La donna e il lavoro - INAIL

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La donna e il lavoro Concorso Nazionale ANMIL di Poesia Donne e Poesia La Commissione Giudicatrice del Concorso Le illustrazioni INAIL Anmil Indice delle poesie: Titolo Autore Prefazione Rosaria Lo Russo NINA ALLE OLIVE Pina Trovarelli LA VITA È BELLA Giuseppina Cicatiello DESTINO DI DONNA Rachele Mirai IL CERCHIO Rosaria Anedda SENZA VOCE Maria Pia Aprilini LA PICCOLA CONTADINA Adele Arata OTTO DI MARZO Nicola Bacocchia IN MORTE DI UNA RACCOGLITRICE Paolo Bassani LETTERA ALLA MAESTRA Paolo Bassani LA FEMMENE CHE FATIJE Maria Rita Berardi DONNA Franca Bernabei ENZA Raffaela Bruschetta E COSÌ SCORRE LA VITA Anna Calossi RINCORRERE IL TEMPO Anna Calossi CARNE VIVA Francesco Camerino IL TUO CARICO GRAVE Andrea Candeago AD ANNA Rino Carbonai COME NACQUE LA FESTA DELLA DONNA Rino Carbonai DI CHI È LA SCOPA? Luana Cardarilli

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La donna e il lavoro

• Concorso Nazionale ANMIL di Poesia • Donne e Poesia • La Commissione Giudicatrice del Concorso • Le illustrazioni • INAIL • Anmil

Indice delle poesie: Titolo Autore Prefazione Rosaria Lo Russo

NINA ALLE OLIVE Pina Trovarelli

LA VITA È BELLA Giuseppina Cicatiello

DESTINO DI DONNA Rachele Mirai

IL CERCHIO Rosaria Anedda

SENZA VOCE Maria Pia Aprilini

LA PICCOLA CONTADINA Adele Arata

OTTO DI MARZO Nicola Bacocchia

IN MORTE DI UNA RACCOGLITRICE Paolo Bassani

LETTERA ALLA MAESTRA Paolo Bassani

LA FEMMENE CHE FATIJE Maria Rita Berardi

DONNA Franca Bernabei

ENZA Raffaela Bruschetta

E COSÌ SCORRE LA VITA Anna Calossi

RINCORRERE IL TEMPO Anna Calossi

CARNE VIVA Francesco Camerino

IL TUO CARICO GRAVE Andrea Candeago

AD ANNA Rino Carbonai

COME NACQUE LA FESTA DELLA DONNA Rino Carbonai

DI CHI È LA SCOPA? Luana Cardarilli

UNA PRIMITIVA SORTE Massimo Carullo

UN GIORNO COME ALTRI Massimo Carullo

CHE FATICA STA FATICA Anna Maria Casassa

EMBRIONE CARTELLINO Matteo Cava

DONNE DEL SUD Albino Cece

UN GIORNO D'OTTOBRE ASSOLATO Patrizia Cimarra

L'ACROBATA Patrizia Cimarra

LA PAROLA Barbara Codevico

ENNOD Francesca Cortesi

DONNA Rosita D'Alessio

LA DONNA E IL LAVORO FEMMINILE Tiziana De Felice

LA SARTA Daniela Emmi

LA DONNA ED IL LAVORO FEMMINILE (1) Fiorella Ficorilli

LA DONNA ED IL LAVORO FEMMINILE (2) Fiorella Ficorilli

LA DONNA NEL LAVORO Giancarlo Franchi

SERA Concetta Fusco

L'ANGELO DEL FOCOLARE Stella Gigli

LE SUE ILLUSIONI Anna Grenzi

CON LE TUE GRANDI MANI Margherita Lo Tito

COLLOCAMENTO Anna Luches

NOTTE INFINITA Monica Marchetti

MANI DI DONNA Grazia Maria Mari

LA MIA VITA Marisa Martarelli

SOGNI INFRANTI Irma Martinelli

L'EREDITA' Adriana Mascanzoni

PROPONIMENTI Mimma Mauri

LA BRACCIANTE E L'AMICA Nullo Mazzesi

LA SPIGOLATRICE Nullo Mazzesi

POESIA DONNA AL LAVORO Carla Mussi

POESIA DONNA AL LAVORO (versi liberi in poesia e prosa) Carla Mussi

8 DI MARZO (ballata per le donne di Cervia) Carlo Nava

SENZA TITOLO Roberto Nicolini

SENZA TITOLO Sonia Paglia

SULLA RIVA Marina Paiani

DONNA POETA Amerigo Panaiotti

RICORDI Carla Paoletti

CARLOTTA E LE ALTRE Chiara Passarella

LA DONNA E IL LAVORO DELLA SICILIA Maria Stella Patamisi

LA DONNA E IL SUO LAVORO Maria Stella Patamisi

DONNA CHE TI ALZI AL MATTINO Mario Pavan

LA SERPARA Antonio Pelagalli

UN GIORNO AL CALL CENTER Francesca Pellegrino

MIA NONNA RACCONTA Barbara Pellegrino

LE ROSE DI BRESCIA Rina Pirani

SENZA TITOLO Rosellina Pisani

LA DONNA SANTA Carlo Prosperi

LUCIA, LA MIA MAMMA (nata nel 1900) Maria Reduce

RUOLI DI DONNA Angela Riva

CRONACA DI POVERI GIORNI Paolo Sangiovanni

IERI, OGGI Nilvano Sbrana

DEA KALÌ Gilda Scognamiglio

L'OPERAIA Sahara Scopetani

PENSIERO AD UNA MAMMA METALMECCANICA Cristina Strona

AL MERCATINO DI BELGRADO Luca Trepiedi

DUE RIGHE IN CRONACA Michele Troianello

UNA STORIA ROSA Paola Trotto

IL VALORE DONNA Livio Ulian

"ENDURING FREEDOM" Gabriella Valentini

LE TUE MANI Lido Vanni

BALLATA DI DONNA SOLA Antonella Vannucchi

LA DONNA E IL LAVORO FEMMINILE Pietro Vassallo

LAVORO FEMMINILE Dina Vichi Fabbrizi

RAGAZZA MADRE Laura Zilio

IL CERCHIO

Rosaria Anedda

Nel camminare con fare silenzioso s'odono lievi passi lenti tra le pareti d'una casa addormentata Un pensiero nel cuore e l'uscio socchiudi il sonno dei cari tu vai a vegliare Rimbocchi...carezze Ricopri...con baci capelli di seta Lo sguardo vigile l'ordine regna riposan sereni Lesta è la notte al chiarore del dì cominci il lavoro ed al desinare: profumi di buono con ansia e premura attendi il ritorno Che delusione! Son spesso rimbrotti brontolii e mugugni il tuo lavoro a nulla è servito Con fare scherzoso attenui ogni ira riprendi il lavoro non c'è sacrificio sorridi felice Quando la vita volge al tramonto lungo i fianchi cadono le stanche tue braccia Vuota è la casa non c'è più "daffare" inutile siedi son mute le mura Guardi le mani dai mestieri segnate dove cadono gocce amare di pianto Quale gioia se ti vengon a trovare riprendi il lavoro non senti fatica Instancabile cuore di donna capace d'amore silente.

"Donne e poesia"

Basta prendere in mano qualsiasi antologia o storia della poesia del Novecento italiano per rendersi conto che le voci femminili sono poche e isolate. Solo negli ultimi tempi, successivi alla stagione del femminismo, sempre più spesso nomi di donne sono apparsi nei cataloghi degli editori di poesia. E in qualche caso -pensiamo ad esempio ad Ada Merini- sono frutto della testa, della sensibilità ed anche della sofferenza di una donna i contributi più nuovi e originali alla tradizione poetica nazionale. Così come balza subito agli occhi la marginalità e comunque l'edulcorazione del mondo del lavoro nei versi dei rari poeti che pur vi si sono dedicati. Per quello che riguarda il lavoro femminile, poi, siamo pressoché fermi al leopardiano "la donzelletta vien dalla campagna in sul calar del sole…". Tutto ciò appare francamente inspiegabile. E' singolare che lo strazio dell'amore perduto, la

sofferenza del soldato al fronte e il dolore della lontananza degli emigrati abbiano potuto ispirare canti e pagine memorabili, mentre lo strazio, la sofferenza e il dolore che hanno rappresentato la fatica del lavoro e la mancanza di lavoro per intere generazioni, sino ad anni recenti, non abbiano praticamente detto nulla a poeti pur grandi e ricchi di sensibilità. I tempi sono cambiati. Il progresso degli ultimi decenni ha determinato una maggiore presenza femminile in tutte le attività sociali, comprese quelle connesse al lavoro e alla cultura. E si deve anche dire che la cultura in genere e la poesia in particolare si sono scrollate definitivamente di dosso quel persistente filtro di romanticismo attraverso il quale veniva percepito e in qualche modo distorto il mondo del lavoro. Perciò ci è subito apparsa praticabile e utile questa iniziativa sia sul piano della sensibilizzazione al rapporto estremamente attuale e problematico fra donna e lavoro, sia su quello più propriamente letterario. I risultati concreti sono oggi sotto i nostri occhi, in queste pagine. Non è certamente il caso -e comunque non compete a noi- dare specifici giudizi di merito. Ma la varietà, la profondità e spesso l'originalità di questi apporti -nei temi e nei toni- costituiscono un passo in avanti rispetto alle omissioni e alle ipocrisie che hanno segnato nel tempo, anche nei tempi più vicini a noi, la conoscenza del reale rapporto fra donna e lavoro. E dobbiamo aggiungere che le specifiche caratteristiche ed esigenze formali della poesia ci paiono, in questo caso, perlopiù aver sottolineato ed evidenziato l'autenticità dei gesti e dei sentimenti descritti piuttosto che attenuarla o sublimarla. Non a caso. Questo volume non raccoglie, infatti, poesie scelte di pochi autori intellettualmente sofisticati. E' proprio la base di massa che si è voluto e si è ottenuto, con il bando di concorso che ha dato il via all'iniziativa, ad aver consentito, anche con la successiva selezione, l'acquisizione di apporti spontanei e autentici, spesso di significativa immediatezza. Perciò questo volume costituisce, a prescindere da qualsiasi altra considerazione specialistica, un documento di straordinaria sensibilizzazione e di utilità -sì, anche la poesia può essere utile, se è frutto non di mera tecnica letteraria ma di umana e diretta partecipazione agli aspetti concreti dell'essere donne e uomini in questo mondo- persino per chi deve operare, sul campo e nelle istituzioni, in materia di lavoro e di tutela dei rischi sul lavoro. L'Inail e l'Anmil stanno lavorando, ciascuno nel suo ruolo e ciascuno con i suoi strumenti ma sinergicamente, per una sempre maggiore diffusione nel Paese di una cultura della prevenzione degli incidenti sul lavoro. E una notevole mole di attività, servizi e strutture sono state mobilitate per l'individuazione, l'emersione e il superamento progressivo del "lavoro in nero", un settore dove regnano lo sfruttamento, salari da fame e totale mancanza di tutela, e dove purtroppo sono spesso proprio le donne le principali vittime. Recentemente inoltre anche il lavoro delle "casalinghe" è stato ricondotto all'interno delle attività assicurate e tutelate dando finalmente riconoscimento sociale e giuridico ad una funzione insostituibile. Facciamo nostro questo volume-documento con lo stesso spirito con cui applichiamo in termini avanzati le competenze affidateci dalla riforma delle normative sulla tutela, spesso dall'Inail stesso promosse. Anche e soprattutto la tutela delle donne che lavorano esige che, prima ancora che con la repressione, si operi con la prevenzione, con la cultura della prevenzione. E se il lavoro, come la vita, può e deve comprendere anche il momento "poetico", a maggior ragione deve e può prevederlo ogni azione mirata a migliorare le condizioni del lavoro.

