IT'S DIFFERENT MAGAZINE

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OTTOBRE NOVEMBRE 2013

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VIA FAENTINA N.173 RAVENNA TEL.0544.500850

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TM

Edizioni Mille srl

C

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RADICCHIO ROSSO RISTORANTE

OSPITALITA’ ITALIANAQ U A L I T Y A P P R O V E D

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Benvenuti alle Bahamas, set d’innumerevoli film e di almeno due pellicole di James Bond, uno dei luoghi normalmente in cima alla lista dei desideri di chiunque, insieme a pochi altri paradisi nel mondo: in questo numero di It’s Different vi presentiamo una breve panoramica di un arcipelago che comprende ben 700 isole per un viaggio davvero sorprendente. Intanto, sfatiamo il mito che sia solo una meta da viaggio di nozze o da single a caccia di avventure: anche una famiglia può avere più di un motivo d’interesse per sorvolare l’Oceano Atlantico e giungere in queste terre dalla storia avventurosa. Alzi la mano chi vorrebbe visitare un vero museo di pirati, con tanto di gambe di legno, tesori, polene e altri reperti che hanno caratterizzato la storia di questi corsari del mare: bene, a Nassau troverete ciò che fa per voi in una spettacolare forma interattiva, salendo a bordo di una nave che rappresenta la fedele riproduzione di un vascello del XVII secolo, e ammirando ogni possibile oggetto che possa riportarvi indietro nel tempo, a quella che fu una vera epopea dei mari e che vedeva questo centro delle Bahamas come uno dei tre grandi covi di pirati dei Caraibi. Restando sull’isola di New Providence, ed in particolare nella capitale appena citata, riuscirete a fare, o non fare, tutto quello che volete: se il vostro obiettivo è rilassarvi, potrete passeggiare lungo Bay Street dove le case mostrano una suggestiva architettura georgiana dai colori pastello e magari girare per la città vecchia con un surrey, una carrozza a cavalli, su cui vi capiterà anche di venire a conoscenza di tante storie di colore locale.

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Nassau è piena di monumenti e palazzi antichi: segnaliamo in particolare la scalinata intagliata nella roccia Queen’s Staircase, costruita dagli schiavi in onore della Regina Vittoria, che conta 65 scalini, tanti quanti i suoi anni di regno, una lussureggiante vegetazione che a tratti fa sentire immersi in un’atmosfera alla Jurassic Park e purtroppo molte guide che s’impongono in questo ruolo, rovinando un po’ la visita. Al termine della scalinata arriverete a Fort Fincastle, un tipico fortino inglese che oggi non offre molti motivi d’interesse, se non qualche bella foto e un bellissimo panorama, poiché costituisce il punto più alto della città. Tra le altre mete, non dimenticate gli Ardastra Gardens, Zoo and Conservation Center: molto amato dai bambini, troverete uccelli, rettili, pappagalli, lieti di ricevere da mangiare dalle vostre mani e, nel caso dei fenicotteri, di ballare con voi durante lo spettacolo Flamingo Show. Se amate la vegetazione, un parco davvero incantevole è quello di The Retreat Garden, una delle sedi più grandi del mondo dedicate alle collezioni di palme. Qui troverete ogni sorta di pianta o fiore caraibico e spesso viene scelto come location per sessioni fotografiche, matrimoni, etc.

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Al suo interno si tengono anche tante iniziative durante l’anno, come il Wine and Art Festival. A proposito di arte, irrinunciabile lo Junkanoo Expo Museum: qui vengono custoditi e mostrati tutti i manufatti creati in occasione della festa di junkanoo che si tiene ogni anno più o meno in corrispondenza delle nostre feste natalizie, oltre a delle appendici a luglio e agosto. Si tratta soprattutto di travestimenti, e inoltre ognuno può costruire i propri, partecipando a workshops in cui creare suoni e costumi in compagnia. Sull’isola è possibile fare molto altro: andare allo Straw Market e contrattare sui prezzi dei souvenir, lanciarsi nello shopping di marchi famosi a prezzi duty free, dedicarsi ad una serie pressoché infinita di sport, tra cui il golf, il diving, tennis e molto altro. Cable Beach è una striscia di circa quattro chilometri, affacciata su una spiaggia, in cui troverete le residenze più esclusive e i resort di maggior lusso, oltre ai centri principali della vita notturna isolana: dai pub ai casinò, qui tutto congiura per lasciarvi svegli tutta la notte.

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Se invece volete viverla di giorno, le attività a vostra disposizione sono praticamente infinite, soprattutto se volete dedicarvi allo sport: dal wakeboarding (una specie di sci nautico fatto su una tavole simile allo snowboard) al windsurf, potrete tuffarvi a vario titolo in un mare splendido, con fondali superbi e spiagge di sabbia bianca e fine. Grand Bahama Island offre esperienze legate alla natura del luogo davvero indimenticabili, come nuotare con squali e delfini, oppure organizzare un matrimonio specialissimo in una cornice da sogno, se desiderate anche in mezzo ai delfini: nessun sogno è impossibile da realizzare qui. La condizione ideale per visitare le isole, anche quelle più piccole e prive d’insediamenti, alla Robinson Crusoe, per intenderci, è poter girare in barca per l’arcipelago. Eleuthera è famosa per i suoi ananas dolcissimi, per la sabbia rosa e le sue grotte e caverne, oltre che per essere stata la culla delle isole Bahamas: è la preferita dai sub per gli splendidi punti d’immersione e per le correnti fortissime che si formano in Current Cut, per l’alternarsi delle maree. Nella vicina Harbour Island invece, il tempo scorre lento e a misura d’uomo in vacanza relax. La naturalezza della vita in un’isola di pescatori vi regalerà ore davvero preziose. Un discorso a parte merita l’arcipelago di Exuma, che non solo è tra i più belli del complesso di isole di cui ci stiamo occupando, ma può contare anche su una natura sorridente e socievole degli abitanti, dediti per lo più alla pesca e alla coltivazione di vari frutti: un plus che non mancherà di stupirvi. L’appuntamento più pittoresco dell’anno è senz’altro il Family Island Regatta, che si tiene ad aprile nel porto di Elizabeth, a George Town, e vede coinvolte imbarcazioni a vela tradizionali, realizzate a mano da veri artigiani del legno. Per chi cerca emozioni forti, a Bimini potrete lanciarvi all’inseguimento di un marlin blu stile Hemingway, mentre gli appassionati di immersioni non mancheranno di visitare l’isola di Andros con la sua immensa barriera corallina e i blue holes, cavità sottomarine formatesi durante l’era glaciale.

