Incontro di Simone Riccioni e Giorgia Benusiglio con gli ... · Riccioni e Giorgia Benusiglio,...
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Incontro di Simone Riccioni e Giorgia Benusiglio
con gli alunni del Liceo artistico
Si è concluso nel migliore dei modi il progetto Cineducando all’artistico di Macerata con un
toccante incontro tra Simone Riccioni, Giorgia Benusiglio e i ragazzi che frequentano liceo.
Il progetto, nato un anno fa dalla collaborazione tra la Linfa Crow 2.0 (un market place italiano
rivolto alla promozione e alla valorizzazione di progetti legati al mondo della cultura) e il Liceo
Artistico, ha un importante scopo educativo: quello di sensibilizzare i giovani, i genitori e gli
educatori a una tematica particolarmente attuale: quella dell’assunzione occasionale di sostanze
stupefacenti.
La vera storia di Giorgia Benusiglio, che per mezza pasticca di ecstasy ha rischiato la propria
esistenza e che ora vive grazie ad un trapianto di fegato, ha colpito alcuni docenti che si sono
prodigati affinché la proposta, presentata da Simone Riccioni, venisse accolta dal Dirigente, dal
Collegio docenti e dal Consiglio d’Istituto. E’ nata così la collaborazione per cui il film “La mia
seconda volta” è stato girato, oltre che in altre location, nei laboratori e nei locali della scuola e
alcuni alunni della nostra scuola vi hanno partecipato.
All’uscita del film le classi hanno assistito alla proiezione del film, per poi riflettere insieme ai
docenti sui valori trasmessi e più in generale sulle problematiche legate alla droga, per prendere
consapevolezza dei pericoli seri che i ragazzi possono correre e del fatto che basta un attimo per
rovinarsi la vita o distruggere quella di qualcun altro.
Tutti coloro che si occupano di formazione sottolineano quanto oggi sia opportuno parlare di tali
argomenti con i giovani, perché l’informazione è insufficiente o distorta e troppe volte manca la
trasmissione, da parte degli adulti, del valore del rispetto per la propria vita e per quella degli altri.
Per questo, a conclusione del progetto, è stato organizzato un incontro diretto con Simone
Riccioni e Giorgia Benusiglio, incontro che ha rappresentato per i presenti un momento toccante e
a tratti commovente.
Giorgia ha esordito raccontando la sua storia, quella di una ragazzina per bene, educata da una
famiglia attenta; una ragazzina che, per superficialità, prende mezza pasticca di ecstasy tagliata
con veleno per topi. Dopo essersi ritrovata in ospedale, i medici le diagnosticano un’epatite tossica
fulminante e le danno poche ore di vita. Il caso vuole che in quel medesimo momento a Civitanova
muore, per incidente d’auto, Alessandra Malaisi, una ragazza di vent’anni, il cui fegato viene
espiantato e trapiantato nel corpo di Giorgia. E’ grazie a lei che Giorgia ora vive.
La ragazza ha raccontato così la sua situazione di oggi:
“Vivo in modo intenso ogni giorno come se fosse l'ultimo e cerco di fare della mia vita un
capolavoro, solo così le do un senso. Ho paura di non portare a termine i miei sogni perché per i
trapiantati il tempo è importantissimo, la paura ti paralizza e non ho tempo di paralizzarmi.
Ho dovuto rinunciare alla mia libertà; alle 8.00 in punto devo prendere un farmaco, e se non lo
prendo muoio. Devo fare il medesimo gesto (di portare la pasticca alla bocca) che a 17 anni mi ha
quasi portato alla morte.
Ho dovuto rinunciare alla mia più grande passione: la danza, quando ho appeso le scarpette al
chiodo è stato doloroso rendersi conto che non potrò mai stare sul palco e che potrò essere
solamente una spettatrice. ...
All'inizio avevo timore di andare nelle scuole, principalmente perché non volevo ricordare la mia
esperienza. Pensavo che la cicatrice fisica sarebbe stata la cosa più difficile da accettare, ma sarei
poi potuta tornare la Giorgia di un tempo, una volta accettata. Ma quando poi capisci che la
cicatrice fisica è la cosa più semplice da tollerare, ti rendi conto che è la cicatrice dell'anima quella
che continua a sanguinare e non si rimargina. Quando ho realizzato che la Giorgia di un tempo non
c'era più e che avrei dovuto fare i conti con una nuova me, ho capito che l'unico modo che avevo
per imparare a convivere con questa mia nuova me era quella di immergermi in ciò che mi era
accaduto."
E’ così che Giorgia ha deciso di
trasformare la sua esperienza in una
lezione di vita, informando e parlando ai
ragazzi dei rischi legati all’assunzione di
droghe, inizialmente con il padre e ora
da sola. Da più di undici anni svolge
un’attività di prevenzione raccontandosi
nelle scuole, perché il suo errore possa
evitare quello di qualcun altro, per dare
ai giovanissimi quella giusta
informazione che lei non ha avuto,
lasciando spazio alla speranza,
scommettendo sulla capacità di
cambiamento.
Molto toccante è stato quando Giorgia
ha raccontato di come ancora senta il
rimorso nei confronti dei genitori, in par-
ticolar modo nei riguardi del padre, un uomo molto responsabile e premuroso nell'educazione dei
figli, orgoglioso della sua famiglia, che ha visto crollare tutte le sue sicurezze e che è piombato
nello sconforto e nella domanda persistente "dove ho sbagliato?" e nella risposta "avrei dovuto
vegliare di più su mia figlia".
