IL VOLO - ASSOCIATI ALLA FABI · 2017. 5. 27. · Sanremo. Da Laura Pausini a Barbra Streisand, non...

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La notte è magica... in compagnia de ILVOLO IN QUESTO NUMERO L’ ULTIMO TUFFO DI TANIA CAGNOTTO TECNOFUTURO: IL FUTURO DEL SETTORE BANCARIO IN MANO AI ROBOT? DAVIDE VAN DE SFROOS: “IO CRONISTA DI STORIE” A COLAZIONE CON... ODETTE GIUFFRIDA PIETRO D’ALÌ: L’UOMO E IL MARE ALGARVE: IL GIARDINO DELL’OCCIDENTE Supplemento a La voce dei bancari – Periodico trimestrale per la cultura e il tempo libero – Numero XVII - giugno 2017 PLUS MAGAZINE 17 CONVENZIONI NAZIONALI DA PAGINA 50

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  • La notte è magica...in compagnia de IL VOLO

    IN QUESTO NUMERO

    L’ ULTIMO TUFFO DI TANIA CAGNOTTO

    TECNOFUTURO: IL FUTURO DEL SETTORE BANCARIO IN MANO AI ROBOT?

    DAVIDE VAN DE SFROOS: “IO CRONISTA DI STORIE”

    A COLAZIONE CON... ODETTE GIUFFRIDA

    PIETRO D’ALÌ: L’UOMO E IL MARE

    ALGARVE: IL GIARDINO DELL’OCCIDENTE

    Supplemento a La voce dei bancari – Periodico trimestrale per la cultura e il tempo libero – Numero XVII - giugno 2017

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    17 CoPERtINA 2 La notte è magica... in compagnia de Il Volo PRotAGoNIStI 6 L’ultimo tuffo di Tania Cagnotto tECNoFUtURo 10 Il futuro del Settore Bancario in mano ai Robot? PRotAGoNIStI 14 Davide Van De Sfroos: “Io cronista di storie” oSPItI 18 A colazione con... Odette Giuffrida NEWS 20 La nuova gara per la conquista dello spazio PRotAGoNIStI 22 Pietro D’Alì. L’uomo e il mare MoDA 26 Et un été ancore... EVENtI 32 53º Ciclo di rappresentazioni classiche al Teatro di Siracusa: 6 maggio - 9 luglio 2017 34 La Biennale di Venezia: 13 maggio - 26 novembre 2017 36 Emozioni tra arte, cinema e libri: Il viaggio dell’eroe. Da Atene alla Magna Grecia, dal racconto all’immagine RECENSIoNI 38 Film, libri, musica, mostre, teatro MAPPAMoNDo 44 Algarve, il giardino dell’Occidente 50 CoNVENZIoNI NAZIoNALI

    S O M M A R I O

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  • giugno 2017 | Plus Magazine | EDITORIALE 01

    Il fascinodei miti classici

    E D I T O R I A L E

    Sono tanti gli argomenti interessanti in questo numero e mi ha particolarmente colpito il servizio relativo al 53° Ciclo di rappresentazioni classiche (pag. 32), attualmente in corso presso il Teatro Greco di Siracusa, organizzato dalla Fondazione Inda, che sta riscuotendo crescenti consensi. In un’epoca in cui le scienze e le nuove tecnologie hanno preso il sopravvento, può stupire il fascino per i testi classici.

    In realtà tutte le iniziative culturali che riguardano la storia antica suscitano un forte interesse.

    I testi e le rappresentazio-ni classiche ci fanno conoscere e concepire il mondo lontano; comprendere gli autori del pas-sato favorisce la consapevolezza di un destino comune al genere umano, e permette di acquisire il senso della continuità, della plu-ralità e della ricchezza interiore.

    Attraverso la conoscenza del mito di ieri si cerca la risposta a domande essenziali e attuali.

    Come possiamo oggi guarda-re il mondo che ci scorre davanti senza conoscere quello che ci sia-mo lasciati alle spalle?

    E proprio attraverso il teatro è possibile far dialogare le rappresentazioni classiche e la società contemporanea, rendendo piacevoli e attuali alcune tragedie come “Le Rane” di Aristofane, testo difficile che sarà sorprendentemen-te interpretato dai due attori Salvatore Ficarra e Valentino Picone, conosciuti dal pubblico per la tradizione comica, che grazie alla loro ironia intelligente sapranno trovare nuove strade per il loro linguaggio e farci riflettere su temi di grande attualità.

    Anche la FABI tramite il Sab di Siracusa contribuisce alla divulgazione delle rappresentazioni classiche attraverso la convenzione con la Fondazione Inda (pag. 58) che offre la possibilità agli iscritti FABI di acquistare i biglietti per gli spettacoli a prezzo scontato.

    E come diceva Calvino “un classico è un libro che non ha ancora finito di dire quello che ha da dire”.

    Buona estate e vi aspettiamo a Siracusa! :-)

    [email protected]

    Paola GomieroDirettore FABI Plus

    mailto:[email protected]

  • 02

    La notte è magica...in compagnia de

    I fan italiani saranno contenti: Il Volo torna in Italia per scaldare le notti estive. Dopo aver conquistato gli Stati Uniti con un tour lunghissi-mo costellato di prestigiosi sold out a New York, Washington, Mashantucket, Chicago, San José, Tampa, Miami, Atlanta, e dopo le date europee, il trio è pronto per incantare ancora una volta il pubblico che l’ha visto nascere e che lo segue con passione sin dagli esordi. Con Notte Magica tour 2017, tributo ai tre tenori Piero Barone, Ignazio Boschetto e Gianluca Ginoble affascinano tutti, dai bambini ai loro nonni, per la capacità unica di interpretare le melodie di successo insieme con le grandi orchestre sinfoniche, proprio come av-venne in “Una notte magica” di 26 anni fa con i mitici José Carreras, Placido Domingo e Luciano Pavarotti. E proprio Placido Domingo, da sem-pre loro affezionato estimatore, è stato lo “special guest” del concerto di Los Angeles che si è tenuto a marzo.

    Definiti il fenomeno del pop lirico, è dagli inizi della loro carriera che i tre ragazzi mietono un successo dopo l’altro: l’album d’esordio, del 2010, è stato subito certificato disco di platino e l’anno seguente il trio ha partecipato al singolo benefico We Are The World: 25 for Haiti al fianco di star del calibro di Céline Dion e Josh Groba.

    i n t e r v i s t a D i

    B A R B A R A O D E T T O

    COPERTINA

    Dopo il successo del tour mondiale, Il Volo torna anche in Italia con Notte Magica 2017.

    Uno spettacolo che, da Nord a Sud, saprà incantare il pubblico. Il segreto? Un talento

    unico che conquista anche i big della musica.

    IL VOLO

    Ignazio Boschetto, Piero Barone, Gianluca Ginoble e Placido Domingo.

  • Nel 2013 i giovani artisti hanno cantato al Con-certo di Natale di Assisi dove hanno eseguito le più celebri canzoni sacre accompagnati dall’Or-chestra Sinfonica Nazionale della RAI, mentre il 2015 li ha visti vincitori del 65° Festival di Sanremo. Da Laura Pausini a Barbra Streisand, non c’è artista italiano o internazionale che non voglia esibirsi con loro o averli come guest star nella realizzazione dei propri album.

    E a proposito di album, nel 2011 il gruppo ha ottenuto la nomination ai Latin Grammy in due categorie: Best New Artist e Best Pop Album by a Duo or Group. Nel 2014 ha vinto ai Billboard Latin Music Award nella categoria Latin Pop Al-bum-Artist of the Year, Duo or Group per la quale aveva già ottenuto una nomination nel 2013. Accanto a questi, una serie infinita di altri rico-noscimenti: dalle nominations dei World Music Awards alla vittoria dei Wind Music Awards ri-spettivamente nel 2011, 2015 e 2016 per citarne alcuni.

    Nonostante la loro giovane età – Piero è del 1993, Ignazio del ‘94 e Gianluca del ‘95 – questi ragazzi vantano una lunga carriera che non ha nulla da invidiare ai “mostri sacri” della musica

    giugno 2017 | Plus Magazine | COPERTINA 03

    COPERTINA

    di tutti i tempi. L’esordio, era il 2009 quando parteciparono alla trasmis-sione Ti lascio una canzone condotta su Rai1 da Antonella Clerici in cui si presentarono come solisti, è davvero solo un ricordo. Il loro talento con-siste nella capacità di interpretare magistralmente sia i brani appartenenti alla tradizione classica italiana e internazionale con stile e arrangiamenti moderni, sia quelli pop in chiave classica. Un talento che li rende unici nel panorama mondiale.

    Plus Magazine li ha raggiunti telefonicamente durante il tour a stelle e stri-sce e, nonostante il fuso orario e gli impegni americani, Il Volo ha concesso l’intervista. Perché da veri professionisti, non si fermano di fronte a nulla.

    Dal 2010 ad oggi avete all’attivo 8 album. Qual è il segreto del vostro successo?Da quanto vediamo in occasione dei nostri concerti e dall’entusiasmo del pubblico, probabilmente la chiave della nostra fama è legata a questo modo nuovo di interpretare un repertorio senza tempo con tre voci così diverse tra loro, che in alcuni momenti diventano però una sola fusione vocale.

    È dagli esordi che dimostrate di non essere artisti italiani, ma interna-zionali. Come definireste il vostro genere musicale?Come dicevamo prima, la nostra musica è prevalentemente tratta dal re-pertorio classico italiano e per classico intendiamo la canzone d’autore, la canzone napoletana e i grandi successi del nostro Paese che nel tempo hanno emozionato tutti ad ogni latitudine. Questo è quanto nel mondo si ama e ci si aspetta dagli artisti italiani: il bel canto. Che poi oggi sia un nuovo genere e che si chiami pop-opera o, a livello internazionale, operatic

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    pop, sono solo due modi diversi per definire quell’arte legata alle sette note che ci ha contraddistinto da sempre, sia nel melodramma sia nella canzone.

    Da Barbra Streisand a Placido Domingo, avete conquistato i big della musica internazionale. C’è un artista “del cuore” con il quale non avete ancora condiviso il palco?Ognuno di noi tre ne ha uno o più di uno. Alcuni purtroppo non ci sono più e possiamo solo sognare di emulare le loro leggende. Potremmo nominarne qualcuno, ma non ci piace escluderne altri, perché tanti sono i colleghi che ammiriamo e seguiamo con grande passione.

    Il riconoscimento più bello che avete ricevuto sino ad oggi?Anche in questo caso, è davvero difficile scegliere tra la vittoria del Festival di Sanremo nel 2015, il Grammy Music Award del 2011, cantare a Natale del 2013 nella Basilica di San Francesco ad Assisi o nell’aula del Senato al cospetto delle tre maggiori cariche dello Stato. Non riusciamo davvero a decidere perché sono tutte tappe importanti della nostra carriera e questi riconoscimenti li porteremo per sempre nel cuore.

