La Relazione Tra Musulmani e Non Musulmani Nella Shari'Ah

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حيم ن الر الر بسم ا2012 ا س سة الشرعيقاتلع ل بسلم ا و غسلم اI principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani Del Shaykh Faisal Maulawì Cancelliere nell'alto tribunale shara’itico sunnita di Beirut Al- Hilàl traduzione a cura di Sulaymàn Abu Amir La Spina Franco

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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بسم اهلل الرمحن الرحيم

2012

بني للعالقاتالشرعية سسألا

املسلمني و غري املسلمني

I principi della Legge religiosa relativi

alle relazioni tra musulmani e non

musulmani Del Shaykh Faisal Maulawì Cancelliere nell'alto

tribunale shara’itico sunnita di Beirut

Al- Hilàl

traduzione a cura di

Sulaymàn Abu Amir La Spina Franco

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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بسم اهلل الرمحن الرحيم

رعيةسس الشألا

المسلمين و غير المسلمين للعالقات بين

I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra

musulmani e non musulmani

Dello Shaykh Faisal Mawlawì

Cancelliere nell'alto tribunale shara’itico sunnita di Beirut

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Nel nome di Allàh il Misericordioso il Clementissimo

Prefazione del curatore della traduzione in lingua italiana:

Ringrazio Allàh هلالج لج senza del quale nulla possiamo rea-

lizzare, a Lui è dedicato ogni nostro sforzo e verso di Lui indi-

rizziamo le nostre preghiere, che Allàh هلالج لج benedica il Profeta

Muhammad, esempio di virtù e guida per tutta l'umanità, la

misericordia di Dio su coloro che seguono la Retta Via.

Saluto con grande soddisfazione la pubblicazione di que-

sto testo, che per troppo tempo è mancato nell'ipotetica biblio-

teca di testi islàmici in lingua italiana. Già tradotto in inglese e

francese, questo è l'adattamento di una conferenza che l'Autore

ha tenuto davanti ad una platea di giovani musulmani francesi

nel 1986 sul tema del rapporto tra musulmani e gli "altri", e

sulla legittimità di vivere in questi paesi.

Premetto che questo testo, nonostante abbia una poten-

zialità notevole nella formazione di una "cultura" islàmica eu-

ropea, non gode del consenso unanime degli eruditi in scienze

islàmiche, infatti, vi fanno riferimento sopratutto coloro i quali

condividono le idee dei Fratelli musulmani , il movimento

transnazionale di vivificazione dell'Islàm, fondato da Hasan al-

Bannà negli anni venti con lo scopo di ridare dignità alla Co-

munità islàmica già colpita dalla colonizzazione e dalla fine

del califfato ad opera dell'apostata Kamel Ataturk. Difatti, ri-

mangono forti gli argomenti di quei sapienti che delegittimano

la residenza di musulmani in territori tradizionalmente non i-

slàmici.

Tuttavia quest'opera mantiene una capacità dimostrativa

intatta, particolarmente nella sua prima parte, ricca di riferi-

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menti, dove è confutata la pretesa secondo cui i musulmani

non considerino verso l'"altro" diversa relazione che la guerra.

Attraverso le opinioni di una minoranza degli eruditi del pas-

sato di caratura assoluta, l'Autore pone fine a questo pregiudi-

zio, dando materia di riferimento a tutti quei predicatori mu-

sulmani impegnati nella tessitura di un dialogo divenuto diffi-

cile a seguito degli avvenimenti che hanno caratterizzato gli

ultimi venti anni.

Dai fatti d'Algeria all'emirato afgano dei talebani alla dif-

fusione degli attacchi dinamitardi suicidi e l'indimenticabile 11

settembre con conseguenti assurde guerre intraprese dall' A-

merica e dai suoi accoliti, la situazione è molto diversa da

quando il Nostro ha pronunciato questa lezione. Certo rimane

intatta l'argomentazione principale, ma sulla legittimità di vi-

vere in questi territori non credo che si siano analizzate tutte le

fonti, una in particolare, che è poi il riferimento principale di

chi si oppone all'interpretazione dell'Autore, è stata inspiega-

bilmente trascurata, il seguente detto del Profeta ملسو هيلع هللا ىلص: "Sono e-

sente da responsabilità nei confronti di ogni musulmano che si

stabilisce nei territori degli associatori” autenticato sia da Al-

Albaniy sia da Al-Asqalàniy, che ho tradotto e proposto in ap-

pendice a questo lavoro, non per confutare alcunché ma per

chiarire come il nostro autore abbia avuto il merito di inaugurare

un dibattito interno alla comunità islàmica che vive in Europa e

nel "mondo" occidentale in generale, dibattito non ancora con-

cluso, ma che ha già visto il dispiegarsi di opinioni a volte di-

vergenti all'inverosimile. Ha tratto largamente spunto dall'Auto-

re anche il noto filosofo Tariq Ramadàn, che molte volte ne cita

l'opera, benchè giunga poi a conclusioni sostanzialmente diver-

se.

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La questione principale che dovrebbe essere oggetto di

studio, dal nostro punto di vista, verte sul come vivere in queste

terre, che ruolo assumere e con quale finalità, e fatto non trascu-

rabile, come garantire la tutela della nostra identità islàmica sen-

za cedere ad assimilazioni più o meno evidenti.

Il dibattito è aperto, le posizioni si vanno delineando con

la conseguente frammentazione della presenza islàmica in molti

gruppi ognuno con sue rappresentanze, districarsi dal dedalo di

opinioni non è facile, con questa opera intendiamo portare la

questione all'attenzione dei musulmani in Italia, e offrire quel

che verosimilmente rappresenta ormai un riferimento dottrinale

trasversale alle varie fazioni in gran parte delle sue argomenta-

zioni. Ci auguriamo di poter contribuire con altri lavori dello

stesso tenore e, con l'aiuto di Allàh هلالج لج concorrere alla soluzione

dei diversi problemi che affliggono la Comunità islàmica in

termini di teorizzazione e comprensione del contesto attuale e

gestione delle problematiche ivi connesse.

Per una più semplice consultazione abbiamo adottato un

sistema di traslitterazione semplificata. Ci sarebbe piaciuto cor-

redare l'opera con il testo arabo a fronte, ma essendo una lettura

d'interesse anche per i non musulmani e avendolo fornito di un

importante apparato di note non abbiamo ritenuto agevole farlo.

Ringrazio quanti hanno collaborato e contribuito alla rea-

lizzazione di questo lavoro, in particolar modo il fratello Ma-

hmud Najìb, predicatore instancabile, uomo di azione e dalla

grande disponibilità, sempre presente nel bisogno e paziente

nell'attendere la conclusione del lavoro. Ringrazio il gruppo di

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traduzione alessandrino per avermi facilitato enormemente il la-

voro fornendomi una buona "prima" traduzione.

La traduzione dei Segni coranici è nostra, benchè ci si è ri-

feriti principalmente al Sahih international, ed in misura minore

alla traduzione di Piccardo. Abbiamo preferito lasciare il Nome

di Dio intradotto, trascrivendo la traslitterazione Allàh, che si-

gnifica Iddio, stesso discorso riguardo il nome del Profeta Mu-

hammad, erroneamnete chiamato Maometto.

Alla menzione di Allàh e del Profeta seguono delle eulo-

gie di glorificazione per il primo e di benedizione per il secondo.

Possa Allàh هلالج لج concederci la grazia in questo nostro contributo

e perdonarci per i nostri errori.

La pace e le benedizioni siano sul Profeta Muhammad sulla sua

famiglia e su quanti seguono la Retta Via.

Sulaymàn Abu Amir La Spina Franco

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Prefazione dell'autore

La lode spetta ad Allàh هلالج لج, la benedizione e la pace sul suo

profeta Muhammad ملسو هيلع هللا ىلص, la sua famiglia e i suoi compagni, dopo

di ciò, il nostro discorso: “I musulmani nella società non mu-

sulmana” è uno degli argomenti più importanti che ci si propon-

ga di discutere in questi paesi, non potremo però capire comple-

tamente questo argomento se non dando alcune delucidazioni

storiche e shara’itiche, si deve altresì argomentare sulle questio-

ni teoriche che sono causa di discordanza tra gli specialisti delle

scienze religiose islàmiche1 di ieri e di oggi. Infine chiariremo le

questioni inerenti alla presenza e la permanenza dei musulmani

in paesi a tradizione non islamica. Sono stato invitato

dall’Unione delle organizzazioni islàmiche in Francia a parteci-

pare alla conferenza annuale del 1986, svoltosi come consuetu-

dine durante le vacanze annuali. Ho tenuto una lezione sul tema

"Il musulmano nella società non musulmana", lasciando poi

spazio alle domande si è evinto quanto i giovani musulmani fos-

sero ardenti di conoscere le disposizioni shara’itiche riguardanti

la loro presenza all’interno di una società non musulmana e co-

me rapportarsi con i suoi abitanti.

La lezione ha illustrato dai riferimenti testuali, i rapporti

tra i musulmani e i non musulmani, nel tentativo di correggere

alcuni concetti inerenti al combattimento, la lotta, la divisione in

terre della pace e terre della guerra; infine dalle risposte alle

1 ‘ulema, plurale di ‘alim ossia sapiente. Useremo ‘alim, o sapiente e sapienti

discrezionalmente.

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domande degli astanti si è trattata qualche regola shara’itica in

dettaglio.

Concludo, chiedendo ad Allàh Altissimo هلالج لج che questo te-

sto sia di beneficio per chi lo legga, sperando che mi si avverta

di qualsiasi errore, e che non trascuriate di invocare Allàh هلالج لج in

mio favore.

La pace e la benedizione sul profeta illetterato Muhammad ملسو هيلع هللا ىلص,

sulla sua famiglia e su i suoi compagni.

Beirut, 1 Muharram del 1408 H., 26 Agosto del 1987 m.

L’autore

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Introduzione ai principi shara’itici relativi ai

rapporti tra musulmani e non musulmani

Primo principio: la conoscenza e la collaborazione

La base ideale, dei rapporti tra le genti, poggia sulla cono-

scenza reciproca una benevola ed equa convivenza e la collabo-

razione finalizzata al soddisfacimento delle necessità comuni.

1-Allàh Altissimo هلالج لج ha detto nel Sublime Corano:

﴾O uomini, vi abbiamo creato da un maschio e da una

femmina, e vi abbiamo costituiti in popoli e tribù affinché

vi conosciate a vicenda, il più nobile di voi è colui che più

Lo teme. In verità Allàh è sapiente bene informato﴿

XLIX; 131.

Vale a dire che Allàh هلالج لج ha creato gli uomini per cono-

scersi reciprocamente e non per competere nelle vanità o preva-

ricarsi a vicenda.

Il professore martire, Saìd Qutub nell’interpretazione di

questa 'ayah dice:

“L’appello di Colui che vi ha creato da un maschio e da una

femmina, v’ informa sul motivo per il quale vi costituì in popoli

1Tafsir Adua’ Al-Bayn fi-iydah al-Qur’an bi al-Qur'an. Di Shaykh Muham-

mad Amin Ash-Shanqitìy.

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e tribù, che non è combattervi o contendere, ma di conoscervi e

accordarvi, pur nelle differenze di idiomi, etnie, caratteristiche

culturali, dei talenti e delle competenze. Non sia, quindi la di-

versità un motivo di guerra o contrapposizione, ma di coopera-

zione per lo sviluppo nelle svariate opere e per il soddisfacimen-

to delle comuni esigenze. Il colore della pelle, il genere, la lin-

gua, la nazionalità e quant’altro sono caratteristiche senza peso

nella bilancia di Allàh هلالج لج; Presso di Lui هلالج لج solo una è la qualità

che possiede autentico valore e ne trasferisce a ognuna di quelle

particolarità, espressa nelle parole: ﴾ … il più nobile di voi è

colui che più Lo teme.﴿ Così tutte le differenze e doti si perdo-

no, e resta nelle bilance quel solo valore a stima degli uomini,

dunque tutti i motivi che son causa di dispute e conflitti svani-

scono facendo apparire evidente il motivo grandioso per il qua-

le si tende alla liberalità e la collaborazione tra gli uomini: il

riconoscimento dell’esclusiva qualità divina di Allàh هلالج لج su tutto,

e la nostra comune condizione di creature”.

2- Allàh Altissimo هلالج لج ha detto nel Sublime Corano:

﴾Allàh non vi proibisce di essere benevoli e giusti nei con-

fronti di coloro che non vi hanno combattuto per il vostro

credo e non vi hanno cacciato dalle vostre case, Allàh

ama i giusti.﴿ LX; 08.

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Lo shaykh1 dei commentatori, Ben Jarir Al Tabary dice di

quest’'ayah2P, menzionando le diverse opinioni degli ‘ulema, gli

specialisti delle scienze islamiche:

"Le valutazioni più corrette, relative al Segno summenzio-

nato, affermano che Allàh هلالج لج non ha proibito ai credenti di esse-

re buoni e giusti con coloro i quali non vi hanno combattuto, a

qualunque “partito”3 o credo religioso essi appartengano, ma di

avere buone relazioni con loro. Inoltre, Allàh Eccelso هلالج لج, non ha

inteso limitare tale relazione per appartenenza etnica o religiosa,

ma ha incluso tutti coloro che

﴾… non vi hanno combattuto per il vostro credo e non vi

hanno cacciato dalle vostre case ﴿ ".

Quanti tra i mufassirìn4, affermano che trattasi di un’'ayah

abrogata5, a mio parere sbagliano, difatti al credente non può es-

ser proibita la liberalità verso parenti o gente appartenenti ad

Ahl Al-Harb6con la quale vi è un legame di solidarietà, purché

1 Dottore nelle scienze islamiche, ma anche saggio o anziano. 2 Sta per Segno, inteso con il significato di miracolo divino, plurale 'ayat.

Useremo 'ayah o Segno a discrezione. 3

PCon la parola “partito” si intende anche ogni “sistema” qualificativo di

società umana, lasciando un senso generale com’è fatto intendere nella 'a-

yah commentata. 4 I commentatori del Sublime Corano: .

P

5 La Rivelazione coranica si è manifestata in modo successivo nell’arco di

ventitré anni, regolando sia le relazioni interne alla Comunità islàmica, che

esterne ad essa. Nella successione delle rivelazioni alcuni versetti possono

apparire non congrui tra loro, i sapienti specialisti nel commento del Su-

blime Corano teorizzarono, sulla base del Sacro Corano (II; 106 e XVI; 101) il

principio che alcune rivelazioni ne abroghino altre, l’applicazione di tali

principi ha lasciato spazio a dibattiti tuttora in corso. P 6 Gente del conflitto.

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in ciò non vi sia rischio per lui o non si tema da parte loro un

tradimento o un’insidia a beni o obiettivi strategici dei musul-

mani o in Dar al-Islàm. O se ciò non significhi in qualche modo

favorire i nemici dei musulmani.

A conferma della veridicità di quanto affermato riferiamo

la vicenda riportata da Ibn al-Zubair su Asma’a, figlia di Abu

Bakr e sua madre trascritto nei due libri autentici1 degli Imam

Al-Bukhary e Muslim. Asma’a racconta:

“Mia madre venne da me, ed era pagana, durante la tre-

gua patteggiata con i Quraish2, al che mi recai dal Profeta

per informarlo della visita e al quale chiesi: Devo ملسو هيلع هللا ىلص

1 I testi menzionati sono i due Al-Sahih, le raccolte di tradizioni autentiche

riguardanti la vita del Profeta Muhammad ملسو هيلع هللا ىلص . 2 La tribù dei Quraish la più influente alla Makkah e postasi a guida

dell’aggressione anti islàmica, addivenne a un patto di non belligeranza con

la Comunità musulmana di Madinah, Il Patto di Hudaybiyah, correva l’anno

628 E.V./6 H. 11 Noto come “Costituzione di Medina” fu il documento fondante la nuova

organizzazione sociale nella città che fu Yatrib, ribattezzata Madinatu al-

Nabi, cioè la Città del Profeta ملسو هيلع هللا ىلص.

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trattarla bene? Lui mi rispose: Si trattala bene! Abbi un

buon comportamento con lei”!

La stessa storia, l'ha riportata Al-Wahidy nel suo libro "Le

cause delle rivelazioni" indicando che la madre di Asma’a, Qat-

lah figlia di Abdel-‘Uzza, andò de lei con dei doni, che ella non

accettò, impedendogli perfino di entrare nella sua casa. Asma’a

si rivolse a sua sorella ‘Aisha, che chiese spiegazione al Profeta

-al che discese il Segno menzionato, e il Messaggero di Al ,ملسو هيلع هللا ىلص

làh ملسو هيلع هللا ىلص ordinò ad Asma’a di far entrare la madre in casa, di ac-

cettarne i doni, di essere generosa con lei e di trattarla bene.

Il documento che il Profeta compilò con gli ebrei di ملسو هيلع هللا ىلص

Madinah1 è da considerarsi come l'esempio più fulgido di pro-

mozione della coesistenza e della collaborazione tra nazioni co-

me principio islàmico fondante. Il documento comprendeva la

libertà di fede, di opinione, di movimento e residenza, conteneva

il rispetto dei diritti delle anime, dei beni, del vicinato e anche il

soccorso all’oppresso, il rifiuto all’oppressione, il sostegno del

bisognoso, e la proibizione della malversazione e della deprava-

zione, escludendo ogni immunità ai prevaricatori e i pervertitori,

implicava anche l’opportunità di concludere dei patti tra musul-

mani e non musulmani.

Da tale documento perveniva agli abitanti di Madinah

l'invito alla collaborazione nella promozione della virtù e oppo-

sizione al vizio, e a divenire una mano forte contro ogni nemico

della neo Città-Stato e dei suoi abitanti.

Fu la violazione dei patti da parte delle tribù israelite nei

confronti della comunità musulmana che ne provocò l’ordine del

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Profeta ملسو هيلع هللا ىلص di punizione ed espulsione da MadinahP.1 In conclu-

sione, il primo principio che regola i rapporti tra i musulmani e i

non musulmani, è la conoscenza reciproca, la coesistenza, e la

collaborazione sulla base della munificenza e della giustizia,

mentre il conflitto è da ritenersi un'eccezione circostanziata, al

termine della quale le genti tornano a vivere in pace.

Il secondo principio: L'invito2 ad Allàh Altissimo هلالج لج

La base del rapporto tra il musulmano e il miscredente

consiste nell'invito ad Allàh Altissimo هلالج لج. Poiché Egli ha inviato

Muhammad ملسو هيلع هللا ىلص quale ultimo profeta a tutte le nazioni, affer-

mando nel Sublime Corano:

﴾Di' o uomini, in verità sono il messaggero di Allàh per

voi tutti, inviato da Colui al Quale appartiene la sovranità

dei cieli e della terra.﴿ VII; 158.

Anche:

1 La vicenda è correttamente trattata nella Sirah Ibn Hisham e nel Kitàb al-

watha’iq as-siyàsiyah lil-‘ahd an-Nabawiy wa al-Khilàfah ar-rashidah del

Professore Muhammad Hamidullah, e comunque in tutti i testi che trattano

la vita del Profeta Muhammad ملسو هيلع هللا ىلص e la Storia dell’Islàm. In lingua italiana

segnaliamo il lavoro di Martin Lings “Il Profeta Muhammad” edito da Al-

Hikma.

Tradotto da Sergio Volpe.

2 Ad-Da’uah ( ) L'invito verso Allàh هلالج لج e la Sua Religione.

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﴾Non ti abbiamo inviato a l'umanità se non come portato-

re di una buona novella e nunzio ammonitore, ma la mag-

gior parte degli uomini non sanno.﴿ XXXIV; 28.

Affinché il messaggio di Allàh هلالج لج arrivi a tutta la gente du-

rante la vita di Muhammad ملسو هيلع هللا ىلص e dopo la sua morte, Egli ha in-

caricato la sua nazione di assolvere questo dovere, rivelando nel

Sacro Corano:

﴾Sorga da voi una comunità che inviti al bene, ordini le

buone consuetudini e proibisca il riprovevole. Quelli sono

coloro che avranno successo.﴿ III; 104.

Allàh Altissimo هلالج لج ha fatto di Muhammad ملسو هيلع هللا ىلص un testi-

mone della sua Nazione, e la sua Nazione un testimone delle al-

tre nazioni, rivelando:

﴾E così facemmo di voi una comunità equilibrata, affin-

ché siate testimoni di fronte ai popoli e il Messaggero sia

testimone di fronte a voi.﴿ II; 143.

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Anche:

﴿

﴾Chi mai proferisce parola migliore di colui che invita ad

Allàh, e compie il bene e dice: «Sì, io sono uno dei Mu-

sulmani»?﴿ XLI; 33.

﴾ Egli vi ha scelto e non ha posto nulla di gravoso nella

religione, la stessa del vostro padre Abramo che vi appel-

lò "musulmani" già allora, e ciò affinché il Messaggero

testimoni nei vostri confronti e voi testimoniate nei con-

fronti delle genti.﴿ XXII; 78.

Ed Egli هلالج لج, ha considerato l'invito a Sé la migliore opera del mu-

sulmano nei Suoi confronti:

Il Profeta ملسو هيلع هللا ىلص nel giorno di Khaybar,1 consegnò lo stendardo ad

Ali Bin Abu Talib2 il quale gli chiese:

1 Conquista dell’insediamento israelita ostile correva l’anno 628 E.V./7 H.

2 Cugino e genero del Profeta ملسو هيلع هللا ىلص e futuro quarto Khalifa, massima autori-

tà politica del sistema islàmico, significa luogotenente, intendendo del Pro-

feta ملسو هيلع هللا ىلص.

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“O Messaggero di Allàh li combatto finché siano come

noi?” ed egli rispose: “Procedi piano finché arrivi nella

loro zona, poi invitali all’Islam, e informali del diritto di

Allàh, e giuro su Allàh che se Egli ti ha reso causa della

conversione di un uomo, ciò sarebbe meglio per te che

possedere cammelli rossi".1

Rileviamo l’ordine del Profeta ملسو هيلع هللا ىلص ad Ali di invitare ad Allàhهلالج لج

durante l’avvicinamento allo scontro, e il premio grandioso che

gli spetterebbe nel caso fosse il motivo della conversione di un

uomo. Si vuole anche ricordare il merito di chi fa il suo possibi-

le nel combattimento, o muore nell'invitare ad Allàh هلالج لج. Resta la

saggezza del Profeta ملسو هيلع هللا ىلص la migliore espressione del fondamen-

to dei rapporti tra musulmani e non musulmani, che si basa

sull'invito e non sul combattimento2.

1 Questa tradizione si trova nella raccolta dell’Imam Muslim ed è stato ri-

portato dal compagno del Profeta ملسو هيلع هللا ىلص Abu ‘Abbas Sahl ibn Sa’d. (Io ne ho

verificato la trascrizione in Sahih Bukhary n: 3701 e in Riyadhu s-Salihin

dell’Imam an-Nawawy, nel Libro I; 175. N.d.T.) 2 Nonostante il Profeta Muhammad ملسو هيلع هللا ىلص sia stato coinvolto in diverse batta-

glie, fu sempre alla ricerca della pace e al raggiungimento d’intese, disse,

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Il terzo principio: Lo stato islamico s’incarica della responsa-

bilità a invitare ad Allàh l’Altissimo هلالج لج .

Il terzo principio tratta i criteri adottati dal governo islami-

co nel rapporto con i diversi soggetti non musulmani, siano na-

zioni, individui o comunità. Anche alla base di queste relazioni

v’è l'invito ad Allàh Altissimo هلالج لج. Difatti questa è la prima ed

essenziale missione dello Stato islàmico, realizzando l'ampio

senso dello sforzo1 per la causa di Allàh هلالج لج, di cui il combatti-

mento non è che una contingenza alla quale non si ricorre che a

seguito di precise circostanze.

