LA PRESENZA DELL’ARISTOTELISMO Estratto dal volume ... · ALLE ORIGINI DEL PENSIERO MODERNO ......

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MARCO SGARBI LA PRESENZA DELL’ARISTOTELISMO PADOVANO IN INGHILTERRA (1589-1689) FIRENZE LEO S. OLSCHKI EDITORE MMXII Estratto dal volume: NUOVI MAESTRI E ANTICHI TESTI UMANESIMO E RINASCIMENTO ALLE ORIGINI DEL PENSIERO MODERNO Atti del Convegno internazionale di studi in onore di Cesare Vasoli a cura di STEFANO CAROTI e VITTORIA PERRONE COMPAGNI

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MARCO SGARBI

LA PRESENZA DELL’ARISTOTELISMO

PADOVANO IN INGHILTERRA

(1589-1689)

F I R E N Z E

L E O S. O L S C H K I E D I T O R EMMXII

Estratto dal volume:

NUOVI MAESTRIE ANTICHI TESTI

UMANESIMO E RINASCIMENTOALLE ORIGINI DEL PENSIERO MODERNO

Atti del Convegno internazionale di studiin onore di Cesare Vasoli

a cura diSTEFANO CAROTI

eVITTORIA PERRONE COMPAGNI

MARCO SGARBI

LA PRESENZA DELL’ARISTOTELISMO PADOVANO

IN INGHILTERRA (1589-1689)*

In John Case and Aristotelianism in Renaissance England, CharlesB. Schmitt lamentava l’assenza di uno studio approfondito sull’impattodi Jacopo Zabarella (1533-1589) sulla logica e, piu in generale, sulla filo-sofia britannica del XVI e del XVII secolo,1 mancanza che si fa sentireanche nel recente ottimo volume curato da Gregorio Piaia sulla presenzadell’aristotelismo padovano nella filosofia della prima modernita.2

Nel presente contributo vorrei colmare almeno in parte questa lacu-na, mostrando la circolazione delle idee logiche dell’aristotelismo padova-no nelle universita britanniche in quei cento anni che vanno dalla mortedi Zabarella alla pubblicazione dell’Essay concerning the Human Understan-ding di John Locke.3

In questo studio non mi soffermero tanto sull’appropriazione filosofi-ca di talune dottrine dell’aristotelismo padovano da parte degli aristotelicibritannici,4 quanto piuttosto cerchero di ricostruire l’ambiente intellet-

* La stesura di questo articolo e stata possibile grazie ad una Frances A. Yates Short-termFellowship del Warburg Institute. Al direttore dell’Istituto, Peter Mack, a Guido Giglioni eJill Kraye vanno i miei piu sentiti ringraziamenti.

1 Cfr. CHARLES B. SCHMITT, John Case and Aristotelianism in Renaissance England, King-ston-Montreal, McGill-Queen’s University Press, 1983, p. 37: «a full study of the influenceof Zabarella in Britain during the period [Renaissance] is lacking».

2 Cfr. La presenza dell’aristotelismo padovano nella filosofia della prima modernita, a cura diGregorio Piaia, Padova, Antenore, 2002.

3 Sulla storia della filosofia inglese durante questo secolo cfr. JILL KRAYE, British Philoso-phy Before Locke, in A Companion to Early Modern Philosophy, ed. by Steven Nadler, Oxford,Blackwell, 2002, pp. 283-297.

4 A questo argomento dedichero una monografia di prossima uscita intitolata: The Ari-stotelian Tradition and the Rise of the British Empiricism.

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tuale nel quale l’aristotelismo padovano si diffuse attraverso l’esame di do-cumenti quali statuti universitari, indice dei corsi, appunti delle lezioni,tesi universitarie, cataloghi delle biblioteche e fondi librari.

Nel presente studio considero l’‘aristotelismo padovano’, seguendo ladefinizione di Antonino Poppi, come «un aristotelismo di netta orienta-zione fisico-sperimentale e logicista, alieno dalla riflessione metafisica echiuso ai problemi della teologia» 5 e che ha il suo massimo rappresentantein ambito logico in Zabarella. Si tratta di un’etichetta piuttosto fluida esotto la quale ricadono autori aristotelici di diversa estrazione filosofica,ma tutti accomunati principalmente da un’interpretazione zabarellianadelle opere aristoteliche, che godette di larga diffusione in tutta Europasul finire del Cinquecento e gli inizi del Seicento.

1. L’EVOLUZIONE DELL’ARISTOTELISMO IN INGHILTERRA (1589-1689)

Dopo un periodo di crisi e declino in campo filosofico che duro pertutto il XV secolo e parte del successivo,6 verso la meta del XVI secolo,sotto la spinta innovatrice propugnata soprattutto dall’universita di Cam-bridge, l’Umanesimo divenne il movimento culturale dell’Inghilterra. Sidiffusero e divennero parte integrante dei curricula universitari le opere lo-giche di autori umanisti quali Lorenzo Valla, Rudolph Agricola e PhilippMelanchthon,7 i quali privilegiavano le argomentazioni dialettiche e reto-riche,8 anziche le tecniche calcolatorie che avevano dominato il panora-

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5 Cfr. ANTONINO POPPI, Introduzione all’aristotelismo padovano, Padova, Antenore, 19912,p. 14.

6 Sul declino della logica britannica cfr. C.B. SCHMITT, John Case cit., p. 25; EARLINE

J. ASHWORTH, Introduction, in ROBERT SANDERSON, Logicae artis compendium, Bologna,CLUEB, 1985, pp. IX-LV: XXIII.

7 Cfr. EUGENIO GARIN, La cultura fiorentina nella seconda meta del ’300 e i ‘barbari britanni’,in «La Rassegna della Letteratura Italiana», LXIV (1960), pp. 181-195; CESARE VASOLI, Peruna ricognizione delle fonti della scienza in Italia. Scritti di logica e metodologia e letteratura ma-gico-astrologica nei secoli XIV-XVI, in Atti del I Convegno internazionale di ricognizione delle fontidella scienza italiana nei secoli XIV-XVI (Pisa, 14-16 settembre, 1966), a cura di Carlo Macca-gni, Firenze, Barbera, 1967, pp. 31-105; English Logic in Italy in the 14th and 15th Centuries,Acts of the 5th European Symposium on Medieval Logic and Semantics (Rome, 10-14 No-vember 1980), ed. by Alfonso Maieru, Napoli, Bibliopolis, 1982.

8 Cfr. RICHARD MCKEON, Renaissance and Method in Philosophy, in «Studies in the His-tory of Ideas», III (1937), pp. 37-114; PETER MACK, Humanistic Rhetoric and Dialectic, in TheCambridge Companion to Renaissance Humanism, ed. by Jill Kraye, Cambridge, Cambridge

ma logico nei secoli precedenti sia in Inghilterra che nel resto d’Europa.9

Lo spostamento di interesse dalla logica terministica e calcolatoria versouna logica dialettica era determinato dall’idea che un argomento non do-veva essere per forza formalmente valido per essere convincente. La pre-ferenza per il potere persuasivo di un’argomentazione a discapito della suavalidita formale porto alla perdita della supremazia delle inferenze dimo-strative su quelle non dimostrative e l’elaborazione di una logica stretta-mente legata all’ars rhetorica e oratoria.10 Questa prospettiva era connessa alfatto che la logica non dovesse occuparsi di sottigliezze ed astruserie, co-me avevano fatto gli Scolastici, ma dovesse essere uno strumento d’usoquotidiano per il cittadino politicamente e socialmente impegnato. Eproprio in questo periodo che i logici iniziarono a produrre i primi testiin lingua inglese, con sperimentazioni linguistiche degne di nota.11

Verso la meta degli anni Settanta del XVI secolo il carattere eccessi-vamente semplicistico delle opere logiche degli umanisti britannici e lariforma religiosa voluta da Elisabetta I favorirono la diffusione delle operedi Pietro Ramo, le cui idee ebbero in Inghilterra larghi consensi e ampiadisseminazione,12 nelle universita scozzesi e a Cambridge, anche grazie al-la fama acquisita dopo la sua morte da martire riformista.

Fu proprio in reazione alla diffusione della logica ramista che la cor-rente aristotelica guadagno in Inghilterra un nuovo e significativo slancio

University Press, 1996, pp. 82-99; PETER MACK, Elizabethan Rhetoric. Theory and Practice,Cambridge, Cambridge University Press, 2002, pp. 48-102; ECKHARD KESSLER, RenaissanceHumanism: the Rhetorical Turn, in Interpretations of Renaissance Humanism, ed. by Angelo Maz-zocco, Leiden, Brill, 2006, pp. 181-198.

