Il viaggio della povertà (Mc 10,17-52) - awodka.net · I miracoli: sempre più rari ... cieco, se...

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Il viaggio della povertà (Mc 10,17-52) Prima ancora di essere un servizio per i poveri, la povertà evangelica è un valore in se stessa , in quanto richiama la prima delle beatitudini nell’imitazione di Cristo povero. Il suo primo senso, infatti, è testimoniare Dio come vera ricchezza del cuore umano ... La vita consacrata partecipa all’estrema povertà abbracciata dal Signore e vive il suo specifico ruolo nel mistero salvifico della sua incarnazione e della sua morte redentrice. (Vita consecrata, 90)

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Il viaggio della povert (Mc 10,17-52)

Prima ancora di essere un servizio per i poveri,

la povert evangelica un valore in se stessa,

in quanto richiama la prima delle beatitudini

nellimitazione di Cristo povero.

Il suo primo senso, infatti,

testimoniare Dio come vera ricchezza del cuore umano...

La vita consacrata partecipa allestrema povert

abbracciata dal Signore e vive il suo specifico ruolo

nel mistero salvifico della sua incarnazione

e della sua morte redentrice.

(Vita consecrata, 90)

Il viaggio della povert (Mc 10,17-52)

Il viaggio di Ges dalla Galilea a Gerusalemme

(Mc 9,2-10,52).

racchiuso fra due salite:

verso il monte della trasfigurazione verso Gerusalemme.

Le predizioni: un destino difficile (Mc 8,31; 9,31; 10,32-34).

I miracoli: sempre pi rari

Il testo: inviti persistenti alla sequela

Il viaggio verso Gerusalemme scandito da due incontri:

con un ricco, entusiasta, ma incapace di mettere in atto la sequela

(Mc 10,17-22)

con un cieco, Bartimeo, pronto a spogliarsi dellunica cosa in suo possesso per presentarsi a Ges e seguirlo

lungo la via (Mc 10,46-52).

Alle porte di Gerusalemme Bartimeo diventa

segno di sequela radicale,

fatta di consegna totale e spoliazione,

richiesta dal Maestro.

Lincontro con luomo ricco

una di quelle pagine che nella storia della Chiesa hanno

lasciato un solco pi profondo. Lepisodio del giovane Antonio

che ascoltandola nella liturgia convinto che fosse stata scritta

per lui, si sent spinto a metterla in pratica immediatamente,

dando avvio alla grande stagione del monachesimo egiziano; o

quello di Francesco dAssisi coi suoi primi compagni, che

trovarono in essa la risposta ai loro interrogativi, sono soltanto

alcuni fra tanti. Una pagina vissuta dunque e forse assai spesso

non vissuta, mai dimenticata per, rimasta sempre come spina

nella carne e quindi anche continuamente letta, meditata,

commentata, discussa in estenuanti controversie (V. FUSCO)

Mc 10,17-22

17Uscito sulla strada, un tale gli corse incontro e gettatosi ai

suoi piedi gli domand: Maestro buono, che cosa devo fare

per avere la vita eterna?. 18

Gli disse Ges: Perch mi chiami

buono? Nessuno buono, allinfuori di uno solo: Dio. 19

Conosci i comandamenti: Non uccidere. Non commettere

adulterio. Non rubare. Non testimoniare il falso. Non frodare.

Onora tuo padre e tua madre. 20

Quello gli rispose: Maestro,

tutte queste cose le ho osservate sin dalla mia fanciullezza. 21

Allora Ges, guardandolo, lo am e gli disse: Ti manca

ancora una cosa. Va, vendi tutto ci che hai, dllo ai poveri e

avrai un tesoro nel cielo; poi, vieni e seguimi!. 22

A queste

parole, per, quello corrug la fronte e se ne and rattristato,

perch aveva molte ricchezze.

Il protagonista (Mc 10,17a)

Uno/un tale,

si precipita e si inginocchia davanti a Ges, bloccando il suo cammino.

la sua corsa, il prostrarsi davanti, il rivolgersi a lui con lappellativo Maestro buono, rivelano unalta stima

verso Ges almeno come uomo di Dio e maestro

autorevole.