Questo impegno per la causa di Allàh هلالج لج nell’accezione

generale si considera come obbligo da adempiere in qualsiasi

circostanza, individualmente o comunitariamente nei rispettivi

ambiti e differenti contesti. Difatti il Profeta ملسو هيلع هللا ىلص, concentrò il

suo magistero profetico proprio su l'invito all'Islam nel periodo

mekkano2 e, dopo la costituzione della città-stato di Madinah,

cioè di una realtà politicamente e territorialmente ben definita,

inaugurò un nuovo corso volgendo la sua missione di diffusione

del Messaggio verso i confini della penisola araba e fuori da es-

sa, finché Allàh Altissimo هلالج لج lo chiamò a sé. Il primo atto uffi-

infatti: “ O musulmani! Non desiderate lo scontro con il nemico; chiedete

piuttosto ad Allàh la pace. Ma se siete costretti allo scontro con il nemico,

siate perseveranti. Trascritto dall’Imam Muslim (Kitabu al-Jihad n. 19.) 1 Jihad, ( ) l’autore usa proprio il termine jihad per esprimere l’impegno

o sforzo “diplomatico” che l’ipotetico governo islàmico deve profondere af-

finché la Parola di Allàh هلالج لج sia la più alta. 2I primi, durissimi, dieci anni di predicazione alla Makkah. Tesi a promuo-

vere il riconoscimento del Tawhiid, l’unicità divina, ossia il diritto incondi-

viso di Allàh هلالج لج ad essere adorato in esclusiva.

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ciale in tale direzione fu proprio la stesura del famoso trattato di

convivenza e mutua cooperazione tra i musulmani, nuova auto-

rità regionale, e gli israeliti che da tempo remoto si erano stabili-

ti a Yatrib, e se questi ultimi non avessero violato tale patto, non

sarebbero stati espulsi e puniti.

Attraverso la Rivelazione, fu permesso1 al Profeta ملسو هيلع هللا ىلص di

combattere i Quraish, i quali principiarono l’aggressione contro

i musulmani, tuttavia com’è ben noto, Il Messaggero di Allàh

-in Hudaibya2 colse immediatamente l’opportunità di ristabi ملسو هيلع هللا ىلص

lire la pace tra le parti, accettando le condizioni poste dagli stes-

si Quraish, garantendosi la possibilità di diffondere l'invito

all’Islàm, furono poi alcuni degli affiliati dei Quraish a tradire la

tregua.

Approfittando del periodo di pace conseguente il Patto di

Hudaibiyah, il Profeta ملسو هيلع هللا ىلص inviava messi e predicatori in tutte le

zone della penisola araba. Riportiamo, a titolo di esempio delle

aggressioni o violazioni dei patti da parte dei non musulmani,

l’agguato presso al-Raji, quando Muhammad ملسو هيلع هللا ىلص mandò sei dei

suoi compagni come delegazione per impartire l’istruzione reli-

giosa ad alcune tribù minori. La delegazione pacifica fu aggredi-

ta e tre di loro uccisi sul posto, gli altri tre furono consegnati

come prigionieri ai Quraish che infine li uccisero. Altro esem-

pio, fu il tradimento al pozzo Bi’r Ma’una, quando il Profetaملسو هيلع هللا ىلص

inviò settanta dei suoi compagni più istruiti in materia religiosa,

agli abitanti del Najd i quali erano affiliati a ‘Amir Bin Malik,

noto come Abu al-BaràPF

3 con il quale raggiunse un accordo e dal

1 Nella rivelazione dei Segni: XII; 30/40, II; 217. 2 Vedi “Il Profeta Muhammad” di M.Lings pag.: 253/260. 3 Entrambi della tribù dei Banu ‘Amir

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

- 22 -

quale ottenne un salvacondotto per la delegazione ma ‘Amir Bin

al-Tufayl capo di una tribù alleata di Abu al-Barà ignorò tale ac-

cordo attaccando il gruppo di musulmani con l’ausilio della tri-

bù dei Banu Sulaym sterminandoli1.

Muhammadملسو هيلع هللا ىلص, iniziò a scrivere e inviare missive anche

fuori della penisola araba, ne scrisse a Eraclio, a Kosroe re dei

persiani, al Muqawqis di Egitto, al Nagashi d’Etiopia, al Mun-

dhir ben Sawy del Bahrein, a Hudha Ben Ali del Yamama e al

Harith Ben Aby Shamr Al Ghassany dello Sham, in tutti quei

messaggi l’appello a corrispondere alla religione di Allàh هلالج لج, o

portarne il peso del rifiuto loro e di quanti li avrebbero seguiti.

Per quanto riguarda le guerre e le battaglie che i musul-

mani intrapresero contro i loro nemici tra gli israeliti e pagani,

mirarono sempre a garantire il diritto di invitare all’Islàm le gen-

ti e le nazioni, affinché avessero la possibilità di accogliere o ri-

fiutarne il messaggio, come chiariremo più avanti. L’attività es-

senziale del governo islàmico nel suo rapporto con “l’altro” è,

in definitiva l'invito a riconoscere e accettare il Diritto di Allàh

-per gui هلالج لج liberando chi lo vuole dal culto dei servi di Allàh ,هلالج لج

darlo al culto del Signore dei servi, l’Unico, l'Onnipotente, come

disse Rubeay Bin’Amir a Rustum, il sovrano dei persiani.

Il quarto principio: l'invito ad Allàh هلالج لج attraverso la buona pa-

rola.

1 In appendice a questa vicenda va notata la reazione del Profeta ملسو هيلع هللا ىلص che

nonostante lo sgomento alla notizia del tradimento e del massacro, rimpro-

verò l’unico sopravvissuto, ‘Amr figlio di Umayyah, di aver a sua volta ucci-

so, sulla strada del ritorno, i due delegati della tribù dei Banù ‘Amir, ai quali

Muhammadملسو هيلع هللا ىلص aveva garantito l’immunità con un salvacondotto.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

- 23 -

Il cardine principale nel chiamare ad Allàhهلالج لج è la saggezza

e il buon ammonimento, Allàh Altissimo هلالج لج ha detto nel Subli-

me Corano:

﴾Chiama al sentiero del tuo Signore con la saggezza e la

buona parola e discuti con loro nella maniera migliore. In

verità il tuo Signore conosce meglio [di ogni altro] chi si

allontana dal Suo sentiero e conosce meglio [di ogni al-

tro] coloro che sono ben guidati.﴿ XVI; 125.

Il presupposto della saggezza sta proprio nella parola buona:

﴾Non vedi come Allàh ha paragonato la buona parola ad

un buon albero, la cui radice è salda e i cui rami [sono]

nel cielo? ۞ che continuamente dà frutti, col permesso del

suo Signore. Allàh propone metafore agli uomini, affinché

riflettano.﴿ XIV; 24/25.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

- 24 -

La saggezza richiede che ogni dibattito o confronto dialet-

tico sia condotto con precisione linguistica e chiarezza concettu-

ale1, dice difatti Allàh هلالج لج, nel Sublime Corano:

﴾Dialogate con belle maniere con la gente della Scrittura,

eccetto con quelli di loro che sono iniqui.﴿ XXIX;46.

Poiché la parola buona e l’ammonimento sincero costitui-

scono le basi principali della predicazione, Allàh هلالج لج ne ha fatto

chiare direttive nel patto stipulato con i figli d'Israele:

﴾Quando accettammo il patto con i Figli di Israele "Non

adorerete altri che Allàh, con i genitori sarete benevoli e

con i parenti, gli orfani e i poveri; con la gente userete

buone parole, eseguirete il rito di adorazione e pagherete

1Il termine ‘ahsan ( ) rende precisione e perfezione, per mantenere en-

trambi i significati ho utilizzato una nota formula coniata da Abdur-

Rahman Pasquini, co-fondatore del Centro Islamico di Milano e Lombardia,

e primo italiano a tenere il Sermone del Rito congregazionale del venerdì in

lingua araba.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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la tassa purificatoria!". Poi voltaste le spalle, tranne po-

chi di voi, e vi siete sottratti.﴿ II; 83.

Così come i profeti predicarono il medesimo1 messaggio,

identico fu il loro modo di operare attraverso la parola buona, lo

stesso che Allàh هلالج لج ordina ai musulmani di adottare nel dibatte-

re, anche nel caso di confronto aspro così come avveniva tra

Muhammad ملسو هيلع هللا ىلص e i pagani, e come menzionato nella Surah2

Al-Isra’, chiosata con le Sue parole:

﴾Di' ai Miei servi che parlino nel modo migliore, in veri-

tà Satana s’intromette tra loro. In verità Satana, per l'uo-

mo, è un nemico manifesto.﴿ XVII; 53.

Allàh Altissimo هلالج لج ci informa come le genti rifiutino il

messaggio se colui il quale lo porge è rozzo o crudele, anche

trattandosi dell'invito all'Islam, nel quale sta il successo dell'uo-

mo in questa vita e nell’Altra. Allàh Altissimo هلالج لج ha rivelato,

parlando del Suo Profeta ملسو هيلع هللا ىلص:

1 Infatti, tutti i profeti hanno invitato all’Unico Dio, il Creatore e Reggente

dell’universo, ammonendo della punizione nella Vita futura per i dimenti-

chi dell’ordine di Allàhهلالج لج e del diritto al riconoscimento della Sua Incondi-

visa qualità divina. 2 Capitolo del Sublime Corano, suddiviso in versetti, o meglio dire 'ayat.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

- 26 -

﴾E' per misericordia da parte di Allàh che sei dolce nei

loro confronti! Se fossi stato duro di cuore, si sarebbero

allontanati da te.﴿ III; 159.

I credenti stessi si sarebbero allontanati dal Profetaملسو هيلع هللا ىلص nel

caso che egli fosse stato gretto o insensibile, e quindi, come po-

tremmo sperare che le genti accettino il nostro invito se lo pre-

sentassimo con alterigia o rudezza? L'invito ad Allàh Altissi-

moهلالج لج sarà compreso dalle genti ed entrerà nei cuori solo attra-

verso la saggezza, la buona parola e il retto carattere.

Tornando ai primordi della nostra storia, troveremo che la

più indicativa ragione che spinse i popoli ad abbracciare l’Islam

fu l’esempio comportamentale dei musulmani e la loro elevatez-

za etica e morale, al punto tale che tanti popoli aderirono alla

pratica dell’Islàm nelle mani dei mercanti1, cioè prima che i pre-

dicatori e gli eruditi giungessero loro2.

1 Locuzione usatissima dai predicatori musulmani.

2 Contrariamente al luogo comune che vuole una diffusione dell’Islàm sulla

punta delle spade, alle conquiste musulmane non seguirono conversioni

forzate, in quanto proibito da Allàh Altissimo e dall’esempio del Messagge-

roملسو هيلع هللا ىلص vedi nel Sublime Corano sura Al-Baqara 'ayah 256. Al di fuori della

penisola Araba fu sempre garantito ai popoli soggetti all’autorità musulma-

na il mantenimento della propria pratica religiosa con la concessione di ve-

re autonomie giuridiche. Nelle vaste aree dell’Africa sub sahariana, dell’Asia

e del sud-est asiatico furono i rapporti commerciali con i mercanti o le pre-

dicazioni a vincere i cuori all’Islàm.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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CAPITOLO 1

La pace è la condizione migliore per la diffusione

dell'invito alla retta Via

Essendo, il rapporto tra i musulmani e i non musulmani,

basato principalmente sull'invito ad Allàhهلالج لج, la pace è senza

dubbio la migliore circostanza per il suo successo e la sua diffu-

sione. Poiché sotto i suoi auspici, le menti sono aperte, gli animi

stabili, e i cuori tranquilli. Se il musulmano vuole piantare il

seme dell'invito con la buona parola, troverà che le genti saran-

no pronte ad ascoltarlo, come pure quelli che dispongono di una

natura scevra di pregiudizi saranno inclini al Messaggio. Diver-

samente, durante i conflitti le coscienze si chiudono, si serrano i

cuori e l’uomo è pervaso da sentimenti di diffidenza e autodife-

sa. In questo clima l'invito non sarà capace di penetrare nei cuori

delle genti o accolto dagli intelletti, benché corroborato da solidi

argomenti e posto con buone parole. Quanto esposto è confer-

mato ed esemplificato nella Sirah (biografia) del Profeta Mu-

hammad ملسو هيلع هللا ىلص, e precisamente nella vicenda del trattato di Hu-

daibya, che stipulò con gli associatori Mekkani nell’anno sesto

dopo l’Hijrah1.. Il Messaggero ملسو هيلع هللا ىلص uscì da Madinah verso Mak-

kah per compiervi i riti del ‘umra2, invitando tutti i credenti a

1

La Hijrah, italianizzato in Egira, è la migrazione della comunità musulma-

na Makkahna verso Yatrib, oasi a nord di Makkah, dove furono accolti dai

neoconvertiti abitanti della oasi che divennero musulmani. Da questa mi-

grazione epocale inizia il computo del tempo della comunità islàmica. 2 Pellegrinaggio minore, si compie in qualsiasi momento dell’anno, mante-

nendo alcuni dei riti del Hajj, il pellegrinaggio maggiore, da svolgersi ne-

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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compierli con lui, lo seguirono in millequattrocento, rimanendo

a Madinah solo pochi tra i credenti, oltre che gli ipocriti.

Notiamo che dopo i diciannove anni di magistero profeti-

co, di cui tredici anni a Makkah e sei a Madinah, ad accogliere

l'invito fu un numero di persone relativamente contenuto, ma a

seguito del trattato di pace con i Quraish e le tribù loro alleate,

fu possibile ai musulmani diffondere l'invito in uno stato di si-

curtà.

Gli arabi ebbero l’occasione di conoscere il messaggio i-

slàmico al di fuori del contesto di belligeranza, e tanti incerti ac-

colsero la religione di Allàh هلالج لج. Molti si trasferirono a Madinah

in quanto prima non avrebbero potuto farlo. E quando al mo-

mento della violazione della tregua da parte della tribù dei Banu

BakrP

1P, un anno e mezzo dopo Hudaibya, il Messaggero di Allàh

si risolse di porre fine a ogni indugio e aprire Makkah alle ملسو هيلع هللا ىلص

forze musulmane, riunì al suo seguito un esercito non inferiore

alle diecimila unità! Ciò significa che in quell’anno e mezzo di

tregua si è avuto un incremento di adesioni all’Islàm sei volte

superiore al periodo di belligeranza, in conclusione

dall’esperienza storica si deduce che certamente la pace è la

condizione migliore per la diffusione dell'invito, mentre nel con-

flitto v’è la peggiore circostanza che si possa verificare a questo

fine.

Dalla veloce riesamina della storia del conflitto tra i mu-

sulmani e i pagani possiamo scorgere due importanti elementi:

cessariamente a cavallo della prima decade del mese di Dhul-Hijja, undice-

simo del calendario lunare 1 Alleati dei Quraish colpevoli dell’assassinio di alcuni appartenenti al clan

dei Banu Khazà’ha fedeli invece al Profeta ملسو هيلع هللا ىلص.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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Primo: Quando gli idolatri mekkani furono la potenza re-

gionale principale, profusero ogni loro sforzo per contrastare e

ostacolare sistematicamente coloro i quali avessero voluto dive-

nire musulmani, obbligandoli persino ad abiurare l’Islàm.

Secondo: Nel momento in cui i musulmani divennero la

potenza regionale, dedicarono i loro sforzi bellici alla liberazio-

ne dei popoli dalla tirannia del paganesimo, senza aggredire le

popolazioni vinte ma lasciandole libere tra accogliere l’Islàm o

declinare, senza prevaricazione né costrizione.

Analizzeremo il primo punto rimandando la spiegazione

del secondo più avanti.

Nel periodo mekkano della predicazione, prima della mi-

grazione dei musulmani verso Madinah, i Quraish si accanirono

ossessivamente nel perseguitare con ogni mezzo oppressivo

quali la tortura o l’uccisione coloro i quali manifestavano la vo-

lontà di accogliere la Religione di Allàh هلالج لج. I musulmani dal

canto loro miravano a un confronto più dialettico1, ma i pagani,

consapevoli della propria debolezza sul tema, maliziosamente

volsero la controversia sul piano del confronto violento. Allàh

l’Altissimo هلالج لج, al contrario precluse ai musulmani di replicare

alla violenza2 invitandoli invece alla perseveranza e alla pazien-

1 Avendo come riferimento altro che la Rivelazione e la ragione. Numerose

sono le 'ayaht che rimandano al ragionare sulle affermazioni coraniche e

sulla creazione. 2 Che avrebbe significato scatenare una sanguinosa guerra civile, la qual

cosa è proibita nell’ Islàm.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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za, nella pratica del culto e nell’esercizio della carità con le se-

guenti Parole:

...

﴾Non hai visto coloro ai quali fu detto: abbassate le mani,

adempite i riti di adorazione quotidiana e rimettete la Za-

kah1﴿ IV; 77.

Ciò non fece che aumentare l’ostinazione dei pagani nel perse-

guitare violentemente chiunque ascoltasse con manifesta predi-

sposizione il richiamo alla Verità o accettasse il Codice di vita

proposto da Allàh هلالج لج, così la contesa divenne violenta fino alla

dichiarazione unilaterale di guerra.

Dopo la hijrah, quando i musulmani si stabilirono a Madi-

nah, Allàh هلالج لج permise loro di combattere. L’Inviato ملسو هيلع هللا ىلص emigrò

a causa delle persecuzioni quraishite e del loro proposito omici-

da nei suoi confronti, e dopo che diversi sahaba2 furono costretti

a chiedere asilo in Etiopia e infine appunto a Madinah, sfuggen-

do così al tormento posto dai Quraish. Divenne assolutamente

necessario permettere ai musulmani di rispondere alla guerra, a

causa della violenta persecuzione che li costrinse a lasciare

Makkah e che certamente li avrebbe braccati in qualunque altro

luogo, fino alla distruzione definitiva della nascente realtà poli-

tica islàmica in Madinah. Il diritto di proteggersi fu concesso

1 L’Imposta purificatoria stabilita nel Sublime Corano sui diversi cespiti pa-

trimoniali quali oro argento e soldi.

2 Sono i compagni del Profeta ملسو هيلع هللا ىلص, coloro che lo videro almeno una volta

durante il suo magistero apostolico-profetico.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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verso la fine del primo anno dalla hijrah con le seguenti Parole

Rivelate:

﴾È permesso [combattere]a coloro che sono stati aggredi-

ti, poiché essi sono stati oppressi, in verità Allàh ha la po-

tenza di soccorrerli ۞ A coloro che sono stati scacciati

dalle loro case, senza giusto motivo se non perché diceva-

no: " Il nostro è Signore Allàh". Se Allàh non respingesse

gli uni per mezzo degli altri, sarebbero ora distrutti mona-

steri e chiese, sinagoghe e moschee nelle quali è molto

menzionato il Nome di Allàh. Certamente Allàh verrà in

aiuto di coloro che lo sostengono. In verità Allàh è forte e

possente.﴿ XXII; 39/40.

La possibilità di rispondere alla guerra venne dopo ben

quattordici anni di paziente sopportazione da parte dei credenti,

il conflitto che seguì va verosimilmente ascritto a debito della

dichiarazione di guerra da parte delle tribù quraishite. Nono-

stante ciò, quando il Profeta ملسو هيلع هللا ىلص ebbe l’occasione di stabilire la

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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pace con un trattato, si affrettò ad accettarlo. Il trattato di Hu-

daibya.

Come consuetudine, ogni atto pattizio dovrebbe contenere

in modo equilibrato vantaggi o concessioni per i contraenti,

tranne che a seguito di una battaglia con vincitore, il quale, in-

fatti, imporrebbe le condizioni di un'eventuale accordo. Nel

giorno di Hudaibya i musulmani non erano sconfitti1, cionono-

stante non ottennero a loro favore condizioni di particolare inte-

resse, qui di seguito trascriviamo i termini del trattato:

- Armistizio decennale, tempo nel quale gli uomini non si

combatteranno né si faranno violenza. Il ripristino della pace è

evidentemente un vantaggio per entrambe le parti, considerando

che il più importante tentativo di distruggere Madinah da parte

della coalizione anti islàmica, arabo/israelita, fallì.

- Muhammad ملسو هيلع هللا ىلص è vincolato a rimandare i quraishiti che

volessero divenire musulmani senza il consenso dei loro custodi,

mentre i Quraish non restituirebbero i musulmani che stornano

da Muhammad ملسو هيلع هللا ىلص. Questa è una condizione evidentemente fa-

vorevole ai Quraish, (ai quali è concesso dare asilo a eventuali

traditori o criminali fuggiaschi da Madinah.)

- E’ concesso agli individui, clan o tribù aderire al patto

affiliandosi o con Muhammad ملسو هيلع هللا ىلص o con i Quraish. Questa è

una condizione neutra, se ne avvantaggiano entrambi.

- Muhammad ملسو هيلع هللا ىلص, e i suoi compagni, tornano senza com-

piere la ‘umra, con il permesso di compierla invece l’anno se-

1 Non vi fu battaglia, ma un distaccamento a cavallo quraishita si fece mi-

nacciosamente incontro alla carovana dei pellegrini musulmani. Non vi fu

scontro, si ebbe invece l’importante accordo.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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guente per la durata di tre giorni, e portando le sole armi del

viaggiatore. Questa è la clausola principale richiesta dai Qu-

raish ed è quindi a loro favore.

Riassumendo, sono due clausole a favore dei Mekkani e

due ad entrambi, nessuna condizione è specificatamente a favore

dei musulmani. Malgrado la disapprovazione della maggioranza

dei sahaba, l’Inviato ملسو هيلع هللا ىلص sottoscrisse il trattato in grazia di una

ispirazione divina ordinando di eseguire comunque i sacrifici a-

nimali prescritti per la conclusione della ‘umra, essi esitarono

fin quando il Profeta ملسو هيلع هللا ىلص, ritiratosi nell’alloggio della moglie

Umm Salama le disse che ciò segnava la degenerazione dei mu-

sulmani, ella le suggerì invece di eseguire lui per primo i rituali

finali della ‘umra, comprensivi della rasatura del capo e del sa-

crificio animale, egli ملسو هيلع هللا ىلص accolse il consiglio, a quel punto i sa-

haba, vedendo la determinazione del Messaggero ملسو هيلع هللا ىلص si risolse-

ro di eseguire anch’essi i riti. Come accertato dalle tradizioni au-

tentiche tramandateci.

L’unico vantaggio reale, conseguito dai musulmani a se-

guito del trattato, fu la pace, che li liberò dalla gravità della

guerra. Astenendosi dal compiere in quell’anno i riti del pelle-

grinaggio minore, rinunciarono a un diritto consuetudinario ri-

conosciuto a ogni arabo, il che significava vedere lesa la propria

dignità, così come dovettero rinunciare alla prerogativa,

(anch’essa riconosciuta a ogni arabo secondo le consuetudini)

di accogliere e proteggere gli affiliati, in questo caso i neo mu-

sulmani provenienti dai Quraish, lasciandoli consapevolmente al

tormento e oppressione di quelli. Inoltre non si videro ricono-

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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sciuta la possibilità di perseguire chi avesse abiurato1 per tornare

dai Quraish. Tutte quelle rinunce in cambio della sicurtà, poiché

è in tempo di pace che la gente avrà migliore occasione per a-

scoltare il messaggio della Verità rivelata.

Nella via del ritorno da Hudaibya i musulmani rimasero

tuttavia ancora perplessi, si persuasero solo dopo la discesa di

Surah Al-Fatah (La Vittoria) e furono soddisfatti del decreto di

Allàh هلالج لج. Dirà poi Al-Barra’ ibn ‘Azib a riguardo:

. “Voi ritenete che vittoria fosse la conquista di Makkah,

ed essa fu effettivamente una vittoria, mentre noi conside-

riamo che la conquista avvenne quando abbiamo reso

omaggio di fedeltà a Hudaibya.”2 Il Profeta ملسو هيلع هللا ىلص mostrò a

1 Il sistema politico islàmico si fonda sulla fede nell’Unico Dio هلالج لج, sulla ob-

bedienza ai Suoi precetti, i quali consentono una reale prospettiva di vita

equa e giusta, nell’ottica del credente. Allo stesso modo si è cittadini di que-

sto Stato quando se ne accettano i principi fondanti, il primo dei quali è ap-

punto la fede in Allàh هلالج لج e l’obbedienza ai Suoi precetti. L’abiura, o aposta-

sia, corrisponde al reato di lesa maestà, la maestà di Allàh Altissimoهلالج لج, per il

reato del quale prescrive la punizione capitale. 2 Il Messaggero di Allàh ملسو هيلع هللا ىلص nell’affrontare la trattativa chiese che li venisse

confermata la fedeltà e dedizione da parte dei credenti, i quali resero

l’omaggio di fedeltà noto come il “Patto del Ridwan” , in quanto per quello

fu promesso il Paradiso noto proprio con il nome Ridwan. La vicenda è ri-

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‘Umar Ibn al-Khattab1 i Segni discesi in quella occasione,

il quale chiese: “Significa la conquista?” l’Inviato rispo-

se: “Si”2.