9 Sull’uso dei testi scolastici a Oxford e Cambridge fino agli inizi del XVI secolo cfr.LAMBERTUS M. DE RIJK, Logica Cantabrigiensis. A Fifteenth Century Cambridge Manual of Logic,in «Revue internationale de philosophie», CXIII (1975), pp. 297-315; ID., Logica Oxoniensis.An Attempt to Reconstruct a Fiteenth Century Oxford Manual of Logic, in «Medioevo», III (1977),pp. 121-164; EARLINE J. ASHWORTH, The Libelli Sophistarum and the Use of Medieval LogicTexts at Oxford and Cambridge in the Early Sixteenth Century, in «Vivarium», XVII (1979),pp. 134-158.

10 Cfr. LISA JARDINE, Humanistic Logic, in The Cambridge History of Reinassance Philosophy,ed. by Charles B. Schmitt, Quentin Skinner and Eckhard Kessler, Cambridge, CambridgeUniversity Press, 1988, p. 187.

11 Cfr. RALPH LEVER, The Arte of Reason, rightly termed Witcraft, London, Bynneman,1573.

12 Cfr. WILBURN S. HOWELL, Logic and Rhetoric in England 1500-1700, New York, Rus-sell, 19612. Per un ridimensionamento dell’impatto del ramismo cfr. MORDECHAI FEINGOLD,English Ramism. A Reinterpretation, in The Influence of Petrus Ramus, ed. by Mordechai Fein-gold, Joseph S. Freedman and Wolfgang Rother, Basel, Schwabe, 2001, pp. 127-176.

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a partire dall’ultimo ventennio del XVI secolo.13 La corrente aristotelicadi questi anni non era certo quell’aristotelismo scolastico del XIII eXIV secolo che aveva reso famosi i barbari britanni in tutta Europa e delquale si conservavano comunque ancora alcune tracce.14 Non era neppu-re quell’aristotelismo blando propugnato dagli umanisti. Era, come ha se-gnalato giustamente Schmitt, un aristotelismo connotato da un forte ri-torno alla scientia di Aristotele esposta negli Analytica posteriora.15 EarlineJ. Ashworth ha suggerito tre possibili elementi che possono aver contri-buito alla rinascita di un aristotelismo cosı connotato.16 Il primo elementosarebbe stato l’impatto dell’Umanesimo con le nuove traduzioni delleopere aristoteliche e la lettura del testo originale in greco. Tuttavia,Schmitt ha ben mostrato che i logici britannici di stampo umanisticonon avevano una grande conoscenza del greco e che i libri di Aristotelenon erano di fatto letti, a favore dei piu agili e semplici manuali.17 Inoltre,in questo periodo in Inghilterra il movimento riformista, seguente alla ri-forma elisabettiana, era ostile ad una tradizione di pensiero, come quelloaristotelico, che veniva spesso associata alla teologia cattolica.18 Perciol’Umanesimo non sarebbe potuto essere un fattore determinante per la ri-nascita dell’aristotelismo in territorio britannico. Gli altri due elementisuggeriti da Ashworth sono da una parte l’ampia diffusione dei commenta-tori greci della logica aristotelica come Alessandro d’Afrodisia, Temistio, Am-monio, Filopono e Simplicio e dall’altra la disseminazione in scala europea,e quindi anche in territorio britannico, dell’edizione giuntina del 1550-1552 che spostava indubbiamente l’interesse verso un Aristotele logico e

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13 C.B. SCHMITT, John Case cit., p. 6.14 JAMES MCCONICA, Humanism and Aristotle in Tudor Oxford, in «The English Historical

Review», CCCLXXI (1979), pp. 291-317: 296.15 C.B. SCHMITT, John Case cit., p. 43.16 Cfr. E.J. ASHWORTH, Introduction cit., p. XVIII.17 Cfr. C.B. SCHMITT, John Case cit., p. 23. Il manuale di logica umanistica che ebbe piu

successo fu la Dialectica di John Seton (1508/09-1567), pubblicato per la prima volta nel 1554e completamente modellata sull’impianto logico di Agricola. L’opera circolo per lungotempo manoscritta fra gli studenti e gli accademici di Cambridge prima di essere pubblicata.Ebbe nel 1570 una nuova edizione curata da Peter Carter (1530-1590) con il titolo DialecticaIoannis Setoni Cantabrigiensis annotationibus Petri Carteri explicata. Fu successivamente ripubbli-cata a Londra nel 1572, 1574, 1577, 1584, 1587, 1599, 1611, 1617, 1639, e a Cambridge nel1631.

18 Cfr. LUCA BIANCHI, Una caduta senza declino? Considerazioni sulla crisi dell’aristotelismo fraRinascimento ed eta moderna, in ID., Studi sull’aristotelismo rinascimentale, Padova, Il Poligrafo,2003, pp. 133-172: 134.

naturalista anziche politico ed etico,19 come invece avevano fatto gli uma-nisti.

In effetti da un rapido sguardo sulla prima grande opera genuinamen-te aristotelica pubblicata in Inghilterra nel 1570, l’Harmonia seu catena dia-lectica 20 di Richard Stanyhurst (1547-1618), si nota come l’autore facciaampio uso di tutti i commentatori greci di Aristotele, nonche di numerosiautori scolastici, oltre che dei consueti manuali dei logici umanisti. E piuinteressante il fatto che Stanyhurst menzioni spesso la schola Veneta, dallaquale egli sembra attingere buona parte della sua conoscenza dei com-mentatori greci. Anche i frequenti riferimenti ad Averroe sono non solodovuti all’utilizzo dell’edizione giuntina delle opere di Aristotele, ma an-che alla mediazione di aristotelici come Agostino Nifo (1473-1538).

Tuttavia queste ipotesi sono insufficienti a spiegare la formazione diun nuovo aristotelismo orientato in modo cosı specifico in campo logicoed epistemologico. La mia ipotesi e che sia proprio a causa della diffusio-ne delle opere dell’aristotelismo padovano, ed in particolare di JacopoZabarella, che in Inghilterra sorse una nuova corrente aristotelica orien-tata verso la scienza.21 E per questo che ritengo opportuno investigare,attraverso la metodologia della storia intellettuale, la presenza dell’aristo-telismo padovano in Inghilterra, soprattutto per quanto riguarda la diffu-sione delle dottrine logiche.22

19 Cfr. CHARLES B. SCHMITT, Renaissance Averroism studied throught the Venetian Editions ofAristotle-Averroes (with particular Reference to the Giunta edition of 1550-2), in L’averroismo in Ita-lia, Atti del Convegno internazionale (Roma, 18-20 aprile 1977), Roma, Accademia Nazio-nale dei Lincei, 1979, pp. 121-141.

20 Cfr. RICHARD STANYHURST, Harmonia seu catena dialectica in Porphyrianas institutiones,London, Wolf, 1570.

21 Sulla dottrina della scienza in Zabarella cfr. ANTONINO POPPI, La dottrina della scienza inGiacomo Zabarella, Padova, Antenore, 1972, pp. 65-130, 197-294; ID., Zabarella, or Aristote-lianism as Rigorous Science, in The Impact of Aristotelianism on Modern Philosophy, ed. by Ric-cardo Pozzo, Washington, The Catholic University of America Press, 2004, pp. 35-63.

22 Oltre che nel campo strettamente logico, la presenza dell’aristotelismo padovano do-vrebbe essere rintracciata nelle opere di medicina di autori quali John Chamber, Thomas Li-nacre e William Harvey, etc. Sull’influenza dell’aristotelismo padovano e della sua metodo-logia sulla medicina sperimentale cfr. CHARLES B. SCHMITT, William Harvey and RenaissanceAristotelianism. A consideration of the Praefatio to De generatione animalium (1651), in Huma-nismus und Medizin, hrsg. von Rudolf Schmitz, Gandolf Keil, Weinheim, Acta Humaniora,1984, pp. 117-138; ID., Aristotle among the Physicians, in The Medical Renaissance of the SixteenthCentury, ed. by Andrew Wear, Roger K. French and Iain M. Lonie, Cambridge, CambridgeUniversity Press, 1985, pp. 1-15; ENRICO BERTI, L’aristotelismo padovano e la nascita della me-dicina sperimentale, in «Medicina nei secoli», IX (1997), pp. 23-38; JONATHAN WOLFSOON, Pa-

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Nell’ultimo ventennio del XVI secolo le opere dell’aristotelismo pa-dovano ebbero una circolazione senza precedenti sul suolo anglosassone,forse anche per venire incontro alle modifiche degli statuti universitariche richiedevano sempre piu un’aderenza allo studio del testo aristotelicoo dei suoi piu fedeli interpreti.23

Sul continente nel 1584 e nel 1597 furono pubblicati rispettivamentel’edizione di Giulio Pace con testo bilingue, greco e latino, dell’Organondi Aristotele 24 ed il relativo In Porphyrii Isagogen et Aristotelis Organum com-mentarius analyticus,25 che ebbero subito larghissima disseminazione in In-ghilterra e furono adottati come testi base per lo studio delle opere logi-che aristoteliche. A Cambridge, invece, nel 1597 furono pubblicate leInstitutiones logicae,26 alle quali seguirono nel 1612 i Logicae rudimenta,27

due manuali che segnarono l’ingresso definitivo dell’aristotelismo pado-vano in Inghilterra da una parte e il lento declino dei manuali umanisticie ramisti dall’altra.28 Si assistette in questo periodo, sul suolo inglese, ad unprocesso di valorizzazione della qualita dei logici padovani.29 Anche inquesto caso, come in quello di Ramo, la diffusione delle opere di Paceera stata facilitata dalle posizioni riformiste dell’autore.