    Ci parlate di Notte Magica 2017?Tornando indietro nel tempo, Il Volo è nato perché un famoso produttore, che oggi è il nostro manager, Michele Torpedine, ha visto in noi un feno-meno musicale che poteva essere esportato in tutto il mondo. Questo av-venne proprio mentre lui seguiva in un programma TV un progetto nato per gioco: tre bambini che facevano il verso ai “Tre Tenori”, forti di voci che non erano poi tanto da fanciulli, ma già ampiamente formate. I tre tenori sono sempre stati per noi idoli irraggiungibili, vuoi per formazione mu-sicale, vuoi per la loro fama nel mondo. Una volta acquisita un po’ più di esperienza e con una maggiore applicazione allo studio del canto e della scena, abbiamo deciso di seguire l’idea del nostro manager e così abbiamo pensato ad un tributo a chi ci aveva in qualche modo ispirato. Il risultato è Notte Magica che conta 15 date in America, 20 in Italia e altrettante in Sud America, in Giappone, in Australia e quasi ovunque nel mondo. Si tratta di un tributo, ci teniamo a dirlo, simile a quello che tanti gruppi rock o artisti pop realizzano riproponendo il repertorio delle star alle quali si sono ispi-rati. Che poi Placido Domingo abbia voluto sostenerci nel progetto, dirigere l’orchestra e cantare con noi alcuni brani, non fa che riempirci di orgoglio e farci sentire un po’ sostenuti e un po’ protetti. Anche Josè Carreras e Nicolet-ta Mantovani, moglie di Luciano Pavarotti, hanno visto con molta simpatia questa nostra iniziativa e ci hanno dato il loro appoggio morale.

    Si tratta quasi di un passaggio di testimone per far rivivere sia al pubblico più maturo sia a quello più giovane, che ci seguono da sempre, quel me-raviglioso repertorio portato nel mondo 26 anni fa da loro tre.

    Come ci si prepara per un tour mondiale?Psicologicamente si deve realizzare che si starà fuori casa per mesi, lasciando abitudini, affetti, amici e quotidianità. Materialmente cercando di prevedere ogni piccola e grande esigenza. Siamo fortunati perché possiamo contare sul grande so-stegno di uno staff di lunga esperienza e di note-vole efficienza.

    Presto Notte Magica tornerà in Italia. I fan di casa suscitano più emozioni rispetto agli altri?Sicuramente il dialogo con loro è più diretto, ma senza presunzione è ormai così tanto tempo che ci esibiamo sui palcoscenici internazionali che alle volte, ritornando in certi luoghi, in alcuni paesi e tra gente conosciuta, ci sembra di stare a casa. Il calore e l’entusiasmo dei nostri fan sono gli stessi ovunque e noi parliamo con tutti loro allo stesso modo.

    Qual è il brano al quale siete più legati e perché? Sicuramente quello che ci ha fatto vincere il Festi-val di Sanremo, Grande amore. Poi, come per gli artisti, ognuno di noi ha la sua canzone del cuore, ma è segreta.

    Amicizia e successo: si può?Se intendi l’amicizia tra noi tre, ormai sembre-rebbe un legame consolidato dopo tanti anni. Sappiamo molto bene che il nostro successo non vive d’individualità, ma d’insieme e questo non fa che incrementare il bisogno di sentirci uniti. Possiamo dire di essere un po’ fratelli.

    Se non foste diventati Il Volo cosa avreste fatto?(Ridono). Difficile rispondere a questa doman-da sia alla luce della nostra giovane età, sia per la carriera artistica che abbiamo iniziato quasi da bambini. Forse la risposta potrebbe essere proprio quella che danno i bambini, appunto: il pompiere, l’astronauta, il calciatore o il pilota di aereo.

    Quali consigli dareste ad un giovane che vuo-le vivere di musica? Se ci credi veramente e sei tu convinto di avere talento, vai avanti. Se lo fai perché te lo dicono gli altri e tu hai dubbi, lascia perdere.

    Dopo il tour vi riposerete o ci regalerete altre emozioni?Prima ci riposeremo e poi penseremo a quali emozioni potremo ancora dare.

    COPERTINA

  • I N T E R V I S T A D I

    M A R I A N G E L A S A L V A L A G G I O

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    Nuova vita per la campionessa. Dopo le Olimpiadi di Rio, le nozze e un talent di ballo, gli Assoluti a Torino per dire addio al trampolino.

    Per chiudere la sua carriera Tania Cagnotto non si è fermata all’indimenticabile gara medagliata dell’Olimpiade della scorsa estate ma ha optato per gli Assoluti indoor che si sono svolti dal 12 al 14 maggio a Torino.Prima della competizione tricolore, dalla sua voce non si è percepita la no-stalgia di chi ha rimpianti, ma soltanto l’appagamento di chi in carriera ha vinto tutto: 2 medaglie olimpiche, 10 mondiali, 29 continentali, per un in-

    di TaniaIl 2016 è stato il suo anno: prima il

    trionfo olimpico a Rio che le è valso il titolo di donna sportiva italiana

    dell’anno. Poi le nozze sull’Isola d’Elba con il fidanzato storico Stefano Parolin e una parentesi in tv nel talent

    show Dance Dance Dance su FoxLife. Per finire, nel 2017, come anticipato,

    l’addio ai tuffi. Dal trampolino, e non poteva essere che così per lei che per

    anni è stata la regina azzurra di questa spettacolare disciplina.

    L’ultimo tuffo

    PROTAGONISTI

  • di Tania

    L’ultimo tuffo

    giugno 2017 | Plus Magazine | PROTAGONISTI 07

    PROTAGONISTI

    credibile totale internazionale che parla di 34 ori, 15 argenti e 13 bronzi. Numeri che la acclamano come miglior tuffatrice europea di tutti i tempi.

    L’ultimo tuffo, domenica 14 maggio, il giorno prima del suo 32° compleanno; ha scelto il tram-polino da un metro, anche per ricordare il tito-lo iridato conquistato due anni fa a Kazan. Alla vigilia, con il suo solito sorriso e la sua erre un po’ francese, ha messo le mani avanti: “Dopo sette mesi senza allenamenti, questa gara per me è più una festa, e ci sarà magari anche un po’ da ride-re”. La tuffatrice, pur senza aspettative, ci teneva ad esserci ai Campionati Assoluti Indoor, fra le migliori d’Italia, in gara nelle acque della pisci-na Monumentale, nella città dove sono nati suo padre Giorgio (grande campione di tuffi e suo allenatore) e sua nonna.

    Bolzanina di nascita ma con Torino nel cuore. Sì perché da qui è iniziato tutto. Con la prima gara nel 2009 in cui ho vinto in tutte e tre le disci-pline. Da qui è iniziata la mia carriera e anche le prime pressioni. Il 2009 è stato un grande passo!

    La tua tripletta d’oro agli Europei di Torino del 2009 non è stata la sola occasione in cui i torinesi hanno ricambiato con affetto questo feeling tra la città e la sua beniamina. Torino è l’unico posto in Italia dove la piscina veramente si riempie di pub-blico e questo ti dà delle emozioni forti.

    Come mai hai deciso di ritirarti? Trentun anni nei tuffi per una donna sono il limite, sono una delle più vec-chie, è impossibile in questo sport continuare ad una certa età. E poi non potevo chiudere meglio di così: a Rio ho raggiunto l’obiettivo, dopo la quin-ta Olimpiade, il mio sogno si è avverato.

    Ai Giochi Olimpici della scorsa estate a Rio de Janeiro Tania ha vinto il bronzo dal trampolino di tre metri e l’argento nel sincro insieme a France-sca Dallapè, sua testimone di nozze con tanto di addio al nubilato orga-nizzato a Barcellona, che è in dolce attesa di una bambina. Due medaglie nella stessa Olimpiade - un argento e un bronzo - come suo papà Giorgio a Monaco nel 1972. Rio è stata una rivincita attesa quattro anni. Prima, infatti, nel 2012 la sofferenza delle Olimpiadi di Londra con due quarti posti. Dura rimanere ai piedi del podio dai tre metri per soli 20 centesimi. E nel sincro fermarsi a 2,70 punti dal bronzo. Il momento più triste è stato proprio quello ma ora, con il senno di poi, penso che ne avevo bisogno: se non fosse andata così forse non sarei mai

  • PROTAGONISTI

    arrivata a Rio in quel modo. Londra mi ha in-segnato cose che con un’altra vittoria non avrei mai capito.

    Farai ancora programmi in tv? Mi diverte fare delle esperienze in televisione ma non credo ci saranno impegni fissi.

    E ti diverte di più fare la campionessa o la moglie? Beh, (pausa di riflessione, ndr) non so. Non è cambiato molto da prima, già con la conviven-za avevo sperimentato la vita di coppia, ma ora sono più io che aspetto a casa lui, si sono inver-titi un po’ i ruoli.

    Di che cosa sentirai la mancanza? Non mi mancherà l’adrenalina oltre i limiti, quella che ti fa stare male. Invece mi manche-rà il post gara quando ti senti leggera dopo aver vinto una gara. Avrò nostalgia anche di qualche trasferta con i miei compagni di squadra e per-sino degli allenamenti duri, quando sei sfinita ma soddisfatta.

    Cosa farai adesso? Ho deciso di smettere sul più bello, però credo sia la cosa più giusta da fare. Ora vorrei dedicar-mi a me stessa e, quando arriverà il momento metter su famiglia, come si dice. Ma vorrei an-che dare ancora qualcosa per questo sport, so-prattutto ai più giovani. Mi piacerebbe allenare i ragazzini e trasmette-re loro la mia esperienza. Vorrei rimanere nelle Fiamme Gialle di Bolzano che mi hanno dato tanto.

    Agli Europei di Kiev e ai Mondiali di Buda-pest ci sarà una nuova Tania Cagnotto? Non lo so, abbiamo un ragazzo – Giovanni Tocci – che secondo me è l’unico che ha testa e gambe. È difficile trovare la testa mentre di talenti ce ne sono tanti. In questo sport il 90 per cento lo fa la testa, se nel momento della gara non sei concen-trata non fai niente. Anche Elena Bertocchi da un metro potrebbe fare dei buoni risultati.

    Alle Olimpiadi di Tokio rivedremo invece Fe-derica Pellegrini. È giusto che lei continui perché ha bisogno di chiudere con una soddisfazione che tutti le au-guriamo.

    Dispiaciuta per le mancate Olimpiadi di Roma? Da sportiva dico di sì. Forse se avessero avuto come sindaco Chiara Appendino, ex tuffatrice come me, non sarebbe andata così.

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    FinTech, Intelligenza Artificiale,

    BlockChain

    Il futurodel settore bancarioin mano ai robot?

    TECNOFUTURO

  • d i

    P I E T R O G E N T I L E

    giugno 2017 | Plus Magazine | TECNOFUTURO 11

    L’INTERVISTAIn base alla tua esperienza di Settore, quale ritieni sia la

    posizione dell’Italia in ambito bancario, dal punto di vista dell’innovazione tecnologica, rispetto ai partner europei? Come osservatori in Italia, avendo anche uno sguardo alle dinamiche del mercato internazionale ed Europeo, dobbia-mo dire che il mercato finanziario italiano è apparso nel tempo strutturalmente meno dinamico del passato anche se si sta cercando di recuperare il terreno perduto attraverso percorsi di razionalizzazione del settore, fusioni e acquisizio-ni, razionalizzazione degli sportelli e investimenti in nuove tecnologie.