Alberigo Ricciotti Direttore Generale INAIL

Pietro Mercandelli Presidente Anmil

"La Commissione Giudicatrice del Concorso"

Rosaria Lo Russo (poetessa) Paola Saluzzi (conduttrice televisiva) Marina Salamon (imprenditrice) Antonia Matarrese (giornalista) Amanda Sandrelli (attrice) Laura Caidominici (in rappresentanza del Gruppo di lavoro per le politiche femminili dell'ANMIL) Antonella Ninci (Presidente della Commissione Pari Opportunità dell'INAIL)

"Le illustrazioni"

Le illustrazioni di questo libro sono state ideate appositamente da Monica Incisa, illustratrice e umorista che vive e lavora a Roma , dove collabora alla pagina culturale del Messaggero. I suoi disegni sono apparsi sulla Repubblica, il New York Times, Il New York Review of Books, The Nation e numerose altre pubblicazioni americane. Ha illustrato una ventina di libri per bambini e per adulti e di alcuni di questi ha scritto anche il testo. I suoi lavori sono stati esposti a Roma e a New York.

A tutte loro il nostro ringraziamento per aver accettato di contribuire a divulgare la gravità del fenomeno infortunistico e a quanti hanno partecipato a questa nostra iniziativa sentiamo di dire che sicuramente anche il loro interessamento porterà ad un passo in avanti verso un lavoro dove il rispetto per le norme sulla prevenzione diventa una realtà non solo sulla carta.

Il Gruppo di lavoro per le politiche femminili dell'ANMIL:

Laura Caidominici (Perugia) Alessandra Caponi (Pistoia) Anna Di Carlo (Pescara) Claudia Gramendola (Vibo Valentia) Liviana Urbinati (Pesaro)

INAIL

L'INAIL, l'Istituto Nazionale per l'Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro, persegue i seguenti obiettivi: ridurre il fenomeno infortunistico, assicurare i lavoratori che svolgono attività a rischio, garantire il reinserimento nella vita lavorativa e sociale degli infortunati sul lavoro.

L'assicurazione, obbligatoria per tutti i datori di lavoro che occupano lavoratori dipendenti e parasubordinati, tutela il lavoratore contro i danni derivanti da infortuni e malattie professionali causati dall'attività lavorativa. L'assicurazione esonera il datore di lavoro dalla responsabilità civile conseguente ai danni subiti dai propri dipendenti.

La tutela nei confronti dei lavoratori, va dagli interventi di prevenzione nei luoghi di lavoro, alle prestazioni sanitarie ed economiche, alle cure, riabilitazione e reinserimento nella vita sociale e lavorativa. L'INAIL realizza inoltre iniziative mirate alla formazione e consulenza alle piccole e medie imprese in materia di prevenzione, al finanziamento delle imprese che investono in sicurezza, al monitoraggio in tempo reale dell'occupazione e degli infortuni.

Per saperne di più: 803 888 call-center

Servizio Superabile 800-810810 numero verde [email protected]

Anmil

L'Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi del Lavoro opera dal 1943 ed è attualmente riconosciuta come un Ente morale con personalità giuridica di diritto privato, cui è affidata, con D.P.R. 31 marzo 1979, la tutela e la rappresentanza di coloro che sono rimasti vittime di infortuni sul lavoro, delle vedove e degli orfani. Dal 1° maggio 1999 l'ANMIL è entrata nel Consiglio di Indirizzo e Vigilanza (CIV) dell'INAIL quale unico rappresentante degli invalidi del lavoro. Assiste e tutela moralmente gli invalidi del lavoro attraverso numerosi servizi e promuovendo iniziative tese a migliorare la legislazione in materia di infortuni sul lavoro e di reinserimento lavorativo e a sensibilizzare l'opinione pubblica su questi temi. L'ANMIL è diffusa in modo capillare sul territorio nazionale con: Sede Centrale a Roma, 21 Sedi regionali, 103 Sezioni provinciali, 200 Sottosezioni, 500 tra Delegazioni comunali e fiduciariati. L'ANMIL offre una serie di servizi gratuiti tra cui: ¸ consulenza legale generica e specialistica; ¸ consulenza medico-legale sui postumi dell'infortunio; ¸ patrocinio per questioni connesse al collocamento al lavoro; ¸ istruzione di pratiche in materia infortunistica, previdenziale ed assistenziale; ¸ rapporti con gli enti locali per l'erogazione di prestazioni legate all'invalidità; ¸ Numero Verde per l'assistenza tecnica in materia previdenziale 800.864173 attivo tutti i giorni feriali, dalle ore 10,00 alle ore 13.00; ¸ Numero Verde per il sostegno psicologico degli infortunati sul lavoro 800.275050 attivo il martedì, il mercoledì e il giovedì dalle ore 17.30 alle ore 20.30; Il periodico bimestrale "Obiettivo tutela - anmil", edito dall'Associazione, viene inviato, oltre che ai 430.000 iscritti all'ANMIL, anche ai parlamentari e ai principali referenti istituzionali dell'Associazione. www.anmil.it [email protected] Numero verde 800864173

Prefazione

di Rosaria Lo Russo

Chi vorrà avventurarsi fra le circa ottanta voci di cui qui si raccoglie testimonianza, non incontrerà occhi trasognati di oziose beatrici, ma mani, Mani di donna, grandi mani di madri e di nonne: sono loro a "mandare avanti il mondo", scrive Grazia Maria Mari. Simbolo di forza, tenacia, operosità inesausta, ma anche di cure amorevoli, le mani sono la parte del corpo più scritta in queste poesie, e non fa differenza se la parte dell'autore la fa una donna o un uomo. Tante poesie sono dedicate alla memoria bucolica della fattività della Nonna: le mani sono sua sineddoche, il modello operativo da imitare (l'Italia è ancora un paese matriarcale nella mentalità popolare).Le mani sono responsabili delle qualità femminili che i nostri poeti, coralmente, mettono in rilievo: la Pazienza, la Dedizione al Prossimo (si veda la bella poesia E così scorre la vita dell'infermiera e madre Anna Calossi), e non ultimo il valore marxiano della Libertà. Madri, operaie, infermiere, prostitute: della donna è al lavoro sempre la Carne viva (così suona il titolo del testo di Francesco Camerino); mani instancabili, carni abusate: purtroppo gli abusi sessuali sul posto di lavoro emergono spesso in queste poesie (si veda La donna e il lavoro della Sicilia di Maria Stella Patamisi); notti brevi accanto alle culle: il lavoro incide, tatua, modella, deforma il corpo della donna, lo assorbe, lo sfigura, lo trasforma, lo umilia. Lo minaccia di infortunio e deturpazione, o anche è semplicemente in gioco la decadenza della vecchiaia, sentita come triste tempo di un dopolavoro vissuto da un corpo svuotato, reso disutile dal tempo. E le mani diventano memoria. Queste sono poesie vissute dagli autori sulla propria pelle - nel vero senso della parola - o, per empatico traslato, sulla pelle dei cari che li hanno lasciati, e sono poesie che denunciano democraticamente quello stupro del tempo divorato dal lavoro, che diventa memoria, memoria che chiede risarcimento danni al tempo alienato alla terra o alla fabbrica o memoria che chiama nostalgicamente un tempo in cui il lavoro rendeva le mani e i corpi consunti e nodosi, ma anche appagati dal ritmo ancora umano della vita contadina. Forse l'idealizzazione 'poetica' del 'buon tempo che fu' è eccessiva in alcuni testi, ma queste poesie sono espressione di sentimenti individuali (o collettivi), non mirano all'avvedutezza stilistica; gli autori e le autrici 'non hanno studiato', come si suol borghesemente dire, partecipano di una cultura operaia. E ben venga allora, come diceva il grande poeta Giorgio Caproni cantando le gesta della madre operaia, "la rima in cuore e amore", se serve a raccontare emozioni autentiche e dolori accecanti. I moduli stilistici sono, a buon diritto, ingenui, elementari. La prosa si mescola al verso, oppure i versi si legano in rime grammaticali, le più orecchiabili: giusto, se lo scopo del canto è la memorabilità della testimonianza. E quando l'eccesso di semplicità dispiace, non si dimentichi che questa è l'idea di poesia incautamente diffusa dalla nostra scuola dell'obbligo. In quegli anni ci obbligano, nell'età del massimo apprendimento, ad imparare a memoria i falsi versi sentimentalistici e moralistici della deteriore poesia italiana minore di fine '800. E così, ahimè, chi si avventuri fra queste candide voci inciamperà molto spesso in rocambolesche apocopi e scolastiche elisioni! Ma qui il fattaccio stilistico ci può far gioco perché veicola efficacemente (in una sorta di parodia involontaria) la denuncia sociale o sottolinea la commozione, come se a parlare fosse una voce 'anticata' da cantastorie popolare. Si ascolti la voce proletaria di Carla Mussi: vox populi-vox Dei, i suoi deliri prosiritmici hanno la forza dei sermoni, delle prediche o delle improvvisazioni dei comici dell'Arte quattrocentesche. Lo pseudo moralismo stilistico diventa, per parodia e disperazione, moralità, autentica denuncia. Per l'autrice - e sottoscrivo - la Poesia è una Donna al Lavoro. Metafora delle metafore. Il suo pianto antico è un grido da madre brechtiana, uno sgrammaticato sproloquio fra Ruzante e Pasolini, se non fosse semplicemente il suo parlato (ma per il lettore poco importa: la letteratura è comunque Finzione). Allora solo un canto popolare, un urlo di femmina ferita: per Carla, nata non udente, "l'invocazione al canto della poesia è rimasto un sogno" (la poesia in Italia, purtroppo, è da sempre un lusso per pochi), un sogno che oggi con questa pubblicazione si avvera, e me ne compiaccio con la coraggiosa autrice. Il personaggio principale in questa raccolta è la Donna Sfinita: il tema più frequentato è la

faticosissima conciliabilità fra i ruoli sociofamiliari, soprattutto fra maternità (che resta per tutti gli autori il valore massimo, il Sommo Bene) e lavoro a tempo pieno. Fra affetti e fatica, figli e fabbrica, viene esaltata la caotica psicologia femminile del lieto e sgomento barcamenarsi. Buona la metafora dell'Acrobata di Patrizia Cimarra per sintetizzare il concetto: la vita della donna che lavora è una "gara col tempo", un tenero affanno. Concetta Fusco, quando viene Sera, spera "di essere riuscita/ a coniugare il pane con la vita/ vita che è amore e dedizione vita che è amore e passione/ per chi amo". E si veda anche Rincorrere il tempo di Anna Calossi, sul dramma delle madri che non possono crescere i propri figli, che devono delegare le cure materne ad estranei per non perdere il posto di lavoro. Tempo perduto che non ritornerà. La denuncia più chiara e sentita: le donne continuano a subire il disagio del doppio-triplo salto mortale dei ruoli esistenziali, disagio che continua a porle in condizione d'inferiorità rispetto agli uomini: "Il lavoro femminile per chi ha famiglia e prole/ è sempre stato doppio e senza sole", scrive Dina Vichi Fabbrizi. Come vedete c'è anche posto per l'ironia, nonostante tutto, e si legga, a tal riguardo la deliziosa poesiola di Tiziana De Felice. La donna che lavora è una figura che "dà tutto e non ha niente per sé". Questo motivo dominante è oggetto di rigurgiti nostalgico-vittimistici o di fervente protesta; i toni svariano dall'elegiaco all'invettiva, dalla lentezza al ritmo battente: la conquista dell'uguaglianza dei diritti e dei valori dell'emancipazione, nella vita moderna urbanizzata, comportano l'alienazione nei doppi-tripli ruoli e l'esito disumanizzante di una solitudine profonda, interiore, della lavoratrice che non ha tempo per sé, se non in una vecchiaia pensionata che non ha alcuna attrattiva. Per talune vale ancora il rifugio nella memoria storica della collettività del lavoro femminile contadino oppure nel valore della solidarietà espresso nel mito della festa dell'8 marzo. Laddove più nostalgici e lirici sono gli uomini, la cui memoria della Donna è più spesso ridotta a figura stilizzata, memore delle angelicazioni ossessive della poetica nostrana, piuttosto che di fatti vissuti in prima persona. E la Donna Poeta che "fa"? Qual'è - se c'è - il suo lavoro? Interessante la risposta che ci dà Amerigo Panaiotti: La Donna Poeta, anche se chissà perché così virilmente maiuscolata, esalta questo eterno "contrattempo/tra realtà e immaginazione", tra persona e ruoli. Duro lavoro svelare l'inganno che confonde le "pretestuose immagini sociali" attribuite alla donna, però da altri e non da lei, discostandola dalla sua "vera identità" (come rivela Paolo Sangiovanni in Cronaca di poveri giorni), negata perché ancora temuta. Allora alle 'donne che fanno' - e poesia significa'fare' in greco - auguriamo che continuino a remare verso il Tempo, contro il Tempo Tiranno, in controtempo, per affermare il proprio diritto-dovere di essere nel Tempo, e magari un giorno finalmente a tempo (e in tempo). Rosaria Lo Russo

1° classificato NINA ALLE OLIVE

Pina Trovarelli

Ha le dita intirizzite. Le ginocchia accartocciate. La schiena curva. Gli occhi che fissano la terra... Ma ha voglia di sognare. Per ogni chicco nero, ascolta il mare. Per ogni chicco verde, sente l'amore. Solo quando il suo cestino sarà colmo,

alzerà gli occhi per vedere il cielo.

