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i nodi Marsilio

È diventato un simbolo della lotta per la libertà nella Russia di Putin: non solo la sua personale ma quella di un intero paese. Ex magnate alla guida del colosso petrolifero Yukos, Michail Chodorkovskij dal 2003 si trova in carcere, imprigionato con l’accusa di frode fiscale. Due lunghi processi, altrettante contestate condanne e la detenzione in Siberia non ne hanno però fiaccato lo spirito. Dalla prigionia ha continuato a scrivere e a lanciare messaggi capaci di incidere profondamente sulla vita politica russa e di imporre il suo caso all’attenzione dell’opinione pubblica europea e mondiale. Questo libro raccoglie gli scritti dell’ex «oligarca».Gli articoli segnano la volontà di partecipare attivamente alla vita del paese, analizzandone vizi e problemi. Proprietà e libertà, scritto mentre era in atto lo smantellamento della Yukos, ne ripercorre la vicenda e chiarisce i rapporti tra interessi e potere. La serie Svolta a sinistra - tre articoli, pubblicati tra il 2005 e il 2008, che hanno provocato reazionicontrastanti - presenta un ambizioso programma di riforme per la Russia, con profonde riflessioni sui concetti di proprietà privata e liberalismo. La Russia attende un tribunale indipendente e Generazione M richiamano Dmitrij Medvedev alle responsabilità che egli si è assunto come successore di Putin: garantire un potere giudiziario indipendente e stabilire un’agenda seria per la modernizzazione del paese.La corrispondenza con alcuni grandi scrittori russi - Boris Akunin, Boris Strugackij e Ljudmila Ulickaja - assume un tono più personale, un bilancio dell’esistenza - dagli anni della militanza giovanile alle privatizzazioni, dal ruolo di oligarca/filantropo alla condizione attuale - in cui l’uomo Chodorkovskij sottolinea i «vantaggi» della prigionia, che può «rendere liberi».Le interviste affrontano diversi temi e mettono a fuoco molti aspetti della personalità e dell’azione di Chodorkovskij.Percorre queste pagine una strabiliante lucidità e capacità di lettura degli eventi, non solo interni alla Russia ma che interessano il mondo intero.

Michail ChodorkovskijLa mia lotta per la libertà

Un uomo solo contro il regime di PutinArticoli, dialoghi, interviste

Michail C

hodorkovskij La mia lotta per la libertà

michail chodorkovskij (Mosca 1963), una laurea in ingegneria chimica e successivi studi di economia e giurisprudenza, negli anni ottanta ha militato nel Komsomol, Unione comunista della Gioventù. Nel decennio successivo è stato protagonista dell’era delle privatizzazioni in Russia. Artefice della strepitosa ascesa di quello che diverrà il colosso petrolifero Yukos, è tra gli uomini più ricchi al mondo quando, il 25 ottobre 2003, viene arrestato all’aeroporto di Novosibirsk con l’accusa di frode fiscale. Dopo una prima condanna, giunto quasi al termine della pena, nel dicembre 2010 è stato nuovamente condannato alla reclusione fino al 2017. Attualmente è detenuto a Segeža, in Carelia. Il 31 maggio 2011 la Corte europea dei diritti dell’uomo, pur non riconoscendo la natura politica del processo, ha evidenziato gravi violazioni dei diritti fondamentali nell’arresto e nella detenzione di Chodorkovskij. Autore di numerosi articoli e di interventi apparsi sulla stampa russa e internazionale, dall’agosto 2011 racconta la vita e le condizioni dei detenuti per il settimanale russo «The New Times».

Gli scritti dell’«oligarca ribelle», l’uomo che ha osato sfidare Vladimir Putin

«Non sono l’uomo ideale, ma l’uomo dell’idea. Come chiunque altro non amo vivere in carcere e non vorrei morire qui. Ma se necessario, non avrò esitazioni. La mia fede mi costa la vita» Michail Chodorkovskij

«Come Aleksandr Solženicyn e Andrej Sacharov prima di lui, Chodorkovskij funge da coscienza di un’epoca» Richard Sakwa, The TiMeS LiTeRaRy SUPPLeMenT

In copertina: foto © Denis Sinyakov/Reuters.

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È diventato un simbolo della lotta per la libertà nella Russia di Putin: non solo la sua personale ma quella di un intero paese. Ex magnate alla guida del colosso petrolifero Yukos, Michail Chodorkovskij dal 2003 si trova in carcere, imprigionato con l’accusa di frode fiscale. Due lunghi processi, altrettante contestate condanne e la detenzione in Siberia non ne hanno però fiaccato lo spirito. Dalla prigionia ha continuato a scrivere e a lanciare messaggi capaci di incidere profondamente sulla vita politica russa e di imporre il suo caso all’attenzione dell’opinione pubblica europea e mondiale. Questo libro raccoglie gli scritti dell’ex «oligarca».Gli articoli segnano la volontà di partecipare attivamente alla vita del paese, analizzandone vizi e problemi. Proprietà e libertà, scritto mentre era in atto lo smantellamento della Yukos, ne ripercorre la vicenda e chiarisce i rapporti tra interessi e potere. La serie Svolta a sinistra - tre articoli, pubblicati tra il 2005 e il 2008, che hanno provocato reazionicontrastanti - presenta un ambizioso programma di riforme per la Russia, con profonde riflessioni sui concetti di proprietà privata e liberalismo. La Russia attende un tribunale indipendente e Generazione M richiamano Dmitrij Medvedev alle responsabilità che egli si è assunto come successore di Putin: garantire un potere giudiziario indipendente e stabilire un’agenda seria per la modernizzazione del paese.La corrispondenza con alcuni grandi scrittori russi - Boris Akunin, Boris Strugackij e Ljudmila Ulickaja - assume un tono più personale, un bilancio dell’esistenza - dagli anni della militanza giovanile alle privatizzazioni, dal ruolo di oligarca/filantropo alla condizione attuale - in cui l’uomo Chodorkovskij sottolinea i «vantaggi» della prigionia, che può «rendere liberi».Le interviste affrontano diversi temi e mettono a fuoco molti aspetti della personalità e dell’azione di Chodorkovskij.Percorre queste pagine una strabiliante lucidità e capacità di lettura degli eventi, non solo interni alla Russia ma che interessano il mondo intero.