    Se andiamo specificatamente sul tema dell’inno-vazione tecnologica e degli investimenti in ICT dobbiamo dire che l’Italia presenta a nostro av-viso molteplici sfaccettature. Da un lato il settore ha maturato nel tempo una stratificazione d’in-vestimenti storici che non sempre hanno inno-vato anche i processi. Questo è il tipico esempio delle architetture. D’altro canto le dinamiche più specifiche negli ultimi dodici mesi hanno porta-to le banche a focalizzarsi su determinati ambiti quali le iniziative digitali e di front-end.

    Intervista a Fabio RizzottoSenior Research & Consulting Directorpresso IDC Italy

    Il2017 potrebbe essere l’anno della svolta per gli investimenti delle banche nell’Information & Communication Technology. Le notizie giungono dalle principali società di Ricerca ICT italiane ed internazionali.

    In particolare IDC, la più grande società di ri-cerca al mondo, nel corso del suo Banking Fo-rum 2017, ha annunciato che la trasformazione alla quale andrà incontro questo comparto tra il 2017 e il 2020 sarà assolutamente senza pre-cedenti.

    Secondo IDC entro il 2020 le principali tecno-logie identificate come “disruptive” per il loro potenziale impatto sul mercato dei servizi finanziari – parliamo quindi di BlockChain ma anche per esempio di sistemi IA/cognitive – saranno in uso presso la metà delle banche di tutto il mondo. È questa anche l’impressione emersa nel corso dell’ABI Lab Forum 2017. Nel corso del conve-gno è stato pubblicato il Rapporto sulle Tecnologie in banca: il più recente survey fornisce interessanti indicazioni sulla spesa degli istituti di credito.

    Per oltre il 90% delle banche analizzate il budget ICT per il 2017 sarà in aumento o stabile rispetto a quello del 2016. Siamo quindi di fronte ad una serie di cambiamenti che impatteranno in modo evidente nei prossimi anni, sia sul modo di lavorare in banca che nell’approccio ai servizi bancari da parte dei clienti.

    Abbiamo avuto modo di incontrare ed intervistare su questi temi, il Dott. Fabio Rizzotto, Senior Research & Con-sulting Director, presso IDC Italia.

    Fabio Rizzotto è Senior Research and Consulting Director di IDC Ita-lia. Laureato in Economia Azienda-le all’Università Bocconi di Milano, lavora in IDC dall’anno 2000 dopo un’esperienza di product manage-ment nel settore dell’editoria. Co-ordina i progetti e le iniziative di IDC Italia sui temi dell’Information Technology per il mercato italiano, in stretta sinergia con le strutture IDC internazionali e con il supporto del team di analisti locali.

    TECNOFUTURO

  • Questa evoluzione prevede grandi benefici per le organizzazioni con razionalizzazione dei costi, riallocazione di risorse e riorganizzazione delle competenze.

    Di fronte a questa evoluzione abbiamo vari studi che confermano l’inevitabile scomparsa di posti di lavoro sostituiti dalle tecnologie.

    La vera questione sarà la capacità delle aziende di ricollocare e formare il personale per svolgere le nuove professioni.

    Possiamo raccogliere l’esperienza dell’evoluzione tecnologica avvenuta in passato, ma credo che vi siano due variabili significative che in passato non sono state mai affrontate: la velocità con cui tutto ciò sta avvenendo e la dimensione dell’im-patto sul lavoro umano.

    Dalla nostra esperienza comunque il fattore umano rimane sempre cruciale.

    Recentemente alcune banche hanno inizia-to ad inserirsi in settori attigui al credito quali l’immobiliare, la consulenza fiscale e previden-ziale: pensi che il settore bancario possa creare informaticamente una massa critica per com-petere con i professionisti del settore? È una dinamica molto interessante che stiamo osservando come IDC.

    Alcune grandi banche italiane stanno cercando di inserirsi in settori nuovi e veicolare in questi ambiti prodotti e servizi che solo qualche anno fa sarebbero stati inimmaginabili.

    Questa indubbiamente potrebbe essere una nuo-va fonte di valore.

    L’ingresso di alcune grandi banche nel settore as-sicurativo non è una novità, è invece interessante l’entrata in settori affini in passato non presi in considerazione.

    È fondamentale analizzare le motivazioni che spingono le banche ad entrare in questi nuovi settori.

    Vedo due principali scenari. Il primo è semplice-mente legato ad un’esigenza di “revenue genera-tion”. Il secondo scenario prevede invece la cre-azione di un nuovo modello di business ed una strategia strutturata in risposta ai grandi colossi digitali.

    Nel secondo caso la formazione graduale di competenze nel campo immobiliare, fiscale, pre-videnziale, potrebbe creare una massa critica e nuovo valore, vista la grande esperienza del set-tore bancario nel rapportarsi con il tessuto delle piccole e medie imprese.

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    In questo ambito siamo ad un punto di svolta perché per i ritmi della digital economy è altrettanto importante intervenire su sistemi e processi di back-end, il tutto accompagnato da una profonda revisione delle organizzazioni interne.

    In effetti le banche italiane oggi sono come non mai interessate ai temi più “disruptive” che sono emersi negli ultimi mesi a livello internazionale.

    Esistono vari studi effettuati negli ultimi quattro anni, da quello dell’Università di Oxford a quello effettuato negli USA dal Professor McA-fee del MIT, che affermano che nei prossimi anni milioni di posti di lavo-ro saranno cancellati dalle nuove tecnologie, dall’intelligenza artificiale e saranno sostituiti da nuovi lavori che oltre ad essere numericamente inferiori, necessiteranno più tempo per essere creati e magari verranno spostati in altre aree del mondo. IDC ha effettuato studi similari? Quali conclusioni possono essere tratte?La materia è estremamente affascinante e disegna scenari con notevoli impatti socio-economici. Da qualche anno come IDC stiamo osservando questo tema che è ormai uscito dai laboratori di Ricerca e Sviluppo e dalle università ed è entrato concretamente nell’operato delle aziende.

    Quello che IDC sta effettuando, in particolare per il settore bancario, è ren-dere consapevoli le aziende del fatto che la scala di impatto potenziale della materia “Cognitive Computing” o “Artificial Intelligence” può introdurre un elemento di forte discontinuità rispetto al passato.

    Soluzioni che hanno al loro interno tecniche di “Artificial Intelligence”, “Ma-chine Learning”, “Deep Learning”, “Reti Neurali”, hanno quale principale ca-ratteristica la capacità di apprendere.

    Tale capacità di apprendimento, applicata al mondo dei Big Data può pro-durre risultati inarrivabili dall’essere umano a prescindere dalla quantità di risorse umane impiegate. Parliamo della capacità di affiancare, fino a sosti-tuire le risorse umane una volta acquisiti gli skills da parte delle macchine. In particolare il settore finanziario è uno dei primi settori economici che sta investendo e adottano i “robot advisor” in applicazioni legate, per esempio, al Customer Care.

    TECNOFUTURO

  • Parliamo ora di due argomenti del momento: FinTech e BlockChain. FinTech è il fenomeno a metà strada tra tecnologia e finanza: a parte le poche grandi realtà già affermate, abbiamo startup più piccole e di nic-chia. Potranno queste erodere il business bancario o saranno inglobate dalle banche?

    Negli ultimi mesi si parla moltissimo di BlockChain: sarà la futura infrastruttura tecnologica nel settore bancario?FinTech e BlockChain sono veramente due temi che potrebbero rivoluzio-nare negli anni il settore bancario. Vediamo molto interesse da parte delle banche italiane su questi temi, sia in termini “difensivi” che in termini di creazione di nuove opportunità e valore.

    Per il FinTech dopo gli iniziali timori legati al rischio di vedere erose le pro-prie posizioni, constatiamo ora maggiore apertura da parte del sistema fi-nanziario.

    È un avvicinamento che si sta concretizzando attraverso collaborazioni, fu-sioni e acquisizioni.

    Simile atteggiamento si sta verificando con il fenomeno BlockChain.

    È un paradigma sul quale le banche possono e devono giocare in prima persona la propria partita perché tale tecnologia impatterà direttamente sul business bancario nei prossimi anni.

    La presenza delle banche in consorzi dedicati all’applicazione di questa nuo-va tecnologia è la riprova del fatto che queste sono consapevoli dei rischi e delle opportunità proposte dal nuovo algoritmo.

    Il futuro si giocherà sulla capacità di risolvere tutte le problematiche ancora esistenti.

    La BlockChain non impatterà solo nell’ambito delle transazioni e dei paga-menti, ma anche nei rapporti tra banche ed e-Government, nel Consumer, in tutta la logica di Compliance e Risk Management, nelle applicazioni verso il mondo delle Utilities e dell’Industria, fino all’Internet of Things.

    È quindi una grande opportunità di fronte ad una tecnologia che sembra conquistare consensi in modo inarrestabile.

    Vista la Brexit, ormai conclamata, pensi che vi sia la possibilità che alcune banche, alcune attività informatiche e Startup possano trasfe-rirsi da Londra a Milano?Credo che per prudenza sia opportuno effettuare alcune riflessioni in attesa che gli scenari si vada-no a stabilizzare.

    Già lo scorso anno, subito dopo la decisione po-polare, avevamo creato all’interno della nostra struttura internazionale una task-force dedicata a studiare gli impatti di questa decisione.

    Per quanto riguarda i possibili trasferimenti di attività, dal nostro punto di vista, sebbene alcuni spostamenti vi siano già stati, al momento non vediamo grandi migrazioni di massa.

    Molto probabilmente il tutto è legato alle tem-pistiche che comunque sono ancora lunghe e ad alcuni eventi come il possibile referendum in Scozia.

    Credo che in generale gli spostamenti delle azien-de da un Paese all’altro potranno anche essere in-fluenzati dalla Brexit, ma nel contempo a livello mondiale stanno avvenendo altri grandi cam-biamenti di tipo politico-economico e sociale che influenzeranno in futuro fenomeni quali la delocalizzazione o il re-shoring. Il tutto dipende da fattori fiscali, di stabilità politica, di incentivi all’investimento nei singoli Paesi.

    Ci troviamo quindi di fronte ad uno scenario molto complesso.

    giugno 2017 | Plus Magazine | TECNOFUTURO 13

    TECNOFUTURO

  • I N T E R V I S T A D I

    B E N E D E T T A B R E V E G L I E R I

    14

    “Io, cronista di storie”

    PROTAGONISTI

  • giugno 2017 | Plus Magazine | PROTAGONISTI 15

    PROTAGONISTI

    Uno degli artisti più eclettici del nostro tempo:

    cantautore, cantante, scrittore,

    Davide Bernasconi, in arte Van De Sfroos,

    ci apre una finestra su un mondo pieno di storie

    e di personaggi straordinari.

