Io penso che tu pensi… La Teoria della Mente e il suo sviluppo.
“Io penso, io comunico” ovvero la ricerca a sostegno della comunicazione facilitatanuovi...
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ANFFAS Mestre Onlus
“Io penso, Io comunico” La ricerca a sostegno della Comunicazione Facilitata:
nuovi contributi
Sabato 29 settembreMestre (Ve)
U.O.C. Materno Infantile, Età Evolutiva e Famiglia - NPI D1 Centro Diagnosi Cura e Ricerca per l'Autismo
Aulss 20 Verona Direttore: Dr. Maurizio Brighenti
Comunicazione Facilitata Integrata: Chi scrive?
(M. Brighenti, S. Furlan, E. de Vido, M. Righetti)
29 settembre 2012Mestre (Ve)
Autismo: Linee Guida Nazionali Ottobre 2011
La sintesi delle revisioni sistematiche sulla comunicazione facilitata (2,3), concludono che non ci sono dati per sostenere che i soggetti con autismo ricevono un aiuto nella comunicazione, ma che ci sono invece dati che comprovano che la comunicazione è prodotta dal facilitatore.
Proprio in considerazione delle implicazioni etiche sollevate da questi risultati rispetto all'integrità ed alla dignità dei bambini e adolescenti con autismo, l'American Psychological Association ha approvato una risoluzione contraria all'utilizzo della Comunicazione Facilitata
Raccomandazione
Si raccomanda di non utilizzare la comunicazione facilitata come mezzo per comunicare con bambini e adolescenti con disturbi dello spettro autistico.
Autismo: Linee Guida Nazionali Ottobre 2011
BIBLIOGRAFIA
1. Scottish Intercollegiate Guidelines Network (SIGN). Assessment,
diagnosis and clinical interventions for children and young people with autism spectrum disorder
A national clinical guideline. SIGN, Edinburgh, 2007. Disponibile all'indirizzo:
http://www.sign.ac.uk/guidelines/fulltext/98/index.html
2. Mostert MP. Facilitated communication since 1995: a review of published studies.
J Autism Dev Disord 2001;31(3):287-313.
3. Simpson RL, Myles BS. Effectiveness of facilitated communication with children and youth wiautism. J Spec Educ 1995;28(4):424-39.
Autismo: Linee Guida Nazionali
4. Jacobson JW, Mulick JA, Schwartz AA. A history of facilitated
communication: science, pseudoscience, and antiscience
science working group on facilitated communication. Am Psychol
1995;50(9):750-65.
L'unica riflessione che possiamo fare di fronte alla esiguità degli studi analizzati, l'anno di riferimento di questi studi e le conclusioni così perentorie ed impositive, è quella di condividere questa interessante osservazione:
“Segui il maestro che cerca la verità .......ma lascialo quando dice di averla trovata”
(anonimo)
Autismo: Linee Guida Nazionali Ottobre 2011
Chi scrive ?
Le linee guida sono proposte oggi come delle verità accertate che si devono necessariamente seguire, quando in effetti sono solo dei consigli, parziali, su come gestire la complessa, sconosciuta ed inesplorata problematica dell'Autismo
Il nostro gruppo di lavoro sostenuto dai fondi di alcune associazioni partner tra cui la promotrice ANFFAS di Mestre, non si è quindi accontentato delle verità dichiarate, ma ha preferito cercare altre verità, riaprendo un dibattito sul tema
Si è quindi proceduto con uno studio, che a partire dalla evidenza delle numerose esperienze cliniche, cerca di dimostrare, in modo
possibilmente scientifico, se le conclusioni espresse dalle linee guida sono definitive per un fenomeno neuropsicologico così complesso come la facilitazione di un gesto, o se invece si può dire che chi scrive è il ragazzo e non il facilitatore
L’Autismo viene collocato tra i Disturbi Generalizzati dello Sviluppo (DSM-IV -R) ed è caratterizzato da:
a) una compromissione qualitativa dell’interazione sociale;
b) una compromissione qualitativa della comunicazione; c) modalità di comportamento, interessi ed attività ristretti,
ripetitivi e stereotipati.
