«La normalità è il problema» -...

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Piazza del Seminario,13 56028 San Miniato (Pisa) tel. e fax 0571/400434 [email protected] Notiziario locale Direttore responsabile: Domenico Mugnaini Coordinatore diocesano: Francesco Ricciarelli Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983 NOTIZIARIO DELLA DIOCESI DI S. MINIATO 26 aprile 2020 DI GIULIA T ADDEI n questo tempo storico di distanziamento sociale e pericolo pandemico, molto frequentemente, stiamo sperimentando sulla nostra pelle la solitudine e la finitudine. La solitudine è vuoto spaziale, mentre la finitudine è vuoto temporale. Come reagire a tutto questo che ci fa paura e ci porta angoscia e smarrimento? Forse una risposta e una possibilità esistono e vanno ricercate oltre la nostra dimensione umana e terrena perché il vuoto non è il nulla. Il vuoto è la possibilità dell’incontro con la pienezza di Dio. Santa Elisabetta della Trinità, monaca carmelitana e mistica, proclamata santa da papa Francesco nel 2016, amava ripetere che occorre «fare spazio a Dio», dimenticarsi di noi, uscire da se stessi per poter fare esperienza di Dio. Il vuoto crea il taglio da noi stessi, è il vero confine che va attraversato perché la voce intima dello Spirito possa iniziare a parlare. Il silenzio è la condizione che apre all’ascolto della vita dal di dentro. La solitudine e la finitudine conducono al silenzio, all’abbraccio del Creatore con la sua creatura, lì dove nasce la voglia di ascolto, di accoglienza, dove si assaporano il flusso della vita e l’ordine del cosmo. Il silenzio educa, orienta, istruisce e piano piano assorbe il nostro disordine, la nostra pesantezza, la nostra vita psichica e ci libera accompagnandoci nella verità. Il silenzio toglie le maschere, ci denuda, ci fa entrare in contatto con la parte spirituale, dove l’anima gioisce e si sente leggera. L’uomo come diceva la stessa Elisabetta della Trinità «appartiene all’eterno fluire della vita trinitaria e ha bisogno di silenzio per adorare». Questo tempo fatto di vuoti temporali e spaziali potrebbe essere dunque un’ottima e provvidenziale occasione per ricondurci ad una essenzialità originaria di contemplazione e risveglio di una spiritualità perduta, o quantomeno, assopita. Anche Adriana Zarri, teologa, eremita e scrittrice era molto convinta di questo, alla pagina 28 del suo bellissimo libro Un eremo non è un guscio di lumaca, scrive: «L’isolamento è un tagliarsi fuori ma la solitudine è un vivere dentro. La solitudine non è una fuga: è un incontro, così come il silenzio è un continuo, ininterrotto dialogo. Si potrebbe dire che la solitudine è la forma eremitica dell’incontro». Mi auguro che la solitudine e la finitudine di questo tempo possano essere fecondate dalla grazia e dal desiderio del viaggio verso la nostra interiorità. I «A desso ho fatto tutto ciò ch’era in mio potere, la mia coscienza è in pace. Vedi, il Signore ti fa lavorare, ti permette di fare progetti, ti dà energia e vita. Poi, quando credi di essere necessario e indispensabile, ti toglie tutto improvvisamente. Ti fa capire che sei soltanto utile, ti dice: ora basta, puoi andare. E tu non vuoi, vorresti presentarti al di là col tuo compito ben finito e preciso. La nostra piccola mente umana non si rassegna a lasciare ad altri l’oggetto della propria passione incompiuto». Sono le parole di un gigante, Alcide De Gasperi, pronunciate in prossimità della morte. Un uomo che con umiltà, tenacia e coraggio seppe prendere in mano un Paese in macerie per restituirgli la dignità e l’alto profilo morale che gli spettavano. A noi oggi è chiesto di riconoscere che uomini di tale tempra e fede non sono solo il prodotto fortuito degli imprevedibili incroci della storia, ma sono anche e soprattutto doni di Dio, e come doni vanno innanzitutto chiesti a Lui in preghiera. LA SOLITUDINE DI QUESTO TEMPO COME VIAGGIO INTERIORE Il CORSIVO DI DON ARMANDO ZAPPOLINI* n un murales in lingua catalana girato nei social in queste settimane di coronavirus ho letto una frase che ho condiviso con tanti amici e che riassume bene il mio pensiero su come sarà il dopo: «No podem tornar a la normalitat, perqué la normalitat era el problema». Questa emergenza ha infatti reso evidente una fragilità strutturale della nostra società che era conosciuta soltanto agli operatori sociali o alla parte più attenta e sensibile della politica e delle istituzioni: quanta povertà in progressivo aumento, quanta precarietà in lavori non tutelati e non sufficienti a garantire un tenore dignitoso di vita. I centri di ascolto e soprattutto quelli di distribuzione alimentare delle nostre Caritas hanno incrociato il bisogno di tante persone e famiglie che mai prima si erano presentate. Se la “normalità” che ha preceduto il coronavirus era questa dovremo davvero cambiare qualcosa, iniziando proprio dal contrasto alla povertà. In questi ultimi anni si sono attivate per la prima volta misure indirizzate a questo obbiettivo. Occorre rafforzarle, con una attenzione particolare alle possibilità di accesso al lavoro e ad un lavoro dignitoso e tutelato. Non è infatti solo questione di risorse economiche, ma di accompagnamento e sostegno alla dignità delle persone, di dare a ciascuno la possibilità di trovare una propria dimensione di vita. Il quadro si allarga perciò nella ricerca delle risorse necessarie e nella questione tutta politica di definire le priorità. Quali saranno dopo il coronavirus? Speriamo non le stesse di prima. Continueremo nella dimensione del lavoro e della economia a privilegiare il maggior guadagno possibile oppure ci faremo carico anche della busta paga di chi lavora? Continueremo a spendere cifre inimmaginabili nelle armi o apriremo spazi di economia sostenibile e indirizzata allo sviluppo? Sarebbe davvero assurdo e incomprensibile riprendere tutto come prima come se non fosse accaduto niente. Speriamo davvero che la memoria non ci tradisca, come purtroppo sta avvenendo da qualche tempo per altre tragedie del secolo passato. Quali iniziative potremmo cercare di intraprendere? La prima potrebbe essere ricostruire una grande rete sociale fra tutti i soggetti: istituzioni, agenzia educative, realtà produttive, terzo settore. «Se ne esce insieme» ci ricordava papa Francesco prima di Pasqua: dobbiamo ripensare un mondo dove nessun settore fa a meno degli altri, dove economia e ambiente, istituzioni e organi intermedi rafforzano collaborazione e attenzione reciproca. L’economia non potrà più produrre ricchezza per pochi e povertà per molti. Questo porterà anche un diverso criterio di valutazione dello sviluppo, che non potrà essere più misurato soltanto sulla quantità di merce prodotta o consumata, ma sulla reale qualità della vita delle persone: gli spazi di vita, di riposo, i servizi, le relazioni, tutto quel mondo che non è quantificabile nel consumo o nel possesso dei beni. In queste settimane nelle quali siamo stati privati di questi beni non materiali spero che ne abbiamo riscoperto il valore e l’importanza per la nostra vita. Questa crisi ci lascia però anche la consolazione di tanta generosità: nelle nostre Caritas riceviamo tanti contributi e la disponibilità di molti giovani al volontariato. Anche questo resterà dopo il Coronavirus e sarà un patrimonio di consapevolezza che ci aiuterà a non tornare a quella “normalità” che sta producendo in questo tempo tanta sofferenza. *Direttore Caritas diocesi di San Miniato I «La normalità è il problema» Il direttore della nostra Caritas sul dopo coronavirus