    I testi delle tue canzoni sono scritti in Laghée, un dialetto lombardo occidentale che riporta alle tue origini, a Como e a quei territori. Scrivi e canti il dialetto come omaggio alla tua storia e alla tua gente o è una scelta musicale precisa?Ambedue le cose. È un impulso irresistibile. Ogni volta sono strappato da qualcosa o qualcuno, è un vortice che mi spinge in quell’unica direzione e la sola cosa che posso fare è raccontarlo. Non posso descrivere una terra che non conosco, e farlo in italiano non sarebbe lo stesso. Il dialetto è tronco e quindi è immediato, ed è proprio in quell’im-mediatezza che ne riconosco la genuinità, l’origi-ne. Non è una scelta snob, ti assicuro. In fondo mi considero un po’ folk e anche un po’ country.

    Quando avevo cominciato questo strano mestiere avevo un gruppo, faceva-mo musica punk e ci mettevamo le magliette dei Sex Pistols. Ma non erava-mo noi quelli veri, noi eravamo dei buffoni, ci mascheravamo e basta. Sono i personaggi che ho incontrato sulla mia strada che “fanno la vita”: gli ex combattenti, gli alcolisti, i playboy di periferia, sono loro che rappresentano quel mondo che è finito nelle mie canzoni, loro che mi fanno raccontare e cantare. Quando ho deciso di scrivere una canzone per i minatori, sono an-dato cinque volte in miniera. Ho ascoltato le loro storie, anche i loro drammi e ho cercato di capire, con rispetto ed attenzione, per poter cantare una realtà che diversamente avrei tradito. Ogni volta che scrivo un testo o descrivo un “carattere”, è sempre frutto di una ricerca. Non improvviso mai. Molte delle storie di cui parlo sono nate da incontri veri, ed io faccio un po’ da “croni-sta” e li metto nelle mie canzoni, ma sempre restando fedele a quello che mi consegnano, come fossi un po’ un confessore. Una volta ero in un camper e mi dissero che un uomo voleva incontrarmi. Quest’uomo mi disse che era arrivato sino all’ultimo anno di seminario, che sembrava sentirsi pronto alla vita francescana, fino al momento in cui gli capitò di ascoltare una mia can-zone che cambiò la sua vita: decise di abbandonare la veste e capì di volere una famiglia. Oggi quell’uomo è padre di tre figli e a me piace pensare che con la mia canzone ho contribuito alla sua felicità. Capisci che tutto questo è un regalo enorme di cui ho molto rispetto. Non posso essere considerato un cantante tradizionale, vivo al confine delle sofferenze e depressioni umane e non potrebbe essere diverso. Quindi è vero che è una scelta linguistico-musicale, ma è anche vero che è la storia di queste terre e dei suoi “inquilini” a finire nelle mie canzoni.

    Tu scrivi canzoni ma scrivi anche romanzi, con una scansione tempora-le fra l’altro interessante. “Perdonato dalle lucertole” è il tuo primo libro, nel 1997, seguito tre anni dopo da “Captain Staiff” e poi, sempre tre anni dopo, nel 2003, dal romanzo “Le parole sognate dai pesci” mentre è del 2005 “Il mio nome è Herbert Fanucci”. Quest’ultimo soprattutto, mi ri-corda l’atmosfera surreale dei romanzi di Edgar A. Poe e mi chiedo chi sia Herbert Fanucci se non il tuo alter ego.In parte lo è. Herbert Fanucci è un po’ un patchwork di persone e storie. È un personaggio che è stato partorito da piccole vicende, ma anche da tutte quelle

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    vite che non ho vissuto e che forse avrei voluto. Un personaggio di un ro-manzo non è solo ispirato dal mondo reale. Anzi, a volte è assolutamente distante dalla quotidianità e vive di vite proprie, in una sorta di individualità fantastica dove tu, scrittore, non hai molta voce in capitolo. I miei personaggi esistono perché li ho creati io, è vero, ma in un certo qual modo esistono no-nostante me stesso. In questo distillato che è la mia scrittura e quindi anche i miei libri, c’è tutto quello che io raccolgo durante il mio percorso: quando trovo oggetti che mi ispirano, così come quando ascolto vicende che mi cat-turano, corro poi ad annotare sui miei taccuini perché nulla vada perso e nulla sia lasciato al caso. Sarebbe una perdita enorme, non pensi? Così i miei romanzi prendono vita. E i personaggi iniziano a muoversi. Ci sono caratteri divertenti ma anche orribili, ma tutti, proprio tutti, sono i pezzi di un grande puzzle che non ho voluto perdere.

    Canti in dialetto e prendi appunti sui taccuini. Hai una mente “car-tacea” e ti assicuro che lo considero un complimento. Che atteggiamen-to hai verso la comunicazione di oggi, quasi completamente costruita in rete, per cui se non “youtubi” o non “whatsapppi” e non “linki” sei out? Penso sia pericoloso. Credo che un adolescente, più di tutti, debba essere at-tento a non esserne divorato. La comunicazione in rete è magica perché im-mediata, ma ostacola ovviamente la costruzione di una relazione umana. Un adolescente che ne abusa, rischia di disimparare a scrivere e parlare, a favore di una fragilità che può facilmente scatenare episodi infernali di bullismo.

    Parliamo del tanto spesso vituperato Festival di Sanremo. Uno come te che negli anni Novanta ha vinto il Premio Tenco come migliore artista emergente per poi vincerlo di nuovo nel 2002 con “Semm partii”, migliore disco in dialetto. E che nel 2008, fra gli altri successi (l’album dal vivo “Laiv”, i romanzi “Le parole sognate dai pesci”, “Il mio nome è Herbert Fanucci” e l’album “Akuaduulza”) ha cavalcato tutte le classifiche con “Pica”, rimasto al 4° posto per ben 14 settimane di seguito, ha poi deciso, nel 2010, di partecipare a Sanremo. La domanda si fa quasi da sé: perché scegliere un ingranaggio così commerciale come quello del Festival?Pochi lo sanno ma quell’anno fu Gianni Morandi a chiamarmi per parteci-pare alla 61ª edizione di Sanremo. Mi disse che secondo lui il Festival aveva bisogno di voci diverse, e voleva me. Portai Yanez e arrivai quarto. Poi il disco andò molto bene, 30.000 copie vendute e il certificato disco d’oro per la FIMI. Che vuoi che ti dica, Sanremo è un po’ un’abbuffata di musica e come ogni

    grande buffet, trovi un po’ di tutto. Non bisogna pensare di andare a mangiare in un ristorante da nouvelle cuisine, e questo lo sanno tutti i cantanti che vanno su quel palco. Però è una bella vetrina e in questo mestiere serve. Bisogna fare i conti an-che con questo senza falsi snobismi. Ed è anche il posto dove puoi scoprire talenti. Quest’anno mi è piaciuta molto la canzone di Ermal Meta. Lo con-sidero molto bravo. Credo che il Festival sia coe-rente con se stesso, che non dia né più e né meno di quello che ha sempre dato. Mi ricordo di esser-mi emozionato moltissimo l’anno (2012) in cui ho scritto “Grande mistero” per Irene Fornaciari: mentre la guardavo salire sul palco, mi tremavano le gambe, tanto mi sentivo responsabile. Quando ci sono stato io, su quel palco, ero tranquillo. Ero libero, l’emozione mi aveva lasciato.

    Il 9 giugno sarai in concerto su uno dei pal-chi più ambiti al mondo: San Siro. Immagino lo sognassi da tempo.Un sogno ma anche un percorso. Se pensi a come sarebbe, a cosa accadrebbe se un giorno ti trovassi magicamente a cantare a San Siro, non è giusto e non è vero. Io non ci ho mai pensato in questi termini. Ho camminato sulla mia strada, ho cantato su palchi minori ma non con minore orgoglio. L’or-goglio di vedere un pubblico che mi ha seguito e che mi ha aspettato, anche quando sono stato fuo-ri dalla mia terra, quando sono andato a cantare al Sud, dove il dialetto è diverso ma evidentemente la gente si riconosce nelle mie storie, è un senti-mento enorme. È quella l’Italia che vorrei rivedere lì quella sera, davanti a me, per raccontarle ancora tutto quello che ho visto e che conosco.

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    Ha un nome femminile e grazioso, Odet-te, ma non pensate che la ragazza sia fragi-le e delicata e, soprattutto, non cimentatevi in gare di forza. La signorina Giuffrida, in-fatti, ha vinto la medaglia d’argento di judo ai Giochi Olimpici di Rio de Janeiro 2016 nella categoria 52 kg. Classe 1994, la gio-vane atleta appartiene al Gruppo Sportivo dell’Esercito ed è un concentrato di grinta e determinazione. Qualità che l’hanno in-dotta a provare questa disciplina a sei anni, sull’esempio del fratello, e che nel 2009 le hanno permesso di esordire a livello inter-nazionale nella categoria cadetti vincendo sia l’oro nei Campionati Europei e all’Olim-piade Europea sia l’argento ai Campionati Mondiali. La sua è una storia di successo, ma quel successo Odette lo ha conquistato allenamento dopo allenamento. Complici l’amore per il judo, che non le fa sentire la stanchezza, la fede religiosa che le regala serenità e una bella famiglia che tifa per lei.

    Ci presenti Odette Giuffrida?(Ride) È una domanda difficile. Sono una ragazza che ama stare in famiglia e con chi conosce da sempre. Non vado spesso a ballare, come fanno molte mie coetanee; preferisco invece rimanere a casa a guar-dare un film rilassata con gli amici. Sono timida e poco attaccata a tutto ciò che è materiale, medaglie incluse.

    Il judo per te è?È una parte costante e importante della

    mia vita, che vivo intensamente e con gran-de passione. Dedico la maggior parte della mia giornata a questa disciplina e anche quando non sono sul tatami guardo i vi-deo e mi documento. Ringrazio spesso la mia famiglia che ha fatto dei sacrifici per consentirmi di realizzare quello che era il sogno di una bambina.

    Quanto tempo dedichi agli allena-menti?In media cinque ore ogni giorno, ma nel periodo che precede le gare anche di più.

    Cos’ha significato vincere una meda-glia d’argento alle Olimpiadi dello scor-so anno?Mi considero una persona umile. La vitto-ria è stata importante ed emozionante, ma non ha cambiato la mia vita. Quello che mi ha davvero segnata, e che ricordo ancora con grande emozione, è stato avere la mia famiglia presente. Loro erano lì e mi hanno supportata in ogni momento. Quell’espe-rienza è stata la realizzazione di un desi-derio che avevo sin da piccola e che non è ancora finito: spero infatti di rimanere nella storia del judo femminile italiano.

    Oltre allo sport, quali sono le tue pas-sioni?Amo viaggiare. Praticando questo sport sono spesso in città e paesi diversi, ma non riesco a visitarli. Per lo più mi muovo tra i palazzetti e gli alberghi. Il viaggio inteso come evasione da tutto, come scoperta di nuovi mondi e anche di se stessi è un’altra cosa. Dopo l’Olimpiade del 2016 ho visitato il Brasile da sola: con me c’erano lo zaino

    e la videocamera. Ho contattato alcu-ne amiche judoke brasiliane per avere le informazioni ne-cessarie e qualche consiglio, dopo di che sono partita alla scoperta di questo paese fantastico. Per me è stata una sfida muovermi totalmen-te da sola, ma lo rifa-rei subito.