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michail chodorkovskij (Mosca 1963), una laurea in ingegneria chimica e successivi studi di economia e giurisprudenza, negli anni ottanta ha militato nel Komsomol, Unione comunista della Gioventù. Nel decennio successivo è stato protagonista dell’era delle privatizzazioni in Russia. Artefice della strepitosa ascesa di quello che diverrà il colosso petrolifero Yukos, è tra gli uomini più ricchi al mondo quando, il 25 ottobre 2003, viene arrestato all’aeroporto di Novosibirsk con l’accusa di frode fiscale. Dopo una prima condanna, giunto quasi al termine della pena, nel dicembre 2010 è stato nuovamente condannato alla reclusione fino al 2017. Attualmente è detenuto a Segeža, in Carelia. Il 31 maggio 2011 la Corte europea dei diritti dell’uomo, pur non riconoscendo la natura politica del processo, ha evidenziato gravi violazioni dei diritti fondamentali nell’arresto e nella detenzione di Chodorkovskij. Autore di numerosi articoli e di interventi apparsi sulla stampa russa e internazionale, dall’agosto 2011 racconta la vita e le condizioni dei detenuti per il settimanale russo «The New Times».

Gli scritti dell’«oligarca ribelle», l’uomo che ha osato sfidare Vladimir Putin

«Non sono l’uomo ideale, ma l’uomo dell’idea. Come chiunque altro non amo vivere in carcere e non vorrei morire qui. Ma se necessario, non avrò esitazioni. La mia fede mi costa la vita» Michail Chodorkovskij

«Come Aleksandr Solženicyn e Andrej Sacharov prima di lui, Chodorkovskij funge da coscienza di un’epoca» Richard Sakwa, The TiMeS LiTeRaRy SUPPLeMenT

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È diventato un simbolo della lotta per la libertà nella Russia di Putin: non solo la sua personale ma quella di un intero paese. Ex magnate alla guida del colosso petrolifero Yukos, Michail Chodorkovskij dal 2003 si trova in carcere, imprigionato con l’accusa di frode fiscale. Due lunghi processi, altrettante contestate condanne e la detenzione in Siberia non ne hanno però fiaccato lo spirito. Dalla prigionia ha continuato a scrivere e a lanciare messaggi capaci di incidere profondamente sulla vita politica russa e di imporre il suo caso all’attenzione dell’opinione pubblica europea e mondiale. Questo libro raccoglie gli scritti dell’ex «oligarca».Gli articoli segnano la volontà di partecipare attivamente alla vita del paese, analizzandone vizi e problemi. Proprietà e libertà, scritto mentre era in atto lo smantellamento della Yukos, ne ripercorre la vicenda e chiarisce i rapporti tra interessi e potere. La serie Svolta a sinistra - tre articoli, pubblicati tra il 2005 e il 2008, che hanno provocato reazionicontrastanti - presenta un ambizioso programma di riforme per la Russia, con profonde riflessioni sui concetti di proprietà privata e liberalismo. La Russia attende un tribunale indipendente e Generazione M richiamano Dmitrij Medvedev alle responsabilità che egli si è assunto come successore di Putin: garantire un potere giudiziario indipendente e stabilire un’agenda seria per la modernizzazione del paese.La corrispondenza con alcuni grandi scrittori russi - Boris Akunin, Boris Strugackij e Ljudmila Ulickaja - assume un tono più personale, un bilancio dell’esistenza - dagli anni della militanza giovanile alle privatizzazioni, dal ruolo di oligarca/filantropo alla condizione attuale - in cui l’uomo Chodorkovskij sottolinea i «vantaggi» della prigionia, che può «rendere liberi».Le interviste affrontano diversi temi e mettono a fuoco molti aspetti della personalità e dell’azione di Chodorkovskij.Percorre queste pagine una strabiliante lucidità e capacità di lettura degli eventi, non solo interni alla Russia ma che interessano il mondo intero.

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michail chodorkovskij (Mosca 1963), una laurea in ingegneria chimica e successivi studi di economia e giurisprudenza, negli anni ottanta ha militato nel Komsomol, Unione comunista della Gioventù. Nel decennio successivo è stato protagonista dell’era delle privatizzazioni in Russia. Artefice della strepitosa ascesa di quello che diverrà il colosso petrolifero Yukos, è tra gli uomini più ricchi al mondo quando, il 25 ottobre 2003, viene arrestato all’aeroporto di Novosibirsk con l’accusa di frode fiscale. Dopo una prima condanna, giunto quasi al termine della pena, nel dicembre 2010 è stato nuovamente condannato alla reclusione fino al 2017. Attualmente è detenuto a Segeža, in Carelia. Il 31 maggio 2011 la Corte europea dei diritti dell’uomo, pur non riconoscendo la natura politica del processo, ha evidenziato gravi violazioni dei diritti fondamentali nell’arresto e nella detenzione di Chodorkovskij. Autore di numerosi articoli e di interventi apparsi sulla stampa russa e internazionale, dall’agosto 2011 racconta la vita e le condizioni dei detenuti per il settimanale russo «The New Times».