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  • Piazza del Seminario,1356028 San Miniato (Pisa)tel. e fax 0571/[email protected] locale

    Direttore responsabile: Domenico Mugnaini

    Coordinatore diocesano: Francesco RicciarelliReg. Tribunale Firenze n. 3184

    del 21/12/1983

    NOTIZIARIO

    DELLA DIOCESI

    DI S.MINIATO26 aprile 2020

    DI GIULIA TADDEI

    n questo tempo storico didistanziamento sociale e pericolo

    pandemico, molto frequentemente,stiamo sperimentando sulla nostrapelle la solitudine e la finitudine.La solitudine è vuoto spaziale,mentre la finitudine è vuototemporale. Come reagire a tuttoquesto che ci fa paura e ci portaangoscia e smarrimento? Forse una risposta e una possibilitàesistono e vanno ricercate oltre lanostra dimensione umana e terrenaperché il vuoto non è il nulla. Ilvuoto è la possibilità dell’incontrocon la pienezza di Dio.Santa Elisabetta della Trinità,monaca carmelitana e mistica,proclamata santa da papa Francesconel 2016, amava ripetere che occorre«fare spazio a Dio», dimenticarsi dinoi, uscire da se stessi per poter fareesperienza di Dio.Il vuoto crea il taglio da noi stessi, èil vero confine che va attraversatoperché la voce intima dello Spiritopossa iniziare a parlare. Il silenzio èla condizione che apre all’ascoltodella vita dal di dentro.La solitudine e la finitudineconducono al silenzio, all’abbracciodel Creatore con la sua creatura, lìdove nasce la voglia di ascolto, diaccoglienza, dove si assaporano ilflusso della vita e l’ordine del cosmo.Il silenzio educa, orienta, istruisce epiano piano assorbe il nostrodisordine, la nostra pesantezza, lanostra vita psichica e ci liberaaccompagnandoci nella verità. Il silenzio toglie le maschere, cidenuda, ci fa entrare in contatto conla parte spirituale, dove l’animagioisce e si sente leggera.L’uomo come diceva la stessaElisabetta della Trinità «appartieneall’eterno fluire della vita trinitaria eha bisogno di silenzio per adorare». Questo tempo fatto di vuotitemporali e spaziali potrebbe esseredunque un’ottima e provvidenzialeoccasione per ricondurci ad unaessenzialità originaria dicontemplazione e risveglio di unaspiritualità perduta, o quantomeno,assopita.Anche Adriana Zarri, teologa, eremitae scrittrice era molto convinta diquesto, alla pagina 28 del suobellissimo libro Un eremo non è unguscio di lumaca, scrive: «L’isolamentoè un tagliarsi fuori ma la solitudine èun vivere dentro. La solitudine non èuna fuga: è un incontro, così come ilsilenzio è un continuo, ininterrottodialogo. Si potrebbe dire che lasolitudine è la forma eremiticadell’incontro».Mi auguro che la solitudine e lafinitudine di questo tempo possanoessere fecondate dalla grazia e daldesiderio del viaggio verso la nostrainteriorità.

    I

    «Adesso ho fatto tutto ciò ch’era inmio potere, la mia coscienza è in

    pace. Vedi, il Signore ti fa lavorare, tipermette di fare progetti, ti dà energia evita. Poi, quando credi di esserenecessario e indispensabile, ti toglietutto improvvisamente. Ti fa capire chesei soltanto utile, ti dice: ora basta, puoiandare. E tu non vuoi, vorrestipresentarti al di là col tuo compito benfinito e preciso. La nostra piccola menteumana non si rassegna a lasciare adaltri l’oggetto della propria passioneincompiuto». Sono le parole di ungigante, Alcide De Gasperi,pronunciate in prossimità della morte.Un uomo che con umiltà, tenacia ecoraggio seppe prendere in mano unPaese in macerie per restituirgli ladignità e l’alto profilo morale che glispettavano. A noi oggi è chiesto diriconoscere che uomini di tale tempra efede non sono solo il prodotto fortuitodegli imprevedibili incroci della storia,ma sono anche e soprattutto doni diDio, e come doni vanno innanzituttochiesti a Lui in preghiera.