    Quanto questa disciplina influenza la tua vita quoti-diana?La mia grande fortuna è stata sapere, fin da bambina, che cosa volevo diventare. Il judo ha sempre fatto parte della mia vita e sono cresciuta con le regole e i valori dello sport. Quando i coetanei, il pomeriggio, usciva-no, io mi allenavo e non ne sentivo il peso. Ero soddisfatta e completa. La mia adole-scenza è stata diversa rispetto alla maggior parte delle ragazze, ma mi ha permesso di capire presto cosa fossero il sacrificio e il raggiungimento degli obiettivi. Oggi come allora le mie amicizie sono all’interno della palestra, che considero una seconda casa.

    Progetti futuri?Vincere una medaglia ai campionati mon-diali di judo che si terranno a Budapest dal 28 agosto al 3 settembre e, naturalmente, l’oro alle prossime Olimpiadi.

    Segui una dieta particolare?Prima delle gare devo alimentarmi in modo rigoroso, invece nei momenti di pausa mi rilasso e mangio quello che mi piace. Sono comunque seguita da un nutrizionista che verifica la massa muscolare, l’idratazione del corpo e tutti i parametri importanti per un atleta.

    La colazione per te è…?La mattina non ho fame per cui mangio poco, nonostante il medico mi ricordi spesso che la colazione è un pasto davvero importante. Il giorno delle gare, però, mi nutro in maniera corretta ed equilibrata an-che al mattino.

    B a r B a r a O d e t t O

    Odette Giuffrida

    Coccola golosa, dolce pausa tra la calma della notte

    e la frenesia del giorno: la colazione, secondo me.

    Il momento migliore per due chiacchiere rilassate

    con Odette Giuffrida.

    OSPITI

    A colazione con

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    SE, COME LA MAGGIOR PARTE DI NOI, non siete degli appassionati, probabil-mente non ricorderete da quanto tempo gli Stati Uniti hanno smesso di spedire astronauti nello spazio.

    Dopo il guanto di sfida lanciato dai russi e pron-tamente raccolto da JFK, l’ultimo Apollo è parti-to nel lontano 1975 e dobbiamo andare al 1981 per trovare la prima missione Shuttle, che rivo-luzionò il concetto stesso di volo spaziale.

    d i

    M A U R O B O S S O L A

    per la conquistadello spazio

    La nuova gara

    NEWS

    L’esplorazione dello spazio proseguirà, che noi vi partecipiamo oppure no,

    e rappresenta una delle più grandi avventure di tutti i tempi.

    ■ ■ ■ John Fitzgerald Kennedy

  • giugno 2017 | Plus Magazine | NEWS 21

    Comunque, per quanto sembri impossibile, nessun astronauta americano è più decollato da Cape Canaveral o da qualsiasi altra parte degli USA da quando gli Shuttle furono ritirati e cioè dal 2011.

    Tuttavia, nei prossimi anni, le mitiche rampe di lancio entrate ormai nell’immaginario collet-tivo di più di una generazione, si preparano a ruggire di nuovo.

    Questa volta però non saranno le navicelle della NASA a decollare ma quelle di compagnie pri-vate a stelle e strisce, Boeing Aerospace e SpaceX. Così, mentre le storiche navicelle che hanno sol-cato i cieli stellati erano progettate dalla NASA e prodotte dai privati, oggi sono proprio i privati a produrre e costruire vendendo i loro servizi proprio alla NASA.

    Le nuove navicelle ricordano esteriormente molto più i vecchi razzi Apollo con la loro capsu-la conica che i “moderni” Shuttle, sia lo Starliner della Boeing che il Dragon di SpaceX, ma sono decisamente più grandi dei loro illustri prede-cessori. Infatti, sulla base della configurazione interna dei posti possono arrivare a sette mem-bri di equipaggio e, contrariamente alle capsule usa e getta di Apollo, sono progettate per resiste-re a ben 10 viaggi di andata e ritorno.

    Le prove generali per questa ripresa della corsa verso lo spazio non sono andate benissimo, vi-sti i problemi incontrati fino a qui da entrambi i prototipi di vettori e, in particolare, dal razzo Falcon 9 di SpaceX esploso in orbita a giugno di due anni fa qualche minuto appena dopo il lancio.

    Il 2017 si presenta come un anno cruciale per le due compagnie private che, con questa ini-ziativa industriale, riporteranno all’avanguar-dia l’industria spaziale americana. E altrettanto cruciale sarà per la NASA stessa. Saranno infat-ti Boeing e SpaceX a fornire alla NASA i mezzi idonei per portare gli equipaggi verso e dalla stazione spaziale internazionale, un lavoro che, ad oggi, solo i russi, con la loro nave spaziale Soyutz, sono in grado di fare.

    Quest’anno, quindi, i vari test di laboratorio e di lancio sono destinati decisamente ad aumen-tare, dalla California al New Mexico, fino ad ar-rivare al lancio di una capsula senza equipaggio entro la fine dell’anno da parte di SpaceX, se-guito da quello con equipaggio nella primavera del 2018.

    Boeing Aerospace seguirà a ruota con analoghi lanci programmati a giugno ed agosto 2018.

    NEWS

    Ciò che nessuno ormai più dubita è che queste navicelle siano destinate a volare, che astronauti americani torneranno ad imbarcarsi su razzi pro-dotti in USA e destinati a decollare dagli USA. Perché anche se il modello di business non è più quello di tanti anni fa, e certamente non lo è, il desiderio americano di “esserci”, di continuare ad esplorare lo spazio, non è cambiato.

    Risuonano ancora attuali le parole di John Kennedy quando affermava che l’esplorazione dello spazio proseguirà indipendentemente dalla nostra partecipazione, perché “rappresenta una delle più grandi avventure umane di tutti i tempi”.

    ■ ■ ■

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    PIETRO D’ALÌ

    L’uomo e il mare

    La sua è una storia lunga una vita, perché per lui la professione coincide con il suo modo di es-sere. Parliamo di Pietro D’Alì, velista globetrotter che a tre anni timona per la prima volta il gozzo di famiglia e a sette, in Sicilia, scopre la vela sa-lendo su uno Spark (piccola deriva a spigolo con randa e fiocco) e non l’abbandona più. Milanese di nascita e ligure d’adozione, frequenta la scuola vela di Portofino e a 13 anni entra nell’equipag-gio del Guia IV, la barca di Giorgio Falck. Il resto è storia.

    Nel 1986 si distingue nella classe 470, due anni dopo vince il titolo italiano classe J24, mentre nell’89 è primo al Campionato Italiano e a quel-lo Europeo Asso 99. Dal 1992 si dedica alla classe Star ottenendo un terzo posto alle Preolimpiche di Anzio e conquistando prima il titolo italiano e, nel 1993, quello europeo e ancora l’italiano nel ‘98.

    Partecipa a diverse competizioni prestigiose come la Whitbread Round the World Race con Brooksfield e nel 1995 vince il Campionato ita-liano J22 e il Giro d’Italia a vela. Considerato a pieno titolo uno dei massimi rappresentanti della vela nazionale, D’Alì è protagonista anche di due edizioni della Coppa America con il team Prada. Nel 2000 è randista di Luna Rossa contro il Team New Zealand, dopo aver fatto parte dell’equipag-gio vincitore della Louis Vuitton Cup. Sempre con la Star partecipa alle Olimpiadi di Sydney dove si classifica decimo.

    i n t e r v i s t a D i

    E L I S A B E T T A E I N A U D I

    PROTAGONISTI

    Skipper, navigatore e regatante, da oltre trent’anni cavalca tutti i tipi di onde. Conosce le barche come pochi altri

    ed è considerato uno dei migliori velisti d’Italia. Dalle Olimpiadi di Sydney alla Coppa America, non c’è

    competizione internazionale che non lo veda protagonista.

  • Dal 2005 inizia a regatare sul Figaro Beneteau, una classe monotipo per re-gate sia in solitario sia in coppia molto popolare in Francia. Prende parte alle più importanti gare maturando importanti esperienze e conseguendo risultati mai ottenuti prima dai velisti italiani in questo tipo di competizio-ni. Partecipa alla Marsiglia Cup, Generali Solo, La Solitaire du Figaro, Solo Mediterranèe, Transat AG2R, in coppia con Kito de Pavant, e Corsica Race. Con Giovanni Soldini, nel 2007 su Telecom class 40 vince la Transat Jacques Vabre partendo da Le Havre, in Francia, per arrivare a San Salvator de Baja, in Brasile; i due sono anche stati nominati “Velisti dell’Anno” nel 2008.

    Ad un palmarès così ricco Pietro D’Alì aggiunge un’altra sfida ed un’altra vit-toria personale: la stesura del libro Fra il mare e il vento. La mia vita in regata scritto insieme con il giornalista Matteo Cortese. I due ripercorrono la carrie-ra e la passione di quest’uomo che alla terra ferma preferisce l’acqua salata. Pietro D’Alì si racconta a Plus Magazine durante un’intervista telefonica ri-lasciata in Grecia durante un allenamento.

    Pietro e il mare.Il mare è una grande passione oltre che una fonte di vita. Non riesco ad immaginarmi troppo a lungo sulla terra ferma.

    Vela vuol dire?La vela è uno sport complesso, ma è un mezzo naturale per spostarsi sull’ac-qua. Bisogna conoscere il vento e sfruttarlo al meglio, studiare le correnti e le onde, ma è importante anche essere informati sulla struttura e sulla tecnolo-gia della barca. Oggi con l’elettronica tutto è più facile, ma la sensibilità e la

    giugno 2017 | Plus Magazine | PROTAGONISTI 23

    PROTAGONISTI

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    La sua dimensione ideale: da solo o in gruppo? Mi piace veleggiare da solo o in coppia.

    Cosa c’è dietro ad una competizione? Soprattutto per gare importanti come la Coppa America e le Olimpiadi, occorre un lavoro co-stante. Ogni team si prepara con regate di avvici-namento e programmi ad hoc. Occorre un’ottima preparazione atletica perché bisogna saper supe-rare lo sforzo fisico con lucidità. La barca si porta anche con il corpo e a seconda dell’imbarcazione c’è un peso ideale che l’atleta deve rispettare. Per sei anni sono stato nel team di Prada e facevamo sei ore di palestra al giorno. Naturalmente lo stu-dio e la preparazione teorica sono fondamentali per saper manovrare bene, così come l’aspetto psicologico. Talvolta bisogna prendere delle deci-sioni importanti in brevissimo tempo e nei mo-menti difficili occorre essere lucidi e concentrati. Tutto succede velocemente e si può mettere a re-pentaglio la propria vita o quella degli altri.

    Dagli esordi ad oggi i materiali si sono evo-luti: quanto sono importanti per costruire una barca che vuole raggiungere ottimi risultati in gara?Sono fondamentali. Un tempo le vele erano in Dacron, un polimero derivato dal petrolio, e le

    PROTAGONISTI

    competenza per diventare velisti professionisti si acquisiscono sin da piccoli e con l’esperienza perché ogni volta che si esce in mare è una sfida.