Autismo
Autismo
L’osservazione dei bambini autistici dà immediatamente la sensazione di trovarci di fronte ad un continuo dilemma del cervello nel cercare di integrare le proprie funzioni per raggiungere uno scopo.
Nel soggetto con autismo, la prevalenza di disturbi funzionali ed interattivi lo rappresentano come una persona in una continua ricerca di trovare delle competenze sufficienti per adattarsi ad una realtà che richiede buone funzioni esecutive, attenzione, linguaggio, capacità di rappresentazione ed emozioni adeguate al contesto, affinché l'individuo sia parte attiva nel proprio ambiente.
Per ciò parliamo di quale autismo ? o di quali autismi?
Autismo e Modello SIFNe
L'approccio utilizzato dal nostro gruppo di lavoro in cui inserire l'idea di Autismo si rifà al Modello SIFNe
“Sviluppo ed Integrazione delle Funzioni Neuropsicologiche”
Da cui ne deriva un sistema valutativo, diagnostico e riabilitativo-educativo
Il modello SIFNE è un riferimento teorico – clinico che colloca l'Autismo in una disarmonica integrazione delle funzioni neuropsicologiche, cognitive e dell'interazione, variamente rappresentate nei soggetti, da cui emergono una serie di fenotipi e sottotipi differenti di autismo, in base alla differente compromissione funzionale. (Pelphrey e Vander Wyk e al. 2011; Kiefer e Pulvermuller 2011; Hassa e al. 2011)
Modello SIFNe
Autismo nel Modello SIFNeFATTORI GENETICI FATTORI AMBIENTALI
DISTURBO NELLA COSTRUZIONE DELLE RETI NEURALI
SVILUPPO DISARMONICO NELLA ORGANIZZAZIONE ED INTEGRAZIONE DELLE FUNZIONI
DI INTERAZIONE CON LA REALTA’
DEFICIT DEI PROCESSI DI ANALISI, DECODIFICA, SINTESI DI INFORMAZIONI
PROVENIENTI DAL SE’ E DALL’AMBIENTE
Autismo nel Modello SIFNe
DEFICIT DELLA
NEI PROCESSI COMUNICATIVI NELLA PERCEZIONE/RAPPRESENTAZIONE DI SE’NEL CONTROLLO DELLE FUNZIONI NEI PROCESSI DI INTERAZIONE CON LA REALTA’
INTEGRAZIONE FUNZIONALE INTRAMODALE ED INTERMODALE
DISTURBO DEI PROCESSI METACOGNITIVI / AUTO-CONSAPEVOLEZZA
V i tà di ti l i di A ti
Autismo nel Modello SIFNeModello di intervento SIFNe
Valutazione ed analisi delle funzioni neuropsicologiche e di scambio
Intervento abilitativo ed educativo su funzioni e processi di interazione
INTEGRAZIONE DELLE FUNZIONI e dei PROCESSI DI SCAMBIO
Autismo nel Modello SIFNe
Gli AMBITI DI INTERVENTO riguardano i processi
Attraverso una azione integrata su:
NEUROPSICOLOGICI INTERAZIONE
ADATTAMENTO ALLA REALTA’
SISTEMI DI SCAMBIO AUTO-CONSAPEVOLEZZA
PERCORSI DI INTEGRAZIONE SOCIALE E
CON L’ALTROABILITAZIONE /EDUCAZIONE
NEURO-FUNZIONALE
Comunicazione Facilitata IntegrataPerché nel modello SIFNe è prevista la Comunicazione Facilitata
Integrata e perché utilizzarla ?