Gli scritti dell’«oligarca ribelle», l’uomo che ha osato sfidare Vladimir Putin

«Non sono l’uomo ideale, ma l’uomo dell’idea. Come chiunque altro non amo vivere in carcere e non vorrei morire qui. Ma se necessario, non avrò esitazioni. La mia fede mi costa la vita» Michail Chodorkovskij

«Come Aleksandr Solženicyn e Andrej Sacharov prima di lui, Chodorkovskij funge da coscienza di un’epoca» Richard Sakwa, The TiMeS LiTeRaRy SUPPLeMenT

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Titolo originale Статьи. Диалоги. Интервью

Copyright © 2010 by Mikhail Khodorkovsky/MBK IP Limited

Published by arrangement with ELKOST Intl. Literary Agency

The Author asserts the moral right to be identified as the Author of this work.

Traduzione dal russo e cura del testo di Giulia Marcucci

© 2012 by Marsilio Editori® s.p.a. in VeneziaPrima edizione digitale 2012ISBN 978-88-317-3319-9www.marsilioeditori.itebook@marsilioeditori.itQuest'opera è protetta dalla Legge sul diritto d'autore.È vietata ogni duplicazione, anche parziale, non autorizzata

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Michail Borisovič Chodorkovskij nasce a Mosca il 26 giugno del 1963 in una famiglia modesta. I genitori, Boris e Marina, sono entram-bi ingegneri. Seguendo le loro orme, Michail studia ingegneria chimi-ca all’Università Dmitrij Mendeleev e si laurea nel 1986. In seguito frequenta l’istituto Plechanov, prestigiosa scuola russa di economia, e alcuni corsi alla facoltà di giurisprudenza di Mosca. Insieme a quel-la che diverrà la sua prima moglie è membro dell’Unione comunista della Gioventù, Komsomol. Nel 1987 è a capo di uno dei centri della Creatività tecnico-scientifica della Gioventù – strutture in cui veniva incentivata la ricerca scientifica e la vita delle istituzioni nazionali –, tramite cui conduce ricerche di mercato e favorisce l’introduzione delle nuove tecnologie.

Nel 1989, insieme ad alcuni soci, fonda una delle prime banche commerciali in Russia, più tardi nota come Menatep. Le banche stata-li non pagano interessi e Chodorkovskij promuove una campagna per convincere i cittadini russi a depositare le somme di denaro che tengono in casa, offrendo un titolo nominale Menatep a interessi vantaggiosi. Menatep accresce così il suo attivo. Dopo la fine dell’Unione Sovietica, nel 1991 la Federazione Russa si trova a dover modernizzare e rende-re competitive le industrie di stato. Gli anni novanta vedono quindi l’inizio delle privatizzazioni. Nel 1994 il consiglio di amministrazione della Menatep decide di diversificare le proprie attività dando vita al gruppo Rosprom, che gestisce la transizione dal modello sovietico al libero mercato di più di cento grandi soggetti. Tra le varie acquisizioni vi sono la Apatit – azienda statale produttrice di fertilizzanti che oggi è

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una delle maggiori al mondo – e nel 1995 il 33 per cento della Yukos, società petrolifera fondata nel 1993 dal governo, seconda per grandez-za e prima per riserve petrolifere, a rischio bancarotta; il pacchetto di controllo resta in mani statali. Tra il 1996 e il 1997 il gruppo Menatep, diventato una holding, ne acquisirà la maggioranza. Nel 1996 Cho-dorkovskij sostiene la campagna elettorale di Boris El’cin e nel 1999 il partito liberale Jabloko.

Con altri azionisti Yukos, a fine 2001 Chodorkovskij costituisce la fondazione Otkrytaja Rossija (Russia aperta) per «lo sviluppo del po-tenziale intellettuale del popolo russo e il potenziamento della società civile», che aprirà sedi in cinquanta regioni della Russia.

Il 19 febbraio 2003, durante l’incontro del presidente Vladimir Pu-tin con gli industriali al Cremlino (di cui alcune scene furono trasmesse in televisione), nel suo intervento dedicato alla corruzione nella cerchia di Putin Chodorkovskij porta come esempio la controversa acquisizio-ne da parte della Rosneft’ della produttrice di petrolio Severnaja Neft’. Putin considera l’intervento di Chodorkovskij come una pubblica sfida. Nel corso del 2003 Chodorkovskij intensifica il suo sostegno a numero-si gruppi politici, tra cui Jabloko e il Partito comunista.

Il 19 giugno 2003 le autorità giudiziarie arrestano uno dei respon-sabili della sicurezza Yukos, Aleksej Pičugin, con l’accusa di omicidio e tentato omicidio, allo scopo di far capire a Chodorkovskij che è stata dichiarata guerra a lui e alla sua società; il dipendente sarà tenuto in ostaggio per costringerlo a rivelazioni sui dirigenti Yukos.

Il 2 luglio 2003 viene arrestato anche Platon Lebedev – grande ami-co e partner di Chodorkovskij, direttore della holding gruppo Menatep, titolare del pacchetto di controllo della Yukos Spa – con accuse relative alla privatizzazione della Apatit, risalente a dieci anni prima.

