Incontro Con Un Uomo Straordinario 49

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 INCONTRO CON UN UOMO STRAORDINARIO - 49 tratto dal blog http://ilgrandeignoto.blogspot.com  di Angelo Ciccarella Sento la sua presenza ogni giorno. E questo mi esalta. Ho avuto una gran fortuna, all'epoca. Qualunque cosa succ ede sse , qualunque cos a ci capitasse o fac essi mo insieme, sap evo che Scandurra era davvero speciale. Ci sono uomini che fanno la storia ma non sono citati sui libri di storia. Ci sono uomini che fanno anima ma non hanno altari. Ci sono uomini che grazie al loro lavoro sotterraneo illuminano il mondo. Non sono dèi, ma gli dèi contano su di loro. “Vedo i cieli accartocciarsi come cartapesta; vedo la piog gia infuocata di asteroidi e grandi ali spezzate solcano lo spazio esterno. V edo la spaventosa coorte che sorge dalle tenebr e, i fiumi di sangue, le montag ne fuggent i e la Stella Assen zio dei due universi che arder à un terzo dei vivent i. Vedo le città mort e sotto l'onda rossa di veleno, la vibra zion e che paraliz za le menti , l'esse re senza volto che inced e sulle facce dei morti. Ved o la guer ra. Certo, le legioni dei Lumi nosi combatt enti riporte ranno un trion fo simil e alla nascita di una galas sia. Colpito dal fulmine, è vero, l'Ombra dalle ali caluginos e cadrà nel baratro senza fondo che ha egli stesso spa lancato... ma Deya è sul punt o di morir e, spe nte le stelle e smarri ta la spe ran za. Su Samastia resta una bestia esomorfa che urla sul corpo dell'ultimo fanciullo. Non c'è tregua per Deya. Non v'è futuro per Samastia. Dal cielo, ancora una nave giunge per terminare la Battaglia e portare in salvo il primogenito. Non v'è profezia che sia ascoltata; non v'è profezia che non annunci disgr azi e; non v'è pro fezia che non sia evi tab ile; non v'è profezia che non sia augurabile. I popoli non credono più agli indovini e per questo non sanno più dove andare”. LA BATTAGLIA DEI LUMINOSI – ANNALI DI SAMASTIA Scandurra, mentre si avvicinava quell'essere, mi toccò la spalla e così vidi la fine di una civiltà. Mi trovai immerso in una notte sconfinata. La sola, pallida luce proveniva da costellazioni ignote di stelle e da alcune installazioni, situate ai margini dello spazioporto. Come in un filmato di guerra, vidi sfilare innanzi a me le strade morte, le facciate degli edifici bombardati, e soprattutto mucchi di rottami metallici abbandonati che dovevano, un tempo, essere stati mezzi di trasporto. La città era tanto immensa quanto spaventosa nella sua fine... ma quando era avvenuto tutto questo? La forma dei palazzi non consentiva di formulare ipotesi, anche se avevo la terribile impressione che l'attacco fosse recente, dato che i muri erano ben conservati, e le strade ancora ben visibili. L'aria era tagliente, non mi viene in mente altro termine, l'odore dei mucchi di cadaveri insopportabile, ma la mia pietà era superiore alla nausea. Il cielo improvvisamente divenne rosso, una coltre densa e immane come un oceano scese su quella città morente per coprirla e disintegrarla. Durò pochi secondi. Poi, passarono Incontro con un uomo Straordinario – 49 / tratto dal blog http://ilgrandeignoto.blogspot.com  di Angelo Cic carella 1

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INCONTRO CON UN UOMO STRAORDINARIO - 49

tratto dal blog http://ilgrandeignoto.blogspot.com di Angelo Ciccarella

Sento la sua presenza ogni giorno. E questo mi esalta. Ho avuto una gran fortuna, all'epoca.

Qualunque cosa succedesse, qualunque cosa ci capitasse o facessimo insieme, sapevo che

Scandurra era davvero speciale. Ci sono uomini che fanno la storia ma non sono citati sui libri di

storia. Ci sono uomini che fanno anima ma non hanno altari. Ci sono uomini che grazie al loro lavoro

sotterraneo illuminano il mondo. Non sono dèi, ma gli dèi contano su di loro.