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Per chi ama le isole praticamente disabitate e incontaminate, e pratica la vela, la direzione giusta è verso le isole Abaco, che offrono paesaggi incredibilmente romantici e di rara bellezza, come Hope Town, una deliziosa piccola città sovrastata da un faro alto 40 metri dalle caratteristiche strisce rosse e bianche, o come Green Turtle Cay dove è frequente vedere attraccati splendidi yacht. A proposito, i ricconi si dirigono alle isole Berry, dove è possibile pescare pesci di grosse dimensioni, tra cui i pesci vela e i tonni pinne blu: alla sua estremità meridionale un isolotto si tuffa nel Tongue of the Ocean, ed è lì che avvengono gli avvistamenti migliori. A Great Stirrup Cay sorge un faro risalente alla metà dell’Ottocento mentre le conchiglie più belle si possono raccogliere a Sand Dollar Hill. Cat Island si segnala per la sabbia rosa e le scogliere, per la pace che vi regna e per i fondali ricchi di flora e fauna tropicale, più o meno gli stessi motivi che possono condurvi a San Salvador, dove esiste anche un’alta concentrazione di relitti del passato sul fondale marino. A Long Island, invece, il paesaggio cambia continuamente: dalle pianure alle colline, dalle spiagge di sabbia ai promontori rocciosi, nessuna combinazione è esclusa, e tutte sono fatte per deliziare il turista. Acklins è piccola e poco conosciuta ma può racchiudere in sé tutti gli elementi di una vacanza rilassante, compresa pesca, shopping e occasioni di vita sociale in genere. A marzo e aprile, uno spettacolo unico potrà svolgersi sotto i vostri occhi nell’isola di Inagua Dove si riproduce una particolare specie di fenicottero: in un trionfo di rosa, sarà possibile osservare non solo la loro nidificazione ma seguire anche la fase della cura ed alimentazione dei piccoli, ovviamente a base di gamberi. Un animale simbolo dell’arcipelago è sicuramente il pappagallo: proprio a Inagua troverete il Bahama Parrot, specie in via d’estinzione caratterizzata dal verde brillante del corpo e dalla testa bianca, e nel Parco Nazionale di quest’isola potrete avvistare altre specie presenti solo in questo sistema biologico. Vacanza ecologica o sportiva? Mondana o balneare? Persa tra mille eventi o cullata dal silenzio interrotto solo dallo sciabordio delle onde di un mare limpidissimo? Sole, mare, spiaggia, musica, stare insieme: goditi tutto, sei alle Bahamas.

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Di Tobia Donà

Scienza, conoscenza e coscienza non bastano a spiegare la vita, la storia e i suoi drammi. Le opere d’arte, quando tali, possono

allora indicare almeno la via da percorrere per giungere alle nostre verità. “E luce fu, XV elemento”, di Michele Tombolini, è un

video esposto alla 55ma Biennale d’Arte di Venezia, presso Palazzo Bembo, alla mostra intitolata Personal Structures. L’opera

mostra un ambiente vuoto. Una stanza della memoria, nella quale una donna con la bocca resa muta da una croce nera

(inconfondibile marchio dell’artista), cammina, si volta, guarda e si moltiplica. I fotogrammi in bianco e nero marcano e

sottolineano suggestioni che evocano documenti storici, documentari sovietici di regime o urlanti fotografie rubate nei lager

nazisti. Una sorta di evento privato diviene racconto collettivo di una stagione dissennata, dove però, la luce, resiste ed è

speranza, sogno di ritorno alla vita. Finzione di finzione quindi, atmosfere contraffatte di realtà su emulsioni dai contorni nero

assoluto, sgranati, come in una vecchia pellicola che improvvisamente si dissolve. Squarci che si riducono a fasci di luce

intensa, che vibrano in una maglia che ha la trama dell’acqua e dei suoi bagliori. Luce, Donna, Vita e inevitabilmente Morte,

altro non fanno che accentuare i contrasti entro cui l’artista si dibatte e che sono la vita stessa. Egli interferisce nel suo flusso,

costituisce il caposaldo di una delle infinite microstorie che si compongono nell’ampio e intricato mosaico delle civiltà.

Michele Tombolini rappresenta la contemporaneità, persegue relazioni fra strutture ideologiche, linguistiche, apparentemente

lontane, mescolando contenuti espressivi diversi fra loro, come l’estremo realismo e la più completa astrazione. Ne risulta

un’inquietante modernità ripescata da abissi collettivi quali l’olocausto, la violenza sulle donne, la privazione delle libertà e la

negazione dei diritti da parte di fedi religiose e dittature. Ma è la forza della vita, della rinascita della Re-invegetazione, (termine

coniato dall’artista che lega la natura all’esistere dell’uomo), il leitmotiv che scaturisce in tutta la produzione di Tombolini, che

dal 2011 in poi, perde i colori e giunge ad un sintetico cromatismo di bianco e nero penetrante ed intenso, capace coinvolgere il

fruitore nei grandi temi d’attualità internazionale con un messaggio positivo di rinata vitalità. Parlando di quest’ultimo ciclo di

lavori Michele mi dice: <<Luce fu è per me la speranza>>.

