LA COMUNITÀ SANVITTORESE · 2020. 6. 14. · le bella scoperta che ci porterà su Marte e chi sa...

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Anno 51 N.4 Giugno 2020 LA COMUNITÀ SANVITTORESE Mensile della parrocchia di San Vittore Martire in SAN VITTORE OLONA

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  • Anno 51 N.4 Giugno 2020

    LA COMUNITÀ

    SANVITTORESE Mensile della parrocchia di San Vittore Martire

    in SAN VITTORE OLONA

  • - Giugno 2020 -

    Editoriale pag.1

    Vita di parrocchia pag.3

    La parola del papa pag.4 Fissate gli altri e non temete l’amore

    Dalla diocesi pag.7 Qualcosa di inedito

    Notizie dalla soglia pag.9 La Quaresima nella nostra comunità

    Caritas parrocchiale pag.10 Caritas ai nel Coronavirus

    Notizie dall’oratorio pag.12 L’oratorio non si ferma

    Famiglia insieme pag.14 La solidarietà al tempo del coronavirus

    Pagina della famiglia - Radio Punto pag.17

    Errando si impara pag.18 La basilica di S. Magno a Legnano

    Lo sapevi che…? pag.22 Tragedie contemporanee

    L’angolo del nutrizionista pag.24 Il ferro e le sue funzioni

    Archivio parrocchiale pag.26

    Spazio aperto pag.28

    S

    SOMMAR I

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    Editoriale

    Carissimi, l’uomo è fatto per la comunione ed è la relazione: si realiz-za nel dialogo e si aliena nella solitudine. Nella storia delle volte vediamo dei fenomeni, dove prevale il sopraffare, ci sono diversi modi di parlare: aperto all’ascolto, un parlare alla pari, (nella libertà, nella stima, nel rispetto dell’altro) e c’è un parlare che pretende di imporsi, c’è un parlare che unisce e un parlare che divide.

    Il Concilio indica con molta precisione il compito della Chiesa, definendola «se-gno e strumento della intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano». La Chiesa è – e sforzare di essere – il luogo e il tempo in cui l’unità dei popoli affiora e si intravede l’incontro fra tutti gli uomini: la sua vocazione è quella di riunire. Con la Verità (lo Spirito) donatoci la sera di quel 50° giorno – continuamente Confermato e donato nel giorno del Battesimo - che ricordava il Dono delle 10 parole per vivere alla presenza di Dio, ci fa vivere e pregustare la bellezza di cui tutti cerchiamo di dire qualcosa, che desideriamo ma non vediamo la sua pie-nezza: l’armonia sincera e vera fra le persone. Lo Spirito Santo, la Verità che Genera Vita ci aiuta a comprendere le attenzioni fondamentali per essere e formare la Comunità Cristiana: Prima condizione: lo spirito di servizio. «Se uno vuole essere primo, si consideri l’ultimo di tutti e si faccia servo di tutti». La dignità di una persona non sta nel posto che occupa, nel lavoro che svolge, nelle cose che possiede, nel successo che ottiene: la grandezza si misura unica-mente sullo spirito di servizio e di servizio a tutti. Seconda condizione: l’accoglienza. «Chi accoglie uno di questi piccoli nel mio nome». Il verbo accogliere significa ascoltare, rendersi disponibile, ospitare: soprattutto richiede la capacità di la-sciarsi “sconvolgere” (nelle proprie abitudini e nei propri schemi), questo vale anche per la Comunità di essere al Servizio e all’Accoglienza nello stile di Dio e dell’umano che iscritto in ogni persona. Quando si parla di “piccoli” o di “bambi-ni” nel vangelo rappresentano i trascurati, quelli che non contano e che nessuno accoglie: Gesù li ha cercati, ha avuto del tempo, delle parole e amore; non ha mai ritenuto di avere qualcosa più importante e urgente da fare. Terza condizione: il superamento dell’integrismo.

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    «Maestro, abbiamo visto un tale, che non era dei nostri, che scacciava i demoni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito». Dietro questa rimostranza c’è l’egoismo di gruppo o di comunità. L’invidia o vedere la possibilità che altri fac-ciano del bene, ogni persona porta «l’Immagine e Somiglianza» di Dio. Per questo è necessario andare oltre se si conosce Gesù: Gesù nella Pasqua non si ferma a mangiare l’agnello e le erbe amare, ma prende il pane e dice “questo è il mio corpo”, prende l’asciugamano e il catino e lava i piedi, prende il “boccone” e lo da a Giuda, nell’orto degli ulivi chiame Giuda “Amico”, guarda Pietro nel corti-le del governatore ed inizia un nuovo giorno-vita, ecc. Forse non è facile mangiare l’agnello e le erbe amare nel ricordo della Libertà donata! Ma c’è il do-po. Quarta condizione: il rispetto delle coscienze. «Chi scandalizza uno di questi piccoli. . .». C’è una “durezza” nella fede e nella verità e nelle esigenze della giustizia, ma che non per questo si deve tacere o na-scondere o addolcire: la si deve proclamare apertamente nel rispetto e senza alcuna sfida. Gesù parla dei “piccoli” pensando ai maestri della legge del suo tempo che con il peso dell’autorità e il fascino del loro prestigio – ma anche con le loro minacce – dissuadevano i semplici, la gente del popolo dal seguirlo: con le loro molte idee stordivano i semplici e li disorientavano. Si può essere di ostacolo alla fede (conoscenza di Dio e del suo modo di agire e per questo si aderisce) dei semplici e alla libertà della loro coscienza in molti modi: con discussioni che turbano, con riforme imposte-non spiegate, con una pastorale che li trascura (pastorale per pochi intimi, élite, i solo noi). La nuova realtà che si presenta dal coronavirus ci deve rinforzare tralasciando i “suppellettili” che ci eravamo dati affidandoci solo alla tecnologia (cosa buona e importante per scoprire le meraviglie che sono nel creato). Intelligenza Artificia-le bella scoperta che ci porterà su Marte e chi sa dove, ma dietro e prima c’è l’uomo, non si dà indipendente dagli uomini. Il vangelo è per tutti, però suppone una retta coscienza, non essere dipendente di schiavitù fisica-psicologica-ideologica: popolo vuol dire insieme di uomini li-beri, cioè che vivono la verità che conoscono e non solo perché possiedono altre persone o delle cose. Carissimi, questo vi ho scritto perché sappiate che possedete la vita eterna (vita piena), voi che credete nel nome del Figlio di Dio. Questa è la fiducia che abbiamo in lui: qualunque cosa gli chiediamo secondo la sua volontà, egli ci ascolta. E se sappiamo che ci ascolta in quello che gli chiediamo, sappiamo di avere già quello che gli abbiamo chiesto. 1Gv 5,13s Grazie

    don Giuseppe

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    LA VITA DI PARROCCHIA Appuntamenti e riflessioni

    Appuntamenti mese di Giugno 2020

    Con la riapertura delle attività sono ricominciate dal 18 maggio le celebrazioni delle S.Messe in Parrocchia e al Santurio alla presenza dei fedeli. Gli orari sono i seguenti (fino a nuove disposizioni governative):

    Parrocchia (max 135 persone)

    Santuario (max 110 persone)

    Sabato 18:00 18:15

    Domenica mattina 9:00 e 11:00 9:15 e 11:15

    Domenica pomeriggio 18:00 18:00

    Si raccomanda di presentarsi in anticipo, con la mascherina e attenersi alle indicazioni degli incaricati del servizio di accoglienza.

    Tutti i sabati di giugno alle ore 9.00 celebreremo le esequie dei cari che ci hanno lasciato per il coronavirus in questi mesi.