“Vedo i cieli accartocciarsi come cartapesta; vedo la pioggia infuocata di asteroidi e grandi ali 

spezzate solcano lo spazio esterno. Vedo la spaventosa coorte che sorge dalle tenebre, i fiumi 

di sangue, le montagne fuggenti e la Stella Assenzio dei due universi che arderà un terzo dei 

viventi. Vedo le città morte sotto l'onda rossa di veleno, la vibrazione che paralizza le menti,

l'essere senza volto che incede sulle facce dei morti. Vedo la guerra. Certo, le legioni dei 

Luminosi combattenti riporteranno un trionfo simile alla nascita di una galassia. Colpito dal 

fulmine, è vero, l'Ombra dalle ali caluginose cadrà nel baratro senza fondo che ha egli stesso

spalancato... ma Deya è sul punto di morire, spente le stelle e smarrita la speranza. Su 

Samastia resta una bestia esomorfa che urla sul corpo dell'ultimo fanciullo. Non c'è tregua per 

Deya. Non v'è futuro per Samastia. Dal cielo, ancora una nave giunge per terminare la Battaglia

e portare in salvo il primogenito. Non v'è profezia che sia ascoltata; non v'è profezia che non

annunci disgrazie; non v'è profezia che non sia evitabile; non v'è profezia che non sia

augurabile. I popoli non credono più agli indovini e per questo non sanno più dove andare”.

LA BATTAGLIA DEI LUMINOSI – ANNALI DI SAMASTIA

Scandurra, mentre si avvicinava quell'essere, mi toccò la spalla e così vidi la fine di una civiltà.

Mi trovai immerso in una notte sconfinata. La sola, pallida luce proveniva da costellazioni ignote di

stelle e da alcune installazioni, situate ai margini dello spazioporto. Come in un filmato di guerra, vidi

sfilare innanzi a me le strade morte, le facciate degli edifici bombardati, e soprattutto mucchi di rottami

metallici abbandonati che dovevano, un tempo, essere stati mezzi di trasporto. La città era tanto

immensa quanto spaventosa nella sua fine... ma quando era avvenuto tutto questo? La forma dei

palazzi non consentiva di formulare ipotesi, anche se avevo la terribile impressione che l'attacco fosse

recente, dato che i muri erano ben conservati, e le strade ancora ben visibili. L'aria era tagliente, non

mi viene in mente altro termine, l'odore dei mucchi di cadaveri insopportabile, ma la mia pietà era

superiore alla nausea. Il cielo improvvisamente divenne rosso, una coltre densa e immane come un

oceano scese su quella città morente per coprirla e disintegrarla. Durò pochi secondi. Poi, passarono

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velocemente le alternanze notte/giorno. Deya risanò se stessa e ricomparvero prati e boschi. E

ancora un evento mi si manifestò davanti: una piattaforma circolare fece capolino da sotto terra.

• Il tempo passa, l’eternità si avvicina - ci disse il pilota con voce flebile ma decisa, in un italiano

dalla pronuncia perfetta.

• Vogliono chiudere a chiave le stelle. - Rispose Scandurra con un cenno della testa per rispetto.

• Non ci riusciranno. No, spetta a noi continuare la lotta. E dopo di noi, ai nostri figli. Fino alla

fine.

• Harn Riley, il mio cuore è pieno di morte. Quei bastardi non hanno avuto pietà degli innocenti.

Non c'anno mai pietà. La vita stessa è infetta di maligno: lo scoglio sarà superato, al ripristino

del regno della Luce.

Si abbracciarono come fratelli separati da anni. Li osservavo e l'onda delle emozioni mi prese. Piansi,

come parte di un dramma universale. Quell'uomo si accorse di me e si avvicinò. Era giovane e

tuttavia alcune rughe da espressione, profondissime, rivelarono la sua esperienza scolpita sulla pelle

olivastra, il volto nobile (si dice così, credo) e indurito, snello ma tosto.

• Tu sei... aspetta... rammento, Angelo, è così?

• Sì, signore. Ma come fa a conoscermi?

• Eh, cos'è il tempo? Cosa sono le cose? Quel che conta nella Vita è la passione, è l'onore, è la

fede, esse son più potenti di una flotta di navi stellari rasdotan equipaggiate per distruggere

un sistema. Tale codice sorregge le danze planetarie e penetra i gorghi senzaluce, fa di noiesseri umani unici e distinti da tutte le esoforme spurie presenti ovunque. Quanto facciamo

non è mai per profitto. C'è scritto da qualche parte che tu saresti venuto qui, ad aspettarci

insieme a Scandurra. Son passati periodi lunghi, ma voi siete qui, all'appuntamento.

Mi abbracciò con forza, quasi mi stritolò.

• Ora seguitemi sull'unità di trasferimento orbitale. Starete comodi e vi rifocillerete. Ci porterà a

Deya e lì incontremo gli amici. Importanti decisioni andranno prese. A breve toccherà alla

vostra galassia tentare di respingere la marea oscura.

