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Islamismo in Algeria. Dal Gruppo Islamico Armato (GIA) al Gruppo Salafita per la Predicazione ed il Combattimento (GSPC). Scenario attuale e prospettive. di Anna La Rosa 2008

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Islamismo in Algeria. Dal Gruppo Islamico Armato (GIA) al

Gruppo Salafita per la Predicazione ed il Combattimento

(GSPC). Scenario attuale e prospettive.

di Anna La Rosa

2008

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INDICE

- PREFAZIONE……………………………………………………3

1. L’ISLAMISMO – DA RELIGIONE AD IDEOLOGIA POLITICA......8

1.1 DIN E DAWLA: RELIGIONE E STATO, UN UNICO POTERE.......................8 1.2 "HOMO ISLAMICUS" : RAPPRESENTAZIONE, IDENTITÀ E PERCORSI CULTURALI. ......................................................................................9 1.3 ISLAM E ISLAMISMO: MUSLIMUN E ISLAMIYYUN. DEFINIZIONI POSSIBILI.....................................................................................................15 1.4 RITRATTO DI UN ISLAMISTA..........................................................23

2. IL NAZIONALISMO ALGERINO .............................................27

2.1 INTRODUZIONE: LE MATRICI DELL’IDENTITÀ CULTURALE ALGERINA. ....27 2.2 CENNI SULL’ ISLAMIZZAZIONE DELL’AFRICA DEL NORD. ...................31 2.3 IL RUOLO DELL’ISLAM NELLA GUERRA DI LIBERAZIONE NAZIONALE .....33 2.4 IL COLONIALISMO E LA GUERRA DI LIBERAZIONE NAZIONALE: IL RUOLO DELL’ISLAM E LA GENESI DEL NAZIONALISMO. ......................................35

2.4.1 La dominazione coloniale.................................................. 35 2.4.2 L’Islam dei primi patrioti. .................................................. 37 2.4.3 La resistenza delle campagne. Una società traumatizzata. 40 2.4.4 Un nazionalismo poliedrico. .............................................. 44 2.4.5 Gli Ulama d’Algeria e il loro contributo al processo di identità nazionale. ......................................................................... 49

3. IL FENOMENO DELL’ISLAMISMO NELL’ALGERIA CONTEMPORANEA. .................................................................55

INTRODUZIONE. ..............................................................................55 3.1 L’Islam nelle Costituzioni algerine....................................... 58 3.2 Le responsabilità dello Stato. .................................................. 62 3.3 L’islamismo algerino prima del 1988. L’Associazione Al-Qyam Al-Islamyya. .................................................................................. 66 3.4 Cronologia della crisi ........................................................... 71 2.4.6 Introduzione. Una data cruciale: 4 ottobre 1988, l’esplosione della crisi.................................................................... 71 2.4.7 Contro la hogra. ................................................................ 72 3.5 Verso un’apertura democratica. L’Algeria e le prime elezioni pluraliste........................................................................................ 76 3.5.1 Le elezioni amministrative. Giugno 1990.......................... 76

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2.4.8 “I comuni islamici”. ........................................................... 79 2.4.9 Le travagliate elezioni legislative del 1991....................... 81 2.4.10 Il primo appuntamento mancato con le urne. ................. 82 2.4.11 Il primo turno elettorale e il colpo di Stato: errore storico o dovere patriottico? ......................................................................... 84 3.6 Le correnti islamiste dopo il 1988. Gli islamisti della seconda generazione. .................................................................................. 91 3.7 Il FIS: Fronte islamico di salvezza. ...................................... 92 2.4.12 Il leader storico del FIS: Abassi Madani......................... 92 2.4.13 Nascita e struttura del partito. ....................................... 94 2.4.14 Poliedricità ed eterogeneità nel contesto sociale algerino. 99 2.4.15 Dove fiorisce la contestazione: la moschea. ................. 107 2.4.16 Il programma del FIS. La “soluzione islamica”............. 111 2.4.17 Hamas (Haraka al-mujtama ‘al-islami) e la “Chourackratiya”. ........................................................................ 115 2.4.18 Al-Nahda (Movimento della rinascita islamica). ........... 117

4. RICONCILIAZIONE NAZIONALE E MASSACRI COLLETTIVI. 120

4.2 IL PROCESSO DI RICONCILIAZIONE NAZIONALE DI BOUTEFLIKA. .......127 4.3 La terreur sacrée. Alcuni numeri degli anni di sangue. Dal progetto di stato islamico ai massacri collettivi. La strategia del terrore del Groupe Islamique Armé (GIA). .................................... 132

4.4.1 EVENTI TERRORISTICI DAL GENNAIO 2006................................141

5. APPENDICE.......................................................................173

TACCUINO ETNOGRAFICO. ...................................................174

6. BIBLIOGRAFIA ..................................................................203

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Alle fronde dei salici

Come potevamo noi cantare

Con il piede straniero sopra il cuore

Tra i morti abbandonati nelle piazze

Sull’erba dura di ghiaccio, al lamento

D’agnello dei fanciulli, all’urlo nero

Della madre che andava incontro al figlio

Crocifisso sul palo del telegrafo ?

Alle fronde dei salici per voto

Anche le nostre cetre erano appese,

oscillavano lievi al triste vento.

Salvatore Quasimodo

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PREFAZIONE.

L’interesse per l’Algeria nasce dall’esperienza condotta sul campo presso la capitale,

Algeri, nel corso di diversi lunghi soggiorni tra il 1998 e il 2002.

Ad Algeri si è avuto modo di frequentare un gruppo di intellettuali – rappresentanti del

mondo della cultura, dei media e della politica – la cui influenza ha indubbiamente

condizionato questa analisi nella rilevanza data a certi avvenimenti piuttosto che ad altri e

nella mia personale lettura della tragedia algerina. Una volta appreso il motivo della mia

presenza, molte persone conosciute ad Algeri hanno dato, in maniera del tutto spontanea

e disinteressata, il loro contributo alla mia ricerca. Ho così ricevuto libri introvabili, preziosi

consigli da parte di alcuni professori dell’Università di Algeri e la possibilità di frequentare le

numerose librerie della capitale, dove ho potuto trovare del materiale bibliografico

genuinamente algerino e assolutamente sconosciuto al di fuori dell’Algeria.

Nel primo capitolo “L’islamismo da religione a ideologia politica” mi soffermo su alcuni

concetti-chiave dell’ideologia islamica, come l’assoluta coincidenza del potere religioso con

quello temporale. Inoltre, svolgo una riflessione sui percorsi culturali, sull’identità, e sulle

rappresentazioni del mondo musulmano e dell’ “homo islamicus”.

Nel secondo capitolo, intitolato “Il nazionalismo algerino”, mi soffermo sulle condizioni

storiche che hanno caratterizzato il colonialismo francese in Algeria e che hanno conferito

un’impronta indelebile alla vita politica del regime algerino fino alla seconda metà degli

anni ottanta. Come vedremo, la politica coloniale francese che colpiva con incredibile

spietatezza tutti gli aspetti della vita, della cultura e dell’identità algerina, favorirà la

creazione di una barriera sociale tra mondo musulmano e mondo europeo. L’Islam

diventerà allora l’ideale per il quale combattere degli invasori più forti e meglio organizzati

e, allo stesso tempo, conferirà ad un popolo oppresso un’identificazione e un orgoglio

etnico da opporre all’ideologia etnocentrica del colonizzatore.

In questo capitolo si cercherà di evidenziare come la coscienza nazionale algerina si

svilupperà parallelamente all’elaborazione di un’identità musulmana che gli ulama (i

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giureconsulti) contribuiranno ampiamente ad elaborare. In questo contesto, come

vedremo, il programma di Ben Badis, presidente dell’AOMA (Association Oulemas

Musulmans Algeriens) si dimostrerà semplice e di successo. Il famoso motto: “L’Algeria è

la mia patria, l’arabo la mia lingua, l’Islam la mia fede”, diventerà il credo di ogni algerino,

credo per il quale si era pronti anche a morire.

Nel terzo capitolo “Il fenomeno dell’islamismo nell’Algeria contemporanea”, si prenderà in

esame come, all’indomani dell’indipendenza, l’Islam sarà considerato l’elemento

fondamentale per la ricostruzione identitaria del popolo algerino, ma anche come

necessaria barriera alla modernità occidentale: atea, materialista e assolutamente

inaccettabile sul piano della morale. Per l’unità dell’eterogeneo popolo algerino si

sacrificheranno le tensioni conflittuali e contraddittorie della società civile, mentre si

assumerà come ideologia di Stato l’ideologia del nazionalismo e del populismo a

detrimento della democrazia. In questo modo, l’assenza di separazione dei poteri,

l’autoritarismo, la coercizione verranno a strutturare i rapporti tra Stato e società civile. Il

Fronte di liberazione nazionale, partito unico fino al 1989, si imporrà, infatti, come

depositario legittimo dell’autorità politica, sviluppando per quasi trent’anni un regime

centralizzato, autoritario e corrotto. Le responsabilità del potere politico, che ha contribuito

all’instaurazione dell’integralismo, sono innegabili. Già sotto il regime instaurato da Ben

Bella, infatti, sono in gestazione le prime correnti politico religiose, come El Qyam El-

Islamyya (i valori islamici). Sarà di estremo interesse notare come nel corso degli anni

sessanta e settanta in Algeria convivano sia l’Islam strumentalizzato dalle élites dirigenti

come mezzo di legittimazione del potere, sia l’Islam radicale, che, a poco a poco, diventerà

un’identità-rifugio e, insieme, la cassa di risonanza dell’insofferenza di gran parte della

società civile.

Per le masse popolari marginalizzate gli islamisti si presentano come gli unici detentori di

un progetto di società, che trova i suoi referenti nella religione. Questo progetto di società

islamica diventerà quello dei tanti giovani emarginati che, nell’ottobre 1988, si uniranno, in

maniera del tutto spontanea, in quello che è ancora ricordato come un potente movimento

urbano di protesta sociale di anelito alla democrazia. Il regime algerino si troverà costretto

ad impegnarsi in una serie di cambiamenti istituzionali che condurranno alla democrazia e

al multipartitismo, ma anche all’affermazione del FIS (Fronte islamico di Salvezza) come

prima forza politica del paese. Mi soffermo a questo punto dell’analisi sulla struttura e sul

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programma del partito islamico principale (il FIS) e su altri due movimenti islamici che

caratterizzano la vita politica e sociale del paese, Hamas e Al-Nahda.

Infine, gli anni del terrore, degli attentati, dei massacri collettivi perpetrati con incredibile

crudeltà dal Gruppo Islamico Armato (GIA).

Nell’appendice, “Taccuino etnografico”, descrivo la mia esperienza sul campo che

suddivido in tre momenti (definizione, confusione ed empatia), i quali seguono il processo

che ha condotto alla costruzione dell’oggetto di ricerca. Mi soffermo, inoltre, su alcune

figure femminili della letteratura algerina e sull’incontro con alcuni intellettuali che ho

ricordato all’inizio. Concludo con alcune considerazioni sul processo di riconciliazione

nazionale inaugurato dell’allora neo-Presidente Bouteflika e sul discorso che quest’ultimo

rivolge alla nazione all’indomani del referendum sulla “Concordia civile” che vuole sancire

la fine della barbarie e l’inizio del processo di pace.

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1. L’ISLAMISMO – DA RELIGIONE AD IDEOLOGIA POLITICA

1.1 Din e Dawla: religione e stato, un unico potere.

"L'Islam è infatti fede e culto, patria e nazionalità, religione e stato, spiritualità e azione, Libro e spada." (Hasan al-Banna).

Nell’Islam classico, prima del contatto con l’Occidente, non esisteva alcuna distinzione tra

Stato e Chiesa, ma un solo unico e inseparabile potere1. Il Din, religione, è posto a

fondamento del Dawla, stato, come di tutte le espressioni riguardanti il politico e il sociale.

Questa coincidenza di Din e Dawla, sulla quale ci si vuole soffermare, o meglio

l'assorbimento del politico nella religione, è molto importante per la comprensione delle

odierne categorie politiche islamiche e, inoltre, fornisce una chiave di lettura del moderno

integralismo.

Infatti, come scrive Renzo Guolo, "i gruppi islamisti hanno come obiettivo principale quello

di ristabilire la gerarchia ordinativa del mondo costituita dall'asse din - wa - dawla, religione

- stato; una gerarchia che la storia ha capovolto conferendo al politico una autonomia

presto tramutata in supremazia sulla religione."2

Anche altri autori concordano su questo punto, individuando nell'endiadi din wa dawla

un'espressione che identifica una visione del mondo. Essa racchiude l'idea di Islam come

sistema totalizzante in cui si ricompongono le dualità, corpo e anima, Dio e uomo, in una

perfetta unità.

Non bisogna dimenticare, infatti, che la stessa parola araba “Islam” indica un insieme di

rituali e credenze i quali possiedono il carattere di globalità, cioè di cultura totale e

integrata. Nel Corano, testo sacro con il valore anche di costituzione, si trovano norme

1 B. LEWIS, 1991. 2 R. GUOLO, 1994, pag. 30.

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riguardanti sia la sfera del credo e del culto che quella temporale e giuridica. Nel Libro,

infatti, ci sono prescrizioni che abbracciano gli argomenti più disparati: dal diritto penale al

matrimonio, dalle norme igieniche alle regole da seguire in battaglia, ed in quanto parola di

Dio non possono essere contestate3. Come sostiene Enzo Pace, “una norma nel Corano è

allo stesso tempo una prescrizione giuridica e un obbligo etico - morale, riflesso di un

ordine teologico immutabile e infallibile.”4

Così gli islamisti sostengono che il riscatto dei musulmani possa avvenire con il recupero di

una concezione universale e totalizzante dell'Islam. I precetti dell'Islam, infatti, secondo

Hasan al-Banna, "contemplano tutto quanto concerne l'uomo in questo mondo e nell'altro,

e che quanti ritengono che tali insegnamenti riguardino solamente l'aspetto del culto o

quello spirituale, escludendo gli altri, sono in errore. L'islam è infatti fede e culto, patria e

nazionalità, religione e stato, spiritualità e azione, Libro e spada."5

Alcuni tra i discendenti di Maometto, quelli che abbracciano i movimenti islamisti, aspirano

ad un ritorno a una comunità originaria, governata dai precetti e dalle prescrizioni del

Corano e nella quale i principi di Dio troverebbero la loro realizzazione.

Per questi eredi spirituali, islamisti dell’epoca contemporanea, come si può dire per i

musulmani in generale, l'identità collettiva si esprime attraverso codici simbolici religiosi: la

religione esprime l'appartenenza, più che l'origine etnica, la lingua o la nazione di

provenienza.

Nelle pagine che seguono si cercherà di delineare il profilo di coloro che aderiscono ai

movimenti islamisti e, in particolare, in Algeria.

1.2 "Homo islamicus" : rappresentazione, identità e percorsi culturali.

Si può essere musulmani senza essere islamisti? Quale differenza intercorre tra Islam e

islamismo?

Le rappresentazioni dell'Islam che hanno elaborato gli occidentali sono il risultato storico di

conflitti e confronti tra la civiltà occidentale e quella musulmana.

Attraverso i secoli abbiamo costruito e nutrito lo stereotipo dell'Islam come sinonimo di

intolleranza, violenza, barbara inferiorità, arretratezza sociale, economica e tecnologica,

condizione umiliante della donna.

3 E. PACE, 1997: R. GUOLO 1994; B. LEWIS, 1995. 4 E. PACE, 1997, pag. 38.

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La storia dell’Islam e la storia europea sono state molte volte protagoniste su uno stesso

palcoscenico e, di conseguenza, si sono reciprocamente attratte, respinte, combattute.

Seguendo l’analisi di Khaled Fouad Allam, docente di islamistica presso l’Università di

Trieste, “le mutazioni socioculturali e le tensioni spesso contraddittorie che oggi

attraversano gran parte delle società musulmane, s’inscrivono in un quadro storico che,

dalla fine del Settecento fino ai giorni nostri, ha avuto l’Occidente, e più particolarmente

l’Europa, come punto di riferimento per la formulazione delle proprie strategie politiche.”6

Ma già prima del Settecento, e delle imprese coloniali, fa notare lo storico algerino

Abderrahmane Khelifa, la storia europea e quella dell’Islam erano venute in contatto7 e la

religione islamica si presentava all’occidente minacciosa, militante e ben lontana dal

principio cristiano del “porgi l’altra guancia”.

Come riporta Enzo Pace, infatti, man mano che l'espansione islamica si estendeva nel sud

del Mediterraneo, l'Islam diventava "il nemico alla frontiera"8. Alle tensioni economiche e

politiche si è poi aggiunto l'antagonismo religioso. Quest'ultimo ha ulteriormente nutrito

l'immagine negativa del mondo musulmano avviando così un “pellegrinaggio armato” e, di

conseguenza, la pratica dei massacri: era nato lo spirito della crociata.

"Con la formula 'spirito di crociata' in realtà si può intendere in termini sociologici un

processo di costruzione sociale del nemico simbolico."9

Non stupisce, dunque, se ancora oggi persista uno stereotipo negativo dell'Islam,

approfonditosi, ulteriormente, con l'esperienza coloniale europea di molti paesi musulmani.

Le categorie geografiche "Oriente" e "Occidente" si caricano di significati culturali: Oriente

come sinonimo di esotico, ma anche di arretrato e inferiore, contrapposto ad Occidente,

cioè razionale, moderno, superiore.

Nell’immaginario occidentale l’Islam appare come una cultura in decadenza e la modernità

l’unica possibilità di riscatto. Così, spiega Fouad Allam, la colonizzazione sarà giustificata

con l’idea di una “missione civilizzatrice che pone le altre società in posizione subalterna;

perciò il ricorso alla modernità costituirà un tentativo di riscatto storico delle società messe

in crisi da questo processo. In quelle società i pensatori riformisti dovranno confrontarsi

con ordini culturali diversi: islam e Occidente, tradizione e modernità.”10

5 H. AL-BANNA, in P. BRANCA, Voci dell'Islam moderno, pag. 194. 6 K. F. ALLAM, in AA.VV., 1999, pag. 219. 7 La prima cattedra di lingua araba al Collège de France di Parigi risale, infatti, al 1539. 8 E. PACE, 1997. 9 E. PACE, 1997, pag. 14. 10 K. FOUAD ALLAM, 1999, pag. 232.

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In Europa, sostenitori della colonizzazione e suoi oppositori, concordavano sulla stessa

immagine di cultura mussulmana. Da Tocqueville11, inviato in Algeria nel 1841 per

esaminare le diverse politiche di sfruttamento da applicare per una migliore utilizzazione di

uomini e materiali, a Marx, il quale, invece, si recò in Algeria per curare una

broncopolmonite nel 1882, si trovavano concordi sulla necessità del colonialismo come

fatto “propizio al progresso della civiltà.”12

Inoltre, è da tenere presente che, l'immagine negativa che il colonizzatore rifletteva del

colonizzato, e l’idea della missione civilizzatrice rappresentata dalla colonizzazione,

provocava un’autorappresentazione negativa nel colonizzato stesso, la cui identità veniva

così messa in crisi.

Secondo l’arabista Reinhard Schulze, docente presso l’Università di Bamberg in Germania,

la percezione europea del mondo islamico rimane tuttora ancorata a concezioni coloniali.

“Uno dei tratti salienti della situazione coloniale – continua Schulze – è costituito dal fatto

che nel mondo mussulmano l’interpretazione europea della storia islamica è stata

istituzionalizzata e recepita come parte del discorso europeo.”13

Secondo Schulze in questo aspetto si può far risalire la nascita del fondamentalismo

islamico. L’esperienza coloniale non è stata solo colonizzazione economica o politica, ma

ha rappresentato una vera e propria colonizzazione dell’immaginario, nell’imporre la

11 Riporta Tocqueville: “L’anarchia degli Arabi, che è cosa così funesta a questi popoli, è molto nociva anche per noi, poiché non avendo noi né l’intenzione né il potere di sottometterli subito con le nostre armi, non possiamo che sperare di agire su di essi a lungo termine, attraverso il contatto con le nostre idee e le nostre arti; e ciò può avere luogo solamente se la pace e un certo ordine regneranno tra loro. Del resto, l’anarchia che spinge le tribù le une contro le altre, le fa precipitare continuamente verso noi e toglie alle nostre frontiere qualsiasi sicurezza. A. de TOCQUEVILLE, 1837; ed. 1988, pag. 48. 12 K. MARX, 1977, pagg. 25-26. Scrive Marx: “(…) la conquista dell’Algeria è un fatto importante e propizio al progresso della civiltà. (…) E la conquista dell’Algeria ha già forzato i Bey di Tunisi e di Tripoli, come l’imperatore del Marocco, a impegnarsi sul cammino della civiltà. Sono stati obbligati a trovare per i loro popoli altre occupazioni che non fossero la pirateria, e altri mezzi per riempire le casse che non fossero i contributi pagati dai più piccoli stati d’Europa. E se ci si può rimproverare che la libertà sia stata distrutta, non si deve dimenticare che questi stessi beduini sono un popolo di ladri, il cui principale mezzo di sussistenza consisteva nel fare delle incursioni presso gli uni o gli altri, o nei villaggi sedentari, appropriandosi di tutto ciò che trovavano, massacrando tutti coloro resistevano e vendendo il resto dei prigionieri come schiavi. Tutti questi popoli di barbari in libertà sembrano molto fieri, nobili, gloriosi visti da lontano, ma basta avvicinarli per scoprire che, come le nazioni più civilizzate, sono mosse dalla sete di guadagno; semplicemente essi usano mezzi più volgari e più crudeli. Dopotutto, il borghese moderno con la civiltà, l’industria, l’ordine e i “lumi” che porta comunque con sé, è da preferire al signore feudale o al predone e alla condizione barbara della società alla quale appartiene.” 13 R. SCHULZE, 1998, pag. 12.

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propria lingua, la propria visione del mondo, le proprie categorie sociali e culturali, i propri

significati di sviluppo e civiltà.

Agli intellettuali islamici dunque, per esprimere loro stessi, non restava che l’Islam, in una

forma originaria idealizzata, da contrapporre all’identità europea. Il ricorso all’Islam, inoltre,

permetteva di confrontarsi con quella modernità importata con le imprese coloniali e che

aveva turbato l’ordine culturale esistente. L’assenza di strumenti concettuali in grado di

attuarla, e la sua tardiva introduzione, ha impedito la costruzione di un proprio significato di

modernità da attribuire alla propria cultura, alle proprie origini e tradizioni. “Lo scontro tra

modernisti e tradizionalisti vede l’impossibile confronto epistemologico tradursi infine in un

ambivalente rifiuto dell’occidentalizzazione.”14

Seguendo ancora l’analisi svolta da Schulze si possono individuare tre segni distintivi che

hanno caratterizzato la storia del Novecento delle società islamiche e che, oggi, delineano

ciò che viene definito mondo islamico.

Il primo segno distintivo del mondo islamico è individuato nel dibattito che ha attraversato il

Novecento, sull’importanza della territorialità di uno stato e sul concetto di nazione che, nei

paesi musulmani, rappresentava l’emancipazione e la fine della dominazione culturale15.

Il nazionalismo, infatti – concetto elaborato in Europa – e la formulazione dell’idea di stato-

nazione assunsero il significato di riscatto dei musulmani.

“Diversamente da quanto era avvenuto con l’emergere degli stati nazione in Occidente, la

nazione nel pensiero islamico non consacra la nascita di uno spazio autonomo del politico,

e dunque di un concetto di cittadinanza: al contrario, essa si compone su una visione

dell’Islam in quanto fattore aggregante non solo di diverse comunità, ma della nazione

stessa.”16

Questo concetto esprime Ben Badis, come si approfondirà più avanti, quando negli anni

trenta afferma “l’Islam è la nostra religione, l’arabo la nostra lingua, l’Algeria la nostra

patria.”

Oggi, invece, si assiste all’emergere di piccoli gruppi i quali si sostituiscono alla cultura

nazionale unitaria nel ruolo di guida e punto di riferimento. Questi gruppi sono sempre più

determinati in termini mitologici, piuttosto che ideologici e politici: l’appartenenza al gruppo

non deriva dal comune obiettivo politico, ma dal riferimento ad una comune, e mitica,

origine etnica.

14 K. FOUAD ALLAM, 1999, pag. 234. 15 R. SCHULZE, 1998; K. FOUAD ALLAM, 1999.

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Strettamente legato al primo, Schulze si riferisce, nel secondo segno distintivo, alla cultura

islamica come “potente veicolo di espressione” in quei paesi che un tempo erano colonie

europee.

Con cultura islamica si intende così la rappresentazione del proprio passato e della propria

identità, ed entra a far parte del palcoscenico mondiale come alternativa ed antagonista di

ciò che invece rappresenta “l’europeicità”. Con discorso islamico, contrapposto a quello

europeo, si intendono dunque “tutti i mass media, tutte le istituzioni, tutti gli enunciati e i

simboli linguistici per i quali si ricorre volutamente a un lessico e a un sistema di segni che

veicolano i concetti della tradizione islamica.”17

Il ricorso ad un lessico comune, infatti, ha sviluppato e consolidato, nei paesi islamici, il

senso di appartenenza ad una comunità culturale.

L’Islam, scrive Bernard Lewis, autore del famoso libro Il linguaggio politico dell’islam,

diventa così il supremo criterio di lealtà e di identità di gruppo e “assicura il più efficace

sistema di simboli per una mobilitazione politica.”18

Infine Schulze si riferisce al conflitto tra mondo urbano e rurale sviluppatosi in quei paesi

che hanno conosciuto un notevole sviluppo durante il colonialismo. Questo conflitto è

prodotto dall’ideologia dello stato-nazione che ha visto nel misticismo delle confraternite

una forma di religiosità arcaica e, quindi, un ostacolo alla modernizzazione.

Il nazionalismo novecentesco avrebbe infatti favorito, col suo anelito alla riconquista della

grandezza perduta, l’affermarsi delle città come entità autonome rispetto alle campagne. E,

quindi, ciò implicava ripoliticizzare l’Islam per riappropriarsi dello spazio politico, favorendo

in questo modo la cultura islamica rispetto alla tradizione, rappresentata da diversi ordini

mistici e dalle pratiche di una religiosità popolare.

Infatti, dalla metà dell’ottocento si assiste al riaffiorare delle due anime che convivono nella

cultura islamica: quella di matrice urbana tesa al recupero di un’identità politica, e l’altra

tipica di un islam “segmentario, di tipo clientelare, quello che si rifà alla fratellanza di

sangue (asabiyya).”19

Al momento attuale, il mondo mussulmano sembra essere attraversato da un nuovo

risveglio politico ideologico, che alcuni identificano come una nuova "rinascita dell'Islam"20,

intesa come ritorno al periodo delle mitiche origini. La costante oscillazione tra tendenze

16 K. FOUAD ALLAM, 1999, pag. 252. 17 R. SCHULZE, 1998, pag. 18. 18 B. LEWIS, 1988, pag. 8. 19 K. FOUAD ALLAM, 1999, pag. 230.

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conservatrici e superamento delle stesse – desiderio di modernità e sua demonizzazione –

dimostrano quanto sia stata traumatica l’irruzione della modernità su masse ancora

impreparate ad essa e su élite di formazione europea, o comunque già in via di

occidentalizzazione, che “si trovano a doversi confrontare con un dilemma ormai classico,

quello fra tradizione modernità.”21 La mancata possibilità di sviluppare una modernità

endogena acuirà, oggi, la violenza delle reazioni di rigetto.

Si tratta ancora di ricostruire una propria identità, si tratta ancora di un ritorno al periodo

delle mitiche origini, il quale per alcuni è solo uno strumento per far leva sulle masse ed

arrivare al potere, per altri è una vera e propria nostalgia.

L'Occidente guarda oggi, spettatore forse un po' spaventato, il ritorno dell'Islam e il

fenomeno - spesso cruento - del fondamentalismo. Così si possono spiegare le immagini

distorte e frettolose, che riducono, come scrive Agostino Spataro, una complessa ideologia

politico religiosa a semplice fenomeno di cronaca nera22. Lo stereotipo riprende vigore:

l'Islam è identificato con l'islamismo, gli arabi con gli islamisti, l'intolleranza è pensata come

tratto tipico dell'essere musulmani23. Si dimentica così, l’esistenza di numerose correnti

musulmane moderate, perfettamente integrate nel mondo moderno e rispettose della

legalità democratica24.

Tornando alla domanda iniziale, se è possibile essere musulmani senza essere islamisti, la

risposta è affidata al politologo e studioso di Islam Francois Burgat, il quale raccomanda di

"non operare confusioni tra un fenomeno politico religioso a carattere congiunturale e una

cultura più che millenaria.25"

20 B. SCARCIA AMORETTI, 1998, pag. 205. 21 K. FOUAD ALLAM, 1999, pag. 224. 22 A. SPATARO, 1995. 23 E. PACE, 1997; A. SPATARO, 1995; F. BURGAT, 1995,M. RUTHVEN, 1999. 24 A. LAMCHICHI, 1992. 25 F. BURGAT, 1995, pag. 11.

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1.3 Islam e islamismo: muslimun e islamiyyun. Definizioni possibili.

L'islamismo oggi si presenta sulla scena internazionale rivendicando la sua alterità

ideologica e culturale, mentre, al suo interno, scuote con forza il mondo mussulmano, alle

prese con il fallimento delle esperienze nazionali e, come si è già detto, alla ricerca di una

propria "identità pre-coloniale".

Alla fine degli anni settanta, ed in particolare dopo l’avvento del khomeinismo in Iran, il

risveglio islamico, caratterizzato dalla formazione di movimenti politici, cominciò a colpire

l’attenzione occidentale.

Alcuni regimi arabi, infatti, si trovarono a doversi confrontare con una opposizione

particolare: quella che si richiama all’Islam politico e ha la pretesa di attivare la tradizione

profetica islamizzando la modernità26.

Questi movimenti furono etichettati con la parola inglese “fundamentalist” e con quella

francese “integriste”27, dimenticando che, prima di indicare gruppi musulmani, si trattava di

termini coniati a fine ottocento per definire movimenti cristiani, protestanti e cattolici, sorti

in reazione alle tendenze laiche diffuse con la rivoluzione francese28.

Come esaminato poco più sopra, sebbene si possa affermare “l’islamismo non è Islam”,

non stupisce che ancora non sia stata formulata una definizione condivisa che spieghi la

natura, gli scopi, le linee generali, di ciò che viene indicato come estremismo islamico29.

Malgrado ormai si possano considerare lontani i tempi in cui si poteva leggere come

risposta alla domanda su che cosa fosse l’Islam “è un gioco d’azzardo che somiglia al

Bridge”30, la confusione resta, e, soprattutto, a proposito dell’islamismo.

Le difficoltà di definizione possono nascere – secondo alcuni studiosi – quando si vogliono

giudicare, quei movimenti ricondotti al fondamentalismo islamico, con sguardo

eurocentrico, attraverso il quale si applicano all’Oriente categorie culturali dell’Occidente.

26 A. LAMCHICHI, 1992. 27 E, precisamente, il termine “fundamentalist” indicava i movimenti protestanti evangelici, che si opponevano alla teologia liberale e modernista che veniva insegnata nei seminari protestanti americani. Mentre il termine “integriste” identificava i movimenti cattolici dell’Europa meridionale. L. GUAZZONE, 1995; M. RUTHVEN, 1999. 28 F. BURGAT, 1995; L. GUAZZONE, 1995; A. SPATARO, 1995; M. RUTHVEN, 1999. 29 B. ETIENNE, 1988; A. SPATARO, 1995. 30 Giuseppina Igonetti, riporta questo episodio, il quale è avvenuto durante un seminario dell’Aramco, negli Stati Uniti. In M. RUTHVEN, 1999.

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In secondo luogo, è difficile parlare al singolare di una forma di islamismo - o estremismo,

o fondamentalismo, come altri preferiscono definirlo - dal momento che la varietà dei

gruppi, le differenti strategie politiche e modalità d’azione costringono ad esprimersi, e a

pensare, al plurale31.

Ed infatti, sebbene si possano rintracciare le radici dell’islamismo in tutti quei paesi che

hanno subito la dominazione coloniale e che ad essa si sono opposti, ciò nondimeno le

situazioni divergono sensibilmente da paese a paese32.

Secondo l’analisi di Burgat, le varie differenze sarebbero da rintracciare nelle modalità di

incontro con l’occidente, nella durata e nelle forma del colonialismo e nelle caratteristiche

delle varie società. Infatti, “pur senza strutturarle nella forma estrema dello Stato nazionale,

la storia precoloniale aveva prodotto in effetti, nello spazio maghrebino, differenze quasi

nazionali.”33

Occorre, dunque, cercare di trovare una definizione che, come auspica Bruno Etienne, nel

suo stimato libro L’islamismo radicale, “chiarisca i termini del problema, e specialmente il

vocabolario”34.

Spesso, inoltre, i termini che qualificano gli islamici - come fondamentalisti, integralisti,

estremisti, fino a “killers di Allah” o terroristi - creano ulteriori fraintendimenti e confusioni,

rivelando uno scarso approfondimento del fenomeno, e alimentando le immagini

stereotipate di cui si è parlato.

Con fondamentalismo, come già era stato per i movimenti protestanti agli inizi del

ventesimo secolo, si intende il ritorno alla Scrittura, in quanto ritorno alla purezza originaria,

e come unico fondamento di ogni critica e rinnovamento35. Quindi si possono definire

fondamentalisti, tutti quei musulmani che intendono ritornare al solo Corano. Questa

definizione non è del tutto esatta, dal momento che, come fa notare Bruno Etienne, oltre al

Corano essi “ammettono la sunna, gli hadit, e la quasi totalità delle innovazioni non

riprovevoli in materia di culto”.36

Malgrado questa osservazione, per Abderrahim Lamchichi37, professore alla facoltà di

Diritto e Scienze Politiche di Amiens, autore di numerose opere sull’islamismo nei paesi del

31 F. BURGAT, 1995; B. ETIENNE, 1988; L. GUAZZONE, 1995; A. SPATARO, 1995. 32 F. BURGAT, 1995. 33 F. BURGAT, 1995, pag. 125. 34 B. ETIENNE, 1988. 35 B. ETIENNE, 1988; A. SPATARO, 1995; F. BURGAT, 1995. 36 B. ETIENNE, 1988, pag. 144; A. SPATARO, 1995. 37 A. LAMCHICHI, 1992.

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Maghreb, invece, la frontiera tra fondamentalismo e islamismo è meno netta, dal momento

che le due correnti operano per un ritorno assoluto ai testi sacri avendo come obiettivo il

rinnovamento del mondo musulmano. La maggior parte degli islamisti, dunque – continua

Lamchichi – può essere ricollegata al fondamentalismo, dal momento che si richiamano

all’eredità dottrinale dei padri fondatori del riformismo musulmano, fautori di un ritorno al

testo coranico e alla Sunna del profeta per rintracciare così i riferimenti morali, sociali e

politici, in previsione di un rivoluzionamento della società.

Con “riformismo musulmano”- aprendo una breve parentesi - ci si riferisce al movimento

della Salafiyya, che si formò intorno alla figura di Rasid Rida (1865-1935). La scuola

Salafiyya aveva un orientamento rivolto “essenzialmente verso la difesa apologetica

dell’Islam contro i suoi detrattori, la purificazione della religione da quelle pratiche e

credenze di origine spuria che ne avevano alterato l’originalità e svilito la vitalità e volta alla

ricerca di soluzioni islamiche ai grandi problemi che emergevano sul piano politico e

sociale. Al termine di questa parabola il movimento riformista si trovò così reinserito nella

concezione islamica dell’islah, la quale prevede, per bocca stessa del profeta, un ciclo di

rinnovamento, inteso essenzialmente come restaurazione della primitiva purezza della

fede.”38. Il riformismo avrà degli echi soprattutto nei paesi del Maghreb, ed in particolare in

Algeria durante il periodo coloniale, con la figura di Ben Badis, fondatore dell’associazione

degli ulama d’Algeria e della rivista Al-Sihab (la meteora), che diventerà il mezzo di

diffusione dell’ideale riformista, ovvero l’Islah.

Nei primi anni tra le due guerre, come si esaminerà meglio più avanti, Benbadis riesce a

riunire qualche studente di ritorno dalle università islamiche magrebine intorno ad un

progetto: l’Islah. L’Islah, impiegato con il significato di stabilire la concordia e la

riconciliazione, rappresenta un movimento di riforma della religione, e ha per scopo il

recupero dell’ordine, dello stato, in opposizione ai regimi corrotti. “ In effetti per i riformisti

l’Algeria rappresenta il topos della degenerazione dell’Islam al quale bisogna porre rimedio.

… L’ordine culturale imposto dalla colonizzazione francese in Algeria non poteva dunque

non identificarsi con un processo di decadimento subito dall’islam e dai musulmani”39.

Tornando al discorso sulle diversità che separano gli islamisti dai fondamentalisti, è sulla

questione dello stato e della politica che si può rintracciare la differenza più netta: punto

centrale del progetto islamista – che vuole la conquista del potere, anche tramite la forza –

38 P. BRANCA, 1997, pag. 48. 39 K.FOUAD ALLAM, in AA.VV., 1999, pag. 243.

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ha invece un’importanza secondaria per i fondamentalisti, i quali limitano le loro azioni alla

sfera morale40. I fondamentalisti, seguendo ancora l’analisi di Lamchichi, si trovano

generalmente affianco al potere, quindi agli Ulama, e giocano il ruolo di pressione morale;

al contrario, gli islamisti si pongono contro il clero ufficiale, contestano il monopolio della

sfera politico-religiosa e si propongono come “contro modello radicale e alternativo a quello

dell’Islam ufficiale e dominante”41.

Fautori di una rilettura dei testi fondatori (Corano, Sunna), come fonti morali e politiche

costitutive dell’identità, nell’attesa di una rinascita (Nahda) del mondo musulmano, gli

islamisti possono essere definiti come dei neo-fondamentalisti. Ciò che li differenzia dai

loro predecessori, risiede nella lettura ideologica dell’Islam, concepito come strumento di

protesta sociale e conquista del potere politico42.

Per quanto riguarda invece la qualifica di “integralisti”, questa risulta essere più spesso

usata e con valenza assolutamente negativa43. Come già osservato, anche questo termine

è stato originariamente creato per identificare un fenomeno riguardante la religione

cristiana. Fornendo ancora prova di eurocentrismo44, questo termine è stato esteso alla

religione mussulmana per “designare quei fondamentalisti la cui lettura delle fonti sacre è

la più intransigente, la più letterale, la più rigida e come tale la più riluttante all’esegesi

innovativa costituita dall’ijtihad sforzo di interpretazione islamico”45. In questo caso il

termine “integralismo” è rifiutato, sia dagli studiosi del fenomeno sia dagli stessi islamici, o

da chi ha usato una maggiore scrupolosità. Esso, infatti, è di origine cattolica, ha una

connotazione negativa e riflette una sfumatura peraltro minoritaria46.

Dunque, i termini “islamici” e “islamismo” sembrano riscuotere il maggiore accordo47 per

definire un progetto politico, che si proponga come alternativa all’Occidente tramite la

riappropriazione dei suoi referenti.

Il termine "islamismo", utilizzato dagli stessi militanti che si definiscono tali, islamiyyun, per

distinguersi dai muslimun, i semplici credenti musulmani,48 indica "un'ideologia politica e

l'insieme dei movimenti denotati da questa ideologia, il cui comune denominatore risiede

40 A. LAMCHICHI, 1992. 41 A. LAMCHICHI, 1992, pag. 37. 42 A. LAMCHICHI, 1992. 43 F. BURGAT, 1995. 44 B. ETIENNE, 1995. 45 F. BURGAT, 1995, pag. 43. 46 B. ETIENNE, 1988; F. BURGAT, 1995; A. SPATARO, 1995. 47 B. ETIENNE, 1988; F. BURGAT, 1995; A. SPATARO, 1995; L. GUAZZONE, 1995. 48 F. BURGAT, 1995; L. GUAZZONE, 1995.

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nel ritenere che l'instaurazione dello stato islamico, regolato secondo la legge islamica

(Shari'a) sia la condizione essenziale per il benessere della comunità mussulmana."49

La visione del mondo islamista è incentrata sulla convinzione della sovranità di Dio

esercitata tramite la Legge50.

La Legge Santa, la Shari’a, costituisce uno dei pilastri su cui si fonda l’ideologia islamista51.

La “via verso un punto d’acqua”, questo il suo significato, rappresenta, per gli islamisti, un

“sistema organico e onnicomprensivo per la regolazione, secondo la volontà di Dio, di tutti

gli aspetti individuali, sociali, religiosi, della vita umana”52.

Come già osservato in apertura di questo paragrafo, sebbene i vari movimenti islamici

abbiano in comune come supremo obiettivo politico l’instaurazione dello stato islamico,

tuttavia, bisogna tener conto delle differenze che li contraddistinguono.

Queste ultime sono strettamente legate al paese d’origine e alla sua storia, alle modalità di

azione politica e organizzativa, alle influenze esterne e alle fonti di ispirazione, allo statuto

legale di cui i vari movimenti godono nel proprio contesto nazionale53.

Sulla base di queste differenze dottrinali e a livello pratico si possono individuare due tipi di

fondamentalismo: quello pietista, che considera il messaggio del Profeta coma una via

spirituale, un inno alla trascendenza, e che è disposto, nella sua ricerca dell’autenticità, ad

accettare la separazione della fede e della pratica religiosa dalla politica, e l’islamismo

radicale. Tramite l’ideologizzazione della religione, quest’ultimo si serve dei testi sacri

come strumenti all’interno di una prospettiva di liberazione sociale e politica. In questo

caso, dunque, il messaggio islamico sostiene la missione di riforma (Islah) o di rivoluzione

(Thawra)54.

Come si accennava all’inizio di questo capitolo, l’Islam è allo stesso tempo religione (Din);

mondo temporale (Dunya) e Stato politico (Dawla).

“Una islamicità astratta, globalizzante e astorica non esiste”55. Islam non significa solo

religione e fede, ma esprime anche un’identità culturale, che è tipica del quotidiano in cui si

esprime e che, quindi, è figlia delle differenti condizioni socio-politiche.

49 L. GUAZZONE, 1995, pagg. 13-14. 50 R. GUOLO, 1994. 51 L. GUAZZONE, 1995. 52 L. GUAZZONE, 1995, pag. 22. 53 L. GUAZZONE, 1995; A. LAMCHCHI, 1992. 54 A. LAMCHICHI, 1992. 55 G. CALCHI NOVATI, 1998, pag. 267.

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L’Islam, poi, non si presenta eterogeneo solo dal punto di vista geografico, da luogo a

luogo, ma cambia attraverso la storia, adattandosi ai vari contesti socio-politici.

Infatti, per quanto riguarda l’islamismo, in quanto aspirazione all’instaurazione, qui ed ora,

della teocrazia islamica, esistono numerose tendenze che hanno attraversato i secoli e tra

le quali se ne possono citare quattro. L’Associazione dei Fratelli Musulmani, creata in

Egitto nel 1929 da Hasan Al-Banna, il cui massimo ideologo fu Sayyd Qotb56. Questo

movimento, il quale raccolse un ampio successo negli anni cinquanta, propone una lettura

rivoluzionaria del Corano tramite la fusione della Rivelazione - costituzione ideale della

comunità (Umma) – con l’ideale di giustizia sociale57. Il gruppo viene legittimato come sola

forza di opposizione ai regimi nazionalisti e diventerà il “riferimento imprenscindibile di tutto

il movimento islamista”58.

Senza alcun dubbio Qotb è l’ideologo che più ha influenzato i gruppi radicali attraverso le

sue opere Fi Zilal al Qu’ran (All’ombra del Corano), un commentario del testo sacro, e

Ma’alim fi al tariq, “piccolo libro da combattimento in cui vengono enunciate le concezioni

fondamentali delle categorie politiche islamiste”59. La tesi principale sostenuta in questi

testi riguarda la rinascita dell’Islam, che, secondo Qotb, può avvenire solo a partire dalla

piena adesione e comprensione del messaggio coranico. L’ideologia espressa dai Fratelli

Musulmani ruota intorno ad alcuni concetti chiave: jahiliyya (ignoranza), hakimiyya li-llah

(sovranità divina), ‘ubudiyya (adorazione), hijra (rottura), umma (comunità), jihad (guerra

santa), haraka (movimento), thawra (rivoluzione)60. Ma ciò che verrà ripreso più tardi dal

partito islamico algerino è il modello di Stato islamico che Qotb delinea nello Zilal come

soluzione alla crisi sociale dell’Egitto61. Il messaggio che gli islamisti coglieranno dell’opera

di Qotb riguarda il ruolo centrale della Da’wa (predicazione) come forma di denuncia della

56 Secondo Qotb, Dio avrebbe posto “le fondamenta contemporaneamente di una comunità, di un movimento e di una fede. Voleva che la comunità e il movimento fossero fondati sulla fede e che la fede crescesse insieme ad essi. Voleva che la fede fosse la realtà effettiva di quella comunità in movimento e che la vita di quest’ultima fosse l’incarnazione della fede. … Il modo di instaurare il regno di Dio sulla terra non è quello di conferire a uomini eminenti – religiosi – l’autorità di governo, come nel caso del potere ecclesiastico, né di dare autorità a persone che parlano a nome di Dio, come nel regime definito “teocratico”. Instaurare il regno di Dio significa applicare le Sue leggi e conformare ogni decisione a quanto Egli ha chiaramente espresso.” S. QUTB, Ma’alim fi al-tariq (Pietre miliari), 1979, in P. BRANCA, 1997. 57 A. LAMCHICHI, 1992. 58 R. GUOLO, 1994, pag. 29. 59 R. GUOLO, 1999, pag. 21; B. ETIENNE, 1988, pagg. 179 – 183. 60 R. GUOLO, 1999, pag. 23. 61 Y. M. CHOUEIRI, 1990, pagg. 125 – 138.

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dissoluzione dei costumi e delle forme di corruzione prodotte dal mondo contemporaneo.

La denuncia si trasformerà progressivamente in teologia politica contro coloro che

detengono il potere e che hanno tradito i principi e i valori islamici.

La seconda corrente è rappresentata dall’ideologia Wahhabita, nata in Arabia Saudita

dall’ideologo Mohamed Ibn Abd al-Wahhab (1703-1792)62, il quale raccomanda il ritorno

alla purezza dell’Islam. La tendenza di questo movimento è rigorista e puritana e la sua

vocazione panislamica la vede finanziatrice di numerose associazioni del mondo arabo63.

La terza tendenza arriva dall’India e si riferisce al teologo indo-pakistano Abu al-Ala al-

Mawdudi, fautore dell’edificazione di uno Stato la cui gestione del potere sia guidata dalla

religione e abbia come ultimo fine l’applicazione fedele della legge islamica64. La fama di

Mawdudi si diffonderà nell’intero mondo musulmano e i suoi scritti e le sue azioni

influenzeranno l’islamismo radicale65.

Infine, una quarta tendenza è rappresentata dal Khomeynismo, che si distingue per la

visione Shiita dello stato musulmano66. Al contrario di Qotb e al-Mawdudi, che elaborano

un’ideologia centrata sul principio della sovranità divina, l’obiettivo principale di Sayyid

Ruhollah Khomeini “è stato trasformare il clero sciita in un’élite politica in nome di un ideale

62 Secondo Abd al-Wahhab il mondo sunnita doveva tornare decisamente alle proprie origini per affrontare la crisi incombente, rappresentata dal decadimento dell’Impero Ottomano, dal crescente sviluppo della dottrina sciita in Iran e dalle sempre più frequenti devianze morali e dottrinali nei territori sunniti. Quindi “iniziò la sua opera pubblica proprio a partire da queste esigenze di riforma, promuovendo presso gli emiri locali una politica di rigore verso tutte quelle forme di innovazione che ai suoi occhi avevano il sapore di superstizioni idolatriche. … I wahhabiti, anche con gesti simbolici hanno gradualmente mirato ad eliminare la logica delle differenziazioni fra i sunniti. Le posizioni delle scuole sono rimaste oggetto di studio negli istituti di insegnamento religioso superiore, ma nella pratica si è dato impulso ad un Islam il più possibile standardizzato, che unisca negli stessi rituali e comportamenti tutti i popoli musulmani.” A. VENTURA, 1999, pagg. 209-210. 63 B. ETIENNE, 1988; A. LAMCHICHI, 1992. 64 P. BRANCA, 1997; A. LAMCHICHI, 1992. 65 “ I musulmani che vogliono vivere veramente come tali debbono obbedire a Dio in ogni aspetto della propria vita, piccolo o grande che sia, e rispettare la Sua legge sia a livello individuale sia a livello sociale, poiché l’Islam non può ammettere che si proclami a parole che Dio è il Signore dell’Universo per poi regolarsi in base a una legge che non è quella divina … La richiesta di un governo islamico e di una costituzione islamica nasce dalla convinzione che se un musulmano non segue la legge divina, la sua adesione alla fede è vana e senza senso. … I musulmani non vivranno pienamente la propria fede senza la base di un governo e di una società islamici. …” A. MAWDUDI, 1987, in AA.VV., 1997. 66 A. LAMCHICHI, 1992.

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teocratico, di un ordine sacerdotale, organizzato gerarchicamente, che esercitasse tutto il

potere”67.

Per quanto riguarda l’Algeria, ad esempio, secondo l’analisi di El Hachemi Cherif, il ritorno

ad un patrimonio islamico e alla religiosità, si è accentuato ed approfondito dopo

l’indipendenza, quando “tradizioni e religione sono state strumentalizzate, gli integralisti si

sono appropriati del nazionalismo, della religione, delle costanti nazionali e/o delle

specificità culturali”68. Strumentalizzazione avvenuta in modo direttamente proporzionale ai

ritardi storici, alla pressante crisi socio-economica e politica e al peso sempre crescente

dell’influenza di un tipo di religione integralista, sulla scuola, sulle istituzioni culturali, sulle

moschee.

Sebbene le correnti islamiste algerine possano essere considerate appartenenti al filone

comune nato dalla problematica posta dai Fratelli Musulmani, tuttavia esse si dissociano

sia sul piano dottrinale che su quello pratico. Malgrado, inoltre, le influenze mediorientali,

provenienti dall’Arabia Saudita, dal Pakistan o dall’Iran, i movimenti algerini rappresentano

una specificità determinata dal contesto istituzionale, culturale, politico e religioso. In

generale, esse rappresentano un mosaico di correnti molto differenziate: come scrive

Lamchichi, l’islamismo algerino si può definire policentrista69.

Ma, prima di passare ad occuparci più approfonditamente del fenomeno islamico in

Algeria, si tenterà, brevemente, di descrivere alcune delle caratteristiche socio culturali che

definiscono un militante islamico.

Chi è un islamista?

67 Y. M. CHOUEIRI, 1990, pag. 196. 68 EL HACHEMI CHERIF, 1995, pag. 92. 69 A. LAMCHICHI, 1992.

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1.4 Ritratto di un islamista.

…Egli ha paura che il muezzin scompaia (…): come la cultura, la religione è ciò che resta all’ uomo quando ha dimenticato tutto.”70 Amine Touati.

Un militante islamico è, innanzitutto, figlio della modernità. Una modernità che ha portato

ad una massiccia urbanizzazione, a vivere, intere famiglie, in una stanza di una casa,

spesso, non finita, sradicate dai loro paesi d’origine e da quel sistema di relazioni tipiche

del clan che forniscono protezione e sostegno.

Una modernità che l’ha portato a scuola, e poi all’università, per farlo diventare un

disoccupato. Una modernità che non gli ha dato niente, nemmeno l’orgoglio di una guerra

di liberazione dal colonizzatore, ormai troppo lontana. Niente, se non un’antenna

parabolica, in Algeria se ne vedono ovunque, grazie alla quale gli arrivano le immagini

della modernità occidentale. Cosa rimane a parte l’Islam e il recupero di una identità

tramite la religione?

Più delle statistiche, che indicano come incremento demografico, tasso di urbanizzazione,

scolarizzazione, divario scandaloso tra la fascia affaristico-tecnocratica e masse popolari71

costituiscano alcune delle matrici sociali su cui fiorisce l’islamismo, le parole di uno

scrittore e giornalista algerino danno un’immagine viva del fenomeno.

“Essi sono migliaia nelle strade della città e sulle piazze pubbliche. Essi scandiscono: ‘Dio

è grande’ e riproducono su immensi striscioni dei versetti coranici o degli slogans del tipo:

‘Noi moriamo e viviamo per lo Stato islamico’. Essi esprimono la loro febbre alla città,

l’abitano della loro fede, scuotono le sue fondamenta secolari di certezze proclamate, la

paralizzano nella sua precarietà, l’abbagliano per la grandezza e la maestosità del nuovo

Padrone che a lei destinano. ‘Allah è grande’”72.

70 A. TOUATI, 1996, pagg. 17-18. 71 A. SPATARO, 1995. 72 A. TOUATI, 1996. Pag.10. il quale nello stesso brano continua: “Essi sono polverosi come guerrieri venuti da lontano, da un altro continente, per assediare la fortezza, guidati dai racconti mitici delle loro vittorie che la Storia ripete da quattordici secoli. Severi e disciplinati, sfilano come stranieri soldati romani, in un ordine impeccabile, uno sguardo duro, nero, feroce (…) questa ‘moltitudine vile’. Delle decine, o delle centinaia. Hanno

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Prima di passare ad esaminare quali indicatori sociali descrivano un militante islamico,

bisogna ricordare che, in generale, la religione costituisce ancora nella maggior parte dei

paesi arabo-musulmani una dimensione importante: essa è riferimento identitario e

culturale; determina i comportamenti e le relazioni sociali. La religione contribuisce a

strutturare lo spazio e il tempo degli individui e, ancora oggi, riveste interi settori dell’attività

normativa73.

Si possono individuare diversi fattori che possono condurre ad abbracciare l’islamismo,

vissuto sia come adesione ad una ideologia politica, sia come militanza e, in quanto tale,

per la quale si è pronti a morire e ad uccidere. Pesa certamente il fattore identitario, pesa

una determinata situazione socio-polica ed economica. E così, in quei paesi che hanno

conosciuto una grave crisi economica e sociale, l’islamismo nasce come risposta al

fallimento dei vari regimi.

Lamchichi74 fa notare inoltre come questo risveglio della coscienza religiosa sia stato

determinato dal mondo moderno con la sua erosione dei contenuti tradizionali della

religione e la progressiva dissoluzione dei riferimenti ereditati dal passato. La

modernizzazione, la quale ha portato alla diffusione delle tecniche e alla planetarizzazione

dell’economia, non si è accompagnata ad una sua interiorizzazione. Ed è per questo,

continua Lamchichi, che le tematiche dell’islamismo si sono diffuse in una certa parte della

società: tramite la rivalutazione e l’esaltazione di un comune sostrato culturale e religioso

permettono l’elaborazione di un “discorso di autodifesa”, contro il sentimento di impotenza

di fronte alla modernità75.

portato con loro, nei camion di fortuna, le loro spose, le loro sorelle e le loro madri. Uomini e donne, sono venuti per condurre la loro guerra santa, portati dall’eroismo nelle loro teste in ebollizione o nei campi afghani, per un’entrata vittoriosa nella cittadella dove si è trincerato il nemico laico, vigliacco, ateo, corrotto, perverso.” 73 A. LAMCHICHI, 1992. 74 A. LAMCHICHI, 1992. 75 A. LAMCHICHI, 1992. A proposito della modernità, lo studioso algerino Boutefnouchet l’immagina come una nuova forma di dominazione economica e culturale dell’Occidente. Il suo valore è stabilito dall’Occidente ed è imposta come necessaria per lo sviluppo e il progresso della società, in opposizione alla tradizione. La sua rappresentazione come valore positivo universale le conferisce un carattere immutabile e permanente. Quindi le società si spogliano del proprio sviluppo culturale tradizionale che impedisce il cammino verso la modernità. Un cammino che porta dai valori-rifugio verso dei valori-sviluppo, da valori statici a valori dinamici, confermando così il suo statuto superiore e trascendentale. L’imposizione della modernità e l’assenza di spirito critico nella sua assunzione ed elaborazione porterebbero, secondo questo autore, all’alienazione collettiva di una società, la quale in breve tempo si trova spogliata del suo patrimonio culturale per assumere quello di un’altra società. M. BOUTEFNOUCHET, in AA.VV., 1983.

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In questo modo, l’islamismo diventa, allo stesso tempo, la denuncia del disoccupato

angosciato e dell’emarginato frustrato, così come la voce del giovane acculturato, “prodotto

della scolarizzazione di massa, rampollo maschio di una famiglia numerosa piuttosto

tradizionalista, modesta e virtuosa” 76.

L’analisi per fasce sociali degli aderenti all’ideologia islamica, rivela, infatti, una

composizione eterogenea dei suoi militanti.

Gli “acquirenti” di questa offerta politica sono rintracciabili in quelli che vengono

generalmente indicati come la base sociale tipica dei movimenti islamisti. E cioè il

proletariato, sia quello urbano che rurale, e gli intellettuali, ma, attualmente, si è osservata

la progressiva partecipazione delle classi medie della borghesia77.

Un altro indicatore sociale rilevato riguarda l’età di questi “guerrieri polverosi”. L’analisi per

classi d’età riflette l’incremento demografico che ha investito le società arabe, nelle quali i

cittadini con un’età inferiore ai trenta anni sono più di un terzo della popolazione78.

Il livello di istruzione di questi giovani si può definire medio alto, dal momento che

possiedono, quando non una laurea, quantomeno un diploma di scuola superiore79. È

interessante notare, inoltre, il dato riguardante la formazione intellettuale dei militanti

laureati. La punta di diamante dei movimenti cosiddetti fondamentalisti non è infatti

costituita da studenti provenienti da facoltà teologiche, ma da studenti di facoltà scientifiche

e tecniche80.

Questo dato richiama inevitabilmente il ruolo fondamentale che hanno avuto, per la

crescita del movimento islamista, come si vedrà più avanti, le scuole e le università, e,

soprattutto, le moschee. Inoltre, evidenzia quali possano essere state le influenze delle

varie politiche di arabizzazione, il più delle volte affidate a collaboratori egiziani e medio-

orientali.

76 B. ETIENNE, 1988, pag. 173. 77 L. GUAZZONE, 1995. 78 L. GUAZZONE, 1995; B. ETIENNE, 1988; A. SPATARO, 1995. 79 L. GUAZZONE, 1995; A. SPATARO, 1995. 80 B. ETIENNE, 1988; A. SPATARO, 1995; R. MIMOUNI, 1996. Per quanto riguarda la predilezione dimostrata per le facoltà scientifiche dai militanti islamici, Mimouni, spiega che le scienze esatte sono considerate neutre. La scienza, dunque rimane sotto il primato della religione. “In certe facoltà, gli integralisti islamici hanno assicurata la riuscita degli esami, quali che siano i risultati ottenuti. I docenti che avessero pensato di respingerli si vedrebbero tacciati di essere miscredenti, poiché avrebbero fatto prevalere i calcoli di resistenza dei materiali sull’onnipotenza divina che può sorreggere una costruzione le cui colonne sono state sottodimensionate, o provocare il crollo di un ponte costruito secondo le norme richieste.” MIMOUNI, 1996, pag. 37.

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L’islamismo raduna attorno a sé questi giovani, provenienti dalla media e piccola borghesia

urbana, così come dalle campagne, laureati e non, ma comunque con in comune la stessa

domanda di identità che non sia espressa attraverso i codici dell’Occidente81. Li inquadra in

un ambiente, sano e senza promiscuità, allontanandoli dall’alcolismo e dalle strade82.

L’islamismo restaura un’immagine di sé maltrattata, anche per quanti sono contestati nella

loro stessa famiglia e nel lavoro dalle rivendicazioni delle figlie, delle sorelle e delle madri,

o che si sentono umiliati dalla ricchezza e dai comportamenti di una borghesia

occidentalizzata83.

I simboli dell’Islam, dunque, restituiscono una identità e una missione, che si esprime

esteriormente tramite la barba o il velo e tramite un vocabolario, quello dell’Islam, e una

lingua, l’arabo, che sembrano riconsegnare un’autonomia ideologica e politica rispetto

all’Occidente84.

Nel nome della grandezza e della nobiltà della tradizione musulmana, nel nome della

“specificità” e dell’ “autenticità”, la tematica islamica bandisce i valori universali di libertà,

democrazia, di emancipazione della donna,… considerati come estranei all’identità arabo-

musulmana85.

Dopo questa breve esposizione di dati qualitativi, si è in grado di tracciare un profilo di un

militante islamico? Il rischio è quello di cadere in facili generalizzazioni.

Dopo aver soggiornato in un paese come l’Algeria, ci si rende conto che non è facile

stabilire chi entri nella categoria “islamico” e sulla base di quali differenze.

Chi abbraccia un progetto politico e una ideologia islamica è da considerarsi islamista

come chi sgozza, violenta, uccide? Chi reclama l’arabo come la propria lingua affermando

“non dovevamo scegliere di essere arabi, poiché lo eravamo di già”86, è da considerarsi un

islamista rispetto a chi fa sua la lingua francese considerandola un “bottino di guerra”?87

Nelle pagine che seguono si prenderà in esame il fenomeno dell’islamismo in Algeria e, se

non proprio una risposta a queste domande, intento troppo ambizioso, almeno si cercherà

di fare un po’ di chiarezza.

81 F. BURGAT, 1995. 82 A. SPATARO, 1995; B. ETIENNE, 1988. 83 F. BURGAT, 1995. 84 F. BURGAT, 1995. 85 A. LAMCHICHI, 1992, pag. 25. 86 A KHELLADI, 1992. 87 La lingua francese considerata un “bottino di guerra” è una affermazione di Kateb Yacine, adottata da quegli intellettuali algerini che considerano, appunto, come propria lingua il francese rispetto all’arabo classico.

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2. IL NAZIONALISMO ALGERINO

2.1 Introduzione: le matrici dell’identità culturale algerina.

Nell’autunno del 1999, precisamente il 22 Novembre, viene ucciso Abdelkader Hachani, in

pieno giorno e in uno dei quartieri più popolosi della capitale.

L’Algeria trema un’atra volta, il terrore è ancora nelle case e nelle strade di Algeri. Nel

cuore della politica di riconciliazione nazionale intrapresa dal nuovo Presidente della

Repubblica, Abdelaziz Bouteflika88, impegnato inoltre sul piano internazionale in una

operazione di “marketing politico”89 per rilanciare l’immagine di un’Algeria democratica,

l’attentato del numero tre dell’ex-FIS sembra riaprire ferite e ricordi che con grossi sforzi si

cerca di lasciarsi alle spalle.

L’assassinio di Hachani approfondisce l’incertezza, aumenta le inquietudini e raffredda

l’ottimismo di quanti già pensavano di essere usciti da ciò che gli osservatori esterni hanno

chiamato spesso “guerra civile”.

La crisi che attraversa l’Algeria affonda le sue radici nel passato, solo la sua scoperta può

considerarsi recente90. Così molti di coloro che hanno scritto su questo argomento,

considerano che tutto è iniziato nell’ottobre 1988 – tesi sostenuta anche in quest’analisi –

quando i giovani sono usciti sulle strade, per gridare il loro desiderio di giustizia sociale e

moralizzazione della vita pubblica91.

Luis Martinez92, conosciuto come uno dei migliori specialisti del conflitto algerino, fa,

invece, una diversa osservazione, mettendo in evidenza che i tempi dell’osservatore non

88 Nato nel 1937 a Oudja (Marocco), da genitori di Tlemcen. Durante lo sciopero degli studenti deciso dal FLN nel 1956, raggiunge le file dell’ ALN (esercito di liberazione algerino) alla frontiera algero-marocchina nella wilaya V, prima di far parte della Segreteria generale dello Stato Maggiore, sotto la direzione del colonnello Boumediène. Fu collaboratore di quest’ultimo e fu autore dell’intesa intercorsa fra Ben Bella e Boumediène. Bouteflika ha rivestito diversi incarichi durante la sua carriera, tra i quali: deputato all’Assemblea Costituente di Tlemcen; Ministro della Gioventù, dello Sport e del Turismo nel 1962; Ministro degli Affari Esteri dal settembre 1963 al febbraio 1979. 89 La Tribune 90 N. BOUKROUH, 1997. 91 S. LABAT, 1995; N. BOUKROUH, 1997. 92 L. MARTINEZ, 1998.

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sono necessariamente quelli dei protagonisti. Secondo questo autore, la guerra, oltre che a

produrre un’identità, un’economia, dei tipi di legami sociali, favorisce anche la riscrittura

della storia.

Così i maquisard islamisti diranno di combattere non dal 1992, in seguito all’interruzione

del processo elettorale, ma dal 1954, vale a dire dall’inizio della guerra di liberazione93.

Ad ogni modo, l’islamismo non è un fenomeno nuovo che ha fatto bruscamente irruzione

sulla scena politica e internazionale nel 1988. Esso è, in realtà, la conseguenza di una

lenta maturazione sia attraverso il tempo, dal momento che l’Islam esiste in Algeria da

quattordici secoli, che attraverso le scelte politiche ed economiche intraprese dopo

l’indipendenza94.

Si tratta, dunque, di un fenomeno complesso, un fenomeno al tempo stesso politico,

sociale e religioso che, dopo le rivolte del 1988, si pone come interprete della

contestazione facendo appello all’identità culturale e nazionale95.

Ma quale identità è genuinamente algerina? E che tipo di musulmani sono gli algerini, che

non rinunciano al mese di Ramadan, ma che poi bevono normalmente alcolici e mangiano

carne di maiale?96

Figli di Allah, ma forse bisognerebbe tenere presente che prima di essere suoi figli, sono

stati figli, sudditi e combattenti di Syfax, Massinissa97 e Jughurtha98, sovrani del regno

numida99.

93 L. MARTINEZ, 1998. 94 A. KHELLADI, 1992. 95 S. LABAT, 1995. 96 A proposito dei doveri religiosi, (preghiera, digiuno, carità, pellegrinaggio) Bourdieu fa notare come questi assumano spesso la forma di manifestazioni sociali, la cui osservanza è imputabile spesso alla pressione del gruppo. Questa forma di religiosità, dunque, che non si può definire tipicamente musulmana, deve essere compresa in riferimento al tipo di sociabilità che favorisce la società algerina. Il rapporto con gli altri, la pressione sociale, fanno in modo che il sentimento della colpa come vergogna davanti ad altri abbia la meglio sul sentimento del peccato come vergogna di fronte a sé o a Dio. Si è osservato spesso, sempre secondo Bourdieu, che ciò che agli occhi dei teologi appare come più superficiale del messaggio coranico, riveste invece la più grande importanza nella vita sociale, mentre non sono le condotte più formalmente prescritte quelle più rigorosamente praticate. Così, come si è potuto osservare personalmente e si accennava poco più sopra, anche Bourdieu riflette sul fatto che siano pochi i musulmani algerini che fanno cinque volte al giorno la preghiera, mentre invece le prescrizioni di secondaria importanza, come i tabou alimentari, la circoncisione o l’obbligo del velo per le donne, sono scrupolosamente osservate e giocano un ruolo importante nella vita della comunità religiosa. P. BOURDIEU, 1961, pag. 95 e segg.. 97 Massinissa, sovrano numida, grande figura di principe prode e coraggioso, guidò la Numidia ad un alto grado di civiltà. Cirta, l’odierna Costantina fu la capitale del suo regno. EL HACHEMI CHERIF, 1995.

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Figli di tanti padri, quanti hanno attraversato il suolo algerino, lasciando in eredità un po’ di

loro stessi.