2° classificato LA VITA E' BELLA!

Giuseppina Cicatiello

Ero una bambina di 10 anni. E già lavoravo come cameriera, però la vita mi sembrava bella. Sono diventata una adolescente continuando a lavorare (in fabbrica 12 ore al giorno) E la vita mi sembrava bella. Sono diventata una signorina e continuando a lavorare ho subito un infortunio piuttosto grave a questo punto ho dei dubbi, non sono più sicura. Se la vita è bella. Sono diventata una donna mi sono sposata sempre continuando a lavorare. E la vita mi sembrava ancora bella. Ho avuto due figli ero stanca. Ma questa volta non avevo dubbi. La vita era bellissima. Sono diventata una vedova con due bambini piccoli (mio marito è morto fulminato dalla corrente elettrica). A questo punto non sapevo più se valesse la pena, viverla questa vita. Sono passati gli anni i figli sono diventati grandi, ma mi sto ancora chiedendo se. La vita è bella! Comunque penso che valga la pena viverla questa vita.

3° classificato DESTINO DI DONNA

Rachele Mirai

Quando il fiore decise di spuntare su quell'angolo di terra non fu per caso. E quando crebbe e si aprì al sole, mostrando tutti i colori della sua bellezza, l'ombra capì. Era lì che l'ultimo respiro lasciò il posto all'infinito, esile respiro di donna dopo tanta vita d'affanno. L'alba non sapeva che svegliandola e consegnandola al giorno, non l'avrebbe rivista l'indomani. Un destino crudele spezzò il sottile filo di vita che lega alla morte. Destino di donna, di travaglio vestita, lontana dall'ozio e dall'ombra dell'oblio.

Portava fiera il fardello, mai china, e mai peso riuscirono a piegare. Ore, mesi, anni, di dignitoso lavoro. Maestosa avanzava nei tortuosi sentieri della vita. Coglieva e donava. Quando il fiore decise di spuntare su quell'angolo di terra, l'ombra capì. Era lei che era tornata.

SENZA VOCE

Maria Pia Aprilini

Guarda le mie mani: ho arato terra polverosa cotto mattoni di fango tessuto tappeti dai rozzi colori lavato i tuoi fratelli dal sangue di mille guerre Guardo le tue mani: sei nell'angolo della stanza, vicino al fuoco che non abbiamo mai acceso senza voce Farai quel che ho fatto io e prima ancora mia madre prima di me e ancora indietro fino alla prima madre Guardate le nostre mani: potremmo guidare il vento curare tutti i mali e dalle macerie costruire rifugi E solo allora senza voce saremo libere metallo naturale gioielli scintillanti.

LA PICCOLA CONTADINA

Adele Arata

A 12 anni si ammalò gravemente la mia mamma ed io senza nessuna imposizione, curai la mia mamma, che rimase ingessata per ben 4 anni. In casa avevo mio padre e due fratelli, cui accudire, fare da mangiare, impastare, ogni giorno fare il pane, ogni giorno, perché il pane della tessera non bastava; accudire e mungere la mucca, fare il formaggio e pure il sapone per poter lavare la biancheria; portare il latte in latteria e la verdura a vendere, per poter fare qualche soldo per comprare quello che mancava in casa. Tutto ciò per amore alla mia mamma, che a 16 anni mi mancò tanto!

OTTO DI MARZO

Nicola Bacocchia

Solo radici sotto quella terra, che la pioggia bagnava come pianto: radici sottoterra come morti. Solo paura è rimasta del rogo: un nuovo bosco sta su quella terra, ultimo figlio di antiche radici. Radici sotto terra come semi.

IN MORTE DI UNA RACCOGLITRICE

Paolo Bassani

La tua raccolta è finita. Sei caduta sul campo sotto la spietata croce d'un sole implacabile. Non hai trovato la pietà del buon Samaritano né l'aiuto del Cireneo. L'età del Cristo avevi e in cuore l'angoscia del Calvario; forse più, al pensiero dei bimbi che lasci. La tua morte - olocausto dell'altra Italia - non interessa ai media, soltanto due righe:

notizia stentata, stonata, da rimuovere in fretta per non turbare questo tempo frizzante di spiagge festanti e di luci psichedeliche: questa passerella di vacanze per reginette in concorso.

LETTERA ALLA MAESTRA

Paolo Bassani

Ho ritrovato tra le vecchie carte un mio quaderno delle elementari. L'ho aperto e come in sogno m'è apparsa la lieta stagione dei ricordi. Anche la vecchia penna e il calamaio voglio ritrovare: per scriverti oggi una lettera mai scritta dettatami dal cuore. "Cara maestra, in nome di quel tempo oggi ti voglio ricordare. Tu, paziente, m'insegnasti i verbi, le doppie, i numeri e mille cose ancora. Ma soprattutto ti voglio ringraziare perché tu fosti davvero maestra con l'esempio: come una guida m'indicasti la giusta strada della vita. Valori perenni mi porgesti: valori che innalzano l'uomo sulle cose. Così, giorno dopo giorno, m'insegnasti a leggere e a scrivere i segreti palpiti del cuore"

LA FEMMENE CHE FATIJE - LA DONNA CHE LAVORA

Maria Rita Berardi

Che le pòzzene ambenne A chi dice ca li fammene Nella vita so agevolate Picchè lu destine jà riservate N'esistenza di mollezze Tra le sarte e li saloni di bellezze E che passene l'esistenza Tra le serate di beneficenza, la parrucchiera, la modista, lu gioiellere e lu callista. Chi dice sti cavolate Significa che nà mai faticate, nin consce che crepe di fatije. Pe badà a la casa, lu lavore e li fijie, s'lza quando spunte lu sole, pe purtà li bardisce a la scole dope na corsa chi lu vattacore pe raggiunge lu poste di lavore a chi lu poche tempe ci avanze a da fa la spesa e priparà lu pranze. E la domeniche la povera lavoratrice La passe a fa lu cariche della lavatrice Dopo pulisce la casa e stire Senza n'attime di respire. Pi mè ad ogni femmina che lavora j'attucchesse di diritte na medaglia d'ore Non solo, ma pe riconoscimente i'avessere fa pure nu monumente.

LA DONNA CHE LAVORA Che lo possano ammazzare chi dice che le donne nella vita sono agevolate perché il destino ha riservato loro una esistenza di mollezze tra le sarte ed i saloni di bellezza E che passano l'esistenza tra le serate di beneficenza la parrucchiera, la modista, il gioielliere e la manicure. Chi dice queste stupidaggini significa che non ha mai lavorato Non conosce chi crepa di lavoro. Per badare alla casa, al lavoro ed ai figli si alza quando spunta il sole per portare i bambini a scuola dopo una corsa con il batticuore

per raggiungere il posto di lavoro ed in quel poco tempo che resta Deve fare la spesa e preparare il pranzo. E la domenica la povera lavoratrice la passa a fare il carico della lavatrice, dopo pulisce la casa e stira senza un attimo di respiro. Per me ad ogni donna che lavora spetterebbe di diritto una medaglia d'oro. Non solo, ma per riconoscenza, le dovrebbero fare anche un monumento.

DONNA

Franca Bernabe

Estraniarsi e perdersi nei pensieri quando ancora una garrula luce rischiara la stanza. E rimanere li' sulla seggiola accartocciata con dentro un mondo di desideri che giorno dopo giorno perdono d'importanza. Ed è triste pensare che hai dato tutto e non hai più niente per te. E intanto qualcuno ti chiede di ieri di quando occorreva tempo e pazienza. E così vai nei dintorni dei tuoi pensieri restando fedele alla tua coerenza.

ENZA

Raffaela Bruschetta

Scivola tra clangore di macchine la mia vita filettata a passo ridotto E' melagrana

di rossi semi fitti ed uguali il mio tempo Ma inattesa cala oggi sulle mie mani fosca nebbia emiplagica E' tempo d'andare Cigola il mio cuore come giù il vecchio portone Stridon le tempie frizioni consunte Gina grida Mara piange e mi bacia No non stillate olio compagne nei miei ingranaggi La cinghia con l'albero più non dialoga Sono Ofelia nell'acqua calma distesa Amleto sereno che alla morte non chiede contratto indeterminato Solo il silenzio delle domeniche.

E COSI' SCORRE LA VITA

Anna Calossi

Indosso la veste, le calze, le scarpe, appendo i problemi che porto da casa, adesso son pronta per affrontare quel grande ospedale Inizio il mio turno, affronto decisa quei volti malati, gli sguardi velati, rivolti al declino, con occhi smarriti che cercano un forse un filo di luce Speranze esaudite, speranze fallite, "da Lei" che ha sempre più sete ed avidamente dal calice beve un'anima persa Ed io sono lì, che affronto il dolore di un cuore spezzato, un ricordo finito, e mentre la vita continua in corsia, rifletto sull'eterno sonno Un filo di voce adesso mi chiama,

riprende il carrello e via per le stanze, fra flebo iniezioni, pomate e poi trasfusioni, la testa mi scoppia Scheletriche mani mi toccano il volto, in cerca di un niente, di un tutto, un sorriso, un soffio d'amore L'orario è finito, fra risa e lamenti, saluto i colleghi, saluto i malati, ritorno da Te più ricco o più vuota Arriva il momento del grande silenzio e la mia anima sempre si chiede, avrò fatto del bene?

RINCORRERE IL TEMPO

Anna Calossi

Mi agita il sonno, aspetto lo squillo arriva lo sento, la mano io stendo, in cerca di te mio piccolo amore, adesso ti lascio e poi ti ritrovo che dormi di nuovo Il giorno passa ed io non ti vedo, ma sento il lamento di piccoli strilli in cerca di me che sono al lavoro Il cuore mi duole io perdo di te il tuo tempo migliore Perdona piccino, la mamma è lontana, ma spesso ti pensa, ti chiama, ti ama Un senso di colpa spesso mi assale, ma devo lavorare e perdere il gioco, il sorriso, il passo di un bimbo che cresce lontano da me Avessi potuto, avessi capito, non ti avrei ceduto in mani di nonni, di tate, di altri, ma stretto al mio cuore, al mio fianco ti avrei Il bimbo è cresciuto ed io sono vecchia, libera e sola, vorrei cercare di recuperare, ma il tempo che fu non tornerà più

CARNE VIVA

Francesco Camerino

Non ci sono applausi Né sorrisi

Per chi recita La sua parte di vita Sulla strada Soltanto polvere e sudore Carne viva Venduta e comprata Ma che importa E' la recita di strada Che conta E' la storia eterna Di corpi senz'anima Sempre la stessa Cantata sulle tavole Dei teatri di strada Dalla voce silente Di donne perdute Che il vento pietoso Carezza passando

IL TUO CARICO GRAVE

Andrea Candeago

Ti vedo rientrare madre alla sera col tuo carico grave di preoccupazioni per i torti inflitti, gli abusi subiti a fatica celati, per chiudere fuori quel lavoro da casa per impedire a quel bimbo l'osservar quell'orrore affinché egli possa continuare a sognare.