    Esistono tanti tipi di regate?Ci sono quelle corte a bastone che durano un’ora: in questo caso è impor-tante partire bene e saper manovrare velocemente l’imbarcazione. Poi ci sono quelle costiere che durano in media tre ore, quelle di tre o quattro giorni che circumnavigano un’isola, le regate atlantiche e altre che fanno il giro del mondo. Il requisito fondamentale, per ogni competizione, è essere un marinaio cioè saper navigare in mare aperto.

    Pietro D’Alì e Giovanni Soldini, “Velisti dell’anno” nel 2008.

  • barche erano in legno e quindi pesanti. Oggi i tes-suti e le resine impiegate sono sempre più leggere e garantiscono stabilità e velocità.

    Barche grandi versus barche piccole.Quelle piccole si governano con il corpo e richie-dono una preparazione fisica non indifferente; quelle di grosse dimensioni hanno bisogno di un team e non di un solo uomo. In questo caso i veli-sti vengono dopo i progettisti e i costruttori.

    Lei ha vinto anche in Francia, dove la vela è uno sport molto praticato. Un bel risultato?Oltre confine i velisti sono tecnicamente prepara-ti e hanno molta esperienza; vengono selezionati non perché hanno contatti importanti, ma per le loro competenze. Essermi distinto in Francia, pa-ese famoso per la vela, è per me motivo di orgo-glio, ma non è l’unico. Sicuramente le Olimpiadi e la Coppa America mi hanno regalato un’emo-zione forte.

    La sfida più grande in acqua?(Ride) Per fortuna ho vinto molte sfide. Ricordo disalberamenti e cappottamenti, ma l’esperienza più difficile è stata durante il Giro del mondo. Eravamo a 54 sud dopo Città del Capo e faceva-mo rotta verso l’Australia. Il timone si è rotto e imbarcavamo acqua. Gli strumenti erano bagnati e stavamo affondando. Il mare aveva una tempe-ratura di 4°C e il vento era a 90 nodi. I soccorsi non riuscivano ad arrivare ed è stata deviata una barca della gara. Siamo riusciti a chiudere la falda con un secchio e abbiamo montato un timone piccolo che, dopo 2000 miglia, ci ha permesso di arrivare in Australia.

    Cosa significa interpretare il vento?Significa sfruttarlo per scegliere la vela e la rot-ta migliore. La tecnologia odierna ci permette di avere una quantità importante d’informazioni da gestire e ci offre una sicurezza maggiore per-ché la barca viene monitorata ogni 15 minuti da un team a terra. La differenza, però, la fa sempre l’uomo. Solo l’esperienza permette di capire se è meglio seguire le previsioni meteo o il buon sen-so. È fondamentale conoscere la propria imbar-cazione e soprattutto se stessi. Di fronte alle dif-ficoltà e agli imprevisti ogni velista, anche quello con più ore di mare, reagisce in modo diverso e non sempre mantiene la calma.

    Parliamo del suo libro?Fra il mare e il vento. La mia vita in regata è edito da Nutrimenti ed è un omaggio ad un giornalista e velista, che oggi non c’è più: Paolo Venanzange-li. È stato pubblicato nel 2008 e l’ho scritto insie-me col giornalista RadioRai Matteo Cortes.

    Le illustrazioni sono di Gabriele D’Alì e nel testo racconto la mia vita, i sogni e gli obiettivi. Descrivo la mia passione per il mare e per la vela. Paolo voleva scrivere questo libro su di me; ho deciso di realizzarlo per ricordare un ami-co, oltre che un valido professionista.

    Il mare più bello?Ho visto i mari del mondo, ma il Mediterraneo è splendido e le coste e le isole dell’Italia offrono dei panorami fantastici.

    Regatare in solitaria significa?Significa essere molto concentrati e prevenire gli errori perché se si finisce in acqua la situazione è grave. Da soli tutto è amplificato e si può solo contare su se stessi. Ho partecipato a La Solitaire du Figaro, una competizione diffi-cile che mi ha impegnato dodici ore al timone con 35 nodi di vento. È stata una prova dura, ma che mi ha regalato tanto.

    Un consiglio per un giovane che vuole vivere di vela? Avere un’ottima disponibilità economica. Oggi questo mestiere è più com-plicato di un tempo perché le imbarcazioni sono molto costose e servono anche un gommone e un allenatore. Un tempo c’erano dei contributi da parte delle federazioni, oggi non più. Ricordo che nel 1981 con 50.000 lire andavo a Napoli a regatare, oggi è impossibile farlo con 25,00 euro.

    Ci regala un ricordo?Da ragazzino, quando frequentavo la scuola vela di Portofino, ognuno di noi veniva adottato da un marinaio esperto che gli insegnava i trucchi per navigare al meglio. Durante l’inverno, tre volte alla settimana facevamo delle regate in porto e tutti facevamo del nostro meglio per non deludere il nostro maestro. Quelle emozioni sono ancora vive dentro di me.

    giugno 2017 | Plus Magazine | PROTAGONISTI 25

    PROTAGONISTI

  • di BARBARA ODETTO (foto Archivio Stilisti)

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    MODA

    Sole e caldo coincidono con energia e gioia. la moda eSplode in una palette di colori iper vitaminici che vanno dal giallo all’arancio paSSando per il roSSo. il faShion fa il giro del mondo e attinge tipS dalle culture di ogni latitudine, Strizza l’occhio agli eightieS, ma non diSdegna le forme romantiche e vittoriane. abbandonato il look da ufficio, anche l’uomo gioca con la moda e Sceglie uno Stile caSual e rilaSSato. tra SunglaSSeS e bermuda, l’eState Si fa cool!

  • “Life loves me and loves you”.

    È questo il claim che accompagna la collezione S-S fir-mata Kristina Ti. Un claim pieno di amore per la vita, per le persone e naturalmente per la moda, sua pas-sione da sempre. La stilista sceglie ancora una volta ro-manticismo e leggerezza e lo declina nei toni del bian-co, del rosa, del tortora ma anche dell’azzurro e del nero. La seta si unisce all’organza mentre il neoprene dal taglio laser ingentilisce i long e i mini dress.

    Non mancano il tricot e le frange, prota-goniste di stagione, ma neppure le

    maxi righe. Su top, bluse e ve-stiti fa capolino invece la

    farfalla, che regala un touch sognante e

    delicato. Pronte ad indossare

    la poesia?

    THAT’S AMORE!

    www.kristinati.it

    Kristina-ti

    giugno 2017 | Plus Magazine | MODA 27

    MODA

    http://www.kristinati.it/

  • Il segreto di Anna Sui? Mixare lo stile vintage con i look più attuali, sorprendere con outfit esuberanti in linea con il mood Victorian cowboys. Vera trendset-ter, la “sua” primavera-estate è all’insegna dell’Ame-rican Folk Art che ritroviamo nelle giacche in pelle e nei minidress con le frange così come nei micro poncho da vera squaw. Anche la scelta dei grafismi rievoca i manufatti delle tribù del Nord America e sono un omaggio alla cultura indiana. Tra i tessuti non mancano i pizzi e gli chiffon abbinati in un gioco di vedo-non-vedo sensuale, ma non eccessivo. In onore alla moda a stelle e strisce, la stilista propone anche divertenti outfit dal mood college che ricordano le cheerleader e abitini bon-ton rivisitati però in chiave ironica. I colori? Viola, lavanda, magenta, marrone, rosa, giallo ma anche rosso, bianco e blu. Per un twist che si fa notare e ricordare.

    Some images selected: Asos, www.asos.com/it, image courtesy TRENDFORTREND

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    MODA

    AMERICAN WOMAN

    www.annasui.com

    anna sUi

    http://www.asos.com/ithttp://www.annasui.com/

  • MOOD MEDITERRANEO

    www.luisaspagnoli.it

    LUisa sPaGnOLi

    Questo il titolo della campagna pubblicitaria Luisa Spagnoli per la stagione più calda di questo 2017. Realizzata dal fo-tografo spagnolo Manuel Outumuro con la modella Gintare Sudziute, l’advertising rievoca un mondo raffinato in linea con la filosofia del brand e ricorda certi scorci della Riviera, ma anche della Costa Azzurra e degli Hamptons. Loro, gli abiti, hanno una palette colori che indaga tutti i toni del blu ai quali si uniscono il rosso, il bianco e i pastelli. Per un omaggio al Mare nostrum e al sole. Il taglio è come sempre sartoriale ed è studiato per rendere questi outfit perfetti sia tra i dock degli yacht-club sia a bordo piscina, magari ad un cocktail party al tramonto. Le linee scivolano perfettamente sul corpo rega-lando un’allure chic e mai banale, dal sapore navy. Pronte a salpare?

    giugno 2017 | Plus Magazine | MODA 29

    MODA

    http://www.luisaspagnoli.it/

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    “M as Missoni” è la parola d’ordine del beachwear targato 2k17. Dai bikini ai costumi interi, il glitter glam dal twist californiano domina incontrastato e regala un appeal contemporaneo e iper femminile che piace a chi vuole giocare con la moda. Lo stile è easy e gioioso e punta su grafismi che corteggiano l’arte moderna e il mood hippy-folk. Come una tavolozza spumeggiante e fan-tasiosa, la cromia trasforma il look versione mare in un momento positivo ed energico. Le linee sono basiche, femminili ed essenziali, per una lei contemporanea e fanno da sfondo al colore, vero protagonista della col-lezione.

    Image courtesy TRENDFORTREND

    CALIFORNIA GIRLS

    www.m-missoni.com

    M-MissOni

    MODA

    http://www.m-missoni.com/

  • giugno 2017 | Plus Magazine | MODA 31

    È un lavoro squisitamente nostrano quello che è all’origine degli oc-chiali Italia Independent. Ancora una volta il brand punta su know-how, creatività, tecnologia dei materiali e fantasia nelle forme e nei colori. In questa estate la griffe veste l’uomo con montature che alter-nano linee classiche e raffinate ad altre più estrose e funny, sceglien-do carbonio, alluminio, acetato e titanio per trasformare i sunglasses in accessori cult. Basta indossarli per diventare protagonisti di uno stile all’avanguardia che coniuga con disinvoltura fashion e design. Perfetti in versione urban, sono ideali per una vacanza all’insegna del-lo stile. Perché il fascino passa anche dagli occhiali…

    Images selected: Luisaviaroma, www.luisaviaroma.com, image courtesy TRENDFORTREND

    Dal 2013 ad oggi non c’è un solo “lui” al mondo che non voglia indossare lo swimwear firmato Danward. Sarà perché lo stilista americano è il simbolo di chi vive un certo tipo di lifestyle, fatto di eleganza e attenzione alla qualità, oppure sarà perché la produzione viene realizzata in Italia e non passa certo inosservata. Cosmopolita, il couturier trasferisce nelle sue creazioni tutto il suo universo: gli anni trascorsi in Giappone, la collaborazione con Hermés a Parigi, l’esperienza svizzera e quella italiana dove ha lavorato per Calvin Klein. Il risultato è, ancora una volta, una collezione che punta sul lusso più raffinato e lo traduce sapientemente in versione mare. D’altronde la filosofia del brand è: “L’estate non è una stagione, ma uno stato mentale”. Cos’altro aggiungere?