Usando una immagine presa in prestito dalla geologia, Burgat descrive la cultura e la civiltà

nord africana come “il prodotto della sovrapposizione di tre strati”.100

Così, per l’Algeria, il primo è costituito dal fondo berbero, il quale nel tempo, come si

accennava, ha subito molte influenze. Durante questa prima stratificazione ai cartaginesi,

ai fenici, ai romani è seguita una parziale cristianizzazione.

La successiva islamizzazione e l’arabizzazione ci portano al secondo strato, il quale si è

sovrapposto tra l’inizio del VII secolo e la fine del XI secolo. “Se sul piano etnico e

linguistico il fondo berbero è parzialmente sopravvissuto, il cristianesimo non ha retto

all’irrompere del suo concorrente orientale”101.

Lo strato più recente, il terzo, è quello occidentale che si è sedimentato con la

colonizzazione.

La lunga colonizzazione francese – dal 1830 al 1962 – ha rappresentato un’esperienza

dolorosa e traumatica, durante la quale la violenza scandiva la destrutturazione delle

esistenti strutture sociali e demoliva i sistemi di riferimento dell’economia e

d’appartenenza. Fino al momento in cui non saranno rivendicati, ovvero quando il

colonizzato decide di essere storia102.

98 Jughurtha, sovrano numida, tentò di unire tutti i berberi in una guerra di resistenza contro la penetrazione romana, fino a quando fu sconfitto e portato a Roma e ucciso per strangolamento. Numerosi autori moderni del Maghreb celebrano in Jughurtha il prototipo del valoroso combattente. Di lui parlò Sallustio in Bellum Jugurthinum (I secolo a.C.). 99 Antichi re della Numidia che possiamo immaginare come figure mitologiche in un “Olimpo algerino”. Il dr. Ahmed Slimani, infatti, li definisce “eroi d’Algeria, che si sono imposti sulla scena della storia per la resistenza tenace che hanno condotto contro il colonialismo e l’egemonia straniera in Algeria. Peraltro questa forma di opposizione di cui danno prova attraverso gli episodi della Storia, ci mostra –in maniera categorica- che il popolo algerino possedeva una unità storica e godeva di un destino comune che noi ritroviamo chiaramente in questo rifiuto dell’intruso dominatore che non ha alcun legame con la realtà politica, culturale ed etnica dell’Algeria.” A. SLIMANI, 1994, pag. 8. Questo breve excursus storico serve, inoltre, per rintracciare le origini etniche d’Algeria. L’etnia a cui appartenevano i numidi era quella berbera. I Berberi costituiscono dall’inizio della storia “il fondo della popolazione nord-africana, nella quale sono venuti a fondersi differenti apporti, punici, romani, giudei, arabi, vandali, neri, quantitativamente assai limitati.” I Berberi comunque non designano un gruppo con una vera unità etnica, ma costituiscono “un complesso etnico di razza bianca apparentato ai bianchi dell’Europa mediterranea. Malgrado le loro diversità etniche i Berberi presentano della caratteristiche comuni molto marcate. La loro lingua, ad esempio, malgrado i differenti dialetti, e le strutture sociali la cui origine è molto antica. Y. LACOSTE, A. NOUSCHI, A. PRENANT, pagg. 67-68. 100 F. BURGAT 101 F. BURGAT, 1995, pag. 48. 102 F. FANON, 1961.

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Dunque, sebbene - come affermava il 31 Agosto 1858 il generale Ageron103 - lo stato

colonizzatore avesse come principale scopo la colonizzazione e “per arma l’assimilazione”,

tramite l’imposizione della legislazione francese e, quindi, la distruzione delle comunità

agropastorali basate su propri costumi, tradizioni religiose e leggi.104 Sebbene, inoltre, la

colonizzazione rappresenti lo strato più recente, non è riuscita a “francesizzare” l’eredità

delle precedenti stratificazioni, nelle quali, come si è detto, si possono rintracciare le radici

etniche e culturali dell’eterogeneo popolo algerino di oggi.

La rimonta del fondo arabo–musulmano contesta gli apporti del colonizzatore, mentre “la

componente berbera contesta nello stesso tempo (e in nome della sua anzianità) la

preminenza relativa dello strato arabo”105.

Quando nel 1988 è diventata evidente la frattura che ormai separava la società civile dal

mondo politico, quando il potere era accusato di essere corrotto, la corrente islamista e

quella berberista si sono fatte forze di opposizione e contestazione.

Entrambe hanno fatto appello all’identità algerina, le cui origini storiche erano rintracciate

nel periodo dell’islamizzazione o all’epoca del regno Numida. Le due correnti antagoniste

hanno usato le origini culturali e le appartenenze etniche e religiose per arrivare al potere

ed imporre uno Stato islamico o uno Stato laico, senza tener conto delle problematiche

sociali poste dalla gioventù algerina nell’Ottobre 1988106.

Dunque, assieme al berberismo è l’Islam uno degli elementi costitutivi dell’identità del

popolo e della nazione algerina. La difficoltà è comprendere di quale Islam si tratti107: il suo

messaggio, gli ideali che incarna, le parole d’ordine, cambiano a seconda del momento

storico cui ci si riferisce. Cambia volto come cambiano le facce dei nostri interlocutori: a

103 Archives nationales de France, in M. BENNOUNE, 1998. 104 M. BENNOUNE, 1998. 105 F. BURGAT, 1995, pag. 49. 106 N. BOUKROUH, 1997. 107 Del resto si sa che l’Islam storicamente è tutto il contrario di una realtà monolitica e la religione vissuta di una civiltà sembra essere il risultato di una selezione che è, a sua volta, il risultato della scelta che questa civiltà compie per la sua esistenza. Tutto si svolge come se ogni civiltà, in ogni fase storica, scegliesse, con riferimento al sistema di scelte fondamentali, gli aspetti del messaggio che sono adottati, mentre altri cadranno nell’oblio. È dunque perché esiste un’affinità strutturale tra lo stile di vita proprio alla società algerina che il messaggio coranico è potuto penetrare così profondamente nella società. Così il legame tra la società algerina e la religione musulmana non è quello della causa ed effetto, ma piuttosto dell’implicito e dell’esplicito, del vissuto e del formulato. La religione musulmana fornisce la lingua per eccellenza attraverso la quale si enunciano le tacite regole della convivenza. P. BOURDIEU, 1961.

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seconda del livello d’istruzione, della formazione intellettuale e religiosa, del sesso, dell’età.

Cambia se il nostro interlocutore ha il volto di un Tuareg o di un cittadino.

Attraverso l’evoluzione del movimento religioso si cercherà di comprendere questa nuova

forma di religiosità che è l’islamismo, strumento per il potere politico come valore rifugio, e

che affonda le sue radici nella guerra di liberazione nazionale. Quando il popolo ferito,

sottomesso al codice dell’indigenato108 e ai tributi, devastato dalle epidemie, cacciato dalle

proprie terre, privato delle sue tradizioni, del sostegno tribale, un popolo impoverito,

indebolito e analfabeta, per risollevarsi dovrà rispondere a due vitali interrogativi: “Chi

siamo?” “Che cosa dobbiamo fare?”109

2.2 Cenni sull’ islamizzazione dell’Africa del Nord.

L’Algeria non è sempre stata terra dell’Islam. Prima del suo arrivo è stata la patria dei regni

berberi, dei cartaginesi, dei fenici, dei romani.

Durante la colonizzazione romana, la cui dominazione escludeva il deserto e gli altipiani

dell’ovest, la pratica dell’irrigazione e lo sviluppo delle piantagioni di olivi e viti, aumenta il

numero dei sedentari. Si assiste, inoltre, ad una parziale diffusione della lingua latina e

della religione cristiana.

Nella seconda metà del III secolo, la decadenza della forza dell’esercito romano permette

ai berberi di insorgere. Ma nel 429, dei nuovi invasori occupano le coste dell’Algeria, i

Vandali. A quest’ultima debole dominazione segue quella bizantina, la quale si estendeva

solo nella parte orientale del paese110.

108 Sull’inserto “Cent ans d’Algérie” pubblicato dal quotidiano Le Matin del 30 dicembre 1999, si può leggere riguardo al “Codice dell’indigenato”: “Il buon ordine coloniale regnava fondato sull’ingiustizia e l’ineguaglianza. E questa ineguaglianza è stata istituzionalizzata dalla potenza coloniale, con una serie di leggi, tra le quali il famoso Codice dell’indigenato che regnerà dagli inizi del secolo, fino al 1962, e che fu “migliorato” di continuo per adattare gli interessi dei coloni alle realtà del paese. Il Codice dell’indigenato era una raccolta di misure d’eccezione applicabili agli autoctoni i quali si vedevano così limitate le loro libertà di azione, costretti ad evolversi all’interno di un ghetto giuridicamente limitato. Esso prevedeva delle “misure discrezionali” che permettevano all’esercito francese di reprimere le eventuali rivolte e soprattutto di prevenirle. Esso imprigionava l’algerino in una rete serrata di interdizioni: interdizione di attività politica o sindacale, interdizione di associazione o predicazione religiosa o politica. Questi “delitti” erano tutti passibili di prigione e di deportazione”. 109 A. KHELLADI, 1992. 110 A. LAMCHICHI, 1991.

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Dunque, all’arrivo degli arabi, nel VII secolo, l’Africa del Nord si presenta con un aspetto

particolarmente complesso e con forme di organizzazione sociale eterogenee111. Le

continue invasioni, infatti, avevano provocato la dispersione delle tribù e il loro

confinamento verso gli altipiani o verso il deserto, lontano cioè dai luoghi di grande

colonizzazione. Anche dal punto di vista religioso non esiste una uniformità di culto: berberi

rimasti pagani o ritornati al paganesimo, ebrei, cristiani appartenenti a molteplici sette e

perseguitati dal cattolicesimo ufficiale112.

L’Africa del nord appare quindi molto differente sia dall’ovest, il quale non è mai stato

perturbato e che ha potuto sviluppare una forma di organizzazione tribale. Sia dall’est,

dove da tempo è scomparsa l’organizzazione tribale e che non ha mai vissuto i grossi

sconvolgimenti dell’instabilità politica e delle insurrezioni.

Dal 647 ha inizio la lenta e discontinua penetrazione dell’Islam nel Maghreb che fu portata

a termine solo nel 683113.

Infatti, fu proprio quest’Africa centrale, profondamente segnata e destabilizzata ad

insorgere e ad organizzarsi anche contro questo ennesimo invasore, gli arabi.

Al contrario di quanto era avvenuto in Asia e in Egitto, dove gli arabi avanzarono

velocemente per l’adesione delle popolazioni conquistate alla dottrina islamica, nell’antico

regno numida i berberi organizzano una feroce e tenace resistenza114.

Come chiariscono gli autori Lacoste, Nouschi e Prenant115, la spiegazione di questa

resistenza è da rintracciarsi nella recente conquista dell’indipendenza, ottenuta col prezzo

di una dura lotta. Pertanto, non esistevano le ragioni che avevano spinto numerose

popolazioni asservite ad abbracciare la religione musulmana, la quale assicurava ai nuovi

convertiti l’uguaglianza con i conquistatori. L’Islam era, infatti, accolto come una vera

liberazione dai numerosi schiavi che si affrancavano con la conversione e da coloro che

riconoscevano nell’Islam una religione più semplice e più tollerante rispetto al cristianesimo

bizantino116.

111 Y. LACOSTE, A. NOUSCHI, A. PRENANT, 1960. 112 Y. LACOSTE, A. NOUSCHI, A. PRENANT, 1960. 113 A. LAMCHICHI 1991; C. e Y. LACOSTE, 1991. 114 A. LAMCHICHI, 1991; Y. LACOSTE, A. NOUSCHI, A. PRENANT, 1960. 115 Y. LACOSTE, A. NOUSCHI, A. PRENANT, 1960. 116 Y. e C. LACOSTE, 1991.

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Gli arabi vennero combattuti dai berberi, in Algeria, come i nuovi colonizzatori e una

tradizione storica ha tramandato i nomi dei due principali condottieri della resistenza: quello

di Koseila e quello di Khaina117.

Sfortunatamente la ricostruzione storica di quel periodo risulta essere molto difficile. È

certo, comunque, che la lotta fu dura, che i berberi spesso si convertivano per costrizione,

sebbene non si può omettere di ricordare che non si trattò di una ostilità contro una nuova

religione. Sembra più fondato pensare che quella berbera fu una resistenza per la propria

libertà ed indipendenza, piuttosto che una lotta scaturita dall’odio razziale o religioso118.

Tuttavia, l’azione instancabile dei propagandisti dell’Islam e il fascino di una religione

semplice e teoricamente egalitaria riuscirono dove aveva fallito la forza militare.

Nel XV secolo l’islamizzazione è ormai compiuta ed è in quest’epoca che il Maghreb

centrale assume le proprie caratteristiche linguistiche: l’arabizzazione si era estesa e

sviluppata lungo le pianure, soprattutto grazie alle relazioni commerciali e politiche. Al

contrario, i massicci montuosi custodirono la lingua berbera119. L’esistenza di popolazioni

arabofone e berberofone si traduce in un continuo scambio di specifici tratti culturali, dando

all’Algeria “le apparenze contraddittorie della diversità e dell’uniformità, dell’unità e della

molteplicità”120.

2.3 Il ruolo dell’Islam nella guerra di liberazione nazionale

“I popoli musulmani sono stati per lo più colonizzati, sono stati recisi dalle loro radici culturali ed è molto naturale che, una volta conquistata l’indipendenza, a quelle ritornino, che ripetano quella ricerca di identità che l’indipendenza nazionale non ha potuto garantir loro.” Rashid Benaisa.

L’Islam ha avuto un ruolo importante nella costruzione dello stato d’Algeria. Ha

rappresentato l’ideale per il quale combattere degli invasori più forti e meglio organizzati.

Ha dato ad un popolo un’identificazione e un orgoglio etnico e nazionale, da opporre a chi

li guardava come inferiori da civilizzare e intanto distruggeva la sua cultura, le sue

tradizioni, la sua stessa identità.

117 A. LAMCHICHI, 1991; Y. LACOSTE, A. NOUSCHI, A. PRENANT, 1960. 118 Y. LACOSTE, A. NOUSCHI, A. PRENANT, 1960. 119 Ibid.

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Inoltre, la riflessione sull’Islam degli intellettuali musulmani tra la fine dell’ottocento e l’inizio

del novecento è andata di pari passo con l’elaborazione del concetto di stato-nazione121.

Ma l’Islam della guerra di liberazione nazionale è anche uno strumento politico del quale si

servirà il neo-Stato come fondamento della propria legittimità. L’Islam diventa così

l’elemento costitutivo della strategia politica del regime, quindi la religione viene esaltata

non per dei specifici valori, ma perché permette di sostenere l’ideologia ufficiale122.

La religione, dunque, legittima il potere ed è per questo che l’ideologia del FLN sembra

essere stata tesa nello sforzo di nazionalizzare l’Islam123.

Per il giornalista e scrittore Aissa Khelladi124, lo stato algerino ha islamizzato il paese

clandestinamente. Secondo quest’autore, i differenti regimi che hanno combattuto

l’islamismo come forza destabilizzatrice, allo stesso tempo hanno favorito lo sviluppo

dell’islamismo stesso, in quanto valore della resistenza al colonialismo. “Un po’ come se il

potere si ispirasse direttamente a coloro che pretende di combattere, recuperasse per il

suo profitto le loro esigenze e le realizzasse, senza loro, ma per loro”125.

Sebbene il nazionalismo algerino sia stato attraversato dalle idee più diverse, di cui la

componente religiosa non rappresentava che una componente, si impone invece una

visione monolitica126.

Si fa valere il mito dell’unità e s’insiste sui pericoli della divisione: alla diversità, alla

dimensione arabo-berbera dell’Algeria, il “mito dell’algerinità” sostituisce un arabo-

islamismo opposto a tutte le forme di particolarismo127.

Dunque, molti dei problemi che oggi deve affrontare l’Algeria, problemi riguardanti il “chi

siamo” e il “cosa dobbiamo fare”, sono un’eredità del colonialismo che “si è sforzato di

sotterrare, definitivamente, la memoria collettiva del popolo algerino, le vestigia che

potevano ricordare un “io” nazionale e la cultura nazionale viva”128.

In nome dell’indipendenza e dell’unità nazionale, la guerra di liberazione ha preteso di

unificare un popolo – che proprio nella sua diversità ha la sua ricchezza – mediante

l’omogeneizzazione e l’unificazione della lingua e della religione.

120 P. BOURDIEU, in LACOSTE, NOUSCHI, PRENANT, 1960, pag. 134. 121 K. FOUAD ALLAM, 1999. 122 S. LABAT, 1995; A, LAMCHICHI, 1992; G. SGRENA, 1997. 123 S. LABAT, 1995. 124 A. KHELLADI, 1992. 125 A. KHELLADI, 1992. 126 A. LAMCHICHI, 1992. 127 S. LABAT, 1995; W.B. QUANDT, 1999, G. SGRENA, 1997. 128 EL HACHEMI CHERIF, 1995, pagg. 113-114

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La digressione storica con la quale si è aperta questa parte era necessaria per cercare di

comprendere dove risiede la vera algerinità, il patrimonio di cui gli algerini devono

riappropriarsi.

2.4 Il colonialismo e la guerra di liberazione nazionale: il ruolo

dell’Islam e la genesi del nazionalismo.

2.4.1 La dominazione coloniale.

Il 14 luglio 1830 inizia l’invasione francese in Algeria129, ha inizio cioè la lunga e terribile

colonizzazione che durerà più di un secolo. Dopo appena quattro anni ne fu proclamata

l’annessione, ma ci vollero quarant’anni – di battaglie, di assedi, di violenze – per

considerare conclusa la campagna militare di conquista.

La colonizzazione, e la successiva decolonizzazione, hanno dato l’avvio ad un processo

storico violento in un quadro dove il disordine è protagonista ed è portatore di incredibili

traumi causati dalle armi e dal disfacimento di una cultura130.

Il modello di amministrazione dell’impero coloniale francese prevedeva la sostituzione delle

strutture esistenti con delle strutture proprie e la preoccupazione dell’assimilazione si

tradusse nella volontà di sottomettere e sfruttare l’altro per i propri interessi e con ogni

mezzo. “Gli altri”, gli indigeni, non saranno mai considerati parte del “noi”131.

Quindi alla dominazione militare si accompagnò la dominazione economica, la quale

stravolse le strutture economiche e sociali comunitarie pre-coloniali.

Lo stato coloniale nel 1833 incomincia la confisca delle terre: il suo obiettivo è

l’affermazione della proprietà privata che deve quindi imporsi sull’istituzione tribale

dell’indivisibilità132.

129 Sembra che la conquista dell’Algeria sia stata determinata da un pretesto. La tradizione storica ha tramandato l’incidente diplomatico i cui protagonisti sono il dey di Algeri e il console francese Pierre Deval. Questi cercò di imbrogliare il monarca algerino, il quale, avendolo scoperto, lo cacciò agitando il tradizionale scacciamosche. Il documento che il console francese mandò a Parigi passò alla storia come “resoconto del colpo di ventaglio sul viso del rappresentante del Regno di Francia”. Così in Francia Carlo X di Borbone decise la conquista dell’Algeria. 130 F. FANON, 1961; A. LAMCHICHI, 1991; A. LAMCHICHI, 1992. 131 M. KILANI, 1994, pag. 165 – 166. 132 A. LAMCHICHI, 1991.

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Dominazione economica, con la conseguente distruzione dei punti di equilibrio di una

società, e destrutturazione sociale andarono quindi di pari passo133.

La politica di espropriazione e di sequestro, perpetrata durante gli anni che vanno dal 1857

al 1863, lascia alle tribù le terre necessarie per la sopravvivenza. Nel 1863 i coloni

ottengono il diritto di comprare le terre appartenenti alle tribù. Nel 1873 la legge Warnier

autorizza la divisione di tutte le terre collettive e la ridistribuzione tra i membri della

comunità. Quindi ciò approfondisce il processo di depauperizzazione causato

dall’espropriazione delle terre e trasforma i contadini algerini in salariati agricoli al servizio

dei coloni134.

Poco a poco, dunque, la politica coloniale ottiene che gli algerini diventino degli indigeni

senza nazionalità nel loro stesso paese. Ed infatti, gli algerini non sono cittadini francesi:

per diventarlo e per ottenere l’uguaglianza dei diritti devono rinunciare alla religione

islamica135.

Si capisce come, alla dominazione militare e a quella economica segua, o forse è meglio

scrivere si accompagni, quella culturale. Sebbene l’ambito religioso non venga colpito

direttamente il campo di influenza della religione risulta essere considerevolmente ridotto e

stravolto: l’Islam, infatti, è presente in ogni aspetto della vita temporale136. È intimamente

legato alla realtà culturale ed è in relazione stretta con le strutture sociali e le attività

economiche, soprattutto nelle comunità rurali, dove la “vita assume l’aspetto di una liturgia

ininterrotta che esprime il sentimento di dipendenza nei confronti del mondo”137.

I francesi colpiscono ogni aspetto della vita pubblica, dai tribunali che seguono la

giurisprudenza coranica, all’economia legata alla terra e ad “uomini comunitari”138,

attaccando in questo modo un’altra unità fondamentale dell’organizzazione sociale: la

famiglia. In primo luogo, tramite l’imposizione delle leggi francesi sulla proprietà (1873), di

cui già si è parlato. In secondo luogo, per mezzo dell’imposizione dello stato civile (1882),

che intende colpire la famiglia patriarcale e liberare la donna dall’Islam139.

133 F. BURGAT, 1995. 134 A. BENBITOUR, 1998; A. LAMCHICHI, 1991. 135 M. GADANT, 1995. 136 F. BURGAT, 1995. 137 P. BOURDIEU, 1961. 138 P. BOURDIEU, 1961. 139 M. GADANT, 1995. Una donna francese, Madame Alix, scrive all’autorità amministrativa sulla necessità di aprire scuole per ragazze, dal momento che è convinta che “la più forte di tutte le influenze in Europa come in Africa, è la donna. Se voi convertite alla nostra civiltà 100.000 bambine”, appartenenti a diversi classi della società e di etnie differenti, queste bambine

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A partire da tutto ciò e durante il suo svolgimento, prende forma il mondo coloniale fatto di

compartimenti non complementari, ma retti da una logica puramente aristotelica,

ubbidiente al principio dell’esclusione reciproca: non esistono possibili conciliazioni140.

Così mentre la città del colono è fatta di strade asfaltate, di illuminazione, e di piedi mai

scalzi, quella del colonizzato, la médina, la Casbah di Algeri, è un luogo di fame e di

affamati. Un mondo senza intervalli, gli uomini e le case ammassati. Una città affamata di

pane, di carne, di scarpe, di carbone, di illuminazione. Una città in ginocchio, che i coloni

guardano come la personificazione dell’assenza di valori141.

Non solo la società algerina è attaccata nelle sue istituzioni e nella sua morale142, ma

l’indigeno è considerato impermeabile all’etica, elemento corrosivo e deformante di ciò che

è estetica o morale143.

Da quanto è stato scritto ci si può domandare, “qual è il ruolo dell’Islam?”.

2.4.2 L’Islam dei primi patrioti.

L’Islam ha indubbiamente avuto un ruolo fondamentale durante la guerra di liberazione

nazionale, come ideale, come elemento di identificazione ed aggregazione.

Tra il 1832 e il 1848, l’Algeria difende la propria indipendenza sotto la guida dell’emiro Abd

el-Kader, il quale non è solo un guerriero e un trascinatore di coalizioni tribali, ma è anche

un uomo di scienza islamica144.

Suo padre è un moquaddem (capo di una comunità) e, con altri capi musulmani, chiama la

guerra santa, per impedire che gli infedeli possano governare la comunità dei credenti.

Così il 25 novembre 1832, Abd el-Kader ould Mahieddine viene proclamato emiro da un

congresso di tribù e chiamato ad unificare poco a poco tutte le popolazioni che ancora

sfuggono alla dominazione145.

un giorno diventeranno spose e si dimostreranno la garanzia più efficace per la futura assimilazione. N. KITOUNI-DAHMANI, in AA.VV., 1996. 140 F. FANON, 1961. 141 F. FANON, 1961. 142 M. GADANT, 1995. 143 F. FANON, 1961. 144 M. LACHERAF, 1965, J. BERQUE, s.d.. 145 L. LACOSTE, A. NOUSCHI, A. PRENANT, 1960; A. ACONE, 1996; G. CALCHI NOVATI, 1998.

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Dotato di un notevole carisma, l’emiro riesce ad unire intorno a sé popolazioni eterogenee,

con interessi anche in contraddizione, ma tra le quali il legame è costituito dalla cultura

islamica, che, sotto forme diverse, era quella del 99% della popolazione146.

L’azione dell’emiro si svolge secondo due direttrici complementari: l’organizzazione della

resistenza contro l’invasore e la costruzione di un apparato statale147.

Nel 1834, dopo essere stata sconfitta militarmente, la Francia ricorre alla diplomazia col

trattato di Desmichel. Ad Abd el-Kader fu riconosciuta la sovranità sull’Algeria occidentale

e il titolo di “comandante o principe dei credenti”, Emir El-Mumeneen148. Ma, negli anni

successivi, il trattato non fu mantenuto dai francesi, e si susseguirono diplomazia e feroci

azioni militari durante le quali erano autorizzati saccheggi e violenze di ogni tipo, fino a

quando l’emiro si arrese.

In poco tempo l’emiro riuscì ad imporsi come capo incontrastato e se la sua autorità si

fondava sulla tradizione, non fu così per la gestione dello stato, per il quale creò un

apparato economico, un’amministrazione, un esercito149.

In breve, si ricorderà solo che il suo sforzo fu teso al ristabilimento di un fondo comune per

l’integrazione delle varie tribù in una società islamica universale, dando così inizio alla

costruzione delle basi di uno stato algerino150.

Non bisogna comunque pensare che, nei territori dell’emiro, il solo collante e l’unica

istituzione riconosciuta fosse la religione: Adb el-Kader151, infatti, ricorre al sentimento

religioso per rinforzare la coesione delle popolazioni poste sotto la sua tutela152.

146 Y. LACOSTE, A. NOUSCHI, A. PRENANT, 1960. 147 J. VATIN, 1983. 148 A. ACONE, 1996; G. CALCHI NOVATI, 1998. 149 J. VATIN, 1983. 150 A. ACONE, 1996; Y. LACOSTE, A. NOUSCHI, A. PRENANT, 1960; J. VATIN, 1983. 151 Ventura fa notare come spesso si tenda a trascurare il pensiero dell’emiro, per ricordarne solamente le qualità militari. Ventura descrive così Abd el-Kader: “ Abd el-Kader non può certo rientrare nella categoria degli ignoratori dell’Occidente, in quanto fu un esempio di decisa quanto disperata resistenza all’invasione straniera; non fu senza dubbio un modernista, giacché tutto l’universo degli ideali riformistici è estraneo al suo pensiero; non fu neppure un anticipatore del fondamentalismo, perché la sua reazione all’Occidente fu squisitamente politica e non gli impedì, ad esempio, di aderire alla massoneria o di proteggere la comunità cristiana di Damasco negli anni del suo esilio in Siria. Abd el-Kader è un tipico esempio dell’islam tradizionale, che sul piano della concretezza dimostra flessibilità e spirito di adattamento, ma che su quello dell’elaborazione intellettuale sembra estraneo alle mutazioni della storia. …. I francesi si stupirono di fronte a quest’uomo che, nelle paure dei combattimenti, si dedicava agli esercizi spirituali, alle lezioni teologiche o alla lettura di difficili testi sufi, ma per l’islam tradizionale tutto ciò è perfettamente coerente”. A. VENTURA, in AA.VV., 1999, pag. 217. 152 J. VATIN, 1983.

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Se poi si vuole approfondire di quale natura sia il sentimento che spinse le popolazioni

algerine ad unirsi contro la Francia, sicuramente la religione occupa un posto importante,

ma non esclusivo o predominante153.

“La guerra cui la Francia spinse Abd el-Kader fu, a parte le implicazioni strettamente

militari, l’espressione di una volontà politica ben determinata, di un patriottismo naturale ed

elementare che voleva difendere insieme la libertà e la terra”154.

Questa opinione è decisamente sostenuta da Mostefa Lacheraf155, che vuole

ridimensionare il giudizio di alcuni storici francesi. Questi ultimi, vedevano nel “fanatismo

religioso” l’unico motivo di aggregazione del popolo, che combatteva, secondo il loro

parere, per una causa più spirituale che nazionale.

Contrariamente a quanto pretendono di semplificare questi storici, il fattore religioso non ha

avuto un ruolo primigenio nella guerra d’Indipendenza, o nell’azione dell’emiro.

Le insurrezioni chiamate dai capi algerini fino al 1882 sono state fatte in nome della

liberazione del territorio, come risposta ad una guerra voluta dall’esterno.

Se poi si fa riferimento alla guerra santa, questa non è altro che il principio di una guerra

difensiva, “l’appello di una comunità islamica in pericolo”, equivalente perfetto di quello “la

Patria in pericolo”, che la Rivoluzione francese ha reso sacro156.

Dal momento che si sta parlando di religione, non si può non accennare alla vocazione

cristiana espressa da alcuni francesi, come il viaggiatore Poujoulat157, il quale era al

seguito del maresciallo Bugeaud, e all’opportunità che la conquista dell’Algeria offriva per

la diffusione del verbo evangelico, in quella che fu anche la Patria di Sant’Agostino158.

La religione cristiana rappresentava l’amara e dolorosa medicina da somministrare agli

indigeni per liberarli dalle loro retrograde tradizioni e miti oppure, come scrive Fanon, si

può paragonare al DDT che distrugge i parassiti portatori di malattie159.

153 M. LACHERAF, 1965. 154 G. CALCHI NOVATI, 1998, pag. 23. 155 M. LACHERAF, 1965. 156 M. LACHERAF, 1965. 157 Dai resoconti di Poujoulat, appare evidente il ruolo della Francia nelle vesti di paese missionario. “La nostra guerra d’Africa è dunque una continuazione delle Crociate”, scriveva, e ancora, per giustificare le violenze e gli abusi: “Dio si è fatto chiamare Dio degli eserciti e delle battaglie. Il fine della guerra è più alto e più sacro perché è in gioco la santa causa della civilizzazione, la causa immortale delle idee cristiane alle quali Dio ha promesso l’impero del mondo e di cui il regime francese è il sostenitore provvidenziale”. M LACHERAF, 1965. 158 F: CRESTI, 1991. 159 F. FANON, 1960.

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2.4.3 La resistenza delle campagne. Una società traumatizzata.

La guerra di liberazione nazionale fu, dunque, il risultato di alleanze complesse tra forze

sociali con interessi economici e politici divergenti, ma che divenivano solidali nella

rivendicazione di una identità culturale e, quindi, nella opposizione al regime coloniale.

Il nazionalismo algerino ha assunto le caratteristiche di un movimento, con una ideologia

politica e una cultura dominante che fa dell’Islam il principale fattore di differenza rispetto

alla Francia e che diventa l’elemento costitutivo della personalità collettiva160.

Per comprendere questa evoluzione, che dal principio si caratterizza come un patriottismo

rurale eroico di difesa della terra e di lotta per la sopravvivenza, senza ancora l’appoggio di

una dottrina nazionalista che sarà partorita in ambiente urbano, si può immaginare di

dividere la storia moderna in tre periodi161.

Il primo va dal 1830 al 1871 ed è contraddistinto dalla resistenza dell’emiro Abd el-Kader e

il suo stato. Ma fu anche l’inizio di una stagione di repressione, sfruttamento ed

espropriazione che annunciava profondi cambiamenti sia sul piano strutturale che su

quello materiale ed umano162.

Durante questo periodo si assiste alla resistenza armata, che mobilita le campagne

algerine, impegnate in una lotta straziante nella difesa delle terre che lo stato coloniale

voleva sequestrare163.

Probabilmente, questo momento storico può essere ricordato come quello più terribile. I

francesi, infatti, faranno un uso pesante della forza armata. Non esiteranno a ricorrere alle

tecniche criminali più crudeli164: i roghi e la muratura di persone ancora vive, gli

sgozzamenti, per reprimere col terrore la resistenza feroce che opponevano loro gli abitanti

dei paesi, il popolo delle campagne, i piccoli proprietari terrieri. Insomma, quel popolo

povero che rappresentava la maggior parte degli algerini.

160 G. CALCHI NOVATI, 1998. 161 M. LACHERAF, 1965. 162 A. MAHSAS, in A. BENBITOUR, 1998. 163 M. LACHERAF, 1965. 164 N. KITOUNI-DAHMANI, Confluence Méditerranée, 1996. “Le donne, i bambini impigliati nei fitti cespugli che sono obbligati ad attraversare si arrendono a noi. Si ammazza, si sgozza, le grida dei terrorizzati, dei morenti si mescolano al rumore delle bestie che muggiscono, belano da ogni parte;…è un inferno.”

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A questo punto va detto qualcosa sulla composizione sociale delle campagne e sul

differente ruolo che hanno avuto le differenti classi sociali del mondo rurale nella lotta di

liberazione nazionale.

Gli operai agricoli stagionali costituivano la maggior parte delle masse lavoratrici anche se

non formavano un vero e proprio proletariato rurale.

I khammes, i mezzadri, che si trovano in posizioni ancora peggiori dal punto di vista

economico e politico, finirono con l’accentuare il loro isolamento.

Per quanto riguarda i proprietari terrieri, ai livelli più alti cercarono l’assimilazione e

riuscirono ad ottenere dei vantaggi che conferivano loro uno status vicino a quello dei

coloni. Al contrario, i piccoli proprietari, e la massa del proletariato agricolo formarono la

maggior parte delle truppe per la lotta d’indipendenza165.

Si capisce come “la base sociale del movimento di liberazione nazionale fu essenzialmente

rurale”166, anche se il popolo impoverito non riuscì ad organizzarsi in un movimento politico

nazionale.

Ed infine la borghesia fondiaria, fin dal principio dimostratasi perplessa e combattuta

riguardo cosa convenisse fare per i propri interessi. La fazione modernista di questa

borghesia, formatasi all’indomani della seconda guerra mondiale e legata alle idee

riformiste dell’Islam, tentò in un primo momento, di allargare i suoi possedimenti fondiari

per poi appoggiare il movimento di Indipendenza167.

La resistenza dei contadini non è stata intrapresa, secondo Lacheraf168, unicamente in

nome della religione169: il patriottismo che contraddistingue il periodo tra il 1830 e il 1871

165 A. LAMCHICHI, 1990. 166 A. LAMCHICHI, 1990, pag. 63. 167 M. LACHERAF, 1965; A. LAMCHICHI, 1990. 168 M. LACHERAF, 1965. 169 Vatin mette in evidenza un dettaglio, riguardante i primi anni che caratterizzano la società all’arrivo del colonialismo, sul quale riflettere: la perdita di forza politica della religione. Secondo questo autore tra il 1830 e il 1850 si collocano due esperienze tendenti a ristabilire il dogma e le credenze in un quadro politico preciso: quella di Adb el-Kader e quella delle confraternite. Da una parte l’emiro si fa il portabandiera dell’idea di uno stato liberato dal giogo francese, stato che sarebbe vissuto secondo i principi coranici, ma che avrebbe risposto ai canoni del riformismo islamico. Abd el-Kader è un perfetto rappresentante dell’Islam del libro in opposizione a quello dei marabouts e dei profeti. Dall’altra, l’unica confraternita a non essersi unita sotto la bandiera di Abd el-Kader, la Taibia, cerca anzi di opporvisi. Dietro questa opposizione, per Vatin, ci sono due progetti in concorrenza tra loro. Un indebolito stato marocchino, che la confraternita serviva, teme la costituzione di uno stato algerino forte, proprio lungo le sue frontiere, più ancora di una potente minoranza algerina all’interno delle sue frontiere. Di questa battaglia “tra islam del libro e islam dei santi ne ha approfittato la potenza occupante. In questo affare la religione, in quanto sistema globale di valori regolatori del presente e costruttori del futuro, ha

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ha rappresentato un fenomeno diffuso e tacito senza alcun supporto ideologico, primo

vagito di quella che diventerà una coscienza nazionale e la volontà di opporsi al sistema

coloniale.

Dopo questi quarant’anni di saccheggi, di massacri, di smantellamento di una cultura nelle

sue credenze più profonde, inizia un secondo periodo che si estende dal 1871 e termina

intorno al 1920170.

Continuano le espropriazioni e i sequestri delle terre più fertili, ma non si assiste più alle

rivolte dei villaggi: la politica di depersonalizzazione e di deculturazione sistematica di ogni

aspetto del sistema culturale algerino, parallelamente all’uso della violenza con lo sterminio

di interi villaggi e tribù171, ha ottenuto l’effetto che desiderava.

Lacheraf172 descrive questa fase storica come il “triste silenzio”, ma mai rassegnato, di un

popolo spogliato sistematicamente, represso, soffocato, per il profitto di una minoranza di

europei padroni del paese.

Ma è proprio in questo momento, quando ormai sembra che la politica coloniale di

smantellamento delle tradizioni e dell’essere stesso algerino abbia avuto la meglio, che si

assiste alla nascita del nazionalismo.

Per ironia della sorte, proprio la natura distruttiva della politica coloniale francese provoca

“in ultima istanza la riassezione aggressiva di un’identità algerina, indigena fortemente

legata alla cultura islamica nativa”173.

L’Islam interviene, entra nelle coscienze e ne diviene l’elemento fondamentale.

Nel 1921 l’emiro Khaled e nel 1923 l’Etoile Nord Africane (Stella Nord Africana) rompono il

silenzio.

Come si è già detto il movimento nazionale si è nutrito del contributo di differenti correnti

politiche e di forze sociali molto eterogenee.

perduto le sue capacità offensive. Essa è diventata zona di ripiego …, ma favorisce ormai più la protezione che l’intervento.” J.VATIN, 1983, pagg. 145, 146, 147. 170 A. BENBITOUR, 1998; M. LACHERAF, 1965. 171 “In un anno, su tre versanti differenti, tre colonnelli francesi, Cavignac, Pélissier, Saint-Arnaud, sterminarono tre tribu rifugiate dentro le grotte bruciandoli ed asfisiandoli vivi. Tre tribu al completo: uomini, donne, bambini.” “Ho visitato tre grotte ed ecco quello che ho visto: all’entrata, giacevano dei buoi, degli asini, dei montoni: il loro istinto li aveva condotti all’apertura della grotta per respirare l’aria che mancava all’interno. Tra questi animali, e ammucchiati tra loro, abbiamo trovato degli uomini, delle donne e dei bambini. Ho visto un uomo morto, inginocchiato, la mano contratta sulle corna di un bue. Davanti a lui c’era una donna che teneva tra le braccia il suo bambino.” I morti che trovarono furono 760. A. BENBITOUR, 1998. 172 M. LACHERAF, 1965. 173 J.P. ENTELIS, 1986, in G. CALCHI NOVATI, 1998, pag. 23.

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L’emiro Khaled è un uomo tra due tempi, figlio lui stesso di due mondi, di due culture, egli

rappresenta e vive il cambiamento.

Egli è un anziano capitano dell’esercito francese, ben introdotto negli ambienti militari e

politici francesi, ma non dimentica la famiglia da cui discende, ovvero quella dell’emiro Abd

el-Kader, che era suo nonno, e la sua formazione classica174.

Ormai, il patriottismo rurale che si va sempre più assottigliando, lascia il posto a quello

cittadino, ancora embrionale e confuso175.

Le battaglie che intraprende Khaled si combattono sul piano politico e hanno il tono delle

rivendicazioni affinché vengano applicati gli stessi diritti anche agli indigeni musulmani.

Questi ultimi, infatti, sia sul piano politico che su quello economico e sociale, erano

considerati come degli stranieri in patria, dal momento che venivano esclusi da ogni

decisione politica e da ogni disposizione legislativa e amministrativa, come ad esempio

quella atta a sostenere le famiglie indigenti e gli anziani176.

Sono proprio le continue esclusioni e le discriminazioni ad opera della Francia a

caratterizzare sempre di più l’Islam come l’elemento che distingue l’Algeria dall’Europa

colonialista.

In risposta a questa forma di discriminazione coloniale si formano, durante i primi anni del

XX secolo, le prime associazioni musulmane culturali, sportive, educative col proposito di

formare una coscienza economica, politica e letteraria dei musulmani, e, inoltre, di

occuparsi della morale. Khaled era il presidente di una di queste associazioni (“La

fraternité algérienne”), il cui programma politico prevedeva l’opposizione decisa

all’ingiustizia, all’ineguaglianza, all’illegalità.

Tuttavia, i discorsi di Khaled pur riscuotendo successo tra i notabili e gli intellettuali

rimangono del tutto estranei alle masse delle zone rurali.

Nel 1922, in occasione della visita del Presidente della Repubblica Millerand, l’emiro

espone pubblicamente la questione politica indigena: lo scopo di questa visita doveva

avere, per Khaled, l’obiettivo di proclamare che “gli abitanti dell’Algeria senza distinzione di

confessione e di razza sono ugualmente figli di Francia, e per esserlo veramente, i

musulmani reclamano una rappresentanza indigena al Parlamento francese”177.

174 J. VATIN, 1983, pag. 173. 175 M. LACHERAF, 1965. 176 M. KADDACHE, 1970. 177 M. KADDACHE, 1970, pag. 63.

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Il discorso dell’emiro sollevò numerose polemiche in Europa, dove i musulmani erano

ancora guardati e giudicati ignoranti, arretrati, troppo impregnati di fanatismo religioso per

poter aspirare agli stessi diritti politici dei francesi.

Infatti, secondo la testimonianza di Attilio Gaudo, giornalista italiano che prese parte alla

guerra d’Algeria, erano sconvolgenti le condizioni morali e sociali di assoggettamento nelle

quali i Francesi d’Algeria tenevano la popolazione musulmana. In Algeria tutti i Berberi e gli

Arabi erano considerati una razza inferiore, che non potesse pensare, lavorare e parlare

come gli altri esseri umani; “ consideravano impossibile intrattenere relazioni amichevoli

con costoro, riceverli o frequentarli poiché questi ratons, questi bicots erano inferiori a

qualsiasi francese, fosse esso il più scalcinato scaricatore di porto di Algeri o il più rozzo

contadino dell’Ouarsenis”178.

Contemporaneamente, però, Khaled riscuoteva gli entusiasmi dei numerosi emigrati

algerini in Francia179.

Nei suoi discorsi c’è un riferimento costante all’Islam. Del resto, non potendo parlare

apertamente di nazionalismo politico, il linguaggio religioso offriva le parole adatte per la

difesa della personalità musulmana, parole che si caricavano anche di profondi significati

politici.

Il nazionalismo algerino, fin dai suoi esordi, si inserisce nel movimento di Rinascita

islamica (Nahda), di cui Khaled fu uno dei promotori180.

Sebbene l’emiro Khaled possa considerarsi la prima voce politica del nazionalismo

algerino, sarà destinato a rimanere una voce isolata: il silenzio, infatti, ancora opprimeva gli

intellettuali algerini, mentre la Francia si dimostrò sorda alle sue richieste181.

2.4.4 Un nazionalismo poliedrico.

“Che il combattimento anti-colonialista non si iscriva immediatamente in una prospettiva

nazionalista, è ciò che la storia ci ha insegnato. Per molto tempo il colonizzato ha diretto i

178 A. GAUDIO, in AA.VV. a cura di Romain Rainero, 1982, pagg. 285-286. 179 G. CALCHI NOVATI, 1998. 180 Nella rivista da lui diretta “L’Ikdam”, l’emiro pubblica numerosi articoli sulla civiltà araba, domandando agli intellettuali musulmani la restaurazione degli antichi splendori del periodo arabo, e mettendo in guardia dalle invenzioni europee, il cui il progresso può rischiare di abbagliare e i musulmani.

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suoi sforzi verso la soppressione di certe ingiustizie: lavoro forzato, sanzioni corporali,

ineguaglianza dei salari, limitazioni dei diritti politici,…”182.

Ed infatti non c’è un movimento, tra quelli che hanno alimentato quello che sarà in seguito

il nazionalismo, che non abbia lottato e sperato nell’integrazione con la Francia. “Questo

combattimento per la democrazia contro l’oppressione esce progressivamente dalla

confusione neo-liberale universalista per sfociare nella rivendicazione nazionale”183.

L’esclusione continua, decisa e – a volte – violenta, del “gruppo del noi”, al qual gli algerini

chiedevano di appartenere, ha automaticamente creato un altro gruppo – quello degli “altri”

– fatto apposta per gli indigeni. Quando questi ultimi si renderanno conto di poter fare a

meno del “nous” e, anzi, di poter vantare un passato glorioso riscoprendo le proprie

tradizioni, allora nascerà la nazione algerina.

In generale si può affermare che soprattutto tre figure storiche e la loro azione politica ed

ideologica hanno incarnato l’anima, un’anima con più volti e differenti progetti, del

nazionalismo algerino.

Ciò che hanno in comune è l’ambiente in cui le loro organizzazioni hanno visto la luce.

L’azione si sposta decisamente dalle campagne alle città e i rapporti tra francesi e algerini

si fanno politici184.

Il nome di questi uomini è Messali Hadj, sceicco Ben Badis, Ferhat Abbas.

Dopo il primo patriottismo rurale, dopo l’azione della borghesia intellettuale a cui Khaled

apparteneva, alcuni conferiscono la paternità del nazionalismo algerino a Messali Hadj185.

Capo di una formazione che ha in sé molteplici tendenze ed un programma generico e

confuso186, si può dire sia il rappresentante di un “nazionalismo plebeo”187. Nella corrente

che rappresenta, confluiscono gli “stralci di due o tre ideologie: un marxismo di superficie,

un algerinismo sentimentale e nostalgico, un islamismo sommario”188.

L’E.N.A. (Etoile Nord Africane) vede la luce nel 1926 e non in patria, ma a Parigi, tra il

proletariato musulmano algerino che dominerà la scena politica nel periodo tra il 1931 e il

1939189. Un’età inferiore ai trent’anni, una maggioranza berberofona e cabila, una

181 M. KADDACHE, 1970; M. LACHERAF, 1965. 182 F. FANON, 1961, pag. 189 183 F. FANON, 1961, pag. 189. 184 J. VATIN, 1983. 185 G. CALCHI NOVATI, 1998; M. LACHERAF, 1965. 186 A. LAMCHICHI, 1991; G. CALCHI NOVATI, 1998. 187 S. LABAT, 1995. 188 M. LACHERAF, 1965. 189 M. KADDACHE, 1970.

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provenienza dalle zone rurali dell’Algeria e un’esistenza segnata dalla precarietà e dalla

ricerca di lavoro e di casa sono gli indicatori sociali che descrivono la massa di emigrati

algerini in Francia190.

L’Etoile è il prodotto di un doppio sistema, quello coloniale e quello capitalista. Infatti, si

tratta di operai, di emigrati, sensibili alle parole d’ordine dei sindacati e dei partiti (in

particolare quello comunista), che spesso hanno anche militato in una serie di corporazioni

a vocazione anti-coloniale191.

Inoltre, saranno le dure condizioni di vita, il razzismo, le difficoltà di adattamento in Francia

e l’ostilità che toccano questi operai ad accendere in loro il sentimento nazionalista e la

voglia di affermare la propria identità culturale192.

Da un rapporto del 1934 infatti, redatto dalla polizia francese che era stata incaricata di

effettuare dei controlli sui militanti dell’ENA, gli algerini vengono descritti come primitivi,

dotati di una psicologia infantile, rozzamente organizzati193.

La lontananza dalla propria patria, il contatto con partititi, sindacati e movimenti

internazionali, permette loro di prendere coscienza della miseria e dell’ingiustizia che

toccano l’Algeria194.

Il fattore religioso ha un’importanza fondamentale in questa presa di coscienza: infatti,

sebbene l’ENA si diede un’organizzazione laica, per realizzare un tipo di solidarietà

comunitaria intorno al suo programma, il partito riprenderà negli anni ’30 i temi diffusi dagli

Ulema riformisti195. Nell’appello che diffonderanno nel 1936 ad Algeri, inoltre, l’ENA

invocherà il “sentimento patriottico e islamico” del popolo algerino per spronarlo ad

organizzarsi in nome della Patria e contro l’ingiustizia che la soffoca196.

Nel 1937 l’ENA viene dissolta, con il decreto del 26 novembre 1937 che la definiva

“antinazionale”. Qualche mese dopo però Messali Hadj costituirà il PPA (Parti du Peuple

Algerien) e si trasferirà ad Algeri.

La nozione di “popolo” a cui si richiamava il nome del partito esprimeva la volontà di

abbracciare il maggior numero di algerini appartenenti a tutte le classi sociali. Se in Francia

190 G. CALCHI NOVATI, 1998; B. STORA in AA.VV., 1993; J. VATIN, 1983. 191 J. VATIN, 1983. 192 A. LAMCHICHI, 1991; J. VATIN, 1983. 193 B. STORA, in AA.VV., 1993. 194 A. LAMCHICHI, 1991. 195 G. CALCHI NOVATI, 1998; A. LAMCHICHI, 1991. 196 M. KADDACHE, 1970.

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avevano più urgenza e più risonanza le questioni sociali, in Algeria la precedenza andava

alla lotta nazionale197.

Le qualità di questo nuovo partito sono individuate, per Lacheraf198, nello spirito

combattivo, nel coraggio, nella purezza rivoluzionaria. Mentre invece la mancanza di

cultura dei suoi quadri, l’improvvisazione, l’assenza di una vera e propria dottrina e, in

seguito, il populismo, l’imborghesimento e una religiosità tattica ne costituiscono i difetti.

Su “El Ouma” (La Nazione), l’organo politico del PPA che fu anche quello dell’ENA, il 10

aprile 1937 si legge il programma del nuovo partito di Messali Hadj. Questo prevede

l’impegno immediato per un miglioramento morale e materiale degli algerini e la conquista

di diritti e libertà, oltre che agli stessi doveri. Il partito vede come un’illusione la possibilità di

un’assimilazione dal momento che l’Algeria è fatta da uomini e donne che parlano la

stessa lingua, hanno la stessa religione e condividono lo stesso passato199.

Questi, dunque, sono i punti principali in cui si può riassumere l’opera di Messali Hadj, il

quale ha avuto il merito di allargare le basi sociali del nazionalismo, facendo partecipare

anche gli operai emigrati e il proletariato d’Algeria.

Per quanto riguarda Ben Badis e Ferhat Abbas il primo è il rappresentante del riformismo

musulmano algerino, mentre Abbas appartiene all’ala liberale ed assimilazionista200.

Per il giornalista Aissa Khelladi, fondamentalmente il “chi siamo” che i riformisti musulmani

hanno avuto il merito di porre, è stato l’elemento motore della presa di coscienza generale

attraverso la quale si è prodotto il “cosa dobbiamo fare”201.

Il ruolo dell’AOMA (Association des Oulémas Musulmans Algériens) fu dunque quello di

aver messo in evidenza l'importanza del problema culturale come “elemento di

demarcazione e di identificazione”202.

Infatti, malgrado le differenti ideologie che sono confluite nel movimento di liberazione,

indubbiamente l’Islam fu assunto come elemento fondamentale per le proprie

rivendicazioni e per consolidare un’identità collettiva203.

Per quanto concerne Ferhat Abbas, egli è il rappresentante di spicco della Federazione

degli eletti, che reclama l’assimilazione totale dell’Algeria alla Francia204.

197 G. CALCHI NOVATI, 1998. 198 M. LACHERAF, 1965. 199 M. KADDACHE, 1970. 200 A. LAMCHICHI, 1991. 201 A. KHELLADI, 1992. 202 A. KHELLADI, 1992.

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Questa associazione raccoglieva intorno a sé gli esponenti di una borghesia – avvocati,

medici, farmacisti,… - figlia della scuola laica e democratica francese. Una borghesia, cioè,

“a mezza strada tra la città francese e la nazione algerina, invisi alla massa araba perché

partecipi di certi privilegi della società coloniale e non accolti ancora alla pari nel sistema

diretto dalla Francia”205.

Abbas chiedeva che venissero applicate le stesse leggi del diritto francese agli algerini,

che potessero godere dell’uguaglianza, del voto, della rappresentazione, delle libertà

individuali. “Fate degli algerini dei francesi, degli uguali perfetti”206.

Tutt’altro che rappresentante di una tendenza laica, l’assimilazione non significava dover

rinunciare al proprio statuto di musulmano; anche per Ferhat Abbas, infatti, la religione era

una “manifestazione vitale” a cui l’Algeria non doveva rinunciare.

Probabilmente dotato di uno spirito di conciliazione portato all’eccesso, Ferhat Abbas,

uomo moderato impegnato e lineare, arriverà alla conclusione che l’assimilazione non sia

possibile, ma che la giusta evoluzione per il popolo algerino sia l’indipendenza207.

Dopo quanto scritto fino ad ora si può ricavare un particolare importante. Malgrado le

differenti ideologie che hanno contribuito alla formazione di una coscienza nazionale, dal

berberismo al comunismo, indubbiamente l’Islam fu assunto come elemento irrinunciabile

e fondamentale.

Questo riferimento costante all’Islam che porterà negli anni seguenti ad una sua

“nazionalizzazione”208, è stato largamente favorito proprio dalla politica coloniale francese.

Quest’ultima creò una barriera sociale e culturale tra “mondo musulmano” e “mondo

europeo”, barriera che poteva essere superata solo rinunciando alla propria religione. Così

facendo si capisce come l’Islam diventi una linea di separazione ed un componente

fondamentale nella caratterizzazione etnica209.

Nelle pagine che seguono si è ritenuto doversi soffermare sull’Associazione degli Ulama di

Ben Badis, la cui eredità è stata adottata sia dal FLN, sia dal FIS.

203 G. CALCHI NOVATI, 1998; S. LABAT, 1995; A. LAMCHICHI, 1991; M. LACHERAF, 1965. 204 J. VATIN, 1983. 205 G. CALCHI NOVATI, 1998, pag. 45. 206 J. VATIN, 1983, pag. 179. 207 G. CALCHI NOVATI, 1998; A. LAMCHICHI, 1991. 208 A. LAMCHICHI, 1991 e 1994. 209 R. SCHULZE, 1998.

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Oggi in Algeria la loro memoria storica divide gli intellettuali intorno a due giudizi. Per alcuni

gli Ulama sono i veri e indiscussi padri della nazione che hanno avuto il merito di porre la

questione culturale.

Altri, invece, ridimensionano la loro importanza storica che ritengono sia stata tramandata

ed insegnata in maniera distorta. Per coloro che sostengono questa versione, Ben Badis

non fu un eroe, ma un fautore “di un islam fondamentalista, come quello dei Fratelli

musulmani, di cui era un adepto”210.

2.4.5 Gli Ulama d’Algeria e il loro contributo al processo di identità

nazionale.

Ulama è il plurale della parola “alim”, che indica colui che possiede delle qualità come la

conoscenza, il sapere, la scienza: ed in particolare, la conoscenza della teologia islamica, il

sapere del Corano e la scienza religiosa.

Una tradizione riconosce in Muhammad Abduh, che si recò in Algeria nel 1903, l’iniziatore

del movimento che dopo vent’anni prenderà forma211. L’opera di Ben Badis e della sua

associazione va infatti inserita nel progetto culturale conosciuto come Nahda, nell’ambito

dell’Islam riformista.

Con la loro opera gli ulama si vogliono opporre alla distruzione totale e assoluta del proprio

patrimonio culturale e della propria identità, che si fondano entrambi sulla lingua, l’arabo, e

sulla religione, la religione islamica.

La Francia, infatti, stava conducendo quella che si può considerare la terza fase del

processo di colonizzazione: la depersonalizzazione dell’identità indigena.

Le moschee venivano sorvegliate dalle forze di polizia. Il francese era talmente diffuso che

i responsabili dell’amministrazione coloniale prevedevano la scomparsa dell’arabo e, per di

più, con l’applicazione del progetto di riforma Ferry, l’insegnamento della lingua araba è

relegato al livello di una lingua straniera e permesso in poche scuole private e

coraniche212.

210 K. MESSAOUDI, 1995, pag. 47. 211 G. CALCHI NOVATI 1998. 212 M. KADDACHE, 1970; H. CHABBI, 1987.

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Ben Badis, inoltre, si opporrà decisamente alla legge che permetteva di acquisire la

cittadinanza francese a condizione di cessare di riconoscersi nella legge musulmana. Ciò

era inammissibile, dal momento che l’Islam era considerato come la Patria spirituale.

Lingua, religione e Patria faranno parte di uno stesso programma e diventeranno questioni

politiche213.

Occorre, dunque, risvegliare la fede di un popolo piegato su se stesso, bisogna che esca

da dove si è rifugiato perché ottenga ciò che vuole214: il rispetto.

In questo quadro va inserita l’opera degli ulama, i quali fecero dell’Islam “l’elemento

fondamentale dell’individualità” del popolo algerino e diedero così all’islamismo, a quello di

ieri come a quello di oggi, il principio epistemologico più strutturante sul quale

legittimarsi215.

In un primo momento, gli ulama si preoccuparono di questioni religiose e culturali e

adottarono nei confronti della Francia un comportamento prudente e moderato che

avrebbe condotto, nel tempo e pacificamente, all’Indipendenza216.

La ristrutturazione della società algerina prevedeva, contemporaneamente, la lotta all’Islam

popolare, legato alle superstizioni e alle false credenze dei marabutti e lo sviluppo della

rinascita religiosa, culturale e politica.

Ad Algeri, nel 1929, venne creato il Circolo del Progresso che si esprimeva tramite il

giornale “El Islah” (la Riforma). Ben presto il circolo è frequentato da letterati e da una certa

borghesia colta. Ma riesce ad unire intorno a sé anche i giovani, il popolo e i ragazzi della

Casbah. Data l’urgenza del problema culturale, gli ulama del Circolo crearono alcune

medersa (scuole annesse alle moschee), la più famosa delle quali era al-Chabiba,

frequentata da migliaia di alunni maschi e femmine217.

Seguendo la strada indicata dal riformismo, era necessario che i giovani ricevessero

un’istruzione moderna, ma che questa fosse associata alla letteratura e alla scienza araba.

In questo modo le due culture avrebbero percorso la strada dell’integrazione reciproca,

procedendo “mano nella mano sul cammino dell’unità, avendo nello stesso scopo crescere

i ranghi del loro paese, educare l’Algeria immortale al più alto livello dell’onore”218.

213 M. KADDACHE, 1970. 214 J. VATIN, 1983. 215 M. AL-AHNAF, B. BOTIVEAU, F. FREGOSI, 1991. 216 G. CALCHI NOVATI, 1998; M. KADDACHE, 1970; A. LAMCHICHI, 1991; J. VATIN 1983; M. AL-AHNAF, B. BOTIVEAU, F. FREGOSI, 1991. 217 M. KADDACHE, 1970. 218 M. KADDACHE, 1970, pag. 239.

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È nel 1930, un anno dopo la creazione del Circolo, che Ben Badis fonda l’Associazione

degli Ulama d’Algeria (l’AOMA, Association des Oulémas Musulmans Algériens), dopo

comunque aver già espresso il suo pensiero tramite la direzione di due giornali: al-

Muntaqid, il cui primo numero esce il 2 luglio 1925 e che durerà per altri diciotto mesi; e al-

Chihab, inaugurato il 12 novembre 1925.

Nel primo numero di al-Muntaquid219 (il censore) Ben Badis chiarisce il suo orientamento e

quello degli ulama: i musulmani hanno il dovere di agire e salvaguardare le proprie

tradizioni religiose. È nel rispetto di queste ultime che risiede la tutela dell’identità

nazionale e il benessere morale e materiale220.

Dopo la sospensione di al-Muntaqid, Ben Badis non si dà per vinto e, come si è già

accennato, inizia la pubblicazione di un altro giornale: al-Chihab, la Meteora.

Per quindici anni questa rivista, il cui stesso nome non è casuale, ma recupera in campo

semantico coranico la nozione di riforma religiosa221, svolgerà una duplice funzione. Da un

lato diventerà il portavoce del riformismo algerino tramite la diffusione delle idee della

salafiyya, la lotta alla religiosità popolare e la necessità dello sviluppo dell’insegnamento

arabo222.

Dall’altro individuerà nella lingua, nella religione e nella cultura i temi di promozione e

resistenza dell’identità algerina minacciata dalla crescente influenza dei modelli europei223.

Il ruolo svolto dagli ulama, nella formazione di una coscienza nazionale, non è trascurabile.

Diedero, infatti, al nazionalismo gli elementi per costituirsi come tale: una lingua, una

razza, una religione, una gloria, una memoria di un passato comune definiscono una Patria

algerina, che a sua volta appartiene al corpo mistico della umma musulmana224.

219 L’epigrafe che riporta il giornale esprime già un programma: “giornale nazionale, indipendente, che agisce per il benessere del popolo algerino, con l’aiuto della Francia democratica” (Journal national, indépendant, agissant pour le bonheur du peuple algérin, avec l’aide de la France democratique). “In quanto musulmani abbiamo il dovere di salvaguardare le nostre tradizioni religiose, che mirano al perfezionamento dell’uomo, e di promuovere la fraternità e la pace tra tutti i popoli della terra. La salvaguardia delle nostre tradizioni è il modo di difendere la nostra identità nazionale e rappresenta la condizione essenziale per il nostro benessere morale e materiale. Siamo infatti convinti che gli uomini non possano vivere senza religione e che questa rappresenti una forza fondamentale”. al-Muntaqid, 2 luglio 1925 in P. BRANCA, 1997. 220 H. CHABBI, 1987. 221 H. CHEBBI, 1987 222 P. BRANCA, 1997; M. KADDACHE, 1970. 223 P. BRANCA, 1997. 224 J. VATIN, 1983.

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La loro azione, inoltre, permette la socializzazione di migliaia di giovani che diventeranno i

moudjahidin nella guerra contro la Francia.

Il piano sociale della Nahda, infatti, prevede la lotta all’ignoranza225 e, quindi, furono creati

gruppi sportivi, scouts e circoli culturali226. Vennero aperte scuole per l’insegnamento

dell’arabo e della religione musulmana, dove si contrastava l’opera di depersonalizzazione

condotta dalla Francia e si rivalorizzava la cultura algerina. Dal momento che le moschee

erano controllate dalla potenza coloniale, ben presto queste scuole, divennero il centro

della loro azione e i luoghi dove il nazionalismo si nascondeva ai francesi227.

L’amministrazione coloniale non tardò a reagire. Nel 1934 una circolare dichiara che i

giornali di lingua araba sono considerati scritti in una lingua straniera e, quindi, possono

venire sospesi o soppressi per semplice decisione amministrativa.

La polizia aveva il compito di sorvegliare l’esercizio del culto e l’accesso alle moschee

veniva interdetto agli ulama. Inoltre, veniva creato una sorta di clero ufficiale a cui era

affidato il monopolio della preghiera228.

Le misure adottate dalla Francia non fanno altro che accrescere sempre di più il

patriottismo algerino e quel senso di appartenenza comune che cercavano di combattere.

Ben Badis e la sua associazione ebbero successo e riuscirono effettivamente a scuotere

l’indifferenza delle masse per la lotta nazionalista, così come riscossero il favore dei

giovani e degli intellettuali. Infatti, mentre il movimento di Messali Hadj era troppo legato al

proletariato emigrato e quello degli eletti di Ferhat Abbas, invece, rappresentava

unicamente una borghesia colta e francesizzata, l’Islam era il valore che abbracciava tutto

il popolo.

Il programma di Bene Badis si dimostrò semplice e di successo: “l’Algeria è la mia Patria,

l’arabo la mia lingua, l’Islam la mia fede”, divenne il credo di ogni algerino, credo per il

quale si era pronti anche a morire.

Il successo di Ben Badis risiede nell’aver elaborato “il programma più coerentemente

contrario ad ogni cedimento sul piano culturale”229.

225“Come il corpo ha bisogno di cibi e bevande, così lo spirito necessita di essere nutrito di vero sapere, e ciò è indispensabile alla moralità di una nazione, per l’estinzione del vizio e lo sviluppo della virtù”. al-Muntaqid, 2 luglio 1925, in P. BRANCA, 1997. 226 M. KADDACHE, 1970; G. CALCHI NOVATI 1998. 227 J. VATIN, 1983. 228 M KADDACHE, 1970; H. CHABBI, 1987. 229 G. CALCHI NOVATI, 1998, pag. 49.

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In quel particolare momento storico era la strategia vincente, ed infatti, incontrava il

sostegno di tutto un popolo umiliato durante un secolo di colonizzazione, condannato al

codice dell’indigenato, scioccato dai massacri230.

È comprensibile se nel farsi i difensori della tradizione, gli ulama si siano spinti sempre più

verso posizioni più dure e intransigenti, al punto tale da frenare ogni anelito al

cambiamento dei loro stessi militanti, mettendoli sempre di fronte al pericolo della

depersonalizzazione e dell’occidentalizzazione. Nel proteggere l’identità musulmana

algerina, finiranno col difendere pratiche come la clausura femminile o l’obbligo del velo

che non hanno niente di specifico con l’Islam e che frenano la sua evoluzione verso la

modernità231. Si fanno così gli ideologi del conservatorismo e soprattutto per quanto

concerne lo statuto inferiore della donna.

Sembra che questa sia l’identità che è stata tramandata, all’indomani dell’Indipendenza,

dell’opera di Ben Badis. Non lo spirito patriottico più genuino che supera il religioso e fa

affermare allo sceicco: “la popolazione musulmana di Algeria ha la sua propria storia,

un’unità religiosa, lingua, cultura, tradizioni …. La popolazione musulmana non è parte

della Francia, non può essere parte della Francia e non vuole essere parte della

Francia”232.

All’indomani dell’Indipendenza l’Islam è considerato come l’elemento fondamentale per la

ricostruzione identitaria del popolo algerino, ma anche come necessaria barriera alla

modernità occidentale: atea, materialista e assolutamente inaccettabile sul piano della

morale233.

Tramite l’Islam si riscrive la memoria storica e si costruisce il mito intorno alla figura di

moudjahid.

I moudjahidin di ieri accettavano di morire e di uccidere in nome della patria. Le madri

piansero i propri figli, ma sapevano che la loro memoria sarebbe sopravvissuta come

quella di martiri per la libertà234.

Oggi, i militanti dei gruppi armati si definiscono discendenti di quei moudjahidin e la guerra

che combattono si iscrive nella continuità di quelle figure storiche.

230 O. CARLIER, in AA.VV., 1998. 231 M. GADANT, 1995. 232 G. CALCHI NOVATI, 1998, pag. 49; H. CHABBI, 1987; J. VATIN 1983. Si tratta della celebre risposta di Ben Badis a Ferhat Abbas, il quale forse un po’ troppo frettolosamente aveva affermato “la Francia sono io”. 233 A. LAMCHICHI, 1994. 234 O CARLIER, in AA.VV., 1998.

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L’emergenza degli emiri, i capi dei gruppi armati, nella guerra civile attuale partecipa a

questa immagine di guerra come modo per eccellenza di accesso alla ricchezza e al

prestigio sociale235.

Insomma, per gli islamisti la guerra di liberazione non è finita: convinti di essere nel “senso

della Storia”, si riappropriano del mito del “sacrificio” e della “liberazione”236.

Eliminare un poliziotto dello Stato - empio, un intellettuale “occidentalizzato”, un francofono

e anche mettere una bomba in un luogo pubblico, significa compiere un’opera pia, perché

si tratta di opporsi ad un regime giudicato illegittimo237.

Le madri che hanno pianto in questi ultimi dieci anni, hanno pianto il massacro di innocenti.