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dal 1957

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Ogni anno a fine estate, il Lido di Venezia si anima di giornalisti e fotografi, star del cinema e semplici curiosi, critici e cinefili, tutti uniti dalla passione per una messa in scena che ha sempre un grado d’attrazione tra i più forti del settore, e per la sua settantesima edizione, la mostra del cinema non si è smentita. Eva Riccobono, modella e attrice, è stata scelta come madrina di una kermesse che ha visto sfilare sul red carpet tante bellezze abbaglianti: da Bianca Balto, ammirata anche in occasione del festival del cinema di Cannes, a Scarlett Johansson, completa di piercing e tatuaggi (e chi ha visto il film di cui è protagonista in veste di aliena, Under the skin, può vantarsi di aver visto molto di più…), alla giovanissima Dakota Fanning, ammirata in uno splendido abito blu e tra i principali protagonisti del film Night Moves. Partenza col botto con un film fuori concorso in anteprima mondiale, Gravity di Alfonso Cuaròn: i due protagonisti sono tra le stelle più fulgide dell’attuale firmamento hollywoodiano, Sandra Bullock e George Clooney e il loro sfolgorante arrivo in motoscafo non è sfuggito a nessuno. Il film è stato accolto splendidamente e senz’altro i botteghini confermeranno il gradimento espresso dalla critica: non solo effetti speciali eccellenti ed un uso sapiente del 3 D e di tutte le più sofisticate ed innovative tecniche di ripresa, ma anche un impianto narrativo di tutto rispetto, e non solo per un film di fantascienza, con una prestazione del cast precisa e d efficace.Entrando nel merito delle pellicole in concorso, quasi tutti gli autori hanno giocato la carta dello shock: da Moebius di Kim Ki Duk, in cui abbiamo solo l’imbarazzo della scelta delle scene più controverse, a Miss Violence del greco Alexandros Avranas, film vincitore del Leone d’argento per la miglior regia e della Coppa Volpi per Themis Panou come miglior interprete maschile, a Gerontophilia di Bruce LaBruce. I risultati sono diversi, in alcuni casi lo scandalo è solo negli occhi dello spettatore, in altri nulla è lasciato all’immaginazione: sicuramente, tutti sono espressione di un cupio dissolvi che sta permeando sempre di più lo sguardo dei cineasti, rendendo piuttosto costante la presenza dell’elemento “polemica” in questa manifestazione. Il direttore artistico della mostra di Venezia, Alberto Barbieri, non vuole leggere però questa attitudine monocorde del cinema in chiave pessimistica, sottolineando come tra i film in cartellone non siano mancati anche momenti di leggerezza e divertimento, soprattutto fuori dagli schemi, come dimostrano i due film premiati con i riconoscimenti più prestigiosi. Il Leone d’oro, infatti, è andato al docu-film “Sacro Gra” di Gianfranco Rosi, in cui il castello dei destini incrociati è costituito dal Grande Raccordo Anulare di Roma, percorso nell’arco di due anni, con uno sguardo in grado di rendere mitologica una realtà minimale: un documentario anticonvenzionale, insomma. “Via Castellana Bandiera” ha visto invece l’esordio dietro la macchina da presa di una stella del teatro, Emma Dante, che con questo film ha vinto la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile della gloriosa Elena Cotta: anche in questo caso, un film fuori dagli schemi, superbo nella sua prima parte, in calando nella seconda, ma non per questo meno notevole. A presiedere la giuria, l’acclamatissimo Bernardo Bertolucci, che è riuscito a sorprendersi per il lavoro di Rosi e ad ottenere il placet di tutti i membri senza particolari conflitti. La crisi, del cinema, come dell’economia e della società in genere, c’è e si è fatta sentire anche qui a Venezia, ma l’atmosfera generale, oltre alla location unica ed inimitabile, sono sempre inebrianti: noi di It’s Different, da quest’anno ufficialmente accreditati alla mostra, abbiamo cercato di fermare nelle immagini questo flusso di emozioni, e speriamo di trasmettervele intatte in queste pagine.

Di Paolo Gentili

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Di Carlo Melloni

It’s different ha visitato per i suoi lettori la mostra dell’artista Alvaro Notari, promossa dal Ravenna Festival, nell’affascinante cornice di Palazzo San Giacomo a Russi.Nel percorso curriculare di Alvaro Notari, la pratica pittorica ha avuto modo di dispiegarsi, lungo alcune coordinate iconiche e filologiche, che di tale pratica costituiscono il terreno di sedimentazione degli esiti palesati e di quelli virtuali. Innanzi tutto il vitalismo organico, poi la centralità dell’uomo, in un sistema di riferimenti che contraddicono il principio dell’entropia, quindi il corpo femminile (e, per estensione, qualsiasi altra individualità biotica) quale ancoraggio di una sensorialità polidirezionale da parte del soggetto, attivata dalla “qualità” dell’oggetto.

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Ciascuna di tali coordinate si dirama a connotare i tre momenti significanti dell’opera di questo artista, salvo che nel terzo momento, il quale si caratterizza per una sorta di summa dei precedenti, ma con una spiccata tendenza a relazionarsi con un linguaggio segnico/cromatico in cui l’impatto ideologico dei contenuti si stempera nella sinestesia fenomenologica. Vero è che il precipitare del senso fabulatorio del dipinto in una stesura di eventi e di apparizioni quasi cronistiche e didascaliche, con una tecnica di visualizzazione prossima a quella del cartoon, si osserva soprattutto nel secondo ciclo di dipinti: è qui che l’artista dimostra di saper orchestrare un’imagerie accattivante, sterilizzando la memoria di chi guarda, da ogni pur recente coinvolgimento emotivo in esperienze visive provviste dell’identico spessore, e nitore iconico, lasciandogli il breve margine di un contatto fugace e lampeggiante, ai limiti del subliminale. Trattandosi di una figuralità totalizzante, a tutto tondo, l’immaginazione di chi osserva non s’arrischia a sovraccaricare i simboli, immagini usurate da un uso smodato da parte dei vari media, anche se sappiamo benissimo che qualsiasi immagine si presta a millanta modi di lettura. Lo strutturalista definirebbe genotesto siffatta modalità rappresentativa, per l’evidente risonanza di segni e segnali che dall’inconscio sale a marchiare la coriacea esteriorità dell’immagine emblematizzata dall’artista. Un’evidenza che nel gruppo di dipinti degli ultimi anni ’70 appariva persino scontata, potendosi Notari permettere il lusso di vivisezionare l’immagine e di restituirci, di volta in volta, il particulare, che andava letto seguendo le linee di deformazione derivanti dalla sua elaborazione macroscopica, ma senza alcuna base asseverativa che liberasse la pura percezione ottica da una sensazione di frustante indecifrabilità.

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Tuttavia, in quelle opere si palesa già, come in una sorta di ontogenesi, la modalità espressiva dell’artista ravennate basata su un centro focale, spesso coincidente con il dettaglio di un elemento morfologico, che s’irradia in una pluralità colalistica di linee e di contorni, di luci tagliate dall’ombra, di ombre trafitte dalla luce, nella circolarità del tutto, entro la quale macchie di colore trompe-l’oeil, vibranti per intensità e toni, conferiscono al dipinto un’intera dinamica rotatoria. Quali padri putativi di tali referenze sono stati fatti i nomi di Balla, Boccioni, Feninger, Bacon, ma io non trascurerei un pizzico del repertorio pseudo-mistico e vagamente orrorifico di Moreau, Redon e Alberto Martini, per certe estatiche e rituali sacrificali figurazioni, che nel mixer di segni e colori omogeneizzano emergenze liberatorie e crudezze sensuali di anatomie umane, femminili sopratutto, come si diceva all’inizio. Giochi proibiti di un erotismo estetizzante? Oppure viaggio all’interno di una carnalità ipertrofica e baroccheggiante, aperta alle contaminazioni più raffinate e alle combinazioni più avventurose, in conseguenza dalla pletora delle nuove inibizioni epocali e, per ciò, votata al martirio dell’autocostruzione? Oscillando tra pruderie e agiografia, uno sguardo a La philosophie dans le boudoir del “divino” Marchese e un altro a Castello interiore di Teresa D’Avila, Notari, nei suoi ultimi dipinti, fa serpeggiare un filo di contenuta ironia nei confronti di questa nostra società, che nutre inconfessate aspirazioni a recuperare i valori del sacro, ma intanto non rinuncia ai vantaggi dell’opulenza e dei piaceri edonistici. Pittura/verità, dunque, per esserci e testimoniare.