    Images selected: Luisaviaroma, www.luisaviaroma.com, image courtesy TRENDFORTREND

    THE ITALIAN JOB

    www.italiaindependent.com

    itaLia inDEPEnDEnt

    MODA

    ON THE BEACH

    www.danwardwear.com

    DanWarD

    http://www.luisaviaroma.com/http://www.luisaviaroma.com/http://www.italiaindependent.com/http://www.danwardwear.com/

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    la Redazione

    Il Teatro Greco di Siracusa, uno dei templi più belli che l’antichità ci ha lasciato in eredità, ogni anno in primavera riprende vita con le rappre-sentazioni antiche. In questa splendida cornice, allestita dall’Istituto Nazionale del Dramma Antico (INDA) si rivive la tradizione degli spet-tacoli classici.

    Le tragedie, rappresentate in uno scenario mozzafiato, si trasformano in esperienze indimenticabili che coinvolgono appassionati di arte e cultura provenienti da tutto il mondo.

    L’attività del prestigioso Istituto, iniziata nel 1914, si è interrotta sola-mente durante le guerre mondiali, e nel 2014 ha festeggiato un secolo di storia. Nel 1998 l’INDA è stato trasformato da Ente Pubblico in Fon-dazione e annualmente organizza i cicli di spettacoli classici al Teatro Greco di Siracusa perseguendo il primario obiettivo di valorizzare la cultura classica e promuovere le nozioni di base del pensiero greco-romano.

    La 53ª edizione è la più lunga di sempre, con il debutto dello scorso 6 maggio e l’ultima replica in programma il 9 luglio: 55 spettacoli in poco più di due mesi. Una prova ambiziosa che l’INDA ha voluto assumer-si nell’anno in cui Siracusa celebra 2.750 anni della sua fondazione e dopo il grande successo dell’edizione 2016, che ha visto la partecipa-zione di oltre 119 mila spettatori.

    L’edizione 2017 propone tre nuove produzioni: le tragedie Sette contro Tebe di Eschilo diretta da Marco Baliani, con gli attori Marco Foschi e Anna Della Rosa, il ritorno dopo 49 anni della rappresentazione di Fenicie di Euripide, affidata a Valerio Binasco con gli attori Guido Capri-no, Gianmaria Martini e Isa Danieli. Queste due tragedie raccontano la storia dell’assedio della città di Tebe da due diversi punti di vista.

    La terza rappresentazione in programma per il 2017 è invece la com-media Rane di Aristofane che vede tra i protagonisti gli attori siciliani Ficarra e Picone che interpretano Dionisio e Xantia, sotto la regia di Giorgio Barberio Corsetti e le musiche dei SeiOttavi.

    Il coro che accompagnerà i tre spettacoli è composto dagli allievi dell’Accademia d’Arte del Dramma Antico di Siracusa.

    Con queste opere la Fondazione INDA si propone di raccontare, attra-verso il mito di ieri, scenari di un’attualità a volte sorprendente.

    Direttore artistico è il poliedrico regista palermitano Roberto Andò.

    Per informazioni: www.indafondazione.org

    53º Ciclo di rappresentazioni classiche al Teatro Greco di Siracusa

    FONDAZIONE INDA: 6 mAggIO - 9 luglIO 2017

    EVENTI

    http://www.indafondazione.org/

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    di Paola Gomiero

    La Biennale di Venezia è senza dubbio, tra le più antiche e prestigiose rassegne internazionali di arte contemporaea al mondo. Le sue origini risalgono al 1895, anno della prima esposizione, nata col proposito di stimolare la creatività artistica e dare un impulso al mercato dell’arte a Venezia e in generale all’Italia.

    Questa manifestazione ha tuttora l’obiettivo di promuovere le nuove tendenze artistiche organizzando diverse iniziative artistiche di grande respiro, il Festival internazionale di musica contemporanea (fondato nel 1930), la Mostra internazionale del cinema (1932), il Festival internazio-nale del teatro (1934); la Mostra internazionale di architettura (1980) e il Festival internazionale di danza contemporanea (1999).

    Viva Arte viva è il titolo scelto per l’edizione 2017 (13 maggio-26 novem-bre 2017) dalla responsabile Christine Macel (dal 2000 curatrice capo del Centre Pompidou di Parigi, e responsabile del Dipartimento della “Créa-tion contemporaine et prospective”, che lei stessa ha creato e sviluppato), che rimette al centro il ruolo dell’artista nella società contemporanea.

    Macel ha definito la biennale “con gli artisti, degli artisti e per gli artisti” sulle forme che essi propongono, i modi di vivere che scelgono e gli in-terrogativi che pongono.

    La mostra sarà affiancata da 85 partecipazioni nazionali negli storici Pa-diglioni ai Giardini, all’Arsenale e nel centro storico di Venezia. Sono 4 i paesi presenti per la prima volta: Antigua e Barbuda, Kiribati, Nigeria e Kazahistan.

    Il Padiglione Italia alle Tese delle Vergini in Arsenale, sostenuto e pro-mosso dal ministero dei Beni Culturali è curato quest’anno da Cecilia Alemani direttrice del programma di arte pubblica dell’High Line Art, la ferrovia sopraelevata di New York.

    La Mostra offre un percorso espositivo che si sviluppa intorno a nove capitoli, con due primi universi nel padiglione Centrale ai Giardini e altri sette universi che si snodano dall’Arsenale fino al Giardino delle Vergini.

    Molto nutrita la schiera dei partecipanti, infatti saranno 120 gli artisti presenti, provenienti da 51 paesi; di questi 103 si affacciano per la prima volta alla Mostra Internazionale della curatrice Christine Macel.

    Per informazioni: www.labiennale.org

    La Biennale di Venezia 53ª edizione: Viva Arte Viva

    13 mAggIO - 26 NOVEmBRE 2017

    EVENTI

    http://www.labiennale.org/

  • DNG CLIMA:lasciatevi condizionare

    365 giorni l’anno

    I climatizzatori DNG Groupsono perfetti in ogni stagione: raffreddano d’estate, riscaldano d’inverno e deumidificano in primavera e in autunno!

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  • do magico” dell’Atene del V e del IV secolo avanti Cristo. Non era più il mondo contemporaneo e i poeti guardavano all’indietro, evocando fantasmi della memoria collettiva, un mondo “notturno” e immaginato come nei riti dionisiaci.

    Per la prima volta finzione e verosimile si fondo-no nella creazione letteraria, nel tentativo di tra-mandare i miti dal passato al futuro.

    Le narrazioni greche mettono in relazione l’uma-no e il divino, ricreando il mondo immaginifico del paradiso terrestre biblico traslato sul monte Olimpo degli Dèi, e la colpa prende forma nei comportamenti umani e divini del mondo paga-no (Zeus scaglia fulmini; Edipo uccide il padre e si unisce incestuosamente alla madre, amore e morte nella guerra di Troia).

    La prossimità della vita al malvagio e al demonia-co non permette di correggere le empietà in una visione escatologica, come avverrà in seguito con il cristianesimo.

    La mostra è costruita intorno alla raccolta di ce-ramiche greche di Intesa Sanpaolo, (522 reperti), conservata a Palazzo Leoni Montanari (a Vicen-za, a poca distanza dalla Basilica Palladiana), sede museale della banca.

    La “location” e l’impianto della mostra sono una felice fusione tra la storia torinese incentrata sull’automobile e la meccanica, di cui il Lingotto fu un simbolo, e l’investimento in cultura, per la sua valorizzazione, effettuato dalle banche e dalle fondazioni bancarie.

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    EMOZIONI TRA ARTE, CINEMA E LIBRI

    Il viaggio dell’eroe.Da Atene alla Magna Grecia,dal racconto all’immagine

    La Pinacoteca agnelli presenta la sua prima mostra dedicata all’archeologia. Il Viaggio dell’Eroe costituisce un percorso dedicato alle figure di eroi presenti nel mito greco e raffigurati sui preziosi vasi della Collezione di ceramiche attiche e magno-greche di Intesa Sanpaolo, in un peregrinare avventuroso tra il mito e la storia.

    Trovo sempre affascinante l’idea di “viaggio”, come scoperta e curiosità o arricchimento personale. Vedere l’arte e la storia con gli occhi dell’animo è importante perché “dovunque l’arte tiene la principal parte in luogo del-la natura” (Leopardi, Zibaldone, n° 722). Penso ai viaggi oltre le colonne d’Ercole, fra storia e mito, come raccontò Platone; o al viaggio di Sigerico, da Canterbury alla Terra Santa, in cerca di conferme alla propria fede, con il bastone e la bisaccia del pellegrino medievale.

    Le immagini permettono di ripercorrere il racconto mitico, a volte mol-to complesso, che ha per protagonista l’eroe greco. Il percorso espositivo si struttura intorno a due sezioni che consentono di esplorare un territorio artisticamente molto vasto.

    La prima sezione è incentrata sull’eroe nello spazio del mito ed è dedicata alle figure dell’immaginario: l’eroe fondatore e civilizzatore, come Eracle e Teseo; l’eroe omerico (Achille); gli eroi protettori come i Dioscuri e gli eroi tragici come Oreste.

    La seconda sezione esplora l’eroe nello spazio dell’uomo ed è dedicata all’e-mulazione del modello eroico da parte del guerriero aristocratico, che viene celebrato come un eroe, fino alla morte che ne suggella per sempre lo status.

    Gli eroi erano figure umane che i poeti tragici ripresero dalla tradizione e dai miti risalenti a tempi immemorabili: attingevano alle leggende, al “mon-

    D i

    E Z I O M A R I N O N I

    EVENTI

    Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli

    Palazzo del LingottoDal 24 marzo al 3 settembre 2017Dal martedì alla domenica, ore 10.00-19.00Lunedì chiuso

  • giugno 2017 | Plus Magazine | eVenti 37

    I miti grecidi Robert GravesLonganesi Edizioni

    Una lettura fondamentale per chi intende affron-tare il problema delle radici dell’Occidente. È una minuziosa raccolta dei miti greci, un utile stru-mento nello studio della mitologia. Siamo nel regno della Dea Terra, la Grande Madre, Lilith ancestrale ed oscura. La residenza degli Dei è col-locata nelle sfere celesti; a farla da padrone divini-tà maschili come Zeus e le dee femminili vivono in una posizione subordinata. Questa concezione si riflette in un ordinamento sociale patriarcale, dove a comandare è l’uomo.

    Dalle origini del creato sino al mito di Odisseo, il testo di Robert Graves segue il filo di una nar-razione genealogica, volta a mostrare lo svolgersi della vicenda della grande famiglia ellenica, in comunione con il divino con cui condivide ori-gini e vicissitudini, in un pantheon umanizzato. La civiltà greca rappresenta un vero e proprio “unicum” nell’ambito mediterraneo, non pa-ragonabile ai popoli semitici che vivevano nel riflesso delle grandi civilizzazioni egizie, meso-potamiche ed ittite. Zeus prova sdegno rispetto all’antropofagia rituale praticata da Licaone, che usa fanciulli imberbi; un purificatore diluvio uni-versale servirà a lavare le colpe del mondo umano e ultraterreno. Quando Graves descrive la pratica della purificazione rituale per gli omicidi al co-spetto degli Dèi, introduce il concetto di “pietas” nelle civiltà occidentali antiche.

