Interazione in Classe

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7/23/2019 Interazione in Classe http://slidepdf.com/reader/full/interazione-in-classe 1/3 Anna Ciliberti, Un modello per la descrizione dell’interazione in classe: l’Analisi della Conversazione . Testo di approfondimento per il modulo L’Interazione in classe  del Master in Didattica dell’italiano lingua non materna  dell’Università per Stranieri di Perugia Presentando sinteticamente i contenuti del modulo, abbiamo affermato che l’interazione che ha luogo in classe è (spesso) caratterizzata da una distribuzione asimmetrica del potere comunicativo tra gli interattanti, e che ciò dà luogo a particolari modalità di organizzazione e di strutturazione dell’interazione stessa. Lo studio del rapporto tra il potere sociale esterno all’interazione e l’organizzazione dell’interazione stessa -quest’ultima vista in termini di distribuzione del ‘potere comunicativo’ tra i parlanti- costituisce un modo per riprendere un tema centrale e privilegiato della ricerca sociolinguistica: quella del rapporto tra linguaggio e potere, tra linguaggio e struttura sociale. Ma come è stata vista la relazione tra la struttura sociale, da un lato, e le scelte linguistiche e comunicative dei parlanti? Per la ricerca sociolinguistica più tradizionale -la cosiddetta sociolinguistica correlazionale- i comportamenti comunicativi e linguistici (ad esempio la scelta di una determinata varietà linguistica o di una specifica variante microlinguistica) sono determinati dall’appartenenza del parlante ad una certa classe sociale, ad un determinato sesso, gruppo di età, cultura, ecc. In questa prospettiva, la struttura sociale condiziona inevitabilmente le scelte linguistiche e comunicative degli individui: il comportamento linguistico è visto come un riflesso speculare della struttura della società. Approcci come quello della sociolinguistica correlazionale hanno dominato la ricerca sociolinguistica fino agli anni ‘70, per cedere poi il loro predominio alla prospettiva che considera invece il linguaggio non come un semplice riflesso della realtà sociale bensì come uno strumento di costruzione di quest’ultima. Tale prospettiva, che è tipica dell’orientamento etnometodologico dell’Analisi della Conversazione, ha come idea di fondo quella secondo cui: “la struttura sociale non è qualcosa di esterno incombente sulle azioni degli individui, ma piuttosto qualcosa che gli stessi esseri umani costituiscono e

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Anna Ciliberti, Un modello per la descrizione dell’interazione in classe:l’Analisi della Conversazione .

Testo di approfondimento per il modulo L’Interazione in classe  del Masterin Didattica dell’italiano lingua non materna  dell’Università per Stranieri diPerugia

Presentando sinteticamente i contenuti del modulo, abbiamo affermato chel’interazione che ha luogo in classe è (spesso) caratterizzata da unadistribuzione asimmetrica del potere comunicativo tra gli interattanti, e checiò dà luogo a particolari modalità di organizzazione e di strutturazione

dell’interazione stessa.

Lo studio del rapporto tra il potere sociale esterno all’interazione el’organizzazione dell’interazione stessa -quest’ultima vista in termini didistribuzione del ‘potere comunicativo’ tra i parlanti- costituisce un modoper riprendere un tema centrale e privilegiato della ricerca sociolinguistica:quella del rapporto tra linguaggio e potere, tra linguaggio e strutturasociale.

Ma come è stata vista la relazione tra la struttura sociale, da un lato, e le

scelte linguistiche e comunicative dei parlanti? Per la ricerca sociolinguisticapiù tradizionale -la cosiddetta sociolinguistica correlazionale- icomportamenti comunicativi e linguistici (ad esempio la scelta di unadeterminata varietà linguistica o di una specifica variante microlinguistica)sono determinati dall’appartenenza del parlante ad una certa classe sociale,ad un determinato sesso, gruppo di età, cultura, ecc.