Ci dirigemmo presso l'astronave. Era enorme, nera come la pece, costellata di torrette e antenne. Non

tenterò nemmeno di spiegare come ci ritrovammo tutti e tre all'interno della navetta stellare. Una forza

invisibile ci trasse su, e basta. O forse un elevatore magnetico, un montacarichi traente, che so. Fatto

sta che bevemmo e mangiammo, seduti intorno ad un tavolo e in piacevole compagnia. Due donne

alte e belle, almeno secondo i criteri terrestri, si erano avvicinate e presentate. La stanza in cui ci

ristorammo era spaziosa e non aveva l'aspetto spartano tipico di un ambiente militare. Il cibo era

gustoso. Carne a tocchi cubici dal sapore di vitella, purè rosso dal sapore di patate, vino forte e

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aromatico: il menù era di quelli che non si dimenticano. Finito il lauto pasto, Harn offrì a Scandurra un

sigaro azzurrognolo e dall'odore intenso di bosco. Io rifiutai gentilmente la sua offerta. Il maestro

sorrise.

• L'Ombra si fa sempre più incalzante in tutti gli ammassi stellari. La sento muovere. Quando

deciderà di entrare nel nostro universo, saranno c**** amari. Troverà alleati devoti e complicia buon prezzo. Si venderanno Madreterra per salvarsi il culo. Sai, da noi, ci sono certi figli di

mignotta a livello galattico. Pronti a servire il primo stronzo che capita.

• Scandurra anche qui ci sono i traditori. Pochi per scelta, molti per paura e ancor di più per 

avidità. Samastia è stata distrutta perché qualcuno ha venduto i nostri piani di difesa. Forse

so chi è e lo troverò a Deya. Milioni di donne bambini uomini son stati bruciati vivi. La

vendetta mi pare poca cosa eppure vanno onorati gli innocenti, punendo i traditori e quei

mostri dell'Ombra.

• Ti aiuterò a scovarlo. Credo però che non abbia agito da solo. Angelo ed io torneremo a Deya

e scopriremo chi sono stì bastardi infami. È meglio che non vi fate vedere in giro, te e i tuoi

compagni. Vi imboscherò dentro un posto sicuro, in città. Quando li 'sgamamo' [scopriamo] ti

chiamo.

• Come vuoi tu. Darò disposizioni a riguardo. Ora riposatevi se volete.

Ci condusse nelle nostre stanze, queste sì spartane. Branda, armadio, seggiola plastificata

trasparente, rivolta verso il muro, dove un quadrovisore trasmetteva filmati riguardanti fatti e persone

di luoghi sconosciuti: telegiornali extraterrestri, pensai. Mi stesi e il sonno ebbe il sopravvento. Sognai

città distrutte, urla, esplosioni e sangue, sangue ovunque. Poi il mio sogno cambiò colori sequenzeluoghi e mi mostrò Piazza San Pietro diroccata e Roma in rovina e poi come se fossi in aeroplano,

virai verso la Tuscia, le mie parti, a velocità istantanea, ma quello che scorsi mi terrorizzò. Le

campagne e poi le colline erano solcate da immense voragini e fosse profonde, ma ciò era frutto di un

evento incredibile: una mano titanica, metallica con una picca gigantesca fatta di mille arcobaleni

accecanti, trinciava il terreno come burro. Simboli apocalittici, proprio da fine del mondo. Mi svegliai di

soprassalto. Sudato e in stato febbrile, mi girai istintivamente verso destra e c'era lì Scandurra, seduto

con un bel sigaro fumante.

• Prima o poi dovevi cedere. Le prove che hai affrontato sono state tante e toste. Il tuo corpo e i

tuoi nervi hanno lavorato sempre in debito. Stai giù, fra poco la punturina che ti ho fatto farà

effetto. Scusa per il lividone sul braccio, ma non trovavo la vena adatta. Sei secco sparuto,

eh!

Non riuscivo nemmeno a spiccicar parola. Avevo la bocca impastata. Mi stesi di nuovo e le visioni mi

avvolsero come una coperta calda e appiccicosa.

Come sta il mio giovane cavaliere?

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Ranna Abarel, sempre bellissima, stava ai piedi del letto e con quegli occhioni azzurri mi sorrideva,

pur rimanendo composta.

• Che bello vederti – risposi con un tono rauco.

• Mi hanno raccontato di quante ne hai passate. Ora sei fra amici – con voce melodiosa mirassicurava.

Poi mi accorsi che non stavo più nella stanzetta scrausa [spoglia, povera] dell'astronave, bensì mi

trovavo supino su di un lettone a baldacchino, al centro di un salone stile rinascimentale. Finestroni

altissimi, decorazioni artistiche, quadri alle pareti e soffitto affrescato. Caspita, ma dove mi avevano

portato? Eravamo in una penombra riposante per gli occhi e i nervi e oltre a Ranna, c'era Scandurra

insieme ad Harn Riley. Tutti comunque mi sorridevano.

• Lasciatelo ancora riposare. Il figlione mi deve recuperare. A dopo Angelo – con tono faceto

Scandurra si congedò con gli altri, che mi salutarono con un gesto della mano.