La prima opera che risentı di una decisa influenza dell’aristotelismopadovano fu l’Analysis analyticorum posteriorum sive librorum Aristotelis deDemonstratione del 1594 di Griffin Powell (1560/61-1620), la quale esa-minava gli Analytica posteriora di Aristotele «quibusdam scholiis ex optimisquibusque interpretibus desumptis»,30 saccheggiando letteralmente l’Opera

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dua and the Tudors. English Students in Italy 1485-1603, Toronto, University of Toronto Press,1998, pp. 73-102.

23 Cfr. C.B. SCHMITT, John Case cit., p. 43.24 Cfr. GIULIO PACE, Aristotelis Stagiritae peripateticorum principis Organum, Morges, Laima-

rie, 1584.25 Cfr. ID., In Porphyrii Isagogen et Aristotelis Organum commentarius analyticus, Frankfurt,

Wechel, 1597.26 Cfr. ID., Institutiones logicae, Cambridge, Legat, 1597.27 Cfr. ID., Logicae rudimenta, London, Stansby, 1612. La prima edizione fu pubblicata a

Spira nel 1610.28 Sulla diffusione delle opere di Pace, cfr. CESARE VASOLI, Giulio Pace e la diffusione eu-

ropea di alcuni temi aristotelici padovani, in Aristotelismo veneto e scienza moderna, a cura di LuigiOlivieri, Padova, Antenore, 1983, pp. 1009-1034; sullo zabarellismo delle Institutiones logicae,cfr. ID., Profezia e ragione. Studi sulla cultura del Cinquecento e del Seicento, Napoli, Morano,1974, pp. 703-736.

29 Cfr. C.B. SCHMITT, John Case cit., p. 35.30 Cfr. GRIFFIN POWELL, Analysis analyticorum posteriorum, Oxford, Barnes, 1594, fronte-

spizio.

logica di Zabarella. Tuttavia, forse l’esempio piu schiacciante della vittoriadell’aristotelismo padovano fu la pubblicazione postuma nel 1619 delTractatus de demonstratione methodicus & polemicus 31 di John Flavell (1596-1617), un vero e proprio manuale di logica zabarelliana. Come ha giusta-mente segnalato Schmitt, i lavori di Powell e Flavell sono indice di uncambiamento totale di Gestalt in campo logico, dalla retorica all’episte-mologia, infatti, entrambi gli autori avrebbero capito che «Zabarella’swork on scientific demonstration, growing out of the Posterior Analytics,must be the basis for any high-level discussion of method along traditio-nal Aristotelian lines».32

L’ascesa dell’aristotelismo padovano era rafforzata anche dalla semprepiu ampia diffusione delle opere degli aristotelici continentali, spesso ri-formati, che prendevano in considerazione o riassumevano le opere zaba-relliane e paciane. In Inghilterra circolavano comunemente il Systema lo-gicae (1600) di Bartholomaus Keckermann (1572-1609), pubblicato aLondra con il titolo Gymnasium logicum nel 1606,33 l’Introductio logica diChristoph Scheibler (1589-1653), pubblicata a Giessen nel 1613,34 le In-stitutionum logicarum libri duo di Franco Burgersdijk (1590-1635),35 pubbli-cate a Cambridge nel 1637,36 i Praecepta doctrinae logicae di Johann Stier(1599-1648), pubblicate a Cambridge nel 1647,37 e il Cursus logicus syste-maticus & agnosticus di Gijsbrecht Isendoorn (1601-1657), pubblicato aOxford nel 1658.38

31 Cfr. JOHN FLAVELL, Tractatus de demonstratione methodicus & polemicus, Oxford, Lich-field-Short, 1619.

32 Cfr. C.B. SCHMITT, John Case cit., p. 36.33 Cfr. BARTHOLOMAUS KECKERMANN, Gymnasium logicum, London, Bill, 1606. Sullo za-

barellismo di Keckermann cfr. ULRICH G. LEINSLE, Das Ding und die Methode. MethodischeKonstitution und Gegenstand der fruhen protestantischen Metaphysik, Augsburg, Maro Verlag,1985, pp. 271-287.

34 Cfr. CHRISTOPH SCHEIBLER, Introductio logica, Giessen, Chemlin, 1613. Sullo zabarelli-smo di Scheibler cfr. U.G. LEINSLE, Das Ding und die Methode cit., pp. 322-324.

35 Sulla diffusione delle opere di Burgersdijk in Inghilterra cfr. MORDECHAI FEINGOLD,The Ultimate Pedagogue: Franco Petri Burgersdijk and the English Speaking Academic Learning,in Franco Burgersdijk (1590-1635). Neo-Aristotelianism in Leiden, ed. by Egbert P. Bos andHenri A. Krop, Amsterdam, Rodopi, 1993, pp. 151-165.

36 Cfr. FRANCO BURGERSDIJK, Institutionum logicarum libri duo, Cambridge, CambridgeUniversity Press, 1637.

37 Cfr. JOHANN STIER, Praecepta doctrinae logicae [...], Cambridge, Daniel, 1647. Cfr. ID.,Praecepta logicae peripateticae, Erfurt, Birckner, 1657.

38 Cfr. GIJSBRECHT ISENDOORN, Cursus logicus systematicus & agnosticus, Oxford, Hall,1658.

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Anche i logici gesuiti, che includevano nei loro manuali dottrine za-barelliane e conimbricensi,39 venivano studiati in Inghilterra, nonostantela loro confessione religiosa.40 Furono pubblicate opere come la Logicadi Martin Smiglecki (1564-1618), la cui prima edizione fu stampata adIngolstadt nel 1618 e successivamente a Oxford nel 1634,41 e la Manuduc-tio ad Logicam di Philippe Du Trieu (1580-1645), stampata a Douai per laprima volta nel 1614, ma poi successivamente ristampata a Oxford primanel l662 e nel 1678.42 Esempio particolarmente evidente della diffusionedegli aristotelici continentali e l’Ad artem dialecticam introductio 43 di JohnArgall (1545-1606) del 1605, nel quale l’autore certo non manca di citareZabarella, ma fa soprattutto un riferimento costante e continuo all’operadi Keckermann, esempio tanto piu significativo visto che in quel periodoil Gymnasium logicum non era ancora stato pubblicato in Inghilterra.

Sulla scia delle opere degli aristotelici continentali, influenzati dall’a-ristotelismo padovano, i logici britannici pubblicarono una serie di fortu-natissimi compendi e manuali che caratterizzarono l’insegnamento dellalogica nelle universita per piu di mezzo secolo. Esercitarono un grandeimpatto l’Aditus ad logicam di Samuel Smith (1587-1620) che, pubblicatoper la prima volta nel 1613,44 ebbe ad Oxford, a partire dal 1615, almenootto edizioni prima della fine del secolo, e gli Elementa logicae 45 di EdwardBrerewood (1565-1613) che, pubblicati postumi a Londra per la primavolta nel 1614, ebbe nel giro di pochi anni dieci edizioni. Il manualedi logica che indubbiamente riscosse piu successo fra gli accademici fuil Logicae artis compendium 46 di Robert Sanderson (1587-1663) 47 pubblica-

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39 Sull’appropriazione delle dottrine zabarelliane da parte dei gesuiti, cfr. WILLIAM

A. WALLACE, Randall Redivivus, in «Journal of the History of Ideas», IL (1988), pp. 133-149; sull’appropriazione da parte dei conimbricensi, cfr. JOHN GLANVILLE, Zabarella and Poinsoton the Object and Nature of Logic, in Readings in Logic, ed. by Robert Houde, Dubuque,Brown, 1958, pp. 204-226.