Nonostante i numerosi avvertimenti e i consigli di lasciare il paese, Chodorkovskij dichiara apertamente che preferirebbe essere un prigio-niero politico piuttosto che un esule politico. Continua a viaggiare per le regioni della Russia tenendo incontri e conferenze e intervenendo pubblicamente a sostegno dello sviluppo della società civile. Nel corso di uno di tali viaggi, il 25 ottobre 2003 Chodorkovskij viene arresta-to all’aeroporto di Novosibirsk mentre si trova a bordo del suo aereo privato. All’epoca era stato indicato dalla classifica di «Forbes» come il ventiseiesimo uomo più ricco del mondo, con un patrimonio personale stimato in torno ai quindici miliardi di dollari.

Dopo aver subito due processi, attualmente sta scontando la pena detentiva a Segeža, in Carelia.

Sposato in seconde nozze, ha quattro figli.

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La storia giudiziaria

Nel 2003 le accuse contro Chodorkovskij e Lebedev sono di frode, appropriazione indebita ed evasione fiscale. La maggior parte di esse non riguarda la Yukos, ma le presunte irregolarità nella privatizzazione della Apatit. Successivamente, applicando nuove leggi in modo retroat-tivo, l’accusa coinvolgerà anche la gestione della vicenda Yukos.

Le autorità rallentano le indagini in tutti i modi e il periodo di carcerazione iniziale previsto viene prolungato più volte anche senza un pronunciamento della Corte in tal senso. Il primo processo si è conclu-so il 31 maggio 2005 con il verdetto del tribunale di Meščanskij, che ha riconosciuto Chodorkovskij e Lebedev colpevoli di quasi tutti i reati contestati, condannandoli a nove anni di reclusione (ridotti a otto anni in appello).

Il giorno della sentenza l’ufficio del procuratore generale fa sapere che contro i due sono aperte nuove inchieste: Chodorkovskij e Lebe-dev vengono sospettati di appropriazione indebita di tutto il petrolio prodotto dalla Yukos negli anni 1998-2003 e di riciclaggio del denaro proveniente dalla vendita del petrolio.

Le autorità statali procedono intanto all’espropriazione dei patrimo-ni di Chodorkovskij, di Lebedev e della Yukos.

Nuove accuse sono state mosse contro i due nel febbraio 2007, quando, secondo la legge russa, avrebbero potuto usufruire della libertà condizionata, avendo già scontato metà della condanna a otto anni, dal momento che dopo l’arresto nel 2003 erano rimasti in carcere per tutto il periodo del primo processo, fino al 2005. Nel frattempo la Yukos è stata costretta al fallimento forzato e le partite attive della società sono state trasferite alla Rosneft’.

Il secondo processo, cominciato nel marzo 2009 presso il tribunale Chamovničeskij di Mosca, si è concluso nel dicembre 2010 con una condanna a un totale di quattordici anni di prigione, ridotti poi a tredi-ci in appello, nel maggio 2011.

Ancora prima che la sentenza fosse pronunciata dal tribunale, il pri-mo ministro Vladimir Putin è intervenuto per l’ennesima volta pub-blicamente su questo caso giudiziario. Il 16 dicembre 2010, durante il suo discorso di fine anno ai cittadini russi, Putin ha dichiarato che le colpe di Chodorkovskij erano state provate nel corso del processo e che l’imputato sarebbe dovuto rimanere in prigione. Osservatori di tutto il mondo hanno ampiamente criticato il processo, e la difesa ha addirit-tura affermato l’impossibilità per Chodorkovskij e Lebedev di avere un giusto processo anche a causa delle dirette pressioni sui giudici da parte delle autorità governative.

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Dopo la sentenza Chodorkovskij ha dichiarato: «Io e Lebedev siamo la dimostrazione pratica che non si può fare affidamento sui tribunali per proteggersi dai funzionari del governo in Russia. […] Ma noi non abbiamo perso la speranza e non dovranno farlo neanche i nostri amici».

Il 24 maggio 2011 il tribunale di Mosca si è riunito per decidere sulla richiesta d’appello presentata da Chodorkovskij e Lebedev contro la sentenza del 31 dicembre 2010. La Corte ha respinto la richiesta suscitando diverse reazioni e commenti da più parti, tra cui il portavoce di stato americano, Mark Toner, che ha dichiarato: «La decisione di negare l’appello a Chodorkovskij e Lebedev rafforza i nostri timori sulle gravi violazioni nel processo e sull’uso del sistema giudiziario per scopi impropri».

Chodorkovskij e Lebedev hanno presentato più istanze alla Corte europea dei diritti dell’uomo, sostenendo di aver subito violazioni dei propri diritti durante i due processi e nel lungo periodo di detenzione preventiva. Il 31 maggio 2011 la Corte europea per i diritti dell’uo-mo si è pronunciata sulla prima istanza, presentata da Chodorkovskij nel febbraio 2004 in merito alle irregolarità sul suo arresto e sulla sua detenzione durante le indagini e il processo 2003-2005. La Corte ha rilevato gravi violazioni della Convenzione per i Diritti dell’uomo da parte della Federazione Russa, condannandola a pagare i danni morali a Chodorkovskij. Allo stesso tempo, la Corte non ha riconosciuto la na-tura «politica» dell’arresto di Chodorkovskij per insufficienza di prove.