    LA SOLITUDINEDI QUESTOTEMPO COMEVIAGGIOINTERIORE

    Il CORSIVO

    DI DON ARMANDO ZAPPOLINI*

    n un murales in linguacatalana girato nei social inqueste settimane dicoronavirus ho letto una frase

    che ho condiviso con tanti amicie che riassume bene il miopensiero su come sarà il dopo:«No podem tornar a la normalitat,perqué la normalitat era elproblema». Questa emergenza hainfatti reso evidente una fragilitàstrutturale della nostra società cheera conosciuta soltanto aglioperatori sociali o alla parte piùattenta e sensibile della politica edelle istituzioni: quanta povertàin progressivo aumento, quantaprecarietà in lavori non tutelati enon sufficienti a garantire untenore dignitoso di vita.I centri di ascolto e soprattuttoquelli di distribuzione alimentaredelle nostre Caritas hannoincrociato il bisogno di tantepersone e famiglie che mai primasi erano presentate.Se la “normalità” che hapreceduto il coronavirus eraquesta dovremo davverocambiare qualcosa, iniziandoproprio dal contrasto allapovertà. In questi ultimi anni sisono attivate per la prima voltamisure indirizzate a questoobbiettivo. Occorre rafforzarle,con una attenzione particolarealle possibilità di accesso allavoro e ad un lavoro dignitoso etutelato. Non è infatti solo questione dirisorse economiche, ma diaccompagnamento e sostegnoalla dignità delle persone, di darea ciascuno la possibilità di trovare

    una propria dimensione di vita.Il quadro si allarga perciò nellaricerca delle risorse necessarie enella questione tutta politica didefinire le priorità. Quali sarannodopo il coronavirus? Speriamonon le stesse di prima. Continueremo nella dimensionedel lavoro e della economia aprivilegiare il maggior guadagnopossibile oppure ci faremo caricoanche della busta paga di chilavora? Continueremo a spendere

    cifre inimmaginabili nelle armi oapriremo spazi di economiasostenibile e indirizzata allosviluppo? Sarebbe davveroassurdo e incomprensibileriprendere tutto come primacome se non fosse accadutoniente. Speriamo davvero che lamemoria non ci tradisca, comepurtroppo sta avvenendo daqualche tempo per altre tragediedel secolo passato. Quali iniziative potremmo

    cercare di intraprendere? La prima potrebbe esserericostruire una grande rete socialefra tutti i soggetti: istituzioni,agenzia educative, realtàproduttive, terzo settore. «Se neesce insieme» ci ricordava papaFrancesco prima di Pasqua:dobbiamo ripensare un mondodove nessun settore fa a menodegli altri, dove economia eambiente, istituzioni e organiintermedi rafforzanocollaborazione e attenzionereciproca. L’economia non potràpiù produrre ricchezza per pochie povertà per molti. Questo porterà anche un diversocriterio di valutazione dellosviluppo, che non potrà esserepiù misurato soltanto sullaquantità di merce prodotta oconsumata, ma sulla reale qualitàdella vita delle persone: gli spazidi vita, di riposo, i servizi, lerelazioni, tutto quel mondo chenon è quantificabile nel consumoo nel possesso dei beni. In questesettimane nelle quali siamo statiprivati di questi beni nonmateriali spero che ne abbiamoriscoperto il valore e l’importanzaper la nostra vita. Questa crisi ci lascia però anche laconsolazione di tanta generosità:nelle nostre Caritas riceviamotanti contributi e la disponibilitàdi molti giovani al volontariato.Anche questo resterà dopo ilCoronavirus e sarà un patrimoniodi consapevolezza che ci aiuterà anon tornare a quella “normalità”che sta producendo in questotempo tanta sofferenza.

    *Direttore Caritas diocesidi San Miniato

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    «La normalità è il problema»Il direttore della nostra Caritas sul dopo coronavirus

  • LA DOMENICATOSCANA OGGI26 aprile 2020II

  • LA DOMENICATOSCANA OGGI

    26 aprile 2020 III

    Domenica 26 aprile - ore 10.00: S. Messain diretta Facebook dalla chiesa delmonastero di Santa Cristiana in Santa Crocesull’Arno.Domenica 3 maggio - ore 11.00: S. Messain diretta Facebook da Casciana Terme.

    DI DON FRANCESCO

    RICCIARELLI

    hi ama leggere,in questo tempodi forzatoisolamento, ha

    pieno agio di dedicarsi aquelle opere che, per laloro mole, l’impegnomentale che richiedonoo per qualche altromotivo, sono rimaste alungo sugli scaffali dicasa a prendere polvere.È il momento giusto peraffrontare Guerra e pace oper dare l’ultimo assaltoallaRecherche. Se nonora, quando?A me è capitato, all’avviodi questi giorni di“quarantena”, di metterea frutto un bel po’ ditempo libero gustando latrilogia del Cavallo rossodi Eugenio Corti. Unromanzo misconosciuto,ignorato dalla grandedistribuzione, ma cheoffre forti emozioni espunti di riflessione a chiè disposto ad accordargliun po’ fiducia.Eugenio Corti (Besana diBrianza, 1921-2014) èuno scrittore che saraccontaremagnificamente l’amoree la guerra, gliingredienti perfetti perun romanzo avvincente.A questo si unisce lapassione civile, la vogliadi narrare e di salvaredall’oblio il sacrificio diun’intera generazionetravolta dall’ecatombedella seconda guerramondiale.I protagonisti del

    romanzo sono ungruppo di amici, nati ecresciuti in un paesinodella Brianza che ricordail luogo nataledell’autore. È un gruppoeterogeneo ma affiatatodi ragazzi, con i loroprogetti, i loro amori, laloro giovanile ingenuità.Lungo le primecentocinquanta paginela tensione crescelentamente mainesorabilmente: unodopo l’altro quei giovanipartono per una guerradi cui ancora nonpercepiscono gli esatticontorni. La partecentrale del romanzo celi fa rincontrare sulfronte russo, coinvoltinei combattimenti, nelladrammatica ritiratadell’Armir. Alcunifiniscono prigionieri nei

    gulag, per altri inizia unfortunoso ritorno inpatria. In parallelo, unodegli amici che hacombattuto nei desertidel Nord Africa riesce atornare in Italiaattraversando ilMediterraneo in barca.Richiamato in Grecia,vive il dramma deisoldati italianiabbandonati a se stessidopo l’armistizio, mariesce a raggiungere dinuovo l’Italia e si uniscea quel che rimane delRegio esercito percombattere a fianco degliangloamericani nellaguerra di Liberazione.Nel frattempo, il fratellopiù giovane di uno deiprotagonisti si unisce auna brigata di partigianiazzurri (monarchici) epartecipa ai quaranta