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Un sottomarino nel centro storico di , poco distante da Piazza Baracca: l’Osteria L’Acciuga, ristorante dello chef Matteo Salbaroli e di suo fratello , è una piccola rarità nella città romagnola, abituata più a ristoranti di carne, nonostante i pochi chilometri che la separano dal mare. Matteo inizia quest’avventura nella sua città natale con l'intenzione di dar vita ad un ristorante che rispecchi il suo modo di lavorare: onesto, semplice e limpido. Niente accostamenti azzardati nei piatti, ma tanta voglia di far parlare la materia prima, cercando di modificarla il meno possibile. Ci racconta tutto in questa intervista.

Una cucina semplice, cerco di non manipolare troppo il prodotto e abbinare materie prime naturali. Adesso sto lavorando tanto con verdure biologiche, come la borragine o il mugnolo, ortaggi poco conosciuti che non si trovano in tutti i ristoranti. In genere, cerco di lasciare il pesce fresco il più naturale possibile. Mi piace proporre piatti con acciughe e alici, fresche, marinate, sott'olio o sottosale, o alla beccafico. Lavoro con alici molto diverse, la loro qualità cambia in base alla provenienza; in questo momento serviamo, ad esempio quella di del Mare Cantabrico, la migliore acciuga al mondo, specialmente se servita con pane caldo e burro.

Nella mia cucina improvviso molto: provo le ricette, certo, ma lavorando con gusti semplici non ho bisogno di troppo tempo per sperimentare un piatto. Non mi piacciono gli abbinamenti strampalati: mi piace il dolce e il salato, l'agrodolce, mi piace usare lo zenzero e sapori un po' esotici, ma senza spingermi troppo in là, rischiando di rovinare la materia prima.

Ravenna Edoardo

Quale tipo di cucina si trova nel tuo ristorante?

San Filippo Da dove nasce l'ispirazione per le tue ricette?

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A quali materie prime non riusciresti mai a rinunciare?

Olio extravergine d'Oliva Tenuta Pennita

soprattutto durante l’inverno.Dopo un iniziale girovagare, decidi di aprire un ristorante a Ravenna: cosa ti ha spinto ad iniziare questa avventura?

Perché L'Acciuga sembra un sottomarino?

Capitani Coraggiosi

Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?

Tre parole per descriverti.

A parte l'acciuga, direi l', un olio romagnolo. Poi

mi piace molto cucinare con il baccalà: l’uso tantissimo,

Non c'erano grandi prospettive a Ravenna e le possibilità erano due: aprire un locale mio o andare ancora in giro per l'Italia. Nonostante le difficoltà di essere chef ed imprenditore allo stesso tempo, amo il mio lavoro. Ho avuto subito le idee chiare su come improntare l'osteria, un piccolo menu con pochi piatti per avere tutti i giorni qualcosa di diverso e sempre fresco.Con molti miei clienti ho un rapporto di amicizia e fiducia: amo vederli felici e faccio il possibile per non deluderli.

Il locale era originariamente un pub, si chiamava ed era stato allestito proprio come un sottomarino. L'ho visto la prima volta e non mi piaceva molto. Poi l'ho trasformato in un'osteria e piano piano, un po' modificato e apparecchiato, è diventato più elegante... E poi alla gente il contrasto piace moltissimo.

Mi piacerebbe lavorare su un altro progetto di ristorazione.

Volontà, passione e altruismo. L'altruismo, nonostante sia una caratteristica personale, si riflette molto nel mio lavoro ed accontentare chi entra nel tuo locale è uno degli aspetti più importanti, se fai questa professione.Qual è l'aspetto del suo lavoro che ami di più? Semplice: soddisfare il cliente.

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via Guerrini 9 centro città Ravenna Tel. 0544.218227

Tutti i mercoledì "ONE COCKTAIL, ONE NIGHT" la serata universitaria dedicata al cocktail a 4€

Sabato 12 - ore 19NOTTE ORO: artisti di strada.. ballerini contemporanei.. e il TANGO per una serata all'insegna del caliente!

(collaborazione con NOI PER RAVENNA) a seguire dj Robi Ghizzo

Venerdì 18 - ore 22 LIVE STATION: Annastella Camporeale

Sabato 19 - ore 21 dj set MANZO (house)

Giovedì 24 - ore 18.30

BELLI PER L'ARTE: Incontro con la blogger MONICA BARTOLINI

scrittrice e collaboratrice del blog "Thriller Cafè" Relatore: Nevio GaleatiVenerdì 25 - ore 22 LIVE STATION: Stefania Martin quartet

Sabato 26 - ore 22 Happy hours con tanta musica degli OVERCROWDED DUO

Giovedì 31 - ore 20.30 FESTA di HALLOWEEN: festa in maschera con cena e complesso SWING!

EVENTI NOVEMBRE

Tutti i mercoledì "ONE COCKTAIL, ONE NIGHT" la serata universitaria dedicata al cocktail a 4€

Venerdì 1 - ore 20MAGIC NIGHT: cartomanzia, giochi di luci e tema natale.. per una serata all'insegna della magia!

Sabato 2 - ore 21 dj set

Giovedì 7 - ore 18.30 presentazione del libro "Il vento e la torre" di Zingaretti

Relatrica: Silvia Manzani in collaborazione con la libreria "Dante"

Venerdì 8 - ore 22 LIVE STATION: Trio Pineda

Sabato 9 - ore 21 dj set

Giovedì 14 - ore 19 Degustazione di cibi e vini pugliesi accompagnati dalla musica de "i Tarantucci"

(Prenotazione entro martedì 12 novembre)

Venerdì 15 - ore 22 LIVE STATION: Lorenzo Campani quartet

Sabato 16 - ore 21 dj set

Giovedì 21 - ore 20.30 Cena ludica della compagnia ATuttoTondo.. cerca di conquistare

con la tua squadra la Contea drlla Berenicia!

Venerdì 22 - ore 22 LIVE STATION: Lorenzo Pagani Duo

Sabato 23 - ore 22 Happy hours con la musica degli Hydrahead!