La parola al-fath3 è presente molte volte nel Sublime Co-

rano, ma in nessun caso è descritta come “evidente” come per il

caso del trattato di Hudaibya, il Segno recita infatti:

﴾In verità ti abbiamo concesso una vittoria evidente ﴿

XLVIII; 1.

Si trattò certamente di una chiara conquista, poiché servì

per aprire i cuori e predisporre le menti al messaggio di Allàh

introdusse alla vittoria finale, l’apertura della Makkah e di ,هلالج لج

tutta la penisola araba all’Islàm. In seguito furono i Quraish a

violare il patto di Hudaibya, in risposta a ciò il Messaggero ملسو هيلع هللا ىلص

ruppe ogni indugio ordinando la marcia verso Makkah, centro

strategico dell’intera Arabia, rimettendola nella mani dei mu-

sulmani (senza colpo ferire), da lì la liberazione dell’intera peni-

sola e la riunificazione al vincolo dell’ordine di Allàh هلالج لج, dive-

nendo l’epicentro della diffusione del Messaggio divino e

dell'invito a Lui in tutto il mondo. L’applicazione dei precetti

shara’itici relativi al combattimento prevede altre motivazioni e

circostanze, delle quali parleremo di seguito.

portata nel libro Al-Mughazi dell’Imam al-Bukhari nella Raccolta Autenti-

ca. Cor: XLVIII; 4/5-18-27 1 Grande personalità islàmica e secondo Khalifa. 2 Detto riportato nel Sahih dell’Imam Muslim. 3 Sta per conquista, apertura, vittoria.

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CAPITOLO 2

Le ayàt del combattimento

e la progressività della loro applicazione

Le norme riguardanti il combattimento rivelate nel Su-

blime Corano variano da quelle ayàt che lo impediscono a quelle

che lo permettono e a quelle che infine lo impongono per difen-

dersi dalle altrui aggressioni o contro i miscredenti affinché ces-

si ogni loro eventuale minaccia e sia affermata la legittima con-

siderazione della Religione di Allàh هلالج لج. Diversa gente ritenendo

questi versetti antitetici ha tentato di darne un'interpretazione

accomodante, alcuni considerando particolari Segni come la

condanna sharà’itica al combattimento, rimandando ad altre ayàt

a conferma di tale opinione. Altri hanno ritenuto che le ultime

rivelazioni, più esplicitamente bellicose, avessero abrogato le

precedenti, e così via.

Ora esamineremo i versetti inerenti al combattimento, va-

lutandoli sulla base del contesto della loro rivelazione, così da

mostrare la gradualità con la quale ai musulmani è stato ordinato

di combattere effettivamente secondo le circostanze nelle quali

vennero a trovarsi. L'Imam Ibn al-Qayyim1 scrive in Zàd al-

1 Ibn al-Qayyim al-Jawzìy, epigone della scuola giuridico-religiosa (Ma-

dhhab) che fa riferimento agli insegnamenti dell’Imam Ahmad Ibn Hanbal,

caratterizzati dal rifiuto di ogni intellettualismo teologico e dalla considera-

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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M'àd: "L'inviato di Allàh ملسو هيلع هللا ىلص restò più di dieci anni a Makkah

predicando senza mai combattere. Poi gli è stato concesso di

compiere l’Hijrah, e successivamente di combattere “coloro che

vi combattono”, e infine fu ordinato di combattere gli associato-

ri finché la religione fosse tutta rivolta ad Allàh".

Spiegheremo le fasi su esposte attraverso l’analisi delle Rivela-

zioni.

La prima fase: Portare l'invito ad Allàh هلالج لج senza combattere.

Iniziato con l’investitura della missione profetica di Mu-

hammad ملسو هيلع هللا ىلص e terminato con l’Hijrah, ricordato come periodo

meccano, è durato tredici anni. L’azione del Profeta ملسو هيلع هللا ىلص e dei

musulmani si limitava soltanto alla predicazione e all'invito ad

Allàh. Mentre gli associatori di Makkah li contrastarono violen-

temente. Ai sahaba, che per le violenze e le percosse subite se

ne lamentavano con il Profeta ملسو هيلع هللا ىلص, egli rispondeva: "Abbiate

pazienza poiché non ho ancora ricevuto l’ordine di combatter-

li". Allàh Altissimo هلالج لج ha fatto riferimento a questa fase nel Glo-

rioso Corano con le parole:

...

﴾Non hai visto coloro ai quali fu detto: abbassate le mani,

adempite i riti di adorazione quotidiana e rimettete la Za-

kah﴿ IV; 77.

Ordinò ai musulmani di sopportare pazientemente:

zione che solo il Corano e la tradizione del Profeta ملسو هيلع هللا ىلص siano le legittime

fonti normative per la vita del musulmano, fu discepolo di Ibnu Taimiyya.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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﴾Pazienta (Muhammad)! La tua pazienza non proviene

che da Allàh. Non ti rattristare per loro e non farti ango-

sciare dalle loro trame.﴿ XVI: 127.

﴾Coloro che perseverano nella ricerca del Volto del loro

Signore, eseguono il Rito di adorazione, elargiscono in

segreto e pubblicamente di ciò di cui li abbiamo provvisti

e respingono con il bene il male. Quelli riceveranno il

premio nella Dimora Ultima.﴿ XIII: 22.

Nella notte di ‘Aqaba1, quando gli Ansar omaggiarono il Profeta

con l'Atto di riconoscimento di autorità, noto come "Al ملسو هيلع هللا ىلص

Bà’ia Al Kubra", o “Al-Bà'ia al-Harb” Patto di alleanza milita-

re, dissero all'inviato di Allàh:

.

1 Località a nord di Makkah, fu il luogo dove i medinesi, stipularono il patto

con il Profeta ملسو هيلع هللا ىلص al quale diedero protezione e che nominarono loro guida.

Furono rinominati Ansar, cioè ausiliari.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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“Oh Messaggero di Allàh, per Colui che ti ha mandato

con la Verità, se tu lo volessi noi saremmo disposti a com-

battere contro la gente di Minà con le nostre spade doma-

ni stesso”, ma il Profeta ملسو هيلع هللا ىلص rispose: “Non ci è stato ordi-

nato di combattere”1.

Il combattimento, in quella fase, fu interdetto anche fosse stato

per la difesa della propria vita2.

La seconda fase: Il permesso di combattere coloro che combat-

tono i musulmani.

La hijrah è compiuta. In pochi mesi il Profeta ملسو هيلع هللا ىلص si curò

di organizzare il foro interno della Comunità, costruì la mo-

schea3 affiliò i musulmani immigrati, i Muhajirùn, con i credenti

di Madinah, gli Ansar4 e compilò il documento per la conviven-

za con gli israeliti.

Dopo di ciò fu permesso ai credenti di combattere coloro

che li aggredirono ed esiliarono:

1 Vedi questo particolare nella sirah di Ibn Hishàm ed in altri testi sulla

biografia del Profeta. 2 Per la comprensione di questa proibizione rimando alla spiegazione del

Dott. Sayd Qutb che da nel suo Commentario “Ath-Thilaal” della 'ayah

numero 88 di Surah An-Nisa’. 3 Oltre ad essere il luogo di culto, la moschea funge da centro socio-politico

in quei primi anni della Città-Stato di Medina. 4 Lett. sostenitori.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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﴾In verità Allàh difende coloro che credono. In verità Al-

làh non ama il traditore ingrato. ۞ È permesso [combatte-

re]a coloro che sono stati aggrediti, poiché essi sono stati

oppressi, in verità Allàh ha la potenza di soccorrerli ۞ A

coloro che sono stati scacciati dalle loro case, senza giu-

sto motivo se non perché dicevano: " Il nostro è Signore

Allàh". Se Allàh non respingesse gli uni per mezzo degli

altri, sarebbero ora distrutti monasteri e chiese, sinago-

ghe e moschee nelle quali è molto menzionato il Nome di

Allàh. Certamente Allàh verrà in aiuto di coloro che lo so-

stengono. In verità Allàh è forte e possente۞ coloro ai

quali se diamo autorità sulla terra, stabiliscono il Rito di

adorazione, pagano l’imposta coranica, ordinano la retti-

tudine e proibiscono il riprovevole. Appartiene ad Allàh

l'esito di tutte le cose.﴿ XXII; 38; 41.

Queste sono le prime ayàt con le quali Allàh هلالج لج a permes-

so ai musulmani di combattere per la prima volta, e non vi fu

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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precetto analogo alla Makkah1, e dalle quali si evince che tale

Rivelazione avvenne necessariamente dopo che i musulmani fu-

rono costretti a fuggire da Makkah per compiere l’Hijrah, infatti,

esse discesero negli ultimi mesi del primo anno dopo

l’emigrazione.

In seguito il Profeta ملسو هيلع هللا ىلص organizzò un primo manipolo

armato, sotto il comando di suo zio Hamza Ibn Abd al-Muttalib,

con trenta uomini dei Muhajirùn, durante il mese di Ramadan ad

intercettare una carovana quraishita proveniente dalla Siria2,

guidata da Abu Jahl3, i due gruppi s’incontrarono sulla costa ma

nessun combattimento avvenne poiché s’interpose tra loro Majdi

Ibn Amru Al-Juhany che era un capo neutrale. Seguirono altre

spedizioni e ghazawàt4, nelle quali partecipò il Profeta ملسو هيلع هللا ىلص stes-

so. Si suppone che la liceità al combattimento fu poco antece-

dente all’inizio delle spedizioni, quindi prima di Ramadan del

primo anno dopo la hijrah. Questo periodo durò un anno, cioè

fino allo stesso mese dell’anno dopo, quando si combatté al-

ghazwàh di Badr al-Kubra5. In questa situazione ai musulmani

1 Vedere in “Zaad Al-Ma’ad” di Ibnu Al-Qayym al Jawzìy il quale rifuita

questa ipotesi confermando che il permesso di combattere fu promulgato in

Madinah, dopo la Hijrah. 2 Antichi percorsi delle carovane mercantili che dalla Siria arrivavano fino

allo Yemen passando proprio vicino a Medina e Makkah. Muhammad ملسو هيلع هللا ىلص,

bloccandoli intendeva ledere gli interessi economici dei quraishiti. 3

Uno degli acerrimi nemici dell’Islàm. 4 Spedizione traduce il termine e sono quelle battaglie al quale il Profe-

ta ملسو هيلع هللا ىلص non partecipava dando autorità ad uno dei Compagni, invece al-

Ghazuah ( ) erano quelle battaglie al quale il Profeta ملسو هيلع هللا ىلص prendeva parte

in qualità di comandante in capo. 5 La grande battaglia di Badr, dal nome dell’oasi nel quale avvenne l’epico

scontro, dove un manipolo di circa trecento musulmani si batté contro un

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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fu concesso di combattere, ma non come precetto obbligatorio,

ciò è confermato dall’assenza a Badr, degli Ansar medinesi che

non parteciparono alle prime spedizioni militari, poiché il patto

tra essi e il Profeta ملسو هيلع هللا ىلص prevedeva difatti la sua protezione (come

avessero fatto per le loro donne o i loro figli), nel caso in cui e-

gli ملسو هيلع هللا ىلص fosse stato attaccato a Madinah.

La terza fase: L'ordine di combattere coloro che combattono i

musulmani.

Dopo il clamoroso successo conseguito dai musulmani

contro i Quraish a Badr, i tratti del conflitto nella penisola araba

cambiarono notevolmente.

I musulmani divennero una forza militare preminente ri-

spetto i Quraish. La loro vita a Madinah si stabilizzò, i Muhaji-

run si ambientarono, i problemi iniziali conseguenti all'immi-

grazione trovarono la via della soluzione.

Il permesso di combattere per la sola difesa della vita era

insufficiente. La mutazione della situazione necessitava il com-

battere i nemici, almeno fino a che avessero desistito dal preten-

dere la resa o capitolazione della nuova realtà politica islàmica.

La nuova situazione fu inaugurata proprio dalla vittoria a

Badr, perdurando fino alla conquista di Tabuk1, nell'anno nono

esercito mekkano, forte di milleduecento uomini, accorso in difesa di una

carovana quraishita diretta in Siria ed allestita con le proprietà confiscate ai

musulmani emigrati a Madinah. L’esito della battaglia fu sorprendentemen-

te a favore dei musulmani, i quali furono sostenuti, secondo la tradizione,

da un esercito di angeli combattenti inviati da Allàh Altissimo هلالج لج. Correva

l’anno 624/2 durante Ramadan. 1 Località a metà strada tra Medina e Damasco.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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dell'Hijrah. Quelle che seguono sono le Rivelazioni istitutive il

codice di guerra in questa fase:

﴾Combatteteli finché non vi sia fitnah1, e sia la devozione

tutta per Allàh. Se poi desistono, invero Allàh di quel che

operano è attento osservatore.﴿VIII; 39.

Le ayàt precedenti a questa mostrano come i pagani trama-

rono l’uccisione del Profeta ملسو هيلع هللا ىلصe come impiegarono i loro beni

per contrastare la causa di Allàh هلالج لج e combattere i musulmani. A

causa di ciò Allàh هلالج لج ordina di combatterli a loro volta, affinché

1 -Paganesimo, secondo il celebre commentario di Ibn Kathir che riporta diversi ‘hadith autentici, tra gli altri il seguente trasmesso da Ayuub ibn Ab-dAllàh Allkhamy che dice: “Ero presso AbdAllàh ibnu-‘Umar, che Allàh sia

soddisfatto di entrambi, e giunse un uomo che disse: Allàh هلالج لج ha detto:

Combatteteli finché non vi sia fitnah, e sia la devozione tutta per Allàh. riprese AbdAllàh: Ho combattuto insieme con i Compagni del Profeta ملسو هيلع هللا ىلص finché la devozione fu tutta verso Allàh هلالج لج ed eliminato il paganesimo non vi fu più fitnah, però tu e i tuoi sodali combattete affinché ci sia la fitnah ed il culto sia rivolto ad altri che Allàh.” Trascritto da Mardawiyah.

- Sedizione all’ordine di Allàh هلالج لج, oltreché paganesimo, secondo altre opi-nioni, riportiamo quella del Shaykh ‘Abdur-Rahmàn ibn Nasìr As-Sa’dy dal suo commentario al Sublime Corano “Taysir al karìm ar-Rahmàn” (ed. Dar al-Hadith, il Cairo 2002): “Con la seguente 'ayah: Combatteteli finché non

vi sia fitnah…﴿ si intende l’associare qualcuno o qualcosa nel culto, contra-stare la causa di Allàh e l’affermazione dei principi dell’Islàm. … e sia la devozione tutta per Allàh. , a ciò difatti tende il combattimento e la lotta

contro il nemico della Fede, a respingere le loro iniquità in materia religiosa e per la difesa della Religione di Allàh هلالج لج, il quale ha creato ogni cosa e a Lui spetta la supremazia sulle altre fedi.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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cessi simile aggressione e volgano alla pace verso i musulmani e

si riconcilino:

﴾Se inclinano alla pace, inclina anche tu a essa e riponi la

tua fiducia in Allàh. In verità Egli è L’Onniaudiente e

L’Onnisciente.﴿ VIII; 61.

﴾Vi è stato prescritto il combattimento, e ciò lo detestate,

può darsi che detestiate qualcosa che è un bene per voi, e

può darsi che amiate una cosa che è un male per voi, Al-

làh sa e voi non sapete.﴿ II; 216.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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﴾Combattete per la causa di Allàh coloro che vi combat-

tono, ma non siate aggressori, ché Allàh non ama coloro

che aggrediscono. ۞ Uccideteli ovunque li incontriate, e

scacciateli da dove vi hanno scacciati, la fitnah1 è peggio-

re dell'uccisione. Non combatteteli presso la Moschea Sa-

cra, fintanto che essi non vi combattano lì. Se vi aggredi-

scono, uccideteli, questa è la ricompensa dei miscreden-

ti.۞ Ma se desistono, in verità Allàh è Perdonatore mise-

1 Dice Abu Màlik: “La vostra condizione attuale (dei credenti al tempo della rivelazione)è peggiore che l’uccisione, secondo le parole di Abu Al’Alyah, Mujahid, Sa’id ibn Jabiyr, ‘Ikrima, Al-Hasan, Qatadah, Al-Dhahàk e Al-Rabi’ ibn Anas le parole …la fitnah è peggiore dell'uccisione… intendono

che il paganesimo è peggiore dell’uccisione”. Tafsir Al-Qur’an al-‘Azhiim. Ibnu Kathir (Dar al-Hadith, Il Cairo, 2003). “Il distogliere dalla via di Allàh, e l’aggressione che vi è posta dai miscre-denti è peggiore dell’ucciderli. Quando qualcuno uccide, ciò può essere se-condo il diritto o contro di esso, nel primo caso non v’è biasimo, nel secon-do caso invece diviene fitnah dalla quale consegue la diffusione della corru-zione a detrimento generale della società…Invero distogliere gli uomini dalla religione è peggio che l’uccisione, poiché nel primo caso è perduta questa vita e l’Altra, mentre la morte pone fine solo a questa. ” Ahkàm min al-Qur’an al-Karìm, Muhammad ibn Sàlis al-‘Uthaymiyn, pagine 9 e02 se-condo tomo,edito da Madàru al-Watn lil-Nashir, Riyadh.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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ricordioso. ۞ Combatteteli finché non ci sia più fitnah e

il culto sia rivolto tutto ad Allàh. Se desistono, non ci sia

inimicizia, se non contro gli iniqui ﴿. II; 190- 193.

Il precetto di combattere in questa fase si può sintetizzare

in due punti:

- Il dovere di combattere coloro che combattono i musulmani.

- il dovere di riconciliarsi con quegli avversari che avessero ac-

cettato la pace.

La quarta fase: Il permesso di iniziare il combattimento contro

i nemici.

Dopo la conquista di Tabuk discesero1 i versi della surah

"Il pentimento", gli ultimi inerenti al combattimento, compren-

dono precetti derimenti il rapporto tra i musulmani, i pagani nel-

la penisola araba e gli ahl-al-Kitab2 in generale. Esaminiamo

questi principi nei punti seguenti:

I- I pagani nella penisola araba

1 La parola discendere è utilizzata con il senso di rivelazione, s’intende, in-

fatti, che i Segni discendono dai cieli sul Profeta ملسو هيلع هللا ىلص. 2 Ahl al-Kitàb. Con questa definizione si intendono le genti che religiosa-

mente fanno riferimento ai testi rivelati precedentemente da Allàh agli uo-

mini, ed in particolare ai figli di Israele, e sono menzionati nel Sublime Co-

rano: Il Pentateuco (Torà) i Salmi (Zabur) e il Vangelo (al-ingil). In base ad

una tradizione risalente al Profeta ملسو هيلع هللا ىلص i Messaggeri di Allàh furono

124.000 di cui ben 313 latori di Libri. Dall’autorità di Abu Dharr, compa-

gno del Profeta ملسو هيلع هللا ىلص, che quando lo interrogò in proposito, egli rispose: “So-

no stati centoventiquattromila (i Profeti)di cui trecentotredici latori di Libri,

un numero abbondante”. Trascritto da Ahmad Ibn Hanbal, Musnad VIII,

302 n. 22351.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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A seguito della conquista di Makkah Al-Mukarramah1,

nell'anno ottavo dopo la hijrah, i pagani iniziarono a entrare nel-

la religione di Allàh هلالج لج in gran numero, così le delegazioni delle

tribù si recavano a Madinah per dichiarare il proprio Islàm, ma

ancora alcuni di loro, mantenendo le antiche tradizioni preisla-

miche, recandosi al pellegrinaggio alla Sacra Casa di Allàh هلالج لج,

Al-Ka’ba, compivano rituali sconvenienti, completamente sve-

stiti, tradendo la sacralità del luogo e il senso profondo della de-

vozione.

Quei pagani si dividevano in: Coloro che hanno stipulato

un trattato con i musulmani per un periodo determinato, altri per

un periodo indeterminato, e altri senza nessun trattato con i mu-

sulmani. Il Profeta ملسو هيلع هللا ىلص volle compiere l'ultimo atto per purifica-

re sia Al- Ka’ba sia la penisola araba dai culti idolatrici. Ri-

mandò il proprio pellegrinaggio, all’anno successivo, il decimo

dopo la hijrah, aborrendo il Profeta ملسو هيلع هللا ىلص compierlo in compa-

gnia di adoratori di falsi dei, inviando il fedele compagno Abu

Bakr a guidare il pellegrinaggio in sua vece. Incaricò il genero e

cugino Alì ibn Abù Tàlib di annunciare alle genti i primi versetti

di surah Al-Bara’a (Il Pentimento), i suoi precetti e i cambia-

menti che ne sarebbero conseguiti:

1-La proibizione per i pagani di compiere il pellegrinaggio dopo

quell'anno.

2-La proibizione a compiere la circoambulazione della Ka’ba

svestiti.

3-Non sarebbero entrati in Paradiso se non i musulmani.

1 Nobile.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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4- Coloro che vantavano un trattato con i musulmani, per un pe-

riodo superiore ai quattro mesi avrebbero atteso lo scadere dello

stesso, dopo del quale non avrebbero altra scelta che l’Islàm, il

combattimento o l’esilio fuori dalla penisola araba.

5- Per gli altri avrebbero atteso lo scadere dei quattro mesi. Do-

po dei quali non avrebbero altra scelta che l’Islàm, il combatti-

mento o l’esilio fuori dalla penisola araba.

Chi avesse scelto di errare per la terra, il Signore dei mon-

di هلالج لج lo informa che non potrà sottrarsi e che non lo salverà il

fuggire, e Allàh هلالج لج umilierà coloro che non credono. Mentre chi

avrebbe scelto l'Islam, osservato i riti di adorazione, rimesso la

ZakahF

1, sarebbe divenuto fratello dei musulmani. Coloro che ri-

fiutano entrambe non gli rimarrebbe che il combattimento, e per

i musulmani divenne obbligo annientare gli associatori ucciden-

doli sul posto ovunque li avessero trovati, o ridurli

all’impotenza, impedendo loro la frequentazione della Sacra Ca-

sa.

Nel caso i pagani avessero chiesto asilo, i musulmani lo

avrebbero concesso affinché ascoltassero le parole di Allàh هلالج لج,

dopo del quale sarebbero stati tradotti al sicuro fuori dai confini.

Questa è una sintesi della spiegazione dei primi versetti di

surah al-Bara'ah o "Il Pentimento"2:

1Imposta coranica sui diversi cespiti patrimoniali quali: oro, argento, pietre

preziose ma anche bestiame e prodotti agricoli. Terzo Pilastro cultuale islà-

mico. 2 Rimando ai vari commentari più noti, di At-Tabary, Al-Qurtuby e nel no-to Dhilàl di Saìd Qutub.

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﴾Annuncio di dissociazione1 da parte di Allàh e del Suo

Messaggero nei confronti di coloro quali, di tra i pagani,

siglaste un patto. ۞ Per quattro mesi potrete viag-

giare sulla terra e sappiate che non ridurrete Al-

1 : Il Vocabolario arabo-italiano (I.P.O.) rende: immunità, esenzione da

colpa; innocenza; assoluzione. Dal Mu’jim al-madrisiyyu (Muhammad Khayr Abu-Harb edito dal ministe-

ro dell’Istruzione siriano, 0985) il significato del termine è così reso:

annuncio di discolpa- . Facendo riferimento proprio alla 'ayah in

esame. L' interpretazione di questa parola è stata motivo di disaccordo tra i tradut-tori, Blachère da “immunità”, mentre il Bell traduce con “renonciacion” corrispondente a “dichiarazione di rottura” data dall’italiano Mario Marti-no Moreno ( Il Corano,U.T.E.T.), H.Piccardo ( Il Corano, ed.Newton)traduce “disapprovazione” mentre anche Bausani (Il Corano, BUR) rende “immuni-tà”, Abdullah Yusuf Aly (The Holy Qur’an, Dar al-Arabia) traduce “immu-nity”. La traduzione del Moreno è motivata dal senso di un’altra costruzione se-mantica composta dalla V forma del verbo creare e dalla particella da,

quindi : , che però non è presente nel testo, ma è lo stesso Ibnu Kathir

che interpreta allo stesso modo, infatti spiega: Nessuna responsabilità da parte Allàh ed il Suo Profeta … menzionando la 'ayah.