In questa prospettiva, la struttura sociale condiziona inevitabilmente lescelte linguistiche e comunicative degli individui: il comportamentolinguistico è visto come un riflesso speculare della struttura della società.

Approcci come quello della sociolinguistica correlazionale hanno dominatola ricerca sociolinguistica fino agli anni ‘70, per cedere poi il loropredominio alla prospettiva che considera invece il linguaggio non come unsemplice riflesso della realtà sociale bensì come uno strumento dicostruzione di quest’ultima.

Tale prospettiva, che è tipica dell’orientamento etnometodologicodell’Analisi della Conversazione, ha come idea di fondo quella secondo cui:

“la struttura sociale non è qualcosa di esterno incombente sulle azioni degliindividui, ma piuttosto qualcosa che gli stessi esseri umani costituiscono e

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ricostituiscono attraverso le loro pratiche sociali quotidiane” [Orletti2000:9].

Tale approccio non vede dunque le due nozioni di lingua e di realtà socialecome distinte e separate; al contrario, vede nei meccanismi discorsivi, nellediverse modalità di realizzazione della comunicazione, non tanto o nonsolo “la pressione di forze esterne”, bensì il modo attraverso cui i membrisociali danno corpo alla struttura sociale, la producono e la riproducono inmaniera riflessiva (ib).

L’Analisi della Conversazione -un modello analitico sviluppato, a partiredagli anni settanta, dai sociologi nord americani H. Sacks, E. Schegloff eG.Jefferson- studia come i partecipanti all'interazione portano avanti il lorolavoro interazionale, cioè come organizzano l'interazione verbale

quotidiana. La prospettiva di analisi è quella del parlante: si focalizza cioèsu quello che è rilevante di momento in momento per i partecipantiall’interazione.

L’Analisi della Conversazione offre spiegazioni relative ai meccanismitecnici di organizzazione di testi e discorsi: la conversazione viene adessere analizzata come una serie di mosse -turni di parola- organizzatesequenzialmente (Sacks et alii 1974). L'analisi, compiuta su dati autentici,non postula aprioristicamente alcuna categoria esplicativa, ed è organizzatain tre fasi:

1. scoprire le regolarità in un corpus di dati, cioè le strutture verbali chericorrono regolarmente in determinati contesti;

2. ricostruire il 'problema' che i partecipanti si pongono e che cercano dirisolvere con l'aiuto di tali strutture;

3. descrivere i modi tramite cui i partecipanti all'interazione riescono arisolvere il problema in questione.

La conversazione ordinaria tra pari è tipicamente di natura simmetrica: tuttigli interattanti, cioè, hanno gli stessi diritti e doveri conversazionali. Essapuò essere considerata il modello di base dell’interazione verbale e, perquesto, è da essa che si deve partire per cogliere la caratteristica basilaredelle interazioni istituzionali: l’asimmetria di potere comunicativo, o, se sipreferisce, di potere tout court.

Nella conversazione ordinaria “ciò che uno può possono gli altri” (Leonardi-Viaro 1983 :147); nelle interazioni asimmetriche, invece, gli interattantihanno poteri diversi di gestione dell’interazione: ad esempio, l’alternanzadei turni può essere predeterminata (come nelle tavole rotonde), oppurre

possono esserci delle vere e proprie figure guida -i cosiddetti ‘registidell’interazione’- che controllano l’andamento dello scambio comunicativonei suoi vari aspetti: nell’attribuzione dei turni, nella determinazione della

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loro durata, nella scelta dei contenuti di discussione. E’ questo il caso dimolti tipi di interazione che si svolgono in classe.

Alcuni testi di riferimento:Galatolo R. & G. Pallotti (a cura di), 2001, La conversazione.Un’introduzione allo studio dell’interazione verbale , Milano, Cortina editore

Leonardi P., M. Viaro 1983, “Insubordinazioni”. In Orletti F. (a cura di),Comunicare nella vita quotidiana , Bologna, il Mulino, pagg. 147-174.

Orletti F. (2000). La conversazione diseguale , Roma, Carocci