Menzione speciale - AD ANNA

Rino Carbonai

Anche te Anna tu sei brava e buona tu svolgi il tuo lavoro con coscienza non ti senti né serva e né padrona perché hai qualcosa in più d'intelligenza. Io non ti ho visto mai un giorno arrabbiata

tu fai di tutto con tanta pazienza per far questo lavoro sembri nata ti assista la divina provvidenza. Ti scaldi quella fiamma come brace e ti tenga lontana da ogni male nella famiglia tua regni la pace gradisci i miei saluti e buon Natale.

COME NACQUE LA FESTA DELLA DONNA

Rino Carbonai

Dovete ringraziar l'illuminismo di quelle che si misero alla testa riunite tutte in segno di protesta contro lo sfruttamento e lo schiavismo. Quell'eroine dissero ci pesta stanche di lavorar quattordici ore incrociaron le braccia e quel datore fu costretto ad abbassare un po' la cresta. Le stesse nobilissime signore illuminate e con la mente desta s'imposero a quello sfruttatore e l'otto marzo nacque la loro festa.

DI CHI E' LA SCOPA?

Luana Cardarilli

mamma m'ha detto che a me la scopa non me la compra - - e perché non te la compra?- - perché io sono un maschio - - e che vuol dire? - - vuol dire che io ho il pisellino - - anche io ho il pisellino - - no tu non hai niente io ho le costruzioni perché da grande farò l'ingegnere ...costruirò ponti e grattacieli, tu hai le bambole perché da grande farai la mamma - - le mamme non sono solo mamme le mamme lavorano anche... e tra un sugo, una lavatrice e un biberon, andiamo sulla luna, curiamo i malati,

pilotiamo l'aereo e la metropolitana ed io da grande farò il Presidente della Repubblica. –

UNA PRIMITIVA SORTE

Massimo Carullo

Suona l'orologio, è tempo. Dimentica quel voluttuoso legame. Quella piacevole postura. Le comodità materiali della vita. Nel buio, rapida e leggera, ascolti il fruscio dei tuoi passi, senza far rumore, varchi la tua soglia. Dividi la tua anima in due parti, come nel momento di separarti dalla vita. La giornata, si è già impossessata di te. Dimentica il tuo nome, acquieta la tua lingua, dovrai identificarti con altre persone. Ti aspettano poche gioie, dovrai sopportare molte noie, molte tristezze. Ti sentirai straniera. Ripeti meccanicamente gli stessi gesti, ogni giorno, con silenziosa sottomissione. Al primo sguardo così poco complicati, in realtà, ardono tra le tue mani. Chi può accorrere in tuo soccorso. Allentare le tue redini. Placare la tua inquietudine. Rasserenare il tuo sguardo. Lenire i tuoi occhi arrossati. Alleviare il gonfiore delle tue mani. Sostenere le fatiche del tuo corpo. Vuoi elevarti sopra gli altri uomini, senza volerlo, ti chini alla loro autorità, convinta, della tua misteriosa predestinazione. Vedrai un tempo in cui le donne, raccoglieranno nelle loro mani, un potere inaudito. I loro sogni, e le loro fantasie, saranno per gli uomini legge indiscutibili.

UN GIORNO COME ALTRI

Massimo Carullo

La mattina si è presentata. Sono desta e già persuasa. L'alba, di un giorno come altri. Mi infilo in vettura, siamo in tanti. Nel traffico mi accodo, in fabbrica mi reco. Davanti l'armadietto io mi siedo. Apro lo sportello. Raccolgo tuta, scarpe, guanti e cappello. Vestita, con gli indumenti di protezione, parte la mia azione.

E' arrivata la chiamata. Premo, spingo, avvito, stringo, piego imballo. Volge al termine la giornata. Stanca, sulla via di casa, penso alla mia vita. Mi sento sollevata. Ho profuso un grande impegno. Rispetto, prevenzione e normativa, una giusta prospettiva. Angelo della mia sicurezza.

CHE FATICA STA FATICA

Anna Maria Casassa

E m'ô putive dicere, quann'ero piccerella, ch'a vita è troppo bella p'a passà a faticà. E invece, no! ...Ricuordate: sta ll'acqua 'ncopp' ffuoco st'attente p'é criature s'avessara brucià. ...Oi né, f'ambressa scetate ci' aspettano e cummare fa bellu tiempo fora avimm' j a lavà. ...M'arraccummanno, torna nun me fa prioccupà stu nnammurato tuojo t'avessa rispettà. A tengo mente ancora a voce 'e mamma mia diceva: "arrassusia, po', t'aggia fa 'nzurà". E m'ô putive dicere ca po', si mme 'nzuravo, comme vuò faticà, comme può penz'a tte, fujenno p' a fatica, fujenno pe' campà se n'à fujuta a vita ...comm'è fujuta 'a te.

EMBRIONE CARTELLINO

Matteo Cava

Così piccolo al tuo cospetto, la mia vita scorre lenta dentro calde coperte di liquido e placenta. Che non sia forse questo il tuo lavoro, Madre mia? nel tuo ventre d'amore della vita trovar la via L'essere unica partecipe della mia evoluzione divenire risultato di una risoluta decisione che un'arida azienda non capirà fino in fondo Negli affari impegnata a conquistare il mondo...

in libertà tu scegliesti il lavoro di madre felice il pancione mostrasti a mio padre. Nell'universo degli organi, io embrione di vita tu pronta là fuori a giocarti la partita Ma il datore infelice non accettò il tuo destino, per ore non timbrate con il cartellino. Pratica comune è una tombola che deciderà tra te e le tue colleghe chi avrà maternità... Nei tempi moderni non si accetta l'assenza di un capriccio scomodo come la necessaria degenza. Troppi mesi fuori ufficio, troppi giorni e a loro duole il tuo puro desiderio di creare una prole

DONNE DEL SUD

Albino Cece

Diserti il focolare, indossi i pantaloni, la divisa, vai a lavorare. Ad un mondo veloce dai la tua voce. Porti in grembo una vita che cresce; lavori per essa. Son passati i millenni, ma è sempre lo stesso. Sola, tu resti, stanca, accanto alla culla. Sola, tu resti, stanca, la sera, ad aspettare tuo figlio. Il papà, anch'esso, domani lavora: dorme. Sola, sfaccendi per casa e appronti la nuova generazione. La gelosia dell'uomo lentamente si spegne. Sola, tu resti, ormai vecchia, ad aspettare i nipoti.

UN GIORNO D'OTTOBRE ASSOLATO

Patrizia Cimarra

Un giorno d'ottobre assolato ormai lontano, solerte serena dei ragazzi del Centro, con amore e coraggio mi occupavo. Tra il gioco e l'esercizio era scorsa la mattina: l'ora di pranzo vicina. La morbida Arianna con me, insieme a Giorgione e Daniela la ciarliera, in attesa del pranzo. Quel pranzo… In agguato una brutta crisi. Arianna convulsa, all'improvviso sotto il tavolo. D'istinto la sollevo, da me sola. E mentre si riprende "Tii-ttaa" mi invoca, con lo sguardo mi cerca, indifesa. Io uno strappo, una fitta, un lamento. E da quel giorno un'altra divento… Mi resta nella mente l'immagine di quel suo sorriso innocente.

L'ACROBATA

Patrizia Cimarra

A te, che ogni mattina all'alba vai ad iniziare la giornata di fatica nella fabbrica tetra e rumorosa, che ti leva a poco a poco la vita. Polvere Umido Cottimo Calore

Eri fresca, forte, luminosa. Dieci anni son passati, due figli adorati e i pesi aumentati. Piatti Decori Smalti Caselle Veloci, efficienti, su belle… Non parlare Non fumare Non ti fermare Insieme a te, le altre Occhiaie Pallore Malanni Sudore Quattro confidenze tra una foglia e un fiore Segreti Mestrui Affanni Amore. E poi a casa tutta una gara col tempo. Anche qui, essere brava. Non era questo che lei voleva: fare l'acrobata da mattina a sera.

LA PAROLA

Barbara Codevico

Non una sola parola Hanno le donne Per dire fatica Ma mille: Fabbrica, ufficio, campo E casa, pane o attesa. Non una sola parola Hanno le donne Per dire lavoro Ma mille: Tempo, passione, dolore E gioia, impegno o energia. Io so che le donne Hanno i loro gesti E le loro parole Colori diversi per ogni sogno. Questo so di me E di ogni donna Che porta la rivoluzione La forza di ogni nuova parola. Questo so di me e delle mie parole Che sono diverse Da quelle dette Che sono mute Chiuse nel buio

Non una sola parola Ho nel cuore Ma mille Abbraccio forza sostegno Ma anche vita, vita soltanto.

ENNOD

Francesca Cortesi

Bambine treccioline Donne gonne Anziane campane Iniziaron le lotte "non riduceteci a questo" accorrevan a frotte "va a casa che poi ti pesto" Poi finalmente qualcuno ha capito e da qualche poltrona ha alzato il dito E per alcune il mondo è migliorato si è colorato, giocato, mostrato. Bambine vere Donne sincere Anziane non più austere Bambine scolare Donne pompiere Anziane non a filare Ma attenta che non è finito il mito delle donne dal volto che è schermito Donne per cui questo è il mondo sognato nel cuore usato, crepato, provato.

DONNA

Rosita D'Alessio

Ho visto fiorire il tuo volto, donna, quando nell'aria guardavi il tuo tempo dipinto d'aurora e ti stupivi. Ho visto il sole e la rugiada nei tuoi occhi, donna, quando cullata da un dolce canto gioivi e quando con la sciarada melensa della notte con le fresche albe, con i canti, con le illusioni e con le speranze, tu morivi. Ho visto le tue braccia lavorare come fossero alati rintocchi di una campana udita in una sera di maggio, donna;

svegliarti all'alba ed uscire nel giorno novello per recarti là dove le tue gonfie tasche avrebbero sfamato i tuoi figli. Ho visto compiere preghiere e recitare grazie, donna, dove l'odore acre dello zolfo e le carovane piene di pensiero, ti segnavano dentro. Ho visto le tue stanche membra adagiarsi sui morbidi muschi e accanto a quelle rose rosse che ardevano d'amore, per ogni petalo si compiva un desiderio e tu godevi donna. I tuoi languidi occhi, le tue braccia dolci e sincere, le tue tasche gonfie,la tua forza lamento e tristezza, gioia e dolore la tua chimera delizia arcana, ti porterà là dove gli incantesimi d'amore si poseranno finalmente su di te, donna così chiamata.

LA DONNA E IL LAVORO FEMMINILE

Tiziana De Felice

Tic, tac, tic, tac Oddio di già! Che sooonno uff.. Driin, ok...ok Caffèbambini rossetto; Bruum..bruumm... Non parte-scherziamo-sudata Rimmel (che cola); zitti! Zoom, zoom, zoom Rosso, acc...benzina (verde) Bene; cancellomaestrebaci ..è andata..ciao, ciao Tic, tic, tic (tacchi) (a spillo) Corsaguanti trafelata buongiorno Caffè 2, il capo tivuole; bene, no cioè male,..ffa.. CIRIBIRIBIN CHE BEL NASIN (portatile) Pronto? breafing, spesa, unghia rotta Dettersivolattecipolle (lacrime) Gnam, gnam, gnam Toast, caffè 3, cartelle, fila "amore ciao" parrucchiere Zoom zoom (di nuovo) peeh-peeh Trafficocaos, ciao tesori Cappottisciarpe quadernibravissimi! Sbam, sdeng, stung (pentolame) Lavatricerotta, oh noo,

buoni! Giuocate, spaghetti..acc.scotti Smack, smack, smack Amorecarezzemutuo (domani) Emicrania, ..che bello...! ZZZZZzzzzzzzzz...zz...