Giovedì 28 - ore 18.30 BELLI PER L'ARTE:

Incontro con la blogger Francesca Sanzo scrittrice dei blog "Panzallaria" e "Fabularia"

Relatore: Silvia Manzani

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CRISTALLO RISTORANTE

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Di Lolo Ciscko

“Per gli uomini è impossibile vivere senza immaginare, senza

sognare un futuro; senza quella fantasia politica che rende

impossibile inventare il domani e vivere l’oggi. Rivers of

A.I.R., è l’utile metafora delle idee, di un pensiero condiviso,

fatto di sogni segreti che vanno ben oltre le umane

dimensioni. Sono i fiumi dell’invenzione, della sensibilità e

quindi della cultura poiché essa è il viatico che aiuta a dar

senso alla creatività. L’artista o il progettista che si esprime

con tecnica ineccepibile ma senza cultura e quindi senza

sensibilità, non potrebbe dar senso al suo lavoro.” Così Tobia

Donà, curatore della mostra apre il testo in catalogo. Arte,

cultura, territorio, e sostenibilità. Mondi che s’incontrano per

dare vita a Rivers of A.I.R. (come dire Art, Industry,

Recycling), l’esposizione internazionale d’arte

contemporanea che si è svolta lo scorso settembre a Rovigo e

alla quale hanno partecipato numerosi artisti ravennati, come

Filippo Farneti, Angela Corelli, Paola Babini, Roberto

Pagnani, Mauro Bendandi, Giampaolo Carroli e l’inglese

Rupert van Wyk da molti anni residente a Ravenna. Una

mostra che, come ha scritto Sergio Grabato in uno dei

moltissimi articoli usciti per quest’evento, “parla da sola,

restituendo uno sguardo curioso e vivido sullo stato odierno

dell’arte contemporanea”. Il progetto è stato ideato e curato

dall’architetto e critico d’arte Tobia Donà ed ha coinvolto

poco meno di sessanta artisti provenienti da diverse parti del

mondo e per lo più nati negli anni Settanta e Ottanta, ma anche

più anziani, variamente affermati. L’iniziativa è stata

promossa da Cartiere del Polesine S.p.A, azienda che da circa

sessant’anni produce carta riciclata destinata all’imballaggio

e sostenuto anche da Comieco, consorzio nazionale per il

recupero e riciclo degli imballaggi in carta e cartone. Elena

Scantamburlo, dirigente delle Cartiere del Polesine spiega

così le motivazioni che hanno spinto l’azienda ad investire in

un’operazione culturale di questo tipo: “Con Tobia abbiamo

condiviso una medesima prospettiva, cioè che la ricerca e la

produzione artistica non sono separate dalle questioni

centrali della società, dall’economia e dall’individuazione di

forme sostenibili d’innovazione produttiva. Il mondo sta

cambiando velocemente e il passaggio da una cultura del

consumo a pratiche che ci responsabilizzano è il compito che

ci attende. Crediamo che le sfide possano essere affrontate

soltanto attraverso il confronto e la sperimentazione, e in tal

senso abbiamo promosso la creazione artistica

contemporanea nel Polesine, un territorio nostro, da amare,

rispettare, da alimentare e far crescere con tutti i mezzi a

nostra disposizione.

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L’arte diventa dunque un sistema che accresce le opportunità di benessere perché è uno degli strumenti capaci di rafforzare l’identità dei

luoghi e di valorizzare attività economiche sostenibili. Noi, Cartiere del Polesine, siamo consapevoli che, nonostante il contesto di pesante

crisi economica, anche le attività imprenditoriali possono farsi promotrici della diffusione del benessere sul territorio. In questo senso

l’opera d’arte contemporanea si mostra capace di generare un nuovo rapporto tra spazi del quotidiano e qualità della vita”. Un evento

culturale, quindi, che vuole portare all’attenzione temi che riguardano l’ambiente e l’etica industriale, strettamente legati al territorio

polesano. Tobia Donà, ci racconta così il progetto: “Non si tratta di una “mostra d’arte”, non è una collettiva nel senso più stretto del

termine, ma la ricerca di condivisione su temi importanti e di grandissima attualità che riguardano l’etica industriale, che è il destino delle

persone. Il Polesine spesso ha dovuto scegliere tra lavoro e la salute, e ancora oggi è in bilico fra queste scelte. Condividere il virtuosismo di

Cartiere del Polesine, nel riuscire a gestire, con risultati positivi, un’impresa che ha come fondamento e sua forza l’attenzione per

l’ambiente, ci permette di affermare che ciò è sempre possibile e che ci sono i mezzi tecnici, se impiegati con sensibilità e cultura, per far

convivere lavoro e qualità della vita. Ecco che gli artisti rappresentano la sensibilità, il pensiero colto. Abbiamo spedito agli artisti un foglio

di carta prodotta dalle Cartiere del Polesine, riciclando la carta destinata al macero, e frutto della raccolta differenziata. Un foglio

quadrato di ottanta centimetri di lato. I fogli hanno viaggiato, sono stati spediti in Giappone, negli Stati Uniti, in Germania in Inghilterra e

in Olanda, portando ad ogni destinazione un pezzetto della nostra storia per ritornare poi investiti di cultura e saperi lontani, per

aggiungere un tassello in più nella storia di questo territorio”.

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Tra i cinquanta artisti coinvolti, citiamo, per il virtuosismo nell’utilizzo della carta, materia esclusiva di tutto il loro lavoro, gli italiani Ufo Cinque

e Daniele Papuli e la giapponese Satsuki Oishi. Tra i giovani pittori che in questo momento hanno catalizzato l’attenzione della critica e del

pubblico a livello internazionale, citiamo Giuseppe Gonella, Gabriele Grones, Diego Knore, Francesco Liggieri, Lorella Paleni, Elisa Rossi, ed

Elisa Bertaglia, quest’ultima nata nel Polesine. Ironia ed invenzione è espressa nelle opere di due maestri i cui lavori sono custoditi in numerosi

musei nel mondo, come l’americano Peter Shire che con Ettore Sottsass fu uno dei fondatori, negli anni Ottanta, del gruppo Memphis, e Giovanni

Mundula artista ampiamente storicizzato, del quale Achille Bonito Oliva ha curato diverse esposizioni dagli anni ’70 ad oggi. Nel bellissimo

catalogo edito da Minelliana, e curato nella parte grafica da Emilio Macchia, Tobia Donà ha commentato tutte le opere, supportato da un testo

introduttivo della critica dell’arte Beatrice Buscaroli, che, non ha caso si è riferita al foglio bianco di Mallarmè e a tutte le suggestioni che ne

derivano. L’esposizione è stata visitata da oltre cento persone al giorno e sarà riproposta a Venezia nella prossima primavera.