Dal commentario ‘Dwa’i al-Bayàn- tafsiyr al-Qur’àn bil-Qur’àn, di Al-Shaykh Muhammad Amìn ash-Shanqity, ed. Dar Al-Hadiy an-Nabawiy, E-gitto leggiamo: “ Evidenzia questa 'ayah la munificenza generale per tutti i non credenti coi quali vi fu un patto, concedendo un tempo di quattro mesi per girare liberamente dopo lo scadere del quale non vi sarebbe però stato più alcun vincolo pattizio. Su questa 'ayah si sono diversificate le opinioni dei sapienti, alcuni di loro affermano che una parte dei miscredenti strinse un patto a tempo indeterminato e non sarebbe scaduto anche dopo il termi-ne posto da questa 'ayah. Mentre coloro che strinsero un patto temporaneo questo sarebbe scaduto con lo spirare dei quattro mesi se i termini iniziali del patto erano inferiori a quelli posti da Allàh, e coloro il cui patto aveva invece una durata già stabilita più lunga dei quattro mesi, avrebbero co-munque completato il loro tempo come stabilito”. Si potrebbe leggere come una dichiarazione di cessata responsabilità da parte di Allàh e del Suo messaggero nei confronti dei pagani mekkani ri-guardo la loro incolumità allo scadere dei termini citati.

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làh all'impotenza, invero Allàh umilia i miscreden-

ti. ۞ Annuncio, da parte di Allàh e del Suo Mes-

saggero, alle genti nel giorno del Gran Pellegri-

naggio : « Allàh misconosce i pagani e così fa il

Suo Profeta. Se vi pentiste, questo sarebbe miglio-

re per voi; se volgerete le spalle, sappiate che non

ridurrete Allàh all'impotenza. Annuncia ai miscre-

denti un castigo doloroso. ۞ Eccetto quei pagani

con i quali stringeste un patto, che non ne viola-

rono parte alcuna e non fiancheggiarono alcuno

contro di voi, adempite al vostro patto con loro f i-

no al suo termine. Invero Allàh ama i timorati. ۞

Quando siano trascorsi i mesi sacri, uccidete gli

associatori ovunque li troviate, prendeteli, accer-

chiateli appostatevi in imboscate. Se poi si pento-

no, compiono il rito di adorazione e versano la

zakah, lasciateli per la loro strada. Allàh è Per-

donatore Misericordioso. ۞ Se qualcuno degli asso-

ciatori ti chiede protezione, concedigliela affinché ascolti

la parola di Allàh, poi che giunga in sicurezza. Ciò poi-

ché è gente che non conosce﴿. IX ; 1/6.

I precetti inerenti al combattimento, in questa fase, pos-

siamo riassumerli come segue:

1- La legittimità, da parte dei musulmani, di recidere i pat-

ti, che non siano a tempo determinato, stipulati con i propri av-

versari; per quanto concerne i patti con scadenze stabilite i mu-

sulmani sono tenuti al rispetto degli stessi, fintanto che anche i

nemici ne rispettano i termini. L’eventuale rescissione dei patti

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implica il dovere della dichiarazione di guerra, poiché i musul-

mani non sono traditori.

2- La legittimità a iniziare la guerra, da parte dei musul-

mani, quando nell’interesse della diffusione della Parola di Al-

làh هلالج لج, chiariremo sinteticamente questo argomento in due punti

dicendo:

a) L'ordine tassativo di combattere i pagani, dopo che

siano trascorsi i quattro mesi dall'avvertimento, inclusi coloro

che violarono i patti con i musulmani, infrangendo il loro giu-

ramento nel tentativo di annientare il Profeta ملسو هيلع هللا ىلص, già colpevoli

di aver cominciato le ostilità contro i musulmani. L’esecuzione

di quest'ordine si estendeva anche verso coloro i quali stipularo-

no un patto usufruendo della dilazione fino ai quattro mesi.

Invece, verso coloro coi quali vigeva un trattato con una

durata superiore al termine stabilito (di quattro mesi), i musul-

mani avrebbero dovuto rispettarne la sua conclusione. Dopodi-

ché non sarebbe rimasta ai pagani altra scelta tra l’adesione

all’Islàm, il combattimento, o l’espulsione. Sarebbe divenuto

così legittimo aggredirli anche nel caso avessero rispettato il

patto e non avessero principiato loro lo scontro.

b) Concedere la scelta tra l'Islàm o la guerra, precluden-

do la possibilità di pagare alcun tributo1, particolarità che ri-

guarda i pagani arabi, come afferma la maggioranza degli inter-

preti e dei giuristi2. La ragione di questi ordini stava nella volon-

tà del Profeta ملسو هيلع هللا ىلص di purificare la penisola araba da ogni tratto

1 Opzione concessa invece alla Gente del Libro, cristiani e giudei, e occa-sionalmente anche a pagani, in ogni caso al di fuori della penisola araba. 2 Vedi Athàru al-harb fì al-fiqh al-islàmiy del dott. Wahbah az-Zuhailiy dove dice esser di questa opinione: “Molti giuristi imàmiya, zahiriti, zaiditi, ‘ibaditi”.

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del paganesimo, e fare dell’Arabia il punto d’irradiazione del

messaggio islàmico in tutto il mondo.

L’ordine non si limitò all'abolizione dei soli culti pagani,

ma comprese anche le religioni facenti riferimento ai libri prima

rivelati. Furono, infatti, le ultime prescrizioni del Profeta ملسو هيلع هللا ىلص, in

punto di morte che nella penisola araba non coesistano due reli-

gioni1.

Il detto del Profeta ملسو هيلع هللا ىلص, riportato da ‘Umar Ibn al-

Khattab, afferma:

“Invero espellerò giudei e cristiani dalla penisola araba

finché non ci restino che i soli musulmani”2.

Un’ulteriore minaccia del quale il profeta Muhammad ملسو هيلع هللا ىلص

dovette tener conto, fu rappresentata dalle due massime potenze

1 La penisola araba, secondo i sapienti comprende soltanto la zona

dell’Hijaz, cioè Makkah, Madinah e Al-Yamama. Rafforza questa opinione

l’operato di ‘Umar ibnu al-Khattab il quale espulse le comunità giudaiche e

cristiane dal Hijaz, intendendo con questo cacciarli dall’arabia.(Riportato da

Bukhariy). In conclusione asseriamo:

a) La regola religiosa inerente ai cristiani e i giudei è di escluderli dalla pe-

nisola senza ucciderli, mentre i pagani andavano annientati o con

l’uccisione o con l’espulsione.

b)La possibilità data ai pagani tra l’accettazione dell'Islàm, il combattimento

o uscire dalla penisola autonomamente, secondo l’opinione di Màlik, Abu

Yusuf e Shafi’i e al-‘Auwza’iy, fu una regola comunque valida solo in quella

situazione temporale, la norma definitiva è invece la possibilità di prendere

il tributo dai pagani arabi. ( vedi ancora in Athàru al-harb fì al-fiqh al-

islàmiy del dott. Wahbah az-Zahiliy) 2 Riportato da Muslim.

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di quei tempi, bizantini e persiani, le quali percepirono

l’affermazione, in terra araba, dell'Islàm come un’insidia ai loro

interessi in quell’area. La prima a reagire fu Costantinopoli, la

quale allestì un esercito per la conquista di Madinah al-

Munawwarah. Questa fu la causa della spedizione di Tabuk,

dell’armata musulmana1. L’atteggiamento persiano fu ferma-

mente avverso al messaggio islàmico, fin dal principio, quando

Cosroe2 stracciò la lettera inviatagli dal Profeta ملسو هيلع هللا ىلص, rinfaccian-

do: “Mi scrive questo mentre lui è un mio servo?”. Ordinò

quindi, al suo comandante Bàdhàn, di organizzare una sortita

con due dei migliori soldati dallo Yemen, per rapire Muhammad

da Madinah3. Accertata la minaccia recata dai due imperi, i ملسو هيلع هللا ىلص

musulmani a diritto ritennero di doversi difendere, e predisporre

alla battaglia, per scongiurare le eventuali aggressioni di questi

nemici.

L’universalità del messaggio islàmico investe i musulmani

di una grande responsabilità, per la quale non combattono sol-

1 In realtà le informazioni relative alla preparazione di un contingente bi-

zantino contro Stato islàmico erano esagerate. D’altronde, l’imperatore E-

raclio si mostrò ben disposto verso la nascente Religione fin dal ricevimento

del messaggio di invito all’Islàm inviatagli dal Profeta ملسو هيلع هللا ىلص. Muhammad ملسو هيلع هللا ىلص

,con il suo esercito, rimase venti giorni presso Tabuk senza incontrare il ne-

mico, stipulò invece un patto con le comunità cristiane e giudaiche che vive-

vano all’estremità del golfo di ‘Aqaba, garantendogli la protezione dello Sta-

to Islàmico in cambio di un tributo annuo. 2 Cosroe I, ossia Anima Immortale, forse il più noto dei re della dinastia sa-

sanide, regnò dal 531 al 579. Durante il suo regno l'arte e le scienze per-

siane fiorirono e l’impero sasanide raggiunse l’apice della potenza e della

prosperità. 3 L’iniquo piano sfumò per l’improvvisa morte di Cosroe I. Vedi i testi di sto-

ria dei vari Tabariy o Ibn Al-Athir e Ibn Sa’d e altri.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

- 55 -

tanto a difesa della propria anima o del proprio territorio, ma an-

che a difesa di qualunque oppresso, infatti, Allàh Altissimo هلالج لج

dice nel Sublime Corano:

﴾Che avete che non combattete per la causa di Allàh e dei

più deboli tra gli uomini, donne e bambini i quali implo-

rano dicendo: "Signor nostro, facci uscire da questo paese

di gente iniqua, concedici da parte Tua un patrono, con-

cedici da parte Tua un soccorso"?﴿IV; 75.

Il musulmano ha il dovere di portare l'invito di Allàh هلالج لج a

tutte le genti, rimuovendo ogni ostacolo che si oppone alla rea-

lizzazione di ciò, poi gli individui sono liberi di accogliere o ri-

fiutare il messaggio. Poter far fronte agli ostacoli senza combat-

timento corrisponde al criterio ideale, diversamente il combatti-

mento diviene lecito al fine della cessazione di ogni oppressione

sulle genti affinché possano scegliere in tutta libertà:

﴾Combatteteli finché non vi sia più fitnah…﴿

c-La legittimità concessa ai musulmani di stipulare nuovi

accordi con i pagani, dopo la rivelazione delle summenzionate

ayàt.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

- 56 -

Il Nobile Corano ammonisce i musulmani invitandoli alla

prudenza nello stipulare patti con i pagani i quali già violarono

quelli in precedenza, difatti dice هلالج لج:

﴾Come potrebbe esserci un patto degli associatori con

Allàh e il Suo messaggero, eccetto con coloro con i

quali vi accordaste presso la Moschea Sacra? Fintanto

che agiscono rettamente verso voi, anche voi agite ret-

tamente verso di loro, in verità Allàh ama i timorati﴿.

IX; 7.

Nonostante la consuetudine e la quasi naturale tendenza

dei pagani a tradire i patti, non era improbabile il verificarsi di

eccezioni nei loro comportamenti, il musulmano ha il dovere di

reciprocità con chi si sarebbe mostrato rispettoso degli accordi.

Allàh permise ai musulmani, dopo l'annuncio della rescis-

sione unilaterale dei patti stipulati con i politeisti, di garantire

sicurtà a quelli di loro che avessero chiesto protezione ﴾affinché

ascoltino la Parola di Allàh﴿, dopo del quale si rimandino, con

garanzia, a luogo sicuro.

Il patto di protezione è stipulabile sia con gli individui sia

con i gruppi, se in ciò risiede dell’interesse per la diffusione

dell'invito, pur mantenendo le prudenti riserve sulla probabilità

di violazione dei patti da parte dei politeisti come già in prece-

denza.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

- 57 -

d-Il precetto militare nella 'ayah:

﴾Uccidete gli associatori ovunque li troviate!﴿

è da considerare non obbligatorio, ma semplicemente permesso,

coerentemente con la scienza del fiqh1, secondo la quale "si ri-

sponde alle questioni religiose" considerando ogni norma obbli-

gatoria fino a che non sia provata una norma alternativa (o va-

rietà nell’applicazione N.d.R.). In questo caso specifico l'ordine

diviene possibile, non obbligatorio, difatti l''ayah prosegue ordi-

nando:

﴾…prendeteli, accerchiateli appostatevi in imbo-

scate…﴿

Significando che il musulmano, in guerra, ha facoltà di

prendere i nemici come prigionieri, giustiziandoli o rilasciandoli

previo riscatto o meno, assediarli o limitarne la mobilità2, nel ca-

so specifico impedendogli di raggiungere la Moschea Santa3.

Valutare come obbligatoria l'uccisione incondizionata dei

nemici, comporta il negare la possibilità di prendere gli associa-

tori come prigionieri, contraddicendo così il valore di un princi-

pio chiaro e complementare dell’intero precetto militare, preten-

dendo un’incongruenza, peraltro chiaramente inesistente, nella

Parola di Allàh Altissimo هلالج لج, come dimostra l''ayah seguente:

﴾Se qualcuno degli associatori ti chiede protezione, con-

cedigliela affinché ascolti la parola di Allàh, poi che

giunga in sicurezza﴿

1 La scienza che tratta tutta la precettistica cultuale e giuridica. 2 Paradossalmente è lo stesso atteggiamento che Tashal, l’esercito occupante

sionista, attua nei confronti del popolo palestinese.- Limes: Israele-Palestina,

La terra stretta- 2001. 3 La Ka’aba.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

- 58 -

Il Testo quindi impone al musulmano di concedere asilo

temporaneo a colui il quale ne faccia richiesta, sicché ascolti la

parola di Allàh هلالج لج. Nell’eventualità di un rifiuto della Religione,

lo si estraderà garantendone la sicurezza sia durante il percorso

sia per il luogo di arrivo. La rivelazione non permette neanche in

questo caso l’uccisione del pagano, confermando la possibilità

di combatterlo e ucciderlo solo come extrema ratio per impedir-

ne la pratica dei riti nella Santa Moschea1 o annullarne la perico-

losità, e se questo può ottenersi esclusivamente attraverso il

combattimento, allora il combattimento sarà ritenuto legittimo.

Sostanzialmente, i precetti analizzati in quelle ayàt di Su-

rah at-Tawba, si riferiscono principalmente ai pagani arabi, isti-

tuendo, di fatto, una regola contestuale e non estendibile al di là

della penisola araba, i cui scopi furono la purificazione della

Ka'ba dai tratti cultuali del paganesimo, e la rottura della conti-

nuità politica degli idolatri entro la penisola. Di là del quale con-

testo si re istituisce la lettura che intrinsecamente prevede la

possibilità di prelevare il tributo da ogni pagano, sia arabo sia

non arabo, il quale abbia contratto il patto di protezione.

II-Riguardo gli ahl al-Kitab Allàh Altissimo هلالج لج ha detto:

1 Va considerato che nella organizzazione di una società secondo i principi

confessionali, e specificatamente nel caso islàmico, il tributare culto ad altri

che Allàh è il massimo peccato e di conseguenza diviene il massimo crimi-

ne.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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﴾Combattete coloro che non credono in Allàh e nel Gior-

no Ultimo, che non vietano quel che ha vietato Allàh e il

Suo Messaggero, e non optano per la religione della Veri-

tà, di tra Quelli del Libro, affinché paghino la jiziah1, re-

missivi.﴿IX; 29.

La maggioranza delle opinioni tende a collocare questi

Segni come rivelati prima della spedizione di Tabuk, avvenuta

proprio a seguito degli ordini divini ivi espressi, motivati dai

preparativi dell’esercito imperiale romano per un’incursione

verso Madinah. Inoltre, è noto come le tribù arabe stanziate nel-

lo Sham2 fossero sotto la sfera d'influenza romana, alcune di

quelle convertitesi al cristianesimo, si resero colpevoli di spedi-

zioni militari contro i musulmani, attaccandone le carovane

commerciali e uccidendo uno dei messaggeri del Profeta ملسو هيلع هللا ىلص. Da

ciò l'ordine divino di combattere quei cristiani, non specificata-

mente per la loro diversa fede, ma fondamentalmente per la loro

1 Imposta di "compensazione": gravante su ogni suddito non-musulmano,

detto dhimmi, "protetto" tuttavia dalla umma islamica. Trattasi dei cristiani,

giudei, e per estensione anche zoroastriani, sabei, induisti e ogni altro se-

guace di culti basati su testi sacri considerati dall'Islam d'origine divina (Tō-

rāh, Injīl - ovvero Vangeli - Avesta, Veda, ecc.) e che facevano pertanto

parte degli Ahl al-Kitàb (Genti del Libro). L'imposta riguardava i sudditi

maschi puberi in grado di produrre reddito, ne erano esentati i clericali. 2 Damasco e i sobborghi, in pratica l’attuale Siria.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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aggressività nei confronti dei musulmani. Nondimeno il precetto

di questa nobile 'ayah è rivolto, in generale, a tutti coloro che

possiedono libri ispirati, ordinando ai musulmani di combatterli

finché, soggiogati, versino la jizyah.

Argomento, quest’ultimo, che affronteremo più avanti.

Ci interessa adesso porre la nostra attenzione sulle diffe-

renze tra le parole di Allàh هلالج لج riguardo agli associatori:

﴾uccidete gli associatori ovunque li troviate﴿

Riguardo alle Genti del Libro:

﴾combattete...le Genti del Libro﴿

poiché agli Associatori arabi non è concesso altro che scegliere

tra l'Islam, il combattimento o l’abbandonare la penisola araba.

Viceversa i cristiani e i giudei potrebbero esser combattuti, per

motivi che menzioneremo in seguito, al fine di assoggettarli con

l’obbligo di pagare la jizyah.

Va precisato, inoltre, che l’ordine di guerreggiare va co-

munque inteso come atto lecito non obbligatorio, giacché il me-

rito del musulmano, nei rapporti con i non credenti, sta nel con-

durli alla Verità e non nel combatterli, e ciò rappresenta il modo

ideale di relazionarsi, secondo l’opinione degli shafi’iti1.

Lo stereotipo del musulmano pronto ad assassinare ogni

non credente con il quale ha a che fare altro non è, che la male-

vola pretesa di taluni orientalisti, diffusa con fine denigratorio

dell’immagine dell'Islam e di ogni suo principio.

1 Una delle quattro “scuole” giuridiche ortodosse, fondata dall’ Imam pale-

stinese Muhammad Ibn Idris Shafi’i Ibn Said al-Quraishi, discendente dalla

tribù dei Quraish. (767-820 m. /105-204 H.)

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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3- Quali ayàt, riguardanti la guerra, sono abrogate e quali

le abroganti?1. Ibn al-Bàriziy2 spiega (nel libro “Abrogati e A-

broganti nel Corano”): “Che il Segno della sciabola, cioè le pa-

role di Allàh Altissimo هلالج لج nella Surah At-Tawba:

﴾E quando son trascorsi i mesi sacri, allora uccidete gli asso-

ciatori ovunque li troviate, catturateli, braccateli﴿ abroghi cen-

toquattordici disposizioni nel Sublime Corano, come dice Ibn

Hazm, e che Allàh Altissimo هلالج لج ha abrogato parte del precetto

del Segno della sciabola rivelando:

﴾Se qualcuno degli associatori ti chiede protezione, concediglie-

la affinché ascolti la parola di Allàh, poi che giunga in sicurez-

za﴿ a sua volta abrogando il Segno, in generale, con la seguente

Rivelazione:

﴾E se si pentono, celebrano il rito di adorazione quoti-

diano e versano l’imposta purificatrice, lascateli andare﴿

Mentre quella del combattimento, cioè le parole di Allàh Eccel-

so هلالج لج in surah At-Tawba, che recita:

﴾Combattete coloro non credono in Allàh nel Giorno Ul-

timo...﴿ ha abrogato otto disposizioni...

1 La scienza che studia le Rivelazioni abrogate ed abroganti avrebbe fon-

damento nello Stesso Sublime Corano: ﴾Non abroghiamo un versetto né te

lo facciamo dimenticare, senza dartene uno migliore o uguale. Non lo sai

che Allàh è Onnipotente?﴿ II; 106

﴾Quando sostituiamo un versetto con un altro e Allàh ben conosce quello

che fa scendere dicono: "Non sei che un impostore". La maggior parte di lo-

ro nulla conosce﴿. XVI; 101

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

- 62 -

Non v’è dubbio riguardo alla esagerazione, di tali pretese

abrogazioni, infatti, molti eruditi musulmani si mostrano assai

prudenti nel valutare abroganti delle ayàt quando sono in con-

flitto con una norma shara’itica esplicita, specialmente se ne ri-

sulta un precetto non chiaro ed incongruo con la codificazione di

Allàh L’Altissimoهلالج لج.

Auspico di poter chiarire il pericolo e l'errore di tali ec-

cessi interpretativi, menzionando alcune di quelle Rivelazioni,

che gli scienziati hanno preteso essere abrogate dal Segno della

sciabola, o del Segno del combattimento:

1- Allàh Altissimo هلالج لج ha detto:

......

﴾…userete buone parole con la gente…﴿ II;109.

Taluni ritengono che con l''ayah della sciabola si debba

costringere gli associatori alla pratica e accettazione dell'I-

slam, così quel versetto è stato abrogato da quello della

sciabola ma tale opinione, secondo Ibn Al-Jawzìy è lonta-

na dall’essere corretta.

2- Allàh Altissimo هلالج لج dice:

......

﴾Perdonate e condonate finché giunge Allàh con il Suo

ordine﴿II; 109.

Qatada e altri eruditi affermano che il perdono e il con-

dono sono stati abrogati dal Segno del combattimento e

quello della sciabola ma Ibn Al-Jawzìy ribatte che

quest''ayah non è abrogata.

3- Allàh Altissimo ha detto:

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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...

﴾A noi le nostre opere e voi le vostre…﴿II; 139.

Ibn Al-Jawzìy dice che alcuni interpreti pretendono che

queste parole di tolleranza nei confronti dei miscredenti

fossero valide solo per un determinato periodo, e che poi

furono abrogate dal Segno della sciabola. Ibn Al-Jawzìy

rispose che la pretesa di tale abrogazione non è esatta,

spiegandone le motivazioni in quattro punti nel suo libro

"Gli abroganti nel Corano" al quale vi rimandiamo.

4- Allàh Altissimo هلالج لج ha detto:

﴾Combattete sulla via di Allàh quelli che vi combattono,

non siate aggressori, Allàh non ama gli aggressori﴿ II;

190.

Ibn Al-Jawzìy riflette riguardo controversa interpretazione

di questa 'ayah, è norma esplicita o abrogata? Nel caso sia

abrogata, lo è completamente o solo in parte? E quali sono

le Ayàt che l’hanno abrogata? Egli dopo aver analizzato

ogni elemento giunse alla conclusione che tutta la 'ayah è

normativa.

5- Allàh Altissimo هلالج لج ha detto:

﴾Non v'è coercizione nella Religione, la retta via ben si

distingue dall'errore﴿ II; 256.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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Al-Dahak, As-Suddiy, e Ibn Zaid ritengono questo pas-

so della Rivelazione sia abrogato dalla 'ayah della sciabo-

la. Invece non c'è nessun contrasto tra il dovere del com-

battimento e la non obbligatorietà a entrare nella Religione

di Allàh هلالج لج.

6- Allàh Altissimo هلالج لج ha detto:

...

﴾Se volgono le spalle, a te compete solo trasmettere﴿

III; 20.

Alcuni interpreti affermano che questa Rivelazione è stata

abrogata dalla 'ayah della sciabola, ribatte Ibn Al-Jawzìy

che non c'è nessuna abrogazione in questo caso.

7- Allàh Altissimo هلالج لج ha detto :

﴾Quelli son coloro di cui Allàh bene conosce ciò che han-

no nei cuori. Discostati da essi, ammoniscili e usa con lo-

ro, per i loro animi, parole eloquenti﴿. IV; 63.