“Coloro che uccidono oggi appartengono ad una contro-società totalmente murata nelle

sue terrificanti certezze. Essi vivono dentro un altro universo: sono passati dall’altro lato

dello specchio, in un altro tipo di rapporto col mondo. Quando si uccidono delle donne, dei

bambini, dei neonati, quando si sgozza e quando si mutila, dov’è la politica? Dov’è la

storia?”238.

235 L. MARTINEZ, 1998. 236 L. MARTINEZ, 1998. 237 O. CARLIER, in AA.VV., 1998. 238 B. STORA, in AA.VV., 1998.

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3. IL FENOMENO DELL’ISLAMISMO NELL’ALGERIA CONTEMPORANEA.

Introduzione.

Lo sviluppo del movimento islamista algerino segue l’evoluzione del giovane stato

indipendente, dalla sua creazione nel 1962 a quando, nel 1988, conquista le cronache

internazionali, in maniera quasi violenta.

Durante le rivolte che condurranno all’affermazione del multipartitismo, l’Algeria si ritaglia la

sua fetta di (triste) notorietà e, paradossalmente, saranno proprio la televisione239 e la

stampa occidentale a promuovere il partito islamico.

Secondo il famoso scrittore e romanziere algerino Rachid Boudjedra240, che nel suo libro

“FIS de la haine” conduce una tagliente analisi del partito islamico, i capi del Fronte

Islamico di Salvezza sono stati “esageratamente mediatizzati”, acquistando in questo

modo una notorietà internazionale che ha soggiogato milioni di persone241.

I simpatizzanti di questo movimento verranno attratti dal suo “fascino rampante e

appiccicoso ad immagine del suo capo Abassi Madani”242. Ed è così, continua Boudjedra,

che è nata la vocazione di Ali Belhadj, il numero due del FIS, predicatore presso la

239 Il primo paese del Maghreb nel quale è stata introdotta la televisione - nel 1957, dieci anni prima rispetto al Marocco e alla Tunisia - è proprio l’Algeria. Secondo il critico cinematografico algerino Ahmed Bedjaoui, tale scarto si giustifica con il principio secondo il quale “la funzione sviluppa l’organo”. La guerra di liberazione nazionale si dimostrò spietata, al punto tale che le sole armi classiche non erano sufficienti. “Il FLN, invitando le reti televisive americane ed europee a riprendere gli avvenimenti, ottenne risultati determinanti nel creare attenzione per il conflitto a livello internazionale”. L’Algeria riesce in questo modo a introdurre nei circuiti di comunicazione di massa la sua guerra e a renderla popolare. Secondo Bedjaoui si può collocare qui il primo scontro tra tradizione e modernità. La televisione, infatti, che entrò nelle case degli algerini proprio quando conquistava in Occidente il primo posto tra i mezzi di comunicazione, si trovò ben presto al centro di una polemica. i suoi oppositori vedevano in essa un pericoloso strumento di diffusione delle idee e dei modelli occidentali. Mentre i suoi sostenitori la consideravano come “uno straordinario strumento al servizio del potere temporale” e come un mezzo per realizzare il sogno dell’accesso ad una società caratterizzata dall’opulenza e dalla libertà. A. BEDJAOUI, in AA.VV., 1993, pagg. 159-168. 240 R. BOUDJEDRA, 1992. 241 R. BOUDJEDRA, 1992. 242 R. BOUDJEDRA, 1992.

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moschea del quartiere Kouba ad Algeri. Questo giovane imam isterizzava le folle ogni

venerdì davanti a una folla incantata, ipnotizzata, “piena d’odio. Avida di sangue”243.

L’islamismo algerino è un fenomeno complesso la cui genesi è legata a numerosi fattori sia

di ordine interno, nazionale, che esterno, internazionale.

In primo luogo bisogna tener conto della dimensione politico-ideologica che, all’indomani

dell’Indipendenza, segue la strategia del nazional populismo e integra nel proprio discorso

la dimensione religiosa sulla quale fonda la propria legittimazione.

Il partito unico sarà messo sotto accusa come il principale responsabile della formazione

dei gruppi islamisti che accontenta e reprime allo stesso tempo. Il FIS germoglierà sulle

macerie del FLN, sulla disfatta della sua politica ibrida e ambigua, che da una parte,

adottava i principi della modernizzazione a livello delle istituzioni e dell’economia e

dall’altra, i valori dell’arabizzazione a livello culturale e sociale.

In secondo luogo occorre considerare le influenze esterne che agiscono sul giovane Stato

algerino, tra le quali se ne possono distinguere due fondamentali, una che si può definire

diretta e l’altra indiretta.

La prima è rappresentata da coloro che il sistema politico chiamerà “cooperanti”,

provenienti in maggior parte dall’Egitto, ma anche dalla Siria e dall’Arabia Saudita244. I

cooperanti erano accorsi per contribuire all’arabizzazione della società algerina, in vista

della formazione di una coscienza collettiva nazionale islamica. Ed è per questo motivo

che lo Stato affiderà loro dei posti-chiave all’interno della pubblica istruzione.

La seconda influenza, indiretta e probabilmente meno scontata, è indicata dal già citato

Boudjedra. Si tratta dell’Occidente, accusato di neo-colonialismo, il quale non si serve più

della forza militare per occupare un paese, ma dei satelliti, dei media, e di quel vecchio

“complesso del colonizzato”, affascinato – ancora oggi – dall’ex-colonizzatore. Il disprezzo

e lo stereotipo negativo verso l’universo dell’indigeno ancora oggi si esprimono attraverso

una svalutazione puntuale dell’arte come della letteratura non occidentale. Queste ultime

sono considerate come degne del solo interesse sociologico o etnografico, come

produzioni esotiche, tipiche, circoscritte. Ignorando con alterigia l’ingente produzione

letteraria degli intellettuali arabi, l’Occidente esprime il suo disprezzo e il rifiuto di

“ascoltare” l’arte che parla di una certa parte del mondo, di una certa inquietudine, di

un’altra sensibilità.

243 R. BOUDJEDRA, 1992.

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Questo rifiuto colpisce anche un altro elemento fondamentale della personalità e della

struttura culturale e psicologica su cui si costituisce l’identità: la lingua araba. In Algeria il

concetto di francofonia ha cominciato a svilupparsi già dopo l’Indipendenza, nella seconda

metà degli anni sessanta, per poi diventare una questione politica, non ancora risolta, negli

anni ottanta. Il dibattito è tutt’oggi aperto e la lingua francese è ora “bottino di guerra”, ora

un bagaglio scomodo, “un modo per perpetuare la dominazione coloniale, un marchio

ideologico che si esprime tramite il disprezzo della lingua dell’altro, quindi dell’altro tout-

court”245.

Questo neo-colonialismo telematico ed intellettuale, il disprezzo della lingua araba e

dell’identità arabo-musulmana ed il tentativo della francofonia di fagocitare l’arabo, hanno

certamente facilitato la nascita dell’integralismo religioso come resistenza allo

sradicamento e alla depersonalizzazione dell'uomo algerino.

In ultimo, ma non per questo di minore importanza, si dovrà considerare la dimensione

sociale, la quale permette che l’islamismo attecchisca come valore rifugio in risposta al

malessere identitario che colpisce soprattutto i giovani.

Per i trecentomila giovani e oltre che si affacciano ogni giorno al mercato del lavoro senza

alcuna prospettiva per l’avvenire, per gli esclusi dalla ricchezza e dalla modernizzazione,

per coloro che hanno perduto anche i propri riferimenti familiari, comunitari, religiosi

tradizionali quando si sono trasferiti in città da un piccolo paesino di campagna o dalle

montagne della Cabilia. Per tutti loro, e per altri ancora, l’islamismo radicale, col suo

discorso di rifiuto dello status quo, e con la sua ricerca dell’autentica identità arabo-

musulmana, rappresenta una risposta, un riferimento, un rifugio dall’ingiustizia e una

protesta contro l’indifferenza del mondo.

Le responsabilità del potere politico, le influenze dell’Oriente-integralista e dell’Occidente-

colonialista, con i loro progetti di società e l’immagine che riflettono degli algerini agli

algerini stessi, l’ambiente sociale caratterizzato dalla disoccupazione, dalla crisi dei valori e

da una gioventù “disgraziata”, nata a cavallo tra i vecchi tempi e i nuovi. Questi in sintesi

stringata i fattori che hanno generato l’islamismo. Il FIS è frutto di una creazione collettiva.

“Noi siamo i responsabili di questo mostro. Non solo noi l’abbiamo partorito, ma l’abbiamo

nutrito con il nostro lasciar fare, abbiamo ignorato la sua forza e il suo impatto sulla e nella

244 Bruno Etienne afferma che molto spesso i cooperatori mediorientali sono stati il cavallo di Troia dei Fratelli musulmani. B. ETIENNE, 1988, pagg. 105-106. 245 R. BOUDJEDRA, 1992, pag. 31.

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società. Siamo tutti responsabili: il potere, gli intellettuali, il popolo…”246 Boudjedra si è

dimenticato “l’Occidente”.

3.1 L’Islam nelle Costituzioni algerine.

Una visione monolitica dell’Islam e della politica religiosa di Stato si è sviluppata di pari

passo con le tendenze autoritariste e centraliste del FLN. Un noto intellettuale algerino,

Kateb Yacine, ricorda infatti che il FLN nacque come un fronte ed in quanto tale riuniva in

se stesso anime diverse, progetti diversi uniti per la conquista dell’Indipendenza247.

Successivamente si è trasformato in partito unico, ha vissuto la “crisi dell’Indipendenza” e

si è ammalato della smania di potere. Per una nazione che si voleva fondata sull’unità e sul

consenso ha sacrificato le proprie energie creatrici, quelle della diversità culturale, sociale,

politica. Il partito-Stato non poteva accettare il pluralismo che avrebbe messo in pericolo

l’edificazione nazionale. Quindi si impossessa del discorso nazionalista e gli fa assolvere

una doppia funzione. Intimamente legato alla dimensione religiosa, il nazionalismo diventa

il fondamento ideologico del suo potere. Allo stesso tempo esso sfrutta la struttura

dell’ordine sociale, basata sulla solidarietà tribale, per affermarsi come una forma di

legame, di sentimento, di religiosità in grado di superare la pluralità etnica e i particolarismi

di gruppo. La società è dunque percepita come un gruppo unito da una “solidarietà

patriarcale che si esprime nell’anima collettiva nella quale si dissolve l’individuo”248.

Se il discorso politico ideologico del partito-nazione ha successo è perché esso è correlato

ad un’altra dimensione estremamente importante e delicata in questo particolare momento

storico, la dimensione sociale.

Il popolo algerino, infatti, all’indomani dell’Indipendenza è un popolo scosso, traumatizzato,

impoverito sia da un punto di vista spirituale che materiale per le continue violenze ed

usurpazioni. È un popolo che è stato derubato di tutto: delle proprie terre, delle proprie

tradizioni, della propria dignità, della propria stessa identità.

È un popolo stanco che scrolla dai propri abiti la polvere di secoli di colonizzazione e di

battaglie, abiti da moudjahidin. Proprio ciò che aveva costituito l’elemento discriminatorio

246 R. BOUCDJEDRA, 1992, pag. 58. 247 K. YACINE, in AA.VV., 1998, pag. 256. 248 A. LAMCHICHI, 1991, pag. 250.

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usato dai francesi per escludere gli indigeni dalla cittadinanza ora diventa il presupposto

per definire la nazionalità: l’Islam.

La religione musulmana svolge una duplice funzione. A livello sociale è una componente

indissociabile dell’identità nazionale che investe la società civile come un fenomeno legato

all’identità, alla cultura e al culto. Regola e struttura lo spazio e il tempo dell’individuo e

determina le forme dei comportamenti sociali. A livello politico-istituzionale il discorso

religioso accompagna, quasi confondendosi in esso, il discorso politico e plasma, secondo

le sue regole e i suoi valori, la nascita delle istituzioni del neo-Stato.

L’alleanza tra lo Stato-FLN e “l’establishment religioso”249, l’unione tra l’ideologia

nazionalista e la religione islamica, genera il mito dell’Algeria musulmana, plasma la

ricostruzione del nuovo uomo algerino, partorisce le tre costituzioni, quella del 1963, del

1976 e del 1989. Definendo in questo modo il posto e il ruolo dell’Islam nelle istituzioni e

nella vita sociale.

Come fa ben notare Lamchichi250, in tutti i documenti ufficiali, dai programmi

dell’insegnamento religioso, all’orientamento dell’educazione, alla Costituzione, è

esplicitata chiaramente questa concezione monolitica dell’Islam che lo Stato cerca in tutti i

modi di imporre.

Nel 1979 la esprime chiaramente, in uno dei suoi discorsi, lo sceicco Hamani, allora

presidente del Consiglio superiore islamico: “L’Islam scorre in noi e noi in lui. … L’Islam fa

di noi, in Algeria, una sola nazione (umma), un popolo omogeneo, un corpo stagno a tutte

le correnti distruttrici che i nostri nemici interni ed esterni ci inviano ….l’arabo è la nostra

lingua nazionale (qawmiyya), la lingua ufficiale dello Stato ….essa deve essere il veicolo

della cultura, della letteratura, della scienza e dell’arte come della tecnologia, del lavoro,

della vita quotidiana e della conversazione corrente. Non abbiamo fatto dell’Islam la

religione di Stato nella Carta nazionale e nella Costituzione, per la forma. Questo significa

che l’Islam deve essere ancorato in noi …”251.

Per questo scopo vengono prese alcune misure che prevedono il controllo statale della

morale e della religione e che dimostrano, inoltre, quanto lo Stato cedesse di fronte alle

richieste di applicazione della Sharia da parte degli ambienti tradizionalisti.

249 F. BURGAT, 1995, pag. 229. 250 A. LAMCHICHI, 1992, pag. 63. L’autore esprime questo concetto anche negli altri suoi testi citati in questa ricerca. 251 A. LAMCHICHI, 1992, pag. 63.

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Ad esempio il riposo settimanale il venerdì (decreto del 16-8-76), l’interdizione della vendita

di bevande alcoliche (decreto del 12-3-76) e dell’allevamento del maiale (decreto del 27-2-

79), il piano nazionale d’arabizzazione dell’insegnamento, dell’amministrazione, dei settori

economici, della ricerca scientifica. L’introduzione dell’insegnamento islamico a tutti i livelli.

L’aumento delle costruzioni di moschee e la creazione di sezioni islamiche specializzate

nei licei e nelle università. La crescita del numero dei programmi religiosi televisivi e

radiofonici. L'aumento delle referenze all’Islam nei discorsi presidenziali.

Nel preambolo della Costituzione del 10-9 1963 si può leggere “l’Islam e la lingua araba

sono state delle forze di resistenza efficaci contro il tentativo di depersonalizzazione degli

algerini condotto dal regime coloniale. L’Algeria … trae la sua forza spirituale essenziale

nell’Islam”. La Carta nazionale del 5 –7-1976 riprende la stessa affermazione e in più

sottolinea “e attraverso un Islam militante, austero, mosso dal senso di giustizia e di

uguaglianza, che il popolo algerino si è trincerato nelle peggiori ore della dominazione

coloniale”.

Jean Jacques Lavenue, professore di diritto pubblico all’Università di Lille II, che ha

insegnato diritto costituzionale all’Università di Annaba, svolge un’attenta e puntuale analisi

sull’Islam nelle Costituzioni algerine252.

Per Lavenue, l’Islam appare, in tutte e tre le Costituzioni che si sono succedute in Algeria,

legato a due dimensioni: quella che definisce la società algerina e quella che sancisce le

conseguenze costituzionali che derivano dalla considerazione della dimensione islamica

nella società algerina253.

Per quanto riguarda la definizione della società algerina nel testo della Costituzione del

1963, come in quello delle successive del ‘76 e del ’89, si specifica che l’Algeria è un

paese di religione musulmana e cultura araba. L’articolo 19 della Costituzione del

novembre del ’76 che tratta della “Rivoluzione culturale”, precisa in modo inequivocabile

che è compito del cittadino, della società e delle istituzioni “adattare uno stile di vita in

armonia con la morale islamica”. Nella premessa della Costituzione del febbraio del 1989,

l’Algeria rivendica la sua qualità di “terra d’Islam”. Risulta evidente come l’Islam costituisca

un riferimento costante nella storia costituzionale algerina dove viene descritto come

caratteristica della società stessa.

252 Il testo a cui ci si riferisce è Algérie. La démocratie interdite, 1993, ed. L’Harmattan, Paris. Nello studio svolto l’autore si dimostra molto attento alle strutture giuridiche e costituzionali della società algerina e al loro sviluppo durante il periodo che inizia dagli scontri nell’ottobre 1988, fino all’assassinio di Mohamed Boudiaf il 29 giugno 1992.

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Per quanto riguarda invece le conseguenze costituzionali che derivano dall’assunzione

della dimensione islamica come parte integrante della vita sociale, un dato importante è già

rintracciabile nell’invocazione coranica con la quale si aprono le Costituzioni del 1963 e del

1976: “Nel nome di Dio, il Clemente, il Misericordioso…”.

La volontà che si rintraccia sembra voler collocare l’Algeria nel mondo musulmano ed

affermare che la sua società è una società confessionale.

La confessionalità dello Stato è sancita da numerosi articoli. Ad esempio, l’articolo 39 della

Costituzione del 1963, ripreso nell’articolo 107 della Costituzione del 1976, stabilisce che il

Presidente della Repubblica debba essere musulmano. Egli deve giurare di rispettare la

Costituzione nel nome di Dio e di rispettare e glorificare la religione islamica. la bandiera

ha I colori dell’Islam (articolo 6/1963). Viene stabilita la creazione di un Ministero degli

affari religiosi ed un Consiglio Superiore islamico incaricato di offrire consultazioni

giuridico-teologiche. L’educazione nazionale deve provvedere agli insegnamenti della

morale e della religione.

Il costante riferimento all’Islam – secondo Lavenue – pone il delicato e complesso

problema della natura dei diritti riconosciuti dalle Costituzioni. A questo riguardo egli ritiene

si debba distinguere tra la Costituzione del 1963 e le altre due. Mentre infatti la

Costituzione del ’63 fa riferimento alla Dichiarazione dei diritti dell’uomo254, quella del 1976

e del 1989 sono molto meno precise. Queste ultime si riferiscono ancora ai “diritti

dell’uomo”, ma è scomparso il riferimento a “universale”. Seguendo l’analisi di Lavenue,

comparando le tre Costituzioni la differenza fondamentale risiede nella scomparsa dalle

due più recenti del divieto di discriminazione religiosa. Mentre è garantita la libertà di

coscienza non lo è formalmente quella di culto, ed infatti l’articolo 19 della Costituzione del

’76 obbliga a “adottare uno stile di vita in armonia con la morale islamica”.

La digressione svolta sulle costituzioni algerine serve per evidenziare quanto ideologia

politica, ideologia religiosa e la vita stessa di ogni cittadino siano intimamente legate.

Inoltre, si possono fare due riflessioni che sono, allo tesso tempo, anche due interrogativi.

La prima, riguarda la possibile esistenza di una concezione “islamica” dei diritti dell’uomo

da opporre alla concezione “laica” della Dichiarazione universale della Nazioni Unite255.

253 J.J. LAVENUE, 1993, PAG. 66. 254 “La Costituzione aderisce alla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo”, articolo 11/1963. J.J. LAVENUE, 1993, pagg. 63 – 64. 255 J.J. LAVENUE, 1993, pag. 67.

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La seconda è sapere se le tre nozioni di potere, di democrazia e di religione possano

essere armonizzate in una prospettiva ideologica e pratica256.

In effetti in Algeria, come in molti paesi arabi si osserva sia l’esistenza di una élite

modernizzata, sia il rafforzamento di un certo militantismo religioso che vuole affermarsi

come forza di contestazione di tutto il sistema politico. Ma se l’Islam è dichiarato religione

di Stato257, ciò significa che lo Stato è responsabile della sua tutela, della sua diffusione,

“dell’armonizzazione del sistema di organizzazione e del modo di sviluppo socio-

economico e istituzionale con lo spirito di questa religione”258.

Quindi, tutti i tentativi da parte di individui o gruppi di appropriarsi della religione col

pretesto di difenderla rappresentano un’accusa nei confronti dello Stato, incapace di

assumere le prerogative che ha stabilito nelle Costituzioni.

Per i leader islamisti, infatti, i rappresentanti dello Stato sono colpevoli della decadenza

dell’Islam e delle miserie – sociali, economiche e, soprattutto, morali – che affliggono

l’Algeria. I militanti islamisti dovranno pertanto impegnarsi nella lotta contro il taghout (il

tiranno) per instaurare il loro modello di società, lo Stato islamico.

3.2 Le responsabilità dello Stato.

Prima di arrivare ad esaminare il progetto di società e il programma politico dei vari

movimenti islamisti e, in particolare del partito islamico, si accennerà velocemente alle

responsabilità del poter politico che, da Ben Bella a Chadli, passando per Boumediene, ha

contribuito all’instaurarsi dell’integralismo.

È innegabile quanto la politica condotta dal FLN, fatta di autoritarismo e lassismo, quasi

avesse un sapore agro-dolce per coloro a cui viene somministrata, abbia favorito la nascita

di un partito islamico e la creazione di numerosi altri gruppi che abbracciano l’ideologia

islamista. Ma è ancora una volta lo scrittore algerino Boudjedra che ci permette di fare una

riflessione.

256 M. BOUKHOBZA, 1991, pag. 161. 257 Nell’articolo 3 della Costituzione del 28/11/1989 si può leggere: “L’Islam è la religione di Stato”. 258 M. BOUKHOBZA, 1991, pagg.160 – 175. In queste pagine l’autore algerino, di formazione tecnico scientifica, ma che poi ha intrapreso la ricerca nella sociologia

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Sebbene infatti il FLN venga tanto disprezzato, non bisogna dimenticare che esso ha

tentato di costruire uno stato algerino scomparso ormai dal XIV secolo. Si è assunto la

responsabilità di un popolo affamato, malato, povero analfabeta. Ha portato l’elettricità e il

gas fino ai douars più lontani. Ha costruito migliaia di scuole, tra le quali ben venticinque

università, scolarizzando in questo modo milioni di bambini. Ha eradicato malattie

endemiche dell’epoca coloniale e ha eretto centinaia di ospedali sparsi in tutto il paese.

Non si può negare al FLN l’impegno nel tentativo di modernizzare l’Algeria, di mettere fine

all’arcaismo, di superare tradizioni arretrate.

Il partito unico, però, ha fallito. Progressivamente si è allontanato dalla società civile che

doveva rappresentare creando una frattura soprattutto tra i propri rappresentanti e i

giovani, figli del suo stesso sistema educativo e del suo apparato ideologico. Non ha

saputo operare le scelte giuste quando avrebbe dovuto, dimostrandosi “autoritario,

sprezzante, dittatoriale, corrotto, pervertito ad un punto inimmaginabile”259.

I primi due presidenti, Ben Bella e Boumediene, erigono a sistema politico quello che

l’antropologo algerino Mahfoud Bennoune chiama “sultanismo di tipo ottomano”260. Il

potere è personalizzato dal capo dello Stato, il quale incarna, lui solo, il popolo, l’esercito, il

partito, l’autorità. Una tale super-concentrazione del potere, marcatamente dispotico, non

poteva che essere di ostacolo allo sviluppo di un sistema governativo rappresentativo,

dove sono gli eletti del popolo a governare e ad essere responsabili di fronte al popolo

stesso.

L’islamismo, dunque, è in gestazione già durante il breve regno di Ben Bella (1962 –

1965), il quale fa dell’Islam la religione di Stato e introduce l’apprendimento del Corano

nelle scuole. Per il Presidente i valori islamici erano intangibili. La costruzione di moschee

era per Ben Bella fondamentale quanto quella di ospedali o scuole. A Ben Bella si deve

una delle prime leggi che vietava ai musulmani (il 98% della popolazione) il consumo di

alcolici, proprio in un paese che, all’epoca, era il terzo produttore di vino dopo la Francia e

l'Italia261.

Durante I primi anni ’60, si formano le prime correnti politico-religiose, alcune delle quali

influenzeranno e ispireranno in seguito altri movimenti. E il caso dell’associazione El-Qyam

El-Islamyya ( i valori islamici ), creata nel 1963 da un gruppo di imam che – come si vedrà

economica, esamina le attuali e possibili relazioni tra potere, democrazia e ideologia religiosa. 259 R. BOUDJEDRA, 1992, pag. 14. 260 M. BENNOUNE, 1998, pag. 68 e seguenti.

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– si proclamano “I difensori dei valori islamici minacciati da un secolo e mezzo di

colonizzazione ”. Contemporaneamente protestano contro la confisca, da parte del FLN,

del progetto che aveva ispirato la lotta di liberazione nazionale: la creazione di uno stato

islamico.

Anche lo zaim (leader) Boumediene, che rimpiazza Ben Bella una notte del giugno del

1965 con l’appoggio dei militari, si impadronisce dell’islamismo in maniera ambigua per

legittimare il suo potere.

Sul piano economico adotta un linguaggio moderno e occidentale, in modo da favorire lo

sviluppo e lo sfruttamento di tutte le potenzialità produttive del paese.

Sul piano culturale, invece, la dimensione arabo-musulmana è proclamata con forza. Il

continuo riferimento a quest’ultima “ suscita in un paese che esce da un secolo e mezzo di

colonizzazione, traumatizzato da una guerra particolarmente atroce, l’identificazione a

degli ideali arabi e islamici come a dei valori permanenti”262.

Parallelamente inaugura quella che fu battezzata Rivoluzione culturale, più per demagogia,

che per ridare al popolo algerino la propria identità araba. Quindi avvia una grande

operazione di arabizzazione a tutti i livelli, sebbene sarà la scuola il settore privilegiato di

questa politica. Affinché la Rivoluzione culturale avesse successo, come abbiamo visto,

verranno chiamati, in qualità di insegnati, dei cooperatori dal Medio Oriente, sauditi, siriani,

irakeni, ma soprattutto egiziani.

Non è la loro nazionalità a destare lo stupore e l’indignazione di molti intellettuali algerini,

tra i quali Khalida Messaoudi, Rachid Mimouni e Boudjedra, ma il loro livello culturale

assolutamente non adeguato per l’insegnamento. La maggior parte di questi cooperatori

erano “macellai di professione e integralisti aderenti al movimento dei Fratelli musulmani

per vocazione”. Del resto, era stato proprio Ben Bella in un suo discorso al Cairo ad

affermare che il livello di istruzione degli insegnanti non aveva alcuna importanza:

“venditori di legumi o idraulici”, purché sappiano l’arabo263. In questo momento

l’integralismo diventa una pedagogia e tutti i futuri capi del FIS, i Belhadj, gli Hachani, i

Moghni…, “sono il prodotto di questo lavaggio del cervello condotto dai macellai istitutori

egiziani semi-analfabeti”264.

261 M. SAKRI, 1995, pag. 67. 262 A. KHELLADI, 1992. 263 G. SGRENA, 1997, pag. 24. 264 R. BOUDJEDRA, 1992, pag. 39.

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Così i bambini di allora, che provenivano da un’ambiante musulmano aperto, tollerante e

moderno - come ben descrive nel suo libro “Una donna in piedi” Khalida Messaoudi265,

bambina proprio in quel periodo - furono le cavie di quel sistema educativo creato dal

FLN266.

Tra gli anni settanta e gli anni ottanta, inoltre, gli algerini scoprono una dottrina, importata

dai cooperanti egiziani, siriani, irakeni, la cui importanza è ignorata perché non si è mai

espressa per mezzo di un partito o di una organizzazione. Si tratta del baathismo, che

seduce molti universitari tra i più politicizzati. Questa corrente fu fondata dopo la Seconda

Guerra mondiale da un intellettuale siriano di confessione cristiana, Michel Aflak, che

definisce la sua dottrina nel libro Fisabil al Ba’ath (1959). I punti principali in cui si può

riassumere riguardano il rifiuto delle ideologie straniere per un “socialismo tipicamente

arabo”; la raccomandazione della laicità, in modo tale da favorire un nazionalismo arabo,

fondato sulle proprie espressioni culturali e sulla gestione del potenziale economico

attraverso l’unione degli arabi267.

Durante il regime di Boumediene dunque, si assiste ad un’incredibile ascesa dell’islamismo

il cui terreno di espressione e mobilitazione, proprio grazie alla politica di arabizzazione, è

rappresentato dalle università e dalle moschee.

Gli anni ottanta sono gli anni del terzo presidente, nuovo zaim dal 1979: Chadli Bendjedid.

Chadli - descritto come un uomo di scarsa cultura, amante del lusso, delle donne, delle

carte e dell’alcool, ma soprattutto debole e poco carismatico - probabilmente non era la

figura più adatta ad affrontare il periodo particolarmente delicato e difficile sia per la

situazione nazionale, sia per quella internazionale.

L’affermazione della monarchia medievale saudita come potenza finanziaria del mondo

arabo, la capitolazione di Sadat a Camp David, la rivoluzione iraniana, l’intensificazione

della crisi economica internazionale, sono solo alcuni degli avvenimenti che formano il

quadro internazionale nell’epoca di Chadli.

Sul piano nazionale invece, il paese si trova di fronte a numerosi elementi di

destabilizzazione dovuti ad un’industrializzazione avvenuta troppo rapidamente, al

consolidamento di classi sociali reazionarie, ad un tasso demografico tra i più elevati al

mondo, alla gestazione di gruppuscoli integralisti sotterranei. Questi problemi, inoltre,

265 K. MESSAOUDI, 1995, pagg. 37 – 55. 266 R. BOUDJEDRA, 1992, pag. 40. 267 A. KHELLADI, 1992, pag. 59.

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rendono praticamente impossibile risolvere la crisi della scuola, dell’università,

dell’impiego, della mancanza di alloggi268,…

Nei confronti dell’Islam Chadli segue la politica già adottata dai suoi predecessori. Una

politica fatta di lassismo, di contraddizioni, di ambiguità, che nei riguardi degli islamisti

assume un comportamento altalenante tra esitazioni, concessioni e repressioni269.

Anche la Costituzione del 28 febbraio 1989 rispecchia la politica del regime che reprime e

premia allo stesso tempo. Infatti, se da una parte essa è strumento per la

democratizzazione del paese, dall’altra si accentuano i riferimenti all’Islam270.

Dal 1962 ad oggi, i presidenti della Repubblica, i leader politici, i rappresentanti del popolo

hanno considerato l’Algeria come loro proprietà privata, hanno confuso “il denaro pubblico

e il loro portafoglio o il loro salario”271. Tra questi leader, come si vedrà tra breve, non

sfugge nemmeno il capo del FIS, Abassi Madani.

3.3 L’islamismo algerino prima del 1988. L’Associazione Al-Qyam Al-

Islamyya.

Durante la presidenza di Ben Bella (1962-1965), appena riconquistata l’indipendenza

nazionale, nel paese si formeranno una moltitudine di gruppi islamisti, originati da ciò che

restava della tendenza più oscurantista dell’antica Associazione degli ulama musulmani

algerini.

Molto presto, alcuni militanti dell’Associazione di Ben Badis, si allontanano dal programma

ufficiale, basato sul riformismo e sulla separazione tra culto e Stato, per seguire il progetto

che prevede l’instaurazione di uno Stato islamico.

Nel 1963, nel contesto caratterizzato dai grandi dibattiti intorno alla dottrina, la tendenza

riformista, appoggiata dall’ala anti-marxista del FLN, si ricompone nell’associazione Al-

Qyam Al-Islamyya272 (i valori islamici).

268 M. BENNOUNE, 1998, pag. 78. 269 A. KHELLADI, 1992, pag. 158. 270 Nell’articolo 9 si trova qualcosa di nuovo rispetto alle precedenti Costituzioni: “le istituzioni vietano le pratiche contrarie alla morale islamica”. J.J. LAVENUE, 1993, pag. 68. 271 R. BOUDJEDRA, 1992, pag. 53. 272 Il giornalista algerino Aissa Khelladi svolge un’accurata analisi dell’associazione nel suo libro “Les islamistes Algerienes face au pouvoir”, 1992. Si possono rintracciare delle informazioni anche in Severine Labat, Abderrahim Lamchichi, Francois Burgat.

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Il suo fondatore è Al-Hachémi Tidjini, intellettuale bilingue diplomato alla facoltà di scienze

umane di Bordeaux, il quale, dopo aver insegnato all’università di Rabat, è nominato

segretario generale dell’università di Algeri273.

Tra i membri fondatori dell’associazione ci sono anche gli sceicchi Ahmed Sahnoun e

Abdellatif Soltani, i padri del fondamentalismo algerino. I due sceicchi si possono

considerare i rappresentanti di una corrente che si inserisce tra quella riformista

tradizionale e l’integralismo d’importazione. Essi mutuano dal riformismo i precetti morali,

quali lo spirito di cavalleria, il rispetto degli anziani, la castità, mentre derivano

dall’integralismo il suo carattere oppositore e il concetto di sharia come ritorno alla

purezza delle origini274.

Per impedire a chiunque di impadronirsi del controllo della religione e per legittimare il

proprio potere, il regime di Ben Bella adotta la famosa trilogia di Ben Badis, “l’Algeria è la

mia Patria, l’arabo la mia lingua, l’Islam la mia fede”.

La politica monopolista dello Stato in materia religiosa permette comunque all’associazione

di occuparsi di questioni morali e culturali e di problemi pratici, come la sensibilizzazione

attorno ai temi riguardanti i valori islamici e la protesta nei confronti di una certa

occidentalizzazione della società.

Vengono organizzate delle conferenze e si procede alla pubblicazione di una rivista al-

Ta’dib al-Islami (L’educazione musulmana) allo scopo di difendere “l’eredità della cultura

islamica”, le tesi del Riformismo musulmano della corrente della Salafiyya ed anche le idee

più radicali di Sayyed Qotb, l’ideologo dell’associazione egiziana dei Fratelli musulmani275.

Il regime si interessa all’associazione solo quando, nel 1964 presso la “Maison du Peuple”,

organizza un meeting a cui parteciperanno circa tremila persone, provenienti da tutti i

quartieri di Algeri. Conformemente al carattere pratico che contraddistingueva Al-Qyam, i

suoi leader denunciano dei fatti semplici, come la diffusione di programmi televisivi

occidentali giudicati immorali, o l’insegnamento della lingua francese a discapito di quella

araba. Ma sono due le principali rivendicazioni che verranno espresse. La prima riguarda il

riposo settimanale per i negozi il venerdì invece che la domenica, rivendicazione che sarà

soddisfatta, come si è già visto, nel 1976. Mentre la seconda chiede che i posti

dell’amministrazione siano riservati ai soli algerini di confessione musulmana.

273 S. LABAT, 1995, pag. 64 e seguenti. 274 A. ROUADJIA, 1990, pagg. 155 – 161. 275 A. LAMCHICHI, 1992, pag. 68.

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Come fa giustamente notare Aissa Khelladi276, ci si può meravigliare per il tipo di

rivendicazioni se si considerano i problemi che affliggono l’Algeria ad appena due anni

dall’Indipendenza: la povertà e lo spettro della fame, le guerre tra clan e la minaccia di una

guerra civile, un paese da ricostruire… Le ragioni per le quali l’azione dei leader di Al-

Qyam sembra essere diretta verso problemi di minore importanza sono, per Khelladi,

essenzialmente tre.

Innanzi tutto, Al-Qyam ha da sempre affermato la sua vocazione eminentemente culturale

e il suo progetto in vista di una riabilitazione dei valori islamici. Per questo motivo si

propone di intervenire solo su ciò che riguarda l’Islam e la sua pratica. Le critiche e i

consigli diretti al regime devono riguardare esclusivamente questioni culturali, sono quindi

escluse quelle politiche e quelle economiche.

Secondo, per gli islamisti questo momento storico rappresenta una fase di fragile rinascita.

Bisogna infatti tener conto dello stravolgimento che ha investito l’islamismo algerino, a

causa della “scomparsa delle loro infrastrutture, passate nelle mani dello Stato, e quella

della maggior parte dei loro militanti, che hanno abbandonato il movimento riformista per

quello nazionalista”277.

L’ideologia islamica sopravvive negli ambienti universitari, ancora lontana dalla vita politica

del paese e dall’esercitare un’influenza al di fuori dell’università stessa.

Infine, la terza ragione è rintracciabile nel “prisma egiziano” tramite cui i leader di Al-Qyam

guardano la realtà algerina. Ciò è dovuto all’intensa e brusca coabitazione con i numerosi

cooperanti mediorientali, che non sono solo venuti per arabizzare l’Algeria, ma anche per

islamizzarla.

Al-Qyam Al-Islamyya verrà interdetta dallo Stato nel 1966, in seguito alle proteste e ai

messaggi inviati al Presidente egiziano Nasser per impedire l’esecuzione di Sayyed Qotb.

Gli sceicchi Soltani e Sahnoun, e l’allora giovane Abassi Madani, continueranno il loro

impegno per ristabilire l’insegnamento coranico nelle moschee. Insieme ad altri sceicchi e

ad alcuni esponenti dell’integralismo, tra il 1973 e il 1980, si riuniranno presso la moschea

privata di Abdelhamid

Chentli a Costantina intorno alla figura dell’imam Mohamed Salah Abed, animatore del

movimento conosciuto col nome di Sahwa, cioè movimento di rinascita islamica278.

276 A. KHELLADI, 1992, pagg. 15 – 20. 277 A. KHELLADI, 1992, pag. 18. 278 A. ROUADIJA, 1990.

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Con la caduta di Ben Bella e l’instaurazione del regime di Boumediene gli islamisti escono

dal purgatorio nel quale erano stati relegati e cominciano ad investire, in maniera sempre

più evidente, gli ingranaggi dello Stato, soprattutto per quanto riguarda il settore

dell’educazione. Una nuova generazione di intellettuali arabofoni o bilingui, che si sono

formati il più delle volte nelle università teologiche orientali, si dichiara erede di Ben Badis e

delle sue idee.

È in questo periodo che viene inaugurato il progetto di arabizzazione, che risponde a

numerose esigenze, tra le quali le più importanti – come si è accennato – sono senza

dubbio quelle di ordine psicologico e culturale, quelle politiche e quelle sociali. Dopo cento

trent’anni di colonizzazione, l’Algeria doveva far fronte all’analfabetismo, che riguardava

circa i tre quarti della popolazione, e, allo stesso tempo, dare all’identità nazionale solide

basi. Così la lingua araba, relegata dai francesi a livello di una lingua straniera, adesso

diventa lo strumento per affermare la propria coscienza nazionale e la propria

appartenenza ad un’Algeria libera e musulmana.

Tuttavia, dal momento che la maggior parte dell’élite algerina all’indomani

dell’Indipendenza è in maggioranza di formazione francese, affinché il processo di

arabizzazione possa procedere, lo Stato chiederà ai paesi del Medio oriente insegnanti e

testi di arabo. È in questo periodo che si inserisce l’opera dei neoriformisti, i quali si

ritagliano dei veri e propri feudi nel cuore dei ministeri arabizzati dell’Insegnamento, della

Giustizia, degli Affari religiosi, ovvero le istituzioni incaricate della diffusione dell’ideologia

del regime279.

“La conciliazione tra riformismo e populismo si fa intorno a dei valori islamici presentati

come baluardo contro le aggressioni straniere e come base della riconquista

dell’autenticità, garanti della grandezza della civiltà arabo-islamica”280.

La nazionalizzazione dell’Islam da parte del potere politico si esprime tramite la formazione

di un clero ufficiale, incaricato di diffondere l’ideologia del regime in materia religiosa, il

quale si è formato presso istituti appositamente creati.

La politica ambigua del potere si manifesta, durante il corso degli anni settanta, nel

paradosso che vede una rinascita della francofonia, in un’Algeria che non smette di

proclamare la sua appartenenza al mondo arabo-musulmano281. Si esprime attraverso la

279 S. LABAT, 1995, pag. 65 - 66. 280 S. LABAT, 1995, pag. 66. 281 L’ambiguità del sistema politico, che rasenta quasi la schizofrenia, è evidente nelle parole del primo Presidente algerino – riportate da William B. Quandt nel suo libro “Societe

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formazione in lingua araba di migliaia di giovani, ai quali poi non offre sbocchi

professionali, dal momento che la lingua francese rimane necessaria per occupare i posti

dirigenziali in tutti i settori tecnici ed economici282.

Gli elementi che formano il quadro di una situazione sociale fragile ed esplosiva al tempo

stesso, carica di tensioni, stravolta dai veloci cambiamenti che l’attraversano, ci sono tutti.

Secondo il giornalista e sociologo algerino Mohamed Issami, esperto di movimenti islamici,

a partire dall’interdizione di El-Qyam l’integralismo continua ad operare nella più totale

clandestinità e comincia a costituirsi in organizzazioni di cui si sentirà parlare solo molto più

tardi. Le ragioni sono rintracciabili in due motivi principali. Da una parte, una censura più

severa del potere che tenta di monopolizzare il controllo della religione e che, infatti, crea

una commissione283 incaricata di diagnosticare lo stato della società dal punto di vista della

moralità, del comportamento sociale e religioso. Dall’altra parte, per la formazione

progressiva, in particolare all’interno delle università, di correnti di sinistra, come il Partito

socialista (PAGS), che è creato clandestinamente nel 1966.

Nel corso degli anni, dunque, si sviluppano altre organizzazioni islamiste, senza che si

sappia esattamente quando sono state create e quante siano. Si può però affermare che

“la scalata integralista che è sboccata nel terrorismo generalizzato negli anni 90 è nata in

questo periodo”284.

Nelle pagine che seguono si prenderanno in esame gli avvenimenti che hanno

caratterizzato quella che per l’Algeria è ormai una data cruciale: le giornate dell’ottobre

1988. “Les enfants d’octobre” daranno voce alle frustrazioni di una gioventù cresciuta

lontana dal ricordo della guerra di liberazione e che non ha preso parte all’avventura della

ricostruzione del paese. Sul piano politico, gli avvenimenti di ottobre non promuovono

alcuna rivendicazione particolare: i giovani che distruggono le installazioni pubbliche,

simbolo del regime, non agiscono per reclamare una nuova forma di gestione del paese o

un cambiamento del sistema, o, ancora, l’abrogazione della Costituzione285. Scrive Kateb

Yacine “Io credo che sia una grande lezione che l’Algeria ha ricevuto dai suoi figli. Alcuni

non avevano nemmeno dieci anni. Essi hanno espresso ciò che tutto un popolo provava

e pouvoir en Algérie” – il quale affermò in un discorso “nous sommes des Arabes, Arabes, Arabes…” ( “noi siamo Arabi, Arabi, Arabi…” ). La lingua che ha utilizzato per affermare l’identità algerina ne riduce sicuramente l’impatto. 282 A. ROUADJIA, 1990, pag. 31. 283 Si tratta della Commissione nazionale di risanamento della società (CNRS), creata subito dopo l’interdizione di El-Qyam, nel 1966. 284 M. ISSAMI, 1998, in AA.VV., pagg. 190 – 213.

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dall’Indipendenza. Ci sono molte cose da dire, ma ciò che mi sorprende è che sono stati i

bambini di strada che hanno reagito”286.

All’ottobre del 1988 sono legati anche i nomi di Abassi Madani e Ali Belhadj, che

approfittano degli avvenimenti per farsi interpreti del malcontento popolare.

3.4 Cronologia della crisi

2.4.6 Introduzione. Una data cruciale: 4 ottobre 1988, l’esplosione della

crisi.

Il fuoco è durato cinque giorni, quel ottobre. Cinque giorni d’inferno, di sommosse e di dura repressione, insanguinata. Algeri ha sentito le bombe lacrimogene. Tutte le città dell’interno del paese hanno vacillato nella più grande agitazione che ha conosciuto l'Algeria dall'indipendenza287.

Gli autori che hanno scritto sull’Algeria, sembrano individuare nel 4 ottobre 1988 una data

cruciale per comprendere la crisi algerina, e questo per più ragioni.

Innanzi tutto essa rappresenta l’apice delle varie tensioni che avevano attraversato la

società algerina nel corso degli anni ottanta, come ad esempio la primavera berbera del

1980.288

285 M. BOUKHOBZA, 1991, pagg.64 – 68. 286 Continua Kateb Yacine ad illustrare perché “i bambini di strada” abbiano preso in mano la contestazione di tutto un popolo: “Io l’ho rimarcato spesso e l’ho detto e l’ho scritto: ho rimarcato che la nostra gioventù è con le spalle al muro. È questa immagine di una gioventù con le spalle al muro che si impone: questi adolescenti immobili, che non fanno niente perché non sanno cosa fare del loro tempo. Bisogna poter immaginare cosa significa trascorrere gli anni così. La gioventù algerina è inchiodata al suolo. Inchiodata con le spalle al muro. Naturalmente, bisognava che ciò esplodesse”. K. YACINE, 1998, in AA.VV, pagg. 255 – 256. 287 A cura di Ahmed Semiane, nell’opera edita da Le Matin, Algeri, 1998. 288 “Primavera berbera del 1980”: si ricordano così le manifestazioni in favore della diversità culturale e linguistica della popolazione della grande e piccola cabilia, regioni a maggioranza berbere. Sebbene la “primavera” sia repressa nel sangue trova espressione in un movimento clandestino per la salvaguardia dell’identità berbera. Nell’inserto “Cent ans d’Alérie”, pubblicato dal giornale “Le Matin” il 30 dicembre 1999, la Primavera berbera viene descritta come il risultato della marginalizzazione che condannava i berberi. Ai berberi non veniva riconosciuta la propria identità etnica, la propria lingua tamazight, e il riconoscimento dell’importanza storica di Jughurtha (vedi oltre). Il movimento di contestazione inizia a Tizi Ouzou, si diffonde in altre regioni della Kabilia per arrivare, infine, ad Algeri, dove si rivendica la libertà di espressione e il rispetto della lingua e della cultura delle minoranze.

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In secondo luogo questa data è vista come una svolta epocale, in quanto, per la prima

volta dall’indipendenza, la popolazione irrompe sulla scena pubblica come società civile

evidenziando la distanza che ormai la separa dal regime.

Infine, i fatti del 1988 hanno mostrato le forze in gioco: il regime contestato e non

riconosciuto come “stato di diritto” incarnato dal FLN; i militari; le forze democratiche e tra

queste le donne che cominciano ad organizzarsi in associazioni; gli islamisti che per la

prima volta si rendono conto di poter costituire una potente forza di opposizione politica.

2.4.7 Contro la hogra289.

Chadli Bendjedid viene eletto, inaspettatamente, presidente nel 1979 con l’appoggio dei

militari e della vecchia borghesia che preme per una liberalizzazione dell’economia,

richiesta dal Fondo Monetario Internazionale e, inoltre, desiderosa di riappropriarsi di quei

beni che sotto Boumediene aveva in parte perso290.

Quando sale al potere il prezzo del petrolio è ancora alto così da permettere al neo-

presidente di lanciare il suo programma il cui slogan recita “per una vita migliore” ed è

fondato su quella che sarà definita una “politica del ribaltamento” della linea statalista che

ha caratterizzato le precedenti gestioni291.

Chadli dà l’avvio al “sogno americano” in terra algerina cercando di dare sfogo ai bisogni di

consumo di una popolazione da molto tempo deprivata292. Così, uno dei suoi

provvedimenti fu quello di convogliare gli investimenti produttivi verso investimenti di tipo

socio culturale, nel tentativo di accattivarsi il popolo algerino con l’illusione di essersi

lasciato alle spalle il periodo di austerità del governo Boumediene e di essere entrati in un’

“era di benessere”293.

289 Parola algerina per indicare sia “corruzione” che “ingiustizia”. 290 A. LANZA, 1996. 291 G. SGRENA, 1997; M. SAKHRI, 1996; R. MIMOUNI, 1996. 292 M. SAKHRI, Roma, pag. 104; R. MIMOUNI, 1996, pag. 54. 293 A. LANZA, 1996.

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Per quanto riguarda l’economia, gli effetti sortiti dalla politica liberista di Chadli

riguarderanno l’emergere di grosse disparità sociali, sconosciute durante il periodo

socialista; la nascita del trabendo294 e il dilagare della corruzione.

In campo giuridico verrà introdotto nello statuto del FLN l’articolo 120, che “riserva posti di

responsabilità nelle organizzazioni di massa e professionali ai soli membri del partito

unico.”295

Infine, nella cultura e nell’informazione si assiste ad un controllo di polizia che porta ad

inquisire coloro che richiedono la carta di giornalista e a sigillare come argomenti tabù il

berberismo, il fondamentalismo e il comunismo296.

I risultati di questi provvedimenti consistono in primo luogo nella possibilità di esprimersi e

lavorare solo per coloro in sintonia con il regime; in secondo luogo si assiste ad un

impoverimento culturale che porterà ad una crisi di identità nei giovani algerini.

Inoltre, ad aggravare la già delicata situazione, nei primi anni ottanta, l’Algeria è

attraversata da una congiuntura economica negativa di portata internazionale.

Il sogno consumistico termina col declinare del flusso finanziario su cui si era appoggiato

Chadli, fondato sull’esportazione del petrolio e di idrocarburi.

Scende vertiginosamente il prezzo del barile di petrolio: le entrate passano da 12,8 miliardi

di dollari a otto miliardi. I redditi da idrocarburi calano del 60 % e aumenta il debito estero

con lo stato297.

L’economia entra in crisi: la privatizzazione delle imprese statali e l’incremento

dell’agricoltura non hanno prodotto il risanamento sperato.

L’Algeria non è più in grado di produrre i prodotti di prima necessità e nel 1988 sarà

costretta ad importare l’80% del fabbisogno alimentare298.

La popolazione comincia a sopportare penurie di ogni genere: crisi degli alloggi, carenze di

caffè, di zucchero, di pepe. Si formano code dalle prime luci dell’alba per il pane. Le patate

costano 40 dinari299 al chilo. L’acqua arriva alla capitale solo tra le tre e le quattro del

mattino300.

294 Parola dell’idioma algerino che si può tradurre con “contrabbando”. R. MIMOUNI, 1996; M. SAKHRI, 1996. 295 G. SGRENA, 1997. 296 G. SGRENA, 1997. 297 G. SGRENA,1997; M. SAKHRI, 1996; R. MIMOUNI, 1996; M. IMPAGLIAZZO e M. GIRO, 1997. 298 G. SGRENA, 1997. 299 Moneta algerina. Un dinaro equivale a circa 33 lire. 300 K. MESSAOUDI, 1996; M. SAKHRI, 1996.

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La penuria dei beni di prima necessità non rappresenta l’unica motivazione della rivolta: i

giovani che il 4 ottobre occupano le strade delle più importanti città (da Algeri la rivolta si

espande a Costantina e Orano) sono le prime vittime della disoccupazione che stringe il

paese, sono gli hittistes301 che denunciano la disuguaglianza e l’incapacità dello stato di

rispondere ai bisogni più elementari.

Le difficoltà materiali, le difficoltà d’accesso all’educazione, alla formazione e, quindi, alle

possibilità di promozione sociale, costituiscono i punti forti delle rivendicazioni delle

categorie povere della popolazione. Per tutti gli esclusi e gli emarginati, la parte più

numerosa della popolazione, lo Stato non è più percepito e vissuto come il proprio, dal

momento che non riesce a proteggerli e ad assicurare loro le condizioni necessarie alla

loro realizzazione in quanto cittadini302.

Quella del 4 ottobre è una manifestazione spontanea che coglie di sorpresa le forze

democratiche come il governo e gli islamisti, sebbene questi ultimi abbiano tentato di

presentarsi come fautori della rivolta.

Gli slogan colpiscono la hogra, parola algerina che designa allo stesso tempo “corruzione -

ingiustizia - abuso di potere- umiliazione”.303 Per alcuni osservatori algerini si assiste ad

una vera esplosione di vitalità repressa che vede la folla non solo colpire tutto ciò che

rappresenta lo stato e il FLN (dai commissariati, ai negozi di stato, alle agenzie dell’Air

Algérie), ma anche, impegnata in canti e danze.304

Per la stampa è l’occasione di sfogarsi: settanta giornalisti denunciano il divieto di

informazione, il mancato rispetto della libertà di stampa, gli arresti arbitrari, la tortura.

Nascono diversi giornali e riviste, tra i quali El Wattan, Le Matin, Liberté305.

Sul versante delle forze democratiche si assiste alla nascita di un comitato nazionale

contro la tortura, i cui iniziatori sono intellettuali appartenenti a varie categorie tra cui

medici, professori universitari, giornalisti, donne militanti.306

Per quanto riguarda gli islamisti si assiste ad una spaccatura al loro interno. Da una parte

gli ulama come Ahmed Sahnoun, presidente della da’wa islamica algerina e ostile alla lotta

armata, il quale distribuisce un comunicato nei quartieri popolari di Algeri in cui spiega

301 Giovani, il più delle volte disoccupati, che trascorrono il tempo addossati ai muri a chiacchierare. M. IMPAGLIAZZO e M. GIRO, 1997; K. MESSAOUDI, 1996; M. SAKHRI, 1996; A. KHELLADI, 1992. 302 M. BOUKHOBZA, 1991, pag. 37. 303 M. IMPAGLIAZZO e M. GIRO, 1997. 304 K. MESSAOUDI, 1996 pagg. 100-101. 305 M. SAKHRI, 1996; K. MESSAOUDI, 1996.

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l’insurrezione come disfatta dello stato. La sua soluzione prevede “il ritorno all’islam come

sharia e metodologia dopo il fallimento dei regimi corruttori.”307 Sarà diversa la reazione di

altri due leader islamisti, Ali Belhadj e Abassi Madani, che diventeranno i futuri capi del

movimento islamista, i quali convocheranno una manifestazione (il 10 ottobre) cui

aderiranno in molti.308

È importante anche non dimenticare che la rivolta del 1988, caratterizzata dal malcontento

e dall’insofferenza giovanili, dà spazio a quell’opposizione islamica che ha scelto la lotta

armata. Molti giovani, tra i quali gli hittistes di cui si è parlato poco più sopra, guardano

loro, alle loro azioni audaci, alla loro inafferrabilità, con ammirazione.

Il 5 ottobre Chadli dichiara lo stato d’assedio e il coprifuoco.

Per molti sarà un vero e proprio shock vedere i militari che sparano sulla folla, i quali

getteranno, in tal modo, un’ombra sul loro passato di resistenti.309 Lo stesso esercito che

discendeva dalla gloriosa ALN310, che aveva liberato il paese e cercato di attenuare tutte le

sofferenze della colonizzazione311, adesso faceva cinquecento vittime tra gli algerini

disarmati.

Finalmente il presidente annuncerà, in un discorso alla televisione, nuove riforme politiche

ed economiche, ma, soprattutto, prometterà il pluralismo politico.

Il primo partito a costituirsi sarà proprio quello islamista ad opera dello sceicco Sahnoun e

degli sceicchi Belhadj e Madani, con la benedizione del presidente Chadli, il quale

affermerà: “Se qualcuno non vede di buon occhio tale legalizzazione è un problema suo.

Da parte nostra non è concepibile applicare la democrazia ai comunisti e privarne la

corrente che predica l’appartenenza spirituale”.312

306 K. MESSAOUDI, 1996. 307 K. MESSAOUDI, 1996 pag. 103; leggere A. KELLADI, Les islamistes algériens face au pouvoir, 1992. 308 G. SGRENA, 1997; K. MESSAOUDI, 1996. 309 R. MIMOUNI, 1996; G. SGRENA, 1997; K. MESSAOUDI, 1996. 310 Creato nel 1954, si tratta dell’Esercito di liberazione nazionale, braccio armato del FLN. 311 K. MESSAOUDI, 1996, pag. 105. 312 F. BURGAT, 1995, pag. 254; G. SGRENA, 1997, pag. 63.

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3.5 Verso un’apertura democratica. L’Algeria e le prime elezioni

pluraliste.

3.5.1 Le elezioni amministrative. Giugno 1990.

Il 1988, dunque, termina con la “rivolta del couscous”, evento finale di una situazione

esplosiva dal punto di vista economico, politico, sociale, culturale, e che, soprattutto,

sancisce la fine dell’identificazione tra la società e il partito di stato.

Il presidente Chadli Bendjedid e il FLN, all’indomani dell’insurrezione si trovano quasi

costretti ad impegnarsi in una “apertura controllata” per soddisfare i desideri di democrazia

e cambiamento richiesti dal popolo algerino313.

Viene quindi indetto un referendum a seguito del quale saranno introdotti dei cambiamenti

nella costituzione del 1976314. Il governo è reso responsabile davanti al parlamento; sono

soppressi i riferimenti al socialismo e al FLN; è ridimensionato il ruolo dello stato

nell’economia; si riconosce l’islam come religione di stato; si afferma la difesa dei diritti

dell’uomo e delle libertà. Ma, soprattutto, saranno introdotti il diritto di creare associazioni

politiche con l’articolo 40, che autorizza la formazione di “associazioni a carattere politico”,

e il multipartitismo previsto nell’articolo 10315. Inoltre la nuova costituzione prevede che al

presidente della Repubblica si affianchi un’Assemblea Nazionale, detentrice del potere

legislativo e formata, per la prima volta nell’Algeria indipendente, dalla libera concorrenza

elettorale tra partiti.

Il fermento democratico che vive l’Algeria a seguito dell’introduzione del multipartitismo

vede il costituirsi di numerosi partiti politici ed associazioni316, molti dei quali spariranno

313 R. MIMOUNI, 1996; K. MESSAOUDI, 1996, pag. 107. 314 Viene indetto un referendum per il 23 febbraio 1989 allo scopo di emendare la costituzione, che otterrà il plebiscito con il 73,43 per cento dei si, sul 78,98 dei partecipanti al voto. Cfr. G. SGRENA, 1997, pag. 34; M. IMPAGLIAZZO, M. GIRO, 1997, pag. 32; J.J. LAVENUE, 1993. 315 G. SGRENA, 1997, pag. 34; M. IMPAGLIAZZO, M. GIRO, 1997, pag. 32. J. J. LAVENUE, 1993. 316 Secondo Mokhtar Sakhri i partiti che si costituiscono sarebbero circa una trentina, (M. SAKHRI, pag. 116) mentre per Giuliana Sgrena “il numero dei partiti che chiedono l’autorizzazione è impressionante, alla fine saranno una sessantina.” (G. SGRENA, 1997, pag. 37).

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velocemente non appena terminati i soldi (circa un milione di dinari) che lo stato dava ai

fondatori.

Per alcuni dei partiti neo costituiti rappresenterà l’occasione per uscire dalla clandestinità.

È il caso del Ffs (Fronte delle forze socialiste) di Ait Ahmed creato nel 1963, del Pags, l’ex

partito comunista, fondato nel 1966 e dell’Mda (Movimento democratico algerino) costituito

nel 1984 dall’ex presidente della repubblica Ben Bella.

Per altri invece, che hanno giocato negli anni il ruolo di oppositori al regime, significherà il

riconoscimento legale: per l’RCD (Raggruppamento per la cultura e la democrazia) del

leader berbero Said Sadi, e per il FIS (Fronte islamico di salvezza).

Sebbene l’apertura democratica che si stava cercando di avviare fosse indubbiamente un

fatto positivo, il quadro politico, economico, sociale rappresenta ancora una situazione

estremamente delicata e fragile317, di cui bisogna tenere conto per cercare di interpretare i

risultati delle elezioni che di lì a poco avrebbero impegnato gli algerini.

“L’era del multipartitismo si apriva su un pericoloso vuoto politico”318, dovuto soprattutto

alla profonda crisi di identità di una popolazione giovane che non aveva vissuto la guerra di

liberazione e che, quindi, non ne aveva assorbito gli ideali.

Una popolazione priva di memoria storica, formata in gran parte da disoccupati, da giovani

frustrati che non possono accedere al consumismo occidentale che desiderano, si

appresta ad andare alle urne per le elezioni amministrative.

Nel giugno 1990, alle prime elezioni libere e pluraliste, si presentano venticinque partiti e,

in presenza di una forte astensione (circa il 65%), si assiste alla vittoria del partito

islamista.

Su 7.984.788 votanti dei 12.841.769 aventi diritto al voto, il FIS ottiene 4.331.472 voti, pari

al 54,25% dei suffragi. Il Fln conquista 2.245.798 voti e cioè il 28,13%. Le liste indipendenti

ottengono 931. 278 voti (11,66%), e 166.104 voti (2,08%) vanno all’RCD.

La sconfitta dei partiti democratici è, per molti autori319, dovuta alla mancata comprensione

dei problemi del popolo, alla mancata interpretazione del nuovo scenario sociale.

Fallisce, come era prevedibile, il FLN, che resta intrappolato nelle lotte di apparato. Fallisce

l’MDA di Ben Bella, malgrado avesse potuto contare sulle sovvenzioni di Iran e Arabia

Saudita. Falliscono anche i partiti di sinistra, colpevoli anch’essi di essersi dimostrati sordi

317 “La situazione sociale è in ebollizione e nel corso del1989 ci sono 250 scioperi e numerose manifestazioni.” M. IMPAGLIAZZO, M. GIRO, 1997, pag. 33. 318 M. SAKHRI, 1996, pag. 117. 319 K. MESSAOUDI, 1996; G. SGRENA, 1997; M. SAKHRI, 1996.

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nei confronti del popolo che volevano rappresentare e di essere rimasti attaccati a parole

d’ordine ormai vuote, in un atteggiamento che M. Sakhri definisce da “romantici della

rivoluzione”320.

Perde anche Ait Ahmed e il suo FFS che riesce ad imporsi solo in Cabilia sfruttando il

particolarismo culturale e linguistico dei berberi: proprio questa strategia ha rappresentato

la sua sconfitta. Il leader del FFS ha voluto interpretare e dare ascolto solo alla povertà e al

disagio di una parte dell’Algeria, non riuscendo a comprendere che la miseria era uguale

ovunque.

Sembra, dunque, che i neo partiti non si discostino da quello che è stato il comportamento

dello stato: non riescono a colmare lo scollamento che si è creato con la società civile e si

dimostrano colpevoli della stessa latitanza.

“Forse le lacrime e i lamenti dei bambini del Djurdjura, dell’Aures321, o semplicemente della

casbah di Algeri, non sono pervenuti né agli occhi, né alle orecchie d'un Chadli Bendjedid,

d’un Ben Bella e di tanti altri che intanto li hanno usati per costruirsi un trampolino

politico.”322

Ma non tutte le forze politiche si dimostrarono sorde. Una, tra loro, non solo è molto attenta

a ciò che si dice nelle strade, ma è presente, con occhi e orecchie puntati sulla

popolazione.

“I lamenti e le lacrime dei bambini affamati che non arrivano ai governanti né ai politici, il

dolore e la sofferenza del popolo, la disoccupazione, la mancanza di alloggio, la scarsa

assistenza sanitaria, trovano una tremenda cassa di risonanza nelle moschee dove gli

amplificatori degli imam li rilanciano in un’eco che faceva vibrare l’uomo e la terra.”323

Le moschee offrono al FIS un supporto importante. Si trasformano in “spazio rifugio”324,

diventano un punto di riferimento per quei giovani frustrati che trovano nell’islam la loro

320 M. SAKHRI, 1996, pag. 120. 321 Djurdjura, massiccio montuoso situato nella Grande Cabilia, risalente al giurassico. Si tratta di una regione nel nord dell’Algeria, popolata “da una parte dei discendenti diretti di quelle popolazioni berbere autoctone che nel corso delle varie colonizzazioni, da quella romana a quella successiva araba, fino all’ultima francese, hanno trovato rifugio in luoghi sempre più isolati e più alti: i Kabyli.” (Paolo Santacroce, Algeria, Clup Guide, Mi. 1994, pag.289). Aurès, montagne appartenenti alla catena dell’Atlante sahariano algerino. “L’intera catena dell’Atlante va da sud – ovest a nord – est attraversando l’Algeria e penetrando in Tunisia. (...) I monti Aurès sono abitati dagli Chaouia, una tribù berbera che ha mantenuto la propria lingua e cultura originale come hanno fatto i Kabilyie più a nord.” (G. CROWTHER, H. FINLAY, Algeria, guide edt, To. 1993, pag. 104, 105). 322 M. SAKHRI, 1996, pag. 122. 323 M. SAKHRI, 1996, pag. 122. 324 A. MESSAOUI, in Urbanité arabe, a cura di Dakhlia Jocelyne, 1998.

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ideologia. Rappresentano luoghi di carità e di assistenza per i poveri, i quali trovano nelle

sue strutture l’aiuto che lo stato non elargisce, mentre i pulpiti diventano tribune per la

politica, da dove gli imam contestano violentemente il potere, usando, per i loro discorsi, le

stesse parole ed esprimendo gli stessi sentimenti dei loro fedeli.

Dall’analisi appena svolta risulta chiaro, quindi, che il FIS ha saputo approfittare del vuoto

di potere e della crisi ideologica che attraversava l’Algeria, attuando una strategia di

presenza attiva in tutti gli strati della società. In questo modo è riuscito, lui solo, ad

interpretare ed a convogliare su di sé i molti voti di protesta contro il FLN, presentandosi

come l’unica forza in grado non solo di contrastare il regime, ma di sostituirlo.

Prima di concludere questa breve panoramica sulle elezioni comunali e sui motivi che

hanno condotto il partito islamico alla vittoria, non si possono dimenticare le voci325 di

quanti hanno denunciato le irregolarità, come la pratica del voto per procura326, e la

violenza327 che hanno costituito un altro aspetto della “campagna elettorale” del FIS.

2.4.8 “I comuni islamici”.

Il FIS si appresta, dunque, a dirigere l’amministrazione di molte città algerine tra le quali c’è

Algeri, il cui sindaco, Kamel Guemmazi, che è anche uno dei fondatori del partito islamico,

dichiara la capitale “città islamica”. Molti altri sindaci seguiranno il suo esempio328.

Sui muri delle città dirette dal Fronte scompaiono gli slogans, in lingua francese, dell’epoca

socialista e vengono sostituiti con versetti del Corano, quasi si volesse sancire

definitivamente la fine di un’epoca e il legame con il patrimonio culturale francese. Così,

sulle facciate dei comuni il motto dello Stato algerino “Per il popolo e con il popolo” viene

sostituito dall’iscrizione “Comune islamico”329.

325 K. MESSAOUDI, 1996; R. MIMOUNI, 1996; G. SGRENA 1997; M. SAKHRI, 1996; A. LANZA, 1996. 326 Questa pratica permette al capofamiglia di votare per la propria moglie (o madre, o figlia, o sorella), venendo a snaturare, in questo modo, il voto femminile. 327 Per esempio, Ali Belhadj, se da una parte denuncia la corruzione con toni infuocati, dall’altra usava parole concilianti “quando parla del furto, della rapina e delle malversazioni. Ed eccolo concedere ai loro autori la clemenza e il perdono di Allah…purché destinino il 50% del loro bottino alla Fede, cioè alle casse del Fis!” M. SAKHRI, 1996, pag. 125. 328 M. GIRO, M. IMPAGLIAZZO, 1997, pag. 35; K. MESSAOUDI, 1996, pag. 116. 329 M. SAKHRI, 1996, pag. 129; K. MESSAOUDI, 1996, pag. 116.

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In questi “comuni islamici”, il programma del Fronte verte principalmente su due punti:

l’assistenzialismo e il controllo dei costumi.

Per quanto riguarda il primo punto, alcuni provvedimenti vengono presi per soccorrere le

famiglie bisognose. I giovani sbandati sono inquadrati nelle moschee e, in questo modo,

viene data loro la speranza di un reinserimento in un tessuto sociale e nella vita lavorativa.