    Giovedì 11 giugno: Solennità del Corpus Domini. Sarà comunicata la sera in cui sarà celebrata l’Eucaristia al cimitero per tutti i defunti e in particolare quelli di questo periodo di coronavirus

    Venerdì 19 giugno: Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù

    Domenica 28 giugno alle ore 17.30 si terrà in Duomo l’Ordinazione Episco-pale di Mons. Luca Raimondi (nostro vicario) e Mons. Giuseppe Vegezzi (vicario della zona di Varese). Sarà possibile seguire la celebrazione attraverso i media diocesani.

    Nel mese di giugno ci troveremo a piccoli gruppi (Consiglio Pastorale, Consi-glio Affari Economici, Consiglio dell’Oratorio, Catechisti, Genitori) per uno sguardo sulla realtà di ognuno di noi dopo questi mesi e per un nuovo inizio con le indicazioni della Diocesi, delle Autorità Sanitarie Competenti e le Linee Guida della Regione. Le date degli incontri saranno comunicate in seguito.

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    LA PAROLA DEL PAPA Fissate gli altri e non temete l’amore

    «diversi e uniti. comunico quindi sono» è il libro di Papa Francesco pubblicato da Libreria Editrice Vaticana. L’opera è incentrata sul tema delle relazioni, della comunicazione e della fede. Mentre andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginoc-chio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, o-nora tuo padre e tua madre». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni (…). Tutti e tre i vangeli sinottici riportano l’episodio del «giovane ricco», di quell’uomo (in realtà l’età esatta non si deduce dalla lettura dei testi) che chiede a Gesù cosa deve fare per ereditare la vita eterna. C’è un dettaglio in questo breve dialogo che riporta solo il Vangelo di Marco, nel mezzo della conversazione, tra una domanda e una risposta, l’evangelista scrive che «Gesù, fissatolo, l’amò» (Mc 10,21). Un dettaglio che a me appare de-cisivo. Un particolare che dice molto dello stile di Gesù, di quello stile che è «essenza», «sostanza» e ci indica una via per vivere da veri uomini nel mondo. Essere uomini vuol dire comunicare, entrare in contatto con il mondo e con gli altri e costruire relazioni. Mentre i due parlano, Gesù non sta soltanto pensando a quello che vuole dire al suo interlocutore, ma sta pensando a lui, a chi ha davanti, anzi, prima an-cora di pensare, lo guarda, lo fissa, con amore. Questo stile Gesù lo ha mostrato non solo con il giovane ricco ma con tutte le persone che ha incontrato. In fondo il Vangelo è (anche) il racconto dei tanti incontri di Gesù lungo il suo cammino per le vie della Palestina. (…) Di sicuro quello sguardo è lo stesso con cui Gesù offre la sua guancia a Giuda chiamandolo «amico», lo stesso sguardo con cui si volge verso Pietro mentre il gallo canta, e, anche se facciamo fatica a comprenderlo, è lo stes-so sguardo con cui osserva silenzioso il misero spettacolo del re Erode che

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    aspetta da lui qualche gesto miracoloso prima di rimandarlo deluso da Pilato. Anche nel dialogo con il procuratore romano Gesù lo avrà fissato con amo-re. La fede cristiana si fonda su questa semplice affermazione: Gesù è di natu-ra divina e Dio è amore. Questo fondamento determina una serie di conseguenze e cambia tutto il modo di stare al mondo del cristiano. Senza quello sguardo d’amore la comunicazione umana, il dialogo tra le per-sone può facilmente diventare soltanto un duello dialettico, quello sguardo rivela invece che c’è in ballo un’altra questione, vertiginosa, che non ha al cen-tro il merito della discussione ma molto di più, il senso stesso dell’esistenza, mia e del mio interlocutore. Interessante quel termine che l’evangelista usa: «fissatolo», un verbo che sot-tintende un atteggiamento contemplativo che a sua volta richiede una dilatazione temporale, un fermare il momento quasi per gustarne ogni atti-mo. Soprattutto nelle società occidentali il verbo «fissare», l’atteggiamento contemplativo sembra non avere più cittadinanza, essere sparito dal paesag-gio quotidiano, nella vita di tutti i giorni. Nessuno fissa più nessun altro, anzi se questo accade scatta automatico un senso di disagio e una reazione come di fronte a un pericolo. Si è perso così qualcosa, nessuno guarda negli occhi l’altro, non si «sta» uno di fronte all’altro, fermando per un attimo la corsa frenetica del tempo a cui siamo sot-toposti. Pensando a questa condizione ho espresso, tornando dal viaggio in Asia lo scorso novembre, il mio auspicio che l’Occidente recuperasse dall’Oriente il senso della «poesia», intendendo con questa bella parola proprio il senso della contemplazione, del fermarsi e donarsi un momento di apertura ver-so se stessi e gli altri nel segno della gratuità, del puro disinteresse. Senza quel «di più» della poesia, senza questo dono, senza la gratuità, non può na-scere un vero incontro, né una comunicazione propriamente umana. Gli uomini «comunicano» non solo perché si scambiano informazioni, ma perché provano a costruire una comunione. Le parole devono essere quin-di come dei ponti gettati per avvicinare le diverse posizioni, per creare un terreno comune, un luogo di incontro, di confronto e di crescita. Questo avvicinamento ha come condizione di partenza quella di essere di-sposti ad ascoltare con pazienza le posizioni dell’altro perché fissare, guardare presuppone accettare di essere fissati, guardati: nella comunicazio-ne ci si offre uno all’altro. (…)

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    La mia identità è un punto di partenza, ma senza l’alterità cade a vuoto, si appassisce e rischia di morire. Senza il riconoscimento dell’alterità muore non solo l’altro ma anche io stesso. L’aspetto importante però è che questo rico-noscimento per essere «pieno», deve aprirsi al riconoscimento della libertà dell’altro. Questo punto è cruciale. Qui ci muoviamo ancora una vol-ta nel cuore del cristianesimo. Viene in soccorso nuovamente il testo del Vangelo da cui siamo partiti, questa volta con il secondo termine racchiuso in quella frase di tre parole: «Fissatolo, lo amò». Gesù non guarda l’altro come uno «spettacolo», ma come una persona, come un dono, come un essere che Dio ha voluto creare liberamente (per amore) e mettere sulla sua strada. Nel suo sguardo d’amore vi è già inserita la dimensione della libertà. Si ama solo nella libertà e solo l’amore vero rende e lascia liberi gli altri. È il-luminante da questo punto di vista il modo in cui termina l’episodio raccontato da Marco; potremmo dire che il finale è amaro, che «finisce ma-le». L’interlocutore di Gesù rimane deluso, sconcertato e se ne va «dolente». L’evangelista spiega anche il motivo di questo atteggiamento («perché aveva molti beni»), che si potrebbe tradurre anche così: «Perché non era una persona libera». Come se i beni, impedissero il bene. (…) Amare vuol dire essere aperti al rischio. Gesù nel momento in cui fissa il giovane davanti a lui, non lo «squadra» per trovare i suoi punti deboli, ma lo contempla come fosse appena uscito dalle mani creatrici di Dio Padre ed è felice della sua esistenza, lo ama appunto e lo chiama a superare tutte le prigioni e le ferite passate per un avvenire di pienezza, rispondendo così alla sua domanda sulla possibilità di una vita eter-na. In questo gesto Gesù si espone al rischio, la sua è una scommessa sull’altro, sull’uomo e come tale la possibilità del fallimento è reale. Il finale sembra chiudersi infatti in modo fallimentare, la parola di Gesù, Paro-la di Dio, non ha sortito alcun effetto, la comunicazione tra i due, vista come schermaglia dialettica, non ha prodotto alcun frutto, hanno «perso» tutti e due; è il «dramma della libertà» per dirla con Dostoevskij. Ma non è la fine, lo si intuisce dalle parole successive di Gesù: su questo dramma può sopravvenire il gesto della preghiera, dell’apertura all’alterità di Dio per il quale «nulla è impossibile». Ed è interessante che Gesù faccia questa solenne affermazione, ancora una volta, «fissando lo sguardo su di loro».

