Intervista a Nereo Quagliato_VIew magazine 03/2003
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il pianeta donna nelle opere e nell’immaginario diNereo Quagliatodi Martina Rini
er eo Quagliato non abita solo, in realt à
convive con tantissimi personaggi, le sue scul-
ture che silenziosa mente accolgono il visita-
tore all ’ ingr esso del suo spazio espositivo e lo
introducono, attraverso un piccolo passaggio
esterno, allo studio dove fanno compagnia
a quelli in fase di realizzazione, immersi
in una polvere bianca e f ine. Non
lasciano mai il loro progenitore solo
in una sorta di duplice e reciproca
dipendenza che produce un
a mbiente fa miliare e tranquillo
perché Ner eo Quagliato e le sue
sculture sono entra mbi figure posi-
tive e cordiali.
Parlare con Quagliato è parlar e
anche con queste presenze mute dal
momento che spesso l’artista le inter-
pella loro malgrado, avvicinandosi ad
esse per spiegare attraverso la loro
forma un concetto, toccandole ed esortan-
doci ad osservarle.
Dal momento che parliamo di donne, e sono
molte le figure femminili rappresentate più volte
ci alziamo e lo seguiamo, ascoltando il silenzioso
commento.
Lei che ha attentamente osservato le donne,
per passione e per lavoro, come le ha viste
cambiare in questi anni?
Ho sempre avuto un rapporto molto ca merate-
sco con le donne, probabilmente fr equentando
donne che davano, come me, per scontato che
non ci fossero funzioni specifiche da entra mbe
le parti. Queste donne sono sempre esistite.
NA fiancoFanciullaassorta1982, bronzo
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Facendo però un discorso generale, mi pare che
attualmente la donna ha guadagnato molto nella
possibilità di realizzarsi, ma ha perso alcune
caratteristiche che le sono peculiari. Lo studio,
la carriera, fanno sì che la maternità venga
rimandata verso i quarant’anni, e se per qualche
ragione i f igli non arrivano, a volte si ritrovano
con un senso di disagio enorme e con continui
rimpianti. E’ un pedaggio molto alto, una rinuncia
a delle istanze naturali importanti. D’altra parte
è però difficile conciliare le caratteristiche della
natura con quelle di questo mondo bestiale, che
può offrire indubbiamente molte comodità, ma
che chiede in cambio un prezzo altissimo, donna
o uomo tu sia.
Adolescenti filiformi, amanti dai larghi fian-
chi, madri opulen te. La sua visione della
donna quanto dipende dal momento in cui la
ritrae?
Sicuramente dietro ad ogni figura c’è un arche-
tipo mentale di donna.
L’innocenza giovanile la immagino priva di fisi-
cità invadenti, la figura vuole comunicare inge-
nuità, sogno, timidezze, anche se, seppur e
acerba, si inizia ad intravedere la donna che sarà.
Ritratta nella sua maturità conserva le caratteri-
stiche di eleganza formale, ma svela tut ta la
carica sensuale. La svela attraverso le rotondità
del fisico e negli atteggiamenti in cui la colgo. La
donna madre mi fuoriesce sempre opulenta, per-
ché evidentemente la vedo come la realizzazione
assoluta di tutte le caratteristiche di donna com-
pleta, un archetipo ancestrale di femminilit à ,
dove la donna grassa era sinonimo di prosperità.
Oltre la componente fisica, la carica sen-
suale, quali altre doti certa di far emergere
nelle sue sculture?
Spererei tutte. Qualcuno ha detto che le m ie
donne non sono solo anatomicamente corrette,
ma pensano, non hanno mai un atteggiamento
banale, provocatore.
Vi è chiaramente una forte componente carnale,
ma inevitabilmente faccio uscire il sentimento di
forte rispetto e suggestione che provo nei con-
fronti delle donne, perché per me questo pianeta
sconosciuto fonte di grande mistero che non so
spiegare, rappresenta l’altra metà del cielo più
uno, anche se mi brucia dirlo (ride).
Cosa rappresenta la donna nella sua vita?
U n ’ esperienza fonda mentale nella vita di un
uomo, non fosse altro per la conoscenza di sé
stesso, dei suoi limiti e delle sue cime.
Dietro alla realizzazione di un uomo penso ci sia
sempre una donna importante. Se un uomo ha
dieci numeri da giocare, con la donna giu sta
gioca dieci numeri più mezzo. Senza la donna
giusta, o con la donna sbagliata, ne gioca solo
sei, non riesce mai lo scatto. La donna contribui-
sce a creargli quell’insieme di equilibri emotivi e
sociali indispensabili ad una carriera.
Nascosta in ogni sua scultura c’è una donna
reale?
In quelle dall’aspetto più naturalistico spesso sì,
ma il più delle volte sono il risultato di varie emo-
zioni, di varie immagini che mi colpiscono e che,
dopo aver sediment ato per lu ngo tempo nella
mia testa, esplodono. Ad esempio, durante i
SStu
abitazidell’art
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viaggi, non uso la macchina fotografica, porto
con me dei quaderni nei quali disegno alcuni
attimi. Mi sento come un viaggiatore inglese del-
l’ottocento, un lord privo di fretta, ma ricco di
curiosità e spirito d’avventura. I viaggi sono libri
aperti, ma non per analfabeti. Io leggo questi
libri, poi un giorno, all’improvviso, mi picchia in
testa un ’ immagine, magari mentre sentivo la
necessità di ritrarre una maternità ecco che ini-
zio a da r forma a quella madre africana la cui
immagine ha sedimentato per anni dentro di me.
Come vede, se parlo di madri, di opulente madri,
è più facile che venga trasportato in una società
in cui la maternità è dichiarata, non camuffata
come da noi. Non amo l’immagine dei bambini
con gli abiti firmati costr etti alle lezioni di
inglese, di nuoto, di tutto… i bambini sarebbero
tanto felici di essere trattati da bambini.
Parliamo spesso di sensualità, modellando
cosa avviene?
Quando la creta inizia a prendere forma, non solo
anatomicamente, ma dando forma a quelle sen-
sazioni di cui dic evamo prima, a quel punto il
contatto tra pelle e creta si trasforma in un rap-
porto tra pelle e pelle. A questo punto avviene
una t rasposizione f isica molto int ensa, chiara-
mente ben diversa da quella che provo model-
lando una maternità o un corpo maschile, con il
quale invece lotto con forza, con competizione.
Quando modellavo il solitario, che tanto vi ha
colpito, ero coinvolto nel suo stato d’animo, ran-
nicchiato come lui in me stesso, chiuso in un
guscio.
Modellando un corpo femminile tolgo di qua
metto di là, sempre attento all ’ equilibrio del
corpo e a quello dell’anima.
Sopra:L’artista nel
suo laboratorio
Il solitario1990, terracotta
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Mamma bamb
1983, br
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