Il Savoiardo #1

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Savoia Briciole di verità Il giornalino ufficiale del Liceo Scientifico di Pistoia “Amedeo di Savoia Duca d’Aosta” ANNO 5 N° 1 OTTOBRE 2011 IN QUESTO NUMERO: ATTUALITA’ V > c : impossibile.. fino ad ora (pag.2) Di questa protesta non s’ha da parlare (pag.3) Si salvi chi BOT (pag.3) Obnubilazione di un popolo (pag.4) Ciao Sergio! (pag.5) NELLA SCUOLA Incontro con Yolande Mukagasana (pag.6) The pink side of science (pag.6) Utilità delle materie scolastiche (pag.7) Stage al Deutch museum (pag.8) Scambio italia-scozia (pag.9) Incontri federalisti (pag.10) ELEZIONI Lista uno (pag.11) Lista due (pag.11) Lista tre (pag.12) EVENTI La nuova pistoia (pag.13) Scorci di vita a Madrid (pag.14) ARTE E DINTORNI Tutto quello che “sostiene Bolla- ni” (pag.15) La pelle che abito (pag. 15) Oceano mare (pag.16) SATIRA SATURA Incendio al seven apples (pag.17) Spinoza.it (pag. 18) SPORT A Sic (pag. 19) Monopolio Vettel(pag.19) Un anno speciale (pag. 20) La beffa (pag.20)

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Il primo numero del giornalino ufficiale del liceo scientifico di pt!

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Savoia Briciole di verità

Il giornalino ufficiale del Liceo Scientifico di Pistoia “Amedeo di Savoia Duca d’Aosta”

ANNO 5 N° 1 OTTOBRE 2011

IN QUESTO NUMERO: ATTUALITA’ V > c : impossibile.. fino ad ora (pag.2) Di questa protesta non s’ha da parlare

(pag.3) Si salvi chi BOT (pag.3) Obnubilazione di un popolo (pag.4) Ciao Sergio! (pag.5)

NELLA SCUOLA Incontro con Yolande Mukagasana

(pag.6) The pink side of science (pag.6) Utilità delle materie scolastiche (pag.7) Stage al Deutch museum (pag.8) Scambio italia-scozia (pag.9) Incontri federalisti (pag.10)

ELEZIONI Lista uno (pag.11) Lista due (pag.11) Lista tre (pag.12)

EVENTI La nuova pistoia (pag.13) Scorci di vita a Madrid (pag.14)

ARTE E DINTORNI Tutto quello che “sostiene Bolla-

ni” (pag.15) La pelle che abito (pag. 15) Oceano mare (pag.16)

SATIRA SATURA Incendio al seven apples (pag.17) Spinoza.it (pag. 18)

SPORT A Sic (pag. 19) Monopolio Vettel(pag.19) Un anno speciale (pag. 20) La beffa (pag.20)

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Povero Einstein... Sul serio, chi avrebbe mai potu-to pensare che dopo oltre 60 anni di beata (o qua-si... stringhe e affini sono sempre in agguato) su-premazia della relatività, il bel sistema che funzio-nava così bene (a parte energie oscure varie) crol-lasse per colpa di una particella di massa tutto sommato trascurabile (tanto bassa che inizialmen-te si credeva fosse 0) e quasi nessuna interazione con la materia (capita che nessuno ti consideri quando sei più piccolo di un elettrone, hai carica neutra e vai molto veloce...): il malvagio neutrino. Eh, già.... Una fine davvero poco decorosa per la teoria più famosa del mondo, dato che l'esperi-mento CNGS (Cern Neutrino to Gran Sasso) non doveva nemmeno servire a misurare la velocità della sfuggente particella, che era supposta com-portarsi come tutte le altre, ma soltanto la sua oscillazione da muonica a tauonica (due stati quan-tici) per spiegare la quantità apparentemente bas-sa di neutrini tau provenienti dal big bang; esperi-mento che peraltro è riuscito... Sarebbe quindi andato tutto bene, se non fosse stato che qualcu-no, visto che al cern si erano presi la briga di misu-rare la distanza fra i due laboratori con un errore di 20 cm e il tempo con una precisione del nanose-condo, si era messo in testa di calcolare la velocità dei neutrini... Ottenendo così un valore che supe-rava di 20 parti per milione (60 miliardesimi di se-condo sul percorso cern-gran sasso) la velocità del-la luce nel vuoto. A quel punto secondo einstein le conseguenze sarebbero dovute essere alquanto divertenti: raggiungendo c, il volume del neutrino