Nulla di pi: n il suo nome, n il suo stato sociale (Lc 18,18 parla di un nobile), n le sue origini.

Lincontro (Mc 10,17b-20)

Il contatto si stabilisce tramite una domanda ben precisa: Maestro buono, che cosa io devo (posso) fare

per ereditare / ricevere in eredit la vita eterna? (v. 17).

Ges invita a soppesare le parole utilizzate: Perch mi chiami buono?

Nessuno buono se non Dio solo (v. 18).

alla base di ogni azione lesperienza

della benevolenza di Dio,

Ges decentra luomo che gli sta di fronte

dal suo io e ne orienta lattenzione sul Padre.

Quindi prosegue: Conosci i comandamenti (v. 19).

Lelenco dei comandamenti. Ges:

menziona i comandamenti compresi tra il quarto (menzionato per ultimo) e il decimo

senza citare i primi tre pone di fronte alluomo pieno di entusiasmo i

comandamenti che regolano il rapporto tra luomo e

suo fratello e tra luomo e quelli di casa, ma non cita i

tre comandamenti relativi al rapporto tra luomo e Dio.

La risposta del presunto giovane immediata ed entusiasta:

Maestro, tutte queste cose le ho custodite (osservate)

fin dalla mia fanciullezza (v. 20).

Nei comandamenti c la condizione necessaria e sufficiente alla

salvezza. Ma quelluomo non trova nella sola osservanza la

risposta alla domanda esistenziale che si porta dentro.

La proposta (Mc 10,21-22)

Liniziativa del contatto parte ora da Ges:

attraverso uno sguardo carico di amore (solo Mc), in cui il verbo agap viene unito al verbo blp

un abbraccio totalizzante e gratuito. Ges che vuole donare qualcosa al ricco,

non viceversa.

Una discussione di carattere dottrinale diventa

una vocazione vera e propria:

Una sola cosa ti manca.

Va, vendi quello che hai

e dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo.

Quindi vieni e seguimi (v. 21).

I tre comandamenti non sono stati menzionati allinizio, ma

appaiono qui, come vertice di tutto il racconto:

Nella sequela totale di Cristo

si sintetizza il rapporto tra uomo e Dio

delineato nei primi tre comandamenti

che ribadiscono la suprema signoria di Dio sulla storia.

Lautenticit del discepolato:

questi primi tre comandamenti diventano

scelta di vita radicale, totalizzante.

Non bastano le sole forze del discepolo:

necessario lo sguardo damore che Ges dona.

Le sfumature racchiuse nellindicazione di Ges:

Ges non chiede di seguirlo, lasciando le ricchezze (porta aperta ad un eventuale ripensamento e alla ripresa

delle propriet).

Le ricchezze vanno distribuite ai poveri (bruciare i ponti dietro di s, partire senza possibilit di ritorno).

la radicalit non funzionale (non si tratta di regolare le proprie cose per seguire il Maestro con lanimo in pace.

Lobiettivo non sono nemmeno i poveri).

Lobiettivo vero la risposta alla chiamata e la sequela (lenfasi non posta sulla ricompensa celeste o sul-

lopzione preferenziale per chi non ha nulla).

Va, vendi quello che hai,

dallo ai poveri

e avrai un tesoro nel cielo.

Poi vieni e seguimi (v. 21).

La reazione (Mc 10,22)

Il tale si spegne: si chiude nella tristezza e si allontana,

rimanendo senza nome, senza identit. Gli restano soltanto i

comandamenti e le sue molte ricchezze.

La tristezza pu essere positiva: essa conferma

lattrattiva esercitata su di lui da Ges: segno che linvito non

lo lasciava indifferente; se si rattrista, segno che aveva

intravisto, e per qualche istante in qualche modo gi assaporato,

la gioia che non riesce a fare sua. Un protagonista dunque non

grossolanamente succube delle cose materiali ed insensibile a

ogni altro valore, ma piuttosto sottoposto a due spinte

antagonistiche, quella verso Ges e quella verso le ricchezze (V. Fusco).