Diversi esegeti hanno evidenziato come questa 'ayah pre-

ceda quelle del combattimento e della sciabola, che quindi

l’avrebbero abrogata, nonostante il precetto non esprima

chiaramente la possibilità di combattere ad ogni circostan-

za, ma piuttosto l'evitare i miscredenti. Principio che resta

sempre valido nel caso essi rifiutino l'invito e se le condi-

zioni di combatterli non sussistano.

8- Allàh Altissimo هلالج لج ha detto:

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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﴾Chi obbedisce al Messaggero e come se obbedisse ad Al-

làh, riguardo chi volge le spalle (al Messaggio), certo non

ti abbiamo inviato come loro custode!﴿ IV; 80.

Secondo alcune opinioni, e tra queste quella di Abd ar-

Rahman Bin Zaid, ritengono tale 'ayah sia stata abrogata

da quella della sciabola. Ibn Al-Jawziy ribatte: “Questa

opinione è errata poiché il senso del non esser inviato, da

parte di Allàh هلالج لج come guardiano o custode di alcuno, non

la rende soggetta ad abrogazione da parte dell’'ayah in

questione”.

9- Allàh Altissimo هلالج لج ha detto:

......

﴾Discostati da loro e riponi ogni tua fiducia in Allàh ﴿هلالج لج

IV; 81.

Alcuni interpreti ritengono che anche il solo “discostarsi

da loro” sia annullato dalla 'ayah della sciabola, ma nei

fatti non c'è nessuna contraddizione tra questo e il dovere

di combattere.

10-Allàh Altissimo هلالج لج ha detto:

......

﴾Sii indulgente con loro e condona.﴿ V;13.

Diversi eruditi nella esegesi considerano che il perdono e

il condono qui e in altri Segni rivelati sono aboliti da quel-

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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li della sciabola e del combattimento. Ibn Al-Jawzìy rispo-

se a tale pretesa rievocando l’opinione dello shaykh degli

esegeti Ibn Jarir al-Tabary il quale disse: “Il perdono è

permesso se non si preparano per la guerra, o non smet-

tono di pagare il tributo”.

11- Allàh Altissimo هلالج لج ha rivelato:

...

﴾Nient’altro spetta al Messaggero che la comunicazione

del messaggio.﴿ V; 99.

Ibn Al-Jawzìy ha ricordato quanto gli interpreti siano di-

scordi sul ritenere questo Segno un precetto confermato o

se sia stato abrogato da quello della sciabola, egli disse:

La prima opinione è più corretta.

12- Allàh Altissimo هلالج لج ha detto:

﴾Il tuo popolo smentisce ciò che è verità. Dì: non sono il

vostro difensore﴿ VI; 66.

Anche in questo caso le opinioni interpretative dei sapienti

sono discordanti sul valore di questa 'ayah, se abrogata o

norma confermata. Shaykh Ibn Al-Jawzìy la considera

norma confermata, poiché è un'informazione, e in quanto

tale non soggetta ad abrogazione.

13- Allàh Altissimo هلالج لج ha detto:

﴾Allontanati da coloro che prendono la loro religione

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

- 67 -

a giuoco e diletto e sono ingannati dalla vita terrena﴿

VI; 70.

Qatada e As-Suddiy affermano a riguardo che esprimendo

indulgenza e indifferenza nei confronti dei miscredenti,

questa 'ayah è stata abrogata da quella della sciabola,

mentre Mujahid la ritiene estranea alla dialettica intimida-

toria e considerandola precetto confermato. Anche Ibn Al-

Jawzìy propende per quest'opinione.

14- Allàh Altissimo هلالج لج ha rivelato:

... ...

﴾Dì: «Allàh » e scansali ...﴿ VI; 91.

﴾Chi discerne è a suo vantaggio e chi diviene cieco è a

suo danno ed io non sono il vostro custode﴿ VI; 104.

E anche:

﴾Segui ciò che ti è stato ispirato dal tuo Signore. Non c'è

altra divinità se non Lui, allontanati dagli associatori﴿

VI; 106.

﴾Non ti abbiamo designato loro custode e non sei il loro

difensore﴿ VI; 107.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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Tutte queste 'ayat sono considerate abrogate, da diversi e-

segeti ma Ibn Al-Jawzìy ribatte che sono disposizioni co-

raniche confermate.

15-Come i seguenti esempi:

﴾Abbandonali con le loro ideazioni﴿ VI; 112.

﴾Dì: Oh! Popolo agite a vantaggio della vostra condizio-

ne! Anch'io agisco, e poi saprete a chi toccherà la Dimora

elevata, invero gli iniqui non trionferanno﴿ VI; 135.

﴾Attendete!, Invero noi siamo quelli che attendono﴿ VI;

158.

﴾In verità coloro che hanno procurato scismi nella reli-

gione e sono settari, nulla hai da spartire con loro﴿ VI;

159.

Ibn Al-Jawzìy confutò le pretese tesi abrogative di questi

casi, mostrando la persistenze validità di quelle 'ayat.

16- Allàh Altissimo هلالج لج ha detto:

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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﴾Non bestemmiare coloro i quali invocano all'infuori di

Allàh. Ché non bestemmino Allàh per inimicizia e igno-

ranza﴿ VI; 108.

Gli esegeti ritengono questa 'ayah abrogata, da quella del-

la sciabola, in quanto è implicito l'ordine di ucciderli, e

l'uccisione è più brutale e forte dell'insulto. Ibn Al-Jawzìy

risponde che il versetto non è abrogato.

Ci bastano questi esempi a dimostrazione evidente dell'er-

rore che commettono alcuni interpreti. Volendo investire la 'a-

yah della sciabola e quella del combattimento di un valore giu-

ridico superiore a quanto gli è proprio. Poiché l’opportunità di

iniziare il combattimento non può inficiare la possibilità di di-

spensare il perdono e l'amnistia, o anche l'evitare i rapporti con i

miscredenti quando non c'è necessità del combattimento.

Ne deduciamo:

Il Segno della sciabola e quello del combattimento non a-

brogano qualsiasi precetto di Allàh هلالج لج inerente le relazioni con i

miscredenti, come la “opportunità” di combatterli, che diviene

indispensabile in caso di difesa da essi, e per altre specifiche

cause:

1- Invero la 'ayah della sciabola e l’'ayah del combattimento

confermano la possibilità di iniziare il combattimento da par-

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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te dei musulmani in certe circostanze necessarie o utili,

nell’interesse dell'invito all’Islam. Ciononostante non negano

la possibilità di combattere per difendersi, e non negano la

possibilità di pazientare nell'impossibilità di intraprendere il

conflitto armato da parte dei musulmani.

2- Invero entrambe le rivelazioni ordinano di combattere, tutta-

via il precetto militare è una cosa, l’applicazione pratica

un’altra, deve tenere conto dell’insuccesso, per cui se succede

il combattimento, i versetti del perdono e della pazienza sono

sospesi, mentre se lo scontro non avviene, per circostanze

stimate dal governatore, ci si deve impegnare nella pazienza e

nella tolleranza, eludendo ogni attrito e oltraggio alle divinità

della miscredenza affinché essi non insultino Allàh Altissimo

.tutte queste rimangono scelte permesse ,هلالج لج

3- Una 'ayah abrogativa, rende assolutamente inapplicabile la

norma sulla quale agisce. Il codice militare islàmico si com-

pose interamente a fasi successive relativamente alle circo-

stanze nel quale si trovarono i musulmani. Nel caso di un ri-

torno delle condizioni antecedenti le Rivelazioni abrogative,

nelle quali per i musulmani risulta pregiudizievole il conflit-

to, sussiste la necessità di non combattere. Viceversa nel caso

di un cambiamento favorevole delle circostanze il combatti-

mento diviene lecito. Rimane sempre legittimo, per i musul-

mani combattere per difendersi. L’espansione dell'Islàm va

in "stallo" quando non si comprende a pieno la condizione

nella quale ci si trova.

L’opinione che pretende l'abrogazione delle rivelazioni

precedenti a quelle della sciabola e del combattimento è scorret-

ta poiché implicherebbe che:

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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- I musulmani dovrebbero garantire a ogni circostanza una

forza almeno analoga a quella in essere al momento della Ri-

velazione delle 'ayat della sciabola e del combattimento, es-

sendo vincolati all'applicazione di quei significati. Cosa non

verosimile nella realtà pratica.

- Viceversa nel caso di un deterioramento delle forze islàmi-

che, come da centinaia di anni a questa parte, il rispetto inde-

rogabile e imprescindibile delle norme più combattive diver-

rebbe impossibile, con il rischio di ottenere un risultato esat-

tamente opposto.

Il parere degli imam As-Suyuty e Ar-Raghib Al-Asfahany:

Il dottore Kàmìl Ad-Duqs, nel suo libro “Le 'ayat del

combattimento nel Sublime Corano1”, conferma la nostra opi-

nione, asserendo che le rivelazioni prescrittive delle varie opzio-

ni del conflitto non sono abrogate, tanto da non potervi mai più

fare riferimento. Considerando per di più le mutate capacità del-

la Umma2 musulmana, avvenute successivamente al momento

della rivelazione di Surah At-Tawba (Il Pentimento).

L’imam As-Suyuty ha suddiviso i principi abrogativi in tre

tipi.

Il terzo, che ci riguarda nello specifico, ammette l’applicazione

di un precetto, conseguentemente e coerentemente allo stato di

cose sopravvenuto alla Umma, come il caso della pochezza e

della debolezza dei musulmani, per il quale consegue il dovere

di pazientare e tollerare. In seguito, cessata tale condizione, il

1 Pubblicato da Dàr al-Bayàn. Quwaìt- 1972. 2 Sta per: nazione, extraterritoriale ed extraetnica. Ogni musulmano, a rigo-

re, è da considerarsi appartenente alla grande nazione islàmica.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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precetto cambia, in questo senso si può dire abrogato dal dovere

di combattere. Effettivamente non si tratta di autentica abroga-

zione, ma piuttosto di “dimenticanza” come dice Allàh

l’Altissimo: ﴾…O ne obliamo qualche cosa﴿. Obliato è proprio

l’ordine di combattere fintanto che perdura la condizione di de-

bolezza dei musulmani, momento nel quale è doveroso pazienta-

re tollerare e porre l'invito

Ciò indebolisce le pretese di molti che ritengono l'abroga-

zione delle 'ayat della pazienza e tolleranza da parte di quelle

della sciabola e del combattimento, piuttosto diciamo che è

“dimenticata” e non abrogata, poiché l'abrogazione annullerebbe

la regola completamente e non è questo il caso.

Il Dottor Ad-Duqs ha riportato un discorso simile, ma

sull'autorità di Al-Raghìb Al Asfahany1, mostrando la gradualità

delle regole del combattimento ricorda: “Il Messaggero ملسو هيلع هللا ىلص ha

ordinato di essere indulgenti, e di limitarsi al consiglio, e alla

buona polemica, poi gli è stato dato il permesso di combattere e

infine giunse l’ordine di combattere coloro che respingevano

l'invito con la violenza, fu una disposizione che seguiva l'altra a

secondo delle circostanze contingenti”.

1 Al-Bahr al-Muhiyt al-‘Abi Hiyàn.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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CAPITOLO 3

Gli ‘ahàdith1 inerenti al combattimento

e la loro interpretazione

Il primo detto, dall’autorità di Al-Bukhàrì2 e Muslim3 ri-

porta che Abu Huraira -Allàh sia soddisfatto di lui- sentì il Pro-

feta ملسو هيلع هللا ىلص dire :

1 Plurale di hadith, sono le testimonianze di quel che il Profeta Muham-

mad ملسو هيلع هللا ىلص disse o fece. Gli hadit sono il riferimento giuridico di base della

shari’a, insieme con il Sublime Corano. 2 Muhammad Ibn Ismà’ìl Al-Bukhàrì (194/256 H. -810/870 d.C.) origi-

nario di Bukhara, nell’attuale Uzbekistan. Autore de “La giustissima sintesi”

o Sahih, raccolta di hadaith considerata unanimemente come la più certifi-

cata di autenticità dalla Umma musulmana, insieme con quella di Muslim. 3 Abū l-Husayn Muslim Ibn al-Hajjāj Ibn Muslim al-Qushayrī al-Nìsàbùrì,

(201/256 H. -817/870 d.C.) nato in Khorāsān, autore de “La sana raccol-

ta” o al-Jami’ as-Sahih, l’altra fondamentale opera di riferimento degli ha-

daith del Profeta Muhammad ملسو هيلع هللا ىلص. Le altre opere di riferimento riguardo i

fatti e i detti della vita del Profeta ملسو هيلع هللا ىلص, sono degli 'aimma Ibn Mājah, al-

Nasā'ī, al-Tirmidhī e Abū Dāwūd al-Sījistānī, tutte insieme costituiscono il

corpus della Sunna.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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“Mi è stato ordinato di combattere gli uomini fino a ché

attestino che non c'e` altra divinità all’infuori di Allàh هلالج لج ,

con questa affermazione proteggono il loro sangue e i loro

beni da me, eccetto ciò sul quale v’è diritto, e il loro conto

sarà presso Allàh.”

Con la parola “uomini” intende specificatamente gli asso-

ciatori arabi, come da opinione unanime dei sapienti1, la prova

che si tratti solo di una parte degli uomini, cioè gli arabi associa-

tori e non tutta l’umanità, si deduce dal fatto che dalla Gente del

Libro è regola riscuotere la jizyah, in ottemperanza al precetto

coranico. Il tributo di capitazione, la jizyah, si preleva anche dal-

le comunità non arabe, come da opinione concorde della mag-

gioranza dei giurisperiti. Nel detto trascritto da Nasài, è confer-

mata tale opinione dal senso figurato delle parole del Profeta

Mi è stato ordinato di combattere gli uomini”, infatti, è“ :ملسو هيلع هللا ىلص

familiare nella lingua araba usare una parola generale limitan-

done il riferimento alla particolarità di un insieme, già Allàh Al-

tissimo هلالج لج ha detto:

﴾Coloro dei quali, tra il popolo, dissero loro: "Già si sono

radunati gli uomini contro di voi, temeteli!". Ciò gli au-

mentò la loro fede e dissero: "Allah ci basterà, è il Miglio-

re dei protettori" ﴿. III; 175.

1 Vedi Fath al-bariy del Qastallaniy. Opera di interpretazione di Sahih al-Bukharìy

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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Le parole: “dissero loro” , si intende alcuni uomini, non

tutti, anche quelli che si sono riuniti contro i musulmani erano

solo alcuni uomini , e non tutti gli uomini, anzi , secondo alcune

letture interpretative, con: “gli uomini” si è inteso identificare

Naym Ibn Masoud Al-Ashjaiy , mentre: “quelli che si sono riu-

niti” , si riferirebbe a Abu Sufian Ibn Harb.

Il secondo detto del Profeta ملسو هيلع هللا ىلص: da AbdAllàh Ibn ‘Umar

Ibn al-Khattab1, l'Inviato di Allàh ha detto :

ملسو هيلع هللا ىلص

.

“Sono stato inviato con la sciabola, in vista dell’Ora2 af-

finché Allàh sia adorato senza associati, il mio sostenta-

1 Figlio del celebre ‘Umar, il Principe dei credenti (‘Amir al-mu’minin) dopo

esser stato uno dei più strenui avversari dell’Islàm, ne divenne poi un cam-

pione, fu secondo Khalifa (luogotenente) del Profeta ملسو هيلع هللا ىلص. 2 Sinonimo di Ultimo Giorno, momento nel quale Allàh Altissimo هلالج لج resu-

sciterà gli uomini per il resoconto delle azioni commesse. Detto Ultimo

Giorno poiché non ci sarà alcun giorno dopo di esso a scandire il tempo,

che diverrà eternità, e la gente del Paradiso e dell'Inferno si stabilirà ognu-

no nella propria dimora.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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mento è posto all’ombra della mia lancia, ed è reso umile

e rassegnato colui il quale si oppone al mio ordine".1

Questo hadith va compreso alla luce dell'ordinamento del-

la Legge Sacra nel suo complesso. Il significato delle parole:

“Sono stato inviato con la sciabola, in vista dell'Ora” prescrive

l'opportunità, durante il magistero apostolico profetico di Mu-

hammad ملسو هيلع هللا ىلص, di impugnare le armi, sin dall’esordio della sua

missione, fino l'Ora, poiché egli fu l'ultimo Profeta ملسو هيلع هللا ىلص. Vice-

versa il combattimento non fu concesso durante il magistero di

‘Isa Ibnu Maryam2, la missione del quale consistette nella rifor-

ma etica, nell'invito ad Allàh هلالج لج . Riguardo al nostro Profeta

Muhammad ملسو هيلع هللا ىلص, fu suscitato da Allàh Altissimoهلالج لج quale latore

del messaggio universale rivolto a tutti gli uomini di ogni epoca

e luogo, per trarli dalle tenebre alla luce e per dichiarare loro le

norme divine. Ben presto i nemici dell'islam, tra i jinn3 e gli uo-

mini, per avversione, misero in atto una veemente opposizione

alla diffusione della Religione, ricorrendo ad ogni mezzo, com-

presa la violenza, per annientarla e sterminarne i seguaci.

Conseguentemente i musulmani dovettero ricorrere alle

armi, e ciò si rese necessario per sostenere la missione profetica,

1 Trascritto sul Musnad di Ahmad Ibn Hanbal -5,2,653 [4868]. Abu Ya’là

nel suo Musnad, Tabaràniy nel Al-Kabiyr . Anche l’Imam al-Bukhari: al-

gihād wa al-sayr, 87 [2698]. 2 Il Messia Gesù figlio di Maria, profeta amato e rispettato da tutti i mu-

sulmani al quale, però, non riconoscono alcuna qualità divina. Diversa-

mente dai cristiani che lo ritengono, a vario titolo, Dio o anche solo figlio

generato di Dio. 3 Creature che vivono su questa terra, in una dimensione a noi nascosta.

Anch’essi ritenuti responsabili delle proprie azioni, e quindi saranno sotto-

posti al Giudizio divino. Furono creati da fuoco senza fumo, come l’uomo lo

fu dalla terra.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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per proteggere i musulmani da qualsiasi aggressione e persecu-

zione, liberarli dal giogo che ne impediva il ritorno all'Islàm, e

infine per mostrare agli associatori la loro limitatezza. L'hadith

ammette quindi la possibilità del ricorso alle armi, ma la que-

stione interessante, verte nell'individuazione del momento legit-

timante, e sulle sue le condizioni di applicazione generale. Que-

ste, sono spiegate in altri 'hadaith e 'ayat.

Infatti, con le parole “Sono stato inviato con la spada in

vista dell'Ora, affinché Allàh sia adorato senza associati” non

s'intende obbligare le genti di adorare Allàh هلالج لجin esclusiva pre-

via minaccia armata, tale idea non è accettata, ed è anche in con-

traddizione con il testo chiaro del Corano:

﴾Non c'e` costrizione nella religione﴿ II; 256.

Anche:

﴾Se il tuo Signore avesse voluto avrebbero creduto tutti

sulla terra, forse che tu puoi costringere gli uomini affin-

ché credano?﴿ X;99.

Mentre l’interpretazione corretta dell'hadith significa che

il combattimento e il conflitto dureranno tra i musulmani e i loro

nemici, e avrà fine quando sarà riconosciuto universalmente il

primato e il diritto assoluto di Allàh Altissimo هلالج لج ad essere ado-

rato in modo esclusivo. Fintantoché vi sarà opposizione a ciò, il

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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conflitto persisterà, potendo sfociare in combattimento, qualora

se ne realizzino le condizioni.

Se abbiamo ben compreso entrambi i nobili hadaith, come

altri consimili e, le 'ayat di surah Al-Bara’ah e altre consimili,

facendo riferimento ai principi shara’itici e alla Sira1, possiamo

giungere a una conclusione precisa: I musulmani non iniziano il

combattimento da aggressori, ma combattono per legittima dife-

sa e a precise condizioni, che analizzeremo più avanti, insha'A-

llàh2.

Taluni studiosi, riferendosi alla lettera alle 'ayat del Libro

e agli hadaith, asseriscono che i musulmani sono tenuti a com-

battere gli uomini affinché divengano musulmani, ma questo è

un principio strano e pericoloso, poiché l'adozione del senso let-

terale della 'ayah, contrasta con centinaia di altre 'ayat altrettanto

precise, e la Sunna del Profeta ملسو هيلع هللا ىلص. Egli ha combattuto gli asso-

ciatori, prima che entrassero nell’Islàm. Ha risparmiato i Qu-

raish, dai quali non ha preso tributo, mentre con gli Ahl al-Kitàb

ha redatto accordi di pace, riscuotendo la jizyah, così come con

i magius3 della penisola araba, risparmiandoli.

Gli scienziati sono concordi nel rendere obbligatorio, all'e-

sercito islàmico, se conquistatore, di concedere ai vinti la scelta

tra l’Islàm e il tributo. Il fine islàmicamente ideale non sta

nell'annientamento degli associatori ma nella loro adesione alla

1 Biografia del Profeta Muhammad ملسو هيلع هللا ىلص. 2 Se Allàh vuole. Ogni musulmano, ogni nel progettare o intraprendere una

qualsiasi azione, non trascura di ricordare a se stesso quanto essa sia sog-

getta alla Potenza e Volontà vincolante di Allàh Eccelso هلالج لج . 3 Mazdei, adepti di una religione dedita al culto del sole, diffusa principal-mente nella Persia antica.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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Fede, quindi nell’ambito dello scontro, l'uccisione diviene ne-

cessità per il raggiungimento dell’obiettivo.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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CAPITOLO 4

Il motivo che spinge al combattimento i musulmani.

Quando i musulmani entrano in conflitto con i propri ne-

mici e cosa li porta a combatterli? A causa della loro miscreden-

za? Il combattimento è fine a se stesso? Per reazione alla dichia-

razione di guerra dei nemici pagani?

Il dottor Wahba Az-Zuhàly1 dice: La maggioranza degli

scienziati, dei madhaib2 malikita, hanafita e hanbalita, afferma-

no che la guerra ha la sua motivazione nella ostilità e

nell’aggressione dei miscredenti verso di noi, non la loro mi-

scredenza in se stessa, non si può combatte un persona per il fat-

to che questa è miscredente, ma per difendere l'Islàm3. Mentre

non può essere aggredito chi non combatte, anzi nei loro con-

fronti i musulmani s'impegnano alla pace.

Queste opinioni sono dimostrate con la 'ayah del “tribu-

to"4, la quale pone fine ai combattimenti attraverso la stipula di

trattati. Infatti, se la causa del combattimento fosse stato il paga-

nesimo, e l’adesione all'Islàm l’unica via per la sua cessazione,

storicamente il tributo non sarebbe stato accettato senza ch’essi

avessero cambiato religione.

1 Influssi della guerra nella giurisprudenza islàmica-Dàr al-Fikr. Damasco. 2 Plurale di madhab, sono gli indirizzi dottrinali e giuridici ritenuti orto-

dossi, insieme con lo shafe’ita. 3 Secondo il diritto islàmico, è lecito uccidere per difendere se stesso, i pro-

pri beni e i propri affetti e la propria terra. 4 Sura at-Tawba (Il Pentimento), 'ayah 29.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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A ulteriore conferma di ciò, va sottolineato che, se fosse

stata la miscredenza la causa delle guerre, non si sarebbe proibi-

ta l'uccisione delle donne, dei bambini, dei religiosi, e dei non

combattenti.

L’Imam as-Shafi’i1, in uno dei suoi scritti afferma, e con

lui anche alcuni seguaci di Ahmed: La causa del combattere è la

miscredenza, riferendosi alla 'ayah: “uccidete gli associatori”2.

Va risposto che quel versetto ha un senso generale, dove è addi-

rittura specificato di non uccidere le donne, i bambini e coloro i

quali hanno stipulato un patto di protezione con i musulmani.

Difatti gli hadaith autentici su quest'argomento sono molti e ben

noti, coerenti con la 'ayah:

﴾Combattete sula via di Allàh gli associatori che vi com-

battono, ma non aggredite ché Allàh non ama gli aggres-

sori﴿. II; 190.

Shaykh Ibn Taymiya3 ha detto: “Il combattimento è un

dovere per i musulmani contro coloro i quali li combattono, e-

scludendo coloro che se ne astengono”.