40 Sulla diffusione dell’opera dei Gesuiti in Inghilterra, cfr. JEAN-LOUIS QUANTIN, Les je-suites et l’erudition anglicane, in «Dix-septieme siecle», IV (2007), pp. 691-711.

41 Cfr. MARTIN SMIGLECKI, Logica, Ingolstadt, Angermaria, 1618; ID., Logica, London,Crypps, 1634.

42 Cfr. PHILIPPE DU TRIEU, Manuductio ad logicam, Beller, Douai, 1614; ID., Manuductio adLogicam, Oxford, Hall, 1662.

43 Cfr. JOHN ARGALL, Ad artem dialecticam introductio, London, Bradock, 1605.44 Cfr. SAMUEL SMITH, Aditus ad logicam, London, Stansby, 1613.45 Cfr. EDWARD BREREWOOD, Elementa logicae, London, Bill, 1614.46 Cfr. ROBERT SANDERSON, Logicae artis compendium, Oxford, Barnes, 1615.47 Sulla vita e le opere di Sanderson, cfr. IZAAK WALTON, The Life of Dr. Sanderson, Late

to per la prima volta nel 1615 ed uscito in ben quattordici edizioni, la cuiultima nel 1841.

Nel frattempo in Inghilterra veniva imponendosi la figura di FrancisBacon (1561-1626) che con il suo Novum organum, uscito nel 1620, vo-leva riformare la logica aristotelica che a quel tempo dominava in Inghil-terra.48 La riforma di Bacon non fu pero seguita dai logici britannici deltempo che continuarono a professare le dottrine aristoteliche, talvoltainserendo temi e argomenti derivati dalla tradizione medievale che era-no stati rimessi in circolazione con la diffusione delle opere gesuite. Co-sı autori come Richard Crakanthorpe (1567-1624), Christopher Airay(1603-1670), John Prideaux (1578-1650), non a caso tutti professori diOxford, proposero manuali sul modello dei trattati aristotelici dei decenniprecedenti.

Nella seconda meta del XVII secolo inizio ad apparire una secondagenerazione di manuali dipendenti non solo dalle opere dell’aristotelismopadovano, ma anche dai compendi degli aristotelici britannici. Un caso e,ad esempio, il manuale An Introduction to the Art of Logick 49 di John Net-won (1621-1678), pubblicato a London 1671, che si riferisce direttamen-te ai lavori di Smith, Sanderson, Burgerdijk e Airay; un altro caso e l’In-stitutio logicae di Narcissus Marsh (1638-1713), pubblicata a Dublino nel1679,50 e che riprende direttamente Zabarella, Pace e Sanderson.

Nel frattempo iniziarono ad esercitare una certa influenza anche i la-vori di pensatori non considerati canonicamente accademici in campo lo-gico come William Harvey (1578-1657) e Thomas Hobbes (1588-1679),nei quali erano presenti ancora forti tracce dell’aristotelismo padovano.51

Se la filosofia in Europa nell’arco di tempo che va dalla fine del XVIalla fine del XVII secolo era profondamente mutata, tali cambiamenti fu-rono quasi del tutto impercettibili in Inghilterra in campo logico. La nuo-

Lord Bishop of Lincoln, in The Works of Robert Sanderson, 6 voll., Oxford, Oxford UniversityPress, 1854, VI, pp. 263-350.

48 Cfr. FRANCIS BACON, Novum organum, London, Bill, 1620.49 Cfr. JOHN NEWTON, An Introduction to the Art of Logick, London, Passenger, 1671.50 Cfr. NARCISSUS MARSH, Institutio logicae in usum juventutis Academicae Dublinensis, Du-

blin, Helsham, 1679.51 Sulla diffusione di temi dell’aristotelismo padovano in Harvey, cfr. CHARLES

B. SCHMITT, William Harvey cit.; su Hobbes, cfr. ALDO G. GARGANI, Hobbes e la scienza, To-rino, Einaudi, 19832, pp. 32-96; WILLIAM F. EDWARDS, L’aristotelismo padovano e le origini delleteorie moderne del metodo, in Aristotelismo veneto e scienza moderna cit., pp. 187-204; MARCO

SGARBI, Thomas Hobbes e la tradizione aristotelica, in «Sguardo», V (2011), pp. 59-72.

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va tradizione aristotelica proveniente originariamente da Padova avevaormai soppiantato il ramismo ed era diventata filosofia ufficiale delle uni-versita britanniche. I temi logici propri dell’aristotelismo padovano furo-no materia di dibattito filosofico per almeno un secolo, fino all’avventodella nuova logica gnoseologica o logica delle facolta proposta da JohnLocke (1632-1704) nel 1689 con la pubblicazione dell’Essay concerningthe HumanUnderstanding.52

2. L’ARISTOTELISMO PADOVANO NELLE UNIVERSITA BRITANNICHE

Per valutare come e quanto l’aristotelismo padovano si radico nell’u-niversita britanniche e pero necessario determinare anche quali fossero gliinsegnamenti di logica e quali manuali venissero adottati nei corsi univer-sitari ad uso degli studenti.

Una prima notizia della conoscenza delle opere dell’aristotelismo pa-dovano proviene sorprendentemente da Cambridge, universita tradizio-nalmente legata al ramismo. In una lettera Roger Ascham (1514/15-1568) menziona favorevolmente l’opera di Bernardino Tomitano(1517-1576) e auspica l’avvento di un simile «excellent learned man» an-che nella sua Cambridge.53 Il ‘Tomitano di Cambridge’ fu probabilmenteEverard Digby (1550-1605), che, con la sua Theoria analytica del 1579 54 ei suoi De duplici methodo libri duo del 1580,55 accese la disputa sul metodocontro il ramista William Temple.56 Nelle opere di Digby non c’e riferi-mento alcuno agli aristotelici padovani sebbene questa tradizione fosse giaconosciuta dal tempo di Stanyhurst. Rimanendo nell’ambiente cantabri-gense, le Directions for a Student in the Universitie dell’Emmanuel College diCambridge,57 dove sin dalla sua fondazione aveva sempre dominato il ra-

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52 Cfr. JAMES G. BUICKEROOD, The Natural History of the Understanding: Locke and the Riseof Facultative Logic in the Eighteenth Century, in «History and Philosophy of Logic», VI (1985),pp. 157-190.

53 ROGER ASCHAM, English Works, ed. by William A. Wright, Cambridge, CambridgeUniversity Press, 1904, pp. 277-278.

54 Cfr. EVERARD DIGBY, Theoria analytica, London, Bynneman, 1579.55 Cfr. ID., De duplici methodo libri duo, London, Bynneman, 1580.56 Sulle dispute tra ramisti e antiramisti soprattutto in Inghilterra, cfr. CESARE VASOLI, La

dialettica e la retorica dell’Umanesimo. ‘Invenzione’ e ‘Metodo’ nella cultura del XV e XVI secolo,Milano, Feltrinelli, 1968, pp. 512-601; GUIDO OLDRINI, La disputa del metodo nel Rinascimento.Indagini su Ramo e sul ramismo, Firenze, Le Lettere, 1997, pp. 85-102.