Nell'autismo prevalgono i disturbi di tipo neuropsicologico e si osserva nel 70% dei pazienti un disturbo grave del linguaggio e della comunicazioneche impedisce al soggetto di interagire con la realtà; a ciò si associa spesso un disturbo delle funzioni esecutive che rallenta ancor più il processo comunicativo
Sono persone, pertanto, che non trovano un sistema comunicativo efficace per poter esprimere bisogni, emozioni e pensieri
Un disturbo che tende a restare cronico per tutta la vita e provoca non pochi effetti collaterali a livello psicologico e comportamentale
La necessità di trovare un sistema efficace per comunicare, nel modo più evoluto possibile, è pertanto una necessità assoluta e prioritaria
Comunicazione Facilitata Integrata
Tra le tante comunicazioni alternative al linguaggio verbale, la scrittura è la più evoluta, efficace e completa
La Comunicazione Facilitata Integrata è una tecnica che favorisce questo processo ed è un punto di partenza e non di arrivo per il soggetto, perché sviluppa da un punto di vista clinico-psicologico:
- una miglior organizzazione del pensiero
- una strutturazione del codice linguistico in funzione comunicativa
- un supporto riabilitativo per una miglior produzione verbale (integrata)
Comunicazione Facilitata Integrata
La CFI si basa sul concetto di “facilitazione” cioè un contatto che un facilitatore esperto attiva sulla parte del corpo che il soggetto deve utilizzare per raggiungere uno scopo, in questo caso la scrittura
Comunicazione Facilitata IntegrataChi la può utilizzare ?
Sono stati individuati dei parametri clinici di valutazione del soggetto che rappresentano le caratteristiche di facilitabilità per la scrittura quali:
- La presenza di un disturbo di orientamento del gesto (DOG) - La scarsa strutturazione di un linguaggio verbale o gestuale- L'aver appreso la letto-scrittura
Il DOG è considerato il requisito fondamentale e non tutti presentano questo disturbo, per cui se ne deduce che la CFI è indicata in alcuni soggetti e non è utile per altri
Comunicazione Facilitata Integrata
Come si riconosce nell'autismo il disturbo di orientamento del gesto? ( DOG)
Le funzioni esecutive All'interno delle varianti dei disturbi funzionali presenti nelle varie forme di
autismo esistono dei disturbi specifici che riguardano l'uso del gesto e delle azioni finalizzate
Sono difficoltà che precocemente si osservano nella incapacità di imitare i gesti altrui, (neuroni a specchio) con la conseguenza di non riuscire a sviluppare sequenze autonome di azioni finalizzate, applicate alle varie condizioni di vita, alle proprie autonomie, alla interazione, alla acquisizione del gioco, della scrittura, alla produzione verbale
Questi deficit funzionali sono spesso associati tra loro, evidenziando un disturbo generalizzato delle funzioni esecutive ed una “tipologia” di persona con autismo
I processi esecutivi dipendono dalla integrazione di
- aree pre-frontali anteriori
- aree pre-motorie posteriori
- area motoria supplementare
Dai collegamenti tra il sistema motorio e il sistema percettivo con la
- Cortex parietale posteriore
- Cortex temporale
Da processi cognitivi e meta-cognitivi che riguardano
- i meccanismi di rappresentazione del gesto
- la memoria di lavoro a lungo termine che permette di mantenere lo schema appreso e la sua pianificazione
- i processi attentivi
- la coordinazione visuo-motoria
Comunicazione Facilitata Integrata
Nelle persone con autismo, il disturbo esecutivo è stato studiato da molti autori e ricondotto ad una difficoltà di rappresentazione dello schema di azione (Lemon e al. 2011; Dalton e al 2009)
Non essendoci deficit motori specifici, né di comprensione delle consegne, sono la prevalenza del disturbo neuro-psicologico e meta-cognitivo ad essere coinvolti nell'incapacità di eseguire correttamente una azione che non sia ripetitiva o stereotipata
Comunicazione Facilitata Integrata
I disturbi esecutivi nelle persone autistiche possono coinvolgere varie aree cerebrali e le loro connessioni, tra cui anche le aree funzionali dei “neuroni a specchio”, in cui il soggetto non saprebbe rappresentarsi ed agire con gesti e sequenze su imitazione, da cui ne consegue che l'apprendimento di schemi motori spesso è rigido e non generalizzabile, quindi tendenzialmente ripetitivo nelle stesse azioni
Comunicazione Facilitata Integrata
I disturbi delle funzioni esecutive in questi soggetti sono molteplici e vanno dalla difficoltà a scegliere correttamente un oggetto, a costruire delle azioni in sequenza, a pianificare un progetto, alla difficoltà di iniziare un'azione, di inibirne un'altra, alla povertà di schemi motori rigidi e stereotipati, fino al disturbo di orientamento del gesto che incontriamo quando si chiede di indicare delle parti di una immagine ed il soggetto, anche quando le osserva, tende a sbagliare