    ********************************* Per chi desidera sarà disponibile o si può prenotare il Libro in Parrocchia

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    DALLA DIOCESID Qualcosa di inedito

    Comunicazioni alla conclusione della Messa Crismale (28 maggio 2020, in tempo di epidemia)

    Desidero ringraziare tutti i presenti a questa Messa Crisma-le così strana e mandare un saluto affettuoso a tutti coloro che hanno assistito da casa. A tutti! In particolare ai cate-cumeni, ai cresimandi, ai candidati all’ordinazione presbi-terale, ai malati che attendono la consolazione di Dio e la guarigione.

    I preti hanno rinnovato le loro promesse. A tutti dico il mio grazie e la mia stima. Desidero giunga a tutti anche una benedizione e un conforto, specie a coloro che sono malati, a coloro che vivono come reclusi e che soffrono l’inattività e l’isolamento. Non posso dimenticare in questo momento coloro che hanno lasciato il mi-nistero e sempre ricordo come fratelli che restano partecipi dello stesso ordine sacro. In questi mesi abbiamo subito un trauma: la tragedia talora fa emergere la verità delle persone e talora porta alla luce le fragilità. Io non sarei precipi-toso nel valutare la nostra Chiesa a partire dal nostro comportamento in questo periodo né a partire dalle parole che circolano sui social. Quando si è travolti dalla spaventosa arroganza del male alcune reazioni possono es-sere eccessive, istintive, aggressive: dobbiamo aver pazienza con gli altri e anche con noi stessi. La verità di noi stessi deve venire alla luce non per-ché aggrediti dal male ma perché animati dallo Spirito di Dio che abita in noi. Dobbiamo anche aiutarci a vicenda con la correzione fraterna e il dialo-go pacato e costruttivo. Il tempo che stiamo vivendo può essere occasione per imparare dai nostri errori, per rimediare ai nostri limiti e per presentare il volto di una Chiesa nella ricchezza dei suoi doni. Quello che è successo è sconcertante e impre-visto: nessuno può avere ricette già collaudate per rispondere a tutte le domande. Dobbiamo cercarle insieme. Insieme vuol dire: tutti i figli di Dio nella diversità dei doni e delle re-sponsabilità. Forse abbiamo dato un volto di Chiesa troppo clericale, con l’esposizione insistente dei preti e quasi solo dei preti nella trasmissione del-le celebrazioni e attività diocesane e parrocchiali: si presenta ora l’occasione

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    per una più evidente ed effettiva presenza e corresponsabilità di tutte le componenti del popolo cristiano. Per tracciare la via per il futuro immediato, in particolare per l’estate, dobbiamo tener presente che siamo tenuti a rispettare le indicazioni delle autorità competenti per tutelare la salute di tutti. Ora le autorità competenti hanno già indicato alcune possibilità praticabili per la ripresa dei momenti essenziali della vita delle comunità. Osservando le prescrizioni, possiamo celebrare l’Eucaristia, possiamo anche celebrare l’Eucaristia invitando adulti, adolescenti, ragazzi; possiamo convocare i consigli della comunità, possiamo radunare i giovani maggiorenni per la vita dei gruppi giovanili. Cominciamo a fare quello che è consentito: le no-stre comunità ne hanno bisogno. Quanto all’estate noi dobbiamo attendere le indicazioni delle autorità competenti: è inutile speculare e moltiplicare dichiarazioni, obiezioni e propositi, se non sono ancora definite e pubblicate le linee guida da appli-care in Regione. A me sembra che due punti siano acquisiti. Il primo è che noi quest’anno non possiamo organizzare l’Oratorio Esti-vo. Non ci sono le condizioni per fare quello che abbiamo sempre fatto con tanta partecipazione dei ragazzi e gratitudine delle famiglie. Il secondo è che noi non possiamo trascurare i ragazzi e gli adolescenti e far mancare a loro una proposta educativa di vita condivisa, di fede pra-ticata, di giorni sereni. Si tratta di una sollecitudine per la formazione umana e cristiana delle giovani generazioni e non solo di un servizio socia-le, che per altro non sarebbe estraneo alla pratica della carità della comunità cristiana. Se non possiamo proporre l’oratorio estivo e non possiamo trascurare i ra-gazzi e gli adolescenti, che cosa dobbiamo fare? Io credo che dobbiamo raccogliere la sfida di inventare qualche cosa di i-nedito perché inediti sono la situazione e i vincoli che, presumibilmente, saranno posti dalle competenti autorità. Qualche cosa di inedito: creato non dal singolo prete, ma dalla comunità cristiana, leggendo il territorio, le risorse disponibili e le condizioni da cura-re perché non ci siano trasgressioni delle normative. Qualche cosa di inedito: che sia costruito con alleanza con altre istituzioni e risorse disponibili sul territorio. Qualche cosa di inedito: che non si esponga temerariamente a responsabili-tà ma che non si lasci bloccare da infondati timori. Qualche cosa di inedito. Noi ne siamo capaci!

    + Mario Delpini Arcivescovo di Milano

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    NOTIZIE DALLA SOGLIA La Quaresima nella nostra comunità

    Durante questo tempo di… “arresti domiciliari” (rubo questa definizione a don Giancarlo ma all’atto pratico mi sembra un termine davvero pertinente), abbiamo esplorato la multime-dialità come forse non abbiamo mai fatto, sono rimasto commosso dagli sforzi che molti hanno condiviso per poter attivare questo modo inedito di praticare una modalità di re-lazione sicuramente limitata ma una valorosa ed energica ri-sposta al famoso detto popolare “pitost che nient l’è mei pi-

    tost”. Che bello il momento in cui anche i meno avvezzi alla tecnologia hanno provato per la prima volta la sensazio-ne del vedersi e dell’ascoltarsi, ho po-tuto condividere “fisicamente” questa sensazione e conservo con spirito di devozione e ringraziamento questi momenti vissuti insieme. Come capita spesso per tutte le cose che prevedono una certa attività d’insieme, abbiamo raccolto con dispiacere anche la posizione di alcuni detrat-tori, ma rimarrà sempre nel cuore di ciascuno la scoperta di una nuova risorsa che sicuramente si cercherà di evitare se evitabile ma risorsa resta, detrattore spesso è chi semplicemente grida la sua necessità di sciogliere il suo cuore. Ho scelto per questo articolo di cogliere ed evidenziare una piccola goccia di po-sitività in un mare di drammi e sofferenze presenti e future, lo faccio perché penso fortemente che proprio in questa ricerca del canale di relazione possibile c’è ancora una spinta della nostra Fede e quindi dello Spirito che ci accompagna e non ci trascura, ho vissuto con tante persone il desiderio di pregare insieme, di parlarci, ascoltarci. Tra l’altro questo “zoom” ha una caratteristica: ti costringe ad ascoltare, non ammette voci sovrapposte, interessante. Adesso, passo passo, ripartiamo, preghiamo e invochiamo creatività nuove, va-lorizziamo i sentimenti che abbiamo vissuto da “reclusi”, e cerchiamo nuove vie di fraternità. Grazie! Stefano

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    CARITAS PARROCCHIALE Caritas nel coronavirus