La crisi degli alloggi è gestita con il clientelismo che aveva caratterizzato le precedenti

amministrazioni: così le poche case popolari a disposizione e i terreni comunali vengono

distribuiti ai propri militanti330.

Ma, indubbiamente, il controllo dei costumi rappresenta il loro punto forte. La salvaguardia

della morale islamica, infatti, giustifica la violenza attraverso la quale si esprimono molte

volte.

Nei loro comuni gli integralisti promuovono una campagna contro la promiscuità. Nelle

scuole impongono la separazione tra maschi e femmine e l’obbligo di indossare l’hidjab per

le adolescenti. Lo stesso provvedimento deve riguardare anche i luoghi di lavoro:

separazione tra i sessi e obbligo di tenuta islamica per le donne. In diverse città vengono

istituiti dei trasporti pubblici distinti per uomini e donne e c’è persino chi è andato sulle

spiagge per separare i sessi terrorizzando le donne331.

Furono creati dei “comitati di vigilanza e ogni palazzo aveva il suo responsabile332 che

poteva sbarcare all’improvviso in un appartamento dove c’era un ricevimento. Dovevano

controllare che non si consumasse alcool e che non ci fosse un’orgia. La violazione di

domicilio e dell’intimità delle persone era eretta in legge fondamentale.”333

Nel frattempo i leader del FIS si scontrano con il governo riguardo al ruolo dell’Assemblea

Nazionale, che per gli islamisti è delegittimata e quindi deve essere sciolta334. Mouloud

Hamrouche335, capo del governo e fautore del bipolarismo FLN-FIS, cerca di mantenersi in

330 M. SAKHRI, 1996; K. MESSAOUDI, 1996; G. SGRENA, 1997; A. ROUDJIA, 1990. 331 M. SAKHRI, 1996; A. ROUADJIA, 1990. 332 Il più delle volte i portieri diventano i guardiani “dell’onorabilità” del proprio feudo. Scrive Malika Mokeddem: “Su istigazione della polizia, se sospettava un’unione libertina o anche un solo raggruppamento misto in casa di qualcuno non sposato, chiamava la squadra del buoncostume; e sorrideva con ferocia, lisciandosi i baffi, a vedere le ragazze imbarcate su un furgone del commissariato.” M. MOKEDDEM, 1995, pag.38. 333 M. SAKHRI, 1996, pag. 132. 334 M. GIRO, M. IMPAGLIAZZO, 1997, pag. 35. 335 Mouloud Hamrouche, ex ufficiale dell’esercito algerino, inizia la sua carriera politica nel 1979 come capo del protocollo alla presidenza della Repubblica. È chiamato da Chadli nel 1989 per dirigere il governo e rimarrà in carica fino al giugno 1991. È il primo ministro delle riforme ed è uno dei sostenitori del bipolarismo Fln-FIS. Si dimette nel 1990, dopo il fallito sciopero insurrezionale del FIS, sotto la pressione dei militari.

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equilibrio. Qualcuno ha definito la sua strategia politica come “regressione feconda”336. Il

popolo algerino, secondo Hamrouche, dopo aver provato “le gioie dell’integralismo” che il

FIS vuole instaurare, tornerà sui suoi passi, rivolgendosi nuovamente al FLN.

Anche il presidente Chadli è preso di mira dai leader del partito islamico. Questi ultimi, forti

della loro recente vittoria, aumentano le loro pressioni su un presidente ormai privo di

legittimità e che si dimostra, nei loro confronti, arrendevole e cieco di fronte alle loro

azioni337.

Ha inizio così un periodo di terrore per gli algerini in balia degli integralisti, che ormai sicuri

della loro impunità si lasciano andare ad ogni tipo di azione.

Né Hamrouche, né Chadli interverranno quando un gruppo di islamisti attaccheranno il

tribunale di Blida. Non interverranno nemmeno quando, in una cittadina a ottocento

chilometri a sud-est di Algeri, bruceranno la casa di una donna colpevole di essere una

divorziata che vive sola338. Con questo incidente è raggiunto l’apice della violenza. Sarà

solo l’inizio. Le azioni armate e le pretese del FIS non finiranno.

Il leader del FIS Abassi Madani “mentre lodava Chadli per il suo atteggiamento conciliante,

chiedeva lo scioglimento del parlamento e lo svolgimento di elezioni legislative e

presidenziali”339

2.4.9 Le travagliate elezioni legislative del 1991.

Durante il 1990 si susseguono i conflitti sociali, gli incidenti provocati dagli islamisti, gli

scioperi340 e grandi manifestazioni promosse ora dal FIS, ora dal Fln, o da qualche altra

forza politica. Queste “grandi marce, che ogni volta riuniscono molte centinaia di migliaia di

336 K. MESSAOUDI, 1996, pag. 115. 337 R. MIMOUNI, 1996. 338 R. MIMOUNI, 1996. A. ROUADJIA, 1990; K. MESSAOUDI, 1996. La città dove avviene il fatto è Ouargla, il 15 giugno 1989. Si salveranno la donna e sua figlia di quattordici anni, mentre morirà il figlio di tre anni. 339 L. GUAZZONE a cura di, 1995, pag. 127. Il leader del FIS Madani, organizzerà numerose manifestazioni e terrà alcune conferenze stampa premendo perché Chadli stabilisse la data delle elezioni. 340 Secondo quanto riportato da A. Charef, durante il solo primo semestre del 1990 sarebbero stati segnalati 1482 conflitti sociali; 200.000 lavoratori hanno scioperato; un centinaio di detenuti è evaso dal carcere di Blida. A. CHAREF, 1995, pag. 17.

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persone”, dimostrano il profondo cambiamento che è avvenuto, e che sta avvenendo, nella

società civile algerina e nel paesaggio politico del paese.

IL FLN è sopravvissuto alle elezioni amministrative e a confermarsi come secondo partito

del paese. Adesso, mentre al suo interno i conflitti lo dividono, tenta di presentarsi come la

forza politica che ha aperto la strada alla democrazia. Il FFS, anch’esso spaccato dai

conflitti tra i suoi dirigenti, controlla la Cabilia. L’RCD, invece, tenta di presentarsi come il

partito che meglio può rappresentare la società civile, il primo tra i partiti laici, democratici e

modernisti. Per quanto riguarda il FIS, ormai è certa la sua supremazia sulle altre

formazioni islamiste: Hamas di Mahfoud Nahnah e Nahda di Abdallah Djaballah.

2.4.10 Il primo appuntamento mancato con le urne.

Il 1991 è stato l’anno del secondo importante appuntamento politico per il popolo algerino:

le elezioni legislative.

La politica condotta da Chadli e da Hamrouche, durante il 1991, sembra orientata al

dialogo e alla negoziazione con il FIS, il quale, dal canto suo, alterna la disponibilità alle

minacce.

Come si è già detto, soprattutto Chadli è al centro delle pressioni degli islamisti, alle quali

adesso si aggiungono anche quelle degli alti ufficiali dell’esercito, che temono gli effetti di

un’alleanza con il FIS.

Nella primavera del 1991, il Presidente fece approvare in Parlamento il progetto per le

elezioni legislative, il quale riguardava la divisione dei collegi e nuove leggi elettorali. Si

prevedeva l’adozione del sistema uninominale a due turni, nuove circoscrizioni elettorali,

divieto di propaganda nelle moschee341.

Qualche giorno più tardi Chadli, venendo incontro alle sollecitazioni di Madani342, annuncia

la data delle elezioni per il 27 giugno.

341 M. IMPAGLIAZZO, M. GIRO, 1997, pag. 36; L. GUAZZONE, 1995, pag.127. 342 Si dice che Chadli avesse promesso ad Abassi Madani le elezioni legislative, ma senza precisare quando. Impaziente, il leader del FIS era stato il protagonista e il promotore di alcune conferenze stampa ed interviste nelle quali ricordava minaccioso al Presidente il suo impegno.

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Le pretese del FIS però non si placano, anzi, la sicurezza dei suoi leader aumenta. Così

Madani proclama uno sciopero generale per il maggio 1991343. Le sue richieste riguardano

le dimissioni di Chadli e, quindi, elezioni presidenziali anticipate.

Con la manifestazione indetta dal FIS si scrive un’altra pagina della storia algerina i cui fatti

risultano ancora confusi e poco chiari.

Alcune piazze di Algeri vengono occupate dai militanti del partito islamico e, qualche giorno

più tardi, iniziano gli scontri tra la polizia e gli esponenti dei gruppi più radicali, come Takfir

ua hijra (Espiazione ed esilio)344.

Il tre giugno arrivano nella capitale i carri armati dell’esercito. Molte persone moriranno

sotto i proiettili di una sparatoria, della quale si ignorano i provocatori, tra barricate e

bombe molotov.

Le scene, a molti algerini, sembreranno quelle del vicino ottobre 1988: la dura repressione

della polizia; i morti e i numerosi arresti345; il ritorno dell’esercito nelle strade.

Il governo Hamrouche346 si dimette e Chadli promette elezioni legislative e presidenziali

entro la fine dell’anno.

Sebbene il FIS si possa ritenere soddisfatto per avere ottenuto elezioni presidenziali

anticipate e per avere provocato la caduta del governo, la situazione non migliora.

Belhadj e Madani si apprestano a chiamare la loro rivolta, un jihad, (guerra santa), mentre

molti dei loro militanti cominciano ad “ammassare armi”347.

Inizia così un momento difficile per il partito islamico. Per le strade riprendono gli scontri

con le forze dell’ordine348, in seguito alla decisione delle autorità di togliere dai municipi le

iscrizioni “comune islamico”349. Mentre, al suo interno, il FIS vive una spaccatura tra i

salafisti350, che hanno organizzato lo sciopero e che dirigono il partito, e altri membri

343 M. IMPAGLIAZZO, M. GIRO, 1997; L. GUAZZONE 1995; F. BURGAT, 1995; G. SGRENA, 1997; K. MESSAOUDI, 1996. 344 G. SGRENA, 1997; F. BURGAT, 1995. 345 Riportano M. Impagliazzo e M. Giro: “Il governo darà la cifra ufficiale di 84 morti. Secondo la LADDH sono 500 circa. Gli arrestati circa 8000.” M. IMPAGLIAZZO, M. GIRO, 1997, pag.232. 346 Il nuovo primo ministro sarà il tecnocrate Sid-Ahmed Ghozali. 347 F. BURGAT, 1995, pag. 273; M. IMPAGLIAZZO, M. GIRO, 1997, pag. 37; G. SGRENA, 1997, pag. 42. 348 Pochi giorni dopo la minaccia della “guerra santa” fatta da Abassi Madani, l’esercito, con una squadra di soldati scelti, attacca, con colpi di mitragliatrice, il quartier generale del FIS ad Algeri 349 F. BURGAT, 1995, pag. 273; M. IMPAGLIAZZO, M. GIRO, 1997, pag. 37. 350 I salafisti sono i sunniti, cioè i tradizionalisti, i quali sostengono il ritorno alle origini dell’islam attraverso il Corano e la Sunna (tradizione). Al momento della costituzione del FIS, rappresentano la corrente prevalente guidata da Abassi Madani.

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fondatori del Fronte che ritengono troppo dura la politica perseguita. Le divergenze sono

tali per cui tre dirigenti del partito decidono di dissociarsi “apertamente e radicalmente dalla

linea e dai metodi di Abassi Madani.”351

Il 30 giugno, Madani e Belhadj, e altri massimi dirigenti del Fis352, sono arrestati e condotti

a Blida, dove la Corte di sicurezza militare li condanna a dodici anni, con l’accusa di

“cospirazione armata contro la sicurezza dello Stato”353.

Lo sciopero islamista e gli scontri hanno fatto rinviare le elezioni, che erano state previste

proprio per il mese di giugno. Saranno le altre forze democratiche, questa volta, a chiedere

al Presidente una data. Chadli convoca le elezioni legislative per il dicembre 1991, ma

renderà nota la data solo il 14 ottobre.

2.4.11 Il primo turno elettorale e il colpo di Stato: errore storico o

dovere patriottico?

Dopo l’arresto degli alti dirigenti, il FIS sembra ormai sparito e i suoi militanti allo sbando.

Un uomo, fino a quel momento sconosciuto, è chiamato per prenderne la guida. Si tratta di

Abdelkader Hachani, un giovane ingegnere petrolchimico, ma, soprattutto, delfino di

Madani, nonostante sia appartenente alla corrente opposta354. Proprio grazie al sostegno

351 F. BURGAT, 1995, pag. 273; “Il 25 giugno Ahmed Merrani, uno dei fondatori del partito, assieme ad altri due dirigenti denuncia il FIS in televisione e en è immediatamente escluso. Merrani si avvicina al potere ed è attualmente ministro degli Affari Religiosi nel governo del primo ministro Ouyahia, in carica dal gennaio 1996.” M. IMPAGLIAZZO, M. GIRO, 1997, pag. 232. 352 Tra gli alti dirigenti arrestati si ricordano i nomi di: Ali Belhadj, Kamel Guemmazi, Abdelkader Boukhamkham, Ali Djeddi, Nourreddine Chegara, Abdelkader Omar. M. IMPAGLIAZZO, M. GIRO, 1997, pag. 37. 353 F. BURGAT, 1995, pag. 274; G SGRENA, 1997, pag. 42; M. IMPAGLIAZZO, M. GIRO, 1997, pagg. 37 e 232; L. GUAZZONE, 1995, pag. 129. 354 La corrente che si oppone a quella salafista, cui appartiene Madani, è quella djazarista, o algerinista. Rappresenta la corrente nazionalista del movimento islamista che sostiene un islamismo in versione algerina, con riferimento al movimento degli ulama. I due rappresentanti più importanti di questa corrente sono Abdelkader Hachani e Mohammed Said.

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di quest’ultimo e di Belhadj355, Hachani riesce ad imporsi come nuovo shaykh e a

scavalcare, nella leadership, i più anziani.

Per quanto riguarda gli altri partiti, e la loro campagna elettorale, il più avvantaggiato è,

naturalmente, il Fln, che può contare sulle strutture dello stato. Le altre forze politiche,

invece, faticano a farsi conoscere e a trovare i mezzi per la propaganda.

“L’Ffs di Ait Ahmed e L’Mda di Ben Bella nutrivano grandi speranze fondate sulla statura

storica dei due leaders. Quasi tutti gli altri partiti erano destinati a sparire al primo contatto

con le urne: un verdetto decisamente inappellabile.”356

Comunque, tutti saranno invitati a prendere parte alla serie di Conferenze nazionali357

organizzate dal primo ministro, con l’intento di “discutere di procedure elettorali, di controllo

e altre materie attinenti.”358 I partiti, però, sono tra loro ancora divisi su troppe questioni,

una delle quali riguarda la scarcerazione di Madani e Belhadj, avanzata sia dal segretario

del Fln, Mehri, sia dall’Rcd di Said Sadi359. Le Conferenze, quindi, non sono servite per

l’avvio di un dialogo costruttivo, e questo, in gran parte, è dovuto al “grande assente”, il

FIS, il cui leader ha preferito non partecipare.

Tra le varie forze politiche sono presenti anche i militari, i quali riusciranno ad imporre un

ufficiale come ministro dell’Interno e a far votare una legge che prevede, per le autorità

civili, di poter fare appello all’esercito come garante dell’ordine pubblico.

Finalmente si arriva in dicembre, il mese in cui si sono fissate le elezioni.

Nel frattempo, Hachani ha avviato una nuova politica per il suo partito, più prudente e

conciliante nei riguardi di Chadli e dell’esercito. Comunque, il partito islamico non spaventa

più nessuno: il capo del governo Ghozali, Chadli e le altre forze democratiche non si

sentiranno minacciati nemmeno quando, poco meno di due settimane prima dell’inizio delle

elezioni, il FIS annuncerà la sua partecipazione.

355 Secondo quanto riportato da S. Labat, sembra che Hachani sia considerato il depositario delle direttive di Madani, grazie al possesso di un documento, rilasciato dall'ufficio politico del FIS, che lo designa tale. S. LABAT, 1995, pag. 119. 356 M. SAKHRI, 1996, pag. 133. 357 La Conferenza nazionale si articola in varie sessioni: 30-31 luglio la prima, 22-23 agosto la seconda, in ottobre la terza ed ultima. 358 M. IMPAGLIAZZO, M. GIRO, 1997, pag. 38. 359 M. IMPAGLIAZZO, M. GIRO, 1997, pagg. 38-39.

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E mentre tutti si dicono sicuri della sua sconfitta, dalla moschea Essouna a Bab-El-Oued,

roccaforte del FIS ad Algeri, dal pulpito si predice una vittoria schiacciante, rassicurando

così i militanti scettici360.

Questo è anche il momento del presidente Chadli per rivolgersi alla nazione e invitare gli

algerini ad andare a votare “massicciamente”. Dall’apparecchio televisivo il Capo di Stato

mette in guardia gli elettori su “ trappole, manovre e manipolazioni allo scopo di sfruttare i

nobili sentimenti del popolo per delle ragioni strettamente elettorali.”361

Il discorso di Chadli si rivela ricco di contraddizioni, tanto che non saranno pochi a pensare

ad un accordo tra il Presidente, il Fln e il FIS per una eventuale coabitazione362. Se, da una

parte, Chadli si dice pronto a “coabitare con la maggioranza che uscirà dalle urne”, quindi

anche con il FIS, dall’altra, invita gli algerini ad evitare le “avventure politiche”.363

Purtroppo, anche la vigilia di queste elezioni è contraddistinta dalla violenza di alcuni

gruppi islamisti radicali, sfavorevoli alle elezioni. Proprio mentre il Presidente fa il suo

discorso alla nazione, si consuma un assalto ad una caserma di gendarmeria, che provoca

morti e feriti364. Si susseguono una serie di incidenti che riguardano tutti posti di

gendarmeria e militari, il più grave dei quali si consuma alla caserma Guémar, nel sud-est

algerino365, dove vengono uccisi diciotto militari.

Il 26 dicembre, giorno delle elezioni, si svolge all’insegna di proteste e denuncie di brogli e

rallentamenti nelle operazioni di voto, a causa di seggi non ancora aperti alle undici e di

segretari dell’amministrazione cambiati all’ultimo momento366.

“Hanno votato i morti e gli assenti. Le donne sono state obbligate dai mariti o dai fratelli a

mettere nell’urna tale o talaltra scheda elettorale. Un milione di documenti elettorali di

aderenti al Ffs o all’Rcd non sono mai arrivati: ovvio, dato che il FIS detiene la

maggioranza dei comuni e gestisce le liste elettorali.”367

360 A. CHAREF, pag. 234. Sarà Moghni, dal pulpito, a predire la vittoria, stimando che il suo partito otterrà il 90% dei seggi al primo turno. Madani e Belhadj concordano su questa stima, mentre Hachani prevede che il suo partito raccoglierà il 70% dei suffragi. 361 A. CHAREF, pag. 235. 362 G. SGRENA, 1997; M. IMPAGLIAZZO, M. GIRO, 1997; A. CHAREF. 363 A. CHAREF, pag. 236. 364 A. CHAREF, pagg. 236, 237. 365 K. MESSAOUDI, 1996, pag. 137. Dice la Messaoudi a proposito dell’incidente: “È l’orrore. Diciotto giovani di leva vengono ritrovati atrocemente mutilati, con gli organi sessuali tagliati e infilati in bocca. Per la prima volta il generale Nezzar, ministro della Difesa, chiama direttamente in causa il FIS.” 366 A. CHAREF, 1995, pag. 237. 367 K. MESSAOUDI, 1996, pag. 138.

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Inoltre, secondo il ministro dell’Interno, il FIS ha distribuito schede vergini ai suoi militanti,

escogitando un sistema infallibile anche per gli analfabeti. Viene data una scheda già

contrassegnata ad un elettore, al quale si chiede di riportare quella che gli verrà

consegnata al seggio. Questa sarà a sua volta preparata e pronta per essere data ad un

altro elettore perché ripeta l’operazione.368

Il tasso di affluenza alle urne è molto basso369, addirittura inferiore a quello registrato per le

amministrative l'anno prima, tanto che Larbi Belkheir, ministro dell’Interno, decide di

prolungare l’apertura dei seggi.

La sera del 26 dicembre, appena chiusi i seggi elettorali, il FIS comincia a festeggiare la

sua vittoria, prima che venissero comunicati i risultati ufficiali, mentre il ministro dell’Interno

scopre che circa 900.000 schede non sono state consegnate. Compito questo che doveva

essere adempiuto dal partito islamico.

Il 30 dicembre vengono resi noti i risultati della prima tornata delle elezioni legislative,

provocando reazioni che vanno dallo stupore alla disperazione e compreso Larbi Belkheir,

il quale annuncia in una conferenza stampa i primi risultati e che, fino a quel momento si

era dimostrato ottimista e privo di preoccupazioni. “L’uomo che annuncia la vittoria del FIS

ha l’aria affaticata, corrucciata”370, la sua voce è strozzata e la mano che tiene il testo con i

risultati trema.371

Ecco le cifre:

numero elettori: 13.258.554

numero votanti: 7.822.665, e cioè il 59% degli iscritti

numero astenuti: 5.435.929, e cioè il 41% degli iscritti

schede nulle: 924.906

368 A. CHAREF, 1995, pag. 237; G. SGRENA, 1997, pag. 43. 369 Secondo diversi autori, solo uno scarso 50% ha votato. M. IMPAGLIAZZO, M. GIRO, 1997; K. MESSAOUDI, 1996; G. SGRENA, 1997; M. SAKHRI, 1996, A. CHAREF, 1995. Solamente F. Burgat imputa ai giornali francesi la notizia della “presunta estrema scarsezza della partecipazione.” F. BURGAT, 1995, pagg. 277 e 324. Il tasso di partecipazione definitivo è stimato il 58,55%. 370 A. CHAREF, 1995, pag. 239. 371 R. MIMOUNI, 1996, pagg. 3, 4.

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Come si può vedere dalla tabella, i candidati del FIS ottengono 188 seggi, sui 228 eletti al

primo turno. Al secondo turno saranno in ballottaggio 198 seggi: quindi il partito islamico si

appresta ad entrare nell’Assemblea Nazionale con una maggioranza assoluta.

Continuando ad esaminare le cifre, l’onorevole Khalida Toumi fa notare che "se si

sommano le astensioni e le schede nulle, risulta esserci un partito maggioritario con quasi

sei milioni e mezzo di voti: quello di chi rifiuta di scegliere tra l’FLN e il FIS e che respinge

categoricamente lo scontro programmato.”372

Il giorno dopo la vittoria, i dirigenti del FIS, nei loro discorsi, cercano di rassicurare le

preoccupazioni e le paure che già si stavano diffondendo tra molti, soprattutto tra gli

intellettuali, le donne e i paesi vicini. Allo stesso tempo, invitano i loro militanti alla

moderazione e a non cedere alle provocazioni373.

Hachani e gli altri leader, inoltre, assicurano l’esistenza dei partiti laici e il rispetto della

libertà individuale e collettiva.

Nei confronti del Presidente Chadli e dell’esercito, Hachani usa toni concilianti.

Per quanto riguarda il primo, il leader del partito islamico si diceva pronto ad avviare un

“sereno scambio di opinioni con lui”374, al fine di governare insieme la nazione.

Per rassicurare l’esercito, invece, Hachani cercò di rafforzare l’immagine legalista del suo

partito, dissociandosi dagli incidenti che avevano attraversato l’Algeria poco tempo prima

del giorno del voto e che gli si imputavano.

372 K. MESSAOUDI, 1996, pag. 138, 139. 373 M. IMPAGLIAZZO, M. GIRO, 1997, pag. 40; F. BURGAT, 1995, pag. 278; L. GUAZZONE, 1995, pag. 129; A. CHAREF, pag. 239-240. 374 L. GUAZZONE, 1995, pag. 129.

Numero %

iscritti

%

votanti

Seggi

onquistati

FIS 3 260 222 24,59 47,27 188

FLN 1 612 947 12,17 23,38 16

FFS 510 661 3,85 7,40 25

RCD 200 267 1,51 2,90 -

Indipendenti 309 264 2,33 4,43 3

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Intanto, le forze democratiche, ma anche semplici cittadini, iniziano a mobilizzarsi.

Vengono costituiti alcuni comitati per la salvaguardia della democrazia e, il 2 gennaio, in

molti prenderanno parte ad una manifestazione per rifiutare il risultato elettorale375.

Mentre l’idea di una interruzione del processo elettorale comincia a circolare nella capitale,

Chadli, Mehri, il segretario del FLN, e Hachani si incontrano per stabilire le regole per una

coabitazione. I tre uomini politici faranno l’errore di voler estromettere dalla spartizione del

potere, un’altra forza potente e importante: i capi dell’esercito.

I generali dell’esercito, non solo erano gli eroi della guerra di liberazione e quindi i garanti

della democrazia, ma anche politici di mestiere, divenuti tali durante gli oltre trent’anni di

assoluta autorità e autoritarismo.

L’undici gennaio, cinque giorni prima la data prevista per il secondo turno, Chadli presenta

le sue dimissioni da Presidente della Repubblica. “La mia convinzione è che bisogna dare

al popolo algerino i mezzi per esprimere la propria volontà…le misure prese e le strade

necessarie al regolamento dei problemi hanno raggiunto oggi un limite che non è possibile

oltrepassare senza provocare gravi pregiudizi alla coesione nazionale, alla preservazione

dell’ordine pubblico e all’unità nazionale. Davanti la portata di questo pericolo imminente io

considero nella mia anima e nella mia coscienza, che le iniziative prese possano garantire

attualmente la pace e la concordia tra i cittadini…La sola conclusione a cui sono approdato

è che non posso continuare ad esercitare pienamente le mie funzioni senza tradire il

giuramento sacro che ho fatto alla nazione…”376.

L’Alto Consiglio di Sicurezza, previsto dall’articolo 162 della Costituzione del 1989 e

concepito come organo con funzioni consultive, incaricato cioè di “dare al Presidente delle

opinioni su tutte le questioni relative alla Sicurezza nazionale”, diventerà il vero detentore

del potere nel periodo compreso tra le dimissioni di Chadli e la designazione dell’Alto

Comitato di Stato.

Dichiara quindi la sospensione del processo elettorale e, di conseguenza, l’annullamento

del secondo turno elettorale previsto per il 16 gennaio.

Il 14 gennaio annuncia la creazione dell’Alto Comitato di Stato (HCE, Haut Comité d’Etat),

organo totalmente sconosciuto alla Costituzione, che avrà il compito di supplire a “tutti i

375 F. BURGAT, 1995; G. SGRENA, 1997; M. IMPAGLIAZO, M. GIRO, 1997; secondo questi ultimi, alla manifestazione avrebbero preso parte più di cinquecentomila partecipanti. Burgat, riferisce, invece, un’adesione di circa trecentomila persone. 376 Le Monde 14 gennaio 1992. Citato in J.J. LAVENUE, 1993.

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poteri e gli attributi assegnati dalla Costituzione al Presidente della Repubblica”377. Viene

affiancato ad esso un Consiglio Consultivo Nazionale composto da rappresentanti degli

ambienti socio-professionali, culturali, religiosi e da qualche rappresentante di partito.

I membri che compongono l’Alto Comitato di Stato sono Mohamed Boudiaf, figura storica

della guerra di liberazione nazionale, che ne è nominato presidente; Khaled Nezzar,

ministro della difesa; Ali Khafi, segretario nazionale dell’Organizzazione dei Moudjahidines;

Tedjini Haddam, rettore della moschea di Parigi e Ali Haroun, ministro dei Diritti dell’Uomo.

Secondo Lavenue, analizzando la biografia di coloro che hanno preparato lo scenario

dell’uscita di scena del Presidente Chadli e che compongono l’HCE, si può affermare che

non sembrano avere una vocazione golpista. E si può anche credere quando il Primo

Ministro Ghozali dichiara “il gruppo dell’HCE, per la sua storia, non può essere sospetto

agli occhi di nessun algerino di essere venuto per un motivo differente se non per l’amore

della Patria”378.

È difficile dare un giudizio, o fornire una semplice spiegazione dei fatti avvenuti il gennaio

1992, quando il presidente Chadli è costretto a dimettersi e l’esercito nazionale schiera le

sue truppe nelle strade delle maggiori città (Algeri, Costantina, Orano), fino all’interruzione

del processo elettorale, al ritorno della violenza (è mai finita?), da parte dei gruppi islamisti

armati, e alla messa fuori legge del FIS.

Sembra che l’unico motivo di accordo tra le varie forze protagoniste di questa pagina di

storia algerina stia nelle dimissioni di Chadli: vecchi alleati e nuove star della vita politica, i

militari e i democratici, il Fln come il FIS, nessuno sentirà la mancanza dell’uomo sul quale

si concentrano le colpe dei mali d’Algeria.

Il golpe è stato portato a termine da un gruppo di ufficiali dell’esercito, ma, per ragioni

diverse, è stato condiviso, e ha avuto il sostegno di coloro che si denominano

“democratici”, e da chiunque aveva paura dell’avvento di uno stato islamico. Forse è vero

che “interrompere quelle elezioni era un dovere patriottico”379, come afferma l’onorevole

Messaoudi. Ma interrompere il processo elettorale ha significato anche compiere un atto

anticostituzionale e, allo stesso tempo, defraudare l’elettorato del FIS, e il FIS stesso, della

propria vittoria.

Chi sono i vinti e chi i vincitori è difficile a dirsi.

377 Proclamazione pubblicata da El Moudjahid il 15 gennaio 1992. 378 J.J. LAVENUE, 1993, pag. 182. 379 K. MESSAOUDI, 1996, pag. 144.

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Probabilmente l’esercito ha fatto un favore a molti, come agli intellettuali che, come scrive

Rashid Mimouni, “si sono fatti notare per la loro mancanza di combattività”. Hanno lasciato

che i militari ristabilissero l’ordine pubblico, per poi “denunciare le infrazioni alla legge di chi

era venuto a salvarli, già dimentichi della sorte che ripromettevano di riservare loro gli

integralisti.”380

Le domande, dunque, rimangono aperte: si poteva fare altrimenti? Avevano il diritto, in

nome della sua salvaguardia, di privare della democrazia i nemici della democrazia?

Il profondo malessere sociale, le fratture che spaccano la società tra ricchi e poveri,

nomenclatura e gioventù disorientata, le contraddizioni identitarie e culturali, costituiscono

ancora un terreno fertile per l’integralismo più duro e violento.

3.6 Le correnti islamiste dopo il 1988. Gli islamisti della seconda

generazione.

"Delle genti usciranno dalla mia comunità. Essi reciteranno il Corano, e la vostra recitazione non si avvicinerà in niente alla loro. La vostra preghiera ugualmente non sarà niente in confronto alla loro, né il vostro digiuno in confronto al loro. Essi reciteranno il Corano e penseranno che esso è per loro, sarà allora che saranno condannati." Il Profeta.

Diverse correnti che si richiamano all’ideologia islamica sono nate e si sono sviluppate

dopo l’indipendenza, per occupare, nel corso degli anni ottanta, un ruolo principale nella

vita politica e culturale del paese.

Sebbene l’esistenza di un movimento islamico non costituisca una novità, la sua

organizzazione in partito politico avviene solo nel 1989, grazie all’articolo 40 della

Costituzione del 28 febbraio di quello stesso anno che, come già si è visto, riconosce il

“diritto di creare associazioni a carattere politico”381.

La creazione del Fronte islamico di salvezza è annunciata il 18 febbraio 1989 e, dal

momento che altre correnti che compongono la nebulosa islamista rifiutano di trasformarsi

in partito, otterrà il sostegno di molti.

Per quanto riguarda le altre formazioni, secondo Lavenue,382 si distinguono dal FIS per due

ragioni principali. Alcune associazioni hanno da subito rifiutato di essere considerate come

380 R. MIMOUNI, 1996, pag. 67. 381 J.J. LAVENUE, 1993, pag. 68 - 69. 382 J.J. LAVENUE, 1993, pag. 71.

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partiti politici, preferendo privilegiare esclusivamente il loro carattere di formazioni socio-

culturali. Altre, invece, sono apparse tra il 1990 e il 1991 e quindi non godono ancora di

una consistenza sufficiente per valutare il loro peso politico.

L’applicazione della Sharia, il controllo della dignità e del rispetto della donna,

l’applicazione della morale islamica, l’arabizzazione, la fine del monopolio dello Stato,

costituiscono i punti principali del programma del FIS, come di altre quattro organizzazioni

principali.

La lega per la predicazione islamica (Rabitat al-Dawa al-Islamiyya), creata nel 1989 dallo

sceicco Ahmed Sahnoun, il quale ha spesso manifestato il suo disaccordo con Abassi

Madani e Ali Belhadj.

L’associazione Al-Irchad wal Islah, Guida e Riforma, fondata nel 1988 è divenuta dal

marzo 1991 Hamas, il cui leader è lo sceicco Mahfoud Nahnah.

Il movimento della Rinascita islamica, Nahda, legalizzato nel 1990 e diretto dall’imam

Abdallah Djaballah che, in disaccordo con il FIS, si avvicina a Nahnah con il quale crea

una vasta alleanza islamica.

Il movimento Al-Oumma, la comunità islamica, creato nel 1989 in seguito all’appello di

Abderrahmane Benhamida Benyoucef Benkhedda, che raccomanda il radicamento

dell’Islam nella vita politica e culturale.

La differenza principale tra questi gruppi risiede nella scelta delle procedure e dei mezzi.

Affianco alle organizzazioni elencate bisogna ricordare l’esistenza di gruppuscoli estremisti

che operano in semi-clandestinità. È il caso, per esempio, di Al-Takfir wal-Hijra (Scomunica

e Egira), di Jamaat Al-Hidaya al-Islamiya (Gruppi dell’orientazione islamica), di Al-Sunna

wal-Charia (Tradizione e legge islamica, che ha aderito al FIS).

3.7 Il FIS: Fronte islamico di salvezza.

2.4.12 Il leader storico del FIS: Abassi Madani.

Se il FIS è riuscito ad imporsi come l’unica istituzione rappresentativa dell’islamismo

algerino tra il 1988 e il 1990, indubbiamente è merito di Abassi Madani leader del partito.

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Abassi Madani nasce nel 1931 a Sidi-Okba, vicino Biskra, un paese del Sahara che

sarebbe rimasto sconosciuto se, nel VII secolo non vi fosse morto il leggendario

conquistatore arabo Okba Ibn Nafaa, che aveva islamizzato l’Africa del Nord383.

Secondo Aissa Khelladi, la prima ingiustizia che subisce fu l’esclusione dalla scuola: infatti,

a causa del sovraffollamento delle classi, su 114.000 bambini musulmani che avevano

terminato il ciclo primario, meno di mille avevano la possibilità di continuare gli studi384.

Abassi Madani continuò i suoi studi presso una delle moschee di Biskra, seguendo i corsi

dello Sceicco Naim El-Naami.

Nel 1954 è reclutato come fabbricatore di bombe dal C.R.U.A. (Comitato Rivoluzionario

per l’Unità e l’Azione), dal quale nascerà il FLN). In seguito alla sua partecipazione

all’insurrezione armata del primo novembre 1954, viene arrestato e imprigionato fino

all’Indipendenza del paese385. Il lungo periodo di carcerazione, otto anni, rappresenta, per

Khelladi, la seconda ingiustizia nei confronti di Abassi Madani.

Mentre frequenta l’università, conosce Al- Hachemi Tidjini e aderisce all’associazione di

quest’ultimo, El-Qyam, nella quale milita fino alla sua dissoluzione, nel 1966.

Nel 1974 ottiene una borsa di studio, che lo porta a vivere per tre anni in Inghilterra.

La formazione intellettuale di Abassi Madani è rappresentativa del percorso seguito dalla

maggior parte dei rappresentanti dell’islamismo maghrebino: scuola coranica e studi

secondari o universitari all’estero. L’ala dura del movimento islamista, infatti, è costituita da

giovani universitari che hanno eseguito i loro studi, almeno in parte, in Europa. La

modernità e la realtà occidentale, dunque, non sono loro estranee e non costituiscono

l’oggetto delle critiche che essi muovono. “Ciò che rifiutano, non è la modernità in sé

stessa, ma i suoi effetti perversi: una certa disumanizzazione, l’alienazione, la dissoluzione

dei costumi, la delinquenza,…”386.

Di fronte al fallimento delle ideologie moderne, per questi giovani islamisti la soluzione si

trova nell’Islam e nella strategia che prevede “l’islamizzazione della modernità”.

Così, quando torna in Algeria, Abassi Madani comincia ad organizzare una serie di incontri

all’università di Algeri, durante i quali si dichiara contrario all’istruzione femminile e

domanda l’interdizione dell’insegnamento della lingua francese (mentre i suoi figli

frequentano la scuola francese della capitale).

383 A. HARICHANE, s.d., pagg. 39 – 43. 384 A. KHELLADI, 1992, pagg. 131 – 135. 385 A. HARICHANE, s.d., pag. 41; A. LAMCHICHI, 1994, pag. 333. 386 A. LAMCHICHI, 1994, pag. 322.

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Nel corso degli anni settanta e ottanta Abassi Madani condurrà un’intensa opera di

proselitismo nelle moschee, approfittando della stessa politica condotta dal regime che, per

arginare l’ascesa dell’islamismo, si impegna nel rafforzamento di un “Islam di Stato”.

Capace di galvanizzare le folle e, allo stesso tempo, di placarne gli ardori, è in grado,

secondo il giornalista algerino Harichane, di parlare per quarantotto ore senza fatica. Pur

rivendicando nelle sue preghiere il “ritorno all’età del cammello”, la mercedes e le

numerose ville che possiede suscitano l’ammirazione dei suoi emuli, i quali, al contrario,

non possiedono niente, ma che vedono nell’abbondante ricchezza del loro capo

carismatico un segno di Dio indiscutibile.

2.4.13 Nascita e struttura del partito.

Come si è appreso, favorito dalla politica del regime, dal 1970 al 1988 il movimento

islamista è penetrato e si è radicato nei luoghi di culto, sotto forma di organizzazioni di

assistenza e carità, e nelle scuole di tutti i livelli, da quella primaria alle università.

In seguito ai moti del 1988 e all’introduzione della Costituzione del 1989, che apriva la

strada al multipartitismo, di cui si è già parlato precedentemente, le differenti personalità

dell’islamismo dovranno scegliere tra due progetti.

Da una parte quello di chi, come gli sceicchi Sahnoun e Nahnah, rifiuta la creazione di un

partito islamico, dall’altra il progetto di coloro che vogliono orientarsi verso l’azione politica,

in vista dell’instaurazione dello Stato islamico387.

Secondo l’analisi di Lavenue388 sarà la fusione di quattro piccoli gruppi, che porterà alla

creazione del partito islamico. Si tratta di Ahl al-Talia (La gente dell’avanguardia), Jamaat

al-Jihad (Il gruppo della guerra santa), Al-Daawa (La propagazione della fede) e,

soprattutto, Jamaat al-Tabligh (il nome riprende quello dell’associazione pietista di

Mohamed Ilyas, fondata in India nel 1927, che tende ad una reislamizzazione dal basso).

In seguito aderiranno anche diversi gruppi estremisti, i quali conserveranno le proprie

strutture specifiche.

387 Sull’argomento si veda A. LAMCHICHI, 1992, pagg. 100 – 108; J.J. LAVENUE, 1993, pagg. 69- 74; A. MERANI, s.d., pagg. 35 e seguenti; W. B. QUANDT, 1999, pag. 68 – 70; S. LABAT, 1995, pagg. 98 – 102; M. AL-AHNAF et Alii, 1991, pagg. 29 –34. 388 J.J. LAVENUE, 1993, pag. 69.

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In una intervista apparsa sul quotidiano Al Masar al Maghribi del 26 marzo 1990, Abassi

Madani definisce come segue il Fronte islamico di salvezza: “È un “fronte” perché (…) è il

fronte del popolo algerino con tutte le sue classi sociali, e sul suo vasto territorio. È aperto

alla varietà delle tendenze e delle idee che realizzano attraverso la ricchezza della

diversità un’unità coerente (…). Esso si chiama “islamico”, perché ha un contenuto, un

metodo, una funzione storica islamica. L’Islam è lo scopo per il quale noi improntiamo un

modello di cambiamento e di riforma (…). Quanto a “salvezza”, essa è rappresentata dalla

funzione apostolica, in quanto salvezza della fede, la quale conduce sulla giusta strada e

impedisce l’errore”389.

Riguardo la nozione di “Fronte”, Nouredidne Boukrouh, fondatore nel 1989 del Partito del

Rinnovamento Algerino (PRA), fa notare che essa ha un significato di ordine culturale. Sul

piano religioso, infatti, la nozione di “partito” ha una connotazione negativa, quindi si

preferisce usare i termini come “movimento” o “associazione”. L’unico caso che fa

eccezione è quando si tratta di opporre Dio alla comunità non musulmana, allora si parla di

“Partito di Dio”, “Hizb Allah”390.

I fautori della costituzione di un partito di massa capace di porsi come movimento di

contestazione, confluiranno, dunque, nei ranghi del Fronte islamico di salvezza (El Djebha

al-Islamiya lil-Inqadh), la cui creazione è annunciata ufficialmente il 18 febbraio 1989,

presso la moschea di Al-Sunna, nel quartiere Bab el-Oued della capitale391.

Tuttavia, le diverse generazioni dei leader che costituiscono il movimento e le differenti

provenienze regionali portano alla formazione di scissioni, che animano spesso violenti

dibattiti, all’interno del partito. Lo scontro maggiore si svolge intorno alla designazione della

leadership, che oppone coloro che vorrebbero una direzione collegiale a quelli favorevoli

ad una guida individuale.

Finalmente, il 9 marzo 1989 alla moschea Ben Badis nel quartiere Kouba, ad Algeri, in

presenza di numerosi fedeli e dei rappresentanti della stampa nazionale ed internazionale,

Abassi Madani dichiara che “il programma politico sarà elaborato da ulama specializzati in

389 M. AL-AHNAF et Alii, 1993, pag. 31. Il testo è riportato anche in A. LAMCHICHI, 1992, pag. 100 –101. 390 N. BOUKROUH, 1997, pag. 144. 391 Secondo la coraggiosa testimonianza di Ahmed Merani, uno dei membri fondatori del Fronte islamico, il FIS nasce in seguito ad un incontro a casa di Abassi Madani, durante il quale Ali Belhadj propone la creazione di un partito, il cui nome suggerito era “Il partito islamista”. Abassi ritiene la denominazione scelta inappropriata e quindi dichiara “dal momento che l’Algeria conosce dei problemi sociali e vive una crisi politica, io penso che

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tutti gli ambiti”392. Successivamente sarà rivelata la struttura del partito e i nomi di coloro

che svolgeranno gli incarichi principali al suo interno.

Il Fronte islamico di salvezza sarà diretto da trentacinque membri che formeranno il Majliss

Echoura El-Watani393, il consiglio consultivo nazionale. La presidenza è affidata ad Abassi

Madani, il quale sarà affiancato dai vice-presidenti Benazouz Zebda e Abdelbaki Sahraoui.

Un Comitato Esecutivo Nazionale (Bureau Exécutif National) verrà incaricato della

direzione centrale, dalla quale dipenderanno tutte le attività del partito. Le responsabilità al

suo interno sono così distribuite: Abassi Madani, presidente; Benazouz Zebda e Abdelbaki

Sahraoui vice-presidenti; Abdellah Hammouche, segretario generale aggiunto; Achour

Rebihi, tesoriere; Mokhtar Brahimi, tesoriere aggiunto; Belhadj, Maariche, Redjem, Merani,

Daoui, Boukhalkha, Guemazi, Aissaoui, Djeddi e Kerrar, membri del comitato394.

Prima di esaminare il programma elaborato dal FIS, conviene soffermarsi sulle due anime

principali che compongono il partito islamico, i cui caratteri sono ben delineati da Severine

Labat395.

La prima corrente, quella dei “teocrati”, raggruppa individui appartenenti agli ambienti più

tradizionalisti e provenienti dai settori più marginali della società, il che fa di loro i

rappresentanti di un islamismo plebeo. La loro frangia comprende sia alcuni fondatori

storici del partito, sia una nuova generazione di militanti i quali, insieme, “costituiscono

un’avanguardia devota all’edificazione di uno Stato islamico”396, di cui si definiscono i

guardiani. L’impegno politico dell’insieme dei teocrati rinvia alla questione che riguarda il

ruolo riservato all’élite tradizionalista e alle giovani élite arabofone in seno al sistema

bisogna cercare una strada di salvezza”. Fu così, continua Merani, che venne stabilito il nome del partito. A. MERANI, s.d., pag. 38. 392 A. HARICHANE, s.d., pag. 32. Un accurato resoconto sugli avvenimenti che hanno condotto alla formazione del FIS è fornito dal giornalista e scrittore algerino Abdelkader Harichane, specialista dei movimenti islamisti e del nazionalismo in Algeria. Il suo libro ripercorre con precisione l’epopea e il declino del FIS. 393 I membri che componevano il Majliss Echoura erano: Abassi Madani, Ali Belhadj, Ali Djeddi, Abdelkader Boukhemkhem, Kamel Guemazi, Said Guechi, Hachemi Sahnouni, Abdelkader Hachani, Abdelkader Amer, Abderrezak Redjem, Othmane Aissani, Yahia Bouklikha, Abdelhak Dib, Kada Benyoucef, Kamreddine Kharbane, Nouredidne Benkloub, Mohamed Larbi Maariche, Benazouz Zebda, Kamel Boukhadra, Mohamed Kerrar, Said Makhloufi, Nourediene Chigara, Ahmed Merani, Bachir Fkih, Sahli Benkaddour, Miloud Beldjillali, Benamar Laribi, Mokhtar Brahimi, Abdellah Hammouche, Kassem Tadjouri, Achour Rebihi, Abdelmadjid Benneima, Abdelbaki Sahraoui, Hasan Daoui, Mohamed Chenkiti, Othmane Amokrane, Wahid Farid. 394 A. HARICHANE, s.d., pagg. 32 – 33; A. MERANI, s.d., pagg. 40 – 41. 395 S. LABAT, 1995, pagg. 129 e seguenti. 396 S. LABAT, 1995, pag. 129.

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produttivo dell’Algeria indipendente397. Infatti, quando ci si è occupati della politica adottata

dallo Stato, si è esaminato come questa sia stata condotta in maniera ambigua nei riguardi

della religione e rispetto alla politica di arabizzazione.

La biografia dei fondatori storici del partito rivela il percorso di molti islamisti appartenenti

alla generazione nata tra il 1930 e il 1940 e che, di conseguenza, ha contribuito alla

creazione dello Stato-nazione. Alcuni di loro, hanno preso parte attivamente alla lotta

contro i francesi quando erano appena adolescenti, come, ad esempio, Said Guechi, il

quale aveva solo quindici anni quando è stato imprigionato tra il 1960 e il 1962.

Tuttavia, una volta liberata l’Algeria ed ottenuta l’indipendenza, il regime li esclude dalla

gestione dello Stato favorendo le élite occidentalizzate. Così nasce la loro opposizione e la

loro resistenza al regime e la richiesta dell’applicazione stretta della sharia.

Rappresentativo di questa generazione è il già citato Ahmed Merani, il quale nel suo libro

racconta come da bambino abbia scoperto nella moschea “un mondo meraviglioso”, che

l’ha tolto dalla strada e ha fatto nascere in lui “un grande sentimento di serenità”398.

Il modo di conciliare l’azione predicatrice con quella sociale tipico di Merani, evidenzia

l’appartenenza di questo imam alla prima generazione di predicatori dell’ala salafista del

FIS. Nei suoi discorsi si ritrova un linguaggio semplice e chiaro, ancorato alla realtà.

Proprio per questo motivo Merani acquista molta notorietà: le sue parole, infatti, e la sua

presenza costante in mezzo al popolo, possono essere comprese molto meglio dagli

abitanti della Casbah a cui erano dirette, rispetto a quelle auliche e mistiche utilizzate dai

predicatori riconosciuti dal Ministero.

Insieme ad altri teocrati fondatori del partito islamico e membri del Majliss Echoura –

Bachir Fkih, Said Guechi, Mohamed Kerrar e Benazouz Zebda – abbandonerà il FIS, per i

continui contrasti con Abassi Madani.

Per quanto riguarda le nuove generazioni, anch’esse hanno subito l’esclusione e la

marginalizzazione da parte di un sistema che preferiva i tecnocrati. Così hanno trovato il

modo di esprimere la loro rabbia e il loro sentimento anti-statale attraverso l’Islam politico.

Dai loro pulpiti, questa generazione di imam quarantenni, i quali si sentono investiti di una

missione apostolica, usa come armi contro la corruzione dell’ordine prestabilito le proprie

prediche infiammate.

397 S. LABAT, 1995, pag. 145. 398 A. MERANI, s.d., pagg. 15 – 25.

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Questa nuova generazione di predicatori, Al-Hachémi Sahnouni, Qamareddine Kharbane e

Said Makhloufi, insieme ad Ali Belhadj, rappresenta l’ala dura del partito. Le loro biografie

sono rappresentative di una socializzazione avvenuta nelle moschee e attraverso la

frequentazione di gruppi radicali. Questa formazione ideologica e militare li porta ad

esprimere argomentazioni favorevoli anche alla lotta armata. Said Makhloufi, redattore

capo di El Mounquid, organo di stampa ufficiale del FIS, pubblica, e distribuisce

clandestinamente nelle moschee, la Désobeissance civile (Fondements, objectif, moyen et

modes d’action)399. In quest’opera si accusano tutti i rappresentanti dello Stato di obbligare

il popolo ad accettare le “leggi dell’oppressore”, e, quindi, si rendono “colpevoli di

tradimento nei confronti di Dio”. Said Makhloufi esorta il popolo a boicottare il regime e le

sue istituzioni tramite la disobbedienza civile, strumento “a metà strada tra l’azione politica

e l’azione armata”400.

La seconda tendenza è rappresentata, invece, dalle giovani élite che hanno ricevuto

un’istruzione tecnico-scientifica e, per lo più, in lingua francese. Sebbene la loro

formazione sia profana, il loro indottrinamento religioso avviene nelle moschee delle

università, che essi frequentano assiduamente. Proprio nei campus universitari, dove si

scontrano sia contro il controllo severo del regime, sia contro gli studenti berberisti e

comunisti, inizia la loro carriera di militanti islamici. La tendenza che incarna questa

generazione, che Severine Labat chiama “tecnocrate”, è indicata generalmente come al-

Jazara, ovvero algerinisti. La jazara, di cui era membro anche Abassi Madani, è costituta

da intellettuali islamisti, rappresentanti di una élite soprattutto di formazione tecnocratica,

che rivendicano un metodo specificatamente algerino per la formazione di uno Stato

islamico. Originata dall’associazione Al-Qyam, i suoi scopi si inseriscono nella

continuazione dell’opera di Ben Badis e dell’Associazione degli Ulama algerini401.

Le differenze che dividono i tecnocrati dai teocrati, dunque, sono sia di ordine ideologico

che sociale e culturale. Infatti, la formazione scientifica e bilingue e la provenienza dai ceti

medi dei tecnocrati, nonché il loro temperamento elitario, li oppongono ai teocrati i quali,

come si è visto, provengono dagli ambienti più poveri e la cui istruzione è avvenuta in

maniera autodidatta.

399 “La disobbedienza civile (Fondamenti, obiettivi, mezzi e modi d’azione). 400 S. LABAT, 1995, 143 – 144; K. Hamid (a cura di), Concorde Buteflika – Madani, Alger, Le Matin, 2000, pagg. 39 – 40; L. Boukra, Algérie la terreur sacrée, Lausanne, Favre, 2002, pag. 214. 401 J.J. LAVENUE, 1993, pag. 166; A. HARICHANE, s.d., pagg. 115 – 122.

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“Le due correnti principali all’interno del FIS si differenziano tuttavia per il fatto che al-

Jazara offre una lettura molto meno rigida dell’Islam rispetto alla scuola salafi, che è

attaccata allo spirito e alla lettera del Corano”402.

Le frontiere ideologiche tra le correnti di pensiero che animano il FIS, comunque, non

hanno confini chiari ed insormontabili.

Sebbene il FIS debba considerarsi come formato da un crogiolo di fazioni anche molto

diverse tra loro, i differenti gruppi al suo interno, hanno in comune la lotta contro lo Stato-

nazione. Inoltre, sia i teocrati che i tecnocrati si preoccupano di conciliare azione sociale e

azione politica. Entrambi, infine, vogliono fare della “mobilitazione popolare le braccia

armate delle loro rivendicazioni”403.

Il partito islamico è un Fronte in quanto coniuga al suo interno un modo di organizzazione

tradizionalista, plebeo, arabofono, con uno moderno, borghese, bilingue.

L’eterogeneità dei suoi leader, sia dal punto di vista sociale che geografico, riflette quella

dei suoi sostenitori. L’Algeria islamista è quella delle regioni industrializzate con un forte

tasso di istruzione e di disoccupazione, ed è anche quella delle zone rurali semi-

analfabete.

Il FIS offre ai suoi simpatizzanti un nuovo modo di identificazione ed inventa per loro un

linguaggio e una cultura che permette agli emarginati di accedere ad una immagine

rivalorizzata di loro stessi.

2.4.14 Poliedricità ed eterogeneità nel contesto sociale algerino.

Dotato delle strutture e dell’organizzazione di un partito politico, ma costantemente

presente in mezzo al popolo, agli occhi di molti algerini il FIS è apparso come l’unica

organizzazione capace di dar voce alle loro proteste e di difenderli dalle ingiustizie.

Molti di coloro che voteranno per il FIS alle elezioni del 1990, esprimono un Islam di

contestazione, il quale rappresenta il disagio di una popolazione che sta cambiando

velocemente e che si trova in piena fase di acculturazione. Le trasformazioni sono

dolorose, le mutazioni che riguardano le strutture sociali e l’evoluzione delle condizioni di

vita hanno il carattere di vere e proprie rotture con il passato, con la tradizione, con il

conosciuto.

402 A. ROUADJIA, in L. GUAZZONE a cura di, 1995, pag. 111.

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Basta confrontare le statistiche del 1960 con quelle del 1990, per apprezzare tutta

l’ampiezza dei cambiamenti sociali che si sono prodotti nell’Algeria indipendente. Alla

rapida evoluzione della società, divenuta più stratificata e orientata verso un’etica più

egalitaria, secondo i criteri della modernità non è corrisposto un cambiamento dei suoi

valori normativi404.

Confrontando alcuni dati statistici si dirà in breve che l’Algeria di oggi, rispetto

all’indipendenza, possiede una popolazione più giovane, più urbanizzata e in migliore

salute. Le prospettive di vita sono passate dai quarantasette anni nel 1962, ai

sessantasette anni nel 1990. Nel 1970 la popolazione adulta istruita non era che il 25%,

all’inizio degli anni novanta si è elevata al 70%. In questo stesso periodo la mortalità

infantile è passata da 168 decessi su mille bambini, a 55.

Queste cifre forniscono un’idea generale degli importanti cambiamenti che in soli trent’anni

hanno riguardato l’Algeria. Tuttavia, proprio la rapidità con la quale sono avvenuti, le scelte

arbitrarie del sistema politico, la penetrazione caotica dei modelli occidentali, tutto ciò non

ha permesso all’individuo e alla società di maturare.

Abbandonata a se stessa, nelle grandi città come nei piccoli centri dimenticati, nelle

università come nelle fabbriche, o nelle case sovraffollate, o per le strade, quali parole

sono pronunciate per confortare questa popolazione? Quali mani lavorano per portare, a

chi ne ha bisogno, un sostegno economico, dei vestiti o del cibo? Chi si prenderà cura dei

bambini, togliendoli dalle strade? La risposta sembra indicare gli uomini del movimento

islamico.

A seconda della propria provenienza sociale, del proprio percorso culturale, delle proprie

esperienze di vita e dei propri stessi sentimenti il giudizio espresso da un algerino, sugli

islamisti e sulla loro opera, cambia. Le vesti e la barba di un imam possono rappresentare

sia i simboli inquietanti di una terribile minaccia, che quelli rassicuranti della carità e

dell’integrità.

La maggior parte della letteratura consultata e prodotta dai giornalisti e dagli intellettuali

algerini, come delle conversazioni intrattenute con essi, condanna l’islamismo la cui

ideologia politica si è accompagnata all’azione armata, fino a confondersi in essa405.

L’Islam politico è colpevole dei massacri contro cittadini inermi, condotti nel nome di Dio “il

Misericordioso e il Clemente”, allo scopo di “reislamizzare” la società e di creare, tramite il

403 S. LABAT, 1995, pag. 177. 404 W. B. QUANDT, 1998, pagg. 150 –151.

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lavaggio del cervello a cui vengono sottoposti i suoi militanti, un nuovo homo islamicus

fondamentalensis406.

L’unica voce fuori dal coro è quella del già citato Aissa Khelladi. Ho avuto il piacere di

conoscere questo intellettuale dall’aspetto riservato, una sera ad Algeri, durante una delle

riunioni in cui si discuteva di democrazia, dei cambiamenti sociali e culturali, di identità e di

storia algerina. Finalmente avevo di fronte a me un intellettuale arabofono, e non si trattava

di un barbuto fanatico in tenuta islamica, ma di un uomo timido e dai modi gentili. Aissa

Khelladi mi ha fatto guardare la realtà algerina con i suoi occhi; ho compreso i disagi di

coloro che hanno ricevuto un’istruzione in lingua araba - veicolo di valori e di identità - per

poi accorgersi che il sistema li escludeva, favorendo proprio chi possedeva un’educazione

in una lingua straniera, il francese.

Infatti, nel suo libro “Les islamistes algeriens face au pouvoir”, messo al bando in Algeria

dal potere istituzionale e introvabile in Italia, si può leggere: “organizzati essenzialmente

nel seno del Fronte Islamico di Salute, gli islamisti sono lontani dal corrispondere, nel loro

insieme, all’immagine che privilegiano generalmente i media stranieri e una gran parte

della stampa algerina: violenza ed intolleranza”407.

Secondo questo giornalista, spesso si dimentica di tenere in considerazione altri valori che

caratterizzano il movimento islamista, come, per esempio, quelli della generosità della

moralità e della pietà. Inoltre, l’ideologia islamica è stata l’unica capace di mobilitare una

generazione di giovani esclusi, intorno ad un progetto, un ordine morale, una giustizia.

Gli hittistes, i ragazzi che “sostengono il muro”408 costituiscono il potenziale militante del

movimento islamico, e cioè quella gioventù inattiva con i suoi bisogni morali e sociali

insoddisfatti, minacciati non solo dalla delinquenza, ma anche dalla mancanza di speranze

e dei più normali sogni giovanili. Incapaci di realizzare i loro desideri e le loro aspirazioni,

quasi fossero già condannati ad una vita di niente e di miseria. Contrariamente a quanto si

possa pensare, non si tratta solo di giovani appartenenti agli strati sociali marginalizzati e

toccati più degli altri dalla povertà. Spesso sono giovani con un certo livello di istruzione,

diplomati o laureati, i quali hanno eseguito i loro studi in arabo classico e che si vedono

negata la possibilità d’accesso alla professione per la quale hanno studiato. La religione

offre loro delle lenti tramite le quali, guardando il mondo, tutto ha un senso e la giustizia

405 H. KECHAD, in AA.VV., 2000, pagg. 308 - 331. 406 M. BENNOUNE, in AA.VV., 2000, pagg. 224 – 255. 407 A. KHELLADI, 1992, pag. 99. 408 A. KHELLADI, 1992, pag. 102; L. MARTINEZ, 1998, pag. 78 e 131.

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sociale è possibile. Presto si rendono conto che la moschea non è tanto lontana dal “muro”

e che essa sola costituisce un punto di ritrovo, un valore rifugio e uno spazio di

contestazione.

L’islamismo dunque raccoglie i sentimenti di inquietudine e di ingiustizia e si sforza di

riattivare le vecchie ideologie di solidarietà e di comunità. Queste ultime sono presentate

come una soluzione all’anomia sociale e all’individualismo moderno e come una risposta

alla domanda di integrazione e al desiderio di spiritualizzazione in un mondo, quello

urbano, dove conta solo l’accumulazione di ricchezze e la ricerca di beni materiali409.

Le città algerine, infatti, sono state il luogo dove si è espressa un’urbanizzazione convulsa,

una modernizzazione caotica, la penetrazione di modelli occidentali di vita e di

consumazione.

Secondo il sociologo algerino M’hammed Boukhobza410, all’inizio degli anni sessanta la

percentuale della popolazione urbana si aggirava intorno al 20%, ma già verso la fine degli

anni ottanta era del 50%.

Contrariamente a quanto si può credere, ad un tale sconvolgimento del paesaggio umano,

ad una tale invasione dello spazio urbano non è seguito uno spopolamento delle

campagne, né ha comportato una diminuzione della pressione demografica sulle terre

agricole. Affianco a questa invasione dello spazio, che è stata condotta da quelle classi

sociali rurali, allo stesso tempo impoverite e attratte dai livelli di vita delle città, la società

algerina ha conosciuto una metamorfosi profonda411, la quale ha dato luogo ad una

destabilizzazione profonda delle norme e dei valori tradizionali.

Si assiste così alla creazione di bidonvilles nelle periferie delle grandi città algerine dove si

cristallizzano i sentimenti di frustrazione, di protesta sociale e di rivendicazioni culturali,

mentre il tasso di crescita demografica resta uno dei più elevati al mondo (3% annuo). I

discorsi nazionalisti e terzomondisti dello Stato e le sue promesse, che facevano presagire

la realizzazione del sogno americano in terra algerina, non bastano per contenere

l’irresistibile crescita del malessere sociale. La gioventù, come più volte si è affermato,

409 Sull’argomento si esprime in maniera molto chiara Lamchichi in diverse sue opere. Si vedano in particolare: A. LAMCHICHI, 1994, pag. 121 e seguenti; A. LAMCHICHI, 1992, pag. 109 e seguenti. 410 M BOUKHOBZA, 1991, pagg. 147 – 152. S. LABAT, 1995, pag. 178 – 197. 411 Boukhobza riporta nel suo libro alcune cifre indicative del cambiamento che ha interessato la società algerina. La percentuale della popolazione agricola sul totale corrispondeva nel 1966 al 53,1%, mentre nel 1987 al 26,2%. Per quanto riguarda invece le professioni liberali si è passati dal 1,3% del 1966 al 4,9 nel 1987. La percentuale del

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rappresenta la categoria sociale più importante per comprendere la crisi sociale e l’imporsi

dell’ideologia islamica, sia come valore rifugio che come strumento di contestazione.

Su ventisei milioni di abitanti, il 60 % ha meno di 20 anni e più del 70% ne ha meno di

trenta. Su questa massa di giovani si concentrano la maggior parte dei problemi sociali del

momento, non ultimo – come già si è accennato - quello della disoccupazione. Su un

numero totale ufficiale di 854.000 disoccupati, 507.000, circa i due terzi, appartiene ad una

classe di età compresa tra i 15 e i 24 anni412.

L’esasperazione di questa gioventù è accresciuta inoltre dal fallimento del sistema

educativo e dalla mancanza di alloggi.

Le varie associazioni che compongono la nebulosa islamista diventano per molti cittadini

strutture protettrici, comunità di accoglienza, di resurrezione spirituale e di solidarietà

sociale, baluardi contro l’immoralità dilagante e la corruzione dei costumi e della vita

politica.

I militanti della “causa islamica” si sostituiscono ai vuoti lasciati dai servizi pubblici,

dimostrando costantemente la loro presenza e dando prova di generosità. Come, ad

esempio, nel caso del terremoto che ha colpito la regione di Tipaza il 29 ottobre 1989: in

quella occasione fu organizzata dalle moschee una colletta di fondi, di derrate alimentari, di

coperte, di vestiti e vennero mobilitati più di seicento volontari413.

L’islamismo risponde al desiderio di ordine e di sicurezza espresso dagli abitanti dei

quartieri sovraffollati e cerca di reinventare i valori della cordialità, della solidarietà e

dell’uguaglianza tra “fratelli”414. Questo sistema di valori che tenta di riprodurre, da una

parte rappresenta il fondamento principale della comunità musulmana415, dall’altra

testimonia la sopravvivenza di un patrimonio culturale tipico dell’ambiente rurale e

comunitario.

numero dei dirigenti si è moltiplicata per sette e quella degli impiegati è passata dal 16,5 al 22,8. M. BOUKHOBZA, 1991, pagg. 147 –152. 412 Queste cifre sono ricavate da A. LAMCHICHI, 1994, pag. 216. 413 In quell’occasione le sole moschee del dipartimento di Algeri raccolsero la somma di un milione ottocentomila dinari. La rete di solidarietà inter moschee mise a disposizione una somma di diecimila dinari per ciascuna delle famiglie delle ventiquattro vittime, mentre fu accordata un’indennità di mille dinari ai volontari che avevano preso parte alle operazioni di soccorso. In S. LABAT, 1995, pag. 207. Si veda anche A. KHELLADI, 1992, pag. 100. 414 L. MARTINEZ, 1998, pag. 70 – 72. 415 Luis Martinez riporta una citazione di L. Gardet, che scrive: “Nell’Islam, il primo fondamento sarà il sentimento molto forte e molto costante di un’uguaglianza di diritti assoluta tra tutti i membri della Comunità musulmana. Tutti i credenti sono uguali di fronte alla Legge, perché fratelli”. L. MARTINEZ, 1998, pag. 70.

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I militanti islamisti, quindi, si devono attenere all’ordine e alla disciplina imposti, i quali

prima di essere un dovere politico, sono un dovere religioso. L’ubbidienza stessa ai leader

spirituali acquista un carattere nobile e sacro, dal momento che – spiega Aissa Khelladi416 -

l’ubbidienza a Dio e all’Islam passa attraverso quella dei suoi “simboli” e trascende quella

dovuta ad uno Stato giudicato ingiusto, empio ed illegale. Del resto, la sostituzione della

fedeltà al sacro piuttosto che all’autorità pubblica e all’ordine politico;

l’idealizzazione della umma come fondamento esclusivo del legame sociale in evidente

contrasto con lo Stato-nazione, sono tutte conseguenze sia di una modernizzazione

abortita o, peggio, recepita in modo distorto, sia della mancata socializzazione urbana delle

nuove classi sociali provenienti dalle zone rurali e quindi dell’assenza di una vera cultura

cittadina417.

Per il proletariato delle bidonvilles, frutto della destrutturazione della società tradizionale e

dello sradicamento dalle comunità rurali, per i giovani diplomati, per gli hittistes, per gli

studenti universitari, per molti commercianti e per quanti sono delusi, frustrati e traditi dallo

Stato, l’islamismo offre un proprio spazio di espressione, una nuova identità, un sistema di

norme e valori. Cioè, si ritorna all’immagine del nuovo “homo islamicus” di cui parlava

Bennoune.

Così il FIS ha inventato per i suoi militanti una divisa, costituita dal kamis (verde o

marrone) per gli uomini e dal velo per le donne, e un’apparenza fisica, il cui segno di

riconoscimento è rappresentato dalla barba, ma anche da profumi speciali provenienti

dall’Arabia Saudita, dal siwak418 e dal khol419 per gli occhi. Questi segni di riconoscimento

esteriori rivestono un’importanza fondamentale per uscire dall’anonimato e dall’isolamento

in cui li relega l’esclusione. Inoltre, il FIS ha inventato un linguaggio, un inno da cantare420:

“La illaha ila Allah, Muhammad rasoul Allah, ‘aliha nahiya wa ‘aliha namut, fi sabiliha

nudjahid wa ‘aliha nalqa Allah”., (Non c’è altra divinità che Dio, Maometto è il suo profeta, è

per questo che noi viviamo (è sottinteso lo Stato islamico), è per questo che noi moriamo,

è per questo che noi combattiamo ed è per questo che noi incontreremo Dio) ed un

416 A. KHELLADI, 1992, pag. 101. 417 A. LAMCHICHI, 1994, pag. 239; S. LABAT, 1995, pag. 208. 418 Corteccia di noce utilizzata dagli islamisti per sbiancarsi i denti, come al tempo del Profeta Maometto. 419 Polvere usata per scurire le palpebre. 420 In S. LABAT, 1995, pag. 196.