A chi afferma che quella 'ayah1 è abrogata, noi rispondiamo:

1 Muhammad Ibn Idris Ibn al-Abbas, al-Shafi`i, Imam di riferimento del

madhab che da lui prende il nome. Nacque a Gaza nel 150 H.(767 d.C.), fu

il massimo teorico della sistematizzazione del Fiqh, la giurisprudenza islà-

mica. Morì nel 204 H. (820 d.C.). 2 Sura at-Tawba (Il Pentimento), 'ayah 05. 3 Popolare giurista e teologo, originario di Harran, morto a Damasco (661-

.(.m 1328-1263 هـ 728

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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1- Non c'è nessuna prova dell'abrogazione, Ibn Taymiya affer-

ma: "Ogni presunta abrogazione ha bisogno di una prova, e nel

Corano non c'è contraddizione a quella 'ayah, anzi vi si trovano

conferme, dov’è l'abrogante" ?

2- La 'ayah in esame comprende dei precetti che non ammettono

abrogazione, come la proibizione di aggredire i nemici, in defi-

nitiva non si può asserire essere norma abrogata. Ibn Abbas,

‘Umar Ibn Abdel-‘Aziz, e Mujahid ritengono questa 'ayah una

norma confermata.

3- Nell’ipotesi di ritenere il combattimento lecito in ragione del-

la miscredenza, la conversione coatta all’Islàm ne sarebbe

un’ovvia conseguenza o unica alternativa, ma ciò è interdetto

poiché l’'ayah 256 di Surah Al-Baqara recita esplicitamente

che﴾Non c'e` costrizione nella religione﴿, il Profeta Muham-

mad ملسو هيلع هللا ىلص mai costrinse alcuno ad aderire all’Islàm.

Ibn Taymiya sul precetto del combattimento disse: “Nella

sua condotta, il Messaggero ملسو هيلع هللا ىلص, non disdegnava alcuna tregua

o patto di non belligeranza, non aggredì mai senza motivo i

propri nemici, siano essi pagani della penisola, o altre comuni-

tà". Tutti i testi di fiqh, hadith, esegesi o resoconti delle spedi-

zioni militari confermano che egli non iniziò mai alcuna guerra

contro chicchessia, e se Allàh Altissimo هلالج لج avesse ordinato di

uccidere ogni miscredente, certamente il Profeta ملسو هيلع هللا ىلص avrebbe in-

trapreso una guerra senza tregua, fino allo stermino dei suoi ne-

mici2.Questo è quanto esposto da Wahba Az-Zuhàlì in sintesi1.

1 Sura at-Tawba (Il Pentimento), 'ayah 05. 2 Diversamente il Profeta ملسو هيلع هللا ىلص ottenuta la vittoria e la liberazione della città

di Makkah condonò ai suoi nemici, permettendogli in seguito di emigrare

nel caso non avessero voluto divenire musulmani.

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La causa scatenante la guerra, secondo l’opinione dei

maggiori scienziati, non è la miscredenza, ma l’avversione dei

nemici e l’aggressione dei miscredenti. Va chiarito, ora, cosa

s'intende per aggressione e ostilità subite, e per le quali diviene

permessa la reazione da parte dei musulmani. Per avversione

violenta, s'intende la persecuzione degli uomini, che è una forma

di combattimento, anzi ne è la peggiore espressione, Allàh هلالج لج la

paragona all’uccisione:

﴾La persecuzione è più grave dell'uccisione.﴿ II; 191.

Anche:

﴾Combatteteli finché non ci sia fitnah e la Religione sia

tutta per Allàh﴿. II;193.

Che sia chiaro come la missione dei musulmani consti nel

garantire l’opportunità alle genti, tramite l'invito ad Allàh هلالج لج di

scegliere l’Islàm o rifiutarlo, ma se ne è impedita la ricezione, e

quindi la possibilità di scegliere, i musulmani si sentono legitti-

mati ad intraprendere una guerra di liberazione dall'oppressione.

Per quanto riguarda la Sua parola: ﴾La Religione sia tutta

per Allàh﴿, non va intesa come un obbligo a ché gli uomini di-

ventino musulmani, tale concetto contrasta con tante altre 'ayat,

ad esempio:

1 Vedi in: Fath al-qadyr, Risàlah al-qitàl, di Ibnu Taymiyyah.

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﴾Se Allàh avesse voluto, avrebbe fatto di voi una nazione

unica, ma essi non cesserebbero di dissentire﴿ XI;118.

﴾La maggior parte degli uomini, nonostante tu lo desideri,

non è credente ﴿ XII;103.

Viceversa il significato corretto della 'ayah, e la norma che

ne deriva, afferma la libertà di scelta della religione, da parte

degli uomini, e senza nessuna costrizione, nonostante il rifiuto ci

appaia la valutazione sbagliata.

Cessando la persecuzione, alle genti è data facoltà di sce-

gliere la propria religione, senza alcuna costrizione o genere di

pressione, cessa il casus belli. Infatti, il ricorso al conflitto arma-

to è consentito, oltre che per la difesa dei confini e delle perso-

ne, anche per la liberazione dei popoli dalla persecuzione, sia di-

retta, quando rivolta ai musulmani, sia quando è volta a impedi-

re la diffusione del Messaggio islàmico. Viceversa quando non

c'e` persecuzione e gli uomini hanno la libertà di adozione o ri-

fiuto dell’Islàm, le relazioni vertono alla reciprocità.

I sapienti del madhab shafe’ita sostengono: “Il precetto

del combattimento rappresenta il mezzo, non il fine, il quale sta

nella conversione degli uomini o la morte nel porre l'invito. In-

fatti, è più consono alla pratica tradizionale guidarli alla retta

via attraverso la dimostrazione”.

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CAPITOLO 5

Le istanze dei musulmani

nei confronti dei nemici in guerra.

Quali sono le richieste dei musulmani ai nemici di guerra?

E` chiara, ormai, la prassi di lasciare agli avversari la scelta tra

l’adesione all'Islàm, pagare il tributo o il conflitto. Conforme-

mente alla pratica del Profeta Muhammad ملسو هيلع هللا ىلص e alle disposizio-

ni che egli impartiva ai comandanti delle armate musulmane:

“Se incontri il nemico associatore invitalo a tre! A qua-

lunque accondiscendano, accetta e deponi le armi: Invitali

all'Islàm! Se accettano, accetta anche tu e deponi le armi!

Se rifiutano, domandagli il tributo! Se accettano, accetta

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anche tu e deponi le armi! Se rifiutano, chiedi il sostegno

di Allàh e combattili!1..”

Ne consegue che i musulmani pongono fine al conflitto

armato a due sole condizioni:

a) Che accettino l'Islàm, guadagnando così la salvaguardia

dei propri beni, eguali diritti dei musulmani, ed impegnandosi

nel rispetto degli stessi doveri. Evidentemente agli avversari è

riconosciuto il diritto di rifiutare, come si evince dalle parole del

Profeta ملسو هيلع هللا ىلص: "... domandagli il tributo! Se accettano, accetta

anche tu e deponi le armi ..." rimanendo comunque soggetti alla

richiesta del pagamento del tributo, e ciò conferma la proibizio-

ne di costringerli all'Islàm.

b) Nel caso che essi rifiutino di aderire all’Islàm, i musulma-

ni propongono loro di versare il tributo di capitolazione, attra-

verso il quale si giunge alla tregua anche indeterminata. Qui

vorremmo evidenziare la questione del tributo nei punti seguen-

ti:

1) La richiesta del tributo ai nemici, ha ragion d’essere a

causa della loro aggressione contro i musulmani, che sia

avvenuta con un'esplicita dichiarazione di guerra, per la

malversazione sui musulmani o la persecuzione dei simpa-

tizzanti. I musulmani si garantiscono così dall’inimicizia,

e da ogni eventuale ostilità, offrendo agli avversari un pat-

to di pace senza scadenza, si chiama il patto di protezione.

2) Il patto di protezione include doveri e diritti. Il dovere

principale del protetto consiste nell’evitare ciò che potreb-

be nuocere i musulmani, le loro vite, o i loro beni. L'I-

1 Riportato da Muslim e At-Tirmidhiy e Ahmad ibn Hanbal nel Musnad e Ash-Shàfi'i ne Al-'Umm.

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mam Ash-Shafi’i li ha definiti in otto punti: I)Non asso-

ciarsi per combattere i musulmani. II) Non commettere

fornicazione con una musulmana. III) Non sposare una

musulmana. IV) Non perseguitare un musulmano. V) Non

porre ostacolo e insidie per la via. VI) Non proteggere una

spia nemica. VII) Non sostenere i nemici dell’Islàm. VIII)

Non uccidere il musulmano o la musulmana.1

Il protetto s'impegna, inoltre, a evitare ogni espressione

derisoria e oltraggiosa nei confronti di Allàh هلالج لج del Suo

Profeta, del Libro Sacro o dei significati sacri dell’Islàm.

c) I diritti del protetto sono: I) La garanzia dei sui beni e le

sue terre. II) L’inviolabilità della sua anima. III) La libertà di

praticare la propria religione. V) Il rispetto e la sicurtà per gli

edifici di culto e quanto è di loro proprietà, poco o molto.

Non si fa ingerenza nella scelta dei loro sacerdoti, o monaci,

non sono danneggiati e non subiscono restrizioni. Nel loro

territorio non entra l’esercito, e nell'amministrazione del dirit-

to è concessa autonomia ai loro giudici, non sono oppressi e

non gli è concesso opprimere. Questi sono i limiti della citta-

dinanza riconosciuti al protetto, che li condivide con il mu-

sulmano, non c'e` altra differenza tra loro che quel che con-

cerne la pratica e osservanza delle regole islamiche da parte

del secondo.

d)Il protetto paga il tributo mostrando di accettare il patto di

pace perpetuo con i musulmani, di rispettare i doveri a fronte dei

diritti riconosciutegli. Al protetto, in caso d'incolpevole incapa-

cità a mantenersi, è riconosciuto l’aiuto dall'erario dello stato

1 Vedi Kitàb al-'Umm di Ash-Shafi'ì e Al-Ahkàm AsSultanìah di Al-Màwardì

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musulmano, come dall’esperienza del Khalifa1 ‘Umar Ibn Al-

Khattab, che acconsentì alla pratica di Khalid Ibn Al-Walid, al-

lorché lo informò di concedere agli abitanti di Al-Haìrah il so-

stegno tratto dall'erario dello stato musulmano, nel caso che fos-

sero troppo anziani o ammalati per lavorare o mantenersi da so-

li, siano ricchi impoveriti che poveri, e liberandoli dal pagare il

tributo per tutto il tempo che risiedono nella Terra dell' Islam2.

Il tributo della jizyah va considerato anche il corrispettivo fi-

nanziario che il dhimmi paga per essere esentato dal prestare

servizio militare nell'esercito islamico, poiché esso combatte es-

senzialmente per l'invito all'Islam, il quale è competenza spet-

tante ai credenti, ma se il protetto volesse combattere con i mu-

sulmani, sarebbe esentato dal pagare il tributo, come avvenne

nella vicenda di Suwaìd, uno dei comandanti di ‘Umar Ibn Al-

Khattab, con gli abitanti di Dahestan e altri di Giargan3, o anche

come successe nel patto di Surahka Ibn Amru con gli abitanti di

Arminia nel 22 4هـ, e ancora, come avvenne sotto il comando di

Habìb Ibn Muslimah Al-Fihrì, il quale stipulò il patto di pace

con gli abitanti di Antakia5. Gli esempi sono molti e vari.

e) Il tributo grava esclusivamente su coloro i quali hanno la

capacità di pagarlo, questa è l’interpretazione della Parola di Al-

1 Letteralmente “luogotenente”, fu il titolo assunto dai successori politici del

Messaggero di Allàh ملسو هيلع هللا ىلص.

I quattro Khulafà rashidùn (ben diretti) furono Abu Bakr As-Siddiq (632-

634), ‘Umar Ibn al-Khattab al-Farouq (634-644), ‘Uthman Ibn ‘Affan

(644-656), ‘Ali Ibn Abi Talib (656-661). Furono tutti compagni stretti del

Profeta ملسو هيلع هللا ىلص , che Allàh sia soddisfatto di loro. 2 Kitàb Al-Kharàj di Abì Yusuf. 3 Vedi il commentario Al-Mannàr di Muhammad Rashìd Ridà. 4 Vedi Tàrikh di At-Tabarì. 5 Vedi Futùha Al-Buldàn di Al-Balàdharì.

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làh هلالج لج Altissimo: ﴾finché pagano il tributo﴿ cioè con capacità,

poiché il tributo, secondo l’opinione degli scienziati, non va ri-

chiesto alle donne, ai bambini, agli ermafroditi e neanche agli

insani di mente. Gli scienziati specialisti nel diritto islàmico af-

fermano, inoltre, che il tributo non si impone ai chierici, e se ne

è esentati a causa della cecità, invalidità permanente, malattia

cronica e vecchiaia. Secondo le scuole hanafita e malikita anche

la povertà esime dal dovere di versare il tributo. L’ammontare

della imposta non è determinata con precisione, ma è decisa dal

governante, il quale la stima secondo il rapporto tra capacità del

protetto e contesto socio economico, coerentemente con l'opi-

nione di Abu ‘Ubaid nei suoi scritti di economia, e anche di

Ahmad Ibn Hanbal e Malik, motivando tale decisione a causa

della varietà dei resoconti risalenti al Profeta ملسو هيلع هللا ىلص riguardo al va-

lore del tributo. Ciò conferma che la jizyah non corrisponde ad

una sanzione contro la miscredenza, la cui punizione infatti av-

verrà nell'Altra Vita, ma è considerata come contributo alla col-

lettività.

f) Lo stato di umiliazione menzionato nel versetto 29 di Su-

rah At-Tawba Il Pentimento:﴾finché diano il tributo umilmente e

siano soggiogati﴿, esprime la rassegnazione dei miscredenti ai

musulmani, conseguenza naturale, poiché quelli li combatterono

e aggredirono, o vollero perseguitarne i seguaci, perseverando in

ciò finché i musulmani li combatterono, vincendoli, determinan-

done le condizioni di resa nel patto di protezione.

Nel risolvere il pagamento del tributo, i musulmani offro-

no al nemico una fine delle ostilità a tempo illimitato, la qual

cosa non si sarebbe verificata senza l'Islam e il patto di prote-

zione. In concreto, queste sono le condizioni poste dai musul-

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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mani, ciò non comporta la preclusione a eventuali offerte, da

parte nemica, al fine di interrompere il conflitto.

I negoziati possono portare alla conclusione del combatti-

mento senza che gli associatori diventino musulmani, e senza il

pagamento del tributo, poiché la cessazione delle ostilità e la re-

alizzazione della pace sono lo scopo primcipale dei musulmani,

una volta accertata la non pericolosità degli avversari, e la ga-

ranzia alla libera predicazione dell’Islàm.

Avvenne che i musulmani e gli associatori si accordassero

su una terza soluzione con cui s'interruppe ogni combattimento

senza la conversione nemica né il loro pagamento del tributo, di

seguito alcuni esempi:

1) I Banù Madlij, (i quali erano miscredenti) vennero dal

Messaggero di Allàh ملسو هيلع هللا ىلص, da non belligeranti, promettendogli di

non appoggiare i nemici (dell’Islàm) contro di lui, come da ac-

cordo con Khàlid ibn Al-Walìd, il Profeta ملسو هيلع هللا ىلص accolse questa

proposta, e fu in quest'occasione fu rivelato:

﴾…eccetto coloro che si rifugiano presso gente con la quale a-

vete stabilito un accordo, o che vengono da voi con l'angoscia

di dovervi combattere o combattere la loro gente. Se Allàh aves-

se voluto, avrebbe dato loro potere su di voi e vi avrebbero

combattuto. Pertanto, se rimangono neutrali, non vi combattono

e vi offrono la pace, ebbene, Allàh non vi concede nulla contro

di loro.﴿IV;90.

L’opinione che questa Rivelazione si riferisca ai Banù

Madlijsi, trova nelle parole di Al-Hassan, Ibn Abbas afferma ri-

ferirsi ai Banù Bakr, Ikrimah riporta essere invece per Hilal Ibn

'Umair Al-Aslamì, Suràkhah Ibn Malik e Khuzaima Ben 'Amir,

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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infine Muqàtìl riporta che questa 'ayah è discesa in riferimento

ai Khzà'ah e ai Banù Madlij.

Siamo dell’opinione che la Rivelazione in oggetto riguardi

tutti quelli menzionati, poiché tutti questi non vollero combatte-

re né i musulmani né la propria gente, rendendosi neutrali. I mu-

sulmani non li combatterono, accettando invece la loro posizio-

ne neutrale.

In verità la maggioranza degli interpreti considera questa

'ayah abrogata da quella della sciabola, ma ricordiamo qui

l’opinione dell'imam As-Suiyutì secondo il quale non c’è abro-

gazione tra le rivelazioni del combattimento, piuttosto v’è una

specie di sospensione. In generale per l’applicazione del princi-

pio contenuto in ogni 'ayah, riguardante il combattimento, ne-

cessita il realizzarsi delle specifiche circostanze, così quando

queste si manifestano, ritorna valida l'esecuzione del relativo

principio. Pongo l'accento inoltre, che l’oggetto proprio dell'a-

brogazione di quella 'ayah (della sciabola) riguarda soltanto gli

associatori della penisola araba, per le motivazioni già menzio-

nate, quindi il principio della 'ayah non è abrogato per gli asso-

ciatori non arabi. Il qàdì Abu Ya'là1 disse: “Quando Allàh, Ec-

celso Glorioso, ha reso potente l'Islàm, ai musulmani fu inter-

detta altra trattativa con gli associatori arabi che non portasse

alla loro accettazione dell'Islàm, unica alternativa, la spada”.

2) L’accordo che il Profeta ملسو هيلع هللا ىلص stipulò con i giudei di Ma-

dinah Al-Munawarah, prevedeva delle basi per una coesistenza

pacifica con i musulmani, compreso il sostegno armato contro

qualsiasi nemico, cioè i giudei non sarebbero rimasti neutrali in

caso di invasioni o attacchi contro Madinah, questo era quanto

1 Noto giurista dei primi secoli dell'Islàm.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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richiesto dal Profeta ملسو هيلع هللا ىلص, e non era previsto alcun pagamento di

tributo da parte loro.

3) Il patto di Hudaybiyah, tra il Profeta ملسو هيلع هللا ىلص e i Quraish,

prevedeva un decennale armistizio, riconoscendo a ogni tribù il

diritto di affiliarsi nel patto con i musulmani o con i Quraish, ai

quali fu concesso, inoltre, di recuperare quegli individui (prove-

nienti da Makkah) che da quel momento in avanti si fossero uni-

ti ai musulmani, per abbracciare l'Islàm. Viceversa i Quraish

non avrebbero dovuto consegnare eventuali musulmani apostati.

Il Profetaملسو هيلع هللا ىلص accettò tali condizioni per via di un'ispirazione di

Allàh هلالج لج. Nonostante la forza della comunità musulmana, l'ac-

cordata libertà di predicare e diffondere l'Islàm, fu motivo suffi-

ciente per accettare la pace, poiché il combattimento altro scopo

non ebbe che la sicurtà, la quale, una volta raggiunta con

l’accordo, non vi era motivo per proseguire le battaglie.

4) Taluni ritengono che queste regole sono abrogate dalla

'ayah della sciabola o del combattimento, così che non è am-

messo altro rapporto tra musulmani e i loro nemici eccetto il

combattimento o il pagamento del tributo, diciamo a quelli che:

An-Nasà'ì, Al-Baìhakì, At-Tabarànì riportano da 'AbdAllàh Ibn

‘Umar -Allàh sia soddisfatto di entrambi- che il Profeta ملسو هيلع هللا ىلص ha

detto:

.

“Non combattete gli abitanti dell'Abissina se non vi com-

battono, poiché non attirerà fuori i tesori della Ka'ba altro

che l'uomo dai gambini venuto dall'Abissina”.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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Riportano Abù Dàwud, An-Nasà'ì, Al-Baìhakì e Al-Hakìm

che uno dei Compagni disse che Profeta ملسو هيلع هللا ىلص ha detto:

“Non combattete gli abitanti dell'Abissina se non vi com-

battono, non combattete i turchi se non vi combattono”.

L’imàm Màlik ha dichiarato esser proibito attaccare l'A-

bissina, nonostante questa non fosse una delle regioni guidate da

l'Islàm, sebbene il re An-Nagashy fosse divenuto musulmano.

Ai musulmani fu dunque ordinato di non attaccare questo popo-

lo, e ne deduciamo esser possibile sostenere la pace tra i musul-

mani e altri popoli attraverso la stipulazione di accordi a deter-

minate condizioni, che non prevedano necessariamente il patto

di protezione.

5) I musulmani, nel tempo di ‘Amr Ibn al-As assediarono la

Nubia senza poterla conquistare a causa della abilità dei suoi a-

bitanti con le armi da lancio, finché AbdAllàh Ibn Abi Sarah eb-

be affari in Misr, dove esponenti della Nubia gli proposero la

pace con un compromesso, si accordarono senza un vero e pro-

prio tributo, ma con il baratto di trecento capi di bestiame che i

nubiani davano ai musulmani in cambio di derrate per un egual

valore. Ibn Lahì'ah riporta: “Uthman Ibn ‘Affan accolse questo

patto che i sovrani ed emiri1 dopo lui, tra i quali ‘Umar Ibn

‘Abdel-‘Aziz2, comprovarono". Quel patto assunse la caratteristi-

ca dello scambio commerciale rinnovabile, implicitamente o e-

splicitamente alla consegna degli omaggi, inoltre ogni fazione

offriva alla controparte doni supplementi fuori dai termini di ac-

1 Sono i capi militari regnanti, da intendersi anche principi. 2 Khalifa della dinastia 'Umaìde, considerato il quinto khalifa ben guidato.

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cordo, questo stato perdurò seicento anni, fino a che in Egitto

assunsero il potere i fatimidi1. Se la vera motivazione di quel

compromesso si fondò nell'incapacità dei musulmani a conqui-

stare la Nubia, quale fu il senso del suo reiterarsi quando le for-

ze islàmiche divennero fortissime? Non si evince altro che i mu-

sulmani riconobbero la fondatezza di quell’accordo, e che la pa-

ce tra i musulmani e i miscredenti può raggiungersi anche senza

il pagamento del tributo, se questi ultimi s'impegnano nel non

appoggiare i nemici dei musulmani, e di non impedire la promo-

zione del Messaggio islàmico.

6) Nel tempo del califfato di ‘Uthman Ibn ‘Affan nel 28 هـ

(648 d.c.), l'isola di Cipro era sotto il governo dei bizantini,

quando Mu’awiya Ibn Abi Sufyan2 la attaccò, i suoi abitanti si

accordarono con i musulmani pagando settemila dinari ogni an-

no, stessa somma che riconoscevano ai romani, e informandoli

di eventuali manovre militari degli stessi contro di loro, vicever-

sa mettendo a disposizione l’isola quale appoggio strategico

dell’armata islàmica contro di essi, nonostante ciò ai ciprioti fu

riconosciuta lo stato di neutralità.

In seguito, nel 32 هـ, i ciprioti appoggiarono le flotte ro-

mane con alcune loro imbarcazioni, da ciò Mu’awiya reagì con-

quistando Cipro nel 33 هـ (654 d.C.) con cinquecento navi, con-

1 La dinastia sciita ismailita più importante di tutta la storia dell'Islam. 2 Rappresentante del ramo principale della famiglia dei Banu 'Umaìa. Suo

padre, Abu Sufyan Ibn Harb, era stato uno degli avversari di Muhammad

-ma si era poi convertito all’Islam assicurando alla famiglia nuovo pre ملسو هيلع هللا ىلص

stigio e influenza nel quadro del nuovo stato e della nuova organizzazione

sociale dell’Islam. Governò per circa venti anni, dal 661 al 680, gettando le

basi per il potere dinastico e assicurando come suo successore il figlio Ya-

zid. Tre anni dopo, il potere passò a un altro ramo degli 'Umaìadi: i Banu

Marwan.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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fermando poi le stesse condizioni del patto precedentemente sti-

pulato tra le parti.