Anticipazione dellesperienza di tutti i discepoli:

vivranno lesperienza di questuomo pieno di entusiasmo.

Se ne andranno tutti con la tristezza nel cuore (Mc 14,19.49)

quando lombra della croce entrer in scena.

Mc usa due sole volte il verbo lyp (essere tristi)

una volta per il ricco in Mc 10,22 e una volta per i Dodici in Mc 14,19.

Soltanto dopo la risurrezione i Dodici percepiranno la forza di quello sguardo damore

che li aiuter a lasciare realmente tutto,

spingendoli a quella totalit prima temuta come impossibile.

Lincontro con luomo povero: Mc 10,46-52

Un altro incontro imprevisto - alle porte di Gerusalemme.

I parallelismi:

Ges aveva incontrato il ricco mentre usciva per rimettersi in cammino (Mc 10,17),

ora incontra il povero mentre esce da Gerico (Mc 10,46); il primo si era precipitato davanti a lui con tutto se stesso

(Mc 10,17),

il secondo fa la stessa cosa gridando, facendosi notare, facendo letteralmente un balzo in piedi (Mc 10,47-48.50);

alluomo ricco Ges chiede di lasciare tutto quello che ha, per mettersi alla sua sequela ma non trova riscontro

(Mc 10,21),

Bartimeo precede la stessa richiesta e getta via spontaneamente il proprio mantello (Mc 10,50);

uno, bench invitato a seguire Ges, si allontana triste (Mc 10,22),

laltro, bench invitato ad allontanarsi dopo aver riottenuto la vista, si mette a seguirlo per la strada (Mc

10,52);

il primo resta senza nome (Mc 10,17), il secondo lunico povero

a cui viene attribuita una precisa identit (Mc 10,46).

Mc 10,46-52

46Giungono cos a Gerico. Mentre egli con i discepoli e una grande

folla stava uscendo da Gerico, il figlio di Timo, Bartimo, che era

cieco, se ne stava seduto lungo la strada a mendicare. 47

Avendo

inteso che cera Ges Nazareno, incominci a gridare dicendo:

Ges, Figlio di Davide, abbi piet di me!. 48

Molti presero a

sgridarlo affinch tacesse; ma egli gridava ancora pi forte: Figlio

di Davide, abbi piet di me!. 49

Allora Ges, fermatosi, disse:

Chiamatelo!. Chiamano il cieco e gli dicono: Coraggio, lzati! Ti

chiama. 50

Egli, gettato via il mantello, balz in piedi e raggiunse

Ges. 51

Rivolgendogli la parola, Ges gli domand: Che cosa vuoi

che ti faccia?. Gli rispose il cieco: Signore, che io veda!. 52

Allora

Ges gli disse: Va! La tua fede ti ha salvato. E subito egli ci vide

e si mise a seguirlo per la via.

La situazione umiliante di Bartimeo:

tutti sono in cammino, lui fermo, ai bordi della strada; la sua vita dipende dalla benevolenza degli altri,

costretto a mendicare;

il modo in cui viene trattato dalla folla (taci!) lascia trasparire qualche disprezzo di cui oggetto.

Ironia: Bartimeo rivela una dignit superiore rispetto a quella di tutti gli altri presenti:

ha un nome e unidentit precisa, vede pi di quelli che lo circondano, la sua professione di fede risuona senza esitazione, la sua fiducia in Ges illimitata.

La risposta del povero Bartimeo

riempie il vuoto lasciato dal ricco anonimo (E. Bosetti).

Il gesto di Bartimeo

Soltanto Marco (cf. Mt 20,29-34; Lc 18,35-43) riferisce:

gettato via il mantello,

balz in piedi e venne da Ges (10,50).

Il mantello sta qui per la casa e tutti gli averi del povero. Il diritto del povero al mantello non doveva essere leso

in nessun modo (Es 22,25-26; Dt 24,10-13.17).