Stavo decisamente meglio, ma mi trovavo così bene su quel letto che indugiai ad alzarmi, e quando

mi decisi a mala pena mi reggevo in piedi. Indossavo un camicione giallo paglierino che mi arrivava

alle ginocchia. Sotto ero nudo. Profumavo di bucato e la pelle era lustra e morbida. Appoggiati sulla

spalliera di una poltroncina, c'erano dei vestiti nuovi che avrei dovuto indossare. Un calzone attillato

rosso cremisi e una casacca dello stesso colore, un mantello scuro, una mutandina elasticizzata e

una maglia della salute a collo alto, finissima. Decisi di vestirmi e, infine, indossai degli stivalettiaderentissimi che sembravano fatti di plastica, poggiati a fianco della poltrona. Mi sentivo un fesso,

non so perché: un Flash Gordon dei poveri. Abituarsi a Deya era difficile pure col vestiario. In quella

tenuta da film di cappa e spada, uscii dal salone e mi diressi... beh, un corridoio poco illuminato

conduceva in un'unica direzione. Scesi due rampe di uno scalone di similmarmo, non so, che mi portò

in un salone grande come mezzo campo di calcio. Un tavolo ovale al centro, intorno al quale

sedevano gli amici. Stavano parlando in atteggiamento sereno ma serio.

• Siediti Angelo, ti faccio portare delle vivande che ti daranno forza e benessere – Ranna, con

tono ospitale e fraterno.

Mi sedetti e fui scrutato da cima a fondo dai tre, in tono preoccupato. Allora li rassicurai sul mio stato

di salute.

• Bene – mi fece Harn – sono contento che tu abbia recuperato. Ranna ci ha messo a

disposizione la sua casa come base di appoggio. È sicura e ben protetta. Al suo interno vi

sono dispositivi per accedere in più punti di Deya. Darest Sharma è in movimento e la citta-

dedalo è piena di suoi emissari. Il nostro obiettivo è scoprire chi ha tradito il mio popolo, lo

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stesso fedifrago che continua indisturbato... chissà da quando, a informare l'Ombra su tutti i

cittadini deyani e sui forestieri di passaggio. Una spia ben introdotta. Oggi una notizia

interessante può fruttare molti crediti.

• Ho la sensazione che il bastardo infame sia tra gli amministratori governativi... come li

chiamate... i consulti – Scandurra sembrava saperla lunga.

• I consulti lo sono di nascita. Nobili di antichissime famiglie, insospettabili, direi – intervenneRanna.

• Eh, ne basta uno di puzzaculo, che credi? L'ambizione è una brutta bestia come la vendetta –

fece Scandurra.

• Sembra, amico mio terrestre, che tu sappia qualcosa di preciso. Parli di un consulto, magari

ambizioso, o forse animato dal demone della vendetta – Harn aveva pizzicato la veggenza

scandurriana.

• Se vuoi ti dico chi è, ma per ora non chiedermi come lo so. È un terrestre che gioca su due

tavoli. Da noi occupa una posizione elevata della politica mondiale, influentissimo come qui

da voi. La sua anima saturnina è rimasta su questo piano per compiere lavori sporchi; da

secoli serpeggia e mozzica. Il suo veleno è mortale.

• Scandurra, allora esistono persone che campano centinaia d'anni per motivi occulti – feci io,

curioso di conoscere il nome del tizio così potente anche sulla Terra.

• Come no...! lo avrai sentito nominare al telegiornale tante volte, è K.. Certa gente tradirebbe

un mondo intero per scopi impronunciabili. Che gliene frega? Lucidi inumani si muovono a

zigghezagghe come la serpe delle tombe etrusche. Quasi quasi non la vedi ed essa, senza

far rumore ti si avvicina e te mozzica. Lui... il consulto, ha la facoltà di cercarsi un corpo giusto

per il suo mandato. Ha completo dominio delle dinamiche animiche. Darest Sharma è lamigliore scuola di stregoni degli universi, sa come istruirli per ogni missione.

• Scandurra, dove cominceranno a diffondere il morbo nero nel vostro universo? - Domandò

Harn.

• Il Padre Celeste ha scelto un punto nel kaos ove poter appoggiare l'inizio dei Nove Mondi. La

Creazione della nostra Terra è iniziata dalla Selva Cimina. Lì c'è la sacra fonte di tutto: noi ne

siamo i custodi. Il morbo nero della Torre Rotante di Darest Sharma, fu fabbricato con l'intento

di avvelenare la fonte così da uccidere Madreterra. Avviano lo stesso processo su ogni

pianeta in tutte le dimensioni. - Il maestro non fu mai così serio come in quel momento.

 Apprendevo per la prima volta che i Monti Cimini nascondevano l'origine della nostra amata Terra. Fui

inondato da un'energia strana, estesa ed espansa. Scandurra diceva: nulla è erotico come un

passaggio di conoscenza.

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