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P A R R U C C H I E R I I N R A V E N N A

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ORARIO CONTINUATO TUTTI I GIORNIDAL MARTEDI’ AL SABATO

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Mettiamo un vecchio cinema in centro, passato dalle glorie della prima visione alla polvere dei film a luci rosse…e poi lunghi anni di nulla.Mettiamo una via storica, Ponte Marino, con tutte le suggestioni e le possibilità che una città come Ravenna potrebbe offrire ma troppo spesso finisce per negare; e mettiamo un giovane imprenditore, di quelli ancora pronti ad investire malgrado tutto, in grado di trasformare quest’empasse in un’impresa in grado di stupire anche i più scettici.Maurizio Bucci, già gestore dei Mosaico Hotels, del Baci Baci Beach e del GoGo Pizza e Restaurant, è l’ideatore del nuovo Mariani, e ci ha creduto da subito.

Di Laura Sciancalepore

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Che effetto fa vedere realizzato un sogno di questa portata?“Provo molta emozione e tanta fatica. Trasformare un immobile che aveva una forte identità, oltre ad una destinazione difficile da convertire, non è stato un intervento di semplice realizzazione.”Un investimento imponente, tante idee per riportare la gente e i giovani in centro di sera: qual è l’aspetto più interessante di questo progetto e a cosa tieni di più?“E’ una sfida complicata ma avvincente. La nostra Ravenna è bellissima, raccolta, pulita, silenziosa (forse anche troppo) ma manca di un’anima, di quella vitalità che a volte è percepita immediatamente passeggiando nei centri storici d’altre città italiane. L’obiettivo che mi sta più a cuore è che all’interno del Mariani si possa respirare un’aria nuova, in cui sia bandito il provincialismo e ci si possa sentire come in una qualsiasi città europea.”L’originalità di alcune offerte del locale saranno davvero in grado di stupire: la zona bar, appena all’ingresso, proporrà gelato e yogurt artigianale, torte e pasticceria della tradizione, colazioni che comprendono ogni sorta di combinazione. La formula “chiedi e ti sarà farcito” sarà un punto di forza: miele e marmellate di provenienza biologica caratterizzeranno, infatti, il ripieno delle paste, su scelta del cliente. Riguardo al cosiddetto cibo da “strada”, verranno preparati panini al momento con prodotti della filiera Slow Food, accompagnati da un fiaschetto di vino locale, e inoltre ci sarà un’osteria con preparazione a vista della pasta e della piadina. Un’intera sala sarà dedicata al Ristorante Passatelli 1962, che permetterà di unire il piacere della tavola con la visione di film e immagini su un vecchio schermo, collocato nella sua posizione originaria.Non mancherà una zona dedicata alla musica live, e una sala cinematografica ricorderà la funzione di partenza dei locali, con proiezioni d’essai e proposte mirate a vari tipi di pubblico, mentre la palma della destinazione d’uso più originale va senz’altro al primo Diabolik Restaurant Cafè d’Europa, collocato all’ultimo piano, con birreria artigianale, pizzeria con accompagnamento musicale su video e musica disco in vinile, oltre ad un’area dedicata a museo di questo fumetto, creato nei primi anni Sessanta dalle sorelle Giussani, la cui storia merita davvero di essere conosciuta.A quali realtà o considerazioni ti sei ispirato per mettere a punto questo progetto?“La prima operazione è stata cercare di capire quello che l’immobile avrebbe gradito. Può sembrare folle ma ho sempre avuto un grande rispetto dei contenitori, ovvero dei fabbricati che hanno ospitato un’attività o un’azienda. Amare l’architettura significa rispettare la pietra ed il materiale che la compone. Così ho trascorso alcuni mesi prima di partire con il progetto, poi tutto si è sviluppato con grande facilità. Una volta avuta l’ispirazione, il progetto è nato e cresciuto giorno per giorno.

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La tua attività imprenditoriale è partita anni fa con la ristorazione e si è poi evoluta nel tempo: investire su vari fronti, e continuare a farlo, è una tua esigenza innata o è una passione che hai scoperto mettendoti in gioco?“Oggi più che mai è difficile fare impresa nel nostro paese. Le normative sono molte, complesse ed articolate, inoltre ogni ente pone le sue restrizioni ed imposizioni senza alcun coordinamento tra i vari soggetti. Nel momento in cui è partito il Mariani, al primo incontro con tecnici e progettisti avevamo quasi venti persone attorno al tavolo, solo per valutare tutte le problematiche connesse all’avvio dei lavori. Bisogna pertanto essere animati da molta intraprendenza e caparbietà, non perdendosi mai d’animo, affrontando e risolvendo i problemi volta per volta, sapendo che l’importante non è iniziare l’impresa ma portarla a termine. Di certo, serve molta pazienza, passione ed una sorta di lucida follia.”La creazione di una radio web è un altro progetto in campo: in che modo intendi realizzarlo?“Parlando con alcuni amici, con i quali avevamo vissuto la nascita di Radio Zero, oltre a ricordare i momenti in cui giovanissimi trasmettevamo nella prima radio privata della città, ci siamo appassionati all’idea di creare una radio che trasmette dal Mariani per essere ascoltata da tutti gratuitamente sul web. Poi chissà, non si possa realizzare qualcosa in più…”Quali sono le caratteristiche più innovative del Mariani?“Direi la forte convivialità offerta. Gli ospiti potranno consumare le migliori proposte gastronomiche del territorio, ascoltare ottima musica, unita a video di qualità in un ambiente vivo e dinamico. Il Mariani punta a raccogliere le migliori eccellenze, raccolte in sette differenti marchi per tipologia d’offerta, raccolte sotto il brand Mariani Life Style, con l’auspicio che possa diventare davvero uno stile di vita, per chi ama il meglio ed il piacere di stare con gli altri. In sintesi direi l’essenza della “romagnolità” molto apprezzata nel mondo, da riscoprire nella nostra città. It's Different diventa partner del Mariani: come sarà collocato al suo interno?“Intanto voglio precisare che con Paolo Gentili (creatore, editore e direttore responsabile del magazine, ndr) ho vissuto parte della mia gioventù, trasmettendo a Radio Zero, trascorrendo le serate all’Eva 2000 e la domenica pomeriggio alle Ruote di Marina di Ravenna e nel garage di casa sua, trasformata in una sorta di sala prova dove ascoltare i dischi in vinile. Con il progetto Mariani ed It’s Different, sarà come continuare quel percorso, costruito nel valore dell’amicizia, consolidato da quella voglia di stupire e stupirsi che non è mai venuto meno negli anni e che, speriamo, sia percepito e condiviso dalla città. It’s Different ed il Mariani, come due buoni amici staranno insieme, promuovendo e promuovendosi, dando ognuno il meglio di sé.”Chi ha già visitato i locali, ormai prossimi al completamento, ne è rimasto abbagliato, come dall’entusiasmo di Maurizio Bucci, che è stato in grado di vedere con occhi nuovi una realtà destinata probabilmente ad essere convertita in un parcheggio.Stay hungry, stay foolish, avrebbe detto Steve Jobs.Ogni elemento del Mariani è stato sognato, pensato e voluto con l’obiettivo di restituire alla città la gioia di incontrarsi in centro e di dare vita ad un circolo virtuoso che possa regalare un volto nuovo alle sere ravennati, in grado di attirare non solo i turisti ma anche e soprattutto i cittadini, di farli sentire parte di una comunità che può fruire di divertimento, creatività e cultura senza necessariamente uscire dai propri confini, coltivando insieme il buon cibo e il buon vivere.