    La carità non poteva fermarsi, questo ci è stato subito chiaro quando la pan-demia si è abbattuta anche sul nostro paese ed è arrivato il “lock down” che ci ha chiuso tutti in casa. L’arrivo della pandemia ha colpito tutti, quelli che si sono ammalati hanno vissuto fatiche e dolori in prima persona; famiglie intere hanno dovuto fare i conti con la malattia ed alcuni hanno subito la grave perdita di un parente o di un amico. La Caritas parrocchiale è stata da subito disponibile presso i Servizi sociali del comune, alcuni dei suoi volontari hanno prestato servizio per pro-curare spese alimentari e farmaci alle famiglie bloccate in casa dalla quarantena (abbiamo anche partecipato alla distribuzione delle mascherine!). La pandemia è stato anche un flagello economico per tutti, ma soprattutto per coloro che hanno fonti di reddito un po’ “aleatorie”, per lo più non “uffi-ciali” (piccole occupazioni inerenti la pulizia presso privati, la cura temporanea o la compagnia agli anziani): queste persone, questi nuclei fami-gliari, già esposti alla povertà, si sono ritrovati in una situazione di indigenza estrema. Per questo, per loro, noi non abbiamo mai tenuto chiuso. Per ot-temperare alle disposizioni di legge, abbiamo dovuto chiudere gli spazi del Centro di Ascolto: ma per loro la Caritas non è mai stata chiusa. Li abbiamo raggiunti con la distribuzione dei generi alimentari (contattandoli telefonica-mente e consegnando individualmente fuori dalla sede), la consegna del pane ricevuto in dono dai panettieri del paese, l’assegnazione di piccole somme di denaro per l’acquisto di prodotti di prima necessità che non potevamo procu-rare noi, viste le complicazioni relative al fare la spesa nei supermercati. Queste piccole somme (25-30 euro ogni 10/15 giorni) sono servite prima che arrivassero i voucher comunali e per coloro che i voucher non hanno potuto ottenerli. Per loro abbiamo tenuto i rapporti con il supermercato MD che ha predispo-sto presso i propri locali ceste per la raccolta alimentari donati. Grande è stato il nostro impegno nel tenere compagnia a queste famiglie (e persone sole) in difficoltà, ma è stato possibile perché grande è stata la gene-rosità dei parrocchiani e dei cittadini che ripetutamente hanno lasciato in chiesa o in sede Caritas donazioni di generi alimentari, hanno lasciato al Par-

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    roco o a noi volontari offerte in denaro, ovviando al fatto che, senza le Sante Messe, la raccolta Zaccheo non poteva essere effettuata. Un signore ci ha donato le colombe da consegnare nei giorni precedenti alla Pasqua, alcuni ci hanno donato le uova di cioccolato da consegnare alle famiglie con bambini, dando un piccolo segnale di festa per questa Pasqua così particolare. Abbia-mo distribuito tutte le eccedenze alimentari prossime alla scadenza che erano rimaste in Oratorio. Una associazione, Le Stelle di Lorenzo, ci ha contattato per donare a bambini in difficoltà dei buoni spesa che sono stati consegnati a 6 famiglie. Abbiamo risposto a necessità primarie come mancanza di calzatu-re, di materassi, cuscini e lenzuola. Le persone che hanno ricevuto hanno sempre manifestato stupore e gratitu-dine per questi gesti di condivisione, questi atteggiamenti hanno mosso anche il nostro stupore e la nostra gratitudine verso chi ci ha aiutato (uno spettacolo commovente la faccia dei bambini quando ricevevano “cose buo-ne”!). Finalmente stiamo riprendendo delle modalità più “normali”: possiamo tene-re aperta la sede per la distribuzione il mercoledì mattina, molte persone passano da noi o dal Parroco per lasciare il loro contributo alla raccolta Zac-cheo…. È iniziata questa nuova fase e siamo contenti, ma ci siamo accorti che le famiglie nel bisogno non diminuiscono: sono invece aumentate. Alcuni, mentre nei primi due mesi hanno potuto attingere alle risorse provenienti dal proprio lavoro, dopo il lock down non hanno più ripreso l’attività e probabil-mente non gli sarà possibile in questi mesi (ambulanti, precari di vario genere). Così nuovi soggetti si sono presentati alla Caritas e continua ad au-mentare il numero di famiglie a cui serve quindicinalmente la spesa. Tentiamo di aiutare anche le persone a districarsi tra le provvidenze disposte dalle leggi in questi giorni, che comportano naturalmente domande, istanze, documenti da fare per poter ottenere sovvenzioni e contributi. Probabilmente in giugno, con il ritorno della partecipazione alle Messe, ri-prenderemo a raccogliere, in forme adeguate e prudenti, i fondi di Zaccheo in modo più organizzato: quindi a presto!

    Per la Caritas parrocchiale Marialetizia.

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    NOTIZIE DALL’ORATORIO PL’oratorio non si ferma

    Era il 23 Febbraio quando con un comunicato Regione Lombardia dichiarava che da quel momento tutte le attività dovevano essere sospese, noi ci stava-mo preparando per la tradizionale festa di carnevale del nostro oratorio ma in poche ore abbiamo capito che avremmo dovuto riporre nell’armadio le nostre maschere. Uno stop iniziale che portava con se qualche speranza: “ ma si vedrai che sarà questione di qualche settimana” che poi si è trasformato in una chiara consa-pevolezza. Tutto si è fermato, le nostre attività, i progetti educativi, l’incontro con i bam-bini i ragazzi le famiglie; niente più palloni calciati sul campetto, niente più incontri del venerdì.

    STOP!

    Non è facile pensare ad un oratorio come il nostro vuoto, fermo ma abbiamo dovuto abituarci come tutte le altre realtà a questa nuova quotidianità. Un tempo pasquale diverso che abbiamo provato a vivere nonostante non ci si potesse incontrare.

    Ma da subito ci siamo detti che l’oratorio non si può e non si deve fermare e abbiamo provato a reagire nonostante tutte le difficoltà che conosciamo. In particolare con l’aiuto della Fom abbiamo provato a creare un percorso che non lasciasse un vuoto nel percorso dei nostri bambini e giovani. Abbiamo ormai imparato a convivere con Zoom, che è diventato il nostro fe-dele amico che ci ha permesso di rimanere in contatto; videochiamate settimanali con i ragazzi delle medie e delle superiori per continuare il percor-so iniziato a Settembre. Non possiamo negarlo, le difficoltà sono state tante, mesi nei quali si susse-guivano notizie contrastanti non hanno permesso di avere delle sicurezze e non ci hanno permesso di avere dei veri e propri obbiettivi, ma non ci siamo demoralizzati. I nostri ragazzi hanno dato prova di grande coraggio e responsabilità e hanno mostrato la voglia di non mollare. Quante volte ci siamo sentiti dire: “ma quando ripartiamo?” , “quando potre-mo ritornare in oratorio’”, questo sicuramente da la forza di proseguire nonostante tutte le difficoltà.

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    Siamo arriva all’estate. Sarà un’estate diversa, sicuramente non facile. Non potremo fare un oratorio esti-vo come quelli che abbiamo fatto da sempre, non ci sarà un tema non ci saranno i giochi, le gite le vacanze in montagna. Ma ci viene chiesto di non mollare, non lasciare che i nostri ragazzi si sentano abbandonati. Ci viene chiesto di vivere questa strane estate seguendo un nuovo progetto che viene chiamato SummerLife.