    giorni della Repubblicapartigiana dell’Ossola.Il racconto prosegueconcentrandosi sullevicende dei sopravvissutifino agli inizi degli anni’70. Attraversol’esperienza di questipersonaggi, EugenioCorti fa trasparire lapropria autobiografia ele proprie idee, permeateda una profonda fedecattolica e da un anti-comunismo a trattiferoce.Corti infatti partecipòalla campagna di Russiae, una volta rientrato inItalia, combatté contro inazifascisti. A guerrafinita, denunciò nei suoiscritti gli orrori delcomunismo sovietico, dicui era stato testimoneoculare. Pubblicò ildiario di guerra I più non

    ritornano e l’operateatrale Processo e morte diStalin, ma proprio acausa delle sue ideedovette scontrarsi conl’ostracismo di unaclasse intellettualesempre più schierata asinistra, che lo emarginò.Il cavallo rosso è statopubblicato nel 1983 dauna casa editriced’ispirazione cattolica, laAres. Nonostante questauscita in sordina, latrilogia ha ottenuto unnotevole successo,attualmente haraggiunto latrentunesima edizioneed è stata tradotta in ottolingue.I tre volumi che lacompongono portanotitoli biblici, ispiratiall’Apocalisse di SanGiovanni: Il cavallo rosso, Il cavallo livido e L’alberodella vita. Benché leultime pagine lascinotrasparire un senso didelusione e di amarezzaper come sono andate lecose, a livello sociale eculturale, nell’Italia delsecondo dopoguerra,Eugenio Corti aprespiragli alla speranza checambiano le prospettive.In modo sorprendente,nei punti emotivamentepiù forti della trilogia,quando uno deipersonaggi a cui ci siamoaffezionati muore, ilnarratore ci prende permano e ci porta oltrel’ultima soglia, là dove ilmondo si capovolge e sipercepisce il battito delleali degli angeli.

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    «Il cavallo rosso» una storiatra guerra e Resistenza

    GLI ORARI DELLEMESSE ONLINE

    i seguito pubblichiamo l’elenco delleMesse diocesane trasmesse in diretta

    streaming su Facebook e attraverso altricanali di comunicazione con l’indicazionedella pagina su cui è possibile seguirle.

    Messe ferialiAlle ore 8 sulla pagina Fb di «ComunitàCristiana di Santa Croce sull’Arno» oppuresu Clivo tv (canale 680 del digitale terrestre).Inoltre, sul canale Youtube «Parrocchia SanPietro Apostolo CastelfrancodiSotto» (dalmartedì al venerdì)Subito dopo il Rosario delle ore 17,30 sullapagina Fb «Parrocchia Collegiata SanGiovanni Battista».Il lunedì alle 18 sul canale Youtube«Parrocchia San Pietro ApostoloCastelfrancodiSotto».Dal lunedì al venerdì alle 18 sul profilo Fb di«Armando Zappolini».Dal lunedì al venerdì alle 18,30 sulle pagineFb di «Parrocchia Cuore Immacolato diMaria - Cerretti», «Parrocchia Santa Mariadelle Vedute e San Rocco - Fucecchio» e«Unità Pastorale di Santa Maria a Monte,Cerretti, Montecalvoli, San Donato».Alle ore 19 sul profilo Fb di «AntonioVelotto».

    Messa prefestivaDopo il Rosario delle 17,30 sulla pagina Fbdi «Parrocchia Collegiata San GiovanniBattista».Alle ore 18 sulle pagine «Parrocchie di BassaGavena Pieve a Ripoli», «Unità Pastorale diCasciana Terme, Sant’Ermo,Collemontanino e Parlascio», «UnitàPastorale di Santa Maria a Monte, Cerretti,Montecalvoli, San Donato», sul canaleYoutube «Parrocchia San Pietro ApostoloCastelfrancodiSotto» e sul profilo Fb di«Armando Zappolini».Alle ore 18,30 sulle pagine Fb «Comunitàpastorale di Capanne - Marti - Montopoli»(preceduta dal Santo Rosario delle 18),«Parrocchia Cuore Immacolato di Maria -Cerretti», «Parrocchia Santa Maria delleVedute e San Rocco - Fucecchio», «Parrocchiadei Santi Giuseppe ed Anna». Alle ore 19 sul profilo Fb di «AntonioVelotto».

    Messa domenicaleAlle ore 10 sulle pagine Fb di «Parrocchie diBassa Gavena Pieve a Ripoli», «San Brunone(parrocchia)», «Santuario Madre dei Bimbi»,«Parrocchia Collegiata San GiovanniBattista», «Comunità parrocchiali Galleno-Pinete-Querce», «Parrocchia "San LorenzoMartire" di Orentano», «Parrocchia dei SantiGiuseppe e Anna», «Parrocchia dei santiMartino e Stefano in San Miniato Basso»,«Comunità Cristiana di Santa Crocesull’Arno» oppure su Clivo tv (canale 680 deldigitale terrestre),sul profilo Fb di «Armando Zappolini» e sulcanale Youtube «Parrocchia San PietroApostolo CastelfrancodiSotto» Alle ore 10,30 sulle pagine «Parrocchia diCapannoli», «Unità Pastorale di Lari» e sul profilo Fb di «Antonio Velotto»Alle ore 11 sulla pagina «Andrea MigliavaccaVescovo» e su «Comunità pastorale diCapanne - Marti - Montopoli», «UnitàPastorale di Casciana Terme, Sant’Ermo,Collemontanino e Parlascio», «ParrocchiaSanta Maria delle Vedute e San Rocco -Fucecchio», «Parrocchia Cuore Immacolatodi Maria - Cerretti», «Parrocchia San RoccoLarciano» (26 aprile), «Parrocchia SanNiccolò Cecina di Larciano» (3 maggio) e«Unità Pastorale di Santa Maria a Monte,Cerretti, Montecalvoli, San Donato».Alle ore 18,30 sulla pagina Fb «ParrocchiaCuore Immacolato di Maria - Cerretti».