La Corte europea per i diritti dell’uomo sta esaminando altre istanze presentate da Chodorkovskij e Lebedev, compresa quella che riguarda la violazione dei loro diritti per quanto attiene ai termini di preparazione e conduzione del secondo processo.

la detenzione

Dalla metà di ottobre del 2005 al dicembre 2006 Chodorkovskij e Lebedev hanno scontato la pena rispettivamente nella colonia penale di Krasnokamensk FGU IK-10, nella Siberia dell’Est, e di Charp 0G 98/3, nel circolo polare artico. Dal dicembre 2006 fino al trasferimento a Mo-sca per rispondere delle nuove accuse (2008), Chodorkovskij e Lebedev sono rimasti a Čita, Siberia, nella struttura di detenzione preventiva n. 1 (IZ-75/1), in contrasto con le disposizioni di legge russe per cui le indagini devono svolgersi nella regione in cui sono stati commessi i crimini presunti. Chodorkovskij e Lebedev sono stati prima trasferiti a Čita e solo dopo sono state notificate le accuse contro di loro. In tal modo, gli investigatori hanno potuto designare Čita come sede delle

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indagini. Nonostante ciò, tutte le decisioni in merito al caso venivano prese a Mosca. Il periodo di detenzione preventiva è stato prolungato per più di due anni, prima a Čita e successivamente – dal febbraio 2009 al 2011, in attesa del secondo processo – presso la struttura di Matros-skaja Tišina, a Mosca.

Nel giugno 2011 Chodorkovskij è stato trasferito nella colonia pe-nale di Segeža (FBU IR-7), in Carelia. La colonia sorge sulla riva ovest del lago Vygozero, sulla rotta del canale mar Bianco-mar Baltico, il cosid-detto Belomorkanal, costruito tra il 1930 e il 1933 sfruttando la forza lavoro dei prigionieri dei gulag, per abbreviare il tragitto da Leningrado ad Archangel’sk.

Platon Lebedev si trova nella colonia penale 14 di Velsk, nella vicina regione di Archangel’sk. Entrambi sono stati assegnati a un regime di lavori forzati.

La vicenda Yukos

Parallelo alle vicende giudiziarie di Chodorkovskij e Lebedev è lo smantellamento della compagnia Yukos. Quando Chodorkovskij e so-ci ne acquisiscono un’importante quota, essa produce mezzo milione di barili di petrolio al giorno. Chodorkovskij e Lebedev migliorano la produttività impiegando manager professionisti, ingaggiando una lotta alla corruzione, introducendo i principi contabili statunitensi (Us Ga-ap - Generally Accepted Accounting Principles) e adottando standard occidentali nella gestione delle imprese. Il costo a barile viene ridotto e la produzione cresce. Yukos conoscerà una graduale ascesa e nel 2001 verrà quotata alle borse di New York, Londra e Francoforte. Quando Chodorkovskij viene arrestato, nel 2003, Yukos fornisce il 17 per cen-to del petrolio grezzo proveniente dalla Federazione Russa, è una delle maggiori contribuenti in Russia e si è guadagnata lo status di «prediletta del mercato», compagnia preferita dagli investitori occidentali per la sua trasparenza e i metodi di gestione, molto simili a quelli occidentali. È in corso l’invasione dell’Iraq quando Yukos annuncia l’acquisizione di Sibneft, altra grande società petrolifera russa: la vicenda si trascina dal 1998 e l’affare, ancora incerto in aprile, a giugno è concluso.

Nel 2003 il gruppo Menatep, che possiede la maggioranza di Yukos, avvia anche i negoziati con ExxonMobil e Chevron Texaco, interessate ad acquisire un consistente pacchetto azionario di Yukos. Tali trattative avrebbero avuto lo scopo di creare la più grande compagnia energetica al mondo.

La Yukos, come più grande contribuente del paese, era sottoposta

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a controlli costanti e accurati. I bilanci erano certificati dalla società di revisione Price Waterhouse Coopers e, durante tutto questo periodo, venivano approvati e più volte revisionati dalle autorità tributarie rus-se. Dopo l’arresto di Chodorkovskij la misura dell’evasione contestata per gli anni 2000-2004 nei confronti della sua società ha continuato a salire gradualmente fino all’astronomica cifra di oltre 30 milioni di dollari di tasse da saldare. Cifra che superava tutti i proventi della Yukos dalla vendita del petrolio e prodotti petroliferi per lo stesso periodo. Tutto ciò è potuto avvenire applicando in maniera retroattiva nuove norme fiscali. La Yukos avrebbe poi avuto solo pochi giorni di tempo per saldare l’enorme debito inventato. Il tribunale di Mosca ha inoltre congelato i beni della Yukos. Si è trattato di una vera e propria offensiva che ha messo in ginocchio la compagnia soggetta, per l’intervento e la costante pressione del potere politico russo, a continue perdite in borsa e alla ripetuta sospensione del titolo per eccesso di ribasso del prezzo delle azioni.

La Yukos è stata gradualmente smantellata, a partire dal sequestro della Yuganskneftegaz, da cui dipendeva il 60 per cento delle estrazioni del gruppo, messa all’asta nel dicembre 2004, nonostante Yukos avesse chiesto di poter vendere le partecipazioni in Sibnet, da poco acquisite e che avrebbero consentito di pagare il debito senza perdere la parte fondamentale del proprio business. La vincitrice dell’asta fu la fino ad allora sconosciuta Baikal Finance Group. L’asta «scandalo» venne de-nunciata dal consigliere economico del Cremlino, Andrej Illarionov, che si dimise per protesta. Poco dopo, il colosso di stato Rosneft’ avreb-be acquistato Baikal Finance Group. Nel giugno 2006 viene presentato dalla Yukos un piano di ristrutturazione che le avrebbe consentito di estinguere i debiti. Respinto il piano, viene dichiarata bancarotta, deci-sione confermata dal tribunale di Mosca il 1° agosto 2006. I beni rima-nenti di Yukos vengono messi in vendita e pagati dagli acquirenti a un prezzo di gran lunga inferiore a quello di mercato. Gli azionisti Yukos non hanno mai ricevuto alcun indennizzo dalle autorità russe.