    Sarà un’estate per guardare con occhi nuovi le cose di sempre, rintracciando i segni di quanto accaduto, non per nasconderli, ma per custodirli. L’esperienza di Summerlife riconnetterà i ragazzi con la vita e con la realtà, ri-scoprendo il territorio da cui si è stati lontani e occupando piccoli luoghi diffusi, da connettere insieme riscoprendone la bellezza. La rete sociale che siamo chiamati a costruire attorno ai ragazzi, in alleanze significative e scelte condivise, testimonierà ai ragazzi l’importanza del prendersi cura gli uni degli altri, soprattutto nei momenti più difficili.

    Il sottotitolo «per fare nuove tutte le cose», tratto dal versetto 5 dell’Apocalisse al capitolo 21 indica che è nel legame forte con Gesù che tro-viamo la forza per affrontare l’inedito e forse anche l’incerto, sapendo che non siamo noi i protagonisti assoluti di quanto riusciremo a fare, ma c’è Chi davvero è capace di trasformare ogni cosa rendendola nuova.

    Veronica

    Aiutiamoci per far ripartire il Centro Giovanile CALCIO con coraggio verso

    nuove sfide sportive.

    Per far pervenire il tuo contri-buto è sufficiente scrivere il

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    FAMIGLIA INSIEME La solidarietà al tempo del coronavirus

    L’emergenza della pandemia di Covid-19 è non solo sanitaria ma anche e sempre più sociale ed economica. Le famiglie sono messe a dura prova. Mai come ora da soli si rischia di non farcela. La risposta è mettersi insieme, aiutarsi, mettere in circolo la solidarie-tà tra famiglie. È quello che sta tentando di fare l’associazione di solidarietà familiare “Una Casa per Pollicino – Onlus”, con il progetto “Aiutiamoci - Mettiamo in circolo la solidarietà”, avviato con il contributo della Fondazione Comunitaria Ticino Olona per le famiglie dei comuni di San Vittore Olona e Cerro Maggiore. Si tratta di un aiuto straordinario, essenziale e sostenibile alle famiglie in momentanea difficoltà economica a causa del Covid-19 attraverso il micro-credito e la rete di mutuo aiuto familiare, che si pone accanto e integra le iniziative della Caritas parrocchiale e diocesana, che sta ponendo in essere un’ammirevole ed eccezionale azione di aiuto per i casi di povertà e difficoltà. Il microcredito vuole essere una forma di mutuo aiuto tra famiglie, per so-stenere quelle famiglie che, con l’emergenza, si trovano in difficoltà temporanea e non hanno risparmi cui attingere, ma per la quali sia possibile un ritorno all’autonomia quando le attività lavorative riprenderanno regolar-mente, o quando percepiranno forme di sostegno strutturali quali cassa integrazione, fondo integrativo salariale, reddito di cittadinanza. Si tratta di una forma di aiuto che non mette in imbarazzo chi è costretto, magari per la prima volta, a chiedere un aiuto economico, perché si salva-guarda l’autonomia, la responsabilità, le capacità di chi riceve. Il microcredito previsto in progetto è un prestito gratuito di entità contenuta (fino a un massimo di 1.200 euro, con restituzioni senza interessi fino a 24 ra-te con inizio dopo due mesi dall’erogazione), che servirà a coprire le spese di affitto, spese condominiali, assicurazioni, spese mediche, spese scolastiche, utenze, generi di prima necessità, altre spese per eventi straordinari necessa-rie non differibili. L’impegno alla restituzione non va considerato un peso posto su una situa-zione già difficile. Anzi, dice di una particolare attenzione alla persona, alla sua dignità, valorizzandola, togliendole dall’imbarazzo di chiedere l’aiuto.

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    La logica è quella del “noi ora aiutiamo te, tu poi aiuterai noi”. Si tenta cioè di innescare un circolo virtuoso, in cui l’aiuto si rigenera con le restituzioni, inne-scando un vero e proprio valore sociale. Non solo. Non sarà una mera erogazione di denaro, ma un gesto che si ac-compagna all’avvio di relazioni di prossimità tra famiglie. Le famiglie beneficiarie saranno coinvolte, con libertà, nella rete di volontariato associa-tiva e di mutuo aiuto familiare perché siano soggetti protagonisti e attivi in essa. Insomma si vuole in tutti i modi evitare derive non positive di assisten-zialismo. La priorità sarà data a: nuclei familiari numerosi; nuclei mono-genitoriali; nu-clei con disabili in situazione di fragilità economica; nuclei con Reddito di Cittadinanza attualmente sospeso, revocato e decaduto; partite Iva e altre ca-tegorie non comprese dai dispositivi attualmente in definizione a livello statale. Per informazioni e primo contatto si può chiamare il n. 353 4072601

    Ma la risposta che si sta dando all’emergenza sociale ed economica non si ferma qui. Con il coordinamento del comune, e insieme ad altre associazioni, le famiglie dell’associazione e i volontari si sono messe a disposizione per il servizio di consegna a domicilio di spesa, farmaci, mascherine. L’Associazione ha poi cercato di dare una continuità ai servizi di doposcuola e del corso di italiano per donne immigrate, con video lezioni e contatti a di-stanza, nonché, in collaborazione con le insegnanti, interventi, sempre a distanza, di mediazione linguistica per alunni stranieri anche a supporto della didattica. Con la coop. Stripes si è garantito un supporto pedagogico e di proposte di attività creative in famiglia ai genitori, durante ila forzata chiu-sura dell’asilo nido associativo “I Belli anatroccoli”.

    Insomma, la solidarietà familiare non si è fermata di fronte al coronavirus.

    Le Famiglie dell’Associazione familiare

    “Una Casa per Pollicino – Onlus”

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    5 PER MILLE

    Per contribuire a sostenere le diverse iniziative per le famiglie che l'Associazione familiare "Una Casa per Pollicino - Onlus" propone, e in particolare per incrementare il fondo dedicato al microcredito familiare per

    le famiglie in difficoltà, ci permettiamo di proporvi di desti-nare il 5 per mille della dichiarazione dei redditi all'Associazione

    A tal fine è sufficiente scrivere nell’apposito spazio dedica-to alle Organizzazioni non lucrative di utilità sociale sui modelli di dichiarazione il codice fiscale dell’associazione:

    92026630159

    apponendo la Vostra firma. Grazie!

    Le famiglie dell’Associazione “Una Casa per Pollicino – Onlus”

    DONA IL TUO 5 X1000

    ALL’ENTE MORALE

    ASILO INFANTILE

    San Vittore Olona

    CODICE FISCALE

    84003270158

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    Ogni domenica alle ore 10.00 su RADIO PUNTO dopo il radiogiornale Tino t’invita all’ascolto della PAGINA DELLA FAMIGLIA: un punto d’incontro su temi di attualità che coinvolgono direttamente o indirettamente la sfera fa-miliare. Ecco gli argomenti delle prossime trasmissioni:

    7 giugno Violenza per vie legali sui diritti dei bambini

    14 giugno I giovani e l'impegno sociale

    21 giugno Figli da accogliere in una terra sicura

    28 giugno Tutti i vantaggi dell'alleanza tra famiglia e insegnanti

    5 luglio Basta gioco d'azzardo è una emergenza sociale

    E-mail: [email protected]

    Radio Punto si può ascoltare alle frequenze FM 88.15 – 89.10 – 88.80

    CROCE AZZURRA ASSOCIAZIONE VOLONTARI ABBIATENSI - ONLUS

    mailto:[email protected]

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    Errando si impara La basilica di S. Magno a Legnano

