creare un bagaglio di conoscenze condivise (quadro normativo, esperienze precedenti, opportunit di finanziamento) per soddisfare esigenze di:

analisi delle minacce ambientali; elaborazione di obiettivi di conservazione e sviluppo sostenibile; individuazione delle esigenze relative alle competenze; definizione dei piani di gestione; scelta di strategie per la costituzione di una rete ecologica.

Analisi sul campo, incontri di discussione e seminari, elaborazione di documenti: queste sono state alcune delle attivit che hanno coinvolto il personale dell'amministrazione, permettendo di evidenziare punti critici e strumenti.

Punti critici Le politiche territoriali promosse dai vari enti non sono ben coordinate, e questo avviene ad un livello tanto di pianificazione quanto operativo. Il risultato sono limitate efficacia ed efficienza degli interventi, che si manifestano nella duplicazione delle attivit ma anche nel perseguimento di obiettivi contrapposti. Le motivazioni alla base di ci sono la scarsa sensibilit di politici e tecnici, le risorse limitate, una bassa propensione a lavoro di gruppo e cooperazione, e infine il contrasto che insorge talvolta tra le competenze tecniche e le esigenze ecologiche.

18 V. Barone, 2006, Il progetto di ricerca intervento di strategie di collaborazione tra le istituzioni locali per la promozione della Rete Natura 2000 nella Provincia di Modena: considerazioni sul tema dell'integrazione delle politiche territoriali. [www.eco-eco.it]

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Indirizzi generali Iniziative proposte per risolvere le problematiche sono:

definizione di un soggetto che faccia da regista, e quindi sia promotore della condivisione di valori e idee progettuali, del coinvolgimento, del coordinamento ed infine del monitoraggio; questo comporta anche un

miglioramento dell'efficacia e dell'efficienza, ricordando che coordinamento significa integrazione tra le varie attivit e non perdita di responsabilit da parte degli enti;

formazione e qualificazione delle risorse umane, con la creazione di un background di conoscenze comuni e l'affinamento delle conoscenze settoriali, promuovendo il lavoro di gruppo e la collaborazione.

Queste azioni dovranno essere sperimentate prima a livello locale, per ottenere cos una migliore integrazione nel territorio, e poi a livello provinciale. Inoltre si riconosciuto il valore fondamentale di un'altra risorsa: il volontariato, generalmente poco coinvolto nella gestione delle aree naturali (con l'eccezione delle GEV, Guardie Ecologiche Volontarie). Appoggiarsi ad associazioni ed ONLUS per attivit come il monitoraggio del territorio e dello stato di conservazione, la manutenzione, la promozione e l'educazione ambientali permetterebbe di raggiungere un duplice obiettivo: risparmiare risorse che potrebbero essere reinvestite positivamente e coinvolgere la comunit locale. Anche in questo caso, sono necessarie formazione e qualificazione dei volontari.

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BibliografiaUnione Europea

Sintesi della legislazione UE: europa.eu/scadplus Sito ufficiale UE per la natura e la biodiversit: ec.europa.eu/environment/nature Natura 2000 Networking Programme: www.natura.org LIFE: www.euroinfo.unito.it/programmi

Organizzazioni ed Enti:

ELO: www.elo.org EUROPARC Federation (Sezione italiana): www.europarc.it European Enviroment Agency: www.eea.europa.eu Eurosite: www.eurosite-nature.org LIPU: www.lipu.it Eco&Eco: www.eco-eco.it

Italia: Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio:

Aree protette, Life+, Natura 2000: Conservazione della Natura:

www.minambiente.it www2.minambiente.it/sito/settori_azione/scn

Regione Emilia Romagna:

Natura 2000: www.regione.emilia-romagna.it/natura2000/ Life Natura: www.lifenatura.it/emilia-romagna/default.asp

Provincia di Modena

Parchi Naturali: Progetto ECOnet:

www.provincia.modena.it/servizi/ambiente/parchi www.provincia.modena.it/allegato.asp?ID=84

Territorio, Ambiente: www.provincia.modena.it

Fiorano http://www.comune.fiorano.mo.it/Turismo/salse%20nirano/default.shtm http://www.agenziatpl.mo.it/servizi/ambiente/parcocollina/archivio.asp

Wikipedia Lemmi: Disboscamento, Foresta, Bioma. "Deforestazione", Microsoft Encarta Enciclopedia Online 2007.

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