Il sostegno nazionale e internazionale

Sia in Russia sia in altri paesi associazioni e soggetti attivi nel campo dei diritti umani e personalità di rilievo hanno fatto sentire la loro voce opponendosi all’arresto di Chodorkovskij e Lebedev e a quella che è stata ritenuta una persecuzione politica.

Ai loro casi si sono aggiunti quelli di dirigenti e impiegati della Yu-kos, tra cui Vasilij Aleksanjan, deceduto nell’ottobre 2011, vicepresi-

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dente della Yukos per le questioni legali, arrestato nell’aprile 2006 con l’accusa di appropriazione indebita, riciclaggio di denaro ed evasione fiscale. Malato di cancro e Aids, Aleksanjan è stato rilasciato su cauzione solo nel 2009, dopo una lunga battaglia per ottenere le cure dovute, che ha visto lo stesso Chodorkovskij impegnarsi in uno sciopero della fame. Svetlana Bachmina, legale della Yukos, arrestata nel 2004, condannata nel 2006 per evasione fiscale e appropriazione indebita; madre di tre figli, uno dei quali dato alla luce in un centro di detenzione di Mosca, il tribunale le ha negato fino all’aprile del 2009 la sospensione condi-zionale della pena, nonostante, secondo la legge russa, avesse diritto alla scarcerazione anticipata. Una mobilitazione imponente – circa 84 mila firme alla petizione per chiederne la scarcerazione – e l’intervento diret-to di Michail Gorbačev hanno reso possibile il suo rilascio.

In tutto il mondo è stata espressa viva preoccupazione in merito al caso Chodorkovskij, per ciò che esso rivela sullo stato della democrazia, del rispetto dei diritti e del sistema giudiziario nella Federazione Russa. Molte organizzazioni per i diritti umani in Russia hanno riconosciuto a Chodorkovskij lo status di prigioniero politico e invitato i gruppi analoghi all’estero a fare altrettanto. Definendolo tale, nel giugno 2010 il premio Nobel per la Pace Elie Wiesel ha lanciato una campagna per liberare Chodorkovskij.

All’assemblea generale dell’Onu del settembre 2011, ex detenuti politici, dissidenti, vittime di torture, persecuzioni e repressioni, com-battenti per la libertà, la democrazia e la dignità di tutti gli esseri umani hanno chiesto di sospendere la Russia dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, citando il caso Chodorkovskij come prova delle violazioni sistematiche di tali diritti in Russia.

Una lettera aperta è giunta al presidente Dmitrij Medvedev dalle associazioni statunitensi per i diritti umani e, in precedenza, una lette-ra simile era stata firmata da Amnesty International, Freedom House, Human Rights First, Human Rights Watch, The International League for Human Rights, The Jacob Blaustein Institute e The Lantos Founda-tion for Human Rights and Justice. Nel maggio 2011 Amnesty Interna-tional ha riconosciuto a Chodorkovskij lo status di «detenuto politico».

Nell’ottobre 2009 circa mille persone hanno assistito a Lipsia a un concerto del violinista Gidon Kremer – che ha eseguito la sinfonia del noto compositore contemporaneo Arno Pärt – dedicato a Chodorkov-skij e Lebedev e finalizzato alla sensibilizzazione sul tema dei prigionieri politici in Russia; i proventi sono andati al liceo Podmoskovnyj, opera benefica fondata da Chodorkovskij. Dopo quel primo concerto Pärt, insieme a musicisti noti in tutto il mondo – Evghenij Kisin, Marta Argherikh e Misha Majskij –, ha presentato la Sinfonia n. 4, dichiara-

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tamente ispirata a Chodorkovskij, in tutta Europa. Il 5 luglio 2011 si è tenuto a Strasburgo il concerto di beneficenza MusicaLiberat, orga-nizzato in collaborazione con numerose associazioni per i diritti umani, dedicato a Chodorkovskij e Lebedev.

Il parlamento italiano, così come già fatto da altri paesi europei, nel 2009 ha votato a favore di una mozione concernente iniziative per il rispetto dei diritti umani e del diritto di difesa in Russia, chiedendo di attivare tutti i canali diplomatici perché venga fatta chiarezza sul caso Chodorkovskij.

L’impegno per la Russia

Prima di essere arrestato, Chodorkovskij era noto per la sua attività di filantropo. Nel raccontare l’inizio della sua corrispondenza con l’ex oligarca, la scrittrice Ljudmila Ulickaja ha dichiarato nel maggio 2011: «Chodorkovskij è un personaggio da romanzo, è un essere umano estre-mamente interessante, soprattutto per la sua evoluzione. È intelligente, brillante. Ho cominciato a scrivergli sollecitata dal mio amico Boris Akunin. All’inizio non sapevo bene che cosa dirgli, non lo conoscevo di persona, anche se nei miei viaggi nella provincia russa avevo visto in molti luoghi i segni delle sue opere di beneficenza. Chodorkovskij aveva preso su di sé tutto il programma di supporto alla cultura che prima arrivava da Soros. Non si trattava solo di cultura, ma anche di prigioni, orfanotrofi, luoghi di detenzione per minorenni. […] insomma tutte cose che avrebbe dovuto fare lo stato».