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discorso: “il FIS è il popolo”, “l’Islam è la soluzione”, che costituiscono l’armatura di una

nuova identità421.

Prima di concludere, c’è un altro volto di militante islamico da analizzare. Quello peggiore,

il più atroce e spietato, ma esistente e presente tra le tante facce normali di ragazzi, di

contadini, di poveri, di commercianti…, che costituiscono – come si è visto – il movimento

islamico. Si tratta dei militanti armati che si richiamano al FIS, coloro che conducono il

“grande combattimento contro il taghout422”, quelli che per Abderrazak Makri, presidente

parlamentare del Movimento della società della pace, non sono nemmeno praticanti, ma

“drogati” e “delinquenti”423 comuni.

Inquadrati in maggior parte nel GIA, il Gruppo islamico armato fondato nel 1991,

rappresentano i settori più marginalizzati della realtà sociale e i meno integrati nel

partito424.

Per questi militanti il mondo si divide in “nemici dell’Islam” e “partigiani del jihad” e la guerra

è condotta contro uno Stato giudicato illegittimo, contro tutti i gruppi sociali che

rappresentano il regime (dal sistema scolastico alla polizia), in breve, contro chiunque non

si schieri dalla loro parte di mondo425.

Contrariamente ad altri gruppi armati formatisi precedentemente in Algeria426, questi nuovi

partigiani della lotta armata sfuggono al controllo dei leader storici, ponendosi in questo

modo al confine tra militantismo e banditismo. La violenza costituisce l’unico mezzo di

integrazione e permette la creazione di una solidarietà collettiva e un senso di

appartenenza che può sostituire quello familiare427.

421 L. MARTINEZ, 1998, pag.70. Molte delle informazioni sull’abbigliamento degli islamisti, e non solo, sono fornite dalla testimonianza della moglie di un emiro del GIA, il Gruppo islamico armato. Questa testimonianza è raccolta dalla giornalista algerina Baya Gacemi nel suo libro, ora disponibile anche in italiano col titolo “Nadia. Paure e speranze di una donna algerina” ed edito da Sperling & Kupfer. 422 Tiranno. 423 A. MAKRI, in AA.VV.,1998, pagg. 424 S. LABAT, 1995, pagg. 262 – 264; L. MARTINEZ, 1998, pagg. 316 – 322; R. GUOLO,1999. 425 Nadia, giovanissima moglie di un emiro del GIA così racconta di suo marito alla giornalista Baya Gacemi. “I primi ad essere soppressi, secondo lui, dovevano essere i militari. Dopo sarà il turno dei giornalisti. Dovremo eliminarli con tutti gli intellettuali, perché i letterati possono usare il loro sapere contro di noi. Poi uccideremo tutti coloro che occupano posti chiave e i loro collaboratori.” B. GACEMI, 1999, pag. 45. 426 È il caso dell’AIS, Armée islamique du salut, braccio armato del FIS fondato nel 1994, o del MIA, Mouvement islamique armé, movimento clandestino fondato da Mustafa Bouyali, operante tra il 1982 e il 1985. 427 “Un giorno Ahmed mi raccontò, esultante, la storia di un suo amico (…). Aveva ucciso il proprio fratello unicamente perché aveva risposto all’appello dell’arruolamento nel servizio

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Per quanto riguarda gli indicatori sociali che descrivono i partigiani della violenza islamica,

sono sinteticamente elencati nello studio condotto da un medico legale algerino428. Per

tredici anni questo dottore, il cui nome non viene riportato, si è occupato di un campione

composto da cinquecento individui, definiti come aggressori, i quali hanno fatto uso della

violenza contro altri cittadini.

Il primo dato significativo è costituito dal fatto che su tutto il campione, escluse tredici

persone, nessuno risultava avere un passato che potesse giustificare un comportamento

violento. Il medico esegue una doppia classificazione degli aggressori: in funzione dei loro

precedenti psichiatrici e/o carcerari e secondo le professioni svolte.

Per quanto riguarda la prima classificazione si apprende con estremo interesse che

escluso uno psicotico e dieci ex-carcerati – colpevoli, comunque, di piccoli reati – gli altri

quattrocento ottantasette intervistati vengono definiti come “persone al di sopra di ogni

sospetto”. Lo studio smentisce la tesi che privilegia la confluenza nei ranghi estremisti, che

adoperano l’uso sistematico della violenza, di quegli individui provenienti da un ambiente

familiare instabile, con un basso livello sociale, culturale e di sussistenza economica. I

risultati dimostrano il contrario: gli “aggressori” provengono da ambienti sociali che godono

una certa stabilità ed un certo benessere economico. Inoltre, il 40% possiede un titolo di

studio universitario e solo un 5% si può considerare appartenente ad una “categoria a

rischio”.

Invece, secondo la classificazione delle professioni si dirà brevemente che ben il 60% degli

aggressori è composto da studenti, personale della sanità e dell’amministrazione.

Il dottore compie un’ultima interessante analisi sull’evoluzione delle lesioni e delle

mutilazioni trovate sui corpi delle vittime. Sebbene questo studio possa sembrare macabro,

grazie ad esso si comprende che ogni massacro è stato condotto come fosse un sacrificio

rituale429. Infatti, i cadaveri mutilati sono utilizzati come mezzi di comunicazione e ogni

ferita veicola un messaggio, così come l’arma usata e la scelta della vittima stessa.

Nel 1991 i crimini sembravano ubbidire ad una certa logica dal momento che le vittime

erano uomini di partito o funzionari dello Stato. Nel 1992 e nel 1993 gli aggressori vogliono

militare. (…) il terrorista aveva sgozzato il fratello davanti alla loro madre. In un villaggio vicino i terroristi avevano ucciso un contadino, denunciato dai propri figli perché non aveva consegnato loro il fucile da caccia”. B. GACEMI, 1999, pag. 79. 428 La ricerca del dottore appartiene alla recentissima raccolta pubblicata dal quotidiano algerino Le Matin. H. KECHAD, a cura di, 2000, pagg. 81 – 85. 429 Coloro che sono riusciti a fuggire raccontano come viene eseguito il rituale dello sgozzamento. Questo non può che ricordare il sacrificio dei montoni.

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che si parli di loro, vogliono impressionare l’opinione pubblica. Le vittime designate,

dunque, sono sia semplici civili, sia intellettuali, soprattutto giornalisti e insegnanti.

Il tipo dei crimini commessi e le origini sociali ed economiche dei guerrieri islamici

seguono, dunque, la riorganizzazione delle attività dei gruppi armati in funzione degli scopi

che propongono gli emiri. Se infatti nel 1992-1993 la logica sottostante gli attentati era

quella della rivincita sociale, per la quale si erano mobilitati soprattutto studenti, dal 1994 lo

scopo riguarda “l’accumulazione di capitali” e gli individui che compongono i gruppi armati

provengono dagli ambienti più marginalizzati e della criminalità430. Gli anni più recenti

hanno dimostrato che la strategia dei gruppi armati si basa sul principio della “guerra

totale” e sulla generalizzazione della nozione di nemico. Quindi gli “emiri” godono della più

totale libertà d’azione, nonché del diritto di vita e di morte di ogni abitante della propria

zona.

“E oggi, non importa chi può morire; un passante, un uomo che dorme nel suo letto, un

ragazzo a scuola, un neonato nella sua culla”431.

2.4.15 Dove fiorisce la contestazione: la moschea.

“Fui attratto da uno spazio magico che si sprigionava dall’adempimento dei doveri religiosi

in gruppo. Questa caratteristica fu rinforzata dall’esistenza di una biblioteca ricca di opere

religiose (…). Ho letto tutto senza distinzioni. Dopodiché mi sono orientato verso

l’apprendimento del Corano e delle Parole del Profeta”432.

La biografia di Ahmed Merani, come già esaminato, è rappresentativa del percorso

compiuto da molti militanti islamici, all’interno del quale ha svolto un ruolo fondamentale la

moschea.

Dal 1962 la moschea ha rappresentato il luogo privilegiato di diffusione dell’Islam, quindi si

comprende come il suo controllo sia fondamentale al fine della conquista del potere e della

diffusione delle ideologie: quella del regime, incarnato nel Ministero degli Affari Religiosi, e

quella dell’islamismo di contestazione.

430 L. MARTINEZ, 1998, pag. 160 –161. 431 H. KECHAD, a cura di, 2000, pag. 85. 432 A. MERANI, s. d., pag. 19.

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Proprio il ruolo di primo piano che occupa la moschea nella vita di ogni musulmano e le

sue molteplici funzioni, religiose, sociali, politiche e pedagogiche, vedono svolgersi nel

corso degli anni una lotta tra l’Islam ufficiale e l’Islam di contestazione, il cui risultato

visibile è l’incredibile numero di minareti che si innalzano sul suolo algerino.

Le duemila moschee presenti all’Indipendenza sono diventate, trent’anni dopo, 11.221, ciò

costituisce un record nei paesi musulmani. Lo Stato ha costruito da solo seimila moschee,

cioè, circa duecento moschee all’anno.

Nel 1971 lo Stato emette un’ordinanza al fine di regolamentare le attività delle associazioni

sportive, culturali e religiose. Quindi, anche per l’edificazione di una moschea da parte di

un privato, occorreva attendere il consenso dei ministeri prestabiliti. Non fu così per

numerosi luoghi di culto, le cui fondamenta vennero gettate prima di ottenere

l’approvazione dello Stato. Una volta edificati, anche grazie all’aiuto di donazioni e aiuti

materiali da parte dei cittadini, e frequentati dai credenti, questi luoghi di culto diventavano

“sacri”. Si comprende come per le autorità fosse difficile procede successivamente alla

demolizione433. Questo tipo di moschee, costruite su uno spazio improprio e che ancora

non ha ottenuto il riconoscimento delle autorità, vengono chiamate “moschee del popolo” o

“anarchiche”.

In Algeria si possono distinguere altri tre tipi di moschee, che differiscono tra loro a

seconda delle funzioni che assumono e che sono imposte dai promotori spirituali e

finanziari434.

Le moschee chiamate “libere” (Hurra), sono costruite dagli integralisti. Esse costituiscono il

luogo privilegiato dove far risuonare l’appello alla guerra Santa contro gli infedeli e, allo

stesso tempo, rappresentano la cassa di risonanza del malessere degli esclusi dal sistema

sociale. I frequentatori di queste moschee sono, infatti, soprattutto quei giovani senza

prospettive di cui si è parlato.

Il successo delle “moschee libere” nei grandi centri urbani si spiega per l’assenza di

sbocchi professionali, di luoghi di ritrovo e di strutture di divertimento.

433 Come nel caso riportato da Rouadjia della moschea di Loqman. Le autorità avevano ricevuto l’ordine di evacuarla perché costruita su suolo pubblico, ma la resistenza dei fedeli, che si espresse nella minaccia di “gettare anatemi sugli autori eventuali di quest’atto”, fino alla stesura di una petizione, riuscì a salvare la moschea. A. ROUADJIA, 1990, pagg. 16 –17. 434 Queste informazioni sono tratte dal libro di A. ROUADJIA, Les freres et la mosquée, 1990.

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La seconda categoria riguarda le “moschee private”, tipiche delle grandi città e fatte

costruire da notabili locali molto influenti, o da ricchi commercianti. Gli scopi e le funzioni

svolte da questo tipo di moschee dipendono dal proprietario, il quale, il più delle volte, non

cerca altro che accrescere il proprio prestigio sociale.

L’ultima tipologia comprende quelle moschee che sono chiamate “moschee di Stato”,

antiche costruzioni dell’epoca turca, o costruite durante il colonialismo. La denominazione

di questi luoghi di culto dipende dal fatto che sono state edificate dal governo e, per questo

motivo, sono poste sotto la tutela del Ministero degli Affari religiosi, che provvede al loro

finanziamento, alla loro gestione e alla retribuzione del personale responsabile.

Le moschee di ogni tipo, comunque, che siano anarchiche, statali, fondamentaliste o

libere, terminate o semi costruite, situate all’aperto o negli scantinati, non saranno mai

vuote.

All’indomani dell’Indipendenza diventano il luogo dove si comincia ad organizzare l’azione

politica e sociale degli islamisti. Come si è visto, infatti, i membri dell’associazione Al-

Qyam, tra i quali gli sceicchi Sahnoun e Madani, si riunivano con gli altri imam nelle

moschee del dipartimento di Algeri, dove cominciò il loro attivismo politico435.

Quindi, sin dai primi anni sessanta, l’Algeria si ricopre di moschee, che, al contrario di

quanto avviene in Egitto, non occupano lo spazio tradizionale all’interno della città

musulmana, quello della piazza centrale, intorno alla quale crescono e si sviluppano le

attività lavorative ed economiche. In Algeria ogni quartiere possiede più di una moschea:

nel solo quartiere Kouba della capitale, ad esempio, se ne possono contare dodici.

La sfera d’azione delle moschee nei quartieri delle grandi città, che hanno vissuto il

processo di urbanizzazione caotica di cui si è parlato, si va progressivamente allargando a

tutti gli aspetti della vita sociale. Così, essa si occupa dei matrimoni, tramite l’istituzione del

servizio di “piccoli annunci matrimoniali”, delle circoncisioni e della sepoltura dei morti.

I luoghi di culto riempiono i vuoti lasciati dallo Stato prendendosi cura dei bambini di strada

e dei giovani emarginati e intervenendo quando ce n’è bisogno, come nel caso del

terremoto del 1989.

Contemporaneamente, le moschee diventano luoghi di contestazione politica: dai pulpiti si

denuncia e si invita alla disobbedienza, si mobilitano le masse in nome del jihad.

È proprio questa prerogativa di “risveglio delle coscienze” che caratterizza i luoghi di culto,

che spinge il governo Hamrouche, nel 1991, ad elaborare una serie di misure che ne

435 A. KHELLADI, 1992.

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regolino la costruzione e l’uso contenute nel decreto esecutivo n°91-81 del 26 marzo.

Inoltre, vengono fissati i termini della missione della moschea, i quali devono essere

esclusivamente spirituali, sociali, culturali e di orientamento dei costumi436.

Nel primo articolo del decreto si può leggere: “La moschea è la casa di Allah. Essa è luogo

di riunione dei credenti musulmani che fanno le loro preghiere, leggono il Corano e

ascoltano le preghiere che sono loro utili per tutto ciò che tocca la religione e la loro vita

presente.

La moschea non dipende né da un individuo, né da un gruppo, né da una associazione.

La moschea dipende dallo Stato che è responsabile del suo rispetto e della sua

indipendenza per il compimento delle sue missioni spirituali, sociali, di insegnamento e di

educazione”437.

Riguardo la missione spirituale, essa deve vertere sulla celebrazione della preghiera, sulla

lettura del Corano e sull’invocazione e la glorificazione di Allah438.

La missione educativa deve aver cura dell’insegnamento del Corano e dei fondamenti della

religione439.

Infine, per quanto attiene la missione culturale, essa prevede l’organizzazione di

conferenze, seminari e concorsi, l’esposizione di libri, la celebrazione di feste, tutte attività

concernenti la cultura islamica440.

Inoltre, l’articolo dodici del decreto stabilisce che il Ministero degli Affari religiosi è

predisposto alla nomina degli imam.

Quest’ultima disposizione prevede colpire quegli imam che rompono con la figura

tradizionale dei responsabili del culto.

Il nuovo tipo di imam è un itinerante che predica spesso in diverse moschee. Non è

necessariamente un teologo, il più delle volte si tratta di un insegnante o di un ingegnere,

figli, allo stesso tempo, della modernizzazione da una parte e del fallimento scolastico e

della politica di arabizzazione dall’altra. Giovani, spesso in possesso di una laurea, o,

comunque, ottimi conoscitori del sapere religioso questi nuovi missionari si impongono sia

come guide spirituali che come leader politici.

Non sembra errato affermare che il profilo delineato dei nuovi predicatori corrisponde a

quello delle nuove generazioni di teocrati e tecnocrati che animano le correnti del FIS.

436 A. LAMCHICHI, 1992, pagg. 110 – 113. 437 M. AL-AHNAF, B. BOTIVEAU, F. FRÈGOSI, 1991, pagg.107 – 111. 438 Decreto esecutivo 91-81, capitolo III, articolo 18. 439 Decreto esecutivo 91-81, capitolo III, articolo 19.

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È interessante notare come, queste nuove figure di imam, si sappiano destreggiare tra due

modus operandi differenti. Da una parte essi si distinguono per “l’adozione di nuovi rituali,

fino ad ora sconosciuti, all’interno delle pratiche culturali tradizionali”441. Dall’altra parte, i

giovani imam agiscono tramite la ritualizzazione degli elementi appartenenti ad un

patrimonio culturale sociologicamente radicato nel tempo: quello delle pratiche magico-

religiose442. In questo modo, si riappropriano di un sapere che viene acquisito

empiricamente, e di un patrimonio che sopravvive tra le masse semi-urbanizzate

provenienti dalle zone rurali. Le pratiche culturali appartenenti al mondo rurale si

rigenerano in ambiente urbano e, dunque, la loro conoscenza è indispensabile per gli

imam-esorcisti.

2.4.16 Il programma del FIS. La “soluzione islamica”.

Il partito islamico algerino non possiede un vero e proprio programma, ma si tratta piuttosto

di un appello per l’edificazione di uno Stato islamico e di una società retta dalle norme della

sharia443.

L’appello è anche una denuncia contro il FLN ed una critica severa della decadenza delle

società contemporanee, schiave dei loro istinti. Quindi, la soluzione proposta per tutti i

problemi, di ordine ideologico, politico, economico, sociale e culturale, è indicata in quella

che Abassi Madani definisce “al-Hall al-Islami al-Shamil”, cioè soluzione islamica totale444:

la fede in Dio permetterà la fede in questa soluzione e nei suoi promotori.

L’unica elaborazione ideologica e dottrinale che rassomiglia ad un programma, è stata

pubblicata per la prima volta nel gennaio 1990 ed elaborata dal Majliss Echoura, in un

testo lungo quarantanove pagine redatto da Abassi Madani, Ali Belhadj, Said Guechi,

Kamel Guennaz e Kerrar445.

440 Decreto esecutivo 91-81, capitolo III, articolo 20. 441 A. MOUSSAOUI, in AA.VV., 1998, pag. 269. 442 S. LABAT, 1995, pagg. 207 – 209. 443 A. KHELLADI, 1992, pag. 106 – 108. 444 M. AL-AHNAF, e Alii, pagg. 77 –80. A. LAMCHICHI, 1992, pagg. 126 – 130. 445 A. ROUADJIA, in L. GUAZZONE a cura di, 1995, pag. 116.

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Dai punti contenuti nel programma, che in materia economica sono formulati in maniera

prudente446, si comprende come l’urgenza immediata riguardi la moralizzazione e la

socializzazione ai valori islamici del popolo algerino.

Per perseguire questi obiettivi la loro prospettiva politica riguardo la democrazia assume,

come già sottolineato, un doppio linguaggio. Quello più moderato di Abassi Madani che

non esclude la partecipazione pluralista alla vita politica dello Stato, e quello di Ali Belhadj,

che denuncia, con violenza e determinazione, il sistema politico democratico importato

dall’occidente. Le due tendenze, contrariamente a quanto si possa credere, sono ben

lontane dall’essere in disaccordo tra loro. Infatti, per Abassi Madani, la partecipazione

democratica non costituisce che una prima fase per conquistare la maggioranza della

popolazione e raggiungere il potere. A quel punto, sarà imposto un sistema politico

conforme alla sharia e rispettoso della sovranità di Dio (Hakimiyyat Allah). Quindi, l’Islam

degli islamisti algerini non è compatibile con i concetti di democrazia e Stato di diritto

moderni447, ed Ali Belhadj lo esprime chiaramente in un articolo apparso su El

Mounquid448. Con la violenza che contraddistingue i suoi discorsi, Belhadj definisce il

concetto di democrazia estraneo alla lingua e alla cultura araba, introdotto nei paesi

musulmani dagli infedeli occidentali per introdurre false credenze e comportamenti

licenziosi contrari allo spirito dell’Islam.

Nella “Piattaforma di rivendicazioni politiche”449 poste al Presidente della Repubblica si

ritrova il doppio linguaggio che caratterizza il FIS: nei quindici punti che la compongono ci

sono sia raccomandazioni che rimandano ai principi teocratici, sia rimostranze più conformi

ad un partito politico moderno450.

In campo politico, dunque, l’orientamento del FIS si può riassumere in alcuni punti

principali:

- Legiferare in conformità alla sharia.

- Riformare tutte le istanze del potere esecutivo: la presidenza, il governo, l’Assemblea

Nazionale,…, in modo che funzionino in conformità al carattere della sharia. Il Presidente

446 A. KHELLADI, 1992, pag. 107. 447 A. LAMCHICHI, 1992, pag. 133 e seguenti. 448 A. BELAHDJ, El Mounquid, n°23, interamente citato in M. AL-AHNAF, B. BOTIVEAU, F. FREGORSI, pagg. 87 – 100. Alcuni stralci dell’articolo sono reperibili in A. LAMCHICHI, 1992, pag. 133 – 135. 449 Pubblicata in A. ALHNAF, e Alii, 1991, pagg. 49 – 51. 450 A. LAMCHICHI, 1992, pag. 142.

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in particolare, in quanto a capo di una nazione musulmana, deve impegnarsi ad applicare

la sharia.

- Indipendenza dell’apparato giudiziario e suo rafforzamento tramite l’istituzione della

hisba, ovvero l’istituzione incaricata di vegliare sul rispetto della regola coranica che

prescrive il bene e condanna il male.

- Legiferare in conformità all’adozione di politiche imperniate sulla volontà collettiva della

umma, basandosi sulla solidarietà che lega il popolo musulmano.

Per quanto riguarda la politica sociale, tutte le questioni sono esaminate in dettaglio

all’interno dello stretto rispetto dalla sharia. Nella futura Repubblica islamica un ruolo

centrale è riservato alla donna e all’insegnamento, elementi fondamentali nel processo di

socializzazione e di trasmissione di valori nella formazione dell’uomo musulmano451. Per

questo assume un’importanza cruciale l’ordine morale, che regna nella società islamica

perfetta a cui aspirano gli islamisti.

I punti centrali della politica sociale, dunque, sono strettamente legati alla morale e

prevedono:

- prendersi cura della donna che alleva i propri figli; rinforzare la sua fede, elevare il suo

livello di coscienza politica, culturale e civile;

- impegnarsi contro il degrado dei costumi;

- impedire la promiscuità nelle scuole e nei luoghi di lavoro;

- combattere la depravazione e i libertini considerati, dalla religione come dalla scienza, il

gruppo a più alto rischio di trasmissione delle malattie veneree, tra le quali l’AIDS.

Rivedere i programmi radiofonici e televisivi, l’organizzazione delle biblioteche, dei centri

culturali, dei teatri, dei complessi sportivi, dei cinema…I mezzi di informazione devono

essere controllati e approvati solo i programmi che corrispondono alla società islamica. I

media devono trasmettere la parola di Dio.

La riforma sociale, nelle strade, nei mercati, nelle fabbriche, nell’amministrazione, nelle

moschee, sarà globale solo all’interno dell’hisba: così saranno rispettati i buoni costumi e la

nazione evolverà verso gli obiettivi della sharia islamica.

La maggior parte del progetto è basato sulla politica dell’insegnamento e della cultura452.

In questa prospettiva si inseriscono alcune azioni, condotte dai militanti islamici, i quali

intendono correggere le abitudini permissive dei cittadini, come la chiusura di cinema

451 A. KHELLADI, 1992, pag. 107. 452 Questi punti del programma del FIS sono tratti da J.J. LAVENUE, 1993, pag. 70.

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colpevoli di aver proiettato film giudicati pornografici, o l’interdizione di concerti e di

spettacoli. Alcuni ristoranti dove si serviva del vino e degli alcolici sono stati oggetto di

carneficine453.

La donna rimane comunque il punto centrale della politica moralizzatrice del FIS, così

come la vittima preferita dei militanti islamici. Gli abusi nei confronti delle donne – bisogna

ricordarlo - vanno dagli insulti rivolti per le strade a coloro che sono vestite in maniera non

conforme alla morale islamica, ai rapimenti, soprattutto di adolescenti, dove si pratica lo

stupro collettivo, la tortura, fino all’assassinio454.

Le donne diventano il primo bersaglio delle contestazioni islamiste nelle moschee e nelle

università e le aggressioni a coloro che non sembrano rispettare la morale islamica

diventano numerose e giustificate come atti legittimi contro la depravazione dei costumi455.

Chiunque si opponga al progetto di stato islamico viene considerato un nemico il cui

assassinio è lecito.

L’applicazione della sharia, dunque, è il cuore dell’ideologia e del programma politico del

FIS e, per quanto riguarda la questione femminile, Ali Benhadj afferma in una intervista i

punti principali del progetto islamista.

- “La promiscuità è contraria alla morale islamica. Nelle istituzioni scolastiche ed

universitarie è possibile autorizzare la promiscuità? È contrario alla morale islamica.

Bisogna separare le ragazze dai ragazzi e consacrare degli edifici esclusivamente

femminili o maschili. Ed inoltre, lasciare un uomo e una donna lavorare nello stesso ufficio

è in perfetta contraddizione con la nostra morale;

- “Il luogo naturale d’espressione della donna è il focolare. Se costretta ad uscire, ci

sono delle condizioni: non frequentare uomini e che il suo luogo di lavoro sia situato in un

ambiente esclusivamente femminile;

- “La donna è una produttrice di uomini. Se ci troviamo in una società islamica vera,

la donna non è destinata a lavorare e il Capo di Stato deve retribuirla attraverso il Beit El

Mal. Così, non lascerà il focolare per consacrarsi alla grandiosa missione di educatrice

d’uomini. Se ci sono dei problemi ora nella società non è l’Islam che li ha creati. (…) La

donna è una produttrice d’uomini, ella non produce dei beni materiali, ma questa cosa

453 A. KHELLADI, 1992, pag. 112. 454 Nel libro di Angela Lanza, Il rischio della parola,(edizioni Datanews, 1996), sono riportate alcune storie, toccanti e agghiaccianti allo stesso tempo, di donne rapite dagli islamisti. L’autrice ricorda inoltre che solo tra il 1993 e il 1994 sono state uccise duecentoquindici donne. 455 A. Lamchichi, L’islaisme en Algerie, ed. L’Harmattan, Paris, 1990, pagg. 142-146

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essenziale che è il musulmano. Scientificamente è ammesso che la donna non può

conciliare il suo lavoro con i propri obblighi familiari e i numerosi casi di divorzio sono il

risultato di questo stato di fatto”456.

“In Algeria ogni affermazione di identità da parte della donna è un atto di eroismo”457, e le

donne algerine hanno già cominciato il loro cammino verso la libertà. Probabilmente

perché, come scrive Fatima Mernissi, “non hanno nulla da perdere, se non le paure, le

maschere e tutte le mutilazioni che accompagnano la segregazione e la reclusione”458.

In conclusione, sebbene l’Islam rappresenti il fine ultimo a cui aspirano i rappresentanti del

FIS, e il mezzo tramite cui si vuole socializzare il popolo algerino, le varie espressioni

politiche dimostrano che si è ben lontani dall’immagine di una famiglia unita. Durante

l’esistenza del partito islamico, si è osservata la presenza di strategie multiple e in

contraddizione tra loro, le quali hanno favorito la creazione di una miscela ideologica

pericolosa. L’amalgama tra l’Islam e la politica porterà i militanti islamici a considerare i

nemici del FIS come nemici di Dio, dell’Islam, del popolo.

2.4.17 Hamas (Haraka al-mujtama ‘al-islami) e la “Chourackratiya”.

Mahfoud Nahnah è il leader del movimento che, nel corso degli anni, ha conteso la scena

politica al FIS.

Nato il 23 gennaio 1942 a Blida459, “ancora oggi, continua a ringraziare Dio di avere

ispirato suo padre, il giorno in cui, durante gli anni quaranta, non tenendo conto del

consiglio di un amico che gli raccomandava di iscrivere il figlio alla scuola francese dove

456 Horizons, 23 febbraio 1989, pag. 4 457 K. MESSAOUDI, in AA.VV., 1993, pagg. 185 – 189. L’hidjab non è l’unica imposizione a cui devono sottostare le donne. In alcuni comuni per la registrazione del matrimonio occorre il certificato di verginità. A. KHELLADI, 1992, pag. 114. 458 F. MERNISSI, La peur-modernité. Conflit Islam-démocratie, in A. LAMCHICHI, 1994, pag.163. 459 Secondo la biografia di Mahfoud Nahnah riportata da Ahmed Merani, e a cui ci si attiene, il leader di Hamas è nato nel 1942; Lavenue, invece, riporta come data di nascita il 1936.

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avrebbe imparato “la langue du pain” (letteralmente: “la lingua del pane”), egli preferì la

scuola “El-Irchad” di Blida per la lingua del Corano”460.

Nel 1988 fonda l’associazione Al-Irchad wal Islah, Orientazione e Riforma, che sarà

riconosciuta ufficialmente come partito politico nel 1989 e che prenderà il nome di Hamas

nel 1991.

Nel 1989 Nahnah inizia la pubblicazione della rivista El-Irchad, attraverso la quale auspica

l’instaurazione di uno Stato islamico, ma nel rispetto della realtà algerina e lontano da ogni

fanatismo461.

Sebbene si presenti come rivale del FIS, per alcuni aspetti Hamas si trova in una posizione

di svantaggio. Innanzi tutto per l’atteggiamento conciliante e incline al compromesso nei

confronti del potere che non permette al movimento di rappresentare i sentimenti di

protesta che infiammano gli algerini. In secondo luogo, per l’estrazione sociale dei suoi

aderenti, provenienti dagli ambienti più colti e più agiati, che li esclude dalle simpatie della

massa della popolazione e dei giovani462.

Tuttavia, due questioni fondamentali rendono inconciliabili le posizioni di Hamas con quelle

del FIS. La prima riguarda la concezione della democrazia e la posizione nei confronti dei

diritti dell’uomo e della donna, la seconda invece concerne i mezzi per ottenere il potere.

Nahnah, al contrario del partito di Abassi Madani, si fa portavoce di un Islam moderno e

moderato, fondato sull’ijtihad (sforzo di adattamento) e sul rispetto dei principi della

democrazia e delle libertà individuali. A questo proposito è interessante soffermarsi sulla

posizione di Hamas nei confronti della donna e che si trova in netta opposizione a quella

sostenuta dal FIS. In una intervista apparsa sul quotidiano La Tribune del 16 gennaio

1990, Nahnah dichiara che la donna è “sotto tutti i punti di vista uguale all’uomo, col quale

condivide la stessa natura, gli stessi obblighi e lo stesso destino. (…) Noi vogliamo che la

donna sia considerata uguale all’uomo, poiché il suo ruolo non ha un’importanza minore.

(…) L’Islam è venuto per elevare la donna al più alto livello”463.

Per quanto riguarda i mezzi per la conquista del potere, Nahnah si dichiara contrario

all’uso della violenza, (a cui invece il FIS ricorre), e favorevole ad una opposizione

“positiva” al regime, che egli designa come “chourackratiya”. Questo concetto, di cui è

460 A. KHELLADI, 1992, pag. 136 – 140. 461 J.J. LAVENUE, 1993, pag. 71. 462 A. ROUADJIA, in L. GUAZZONE a cura di, 1995, pagg.112 – 114. 463 M. AL-AHNAF, B. BOTIVEAU, F. FRÈGOSI, 1991, pagg. 115 – 117; A. LAMCHICHI, 1992.

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l’inventore, suggerisce una sorta di compromesso tra l’antica nozione islamica di “choura”

(consiglio, consultazione) e i moderni principi della democrazia464.

Nel 1990 Nahnah propone alle differenti correnti che rappresentano l’islamismo di unirsi in

un’Alleanza nazionale islamica, la quale operi per la concretizzazione dei seguenti punti:

1. realizzare l’alternativa islamica

2. unificare i musulmani

3. difendere i valori della nazione

4. difendere le libertà fondamentali e impegnarsi instancabilmente per il

completamento urgente delle riforme

5. rinforzare il legame storico tra la generazione musulmana e il suo glorioso passato

nel rispetto del jihad

6. far prevalere la moderazione e il dialogo all’interno della umma

7. onorare la donna e aprirle la strada per farla partecipare alla realizzazione del

progetto civilizzatore islamico

8. alleviare le sofferenze delle masse ed incoraggiare le iniziative economiche nel

rispetto del principio dei beni acquisiti lecitamente.

Dopo la messa fuorilegge del FIS, Hamas si legittima come rappresentante del movimento

algerino ed entra a far parte del governo con due ministeri.

Oggi Nahnah è uno dei sostenitori del Presidente per quanto riguarda la politica di

Riconciliazione nazionale.

2.4.18 Al-Nahda (Movimento della rinascita islamica).

La terza organizzazione rappresentativa del movimento islamista in Algeria è Al-Nahda il

cui leader è il predicatore Saad Djaballah Guetaf, detto “Abdallah”. Quando nel 1990 Al-

Nahda ottiene la legalizzazione, il suo presidente dichiara che la sua Associazione esiste

clandestinamente da oltre sedici anni465. Prima di trasformarsi in partito politico, infatti, il

movimento di Djaballah si è affermato nelle moschee dell’Est dell’Algeria come

associazione religiosa, fin dai primi anni settanta.

Nato il 12 maggio 1956 nel dipartimento di Skikda, Aissa Khelladi lo descrive come un

“autentico leader del movimento islamico. Meglio: un rivoluzionario”. Nel 1973 fonda la

464 J.J. LAVENUE, 1993, pag. 72; A. ROUADJIA, 1995, in L. GUAZZONE a cura di, pag. 114. 465 J.J. LAVENUE, 1993, pag. 73.

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prima “moschea libera” d’Algeria a Skikda, quando ancora non aveva vent’anni466. Molto

presto, un gruppo, che Khelladi chiama “Djamaa” (associazione), cominciò ad unirsi intorno

a lui per salmodiare il Corano e pregare. L’esempio fu seguito da altri, che formeranno altre

Djamaate, fino a quando Djaballah le riunirà, un anno più tardi (1974), a Costantina nella

prima vera Djamaa attivista467.

Attraverso le numerose Djamaate che si formarono seguendo l’esempio di Djaballah,

nacque e si sviluppò l’islamismo algerino a cominciare dalle regioni dell’Est.

L’obiettivo di questo giovane imam è quello degli altri islamisti: l’instaurazione della

Repubblica islamica in Algeria, ma, come Hamas e a differenza del FIS, tramite mezzi

legali, nell’ambito di una democrazia pluralista e senza ricorso alla violenza468.

Per comprendere meglio l’opera di Abdallah Djaballah, ci si soffermerà sugli obiettivi di Al-

Nahda, quando ancora, nel 1988, non aveva ottenuto la legalizzazione come partito

politico. Gli scopi dell’Associazione sono:

1. Rinvigorire la missione delle moschee, in quanto centri di orientamento, di

diffusione e di riforma, e la partecipazione alle feste religiose.

2. Impegnarsi nella diffusione del patrimonio arabo e musulmano dopo averlo

depurato da tutte le scorie.

3. Impegnarsi a diffondere la cultura islamica attraverso tutti i mezzi leciti.

4. Contribuire a far conoscere gli obblighi rituali individuali, incoraggiare la

conoscenza degli obblighi collettivi e l’apprendimento del Corano.

5. Combattere l’invasione culturale e l’occidentalizzazione intellettuale.

6. Prendersi cura della famiglia, della donna, dei bambini, per ciò che concerne

l’insegnamento e l’orientamento.

7. Diffondere le regole della morale pubblica e incoraggiare la virtù combattendo le

innovazioni biasimevoli, le tradizioni intruse…

8. Creare dei club culturali, sportivi e artistici perché siano utili all’Associazione.

9. Sviluppare la coscienza dei detenuti e degli adolescenti; lottare contro

l’analfabetismo.

10. Sviluppare i servizi sociali a vantaggio delle classi sfavorite (poveri, orfani, vedove,

minori, anziani, handicappati…)

11. Aiutare gli immigrati a salvaguardare la propria personalità nazionale469.

466 A. KHELLADI, 1992, pag. 141. 467 A. KHELLADI, 1992, pag. 141.

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Fautore del dialogo e della cooperazione tra le diverse forze dell’islamismo, il partito di

Djaballah aderisce all’Alleanza islamica di Nahnah.

Nel 1990 rende noti gli obiettivi del partito tra i quali è previsto l’impegno per l’instaurazione

di “uno Stato islamico libero e giusto”, ma anche “la garanzia dei diritti e delle libertà

pubbliche per tutti i cittadini”470.

“Che Dio guidi le nostre intenzioni e ci metta

sulla giusta strada.”

Djaballah Abdallah, settembre 1990.

468 A. ROUADJIA, 1995, in L. Guazzone a cura di, pag. 115; A. LAMCHICHI, 1992. 469 A. AL-AHNAF, B. BOTIVEAU, F. FREGOSI, 1991, pagg. 52 – 53. 470 Punti 3 e 4 del programma del partito, pubblicato in A. AL-AHNAF, e Alii, 1991, pagg. 57 – 59.

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4. RICONCILIAZIONE NAZIONALE E MASSACRI COLLETTIVI.

4.1 L’Algeria contemporanea da Zeroual a Bouteflika.

L’elezione nel gennaio 1994 di Liamine Zeroual, ministro della Difesa, è opera

dell’Assemblea parlamentare provvisoria, ma avviene sempre sotto la regia dell’Armée.

Con lui l’Algeria sembra avviarsi verso la normalizzazione: promette di favorire il dialogo

nazionale, di combattere il terrorismo e di indire elezioni presidenziali entro 12 mesi.

Il processo di pacificazione del Paese e di democratizzazione della vita pubblica avviato da

Zeroual nel 1994 – nonostante la pressione contraria del terrorismo islamico e il mancato

ricambio della classe politica – ha consentito di compiere i seguenti passi significativi:

- elezioni presidenziali dirette sotto il controllo di osservatori internazionali

(novembre 1995);

- convocazione della “conferenza di intesa nazionale”, con la pressoché totale

partecipazione della classe dirigente e politica del Paese, con lo scopo di

delineare il nuovo quadro costituzionale, legislativo e normativo del Paese

(settembre 1996);

- approvazione della nuova Carta Costituzionale attraverso un referendum

(novembre 1996);

- svolgimento di elezioni politiche (giugno 1997) e amministrative (ottobre

1997);

- definitiva formazione del Senato (25 dicembre 1997).

Tali tappe hanno consentito il graduale completamento del quadro istituzionale e la formale

legittimazione democratica delle Istituzioni del Paese, il consolidamento del pluralismo

politico, il definitivo abbandono del monopartitismo ed il divieto di qualsivoglia ispirazione

religiosa nella denominazione e nell’attività dei partiti politici.

L’approntamento di istituzioni legittime sostiene lo Stato di diritto e la democrazia. Da

questo punto di vista, è interessante notare, come l’Algeria abbia rotto ogni forma di

continuità e di riferimento a tutti i sistemi politici che ha conosciuto dal 1962 in poi.

Velocemente, il Paese ha risolto il problema della transizione politica evitando derive

interne, senza cedere al ricatto del terrorismo, dotandosi di istituzioni legittime di una

democrazia pluralista e, pertanto, di uno Stato di diritto.

Gli avvenimenti successivi al periodo compreso tra il 1988 e il 1992, caratterizzati dal

malcontento popolare, dalla corruzione politica, da una profonda crisi economica, dal

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tentativo di instaurare una repubblica islamica sul modello iraniano, dalla proliferazione di

gruppi islamici armati, dagli omicidi degli intellettuali, hanno anche visto una società civile

intenzionata a respingere sia il terrorismo, sia le sue motivazioni, sia il protettorato miitare

che si era instaurato dal 1992, consentendo il processo di democratizzazione del Paese e

una maggiore responsabilizzazione della classe politica.

L’erede del dimissionario Zeroual, Abdelaziz Bouteflika, fine politico di mestiere, erede

della costruzione dell’Algeria all’indomani dell’indipendenza, titolare del Ministero degli

Affari Esteri per molti anni durante la presidenza Ben Bella e Boumediene, continuò la

politica di pacificazione del predecessore. Ha anche impresso un accentuato dinamismo

alla politica estera del Paese, curandone l’immagine nel contesto internazionale, facendo

uscire l’Algeria dall’isolamento, aggiornandone gli obiettivi e realizzando forti convergenze

con l’attuale amministrazione americana in campo industriale, militare ed economico.

4.1.1 La “democrazia guidata” di Zeroual.

La presidenza di Lamina Zeroual coincide con il picco massimo della violenza terrorista

che ha provocato un numero di vittime di circa 50.000 persone tra il gennaio 1992 e la fine

del 1995. Il Movimento Islamico Armato (MIA) confluì nell’Armata Islamica di Salvezza

(AIS), dotato di una migliore struttura militare, mentre il Gruppo Islamico Armato (GIA)

conservò la struttura di bande armate semi autonome.

La dure repressione attuata per mezzo dell’esercito venne condotta dal Presidente

parallelamente ai tentativi di negoziato con i capi del dissolto FIS, arrivando persino a

contattarli direttamente in carcere. Per rendere più efficace e attendibile la sua azione,

diede prova dell’affidabilità delle sue intenzioni ordinando la scarcerazione di Ali Belhadj e

Abassi Madani, ottenendo da quest’ultimo l’impegno a riconoscere la Costituzione del

1989, ad accettare il principio dell’alternanza democratica e a dissociarsi, parzialmente, da

AIS e GIA che, di conseguenza, risposero con un intensificazione della violenza e

provocando l’interruzione del dialogo.

Nel novembre 1994 e nel gennaio 1995, a Roma, la Comunità di Sant’Egidio tentò un

negoziato a cui presero parte il FIS, il FLN, il FFS, l’MDA di Ben Bella, il Partito dei

Lavoratori (PT), il MNI (Movimento della Nahda Islamica) e l’Al Jazair Musulmano (JMC).

La proposta di un governo provvisorio con la partecipazione sia dei militari che dei

rappresentati di tutti i partiti, con il compito di portare lentamente il Paese alla normalità e di

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preparare nuove elezioni, riscosse l’approvazione degli Stati Uniti e l’appoggio di Madani e

Belhadj, ma anche il netto rifiuto del governo algerino.

L’ulteriore tentativo condotto nel marzo 1995 a Londra ottenne l’importante risultato di un

appello alla pace diffuso anche dall’AIS: quest’ultimo si stava riavvicinando al FIS ed

entrambi cominciavano a prendere le distanze dal GIA.

Da quel momento Liamine Zeroual decise di procedere da solo attuando una serie di

misure in favore della democrazia per tentare di riportare la normalità nel paese. Si

impegnò nei negoziati con l’opposizione laica e con quella islamica moderata, ma

contattando personalmente i leader e spezzando la coesione all’interno del “fronte di

Sant’Egidio” imponendo, in questo modo, la sua strada alla democrazia che passava

attraverso le elezioni e il ripristino dei poteri dell’Assemblea Nazionale, ma in modo tale da

escludere il FIS dalla competizione. Secondo la sua interpretazione il Patto di Sant’Egidio

era basato sulla legittimazione del FIS, il cui riconoscimento veniva proposto come conditio

sine qua non del processo di pace. Il Presidente temeva che, se fosse stato formato un

governo di coalizione per la preparazione di nuove elezioni con monitoraggio

internazionale, il FIS avrebbe potuto riottenere la maggioranza con l’implicito appoggio dei

Paesi occidentali favorevoli al Patto.

Nelle elezioni presidenziali del 1995 il FIS non era presente tra i partiti.

Prevalse Zeroual che vinse con il 61% delle preferenze su Said Sadi del RCD (nazionalista

berbero), Mahfoud Nahnah di Hamas (islamico moderato). “Liamine Zeroual viene eletto al

primo turno, con più del sessanta per cento dei voti in una elezione largamente truccata,

ma che tutto il mondo, e gli altri candidati all’elezione presidenziale, si affrettano a definire

democratica”471. Il giorno delle elezioni, un enorme apparato di sicurezza si attiva

paralizzando il paese per diversi giorni e comincia una potente campagna mediatica e

politica. La strategia è chiara, e i due obiettivi principali sono raggiunti: il primo, evitare che

il giorno del voto ci fossero attentati. Il secondo, relativo alla credibilità delle elezioni grazie

alla complicità della stampa e degli avversari stessi di Zeroual. Era l’inizio della

“democrazia guidata”.

Una volta eletto Zeroual si impegna nel suo progetto di normalizzazione e

democratizzazione. Un anno più tardi fa votare una nuova Costituzione che sottrae potere

al parlamento e che introduce il principio del multipartitismo e della libertà economica. Il

testo venne sottoposto a referendum il 28 novembre 1996 e approvato.

471 A.Cheref, 1998, pagg. 110-111.

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Un’altra azione per la normalizzazione fu la creazione di un “Partito del Presidente”, il

Rassemblement National Démocratique (RND), guidato da Abdelkader Bensalah.

Secondo i sondaggi l’RND attrasse i voti delle donne non lavoratrici (circa il 54%), delle

classi rurali e dei livelli più poveri della popolazione urbana. Si trattava di un elettorato

stanco di una situazione politica ambigua e corrotta, sfinito dall’insicurezza di ogni giorno e

dalla crisi economica, un elettorato che domandava al Governo protezione e stabilità.

“Il 31 ottobre 1997, il Presidente Lamine Zeroual dichiarò, in un programma radiotelevisivo,

che la crisi politica in Algeria era chiusa. Il Capo della Stato algerino faceva questa analisi

nel momento in cui il terrorismo riprendeva con più forza, che la contestazione scendeva in

strada, che l’impoverimento della popolazione si accentuava, e che le nuove istituzioni

accrescevano la rottura tra algerini e Stato”472. Come fa notare lo studioso Abed Charef,

questa affermazione denota una visione riduttrice della crisi da parte del Presidente, il

quale vedeva nella creazione di nuove istituzioni e nell’ammodernamento della costituzione

gli strumenti per lo sradicamento della crisi. “Secondo questa logica, la crisi che si era

manifestata pubblicamente con i moti dell’ottobre 1988 non necessitava di profonde

riforme, ma di un semplice aggiustamento del sistema, quello del partito unico.” Il potere

politico ha solo squalificato il progetto islamista, senza tuttavia risolvere la crisi. Si è limitato

a gestire la coabitazione di terrorismo con un sistema democratico.

4.1.2 Le svolte di Bouteflika.

L’11 settembre 1998 Liamine Zeroual si dimette, in maniera inaspettata, dopo cinque anni

di leadership improntati al tentativo di democratizzazione delle Istituzioni.

La successiva elezione di Abdelaziz Bouteflika si svolse in condizioni molto controverse il

15 aprile 1999. Dopo una campagna elettorale in sordina ed un pesante silenzio al suo

esordio di mandato, Bouteflika è venuto allo scoperto con una vigorosa e progressiva

intraprendenza sul piano della comunicazione, assolutamente difforme dallo stile dei suoi

predecessori.

La situazione della sicurezza nazionale permaneva difficile, resa tragica dall’indicibile

ferocia dei terroristi, resa insopportabile dalla caduta di alcuni tabù, quali l’assassinio dei

bambini, infilzati473, il rapimento e la violenza sulle donne – spesso appena adolescenti – la

violazione dei cadaveri e dei cimiteri.

472 A. CHAREF, 1998, pag. 209. 473 La Matin, 24.10.1998, 29.03.1998.

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La situazione era drammatica, l’Occidente continuava ad esprimere solidarietà, ma era

poco disposto a fornire aiuti in grado di sostenere le forze armate algerine nella lotta contro

il terrorismo. Si cercavano triangolazioni per mezzo di Paesi terzi, tipo il Sudafrica, o

fornitura di armamenti provenienti dai Paesi dell’ex unione sovietica, ma troppo poco per

contrastare dei gruppi terroristici organizzati militarmente dietro ai quali era sempre

maggiormente visibile l’ombra di Bin Laden, come ripetutamente segnalato dalla stampa

algerina474. Già nel 1998 la stampa algerina, infatti, indicava il saudita come finanziatore

del terrorismo internazionale ed algerino, attraverso la rete di associazioni caritatevoli

saudite, come il mandnate degli attentati contro le Ambasciate americane in Africa, come

l’organizzatore dei campi d’addestramento di terroristi in Somalia, Yemen, Afghanista,

Algeria ed Egitto. Scrivono di finanziamenti in Europa, come quelli di cui sono state trovate

prove nell’appartamento parigino di Rashid Ramda, cittadino algerino coinvolto negli

attentati alla capitale francese, uno dei dirigenti del GIA in Europa ed editore della rivista El

Ansar di Londra. Riportano notizie circa ramificazioni del GIA in Canada con il supporto di

Bin Laden; provano gli aiuti finanziari ricevuti da Hattab, emiro del GIA; riferiscono di un

documento presentato all’Interpol dal direttore della polizia giudiziaria, Mohamed Isouli,

che dimostra, già nell’ottobre 1998, i legami tra FIS e Bin Laden; descrivono le modalità

con le quali il finanziere saudita – attraverso il canale della Dubai Islamic Bank e

profittando della riservatezza offerta dal sistema bancario svizzero – provvedeva al

riciclaggio di denaro sporco e garantiva la gestione dei servizi riservati. Con un drammatico

reportage del quotidiano El Watan, venivano svelati i retroscena delle pregresse complicità

tra Osama Ben Laden e le amministrazioni inglese e americana e delle responsabilità di

queste ultime nella crescita del Saudita e della sua ascesa in campo finanziario e

terroristico.

Nel 2000, il Comandante in Capo della Forze Armate algerine, sia nei colloqui avuti con il

Comandante dell’Unità della Marina Militare Italiana in visita ad Algeri, sia in occasione di

colloqui avuti con i vertici della Difesa italiana durante la visita a Roma nel mese di luglio,

ha ripetutamente e vigorosamente denunciato l’embargo occidentale non dichiarato,

attribuendo anche ai suoi effetti l’inefficace contrasto contro l’offensiva terroristica475.

Per quanto riguarda il settore finanziario e socio – economico, il debito estero dell’Algeria

passa dai 31.222 Mld di dollari della fine del 1997 ai 33 di fine marzo 1998, mentre il

474 El Watan, 17 febbraio 1998; Maghreb Confidentel, 19 febbraio 1998. 475 Testimonianza dell’allora Addetto Militare italiano ad Algeri.

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prezzo del petrolio continua a scendere. Il settore agricolo offre lavoro al 25% della

popolazione, ma contribuisce solo per il 12% al PIL. Secondo alcune statistiche rese note

da fonti governative, le zone agricole sono molto limitate: 8,2 milioni di ettari di superficie

agricola utile per una popolazione di 29 milioni di persone (0.28 ha/abitante); la superficie

agricola disponibile è diminuita dal 1962 ad oggi del 70%e la tendenza sembra consolidarsi

al punto che per il 2020 è previsto un ulteriore sensibile peggioramento da 0.28 a 0.25

ettari per abitante; le perdite della produzione di cereali raggiungono circa il 30%: cereali,

latte e latticini rappresentano il 60% delle importazioni. La crescita demografica riduce la

disponibilità delle risorse idriche e delle terre; il rincaro dei prezzi dei prodotti agricoli tra il

1993 e il 1997 ha causato una diminuzione delle risorse alimentari per una parte

importante della popolazione.

La stampa algerina pubblica nello stesso periodo476 alcuni dati circa l’alfabetizzazione della

popolazione. Secondo un rapporto pubblicato dall’Unesco il tasso di analfabeti è

complessivamente del 38.4%. Dell’11.1% nella fascia d’età compresa tra i 6 e i 15 anni, del

26.5% tra i 16 e i 59 anni, dell’83.9% oltre i 60. secondo un’analisi elaborata dall’Istituto

Nazionale di Statistica, il tasso di analfabetismo sarebbe più elevato fra le donne: infatti

circa 4.000.000 di donne, pari al 33% della popolazione, non sono mai andate a scuola.

La disoccupazione477 colpisce soprattutto i giovani: più dell’80% ha meno di trenta anni; i

due terzi sono alla ricerca di un primo impiego, ciò significa che non hanno alcuna

esperienza; quasi un milione hanno un livello scolastico medio e circa il 73% non possiede

alcuna qualifica.

Quanto all’andamento demografico478, la popolazione è triplicata nell’arco di 36 anni,

passando da 10,2 milioni alla vigilia dell’indipendenza a 29,3 milioni nel mese di gennaio

1998, che sono divenuti 30.3 milioni nel 2000. la popolazione è giovanissima: il 50% ha

meno di 25 anni e solo il 6.1% supera i 60 anni.

Al suo esordio dopo l’elezione, la posizione di Bouteflika è molto debole. Eletto senza

competizione, a causa del ritiro di tutti gli altri candidati, circondato da indiscrezioni circa un

presunto artificioso aumento della percentuale del consenso onde aumentarne il prestigio e

porlo appena al di sopra del suo predecessore, cerca di guadagnare il consenso mancante

e maggiore credibilità dedicandosi alla politica estera e di accrescere il consenso interno

per mezzo dell’approvazione – plebiscitaria – di un referendumcon il quale sottopone al

476 Liberté, 30 agosto 1998. 477 Liberté, 23 luglio 1998.

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suo popolo l’opportunitàdi procedere sulla strada della “concordia civile”, già imboccata dal

suo predecessore. Sempre presente sulla stampa, l’ex-ministro del Presidente Houari

Boumediene degli anni ’70, portavoce dell’Algeria dei non allineati, ha segnato un grande

colpo. Ancorando tutta la sua azione al conseguimento della concordia nazionale, ha

puntato la sua credibilità sull’esito del referendum del 16 settembre. Accreditato di una

grande abilità politica ed essendo riuscito a riunire tutti i partiti attorno alla legge della

concordia civile, sull’onda del successo referendario avrebbe voluto formare nel mese di

ottobre un governo pressoché di unità nazionale. Preoccupato di ottenere risultati tangibili

e spendibili, dichiarò ogni volta che ne ebbe l’occasione di volere iniziare la lotta contro la

corruzione e di rimettere in cantiere il codice della famiglia e la riforma del servizio militare.

Si acquistò la riluttante fiducia delle gerarchie militari indispensabile per continuare la lotta

contro il terrorismo. La sua politica interna, dunque, consentì la messa in atto della legge

sulla concordia civile, con l’insediamento della commissione per la sospensione provvisoria

e condizionale delle condanne, con le prime rese e la convocazione del corpo elettorale

per il referendum del 16 settembre. Il 1999 sarà ricordato come l’anno della legge sulla

concordia civile, che propose una soluzione politica al conflitto e una amnistia progressiva

ai membri dei gruppi islamici coinvolti dal 1991 nel terrorismo. I risultati del referendum

hanno dimostrato la volontà di accettare questa nuova politica e furono importanti per la

graduale normalizzazione della situazione interna e per conferire autorevolezza

all’immagine del Presidente.

Tuttavia, i fatti che hanno dato uno scossone ai destini di Bouteflika e dell’Algeria,

importanti quanto imprevisti, fra loro interconnessi, sono stati l’attentato dell’11 settembre

2001 ed il vertiginoso aumento del corso del greggio. Quest’ultimo fu un formidabile

strumento per il risanamento delle finanze e l’attentato alle torri diede una svolta alle

relazioni con gli Stati Uniti, desiderosi di chiudere ogni sbocco sahariano a Osama Ben

Laden ed ai suoi alleati.

478 La Matin, 13 luglio 1998.

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4.2 Il processo di riconciliazione nazionale di Bouteflika.479

In prossimità del referendum per l’approvazione della legge sulla Concordia Civile480, che

si è tenuto il 16 settembre 1999, i muri della città erano tappezzati dei manifesti che

invitavano i cittadini ad esprimere un parere positivo: “Oui, a la Concorde Civile”, si

poteva leggere dappertutto ( vedesi foto in appendice). I giornali dedicavano ampi spazi ai

discorsi e ai viaggi attraverso il paese del Presidente, impegnato nella promozione della

sua politica. Nelle tredici wilayas (dipartimenti) che ha visitato, Bouteflika, a metà strada

tra leader carismatico e profeta, ha portato “la buona parola del perdono e della

clemenza”481.

“Bouteflika a Tlemcen: Dalla nostra elezione, noi siamo impegnati a cambiare l’immagine

dell’Algeria. Oggi noi esibiamo con fierezza la nostra appartenenza a questo paese”482,

questo il tono dei discorsi del Presidente, il quale è ricorso a tutta la sua eloquenza e alle

sue arti oratorie per toccare le corde sensibili degli algerini, dall’amor di Patria, al

desiderio di pace e di stabilità economica e politica. Egli infatti ribadirà che “la priorità

delle priorità è la pace, per riassestare l’economia e occuparsi dei problemi urgenti come

la disoccupazione e le abitazioni. (…) Senza la risoluzione di questi due grandi problemi, i

germi della violenza saranno presenti e costituiranno un freno all’avvento di una pace

globale in Algeria”483.

Che cosa sia la legge sulla Concordia Civile lo spiega bene il senatore Abdelhak Bererhi,

la sera in cui i membri del cenacolo si sono riuniti per discuterne.

479 Questo paragrafo è il risultato sia della riflessione che ha intrattenuto una sera dell’autunno 1999 un gruppo di intellettuali algerini, e alla quale l’autrice ha assistito. Sia della raccolta e della lettura degli articoli apparsi su alcuni quotidiani, nei giorni che hanno preceduto e seguito il voto referendario sulla concordia civile. 480 “La legge del 13 luglio 1999 sulla concordia civile ha per obiettivo, in virtù del suo articolo uno, “d’istituire delle misure particolari in vista di garantire la via d’uscita appropriata alle persone implicate, e che sono state implicate in atti di terrorismo o sovversione che esprimono la loro volontà di cessare, in tutta coscienza, le loro attività criminali, fornendo loro l’opportunità di concretizzare questa aspirazione in vista di un reinserimento civile nel seno della società”.” .Testo riportato da Mokrane Ait Larbi, Senatore e avvocato, 2000. 481 Liberté 16 /09 /1999. Il viaggio del Presidente è iniziato a Tipasa, per poi continuare verso Bechar, Tiaret, Tizi Ouzou, Annaba, Bouira, Hassi Messaoud, Laghouat, Béjaia, Tlemcen, Orano, Batna e infine Algeri. 482 La Republique, 14 / 09 / 1999. 483 Liberté, 16 /09 / 1999.

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- Pentimento? Pace? Riconciliazione nazionale? O Concordia Civile? Intervento del

Senatore Abdelhak Bererhi, Membro del Consiglio della Nazione484.

Dopo il recupero della sua sovranità – premette il senatore – il popolo algerino è stato

deluso più volte dai suoi dirigenti; tuttavia esso ha continuato a sperare ad ogni scadenza

che gli è stata presentata. Oggi, la speranza è grande, l’esigenza di riuscita lo è ancora di

più, la fiducia sembra ristabilita, ma il fallimento non è più permesso.

Con il referendum del 16 settembre 1999, il popolo si è espresso massivamente per la

pace. Ha accettato il cammino per arrivarvi, nella misura in cui durante circa dieci anni ha

sopportato i tormenti di un terrorismo integralista ignobile e di una barbarie senza uguale,

che l’ha colpito duramente, senza alcuna discriminazione e, contro il quale ha opposto

una resistenza feroce, a prezzo di lacrime e di sangue. In maniera quasi istintiva, -

continua il discorso appassionato e quasi commovente nella sua compostezza - il popolo

algerino ha accettato, in un sussulto di sopravvivenza, di perdonare tutti coloro che si

pentono.

Le domande del senatore sono quelle di tutti coloro convenuti quella sera e quelle che si

pongono numerosi giornalisti attraverso la stampa. L’Algeria è pronta per un tale passo?

Sono riunite le condizioni necessarie? Gli obiettivi che si propone la legge sono sufficienti

per uscire dalla crisi?

Secondo il senatore, la situazione politica entro la quale è stata elaborata questa legge

sarebbe favorevole al procedimento. I motivi su cui si basa sono elencati come segue:

Il terrorismo è stato vinto militarmente, malgrado perdurino episodi di violenza, sebbene

non comparabili con ciò che ha vissuto l’Algeria negli anni precedenti.

Nell’interno del paese, i massacri collettivi hanno fatto vacillare alcune popolazioni che

avevano sostenuto, per paura, per opportunismo, per stanchezza, ed anche per

convinzione delle orde terroriste che promettevano loro il cambiamento e il paradiso.

Lo Stato algerino, in piedi nonostante tutti i tentativi interni ed esterni di destabilizzazione

si è dotato di istituzioni politiche che possono essere considerate acquisizioni importanti.

Le conquiste, pagate a caro prezzo, delle libertà democratiche, tra le quali quelle di

espressione, costituiscono ugualmente un punto fondamentale per l’apertura democratica

intrapresa dall’Algeria.

484 L’analisi che segue sulla legge sulla Concordia civile, è tratta dall’intervento del senatore Bererhi ad uno degli incontri di cui si è parlato. Il senatore mi ha gentilmente trascritto – su mia richiesta - le sue considerazioni consegnandomi un documento di otto pagine.

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A livello internazionale, la morsa dell’embargo politico imposto all’Algeria ha cominciato

ad allentarsi nella misura in cui lo Stato si è rinforzato non soltanto sul piano della

sicurezza, ma ugualmente sul piano esterno per il tramite delle sue istituzioni; queste

giocheranno un ruolo determinante per rispondere a tutte le accuse, a tutte le

interrogazioni malevoli e a tutte le proposte di soluzione desuete, come la teoria della

“regressione feconda”485. Alcuni paesi occidentali che hanno sostenuto le reti terroriste

hanno reagito, per convinzione o perché colpiti nella loro sicurezza, riconsiderando la loro

posizione nei confronti di questo flagello internazionale.

È dunque in un contesto politico favorevole che caratterizza uno Stato forte, che l’Algeria

ha intrapreso un processo per il ritorno alla pace e al ristabilimento della sicurezza,

condizioni necessarie per concretizzare la concordia civile.

Secondo il senatore Bererhi l’obiettivo fondamentale su cui si incentra la legge è la fine

della violenza, condizione necessaria per riassestare lo Stato, sebbene non sufficiente.

La concordia civile implica un insieme di azioni, allo stesso tempo politiche, socio-

economiche e culturali, che avranno come risultato lo Stato di diritto, repubblicano, in una

società equilibrata, fondato su un’armonia tra governati e governanti all'interno del quale

saranno visibili trasparenza e dialogo, rispetto dei diritti e dei doveri e dove i valori

fondamentali e le aspirazioni al progresso e alla modernità saranno in sintonia.

Il discorso del senatore continua soffermandosi su due aspetti politici che caratterizzano

la vigilia del referendum. Il primo riguarda le condizioni psicologiche con le quali il popolo

si recherà a votare: i cittadini algerini, infatti, aspirano alla pace e alla sicurezza, quindi

approvare questa legge significa, prima di tutto, assicurare la propria sopravvivenza. Il

secondo, riguarda il Presidente Bouteflika, che è riuscito a mobilitare un popolo

disincantato e frustrato.

Il fatto che si ricorra ad un referendum per approvare questa legge risponde a più

esigenze. Alcune, soddisfano la strategia del Presidente, per il quale – come sostengono

anche alcuni giornalisti – il referendum corrisponderebbe ad un “secondo turno di

legittimazione” legato alla “sindrome del 15 aprile”486 e al discredito che ha accompagnato

l’elezione del settimo presidente d’Algeria. In secondo luogo, Bouteflika vuole che il

popolo gli conferisca il pieno sostegno in modo da mostrare all’Occidente “che l’Algeria ha

485 Si veda il paragrafo “ I comuni islamici”. 486 Mustapha Benfodil, Liberté, 16 /09 / 1999; Rachid Mohamed Larbi, La Tribune, 18 /09/ 1999.

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infine un portaparola personificato, identificato, che parla veramente a nome del suo

popolo e soprattutto, che possiede ampi poteri”487.

L’ultima considerazione, legata alle prime due, riguarda la dimensione profonda che il

referendum popolare conferisce al processo di riconciliazione nazionale.

Le ragioni psicologiche, etiche e morali sono infatti una componente essenziale per

comprendere il processo promosso dalla concordia.

Il sostegno richiesto ai partiti e alla società civile, in nome della pace, infatti, fa in modo di

conferire al referendum il valore tramite il quale si traccia la linea di demarcazione tra

“buoni e cattivi patrioti”488, tra il campo del “oui” che è quello della concordia e della salute

nazionale e quello del “non”, campo della fitna (discordia) e della divisione489.

Il vescovo di Algeri, monsignore Henry Tessier sottolineava bene le implicazioni etiche e

morali che hanno gravato sul voto degli algerini, chiamati ad assolvere e a mostrare una

pietas, nei confronti di coloro che hanno ucciso i loro stessi fratelli. Gli intellettuali presenti

quella sera condividevano questo giudizio, ben consapevoli che spetta loro affrontare il

profondo problema ideologico e culturale di rispetto della vita e della pace. Fino a tarda

sera si sono intrecciate le opinioni di coloro che, statistiche alla mano, ricordavano i

crimini contro l’umanità che sono stati commessi in Algeria. Come lo storico

Abderrahmane Khelifa, che ha parlato della frattura sociale a due livelli, quello della

morale e quello della politica, o come la giornalista Baya Gacemi, per la quale, perché si

possa “voltare pagina”, è necessario che vengano riconosciuti i crimini. Per questi

intellettuali, bisogna non dimenticare che una forza politica (il FIS) ha dichiarato guerra

contro il popolo e le sue istituzioni allo scopo di imporre il terrore, la morte, la distruzione,

la disinformazione, la destabilizzazione per il suo progetto totalitario di Stato e di società.

È necessario che vengano riconosciuti i crimini, anche secondo l’onorevole Khalida

Messaoudi, che vengano qualificati come “crimini contro l’umanità”: è, soprattutto, un

dovere nei confronti delle vittime e un dovere nei confronti della memoria, affinché questi

crimini non vengano commessi mai più. Dal 12 luglio al 12 gennaio le responsabilità dei

crimini integralisti non vengono valutate dal codice penale, ma dalla legge sulla concordia

civile. Ciò significa forse – si chiede l’onorevole Khalida Messaoudi – che coloro che

487 Liberté 16 / 09 / 1999. 488 Le Matin 15 /09 /1999, il quale propone un ampio servizio sugli amici ed alleati e i nemici del Presidente alla vigilia del referendum. 489 Liberté 16 /09 /1999.

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hanno ordinato i crimini del terrorismo sfuggiranno alla giustizia, mentre i piccoli

delinquenti saranno sottomessi al rigore inflessibile della legge?490

Per Khalida Messaoudi e per quanti danno più importanza alle implicazioni etiche della

legge sulla concordia, lo stato, per quanto magnanimo o desideroso di ristabilire la pace e

la sicurezza, non ha il diritto di deresponsabilizzare politicamente, giuridicamente e

moralmente gli autori di crimini. Crimini di una crudeltà e di una spietatezza tale che è

meglio ricordare.