    Il saggio è permeato dalla bellezza del raccon-to, il fascino del contatto con una cultura tanto lontana nel tempo e altrettanto vicina a noi spiri-tualmente, in grado di farci ancora sognare e de-siderare un mondo “altro” da quello rappresen-tato dall’arida realtà in cui oggi viviamo. Robert Graves ha indagato la cultura e i miti antichi, il suo saggio “I miti ebraici” fu un capostipite per lo studio della civiltà e del pensiero ebraico.

    Troy (2004)Durata 163 minuti, liberamente tratto dall’Iliade di OmeroRegia di Wolfgang PetersenProtagonisti: Brad Pitt, Eric Bana, Orlando Bloom, Rose Byrne, Diane Kruger, Peter O’ Toole

    Nel 1193 a.C. il principe troiano Paride (Bloom) sottrae la bella Elena (Kru-ger) al marito Menelao. Quest’ultimo invoca vendetta e si rivolge al fratello Agamennone, che vuole cogliere l’occasione per sbaragliare Troia e il suo re. Con una flotta di 50mila uomini guidata da Achille, si dirige verso Tro-ia, dove proprio Achille (Pitt) con i suoi Mirmidoni ottiene una clamorosa vittoria. I dissapori tra il guerriero acheo e il re greco mettono a dura prova l’esercito di Agamennone quando Achille si ammutina.

    Sarà l’uccisione del cugino Patroclo a richiamare Achille alle armi e al duello vittorioso contro Ettore (Bana), il più valoroso guerriero troiano. Tuttavia, la città sotto assedio resiste e soltanto l’ingegno di Ulisse (Bean) la metterà sotto scacco con l’inganno di un cavallo dato in offerta agli dei.

    La sceneggiatura opera alcuni rammendi e orpelli sulla trama del poema omerico, motivo che attirò le critiche negative. Il racconto non ne soffre, arricchito dall’estrema incisività spettacolare delle gesta belliche. Alle rico-struzioni scenografiche (ben riuscite e monumentali), alle scene di guerra memorabili, agli imponenti movimenti degli eserciti, si accompagna una recitazione un po’ troppo “muscolare” degli attori, tipica dei kolossal d’ol-treoceano. Anche qui, siamo a metà fra storia e leggenda, Omero e Schlie-mann che scoprì la città di Troia distrutta dalle guerre e interrata dal tempo, dimenticata poi dagli uomini.

    EVENTI

  • 38

    e s t a t e

    UNA DOPPIA VERITÀRegia: Courtney HuntData uscita: 15/06/2017 Cast: Keanu Reeves, Renée Zellweger, Gugu Mbatha Raw, Jim Belushi, etc.

    Trama: Mike Lassiter, ragazzo adolescente, uccide il padre violen-to. Un caso facile, un colpevole già scritto per tutti, ma non per l’ostinato avvocato difensore Richard Ramsey, che ha promesso alla madre di scagionare suo figlio. Dopo l’omicidio il giovane Mike decide di trincerarsi in un silenzio ostinato, non risponden-do ad alcuna domanda, dopo aver detto in prima battuta “anda-va fatto tanto tempo fa”. Un’apparente ammissione di colpa che non convince però Ramsey, intenzionato a portare alla luce la verità a qualunque costo. In un gioco di depistaggi e colpi di sce-na, si muovono testimoni non affidabili e personaggi ambigui, accompagnando lo spettatore in un labirinto di menzogne per un processo che si trasforma, passo dopo passo, in un’adrenalinica corsa contro il tempo. Ma se tutti mentono, qual è la verità?

    THE LAST FACERegia: Sean PennData uscita: 29/06/2017 Cast: Charlize Theron, Javier Bardem, Adèle Exarchopou-los, Sibo Mlambo, etc.

    Trama: Wren Petersen, direttrice di una ONG, incontra e s’inna-mora di Miguel Leon, chirurgo spagnolo che “opera” sul campo. Impegnati corpo e anima in Liberia, martirizzata da una feroce guerra civile, tamponano come possono ferite e orrore. Uniti nel sentimento ma divisi sulla politica da adottare nell’emergenza, si prendono e si lasciano sotto le bombe e i colpi dei ribelli. Separa-ti dal dolore muto a cui assistono troppe volte impotenti, si ritro-vano un’ultima volta. Wren ha deciso di abbandonare, adoperan-dosi diplomaticamente per i diritti dei rifugiati, Miguel, invece, pensa che le cose cambieranno solo con i tempi dell’evoluzione, e che tutto quello che si può fare è salvare una vita alla volta, e restituire le persone alla vita che gli è toccata in sorte, per ama-re, giocare, danzare e sopravvivere anche nel mezzo dell’orrore.

    CATTIVISSIMO ME 3Regia: Pierre Coffin, Kyle Balda, Eric GuillonData uscita: 24/08/2017 Cast: Max Giusti, Arisa, Paolo Ruffini, etc.

    Trama: Non sono più Gru e Lucy, ora sono i Grucy, una coppia affiatata nel lavoro e nell’amore. Insieme, dovranno vedersela con Balthazar Bratt, ex bambino prodigio e poi criminale temibi-lissimo, rimasto aggrappato in maniera inquietante agli anni ‘80 – epoca del suo successo mediatico – e alle spalline oversize. Ma dopo l’adozione delle piccole grandi Edith, Margo e Agnes e dopo il matrimonio con Lucy, Gru è alle prese con la famiglia e con la necessità di trovare presto un altro lavoro. Trova così uno spira-glio di luce in Dru, suo fratello gemello molto ricco che non ha mai smesso di dedicarsi ai buoni affari di famiglia. La differenza tra i due è notevole non solo nell’aspetto fisico, ma soprattutto in quello comportamentale. Difficile per Gru non lasciarsi sedurre dal fascino dell’agiatezza in cui si culla il ricco fratello.

    DUNKIRKRegia: Christopher Nolan Data uscita: 31/08/2017Cast: Tom Hardy, Cillian Murphy, Mark Rylance, Kenneth Branagh, etc.

    Trama: Il nuovo lavoro di Christopher Nolan è ambientato du-rante la Seconda Guerra Mondiale ed è dedicato all’Operazione Dynamo, la famosa evacuazione navale delle forze alleate che avvenne nella primavera del 1940. Il film inizia con centinaia di migliaia di truppe britanniche e alleate circondate dalle for-ze nemiche. Intrappolate sulla spiaggia con le spalle al mare si trovano ad affrontare una situazione impossibile con l’avvicinarsi del nemico. ll film è raccontato da tre punti di vista. L’aria (gli ae-rei), la terra (la spiaggia) e l’acqua (l’evacuazione dell’esercito). Per i soldati coinvolti nel conflitto gli eventi si svolsero in tempi diversi. Sulla terra alcuni rimasero bloccati sulla spiaggia per una settimana. Sull’acqua gli eventi durarono al massimo un gior-no, mentre sugli aerei diretti a Dunkirk il carburante permetteva un’ora di volo.

    plus magazine CINEMA

    di Chiara Attolico

  • RICORDIAMOCI IL FUTUROdi Oscar Farinetti

    Il fondatore di Eataly torna sui grandi temi che gli stanno a cuo-re: in primis quelli della biodiversità e dell’eccellenza italiana nel campo agroalimentare. Lo fa con pagine che richiamano la forma delle operette morali, racconti in cui personaggi spesso appartenenti a epoche diverse dialogano sulla scoperta del fuo-co, ripercorrono la storia dell’agricoltura, raccontano la storia del vino, della birra, dell’olio e quella della pesca, si interrogano sul rapporto fra gli uomini e gli animali e provano a immaginare un futuro sostenibile. Farinetti condensa queste storie millenarie in sei brevi racconti vivi di un umorismo e di una spinta etica che rendono piacevole e appassionante la lettura, sicché pagina dopo pagina apprendia-mo l’origine delle diverse colture e le scoperte che le riguardano, trattate con l’occhio attento e rispettoso di chi crede fermamente nell’innovazione così come nell’importanza della tradizione.

    LA RETE DI PROTEZIONE di Andrea Camilleri

    Vigàta è in subbuglio: si sta girando una fiction ambientata nel 1950. Per rendere lo scenario quanto più verosimile la produzione italo-svedese ha sollecitato gli abitanti a cercare vecchie foto e filmini. Scartabellando in soffitta l’ingegnere Ernesto Sabatello trova al-cune pellicole, sono state girate dal padre anno dopo anno sem-pre nello stesso giorno, il 27 marzo, dal 1958 al 1963. In tutte si vede sempre e soltanto un muro, sembra l’esterno di una casa di campagna; per il resto niente persone, niente di niente. Perplesso l’ingegnere consegna il tutto a Montalbano che incuriosito comincia un’indagine solo per il piacere di venire a capo di quella scena immobile e apparentemente priva di senso. Fra sopralluoghi e ricerche poco a poco in quel muro si apre una crepa: un fatto di sangue di tanti anni fa, una di quelle storie tenute nell’ombra.

    PRENDILUNAdi Stefano Benni

    Una notte in una casa nel bosco, un gatto fantasma affida a Pren-diluna, una vecchia maestra in pensione, una missione da cui dipendono le sorti dell’umanità. Dieci Mici devono essere conse-gnati a dieci Giusti. È vero o è un’allucinazione? Da questo momento non saprete mai dove vi troverete, se in un mondo onirico imprevedibile, in un incubo Matrioska o un Tri-sogno profetico, se state vivendo nel delirio di un pazzo o nella crudele realtà dei nostri tempi. Incontrerete personaggi magici, comici, crudeli. Dolcino l’eretico e Michele l’arcangelo, forse crea-ture celesti, forse soltanto due matti scappati da una clinica, che vogliono punire Dio per il dolore che dà al mondo. Un enigmatico killer-diavolo. Il dio Chiomadoro e la setta degli Annibaliani, con i loro orribili segreti e il loro disegno di potere. E ci sveglieremo alla fine sulla luna, o in riva al mare, o nella dilaniata realtà del nostro presente.

    DENTRO L'ACQUAdi Paula Hawkins

    Quando il corpo di sua sorella Nel viene trovato in fondo al fiu-me di Beckford, nel nord dell’Inghilterra, Julia Abbott è costretta a fare ciò che non avrebbe mai voluto: mettere di nuovo pie-de nella soffocante cittadina della loro adolescenza, un luogo da cui i suoi ricordi, spezzati, confusi, a volte ambigui, l’hanno sempre tenuta lontana. Di tutte le cose che Julia sa, o pensa di sapere, di sua sorella, ce n’è solo una di cui è certa davvero: Nel non si sarebbe mai buttata. Era ossessionata da quel fiume, e da tutte le donne che, negli an