Bartimeo abbandona, getta via, lascia il suo mantello e si pone alla sequela di Ges (Mc 10,52)

anche questo poco potrebbe essere di intralcio: il cieco lo lascia alle spalle.

Limmagine del povero Bartimeo

sottolinea la totale spoliazione

a cui deve essere disposto

chiunque desideri mettersi alla sequela di Ges.

La cerniera: lepisodio con Bartimeo

il punto di arrivo simbolico del percorso di illuminazione dei discepoli

lultima tappa dellitinerario verso Gerusalemme con gli eventi che l si svolgeranno (C. Focant).

I richiami ai discepoli (Mc 10,23-31; 32-34; 35-45)

I Dodici: una particolare fatica a cogliere la sequela

come cammino di spoliazione

Ges ripropone il messaggio portante

che anticipa e dichiara necessario il mistero pasquale.

La prima scena (Mc 10,23-31)

23Allora Ges, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli:

Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel

regno di Dio!. 24

I discepoli si stupirono per queste sue parole; ma

Ges, prendendo di nuovo la parola, disse loro: Figlioli, quanto

difficile entrare nel regno di Dio! 25

pi facile che un cammello

passi per la cruna di un ago, piuttosto che un ricco entri nel regno di

Dio. 26

Quelli, stupiti ancora di pi, si dicevano tra loro: E chi potr

salvarsi?. 27

Ma Ges, guardandoli, disse loro: impossibile agli

uomini, ma non a Dio. A Dio, infatti, tutto possibile. 28

Allora

Pietro prese a dirgli: Ecco: noi abbiamo lasciato ogni cosa e ti

abbiamo seguito!. 29

Rispose Ges: In verit vi dico: non c

nessuno, che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o

figli o campi a causa mia e del vangelo, 30

il quale non riceva ora, nel

tempo presente, il centuplo in case, fratelli, sorelle, madri, figli e

campi insieme alle persecuzioni, e la vita eterna nel secolo futuro. 31

Intanto molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi.

Il dialogo:

Ges: una sequela autentica faticosa per chi appesan-tito dalle ricchezze e non disponibile a lasciare ogni

cosa.

I Dodici: timore, accompagnato dal silenzio (restarono stupiti per queste parole: v. 24), come dopo il secondo

annuncio della passione (Mc 9,32).

Ges: iperbole del cammello e della cruna dellago I Dodici: lo stupore ancor pi disorientato:

E chi potr salvarsi? (v. 26)

Ges: alcuni passi luomo non li pu fare da solo, ma esclusivamente con Dio. Labbandono di ogni cosa e

della sicurezza uno di questi.

Pietro: i Dodici aderiscono a Ges completamente (v. 28: noi abbiamo lasciato ogni cosa e ti abbiamo seguito).

Ges: il lasciare deve abbracciare anche la necessit delle persecuzioni (v. 30) e il capovolgimento dei

criteri umani (il primo e lultimo, v. 31).

La seconda scena (Mc 10,32-34)

32

Mentrerano in cammino per salire a Gerusalemme, Ges li

precedeva ed essi erano stupiti, mentre quelli che venivano dietro

avevano paura. Presi di nuovo in disparte i Dodici, incominci a dir

loro ci che stava per accadergli:

33

Ecco: noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio delluomo sar

dato in mano ai principi dei sacerdoti e agli scribi; lo

condanneranno a morte e lo consegneranno in mano ai gentili; 34

lo scherniranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo

uccideranno; ma egli dopo tre giorni risorger.

Clima di timore legato alla salita verso Gerusalemme.

In disparte con i Dodici, Ges annuncia ci che lo attende.

per la prima volta, Mc dichiara esplicitamente la mta del cammino di Ges (modo velato in Mc 9,30 e 10,1);

per la prima Mc volta entra nei dettagli della passione e morte di Ges (ogni verbo come un quadro che sar

narrato nel racconto del mistero pasquale).

