“Il viaggio della vita…”

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“Il viaggio della vita…” …un percorso immaginale alla ricerca delle parole perdute. - A cura di Corrado Aldrisi -

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“Il viaggio della vita…” …un percorso immaginale alla ricerca delle parole perdute.

- A cura di Corrado Aldrisi -

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Sommario

Fondazione Carlo Molo pag. 3 Laboratorio Sperimentale Afasia pag. 5 Introduzione pag. 7

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La Fondazione Carlo Molo Onlus di Torino è un ente senza fini di lucro, riconosciuto dalla Regione Piemonte in data 19/3/1997. Come riportato dallo statuto (art 2), ha per scopo "promuovere, sviluppare e coordinare iniziative di pubblica utilità con particolare riferimento alla psicologia, alla psicosomatica, alla sessuologia e al disagio mentale". Organizza a tal fine attività di studio e sensibilizzazione educativa e culturale di divulgazione, interscambio e divulgazione, con analoghe fondazioni o enti italiani o stranieri.

Dal 2000 la Fondazione Carlo Molo Onlus di Torino ha investito su un progetto di intervento e ricerca sull'afasia. La sensibilità della Fondazione verso le problematiche connesse all'afasia, ha permesso di generare, nel tempo, conoscenze ed esperienze di professionisti utili ad individuare studiare e realizzare interventi possibili, in relazione ai bisogni degli afasici; vogliamo uscire dalla realtà clinica della malattia, per affrontare le problematiche più complesse legate al cambiamento.

Proponiamo un intervento multidisciplinare e multidimensionale, con l’obiettivo generale di creare un supporto ed un apprendimento utile ad accettare i limiti della

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disabilità, ma anche a potenziare le risorse residue per uscire dal rischio di sconforto ed isolamento sociale. La finalità è dunque sostenere la persona ad avere un ruolo più attivo nella sua rete sociale ed amicale pre-esistente la malattia. Ma anche proporre una concreta azione di re-inserimento sociale per creare, laddove ce ne fosse il bisogno, nuove opportunità di relazione e di attività legate al tempo libero.

Si parla dunque di "accompagnamento sociale", perché si può aiutare la persona ad individuare e partecipare ad attività socio-aggregative, utilizzando le collaborazioni formatesi in questi anni con associazioni attive sul territorio di Torino, oppure trovandone di nuove e più adatte ad ogni singolo caso. Un accompagnamento che utilizza le conoscenze e competenze specifiche degli operatori (assistente sociale della Fondazione Carlo Molo Onlus ed Informahandicap dell'Asl TO 1) , attive nel reperire le risorse disponibili. Un accompagnamento che si definisce tale, proprio perché la persona può essere anche inizialmente accompagnata per facilitargli l'inserimento, e perché viene monitorata anche a distanza di tempo per verificare l'intero processo. Un accompagnamento che, poiché è preceduto da un incontro con la realtà della persona e della famiglia, nonché da un percorso di sostegno ed apprendimento realizzato, si prefigge di avere nell'afasico un elemento attivo nel condividerlo e realizzarlo

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Il Laboratorio Sperimentale Afasia si occupa di disturbi di comunicazione da patologia cerebrale acquisita. L’obiettivo che si pone è quello di migliorare la qualità della vita dei soggetti colpiti da ictus e delle loro famiglie mediante: - l’individuazione di un percorso specifico che consenta all’utente di sviluppare nuove

strategie; di comunicazione; - la stimolazione emotiva e cognitiva dell’utente attraverso attività risocializzanti di

gruppo che consentano di contrastare efficacemente la tendenza al ritiro sociale; - un sostegno ad un cambiamento di ruolo finalizzato al reinserimento sociale; - un appoggio (affiancamento) alle famiglie degli utenti nel lavoro di cura del congiunto e

un aiuto nel processo di accettazione realistica del cambiamento improvvisamente intervenuto nelle loro vite.

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Il Laboratorio Sperimentale Afasia va a colmare una lacuna presente sul territorio relativa alla riabilitazione dei pazienti colpiti da ictus e afasici in fase cronica. Infatti dopo il tradizionale percorso di riabilitazione logopedica e motoria i pazienti portatori di deficit cerebrale acquisito si ritrovano a sperimentare un vuoto esistenziale ed assistenziale del quale spesso si fanno carico esclusivamente le famiglie. Il Laboratorio Sperimentale Afasia è stato concepito per colmare questo vuoto. La riabilitazione infatti deve procedere in un’ottica psico-sociale. Il Laboratorio Sperimentale Afasia ritiene che molto si possa fare in fase cronica sul versante della comunicazione e dell’aggregazione per permettere a queste persone, capaci di pensare, di non sentirsi soli schiavi di una patologia senza voce.

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Introduzione

“…l’arte-terapia offre un’area dove la persona, ovvero il paziente, può affermare la sua identità:

l’arte, quindi, è un mezzo che può sia aiutare la comunicazione

sia permettere un rispecchiamento con il proprio sé.