Comunicazione Facilitata Integrata
Il disturbo della indicazione è precoce nell'Autismo, tanto che spesso non si sviluppa in molti soggetti anche in età adulta, per cui quando viene richiesto il suo utilizzo, il soggetto potrebbe esprimere la stessa difficoltà che fin da piccolo incontrava e che potrebbe trasferire a molte altre funzioni esecutive
Comunicazione Facilitata Integrata
Molte possono essere le ipotesi di questo disturbo che ora andremo ad analizzare
Il disturbo esecutivo, descritto come una difficoltà visuo-motoria nell'orientare con precisione il gesto, può essere interpretato come una incapacità nel correlare gli elementi percettivi (l'immagine) con quelli esecutivi (il gesto di indicare) (C.Bonfiglioli,1998)
Comunicazione Facilitata Integrata
Il programma motorio è definito (C.Bonfiglioli-1998) come “una rappresentazione astratta del movimento che ne consente la esecuzione indipendentemente dal feed-back periferico”
L'atto motorio, tuttavia, prevede una selezione dell'azione, una influenza della forma degli oggetti sull'orientamento del gesto,( Buser 1993) a cui può seguire nell'autismo un deficit della flessibilità, (Zelazo, Muller,2003) e problemi legati alla complessità di più elementi ( Halford 1998)
Sono state inoltre individuate delle dis-percezioni visive nei soggetti con autismo che condizionano la selezione degli oggetti (Huges)
Comunicazione Facilitata Integrata
Altri studi hanno evidenziato il coinvolgimento di processi legati alla attenzione selettiva, per cui i soggetti con autismo non tengono conto della Gestalt complessiva
In questo caso il soggetto non potrebbe riuscire ad identificare il focus richiesto e fermarsi sul primo oggetto che il suo sguardo incontra. (Frith –Baron Cohen.1987)
Esiste inoltre un sistema meta-cognitivo di autocontrollo che compara la rappresentazione mentale dello scopo o della prestazione ancora da eseguire a ciò che è stato eseguito (U. Frith, 1989)
Comunicazione Facilitata Integrata
Altre ricerche evidenziano come il soggetto nella sua risposta deve scegliere tra l'azione corretta tra fonti di informazioni rilevanti ed in competizione tra loro (Stablum. Pavese, 1992) ciò porta ad una scarsa programmazione del gesto che non è orientato verso dil target, per cui molti bambini sbagliano nella scelta tra più oggetti
La difficoltà di selezione è evidente in molti contesti anche linguistici per cui sbagliano parola, ma la problematica del gesto si concentra molto nel disturbo di orientamento in cui la facilitazione sembra risolvere il problema esecutivo
Comunicazione Facilitata Integrata
Per Roy et Hall ( 1981) la dis-prassia è un deficit di rappresentazione mentale delle tappe motorie successive alla rappresentazione del movimento
La rappresentazione è un elemento fondamentale del movimento intenzionale diretto ad uno scopo e deriva dal confronto di esperienze provenienti da più canali sensoriali (G. Sabbadini-1995)
Pellizzer e Georgopulos (1993) dimostrarono come prima di eseguire un movimento il soggetto passi mentalmente in rassegna tutte le direzioni intermedie a partire da quella di riferimento
Comunicazione Facilitata Integrata
Queste e tante altre osservazioni potrebbero adattarsi bene per spiegare quali componenti neuropsicologiche siano compromesse nel gesto dell'indicare del soggetto autistico
Nelle prove della CFI l'osservazione clinica pone in netta evidenza come il soggetto di fronte ad una richiesta di indicare i dettagli di una immagine, non sia in grado autonomamente di raggiungere lo scopo, commettendo errori di direzione o manifestando una forte incertezza nel gesto (video), di cui il soggetto sembra essere consapevole e quindi spesso rinuncia al compito
Comunicazione Facilitata Integrata
L'attenzione al compito è un elemento da considerare, ed è spesso associato alla mancanza di coordinazione visuo- motoria, (Murray 2010) tuttavia questi due fattori non sembrano sufficienti per spiegare la difficoltà evidente, poiché il disturbo è presente anche in situazioni di forte attenzione visiva
Comunicazione Facilitata Integrata
Non ci sono purtroppo studi specifici collegati al disturbo esecutivo dell'indicare nei soggetti autistici che utilizzano la CFI, tuttavia, l'evidenza clinica indica che la facilitazione per contatto sembra far superare al soggetto il disturbo di orientamento
Ovviamente c'è chi pensa che ciò avvenga per guida del facilitatore sul soggetto, tuttavia il fenomeno non è così banale e caratterizza il concetto di facilitazione come un contatto attivatore e non una guida
Comunicazione Facilitata Integrata
Quale può essere l'effetto del contatto fisico, per cui un soggetto sviluppa un gesto efficace raggiungendo lo scopo ?