si sarebbe dovuto ridurre ad un punto (che gran perdita per una particella più piccola di un elettro-ne...), il tempo per il simpatico fermione si sareb-be dovuto fermare (in ogni caso non credo che i neutrini abbiano grandi piani per il futuro... Al massimo un'oscillazione o due...) ma soprattutto la sua massa sarebbe dovuta diventare tendente ad infinito... Generando un bellissimo buco nero su-permassivo che avrebbe divorato il sistema solare. Considerato che su ogni centimetro quadrato di un qualsiasi punto dell'universo passano miliardi di neutrini al minuto, dovrebbe esserci una folla di buchi neri con massa abnorme e volume 0 che si generano e collassano da tutte le parti... E dicia-mo che nessuno pensa che davvero le cose vadano così, anche solo per il fatto di essere ancora con i piedi per terra e non a cadere oltre l'orizzonte de-gli eventi di un maxi buco nero di passaggio. E quindi? Il povero Einstein finirà in soffitta insieme al vecchio Newton a meditare sui suoi errori? Io non credo. Proprio come le leggi di Newton, anche se inesatte, sono ancora usate per approssimare il comportamento di masse non troppo piccole a ve-locità non troppo grandi, la relatività potrà essere usata per approssimare bene fino a masse elettro-niche e velocità prossime a quella della luce... Adesso non rimane che trovare una teoria che ap-prossima la realtà ancora meglio della relatività, oppure il guasto in LHC o nel laboratorio del Gran Sasso che avrebbe prodotto il più grande falso al-larme della storia della scienza.

V > c : impossibile.. fino ad ora

Andrea Carbone

ATTUALITA’

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Di questa protesta non s’ha da parlare

“Io domani vado a incatenarmi davanti a Montecitorio” Bene, ci siamo, è impazzito “Ma che dici, babbo?!” “Si, ormai ho deciso, vado!” Quella che doveva essere una tranquilla cena familiare comin-cia così e finisce con i figli che salutano il padre, tipo film ame-ricano quando il protagonista parte per il Vietnam…e in effetti la mattina seguente, mentre se ne sta su un pullman assieme a una trentina di altri baldi cin-quantenni in direzione Roma, me lo immagino proprio così, con l’occhio lucido e lo sguardo ver-so casa, che si domanda se riu-scirà mai a tornare in patria. Nel frattempo io, a casa, cerco di spiegare a mia sorella di otto anni perché il babbo aveva senti-to l’impellente bisogno di andare ad allucchettarsi nella capitale, anche se temo di aver usato un po’ troppo spesso l’espressione “classe dirigenziale” perché lei possa aver capito qualcosa…Comunque, per farla breve, alle otto in punto la famiglia Mitidieri

è in trepidante attesa davanti al telegiornale, pronta ad ascoltare un Mentana sconvolto e, chissà, magari incatenato pure lui. Dopo cinque minuti la massima aspira-zione è quella di un Mentana preoccupato e infine non si spera più neanche nel Mentana vaga-mente turbato. Fatto sta che, quando mio padre è tornato il giorno dopo, tutto fiero ed emo-zionato, confessando però un po’ imbarazzato che le catene erano di plastica, alla domanda “allora, cos’hanno detto di noi?!” ho dovuto rispondere che non avevano accennato a niente, nemmeno nel tg regionale lazio di un quarto all’una. Lui, in real-tà, non si è meravigliato più di tanto, era tutto soddisfatto di aver fatto qualcosa per manife-stare il suo scontento e, in effet-t i , è p o s s i b i l e c h e l’incatenamento di uno sparuto gruppo di senior non sia proprio una notizia da prima pagina..ma allora, chissà quante sono le pic-cole contestazioni dal basso che non si ritengono degne di nota e di cui non sappiamo niente! Non