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Di Lolo Ciscko

Una quindicina di persone, si sono raccolte attorno ad un tavolo, sono già le 22.00 passate e sembrano averne per tutta la notte…Siamo ad Andalo, la bellissima località montana sull’Altopiano della Paganella: loro, sono la squadra di “A tambur battente”, programma televisivo, condotto con naturale talento e con un’esperienza ormai ventennale nell’ambito dell’infotainment dall’eclettica anima di Daniele Perini. Il regista, il conduttore, gli ospiti, i responsabili della produzione e gli autori, hanno davanti a loro la scaletta del programma. Mentre la riunione procede, al pian terreno dell’immenso Palacongressi, una squadra di tecnici lavora senza sosta per trasformare un luogo per conferenze in uno studio televisivo: un TIR arrivato di mattino presto, non è ancora stato svuotato. All’alba tutto deve essere pronto, si registreranno alcune puntate; il team si accorda su ogni particolare, ogni singolo secondo viene analizzato, pesato e poi vagliato. Il tecnico della grafica sta preparando le immagini che riempiranno le grandi pareti a led, sfondo dello show. Il pilota del drone nel pomeriggio ha ripreso i turisti di Andalo, con una sorta d’elicottero futuristico radiocomandato e munito di telecamera, e ora, nella massima concentrazione, sta visualizzando il girato per togliere quello che viene definito sporco

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Di tanto in tanto, il regista propone al gruppo di lavoro delle curiosissime idee, piccoli espedienti capaci di dare ritmo allo spettacolo: si pensa per esempio ad una finta telefonata, ad un futuro ospite della trasmissione che risponde al telefono da una città lontana e annuncia la sua presenza ad una prossima puntata, che in realtà, sarà girata il pomeriggio seguente. Ma gli artisti come si sa, sono artisti, e non manca un’interruzione, causata da una battuta o dalla distrazione di qualche giovane ragazza dello spettacolo. Ma…pochi attimi e tutto riprende nel massimo silenzio. Un appuntamento, quello di “A tambur battente” ad Andalo, che si rinnova ogni anno, poiché coincide con l’arrivo del nutrito gruppo, quasi ottocento persone, di “Amare Ravenna”, l’associazione di anziani e disabili che, nel mese di settembre, da oltre 20 anni trascorre qui le proprie vacanze. La registrazione del programma è diventata ormai uno spettacolo live al quale assistono turisti, abitanti di Andalo, e moltissime altre persone che vi si recano espressamente per vedere dal vivo ospiti di fama nazionale e non solo. Daniele Perini affronta con un linguaggio moderno le vicende di attualità, le curiosità della storia, i misteri delle religioni, gli stimoli del mondo della cultura e della scienza, del cinema e del teatro, e ospita prestigiosi e autorevoli intellettuali, giornalisti e registi.

Domattina sarà, infatti, la volta di Sergio Canavero, neurochirurgo di fama mondiale e poi di Umberto Smaila, di Maurizio Seymandi. La musica è una componente fondamentale del programma, in cui gli artisti presentano i loro più grandi successi. La trasmissione dà inoltre ampio risalto alle nuove leve della musica nazionale. Il programma è diffuso su 100 emittenti radiofoniche del circuito Le 100 Radio + Belle d’Italia e su un circuito nazionale e internazionale di circa un centinaio di emittenti televisive. Il Format, girato in 16: 9, ha la durata di sessanta minuti circa, in quattro tempi da quindici minuti, con tre minuti a tempo per l’inserimento di pubblicità. “A tambur battente”, è un programma prodotto da Pubblisole S.p.A. distribuito da Fox Production & Music e diffuso da varie emittenti televisive private, web tv, satellitari e radio attraverso il sistema della Broadcast syndication. Progettata da una redazione che fa capo a Simone Ortolani, che in modo originale coniuga l’energia e l’entusiasmo di giovani professionisti, è una trasmissione che vuole dare risposte alle domande quotidiane dei cittadini, con uno sguardo particolarmente attento ai valori della solidarietà sociale e alle sfide di questo nuovo millennio.

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SACRAMENTO

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di Laura Sciancalepore

Gli Stati Uniti d’America sono vasti e i paesaggi che si susseguono sono diversissimi tra loro: It’s Different in questo numero vi porta laddove il sole splende quasi sempre, e dove una vacanza dovrebbe durare una vita… Sacramento è la capitale della California, e a parte l’elevato rischio sismico che contraddistingue tutta l’area, è un bel posto in cui vivere. Un aeroporto internazionale ben collegato con il resto del continente, due fiumi che confluiscono e rendono possibili trasporti e commerci fluviali, una storia importante nell’epopea americana alla conquista del Far West: non sono molte le tracce lasciate dagli antichi insediamenti indiani, ma numerose sono le testimonianze dei pionieri che hanno colonizzato la zona in cerca di miniere sfruttabili e di terre vergini. Se intendete entrare nello spirito, e nell’edificio, di una scuola ottocentesca del luogo, non dovete far altro che dirigervi nella parte vecchia della città ed entrare nell’Old Schoolhouse Museum: è una replica esatta di un edificio scolastico costituito da un unico stanzone, risalente al diciannovesimo secolo, che è possibile non solo visitare, osservando tutti gli strumenti ed arredi che venivano utilizzati all’epoca, ma anche vivere, frequentando delle lezioni tipo che mostrano come si svolgeva effettivamente la giornata in quel luogo, a partire dal 1860.