I tre versetti (Mc 10,32-34)

Costituiscono il centro del viaggio

dalla Galilea a Gerusalemme (Mc 10,17-52).

Ges li precedeva (v. 32),

come punto di riferimento

e modello di una scelta di vita radicale e decisa.

La terza scena (Mc 10,35-45)

Giacomo e Giovanni di Zebedeo richiedono i primi posti nel

Regno. Un nuovo intervento chiarificatore per ricollocare al

centro del discorso quanto gi ribadito lungo il cammino:

Se uno vuole essere il primo,

sia lultimo di tutti e il servo di tutti (Mc 9,35).

Ges deve nuovamente precisare:

la sua logica non corrisponde a quella del mondo (Mc 10,42).

uno che vuole essere grande (mgas) deve farsi servo (dikonos)

uno che vuole essere il primo (prtos), deve farsi schiavo (dolos).

Il concetto di servizio (dikonos) si aggrava

verso il concetto di schiavit (dolos)

Diakona un servizio personale libero, Doulea un servizio obbligato,

alle dipendenze di qualcuno, decisamente inferiore

Ges, il Maestro lunico punto di riferimento

non venuto per essere servito (diakonthnai)

ma per servire (diakonsai)

e dare la propria vita (donai tn psychn auto)

in riscatto (ltron) per molti (ant polln (Mc 10,45).

I Dodici:

chiamati a rinunciare a ogni sogno di grandezza e di primato,

per collocarsi allinterno di una logica di servizio, essendo pronti a chinarsi fino al gradino pi basso, pronti a bere lo stesso calice

che il Maestro sta per assumere,

facendo propria la via dello svuotamento, dellabbassamento e della povert.

Tutti restano disorientati di fronte allesigenza di fondo

della sequela che implica lassunzione della povert nella logica della povert di chi tende le mani (ptchs), di chi

si china (tapeins) e di chi si svuota (kens).

Secondo la struttura narrativa di Mc

il cammino di conformazione al Maestro,

lungo deve passare dallatteggiamento delluomo ricco

a quello del povero Bartimeo.

Comprende

una cecit da sanare, una tristezza da affrontare, il mistero pasquale da vivere e interiorizzare

Non potr avvenire senza

il passaggio attraverso la nudit e lo scandalo.

La povert biblica

la spoliazione radicale di s

e consegna totale nelle mani di Dio.

non un optional, non un consiglio!!! una conditio sine qua non

perch il cammino di ogni discepolo

si ponga sulle orme del Maestro

e sia carico di fecondit.

Poveri in cammino...

La povert nel quadro del NT pi sviluppata

rispetto alla teologia marciana.

Due ulteriori sottolineature.

Povert e ricchezza

Proposta di T. Matura:

lopzione fondamentale per i poveri, la messa in guardia dalle ricchezze la condivisione.

A. Lopzione fondamentale per i poveri,

il Discorso della Montagna (Mt 57) i vangeli dellinfanzia

(la logica del Magnificat in Lc 1,46-55),

linizio del ministero pubblico di Ges (Lc 4,14-30), la compassione verso i malati di ogni tipo, lattenzione delle prime comunit ai pi bisognosi

(2Cor 89).

Esempio: la lettera di Giacomo si erge contro chi disprezza i poveri (Gc 2,1-12), chi li sfrutta (Gc 5,4) chi cura i propri affari

senza tenere presente Dio (Gc 4,13-17).

I poveri nel NT costituiscono lo spazio in cui:

si incarna con maggiore facilit il Regno di Dio lannuncio del vangelo trova accoglienza e ascolto.

Il Maestro si identifica con loro:

In verit vi dico: ci che non avete fatto

a uno di questi miei fratelli pi piccoli,

non lavete fatto a me (Mt 25,45).

B. La messa in guardia di fronte alle ricchezze

I beni terreni possono appesantire il cuore e lo spirito,

rendendolo incapace di quella vigilanza e libert necessarie alla

sequela.

Le ricchezze si insinuano come:

mamon, riferimento alternativo al Padre Celeste (lunica certezza del credente)

idolatria, con conseguenze drastiche.