Durante il regno di Abdel-Malik Ibn Sàlah1, alcuni abitanti

dell'isola si ribellarono, il khalifa si appellò ai sapienti della

Umma sulla opportunità di invalidare il patto a causa della sua

violazione da parte cipriota, ma la maggioranza di essi, e tra loro

anche l'imam Màlik, risolse essere meglio confermarlo. Ibn Mù-

sà Ibn 'Aìnia motivò con il fatto che gli abitanti dell'isola non

sottostavano ad un accordo di protezione con i musulmani2, no-

nostante gli riconoscessero un censo, quindi il patto con Cipro

non mutò nonostante la violazione da parte loro. Tale formula

pattizia seguì un interesse ben stimato dai musulmani, che se

non avesse avuto fondamento nella shari’a, i musulmani non l'a-

vrebbero accettato, confermandolo nonostante il susseguirsi di

governatori e dottori della Legge.

7) Al tempo di ‘Umar Ibn al-Khattab, in occasione della

conquista di Damasco, i musulmani si accordarono con gli abi-

tanti della città di Jarjuma, che da loro non si sarebbe richiesto

alcun tributo a patto che essi fungessero da informatori contro i

romani3.Possiamo quindi affermare che, per la cessazione dello

stato di guerra, i musulmani pongono due condizioni: l'Islam o il

tributo, ma, se i miscredenti proponessero altre soluzioni, i primi

sono pronti ad accoglierle a patto di assicurarsi che i secondi

non appoggino i nemici contro di loro, e non perseguitino, o

cessino di farlo, gli uomini contro l'Islam. Queste due condizioni

1 ‘Abd al-Malik (685-705), figlio di Marwan I Ibn al-Hakam (684-685),

capostipite del ramo marwanide della dinastia 'Umaìde. 2 Vedi Futùha Al-Buldàn di Al-Balàdharì. 3 Vedi Futùha Al-Buldàn di Al-Balàdharì.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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si sono sempre trovate nei patti tra musulmani e miscredenti,

implicitamente o esplicitamente. Anche se il patto di protezione

(Dhimma) e il tributo costituiscono la situazione preferibile, essi

possono rinunciarvi accettando un'altra eventuale soluzione che

possa comunque preservare l'interesse dell'Islam e dei credenti.

Allàh Altissimo ha detto:

﴾Se inclinano alla pace, inclina anche tu ad essa e fai to-

tale affidamento in Allàh. Egli è l'Onniaudiente e Sapien-

te. Se vogliono ingannarti, ti basti Allàh.﴿VIII; 61

Al musulmano, con questa 'ayah, è ordinato di accettare la pace

quando questa le fosse offerta, anche se sospettasse essere uno

stratagemma ingannevole da parte dei nemici. Poiché in ogni ca-

so gli gli sarebbe sufficient bastevole l’appoggio di Allàh.

Molti interpreti considerano questa 'ayah abrogata da quel-

la della sciabola in Surah Al-Barà' (Il pentimento), ma Ibn Ka-

thir e At-Tabarì hanno risposto alla pretesa dell'abrogazione mo-

strando invece la sua permanente validità. Riporterei quel che

dissero loro e tanti altri scienziati, ma temo di dilungarmi ecces-

sivamente nell'esposizione.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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CAPITOLO 6

Dar al-Islàm e Dar al-harb1

La divisione del mondo in casa dell’Islàm e casa della

guerra non ha fondamento in nessuna rivelazione coranica, e in

nessuna tradizione o detto esplicito riferibile al Profeta ملسو هيلع هللا ىلص, ma

è frutto dello sforzo interpretativo degli scienziati per determina-

re la realtà geopolitica nel quale vivevano i musulmani.

Anche in questo sforzo interpretativo finalizzato alla de-

terminazione delle regole shara’itiche inerenti a tale realtà, ve-

diamo essere prioritario esaminare la questione storicamente e

poi shara’iticamente, e lo esamineremo in breve nei punti se-

guenti:

1) La base dei rapporti tra i musulmani e gli altri sta

nell'Invito, non nel combattimento:

Il Messaggero di Allàh ملسو هيلع هللا ىلص inizialmente inviò dei messi ai

re delle terre circostanti la penisola araba, (inviò Duhìah ibn

Khalifah al Cesare dei romani, AbdAllàh ibn Hudhàfah a Ko-

sroe dei persiani, ‘Umar ibn Umaìah al Nagashy re d’Abissinia,

Hàtib ibn Abì Balta'ah al-Muqaùqis, sovrano d' Alessandria,

‘Amr ibn Al-‘As a Jìfar e 'Aìan, figli di Al-Hulandì Al-Azdaìyn

il re del Oman, Sulaìt ibn ‘Amr a Tumàmah ibn Athàl e Hudhah

ibn Ali Al-Hanifìyn i re di Al-Yamàmah, Al-'Alàh ibn Al-

Hadramì a al-Munzir ibn Sàwy Al-'Abdì re di Bahraìni, Shujà'

ibn Wahb a Al-Harth ibn Abì Shamar Al-Ghassànì il re di To-

1 Darr sta per : “casa” o “terra”, quindi terra dell’Islàm, e quindi della pa-

ce, e terra della guerra, ove vivono i non musulmani.

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khùm in Shàm1, Shujà' ibn Wahb a Jiblah ibn Al-Aìhm Al-

Ghassànì, e Al-Mahàjir ibn Abì Umaìah Al-Makhzùmì Al-

Harth ibn 'AbdKalàl Al-Humaìrì il re di Al-Yaman)2.

L’invio di questi messi non avvenne simultaneamente, il Pro-

feta ملسو هيلع هللا ىلص iniziò a seguito del patto di pace a Hudaìbìyah, nel sesto

anno dopo la hijra, fino alla sua morte nel decimo anno.

2) I musulmani combatterono i romani e i persiani per libe-

rare i popoli dall'oppressione:

I libri sulla biografia del Profeta ملسو هيلع هللا ىلص ricordano che la spedi-

zione di Mu'ta, dove vi fu la prima battaglia tra musulmani e

romani, fu motivata dall’assassinio di Al-Harith ibn ‘Umair, che

era uno degli ambasciatori del Profeta ملسو هيلع هللا ىلص al re di Bosra, da par-

te di Sharhabìl ibn 'Amr Al-Ghassànì, uno dei vassalli di Eraclio

in Shàm, il quale dopo essersi sincerato della sua identità lo uc-

cise. Ne seguì la spedizione di un esercito islamico, sotto la gui-

da di Zaìd ibn Hàrithah, per confrontarsi nella prima battaglia

contro i romani a Mu'ta, in quella occasione i musulmani non

vinsero, per la sproporzione numerica delle forze in campo, la

tradizione riporta che fossero infatti in tremila credenti contro

centomila sotto la guida di Teodoro, il fratello di Eraclio.

L’armata islàmica non voleva combattere i romani, bensì Shar-

habìl ibn 'Amr Al-Ghassànì, per il motivo già citato, cionono-

stante i romani appoggiarono i Ghassànidi. Si susseguirono le

battaglie che si conclusero con la conquista, da parte dei mu-

sulmani, di tutto lo Shàm.

1 Oggi Siria 2Vedi Sirah ibn Hishàm e altri testi sulla vita del Profeta Muhammad ملسو هيلع هللا ىلص .

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Aggiungiamo a ciò, che Eraclio, inizialmente non rifiutò

l'invito portogli dal Profeta ملسو هيلع هللا ىلص, e dopo averne verificato le ca-

ratteristiche di profeta dalla testimonianza di Abù Sufyàn1, af-

1 Il resoconto dell’interrogatorio fatto dal Cesare Eraclio ad Abu Sufyan, è

tramandato da Ibn Abbas, il cugino dell’Inviato di Allàh ملسو هيلع هللا ىلص ."Li chiamò,

chiamò il suo interprete e disse: "Quale di voi è il parente più prossimo di

quell’uomo che afferma di essere profeta?" Narrò Abu Sufyàn. "Risposi: il

parente più prossimo sono io". Disse Eraclio: "Avvicinatelo a me e fate avan-

zare i suoi compagni, disponendoli alle sue spalle". Poi disse all’interprete:

"Di’ loro che interrogheremo costui a proposito di quell’uomo e che se men-

tirà debbono smentirlo. Giuro per Allàh" - raccontava Abù Sufyàn- "che, se

non fosse stato per la vergogna di essere colto in fallo, avrei mentito. La

prima domanda che mi fece su Muhammad fu: A quale tribù appartiene?

Appartiene alla nostra famiglia. E prima di lui vi fu mai qualcuno che abbia

tenuto questi discorsi? No. Lo seguono i nobili o gli umili? Piuttosto gli umi-

li. Aumentano o diminuiscono? Piuttosto aumentano. Qualcuno di voi, do-

po essere entrato nella sua religione , lo ha mai abbandonato detestandolo?.

No. E’ ingannatore? No. Ma noi per un certo tempo non abbiamo saputo

che cosa facesse. E non avete altro da dirmi oltre a questo? Siete forse venuti

a conflitto con lui?. Come andò la vostra controversia?. La guerra tra noi e

lui ebbe le sue vicende: le ha prese da noi e le abbiamo prese da lui. Che co-

sa vi comanda?. Adorate unicamente Allàh, non associate nulla a Lui; ab-

bandonate quel che adoravano i vostri padri. Ci ordina la preghiera, la sin-

cerità, la castità e la solidarietà famigliare". Disse Eraclio all’interprete: "Di-

gli: Ti ho interrogato sulla sua tribù e mi hai detto che appartiene alla vo-

stra famiglia; appunto così gli Inviati vengono mandati ai discendenti della

loro gente. Ti ho domandato se qualcuno di voi ha già tenuto il medesimo

discorso, e hai detto di no. Allora ho pensato: se qualcuno avesse tenuto

questo discorso prima di lui, direi che imita un discorso pronunciato prima

di lui . Ti ho domandato se vi è stato tra i suoi avi un re, ed hai detto di no.

Io ho pensato: se vi fosse stato tra i suoi avi un re, costui potrebbe essere

uno che rivendica il regno di suo padre. Ti ho domandato se l’avevate so-

spettato di mendacio, prima che dicesse quel che ha detto, e avete risposto

di no. Così ho saputo che egli non è capace di diffondere il falso fra gli uo-

mini e di mentire contro Allàh. Ti ho domandato se lo seguono i nobili o gli

umili, e hai detto che gli umili lo seguono: sono questi appunto i seguaci

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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fermò di fronte ai suoi cortigiani: “Sapevo della sua venuta, ma

non pensavo che sarebbe stato suscitato tra voi, se io fossi stato

con lui, avrei lavato i suoi piedi”. Abù Sufyàn disse: “Dopo che

Eraclio ebbe parlato, e finì di leggere il carteggio del Profeta

degli Inviati. Ti ho domandato se aumentano o diminuiscono e mi hai detto

che aumentano; così avviene nella fede: aumenta fino a diventare completa.

Ti ho domandato se qualcuno respinge la sua religione, detestandola, dopo

esservi entrato, ed hai detto di no; tale è la fede quando la sua letizia si fon-

de nei cuori. Ti ho domandato se inganna, hai detto di no; tali sono gli In-

viati, che non ingannano. Ti ho domandato che cosa vi comanda, e hai detto

che vi comanda di adorare Allàh هلالج لج e di non associarLo a nessuna cosa, e

che vi ha vietato di adorare gli idoli e vi ha comandato la preghiera rituale,

la sincerità e la castità. Se quel che dici è vero, egli prenderà il possesso del

luogo dove io poso i piedi. Sapevo che era venuto, ma non supponevo che

fosse uno di voi; se sentissi di essergli devoto, mi deciderei ad andargli in-

contro e, giunto davanti a lui, sicuramente gli laverei i piedi." Poi Eraclio

fece recare la lettera dell’lnviato di Allàh, mandata per mezzo di Dihyah fi-

glio di Halfa al sovrano di Bosra, il quale l’aveva consegnata ad Eraclio, che

la lesse. Eccone il testo: "In Nome di Allàh il Compassionevole, il Misericor-

dioso, da Muhammad, Servo di Allàh e Suo Inviato, a Eraclio, sovrano dei

Bizantini: pace sia su chi segue la retta via". E in seguito: "Io ti chiamo con

l’appello dell’lslàm, mettiti al sicuro. Allàh هلالج لج ti darà il tuo compenso due

volte. Se Invece ti astieni, sarà su di te la colpa degli Yrias . ﴾"Di’:" O gente

della Scrittura, addivenite ad una dichiarazione comune tra noi e voi: [e

cioè] che non adoreremo altri che Allàh, senza nulla associarGli, e che non

prenderemo alcuni di noi come signori all’infuori di Allàh. Se poi volgono le

spalle allora dite: "Testimoniate che noi siamo musulmani" ﴿Corano III;64".

Continuò Abu Sufyan: "E quando Eraclio, detto questo, terminò di leggere la

lettera, si levò intorno a lui un gran tumulto di voci e noi fummo messi alla

porta. Io allora dissi ai miei compagni: "E’ aumentata l’importanza del figlio

di Abù Kabsa , certo il re dei Bizantini ha paura di lui. E continuai ad essere

convinto che ciò si sarebbe manifestato, finché Allàh fece penetrare in me

l’lslàm".

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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la corte rumoreggiò, si alzarono le voci e fummo cacciati ,ملسو هيلع هللا ىلص

fuori”.

Dalle parole di Abù Sufyàn si percepisce quanta pressione

ricevette Eraclio da parte dei maggiorenti della sua corte, tanto

da tramutare il suo iniziale assenso, nei riguardi dell'invito del

Profeta ملسو هيلع هللا ىلص, al radunare gli eserciti per combattere i musulmani.

Se il condizionamento su Eraclio giunse a tale livello, che

effetto poté avere sui sudditi? Possiamo capire bene, adesso, il

senso delle parole che il Profeta ملسو هيلع هللا ىلص scrisse a Eraclio nella mis-

siva: “Se te ne allontani, sopporterai la colpa del popolo”. Da

ciò comprendiamo come il combattimento dei musulmani contro

i romani avesse come fine la liberazione dei popoli dall'oppres-

sione affinché potessero scegliere in libertà l'Islàm o rifiutarlo.

I libri biografici sul Profeta ملسو هيلع هللا ىلص menzionano anche come

Kosroe, re dei persiani, alla lettura della missiva da lui inviata-

gli, reagì strappandola e ingiungendo, con un ordine scritto a

Badhàn, suo governatore in Yemen, di mandare due campioni

per rapire Muhammad ملسو هيلع هللا ىلص e condurglielo. Badhàn eseguì l'or-

dine, che ebbe come inaspettato epilogo la conversione dei due

uomini all'Islàm.

La cattiva disposizione dei persiani divenne chiara, sia per

il violento rifiuto al Messaggio, sia per il fallito sequestro della

persona del Profetaملسو هيلع هللا ىلص, oltraggi sufficienti a giustificare una di-

chiarazione di guerra da parte dell'esercito islàmico.

Considerando inoltre, in quel tempo, la condizione di dif-

fusa prevaricazione esistente in Persia, situazione del tutto simi-

le a quella dei territori sottomessi all'impero romano, e il dispo-

tico autoritarismo che impediva agli uomini di scegliere la reli-

gione che avessero desiderato, possiamo ben comprendere come

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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i musulmani si sentissero legittimati a combattere sia i romani

sia i persiani, che già misero in atto azioni di guerra contro le

forze islàmiche.

I musulmani non combatterono i popoli, ma i sistemi che

li opprimevano, perciò essi si schierarono a fianco dei musul-

mani, anche quando poi rimanevano fedeli al proprio credo.

Ricordiamo le parole di Sir Thomas Arnold nella sua ope-

ra L'invito all'Islàm, su quel che riporta Abù Yusùf in Al-

Kharàj1, di come Abù Ubaìda, comandante dei musulmani in

Shàm, quando seppe che Eraclio stesse radunando un gran nu-

mero di soldati per combatterli, scrisse ai suoi governatori nei

paesi conquistati, ordinando loro di rendere agli abitanti quanto

preso come tributo, con le seguenti parole: "Noi vi rendiamo il

vostro tributo, giacché siamo stati informati d'ingenti truppe

pronte a combatterci. Abbiamo riscosso da voi a condizione di

garantirvi sicurtà, ma non sappiamo se potremo rispettare que-

sta condizione ora. Nonostante questo ci considereremo ancora

impegnati con voi, alle stesse condizioni, nel caso che Allàh ci

conceda la vittoria".

I cristiani invocarono la benedizione di Allàh sull'esercito

musulmano dicendo: "Che Allàh vi renda vincitori e vi ponga

quali nostri governatori. Poiché se loro fossero stati al vostro

posto non ci avrebbero reso niente, anzi ci avrebbero predato di

quel che ci sarebbe rimasto."

Ancora sir Thomas Arnold ricorda così come i persiani

opprimessero gli ortodossi:

"Nel quinto secolo, Bar Soma il vescovo nestoriano di

Nassibeen, fomentò il re persiano affinché attuasse violente re-

1 Imposta fondiaria stabilita nel Sublime Corano: XXIII;74.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

- 013 -

pressioni contro la chiesa ortodossa, causando così la morte di

7800 religiosi e un grande numero di laici. Kosroe II scatenò

ulteriori violenze contro le popolazioni ortodosse, in segno di

rappresaglia dopo che Eraclio ebbe invaso i territori persiani.

Viceversa il principio d'indulgenza e tolleranza islamica

impedì tali eccidi. I musulmani, s'impegnarono nel trattare in-

differentemente i sudditi cristiani con equità e munificenza. Cito

a titolo di esempio il caso in cui, dopo la conquista dell' Egitto, i

giacobiti colsero l'opportunità del vuoto di potere bizantino per

saccheggiare le chiese ortodosse, fu proprio la nuova autorità

musulmana a rendere il maltolto ai legittimi proprietari, dopo

che questi ne provarono l'effettivo diritto"

Ancora sir Thomas Arnold riporta nello stesso libro, le

considerazioni di Michele il Grande, patriarca giacobino di An-

tochia, riguardo all'oppressione di Eraclio:

"Questo è il motivo per cui il Dio della vendetta, Eccelso

per forza e potenza, che regola la condizione degli uomini se-

condo la Sua volontà, suscitando il governatore che vuole,ed e-

levando l'umile, a cagione delle angherie che i romani hanno

violentemente rivolto contro di noi, rapinando le nostre chiese,

forzando le nostre case, tormentandoci senza pietà né compas-

sione, Egli ha mandato i figli di Ismaele per salvarci dall'op-

pressione dei romani ..."

Questi resoconti testimoniano come i popoli fossero so-

vente vittime di oppressione e persecuzione religiosa, e confer-

mano altresì che i musulmani fin dal principio combatterono per

eliminarle, cosa che attuarono laddove ebbero successo, cancel-

lando effettivamente ogni prevaricazione e coercizione, lascian-

do gli uomini liberi di mantenere il proprio credo o cambiarlo.

Page 103: La Relazione Tra Musulmani e Non Musulmani Nella Shari'Ah

I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

- 014 -

Le successive conversioni di massa all'Islàm, furono la na-

turale conseguenza di ciò che gli uomini vi videro in termini di

valori umani, che li spinsero ad accettarla. Troviamo conferma

di ciò nell'opinione di molti orientalisti, ed esempio calzante è

proprio quello di sir Thomas Arnold e del suo libro: L'invito

all'Islàm, dalla quale riporterei molto altro, se non temessi di di-

lungarmi troppo nel discorso1.

3) La guerra di liberazione dei popoli dall'oppressione,

lanciata dai musulmani, ha portato a una nuova definizione ge-

opolitica, che i giurisperiti hanno identificato in Dàr al-Islàm e

Dàr al-Harb:

Dàr al-Islàm (Terra dell'Islàm): Comprende i territori che

entrano sotto il governo islàmico, dove è applicata la shari'a e

sono istituiti i riti di adorazione islàmica. Detta anche Dàr al-

'Adl (terra dell'equità) o del monoteismo.

Dàr al-harb (Terra della belligeranza): Sono quei territori

in cui non sono applicati i principi dell'Islàm, identificata anche

come Dàr ash-shirk (terra del paganesimo).

1 Sir Thomas Arnold nel suo prezioso libro intitolato: “L'invito all’Islam”

quando parla dei Cristiani sotto il governo musulmano:

“I Cristiani vivevano nella loro società sicuri per la loro vita e la loro pro-

prietà, godendo di tanta tolleranza che permetteva loro la libertà di pensie-

ro religioso; nei primi secoli del califfato musulmano godevano pure, spe-

cialmente nei grandi paesi, di una certa condizione di ricchezza e benesse-

re. Il Califfo Mu’awiya (660-681 d.C.) diede l’opportunità di lavorare nel

suo palazzo ai Cristiani che lo desideravano. Altri califfi suoi discendenti

seguirono il suo comportamento. Troviamo infatti dei Cristiani che occupa-

rono grandi posti nel Palazzo del Califfo; per esempio, Al-Akhtal, un Arabo

cristiano, fu il poeta del palazzo; e il padre di S. Giovanni Damasceno fu

consigliere del Khalifah Abdel-Malik”

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

- 015 -

L'imàm Ash-Shafi'ì ha aggiunto a queste una nuova realtà geo-

politica:

Dàr al-'ahd (Terra del patto) o Dàr as-sulh (della concilia-

zione), sono quei territori che hanno stipulato un trattato di pace

senza che sia versato alcun tributo ai musulmani. Dove non c'è

l'applicazione delle leggi islàmiche, e quindi non è Dàr al-Islàm,

e allo stesso tempo non v'è conflitto contro i musulmani, e quin-

di non è considerata neanche Dàr al-harb.

Si desume chiaramente, dall'opinione dei sapienti, che la

differenzazione tra questi sistemi è determinata dall'applicazione

o meno della Legge Sacra. Muhammad ibn al-Hassan, uno dei

seguaci di Abù Hanìfah dice: " La valutazione dell'appartenenza

di un territorio si considera: Per l'autorità, la sicurtà, e la li-

bertà di esecuzione dei riti e l'applicazione delle regole shara'it-

iche".

Tutto sommato la divisione del mondo in due o in tre zone

è il frutto di una elaborazione dottrinale, gli eruditi l'hanno de-

sunta dalle fonti, alla luce di un contesto oggettivo: il conflitto

tra i musulmani contro i loro nemici.

Oggi noi dobbiamo attenerci a questa divisione?

Noi diciamo che il tentativo di applicare questa divisione alla

realtà attuale provocherà molti problemi, tra i quali:

1) Qual è il criterio discriminante per considerare un territorio

effettivamente sotto il regime islàmico? L'istituzione dei riti e

l'applicazione della Legge religiosa, intendendo la sua applica-

zione integrale? Questo significherebbe che la preponderanza

dei paesi a maggioranza musulmana adesso non sarebbe consi-

derata Dàr al-Islàm.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

- 016 -

Oppure è sufficiente l'applicazione della Legge sacra ine-

rente lo statuto personale, tralasciando l'applicazione nel resto

degli altri ambiti? Ne consegue che grandi e importanti nazioni

rimarrebbero comunque tagliate fuori da quello che considere-

remmo Dàr al-Islàm.

O è bastevole che, in un paese, i musulmani siano liberi

di praticare i riti come l'adorazione quotidiana, il digiuno du-

rante il mese di Ramadàn, il pellegrinaggio alla Casa di Allàh e

il pagamento della Zakah, ossia l'imposta coranica per conside-

rare quel paese Dàr all'Islàm? Così stante le cose, la quasi to-

talità dei paesi di tradizione islàmica rientrerebbe in quella de-

finizione territoriale.

Allora come valutiamo quei paesi, non islàmici, in cui i

musulmani godono di un certo grado di sicurezza e sono liberi

di praticare i loro riti, in taluni casi più liberamente che in certi

paesi islàmici? Chiaramente non considereremo questi Dàr al-

Islàm, benché non vi sia differenza con i paesi a maggioranza

musulmana che consente parimenti la pratica dei riti di adora-

zione, senza però applicare la Legge religiosa in tutti gli aspetti

della vita dei suoi abitanti.

Queste problematiche, generate dalla difficile attualità

nella quale si trovano i musulmani, ci impongono una profonda

riflessione sui principi secondo cui stabiliamo quale sia Dàr al-

Islàm, nonostante non sia l'argomento in discussione è co-

munque meritevole di un prossimo approfondimento, essendo

un fatto talmente sensibile e pressante, da non poterne esser

trascurata almeno la menzione.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

- 017 -

2) Secondo quale criterio reputiamo un dato paese come fa-

cente parte di Dàr al-Harb? Per il fatto che i suoi abitanti siano

miscredenti?