57 Le Directions furono redatte probabilmente intorno gli anni Trenta del XVII secolo.

mismo con Laurence Chaderton (1536-1640), sono proprio la prova diun radicale cambiamento nello studio della logica, con la vittoria dell’a-ristotelismo padovano sulla logica ramista. Le Directions prevedevano unostudio intensivo della logica soprattutto al primo anno, che occupava difatto tutti i corsi mattutini. Nel secondo e nel terzo anno lo studio venivadrasticamente ridotto per scomparire definitivamente nel quarto anno.L’insegnamento della logica era diviso in due parti, una chiamata systemalogicum, nella quale si fornivano gli elementi dottrinali di base e avanzatidella logica, e una chiamata controversiae logicae,58 nella quale le diverse po-sizioni logiche venivano confrontate e discusse. L’anno accademico eraben scandito e le lezioni erano ben determinate. Fra il mese di gennaioe quello di marzo, comunque in un arco di tempo non piu lungo didue mesi, si studiava il cosiddetto systema brevius, cioe i fondamenti dellalogica, sotto forma di precetti e regole. Nel restante mese di marzo si do-veva studiare il systema majus, cioe principi di logica piu complessi, per ilquale veniva caldamente raccomandato il manuale di Burgersdijk, dichiarissima ispirazione zabarelliana. In effetti, l’opera di Burgersdijk e lavera protagonista delle Directions, utilizzata di fatto in tutti i corsi e in tuttigli anni. Essa era preferibile per la sua maggior utilita e perfezione anchenello spiegare la terminologia aristotelica, inoltre essa conteneva dottrineche mancavano nei manuali ramisti, nel Gymnasium logicum di Kecker-mann e negli Elementa logices 59 di Pierre du Moulin (1568-1658). Il ma-nuale di Burgersdijk non doveva essere spiegato dal professore a lezione,bensı doveva essere oggetto di lettura diretta dello studente che dovevagia avere tutti gli strumenti per capire le dottrine ivi esposte. Una voltaacquisita questa conoscenza si dovevano studiare nei mesi di aprile e mag-gio, sempre avendo come riferimento il compendio di Burgersdijk, lecontroversie logiche attraverso la letture di due o tre manuali fra i qualigli Elementa logicae di Brerewood, la Summa philosophiae quadripartita de re-

Per una differente datazione cfr. HARRIS F. FLETCHER, The Intellectual Development of John Mil-ton, 2 voll., Urbana, University of Illinois Press, 1961, II, p. 85 e JOHN A. TRENTMAN, TheAuthorship of Directions for a Student in the Universities, in «Transactions of the Cambridge bib-liographical Society», VII (1977-1978), pp. 170-183.

58 Secondo Trentman le Directions avevano un’impostazione che privilegiava proprio lostudio delle controversie logiche anziche del sistema della logica. Cfr. JOHN A. TRENTMAN,The Study of Logic and Language in England in the Early 17th Century, in «Historiographia lin-guistica», III (1976), pp. 179-201: 182-183.

59 Cfr. PIERRE DU MOULIN, Elementa logices, Leiden, Van der Aa, 1596.

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bus dialecticis, moralibus, physicis et metaphysicis 60 di Asseline Eustachius aSancto Paulo (1563-1640), i Commentariorum in Porphyrium et in universamAristotelis logicam, una cum quaestionibus, quae a gravissimis viris agitari solent 61

di Didacus Mas (1553-1608), la Logica di Smiglecki, e i Commentarii collegiiConimbricensis commentarii in universam dialecticam 62 dei Conimbricensi.63

Nel mese di giugno si studiava nuovamente il systema logicum, ma attra-verso un manuale diverso da quello di Burgersdijk. In questo caso eranosuggeriti il Gymnasium logicum di Keckermann, i Logicae libri quinque diCrakanthorpe, gli Elementa logices di Moulin, e il Logicae artis compendiumdi Sanderson.64 Il secondo anno di studio delle controversie logiche ver-teva sui manuali dell’anno passato, ma venivano aggiunti due nomi signi-ficativi, Zabarella e Francesco Piccolomini (1520-1604),65 anche per lostudio della fisica. Solo al terzo anno era possibile leggere direttamentel’Organon di Aristotele, il quale, secondo le Directions, avrebbe aiutatosia nello studio delle controversie che nella conoscenza del greco e avreb-be portato finalmente gli studenti al livello di studiosi competenti. NelleDirections, come si e visto, della logica ramista non vi e traccia; anzi, c’e unchiaro interesse per un recupero dell’aristotelismo eclettico continentaledi autori protestanti che traevano ispirazione dalle dottrine logiche dell’a-ristotelismo padovano e in particolare da Zabarella. Le Directions, con i

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60 Cfr. ASSELINE EUSTACHIUS a SANCTO PAULO, Summa philosophiae quadripartita de rebusdialecticis, moralibus, physicis et metaphysics, Paris, Chastellain, 1609; successivamente fu pubbli-cata anche a Cambridge nel 1640 e nel 1648 per i tipi di Daniel.

61 Cfr. DIDACUS MAS, Commentaria in Porphyrium et in universam Aristotelis logicam, unacum quaestionibus, quae a gravissimis viris agitari solent, Koln, Butgen, 1617.

62 CONIMBRICENSI, Commentarii collegii Conimbricensis commentarii in universam dialecticam,Coimbra, Lourerio, 1606.

63 Cfr. RICHARD HOLDSWORTH, Directions for a Student in the University, Emmanuel Col-lege, MS I.2.27, p. 635.

64 Ivi, p. 636.65 E interessante l’affinita tematica della controversia fra Zabarella e Piccolomini e quella

fra Digby e il ramista William Temple (1555-1627) sugli stessi argomenti. Probabilmente ilriferimento al dibattito italiano anziche quello inglese permetteva una certa neutralita acca-demica. Sulla disputa cfr. PIETRO RAGNISCO, La polemica tra Fr. Piccolomini e J. Zabarella nellaUniversita di Padova, in «Atti del Reale Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti», IV (1885/1886), pp. 1217-1252; CESARE VASOLI, Problemi e discussioni logiche nel Cinquecento italiano, in«Annali delle Facolta di Lettere e filosofia e Magistero dell’Universita di Cagliari», XXIX(1961-1965), pp. 301-388: 337-388. NICHOLAS JARDINE, Keeping Order in the School of Padua.Jacopo Zabarella and Francesco Piccolomini on the Offices of Philosophy, in Method and Order in Re-naissance Philosophy of nature. The Aristotle Commentary Tradition, ed. by Daniel A. Di Liscia,Eckhard Kessler and Charlotte Methuen, Aldershot, Ashgate, 1997, pp. 183-209.

numerosi aristotelici in esse menzionate, sono quindi la prova inconfuta-bile che a Cambridge «the Aristotelian tradition is much more deeply en-trenched than it had been a half-century earlier».66 Si puo affermare conassoluta certezza che la filosofia istituzionale di Cambridge per tutta laprima meta del XVII secolo fosse l’aristotelismo, almeno in campo logi-co, ed e altresı interessante notare il ruolo marginale del platonismo che,invece, avra un grande successo nella seconda meta del secolo successivo,sebbene non in campo logico.

La storia della logica all’universita di Oxford fu piuttosto differenterispetto a quella di Cambridge, benche spesso vengano accomunate.Ad esempio, la logica ramista non godette mai dei favori presso il corpoaccademico,67 ma preferı attestarsi su una logica di tipo umanistico. L’at-teggiamento di John Rainolds (1549-1607) del Corpus Christi College ein questo caso esemplificativo.68 Sebbene alcuni lo considerino un rami-sta,69 Rainolds e il tipico prodotto della cultura umanistica: le sue fontierano Cicerone, Lorenzo Valla, Rudolph Agricola e Joan Louis Vives,non di certo Ramo.70 E vero che Raindols attacca gli aristotelici, manon lo fa nello stesso spirito dei ramisti, ma piuttosto con lo spirito deidialettici e retori umanisti contro lo scolasticismo. Cio e stato confermatoda James McConica,71 il quale ha ben mostrato come lo stesso Rainoldsabbia interpretato l’attacco ramista agli aristotelici non diretto contro Ari-stotele, bensı contro i pedanti aristotelici della Sorbona: «AristotelemSorbonistae vociferabantur fundamentum theologiae: haereticum, quidissentiret. Ut non tam in Aristotelem, quam in Aristoteleos acerbiora

66 C.B. SCHMITT, John Case cit., p. 46.67 In questo senso deve essere inteso il rifiuto del ramismo a Oxford che non attecchı

mai e non formo mai alcuna scuola, al contrario di quanto scrisse W.S. HOWELL, Logic andRhetoric in England 1500-1700 cit., p. 65. A Oxford i ramisti non ebbero affatto successo;nonostante alcuni ricordino John Barebone (n. 1553 ca.), Charles Butler (1560-1647), essifurono tutte figure di secondo piano e spesso marginalizzate dal resto del corpo accademico.Questo e proprio il caso di Barebone che fu costretto dalle autorita accademiche al paga-mento di un’ammenda o all’espulsione dall’insegnamento per aver professato dottrine rami-stiche e per aver attaccato Aristotele. Cfr. ANTHONY WOOD, The History and Antiquities of theUniversity of Oxford, 2 voll., Oxford, s.e., 1796, II, p. 176.

68 Cfr. J. MCCONICA, Humanism and Aristotle cit., pp. 302-310.69 Cfr. MARK CURTIS, Oxford and Cambridge in Transition 1558-1642. An Essay on Chan-

ging Relations between the English Universities, Oxford, Clarendon, 1959, pp. 252-253.70 Cfr. J. MCCONICA, Humanism and Aristotle cit., p. 305.71 Ivi, p. 306.