Affianco a queste opinioni, che evidenziavano soprattutto l’aspetto etico posto dalla

Concordia, c’era anche quella del giurista Walid Laggoune, Membro della Commissione

istituita da Bouteflika per la riforma della Magistratura e dell’Amministrazione della

Giustizia algerina, il quale metteva l’accento sull’aspetto politico che essa assume. Per

Laggoune, con la Concordia Civile il Presidente vuole, soprattutto, dare inizio alla

negoziazione, nel senso di trovare una soluzione alla crisi che sia fondata su un ampio

consensus.

I 17.547.746 di elettori491 hanno dovuto esprimere la loro opinione sulla pace e sulla

sicurezza e, dando prova di grande coraggio, di generosità e di fiducia nei confronti del

proprio Presidente, il 98,63% dei suffragi espressi ha permesso di adottare la legge sulla

concordia civile.

“Nei villaggi, nelle città, nelle regioni più isolate dell’Algeria profonda, gli elettori si sono

espressi in una maniera franca e massiva sulla domanda di ristabilimento della pace. (…)

Rispondendo massivamente “oui”, giovedì l’Algeria profonda, ha soprattutto proclamato

alto e forte, la sua esasperazione per la violenza che ha gettato nel lutto l’Algeria da sette

anni”492.

All’indomani del voto e della vittoria sperata del “oui”, è la volta del Presidente di parlare

alla Nazione con un discorso rivolto ai cittadini e a Dio, il Dio testimone della sua buona

fede, il Dio unico giudice e il Dio che l’ha sostenuto, e quindi che lo legittima493.

In conclusione, oggi gli algerini e il mondo494 guardano verso quello che è stato chiamato

“il dopo 16 settembre”495 e che ha meritato il titolo di “rivoluzione di settembre”496.

490 K. MESSAOUDI, 2000, pagg. 87 – 94. 491 Fonte, El Moudjahid, 16 /09 /1999; La Tribune, 18 /09 /1999, Zine Cherfaoui. 492 Liberté 17 /09 / 1999, Farid Belgacem. 493 Il discorso di Bouteflika alla nazione è riportato integralmente su La Tribune, 18 / 09 / 1999 e Liberté, 17 /09 /1999. In questo discorso Bouteflika nomina Dio ben dieci volte. 494 Il quotidiano El Moudjahid del 19 / 09 / 1999 riporta i “messaggi di felicitazioni al Capo dello Stato”. Si complimentano: il Re del Marocco Mohamed VI; l’Emiro dello Stato del

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Questo particolare momento storico può essere decisivo per il pluralismo, per la

democrazia e per il consolidamento delle aspirazioni di pace, di giustizia, di libertà, di

dignità entro lo Stato di diritto che è stato promesso e che il popolo si aspetta.

Così, dunque, termina il senatore Bererhi, la concordia civile è una necessità, è l’anima di

uno Stato, quella di un popolo, quella di una società equilibrata nel rispetto di tutte le sue

appartenenze ed aspirazioni.

4.3 La terreur sacrée. Alcuni numeri degli anni di sangue. Dal progetto

di stato islamico ai massacri collettivi. La strategia del terrore del

Groupe Islamique Armé (GIA).

“ Abdelkader Zeraoula è solo di fronte al suo dramma. Solo nell’immensità di una foresta stravolta dal dramma e dal sole di quella calda giornata di agosto 1997. Non si sente un rumore. Il silenzio è totale, assoluto. Come se la natura volesse rispettare il dolore di quest’uomo che, in un’ora, ha perduto più della vita, più del mondo. Ha perduto ogni ragione di vivere. Lui stesso non riesce nemmeno a piangere. Si piange quando un dramma è a misura d’uomo, non quando la tragedia supera tutte le misure. (…) Esce lentamente dal suo torpore, apre gli occhi che vanno inevitabilmente verso i corpi. Sono là, allineati per terra, gli uni accanto agli altri. Sono diciassette. Giovani, vecchi, bambini, molte donne. È stato lui stesso a radunarli. I suoi figli, le sue nuore, i suoi nipoti. Diciassette corpi che ha trovato sparsi intorno alla casa, massacrati a colpi di sciabola, di coltello, d’ascia (…). Perquisendo le case, uno dei soccorritori grida al miracolo. Da Mohamed Bourkiaa, un fellah di quaranta anni, hanno trovato un neonato di quattro mesi ancora vivo. I suoi genitori sono stati uccisi. Sua madre, in un ultimo gesto di protezione, ha gettato una coperta sul neonato , nonostante il caldo. Lei è stata sgozzata sulla porta con sei dei suoi bambini. Suo marito è stato ucciso, sventrato, e il suo cuore deposto su una pietra. Apparentemente, il bimbo dormiva al momento del dramma. Quando è stato trovato, due giorni dopo, era completamente disidratato (…). Ma è vivo. Con suo nonno è l’unico superstite della sua famiglia”497. Dopo il 1992 in Algeria hanno operato numerosi gruppi armati islamici: il MIA (Mouvement

Islamique Armé), il MEI (Mouvement pour un Etat Islamique), il GIA (Groupe Islamique

Koweit; l’Emiro Sultano Ben Abdelaziz dell’Arabia Saudita; il Presidente tunisino Zine El Abidine Ben Ali; il Presidente egiziano Hosni Moubarek; il Presidente sudanese Omar Hassan El Bachir; il presidente del Mozambico Joaquim Alberto Chissano; il Presidente senegalese Abdou Diouf; il Capo del Governo spagnolo M. José Maria Aznar; il Ministro degli Affari Esteri degli Emirati, Sua Altezza Sceicco Hamdane Zayed Al-Nahyane. 495 La Tribune, 19 / 09 /1999; La Republique 20 / 09 /1999. 496 El Watan, 19 / 09 / 1999.

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Armé), il FIDA (Front Islamique du Djihad Armé), l’AIS (Armée Islamique du Salut), il LIDD

(Ligue Islamique pour le Da’wa et le Djihad), il GSPC (Groupe Salafiste pour la Prédication

et le Combat), l’HDS (Houmat Al-Da’wa al-Salafiyya) e numerosi gruppi armati autonomi

che reclutavano i giovani e i disoccupati dei centri urbani, la maggior parte senza

istruzione.

Secondo diversi studiosi l’evoluzione dei movimenti islamici armati può essere descritta

attraverso tre fasi che definiscono anche il target da colpire.

Alla prima fase, tra il 1991 e il 1992 caratterizzata dalla strutturazione del djihad che aveva

come obiettivo l’instaurazione di uno Stato islamico, corrispondono attacchi alle forze di

polizia e del governo. Questo periodo è caratterizzato de tre fatti principali: la volontà di

unificare tutti i gruppi armati nel FIS, il fallimento di questo tentativo e l’intensificazione

della violenza.

I principali attori sono:

- i djazaristi, che cominciano a costruire una rete all’estero;

- i salafiti, che controllano la maggioranza dei gruppi armati con Abdelkader Chebuti e il

MIA;

- i gruppi armati autonomi, soprattutto gli “Afghani” sotto la guida di Mansouri Meliani e gli

emiri di quartiere. Alla fine del 1980, secondo quanto afferma Redha Malek498, tra i 3000 e i

4000 algerini si sono addestrati nei campi di Afghanistan e Pakistan. Circa mille hanno

fatto ritorno in Patria.

L’interruzione del processo elettorale, come si è già detto, innesca la lotta armata come

strategia per l’instaurazione dello Stato Islamico: è questo momento storico a fornire la

culla per la nascita del GIA, annunciata ufficialmente nell’ottobre 1992 dal primo emiro al

comando Abou Adlan Abdelhak Layada.

Alla seconda fase caratterizzata dall’affermazione del GIA e dalla violenza terrorista, tra il

1993 e il 1995, si collegano gli attentati contro gli intellettuali, i giornalisti, gli artisti, i

magistrati, gli stranieri.

Alla strategia del terrore, la popolazione algerina risponde con coraggio opponendosi al

tentativo di “decebralizzare” l’Algeria. Gli intellettuali e i giornalisti algerini non rinunciano a

denunciare al mondo il terrorismo, non rinunciano ad andare a lavorare ogni giorno

497 Tratto da Le drame, Abed CHAREF, 1998. 498 R. MALEK, Islamist terrorism in Algeria: an experience to ponder, 2004, in

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rischiando la vita, mentre nei villaggi i cittadini organizzano dei gruppi di autodifesa (“i

patrioti”).

Solo nel 1994 le vittime del terrorismo sono state 8.677 di cui 6.388 morti tra prefetti (12),

alti funzionari (7), sindaci (76), insegnanti (101), imam (52), studenti (41), veterani della

guerra di liberazione (122), giornalisti (21), magistrati (15), avvocati (5) e semplici cittadini

accusati di andare contro i principi dell’Islam.

Gli “attentati individuali” di questi anni puntano ad ottenere l’effetto mediatico, a diffondere

il terrore e, allo stesso tempo, un messaggio moralizzatore colpendo soprattutto le donne.

La lunga lista di nomi, vittime della violenza islamista usata come mezzo di conquista del

potere e di accumulazione di risorse naturali, si inscrive nella strategia della “terra bruciata”

messa in atto dal Gruppo Islamico Armato.

La terza fase che descrive l’evoluzione dei movimenti islamici armati coincide con l’apogeo

del GIA e il culmine della violenza sul finire degli anni novanta. È il periodo tristemente

segnato dai massacri collettivi, dai falsi posti di blocco, dai rapimenti di bambine e ragazze.

Il GIA, infatti, ha dichiarato empia tutta la società algerina499: chiunque non appartenga al

Gruppo Islamico Armato e alla sua rete di sostegno è empio e la sua morte lecita. Come le

247 persone assassinate nel massacro di Rais, compiuto tra la notte del 28 e il 29 agosto

1997 – per citarne uno tra i più efferati e tra i più conosciuti al di fuori dei confini nazionali –

tra le quali sono morti 105 adulti, 80 bambini, 20 neonati e 30 anziani.

O come le 231 persone morte nel massacro del villaggio di Bentalha, il 22 settembre 1997,

procedura 1503 presso la Commissione dei Diritti dell’Uomo dell’ONU: in una notte hanno

perso la vita 25 neonati, 84 bambini, 111 adulti e 11 anziani. O le 600 persone assassinate

in uno dei massacri più sanguinari e meno conosciuti, nella wilaya di Relizane, compiuto

tra dicembre 1997 e gennaio 1998500. Il terrore viene eretto a principio. In una lettera Jamal

Zitouni (alias Abu Abderrahman Amine), capo del GIA dal novembre 1994 al luglio 1996

indirizzata nel 1995 a Ayman Dhawahiri – collaboratore di Bin Laden – i massacri di

innocenti sono descritti come un principio e un fine, non come tattica o strategia di

499 Dichiarazione pubblicata il 13 giugno 1997 sul periodico clandestino Al Djama’a. il popolo algerino viene diviso in tre categorie. Prima categoria: coloro che praticano la religione e la difendono dai suoi nemici. Seconda categoria: coloro che hanno manifestato la propria ostilità a Dio, al Profeta e ai saggi della religione islamica, opponendosi con le armi, con la penna o con la parola e che moriranno apostati e saranno condannati alla sofferenza eterna. Terza categoria: coloro che non seguono e che scoraggiano il djihad rinunciando a combattere i nemici. Questa categoria è composta da nemici.

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pressione. La posizione politica del GIA è sintetizzata nello slogan: “né dialogo, né tregua,

né pace”.

Il GIA è probabilmente la più violenta tra le organizzazioni armate algerine. Nata

dall’unione di differenti gruppi – e, in particolare, il MEI, gruppi di veterani dell’Afghanistan

e numerosi militanti del dissolto FIS – in essa confluirono i settori più marginalizzati della

realtà sociale e i meno integrati nel ex partito islamico501.

Gli emiri che si sono succeduti alla sua direzione non avevano più di trent’anni, hanno

fondato il proprio potere su una solidarietà esemplare tra i membri delle varie katiba502, una

obbedienza assoluta nei confronti del proprio leader e una violenza feroce. Quest’ultima

nata come strumento di conquista del potere politico, supera una invisibile soglia di non

ritorno, quella di chi non ha più niente da perdere, “una violenza senza diritto e senza

regole”503, assolta dalla missione religiosa che i militanti dei gruppi armati sentono di

compiere.

Le biografie dei primi emiri che si sono succeduti alla guida del GIA offrono uno spaccato

di coloro che confluirono nel Gruppo Islamico Armato.

Layada Abdelhak, detto “Abu Adlane”, primo emiro nazionale del GIA dall’ottobre 1992 al

luglio 1993, livello medio di istruzione, conquistò il potere a 32 anni. Benamar Benaissa,

imbianchino, senza istruzione, emiro dal luglio 1993 all’agosto del 1993, morto all’età di 28

anni in uno scontro con le forze dell’ordine. La guida passò a Si-Ahmed Mourad, detto

“Djaafar El Afghani”, disoccupato, emiro dall’agosto 1994 al febbraio 1994, specializzato in

attentati contro i militari, gli intellettuali, gli uomini di culto, i giornalisti. Morirà all’età di 29

anni. Gousmi Chérif, disoccupato il suo emirato inizia nel marzo 1994 e termina a

settembre 1994. Fu l’organizzatore dei primi omicidi contro gli stranieri e fu abbattuto dalle

forze dell’ordine all’età di 26 anni. Poi fu il periodo dell’emirato di Zitouni Djamel, detto “Abu

Abderahmane Amine”, dall’ottobre 1994 al luglio 1996, livello medio di istruzione, si è

distinto per la crudeltà nell’esecuzione di attentati, come quello di sette monaci a

Tibhirine/Medea. È morto a 28 anni in una imboscata. Dal luglio 1996 al febbraio 2002 il

GIA fu comandato dal tristemente noto Antar Zouabri, detto “Abu Talha”, diventato emiro a

500 Ten.Col ZEROUK, Le terrorisme: le precedent algerien, Ses differentes factions. Quete de legitimation religieuse, Colloque International sur le terrorism, Alger 26 – 27 – 28 ottobre 2002. 501 S. LABAT, op. cit., 1995, pagg. 262-264; L. MARTINEZ, op. cit, 1998, pagg. 316-322; R. GUOLO, Avanguardie della fede, Milano, Guerini e Associati, 1999; A. BOTHA, Terrorism in the Maghreb, ISS Monograph series, n°144, june 2008, pag. 35 502 Squadrone.

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soli 26 anni, senza professione e alcun titolo di studio. A lui sono attribuiti i massacri

collettivi nel 1997. Aveva 32 anni quando fu ucciso dalle forze dell’ordine504.

Gli emiri del GIA sono lo specchio di quella gioventù orfana degli ideali della guerra di

liberazione nazionale, sospesa tra tradizione e modernità, abbandonata dallo Stato,

esclusa dal benessere e da quel mondo che arriva grazie alle antenne paraboliche. I

giovani che aderiscono all’Islam armato “sono figli della loro epoca, il puro prodotto

dell’americanizzazione del mondo: gli stessi che avevano fatto del digitale il loro gioco di

infanzia e della televisione la loro memoria, senza aver sentito il bisogno di procedere alla

trasmutazione dell’arcaismo presente nella loro mente e nella loro anima”505.

“Malattia dell’Islam”506 è la diagnosi e, in Algeria, prima dell’undici settembre 2001, ha

provocato la morte di oltre 100.000 persone.

Sebbene siano essi stessi vittime di un sistema fatto di corruzione e assenza di speranze e

di prospettive, di degrado e di ignoranza, ciò che lascia attoniti è la crudeltà raggiunta

durante i massacri. Scrive Liess Boukra: “nelle numerose testimonianze raccolte (…) si

possono ritrovare tutte le tipologie di torture e mutilazioni che si possono eseguire su un

essere umano. Non è più solamente violenza, è crudeltà”507.

L’azione delle forze dell’ordine che hanno fortemente dimensionato il numero dei militanti

del GIA, il rifiuto della società civile algerina a subire un integralismo barbaro, la condanna

dei massacri collettivi da parte di altri gruppi islamici armati, hanno portato allo

scioglimento del GIA nel 1998.

Inizia l’era del Groupe Salafiste pour la Prédication et le Combat (GSPC).

4.4 Dal Groupe Salafiste pour la Prédication et le Combat (GSPC) a Al-Qaïda

au Maghreb Islamique (QJMI).

“Nous et Al-Qaida sont un seul corps. Il est normal qu'ils se renforcer par nous et nous obtenons plus fort en eux. Ils retour jusqu'à nous et nous les soutenir. Elles sont une source de nous et nous les fournir avec toute forme de soutien, de loyauté, de conseils et d'appui disponibles”. Abdelmalek Droudkel, chef du GSPC, devenu Al Qaïda au Maghreb (1/07/08 Intervista concessa al new york time)

503 L. BOUKRA, 2002, pag. 244; L. MARTINEZ, 1998. 504 C. Zerouk, Le terrorisme: le précédent algérien. Ses différentes factions, quête de légitimation religieuse, Colloque International sur le Terrorisme, Alger 26-27-28 ottobre 2002, pagg. 16-19. 505 A. MEDDEB, La malattia dell’Islam, ed. Bollati Boringhieri, Torino, 2003, pagg. 16-17. 506 A. MEDDEB, Torino, 2003. 507 L. BOUKRA, 2002, pagg. 291-292

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E il 1998, il GIA si è disintegrato in seguito al «cessate il fuoco» dell’AIS di Madani Merzag

segando una sconfitta strategica per i seguaci dell’islamismo, ma non la fine del terrorismo.

Hassan Hattab, comandante del GIA nella regione di Bourmedés, fonda il Groupe Salafiste

pour la Prédication et le Combat (GSPC).

Dopo la condanna dei massacri collettivi, l’attenzione del GSPC si sposta sulle forze

dell’ordine e sulle forze armate e sul sabotaggio di infrastrutture, soprattutto straniere a cui

– nel 2004 – dichiara guerra.

Il modus operandi degli ultimi anni dimostra un drammatico e preoccupante cambiamento

nella strategia del terrore. Fenomeno nuovo in Algeria ha fatto la sua comparsa il suicidio

come strumento di terrore. Occorre ricordare che la tradizione islamica condanna in modo

radicale e inequivocabile il suicidio (intihar o qatl al nafs). “Il Profeta dichiarò il suicidio un

atto proibito e chi lo commette si macchia di un peccato grave ed è condannato all’inferno.

Storicamente dunque i mediatori del sapere religioso hanno concentrato la loro attenzione

nel distinguere attentamente tra suicidio e martirio (shahada). La parola araba che indica il

martire è shahid (plurale shuhada’) e deriva dal verbo shahida che letteralmente significa

“testimoniare” ed è soprattutto in questo senso che venne usato nel Corano.”508

Per cercare di comprendere meglio l’arma preferita adottata dalla minaccia del 21° secolo,

la bomba umana, secondo la definizione di Gluksmann, non si può trascurare una sua,

seppur sintetica, descrizione. Profilo di coloro i quali, attraverso la violenza del sacro di un

“neoascetismo militante sacrificale”, muoiono e uccidono gli altri, in nome di Dio

diventando loro stessi un’arma infinitamente pericolosa.

L’uomo nero, il terrorista portatore di morte e di distruzione, si considera un moudjahid,

richiamandosi a chi, in passato, accettava di morire e di uccidere in nome della Patria,

durante le guerre di liberazione nazionale contro l’invasore occidentale. Le madri che

piansero i propri figli sapevano che la loro memoria sarebbe sopravvissuta come quella di

martiri per la libertà509.

Ancora oggi, i militanti dei gruppi armati si definiscono discendenti di quei moudjahidin e la

guerra che combattono si iscrive nella continuità di quelle figure storiche e mitizzate.

L’emergenza degli emiri, i capi dei gruppi armati, nel conflitto attuale partecipa a questa

immagine di guerra come modo per eccellenza di accesso alla ricchezza e al prestigio

508 R. GRITTI, 2004, pag. 38. 509 O CARLIER, in AA.VV., 1998.

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sociale510. Insomma, per gli islamisti la guerra di liberazione non è finita: convinti di essere

nel “senso della Storia”, si riappropriano del mito del “sacrificio” e della “liberazione”511.

Nell’Algeria degli anni novanta, ad esempio, eliminare un poliziotto dello Stato, un

intellettuale “occidentalizzato”, un francofono o anche mettere una bomba in un luogo

pubblico, significava compiere un’opera pia, perché si trattava di opporsi ad un regime

giudicato illegittimo512. Il Regime empio per eccellenza è oggi simbolizzato dagli Stati Uniti

e dall’Occidente, oltre che dagli Stati musulmani moderati, simbolo di una modernità

corrotta, di imperialismo, di una libertà senza regole e senza valori.

L’immagine stereotipata del nemico occidentale è definibile come “Occidentalismo”,

secondo la definizione degli studiosi Ian Buruma e Avishai Margalit, ovvero “il quadro

disumanizzato dell’Occidente che tratteggiano i suoi nemici”. Secondo gli autori di questo

interessante saggio, Oriente e Occidente, più ideologie che vere e proprie categorie

geografiche, hanno storicamente costruito il filtro di pregiudizi attraverso il quale guardarsi.

“La visione occidentalista dell’Occidente è paragonabile agli aspetti peggiori del suo

contraltare, l’orientalismo, che spoglia i suoi bersagli umani della loro umanità. Alcuni

pregiudizi orientalisti presentano i non occidentali come esseri umani minorati, infantili,

quasi una specie inferiore. L’occidentalismo è almeno altrettanto riduttivo: il suo settarismo

si limita a capovolgere la visione orientalista. Ridurre un’intera società o un civiltà a una

massa di parassiti senz’anima, decadenti, avidi, senza radici e senza fede, è una forma di

distruzione intellettuale”513. Se i pregiudizi fanno parte del normale, umano, processo di

semplificazione della realtà, diventa pericoloso quando “l’idea dell’altro come essere

inferiore si traduce come forza rivoluzionaria”514. Oriente e Occidente, dunque, hanno

assunto connotazioni ideologiche circondate da frontiere simboliche che separano da tutto

ciò che viene reputato estraneo, altro, e quindi connotato negativamente.

È da molti anni ormai che l’antropologia insiste su quel meccanismo tipico delle strategie

identitarie per cui il Noi si definisce quasi sempre per opposizione e per contrasto con

l’Altro. Nel caso del rapporto Occidente-islam ciò è particolarmente vero: gli stereotipi e

510 L. MARTINEZ, 1998. 511 L. MARTINEZ, 1998. 512 O. CARLIER, in AA.VV., 1998. 513 Ian BURUMA e Avishai MARGALIT, Occidentalismo, ed. Einaudi, Torino, 2004, pagg. 9-11 514 Ibidem

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l’immaginario sull’islam e sull’Oriente sono costitutivi della stessa nozione di Occidente e

della costruzione della sua identità”515.

Tuttavia, l’opposizione ai valori rappresentati dall’Occidente e dagli Stati Uniti, come

società meccanizzate e ormai alla deriva morale, non è una invenzione recente della

nebulosa islamista. Nel 1942, infatti, gli intellettuali giapponesi associavano il concetto di

modernità all’Occidente e l’occidentalizzazione veniva identificata come un male per la

cultura giapponese.

Nei Paesi musulmani moderati, l’Islam politico è colpevole di orribili massacri contro

cittadini inermi, condotti nel nome di Dio “il Misericordioso e il Clemente”, allo scopo di

“reislamizzare” la società e di creare, tramite il lavaggio del cervello a cui vengono

sottoposti i suoi militanti, un nuovo homo islamicus fondamentalensis516.

Nel 2004 si registra un altro cambiamento nel modus operandi del terrorismo algerino: le

azioni diventano mediatizzate e diffuse su internet; il GSPC pubblica su internet una

grande quantità di documenti: manuali sugli esplosivi e sui veleni con la raccomandazione

a tenere in considerazione sempre le fatwas di Osama bin Laden.

Il legame con Al-Qaida è dichiarato esplicitamente e il formale allineamento è sancito dal

cambiamento del nome in Al-Qaïda au Maghreb Islamique (QJMI). Con l’acquisizione

della filosofia e della strategia di Al-Qaida vengono anche introdotte le tattiche, come

l’utilizzo di attentatori suicidi, pratica sconosciuta al terrorismo algerino.

Merouane Boudina (23 anni), uno degli autori dell’attentato suicida dell’11 aprile.

Proveniente da una famiglia numerosa di un quartiere popolare di Algeri sembra fosse

dedito allo spaccio di droga.

Mouloud Benchiheb, spacciatore.

Sohaib Abu Malih, suicida nell’attentato dell’11 luglio, insieme ad altri tre giovani appena

reclutati dal QJMI.

Othman Abu Jafar, responsabile dell’attacco del 21 settembre, con un automobile con 250

kg di esplosivo, contro un gruppo di lavoratori stranieri. Vennero feriti due francesi, un

italiano e il loro autista, e cinque gendarmi.

Belazrag el-Houari, alias Abu Al-Miqdad al-Wahrani, responsabile dell’attentato del 6

settembre a Batna.

515 Annamaria RIVERA (a cura di), L’inquietudine dell’islam, ed. Dedalo, Bari, 2002, pag. 13 516 M. BENNOUNE, in AA.VV., Concorde Bouteflika-Madani. La paix de cimitieréres, ed. Le Matin, Alger, 2000, pagg. 224 – 255.

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Otto settembre: Nabil Belkacemi (15 anni), alias Abu Musaab al-Zarqawi, proveniente da

uno dei sobborghi di Algeri reclutato dall’imam della sua moschea successivamente

riconosciuto come un reclutatore del GSPC/QJMI.

L’11 dicembre, ore 09:30, due esplosioni separate colpiscono la Corte Costituzionale e il

palazzo dell’Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite ad Algeri. Muoiono 37

persone (17 funzionari dell’ONU) e ne vengono ferite 170. Gli attentati vengono rivendicati

dal GSPC/QJMI attraverso una dichiarazione diffusa su internet (“si tratta di un altro

successo condotto dai Cavalieri della Fede con il loro sangue in difesa della nazione

dell’Islam”). Entrambi i veicoli trasportavano 800 kg di esplosivo; gli attentatori vennero

identificati come: Rabbah Bechla (64), alias Ibrahim Abu Othman, e Larbi Charef (32),

alias Abdel-Rahman Abu Abdel-Nasser al-Assimi.

Seguendo l’analisi del Jane’s Defece, riportata dall’approfondito studio di Anneli Botha517,

circa 2.800 algerini sono passati attraverso I campi in Afghanistan, trasformando l’Algeria

nel terzo più grande serbatoio di Al-Qaeda dopo Arabia Saudita e Yemen.

Nel settembre del 2007, le forze di sicurezza algerine hanno fatto irruzione in un campo di

addestramento per bambini a Thenia, Boumerdes. Sono stati arrestati 13 sospetti, dieci

dei quali di un’età compresa tra i 14 e i 18 anni. Nel campo – secondo le forze di sicurezza

– bambini e ragazzi imparano l’uso di esplosivi, di armi, e vengono indottrinati

ideologicamente alle operazioni suicide. Ricevono 2.000 – 3.000 dinari a settimana e – a

sancire la loro appartenenza ideologica – il nome di un leader islamista, come Abu

Djellala, Abu Dahdah, o Ezzarkaoui.

L’Algeria, come scrive Abdellak Bererhi, Presidente del Comité des citoyens pour la

défense de la République (CCDR), è in pericolo. Le ragioni sono complesse e la crisi,

ancora una volta, è «multidimensionale». In particolare, il potere politico è accusato di

dispotismo caotico a tutti i livelli, minacciando gravemente le libertà acquisite. La

recrudescenza del terrorismo, risultato di una rischiosa politica per “la pace e la

riconciliazione nazionale” che ha condotto il Paese a dover affrontare l’emergenza della

sicurezza. La ricomposizione dell’alleanza presidenziale in favore dell’islamismo e del

conservatorismo che rischiano di condurre il Paese verso la teocrazia e la regressione. La

crescita della disoccupazione e della povertà dei cittadini, soprattutto giovani. Una politica

economica neo-liberale distorta da una corruzione generalizzata che paralizza ogni tipo di

517 A. BOTHA, Terrorism in the Maghreb, ISS Monograph series, n°144, june 2008

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investimento e di strategia di rilancio economico che permetta di uscire dalla dipendenza

dagli idrocarburi.

In conclusione, un intero Paese si trova nell’immobilità per la mancanza di un progetto

politico locale e coerente di sviluppo nazionale durevole, capace di rispondere, nel

presente, ai bisogni fondamentali dei cittadini e, nel futuro, agli interessi delle generazioni

avvenire.

4.4.1 Eventi terroristici dal gennaio 2006

31.01.2006 BEJAIA L”emiro del Gspc, Ahmed Zarabib alias Ahmed Abou Al-Baraa, considerato uno dei membri fondatori del Gspc è stato eliminato durante uno scontro a fuoco con i militari nei pressi di Toudja. Egli aveva iniziato les sue attività come Imam prima di lanciarsi nella violenza armata.

04.02.2006 BOUIRA Un gruppo terroristico ha eretto un falso posto di blocco nei pressi di Draa El Khemis. Un cittadino è stato assassinato e un secondo ferito.

09.02.2006 JIJEL Durante un’operazione di rastrellamento nella zona montagnosa di Texenna quattro militari sono stati gravemente feriti dall’esplosione di una bomba.

13.02.2006 BATNA I militari hanno accerchiato un gruppo terroristico del Gspc nella zona montagnosa del comune di Tazoult fino a Beni Mouafa. Dei paracadutisti prendono parte all’operazione; la zona è stata bombardata e secondo fonti non ufficiali numerosi terroristi sarebbero stati eliminati.

14.02.2006 TIZI OUZOU Due terroristi sono stati eliminati dalle Forze dell’Ordine nei pressi di Mekla.

20.02.2006 JIJEL Un terrorista è stato arrestato all’ospedale di Taher dove si era recato per farsi medicare una ferita di arma da fuoco

20.02.2006 DJELFA Una bomba artigianale è esplosa al passaggio di un veicolo della Gendarmeria: un gendarme è rimasto ucciso e due altri feriti.

21.02.2006 Dopo un periodo di silenzio, Mokhtar Ben Mokhtar, alias Laouer, Capo del Gruppo Salafista per la Predicazione e il Combattimento (GSPC) per il Sahara e il Sahel, ricercato dal 1992 e su cui pesa una taglia di 4,5 milioni di dinari si rifà vivo. I suoi uomini hanno teso un’imboscata contro una pattuglia della gendarmeria a El-Gao, nella regione di Messad, alle porte del Sahara. Questa operazione smentisce l’ipotesi secondo cui Ben Mokhtar indebolito, isolato in una zona desertica al nord del Mali sarebbe stato sul punto di negoziare la sua resa per beneficiare dell’amnistia.

23.02.2006 BOUMERDES Un gruppo terroristico ha assassinato un patriota nei pressi di Zemmouri

27.02.2006 TIZI OUZOU L’”emiro” Omar Masror detto Abou Khaled è stato assassinato nella località di Tigzirt dalle forze di polizia.

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01.03.2006 EL MILIA Una guardia comunale è stata assassinata nei pressi di Beni- Mehboub da un gruppo di terrorsisti.

01.03.2006 DELLYS Due bombe artigianali sono state disattivate nei pressi di Assouaf. 01.03.2006 MOSTAGANEM Un terrorista è stato eliminato dai servizi di sicurezza. 04.03.2006 Secondo le confessioni di un ex terrorista che si è arreso lo scorso 22

gennaio, i terroristi del Gspc stavano pianificando l’assassinio del Generale Mohamed Lamari, ex Capo di Stato Maggiore dell’ANP e il rapimento di suo figlio.

09.03.2006 EL OUED Un “ex emiro” del Gspc, Abdelkrim Kaddouri, ex consigliere militare di Hassan Hattab e ex braccio destro di Abderezak El Para che faceva propaganda per la “riconciliazione nazionale” è stato assassinato da un gruppo di terroristi .

10.03.2006 ANNABA La località di Chehiba, situata sul versante ovest del djebel Edough, è stata teatro di bombardamenti e di importanti operazioni di rastrellamento.

13.03.2006 JIJEL L’emiro del GSPC della regione di Collo si è arreso alle autorità. 26.03.2006 BLIDA Quattro persone sono state assassinate dai terroristi a Bouarfa 23.04.2006 SKIKDA Quindici persone tra cui nove guardie comunali sono state

assassinate dai terroristi nei pressi di Chraia. 25.04.2006 BOUMERDES Un “emiro” del Gspc é stato eliminato dalle forze dell’ordine nei

pressi di Ammal; un kalachnikov, numerose bombe e un binocolo sono stati recuperati.

25.04.2006 SKIKDA I servizi di sicurezza hanno smantellato un gruppo terroristico affiliato al Gspc; quattro persone sono state arrestate ed una cinquantina sono in fuga.

27.04.2066 SAIDA In un scontro a fuoco tra un gruppo di terroristi e i militari durante

un’operazione di rastrellamento nella foresta di Saf-Saf un terrorista é stato eliminato.

30.04.2006 BOUMERDES L’esplosione di una bomba artigianale ha causato il ferimento di due militari che partecipavano ad un’operazione di rastrellamento nei pressi di Tenia.

30.04.2006 A due mesi dall’applicazione della Carta per la Pace e la Riconciliazione nazionale le rese dei terroristi non sono massicce e il testo di legge rileva delle ambiguità. Il ministro della Giustizia; Tayeb Belaiz, ha dichiarato che i terroristi che non si saranno arresi nell’arco di sei mesi, saranno giudicati con severità. Ciononostante numerose persone continuano a raggiungere i gruppi terroristici. Da qualche mese nella wilaya di Boumerdes il numero dei rapimenti é aumentato in modo vertiginoso

02.05.2006 TIZI OUZOU Tre militari e un civile sono stati feriti dall’esplosione di una bomba nei pressi di Mizrana.

03.05.2006 JIJEL Un gruppo formato da cinquanta terroristi è accerchiato da circa un mese dai militari nella zona montagnosa di Chefka.

10.05.2006 JIJEL Dieci terroristi sono stati eliminati dai militari nei pressi di Seddat. 11.05.2006 BOUMERDES Un’importante operazione di rastrellamento è iniziata in molte

località della wilaya tra cui Dellys, Oued Aissa, Benchoud, Sidi Daoud, Naciria . Infatti numerosi gruppi terroristici capeggiati dai loro “emiri” si sono raggruppati nella wilaya di Boumerdes per pianificare attentati. I militari sono stati coadiuvati in questa operazione dai paracadutisti, dalle forze della Gendarmeria nazionale e dall’impiego di elicotteri tipo MI20, hanno accerchiato una zona importante della regione. La popolazione di questa regione ha accolto con grande soddisfazione questa operazione, considerata

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la più importante di questi ultimi dieci anni. 11.05.2006 SAIDA Tre terroristi sono stati eliminati dalle forze di sicurezza nei pressi di

Sidi Merzouk. Tre armi automatiche sono state recuperate. 11.05.2006 BOUMERDES Una guardia comunale e due cittadini sono stati assassinati nei

pressi di un falso posto di blocco nei pressi di Chalet El–Ameur; i militari sono subito intervenuti e mentre si dirigevano sul luogo dell’attentato al passaggio del loro veicolo una bomba è esplosa ferendo leggermente tre militari.

11.05.2006 BLIDA Tre terroristi sono stati eliminati nei pressi della foresta di M’Sennou. 11.05.2006 JIJEL Un terrorista si è arreso alle forze dell’ordine. 23.05.2006 Circa ottomila soldati sono impegnati in un’operazione di rastrellamento nella

regione compresa tra Jijel e Skikda. 28.05.2006 SKIKDA Durante lo scorso mese di aprile si sono registrati sette attentati che

hanno causato la morte di dodici persone. 30.05.2006 BOUMERDES Una bomba é esplosa nei pressi della stazione ferroviaria

causando il ferimento di quattro persone; la bomba é stata attivata da un telefono cellulare.

02.06.2006 BEJAIA Le forze terrestri ed aeree hanno iniziato una vasta operazione di rastrellamento nei pressi di Beni K’sila.

02.06.2006 BOUMERDES Un terrorista si é arreso alle forze di sicurezza nei pressi di Ammal.

03.06.2006 SKIKDA Un terrorista é stato eliminato dalle forze dell’ordine nei pressi di Ain-Kechra. Due kalachnikovs sono stati recuperati.

05.06.2006 MEDEA Due terroristi sono stati eliminati nei pressi di Ras El Ancor. 15.06.2006 SIDI BEL ABBES L’esplosione di una bomba artigianale ha causato la morte di

un militare e il ferimento di un secondo. 15.06.2006 BOUMERDES Due terroristi sono stati eliminati. 15.06.2006 RELIZANE Un terrorista é stato eliminato durante un’operazione di

rastrellamento nei pressi di Ain Rahma. 18.06.2006 TIZI OUZOU Tre guardie comunali sono state uccise dall’esplosione di una

bomba nei pressi di Draa-El- Mizan. 20.06.2006 BOUMERDES Tre poliziotti sono stati feriti dall’esplosione di una bomba. 21.06.2006 BLIDA Tre contadini sono stati assassinati nei pressi di Chrea da un gruppo

terroristico. 22.06.2006 BOUMERDES Da più di un mese le forze di sicurezza hanno iniziato una vasta

operazione di rastrellamento demoninata “l’araignée” per braccare i gruppi del Gspc. I terroristi hanno trovato un nuovo sistema per far parlare di loro: depositano bombe nei luoghi pubblici e le azionano grazie a telefoni cellulari. Dieci terroristi sono stati eliminati.

10.07.2006 Tipaza Un gruppo composto da sei terroristi ha fatto irruzione in un centro vacanze della società pubblica Naftal, nei pressi di Larhat, uccidendo cinque persone e ferendone due.

15.07.2006 SIDI BEL ABBES I militari hanno iniziato un’importante operazione di rastrellamento a seguito del’uccisione di un pastore.

18.07.2006 AIN DEFLA Quattro guardie comunali sono state uccise da un gruppo di terroristi nei pressi di Ain Benian.

19.07.2006 JIJEL Una ex guardia comunale é stata assassinata da un gruppo terroristico nei pressi di Tanouna.

19.07.2006 SKIKDA Un gruppo terroristico ha lanciato dei razzi in direzione del villaggio di Tamdna; fortunatamente non hanno causato vittime. I militari hanno

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immediatamente iniziato un’operazione di rastrellamento. 28.07.2006 BOUIRA Una bomba artigianale é esplosa al passaggio di un veicolo che

trasportava delle guardie comunali incaricate della sorveglianza del gasdotto Hassi R’mel di Boumerdes. Bilancio: tre feriti.

28.07.2006 TIZI OUZOU Un imam é stato assassinato da un gruppo di terroristi all’uscita della moschea nei pressi di Keddara.

30.07.2006 JIJEL Violento scontro a fuoco tra militari ed un gruppo terroristico nei pressi di Oued Z’hour; bilancio: due militari uccisi ed un terzo ferito.

30.07.2006 KHENCHELA Importante operazione di rastrellamento nella regione; numerose casamatte sono state bombardate.

30.07.2006 BOUMERDES Due bombe sono state disattivate nei pressi di Ghoumrassa. 01.08.2006 Secondo fonti attendibili sono circa 600 i terroristi ancora in attività nella

“macchia” di Sidi Bel Abbes, Bouira, Tizi Ouzou, Boumerdes, Skikda, Jijel e Khenchela. Le stesse fonti indicano che circa 5000 terroristi sono stati eliminati e che alcune centinaia si sono arresi nell’ambito della Riconciliazione nazionale.

01.08.2006 JIJEL Un militare é stato ucciso ed una guardia comunale ferita in un’imboscata tesa da un gruppo terroristico nella regione di Beni Fergane a nord di El Milia.

03.08.2006 BOUIRA L’esplosione di due bombe artigianali ha causato il ferimento di quattro militari.

05.08.2006 ALGERI L’esplosione di una bomba ha causato il ferimento di tre poliziotti nei pressi di Bordj-El-Bahri.

07.08.2006 BOUMERDES Il sindaco di Bordj Ménaiel é stato ferito in un attentato terroristico perpetrato nei pressi del suo domicilio.

08.08.2006 BOUMERDES Attentato terroristico nei pressi di Reghaia-plage. L’ordigno esplosivo é stato attivato con un telefono cellulare. Due gendarmi gravemente feriti.

09.08.2006 BOUMERDES Recrudescenza degli attentati all’esplosivo nelle wilaya di Boumerdes e di Algeri. Tre membri delle forze di sicurezza feriti a Boudouaou.

16.09.2006 BEJAIA Le Forze Aeree effettuano un’operazione di rastrellamento nella foresta di Akfadou in seguito all’attentato terroristico in cui sono stati uccisi 6 membri delle forze dell’ordine e due civili.

17.09.2006 EL TARF Durante uno scontro a fuoco tra un gruppo terroristico e le forze di sicurezza un terrorista é stato arrestato.

17.09.2006 BOUMERDES Un membro del Gspc é stato eliminato dalle forze di sicurezza nei pressi di Cap Djinet. Un kalachnikov é stato recuperato.

08.10.2006 BOUIRA I terroristi hanno fatto esplodere una bomba al passaggio di un convoglio militare carico di esplosivo; tre dei gendarmi che scortavano il convoglio sono rimasti feriti.

08.10.2006 TIZI OUZOU Due falsi posti di blocco sono stati eretti nei pressi di Tizi Ouzou; per ora non si ha ancora la certezza che si tratti di terroristi.

09.10.2006 Il portavoce della ex ribellione tuareg in Mali ha dichiarato che a fine settembre, durante uno scontro con membri del Gspc, il numero 2 del gruppo del sud algerino, ex braccio destro di Mokhtar Belmokhtar, conosciuto sia con il nome di Abdelhamid o di Abohola, é stato ucciso. Il portavoce ha inoltre dichiarato che i membri della ribellione tuareg hanno combattuto il Gspc per dimostrare che non hanno nulla a che vedere con il terrorismo.

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19.10.2006 BOUIRA Due bombe sono esplose nei pressi di Lakhdaria senza causare vittime.

19.10.2006 BOUMERDES Una guardia comunale é stata assassinata nei pressi di un falso posto di blocco eretto dai terroristi a Timezrit.

19.10.2006 ALGERI Una bomba artigianale é esplosa nei pressi di una caserma militare a Beaulieu – El Harrach; bilancio: sei militari feriti.

21.10.2006 JIJEL Un gruppo terroristico del Gspc ha teso imboscata contro una pattuglia della gendarmeria nei pressi di Beni Belaid; bilancio: tre militari uccisi. Le forze di sicurezza hanno subito iniziato uun’importante operazione di rastrellamento.

22.10.2006 BOUMERDES Una persona é stata assassinata e quattro militari sono rimasti feriti in un’imboscata tesa dai terroristi nei pressi di Thenia.

22.10.2006 BOUMERDES Una bomba é esplosa al passaggio di un convoglio militare nei pressi di Dellys causando la morte di due militari e il ferimento di altri cinque.

23.10.2006 Durante il mese di Ramadhan gli attentati terroristici hanno causato la morte di circa una trentina di persone.

23.10.2006

SIDI BEL ABBES Due terroristi si sono resi alle forze di sicurezza. I due pentiti nativi di Sidi Bel Abbes erano entrati a far parte dei gruppi armati nel 1990.

23.10.2006 MALI Il Gspc ha teso un’imboscata ai ribelli Tourag nella regione di Taoudenit (nord del Mali) uccidendone cinque; si tratta di terroristi del gruppo del Gspc di Moktar Belmoktar.

26.10.2006 Il figlio dell’ex “emiro” e membro fondatore del Gia, Abdelhak Layada, é scomparso dal 21 ottobre; suo padre scarta l’ipotesa del sequestro da parte dei servizi di sicurezza. Lo scomparso, amico del figlio di Ali Benhadj, anche lui scomparso dallo scorso 9 ottobre ha telefonato alla famiglia per rassicurarla. Secondo i servizi di sicurezza i due ragazzi hanno raggiunto i gruppi terroristici.

28.10.2006 TIZI OUZOU Due terroristi hanno aperto il fuoco contro un posto di blocco della gendarmeria ferendo un gendarme; ne é seguito uno scontro a fuoco durante il quale due civili sono rimasti feriti.

29.10.2006 BOUMERDES Un terrorista é stato arrestato dagli elementi della gendarmeria nei pressi di Bordj Ménaiel; questo terrorista ha informato i servizi di sicurezza della presenza di una bomba dissimulata nei pressi di un distributore di benzina che é stata disattivata dagli artificieri. Inoltre quattro bombe sono state disattivate nei pressi di Khemis El Khechna.

29.10.2006 BEJAIA Un terrorista é stato eliminato durante uno scontro a fuoco con i militari.

30.10.2006 ALGERI I terroristi hanno fatto esplodere un camion nei pressi del commissariato di Reghaia causando la morte di due persone e il ferimento di altre ventuno, tra cui tre poliziotti. L’attentato é avvenuto alle 24,00, dieci minuti dopo un attentato simile si é prodotto a Dergana causando la morte di una persona, numerosi i feriti ed importanti danni alle abitazioni. Il Gspc sotto la direzione di Abdelmalek Droukdel, meglio conosciuto con il nome di “Abou Mossaab Abdelouadoud”, adotta una nuova strategia quella degli attentanti all’esplosivo azionati a distanza; questo permette di compiere attentati con minimi costi. I responsabili della sicurezza hanno dato direttive chiare alle forze dell’ordine: maggiore vigilanza, aumenti degli effettivi ed investigazioni nelle zone d’influenza dei gruppi armati. I dispositivi di sicurezza nella ed attorno alla capitale sono stati rafforzati; un responsabile

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dei servizi di sicurezza ha precisato che dal momento in cui delle azioni terroristiche avvengono attorno alla capitale, le forze dell’ordine e i servizi di sicurezza agiscono come se queste cellule terroristiche fossero già ad Algeri e cercano di anticiparne le azioni. Il problema principale per le forze di sicurezza é che il Gspc, contrariamente al Gia, compie attentati utilizzando persone non schedate e quindi sconosciute dai servizi di sicurezza.

30.10.2006 BOUMERDES Un cittadino é rimasto ferito dall’esplosione di una bomba nei pressi di Issers.

30.10.2006 KABILIA I militari effettuano un’operazione di rastrellamento nella regione di Ain El Hammam.

31.10.2006 BOUMERDES Una bomba artigianale é stata fatta esplodere dai terroristi al passaggio di un convoglio militare. Bilancio: un militare ferito.

31.10.2006 TIZI OUZOU Un gruppo terroristico affiliato al Gspc e formato da circa 50 individui, é stato accerchiato dai militari ed ha in seguito abbandonato il suo arsenale per darsi alla fuga; sono state recuperate armi e medicinali. Nell’arco di questi ultimi tre mesi nelle zone rurali della Kabilia si sono moltiplicati gli attentati terroristici, le incursioni e i falsi posti di blocco.

31.10.2006 BOUIRA I servizi di sicurezza hanno scoperto un laboratorio per la fabbricazione di bombe artigianali nei pressi di Kadiria.

31.10.2006 TIPAZA Le forze di sicurezza hanno eliminato un terrorista nei pressi di Menaceur.

31.10.2006 Un comunicato firmato dall’ “emiro” nazionale del Gspc, Droukdel Abdelmalek alias Abou Mossab Abdelouadoud, rivendica la paternità della serie di attentati nella regione di Boumerdes e annuncia nuovi attentati. L’importante numero di bombe esplose o disattivate dai servizi di sicurezza in questo ultimo periodo dimostra che i terroristi dispongono di una grande quantità di esplosivo. Il Gspc per poter finanziare le sue attività criminali ha messo in atto un sistema di “racket” che gli permette di accumulare grandi quantità di denaro.

01.11.2006 KHENCHELA Un’importante rete terroristica, composta da circa una trentina di persone di cui una decina di nazionalità irachena e saudita, é stata smantellata. I terroristi arrestati sono degli “imam” o dei professori universitari, di età compresa tra i 18 e i 45 anni.

01.11.2006 SKIKDA Una bomba artigianale é esplosa al passaggio di un convoglio militare uccidendo un militare nei pressi di Zekrana.

01.11.2006 BOUMERDES Una bomba artigianale é esplosa nei pressi di Cap Djinet; l’esplosione ha causato il ferimento di un giovane.

02.11.2006 AIN DEFLA Un gruppo formato da circa 30 terroristi ha teso un’imboscata ad una pattuglia militare; bilancio: 8 militari uccisi.

02.11.2006 BLIDA Un terrorista é stato eliminato nei pressi di Ain Romana. 04.11.2006 I dispositivi di sicurezza sono stati rafforzati nella capitale a seguito degli

attentati di Reghaia e Dergana. 04.11.2006 TIZI OUZOU Un terrorista é stato eliminato durante uno scontro a fuoco con le

forze dell’ordine nei pressi di Bogni. 05.11.2006 TIPAZA Le forze di sicurezza della wilaya hanno iniziato un’operazione di

rastrellamento nei pressi di Sidi Amar durante la quale sono state distrutte numerose casematte e recuperate numerose armi.

05.11.2006 MEDEA Un terrorista é stato eliminato nei pressi di Ouled Hamza 06.11.2006 JIJEL Un terrorista é stato eliminato dalle forze dell’ordine nei pressi di

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Texenna. 06.11.2006 EL OUED Secondo fonti attendibili, una delle persone originarie di El Oued e

reclutate due mesi fa dal Gspc per la “djihad en Irak” é stato ucciso a Bagdad durante uno scontro a fuoco tra un gruppo armato iracheno e le truppe americane. La gendarmeria di El-Oued ha smantellato una rete di reclutamento di giovani per la djihad in Irak, composta da sei membri del Gspc. Secondo fonti vicine ai servizi di sicurezza i giovani reclutati sono circa una trentina.

07.11.2006 BOUIRA I militari e le forze di sicurezza effettuano un’importante operazione di rastrellamento nella regione di Lakhdaria, durante la notte effettuano massicci bombardamenti seguiti all’alba da operazioni di rastrellamento. Si utilizzano elicotteri per localizzare i gruppi armati e distruggerne le numerose casematte nella regione montagnosa compresa tra Beggas, Lalla Moussaad, fino a Djerrah nel comune di Ammal (Boumerdes). Nel corso dell’operazione sette militari sono stati uccisi e dodici feriti dall’esplosione di bombe artigianali.

07.11.2006 ORANO Un “emiro” é stato eliminato dai servizi di sicurezza nei pressi del quartiere Hai Essamem.

08.11.2006 BOUMERDES Una bomba é stata disattivata nei pressi della sede della Guardia comunale a Zemmouri.

08.11.2006 TIPAZA I terroristi hanno tentato un’incursione nel villaggio di Menaceur, una borgata situata tra le città di Hadjout e Cherchell. Le forze di sicurezza e i militari sono subito intervenuti e i terroristi si sono dati alla fuga.

08.11.2006 BOUIRA Una pattuglia militare che rientrava dopo un’operazione di rastrellamento nei pressi della foresta di Beggas (30 km a nord ovest di Bouira) é caduta in un’imboscata tesa dai terroristi della falange El Farouk affiliata al Gspc. Bilancio: 10 militari uccisi e 19 feriti.

09.11.2006 BOUIRA Un gruppo di sostegno al terrorismo é stato smantellato nei pressi di Boghni.

09.11.2006 BATNA Un gruppo terroristico del Gspc ha assassinato un pastore nei pressi di T’kout; i terroristi hanno sgozzato e decapitato la vittima ed in seguito rubato il gregge. Secondo fonti attendibili questo sarebbe un atto di vendetta nei confronti dell’uomo che aveva denunciato il gruppo terroristico per avergli confiscato un asino.

10.11.2006 ORANO Falso allarme bomba presso il Consolato spagnolo. 11.11.2006 I gruppi terroristici del Gspc stanno utilizzando per gli attentati una nuova

tecnica, simile a quella utilizzata in Irak e che consiste nell’utilizzare veicoli pieni di esplosivo e nell’avere per bersaglio i commissariati di polizia. Le forze di sicurezza hanno scoperto un atelier per la fabbricazione di ordigni esplosivi nei pressi di Amalou nella wilaya di Bouira, dove enormi quantitativi di TNT, di ammoniaca e di telefoni cellulari sono stati recuperati.

14.11.2006 RELIZANE Durante un’operazione di rastrellamento da parte dei militari nella zona montagnosa di Borokba sono stati ritrovati i cadaveri di due terroristi.

16.11.2006 BOUIRA Durante un’operazione di rastrellamento, due terroristi sono stati eliminati e sei catturati dalle forze di sicurezza nei pressi di Kadiria.

18.11.2006 BOUIRA Durante un’operazione di rastrellamento, le forze di sicurezza hanno scoperto un’ospedale sotterraneo lungo 150 metri e profondo 20 metri; una grotta faceva funzione di ospedale di fortuna e poteva ospitare circa 600 persone. Un grande quantitativo di medicinali, di siringhe é stato recuperato.

20.11.2006 BOUMERDES Nove terroristi sono stati eliminati, dei kalachnikov e dei fucili a

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pompa sono stati recuperati. 20.11.2006 Secondo il primo responsabile dei servizi di sicurezza, Ali Tounsi, i due

attentati di Reghaia e di Dergana sono da imputare ad una diminuizione della vigilanza sia da parte delle forze di sicurezza che dei cittadini. A poche ore dagli attentati i maggiori responsabili dei servizi di sicurezza si sono riuniti per mettere in atto un nuovo piano di sicurezza per la capitale e le wilaya del centro, colpite da una recrudescenza del terrorismo che ha causato la morte, nello scorso mese di ottobre, di circa una cinquantina di persone tra cui una quarantina appartenenti alle forze dell’ordine. La media nazionale degli attentati, che era di circa 1 o 2 alla settimana ha registrato un aumento considerevole passando a tre o quattro al giorno, con una media di quattro - cinque vittime. E’ importante precisare che il gruppo salafista ha bisogno di dimostrare all’opinione internazionale e nazionale che la sua capacità di nuocere é forte come prima della “riconciliazione nazionale”. Durante la scorsa estate e il mese di Ramadhan il Gspc ha moltiplicato la propaganda presso le famiglie dei terroristi al fine di convincere nuovi membri ad arruolarsi per la “djihad” in Irak, ma una volta reclutati i volontari sono invece stati inseriti nei gruppi terroristici. E’ importante evidenziare che a seguito del ruolo degli Stati Uniti nella situazione in Irak e in Palestina, alcuni giovani algerini non vedono più Ben Laden come un terrorista, ma lo elevano al grado di “combattente” contro le forze americane, uno scenario che ricorda quello del 1980 durante la guerra in Afghanistan. Fonti attendibili comunicano che in questo ultimo periodo il Gspc é stato rifornito in armi dalla filiale del Sud algerino di Mokhtar Belmokhtar detto Belaouar (il guercio). Il GSPC é oggi forte non per gli effettivi di cui dispone, ridotti da 800 a 500 individui, ma piuttosto per la loro mobilità. La maggior parte degli esplosivi utilizzati in numerosi attentati nella zona ad est di Algeri sono stati preparati da artificieri identificati e ricercati nella zona di Boumerdes

21.11.2006 BLIDA Dodici terroristi, tra cui “due pentiti” sono stati arrestati nei pressi di Meftah.

22.11.2006 BOUMERDES Le forze di sicurezza hanno elimato tre terroristi di cui due sono stati identificati e catturato un “emiro”.

22.11.2006 BISKRA Due membri delle forze di sicurezza sono stati uccisi durante uno scontro a fuoco con i terroristi nei pressi di Lagraf. Un elicottero militare é stato colpito dai tiri dei terroristi ed é stato obbligato ad atterrare nei pressi dello stadio comunale.

26.11.2006 ANNABA Nove militari sono rimasti feriti dall’esplosione di una bomba artigianale durante una operazione di rastrellamento nei pressi Oued El-Aneb.

27.11.2006 L“emiro” del Gspc della regione sud dell’Algeria, Mokhtar Benmokhtar é riuscito a creare una rete terroristica composta di tribù e nomadi del Mali, Niger, Ciad e Mauritania. Il suo obiettivo é quello di colmare la mancanza di effettivi in seno al Gspc per rinforzare questa organizzazione e destabilizzare in seguito lo Stato. Seguendo le direttive di Al Qaida, Mokhtar Benmokhtar vuole internazionalizzare il movimento terroristico e per questo ha arruolato numerosi stranieri del Mali, Mauritania, Libia, Niger; questa strategia sembra sia stata dettata da Za Wahiri, braccio destro di Oussama Ben Laden.

28.11.2006 ALGERI I servizi di sicurezza hanno arrestato negli ultimi giorni due persone accusate di reclutare terroristi per il Gspc; i due individui non solo reclutavano per il Gspc, ma anche per i gruppi armati in Irak.

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28.11.2006 AZAZGA Un terrorista é stato eliminato ed un militare ferito durante uno scontro a fuoco nei pressi di Ifigha.

01.12.2006 AIN DEFLA Un terrorista é stato eliminato dalla forze di sicurezza nei pressi di Sidi Lakhal.

01.12.2006 SAIDA Una brigata della gendarmeria nazionale ha smantellato una rete di sostegno al terrorismo, composta da quattro persone, nella regione di Sidi-Aissa.

02.12.2006 BISKRA Quattro terroristi del Gspc sono stati eliminati dalle forze di sicurezza nella regione di Mchounech.

02.12.2006 BOUIRA Quattro persone appartenenti ad una rete di sostegno al terrorismo sono state arrestate nei pressi di Lakhdaria dai servizi di sicurezza

05.12.2006 EL-OUED Cinque persone di età compresa tra i 20 e i 30 anni sono state arrestate nell’ambito di un’inchiesta su una rete di reclutamento di giovani per la djihad in Irak.

05.12.2006 TLEMCEN Ventotto persone sono state arrestate dai servizi di sicurezza per attività terroristiche.

08.12.2006 BISKRA Quattro terrorsisti sono stati eliminati dalle forze di sicurezza nei pressi di Eddissa. Un kalachnikov, una pistola automatica, una bomba e delle munizioni sono state recuperate.

10.12.2006 ALGERI Un attentato terroristico é stato perpetrato contro due autobus che trasportavano impiegati della società americana “BRC”Brown Root and Condor nei pressi di Bouchaoui sulla strada che dal centro di Algeri porta a Club des Pins, zona residenziale di Stato dove alloggiano gli alti funzionari algerini. Bilancio: il conducente dell’autobus (algerino) ucciso, due libanesi, quattro inglesi, un americano e un canadese sono rimasti feriti.

05.01.2007 BOUMERDES Due terroristi si sono arresi alla forze di sicurezza nei pressi di Chabet El Ameur.

06.01.2007 In una lettera inviata al Presidente Bouteflika, tramite Internet, l’emiro del gruppo terroristico Gspc, Abdelmalek Droukdal, rifiuta la proposta di deporre le armi ed annuncia nuovi attentati. Si dice in attesa degli ordini di Oussama Ben Laden.

08.01.2007 I servizi di sicurezza hanno smantellato una struttura terroristica dalle ramificazioni internazionali, specializzata nel reclutamento di volontari per l’Irak.

08.01.2007 JIJEL Un terrorista é stato eliminato dalle forze dell’ordine nei pressi di Aghedou (35 km a sud-est de Jijel) mentre trasportava dei viveri a dorso d’asino.

09.01.2007 Secondo fonti vicine ai servizi di sicurezza sei giovani algerini originari di Oued Souf si sono recati in Irak per combattere nei ranghi dell’opposizione irachena.

09.01.2007 ANNABA I servizi di sicurezza hanno arrestato dodici persone appertenenti ad una nuova organizzazione terroristica denominata “Midad El Souyouf” (brandite la spada), diretta da un terrorista il cui pseudomino é “Abi Haf”. Secondo fonti concordanti, questa fazione salafista opera su tutto il territorio nazionale e ubbidisce agli ordini di un certo Abou Moussaab El Souri che tenta di inculcare nei gruppi terroristici il “salafismo” di El Qaida; si tratterebbe di una setta pericolosa che vuole destabilizzare il Paese.

09.01.2007 In un comunicato il capo del Gspc, Abdelmalek Droukdal, alias Abou Moussaab Abdel Ouadoud, ha invitato gli algerini a combattere i francesi e gli agenti “dei crociati” che vivono in Algeria. Le minacce contro i francesi

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non sono una novità, tuttavia sono prese sul serio dalle autorità e dai servizi francesi della lotta antiterrorismo. Ciononostante il ministero francese degli Esteri non ha preso alcuna misura particolare in seguito a queste minacce. Nello scorso mese di settembre, l’Unità di Coordinamento della Lotta Antiterrorismo francese (UCLAT) aveva dichiarato che il Gspc costituisce una grave minaccia per la Francia. Una cinquantina di moschee sul territorio francese sono sorvegliate dai servizi di sicurezza perché frequentate da elementi estremisti.

09.01.2007 SKIKDA Un gruppo terroristico ha fatto incursione nei pressi di Zaitouna e dopo aver accerchiato la zona ha rubato un autobus e svaligiato una farmacia.

11.01.2007 SKIKDA Un gruppo formato da otto terroristi é stato eliminato nei pressi di Ain Kedra

11.01.2007 COSTANTINA Il Comando della V^Regione militare ha lanciato un appello alla popolazione invitandola a cooperare segnalando ogni persona sospetta per mettere fine alla azioni terroristiche.

13.01.2007 Dopo degli scontri a fuoco dello scorso 23 dicembre e del 3 gennaio, il ministro degli Interni tunisino, Rafik Haj Kacem, ha dichiarato che i terroristi identificati, tutti tunisini, sono legati al Gspc algerino e al GICM marocchino e dunque ad Al-Qaida. Questo gruppo armato tunisino, diretto da Lassaad Sassi, un ex ufficiale della Gendarmeria originario di Nabeul (Cap Bon) doveva far esplodere lo stesso giorno, durante le festività di fine anno, le ambasciate americana e britannica. Il gruppo, annientato prima che potesse agire, é stato neutralizzato grazie alla cooperazione dei servizi segreti algerini che, subito dopo la cattura di due tunisini a Meftah (periferia di Algeri) avevano avvisato i loro omologhi tunisini che qualche cosa si stava preparando tra il gruppo del Gspc e un gruppo tunisino non identificato. I servizi di sicurezza tunisini, coadiuvati dalle forze di polizia e dalla Guardia nazionale, avevano arrestato il 23 dicembre alcuni membri del gruppo terroristico alla periferia di Tunisi ed in seguito il 3 gennaio avevano neutralizzato tutti i membri del gruppo a 25 km a sud di Tunisi. Le autorità tunisine avevano inizialmente annunciato la morte di dodici persone senza specificare che si trattava di terroristi, ma in un secondo momento il ministro degli Interni tunisino aveva dichiarato che un gruppo terroristico, composto essenzialmente da tunisini, era stato eliminato; le planimetrie delle ambasciate, i nomi dei diplomatici stranieri accreditati a Tunisi erano stati ritrovati dalle forze di sicurezza tra i documenti appartenenti ai terroristi. Fino ad ora la Tunisia aveva registrato un solo attentato terroristico, quello dell’aprile 2002 a Djerba; se gli attentati dovessero riprodursi le conseguenze economiche sarebbero pesanti per un paese la cui economia si basa essenzialmente sul turismo.

15.01.2007 BATNA I servizi di sicurezza incaricati della lotta antiterrorismo del Comando della Vª Regione militare hanno eliminato numerosi terroristi del Gspc durante un violento scontro a fuoco nei pressi di Larbaa.

15.01.2007 BATNA Numerosi rifugi dei terroristi sono stati bombardati da elicotteri militari nella zona di Collo.

16.01.2007 TIPAZA Un “pentito” é stato assassinato dai terroristi nei pressi di Gouraya (40 km da Tipaza).

18.01.2007 SIDI BEL ABBES Un pastore di settantatre anni é stato rapito da un gruppo armato nei pressi di Sidi Chaib.

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20.01.2007 JIJEL Due terroristi sono stati eliminati dai militari nei pressi di Selma. 21.01.2007 BOUMERDES Due gendarmi sono stati feriti nei pressi di Tidjelabine. 22.01.2007 BATNA Tre militari sono stati feriti ed un cittadino ucciso dall’esplosione di

una bomba artigianale nei pressi di Arris. 22.01.2007 Dopo l’arresto in Marocco, durante un’operazione antiterrorismo, di ventisei

persone, i primi elementi dell’inchiesta hanno rilevato l’esistenza di una rete di sostegno finanziario e logistico del Gspc algerino e del Gruppo Islamico Combattente Marocchino. Secondo un rapporto dei servizi di sicurezza esiste un reale rischio di esplosione islamica in Marocco. Le minacce pronunciate da Ayman al-Zawahiri contro questo Paese provocano molta tensione.

23.01.2007 In seguito ad operazioni svolte contro la rete del Gspc é quasi certo un possibile legame tra questo gruppo e il gruppo terroristico tunisino.

24.01.2007 Il Gspc ha annunciato di aver cambiato denominazione su ordine di Oussama Ben Laden e di essere oramai “Al Qaida au pays du Maghreb islamique”.

27.01.2007 SKIKDA Una guardia comunale é stata uccisa e altre quattro ferite sono rimaste ferite nei pressi di Tamalous.

28.01.2007 Secondo informazioni pervenute dalla autorità nigerine, le vaste zone desertiche di Agadez (nord) e di Diffa (sud-est), zone limitrofe all’Algeria sono diventate zone di riferimento per i trafficanti d’armi, di droga e di veicoli rubati. L’insicurezza spinge le tribù nomadi ed i commercianti ad armarsi per proteggersi. Questo é il motivo per cui le frontiere sud dell’Algeria sono una grande preoccupazione per i servizi di sicurezza algerini. Il Ciad, che sta attraversando una fase cruciale della sua crisi, anche se non ha frontiere dirette con l’Algeria costituisce una zona di transito via il Niger per i trafficanti che forniscono armi ai gruppi terroristici del sud algerino. Secondo un responsabile militare algerino durante i rastrellamenti militari sono state ritrovate armi dello stesso tipo sia nella regione ad est dell’Algeria (Jijel) che ad ovest (Saida, Relizane e Sidi Bel Abbes) e questo dimostra che i terroristi si riforniscono in armi presso gli stessi trafficanti; le arme ritrovate sono kalachnikov, RPG7, FMPK, lanciarazzi.

28.01.2007 BOUMERDES Due persone sono state rapite nei pressi di Timezrit da un gruppo di terroristi.

28.01.2007 SKIKDA Un militare é stato ucciso durante uno scontro a fuoco con un gruppo di terroristi; un terrorista é stato catturato.

28.01.2007 BATNA I servizi di sicurezza hanno eliminato dieci terroristi del Gspc durante un’importante operazione di rastrellamento.

28.01.2007 Secondo numerosi osservatori, specializzati del terrorismo, l’annuncio del cambiamento di denominazione del Gspc in “Al Qaida au Maghreb” costituisce una svolta decisiva nella vita del movimento salafista, creato nel settembre 1988 da Hassan Hattab. E’ probabile che questa decisione, presa con grande precipitazione, accentui le divisioni che già esistono tra i principali “emiri” del gruppo poiché i più anziani sono contrari all’alleanza con Al Qaida e promuovono l’indipendenza del movimento e la sua “algerinità”. Questi ultimi, che occupano posti importanti all’interno del gruppo salafista, potrebbero ribellarsi contro il n°1 del Gspc, Droukdel, che nel comunicato in cui annuncia il cambiamento di denominazione non fa riferimento alla “Madjliss Echouri” (Consiglio di consultazione), ma giustifica la sua decisione come “un ordine di Ben Laden”. Inoltre la messa in disparte

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dell’emiro della zona II, Sadaoui Abdelhamid detto Yahia Abou Haytem, non sarebbe solo legata ai fondi sottratti, ma sarebbe dettata dalla presa di posizione contro la fusione del Gspc con Al Qaida. Si prevedono movimenti di recessione in seno ai gruppi terroristici come é avvenuto all’ovest del Paese dove il gruppo HDS “Houmat daawa salafia” (Partigiani della predicazione salafista) ha annunciato il “suo divorzio” dal Gspc a causa del comportamento di Abdelmalek Droukdel che prende da solo ogni decisione.