    Gli orari aggiornati delle Sante Messe e dellealtre celebrazioni liturgiche online sonodisponibili sulla pagina Fb «Diocesi di SanMiniato - Comunicazioni».

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    Covid-19: Pasqua blindata ma cuori apertiiamo rimasti sconcertati daun fatto che nessuno poteva

    immaginare che avvenisse(eccetto i “profeti di sciagure”che vedono l’anno bisestileresponsabile di eventi maleficidi ampia portata): un virus,invisibile è stato capace dimettere in ginocchio il mondo!(In barba a quelli che dicono dicredere solo a quello chevedono!). Gli scienziatidiscuteranno a lungo da dovesia venuto, come si siapropagato. Intanto lui, il viruscontinua la sua corsaseminando morte e terrore. E difronte all’imprevedibile ci siamoattrezzati e ci stiamoattrezzando con tutti i mezzi chela scienza, la tecnica e il buonsenso suggeriscono nel pienorispetto delle norme disicurezza.Una Pasqua blindata. Lecelebrazioni della Settimanasanta sono state fatte a portechiuse con in chiesa le solepersone previste dalledisposizioni ministeriali. Conl’ausilio dei moderni strumentitecnologici siamo potuti entrarein punta di piedi nelle case dimolte persone, che così hannopotuto seguire i sacri riti insiemealle loro famiglie.È sorprendente come nel giro dipochi giorni una grandequantità di Parrocchie abbianosaputo organizzarsi per far

    partecipare i fedeli allecelebrazioni pasquali con questimezzi tecnologici che abbiamoa disposizione. Siamo sicuri chequesta esperienza, che ha varatouna didattica on-line da un capoall’altro dell’Italia, ha inventatolo smart working, sarà utile per ilprossimo futuro anche incampo ecclesiale, sia per lacatechesi che per la liturgia. Un’ultima considerazione dicarattere socio-economico.Questa pandemia ci ha fattotoccare con mano che il sistemaeconomico che ha guidatofinora la vita degli Stati nonregge più. Non ci può essere ilpiù bravo della classe chemangia lo spazio vitale di tuttoil resto della classe. Occorre chepopoli e governanti, economistie politici, banchieri e poveracci,capiscano che il genere umano èuno, e tutti hanno gli stessi dirittie doveri e soprattutto la stessadignità. Ma ci voleva il“coronavirus” per farci capirequesto? Non era già stato dettotanto tempo fa da un certo Gesùdi Nazaret, insegnamento fattorimbalzare dalla Dottrinasociale della Chiesa e recepito intante Dichiarazioni solenni alivello mondiale? Tant’è!Purtroppo a volte le cose piùovvie sono ritenute di pocovalore finché, venendo amancare, non si avverte tutta laloro importanza e assoluta

    necessità. Vedi l’aria pulita el’acqua potabile. Pasqua blindata, ma cuoreaperto. L’emergenza in cuinavighiamo, ci ha fattoriscoprire valori che, se nonerano spariti, si eranoprofondamente addormentati,come la solidarietà, lapercezione di essere tutti sullastessa barca, la sensazione chenessuno si salva da solo. Tuttoquesto ha fatto scattare un sensodi responsabilità nei confrontidegli altri, un’attenzionemaggiore verso i più disagiati.Ne è prova il crescente numerodi donazioni che la Caritas ha

    ricevuto e continua a ricevere inquesti giorni, sia in generialimentari, che in denaro. Senon ci fosse la lunga lista dimorti che si allunga tutti igiorni, verrebbe da dire «o felixculpa», come si canta nella nottepasquale. Ma anche senzaarrivare a tanto, possiamo essercerti che Dio sa ricavare il beneanche dal male e non ci castigaper il male fatto, ma ci scuoteperché facciamo il bene, Lui che«non turba mai la gioia dei suoifigli se non per prepararne lorouna più certa e più grande»,come scriveva Manzoni.

    Don Angelo Falchi

    S

    Agenda delVESCOVO

  • LA DOMENICATOSCANA OGGI26 aprile 2020IV

    Ricordi tra amici: «Quelprofumo di pane e cantuccini»

    n questi giorni così difficili per tutti,stare a casa è ancora più difficile per

    i genitori con figli piccoli conautismo. Ecco i dieci consigli che ildottor Narzisi della Fondazione StellaMaris offre per aiutare le famiglie alleprese con le misure restrittive dicontenimento del Covid-19. Sono isuggerimenti da lui pubblicati in unrecente editoriale sulla rivistainternazionale BrainSciences.(https://www.mdpi.com/680164):1. Spiega a tuo figlio cos’è il COVID-19 in modo semplice e concreto.2. Organizza la giornata in una seriedi attività. Sarebbe utile suddividerleassegnando una stanza diversa perognuna di esse.3. Gestisci le attività di gioco semi-strutturate. Le attività possono essereindividuali e/o condivise. Scegli leattività che tuo figlio preferisce.4. Usa giochi di apprendimento(serious games) che contengonoelementi educativi. È possibilescaricare dalla rete giochi che nonsiano solo di intrattenimento ma cheabbiano elementi educativi. Molti diquesti giochi sono scaricabili in modogratuito sotto forma di App per tablete/o PC da siti specializzati.5. Gioca con tuo figlio ai videogiochio condividi l’interesse per internet.Questi possono diventare un interesseche assorbe troppo i bambini. Non èpossibile evitare che i bambinigiochino con il computer, ma igenitori possono condividere questigiochi con loro.6. Condividi e implementa gliinteressi speciali di tuo figlio. Treni,mappe, animali, fumetti, geografia,elettronica e storia possono esseresolo alcuni dei potenziali interessispeciali. In questo periodo in cuigenitori e figli rimangono a casa,possono pianificare alcune attivitàcondividendo questi interessi speciali.7. Terapia e psicoterapia online perbambini.Se prima dell’emergenzaCovid-19, il bambino era impegnatonella psicoterapia, è moltoimportante che essa continui inmodalità video o audio online con glistessi appuntamenti settimanali. Lapsicoterapia potrebbe ridurre l’ansia econsentire un maggiore controllo dieventuali cambiamenti dell’umore.8. Favorisci le consultazioni onlinesettimanali per genitori e caregiver. Igenitori di bambini con autismoavvertono più stress e sono piùsensibili dei genitori di bambini conaltre disabilità. Per questo motivo puòessere molto utile avere l’opportunitàdi una consultazione onlinesettimanale con i terapisti(logopedisti/psicomotricisti) dei lorofigli.9. Mantieni i contatti con la scuola,almeno settimanalmente con icompagni di classe. Per questo èimportante stabilire contatti on-linevideo e/o audio, telefonate. Nel casoin cui i bambini non fossero compliantcon le videochiamate o con letelefonate essi potrebbero essereincoraggiati a scrivere una lettera aqualcuno dei compagni di classe.10. Lascia tempo libero. I bambinicon autismo devono essere stimolati,ma è anche possibile lasciare loro unaquota adeguata di tempo liberodurante il giorno (ad esempio “fareuna breve passeggiata vicino allacasa”). In questo periodo potrebbeverificarsi un aumento dellestereotipie. Non preoccupatevi, ènormale in un periodo in cui leroutines dei bambini sono stateimprovvisamente modificate.