Così Giorgia Ha continuato:
"In un nano secondo sono andata a distruggere così tutte le sue aspettative. Mi sono resa conto di
quanto dolore gli ho arrecato quando ho ritrovato una lettera scritta da lui stesso, pubblicata sul
Corriere della sera una settimana dopo il trapianto; è come se avesse voluto parlare con me
un'ultima volta e l'averla trasformata in video mi permette di averlo sempre accanto a me."
(il video è al seguente indirizzo: https://youtu.be/8BHiS_btDtU)
L’incontro è volato in un battibaleno tra ascolto, domande e riflessioni degli studenti. Eccone
alcune:
Claudia:
"L'incontro con Giorgia è stato davvero emozionante, è riuscita a trasmetterci il dolore che ha
subito. Ci ha fatto riflettere sulla vita e sui piccoli errori che sembrano insignificanti, ma che ci
possono cambiare la vita per sempre. Nella maggior parte degli incontri, gli esperti ci dicono che la
droga fa male e che non dobbiamo farne uso. Giorgia ci ha raccontato la sua storia e ci ha detto
che se siamoin grado di superare quello che ha passato lei, allora siamo liberi di farlo. Queste sono
le conseguenze. …. Non serve a nulla dire di non fare qualcosa, perché non diamo retta a nessuno.”
Rebecca:
"La testimonianza di Giorgia è arrivata dritta al cuore. Giorgia ha dovuto passare le pene
dell'inferno solo per uno sbaglio commesso da ragazza. Questo mi ha fatto pensare a quanto
quelle stupidaggini, che possono sembrare innocenti, possano realmente influire sul nostro futuro.
Giorgia da parte sua sa relazionarsi davvero bene con noi ragazzi perché ci tratta da pari e non
come un genitore che rimprovera. Ascoltare la sua storia è un'esperienza che consiglio a tutti."
Federica:
“Quest’incontro con Giorgia è stato davvero toccante, ascoltare la sua triste storia, le sofferenze, la
riabilitazione, per colpa di una mezza pasticca! Il momento in cui poi ci ha parlato della sofferenza
dei genitori e soprattutto del padre, è stato un pugno nello stomaco. E’ stato un padre che si è
preso la colpa per “l’incidente” della propria figlia, pur non avendone. Se avessi avuto modo di
avvicinarmi a lei e parlarle le avrei detto che vorrei essere forte come lei. In un’ora mi ha dato
tantissimo. Grazie.”
Valentina:
”L’incontro è stato davvero toccante; sentire Giorgia parlare di quello che le è successo, aprendosi
a noi, mi ha fatto personalmente commuovere, si percepiva che parlava con sentimento e quando
alla fine ci ha fatto ascoltare la lettera che suo padre aveva scritto sette giorni dopo il trapianto, mi
ha fatto pensare molto a quello che i miei genitori proverebbero. Grazie a questo incontro ho dato
un peso completamente superiore al mio pensiero sull’assunzione di droga e spero che anche gli
altri abbiano compreso quello che Giorgia ci ha trasmesso.”
Simone:
“Giorgia ci ha aperto gli occhi su delle cose che noi ragazzi non ci aspettiamo possano capitarci,
perché per alcuni prendere una pasticca di ecstasy significa “sballarsi” per quell’oretta, divertirsi e
sentirsi “liberi”. Giorgia con le sue parole è riuscita ad arrivare fino ai nostri cuori e ci ha fatto
capire che possiamo divertirci in maniera sana.”
Esther:
“L’incontro è stato molto bello perché mi ha fatto riflettere. La cosa che mi ha più colpito è il fatto
di come la sua vita ora dipenda da dei farmaci che la stanno portando progressivamente alla
morte e di come ora praticamente lei si è bruciata tutti i suoi sogni con solo mezza pasticca! Ma ha
avuto una seconda possibilità e non vuole sprecarla! Questo mi ha spinto a voler rendere la mia
vita un capolavoro anche per tutte quelle persone che non ne hanno più la possibilità, senza
gettare nemmeno un’occasione.”
Caterina:
“Ho visto in Giorgia una forza straordinaria come in pochissime persone. Grazie.”
Valentina:
“L’incontro con Simone e Giorgia è stato diverso dagli incontri precedenti, più tempo passava e più
mi sentivo un tutt’uno con lei; non perché faccia uso di droga, ma perché grazie alla sua storia non
potevo smettere di ascoltare e condividere.”
Umberto:
“Giorgia è riuscita a trasmettere le sue emozioni e ci ha portato a riflettere su cosa potrebbe
accadere dopo l’assunzione di certe sostanze”.
Diego:
“L’incontro mi è piaciuto non solo per ciò che Giorgia ci ha trasmesso, ma anche per la delicatezza
con cui sono stati affrontati certi argomenti. E’ importante parlare di queste cose.”
Lorenzo:
“L’incontro mi è piaciuto ed è stato utile anche perché Giorgia e Simone hanno chiarito alcuni
particolari del film che non avevo percepito”.
Emma:
“Giorgia, ci ha trasmesso la sofferenza passata e quella presente. La sua vita, purtroppo, non è un
film che si può riavvolgere”.
Beatrice:
“Il discorso che ha fatto Giorgia è stato molto profondo e toccante. Lei si è raccontata e non ci ha
nascosto nulla, poiché dopo l’esperienza vissuta sa che è proprio durante l’età adolescenziale che si
commettono più errori e si fanno pessime scelte. Il suo scopo però non è dirci di non fare certe
azioni, bensì di informarci su tutto ciò che esse comportano e quali sono le conseguenze.
“Consapevolezza” è la parola chiave e credo che il messaggio sia arrivato e abbia penetrato i cuori
di tutti.”
Prof.ssa Roserita Calistri e alunni della classe III D indirizzo “Audiovisivo e multimediale”