LA SARTA

Daniela Emmi

Con la testa china dal peso della vita intrecci sete preziose per le tue esigenti signore. In questa stanza odorosa di stoffa e vapore imbastisci il tuo tempo con gesto innato e preciso. Adagi sulla spalla stanca i bianchi fili che adornano come collane lucenti le tue pallide rughe e ti ferisci il caldo petto con aghi sottili e pungenti è sempre lo stesso raggio di luce che ti scalda la nuca e ti vede assopita scacciare il sonno. Dalle tue grosse mani secche cadevano spilli che raccoglievo con la magica calamita sotto il possente tavolo da lavoro. Scoprivo per incanto un segreto mondo di tesori nascosti: bottoni persi, aghi spezzati, sfilacci di stoffa, maliziose cerniere, capricciose perline, gesso pestato, polvere antica, maschi e femmine intrecciati nelle fessure del legno. Quando mi scontravo con le tue morbide gambe mi veniva d'accarezzare la tua timida sottana ma il tuo scostarti repentino mi risvegliava da un sogno che ancora profuma di te.

LA DONNA ED IL LAVORO FEMMINILE

Fiorella Ficorilli La donna può essere bella, brutta, garbata, ma ha il privilegio di essere amata perché ha un carisma in fondo al cuore, carico d'amore. Con eloquenza insegna a ogni bambino, beato è l'uomo che le stà vicino. Sa essere avvocato, insegnante, giornalista, di professioni c'è una lunga lista, ma ce ne è una che non è da meno; fare la mamma a tempo pieno.

LA DONNA ED IL LAVORO FEMMINILE (2)

Fiorella Ficorilli

Vorrebbero molto i datori di lavoro, dissentano, programmano tra loro, soffocando in un burca il sentimento, che una donna affronta ogni momento. Ella ha una vita programmata, lusinghiera, a volte amareggiata percorre la sua lunga via e di lavoro ha grande nostalgia. Anche se torna a casa stanca e si siede su una vecchia panca, si sente serena, realizzata, in questa vita di stenti, malandata. Emetto un appello in questa mia poesia un aiuto per la figlia mia... due fortune in una mano, la sua famiglia, ed un lavoro lontano vincendo un concorso come per magia, dopo lunghe attese, frenesia! dove ella lavora è ministero grazia e giustizia, ha avuto per miracolo la mia elencata lista dimenticavo; un mutuo da pagare, c'è una legge che la può aiutare? riavvicinarla al suo paese, la sua famiglia, le sue spese?

LA DONNA NEL LAVORO

Giancarlo Franchi

La donna, relegata tra i fornelli, Aveva, un dì, il peso della casa, Dava sé stessa per i suoi monelli, Obliosa delle gioie della vita... Non è stata capace la protesta, Naturalmente, a mutar la testa Agli uomini che sulla parità Non sentono ragioni: se la donna Emerge al punto d'essere additata La frase è sempre quella..."Gliel'ha data..." La donna, oggi, la cultura ostenta Al pari dei maschietti e non paventa: Vaglia come giocarsi la partita O, meglio, organizza la sua vita Regolando con grande sacrificio Ore per casa e ore per l'Ufficio... Si, l'uomo - un di - diceva che questa figlia d'Eva era fragile, imbelle: le figlie d'Eva d'oggi non sono, certo, quelle...!

SERA

Concetta Fusco

E' ancora sera e il mio cuore ancora una volta spera di essere riuscita a coniugare il pane con la vita vita che è amore e dedizione vita che è lavoro e passione per chi amo e che domani forse sarà lontano.

L'ANGELO DEL FOCOLARE

Stella Gigli

Dopo il lavoro, stanca, sfinita sul tram sono salita: ahimè! I posti erano tutti occupati da uomini forti e ben piazzati. Ad uno ad uno li ho fissati con ostinazione lesinando un po' di comprensione. Alla fine il più deciso fissandomi bene in viso "Mi dispiace cara signora ma la gialla mimosa all'uomo ha eguagliato la madre, la figlia e la sposa" Ha ragione! In piedi non mi resta che pensare alla cena da preparare, alla casa da pulire alla biancheria da stirare. Le donna con la parità han conquistato lavoro raddoppiato e chissà saranno poche o tante quelle che come me di agitare la mimosa sono stanche? Così mentre cerco di non crollare non posso fare a meno di vagheggiare la dopnna "angelo del focolare

LE SUE ILLUSIONI

Anna Grenzi

Rotto l'usuale silenzio l'innaturale brusio dei macchinari al lavoro dalle urla disperate delle altre attorno d'impeto accorse, mentre dell'accaduto ti si colmano gli occhi e si impregna la mente con lancinante dolore giù in fondo al cuore; in silenzio adesso sola nel vano tentativo di scuotere per sempre il ruggito dei ricordi

imprigionati, celati in quell'opificio dove ti operavi con passione, dedizione per quel futuro, le sue illusioni che paiono ora miseramente svanite.

CON LE TUE GRANDI MANI

Margherita Lo Tito

Le tue grandi mani rugose attraversano la fiamma - non si bruciano, nonna? - ho paura mentre ridi. guardo il fuoco. Maestosa avanzi per la ripida salita col fascio dei sarmenti sulla testa. Dritta con la mano alla cintola sembri una regina antica. Ora mi addormento felice sulle tue ginocchia ossute. chiudimi gli occhi, nonna. chiudimi gli occhi con le tue grandi mani.

COLLOCAMENTO

Anna Luches

L'attimo mi attende in calzoni da giocoliere mi chiama da lontano con lingue di seta Nel punto del silenzio equidistante sceglie con misura la sua spesa e bada a chè la buccia sia lucente Nel piatto di cartone una lacrima frantuma in mille lame Sono spirito paziente della virtù dei forti aspetto dita tra nodi rossi dei capelli Sono spirito debole tra unghie esangui perché il fuoco ha il sonno dei cristalli Sono ala addormentata fasciata in un foglio sotto bandi bianchi è dissolta la mia fede

NOTTE INFINITA

Monica Marchetti

Albeggia e la sveglia trilla o è il telefono dell'ufficio che squilla? Sogna o è desta? Si sveglia spesso con un gran mal di testa, non è sempre è così per fortuna ma è incostante come la luna. La donna si sa, per lei la giornata, non è come una spensierata passeggiata, a volte sembra non avere fine ma lei non si abbatte e ride quando vede il volto del suo bambino o immagina il nascitur repentino... La colazione, il pranzo prepara al suono di una musica rara, apparecchia, veste, pulisce ma ai suoi bisogni non sopperisce. E parte per il lavoro che al dì d'oggi vale più dell'oro, le ingiustizie sono all'ordine del giorno, assorbe ed ogni cupo pensier sparisce al suo ritorno. Mamma, moglie, lavoratrice, e a casa e il resto, e avvia la lavatrice non si ferma mai e ha energie per tutti e la casa sorride e dà i suoi frutti. Ma quante fatiche, sudate e corse infinite ed è un peccato sapere che non ci sono più vite, ma nella casa si ritaglia un po' di vita e i suoi sogni vagano nella notte infinita.

MANI DI DONNA

Grazia Maria Mari

Dai primordi lontani con estrema dolcezza la mano della madre è la prima carezza e poi lungo lavoro continuo, incessante leggero o faticoso umile o importante e con un tocco lieve il dolore è lenito

l'ammonimento dolce un compito finito. Tra famiglia, lavoro ed impegni più vari anche le incomprensioni degli affetti più cari. Se la voce tremante dell'età che non conta cerca appoggio o sostegno troverà sempre pronta all'aiuto materno nel penoso declino la mano generosa che allevierà il cammino. Grandi mani di donna con lavoro fecondo efficaci ed esperte mandano avanti il mondo.

LA MIA VITA

Marisa Martarelli

Suona la sveglia! E' l'alba di un nuovo giorno, si riparte. Là fuori, benessere, prestigio, potere contro difficoltà, sacrifici, incomprensioni e disagi. Mi sento morire. Ascolto, allora, il cuore: il suo calore è la mia luce. Mi impegno, in prima persona, con tanta pazienza e un pizzico di fantasia e sensibilità. La sera, stanchissima, chiudo la porta e mi guardo in giro: una casa da sistemare, i ragazzi e il marito che mi chiedono attenzioni. Un'onda di malessere, inquietudine, di nuovo, mi travolge. Ancora una volta la forza dell'amore, che ha l'allegria coinvolgente dei miei figli, lo sguardo amoroso del mio compagno, mi dà coraggio per un futuro migliore.

SOGNI INFRANTI

Irma Martinelli

Nei tuoi occhi splende il sole della strada, nelle tue mani tanta rabbia vorrebbe venire fuori e tu la nascondi. Sul tuo viso tanto cammino, tanti sorrisi, tante lacrime eppure brilla ancora il sole. Una borsa sulle spalle tutta la tua forza e poi tante parole dette in fretta ancora sorrisi costruiti apposta uno dietro l'altro, ma chi sorride per te? Mai il tempo di fermarti, mai il tempo per far riposare la tua mente stanca, mille pensieri cacciati via in fretta, forse tanta paura; ma tu sei forte e continui decisa per la tua strada. I tuoi sogni chiusi in quella borsa, che adesso è il tuo presente, sono tutti là uno dopo l'altro in ordine, in fondo non sono tanti irreali, sono solo piccoli desideri e sai già quanto amore potrebbe costarne uno solo. Una borsa sulle spalle tutta la tua forza, ancora un sorriso e ti ritrovi lì sulla tua strada. Tante parole, tanta gente e vorresti scappare, correre via, mentre il sole ti brilla negli occhi e una lacrima è sempre lì sospesa ma tu devi essere forte.

L'EREDITA'

Adriana Mascanzoni

A nove anni a lavorare già dovevo andare. Stringere i denti ed andare avanti, il dolore nel cuore, ma null'altro potevo fare. A sedici anni facevo la mondina, i piedi nell'acqua ed anche le mani e quelle degli uomini te li ritrovavi addosso. Proprio più non ne posso! A vent'anni, il lavoro in ospedale, la vita è dura, ma la strada è sicura. Quando mi fidanzai, i miei suoceri dissero: "Sposare un'infermiera, non è una donna seria". Per la miseria! Cos'altro posso fare se non lavorare.

Le donne vogliono votare ed i pantaloni indossare. I tempi sono duri e la vita sempre difficile per noi giovani donne. Quelle che verranno, forse faticare di meno potranno, perché la strada sarà stata levigata dai nostri passi e lucidata dai nostri pianti.

PROPONIMENTI

Mimma Mauri

Dividersi a pezzetti dividere il giorno a fette. Correre da un punto all'altro non sciupare il tempo. Correre al lavoro in famiglia al supermarket. Correre dal marito. Correre per i figli i genitori i gerani le lenzuola i surgelati il parrucchiere. Correre come il gatto (come il topo?). Sognare... Come il gatto riposare dormire - acciambellarsi. Essere una donna (ok, una vera donna). Essere una donna libera. Libera di - libera da. Libera di a da (in con su per tra fra)? Essere una signora (ok, una vera signora). Non fare nulla. Non pensare. Non sciupare il cervello. Essere amata-cocolata-riverita. Occuparsi di amori-sentimenti-eterne- - passioni. Come la principessa delle fiabe. Come la fanciulla sempre giovane e bella. Come la Lei dell'e vissero felici e contenti. NON PENSARE-NON PENSARE-NON PENSARE. Non sciupare il cervello. - FERMARE IL TEMPO - Diventare una mummia una statua... una statuina di sale.. (RICOMPORSI) Ricomporre i pezzetti -gli affetti-gli oggetti- i concetti-gli assetti-gli addetti-i bianchi colletti. Ricomporre la fatica:

centellinarla nella rubrica: farsela amica. Ricomporre il lavoro: farselo tesoro: prezioso come oro:

LA BRACCIANTE E L'AMICA

Nullo Mazzesi

Amica mia, tu mi conduci per la città che scotta. Lungo le vie profonde gonfie di palazzi al cielo. Amica mia, tu che mi stringi la mano, in questo alveare di termiti impazzite, sotto il mattone ibrido. Amica mia, la tua memoria è perduta il tuo presente è malato la febbre convulsa di potere ti ha lasciata orfana fra una marea di schiavi. Amica mia, la tua opulenza luccica brilla di metalli colorati, ma sempre duplicati incorniciati dall'uomo. Perdonami amica mia, perdonami se ho marcato il passo, se ho osservato il cielo, se ho affondato il pugno nel fango acquitrinoso. Domani la terra si sazierà di cemento, e solo allora il fiore profumerà di riso sul mio azzurro pulito. Amica mia, amica mia perdonami

LA SPIGOLATRICE

Nullo Mazzesi

Ti ricordi madre mia il sole di luglio bruciava le stoppie. E quelle messi dorate erano solo ricordo ondeggiante

come i tuoi capelli biondi sugli occhi di giada che filtravano furbi sulle spighe disperse. Mentre le mani frettolose impilzavano il sacco, appeso alla schiena piegata. E dalla tua fronte rugosa gocce di sudore salate si abbeverava la terra. Ora che il solco ti ha coperta, ancor più bella ti rivedo, nei colori del mare, del grano, delle foglie incorniciate alla terra. Col vento mi accarezzi leggera sul viso invecchiato, con la stessa dolcezza da bambino. Lasciando sulle nubi bagnate il colore felice dell'arcobaleno. Madre mia, madre mia il giorno sta morendo come il mio corpo nudo sereno aspetta il treno...