    Breve introduzione alla basilica romana minore di S. Magno in Legnano luogo d’arte forse troppo vicino per rendersi conto della sua bellezza, delle sue ca-ratteristiche e custode di un prezioso patrimonio artistico. L: Questa quarantena mi ha distrutto, ma ora che un po’ si può circolare ho troppa paura per avventurarmi lontano da casa in visita a musei o città d’arte. F: Guarda, per andare dove dobbiamo andare oggi puoi farlo anche a piedi o in bici, visiteremo S. Magno. L: Ma ci sarò stato mille volte, sai cosa ci sarà mai di così interessante… F: Il fatto che tu l’abbi vista, non vuol dire che l’abbia osservata, ma andiamo con ordine…

    Poco dopo a Legnano

    F: La chiesa fu costruita a partire dal 1504 e fino al 1513 circa sul luogo dell’antica parrocchiale ro-manica di S. Salvatore, all’epoca pericolante e ina-deguata alle nuove esigenze del borgo. L: E di questa chiesa non ri-mane nulla? F: Qualcosa sì sul lato destro della chiesa dietro il campanile è ancora ben visibile una porzione generosa di muratura, probabilmente dell’XI secolo, prevalentemente in ciottoli, e con 3 ordini dei tipici archetti pensili romanici. L: Le forme della chiesa sono effettivamente di chiara impronta rinascimen-tale, il gioco dei volumi delle masse murarie è armonico e dettagliatamente pensato secondo i precisi canoni dei più celebri trattati. Chi è l’architetto? F: Non si sa di sicuro, ma ci sono delle ipotesi che almeno il progetto originale sia attribuibile addirittura a Bramante attivo a Milano sino al 1499, questo è possibile per comparazione con altre sue architetture, ma se non fosse lui si-

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    curamente qualcuno della sua, in quel periodo attivissima, cerchia, come la stessa chiesa di S. Maria di Piazza a Busto Arsizio testimonia. L: Caspita Bramante! F: Si ma è meglio andarci cauti. C’è poi da dire che la facciata è stata spostata in avanti e completata solo nel 1914, e che le murature esterne sono frutto di restauri in seguito anche alle aggiunte barocche del Richini fatte soprattutto sulla cupola e poi asportate. Mentre la Cappella Maggiore già pochi anni do-po la conclusione dei lavori, o addirittura durante, fu leggermente ingrandita, per vari possibili e indimostrati motivi di necessità. L: Il campanile invece è del ‘700 Vero? F: Esatto; ma ora entriamo e cerchiamo di guardare con occhi nuovi la chiesa. La pianta come puoi capire è a croce greca con 3 cappelle per lato almeno in origine, il lato dell’ingresso odierno in principio era come gli altri, e gli ingressi si trovavano nelle cappelle laterali, ma iniziamo da quelle di sinistra.

    L: E questa? F: Dove c’è ora l’ingresso permangono solo alcune tracce di affreschi del pri-mo Cinquecento, probabilmente di Gian Giacomo Lampugnani, autore anche di quelli nella cappella di S. Agnese che ora vediamo, e di quelli qui in-torno come la Madonna con Bambino e 4 santi. L: Ma questo Lampugnani non è lo stesso che ha dipinto anche in S. Stefano da noi? F: Sì e come puoi vedere anche da qui sebbene sembra sia migliorato a di-stanza di venti e passa anni, rimane oltre che rustico, ancora saldamente ancorato a canoni di pieno quattrocento. Cionondimeno è interessante la sua costruzione di questa parete come a fingere un ulteriore ambiente dietro i santi raffigurati. Comunque sa dimostrarsi anche un bravo decoratore, sono infatti suoi i dipinti della volta con motivi a candelabra, di buona fattura. L: Molto interessante anche la cappella dell’Immacolata.

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    F: Sempre affrescata da pittori della famiglia Lampugnani (ma nel 1633 per la volta e nel XVIII secolo nella parete di fondo dall’abate Molina). Memorabile è la pala d’altare, o meglio gli scomparti restanti, del Gianpietrino un artista della bottega di Leonardo, da cui traspare tutta la dolcezza delle figure. L: Ignoriamo non senza dispiacere le cappelle dei S.S. Carlo e Magno e quella del battistero per fiondarci invece sulla cappella maggiore. F: Punto focale dell’edificio la sontuosa cappella presenta innanzitutto un im-portante ciclo di affreschi di Bernardino Lanino, allievo del più noto Gaudenzio Ferrari, da noi già incontrato a Saronno e non solo, e qui nel pieno della maturità artistica, le opere sono infatti datate tra il 1562 e il 1564. Nelle lunette sono presenti gli evangelisti e i dottori della Chiesa… L: …Un classico. F: Mentre nelle pareti sono raffigurati episodi della vita di Maria, che nell’arco trionfale e nei pilastri diventano rappresentazioni decorative sopra S. Magno e Gesù, in modo da monumentalizzare l’architettura. et altro. L: Sono affreschi molto belli, si riconosce una certa tendenza ad un realismo quotidiano delle scene, pur nella dolcezza un po’ imbambolata di certe figure. F: Ma il piatto forte ovviamente è la pala d’altare di Bernardino Luini, forse il più importante erede di Leonardo, in Lombardia ed anche lui già visto a Sa-

    ronno. F: Se non sbaglio è del 1523 circa. L: Ma la cosa veramente rara è che il polittico presenta ancora la sua cassa originale in cui veniva chiuso per non rovinar-lo quando non serviva, come si può vedere gli angeli su sfondo azzurro, che di questa cassa segnano il fondo, sono in se-condo piano rispetto alla carpenteria dorata dell’opera. L: Ma come veniva chiuso non vedo ante?

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    F: Le ante sono perdute, ma sappiamo che rappresentavano un angelo e S. Caterina. L: Comunque è veramente im-pressionante vista da vicino. F: Luini ha impostato questa sacra conversazione in un’architettura d’ispirazione classica con una nicchia absida-le che richiama in parte l’architettura della chiesa, un “tempio” insomma con nella cimasa Dio Padre e ai lati S. G. Battista e Pietro in alto e sotto i S.S. Ambrogio e Magno. L: Curiosa a tal proposito la loro posa, inginocchiata perfetta-mente per stare nei riquadri. F: Si un modo di comporre la scena sicuramente desueto, più animata invece la zona intorno alla Madonna, di carattere marcatamente leonardesco, con gli angioletti che si animano in-torno suonando e volando. Oltre alla vivacità dei colori e alla loro precisa giustapposizione cromatica, è da sottolineare la platealità misurata dei gesti evocativi e le formelle sottostanti in grisaglia a diverse tonalità, che richia-mano le storie della passione come fossero un bassorilievo marmoreo o bronzeo. L: Mancano alcune cappelle! F: Le cappelle rimanenti ed i particolari di quelle già descritte raccolgono ope-re o di relativamente recente fattura come per i murali di Mosè Turri oppure altri dipinti dei pittori della famiglia Lampugnani o suppellettili e paramenti marmorei e lignei di diverse epoche e interessi, che lasciamo alla curiosità dei lettori. L: Invitiamo però a soffermaci sullo spazio architettonico della basilica, sulla cupola sottolineata nei volumi riportati dal pavimento, sulla pianta centrale e sul suo effetto nei confronti del fedele e per ultimo sui portali in bronzo del 1976 che richiamano le vicende della battaglia di Legnano.

    Samuele

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    LO SAPEVI CHE…? Tragedie contemporanee

    Siamo intorno al 425 a.C. e ci troviamo ad Atene, seduti sui gradini del teatro di

    Dioniso, presso l’acropoli, mentre Sofocle mette in scena un’opera che sarà ri-

    cordata come la tragedia per eccellenza: l’Edipo re.