Ges interviene contro questo senza esitazione (Mt 6,24-31),

similmente la prima comunit (At 5,1-11; Ap 3,14-22).

C. La condivisione (koinna) rappresenta

la forza di ristabilire la giustizia tra i poveri e i ricchi lelemento pi enfatizzato nei sommari (lideale della

prima comunit, At 2,42-47; 4,32-35).

Unicona conclusiva (Mc 6,6b-13)

6b

[Ges] era meravigliato della loro incredulit. Egli percorreva i

villaggi allintorno e insegnava. 7Chiamati a s i Dodici, incominci

a inviarli a due a due, dando loro il potere sopra gli spiriti immondi. 8Comand loro che, ad eccezione di un bastone, non prendessero

nulla per il viaggio: n pane n bisaccia n denaro nella cintura; 9che

calzassero i sandali, ma non indossassero due tuniche. 10

Diceva loro:

Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finch non partiate di l. 11

Ma se in un luogo non vi si ricevesse n vi si desse ascolto, andate

via di l e scuotete la polvere da sotto i vostri piedi in testimonianza

contro di essi. 12

Essi partirono, predicando che si convertissero; 13

scacciavano molti demni, ungevano con olio molti malati e li

guarivano.

I Dodici sono strettamente associati a Ges:

il loro ministero un prolungamento di quello del Maestro (parallelismo tra Mc 1,15; 1,39; 3,14-15 e Mc

6,12-13).

Ges li coinvolge a pieno titolo nellopera che il Padre gli ha affidato (espresso in modo programmatico in Mc

1,14-15).

Essi sono invitati a compiere chiari gesti di rottura di fronte a una reazione di rifiuto (cf. Mc 6,11), cosa che ha

senso solo se riferita allautorit del Maestro (respinto).

la prima opzione dei discepoli inviati sulle strade del mondo sar lopzione per i poveri.

lopzione di Ges stesso nel suo ministero pubblico:

Ges non inaugura la sua predicazione al tempio o in luoghi caratterizzati da una certa levatura sociale;

apre lannuncio entrando in contatto con quanti sono considerati gli ultimi nella scala sociale:

un uomo posseduto da uno spirito immondo (Mc 1,23-28),

una donna affetta da febbre (Mc 1,29-31),

gente comune con i propri malati e indemoniati (Mc 1,32-34).

un lebbroso: Ges, mosso da compassione, lo tocca, stendendo la mano verso di lui (Mc 1,40-45).

i discepoli in cammino prolungano questo ministero, si fanno comunicatori di tale insegnamento.

Le condizioni per svolgere il mandato sono significative:

linvito a non prendere nulla per il viaggio (n pane, n bisaccia, n denaro nella cintura: v. 8),

una sola tunica: una chiara scelta di povert, segno della totale spoliazione necessaria

per essere trasparenza di colui che invia.

La sicurezza degli inviati: solo in Ges che li manda

la priorit del Regno su tutto il resto. i sandali e il bastone:

luscita di Israele dallEgitto (Es 12,11)?

assumere la condizione del popolo ancora schiavo, per accompagnarlo lungo la via della liberazione?

lesortazione ad essere costantemente in cammino proprio come il Maestro di Galilea?

Lelemento chiave: lo stretto legame

tra la povert dei Dodici e la condivisione con i loro destinatari,

tra la fermezza dellannuncio e la serenit di fronte al rifiuto e alle resistenze

a cui gli apostoli possono andare incontro.

Ges sceglie di aver bisogno degli apostoli

saranno loro il prolungamento del suo ministero

la povert di Ges continua in loro: Egli accetta di esporsi nelle parole e i gesti dei Dodici

(il rischio: il loro annuncio e le loro relazioni possono

inverare o smentire quanto lui o annuncia)

sono suoi rappresentanti, poveri tra i poveri, esposti alle esigenze di un cammino di maturazione

con lobiettivo della piena conformazione a Lui,

nella nudit estrema e feconda del Golgota.