    I

    DI ANTONIO BARONCINI

    ravamo due amici al bar,mentre gli altri se ne stanno acasa. Si parlava in tutta onestàdi individui e solidarietà. Tra

    un bicchier di vino ed un caffè, tiravi fuorii tuoi perché e proponevi i tuoi però. Sivoleva cambiare il mondo...Tiravi fuori ituoi perché e proponevi i tuoi farò…».Sono le strofe di una simpatica canzone diGino Paoli che sembrano descrivere ifrequenti incontri con un caro amicodavanti al tavolino di un bar. Alla domanda: «Ricordi il tuo mondo daragazzino, le tue prime classi elementari,la tua vita vissuta in famiglia contadinacon i suoi aspetti tipici dicomportamento, di organizzazione, dilibertà per i bambini che correvano,divertendosi, sull’aia e sui prati?»«Quante volte mi tornano alla mente queitempi! Dato che tu mi inviti a ricordarli lofaccio molto volentieri».L’amico alza un bel calice di vino bianco,lo assopora e inizia a raccontare. Succedeva ogni sabato di andare a scuolavestiti da figli della lupa e da piccoleitaliane. La maestra Luigina ci metteva infila nella piazzetta dove Mero teneva i carrida riparare, e poi cantando «Giovinezza» sisaliva in aula, sopra il Circolo ricreativo.Il sabato era destinato alla ginnastica chesi faceva in fondo all’aula, libera daibanchi, nei giorni di pioggia o quando eratroppo freddo. Negli altri sabati laginnastica si faceva all’aperto. La scuola era una pluriclasse del solo corsoinferiore elementare. Le prime due classiandavano al mattino, la terza aveva ilturno pomeridiano, ma il sabato s’andavatutti al mattino: lo chiamavano il «sabatofascista».Se la stagione lo permetteva, la ginnasticas’andava a fare sull’argine, dietro ilcamposanto. Si prendeva la viottola checorreva tra due prode e via di gran carrieraa scorrazzare lungo l’argine: quella era lacorsa campestre che, diceva il libro discuola, faceva bene ai polmoni. Ma primadi arrivare all’argine c’era da fare un trattodi strada, motosa d’inverno, tutta polverein estate, che la maestra ci faceva fare apasso in fila per due, cantando la canzonedel Balilla. La canzone del ragazzogenovese che nel 1746 aveva provocato larivolta dei genovesi contro gli austriacilanciando un sasso al grido «Che l’inse?».La maestra ce la insegnava all’iniziodell’anno: «Fischia il sasso, il nome squilla / delragazzo di Portoria / e l’intrepido Ballilla /sta gigante nella storia…».I contadini ci guardavano indifferenti,senza staccare il lavoro, al contrario dellemassaie che si facevano sull’uscio delforno accennando che la schiacciata trapoco era pronta. Il sabato infatti eradestinato a fare il pane di tutta lasettimana. Fin dalle prime luci del giorno

    accendevano i forni con le fascine perchéfossero belli caldi, al punto giusto, almomento dell’infornata, che facevanodopo aver rattizzato tutta la brace in fondoal forno e spazzolato bene il piano con ilfruciandolo. Cominciavano la sera prima, le massaie, apreparare la pasta per il pane. Il lievito,che per tutta la settimana era statoconservato coperto di farina in un angolodella madia, veniva ritoccato e poi scioltocon l’acqua tiepida. Mettevano nellamadia la quantità di farina necessaria,facevano un bel buco nel mezzo, civersavano il lievito sciolto, riempivano ilbuco con la farina, mescolavano elasciavano così per tutta la notte. Almattino l’impasto era pronto. Con la forza delle braccia lo lavoravanofino a farne una massa omogenea e liscia,e lasciavano che lievitasse per alcune ore.Il segreto per sapere quando la pasta fossepronta era quello di controllare che ilpreparato si staccasse bene dal fondo dellamadia. A quel punto la pasta era divisa inpani o scole e messa sulla tavola, prontaper il forno, ricoperta con un pannopesante. Non mancava mai che una partedella pasta non fosse usata per laschiacciata, che i contadini mangiavanoappena sfornata, a colazione. Stendevano la pasta a forma rotonda orettangolare, la segnavano con la pressionedelle dita di piccole cavità e la mettevanosulla tavola assieme ai pani, a finire dilievitare. Appena sfornata la condivanocon un filo d’olio e con il sale. Lafragranza del pane fresco, in quellemattine del sabato, si spandeva per tutta lacampagna. Noi ragazzi la sentivamo fin laggiùsull’argine, nella bella stagione mescolata