30.01.2007 SIDI BEL ABBES La Gendarmeria nazionale ha arrestato otto persone perché sospettate di sostegno ai gruppi terroristici.

31.01.2007 TIZI OUZOU Un cittadino é stato assassinato e tre feriti in un falso posto di blocco sulla strada che collega la Nouvelle-ville a Tizi Ouzou.

01.02.2007 DELLYS Una bomba artigianale é esplosa nei pressi dello stadio comunale di Benchoud ferendo dei passanti.

03.02.2007 TIZI OUZOU Un cittadino é stato rapito dai terroristi del Gspc nei pressi di Ain Zaouia.

03.02.2007 BOUIRA Un terrorista é stato eliminato nei pressi di El Ancer. 05.02.2007 TIZI OUZOU Un gruppo formato da circa una ventina di terroristi ha eretto due

falsi posti di blocco nei pressi di Tizi-Gheniff a circa una cinquantina di km da Tizi Ouzou. Ai passanti sono stati sottratti denaro e telefoni cellulari.

06.02.2007 BOUMERDES E’ incorso un’importante operazione di rastrellamento; migliaia di soldati hanno investito la foresta di Grand Beggas.

08.02.2007 BOUIRA I militari hanno eliminato quattro terroristi ed arrestato un quinto nei pressi di Ighzer Oumerief.

11.02.2007 BATNA Un militare é stato gravemente ferito dall’esplosione di una bomba artigianale nei pressi di Ich-Ali; la bomba é esplosa durante un’operazione di rastrellamento da parte dei militari.

12.02.2007 BOUIRA Quattro militari sono stati feriti dall’esplosione di una bomba nei pressi di Beggas.

13.02.2007 Il Gspc ha firmato la sua fusione con Al Qaida e da ora si denomina “Al Qaida nel Maghreb islamico”.

13.02.2007 Il Gspc ha colpito nella wilaya di Boumerdes e Tizi Ouzou. Nella sola wilaya di Boumerdes si sono registrati tre attentati, di cui due mediante autobomba, a Si-Mustapha, Souk-El – Had e a Bourmerdes. Nella prima località hanno colpito la Brigata della Gendarmeria, nella seconda le abitazioni delle famiglie dei gendarmi e nella terza il Commissariato di Polizia. I terroristi hanno fatto in modo che l’attentato causasse il maggior numero di vittime e hanno sincronizzato tutti gli attentati nello stesso momento tra le 4,45 e le 4,50 del mattino. Il bilancio dell’attacco alla Brigata della Gendarmeria di Si-Mustapha é grave: 4 persone sono morte e 8 persone ferite. Le 4 vittime che viaggiavano a bordo di un veicolo “Renault espress” sono rimaste carbonizzate dall’esplosione e fino ad ora non sono state identificate. Le case situate nella zona dell’esplosione sono state distrutte. Nella seconda esplosione avvenuta a Souk –El Had i terroristi hanno colpito un palazzo abitato dalle famiglie dei gendarmi; bilancio 9 feriti. A Boumerdes l’attentato ha causato il ferimento di 8 persone tra cui due poliziotti. Secondo fonti giornalistiche i terroristi sono venuti a bordo di due veicoli, hanno parcheggiato un veicolo Peugeut 406 davanti al Commissariato prima di fuggire a bordo del secondo veicolo Peugeut Partner.

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Nella wilaya di Tizi Ouzou due autobombe sono esplose alle 4,30 del mattino la prima nei pressi della caserma della BMPJ (Brigata Mobile della Polizia Giudiziaria) di Draa Ben Khedda (10 km a ovest di Tizi Ouzou) e la seconda presso il commissariato di Mekla (30 km ad est), uccidendo due persone e ferendone altre 20. Una terza autobomba é esplosa verso le 10,00 nei pressi del ponte di Boubhir sulla strada che unisce Azazga a Ain El Hammam, uccidendo un cittadino. Tutti questi attentati sono stati rivendicati da “Al Qaida au Maghreb” ex Gspc sul suo sito internet. Il gruppo ha promesso di commettere nuovi attenati qualificando “l’Algeria come uno Stato di ladri, schiavo degli ebrei, dei cristiani e “dei figli della Francia”. Il ministro degli Interni, Nourredine Zerhouni, in una dichiarazione stampa, ha comunicato che sono stati registrati sette attentati all’esplosivo nelle wilaya di Boumerdes e di Tizi Ouzou i quali hanno causato la morte di sei persone, di cui due appartenenti ai servizi di sicurezza e il ferimento di tredici.

18.02.2007 TIZI OUZOU Un convoglio militare é stato attaccato dai terroristi nei pressi di Azeffoun; due miltari sono stati feriti.

19.02.2007 BLIDA I servizi di sicurezza hanno arrestato sei terroristi che stavano preparando un attentato terroristico nella regione.

19.02.2007 TEBESSA Due pastori sono stati sgozzati da un gruppo terroristico che si é in seguito impossessato di trecento capi di bestiame.

20.02.2007 BEJAIA Un terrorista é stato eliminato dai servizi di sicurezza; una pistola automatica é stata recuperata.

20.02.2007 SAIDA Un gruppo di sostegno al terrorismo formato da tre persone é stato arrestato dai servizi di sicurezza della wilaya.

22.02.2007 COSTANTINE Una rete internazionale di contrabbando di armi é stata smantellata dai servizi della polizia giudiziaria. Faceva parte del gruppo un cittadino francese; 165 armi di fabbricazione francese e russa sono state recuperate.

23.02.2007 I servizi di sicurezza hanno disattivato due bombe nei pressi dell’ospedale “Mustapha Pacha” situato nel centro della capitale. L’esplosione ha causato panico tra i passanti. In quest’ultimo periodo le false allerte alla bomba si susseguono e i servizi di sicurezza sono in allerta massimale.

23.02.2007 M’SILA Un gruppo formato da 15 terroristi é stato annientato dai servizi di sicurezza nei pressi di Sidi Aissa.

23.02.2007 TIPAZA Un terrorista originario di Chef é stato arrestato dai servizi di sicurezza nel comune di Damous.

26.03.2007 BOUIRA Una bomba artigianale é esplosa al passaggio di un convoglio militare che rientrava da un’operazione di rastrellamento; bilancio due militari feriti.

01.03.2007 DJELFA Un militare é stato assassinato dai terroristi nei pressi di Ain Rich. 01.03.2007 BEJAIA Una bomba artigianale é esplosa nei pressi di Beni K’sila provocando

la morte di un militare e il ferimento di altri quattro. 01. 03.2007 JIJEL Un’importante operazione di rastrellamento é in corso nella regione di

El Milia. Un gruppo formato da trenta terroristi é stato localizzato. 02.03.2007 TIZI OUZOU Secondo fonti attendibili un’operazione militare sarebbe in corso

nella regione di Beggaz (sud della wilaya) dove si troverebbero una trentina di terroristi.

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02.03.2007 SKIKDA Tre militari e due gendarmi sono stati leggermente feriti nei pressi di Boulballout durante uno scontro afuoco con i terroristi.

03.03.2007 AIN DEFLA Tre algerini e un cittadino russo sono stati uccisi e altre cinque persone ferite in un attentato all’esplosivo contro un autobus che trasportava degli impiegati di una società russa. Tra i feriti si registra un cittadino russo e due ucraini. L’attentato é stato rivendicato dal gruppo d’Al Qaida nel Maghreb.

03.03.2007 BLIDA Dodici persone, appartenenti ad un gruppo terroristico, sono state arrestate; secondo fonti attendibili stavano preparando un attentato contro il settore militare. Faceva parte del gruppo un terrorista che era stato graziato nell’ambito della riconciliazione nazionale.

04.03.2007 AIN DEFLA Quattro terroristi sono stati eliminati durante un’operazione di rastrellamento.

04.03.2007 TIZI OUZOU Sette gendarmi sono stati uccisi in un’imboscata tesa dai terroristi nei pressi di Thakhoukhth.

04.03.2007 BLIDA Dodici terroristi sono stati arrestati. 06.03.2007 AIN DEFLA Cinque terroristi sono stati eliminati dalle forze dell’ordine. 06.03.2007 TIZI OUZOU Sono in corso intensi bombardamenti militari nella zona est della

wilaya a seguito della localizzazione di un importante gruppo terroristico che, secondo fonti attendibili, sarebbe formato da 80 terroristi tra cui alcuni stranieri. I militari hanno iniziato un’operazione di rastrellamento di grande portata nella regione che si estende da Azeffoun a Zekri passando da Aghribs e Yakouren, località vicine alla vasta foresta di Bounaamane.

06.03.2007 BOUMERDES Una bomba é esplosa a Baghlia (45 km est di Boumerdes) nei pressi della sede della Gendarmeria. Non si registrano vittime.

07.03.2007 SKIKDA Un terrorista é stato eliminato nei pressi di Yersen dalle forze dell’ordine che effettuavano un operazione di rastrellamento.

10.03.2007² EL-OUED I servizi di sicurezza hanno annunciato che 19 giovani originari di El Oued hanno recentemente raggiunto l’organizzazione terroristica “Al Qaida au Maghreb”, ex Gspc.

26.03.2007 BEJAIA Durante un’operazione di rastrellamento nei pressi di Merdj Ouamane e Sebt Akdim a circa 20km da Bejaia quattro terroristi sono stati eliminati.

28.03.2007 BOUMERDES Una bomba é esplosa in pieno centro; non ci sono vittime ma l’esplosione ha causato qualche danno materiale.

28.03.2007 BEJAIA Tre terroristi sono stati eliminati nei pressi di Amizour durante un’operazione di rastrellamento.

28.03.2007 La minaccia terroristica coinvolge anche il Marocco, il Quai d’Orsay consiglia ai suoi connazionali che si recano in questo Paese la massima prudenza dopo l’attentato di Casablanca dell’11 marzo scorso.

01.04.2007 BEJAIA Un terrorista é stato eliminato dai servizi di sicurezza durante un’operazione di rastrellamento nei pressi di Merdj-Nouamene.

03.04.2007 BEJAIA Continua l’operazione di rastrellamento nella regione di Amizour per dare l’ultimo assalto ai terroristi del Gspc. Secondo fonti attendibili circa una ventina di terroristi sarebbero stati eliminati.

03.04.2007 I militari sono determinati a mantenere la pressione nella regione est del Paese fino al totale annientamento dei gruppi terroristici affiliati al Gspc che nonostante la loro fusione con Al Qaida continuano a registrare grandi perdite; per questo effettuano importanti rastrellamenti nelle regioni di Collo, Khenchela e Jijel.

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03.04.2007 EL OUED Sette terroristi sono stati arrestati dai servizi di sicurezza in seguito alla scoperta il 29 marzo di una base logistica del Gspc in seguito smantellata; i terroristi volevano compiere degli attentatie dei rapimenti nella regione durante la campagna elettorale per le legislative.

03.04.2007 TIZI OUZOU Un membro del GLD (Gruppo di Legittima Difesa) é stato assassinato da un gruppo terroristico nel villaggio di Talous.

03.04.2007 SKIKDA Un terrorista é stato eliminato e un secondo ferito nei pressi di Skikda. Due fucili a pompa sono stati recuperati.

04.04.2007 BEJAIA I terroristi del Gspc accerchiati dai militari da dieci giorni nei pressi di Merdj-Ouamane (Amizour) hanno le ore contate. Dei bulldozers delle forze armate sono passati all’azione per scovare i terroristi nascosti in profonde casematte. La 5^ Regione militare ha messo in atto tutti i mezzi per annientare questa falange terroristica, gli elicotteri dell’ANP (Esercito Nazionale Popolare) hanno sorvolato la regione durante tutta la giornata di ieri.

04.04.2007 ALGERI Due terroristi sono stati eliminati dalle forze dell’ordine in un appartamento a Benzerga.

05.04.2007 BOUMERDES Un militare é stato ucciso ed altri quattro feriti in un’imboscata tesa dai terroristi nei pressi di Chabet El Ameur.

06.04.2007 BOUIRA Due bombe artigianali sono esplose nei pressi di Lakhdaria non si sono registrate vittime.

07.04.2007 BISKRA Un terrorista é stato eliminato nei pressi di Branis. 07.04.2007 EL OUED Dieci persone sono state arrestate perché appartenenti ad un rete

di sostegno logistico del Gspc. 09.04.2007 AIN DEFLA Dieci terroristi sono stati eliminati e nove militari sono stati uccisi

in uno scontro a fuoco nei pressi di Tiziouine. 11.04.2007 ALGERI Tre attentati hanno causato la morte di ventiquattro persone e il

ferimento di duecentoventidue. Un primo attentato suicida alle 10,45 ha colpito il palazzo del Governo il bilancio é di 12 morti e 135 feriti. Altri due attentati a Bab Ezzouar hanno causato la morte di 12 persone e il ferimento di 162. Questi attentati sono stati condannati dai partiti politici che invitano i cittadini a far prova di una maggior vigilanza. Gli artificieri hanno disattivato alle 15,00 un’autoboma nei pressi dell’abitazione di alti funzionari algerini. Il veicolo pieno di esplosivo (+500 kg), tipo Mercedes nera immatricolata ad Algeri, é stato parcheggiato nei pressi di Dienane El Malek (Hydra) dove risiedono il Col. Ali Tounsi, Direttore Generale della Polizia Nazionale, l’attuale Ambasciatore algerino in Marocco, Larbi Belkeir e dove é ubicata l’Ambasciata di Danimarca. I servizi di sicurezza, secondo fonti giornalistiche, hanno ricevuto verso le 14,30 una telefonata che li avvisava della presenza dell’autobomba. L’esplosivo, ammoniaca e nitrato di ammonio, era contenuto in una tanica posta sul sedile posteriore del veicolo e altre due bombole di gas si trovavano nel cofano.

15.04.2007 BOUMERDES Un membro della Gendarmeria nazionale algerina é stato assassinato in un’imboscata tesa dai terroristi nei pressi di Zemmouri.

23.04.2007 ALGERI Secondo i servizi di sicurezza sono circa 40 i presunti terroristi ricercati, tutti residenti nella capitale o nella sua periferia, e sono concordi nel dichiarare che gli autori degli attentati sono persone non schedate, per la maggioranza giovani di età compresa tra i 17 e i 25 anni, provenienti dai

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quartieri popolari, indottrinati dagli agenti reclutatori, e sostenuti economicamente. La strategia di questo gruppo é ancora poco conosciuta dai servizi di sicurezza poiché i capo del gruppo Abou MossabAbdelouadoud ha completamente riformato l’organizzazione dopo la sua fusione con Al Qaida. L’organizzazione si é dotata di un nuovo comando per Algeri e mentre prima dipendeva organicamente dalla zona 2 (Boumerdes e Tizi Ouzou) ora possiede una gestione autonoma che coordina con la direzione. Altro punto importante é la strategia che consiste nel non dare informazioni agli elementi che costituiscono l’ultima maglia dalle catena, infatti numerosi “uomini di mano” del Gspc sono stati arrestati, ma i servizi di sicurezza non hanno potuto trarne informazione poiché questi conoscevano solamente quale era il loro compito e questo dimostra chiaramente il ruolo degli agenti reclutatori che costituiscono una forza intermedia ed invisibile tra la direzione, che si trova nella “macchia terroristica” e gli esecutori che compiono l’azione.

24.04.2007 EL OUED I giovani reclutati per andare a combattere in Irak sono stati invece riassorbiti dalle katibat del Gspc che mancano di effettivi. La propaganda terrorista per l’Irak non é altro che un modo per attirare dei giovani che saranno in seguito impiegati in attentati terroristici in Algeria.

26.04.2007 BOUMERDES Il numero 2 di Al Qaida per il Maghreb, Samir Sayoud alias Abou Mossad, é stato eliminato dalle forze dell’ordine nei pressi di Si-Mustapha. Secondo fonti giornalistiche questo terrorista di trent’anni era il coordinatore dei gruppi armati che attivano nel centro del Paese e dunque non era estraneo alla serie di attentati che hanno insanguinato la capitale e le wilaya di Boumerdes e Tizi Ouzou.

29.04.2007 BATNA Due terroristi sono stati condannati alla pena capitale. 02.05.2007 AIN DEFLA Due terroristi sono stati eliminati durante un’operazione di

rastrellamento nei pressi della foresta di Frina in uno scontro a fuoco durante il quale un militare é rimasto ucciso.

02.05.2007 M’SILA Dodici terroristi del Gspc sono stati arrestati nei pressi di Brika. 06.05.2007 ALGERI Dodici persone implicate negli attentati del 11 aprile, del 30 ottobre

2006 a Dergana, Reghaia e del mese di dicembre a Bouchaoui sono state arrestate per appartenenza a gruppo armato, finanziamento e fornitura di materiali esplosivi.

09.05.2007 TIZI OUZOU Le forze armate algerine hanno bombardato la zona montagnosa di Guergour situata tra Tassador (a 5 km da Tizi Ouzou) e Maatkas. Secondo fonti attendibili, questa operazione sarebbe stata decisa a seguito di informazioni che segnalavano la presenza nella regione di un importante gruppo terroristico.

11.05.2007 BEJAIA I servizi di sicurezza iniziano un’importante operazione militare diretta dal Comando della 1^ regione militare contro un gruppo terroristicoin nella regione montagnosa compresa tra i comuni di Bordj-Menaiel, Isser e Timezrit zona che serve probabilmente da transito tra il massiccio di Sidi-Ali-Bounab, all’est della wilaya di Boumerdes, e il centro di questa wilaya.

12.05.2007 ALGERI Tre islamisti libici ed un cittadino algerino sono stati arrestati dai servizi di sicurezza mentre stavano per raggiungere un gruppo terroristico del Gspc.

13.05.2007 SKIKDA Due militari sono stati uccisi e altri tre feriti dall’esplosione di una bomba nei pressi di Boulballout a sud-ovest della wilaya.

14.05.2007 TEBESSA Undici terroristi sono stati eliminati ed un convoglio di armi é stato

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intercettato dai militari, si tratta di un importante lotto di armi sofisticate che dovevano inviate verso le regioni di Tizi Ouzou, Boumerdes e Bouira.

16.05.2007 COSTANTINE Esplosione di due bombe che hanno colpito un veicolo dei servizi di sicurezza; bilancio: un morto e dieci feriti.

16.05.2007 TEBESSA Esplosione di una bomba nei pressi di Bir El-Ater: un morto e un ferito.

19.05.2007 SIDI BEL ABBES Una persona é rimasta uccisa dall’esplosione di una bomba nei pressi di Ain Tandamine a 456 km a sud ovest di Sidi Bel Abbes.

19.05.2007 TLEMCEN Sei persone sono state arrestate perché accusate di appartenere ad un gruppo di sostegno al terrorismo.

20.05.2007 Grazie ai dispositivi messi in atto dai servizi di sicurezza, dopo gli attentati dello scorso 11 aprile ad Algeri, una rete di sostegno logistico al gruppo terroristico autore degli attentati é stata smantellata dai servizi di sicurezza nella wilaya di Boumerdes. Gli elementi del gruppo (12) sono anche implicati negli attentati di Reghaia e di Dergana dello scorso 30 ottobre. Questo gruppo ubbidiva agli ordini di Harek Zoheir detto Sofiane Fassila, emiro della zona II del Gspc che é considerato dai servizi di sicurezza come “il cervello degli attentati” del 11 aprile scorso. Più di nove tonnellate d’acido (HN03) e una grande quantità di prodotti chimici sono stati sequestrati durante questa operazione nei presi di Tidjelabine.

20.05.2007 SKIKDA Due bombe sono state disattivate nei pressi di El Aifat. 21.05.2007 Il Dipartimento di Stato americano ha pubblicato il 30 aprile 2007 un

“Rapporto 2006 sul terrorismo nel mondo” dove si dichiara che il gruppo terroristico “Al Qaida nel Maghreb” sarebbe dotato di solidi rifugi e di appoggi nei paesi del Sahel, il gruppo più pericoloso sarebbe ex-GSPC che l’11 settembre 2006 ha aderito ad Al Qaida e che ora si denomina “Al Qaida per il Maghreb islamico” (Aqmi). Secondo il rapporto questo gruppo ha continuato ad essere attivo nel Sahel, raggiungendo le frontiere difficili da controllare, tra il Mali, la Mauritania, il Niger, l’Algeria e il Ciad.

24.05.2007 I servizi di sicurezza hanno arrestato tre giovani libici, di età compresa tra i 22 e i 25 anni, che dovevano raggiungere i ranghi del Gspc; queste persone sono state reclutate in Libia da reti estremiste.

30.05.2007 TIZI OUZOU Due terroristi sono stati eliminati dai servizi di sicurezza. 31.05.2007 Secondo un comunicato recentemente diffuso, Al Qaida au Maghreb

avrebbe nominato un nuovo Comando per l’Europa si tratterebbe della katibat “Kataeb al-Mouhadjiroun” (le Compagnie degli emigrati) il cui “emiro” sarebbe Abou Hafs Abdelouadoud.

03.06.2007 L’esercito algerino ha lanciato un’importante operazione contro i terroristi nascosti nelle montagne vicino a Kenchela, 600 km ad est di Algeri. Secondo il quotidiano francofono “Liberté” circa 7.000 militari hanno circondato l’area tra Kenchela e Tebessa, dove sarebbero nascosti gli “irriducibili” della cellula terroristica Essouafa, tra cui molti stranieri. Finora i militari avrebbero ucciso almeno due terroristi, distrutto numerosi rifugi e un centinaio di ordigni artigianali.

05.06.2007 COSTANTINE Quattro bombe sono state disattivate nelle ultime 48 ore dai servizi di sicurezza; i presunti autori di questi tentativi di attentati sono attivamente ricercati; Costantine sembra essere entrata nel mirino dei terroristi dopo Tizi Ouzou, Boumerdes e Algeri.

06.06.2007 Il figlio di Ali Benhadj, ex numero due del disciolto Fis, é apparso il 4 giugno sulle rete televisiva Al Jazeera armato di kalachnikov e attorniato da altri

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quattro terroristi armati; questi ha dichiarato di aver integrato il gruppo terroristico di “Al Qaida per il Maghreb islamico” allo scopo di partecipare all’istaurazione della charia in Algeria.

06.06.2007 TIZI OUZOU Una bomba é esplosa nei pressi della stazione degli autobus; bilancio: due morti e ventiquattro feriti.

11.06.2007 BOUMERDES L’informazione dell’arresto di tredici minori durante lo smantellamento di un campo dell’ex Gspc fa nascere serie preoccupazioni. Dalle prime indicazioni si evidenzia che le zone di reclutamento di questi giovani sono comprese tra Tizi Ouzou ad est e Boumerdes ad ovest. Secondo le stesse fonti i tredici minori, di età compresa tra i 15 e i 17 anni, sono stati reclutati ed addestrati ed hanno partecipato a numerosi attentati fornendo ai loro capi informazioni relative ai movimenti delle forze di sicurezza. Sono stati recuperati telefoni cellulari, dei CD sulle attività dell’ex Gspc e della rete terroristica internazionale di Al Qaida. Secondo informazioni fornite da un colonnello dell’Esercito, che effettua operazioni di rastrellamento, si tratta di giovani appena reclutati dai gruppi terroristici, per la maggior parte analfabeti, ma che sanno fabbricare alla perfezione una bomba.

13.06.2007 BOUMERDES L’esplosione di una bomba artigianale ha causato il ferimento di due persone nei pressi di Zemmouri.

15.06.2007 TIPAZA Quattro presunti terroristi sono stati arrestati. 16.06.2007 ORANO Sei persone sono state arrestate perché accusate di appartenenza a

gruppo terroristico. 16.06.2007 Secondo fonti attendibili, Mokhtar Belmokhtar, emiro della zona 9 del Gspc

che comprende il Sahara ed una parte dei paesi del Sahel, sarebbe sul punto di arrendersi ai servizi di sicurezza. Egli sta negoziando con questi ultimi la sua resa tramite un influente notabile di Tamanrasset e di suo padre che risiede a Ghardaia. L’emiro é disposto ad arrendersi, ma in cambio vuole un passaporto per potersi installare in Mali dove risiedono la moglie e i figli e dove possiede molte ricchezze.

18.06.2007 BOUMERDES Il tribunale di Boumerdes ha condannato 24 terroristi alla pena capitale.

18.06.2007 Secondo fonti attendibili, gli “afghani” sono riapparsi nella wilaya di Jijel, Guelma, Skikda e Annaba; le stesse fonti restano prudenti in quanto all’identificazione di questi afghani secondo alcuni provverebbero dal Marocco o dalla Mauritania.

21.06.2007 TIZI OUZOU Un gruppo terroristico ha aperto il fuoco contro il veicolo (blindato) di un ambasciatore africano nei pressi di Chender (75 km ad est di Algeri). Questo é il terzo attentato perpetrato contro stranieri in Algeria; il primo é avvenuto lo scorso 10 dicembre quando i terroristi hanno mitragliato un autobus che trasportava degli impiegati della società Brown e Root-Condor, filiale della società americana Halliburton e il secondo il 3 marzo contro un autobus che trasportava degli impiegati di una società russa nei pressi di Ain Defla (144 km ad ovest di Algeri).

22.06.2007 TIZI OUZOU Due agenti di sicurezza incaricati della sorveglianza di un importante condotto di gas sono stati uccisi ed un terzo é stato gravemente ferito da un gruppo terroristico nei pressi di Draa El-Mizan I servizi di sicureza, subito intervenuti, hanno impedito al gruppo armato di far esplodere il condotto che alimenta una grand parte delle wilaya di Bouira e Tizi Ouzou.

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26.06.2007 BOUMERDES Tre terroristi sono stati eliminati, due fucili Seminov, un kalachnikov, una pistola automatica, tre caricatori e due telefoni cellulari sono stati recuperati durante un’operazione di rastrellamento nella regione situata tra Meftah e Khemis El-Khechna a 20 km a sud di Algeri.

27.06.2007 BEJAIA Il terrorista , Ali Abou Dahdah, uno dei dirigenti dell’organizzazione di “Al-Qaida nei paesi del Maghreb islamico” é stato eliminato nella zona di Amizour (260 km ad est di Algeri). Era il numero due della zona est (Kabilia) dell’ex-Gspc e consigliere militare di Abdelmalek Droudkel, alias Abou Moussab Abdelouahoud. Durante questa operazione più di 20 islamici sono stati eliminati. Secondo fonti attendibili, i militari sarebbero stati informati della presenza di un importante gruppo armato in una grotta situata in una zona di difficile accesso. I militari hanno dato l’assalto durante il quale Ali Dahdah e le sue guardie del corpo sono rimaste uccise. E’ la seconda volta che un importante emiro é eliminato in questo ultimo periodo, il primo, Sami Sayoud, numero 2 del Gspc era stato eliminato agli inizi di maggio nei pressi di Si Mustapha (60 km ad est di Algeri).

03.07.2007 TIZI OUZOU I servizi di sicurezza hanno arrestato nei pressi di Oued Ksari l’organizzatore dei rapimenti nella regione, si tratta di R.Rabah alias Zakaria principale tesoriere del Gspc e braccio destro di Abdelmalek Droudkel.

04.07.2007 SKIKDA Un militare ed una guardia comunale sono stati uccisi dai terroristi nel comune di Zitouna a quindici km ad ovest di Collo.

05.07.2007 TIZI OUZOU Una bomba é esplosa al passaggio di una delegazione ufficiale nel comune di Ait Yahia; i terroristi volevano colpire il wali della regione.

05.07.2007 SKIKDA L’operazione di rastrellamento in corso nella zona montagnosa di Ouled Attia, a seguito dell’attacco terroristico contro un accampamento militare a Siouane che ha causato la morte di due militari e il ferimento di un terzo, ha permesso di sminare 25 bombe artigianali.

10.07.2007 TIZI OUZOU Due bombe sono esplose nei pressi di Tadmait al passaggio di una pattuglia della gendarmeria non ci sono vittime.

11.07.2007 BOUIRA Un kamikaze si é fatto esplodere all’interno di una caserma a Lakhdaria. Bilancio: dieci militari uccisi e venti feriti.

13.07.2007 BLIDA Otto terroristi sono stati eliminati nei pressi di Sidi-Ali-Bounab e Meftah.

14.07.2007 BOUMERDES L’esplosione di una bomba ha causato la morte di un militare e il ferimento di un secondo nei pressi di Naciria.

14.07.2007 TIZI OUZOU Quattro terroristi sono stati eliminati ed una ventina feriti nei pressi di Yakouren durante violenti scontri con le forze dell’ordine.

19.07.2007 TIZI OUZOU Sessanta terroristi sono accerchiati nella foresta di Yakouren. 25.07.2007 ALGERI Sarebbero più di venti i terroristi uccisi durante la vasta operazione di

rastrellamento in corso da circa dieci giorni a Yakouren (150 km ad est di Algeri) e nella foresta di Akfadoua, sulle montagne della Kabilia. Nessun bilancio ufficiale é stato ancora diffuso. Oltre ai terroristi uccisi, sembra 24, molti uomini sarebbero stati catturati o si sarebbero arresi. Il 24 luglio nella stessa regione una bomba é stata fatta esplodere con un comando a distanza al passaggio di un convoglio militare. Uno dei nove militari feriti nell’esplosione é morto durante la notte.

27.07.2007 Secondo il giornale algerino “Ech-Churuk”, tra i terroristi asserragliati sui monti della Kabilia e circondati dall’esercito algerino da due settimane, ci sarebbero 5 donne e 10 bambini. I terroristi si trovano nei pressi di Yakouren e proprio la presenza di donne e bambini avrebbe indotto i soldati a non

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avviare l’offensiva finale, cercando una soluzione alternativa allo scontro frontale.

30.07.2007 L’Esercito algerino ha chiuso in una morsa 100 membri di Al Qaida sospettati di volere attaccare e rapire stranieri che lavorano al progetto autosradale nella regione nordafricana algerina. I militari hanno agito seguendo le informazioni di un miliziano arresosi e la ricerca é iniziata nelle province di Blida, Ain Defla e Medea a sudovest della capitale. Si sono udite varie esplosioni dopo che l’esercito ha bombardato l’area, ma non ci sono ancora rapporti su possibili vittime.

30.07.2007 TIZI OUZOU Il “cervello” degli attentati terroristi dell’11 aprile ad Algeri e dell’11 luglio a Lakhdaria é stato eliminato dai militari; si tratta di Sid Ali Rachid conosciuto con il soprannome di Ali Dix il cui vero nome era Abdelhamid Saadaoui nativo di Aomardi 34 anni braccio destro dell’emiro Droukdel e “consigliere militare” del Gspc

01.08.2007 Secondo fonti giornalistiche, l’emiro della zona 9 dell’ex Gspc, che ingloba le regioni del sud dell’Algeria, si é arreso alle forze di sicurezza. Si tratta di Abdelkader Benmessaoud, detto Mossaab abou Daoud, 32 anni, nativo della regione di Djelfa. Secondo “il pentito”esistono gravi dissidenze nei ranghi dell’ex Gspc, questa crisi sarebbe cominciata dopo l’alleanza con Al Qaida, una decisione presa personalmente da Abdelmalek Droukde alias Abou Mossaab Abdelwadoud “emiro nazionale” e dai suoi luogotenenti senza consultare gli altri emiri. La tensione tra gli “emiri” diventa sempre più importante e Mokhtar Belmokhtar alias Abou El Abbas” o “Belouar”, emiro della regione del Sahel, il primo ad aver intrapreso contatti diretti con Al Qaida, starebbe negoziando la sua resa e quella del suo gruppo. Sempre secondo il “pentito” i terroristi stranieri nei ranghi dell’ex-Gspc sarebbero una quarantina, di nazionalità tunisina, maliana e nigerina e alcuni di loro avrebbero già disertato i ranghi del gruppo terroristico.

01.08.2007 Le forze di sicurezza algerine hanno ucciso l’organizzatore di due attentati compiuti ad Algeri nello scorso aprile, che ebbero come obiettivo il Palazzo del Governo. Si tratta di Sid Ali Rashid, 33 anni che assieme al suo luogotenente, Haroun El-Ashashi, sono stati uccisi nell’entroterra della Kabilia, la regione ad est di Algeri.

02.08.2007 BLIDA Intensi bombardamenti sono stati registrati in questi ultimi giorni nella regione montagnosa della wilaya (provincia) di Blida; gli abitanti della regione di Ain Romana, El Affroun e Mouzaia, Hadjout hanno sentito il rumore assordante dei bombardieri che sorvolavano la zona a grande velocità. Nella zona bombardata si trovava un importante gruppo terroristico, formato da circa 60 persone, che, proveniente dall’est del Paese, voleva raggiungere i monti di Zakkar e di Ain Defla. L’operazione si é conclusa con la distruzione di numerose casematte, un importante quantitativo di armi e generi alimentari sono recuperati, e un gran numero di terroristi eliminati. Questo spostamento di gruppi terroristici nella regione di Blida é in relazione con le recenti operazioni militari in Kabilia, infatti i capi terroristici volevano in questo modo effettuare una manovra di ripiegamento strategico per diminuire la pressione esercitata su di loro dai militari. Nella regione, in questi ultimi giorni, si sono registrati numerosi incendi provocati sembra dai terroristi per tentare di fare diversione e ritardare l’avanzata delle forze di sicurezza.

03.08.2007 BLIDA Sei terroristi sono stati eliminati nei pressi di Ain Romana.

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03.08.2007 BLIDA Tre terroristi sono stati eliminati nei pressi di El Affroun. 03.08.2007 BECHAR Sette islamici sono stati arrestati per apologia al terrorismo,

detenzione di armi da guerra e di cassette sovversive. 03.08.2007 TIZI OUZOU Un gruppo terroristico ha eretto un falso posto di blocco nei

pressi di Draa El Mizan. 04.08.2007 TEBESSA Negli ultimi tre giorni l’Esercito algerino ha ucciso almeno tredici

militanti di “Al Qaida”, vicino al confine con la Tunisia, nel corso di una controffensiva scattata dopo alcuni attacchi sferrati dalle milizie dell’organizzazione terroristica. Lo riferiscono i quotidiani indipendenti “Liberté” e “El Khabar”, secondo cui in particolare tre ribelli appartenenti al gruppo” Al-qaida nel Magreb islamico” sono stati eliminati nella provincia di Tebessa, a 600 km ad est di Algeri. Secondo fonti delle forze di sicurezza, le truppe hanno agito sulla base di informazioni fornite da un guerrigliero catturato in precedenza. Il mese scorso la branca maghrebina di “Al Qaida” aveva diffuso un comunicato su Internet, in cui annunciava una violenta campagna contro gli”infedeli” e le forze governative della regione, e avvertiva i musulmani a stare lontani dai possibili obiettivi. Tra i terroristi eliminati figurano sei stranieri: tre tunisini, due libici e un marocchino.

07.08.2007 Dopo una decina di giorni di tregua sono ripresi i bombardamenti a tappeto sulla zona nord di Yakouren (Kabilia) dove sono accerchiati dai militari circa un centinaio di terroristi. L’ex Gspc ha perso durante questi ultimi mesi numerosi “emiri”. A questo si aggiunge un’ondata di rese che ha notevolmente destabilizzato l’organizzazione. Le operazioni di rastrellamento di Yakouren, Jijel, Tebessa, Tlemcen, Boumerdes e El Oued hanno dato modo di distruggere numerosi rifugi e centri di addestramento.

07.08.2007 BOUIRA Nove terroristi sono stati eliminati nei pressi di El Mokrani. 07.08.2007 BATNA Una donna é stata assassinata dai terrporisti nei pressi della sua

abitazione a T’kous (80 km da Batna). 08.08.2007 Un elicottero militare che effettuava un’operazione di rastrellamento

nell’estremo sud della wilaya di Jijel si é schiantato; i passeggeri del velivolo sono rimasti gravemente feriti. Il crash si é prodotto nella regione di Ezzaouia nei pressi di Tamezguida. Non si conoscono le cause dell’incidente. Potrebbe trattarsi di un guasto tecnico oppure l’elicottero potrette essere stato abbattuto da un gruppo terroristico. Secondo fonti giornalistiche, tra i passeggeri si trovava un terrorista “pentito” che indicava ai militari le zone di rifugio dei gruppi terroristici.

12.08.2007 TIZI OUZOU Tre militari uccisi e altri quattro feriti dall’esplosione di una bomba nei pressi di Beni Zmenzer.

14.08.2007 BLIDA Secondo i servizi di sicurezza algerini l’attentato terroristico a Larbaa, località a 25 km da Algeri, in cui é rimasto gravemente ferito l’ex emiro del Gia, Mustapha Kartali, potrebbe essere dovuto al regolamento di vecchi conti rimasti in sospeso tra i militanti del Gspc, oggi Organizzazione di Al Qaida per il Maghreb islamico, e gli ex leader del Gia che dal 1999 hanno abbandonato la lotta armata e hanno aderito all’amnistia offerta dal presidente Bouteflika con la legge della Concordia Civile. La bomba, sistemata sotto l’auto di Kartali, é esplosa alle 5,10 del mattino, proprio mentre l’emiro si accingeva a lasciare la moschea dopo aver partecipato alla prima preghiera del giorno. Nella deflagrazione Kartali ha perso la gamba destra. Oltre ad aver aderito all’amnistia del 1999, Kartali é diventata parte atttiva nel dialogo tra i ribelli del Gia e le autorità algerine appoggiando la

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Carta per la pace e la riconciliazione nazionale , il documento con il quale il governo ha chiuso definitivamente il capitolo della guerra civile che dal 1992 al 1997 é costata la vita a circa 150 mila persone. L’emiro, che fino al 1992 era stato uno dei principali esponenti del Fronte islamico di salvezza (Fis), era entrato a far parte del Gia dopo l’annullamento del risultato elettorale del dicembre 1991 che aveva sancito la vittoria del partito islamico.

06.09.2007 BATNA La capitale del “Aures” all’est dell’Algeria alle 17,05, é stata scossa da una forte deflagrazione sul tragitto che doveva prendere il corteo del presidente Bouteflika in visita alla città. Si tratta di un attentato suicida che ha provocato la morte di 22 e il ferimento di 107 persone. L’autore dell’attentato é stato identificato, si tratta di Belazreg Houari alias Abou Mokdad di circa 30 anni originario della wilaya di Orano. Il terrorista apparteneva ad un gruppo della regione ovest del Paese che, a cusa delle pressioni esercitate dalle forze di sicurezza, si é spostato nella regione di Batna.

06.09.2007 Un ingegnere egiziano di 26 anni, impiegato della società Orascom, rapito lo scorso 27 maggio dai terroristi del Gspc nella periferia di Tizi Ouzou é stato liberato dalle forze di sicurezza.

08.09.2007 BOUMERDES Alle ore 7,50 un furgone penetra nella caserma della Guardia costiera di Dellys; il conduttore e un kamikaze si fanno esplodere causando la morte di 34 persone e ferendone 60. Secondo fonti giornalistiche, il Gspc ha rivendicato l’attentato e divulgato il nome di un terrorista; si tratta di Nabil Belkacemi alias Abou Mossaab Zerkaoui (come uno dei capi di Al Qaida uccisi dagli americani in Irak) di 15 anni, mentre del secondo si conosce solo l’età 35 anni. Il giovane Nabil era stato inizialmente un frequentatore della moschea “Apreuval” di Kouba (Alger).

09.09.2007 L’obiettivo dell’attentato compiuto da Al Qaida a Batna, in Algeria, era il presidente Abdelaziz Bouteflika. Lo afferma in una nota la branca magrebina della rete di Ousama bin Laden che con un comunicato diffuso sul web ha rivendicato gli attacchi di Dellys e Batna costati la vita a 57 persone. Nella nota si afferma che la bomba esplosa a Batna, 430 km a sud-est di Algeri, era destinata a Bouteflika, ma il kamikaze é stato costretto a farla esplodere in anticipo dopo essere stato scoperto poche ore prima dell’inizio della visita del presidente algerino. La deflagrazione in mezzo alla folla che si era raccolta per accogliere il leader ha ucciso venti persone. “I media mentono” si legge nel comunicato, “noi non prendiamo di mira gente innocente: quelli che sono morti sono per lo più poliziotti e agenti delle forze di sicurezza”. Per l’altro attentato, quello contro una caserma della guardia costiera a Dellys “ compiuto in difesa dell’islam e della nazione islamica” e costato la vita a 37 persone, è stato utilizzato un camion imbottito di 800 kg di esplosivo.

09.09.2007 SKIKDA Un gruppo formato da circa 40 terroristi é accerchiato nella zona montagnosa della regione.

11.09.2007 L’imam “Amine”, che da anni predica nella moschea “Appreval” di Kouba, sembra abbia indottrinato tre dei quattro kamikaze autori degli attentati di Algeri e di Dellys. Questo personaggio molto intelligente e subdolo nei suoi virulenti sermoni parla sovente della guerra in Irak, della djihad contro gli occupanti di questa terra d’islam e raramente di temi che riguardano l’Algeria. La sua missione consiste nell’eccitare i giovani, sopratutto gli adolescenti, inculcando loro l’idea di partecipare alla djihad in Irak e di

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morire da martire a fianco della resistenza irachena. Una volta reperiti i più vulnerabili prende contatto con loro e fornisce CD sugli attentati in Irak e inizia un indottrinamento che puo’ durare diverse settimane fino a quando sono pronti per effettuare il viaggio verso l’inferno.

11.09.2007 BOUMERDES Una vasta operazione di rastrellamento nella zona montagnosa adiacente Thenia, Tidjelabine e Corso dalle forze di sicurezza.

12.09.2007 TIZI OUZOU Un terrorista si é arreso 13.09.2007 BATNA Una bomba artigianale é stata disattivata a Chemora nei pressi di

mercato evitando un massacro. 14.09.2007 BOUMERDES Una bomba artigianale é esplosa alle 17,50nei pressi del

quartiere “Génie Sider”a Zemmouri dove vivono le famiglie di membri delle forze dell’ordine. Bilancio: due morti e sei feriti.

16.09.2007 L’ex “emiro” Hassan Hattab che aveva denunciato e criticato i nuovi metodi del Gspc e che dal 2005 osservava una tregua sembra voglia riprendere la lotta armata poiché i pubblici poteri non hanno applicato le disposizioni della Carta per la pace e la riconcigliazione nazionale, ma dimentica di evidenziare che lui stesso non ha rispettato la legge poiché non si é reso alle autorità.

18.09.2007 BOUIRA Una guardia comunale é stata uccisa e un’altra ferita dall’esplosione di una bomba artigianale. Questo attentato é il secondo dall’inizio del mese di Ramadhan (13.settembre).

21.09.2007 BOUIRA Un attentato kamikaze ha colpito alle 7,30 un convoglio della Gendarmeria che scortava un veicolo con a bordo tre lavoratori stranieri, due francesi e un italiano della società francese Razel, nei pressi di Lakdaria a 75 km da Algeri. Cinque membri della Gendarmeria, un civile algerino ed i tre stranieri sono rimasti feriti. Il kamikaze si trovava a bordo di un veicolo Toyota che ha urtato il veicolo che trasportava i tre stranieri. Questo attentato avviene il giorno successivo all’appello fatto dal numero 2 di Al Qaida, Ayam Al Zawari, nel quale incita a “ripulire il Maghreb dai figli della Francia e della Spagna. Il Gspc ha moltiplicato gli attentati kamikaze nel mese di settembre, e sembra voler cosi dimostrare la sua alleanza a Al Qaida.

23.09.2007 Il Movimento di “Al-Qaida nel Maghreb islamico” ha reso noto l’identità del kamikaze che il 22 settembre ha portato a termine con auto-bomba (veicolo tipo Toyota con 250 kg di esplosivo) l’attentato a Lakhdaria, località della Kabilia situata a 75 km a sud-est di Algeri, nel quale sono rimaste ferite nove persone, tra cui un cittadino italiano e due francesi. L’attentatore é stato identificato come Othman bin Jaafar, lo riferiscono i quotidiani algerini che citano un comunicato della branca locale dell’organizzazione terroristica fondata da Osama bin Laden, già Gruppo Salafita per la Predicazione e il Combattimento. Nella nota la cellula terroristica smentisce la versione fornita dal ministero dell’Interno algerino, secondo cui a scoppiare sarebbe stato un semplice ordigno, e puntualizza che si é trattato appunto di un attacco suicida, peraltro rivendicato dallo stesso Movimento poche dopo che si era verificata l’esplosione. I fontamentalisti sostengono peraltro che i tre stranieri avrebbero perso la vita, circostanza categoricamente negata non soltanto dalle autorità, ma anche dalla stessa società edilizia per la quale lavorano le vittime, la francese “Razel”. L’attentato ha fatto seguito al nuovo messaggio in video diffuso attrverso Internet, meno di 24 ore prima, dal numero due di “Al Qaida”, l’egiziano Ayman al-Zawahiri, il quale nel filmato esortava tra

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l’altro i seguaci a “ripulire il Maghreb musulmano dai figli di Francia e Spagna”.

23.09.2007 Due francesi che lavoravano in Algeria per conto della Società “Aeroports de Paris” sono stati rimpatriati d’urgenza in Francia perché minacciati di rapimento; i servizi segreti algerini avevano infatti ricevuto agli inizi del mese di settembre, l’informazione secondo cui un gruppuscolo appartenente al movimento terroristico Al-Qaida nel Maghreb islamico stava programmando il loro rapimento

23.09.2007 BOUMERDES Tredici colleggiali, di età compresa tra i 13 e i 18 anni, che volevano raggiungere i gruppi terroristici per effettuare azioni kamikaze sono stati condannati a tre anni di carcere con la condizionale dal tribunale di Boumerdes. Il giudice ha ordinato un supporto psicologico per questi giovani e i loro genitori si sono impegnati a tenerli sotto controllo.

24.09.2007 Dopo quarantottore dall’attentato di Lakhdaria non é stata registrata nessuna reazione ufficiale né da parte del governo e né della classe politica. Mentre il Quai D’Orsay ha condannato in modo fermo l’attentato, il ministro degli Interni algerino non ha fatto nessuna dichiarazione.

30.09.2007 BOUMERDES Due terroristi sono stati eliminati nei pressi di Thenia; due kalachnikov sono stati recuperati. La recrudescenza degli attentati terroristici di questo ultimo periodo ha fatto aumentare la vigilanza da parte delle forze dell’ordine.

01.10.2007 TIZI OUZOU I terroristi hannno compiuto un’attentato all’esplosivo contro un posto di blocco militare nei pressi di Tigzirt; bilancio: un morto e sei feriti. Nella stesa regione un terrorista che stava per compiere un attentato é stato eliminato nei pressi di Tizi N’tleta.

02.10.2007 Il fondatore del Gruppo Salafista per la predicazione e il combattimento (Gspc), oggi Al Qaida per il Maghreb islamico, Hassan Hattab, sarebbe nelle mani delle autorità algerine. Lo rivela la stampa algerina. Secondo El Khabar, Hattab si sarebbe arreso da circa una settimana in compagnia di altri due elementi dei gruppi armati di matrice islamica algerini, mentre per il quotidiano arabofono pubblicato a Londra, Al Hayat, le forze di sicurezza di Algeri avrebbero arrestato l’emiro a Hussen Dey, un quartiere della capitale. Hattab, latitante da circa un anno e condannato a morte in contumacia da numerosi tribunali algerini per costituzione di gruppi terroristici armati, attacco all’integrità degli interessi dello stato, omicidio premeditato e detenzione di armi, sarebbe stato arrestato mentre si trovava ad una cena di Ramadan organizzata da alcuni ex-emiri. Da mesi si parla di una possibile resa del fondatore nel 1998 del Gspc, in disaccordo con la nuova strategia troppo sanguinaria adottata da Al Qaida Maghreb e dal suo emiro nazionale Abdelmalek Droukdel. A più riprese Hattab si é detto disposto a deporre le armi e abbrccire il progetto di riconciliazione nazionale del presidente Bouteflika anche se poche settimane fa, accusando le autorità di “ non voler rispettare le disposizioni della Carta per la pace e la riconciliazione nazionale” aveva minacciato un ritorno alla lotta armata. I termini concessi ai terroristi per arrendersi e beneficiare cosi delle misure d’amnistia previste dalla riconciliazione nazionale sono scaduti un anno fa e se l’arresto sarà confermato, Hattab dovrebbe essere incarcerato per le numerose condanne, tra cui alcune alla pena capitale, pronunciate contro di lui dai tribunali di Algeri, Tizi Ouzou, Batna e Boumerdes.

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07.10.2007 Circa diciotto persone, tra cui nove membri delle forze di sicurezza, sono state uccise dai terroristi dall’inizio del mese di ottobre; circa una sessantina sono stati uccisi dall’inizio del mese di Ramadan, il 13 settembre, secondo i bilanci ufficiali.

07.10.2007 TIZI OUZOU Tre islamici armati sono stati eliminati dalle forze di sicurezza nei pressi di Boghni

07.10.2007 BOUIRA Quattro persone, tra cui un membro delle forze dell’ordine, sono rimaste uccise in uno scontro a fuoco con i terroristi nei pressi di Taghzout.

27.10.2007 TEBESSA Secondo un primo bilancio i servizi di sicurezza hanno eliminato 15 terroristi ed arrestato altri sette.

06.11.2007 MEKLA Un terrorista é stato catturato nei pressi di Mekla; un kalachnikov e due bombe sono stati recuperati.

08.11.2007 KHENCHELA L’emiro della zona VI, Yahyaoui Abd El Ali alias Younes Abou El Hassen e una ventina di terroristi sono accerchiati dalle forze di sicurezza a sud di Khenchela.

10.11.2007 DJANET Un gruppo formato da 15 terroristi venuti dalla regione nord del Niger e dalla Libia sono penetrati nell’aeroporto e mitragliato un aereo militare; i terroristi sono poi fuggiti verso il nord del Niger abbandonando le armi e i veicolo.

10.11.2007 M’SILA Tre terroristi specializzati nella fabbricazione di bombe artigianali sono stati arrestati; nel loro covo sono state recuperate 15 bombe pronte per essere utilizzate.

10.11.2007 SIDI BEL ABBES Otto persone di età compresa tra i 26 e 55 anni, sono state arrestate per sostegno ai terroristi.

14.11.2007 Il numero due di Al Qaida, Ayaman al Zawahri, ha annunciato in un messaggio audio l’alleanza di un gruppo islamico libico con Al Qaida e ha esortato i musulmani del Maghreb a colpire gli interessi frnacesi, americani, spagnoli nell’Africa settentrionale.

14.11.2007 TIZI OUZOU Il tesoriere del Gspc, Sadaoui Abdelhamid alias Abou El Haithem, é stato eliminato dalle forze speciali nei pressi di Sikh Oumedour a circa 10 km ad est di Tizi Ouzou; il terrorista che si occupava della gestione logistica del gruppo é stato bloccato a bordo di un veicolo Peugeot 406 in compagnia di un altro terrorista , un importante lotto di materiale informatico, una ventina di telefoni cellulari, due bombe, due pistole automatiche e numerose munizioni sono state confiscate.

15.11.2007 BEJAIA Due terroristi sono stati eliminati dai militari nei pressi di Boulimat; questa operazione ha permesso di recuperare due kalachnikov.

20.11.2007 SKIKDA Un’importante operazione di rastrellamento é in corso nelle regione. Numerose casematte sono state distrutte.

20.11.2007 ALGER L’emiro della “sariat” di Algeri, Bouderbala Fateh alias Abdelfatah Abou Bassir, luogotenente di fiducia di Droudekel, l”emiro del Gspc, é stato arrestato assieme ad altri due terroristi durante un’operazione compiuta dai servizi segreti algerini su indicazioni fornite da “pentiti”. Secondo i servizi di sicurezza i terroristi sono stati arrestati in un quartiere residenziale della capitale; sono stati recuperati più di 800 kg. D’esplosivo, una lanciarazzi, tre bombe e una ventina di detonatori.

25.11.2007 BOUMERDES Più di 30 casematte, un campo di addestramento ed un ospedale sono state scoperti dalle forze dell’ordine; venti bombe, alcune simili a quelle utilizzate negli attentati dell’11 aprile scorso, delle munizioni, armi, prodotti chimici, cellulari, medicine e più di un centinaio di taniche di

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acido citrico sono stati ritrovati. 10.12.2007 CHLEF Quattro guardie comunali sono state uccise e una quinta ferita in uno

scontro a fuoco con un gruppo terroristico nei pressi di Oum Drou. 11.12.2007 ALGERI Un duplice attentato ha colpito le sedi del Consiglio costituzionale e

la sede dell’ONU; il bilancio ufficiale é di 37 morti e di 177 feriti. I due attentati sono stati perpetrati da due kamikaze a bordo di autobombe e sono stati rivendicati da Al Qaida per il Maghreb islamico. Tra le vittime cinque stranieri impiegati presso la rappresentanza ONU: un danese, un senegalese, un filippino e due cinesi. I due kamikaze sono stati identificati, si tratta di Rabat Bechla alias Ibrahim Abou Othmane di 64 anni originario di Reghaia che aveva raggiunto la katibat An Ansar ( Boumerdes) nel 1966, autore dell’attentato con la sede ONU di Hydra e di Larbi Charef alias Abderrahmane Abou Abdenacer Al-Assimi, di 30 anni originario di Oued Ouchayah pregiudicato, condannato nel 2005 ad un anno di detenzione per sostegno al terrorismo che aveva beneficiato della grazia a seguito dell’applicazione della Riconciliazione Nazionale e che, non appena messo in libertà aveva integrato la katibat Enour, che é autore dell’attentato contro il Consiglio costituzionale a Ben Aknoun.

12.12.2007 Dall’inizio dell’anno gli attentati terroristici hanno causato la morte di 162 persone.

13.12.2007 BOUMERDES Due militari sono stati feriti dall’esplosione di una bomba artigianale azionata a distanza dai terroristi al passaggio di un convoglio militare nei pressi di Chender.

14.12.2007 TIZI OUZOU Scontro a fuoco tra un gruppo terroristico e membri delle forze dell’ordine nei pressi di Boghni.

15.12.2007 CHLEF Quattro terroristi , autori dell’attentato contro cinque guardie comunali nei pressi di Oum Drou, sono stati eliminati e altri due catturati dai servizi di sicurezza.

15.12.2007 SKIKDA L’emiro della katibat El Feth El Mounine, Toumi Messaoud alias Largot di 59 anni e il suo principale collaboratore, Makhlouf Bourakba di anni 22 sono stati eliminati dai servizi di sicurezza nei pressi di Lajmia. Sono stati recuperate due mitragliatrici AK47 e delle munizioni.

18.12.2007 BLIDA Il comando della 1^Regione militare effettua un’importante operazione di rastrellamento nelle zone montagnose di Beni Melik, Bourkika, Ain Defla e Oued Djer; secondo fonti attendibili un gruppo terroristico sarebbe accerchiato dalle forze di sicurezza.

23.12.2007 TEBESSA L’esplosione di una bomba nei pressi di Stah Guentis a 111 km ad ovest di Tebessa ha causato il ferimento di tre persone.

30.12.2007 BOUMERDES Tre membri delle forze dell’ordine sono rimasti feriti dall’esplosione di una bomba a cui ha fatto seguito uno scontro a fuoco tra forze dell’ordine e terroristi nella zona centrale della città di Dellys.

31.12.2007 Il successore di Mokhtar Benmokhtar al comando della zona 9 (Sahara), il terrorista Yahia Djouadi alias Abou Amar sarebbe il mandante dell’aggressione terroristica contro una caserma della Mauritania a nord del Paese e, secondo i servizi di sicurezza, dell’attacco contro l’aeroporto di Djanet dello scorso 10 novembre. E’ possibile anche una correlazione tra l’attacco contro l’esercito della Mauritania e l’assassinio, lo scorso 24 dicembre, di quattro turisti francesi nei pressi di Aleg a circa 250 km all’est di Nouakchott e che Yahia Djouadi, il nuovo “braccio destro” dell’emiro nazionale Abdelmalek Droukdel detto Abou Mossab Abdelouadoud, ne sia il

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mandante. Yahia Djouadi alias Abou Amar é stato nominato da Abdelmalek Droukdel nuovo “emiro” della katibat Tariq Ibn Ziad lo scorso mese di agosto e opera nella zona di frontiera situata tra la Mauritania, il Mali e l’Algeria. Prima di essere nominato “emiro” del Sahara, Yahia Djouadi era stato “consigliere militare” e vicino collaboratore di Abdelmalek Droukdel che l’ha in seguito incaricato di intraprendere legami con i trafficanti di armi che si trovano nella zona sahariana poiché c’era la necessità di fornire armi ed esplosivi per rispondere alla nuova strategia del Gspc, oramai Al Qaida nei Paesi del Maghreb, che consiste nel privilegiare gli attentati suicidi e le autobombe.

02.01.2008 BOUMERDES Un attentato kamikaze é stato perpetrato verso le 6,45 nei pressi del commissariato di Naciria; bilancio quattro membri delle forze dell’ordine deceduti e 23 feriti . Il kamikaze a bordo di un camioncino Toyota, tipo Hilux.

02.01.2008 BOUMERDES Una bomba artigianale é esplosa a Timezrit al passaggio di un convoglio militare; non si sono registrate vittime.

02.01.2008 Secondo fonti attendibili “Al Qaida nel Maghreb islamico” avrebbe reclutato delle donne “kamikaze” per perpetrare nuovi attentati; sembra infatti che le donne abbiano un ruolo importante in seno ai gruppi armati.

02.01.2008 La Gendarmeria algerina ha rafforzato il dispositivo di sicurezza alle frontiere sud-ovest dell’Algeria; infatti dei terroristi affiliati al Gspc, tra cui si trovano cittadini della Mauritania, del Mali, del Marocco, diretti da Yahia Djouadi, alias Abou Amar, nativo di Tiaret, tenterebbero di infiltrarsi nel territorio algerino.

06.01.2008 Abdelmalek Droukdel alias Abou Mossaab Abdelouadoud, numero 1 del Gspc, da settembre 2006 denominato “Al Qaida nel Maghreb islamico”, é sempre più isolato. Infatti dopo aver nominato Rachid Abdelmoumene alias Hodheifa Abou Younes El Assimi a capo della zona II, in sostituzione di Sofiane Fassila eliminato dalle forze di sicurezza lo scorso mese di ottobre a Tizi Ouzou, si trova di fronte a un temibile concorrente per la leadership. Rachid Abdelmoumene, ex emiro della katiba el ahoual, un dissidente del Gia, di 39 anni nato a Baraki (Algeri) vuole diventare “l’emiro nazionale” ed infatti tutte le decisioni prese a livello della zona II ( Tizi Ouzou, Bouira, Boumerdes) dipendono direttamente da lui. Quest’ultimo prima di raggiungere la zona II operava nella zona VII che ingloba le regioni di Jijel, Skikda, Annaba e Guelma; questo veterano del Gia mira a riunire sotto la sua insegna le cinque “katibats” affiliate ad Al Qaida nel Maghreb islamico”: katiba ennour, katiba el farouk, katiba el ansar, Ain El Hammam e la katiba diretta personalmente dal numero 1 del Gspc, Abdelmalek Droukdel.

06.01.2008 COSTANTINE Inizio di una importante operazione di rastrellamento nella regione, le autorità militari e civili della wilaya si sono riunite per discutere della situazione relativa alla sicurezza e dei dispositivi da mettere in atto in occasione della prossima visita del presidente Bouteflika nella regione (prevista per il 15 gennaio). La presenza di terroristi nella regione sarebbe un tattica per creare una diversione e tentare di diminuire la pressione esercitata dai militari nelle regioni di Tizi Ouzou, Boumerdes, Bouira, Jijel, Skikda, Tebessa e Khenchela. Inoltre fonti attendibili informano che dei pregiudicati, noti ai servizi di sicurezza, dopo aver scontato le loro pene si sono arruolati nei ranghi del Gspc. Secondo le stesse fonti questi pregiudicati hanno adottato un abbigliamento moderno per meglio

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confondersi con la popolazione. 07.01.2008 COSTANTINE Un ufficiale dell’Esercito, tre guardie comunali ed un gendarme

sono rimasti uccisi dall’esplosione di una bomba artigianale nei pressi di Djebel El Ouahch.

09.01.2008 TIZI OUZOU Durante un’operazione di rastrellamento nei pressi di Igoufaf sette militari sono rimasti uccisi.

10.01.2008 Il ministro degli Interni, Yazid Zerhouni, ha annunciato che gli organici delle Forze di Polizia e della Gendarmeria Nazionale saranno raddoppiati per far fronte alla recrudescenza degli attentati terroristici e in particolare quelli kamikaze.

11.01.2008 Dopo gli ultimi attentati commessi a Tizi Ouzou e a Costantine i comandi della 1^( Blida) e 5^ Regione militare (Costantine) hanno aumentato gli effettivi sul terreno.

13.01.2008 BISKRA Due terroristi che volevano assassinare un poliziotto sono stati localizzati dai servizi di sicurezza ed inseguiti; ne é seguito uno scontro a fuoco che ha seminato il panico tra la popolazione e si é concluso con l’eliminazione di un terrorista mentre il secondo é riuscito a fuggire.

14.01.2008 BOUMERDES Due terroristi sono stati eliminati dalle forze di sicurezza a Timezrit a circa 35 km a sud-est di Boumerdes durante un’operazione di rastrellamento. Due casematte sono state distrutte e un importante quantitativo di armi e munizioni é stato recuperato.

14.01.2008 BOUMERDES Un militare é stato ucciso ed un secondo ferito durante uno scontro a fuoco con i terroristi nei pressi di Isser durante un’operazione di rastrellamento. Inoltre un giovane di 25 anni é stato rapito da un gruppo armato nei pressi di Chabet El Ameur.

14.01.2008 BOUMERDES Sette terroristi sono accerchiati dalle forze di sicurezza nei pressi di Issers a 25 km a sud-est di Boumerdes. Secondo fonti dei servizi di sicurezza questo gruppo terroristico appartiene ad un gruppo di Bordj Menaiel.

15.01.2008 BOUMERDES Una bomba é esplosa al passaggio di una pattuglia dei servizi di sicurezza nei pressi di Ammal; bilancio 1 morto e 2 feriti.

15.01.2008 EL OUED I servizi di sicurezza hanno recuperato, durante un’operazione di rastrellamento, in un nascondiglio nei pressi di Kouinine, delle cinture esplosive pronte all’uso destinate ad attentati kamikaze. Questo scoperta interviene a seguito di informazioni, pervenute ai servizi di lotta antiterrorismo, circa la presenza nella zona di un gruppo formato da più di dieci terroristi diretti da Gharbi Abdelmalek, un terrorista che dirige la katibat Oum El-Kamakem che opera nella regione di Tebessa. Questa katibat é formata, secondo fonti attendibili, anche da terroristi libici e tunisini di cui alcuni sono stati arrestati a Tebessa il giorno successivo all’attentato perpetrato lo scorso 6 settembre contro il presidente Bouteflika.

16.01.2008 BORDJ BOU ARRERIDJ Un uomo é stato ucciso dall’esplosione di una bomba artigianale nei pressi di Harraza.

16.01.2008 Il Ministero dell’energia ha sospeso provvisoriamente la vendita e la commercializzazione dei fertilizzanti destinati all’agricoltura. Sembra che la decisione sia motivata dal fatto che questi prodotti sono sovente utilizzati per la fabbricazione di bombe soprattutto per quanto concerne il contenuto in nitrati, elemento con il quale i terroristi fabbricano esplosivo, sembra infatti che per gli attentati perpetrati recentemente siano stati utilizzati questi componenti.

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16.01.2008 EL OUED L’operazione di rastrellamento iniziata la scorsa settimana nei pressi di Hassi Khalifa (30 km da El Oued) si protrae e si estende alle regioni limitrofe; secondo i servizi della Gendarmeria nazionale 14 persone sono state arrestate tra cui due donne. Sono state recuperate cassette video e Cd sovversivi.

17.01.2008 Mettendo in atto le nuove misure di lotta antiterrorismo, le forze di sicurezza hanno affisso le fotografie dei terroristi ricercati; l’operazione é iniziata nella wilaya di Jijel dove sono stati affissi i nomi e le fotografie di 17 terroristi, considerati molto pericoli. La stessa operazione é iniziata a Djelfa e a Mascara per proseguire a Tizi Ouzou, Boumerdes e altre regioni. Lo scopo é di isolare totalmente i terroristi dalle reti di sostegno che danno loro assistenza e ad ottenere collaborazione da parte dei cittadini per farli partecipare allo sdradicamento della minaccia terroristica.

19.01.2008 TIZI OUZOU I terroristi hanno lanciato razzi artigianali (heb-heb) contro un accampamento militare nei pressi di Tizi Gheniff, ne é seguito uno scontro a fuoco.

19.01.2008 TIZI OUZOU Numerose incursioni terroristiche sono state registrate in questi ultimi tre giorni nella wilaya. I terroristi hanno taglieggiato gli abitanti. Un importante gruppo terroristico che aveva come base la regione di Tala Guilef, all’estremo sud della wilaya, si sarebbe ripiegato nella regione di Boumehni.

20.01.2008 JIJEL Durante un’operazione di rastrellamento nella zona montagnosa di El-Aouana un terrorista di 33 anni autore di numerosi attentati é stato eliminato.

20.01.2008 Le autorità algerine denunciano una campagna di informazione eccessivamente allarmista contro il Paese da parte di autorità e mezzi di informazione stranieri. Dopo il Segretariato generale delle Nazioni Unite, Bon Ki-moon, che rimette in causa la competenza dei servizi di sicurezza algerini creando una commissione di inchiesta indipendente sugli attentati terroristici dello scorso 11 dicembre ed il Foreign Office Britannico che dopo gli attentati dell’11 dicembre aveva solamente invitato i suoi connazionali alla prudenza senza drammatizzare la situazione, il 15 gennaio ha raccomandato ai cittadini britannici di non recarsi in Algeria ad eccezione di casi di assoluta necessità dando una lista di città da evitare: Boumerdes, Tizi Ouzou, Bejaia, Blida, Medea e Ain Defla , regioni ad alto rischio dove é molto pericolo recarsi a causa dei falsi posti di blocco e delle imboscate tese dai terroristi. Il 18 gennaio l’Ambasciata Americana, in una nota indirizzata ai suoi cittadini, invita a non frequentare ristoranti, discoteche, chiese e scuole frequentate da stranieri su tutto il territorio algerino, giustificando il tutto con il degrado della situazione relativa alla sicurezza dopo gli attentati dell’11 dicembre. L’ambasciata USA ha inoltre chiesto ai suoi impiegati di evitare ogni spostamento inutile fino a nuovo ordine.

21.01.2008 EL OUED Un terrorista é stato eliminato dalle forze di sicurezza durante un’operazione di rastrellamento; un kalachnikov é stato recuperato.

22.01.2008 BLIDA Quattro terroristi sono stati eliminati nei pressi di Maakta. 23.01.2008 DJELFA In uno scontro a fuoco con un gruppo terroristico nei pressi di

Boukhil quattro militari sono rimasti uccisi . 25.01.2008 BOUIRA Un terrorista si é reso ai servizi di sicurezza nei pressi di Kadiria. 26.01.2008 TIZI OUZOU Le forze di sicurezza stanno setacciando la foresta di Boumehni,

nella regione di Draa El Mizan, a sud della wilaya di Tizi Ouzou dove si

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troverebbe un importante gruppo terroristico. Secondo le ultime informazioni il gruppo sarebbe accerchiato. Durante l’operazione di rastrellamento l’esplosione di una bomba ha causato la morte di un militare e il ferimenti di altri due.