Anche dalla prigionia Chodorkovskij ha continuato a far sentire la sua voce con interviste e articoli sui maggiori quotidiani nazionali – tra cui «Vedomosti» – e internazionali – «The Guardian», «International Herald Tribune» –, tramite i quali ha denunciato la corruzione e so-stenuto alcune importanti proposte, che vanno nella direzione di una graduale maggiore democratizzazione delle istituzioni russe, di una riforma giudiziaria e di un radicale cambiamento della società civile. Dal carcere scrive regolarmente di temi legati alla società, alla politica e all’economia russe.

Ha intrattenuto una fitta corrispondenza – in parte contenuta in questo volume – con alcuni scrittori russi, tra cui Boris Akunin, Boris Strugackij e Ljudmila Ulickaja. Insieme a quest’ultima, proprio per le lettere scambiatesi mentre Chodorkovskij si trovava a Čita, ha ricevuto un premio letterario dal quotidiano russo «Znamja».

Collabora con la testata russa «The New Times», per cui descrive la vita da detenuto e racconta le storie dei compagni di prigionia.

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Questa raccolta di scritti è stata pubblicata in Russia nel 2010, con il titolo Articoli.Dialoghi.Interviste. Il volume è stato presentato a Mosca il 20 gennaio 2011 alla presenza di alcuni personaggi con cui Chodor-kovskij ha dialogato attraverso le lettere e gli scritti durante la prigionia, tra cui Ljudmila Ulickaja, Boris Akunin e Boris Strugackij. La versione tedesca (BriefeausdemGefaengnis, Lettere dalla prigione) è stata pre-sentata a Berlino il 26 maggio 2010 dal ministro della Giustizia tedesco Sabine Leutheusser-Schnarrenberger, che in quell’occasione ha espresso il suo sostegno a Chodorkovskij.

Del febbraio 2011 è il documentario Khodorkovsky, del regista te-desco Cyril Tuschi. Presentato al Festival di Berlino nell’ottobre 2011, contiene una lunga intervista a Chodorkovskij realizzata durante la pausa di un’udienza attraverso il vetro blindato della gabbia (nota come l’«acquario») dalla quale il detenuto politico numero 1 in Russia ha se-guito il suo processo durante quasi due anni. È l’unica intervista video dal suo arresto nel 2003. Per raccogliere le testimonianze di amici, col-leghi e compagni di prigionia, e ricostruire la storia di Chodorkovskij, Tuschi si è recato a Mosca, Londra, in Israele e in Siberia. A New York ha incontrato il figlio dell’ex oligarca, Pavel.

Protagonista di un’intensa attività filantropica, Chodorkovskij ha concretizzato il suo impegno nel sociale in diversi modi, primo tra tut-ti l’introduzione del concetto di responsabilità sociale delle impre se in Russia. Otkrytaja Rossija, prima di cessare le attività per ordine del go-verno nel 2006, sosteneva numerosi progetti e sovvenzionava in tutto il paese varie iniziative in più campi, dall’istruzione alla scienza, dallo sviluppo culturale a quello della società civile russa.

Nel 1994 Chodorkovskij ha fondato il liceo Podmoskovnyj, che garantisce un’istruzione a centotrenta ragazzi privi di mezzi, fornendo loro gli strumenti per accedere al livello di preparazione necessario a frequentare l’università. Provenienti da tutto il paese, gli studenti sono orfani, figli di soldati, vittime del terrorismo, tra cui alcuni dei bambi-ni scampati al massacro di Beslan. Dall’arresto di Chodorkovskij, per scoraggiare dal frequentare il liceo Podmoskovnyj le autorità hanno sot-toposto le famiglie dei ragazzi che vi studiano a imponenti accertamen-ti tributari. Eloquente la testimonianza del direttore del liceo, Evgenij Travin, che qui riportiamo.

Il liceo-collegio Podmoskovnyj è stato fondato nel 1994 su iniziativa di Michail Chodorkovskij come progetto di beneficenza Yukos volto all’istruzione.

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La missione del liceo è di aiutare gratuitamente bambini che ap-partengono a gruppi socialmente emarginati di differenti regioni russe, e precisamente bambini orfani affidati a parenti e bambini di famiglie numerose in cui si occupa dell’educazione dei figli un genitore solo. Inoltre, dal suo primo giorno il liceo è frequentato dai figli degli agenti della polizia di confine in servizio nelle zone dei conflitti militari locali e anche da quei bambini che hanno vissuto l’incubo degli attacchi ter-roristici (teatro Nord-Ost, Beslan).

In quindici anni di vita nel liceo hanno studiato circa quattrocento bambini, in centoquaranta hanno terminato l’undicesima classe 1, fra questi trentacinque hanno ricevuto una medaglia per merito.

Una grande maggioranza dei diplomati continua gli studi nelle uni-versità oppure si inserisce con successo nella vita lavorativa.

Oggi nel liceo si contano centottanta bambini di quaranta regioni russe. Cinquantasette di questi sono orfani e bambini senza l’assisten-za dei genitori; venticinque sono ex ostaggi di Beslan; trentadue sono figli di militari, personale del Servizio federale di sicurezza (Fsb) e del Ministero degli Affari interni (Mvd): i loro genitori operano nei «punti caldi» del paese; inoltre, ci sono i bambini di famiglie con molti figli.

Il liceo ha una licenza statale (AANº001810) del 4 febbraio 2009, rilasciata dal Servizio federale di sorveglianza nella sfera dell’istruzione e della scienza (Rosobrnadzor), con il diritto di svolgere attività formati-va; inoltre, ha ottenuto il certificato d’accreditamento statale Nº148765 del 9 aprile 2007 da parte del Ministero dell’Istruzione della regione di Mosca.