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Rami dicta stringantur».72 Se cosı fosse, si potrebbe ipotizzare che l’inten-zione di Rainolds fosse quella di criticare i logici parigini della Sorbonache a quel tempo vedevano fra le loro fila molti autori britannici, in par-ticolar modo scozzesi, i quali professavano una logica ancora legata alloscolasticismo.73 Il fatto poi che Rainolds non fosse ramista, ma che avesseun orientamento prettamente umanista, lo si deduce dal suo disprezzoverso la poca moderazione di Ramo.74

Gli stessi Nova statuta di Oxford del 1564/1565 sembrano marcareuna logica d’impostazione nettamente umanistica. Infatti, per l’insegna-mento di retorica gli statuti prevedevano lo studio delle Orationes e lePraeceptiones rhetoricae di Cicerone e Quintiliano e la Rhetorica di Aristote-le, mentre per l’insegnamento di logica prevedevano l’utilizzo delle Insti-tutiones di Porfirio e i Topica di Aristotele.75 D’altra parte sembra scarsol’interesse verso lo studio della dialettica a favore di un piu forte interesseverso la retorica; ad esempio, al Saint John’s College si diceva di studiarela logica di Porfirio, Aristotele e talvolta Agricola, ma si raccomandava so-prattutto di studiare le opere retoriche di Aristotele, Cicerone, Ermoge-ne, Quintiliano, Demostene, Isocrate, Trapezunzio, Sallustio e Virgilio.76

Lo studio della retorica all’epoca sembrava avere una certa predominanzarispetto a quello concernente la logica umanistica,77 e uno scarso interesseper quest’ultima permise una certa sopravvivenza della logica scolastica.78

L’impossibilita a rinunciare alla tradizione scolastica a Oxford non deveessere vista come un atteggiamento reazionario e conservatore, ma sem-plicemente un orientamento di interesse verso una logica epistemologicain grado di fondare un sistema della scienza. Infatti, lo scolasticismo an-cora presente nell’universita oxoniense fu estremamente permeabile allafine del XVI secolo all’introduzione dei primi testi di logica e di meto-dologia dell’aristotelismo padovano. Probabilmente proprio in reazione

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72 Ibid.73 Cfr. ALEXANDER BROADIE, Scottish Philosophers in France: The Earlier Years, in «Journal

of Irish and Scottish Studies», II (2009), pp. 1-12; ID., A History of Scottish Philosophy, Edin-burgh, Edinburgh University Press, 2009, pp. 87-93.

74 Cfr. J. MCCONICA, Humanism and Aristotle cit., p. 307.75 Cfr. Statuta Antiqua Universitatis Oxoniensis, ed. by Strickland Gibson, Oxford, Cla-

rendon University Press, 1931, p. 390.76 Statutes of the Colleges of Oxford, Oxford-London, Parker-Longman, 1853, III.12,

p. 50.77 Cfr. J. MCCONICA, Humanism and Aristotle cit., pp. 292-293.78 Cfr. ivi, p. 296.

e in opposizione al ramismo, nel 1576 si sancı che «eyther in Logickor Philosophy, nothing be defended against Aristotle».79 Tale decisionefu successivamente ribadita con un’ingiunzione di Christopher Hatton(1540-1591) nel 1589.80 Gli statuti del 1586 sono un specchio fedeledel mutamento di interesse avvenuto in un ventennio in cui le opere del-l’aristotelismo padovano come l’Opera logica di Zabarella e l’edizione del-l’Organon di Pace si erano diffuse rapidamente a macchia d’olio 81 e delleingiunzioni che prevedevano una stretta adesione all’aristotelismo.

Gli statuti prevedevano esplicitamente per l’insegnamento di logica lostudio diretto delle opere di Aristotele e l’utilizzo di manuali e commen-tari dei suoi piu ‘genuini interpreti’,82 dove per ‘genuini interpreti’, comeconferma lo stesso Johann Jakob Brucker, all’epoca si intendevano in pri-mo luogo proprio gli aristotelici padovani e le scuole filosofiche da essiderivate.83

Schmitt ha particolarmente insistito sulla portata epocale di questi sta-tuti per la valorizzazione di una nuova scuola aristotelica in Inghilterrache segnava uno spostamento di interesse dalla retorica di stampo umani-stico alla logica della scienza esposta negli Analytica posteriora di Aristote-le.84 Tuttavia, gli statuti del 1586, sebbene caratterizzino una decisa svoltaverso l’aristotelismo, sono ancora piuttosto vaghi nell’indicare quale sia il‘vero’ Aristotele o i suoi veri interpreti. McConica ha suggerito che fral’antiqua et vera philosophia ci sarebbero i restauratores moderni di Aristotele,in definitiva tutti gli aristotelici anti-scolastici, fra i quali potrebbero esser-

79 Cfr. A. WOOD, The History and Antiquities of the University of Oxford cit., pp. 139, 176.80 CHRISTOPHER WORDSWORTH, Scholae academicae. Some Account of Studies at the English

Universities in the Eighteenth Century, Cambridge, Cambridge University Press, 1910, p. 124.81 L’edizione dell’Organon di Pace fu pubblicata l’anno precedente (1585) agli statuti che

sembrano essere figli della rapida circolazione di quest’opera e di quelle ad essa connesse.82 Cfr. Statuta Antiqua Universitatis Oxoniensis cit., p. 437: «Praeterea cum authorum va-

rietas multas peperisset in scholis dissentiones, statuerunt vel Aristotelem secundum vetera etlaudabilia universitatis statuta, vel alios authores secundum Aristotelem defendendos esse,omnesque steriles et inanes quaestiones ab antiqua et vera philosophia dissidentes, a scholisexcludendas et exterminandas». L’obbiettivo dei nuovi statuti era proprio quello di colpirei ramisti. Sull’insegnamento di logica ad Oxford in questo periodo cfr. EARLINE J. ASHWORTH,Die philosophischen Lehrstatten. 1. Oxford, in Grundriss der Geschichte der Philosophie. Die Philo-sophie des 17. Jahrunderts. Bd. 3. England, hrsg. von Jean-Pierre Schobinger, Basel, Schwabe &Co., 1988, pp. 6-9.

83 Cfr. JOHANN JAKOB BRUCKER, Historia critica philosophiae, Leipzig, Weidemann, 1766,pp. 148-352.

84 C.B. SCHMITT, John Case cit., p. 43.

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ci gli esponenti della logica umanistica o della corrente ramista. Tuttavia, levarie ingiunzioni contro posizioni devianti dall’aristotelismo, in particolarequella ramista, permettono di concludere con una certa sicurezza che l’o-biettivo era quello di perseguire un modello educativo incentrato sulleopere di Aristotele che aveva avuto tanta fortuna nelle universita continen-tali e dalle quali Oxford aveva trattato molto a livello scientifico. La posi-zione aristotelica fu consolidata con gli statuti del 1636 tanto da far dire aSchmitt che «it was with the Laudian statutes of 1636 that Aristotle was re-established once again in the central position he had held in the MiddleAges».85 Probabilmente ha ragione Schmitt quando afferma che «the Lau-dian statutes with their strong Aristotelian emphasis have usually been in-terpreted by scholars as a triumph of conservatism and a failure of nerve»,86

tuttavia l’aristotelismo professato ad Oxford era assai evoluto e aperto a con-taminazioni della scienza; non a caso non era professato solo dai logici di pro-fessione, ma anche da medici, come e il caso di Harvey. Testimonianze delleletture aristoteliche del tempo sono state rintracciate da Ashworth.87 Adesempio Thomas Sixsmith insegnante di logica al Brasenose College neglianni 1620-1640 ed editore delle opere di Brerewood nella sua A direction for-my schoollers, what bookes to buy afferma che i testi migliori sono quelli di «Pa-cius, Smiglesius, Rubio, Brierwood, Keckarman, Crakenthorp».88 Altri ma-noscritti della seconda meta del XVI testimoniano le letture logiche delperiodo e la predominanza della tradizione aristotelica al fianco dei logicimoderni.89 Ancora negli anni Ottanta del XVII secolo la logica aristotelicadi ispirazione padovana era ben presente nei corsi di logica oxoniensi e avevaun netto predominio su tutte le altre correnti filosofiche:

Nomina Auctorum cum Abbreviaturis Smiglecius Crakanthorpus IsindornPacius in Arist. organ. Burgesdicius Sanderson Fasciculus Logicae Brerewoodde praed. Stierius Derodon Herebord in Burg. Keckerman Miltonus ZaberellaFlavel Scheiblerus DuTrieu.90

Le universita scozzesi, dopo essere state inizialmente il centro di dif-fusione della logica ramista con Saint Andrews, avevano adottato ufficial-