26.01.2008 JIJEL Secondo fonti della Gendarmeria nazionale algerina i terroristi ancora in attività nella regione sarebbero un centinaio.

27.01.2008 AIN DEFLA Gli artificieri dei servizi di sicurezza hanno disattivato una bomba di fabbricvazione artigianale.

28.01.2008 M’SILA Gli elementi della Gendarmeria hanno smantellato una rete di sostegno al terrorismo procedendo all’arresto di 12 persone.

28.01.2008 BOUMERDES Un terrorista é stato eliminato dalle forze di sicurezza nei pressi di Beni Amrane; si tratta dell’emiro del gruppo El-Feth della katibat El- Farouk. Un kalachnikov e dei documenti sovversivi sono stati recuperati.

28.01.2008 BOUMERDES L’emiro della zona di Algeri, detto Abderrahmane de Corso, é stato eliminato e altri quattro arrestati dalla polizia giudiziaria a seguito delle informazioni fornite da alcuni terroristi catturati ad Algeri; questa cellula terroristica avrebbe organizzato gli attentati dell’11 dicembre ad Algeri. Dei quattro terroristi arrestati, tre di loro di cui due architetti, non sarebbero mai stati implicati in azioni criminali e questo rende la lotta antiterrorismo ancora più difficile. L’emiro, caduto in una trappola tesagli dai servizi di sicurezza, é stato eliminato per ultimo nei pressi di Souk El Had. E’ importante segnalare che i terroristi arrestati hanno un’età compresa tra i 25 e 35 anni e stavano preparando un altro attentato kamikaze ad Algeri. Avevano infatti appena acquistato un furgone nei pressi del mercato di Tidjelabine e nel loro covo sono stati recuperativi esplosivi pronti all’uso. Da ciò si deduce che il Gspc é passato ad una nuova logistica creando delle reti “dormienti” composte da persone incensurate, evitando cosi ai terroristi di prendere il rischio di circolare ad Algeri per preparare gli attentati .

29.01.2008 BOUMERDES Un kamikaze si é fatto esplodere nei pressi di un commissariato di polizia della città di Thenia a 50 km da Algeri. Bilancio 10 morti e numerosi feriti

30.01.2008 Al Qaida nel Maghreb ha rivendicato l’attentato del 29 gennaio a Thenia; l’autore é il terrorista Hamza Abou Abderrahmane. Secondo i servizi di sicurezza sono più di trecento i terroristi che ancora operano nella regione di Boumerdes e che non hanno ancora totalmente perso le loro capacità di nuocere; una diminuzione della vigilanza quindi potrebbe essere fatale.

31.01.2008 TEBESSA Un gruppo terroristico, composto da quattro individui armati di AK47, é entrato nel domicilio di un commerciante molto noto nella regione e dopo averlo sgozzato hanno violentato le due donne che si trovano in loco ed una di loro é in seguito deceduta; secondo fonti ben informate i terroristi si sono impossessati di un importante somma di danaro.

03.02.2008 BATNA In uno scontro a fuoco con un gruppo terroristico tre militari sono stato feriti.

03.02.2008 TLEMCEN Il Comando della Gendarmeria Nazionale ha arrestato un kamikaze nei pressi di Nedroma; il terrorista era in contatto permanente con i gruppi di Al Qaida per il Maghreb tramite internet.; tre reti specializzate nel traffico di armi sono stati smantellate e recuperate circa 100 mine antipersonali e numerosi detonatori.

04.02.2008 Al Qaida au Maghreb minaccia nuovamente gli Occidentali presenti nel Nord Africa ed i loro interessi. In un comunicato Abdelmalek Droukdel, alias

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Mossaab Abdelouadoud invita i suoi accoliti a colpire gli interessi ebraici e cristiani e le loro comunità. Un appello subito messo in atto con l’attentato perpetrato contro l’ambasciata d’Israele à Nouakchott.

04.02.2008 BEJAIA La situazione relativa alla sicurezza resta inquietante. I militari rastrellano la zona montagnosa di Beni K’sila e Toudja ed elicotteri militari sorvolano la regione.

04.02.2008 EL OUED Cinque islamici appartenenti ad Al Qaida nel Maghreb islamico, di entra compresa tra i 20 e 30 anni, sono stati arrestati .

04.02.2008 OUARGLA Cinque terroristi armati, tra cui l’ “emiro” della branca magrebina di Al Qaida nel Mali, sono stati uccisi dai militari nei pressi di Rhourde Ennous, a 300 km a sud di Ouargla. Un sesto terrorista é stato catturato al termine di una vasta operazione di rastrellamento iniziata lo scorso 29 gennaio. Sono state recuperate numerose armi, tra cui cinque kalachnikov, una pistola automatica. I terroristi secondo le istruzioni di Aymen Zawahiri hanno come bersaglio i giacimenti petroliferi.

06.02.2008 SKIKDA Un terrorista é stato eliminato dalle forze di sicurezza nei pressi di Haj Ali mentre, assieme ai suoi accoliti, stava taglieggiando gli abitanti del villaggio.

06.02.2008 Il ministro degli Interni, Noureddine Zerhouni, ha dichiarato che gli organizzatori degli attentati dello scorso 11 dicembre perpetrati contro le sedi del Consiglio costituzionale algerino e dell’ONU ad Algeri e dell’attentato compiuto il 10 dicembre 2006 contro un autobus che trasportava alcuni impiegati della società algero- americana Brown and Root Condor (BRC) nella zona di Bouchaoui sono stati differiti alla giustizia; si tratta di un agente informatico presso la società BRC, tre imprenditori, un impiegato presso una società di promozione immobiliare e un fattorino. Secondo i servizi di sicurezza questi persone lavoravano per l’emiro della katibat “El-Farouk”Abderrahmane Bouzerga, ricercato dal 1998, che é stato eliminato lo scorso 28 gennaio durante un’operazione di rastrellamento. Questi terroristi sarebbero inoltre gli organizzatori degli attentati contro il Palazzo del governo e un commissariato di Polizia di Bab Ezzouar dell’undici aprile 2007.

06.02.2008 TIZI OUZOU I terroristi hanno perpetrato un attacco contro un centro dell’Unità Repubblicana di Sicurezza (URS) di Boukhalfa a tre km da Tizi Ouzou; un poliziotto, addetto alla sicurezza, é stato ucciso e altri tre feriti.

07.02.2008 EL OUED I terroristi hanno fatto esplodere una bomba artigianale al passaggio di una pattugllia della Gendarmeria nei pressi di Oued Souf a 50 km da Khenchela. Ne é seguito uno scontro a fuoco durante il quale sette gendarmi sono stati uccisi; i terroristi si sono impossessati di sette AK47, di un FM PK e di numerose munizioni. Secondo fonti attendibili si tratterebbe del gruppo terroristico di Abdelmalek Gharbi Abdelmalek, un terrorista di 46 anni che dirige la katiba aoum el kamakim, formata da circa quindici terroristi, affiliata ad al Qaida nel Magreb islamico la cui presenza era stata segnata nella zona dagli inizi del mese di gennaio.

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5. APPENDICE

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TACCUINO ETNOGRAFICO.

La scelta dell’Algeria come soggetto di studio è stata, in una fase iniziale, del tutto casuale

e determinata principalmente dal fatto, non trascurabile, di poter contare su un appoggio

logistico presso la capitale del paese.

Le difficoltà che si prospettavano all’inizio del lavoro erano numerose, prime fra tutte la

classificazione dell’Algeria come paese a rischio per gli stranieri e la scarsa reperibilità, in

Italia, di materiale bibliografico riguardante il paese. Tuttavia la possibilità di conoscere il

vero volto dell’Algeria, di conoscere quanto più potessi - dagli eleganti palazzi di Algeri

dell’epoca coloniale, alle strade strette della Casbah, ai villaggi del deserto - affinché ogni

dato che la descrivesse acquistasse un significato, ha rappresentato l’elemento

fondamentale per la scelta del terreno e ha trasformato quello che era solo un interesse

scientifico in una passione proseguita nel corso degli anni.

Con questa premessa non si vuole affermare che gli argomenti contenuti in questo lavoro

corrispondano integralmente all’obiettività. L’interazione con il campo non è mai stata

condotta con un “atteggiamento democratico”518, tramite il quale, cioè, si nega

all’interlocutore un qualsiasi effetto sull’osservatore. Seguendo le teorie di Devereux, si

riconosce, invece, che l’osservatore è l’unico filtro rilevante nell’etica dell’incontro e che

l’osservazione, in quanto esperienza umana, è prima di tutto un confronto di affetti e di

modelli logici. Per questo motivo si cercherà di esaminare la personale implicazione

affettiva nell’oggetto, causa principale di quelle che possono essere classificate come

“distorsioni della realtà”.

Il processo che ha condotto alla costruzione dell’oggetto di ricerca si può suddividere in tre

momenti principali, che definisco: definizione, confusione, empatia.

La definizione.

518 Questa espressione è di George Devereux, antropologo di origine ungherese, allievo di Marcel Mauss. Dopo le prime esperienze sul campo intraprende una nuova formazione in campo psicoanalitico. Nel suo libro Dall’angoscia al metodo nelle scienze del comportamento, si può trovare una vera e propria epistemologia dell’osservazione valevole sia per l’antropologia che per la psicanalisi. Per quanto riguarda l’espressione “atteggiamento democratico”, è rivolto criticamente agli etnologi relativisti, che Devereux assimila ai collezionisti di farfalle. G. DEVEREUX, 1984, pag. 10 – 11.

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Nella prima fase si è condotta una raccolta e una selezione del materiale geografico,

attraverso il quale si è avuto il primo contatto, a tavolino, con il terreno.

Contemporaneamente, si procedeva all’analisi dei primi dati riguardanti l’attività sociale e

politica del paese attraverso la rubrica “Viva l’Algeria” del settimanale “Internazionale”. Si

delineava uno scenario di guerra totale, di guerra di algerini contro altri algerini, le cui

vittime sono ogni giorno così numerose e i massacri efferati così frequenti e sistematici da

perdere man mano il loro impatto emotivo per lasciare il posto all’indifferenza.

I nomi sono numeri, cifre sulle quali divergono organizzazioni internazionali come Amnesty

International da una parte, e governo algerino dall’altra. Questo settimanale utilizzava una

serie di flash e stralci di lettere che potevano rinforzare nel lettore l’immagine di un’Algeria

alla deriva e che sembravano volere attaccare sia il terrorismo, sia la repressione condotta

dallo Stato. Non può che crearsi della confusione su un fenomeno ben più complesso e

l’accreditamento di uno stereotipo negativo della società algerina globalmente presa.

Quella che è soprattutto una profonda crisi sociale, si trasforma, nell’immaginario collettivo

dei lettori, in una guerra di beduini e predoni del deserto.

Allo stesso tempo però, la voglia di approfondimento e di comprensione di una realtà che

le cronache dipingevano come oscura e contorta si orientava verso la ricerca di una

letteratura genuinamente algerina.

I romanzi di Malika Mokeddem e Assia Djebar e la testimonianza di Khalida Messaoudi

hanno costituito le prime fonti letterarie dell’Algeria e dall’Algeria. Malika Mokeddem è un

medico che discende dai nomadi Tuareg. Costretta a trasferirsi in Francia per il clima di

terrore, instaurato dagli integralisti islamici durante gli anni settanta, e che colpisce le

ragazze che frequentano l’università come lei, sentirà il bisogno di riattraversare

criticamente la storia del suo paese e la propria vicenda attraverso la scrittura. Nei suoi

romanzi si legge l’amore e la nostalgia per la sua terra e si denuncia, allo stesso tempo, il

clima di totalitarismo, l’ottuso nazionalismo e la paura in cui si è costretti a vivere a causa

degli islamisti. Uno dei suoi personaggi, Kenza, esprimerà bene l’amarezza che è di molti

algerini: “Trent’anni di menzogne sulla nostra identità, trent’anni di falsificazione della

nostra storia e di mutilazione delle nostre lingue hanno assassinato i nostri sogni”519.

519 M. MOKEDDEM, Storia di sogni e di assassini, ed. Giunti, Firenze, 1997, pag. 67; l’altro romanzo consultato è Gente in cammino, 1994, ed. Giunti, Firenze, vincitore del premio Littré in Francia e del primo premio letterario laico istituito dalla Fondazione Nouredine Aba in Algeria.

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Assia Djebar, scrittrice di fama internazionale che, per prima in Algeria, ha tematizzato i

problemi sociali ed esistenziali delle donne in un paese musulmano. Malgrado le sue

numerose opere letterarie la prima ed unica opera pubblicata in Italia è Donne d’Algeri nei

loro appartamenti. In questo libro la riflessione critica dell’autrice si intreccia alle storie del

racconto, il tutto accompagnato da un sottile sentimento di nostalgia dei ricordi.

Totalmente diversa è invece la testimonianza dell’onorevole Khalida Messaoudi, una

donna coraggiosa e combattiva la cui energia è quasi percepibile standole vicino e

sentendola parlare. Attraverso un’intervista, nel suo libro racconta la sua storia fatta

dell’impegno contro lo stato islamico ed ogni forma di totalitarismo. Per questo suo

impegno nel nome delle libertà ha sacrificato la propria, dovendo affrontare anche le

minacce di morte da parte degli integralisti520.

Attraverso le parole di queste tre donne si entra in un Algeria al femminile, con la stessa

emozione, per una visione completamente nuova, che aveva spinto il pittore Delacroix a

fissare sulla tela Baya, Muni, Zora, Kadudja: le “Donne d’Algeri nei loro appartamenti”, il

quadro che si dice commuovesse Renoir521.

E, probabilmente, è proprio questa la particolarità dell’Algeria, in quanto paese

musulmano, di poter vantare delle donne combattenti. Delle eroine le quali, dopo lo

stravolgimento causato dall’occupazione dello spazio esterno da parte dello straniero

francese, alla quale si è accompagnato un sempre più profondo “raggelamento tra i

sessi”, oggi hanno riconquistato il campo di battaglia scendendo nelle strade e nelle

piazze per protestare sia contro chi le vuole recluse in casa, sia contro chi ammazza i loro

figli, i loro padri, i loro mariti e fratelli e rapisce le loro figlie.

Tramite la lettura di Malika Mokeddem, Assia Djebar e Khalida Messaoudi si comprende

come le donne si stiano riprendendo il ruolo che avevano ai tempi in cui Delacroix aveva

dipinto affascinato l’espressione nostalgica della felicità, quando le Messauda e le

Khaina, uscite dal loro ruolo tradizionale di spettatrici, incitavano i guerrieri contro i

nemici. Oggi le donne algerine non solo rivendicano il loro diritto al sapere e all’amore,

ma esortano, come un tempo, la società civile a risvegliarsi e alla presa di coscienza.

La “confusione”.

520 Khalida Messaoudi ha ricevuto il 12 giugno 1993 una condanna a morte da parte del FIS, nella cui intestazione si legge: “Da parte dei soldati di Dio, alleati e depositari del Clemente ai collaboratori del Despota, alleati e depositari di Satana”. 521 A. DJEBAR, Donne di Algeri nei loro appartamenti, ed. Giunti, Firenze, 1988.

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La seconda fase, caratterizzata dalla confusione, si può definire “di passaggio” da una

prima conoscenza a tavolino alla maturazione graduale tramite l’interazione con il terreno.

I primi contatti con gli intellettuali algerini sono stati sporadici, superficiali, probabilmente

di osservazione reciproca, ovvero in una situazione in cui ognuno è simultaneamente

osservatore e soggetto. Inoltre, la prima permanenza ad Algeri è avvenuta nel 1998,

durante il mese di Ramadan, che si è contraddistinto come il più feroce dal 1993. Il

bilancio di quel mese sarà di 1.646 uccisi, tra i quali 1258 civili, 37 guardie comunali o

membri di gruppi di auto difesa, 35 appartenenti alle forze dell’ordine, 58 terroristi. Il

numero medio giornaliero di assassinii è passato dai 18 nel 1996, ai 33 nel 1997, alle 53

vittime nel 1998.

Inaspettatamente, le regioni che furono maggiormente colpite quell’anno, sono state

quelle che si erano schierate con il FIS. La regione dell’Ouarsenis, ad esempio, ai confini

con i distretti di Relizane, Tiaret e Chlef è la sola zona dell’Ovest a presentare la doppia

caratteristica di aver votato in misura superiore al 75% per il FIS all’epoca delle elezioni

per le assemblee comunali e di aver ospitato successivamente dei gruppi armati quasi

esclusivamente dell’AIS.

Nel 1998, dunque, i gruppi terroristici hanno mantenuto fede alla promessa di un

Ramadan di sangue, attraverso una strategia che prevedeva l’uso di azioni di

un’incredibile crudeltà nei confronti anche di donne e bambini.

Uscire di casa, quindi, era rischioso anche nella capitale, nonostante i numerosi blocchi di

polizia e dell’esercito, e sconsigliato dalla nostra Ambasciata.

Algeri era lontana, al di là del muro che circondava la nostra casa, al di là dei finestrini

della macchina, pronta a sorprenderti con la sua irresistibile bellezza, ma anche con

l’esplosione di una bomba.

L’empatia.

La terza fase del percorso di conoscenza del soggetto coincide, sulla falsa riga della mia

esperienza personale, con un secondo lungo periodo trascorso ad Algeri, nel corso

dell’autunno del 1999, nei mesi di settembre, ottobre e novembre e, successivamente,

per quindici giorni tra fine dicembre e l’inizio di gennaio.

Durante questa permanenza, grazie ad un evidente clima di distensione, ho avuto

occasione di conoscere meglio l’Algeria, in particolare Algeri ed alcune città del deserto (

vedasi foto in Appendice), e coloro che diventeranno le mie guide attraverso la complessa

realtà del paese, i miei maestri e dei cari amici.

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Per le strade di Algeri, bagnate dal sole e dalla folla si respira la gioia e l’eccitazione

dell’attesa del miglioramento, della pace, della normalità. La fiducia di essersi lasciati alle

spalle i momenti più oscuri e difficili della storia degli ultimi dieci anni, di aver voltato

pagina, spinge i rappresentanti del mondo della cultura, dei media e della politica ad

interrogarsi costantemente sul presente e sul futuro che attende l’Algeria.

Quello che ho di fronte non è certo un popolo umiliato e deprivato delle migliori risorse

intellettuali, o impoverito e abbrutito dagli anni di oscurantismo e di crimini atroci.

L’imperativo è vivere, uscire per le strade, andare ai concerti, alle mostre, ai numerosi

appuntamenti culturali che vogliono sancire la fine delle barbarie e un ritrovato fervore

intellettuale.

Gli algerini vogliono parlare, come se ogni parola fosse una pietra per la ricostruzione del

loro paese, della loro storia e della loro identità plurale. Così, due volte al mese,

intellettuali, professionisti, rappresentanti della chiesa cattolica e, talvolta, del mondo

diplomatico, in quell’autunno si daranno appuntamento a casa di un cittadino italiano,

quasi costituisse un territorio neutrale e fuori dal tempo dove potersi incontrare. In una

specie di tavola rotonda, ma senza tavolo, cavalieri senza spada e senza armatura se

non quella delle loro menti e del loro impegno che è, insieme, espressione di amor di

Patria e gioia di vivere, espongono le loro idee, le loro proposte e si raccontano, in quello

che sembra un processo di ridefinizione e ricostruzione. Ciò che sorprende non sono

tanto gli argomenti, ma il fatto che siano ammessi alle loro discussioni anche “profani”, o

meglio, persone che non appartengono al loro mondo, come me. Di fronte a questi

intellettuali, che fanno prova di qualità rare come il coraggio e l’umiltà, il titolo di

“osservatore”, impegnato nella raccolta di dati su un soggetto, è esatto solo nell’ottica di

un processo di acculturazione, nel quale è l’osservatore stesso ad essere socializzato.

Probabilmente è qui che risiede e che inizia la distorsione della realtà dovuta alla

personale implicazione affettiva nell’oggetto. Con incredibile emozione ricordo il processo

che da osservatore mi ha trasformato in discepolo, da esterna al gruppo a parte del

gruppo, dalla quasi indifferenza alla più profonda empatia, ma, soprattutto, il processo

attraverso il quale il soggetto della ricerca ha dato un valore ed un’importanza alla ricerca

stessa, che prima non possedeva se non a titolo personale. Sono state, infatti, numerose

le manifestazioni di interesse e le offerte di aiuto, fino alle dichiarazioni di compiacimento

ed apprezzamento per il fatto che una studentessa di una nazione cara all’Algeria si

interessasse al loro paese. Così, intellettuali dello spessore di Abderrahmane Khelifa, o di

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Aissa Khelladi, hanno dedicato parte del loro tempo a me, a rispondere alle mie domande

e a chiarire i miei dubbi. Soprattutto il primo, professore di Storia all’università di Algeri e

Sovrintendente Capo del patrimonio archeologico presso il Ministero della Cultura, mi ha

notevolmente aiutato a comprendere, tramite la storia, la complessa identità algerina. La

sua influenza ha indubbiamente condizionato il mio lavoro, non solo per il copioso

materiale che mi ha procurato, ma soprattutto per la passione con la quale mi raccontava

le vicende legate all’Impero Numida, di Jughurtha e di Massinissa, per spiegarmi come,

prima di essere musulmana, araba, africana e maghrebina, la personalità algerina fosse

innanzi tutto mediterranea.

Come il professor Khelifa, una volta appreso il motivo della mia presenza, molte delle

persone conosciute hanno dato, in maniera del tutto spontanea, il loro contributo al mio

lavoro. Il già ricordato Aissa Khelladi, giornalista, editore e scrittore mi ha fatto dono di

alcuni dei suoi libri tra i quali l’introvabile Les islamistes algériens face au pouvoir; così

come la scrittrice Baya Gacemi mi ha regalato una copia del suo libro Nadia, paure e

speranze di una donna algerina. Ed ancora un’insegnante di scuola media superiore, che

partecipava ai corsi di italiano presso la nostra Ambasciata, mi ha procurato il testo del

Codice della Famiglia, edito dal Centro Nazionale di Documentazione della stampa e

dell’Informazione, e due testi riguardanti la condizione della donna522. Il Senatore

Abdelhak Bererhi, ex Ministro della Pubblica Istruzione, ex Ambasciatore in Estremo

Oriente, mi ha gentilmente trascritto il suo intervento, riguardante la legge sulla Concordia

Civile, esposto durante uno dei “cenacoli”, questo il nome dato alle riunioni, di cui si è

parlato. Potrei continuare ancora l’elenco del materiale ricevuto, ma preferisco invece

ricordare come tutti loro, ed altri non ancora nominati, come Ouaiba e Rachid, Warda e il

piccolo Llunes e Nouri e la famiglia del professore Khelifa, Malika e Yacine, si siano

prodigati per farmi conoscere la loro città. Non solo dal punto di vista architettonico e

naturalistico, ma, soprattutto, perché vivessi in prima persona Algeri, perché la respirassi,

perché l’ascoltassi, perché mi rendessi conto in prima persona che la vita continua,

nonostante la paura, nonostante i massacri che hanno insanguinato e percosso il paese.

Ho quindi avuto quello che considero un privilegio: passeggiare per le strade di Algeri non

solo di giorno, ma anche di notte e durante il Ramadan. Assistere ad un concerto di

musica andalusa e battere le mani insieme alla platea entusiasta, che cantava e danzava

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(si veda la foto in appendice). Essere come uno dei membri di una famiglia algerina

seduta intorno al tavolo per lo fhtar, ovvero l’interruzione del digiuno nelle giornate di

Ramadan.

In questo modo, si comprenderà come il mio lavoro abbia acquistato una dimensione che

travalica l’interesse scientifico e culturale per sfociare nella sfera dei sentimenti e delle

emozioni.

Tornando alle riunioni degli intellettuali a cui si è accennato in precedenza, ci si vuole

soffermare brevemente sull’interesse che ha suscitato il tema della Legge sulla Concordia

Civile, promossa dal neo Presidente della Repubblica Abdelaziz Bouteflika. La

registrazione di una videocassetta, che ha permesso di cogliere alcuni interessanti

momenti della discussione di quel particolare cenacolo; la lettura di numerosi articoli

apparsi su diversi quotidiani subito prima e subito dopo il voto del referendum; e un libro -

reportage pubblicato da Le Matin523, dove sono contenute le testimonianze di “un’Algeria

orgogliosa che ci sfugge” e che “finirà per trionfare su tutte le vigliaccherie” rendono bene

la portata di ciò che può significare la Legge sulla Concordia Civile.

522 Les Algériennes. Victimes de la Sociéte Neopatriarcale, dell’antropologo algerino Mahfoud Bennoune e L’evolution des rapports entre epoux. En droit algerien de la famille, di Hadjira Dennouni e Bencheikh-Hocine. 523 Concorde Bouteflika – Madani. La paix des Cimitiéres, edito da Le Matin, Alger, 2000.

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il discorso di bouteflika alla nazione. 17 settembre 1999.

Care sorelle, cari fratelli524, il popolo algerino ha scelto con chiarezza di dire “oui” al cammino globale che tende al ristabilimento della pace e della concordia civile. Ma oltre la chiarezza della scelta, il popolo, con il suo voto massiccio mai uguagliato dall’indipendenza nazionale, ha espresso anche chiaramente un messaggio sublime a tutti coloro che lo credono incapace di ragione, coloro che lo credono incapace di riprendere il controllo di sé, il popolo ha ricordato che sa sempre discernere le scelte essenziali e sa sempre, con chiaroveggenza, iscriversi nel movimento positivo della storia per registrare, ogni volta, dei nuovi progressi, delle nuove vittorie. Si, noi possiamo parlare di vittoria in questo giorno benedetto di venerdì 17 settembre 1999, ma bisogna saperlo bene apprezzare, perché di quale vittoria si tratta? Non si tratta certamente di una vittoria tra vincitori e vinti, no, no e no. Non ci sono nel processo della concordia civile dei vincitori e dei vinti. C’è semplicemente la vittoria del popolo su lui stesso. Ma anche se può essere bella e grande questa vittoria, essa non è tuttavia che la vittoria di una tappa, certo importante, ma essa non è la vittoria finale. Perché la vittoria finale significa il ritorno definitivo alla pace nel nostro paese, essa significa la ripresa della crescita economica, l’arretramento della disoccupazione e il benessere sociale. Ora, nessuno può pensare che all’alba di questo venerdì 17 settembre 1999, l’Algeria si risvegli, come per incanto, nella pace e nella concordia civile. Ma, almeno ciascuno sente che l’Algeria s’è svegliata diversa, si, diversa, poiché il voto di ieri ha infranto molti tabou o, piuttosto ha mostrato che molti tabou sono ormai fuori del tempo e fuori del campo nazionale. Per la prima volta, la società civile s’è mobilitata, nella sua immensa maggioranza, in favore della concordia civile. Tutti, senza distinzioni, hanno gridato all’unisono il loro appello per la concordia civile e non è per una semplice scelta di interessi qualsiasi. No, perché per la prima volta, tutta la società civile si è ritrovata in un solo fronte, quello della pace, sotto un unico stendardo, quello dell’Algeria. Non si può più parlare ora di integralismo della sinistra e la costruzione della casa comune, la casa Algeria, esige che non vi sia alcun tipo di integralismo. Ciascuno deve capire, a questo riguardo, questa tappa storica per farne un nuovo inizio verso il rinnovamento nazionale. Questo atteggiamento della classe politica conforta la speranza di un rinnovamento degli usi politici, del loro orientamento verso l’approfondimento della pratica democratica e di un pluralismo serenamente assunto. Questa speranza non è irreale, poiché essa nasce dalla grande lezione somministrata dal popolo e dalla sua classe politica nell’occasione dello scrutino. È una grande scuola che l’Algeria inaugura in questo giorno benedetto, la scuola della responsabilità. Possa ciascuno cogliere i migliori insegnamenti, affinché nell’avvenire, ciascuno dei concorrenti in politica, abbia l’occhio rivolto alla società e l’orecchio attento verso il suo popolo. Quanto a me, ho elaborato una strategia di governo. Ogni volta che una questione vincolante il divenire della nazione o riguardante gli interessi fondamentali del popolo si pone, io non esiterò a rimettermi a lui, e io non smetterò mai di essere al suo ascolto. Esso è, e sarà il solo sovrano davanti alla volontà del quale dovrà inchinarsi ogni individuo o raggruppamento che sia. La sovranità del popolo non può essergli confiscata

524 Il discorso è stato tratto dai quotidiani Liberté del 17 /09 /99 e La Tribune del 18 /09/99. La traduzione è stata eseguita dall’autrice e cerca di essere il più possibile rispettosa del testo.

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indefinitamente, perché esso è l’ultima risorsa quando si intrecciano gli interessi e si scontrano le ideologie. Care sorelle, cari fratelli, per il vostro voto massivo e responsabile, voi avete aperto grandi la porte sul cammino del rinnovamento nazionale. Ma, se voi avete così scavato delle fondamenta solide, la costruzione resta da fare e lo sforzo più grande deve venire. La pace che voi avete chiesto ieri, è, certo, oggi, sul punto di essere realizzata, ma è lontana dell’esserlo totalmente. Non bisogna lasciarsi cullare dall’incontestabile successo dello scrutinio. Bisogna sapere che oggi, solo il profumo dei frutti della pace ci perviene, questo è buono, ma non è sufficiente, bisogna andare a raccoglierla, questa pace. Ogni Algerina e ogni Algerino, che aderiscono a questo processo, hanno il dovere di diffondere intorno a loro, i semi della solidarietà e del rispetto di fronte a tutti gli Algerini, ma soprattutto ai più vulnerabili, in questo processo di pace, che sono le vittime del terrorismo o coloro che, dopo i momenti dell’errore, hanno risposto, infine, all’appello del loro popolo e sono reintegrati nei ranghi della società. Ricordate loro la condizione in cui si trovavano ieri, aiutateli a guardare verso l’avvenire che essi hanno scelto di costruire insieme a voi. (…) Bandite dal vostro linguaggio le parole inutilmente oltraggiose, non c’è posto nell’idea della concordia civile, né per la redenzione, né per il pentimento, poiché essa è fondata solamente sul rispetto reciproco e sulla solidarietà. L’impegno del popolo per la concordia civile obbliga tutti gli agenti dello Stato a dare prova (…) di un comportamento responsabile nelle loro relazioni con gli uni e con gli altri, poiché la pace da costruire significa per il popolo, la fine di tutti i terrorismi, e non solamente del terrorismo armato. L’impegno del popolo è, infine, una fonte di emulazione per coloro che sono ancora sulla strada della violenza per riprendere il controllo di sé e reintegrarsi nella società. La legge è in applicazione le porte sono aperte, ma la società non li potrà attendere all’infinito. Coloro che temporeggiano, coloro che lasciano passare l’opportunità che è loro offerta di guardare di nuovo verso l’avvenire con speranza, quelli che restano sordi all’appello generoso del loro popolo, questi, saranno messi definitivamente fuori della legge. Lo Stato e il popolo saranno allora in diritto e avranno anche il dovere di mettere in opera tutti i mezzi per impedire loro di nuocere. Io lancio loro, solennemente, ancora oggi, un appello. La legge è tollerante e nella sua immensa generosità, il popolo ha accordato loro la sua clemenza, come mai ha fatto alcun popolo prima di lui, ammesso che esista un popolo che abbia sofferto altrettanto. Care sorelle, cari fratelli, il mio linguaggio può sembrare differente in paragone alla gioia, all’esultanza che ravviva il nostro amato paese. Può sembrare anche surrealista in confronto a tutte le sofferenze sopportate. Ma se ho tenuto a rivolgermi a voi in questo modo è perché io voglio che questa gioia e questa esultanza divengano permanenti. (…). Care sorelle, cari fratelli, la vostra straordinaria mobilitazione e il vostro slancio fraterno verso la pace, sono anche dei messaggi cristallini, nei riguardi dei nostri fratelli, e dei nostri amici all’estero, ma anche di tutti i nostri partner. Tutti leggeranno la vostra volontà e quella dello Stato algerino di riunire le condizioni idonee per avviare la crescita economica (…). Oggi la disperazione è vinta. Facciamo in modo che, tutti insieme, il domani sia molto vicino, quando sarà superata anche la speranza, quando le lacrime saranno definitivamente asciutte e per sempre e lasceranno il posto al sorriso dei nostri bambini.

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Testimonia, mio Dio, che io non odio, che io non condanno, che io non esercito niente più che di spargere il sangue dei musulmani o di tutto il genere umano. Testimonia, mio Dio, che io non mi spiego come un Algerino possa autorizzarsi a togliere la vita di un Algerino, o come un Algerino possa con le sue proprie mani, distruggere il suo focolare. Testimonia, mio Dio, che io non amo le carceri, che non amo privare qualcuno delle sue libertà. Ma che lo posso fare quando si tratta del diritto legittimo di difesa della società. Non avete detto Voi, mio Dio: “Chiunque avrà ucciso anche solo una sola anima senza che essa abbia commesso del male sulla terra, è come se avesse ucciso l’umanità intera. Mentre colui che preserva la vita di una sola anima è come se avesse preservato la vita del genere umano tutto intero” ? Mio Dio sii mio testimone (…) io non ho avuto altro desiderio che di meritare la Vostra Grazia. Mio Dio, sii mio testimone. Nel mio giuramento non ho cercato di favorire nessun Algerino su un altro Algerino. Mi sono adoperato, con tutta la mia forza, che Voi, mio Dio, avete voluto che fossi adatto per interpretare gli avvenimenti e per sondare il cuore dei miei concittadini, di tutte le classi sociali. (…) In tutta sincerità, in tutta integrità, in tutta buona fede, ho tentato di cercare le cause più profonde che sono state all’origine di questa tragedia nazionale, questa funesta e odiosa tragedia; bisognava che mi rimettessi, alla fine, alla volontà di Dio e ammettere che tale era il destino del nostro paese, quand’anche questa tragedia non è senza giustificazioni politiche, economiche, sociali, ideologiche e morali. (…) In assenza di coloro che sono assenti per circostanze nefaste, mi sono sforzato di difendere delle posizioni difficilmente difendibili. (…) Perché, in una tale situazione, l'essenziale è spegnere il focolaio della discordia, di spegnerlo in tutte le maniere e con tutti i mezzi. In un tale cammino, ho trovato innanzitutto sostegno in Dio, e in seguito nel popolo, nei partiti alleati, nelle organizzazioni di massa, nelle formazioni della società civile e nelle corporazioni, ma soprattutto negli uomini e nelle donne che, più nell’ombra che sotto i riflettori della pubblicità, si sono accaniti per convincere coloro che non hanno ancora avuto l’opportunità di prendere una posizione. (…) Io lo ripeto ed insisto e ripeto che la legge relativa al ristabilimento della concordia civile, che è stata consacrata da un referendum popolare, che ha tradotto la volontà della schiacciante maggioranza del popolo, non significa affatto che questo popolo aderisce unanimamente a questo processo. Tuttavia che sia in politica, o in religione, il governo del popolo, nella nostra epoca, non si fa che con la maggioranza. Sappiate, in tutta buona fede, che non ho impedito a chiunque di esprimersi liberamente (…) Ad ogni modo io non mi rimetto che a Dio. Mi sono rivolto a voi oggi interpellando la coscienza di ogni Algerino ed ogni Algerina per esortarvi a cogliere l’opportunità della concordia ritrovata e a rinnovare con la fratellanza e l’unione l’impegno a far fronte, e voi sapete farlo, insieme mano nella mano, alle sfide che vi minacciano dall’interno e dall’esterno del paese. Oggi che voi avete scelto la strada della pace e della salvezza, che tutto il mondo sappia che la pace e la salvezza sono una cultura. Che tutto il mondo sappia che la concordia è un comportamento, un comportamento di cui il significato non è conosciuto se non da coloro che ne sono stati privati . (…) Noi resteremo vigilanti. Nel nome del popolo algerino e al suo servizio esclusivo, noi accorderemo la nostra amicizia ai suoi amici e manifesteremo la nostra inimicizia ai suoi nemici. Gloria ai nostri martiri. Viva l’Algeria.

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Geografia Confini A nord si affaccia sul Mar Mediterraneo, a est confina con la Tunisia per 965 km, e con la Libia per 982 km, a sud-est confina con il Niger per 956 km a sud-ovest con il Mali per 1.376 lm, a ovest con la Mauritania per 463 km con il Sahara Occidentale per 42 km e con il Marocco per 1.559 km. Superficie Lo stato ha un'estensione di 2.381.740 km² e uno sviluppo costiero di 998 km. Morfologia La parte settentrionale del paese è costituita da una stretta piana costiera dietro la quale si elevano immediatamente due catene comprese nel sistema montuoso dell'Atlante, l'Atlante Telliano (chiamato spesso semplicemente Tell) e l'Atlante Sahariano. La parte meridionale è invece compresa nel deserto del Sahara. Le coste del paese sono alte, scoscese e poco frastagliate, la fascia costiera, larga un centinaio di chilometri nella parte più orientale del paese è caratterizzata da clima e vegetazione mediterranei, in questa zona si concentra circa il 95% della popolazione. A ridosso della fascia pianeggiante si elevano due sistemi montuosi paralleli che si sviluppando da est a ovest, a nord l'Atlante di Tell (o Atlante Telliano o anche Piccolo Atlante) e più a sud l'Atlante Sahariano. Tra le due catene montuose vi è un'area di altopiani e depressioni (chiamate chott). La porzione algerina del deserto del Sahara si estende dalla catena dell'Atlante Sahariano per circa 1.500 km fino ai confini con il Mali e con il Niger. Il deserto è caratterizzato da una inattesa varietà di ambienti, vi sono ampie aree di dune sabbiose chiamate areg (al singolare erg) che occupano circa un quarto della superficie complessiva. Le due zone principali sono il Grande Erg Occidentale e il Grande Erg Orientale. Il resto del deserto è coperto in parte da piattaforme rocciose di calcare chiamate humud (al singolare hamada) o da formazioni rocciose di arenaria chiamate tassili. La parte sud-orientale del deserto si eleva nelle complesse formazioni del Ahaggar e degli altopiani di Tassili n'Ajjer che arrivano fino ai 2.000 m s.l.m. I confini dell'Algeria includono un'ampia regione di Sahara, che in epoca coloniale ebbe una amministrazione indipendente. La zona più vitale del paese è certamente il Maghreb, che costituisce un settimo del territorio nazionale. Nel Maghreb confluiscono due sistemi di rilievi e pieghe, formatisi in due fasi dell'orogenesi alpina: l'Atlante del Tell e l'Atlante sahariano. L'Atlante del Tell (detto anche Atlante Telliano o semplicemente Tell) risale al Pliocene. È costituito da diverse catene montuose discontinue, in cui spiccano

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massicci calcarei. Lungo la costa, le catene del Tell sono orientate da ovest-sud-ovest a est-nord-est e definiscono la morfologia del litorale, caratterizzato da promontori rocciosi e brevi spiaggie. Le massime cime del Tell si trovano nell'Ouarsenis (1983 m), nel Babor (2004 m) e nella Djurdjura (2308 m), che si ergono nelle zone della Piccola e Grande Cabila. Nelle zone più depresse del Tell ci sono zone pianeggianti; alcuni esempi sono la piana dietro Algeri, le pianure di Annata e Orano, la valle fluviale dello Cheliff. L'Atlante Sahariano, più antico del Tell (Paleozoico), ha subito fenomeni erosivi più significativi e raggiunge quindi altitudini inferiori. Le brevi catene di Ksour, Amour, Ouled e Nanil non oltrepassano i 2000 m di altezza. Fanno eccezione i massicci dell'Aurès (2328 m) e dell'Ahaggar (3000 m). All'interno si trova una successione di altopiani che variano in altezza fra i 600 e i 1200 m; più estesi a ovest, a est si uniscono alle catene del Tell per proseguire verso la Tunisia. Geomorfologicamente, l'Atlante Sahariano è caratterizzato da uno zoccolo archeozoico di rocce cristalline (predominanti micascisti e gneiss). A più riprese il mare è penetrato nella zona, per cui le rocce più antiche sono coperte da strati sedimentari calcarei, arenarie e argille. Lo zoccolo cristallino emerge invece in corrispondenza dell'Ahaggar, che a tratti appare coperto da formazioni laviche basaltiche. L'importante degradazione meteorica subita dalla regione, e la conseguente frammentazione delle rocce superficiali, hanno portato a una morfologia desertica fra le più peculiari del mondo, con superfici rocciose erose dal vento (Hamad di Tademait) alternate ad aree sabbiose (Grande Erg Occidentale e Orientale) e ciottolose. Idrografia La rete idrografica algerina è quasi interamente limitata al Maghreb, e anche qui è piuttosto povera. I fiumi che sboccano nel Mediterraneo (per esempio Cheliff, Soummam, Oued el-Kebir) hanno corso perenne, ma sono piuttosto brevi. Gli altopiani sono spesso bacini chiusi endoreici e ospitano laghi salati, alimentati anche dai corsi d'acqua dell'Atlante Sahariano. Oltre ad alimentare i laghi salati dell'entroterra, i fiumi dell'Atlante Sahariano formano numerose oasi pedemontane. Clima Pur appartenendo all'area climatica mediterranea, il Maghreb esibisce le caratteristiche tipiche di questo clima solo sulla costa. Ad Algeri, per esempio, la temperatura media annua si aggira sui 18 C (media invernale 12 C, estiva 24 C) mentre presso l'alto Cheliff si registrano gelate invernali e temperature estive fino a 47 C. Le precipitazioni sono in gran parte determinate dall'interazione fra le masse d'aria oceaniche, umide, e quelle secche continentali, di provenienza sahariana. Sul versante esterno del Tell, in alcune zone, cadono fino a 1000 mm di pioggia annua; negli altopiani interni i valori scendono a 300-400, per risalire solo sui pendii dell'Atlante sahariano. Nella zona sahariana il clima è estremamente arido, con escursioni termiche sia stagionali che giornaliere fortissime. Le precipitazioni sono inferiori ai 10 mm annui, con poche eccezioni (per esempio l'Ahaggar, con 200 mm).

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Crescita demografica in Algeria dal 1961 al 2003

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Agglomerati urbani e densità della popolazione

Agricoltura, industria e miniere

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Distribuzione etniche della popolazione

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Città principali dell’Algeria

Nome Abitanti

n.

Traslitterazione in

arabo Cens. 1977

Cens. 1987

Cens. 1998

Stima 2005

Provincia

1. Algeri (Ledzayer)

1.523.000 الجزائر 1.507.241 1.519.570 1.518.083 Algeri

2. Orano (Wehrān) 491.901 وهران 628.558 692.516 771.066 Orano

3. Costantina (Qsen�īna)

345.566 قسنطينة 443.727 462.187 507.224 Costantina

4. Annaba (cAnnāba)

255.938 عنابة 305.526 348.554 383.504 Annaba

5. Batna (Bātna) 102.756 باتنة 181.601 242.514 317.206 Batna

6. Blida (Blīda) 136.033 البليدة 170.935 226.512 264.598 Blida

7. Sétif (S�īf) 129.754 سطيف 170.182 211.859 246.379 Sétif

8. Chlef (Šlef) 75.864 الشلف 129.976 179.768 235.062 Chlef

9. Djelfa (Ež-Želfa) 47.435 الجلفة 84.207 154.265 221.231 Djelfa

10. Sidi bel Abbès (Sīdī Bel cAbbās)

سيدي بلعباس

112.998 152.778 180.260 208.498 Sidi bel Abbès

11. Biskra (Biskra) 90.471 بسكرة 128.281 170.956 207.987 Biskra

12. Tébessa (Tebessa)

61.063 تبسة 107.559 153.246 203.922 Tébessa

13. Tiaret (Tiyāret) 53.277 تيارت 95.821 145.332 198.213 Tiaret

14. Ouargla (ar. Wargla, berb. Wargren)

42.098 ورقلة 81.721 129.402 183.238 Ouargla

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15. Béjaïa (ar. Bedžaya, berb. Bgayet)

73.960 بجاية 114.534 147.076 182.131 Béjaia

16. Skikda (Skikda) 91.395 سكيكدة 128.747 152.335 178.687 Skikda

17. Tlemcen (Tilimsān)

109.408 تلمسان 126.882 155.162 172.540 Tlemcen

18. Bordj Bou Arreridj (Burž Bū cArīrīž)

برج بو عريريج

54.505 84.264 128.535 167.230 Bordj Bou

Arreridj

19. Béchar (Bešār) 72.790 بشار 107.311 131.010 157.430 Béchar

20. Médéa (el-Mediya)

57.828 المدية 84.792 123.535 155.852 Médéa

21. Touggourt (Tuggūrt)

42.519 تقورت 70.645 113.625 153.624 Wargla

22. Jijel (Žīžel) 35.065 جيجل 62.793 106.003 148.901 Jijel

23. Souk Ahras (Sūq Ahrās)

سوق أهراس

52.144 83.015 115.882 148.328 Souk Ahras

24. Mostaganem (Mustaġānem)

85.059 مستغانم 114.037 124.399 140.252 Mostaganem

25. M'Sila (El-Msīla) 33.642 المسيلة 65.805 99.855 140.048 M'Sila

26. El Eulma (El-culma)

41.564 العلمة 67.933 105.130 139.808 Sétif

27. Khenchela (Khenšla)

44.223 خنشلة 69.743 106.082 138.754 Khenchela

28. Saida (Sacīda)) 55.855 سعيدة 80.825 110.865 136.856 Saida

29. Ain Oussera (cAyn Wessāra)

عين وسارة

17.173 44.270 82.435 134.174 Djelfa

30. El Oued (El-Wād)

47.173 الوادي 72.065 104.801 133.933 El Oued

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31. Guelma (Galma) 56.106 قالمة 77.821 108.734 133.127 Guelma

32. Ghardaia (ar. Ġardāya, berb. Taġerdayt)

70.508 غرداية 89.415 110.724 127.172 Ghardaia

33. Relizane (Ġelīzān)

55.450 غليزان 80.091 104.285 126.794 Relizane

34. Laghouat (Laġwā�)

40.156 األغواط 67.214 96.342 126.291 Laghouat

35. Bordj el Kiffan (Burž el-Kīfān)

برج الكيفان

46.590 61.035 98.135 122.875 Algeri

36. Bou Saâda (Bū Sacda)

46.760 بو سعدة 66.688 97.031 121.301 M'Sila

37. Bab Ezzouar (Bāb Ez-Zwār)

باب الزوار

7.100 55.211 92.200 115.444 Algeri

38. Messaad (Mescad)

19.885 مسعد 47.460 75.533 114.625 Djelfa

39. Barika (Barīka) 26.315 بريكة 56.488 80.618 114.547 Batna

40. Ain el Beida (cAyn el-Bī�a)

عين البيضاء

42.578 61.997 90.560 114.107 Oum el Bouaghi

41. El Chroub (El-Khrūb)

14.962 الخروب 42.261 65.344 103.995 Costantina

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La legge Fondamentale per il GIA

La legge fondamentale per il GIA (Jama’a islamiyya mousallaha) durante il comando di

Abou Adlane Abdelhak Layada si articola intorno ad alcuni obiettivi:

Articolo 1.

Il Gruppo Islamico Armato è musulmano, sunnita salafita e opera per l’applicazione della

legge divina attraverso il djihad così come tramite i mezzi di propaganda.

Articolo 2.

Il Gruppo Islamico Armato opera per l’instaurazione di uno stato islamico in Algeria.

Articolo 3.

Il Gruppo Islamico Armato dirige, sia all’interno che all’estero, l’insieme delle organizzazioni

del djihad e della propaganda.

Articolo 4.

Il Gruppo Islamico Armato combatterà fino all’instaurazione di un califfato secondo la

chari’a.

Articolo 5.

Il Gruppo Islamico Armato si oppone, in primo luogo, ai miscredenti in seno al potere così

come all’interno di organizzazioni e movimenti che sono in contraddizione con la legge

islamica e declina tutta la responsabilità per quanto riguarda i musulmani che hanno

abbandonato il cammino indicato dal profeta.

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Attentati suicidi in Algeria.

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GSPC/AQJM: selezione del target dal 2005 al 2007

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Abdelaziz Bouteflika

Abdelaziz Bouteflika (arabo: عبد العزيز بوتفليقة) (nato a Oujda - Marocco, il 2 marzo 1937) è un politico algerino, Presidente della Repubblica dal 1999. Famiglia Abdelaziz Bouteflika è nato il 2 marzo 1937 in Marocco (a Oujda), dove il padre, originario di Tlemcen, era emigrato. È sposato dall'agosto del 1990 e non ha figli. La moglie, Amal Triki, è figlia dell'ex diplomatico Yahia Triki ed al momento vive a Parigi. Abdelaziz Bouteflika ha tre sorellastre (Fatima, Yamina and Aïcha) con le quali non mantiene contatti, quattro fratelli (Abdelghani, Mustapha, Abderahim and Saïd) ed una sorella (Latifa). Famiglia e gioventù Il padre, Ahmed Bouteflika, emigrò in giovane età in Marocco ed ebbe due mogli: Belkaïd Rabia e Ghezlaoui Mansouriah (la madre dell'attuale Presidente). Abdelaziz fu il primo figlio di sua madre ed il secondo di suo padre, preceduto dalla sorellastra Fatima. La madre, Ghezlaoui Mansouriah, lavorava in un hammam in Marocco. Visse e studiò in Marocco prima di arruolarsi nell'ALN (Esercito di Liberazione Nazionale), non potendo così completare l'ultimo anno delle scuole superiori e diplomarsi. La biografia ufficiale omette il fatto che nacque e visse in Marocco, molto probabilmente per motivi politici. La biografia ufficiale omette anche di ricordare come Abdelaziz Bouteflika non abbia mai usato le armi né abbia mai combattuto in Algeria, dove rientrò solamente dopo il cessate il fuoco del 1962. Guerra d'Indipendenza Nel 1956 gli studenti algerini furono obbligati ad arruolarsi nell'ALN, e quelli che si rifiutavano venivano minacciati di essere uccisi per diserzione; in queste condizioni Bouteflika fu arruolato nell'ALN a 19 anni.

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Cominciò come 'controllore' (controllando la situazione e riportando ciò che succedeva sul confine marocchino e nell'Algeria occidentale) e finì come segretario amministrativo di Houari Boumédiène. Molti comandanti della Guerra d'Indipendenza algerina sostengono che alcuni dei suoi rapporti causarono l'assassinio di svariati eroi di guerra, tra cui Boucif. Nel 1960, Houari Boumédiène lo nominò per una missione in Tunisia, ma Bouteflika sparì, nessuno sapeva dove si trovasse; quando riapparve dopo un viaggio in Europa con alcuni amici, avrebbero dovuto essere prese azioni disciplinari nei suoi confronti, ma Houari Boumédiène decise diversamente e lo mandò in missione in Mali ad aprire un nuovo fronte. Alcuni osservatori ritengono questa nomina una punizione in quanto non c'era niente da "aprire" in un paese del Sahel secondo gli stessi osservatori. Dopo alcune settimane in Mali, Bouteflika scomparve un'altra volta e ricomparve dopo aver passato diversi mesi in Marocco in compagnia di una donna. Ancora una volta fu perdonato da Houari Boumédiène. Come sottolinea la documentata biografia di M. Benchicou (2004), "l'itinerario di Bouteflika nella resistenza si riassume in due diserzioni di cui non ha mai voluto parlare." Di fatto, Bouteflika apparteneva al potente clan di Oujda (insieme, tra l'altro, a Boumédiène e Ben Bella), il gruppo che prese la testa dell'Esercito delle frontiere che, accantonato in Marocco e Tunisia, si addestrò principalmente a prendere il potere dopo la fine della guerra di indipendenza. E in effetti, anch'egli fu tra coloro che, tra il 1961 ed il 1962 parteciparono al colpo di stato contro il Governo provvisorio algerino (GPRA), il governo civile che avrebbe dovuto prendere il potere nell'Algeria liberata. Inizi della carriera politica Dopo l'indipendenza dell'Algeria nel 1962, divenne deputato di Tlemcen nell'Assemblea Costituente e Ministro per la Gioventù e lo Sport nel governo presieduto da Ahmed Ben Bella. L'anno successivo fu nominato Ministro degli Esteri, ruolo che mantenne fino alla morte del Presidente Houari Boumedienne nel 1978, del quale era considerato il braccio destro. Presiedette l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite in due occasioni, nel 1974 e nel 1975. Nel 1979, si aspettava di succedere a Boumedienne come Presidente, ma l'Esercito decise diversamente e scelse Chadli Bendjedid al suo posto. Sebbene fosse diventato Ministro di Stato, fu progressivamente messo ai margini e lasciò la scena politica nel 1981. Come ricorda M. Benchicou, questa uscita di scena non fu dovuta a contrasti ideologici, ma ad uno scandalo finanziario per «gestione valutaria occulta a livello del ministero degli Esteri», secondo la formule dell'accusa da parte della Corte dei conti. L’"esilio" Nel 1983 lasciò l'Algeria e visse negli Emirati Arabi Uniti, in Francia ed in Svizzera. Dopo sei anni all'estero, tornò in patria ed entrò nel Comitato Centrale del Fronte di Liberazione Nazionale (FLN) nel 1989. Nel gennaio del 1994 Bouteflika rifiutò l'offerta da parte dell'esercito di succedere al presidente assassinato Mohamed Boudiaf, presumibilmente per evitare di chiedere il supporto da parte dei partiti politici. Al suo posto, diventò presidente il Generale Liamine Zeroual.

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Eletto presidente nel 1999 Nel 1999 si candidò alle elezioni presidenziali come candidato indipendente sostenuto dai militari. Fu eletto con il 74% dei suffragi, secondo le fonti ufficiali. Tutti gli altri candidati si erano ritirati dall'elezione, denunciando sospetti brogli. Bouteflika successivamente organizzò un referendum sulle sue politiche per ripristinare la pace e la sicurezza in Algeria e per testare il consenso tra i connazionali dopo le discusse elezioni e vinse con l'81% dei voti, ma anche questo dato è contestato dagli avversari. La popolazione della Cabilia boicottò la votazione, con una partecipazione inferiore al 5%. Politica economica (primo mandato) Durante il suo primo mandato Bouteflika lanciò un piano economico quinquennale (2000-2004), chiamato il Piano di Sostegno al Rilancio Economico (PSRE: Plan de Soutien a la Relance Economique). Il piano comprendeva un pacchetto di diversi sotto-piani tra cui Il Piano nazionale per lo Sviluppo Agricolo (PNDA: Plan National pour le Développement Agricole), mirato all'aumento della produzione agricola. Altri sotto-piani comprendevano la costruzione di case popolari, strade ed altre infrastrutture. Il PSRE totalizzava 7 miliardi di dollari di spesa e diede risultati soddisfacenti con l'economia in crescita del 5% all'anno, con un picco del 6,3% nel 2003. Bouteflika realizzò anche una riforma fiscale che contribuì alla ripresa economica. Politica estera (primo mandato) Bouteflika fu attivo anche sulla scena internazionale. Fu presidente dell'Unione Africana nel 2000 e contribuì significativamente al Trattato di pace di Algeri tra l'Eritrea e l'Etiopia, e supportò il processo di pace nella regione africana dei Grandi Laghi. Firmò anche un trattato di amicizia con la vicina Spagna nel 2002 ed invitò il presidente francese Jacques Chirac in una visita di stato ad Algeri nel 2003, preludio alla firma di un trattato di amicizia. Le relazioni con il Marocco rimasero piuttosto tese, a causa di scontri diplomatici sulla questione del Sahara Occidentale, nonostante inizi promettenti nel 1999. Nazionalismo arabo e problema della Cabilia Durante la campagna elettorale del 1999 il candidato Bouteflika fu ricevuto malamente dalla popolazione della Cabilia, molte persone lo insultarono e gli tirarono pietre; dopo l'incidente disse: "Pensavo di trovare giganti, ma ho trovato degli gnomi!" ai suoi uditori e consigliò la popolazione locale ad "uscire dalla Cabilia e scoprire il resto dell'Algeria"; disse anche: "la lingua berbera non sarà mai e poi mai una lingua ufficiale dell'Algeria". Da allora non si recò più in Cabilia. La popolazione cabila boicottò le elezioni (5% di partecipazione in Cabilia) sapendo che i militari avrebbero truccato le elezioni in suo favore e, nonostante la partecipazione così bassa, ottenne meno del 50% di voti in Cabilia. Nel 2001 un giovane attivista cabilo, Massinissa Guermah, fu arrestato senza motivo dai gendarmi e fu "accidentalmente" ucciso all'interno della caserma di

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gendarmeria. Questo provocò disordini in Cabilia che continuarono per mesi. Il governo di Bouteflika sostenne che il vero nome di Massinissa fosse Karim e che egli fosse un criminale disoccupato di 26 anni. Alcuni mesi dopo questa dichiarazione il governo ammise che il vero nome era Massinissa e che egli era un innocente studente liceale. Il ministro dell'interno Yazid Zerhouni disse di essere stato "erroneamente informato"; in ogni caso non furono porte scuse alla vittima e le rivolte non cessarono. La gendarmeria rispose ai manifestanti sparando e facendo oltre cento vittime. Durante la crisi cabila del 2001, chiamata anche Primavera nera, il governo Bouteflika sostenne che i cabili erano "manipolati da una mano straniera". Per molte settimane dopo i primi morti egli finse di ignorare la vicenda, e quando esternò lo fece in discorsi in un arabo classico estremamente ricercato, che dimostrava palesemente la volontà di sopraffare la volontà democratica dei Berberi di quella regione. Il 14 giugno 2002, una marcia che portò oltre un milione di Cabili nella capitale Algeri fu organizzata dagli Arch per portare al presidente della repubblica le rivendicazioni di giustizia e democrazia espresse nella piattaforma di El-Kseur, ma Bouteflika non si fece trovare (quel giorno si recò in Svizzera a trovare uno sceicco arabo ammalato), e organizzò invece una provocazione che coinvolse i manifestanti cabili e la popolazione di Algeri, istigata dai media ad opporsi a quelli che venivano descritti come dei delinquenti. La polizia attaccò il corteo, alle violenze che seguirono parteciparono anche delinquenti comuni sguinzagliati per Algeri per l'occasione e l'unico canale televisivo algerino ringraziò "i cittadini di Algeri per aver difeso la loro città dagli invasori". Da allora ogni manifestazione ad Algeri è stata proibita. Alla fine, Bouteflika cercò qualche compromesso facendo concessioni ad alcune delle rivendicazioni dei Cabili, ritirò i gendarmi dalla Cabilia ed aggiunse un comma nella Costituzione che riconosceva la lingua berbera come lingua nazionale ma non ufficiale. Ma nonostante il rapporto Issad, redatto da una commissione di giuristi indipendente, segnalasse il ruolo centrale avuto dalle forze armate, e in particolare dalla gendarmeria, nelle violenze e negli assassinii di quei giorni, nessun provvedimento venne adottato, nessun alto responsabile venne deposto o anche solo trasferito. Bouteflika non poteva infatti alienarsi il sostegno dell'esercito. Il bilancio di quella stagione fu di 126 giovani Cabili uccisi, centinaia feriti gravemente negli scontri e molti altri torturati dai gendarmi. Inoltre, in quei giorni nacque un nuovo movimento politico: il Movimento per l'autonomia della Cabilia (MAK), con rivendicazioni regionaliste e democratiche. Secondo mandato del 2004 L'8 aprile 2004 fu rieletto con l'85% dei voti in un'elezione che i pochi osservatori dell'OSCE presenti sul campo descrissero come esempio di democrazia nel mondo arabo, nonostante le contestazioni del rivale ed ex Capo di Gabinetto Ali Benflis. Alcuni avversari sostennero che l'elezione fosse stata truccata e sottolinearono il forte controllo statale sui mezzi di comunicazione. Anche in questa occasione i Cabili boicottarono l'elezione, con una partecipazione inferiore all'11%. Il piano di riconciliazione

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Durante il primo anno del secondo mandato, il Presidente Bouteflika tenne un referendum sul "Piano di Riconciliazione Nazionale", ispirato ai principi del documento del 1995 detto "Piattaforma di sant'Egidio". Il piano di Bouteflika puntava a concludere gli sforzi per terminare la guerra civile da un punto di vista politico e giudiziario. Con questo referendum ottenne una legittimazione popolare alla sua politica conciliante nei confronti di islamici e terroristi, e da allora ha spinto il governo ed il Parlamento a lavorare sui dettagli tecnici della realizzazione. I critici hanno sostenuto che il piano garantirà l'immunità solo ai membri delle forze armate responsabili dei crimini, così come ai terroristi ed hanno proposto che sia adottato un piano simile alla "commissione per la verità e la riconciliazione" del Sudafrica. Bouteflika ha rifiutato le proposte, sostenendo che ogni paese ha bisogno di trovare la propria soluzione per mettere fine ai capitoli terribili della propria storia. Per ora ha ricevuto un forte sostegno politico sulla questione, sia dagli Islamisti che dai Nazionalisti, e da gran parte dei Democratici - con l'eccezione di un partito: il FFS (Fronte delle Forze Socialiste). Politica economica (secondo mandato) Il primo anno del secondo mandato di Bouteflika vede anch'esso un nuovo piano quinquennale, questa volta maggiormente articolato. Il Piano Complementare della Crescita Economica (PCSC: Plan Complementaire de la Croissance Economique) punta alla costruzione di un milione di unità abitative, alla creazione di 2 milioni di posti di lavoro, al completamento dell'asse viario est-ovest di 1200 km, al completamento della metropolitana di Algeri, al completamento del nuovo aeroporto di Algeri ed altri simili grandi opere infrastrutturali. Il PCSC totalizza 60 miliardi di dollari di spese sui cinque anni. Bouteflika punta anche a ridurre il debito estero da 21 miliardi a 12 miliardi di dollari nello stesso periodo. Ottiene dal parlamento la riforma della legge che regola le industrie petrolifere e del gas naturale, nonostante l'iniziale opposizione dei sindacati. Comunque Bouteflika abbandona poi questa strada, sostenendo emendamenti alla legge sugli idrocarburi nel 2006, che propongono di mitigare alcune delle limitazioni della legge del 2005 riguardanti il ruolo della SONATRACH, l'azienda nazionale del petrolio e del gas, nei nuovi sviluppi. Propone anche nuove direttive che permettono al paese di beneficiare delle maggiori tasse sugli investimenti stranieri quando i prezzi sono alti. Bouteflika mette in vendita 1300 aziende del settore pubblico, ottenendo già la privatizzazione di circa 150, soprattutto nei settori del turismo, alimentare, del cemento, dei materiali da costruzione e chimico. Politica estera (secondo mandato) Sulla scena internazionale, il secondo mandato di Bouteflika ha visto la crescita delle tensioni diplomatiche con la Francia a causa del controverso voto del Parlamento francese di una legge che ordina che i libri di testo di storia francesi insegnino che il Colonialismo francese abbia avuto effetti positivi all'estero, soprattutto nel Nordafrica. La crisi diplomatica che è sorta ha bloccato la firma di un trattato di amicizia franco-algerino (23 febbraio 2004, riproposto nel dicembre 2005). Nel 2004 Bouteflika organizzò anche il summit della Lega Araba e divenne presidente della Lega Araba per un anno. Il suo tentativo di riforma della Lega non ha però ottenuto sufficiente consenso per la sua approvazione.

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Nazionalismo arabo e problema cabilo Il governo di Bouteflika organizzò elezioni locali in accordo con l'Arouch (il governo ha promesso di soddisfare tutte le rivendicazioni cabile), ma il giorno delle elezioni Bouteflika disse: "Non conosco alcun paese al mondo dove due lingue ufficiali coesistono", dimenticando che metà del pianeta ha più di una lingua ufficiale. Aggiunse anche: "L'Algeria non avrà mai un'altra lingua ufficiale oltre all'arabo". Le elezioni locali improvvisate ottennero scarso successo, con una partecipazione del 30%; la maggioranza dei seggi andarono a due partiti politici secolaristi e berberisti: il FFS ed il RCD. Ospitalizzato nel 2005 Bouteflika fu ricoverato in un ospedale francese il 26 novembre 2005, ufficialmente per un'ulcera gastrica, e fu dimesso dopo tre settimane. In ogni caso, data la lunghezza del periodo in cui il leader, normalmente molto visibile, rimase lontano dai media portò a supposizioni che fosse gravemente malato di cancro allo stomaco. Fu ricoverato ancora nell'aprile del 2006. Riforma costituzionale del 2006 Bouteflika ha nominato un nuovo primo Ministro, Abdelaziz Belkhadem, nel 2006. Belkhadem ha annunciato piani per modificare la Costituzione algerina per permettere al presidente in carica di ricandidarsi indefinitamente e di aumentarne i poteri. Gli osservatori vedono questo emendamento come un tentativo di cancellare il limite di due mandati e prevedono l'introduzione di una nuova legge che permetterà a Bouteflika di candidarsi per la terza volta. L'attentato Il 6 Settembre 2007 è fallito un attentato ai danni di Bouteflika. Nel centro cittadino di Batna, località distante 430 km a sud est di Algeri, un kamikaze si è fatto esplodere provocando quindici morti e centoquattordici feriti. Certamente l'obiettivo da colpire era Bouteflika, poiché il corteo presidenziale sarebbero dovuto arrivare poco dopo. L'attentatore era perfettamente riuscito a mescolarsi tra la folla, ma deve essere stato scoperto oppure è rimasto vittima del malfunzionamento del meccanismo di innesco, visto che si è fatto esplodere poco prima dell'arrivo del Presidente. Egli ha commentato che queste azioni criminali non hanno a che vedere con i nobili valori dell'Islam. Inoltre, è convinto che al centro del sanguinoso attacco ci sarebbero leaders e capitali esteri. Riforma costituzionale del 2008 Secondo fonti di stampa del 13 febbraio 2008, il presidente Bouteflika annuncerà ufficialmente la revisione della Costituzione il prossimo 24 febbraio 2008 durante la cerimonia per la celebrazione del 37^ anniversario della nazionalizzazione degli idrocarburi.

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Le stesse fonti dichiarano che il Presidente, confortato dal sostegno massiccio della società civile, é pronto per compiere il grande passo che gli consentirebbe di ricandidarsi alle prossime elezioni presidenziale del 2009 per il suo terzo mandato. I contenuti costituzionali da emendare dovranno essere annunciati il prossimo mese di marzo. Il testo dovrebbe essere sottoposto all’esame del Parlamento durante la “sessione di primavera” che inizierà il prossimo 2 marzo, ma non é altresì da escludere il ricorso ad un referendum. Per contro una forte mobilitazione della società civile, dei partiti politici, delle organizzazioni sindacali e dei movimenti associativi a favore di questo progetto, potrebbero indurre però a non ricorrere al referendum.

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525 Considerato il vasto numero di articoli e di pagine che ogni giornale pubblicava sull’argomento si preferisce riportare solo il nome del quotidiano consultato e la data di pubblicazione. 526 Quando non viene riportato il numero delle pagine ci si riferisce alla rubrica “Viva l’Algeria” che era pubblicata solitamente a pagina 9.

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16/1/98 30/1/98 23/1/98, pag. 10; pagg. 17 – 24 6/2/98 13/2/98 20/2/98 27/2/98 6/3/98 13/3/98 20/3/98 30/4/98 8/5/98 22/5/98 15/5/98 29/5/98 5/6/98 12/6/98 19/6/98 26/6/98 3/7/98 10/7/98 17/7/98 24/7/98 21/8/98, pagg. 17–28 18/9/98 25/9/98, pag. 8, pag. 12 2/10/98 16/10/98 23/10/98 22/4/99, pagg. 21–29

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