Nel liceo sono state create condizioni uniche d’istruzione, formazio-ne e permanenza che permettono ai bambini di raggiungere un livello concorrenziale d’istruzione e di poter continuare gli studi al termine del liceo presso istituti di livello universitario. Ma la cosa principale è che crescono qui meritevoli cittadini della nuova Russia.

Nel liceo possono studiare bambini dalla quinta alla nona classe secondo programmi di istruzione generale, e adolescenti nelle classi decima e undicesima secondo programmi di livello superiore. Duran-te l’undicesima classe vengono organizzati approfondimenti di lingua russa, matematica, fisica, storia ed educazione civica come preparazione universitaria.

1 In Russia, il sistema scolastico è strutturato dalla prima all’undicesima classe. La scuola primaria dura quattro anni. Con la nona classe termina l’istruzione secon-daria di primo grado (licei, ginnasi, scuole d’istruzione generale). Se si terminano le due restanti classi – decima e undicesima – si ha diritto di accedere all’università.

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Ogni anno gli alunni più dotati vincono le olimpiadi scolastiche di differenti livelli.

Nel liceo è presente un sistema avanzato di istruzione complemen-tare: balletto, musica vocale, orchestra di jazz, disegno, teatro, fotogra-fia, video, sezione di calcio, basket, pallavolo, sci, nuoto; sono inoltre attive sezioni d’orientamento turistico e di studio militare applicato, il gruppo «Mani d’oro», «Fatto a mano». Gli studenti dotati dal punto di vista artistico hanno la possibilità di frequentare i programmi della sezione di musica e coreografia della scuola d’arte.

Ai collettivi del liceo sono stati assegnati diplomi e titoli di vincitori del concorso internazionale «Piccole stelle del Cremlino», del festival russo «Nuovi nomi», dei concorsi regionali «Renna d’argento», «L’usi-gnolo del quartiere Odincovskij» e del concorso delle orchestre di jazz.

Secondo i risultati dell’istruzione e gli indici dell’esame di stato unificato (Ege), il liceo è uno dei migliori istituti di formazione della regione di Mosca.

Nel 2009, su diciassette diplomati quattro hanno ricevuto la me-daglia d’oro e uno quella d’argento, sono stati ammessi in prestigiose università di Mosca e della Federazione Russa quali l’università stata-le di Mosca (Mgu), l’università chimico-tecnologica Gubkin (Rchtu), l’università tecnica Bauman (Mvtu), l’istituto russo di proprietà statale, il politecnico di Tomsk, l’università di medicina di Novosibirsk, l’uni-versità regionale di Mosca e altre ancora.

Il liceo è dotato di una struttura moderna composta da una scuola con duecentoquaranta posti, otto cottage dove vivono tre o quattro stu-denti per stanza, complesso sportivo (stadio, sala fitness, piscina e due sale attrezzi), punto medico, un blocco per le attività complementari (aula magna, lezioni di ballo, disegno, pittura, una struttura per ma-nifestazioni e cerimonie, aule per le lezioni di gruppo); sono attivi due corsi di computer e un internet point per comunicare con il mondo virtuale.

Gli allievi del liceo ricevono ogni giorno cinque pasti che garanti-scono loro una dieta equilibrata, inoltre una divisa e abiti sportivi. Agli orfani vengono forniti abiti e scarpe in quantità maggiori.

Poiché la maggior parte degli studenti soffre di problemi di salute, nel liceo viene data particolare importanza alla prevenzione delle ma-lattie. Il punto medico ha la licenza N LO-5001000255 del 25 giugno 2008, ricevuta dal Ministero della Salute della regione di Mosca, ed è fornito delle più moderne attrezzature. Ci sono studi medici, dentistici, di fisioterapia, farmacie, tre corsie per i bambini ammalati, un box per le malattie infettive, una camera di sale, apparecchi per la correzione della vista e così via.

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Lavorano qui cinque pediatri, due fisioterapiste, un dentista, una dietologa, due infermiere. Ogni anno tutti i bambini vengono sotto-posti a una visita medica approfondita e sulla base dei risultati ottenuti vengono stabiliti percorsi individuali di cura e procedure sanitarie.

Il collettivo didattico del liceo è formato da quadri altamente qua-lificati di insegnanti ed educatori. Numerosi esperti ritengono che nel liceo vi siano condizioni uniche ed efficaci per l’istruzione dei bambini.

Ogni attività del liceo è gratuita ed è finanziata dalle donazioni di persone fisiche e giuridiche.

Sitografia

Khodorkovsky & Lebedev Communications Center (http://www.khodorkovskycenter.com/)

Press Centre for Defense Attorneys of Mikhail Khodorkovsky and Platon Lebedev (http://www.old.khodorkovsky.info/)

Associazione Memorial Italia (http://www.memorialitalia.it/)

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LA MIA LOTTA PER LA LIBERTà

…vi auguro ogni bene. Non datevi pena.Sto semplicemente compiendo un lungoviaggiodi lavoro,conpiùprecisioneprestoservizio nell’esercito della Russia democra­tica.Lopensodavvero,nonstoscherzando.Nonèpoicosìdiverso.Vivogliobene,baci.Vostrofiglio.

Mia cara, adorata mamma!Tanti auguridibuoncompleanno!…Riguardati…Nondevisoloaspettarmi,bensìaiutarmiarico­struirequantoèstatodistruttoinquestian­ni.Contosudite.Tivogliobene,baci.Tuofiglio.

Dalle lettere ai genitori

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Laddove non diversamente ed esplicitamente indicato, le note si intendono redatte dal traduttore.

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