Comunicazione Facilitata Integrata
Abbiamo osservato che gli errori nell'indicare in autonomia sono presenti quando il soggetto deve indicare i dettagli di una immagine piuttosto che parti grossolane.
La necessità di una maggior attenzione e la complessità cognitiva nella esecuzione del compito per i dettagli, è molto superiore che non in presenza di un oggetto singolo o di parti molto evidenti e distanziate tra loro, che i soggetti tendono ad indicare con precisione
Comunicazione Facilitata Integrata
Sorgono ora alcune domande
La difficoltà ad indicare solo i dettagli di una immagine e non l'immagine globale, è solo correlabile ad un disturbo visuo-percettivo od attentivo, oppure altri meccanismi neuropsicologici intervengono come conseguenza dei primi ?
Il disturbo è legato alla difficoltà di individuare bene lo stimolo visivo, “confuso” tra i tanti, od è legato alla esecuzione del gesto o ad entrambi ?
Scrive Rizzolati: “i neuroni specchio e la selettività delle loro risposte determinano uno spazio d’azione condiviso, all’interno del quale ogni atto e ogni catena d’atti, nostri o altrui, appaiono immediatamente iscritti e compresi, senza che ciò richieda alcuna esplicita o deliberata operazione conoscitiva”. Percezione ed esecuzione posseggono pertanto uno ‘schema rappresentazionale comune’
Comunicazione Facilitata Integrata
L'allenamento ad una maggior attenzione visuo-percettiva non sembra incidere significativamente sulla precisione del gesto, (C. Bonfiglioli) quindi ci si chiede se nel disturbo di orientamento del gesto (DOG) ipotizzato nel modello della CFI, oltre ai vari fattori percettivi, attentivi, vi possa essere una anche una difficoltà nel rappresentarsi il gesto, cioè le sequenze necessarie per attivarlo verso uno scopo ?
Riesce il soggetto a sintetizzare gli stimoli percettivi con quelli attentivi ed esecutivi, tradurli in un processo rappresentazionale e quindi eseguire il compito?
La facilitazione per contatto, aumentando lo stimolo percettivo della parte da utilizzare, potrebbe migliorare anche la rappresentazione del gesto e quindi la consapevolezza della azione, per cui il soggetto diventa più preciso ?
Comunicazione Facilitata Integrata
Nella nostra ipotesi, supportata dalla evidenza clinica, il contatto facilitante migliora la esecuzione del gesto, che diventa più preciso, poiché si può presumere che agisca come un rinforzo percettivo ed attentivo che lo stabilizza, ne aumenta la sua rappresentazione nel soggetto, migliora la consapevolezza della parte corporea da utilizzare e quindi può favorire il raggiungimento dello scopo
La Facilitazione quindi attiverebbe un processo di sintesi percettivo-rappresentazionale di tipo meta-cognitivo, aiutando il soggetto a selezionare ed orientare un gesto in funzione dello scopo
«Confusione»
Visuo-percettiva Rappresentazionale
Disturbo di orientamento del gesto
• Attiva un rinforzo percettivo• Attiva un rinforzo attentivo• Favorisce la rappresentazione
del gesto migliorandone la precisione
• Attiva la consapevolezza del risultato
Attentiva
FACILITAZIONE
Comunicazione Facilitata Integrata
Gli studi sui disturbi delle funzioni esecutive nelle persone con autismo sono certamente molto evoluti, tuttavia non si è ancora giunti ad una definizione del disturbo di orientamento del gesto e del correlato concetto di facilitazione, per cui pur in presenza di molte ipotesi suggestive non abbiamo ancora una chiara spiegazione degli effetti del “fenomeno facilitazione” nel disturbo di orientamento e del suo target
Nonostante ciò abbiamo delle evidenze cliniche che ci indicano come il contatto permetta un adeguato raggiungimento dello scopo
Comunicazione Facilitata Integrata
Si ripropone quindi la domanda iniziale, se le linee guida hanno offerto sufficienti prove per rinunciare a questo percorso comunicativo con le persone con autismo o se vi sono prove che la facilitazione è un fenomeno che, pur non essendo compreso nelle sue dinamiche neuropsicologiche, permetta comunque di raggiungere lo scopo che chi scrive è il soggetto facilitato e non il facilitatore.