POESIA DONNA AL LAVORO

Carla Mussi

(Nei campi, nelle fabbriche, nelle miniere,) oggi come ieri, la donna è dolorata per i bisogni della famiglia. Tante di queste donne hanno lasciato la loro carne appesa agli ingranaggi delle macchine, tante si sono trasformate per il loro duro lavoro dei campi. Il lavoro nell'artigianato famigliare per trovare un sorriso nella vita. Io avrei bisogno di un lavoro per sostenere i miei vecchi genitori già pensionati. Ma un destino atroce sin dalla nascita; mi colpì venni condannata da leggi imperverse della natura. Io sono nata non udente…Solo mia madre ha fatto di tutto per rendermi utile alla vita. Solo lei sa le lacrime che ha versato dalle sue pupille e il suo silenzio, come Madre, lei ha solo ascoltato il Signore dei cieli.

Il silenzio di Mamma veniva da un' assidua supplica alla preghiera rafforzandola nella fede. Per aiutare me ad imparare un lavoro con le mie mani, hanno imparato a uncinetto, possa sostenere nella mia vita, dalle miserie della società. Ho sempre proseguito con la preghiera e con la fede verso il Padre Pio, che mi ha donato l'invocazione al canto della poesia che è rimasto un sogno, e una forte terapia posseduta sin da bambina. Oggi da adulta mi sostiene nel proseguimento della vita. Ascolta la mia supplica, chi può farmi sorridere gli occhi che hanno sempre pianto, chi ascolta la mia preghiera. Solo allora anche come donna nel mio lavoro di artigianato famigliare troverei il cammino civile del mio domani.

(POESIA DONNA AL LAVORO) VERSI LIBERI IN POESIA E PROSA

Carlo Mussi

Nella scacchiera del lavoro delle donne di tutta la nuova Europa, esistono purtroppo centinaia di problemi che le leggi attuali non hanno potuto trovare la giusta, compensa pensate alle ammalate colpite permanenti. Da traumi, e dalle imperfezioni derivate da leggi imperverse della natura. Esse hanno bisogno di essere recuperate in un lavoro per rendersi utili alla società e alle loro famiglie. Solo allora sarebbe una conquista sociale civile del Terzo Millennio. L'essere umano è indifeso nei confronti delle leggi della natura. Soltanto avvicinandosi al Dio dei cieli e dell'universo si può trovare tramite la preghiera lo studio e il lavoro l'eguaglianza dei diritti civili nati con il cuore, perché il cuore è amore e non è imperfezione. I potenti tentano di possedere sempre di più arricchendo i loro appetiti, senza pensare che tolgono a chi ne ha bisogno per vivere. Ma gli inermi non saranno mai difesi e la miseria li rende sempre schiavi: il loro domani è solo se le leggi sociali della giustizia si avverassero. Un poeta disse?...Miseria, Miseria, orribili dei mali, solo tu umigli e non conosci grandezza per fede verso Dio.

Dentro, nel mio cuore, parlano le donne del mondo, che sono affaticate del lavoro, notte e giorno, e poi in casa non si riposa mai, sono avvilite dal pensiero della famiglia. Alla ragione nella giusta compensa del diritto al lavoro e la pace per la serenità della famiglia. Dove è la donna che può essere recepita e resa felice?... La società è traviata e imperversa; nel donare giustizia sarebbe per i sofferenti un sorriso alla vita.

8 DI MARZO Ballata per le donne di Cervia

Carlo Nava

Chi di voi conosce le donne di Cervia, quelle di ieri, quando l'8 di marzo era un giorno come un altro e mimosa il nome di un fiore che non cresce da queste parti? Donne di Cervia, donne di salina, facce bruciate dalla vampa del sole, dai bagliori del sale. Raschiare, stendere, portare, ammucchiare. Guardare con sospetto nuvole all'orizzonte. Pregare che non piova a liquefar fatiche. Donne di Borgomarina, donne di pescatori. Molti giorni di magra, qualcuno di abbondanza. Lavoro sempre: reti da riparare, vele da cucire, quattro pesci da vendere, bambini da accudire. E l'ansia che stringe il cuore quando il maltempo sorprende gli uomini sul mare. Donne di muratori: due camere e cucina da tirar su rubando ore alla sera, ignorando le feste. Mattoni ruvidi, sabbia, cemento, acqua. Le coffe sono di piombo, le mani dolgono, i muri salgono lenti. Della fatica, delle pene di queste donne, è fatta questa Cervia di oggi. Ben venga quest'8 di marzo, ben venga il colore di sole delle mimose. Si faccia festa grande nel nome delle donne. 8 di marzo: nell'aria un sentore di primavera. Oggi festeggiamo le donne. Anche quelle di ieri.

SENZA TITOLO

Roberto Nicolini

Non riconosci più te stessa... era ieri che guardandoti allo specchio vedevi gioia e bellezza poi il dolore... la tua mano come morta poi il dolore... quella pressa ti ha schiacciato poi il dolore... la sentenza, come prima non ritorno... non sarai più te stessa mutilata come donna che doveva lavorare non lasciare i suoi figli soffrire dargli tutto anche se stessa come donna esposta al pericolo... una società che non protegge la dignità che il nostro animo riconosce, lavorare per realizzare se stessi non per sopravvivere non per umiliare straziare il proprio corpo perdersi e rischiare di non riconoscersi più.

SENZA TITOLO

Sonia Paglia

Chino il capo Immobile Il tuo sguardo perso, dentro un tempo costretto. Siedi con fierezza materna Le tue mani leggere come ali di gabbiano incontrano il mondo Sapienti carezze trasformano velluto seta lino e cotone. Il rumore della macchina da cucire stride, scivola nelle tue orecchie, si mescola coi tuoi pensieri di vita.

Improvvisamente il tuo sorriso si espande, abbraccia invisibili ombre. La solitudine si contrae e lieta si accompagna alle altre presenze. Il silenzio si anima, l'atmosfera gioisce, si riempie di vibrazioni e respiri profumati. Il tuo corpo prende nuove forme; i tuoi passi lenti sfiorano la terra umida riprendono energia armoniosa, il lavoro si dissolve e tu allegramente torni verso luoghi familiari.

SULLA RIVA

Marina Paiani

Di te ricordo le mani bruciate dal vento, rosse, gonfie, bagnate di fatica, di una fatica senza fine. E dopo, ancora vento e acqua, e vento, su quelle mani senza riposo, e tu, china sulla riva a battere i pochi stracci consumati dal troppo lavare. E ti bruciava il vento la faccia di sudore gelata, e io ti dicevo - ti aiuto - Ma non potevo. Tu devi studiare, dicevi. Avessi avuto mani da donna già grandi sì, avrei fatto lavorare le mie. Disobbedendoti, ti avrei dato i miei guanti.

DONNA POETA

Amerigo Panaiotti

Simile nel verbo apologo di Kherz Maestro dei Maestri, ti rispecchi e fai stupire. Negli atti e nelle parole trovi l'onirica logica e come Borges esalti il contrattempo tra realtà e immaginazione. Canto Odi a te, Donna Poeta che puoi riposare, sognare e nel tuo sereno vagheggiare; l'imponderabile appare e tu materializzi.

RICORDI

Carla Paoletti

I ricordi rischiarano gli angoli della mente sfumati come acquarelli. Ricordi; spazi preziosi della memoria, strappati al peso di una lacrima pianta nel buio. Passò all'improvviso il tempo del ruzzo. Morta la mamma mio padre mi parlò col pianto in gola: -devi lavorare bimba mia, non posso mantenerti a scuola.- Aggrappata ai soli ideali della famiglia e della fede, nei momenti più intensi del lavoro, ho capito che Dio è là, dove l'uomo fatica e lavora, per ogni goccia di sudore amara come il pianto di ogni cuore, Ha scritto che lavorare è amore. E nell'amore non ha più freddo l'anima e ti rende libero e felice. Così, giorno dopo giorno ho conquistato la mia libertà. Libertà è anche scelta di un lavoro migliore. Con l'entusiasmo più giovanile ho lavorato e la sera studiato per prendere quel diploma che volevo. Ho così realizzato tanti sogni, perché, ogni lavoro fatto bene e per amore produce benefici. Il lavoro di tutti crea una comunione di beni e migliora il mondo con le nostre mani.

CARLOTTA E LE ALTRE

Chiara Passarella

Carlotta, Sara, Lucia, Alessandra giovani donne di inizio novecento Fanciulle del popolo logorate negli stabilimenti industriali, Ingaggiano la loro grande battaglia.

"Tu languisti come un fiore, cui è mancata l'aria ed il caldo bacio del sole" Elvira, anni 18, morta di etisia Elisa, anni 20, il braccio destro stroncato da un telaio Corre l'anno 1914 Carlotta, Sara, Lucia, Alessandra piccole bimbe di inizio millennio Cybernetiche creature multimediali osservano le loro mamme muoversi con leggerezza. Il computer acceso Lo schermo ammiccante Riflette il volto di una donna impaurita Safiya, anni 30, condannata a morte per lapidazione, Tatiana, anni 19, sfigurata al volto dal suo protettore. Corre l'anno 2002.

LA DONNA E IL LAVORO DELLA SICILIA

Maria Stella Patamisi

Avevo solo 13 anni, quando costretta dalla necessità cercai lavoro. Non capivo nulla della vita, capivo solo che dovevo tenermi stretta l'onore per prendere marito, era così che si faceva. Ma i miei guai ebbero inizio quando mi recai dal primo datore di lavoro. Dovevo sopportare gli abusi di tutti gli uomini che c'erano in quella casa, il padre, i figli. E quella povera tredicenne non aveva pace! La notte scendeva dal balcone con una corda il vicino di casa e si introduceva nella mia stanza. Lasciai quel posto di lavoro e andai in cerca di un altro, che non era diverso dal primo. Gli uomini mi rendevano la vita difficile, finchè non trovai più lavoro, succedeva così se una si ribellava al suo volere. Emigrai in cerca di una vita migliore, che nessuno mi mettesse le mani addosso. Anche lì trovai difficoltà. Avevo solo 16 anni e mi sono accorta che dovunque fossi andata gli uomini erano sempre gli stessi, non sarebbe cambiato nulla. Presi il lavoro, affrontai le difficoltà e rimasi in Inghilterra, perché dovunque fossi andata per la donna e il suo lavoro sarebbe stato sempre subire.

LA DONNA E IL SUO LAVORO

Maria Stella Patamisi

La donna ha sofferto per il lavoro, facendo enormi sacrifici per la casa, i figli e il marito. Quando ci recavamo a svolgere i lavori dei campi i nostri figli appena nati ce li portavamo sul lavoro. Con la corda gli facevamo la culla, allacciandola da un albero all'altro, e con il gelo dell'inverno, li tenevamo accanto a noi mentre svolgevamo i nostri lavori nei campi. Spesso dovevamo emigrare in cerca di lavoro e, costrette, lasciavamo i nostri figli ai genitori. Gli anni passavano e, costretti dalla necessità, non vedevamo crescere i nostri figli, e al ritorno avevamo l'amara sorpresa di vederci respinte che non ci conoscevano come genitori. Il lavoro per la donna è stato sempre la rinuncia a qualcosa. A volte maltrattata come schiava del marito, spesso dovevamo sottostare al volere dei genitori e prendere come marito colui che sceglievano loro per noi. Questa era la donna, il suo lavoro e la sua difficile vita.