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85 Ibid.86 Ivi, p. 44.87 Cfr. E.J. ASHWORTH, Introduction cit., pp. XIV-XV.88 Ivi, p. XV.89 Ibid.90 Ibid.

mente la logica aristotelica. Infatti, almeno fino gli anni Settanta del XVIIsecolo, ma anche dopo, le lezioni erano basate sul commento di testi ari-stotelici, venivano impartite attraverso compendi aristotelici e le tesi stesseavevano un carattere aristotelico, sebbene in queste ultime iniziassero acircolare i nomi di Descartes e Locke.91 Lentamente quindi anche le uni-versita piu a Nord come quelle di Saint Andrews, Glasgow, Aberdeen eEdinburgh, orientavano i loro curricula in particolare verso un’interpreta-zione zabarelliana, con la diffusione delle opere non solo di Zabarella, maanche di Keckermann e Burgersdijk.92

Il curriculum dell’universita di Edinburgh e fra i piu completi nellostudio della logica dopo quello di Oxford e Cambridge. Il primo annodi studi era dedicato prevalentemente allo studio degli autori latini, allostudio del greco e ai primi rudimenti della logica ramista. Per il secondoanno era previsto lo studio della Rhetorica di Talon, ma soprattutto lo stu-dio dell’Organon di Aristotele, dell’Isagoge di Porfirio e di manuali ad essiintroduttivi. Meta del terzo anno era invece dedicato allo studio degliAnalytica posteriora e dell’Ethica aristotelica, mentre nel quarto anno si stu-diavano le opere fisiche di Aristotele.93 L’insegnamento della filosofia ari-stotelica sopravanzava cosı di gran lunga lo studio della logica ramista.Un’ulteriore indicazione della vittoria dell’aristotelismo a Edinburgh edell’avversione al ramismo viene dalle Theses logicae del 1599 di WilliamCraig (m. 1616) e del 1600 di John Adamson (1576-1651), nelle quali iramisti venivano attaccati per il loro scarso interesse nel fondare un siste-ma logico che stesse alla base di una forte conoscenza epistemica.94 Un’a-naloga critica alla logica ramista in favore della logica aristotelica vienefatta da James Knox (m. 1633), nella sua Theses logicae del 1605.95 In que-sti scritti accademici inizia a circolare piuttosto frequentemente il nome di

91 Cfr. CHRISTINE M. KING, Philosophy and Science in the Arts Curriculum of the ScottishUniversities in the 17th century, Edinburgh, Ph. D, 1975, p. 61.

92 Ivi, p. 64.93 Cfr. THOMAS CRAUFURD, History of the University of Edinburgh from 1580 to 1646, Edin-

burgh, Neill, 1808, pp. 58-60; University of Edinburgh: Charters, Statutes and Acts of the TownCouncil and the Senatus 1583-1858, ed. by Alexander Morgan, Edinburgh, Olivier & Boyd,1937, pp. 110-114. Questo ‘curriculum’ divenne quello standard presso le universita scoz-zesi; cfr. Evidence, Oral and Documentary, taken and received by the Commissioners appointed byHis Majesty George IV [...] for visiting the Universities of Scotland, 4 voll., London, Stationery,1837, II, p. 257; III, p. 205.

94 Cfr. C.M. KING, Philosophy and Science cit., p. 71.95 Cfr. JAMES KNOX, Theses philosophicae, Edinburgh, Charter, 1605.

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Zabarella come massimo e piu genuino interprete di Aristotele, sia dalpunto di vista logico che dal punto di vista fisico.96 Echi zabarelliani si ri-trovano anche nelle tesi presiedute da James Reid del 1610,97 del 1618 98 edel 1622.99 Particolarmente interessanti sono le Theses philosophicae diWilliam King del 1612,100 del 1616,101 e del 1624,102 dove non solo sonopresenti tracce zabarelliane, ma viene rimarcato il valore dell’esperienzanella conoscenza scientifica e dove viene posta l’uguaglianza fra intellettoe ragione. La concezione zabarelliana della logica, mediata probabilmentedalla lettura di Keckermann, e affermata anche dalle Theses logicae di An-drew Stevenson del 1625 103 e del 1629.104 Nel 1628 John Brown tennedelle lezioni sugli Analytica posteriora seguendo il commentario di Zabarel-la, mentre nel 1632 Robert Rankine impartı lezioni di logica utilizzandoil commentario di Pace all’Organon aristotelico, sebbene il suo punto diriferimento fosse sempre Zabarella.105 Il debito nei confronti dell’aristote-lismo padovano di Rankine era gia evidente nelle sue Theses philosophicaedel 1631, dove riprendeva, seppur implicitamente, sia Zabarella che Kec-kermann.106 Nel 1652 Thomas Craufurd (m. 1662) tenne un corso su gliElenchi sophistici, riferendosi copiosamente a Zabarella e Smiglecki. Allostesso modo nel 1660 John Wishart, fece un corso di logica i cui princi-pali riferimenti erano Zabarella, Smiglecki, i Conimbricensi e alcuni pen-satori scolastici, mentre nel corso del 1666 faceva riferimento alla logicaramista, al compendio di Burgersdijk, ma soprattutto alle Institutiones logi-cae di Duncan, che erano fortemente influenzate dalle prospettive logichedell’aristotelismo padovano.107 Nella sue Theses logicae del 1661 Wishartsulla discussione se la logica sia una scienza, un’arte o un abito strumen-tale non esita a difendere la prospettiva zabarelliana.108 In una tesi del

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96 Cfr. JOHN ADAMSON, Theses philosophicae, Edinburgh, Charter, 1604.97 Cfr. JAMES REID, Theses philosophicae, Edinburgh, Finlason, 1610.98 Cfr. ID., Theses philosophicae, Edinburgh, Hart, 1618.99 Cfr. ivi, Edinburgh, Hart, 1622.100 Cfr. WILLIAM KING, Theses philosophicae, Edinburgh, Finlason, 1612.101 Cfr. ivi, Edinburgh, Hart, 1616.102 Cfr. ivi, Edinburgh, Wreittoun, 1624.103 Cfr. ANDREW STEVENSON, Theses philosophicae, Edinburgh, Hart, 1625.104 Cfr. ivi, Edinburgh, Hart, 1629.105 Cfr. C.M. KING, Philosophy and Science cit., p. 66.106 Cfr. ROBERT RANKINE, Theses philosophicae, Edinburgh, Hart, 1631.107 Cfr. C.M. KING, Philosophy and Science cit., p. 67.108 Ivi, p. 71.

1668 elogia ancora una volta Duncan, ma soprattutto Balfour, che avevapubblicato un’edizione dell’Organon di Aristotele basata su quella di Pace.In questa tesi compare anche per la prima volta il nome di Hobbes comelogico, sebbene la sua prospettiva sia rifiutata.

La tradizione di lezioni sulla logica aristotelica attraverso l’utilizzo del-le opere di Zabarella e Pace e confermata dal corso di James Pillans del1662 e dal corso di William Paterson del 1668 intitolato De argumentatio-nis fabrica.109 La lunga durata della ricezione aristotelica si puo evincere an-che dalla tesi di Alexander Cockburn del 1675 nella quale si affermavaesplicitamente: «meriti syllogismi fabricam laudibus celebrant Peripatetici,cujus nomine & aeterniatate dignus Aristotiles».110 Nel 1680-1681 c’e ilprimo vero tentativo da parte di Andrew Massie di conciliare la nuovafilosofia di Descartes con la filosofia peripatetica. La quadruplice trattazio-ne del corso di logica nelle tre operazioni della mente piu il metodo e dichiara discendenza zabarelliana, ripresa in parte anche dalla logica port-royalista. La stessa prospettiva conciliatoria fra Descartes e l’aristotelismoe proposta da Herbert Kennedy nelle sue lezioni del 1687-1688; la ten-denza anche in queste lezioni e comunque quella di privilegiare ancora laposizione aristotelica.