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In una stazione del 1876, riprodotta fedelmente, troverete anche dei vagoni adibiti a varie funzioni, dall’ufficio postale al vagone privato super lussuoso al vagon lit tutto da scoprire; immancabile la collezione di trenini. Lo skyline di Sacramento vi proporrà almeno un monumento che avrete l’impressione di avere già visto: il California State Capitol è molto simile al Campidoglio di Washington, con la sua grande cupola, le colonne corinzie ed il frontone d’ingresso che raffigura Minerva circondata da Giustizia, Industria, Estrazione mineraria e Istruzione, un riassunto molto efficace di quelli che erano i pilastri della società americana attorno al 1860. Ristrutturato una quarantina d’anni fa, per evitarne il decadimento proprio a ridosso del bicentenario della nascita degli United States, oggi si mostra in tutto il suo splendore, tra granito e cristalli e stanze lasciate intatte dai primi del Novecento e in cui a tutt’oggi si prendono decisioni e si tengono riunioni, cui è anche possibile assistere. Non meno interessante il parco di 16 ettari che circonda la costruzione: non solo vi sono piantati circa trecento alberi, ma in una delle sue estremità si trova anche un monumento in memoria dei caduti e dispersi nella guerra del Vietnam, costituito da lastre di granito nero, ventidue per la precisione, su cui sono riportati i nomi della più bella gioventù californiana, 5822 per la precisione. Sempre nella seconda metà dell’Ottocento fu inaugurato il Crocker Art Museum, all’interno di un edificio in stile italiano, per volere di un giudice del luogo, appassionato d’arte e proprietario di circa 700 quadri e 1200 dipinti antichi provenienti dall’Europa. La collezione sempre più ricca richiese spazi sempre più grandi, tanto da occupare anche parte dell’attigua residenza personale del giudice Crocker.

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Attualmente, troverete bellissimi interni restaurati, le opere originariamente contenute e molte mostre estemporanee collocate in spazi modernissimi, aggiunti negli anni Sessanta. Nato parecchio tempo dopo e di tutt’altra natura è il Towe Auto Museum: qui gli oggetti in esposizione sono auto d’epoca, circa 160, con pezzi originari costruiti da Henry Ford e cimeli di altre marche. Mentre visitate tutti i luoghi storici del caso, non dimenticatevi di godervi la città, davvero a misura d’uomo e sorprendente per ordine e tranquillità. Una rilassante passeggiata in bicicletta vi regalerà scorci bellissimi di Sacramento e del fiume American: basterà, infatti, percorrere l’American River Bycicle Trail, utilizzato anche da chi preferisce andare a piedi, correre o montare a cavallo, portare a spasso il cane o andare in canoa. Sarà facile avvistare uccelli e animali in mezzo agli alberi, tra cui cervi e tacchini, e osservare panorami davvero suggestivi. Nel week end è molto frequentato, ma durante la settimana nulla turberà la quiete della vostra passeggiata. Non può mancare in una città come questa lo zoo, situato in uno dei parchi più belli e famosi della città, il William Land Park: inaugurato quasi un secolo fa, all’apertura contava quaranta animali, contro i cinquecento circa attuali.

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Nella sua storia ha ospitato anche un orso grizzly, giraffe, pinguini e orangutan, oltre ad aver dedicato molta parte della sua attività a scopi educativi. Sempre nella stessa zona, troverete un’attrazione che i bimbi più piccoli adoreranno, il Fairytale Town: si tratta di una serie di attrazioni immerse in una foresta ombrosa in cui sembrerà di essere in un mondo fatato. The Sherwood Forest è tra queste ed è tra le più gettonate, inoltre se volete sperare di dare un’occhiata dovrete avere obbligatoriamente un bimbo al seguito altrimenti l’accesso è negato. Infine, nei periodi dell’anno caratterizzati da festività particolari, come Natale o Halloween, è impossibile resistere alle varie iniziative. Tornando ai parchi storici, una puntata al Sutter’s Fort State Historc Park vi permetterà di assistere a parecchie rievocazioni storiche. L’edificio fu costruito da un colono che aveva in mente grandi cose, tanto da edificare una specie di castello in quella che lui chiamò New Helvetia. Purtroppo i suoi sogni non si realizzarono, e già dopo pochi decenni dalla costruzione l’edificio necessitò di restauri, ma resta come testimonianza di un passato che tutti qui tengono a tenere in vita. Sul delta di Sacramento una volta scivolavano placidi i battelli a pale con varie funzioni, ed è possibile vederne ancora uno, attraccato ormai stabilmente a riva da anni, e soggiornarvi: si tratta, infatti, di un albergo chiamato Delta King Riverboat, che offre un’accoglienza calorosa ed è pure piuttosto economico. Una delle attrazioni principali della città resta comunque il Discovery Museum , in cui ogni possibile declinazione di scienza e spazio vi verrà offerta con ruoli da protagonista. Ideale per bambini e ragazzi, che potranno partecipare ad una virtuale missione spaziale della Nasa in veste di astronauti o ingegneri o scienziati in genere, oppure potranno mettersi alla prova come archeologi o osservatori di stelle e in tantissime altre vesti che sarà impossibile dimenticare. Non vi lascino ingannare i continui tuffi nella storia: Sacramento è una bella città anche per chi cerca un minimo di vita notturna. Il Torch Club è ideale per il cliente che cerca ottimo blues, birre alla spina, uno spazio per ballare e un’atmosfera accogliente. Se vi piace l’idea del cabaret, Christopher Tito a Punchline oppure Laughs Unlimited fanno per voi: è ovvio che la padronanza del vostro inglese dev’essere tale da permettervi di seguire gli spettacoli contribuendo almeno un po’ all’ambiente con le vostre risate. Se cercate la storia anche nei locali, e avete intenzione di portarvi dietro i bambini, River City Saloon è la scelta giusta: vi sembrerà davvero di essere al bancone di un saloon del Far West durante la febbre dell’oro. A quanto pare i camerieri e baristi del posto sono assolutamente strepitosi, cordiali e disponibili, i prezzi sono abbordabilissimi, anche per un pranzo, e tutto congiurerà per farvi staccare la spina. Inutile ricordare che nei dintorni della città, e nell’intero stato della California, potrete visitare luoghi incantevoli e unici al mondo, e la vera sorpresa sarà la gente che incontrerete sul vostro cammino: simpatica, cordiale, orgogliosa delle proprie origini ed in grado di contagiarvi con questo interminabile amore.

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