    Trama. La scena si apre con la reggia di Tebe, dove governa felicemente Edipo,

    figlio di Laio. Compare una folla variegata di personaggi, sono semplici cittadini

    venuti tutti insieme per chiedere l’intervento del sovrano: “È scoppiata – dice

    l’anziano sacerdote di Zeus – una terribile peste nella città. La città è stata piega-

    ta, ondeggia come una nave in tempesta, nessuno è più in grado di sollevare il capo

    dagli abissi dei flutti, colore del sangue; le donne sono diventate sterili, i campi

    marciscono, tutto è in rovina. Tu, Edipo, una volta ci salvasti dallo’diosa Sfinge.

    Salvaci ancora!” Per capire come contrastare l’odiosissima peste, Edipo manda

    un messaggero a Delfi a consultare l’oracolo, a domandare con quali azioni o

    con quali parole possa proteggere la sua città. Ma non ci sono azioni né parole

    per curare i sintomi, è necessario andare alla radice del male, portarne alla luce

    le cause: “Dovete liberare la città dalla contaminazione della terra che è iniziata

    con l’uccisione del vecchio re di Tebe, Laio.” Edipo comincia una ricerca affannosa

    che gli rivelerà chi è davvero e non sapeva di essere. Si mette alla ricerca del col-

    pevole, interroga lui stesso i possibili testimoni, ma il dubbio si è già insinuato

    nell’animo del sovrano che, a poco a poco, scopre un passato tenebroso: è stato

    lui stesso, sebbene inconsapevole, l’uccisore di Laio, suo padre. Edipo si è

    macchiato del delitto di parricidio (lo ha ucciso ignaro in un trivio, per un banale

    motivo); ma, cosa ancora più grave e insopportabile, ha violato le leggi della na-

    tura e della divinità, perché, anche in questo caso involontariamente, ha sposato

    la propria madre, con la quale ha generato quattro mostruosi figli.

    Epilogo. Nessuno, neppure Edipo, sapeva di avere provocato questi turba-

    menti nell’ordine naturale: si era macchiato, senza saperlo e senza volerlo, di

    trasgressioni gravissime, ma erano queste macchie vergognose, il parricidio e

    l’incesto conseguente, che dovevano essere sanate per risanare la città. Per il

    dolore e la vergogna, la madre Giocasta, moglie di Laio, si impicca, mentre Edi-

    po, devastato dalla scoperta, si cava gli occhi per non vedere mai più la

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    contaminazione che ha portato alla sua famiglia, al suo paese e a sé stesso. Se

    ne andrà errabondo, accompagnato dalla figlioletta, a morire nel bosco di Colo-

    no. Ecco, la violazione dell’ordine naturale comporta l’ira degli déi, custodi

    delle leggi e della natura. Il coro commenta, mentre osserva Edipo che esce dal-

    la scena: “Ecco Edipo, l’uomo più felice e potente del mondo, oggi è il più

    miserabile.”

    Rapporti violati. La tematica della contaminazione, del miasma, è fondamenta-

    le nella cultura religiosa e morale degli antichi greci. Allora si credeva così. La

    punizione divina era la compensazione degli errori commessi nei confronti della

    religione, della morale, della natura. Sarà poi con Tucidide prima ed Epicuro poi

    che la peste, la malattia, le disabilità fisiche diventeranno fenomeni prettamen-

    te naturali e quindi da combattere con la medicina e l’intelligenza degli uomini.

    Non è così anche oggi? L’emergenza ci manda con violenza i segni di un rappor-

    to violato tra scienza e natura, ancora non equilibrato, si tratta della miopia e

    della follia, tutta moderna, di inseguire un benessere privato separato dal ri-

    spetto verso la natura e le sue leggi invalicabili. L’Edipo re si può leggere

    anche così: come il dramma di una crisi totale, della natura e della società, che

    obbliga a rimettere in causa le relazioni tra i cittadini e la qualità del potere o

    dei poteri. Non importa se il sovrano abbia voluto o no il trauma, se sia stato

    consapevole o no delle proprie violazioni. L’importante è che, nella crisi, il re

    (ognuno di noi) rimetta in discussione la propria persona, ripensando i propri le-

    gami, i propri passi e le proprie azioni, che si impegni a scoprire le cause del

    male, anche quelle che non dipendono da lui e di cui non è il diretto responsabi-

    le. Ci interroga ancora questa tragedia antica: dove abbiamo sbagliato, noi

    cittadini e i nostri governanti? Cosa non abbiamo voluto vedere e neppure sape-

    re? Come dovremo ripensare le nostre relazioni sociali? E i nostri affetti e i

    nostri equilibri ambientali ed economici? Il male che crediamo di poter isolare ed

    escludere sta in ciascuno di noi, ci rivela ancora Edipo, ed è questo male, nasco-

    sto nel nostro bene, che dobbiamo scoprire e temere, ridefinendo alcuni

    concetti chiave come comunità, città, affetti, relazioni, ambiente, natura.

    “L’uomo si comporta come un virus; quando ha il controllo di un nuovo

    ambiente, lo replica e poi lo distrugge.” (A. Majewski)

    Vale

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    L’ANGOLO DEL NUTRIZIONISTA Il ferro e le sue funzioni

    Come degna conclusione della lunga car-rellata sui micronutrienti, abbiamo pensa-to al ferro, in quanto svolge un ruolo fon-damentale nelle funzioni biologiche. Infat-ti se è vero che una carenza di una vitami-na o di un minerale, nel tempo, può porta-re a gravi conseguenze, è altrettanto vero che la nostra vita è legata all’ossigeno. Inspiriamo, ossigeno, più di 3000 volte in un solo giorno, lo trasportiamo e lo consumiamo grazie ai globuli rossi e all'emoglobina in essi contenuta, la par-te fondamentale/di tutto il sistema è un piccolo “apparato” chiamato EME che al centro ha una molecola di Ferro.

    FONTI ALIMENTARI E ASSORBIMENTO Le principali fonti alimentari del ferro sono: la milza e il fegato animale, la carne, il cacao, la bresaola, il radicchio verde, le ostriche, le cozze, i fiocchi d'avena, le mandorle, i legumi secchi, il prezzemolo, la trippa, la carne di ca-vallo, i fagioli freschi, gli spinaci, l’indivia, l'uovo di gallina, le noci secche, il prosciutto, il parmigiano.

    Il ferro alimentare viene assorbito soltanto in una modesta frazione ed è pre-sente in due componenti caratterizzate da differenti biodisponibilità:

    - il ferro emico (derivante dal gruppo EME), presente in forma di ione

    bivalente fe2+ nella mioglobina ed emoglobina degli alimenti animali,

    che viene assorbito in elevata percentuale;

    - il ferro non emico, presente in forma di ione trivalente fe3+, legato

    principalmente a proteine e altre molecole negli alimenti vegetali, nelle

    uova e nei latticini, che è più difficilmente assorbito. Infatti,

    l’assorbimento del ferro nell'intestino avviene come ione bivalente e il

    ferro non eme è disponibile solo dopo essere stato ridotto a ione biva-

    lente (fe2+). Gli alimenti ricchi di vitamina C favoriscono l’assorbimento

    intestinale del ferro non eme, che è invece contrastato dagli alimenti

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    ricchi di fibre vegetali, di fitati, come i cereali integrali e i legumi secchi

    e di calcio come latte e formaggi.