    all’odore dei fieni e delle erbe dei campi. Ilritorno a scuola la maestra ce lo faceva farein libertà, correndo nei viottoli delleprode o nei campi rossi di lupinella e ditrifoglio, ma soprattutto spinti ad arrivareai forni di Natalina, di Beppa o di Santina,per la schiacciata. Ce n’era per tutti ed in abbondanza chemangiavamo sul muretto delle aie aridosso dei forni. Capitava spesso che allebambine, le massaie regalassero deibambolotti di pane, fatti per i piccoli dicasa. Di quando in quando, nellericorrenze paesane, o se c’era qualcheanniversario da festeggiare, e in tempodelle Prime Comunioni, con il pane,sfornavano teglie di cantuccini, belli gialli,dall’intenso profumo di anice. Con lo scoppio della guerra divenneun’abitudine fare i cantuccini: servivanoper preparare i pacchi viveri, da mandareai familiari al fronte. Non passò moltotempo che quella abitudine, un po’ allavolta, calasse, e il sabato servì per far laconta di chi non sarebbe più tornato dallaguerra.In un angolo della madia, intanto, unpugno di lievito madre, coperto da unsoffice strato di farina, aspettava laprossima infornata».«...Tutto questo mondo che non va. Sonoqui con quattro amici al bar che hannovoglia di cambiare il mondo. E poi citroveremo come le star a bere del whiskyal Roxy Bar o forse non c’incontreremomai ognuno a rincorrere i suoi guai». Cosìtermina un’altra canzone: si lascia ilmondo contadino e si entra nel mondomoderno. Cosa vuol dire moderno?Dimenticare il nostro passato, le nostreusanze, il nostro vecchio modo di vivereche sparisce nel nulla?

    Il Comune di San Miniato dona alla Caritas le derratealimentari della mensa scolastica rimaste in magazzino

    «Lo abbiamo fatto fin da quando èstata sospesa l’attività didattica e

    lo continuiamo a fare per non sprecareneanche un grammo di cibo«. Così ilsindaco di San Miniato, SimoneGiglioli, commenta la terza donazionedi derrate alimentari acquistate dallamensa scolastica che, a causadell’ulteriore proroga dellasospensione didattica, sarebberoandate sprecate. «Proprio nei giorniscorsi la Caritas ha fatto un appello perla mancanza di alimenti e abbiamopensato che i pacchi ancora conservatiin magazzino, a rischiodeterioramento, dovessero essereconsegnati proprio a loro - spiega ilsindaco -. I cibi verranno distribuiti in

    pacchi alimentari nei Centri didistribuzione che la Caritas ha a SanMiniato e Ponsacco, un altro modo diaiutare chi in questo momento vivedifficoltà enormi».Tre prosciutti da 13 chili, 25 chili diparmigiano, 4 chili di burro, 4 chili dignocchi e 17 chili di caciotta sono già inviaggio per essere consegnati ai duecentri. «Ringrazio gli uffici comunali chesi sono messi al lavoro riuscendo aricollocare queste importanti quantità dicibo - conclude il sindaco -, un’altrabuona notizia che nasce in un momentodi difficoltà, a dimostrazione del fattoche, l’unico modo per uscirne, è darciuna mano».

    Federica Antonelli

    Isolamentosociale,dieciconsigli per i genitori di bambini con autismo

  • LA DOMENICATOSCANA OGGI

    26 aprile 2020 V

    a Calamita non si ferma nemmeno per lapandemia. La scorsa settimana, infatti, i

    responsabili della Calamita hannoincontrato i propri volontari ed amici in unavideochiamata alle 19. Ciascuno dallapropria abitazione ha potuto sorseggiare unaperitivo in compagnia, sentendosi parte diuna collettività viva e solidale. «Mai come inquesto momento triste e colmo di solitudineè necessario unirsi e stringersi idealmente persentirsi parte di una grande comunità»,ripetono dall’associazione di volontariato

    fucecchiese, che ancora una volta si distingueper capacità aggregativa e di socializzazione.Durante l’incontro virtuale, che ha suscitatomolto entusiasmo tra i sostenitori dellaCalamita, tanto che i responsabili pensanoad altri incontri di questo tipo, in attesa dipoter frequentare nuovamente il Centro, si èparlato della donazione dell’associazione infavore del Comune per le famiglie indifficoltà, dell’ottimo risultato ottenuto dalledonazione del 5 per mille del 2018 e deiprogetti futuri a cui l’associazione sta

    lavorando in questo periodo di transitoriachiusura delle attività, in un’atmosfera diamichevole convivialità. Il ricorso all’uso dimezzi di comunicazione nuovi, in grado diconnettere le persone e di identificarsi inun’immagine piuttosto che in una figura, haanche portato i responsabili della Calamita aprogettare una sorta di hastagpersonalizzato, frutto di due calamite unite,che non esiste tra i simboli tecnologici, mache consentirà all’associazione dicaratterizzare i propri post e comunicati.

    L

    ’è anche la FondazioneStella Maris nell’ultimoimportante libro diSafiria Leccese,

    giornalista e conosciutissimovolto Mediaset. «La Ricchezzadel bene» è il titolo dell’operaedita da Terra Santa in venditasu Amazon e sulle piattaformedigitali e ora in libreria, cheracconta le storie tra anima ebusiness di dieci realtàimprenditoriali, di cui alcunesono state insignite del Premioper il Bene Comune al Festivaldella Dottrina Sociale dellaChiesa, che da molti anni sisvolge a Verona.«Sono particolarmente felice diaver portato la testimonianza diStella Maris nel libro "Laricchezza del bene" che SafiriaLeccese ha scritto per farconoscere al grande pubblicocome una buona azienda eduna buona economia possanonon solo esistere, ma essere piùforti e più generative anchedell’essenziale profitto se, in chiconduce le imprese, vi è unosguardo attento verso ilProssimo - dichiara l’avv.Giuliano Maffei, Presidentedella Fondazione Stella Maris -.Le storie dei grandiimprenditori contenute nellibro confermano quanto laSapienza umana (filosofia,astronomia, letteratura,medicina, teologia, sociologia,scienza, arte, poesia ecc..) ci haregalato nei millenni dellanostra storia e che oggi anche lafisica e la meccanica quantisticaconfermano: tutti siamointerconnessi. Il macrocosmo èconnesso con il microcosmo, leparticelle tutte sono connesse.Noi siamo connessi l’uno conl’altro. Quindi, se ciò è vero, ètalmente ovvio, che se iniziamoun processo di bene questogenera, produce e diffonde ilbene, che poi, avendo fatto ilgiro del mondo ritorna in beneamplificato, direi diecimilavolte tanto. Sono discorsi strani,lo so, ma in oltre sessanta annidi vita questo ho visto esperimentato. La storia di StellaMaris e le storie di questiimprenditori illuminati chehanno avuto sguardi di bene, miconfermano e mi stimolano aportare avanti questaapparentemente folle visione».Uno sguardo che ora più chemai è necessario. «Dopo questotremendo ed invisibilecoronavirus, che lascia tracciasenza farsi vedere (se non almicroscopio) - prosegue Maffei-, è necessario che scendano incampo imprenditoriparticolarmente ispirati evisionari. C’è bisogno dicarismi. Sarà bello e stimolante