La risposta è negativa poiché i miscredenti possono sem-

pre stipulare un patto con i musulmani che non li impegni al

pagamento della jiziah, né alla sottomissione alla Legge divina,

e, ciononostante l'imàm Ash-Shafi'ì li catalogherebbe come

appartenenti alla Terra del Patto.

I patti internazionali stipulati oggi dalla maggior parte

dei paesi del mondo, per mezzo dell'O.N.U., e ratificati dai go-

verni islamici, sono idonei a far rientrare quelli di tradizione

non islàmica nel concetto di Terra del patto impegnando in tal

senso i musulmani? Alcuni rispondono a questa domanda asse-

rendo che: " Quei governi di appartenenza ad aree tradizional-

mente islàmiche che non applicando la Legge religiosa perdo-

no legittimità, di conseguenza non impegnano i musulmani nei

loro accordi con terzi".

Invece noi replichiamo:

a) Secondo un principio shara'itico, su cui gli scienziati so-

no unanimemente d'accordo, il governatore traviato impe-

gna i musulmani nelle sue decisioni, eccetto che nella di-

sobbedienza ad Allàh l'Altissimo هلالج لج, come ad esempio la

conciliazione con Israele a danno dei palestinesi. Quindi se

un governante, anche se corrotto, stipulasse un accordo con

nazioni della miscredenza senza che da ciò ne conseguano

danni agli interessi dei musulmani, ma viceversa, ponesse le

basi per la coesistenza tra i popoli, i musulmani sarebbero

vincolati al rispetto di tali accordi.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

- 018 -

b) Noi musulmani che per motivi di lavoro o di studio vi-

viamo nei paesi occidentali, lo dobbiamo proprio a patti si-

mili, per i quali abbiamo ottenuto i permessi necessari.

Oppure è proprio in conformità a questi patti che non

otteniamo quegli stessi documenti, ma di contro non pos-

siamo appellarci a tali accordi in quel che ci favorisce, e ne-

garne la legittimità nel caso ci siano sconvenienti, tale at-

teggiamento non è ragionevole ne tantomeno corretto anzi,

non sarebbe che una forma di tradimento del patto, il quale

atto è espressamente vietato al musulmano. Tuttavia va

ammesso che il musulmano può avere uno dei due atteg-

giamenti espliciti, o accetta il patto nella sua totalità, o lo ri-

fiuta nella sua totalità, con ciò che ne consegue.

c) Supponiamo che quei patti non siano vincolanti per noi,

che in quanto musulmani, non riteniamo legittimi i governi

che li hanno stipulati, cosicché tra noi e quei paesi non vi

sarebbero intese di sorta, ciò detto domandiamo: "Invero

non abbiamo patti con quei paesi, ma chi ha detto che tra

noi e loro ci debba essere uno stato di guerra?".

La dichiarazione di guerra, dal punto di vista legale islà-

mico, è forse una libera decisione individuale di ogni mu-

sulmano o collettiva? O più propriamente è il governatore

musulmano che la decreta in virtù del diritto conferitogli

quale autorità politica dei credenti? Se non riconosciamo ai

nostri governatori il diritto di stipulare i patti, o nell'ipotesi

che non esista una legittima autorità dei musulmani che

possa quindi annunciare una dichiarazione di guerra, o esi-

ste ma non la dichiara, come potrebbe un musulmano, in

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

- 019 -

quanto individuo residente in quei paesi considerarsi in uno

stato di guerra con coloro che lo ospitano?

d) I Segni coranici e le tradizioni profetiche oltre a confer-

mare la legittimità della guerra contro gli associatori la sol-

lecitano, ma tale azione segue a un preciso ordinamento

shara'itico, senza della quale il musulmano non ha, di fatto,

alcun diritto di rivolgere verso quelle popolazioni deliberati

atti di guerra, i quali si configurerebbero più che altro come

una sorta di attacco a tradimento. Allàh Altissimo هلالج لج dice:

﴾Allàh non ama i traditori﴿, in altre parole s'impone la co-

municazione della rescissione dei patti, e la conseguente di-

chiarazione ufficiale di guerra.

3) Da quanto predetto si evince come i musulmani che vivo-

no nei paesi occidentali non devono considerarsi in zona di

guerra:

I) Non sussiste dichiarazione di guerra da parte dei governa-

tori dell'area a tradizione islàmica contro l'occidente.

II) Sono in essere dei patti tra le nostre e loro rappresentanze

nazionali, e noi siamo vincolati al rispetto di questi laddove

non vi sia disobbedienza ad Allàh هلالج لج.

III) Essendo noi già ospiti in questi territori, in virtù proprio

di quegli accordi, non ci è lecito dichiararci belligeranti né

negare la legittimità dei trattati in questione avendone usu-

fruito per ottenere i visti d'ingresso.

Affermo che non siamo in stato di guerra contro quei pa-

esi, piuttosto, essendo essi Dàr al-'Ahd (Terra del patto) dive-

nendo possibile promuovere l'invito ad Allàh, chiameremo

quei territori Dàr ad-da'wah (Terra dell'invito). Volendo ri-

tornare a una divisione del mondo in aree geopolitiche secon-

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

- 001 -

do il diritto islamico, abbiamo: la Dimora della pace (Dàr al-

Islàm), la Dimora della guerra (Dàr al-harb) e la Dimora del

patto (Dàr al-'Ahd), ribadiamo che qui in occidente ci trovia-

mo in Dàr al-'Ahd.

Come già accennato, questa divisione non è compatibile

con la realtà odierna, riaffermando come qui siamo in zona

d'invito ad Allàh, come lo fu già il Profeta ملسو هيلع هللا ىلص e i musulmani

quando erano in Makkah prima della migrazione verso Madi-

nah, ed anche la penisola araba era zona d'invito secondo l'o-

pinione di tutti i musulmani.

Noi pensiamo che tutto il mondo sia zona d'invito ad Al-

làh Altissimo هلالج لج, con riferimento alla Sua Parola:

﴿﴾

﴾In verità ti abbiamo inviato con la verità di una buona

novella e come nunzio ammonitore ﴿ II; 119

﴿ ﴾

﴾Ti abbiamo inviato come misericordia verso i mondi﴿

XXI;107

Così quando una parte degli uomini accettava l'invito del

Messaggero ملسو هيلع هللا ىلص, e ne praticavano i precetti in congregazio-

ne, il loro territorio diveniva zona dell'Islàm, mentre il resto

del mondo permaneva zona d'invito ad Allàh.

Nel momento in cui una nazione dichiarasse guerra ai

musulmani, o viceversa, quel territorio diverrebbe Dàr al-

harb. Con la fine delle ostilità a seguito di accordi, senza che

vi sia accettazione della supremazia dell'Islàm, i loro territori

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

- 000 -

tornano a essere Dàr al-'ahd ovvero Terra del patto e del ri-

spetto.

Quando non v'è ostilità né intese di sorta, considereremo

quel territorio sempre come Dàr ad-Da'wah, poiché l'origine

dei rapporti tra musulmani e non musulmani ha fondamento

proprio nella conoscenza reciproca e nell'invito ad Allàh هلالج لج .

IV) I musulmani visitano o risiedono in paesi a tradizione

non islàmica in virtù di quello che possiamo paragonare a un

tacito accordo di pace e rispetto reciproco, così vogliamo ri-

cordare come proprio nella divisione dottrinale del mondo in

zona di guerra e zona di Islàm, gli 'ulema permisero al non

musulmano di entrare nei paesi islàmici a simili condizioni,

così come al musulmano di entrare nei paesi degli associatori

con lo stesso impegno. Il non musulmano ospite in Dàr al-

Islàm, poteva vendere, comprare, e possedere beni propri, a-

deguandosi in ciò alle regole shara'itiche fintanto che svolga i

suoi affari per poi tornare in sicurtà, garantita dall'autorità

musulmana e da ogni cittadino, al suo territorio di origine.

Allo stesso modo il musulmano in Dàr al-harb, s'impegna-

va al rispetto delle leggi locali, laddove non vi fosse disobbe-

dienza ad Allàh هلالج لج, e a un comportamento equo e benevolo

con gli abitanti, e finiti i suoi affari, tornava al proprio territo-

rio.

Questa liberalità reciproca tra musulmani e non musulma-

ni divenne una sorta di prassi legale, così che tanti mercanti

poterono entrare in sicurezza nei paesi di parte avversa. Vale

la pena ricordare come proprio i mercanti furono tra i miglio-

ri divulgatori della Fede, infatti, molti furono i popoli che ac-

cettarono l'Islàm proprio a causa del mirabile modello di virtù

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

- 002 -

islàmica che ebbero nei mercanti musulmani, e senza alcun

intervento degli eserciti islàmici, a titolo di fulgido esempio

menzioniamo la penetrazione pacifica dell'Islàm in Indonesia

e in parte dei paesi africani.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

- 003 -

CAPITOLO 7

I principi fondamentali del comportamento dei musul-

mani nei confronti degli abitanti del Dàr al-'ahd

Considerando che siamo potuti entrare in questi paesi gra-

zie a patti internazionali, siamo obbligati al rispetto dei termini

degli stessi, mentre se non ne riconosciamo la validità, poiché

non ci consideriamo rappresentati da coloro che li hanno ratifi-

cati, non dobbiamo comunque dichiararci in guerra con codesti

paesi, ma piuttosto siamo nella condizione ideale per porre l'in-

vito.

Le regole di comportamento con i non-credenti, in circo-

stanze normali, cioè in assenza di conflitto armato, le riassu-

miamo nei punti seguenti:

a) Allàh هلالج لج ha detto:

﴿

﴾ Allàh non vi proibisce di essere benevoli e giusti nei

confronti di coloro che non vi hanno combattuto per il vo-

stro credo e non vi hanno cacciato dalle vostre case, Allàh

ama i giusti.﴿ LX; 08.

Pertanto il primo fondamento della relazione è la munifi-

cenza, cioè la più elevata caratteristica della virtù, raccomandata

particolarmente verso i genitori. Allàh Altissimo هلالج لج ha ordinato

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

- 004 -

che la munificenza stia alla base del rapporto con i non-credenti

che non ci combattono, poiché è la miglior caratteristica espres-

sa dal messaggio islàmico descritta dal nostro Profeta Muham-

mad ملسو هيلع هللا ىلص con le parole:

..

"In verità sono stato inviato per perfezionare la virtù eti-

ca".Riportato da Al-Albànì nella sua raccolta autentica.

La munificenza significa che il musulmano non mente,

non tradisce, non aggredisce, non ruba e non inganna; piuttosto

s'impegna ad avere con la gente il miglior comportamento, evi-

tando quanto è riprovevole o trasgressivo in ogni circostanza e

nei confronti di chiunque indistintamente, eccetto che nello stato

di guerra, il quale impone di assumere atteggiamenti ben deter-

minati.

Il secondo principio fondamentale nel relazionarsi con gli

abitanti dei paesi che ci ospitano è l'equità, poiché in nessuna

circostanza il musulmano ha motivo di prevaricare, anche nel

caso di diatriba con un musulmano o un non musulmano. Il cre-

dente deve sempre parteggiare per la verità, anche a costo di

contrariare un correligionario, questo è l'ordine di Allàh Altis-

simo هلالج لج, e la corretta interpretazione del detto del Suo Profeta

:ملسو هيلع هللا ىلص

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

- 005 -

.

"Sostieni il tuo fratello musulmano, che sia oppresso o

oppressore". Un uomo chiese: "O Inviato di Allàh, mi è

chiaro il sostegno all'oppresso, ma riguardo l'oppressore

come dovrei sostenerlo?" L' Inviato di Allàh ملسو هيلع هللا ىلص rispose:

"Impediscili di opprimere, questo è il tuo sostegno nella

religione nei suoi confronti". Riportato da Al-Bukhàrì e

At-Tirmidhìy.

b) Nel suo libro Le regole di governo l'imam Al-Màuardìy,

il quale fu luminare in materia, dice: "Il patto tra musul-

mani e associatori ci impegna in tre cose:

I: L'indulgenza nei rapporti, cioè l'assenza di ostilità e i-

nimicizia.

II: Divieto del tradimento da ambo le parti.

III: La cordialità nelle parole e nelle azioni, poiché, gio-

va ricordarlo il fondamento nelle relazioni tra musulmani

e non musulmani poggia nell'apprezzamento dell'altro e

nella cordialità".

L'apprezzamento non deve comunque riferirsi ai loro culti

e credenze religiose. La cordialità è l'opposto della rudezza e

grettezza. Allàh Altissimo هلالج لج ha ammonito il Suo Profeta ملسو هيلع هللا ىلص

dall'essere rude rivelando:

﴿ ﴾

﴾Se tu fossi stato rude e insensibile, essi si sarebbero allontana-

ti da te﴿ III;159

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

- 006 -

Se i musulmani stessi si sarebbero allontanati da un profe-

ta con tali caratteristiche, che reazione aspettarci da chi non è

credente quando li trattassimo con durezza?

Riguardo l'ordinamento dei rapporti interpersonali tra noi

e gli abitanti di questi paesi così come la rivendicazione dei no-

stri diritti non potranno non fare riferimento alla loro giurisdi-

zione, fatta eccezione di quel che è disobbedienza ad Allàh. Non

è ammesso violarne le leggi in alcun caso, secondo un principio

della scuola giuridica hanafita è lecito per il musulmano in Dàr

al-harb, accettare soldi dai non musulmani con la loro approva-

zione e senza per questo ricorrere a inganni, nonostante non ci

sia concesso prenderne quando siamo in Dàr al-Islàm.

Benché l'opinione della maggioranza dei giurisperiti di-

scordi da quest'opinione, considerando immutata la proibizione

ad accettare denaro da non musulmani sia ci si trovi nei loro ter-

ritori che in Dàr al-Islàm. Sottolineiamo che gli hanafiti non

permettono di prendere soldi dai miscredenti eccetto che con il

loro permesso, nel rispetto delle loro condizioni legali e senza

tentare inganni e raggiri. Su ciò i sapienti sono unanimemente

d'accordo.

Probabilmente a taluni piace pensare: "Quelli sono nemici,

nel passato occuparono i nostri territori derubandoci delle no-

stre ricchezze, ora noi rubiamo le loro ". Certamente è un'opi-

nione illegittima, poiché essi ci hanno effettivamente combattuto

nel passato come anche noi abbiamo fatto lo stesso. Come loro

hanno considerato legittimo appropriarsi delle nostre ricchezze e

spargere il nostro sangue, anche noi l'abbiamo egualmente fatto.

Gli uomini non si combattono per sempre, in questa epoca

noi non siamo in guerra con loro, quindi non abbiamo il diritto

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

- 007 -

di derubare nessuno dei loro beni, se è vero com'è vero che ci

concedono assistenza medica e sociale, noi non dobbiamo mai

ingannarli per ottenere più di quanto ci riconoscono secondo il

loro diritto, di fatto in quei paesi godiamo di benefici che ci so-

no misconosciuti nei nostri, per questo dobbiamo dimostrare

gratitudine, e Allàh Altissimo هلالج لج dice:

﴾Qual altro compenso del bene se non il bene?﴿ LV; 60.

Il terzo fondamento del comportamento con gli abitanti di

quei paesi sancisce il rispetto delle loro leggi, senza che ci sia

disobbedienza ad Allàh, e stabilisce la liceità di usufruire di quei

diritti che essi ci riconoscono secondo le loro giurisdizioni. Da

ciò deriva l'impegno nostro nell'adempimento dei doveri sociali

e la proibizione, in qualunque caso, a ricorrere all'inganno, frode

o tradimento, così saremo musulmani autentici e se Allàh vuole,

saremo veramente modelli esemplari d'invito a questa religione.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

- 008 -

Appendice:

Il sostegno del Venerato

Spiegazione del Sunàn di Abu Dàwud

Del sapientissimo Abi At-Tayyb Muhammad Shams Al-Haqq Al-

‘Aziym Abidiy, con relazioni del tradizionista Shams Ad-Diyn

ibn Qayyim Al-Jawziyyah (n 2642).

Ci ha riferito Hannàdu ibn As-Sariyya, che Abu Mu'àwiyah, ci disse

che Ismà’iyl, riporta da Qaiys, che ci riferisce sull' autorità di Jariyr

ibn ‘AbdAllàh che disse: Inviò il Messaggero di Dio ملسو هيلع هللا ىلص un distac-

camento verso Khath’am, cercarono lì rifugio alcuni prosternandosi e

furono lestamente uccisi. Fu informato di ciò il Profeta ملسو هيلع هللا ىلص il quale

prescrisse per loro il pagamento di metà del prezzo di sangue e disse:

“Sono esente da responsabilità nei confronti di ogni musulmano

che si stabilisce nei territori degli associatori”. Gli chiesero: “Oh

Messaggero di Dio, per quale motivo?” Rispose: “Non si vedano i

due fuochi”.

Disse Abu Dàwud: Riportato da Hushaym e Ma’mar e Khàlid

Al-Wàsitiy con una catena di trasmissione che non menziona Jarìr.

"Verso Khath'am": Si tratta di una tribù."Prescrisse per loro metà

del prezzo di sangue": Metà dell'indennità per le lesioni. In Fath al-

wudud spiega: "Poichè essi si sostennero a vicenda, nello stabilirsi tra

i miscredenti, furono come colui che danneggia se stesso e gli altri,

facendo ricadere una parte della responsabilità del crimine su se stes-

so. "In mezzo agli associatori": Tra di loro, palesemente. "Non si ve-

dano i due fuochi" così e trascritto in alcune versioni. In conclusione

è fatto obbligo al musulmano di allontanare la sua dimora dalla dimo-

ra degli associatori; e non si acquartieri presso di loro tanto che ac-

cendendo il suo fuoco domestico, questo illumini anche quelli o sia

visibile agli associatori. Piuttosto viva con i musulmani, e ciò sia mo-

tivo per compiere la Hijrah.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

- 009 -

.

ملسو هيلع هللا ىلص

ملسو هيلع هللا ىلص

.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

- 021 -

Il termine si vedano implica una interazione, si dice: Si sono visti, le

genti quando si vedono l'un l'altro; o si vede un qualcosa. Si dice per

una reale visione di qualcosa. In senso lato nel linguaggio comune si

dice: Casa mia è visibile da casa di Fulàn, cioè una di fronte all'altra.

Quindi disse: Sono incompatibili i due fuochi, poichè questo invita

verso Allàh, e quello verso Shaytàn, come potrebbero accordarsi?

L'origine della parola tarà' (vedere) era tatarà', alla quale fu omessa

una ta per alleggerirne la pronuncia. Dice Al-Khatàbì: Esprime tre

possibili significati: Allàh ha fatto differenza tra la Casa dell'Islàm e la

Casa della miscredenza;e non si equivalgono le due concezioni; Non è

permesso al musulmano risiedere con i miscredenti nei loro territori al

punto che quando accende un fuoco domestico quello lo veda. Disse

inoltre: Non sia appellato il musulmano con l'appellativo dell'associa-

tore, non lo imiti nella sua condotta e nei suoi modi". Tratto da Mara-

qàt as-su'ùd. Dice Al-Mandhariy: Lo hanno riportato At-Tirmidhiy e

An-Nasà'iy. Ricorda Abù Dàwud che tutte queste trascrizioni sono ca-

talogate mursàl. At-Tirmidhiy lo considera mursàl considerando esser

più corretto, poichè la maggioranza dei compagni di Isma'il ibn Abì

Khàlid non ricordano nella catena di trasmissione Jarìr, e menzionano

che al-Bukhàriy dice: sahìh mursàl, e non lo riporta An-Nasà'iy altro

che mursàl, e Allàh è il più sapiente. Cita il tradizionista Shams Ad-

Dìn ibn Al-Qayyim (Allàh abbia misericordia di lui): Una parte della

Gente di scienza afferma che il Messaggero ملسو هيلع هللا ىلص prescrisse, a loro ri-

guardo, metà del prezzo di sangue che già era a conoscenza del loro

islàm; essi danneggiarono loro stessi stabilendosi presso i miscredenti,

e furono come colui che commette un crimine contro se stesso e con-

tro gli altri. Questo è hasan jiddàn. Il significato esplicito del hadit: Il

fuoco (domestico) indica lo stato di appartenenza al popolo nel quale

questo fuoco viene acceso, ed equivale ad invito ad esso. Il forestiero,

lo straniero, tende a familiarizzare con l'ospite che lo accoglie con ca-

lore, tendendo poi alla conciliazione ed alla pace con questo.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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Il fuoco (domestico) degli associatori invita a Shaytàn e al fuoco

nell'Altra vita; mentre il fuoco (domestico) dei credenti invita ad Al-

làh, alla obbedienza a Lui ed al rafforzamento nella Religione, come

potrebbero conciliarsi questi due caratteri? Ciò dalla migliore parola

densa di significati e benefici del degno di ammirazione ملسو هيلع هللا ىلص, espressa

con una forma sintetica. Già riportato da An-Nasa'ì: Da un racconto di

Bahz Bin Hakìm da suo padre che suo nonno disse: “Dissi: ‘O Profeta

d’Iddio! Non sono venuto a te fino a quando ho giurato questo molte

volte’ – il numero delle dita delle mani – ‘che io non sarei mai venuto

a te e né avrei seguito la tua religione. Io sono un uomo che non sa

nulla se non quello che Iddio ed il Suo Messaggero mi insegnano. Ti

chiedo per il volto d’Iddio, con cosa ti ha mandato il nostro Signore a

noi?’ Disse: ‘Con l’Islâm.’ Dissi: ‘E quali sono i segni dell’ Islâm?’

Disse: ‘Che tu dica: Ho sottomesso il mio volto a Iddio, e a Lui mi

sono rimesso, che esegui il rito di adorazione, e versi l’imposta pu-

rificatoria. Ogni musulmano è sacro ed inviolabile per suo fratello

musulmano; essi si sostengono a vicenda. Iddio non accetta alcun

atto da un idolatra dopo che è divenuto musulmano, fintanto che

non si separa dagli idolatri e si unisce ai musulmani.” Hadith Ha-

san. Abù Dàwud menziona da un hadith riportato da Samarah nel qua-

le il Profeta ملسو هيلع هللا ىلص disse che chi si unisce agli associatori e risiede con

loro, realmente è come loro. Nelle lettere di Abù Dàwud trascrive da

Makhùm che riferisce che il Profeta ملسو هيلع هللا ىلص disse: "Non lasciate la vo-

stra progenie alla mercé dei vostri nemici!".

Traduzione a cura di Sulaymàn Abu Amir La Spina Franco.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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ملسو هيلع هللا ىلص

.ملسو هيلع هللا ىلص

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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Indice:

Prefazione del curatore della traduzione in lingua italiana. -5-

Prefazione dell'autore. -9-

Introduzione ai principi shara'itici. -11-

Primo principio: La conoscenza e la collaborazione -11-

Secondo principio: L'invito ad Allàh Altissimo 16- .هلالج لج-

Terzo principio: Lo stato islàmico si incarica della

responsabilità di portare l'invito ad Allàh Altissimo 22- .هلالج لج-

Quarto principio: L'invito ad Allàh attraverso

la buona parola. -21-

Capitolo 1- La pace è la condizione migliore

per la diffusione dell'invito alla retta Via. -27-

Capitolo 2- Le 'ayàt del combattimento. -36-

La prima fase: Portare l'invito ad Allàh هلالج لج

senza combattere. -37-

La seconda fase: Il permesso di combattere

coloro che combattono i musulmani. -39-

La terza fase: L'ordine di combattere coloro che

combattono i musulmani. -42-

Quarta fase: Il permesso di iniziare il combattimento

contro i nemici. -46-

Il parere degli imàm As-Suyuty e Ar-Raghab Al-Asfahany. -71-

Capitolo 3- 'Ahadith inerenti al combattimento. -73-

Capitolo 4- Qual'è il motivo che spinge al combattimento

i musulmani? -80-

Capitolo 5- Quali le istanze dei musulmani

nei confronti dei nemici in guerra? -85-

Capitolo 6- Dàr al-Islàm e Dàr al-harb. -97-

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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Dàr al-Islàm. -104-

Dàr al-harb. -105-

Dàr al-'ahd. -105-

Capitolo 7- I principi fondamentali del comportamento

dei musulmani nei confronti degli abitanti di Dàr al-'ahd. -113-

Appendice: Traduzione del hadith "Sono esente da res-

ponsabilità...". -118-

Indice. -124-