    RDA L'assunzione giornaliera raccomandata varia molto a seconda delle diverse fasce d'età e del sesso: 11 mg nei lattanti e fino ai sei anni, 13 mg sino ai di-ciott'anni (per la fase di crescita), ben 18 mg nelle bambine adolescenti e nelle donne adulte (per le perdite mestruali), 10 mg oltre 60 anni e, infine, ben 27 mg durante la gravidanza. CARENZE Sono a rischio di carenze i soggetti con insufficiente apporto di alimenti con-tenenti il ferro, oppure con insufficiente assunzione di vitamina C (che ne aiuta l’assorbimento), i soggetti che fanno largo uso di alimenti contenenti fitati o altre sostanze che riducono l’assorbimento del ferro, gli sportivi, gli anziani, le gravide e soggetti con particolari patologie e sindromi da malas-sorbimento. Una carenza è causa principalmente della anemia sideropenica. In proposito, si ricordi che non tutte le forme di anemia sono legate all’assenza di ferro, come molti erroneamente pensano. In realtà, l’anemia è legata alla carenza di uno ione in generale e l’anemia sideropenica è quella specificamente legata alla carenza dello ione ferro. Anche un eccesso di ferro non è positivo, poiché causa un accumulo di questo minerale i numerosi organi, soprattutto nel fe-gato, compromettendone la funzionalità. Nel prossimo articolo trarremo le conclusioni di questa serie di articoli dedica-ti ai micronutrienti dando anche qualche accenno all’integrazione intelligente

    Prof. Andrea Fossati

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    ARCHIVIO PARROCCHIALE BATTESIMI

    Sono entrati nella comunità cristiana, la Chiesa, con l’impegno dei loro genitori e dei padrini a credere in Cristo e nella fede cattolica:

    2 Angelica Marta di Lohourignon Marcel e Alla Ammick 3 Rodrigo Michele di Della Malva Michele e Pereira Carneiro Adilma 4 Stefania Teresa di Della Malva Michele e Pereira Carneiro Adilma 5 Mikaela Maria di Della Malva Michele e Pereira Carneiro Adilma

    DEFUNTI

    La nostra preghiera di suffragio interceda presso Dio, perché, nella sua misericordia e perdono, conceda la vita eterna:

    MESI DI MARZO – APRILE - MAGGIO

    1 Agrati Giacomo

    2 Agrati Maria Rosa

    3 Aragona Eugenia

    4 Baldini Paolo

    5 Basset Ermenegilda Regina

    6 Benatti Luciana

    7 Bottini Sandra

    8 Caron Vallì

    9 Castagno Giacomo

    10 Cetrangolo Francesco

    11 Colautti Elio

    12 Conca Mario

    13 Coppolino Rosaria

    14 Cornelli Bruno

    15 Cozzi Antonia

    16 Cozzi Dario

    17 Croci Giovanna

    18 Crosta Maria

    19 De Servi Emilio

    20 Denti Giovanni Battista

  • 27

    21 Ferrario Erina

    22 Fornasiero Anna

    23 Galati Elisabetta

    24 Galli Ezio

    25 Lattuada Ernesto

    26 Lucchini Pierluigi

    27 Martinoni Santina Defendina

    28 Matera M.Emanuella (Mariolina)

    29 Mazzoccato Maria

    30 Meroni Annamaria

    31 Montalbetti Maria

    32 Olivieri Bianca

    33 Raimondi Ambrogia

    34 Raimondi Giovanna

    35 Remartini Bambina

    36 Roncoletta Saturno

    37 Rossi Luciano

    38 Roveda Enrica

    39 Roveda Giuseppe (Pino)

    40 Tedoldi Giacomina

    41 Tordo Rosa

    42 Trentin Angela

    43 Trombaiolo Onorina

    44 Verzella Ermanna

    45 Vignati Eugenio

    UN GRAZIE PER CHI SI È RICORDATO

    DELLA PARROCCHIA: Sacramenti: S. Messe, funerali, battesimi € 1.050 – In memoria di Roveda An-gela € 200 DEL CENTRO GIOVANILE: L’associazione culturale “ALCIDE DE GASPERI” in memoria di Pino Roveda e Giacomo Agrati € 100 - In memoria di Roveda Angela € 200

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    SPAZIO APERTO Scrivi alla redazione

    Aspettiamo le vostre riflessioni, pensieri, fotografie e suggerimenti circa eventi

    o iniziative all’indirizzo della redazione ([email protected]) che do-

    vranno arrivare entro il 22 Giugno per poter essere pubblicati sul numero

    Luglio e Agosto.

    SERVIZIO DI FARMACIA NOTTURNA

    La Farmacia della Stazione via Liberazione (angolo piazza del Popolo)

    Legnano è aperta tutte le notti dell’anno, festivi inclusi, a partire dalle 19,30.

    I cittadini potranno liberamente accedere ai locali fino alle ore 23,00

    mentre dopo tale ora, per motivi di sicurezza, verranno serviti dallo sportello

    Tel: 0331 54.31.48

    CONTINUITÀ ASSISTENZIALE – DISTRETTO DI LEGNANO

    Guardia Medica Tel.800.103.103 Dalle 20.00 alle 08.00 di tutti i giorni feriali

    Dalle 8.00 alle 20.00 il sabato Dalle 8.00 alle 20.00 dei giorni prefestivi e festivi

    ASSOCIAZIONE VOLONTARI CROCE AZZURRA

    Sezione di SAN VITTORE OLONA Sede: Piazza Italia, 16 - Tel. 0331-422573 -

    Cell 331-5419881

    mailto:redazione.svo@#gmail.com

  • Parrocchia San Vittore Martire Zona Pastorale IV - Decanato di Legnano

    Sacerdoti Parroco don Giuseppe Pediglieri Riceve presso il Centro Sacra Famiglia Lunedì – Mercoledì – Sabato: ore 10.00 – 11.30 Per altri giorni e orari chiamare per un appuntamento al 339 2999479

    Tel. 0331.518383 Cell. 339 29 99 479 e-mail: [email protected]

    don Giancarlo Greco Cell. 340 60 85 722 E-mail: [email protected]

    don Alain Youssoufa Cell. 327 26 593 41 E-mail: [email protected]

    Sfefano Pozzati - diacono Cell. 328 88 30 323 E-mail: [email protected] presente ogni venerdì in S.Giovanni dalle 18.00 alle 19.00 con recita dei vespri

    Mons. Sergio Maio corepiscopo Tel. 0331.424924

    Segreteria parrocchiale Per informazione in merito alla vita della parrocchia, per richieste di certificati, per intenzione S. Messe

    Presso Centro Sacra Famiglia via Verdi Aperto il Lunedì – Mercoledì – Venerdì dalle ore 9.30 alle 11.30 Tel. 0331.518383 E-mail: [email protected] - Sito internet: parrocchiasanvittoreolona.com

    Segreteria oratorio Per ogni informazione in merito alla vita dell’oratorio e al catechismo

    Aperto da Lunedì al Venerdì dalle ore 16.00 alle 18.30 Tel. 0331.519432

    Orario Sante Messe Vigiliare Ore 18.00 in chiesa parrocchiale Festive Ore 9.00 e 11.00 in chiesa parrocchiale Ore 18.00 in santuario Feriali Lunedì - Martedì - Giovedì - Venerdì Ore 9.00 in chiesa parrocchiale (Nel periodo invernale in chiesa san Giovanni) Mercoledì Ore 9.30 in San Giovanni con ospiti Casa Famiglia

    Presso la chiesina delle suore: Ore 7.00 da lunedì a venerdì Ore 8.00 sabato Confessioni in chiesa parrocchiale (nel periodo invernale in chiesa san Giovanni) Da lunedì a Venerdì Ore 8.00 - 9.00 Sabato Ore 15.00 – 18.00

    mailto:[email protected]:[email protected]:[email protected]

  • - Discesa dello Spirito Santo –

    Misteri Gloriosi – 1989

    di Pino Roveda (1924-2020)

    Santuario della Madonna del Rosario

    Registrato presso il Tribunale di Milano con autorizzazione n. 265 del 29.07.1974 Direttore Responsabile Pediglieri don Giuseppe – Stampato in proprio