    ricostruire una società che porticon se sguardi sapienti, diumanità e di cuore verso i piùfragili. Carità, solidarietà,rispetto della vita e della dignitàdella persona sono gliingredienti di base.In questasocietà voglio vivere. GrazieSafiria e grazie anche ai due“Adriani di Verona” che da annihanno messo in moto, con ilFestival della Dottrina Socialedella Chiesa, processi anchepratici di sapienza e di bene chemi hanno fatto incontrarebellissime realtà imprenditorialiitaliane. Ce la faremo. Forza,andiamo avanti».Il libro di Safiria Lecceseracconta, dal di dentro, le storiedi aziende come CMP, F.lliCampagnolo, Ferrero Italia,Pedrollo Spa, BB Group, Branca,La Mediterranea, BancaMediolanum, THUN, presentenel libro è anche la FondazioneStella Maris con il suo

    Presidente, Giuliano Maffei equanti - primari, medici,operatori - danno il massimo evi lavorano per dare risposte agenitori di bambini e ragazzicon disturbi gravissimi,scoprendone la Scienza messa adisposizione dell’Amore verso ipiù piccoli e fragili.Il libro, spiega l’autrice nasceall’improvviso: «Un giorno,m’imbatto nella serata intitolata“Premio agli imprenditori delBene Comune”, che si tieneogni anno nei giorni del Festivaldella Dottrina sociale dellaChiesa. M’invitano a condurrela serata di consegna dei premi,e accetto. L’anno successivo mirinvitano, e accetto di nuovo.Studiando queste storie, ho lettodi imprenditori che hanno fattodell’azienda una famiglia, chesono stati capaci di fare del benenon solo ai propri dipendenti,ma anche a un territorio,talvolta anche in Paesi lontani.

    E allora, agli organizzatori delPremio ho buttato lì: “Avete unpatrimonio di ‘storie di carne’,esempi di un’imprenditoriabella, che fa profitti importantie che tuttavia non sono mairealizzati calpestando le personema, anzi, valorizzandole.Potreste raccontarle”. Così èstato».Il libro si chiude con CarloAcutis, un giovanissimostudente cattolico che tra pocodiventerà Beato per le opere cheha dedicato agli altri. Storieeccezionali di persone normali,accomunate da quella ricchezzadel bene che consente di fareimpresa con sguardo etico.Un’attenzione al bene comunedi cui ci sarà tanto bisognodopo questa emergenza Covid-19 e sarà grazie ad aziende cosiattente agli altri che il nostroPaese potrà ripartire.Fonte: Ufficio Stampa «FondazioneStella Maris»

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    La Stella Maris nel nuovolibro di Safiria Leccese

    a Fondazione Cassa di Risparmiodi San Miniato, sensibile alle

    sofferenze che l’infezione Covid-19ha generato nella popolazione, inparticolare ai malati ricoverati nellestrutture ospedaliere, spesso privatianche dei più elementari contattiumani con i propri cari,ha ritenuto dipartecipare, con una cospicuaelargizione, al progetto nato dallacollaborazione di Fondazione Arpacon l’Associazione ex Allievi dellaScuola Superiore Sant’Anna di Pisa; ilprogetto, denominato RainbowWifi,si pone l’obiettivo iniziale di fornire,in pochi giorni, un collegamento wi-fi in ogni stanza dell’OspedaleCisanello di Pisa dove sono isolati ipazienti Covid-19 e di mettere adisposizione un tablet per ogniposoto letto in isolamento. Questogarantisce una finestra audiovisiva epermette ai pazienti di parlare conparenti e amici.In queste settimane difficili mentre cisentimao impotenti di fronteall’ondata pandemica, abbiamovoluto manifestare concretamente lanostra vicinanza a chi soffre cercandodi alleviare, per aquanto possibile, ilsenso di isolamento e di abbandonoin chi lotta contro la crudeltà diquesto nemico invisibile, senza,peraltro, mai perdere la speranza chetutto questo, nel più breve tempopossibile, abbia termine e che, senzamai dimenticare la tragedia vissuta, cisia ridonata la gioia di vivere assieme.

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    La Calamita: videoconferenze per sentirsi vicini e una donazione al Comune di Fucecchio

    ingraziando Maria Santissimaannunciamo alle famiglie e a tutti

    gli amici che le analisi-test svolte perverificare la presenza di contagioCovid-19 su operatori, utenti(nonni), religiose, volontari ecollaboratori della Rsa «Madonna delSoccorso» hanno dato tutte esitonegativo. Non c’è presenza di virusnella struttura di Fauglia fino ad oggi.Segno che le misure adottate hannoprodotto il loro effetto. Ciapprestiamo a continuare con lamassima serietà, impegno eprofessionalità, le misure impiegatesino ad ora ed anche altre dettatenegli ultimi giorni, per proteggere ilbene più grande che abbiamo e cioè inonni affidati alla nostra assistenza.

    Riccardo Novi

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    FondazioneCRSM: a Cisanello untablet per ogniricoverato Covid

    Comunicatoda Montopoli

    L’Associazione Culturale «Arco diCastruccio» in questi difficili

    tempi attuali, in ottemperanza aldecreto ministeriale che chiedegiustamente di mantenere ildistanziamento sociale a tutela dellasalute collettiva e individuale,comunica di dover sospendere dueiniziative già programmate:l’Estemporanea di pittura del 9maggio e la gara podistica in notturnadel 18 giugno.L’Associazione è tuttavia fortementeimpegnata a proporre, in tempi brevi,altre iniziative da realizzarericorrendo a strumenti multimediali.

    Nessuncontagiato allaRsa di Fauglia

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