Materiali e tecniche hanno lo scopo di agevolare l’espressione di emozioni,

di rappresentare stati della mente, di ampliare le possibilità di contatto soggettivo”.

(J. Lang, 1974)

“Il linguaggio dell’arte visiva – forme, colori, linee, immagini – ci parla come le parole non sanno parlare.

L’arteterapia è una modalità che si serve del linguaggio non verbale dell’arte per la crescita personale, la

comprensione di sé e la trasformazione, ed è un mezzo per collegare ciò che abbiamo dentro – pensieri, sentimenti

e percezioni – con la realtà esterna e le esperienze della vita. Si basa sulla convinzione che le immagini possano

aiutarci a capire chi siamo e arricchire la vita attraverso l’espressione di sé”

(C.A. Malchiodi, 2007)

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L’utilizzo dell’arte-terapia all’interno del processo riabilitativo di pazienti con deficit cognitivo acquisito – nello specifico afasia - è stato pensato al fine di migliorare le abilità

comunicative di tali persone, in un’ottica che tende all’ampliamento del concetto di presa in

cura del paziente afasico non più finalizzata esclusivamente ad una riabilitazione della funzione linguistica ma che si prenda carico, altresì, di quegli aspetti profondi

dell'interazione sociale che caratterizzano l'esistenza umana e necessari alla promozione della qualità della vita.

La riabilitazione che viene offerta solitamente a queste persone si limita infatti alla sola

logopedia in cui il soggetto diventa produttore di un messaggio preciso che viene valutato sulla base dell’adeguatezza linguistica, non vi è quindi un vero e proprio scambio

comunicativo; terminato questo tipo di riabilitazione la persona ritorna a casa dove la

famiglia solitamente si occupa di lui senza aiuti esterni.

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La perdita - parziale o completa - dell’uso del canale verbale e la conseguente difficoltà nella gestione dei rapporti interpersonali, creano nella persona afasica una forte tendenza a

distanziarsi dal contesto sociale che può provocare reazioni psicologiche quali senso di

inutilità e perdita dell’autostima che sono alla base dei disturbi depressivi riscontrabili spesso nel caso di persone con afasia.

Le difficoltà che nascono sono legate al fatto di non essere più in grado di mantenere il ruolo precedentemente ricoperto nella rete sociale e di trovarsi isolati rispetto a contesti in

cui non si è più in grado di partecipare come prima della malattia a causa delle mutate

necessità.

Come si può accogliere e “stemperare” il deficit comunicativo attraverso l’arte-terapia e

riattivare la socializzazione?

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Un modo potrebbe essere promuovere l’attivazione delle strutture cognitive deficitarie

con una differente modalità espressiva: un canale comunicativo integro e più semplice, rispetto all’abilità linguistica, in grado di stimolare lo sviluppo di nuove strategie

comunicative e un conseguente e graduale recupero delle funzioni relazionali.

L’utilizzo dell’espressione artistica, unitamente all’uso dei materiali e delle stimolazioni cromatiche promuove l’espressione diretta delle emozioni coinvolgendo le funzioni cognitive

importanti al fine di far recuperare al soggetto la consapevolezza del proprio sé e la propria individualità.

Non può esistere alcuna forma di comunicazione senza percezione e rappresentazione, in

questo senso ogni espressione artistica (pittura, movimento, musica) può costituire la base per sviluppare la comunicazione.

Il pensiero visivo è la capacità di organizzare per mezzo di immagini i nostri sentimenti,

pensieri e percezioni circa il mondo circostante; l’arte-terapia, così come tutte le terapie espressive in genere, può essere intesa come una sorta di ponte tra il mondo interno del

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paziente e le esperienze da lui vissute permettendo al terapeuta di conoscere, attraverso ciò

che emerge dalla produzione artistica, le sue modalità di comprensione ed elaborazione, esprimendo i propri vissuti in modo meno formalizzato e con regole comunicative meno

rigide.

Nell’arteterapia le persone sono incoraggiate a esprimere ciò che non sanno dire a parole con il disegno, la pittura o altre forme artistiche; non essendo un processo lineare

vincolato dalle regole del linguaggio verbale (sintassi, grammatica, logica e ortografia), l’espressione artistica è in grado di esprimere simultaneamente aspetti complessi. Questa

capacità dell’arte di abbracciare elementi paradossali è di grande aiuto per integrare e

sintetizzare sentimenti ed esperienze conflittuali. L’espressione artistica fa da cuscinetto fra mondo interno e mondo esterno della persona

e le immagini spesso vengono prima che noi riusciamo a esprimere emozioni e pensieri con

le parole. È di gran lunga più salutare far emergere immagini cariche di energia sotto fora di espressione artistica che reprimerle e cercare di trattenerle.