DONNA CHE TI ALZI AL MATTINO

Mario Pavan

Fioriva su giorno di mimosa la tua primavera anticipata da sirena di dura fatica e anche allora tu eri l'altra metà del cielo ancora e sempre: vera compagna, amante, madre. Hai scritto ormai la tua storia a mani nude su pietre miliari di tribolazioni vicine e lontane. Hai strappato pause di calore al tuo uomo; il tuo volto tirato si specchia su quadrante al quarzo troppo perfetto che non lascia più cuore all'amore. Solo ingranaggi di telematica senza dialogo e manca il tuo pulsare antico di fantasia. Avevi trovato come inventato e provato semi e fiori in età antiche di preciviltà ma ora anche tu sacrifichi al mondo i tuoi spicchi di sole e squarci d'azzurro. Indossi forzata divisa di obblighi quotidiani... quando vorrei tanto scoprirti e respirare eternità d'emozione sul tuo grande seno d'attesa.

Donna che ti alzi al mattino e corri incontro al giorno, inesorabile...

LA SERPARA

Antonio Pelagalli

Lontano affiorano ricordi a mio nonno, che racconta lontano, le macerie, la miseria, un pasto, a volte l'altro di pan rosso o di pan di ghianda, quel era misero ma pasto. Dagli occhi della mamma gli si perse una lacrima. E in quel angolo semi dirupato un fardello copre la vecchia valigia, strano al mio pensiero e caddi nel sonno. Un sogno lungo senza la mamma,non più le grida al mattino e la stranezza, le carezza della nonna. Un freddo gelido vento, soffiò in me "Mamma,mamma", la mamma! Figlio la mamma ha lasciato un bacio sol per te. Il nonno si ferma, china la testa, raccoglie dal misero fuoco uno sterpo che bruciava, accende la pipa. Le rughe si curvano sul viso,due lacrime scendono,è il sfogliar di lì del passato, un sorriso s'accende ed è subito ritorno al racconto. Il manto bianco quel dì copriva la valle, Una donna a passi lenti mi si avvicina, con un bacio tinge di saliva il mio viso. Mamma, mamma, non dirmi? E' il bacio che m'avevi lasciato. Si figlio mio! In ginocchio l'uno fronte altro, lo sguardo frugava, carezze ripetute, pagato,pagato il racconto di quegli anni lontani, oltremare in quella terra, alla ricerca del luogo, era la speranza senza meta, sterminate pianure, grandi città. Io la straniera, sperperai quel poco che avevo. Sol un mi offri lavor, il serparo. Le mie mani, la mia voce, impararono all'ubbidienza, serpenti attorcigliati al mio corpo. Il calore,calore dei soldi della gente, e i serpenti. Le grida e applausi innegiavano a gran voce, la serpara. L'ho fatta. Per tornare da te figlio mio e penso.

UN GIORNO AL CALL CENTER

Francesca Pellegrino

Buongiorno sono Francesca, come posso aiutarla? Buongiorno sono Valentina, in cosa posso esserle utile? Questo è l'attacco, per chi non lo sa, di ogni operatrice che al call center sta. Niente sportelli, niente file, solo un pc una cuffia e un microfono. Otto ore, quando va bene, e una ripetizione infinita. Non c'è più la catena di montaggio, il rumore assordante delle fabbriche è assente. Siamo tante, in piccole isole, tutte ipertecnologiche, ma così sole. Ad ogni operatrice la sua, difficile da far propria perché mai la stessa. Operatrici mobili, operatrici gentili, la donna, si sa, è così brava. Voce suadente, dizione perfetta, prontezza e conoscenza a portata di un clic. Vuoi conoscere una tariffa? Chiamami. Vuoi conoscere tutto sul tuo telefonino? Chiamami. Sei rimasto da solo e non sai che fare? Chiamami. Si perché l'operatrice è anche caritatevole, ma quanto... Sa ascoltare, non interrompe mai, è prodiga di consigli e buone parole. Novella madre, per tutti. Siamo tante, più degli uomini, ma ancora troppo anonime. lSiamo l'immagine di ogni azienda ma l'azienda ci ama? Siamo monitorate e ascoltate, ma l'azienda ci ama? Non importa se sei stanca, se la bocca chiede tregua e gli occhi si chiudono. Noi, per te, ci saremo sempre. Eccoci, siamo le operaie del futuro.

MIA NONNA RACCONTA

Barbara Pellegrino

Ti guardavo seduta accanto alla finestra non fu difficile capire che ti stavi annoiando. Incuriosita dissi - Potrei farti una domanda? - Tu annuisti, e cominciasti a parlarmi di tutta la tua giovinezza.

Era una notte freddissima, la tua famiglia dormiva, alle tre bussarono alla porta e all'improvviso capisti, i tedeschi ti avrebbero portato via tuo marito. Sarebbe tornato? Tu non sapevi cosa fare, ma capisti che da quel giorno avresti dovuto badare da sola ai tuoi figli. E così fu. Per i vestiti scucivi il materasso. Ma servivano soldi. E molti. Per questo, come le altre donne, eri costretta a lavare i panni. Ogni mattina all'alba andavi di casa in casa, li raccoglievi e li portavi alla fontana. che fatica però, e che dolore su quelle mani. Gonfie, rosse, tutte rovinate. E per nascondere ai tuoi figli il dolore provato le coprivi in ogni modo, quelle mani. Non c'era tempo per le coccole, quanto dolore. Ma un giorno bussarono di nuovo alla tua porta. Stavolta era lui, tuo marito riuscito a scappare. Raccontami - gli chiedesti - ma lui disse no. Ti guardò sorridendo, e con una carezza Preferì tacere. Tu lo guardasti e capisti cosa voleva dire. Da quel giorno niente fu più lo stesso ma cominciasti di nuovo a sorridere. La felicità era di nuovo con te.

LE ROSE DI BRESCIA

Rina Pirani

All'angolo della strada che portava al centro di Brescia una giovane ragazza infreddolita vendeva grandi fasci di rose. La gente si fermava ad osservare quei bocciuoli che lottavano vellutati contro il gelido inverno. Sul suo carretto di legno tarlato stese...tante spighe di grano. "Guardate queste spighe, guardate queste rose, non sono espressione d'abbondanza e d'amore? sussurrava alla gente di passaggio. Alla fine della giornata le strade di Brescia abbondavano di speranza e profumavano di passione.

SENZA TITOLO

Rosellina Pisani

Ti vedo avviare il fuoco Con mani nodose colme di spine. Ti vedo china a mietere pane

Con passi lenti come di venti. Contadina ti vedo fatta di terra Con abbracci forti e brevi piccoli sorsi di vino robusto. Anima piccola fatta di grano

LA DONNA SANTA

Carlo Prosperi

Posidippo di Pella un dì compose l'epigramma che meglio ti si addice: non parla né d'orpelli né di rose, ma di spole ronzanti: sia felice la donna santa per il suo lavoro! quella che con la mente e con le mani ornò la tela dei suoi giorni d'oro, lampi di luce per i bui domani. Certo non sei Corinna, e non orditi di tenui fili vai empiendo lesta: ma le rotelle che solerte avviti daranno vita a musiche di festa; a musiche che sanno di trastullo e vengono da camere remote nella penombra, là, dove fanciullo ero estasiato dalle stesse note. E quanti sogni desterà il motivo del carillon nella sua lunga vita dovranno il loro incanto suggestivo solo all'alacrità delle tue dita.

LUCIA, LA MIA MAMMA (NATA NEL 1900)

Maria Reduce

Mia mamma aveva la bicicletta così poteva andare più in fretta. A quei tempi, da quel che si dice aveva la bicicletta solo la levatrice. (1) Lei era privilegiata ad essere così attrezzata. Lavorava alle fornaci bellunesi ed aveva a che vedere con dei pesanti arnesi. Dal lunedì al sabato con la carriola i mattoni spostava e alla domenica i panni della famiglia lavava in inverno sopra la stufa li sciugava perché senza quelli non ci si cambiava.

Non avevamo tanti vestiti, era vero il detto: uno indosso e uno in fosso. In dieci anni di lavoro da semplice operaia con la sua esperienza passò capooperaia. Sul lavoro per pranzo un etto di formaggio si portava la metà solo si mangiava ed il resto per il giorno dopo risparmiava così ogni tanto un paio di calze si comprava. Le fredde sere d'inverno le passava in stalla a far filò (2) perché era la stanza più calda. Mia mamma con parenti e conoscenti conversava e come tutte le altre donne ricamava o rammendava usava pure la corletta (3) e faceva gli scarpet (4) mentre mio papà faceva i cesti coi sacolet. (5) Ricordo la mia mamma mentre lavorava li piedi sulle mucche si riscaldava; mentre badava a noi bambini che si studiava o dai nostri nonni una storia si ascoltava. La mia mamma faceva il pane in casa e per la lievitazione, in stalla lo lasciava. Erano buonissime anche le fugazze (6) che piacevano pure alle ragazze.

1. Ostetrica 2. Ritrovo per lavorare e chiacchierare 3. Attrezzo per filare la lana 4. Ciabatte per casa 5. Vimini 6. Panettoni

RUOLI DI DONNA

Angelo Riva

E' buio mamma, vieni a fare la nanna? Non posso piccolino ecco una carezza e un tenero bacino. La mamma deve uscire, andare a lavorare è una necessità, un disagio che insieme dobbiamo affrontare. Lavori in TV, fai la ballerina? no, piccino, la mia meta è la catena di montaggio e per resistere ci vuole tanto coraggio. Sognavo anch'io quand'ero ragazza un amore, una casa e qualche bambino ma tante bollette insieme all'affitto non mi lasciano scelta a un altro indirizzo. Cosa sono, forse un robot? faccio la mamma, la moglie,

la lavoratrice e la colf ruoli diversi, ruoli intensi che danno poco spazio a gioie e sentimenti. Basta uno sforzo, si può capire che una donna ha tanti ruoli ma la parte speciale di questo paese non si rende conto e una modesta famiglia ne fa le spese. Sono fortunata, ho tanto amore tutto quello che faccio lo faccio col cuore quante sfumature, quanta psicologia per non farmi prendere dalla malinconia.

CRONACA DI POVERI GIORNI

Paolo Sangiovanni

La favola racconta che ad un tratto hai reclinato il capo e sei partita per seguire la slitta scintillante di quell'oscuro tuo babbo natale cui nessuno credeva. Solo tu. Perché non c'era proprio niente più cui credere nei vortici di giorni coniati per tenerti prigioniera. La zoppicante favola terrestre, favola quotidiana partorita dalla sommessa comprensione delle tue più futili amiche, tue più grandi accusatrici quotidiane, dice cose non vere, lacrimose. Ma meno sofferte della tua realtà. Né la cronaca dice il desiderio tuo clandestino contro il doppio ruolo che ti era stato congegnato, il doppio capestro della Lotta che accostava te a pretestuose immagini sociali e che ti discostava nel frattempo dalla tua vera identità ogni giorno serbata dentro. Assieme al dolorino negato a tutti per potere ancora continuare a lavorare un poco. E' tutto in tutto: la felicità e la paura di essere o la febbre che ti consuma e ti lusinga. Poi il polipo è scoppiato e ti ha trovata inespressa, appassita, affaticata. E tutto è stato semplice: morire quando non si è nessuno è sempre meglio

che soffrire in silenzio. Dio non sa trovare per alcuni altri rimedi. Hai rotto il guscio di ogni giorno e ti sei liberata dalla tua galera.