La studio che sarà presentato risponde a questo quesito e pur non essendo uno studio su larga scala, è fortemente suggestivo nel sostenere che i risultati positivi raggiunti con questo campione siano trasferibili ad un gruppo superiore di pazienti.
Comunicazione Facilitata Integrata
Uno studio che non spiega che cosa attiva il contatto nel cervello del soggetto, ma individua con due modalità comparate di analisi dei dati, qualitativa e quantitativa, lo stile linguistico dei ragazzi e dei facilitatori rispondendo finalmente
alla domanda: chi scrive?
Comunicazione Facilitata Integrata
Ringrazio
I ragazzi che hanno collaborato allo studio, Gloria, Alessandro, Alberto, Nicolò, Abramo, Nicholas, Martina, Dario, Enrico, Davide
Le Associazioni Anffas Mestre Onlus Agsat (Trento) “Associazione Luna” (Brescia) Agave (Verona)
I Facilitatori e supervisoriSimona Bossoni Anna Folgarait Elisabetta Brenzoni Adrialma Pedretti Serena Bello Elena Matuzzi Paola dal Sas Federica Oppi Marina RussoMichela Gregorelli Carla Esorto Francesca PiccardoAngiolina Cozzolino
Il team di ricercaDr. Maurizio BrighentiMedico, Spec. In Neuropsichiatra InfantilePsicoterapeuta Direttore Dipartimento di NPI Centro diagnosi cura e ricerca per l^AutismoUssl 20 Verona (Italy)
Sarah Furlan, PhDDepartment of Developmental PsychologyUniversity of PadovaVia Venezia 8 - 35131 Padova, Italye-mail: [email protected]. +39 049 827 6402
Dott.sa Elena De Vido Psicologa, PsicoterapeutaUniversità di Padova
Dott. Marco RighettiPsicologo, Psicomotricista Centro Autismo Verona
Il modello SIFNE è un riferimento teorico – clinico che colloca la problematica autistica, per la sua componente neuro-psichiatrica, in una disarmonica
integrazione delle funzioni neuropsicologiche e dell'interazione, variamente rappresentate nei soggetti, da cui emergono varie tipologie di Autismo (Pelphrey e
Vander Wyk e al. 2011; Kiefer e Pulvermuller 2011; Hassa e al. 2011)
L’ipotesi principale vede svilupparsi questo disturbo in seguito a problematiche di natura organica, di tipo congenito e/o ambientale che limitano i soggetti
nell’espressione di funzioni di interazione con l’ambiente
Comunicazione Facilitata Integrata
Comunicazione Facilitata IntegrataIl processo di integrazione delle funzioni è un fenomeno epigenetico e quindi dipende da
fattori congeniti ed ambientali.
Una alterazione di questi fattori disorganizza la costruzione pre - post – natale delle reti di connessione nervosa e la loro integrazione funzionale, portando a sviluppare dei disturbi
nei processi di interazione con l’ambiente.
Da ciò può derivare un disturbo dei processi di analisi, decodifica e sintesi delle informazioni interne al soggetto ed ambientali, che si manifesta con una alterazione dei processi di:
Percezione (Ben-Sasson e al. 2009; Kern e al. 2006))Attenzione (Murray 2010)
Funzioni esecutive (Lemon e al. 2011; Dalton e al 2009)Comunicazione e linguaggio (Tager-Flusberg e Caronna 2007; Bennet, Boyle e al. 2008)
Processi di interazioneMeccanismi di regolazione dell’ansia e delle emozioni (Sebastian e al. 2011).