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Il disegno può permettere alla persona di esprimersi attraverso un canale intatto e poi

di poter presentare il suo lavoro attraverso il canale verbale di modo che avvenga una integrazione delle diverse modalità espressive. Il canale verbale infatti, con il supporto del

disegno, diventa di più facile utilizzo in quanto vi è il contributo dell’immagine per far

comprendere all’altro il messaggio; questo è dovuto al fatto che l’arteterapia è una delle poche terapie in cui si crea un prodotto tangibile, consentendo di realizzare qualcosa di

duraturo che registra significati, esperienze e sentimenti. Questa concretezza del “prodotto” è un vantaggio preciso, in quanto permette di

documentare idee e percezioni e riesaminarle in un secondo momento confrontandole con

altre immagini.

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Il Laboratorio di arteterapia

All’interno del Laboratorio Sperimentale Afasia è emersa la possibilità di poter

strutturare un laboratorio formato da un piccolo gruppo di cinque persone, al fine di promuovere la creazione di un percorso immaginale mediante la creazione, all’interno di un

dispositivo gruppale, di un libro illustrato. Il laboratorio ha avuto inizio nel mese di gennaio 2011 e si è concluso nel giugno dello

stesso anno; gli incontri con il gruppo prevedevano una frequenza settimanale della durata di

due ore a incontro. Gli obiettivi alla base di tale progetto di lavoro possono essere declinati nei seguenti punti:

◊ attraverso il dispositivo gruppale, promuovere il riemergere di abilità sociali mediante l’attivazione di alcuni fattori terapeutici propri del gruppo: universalità, condivisione,

speranza, risocializzazione;

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◊ utilizzando gli elementi propri dell’arteterapia e della creazione di immagini, accompagnare

il gruppo ad esplorare ed elaborare il trauma e le fasi di cambiamento di vita, avvenuto in

seguito all’accidente vascolare cerebrale con la conseguente perdita della capacità di espressione linguistica;

◊ mediante la pubblicazione del libro illustrato, promuovere un’azione di sensibilizzazione

sociale - divulgativo/informativa - inerente il disturbo afasico in seguito a patologia

vascolare.

Nel laboratorio sono stati utilizzati materiali semplici quali matite colorate, pennarelli, pastelli ad olio, a cera e gessetti; ho introdotto l’acquerello e nel corso del laboratorio, chi si è

autorizzato a sperimentare tale materiale, ha permesso di far emergere abilità artistico-

espressive scarsamente riconosciute, inizialmente, dagli stessi autori delle opere.

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Prima di incominciare il lavoro squisitamente analogico-espressivo, il gruppo è stato

accompagnato a riflettere sul tipo di prodotto da creare, su cosa voler dire - divulgare ai futuri lettori e fruitori di questo libro illustrato.

Insieme concordammo che in ognuno dei capitoli dedicati ai protagonisti di questo

gruppo, ogni persona avrebbe narrato il corso della propria storia prendendo spunto dai ricordi della vita prima di diventare persone afasiche; ricordi dai quali emerge l’importanza della

famiglia ma anche del lavoro che offre un importante ruolo sociale.

A seguire venne narrato, mediante il disegno, il momento della lesione vascolare o della “malattia” per concludere con un accenno alla vita attuale, nell’intento di narrare il

cambiamento radicale al quale i nostri cinque protagonisti si sono dovuti adattare. Una parte rilevante del laboratorio artistico è rappresentata dall’elaborazione dei carteggi,

ossia della parte scritta: un lavoro che è stato possibile avviare solo dopo che si è concluso il

percorso immaginale.

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Come conduttore mi sono assunto il compito di scrivere quanto emergeva da ognuno, un

compito delicato per il fatto che ho cercato di mantenere il più possibile i contenuti autentici. In questa fase del laboratorio si è gradualmente delineato quello che ho sempre sentito

essere un obiettivo implicito di tale processo: in aggiunta alla finalità divulgativa del progetto

si associa, a mio avviso, un lavoro di natura psicoterapeutica se si considera il fatto che ricontattare il ricordo del momento del trauma, ha permesso nel gruppo l’emergere di una

catarsi emotiva molto intensa alla quale hanno partecipato tutti; attraverso l’immagine si è

potuto dunque esprimere, ma soprattutto condividere contenuti emotivi molto forti quali la paura di morire e la rabbia connessa a dover accettare il grande limite di non poter più

comunicare fluentemente come prima. L’aver potuto fare emergere tali elementi ed averli trattati mediante l’immagine e la

scrittura dei carteggi, credo possa aver promosso un processo psichico di accomodamento e di

integrazione a livello dell’identità dell’Io, laddove il trauma e l’afasia hanno generato una rottura nella continuità della percezione di sé.

Per questioni inerenti la privacy i nomi presenti nel libro sono nomi non reali ma di fantasia.

Dr. Corrado Aldrisi