IERI, OGGI

Nilvano Sbrana

Ieri, a piedi nudi correvi ingenua per i prati in caccia di farfalle, di cicale. Un bacio al babbo, e via ancora. Oggi, disinibita sei protesa verso le conquiste che il maschio ti ha negato. Un bacio al pupo, svelta, è tardi.

DEA KALI'

Gilda Scognamiglio

"Buongiorno, mi presento:... no, non sono la Dea Kalì, ma faccio comunque questo, quello e quest'altro qui! Sono una della razza femminile che ha pure voglia di lavorare, ottimi risultati ho conseguito studiando, ho intraprendenza, educazione e una capacità di apprendimento niente male! potrei dare il mio contributo e in questo mondo vò cercando... Cosa? Un impiego, un lavoro che mi consenta di vivere degnamente ah dimenticavo di aggiungere! che non sono sposata nemmeno civilmente, non sono accompagnata, non ho figli e nemmeno un pesciolino rosso eppure trovar lavoro, per noi donne, è un problema grosso! Questo è uno dei punti importanti non importa quante lingue parli, o se hai esperienza, riconoscono in te solo una potenzialità: "La donna senza figli non può stare senza quindi prima o poi qualcuno ne sfornerà! Sembra essere una malattia non ancora riconosciuta ufficialmente, ma dato che madre e figlio coi problemi sono in sintonia risultiamo essere un acquisto poco conveniente! C'è poi quella categoria, in via d'estinzione, di quelle che lavorano già da tempo, non so, sarà solo una sensazione, ma più di un tanto avanti non vanno possono farsi in quattro e dimostrare quel che sanno, e ahi voglia a fargli capire di essere in grado di gestire!

Se solo si fermassero a pensare, che la stragrande maggioranza di noi donne i conti fa quadrare giorno per giorno, mese per mese, queste son le entrate e queste son le spese! Il bilancio di una ditta è molto complesso, ma quello familiare di sicuro non è uno scherzo se poi aggiungiamo che è solo l'uomo a lavorare, allora sì che pani e pesci dovremmo raddoppiare! Lo so, son cose che riescono bene a nostro Signore Lui fa i miracoli, noi le acrobazie, ma le facciamo con impegno e con tutto il nostro amore"

L'OPERAIA

Sahara Scopetani

Con l'anima curva di fatica muove veloce le mani sempre in quel gesto, antico e uguale. Inclina lieve il capo al ricordare il figlio, sempre quel gesto. Sosta un momento anche la macchina a intenerirsi con lei: per oggi non la morderà. Sempre quel gesto. raddrizza forte il capo e aspetta un mondo migliore, con più occasioni. Sempre quel gesto. Dove il sogno diventi certezza, sempre quel gesto, dove il futuro si vesta di concretezza, sempre quel gesto.

PENSIERO AD UNA MAMMA METALMECCANICA

Cristina Strona

Quando ritorni la sera nel Buio, gli Occhi macchiati di blu come un bambino mi tendi la mano, cercando qualche cosa di più E sul calare del giorno sei Bella

la tua Ruga mi parla, brilli come una Stella Non taci appassita all'accogliente Calore la tua Voce fa un Canto e va dritta al mio Cuore Ecco sei Libera dall'immane Catena che t'inchioda all'Allarme dell'ultima Sirena Come i Passi, le Mani ti raccontano i tuoi Figli sanno quando Voli, loro sognano! Tu lotti, t'imbatti col tempo fugace se per esser Donna non ti dà Pace Ora quei suoni assordanti sono Lamiere polvere è il Riposo che hai lasciato all'Alba per Dovere E ferendoti con ciò mi fai patire sa d'Amaro in bocca, sempre pronta anche a Morire Poi di nuovo mi riappari con quel Verde e lo scarpone sei l'immagine del Milite che non va mai in Pensione E Domenica già profuma del pane tuo sudato qui c'è Gioia oggi, non t'aspetta un lavoro azzardato E' questo, Cara Mamma, il mio Pensiero per Te mi dai Forza e m'insegni la Vita con tuo Esempio, anche a Me!

AL MERCATINO DI BELGRADO

Luca Trepiedi

Salgo sul tram (e fischietto un motivetto...). Curioso stare qui oggi, tra la fatica di Via Brace Jerkovica a provare qualcosa, dopo aver trovato tra il finestrino e la polvere del sedile l'angolo di occhi capaci di tirare per altre rotaie sicuri, ti fanno trovare senza cercare distinguere e confondere vivere, viaggiare avanti ai ricordi. Strano (e fischietto ancora) In queste facce vedo mia madre che sorride e che adesso forse rimpiange di essere nata troppo presto; vedo finalmente mia nonna dalla parte giusta del tavolo fuori dal camino con una gonna lunga ridere a crepapelle e dire tutte le parole taciute. E tutto sento - quel che forse ho ripreso da voi - la fatica dentro le buste del pane nelle mollette stese sul marciapiede sulle mani delle donne che stendono come in un ossario uno accanto all'altro calze di lana, limoni e pettini di plastica col manico di madreperla. Qui come allora la campagna è stagione di lucciole e cinciallegre solo nelle storie

e tra i giardini dei poeti Ciao nonnina (amor dammi quel fazzolettino...)

DUE RIGHE IN CRONACA

Michele Troianello

Le mie rughe si allungano scavate nella ancora notte, lì nello specchietto del camioncino. Antonia è troppo grossa, posto per tutte non c'è. Il cancello si richiude e inizia la piana degli ulivi. Le mie mani fremono ho poco tempo per pagare e dolori e silenzi non possono fermarmi e corre ancora sul selciato; è notte ancora troppo notte per vederci bene. "SBANDA IL CAMIONCINO DI UN CAPORALE MUORE UNA DONNA" Posto per tutte non c'è neanche qui...credimi.

UNA STORIA ROSA

Paola Trotta

Ho ascoltato la voce di donne che non hanno Parola, ma solo mani: immense per fare, infinite da offrire. Ho letto in ogni pausa le note più alte del verde canto che non conosce tempo, che non ricorda affanno... Ora io vorrei, per tutti, una Storia tinta meravigliosamente,

amorevolmente, di rosa.

IL VALORE DONNA

Livio Ulian

Donne mogli, donne madri, donne modelle dipinte sui quadri Donne sognate, donne vere, donne come irraggiungibili chimere. Compagne di lavoro, compagne di vita, importanti tasselli per completare l'immaginario "puzzle" del progresso, costruendoci il domani col sudore della fronte e la forza delle mani. "Donna! Grazie di esistere". Parole che fanno eco nel tempo, grido di gioia e d'amore dell'uomo che crede nella compagna e nel suo valore.

"ENDURING FREEDOM"

Gabriella Valentini

L'ultimo suono sparato fuori campo alla partenza di un viaggio che non si può raccontare aveva la consistenza del piombo vigliacco nascosto nel buio della canna, nel sembiante di farfalla, di "aiuti", di sorrisi Piombo: nel piombo da sempre credo ma in quello steso al sole, battuto in caratteri, in parole allineati per più pericolose esecuzioni, di quelle che imprimono e fanno esplodere senza clamori non corpi, ma coscienze ulteriori

Ora il cursore sullo schermo ha smesso di ammiccare e incalza, pulsazione urgente sulla pagina bianca, divinità tirannica e indifferente pronta a richiedere ancora piombo e sangue A voi, donne cadute per la pagina bianca, cattivo onore si rende con i saldi di retorica perciò perdonatemi se rubo la battuta di un attore e per favore concedetemi il lusso di essere banale "il vostro esempio mi fa voler essere migliore".

LE TUE MANI

Lido Vanni

Laboriose e tenaci negli anni della fame Callose e resistenti nei tempi della fatica Morbide e vellutate nei momenti dell'affetto Sanguinanti ma vive nei giorni del dolore Tenere e dolci nella consolazione Sicuro rifugio di cuori infranti Sorelle eterne autentiche figlie del tuo amore

MAMMA

BALLATA DI DONNA SOLA

Antonella Vannucchi

Ballata di donna sola su una sola corda di chitarra, ragazza-madre-operaia, simbolo di sfida in universo maschile, gli sguardi di sottecchi le battute pressanti e pesanti, un urlo di sirena scandisce il suo giorno. E alla sera madre di chi fatto una scelta difficile

tra tanti passi difficili, metri di liste d'attesa di asili nido percorsi compensati dall'aiuto d'amiche devote contando la scarsa paga fra debiti e crediti che la vita le ha inviato. Piatti sporchi, panni da lavare un altro lavoro s'aggiunge, le ore si fanno pesanti dietro palpebre socchiuse, le ninna nanne raccolte nelle sue mani che sanno di pane e farina, un bacio su quel volto di figlio tanto amato.

La finestra si apre alla luce, un urlo di sirena, un nuovo giorno, di lavoro, di battaglia per questa donna sola ragazza-madre-operaia, canta la sua vittoria, ballata, su una sola corda di chitarra.

LA DONNA E IL LAVORO FEMMINILE

Pietro Vassallo Ti guardo nella lastra, vedo solamente Che nella tua vita hai sofferto amaramente Vorrei scorrere nelle tue arterie e vene Per scoprire come hai fato del bene La tua intuizione che emerge, la vedi Da come ti muovi dalla testa ai piedi I nervi sono saldi ma funzionanti In ciò che fai premi i giusti pulsanti Il flusso del tuo sangue è così regolare Come le onde di uno splendido mare Quando sono agitate è un vero tormento Nella femminilità conta molto il portamento La tua dinamicità rafforza gli arti Come l'uomo sei completa in tutte le parti La tua anima è ricca di emozioni e di sensibilità Ti impegni con tutto il cuore, con abilità.

LAVORO FEMMINILE

Dina Vichi Fabbrizzi

Il lavoro femminile, per chi ha famiglia e prole, è sempre stato doppio e senza sole; alzandosi alle sei della mattina, cominciando a preparare giù in cucina, accomoda, pulisce, lava e stira, attacca dei bottoni di tante camicie e poi dei pantaloni, la donna sembra destinata a questa sorte; l'uomo invece si crede più saggio e forte: nell'ignoranza egli sempre vive: non sa quanto sia duro e d'oro il lavoro femminile.

In Italia come anche in Spagna, da una cattedra od in campagna, o agli sportelli sia lavoro femminile mantiene ritmo e cortesia; mentre lavora la donna pensa alla sua casa ed ai bimbi a scuola, ed uscir di lì non vede l'ora; si applica con dote di precisione e tolleranza, ma quando arriva a sera si trova tanto stanca.

Passano giorni, mesi ed anni a quel tran tran, superando peripezie e non poche difficoltà, con tristezza ed po' di delusione ringrazi Dio di essere arrivata alla pensione. Vedi la tua chioma d'argento, dici allo specchio, peccato, per te non hai mai avuto tempo, neanche di gustare un tramontar del sole, un'aurora di neve e dei colori lo splendore.

RAGAZZA MADRE

Laura Zilio

Il tenue raggio di luce che penetra dagli infissi ti avverte: il tempo si è rabbuiato. Hai dormito poco, stanotte: a tenerti desta il pianto sommesso del tuo bambino. L'hai cullato, massaggiandogli il pancino, l'hai baciato. E' solo tuo, il bambino. Svelta ti accosti al balcone,

infuria la bufera di neve, che bello il candido paesaggio, ma...nella fabbrica il lavoro ti aspetta. A sostituirti arriva appena in tempo l'amica volontaria, le affidi il piccolino, già gratificato dall'abbondante poppata. Scendi le scale, rischi di cadere: il marciapiedi è scivoloso. Arrivi, infili il camice da lavoro, ti affretti alla catena di imballaggio. Pensi al tuo tesoro, ti consola saperlo in mani sicure, avvolto nella calda coperta. Suona la campanella, il turno è finito. Smetti il camice e via di corsa, pur incerta, verso la fermata dell'autobus. Ti chiedi: continuerà così faticosa la mia vita? Finalmente a casa ti rianimi, stringi al petto il bambino. Lui conosce la tua carezza e dagli occhi fiordaliso ti sprigiona un sorriso. Dai tuoi occhi scendono perle preziose: la gioia che inonda il tuo animo è un inno alla Vita.