Per quanto riguarda l’universita di Glasgow, sin dalla sua fondazione,se e possibile, l’aristotelismo era ancor piu radicato,111 infatti, come si puoevincere dagli statuti, l’intero cursus philosophicus era fondato sullo studiodella filosofia aristotelica.112 Gli statuta non dovettero cambiare piu di tan-

109 Cfr. ivi, p. 67.110 Cfr. ALEXANDER COCKBURN, Theses philosophicae, Edinburgh, Anderson, 1675, p. 5.111 Cfr. C.M. KING, Philosophy and Science cit., p. 75.112 Munimenta Almae Universitatis Glasguensis. II. Statutes and Annals, Glasgow, s.e., 1854,

pp. 25-26: «Ordinaria vero audienda sunt haec. Primo scilicet, in veteri arte, liber Univer-salium Porphyrii, liber Praedicamentorum Aristotelis, duo libri Peri Hermeneias ejusdem.In nova logica duo libri priorum [Analyticorum], duo posteriorum, quatuor ad minus To-picorum, scilicet primus, secundus, sextus et octavus, et duo Elenchorum. In Philosophia,octo libri Phisicorum, tres de caelo et mundo, duo de generazione et corruptione, tres libride Anima, etiam de sensu et sensato, de memoria et reminiscentia, de somno et viglia, etseptem libri Metaphysicae. Audiantur libri extraordinarii in toto vel in parte, ubi facultas ma-ture dispensabit, si fiat defectus: scilicet in logica textus Petri Hispani, cum syncathegorema-tibus; tractatus de distributionibus, liber G. Po[rretani] sex principiorum. In Philosophia, treslibri meterologicorum, tractatus de sphera sine dispensatione; sex libri ethicorum, si legantur;perspectiva; algorismus; et principia geometriae, si legantur / et ut studium juvenum de bonoin melius usque in finem optimum laudabiliter suscitiate incrementum statuimus et ordina-mus quod vetus ars legatur per sex septimanas Priorum per tres Posteriorum per tres Topi-corum et Elenchorum per totidem continue perlegantur».

LA PRESENZA DELL’ARISTOTELISMO PADOVANO IN INGHILTERRA (1589-1689)

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to, infatti le lezioni a meta del XVII seguivano pressappoco lo stesso mo-dello. Le lezioni di logica erano basate sullo studio dell’Organon aristote-lico con l’utilizzo del commentario di Pace e gli autori di riferimento era-no Zabarella e Smiglecki, come dimostrano la tesi di James Dalrymple(1619-1695) del 1646 113 e i corsi del 1659-1660 di Andrew Burnet edel 1665 di William Mair.

La situazione ad Aberdeen non era molto differente da Glasgow, Ari-stotele era il centro del sistema educativo, tanto da far definire da Alexan-der Bain la facolta delle arti come «a dreary, single-manned Aristotelianquadriennium».114 Il curriculum del Marischal College nel 1593 prevedeval’insegnamento della logica solo per il secondo anno. Lo studio dell’orga-num logicum doveva essere condotto secondo la divisone fra sistema delleregole dell’invenzione e sistema delle regole del giudizio, tipici della lo-gica ramista.115 A partire dalla Nova fundatio del King’s College, promul-gata verso la fine del XVI secolo ma entrata in vigore probabilmente neiprimissimi anni del secolo successivo, Aristotele veniva ad assumere unruolo centrale nello studio della logica.116 William Forbes (1585-1634),professore di logica al Marischal College dal 1602 al 1606, difendevapubblicamente la prospettiva aristotelica dagli attacchi ramisti.117 In unatesi del 1622 Alexander Lunan definiva il sillogismo come il monumentoeterno al genio di Aristotele.118 Nelle tesi di William Lealey e James Sib-bald (1595-1647), entrambe del 1625,119 le fonti predilette erano Zabarel-la e Keckermann. Un caso particolare di professione zabarelliana e la tesidel 1631 di John Seton (n. 1592/1593 ca.), nella quale l’autore affermavache «Philosophorum principis Aristotelis, felicissimi naturae discipuli» 120

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113 Cfr. JAMES DALRYMPLE, Theses logicae, metaphysicae, physicae, mathematicae et ethicae,Glasgow, Anderson, 1646.

114 ALEXANDER BAIN, Practical Essays, New York, Appleton, 1884, p. 184. Cfr. ROBERT

S. RAIT, The University of Aberdeen. A History cit., London, Hodden and Stoughton, 1985,pp. 56-57.

115 Cfr. Evidence, Oral and Documentary, taken and received by the Commissioners appointedby His Majesty George IV [...] for visiting the Universities of Scotland cit., 1837, IV, p. 236.

116 Cfr. R.S. RAIT, The University of Aberdeen cit., p. 117; Notes on the Evolution of theArts Curriculum in the Universities of Aberdeen, ed. by Peter J. Anderson, Aberdeen, AberdeenUniversity Press, 1908, p. 2.

117 Cfr. Id., The University of Aberdeen cit., p. 33.118 Cfr. ALEXANDER LUNAN, Theses philosophicae, Aberdeen, Rabanus, 1622. Cfr.

C.M. KING, Philosophy and Science cit., p. 83.119 Ibid.120 JOHN SETON, Theses philosophicae, Aberdeen, Rabanus, 1631, p. 3.

e che «Praeceptoris nostri Aristoteles»,121 sebbene volesse riferirsi inequi-vocabilmente al «doctissimus Zabarella», visto il numero delle volte in cuidichiara esplicitamente di seguire le sue dottrine.122 Zabarella, insieme aSmiglecki, e il protagonista anche delle Theses philosophicae di PatrickGordon del 1643.123 In Aberdeen «Aristotle was still supreme in the mid-dle of the seventeenth century»,124 come attestano i documenti del 1647per la riunione congiunta delle quattro universita scozzesi. Al King’s Col-lege e al Marischal College, al cuore dell’insegnamento del secondo annoc’era lo studio dell’Isagoge di Porfirio, delle Categoriae, del De interpretationee degli Analytica priora di Aristotele, a fianco della logica ramista, ai quali siaggiungevano al terzo anno lo studio degli Analytica posteriora, dei Topica edegli Elenchi sophistici.125

Saint Andrews fu fra le universita scozzesi quella che rimase per piutempo ramista. Tuttavia, gli statuti del 1588 de Saint Leonard’s Collegemostrano che l’insegnamento di logica era limitato per il primo anno al-l’esposizione della logica porfirina e della Categoriae di Aristotele, mentreper il secondo anno allo studio della restante logica aristotelica.126 Provadella sopravvivenza delle idee ramiste in questa universita e la tesi del1612 127 di James Weymss nella quale prospettive logiche di Zabarella eKeckermann erano opposte a quelle dei ramisti e di Francesco Piccolo-mini. Inoltre ancora nel 1643 James Sharp (1618-1679) al St. Leonard’sCollege contrapponeva la logica aristotelica alla logica ramista. Nelle The-ses logicae del 1629 di John Wedderburn (1599-1679), al problema se «decausis quas continere debent praemissae demonstrationis» si rispondevautilizzando gli argomenti zabarelliani.128 Le Theses philosophicae di JohnBarclay del 1631 menzionavano favorevolmente Zabarella 129 e le lezionidi Thomas Glegg del 1647 al St. Salvator College procedevano attraversoil canonico commento ai libri aristotelici attraverso il filtro paciano, segnoche anche l’aristotelismo destava un certo interesse.

121 Ibid.122 Ivi, pp. 5, 8, 14.123 Cfr. PATRICK GORDON, Theses philosophicae, Aberdeen, Rabanus, 1643.124 Cfr. R.S. RAIT, The University of Aberdeen cit., p. 154.125 Cfr. Notes on the Evolution of the Arts Curriculum cit., pp. 4-6.126 Cfr. Evidence, Oral and Documentary cit., III, p. 195.127 Cfr. JAMES WEYMSS, Theses philosophicae, Edinburgh, Hart, 1612.128 Cfr. JOHN WEDDERBURN, Theses philosophicae, Edinburgh, Wreittoun, 1629.129 Cfr. JAMES BARCLAY, Theses philosophicae, Edinburgh, Scribonius, 1631.

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Giustamente e stato osservato che sarebbe fuorviante concludere che iprofessori scozzesi si siano concentrati solo su Zabarella e sugli aristotelicipadovani, tuttavia si e sicuri che essi fossero «at least [...] acquainted withtheir works and were frequently preparred to accept them over the olderAristotelian commentaries».130 La conoscenza di Zabarella e delle ideedell’aristotelismo padovano era un patrimonio comune delle universitascozzesi che duro almeno fino alla fine del XVII secolo.

La presenza dell’aristotelismo padovano in territorio britannico non fuperegrina. Le dottrine e le idee di pensatori quali Zabarella e Pace eranofortemente radicate istituzionalmente e godevano di enorme interessenelle pubblicazioni scientifiche del tempo. L’aristotelismo padovano con-tribuı cosı in modo decisivo alla fondazione delle dottrine dell’aristoteli-smo britannico sulle quali furono istruiti tutti grandi filosofi e scienziatibritannici del XVII secolo.

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130 Cfr. C.M. KING, Philosophy and Science cit., p. 100.