so a voi ma a me sono sorti spon-taneamente alcuni interrogativi, pensando ad un mondo nascosto di persone che si incatenano e sbraitano in piazza, e si affanna-no per farsi sentire mentre di loro nessuno vuole parlare! Certo è che dopo essersi fatti il culo a lavoro o essersi consumati gli occhi sui libri o aver stirato pan-ni tutto il giorno, chiunque, se-dendosi infine sull’agognato di-vano, preferirebbe trovarsi da-vanti Fabrizio Frizzi che sfoggia il suo sorriso più smagliante mentre ci presenta avvenenti signorine dalla dubbia espressivi-tà, mostrandoci l’illusorio ritrat-to di un paese prefetto in cui tutto va bene, che non un grup-po di incazzati pastori sardi che ci parlano del prezzo del latte non remunerativo. Bha, io resto convinta del fatto che lo scon-tento sociale più lo si ignora e più cresce, così un giorno (e si, questa è proprio un’apocalittica profezia di manzoniana memo-ria) spegneremo la TV, ci affac-ceremo alla finestra e troveremo la Gelmini appesa a testa in giù.

Che l’Italia non fosse proprio il fiore all’occhiello dell’Ue non è una sorpresa… insomma, siamo nei PIGS, vorrà pur dire qualcosa! Ed infatti qualcosa vuol dire, significa che la nostra situazione finan-ziaria non è delle più rosee: il Paese ha un debito pubblico spaventoso, che cresce, cresce, cresce, cresce così tanto che non è più certo se potremo ripagarlo. Allora le possibilità sono due:

1. il default 2. l’Europa compra i nostri titoli di stato,

noi incassiamo i soldi e cerchiamo di rimetterci economicamente in sesto.

Scartando l’ipotesi uno, che comporterebbe una svalutazione pazzesca dell’euro (non conviene ne-anche a loro, in fondo) non resta che affidarsi all’Unione…eh, ma c’è il trucco! Sì, perché non t’aiutano mica gratis, in cambio l’Ue vuole: -manovra finanziaria da 70 miliardi di euro, da at-tuare subito (per fare un breve confronto, quella appena proposta dal governo era distribuita su quattro anni e mirava a stanziare 45 miliardi. Se quella ‘metteva le mani nelle tasche degli italiani’

non voglio sapere cosa farà questa) -riforme strutturali: riforma delle pensioni con ele-vamento dell’età pensionabile a 70 anni -privatizzazione su larga scala di servizi locali -introduzione di indicatori di performance nel pub-blico impiego, soprattutto nei sistemi giudiziario, sanitario e dell'istruzione -riduzione dello stipendio dei dipendenti pubblici Le richieste sono tali che le possibilità di salvarsi sono veramente poche. E se l’Italia fallisce che cosa succede? Succede che tutti i titoli (Bot, Btp ecc) non vengono restituiti: i Paesi esteri si tengo-no quelli che hanno e lo Stato, che non ha neanche i soldi per pagare gli interessi maturati su questi primi, non ti rende i tuoi. Certo, la prospettiva di perdere i propri risparmi non è piacevole, ma te-niamo presente che ci siamo già salvati una volta entrando in Europa ed un’altra ci salveremo (almeno temporaneamente) ricevendo aiuti dall’Ue. Come si dice? Tertium non datur.

Giulia Pagano

Si salvi chi BOT

Giuditta Mitidieri

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Obnubilazione di un popolo

_La chiave per una dittatura_

Governare un popolo in fin dei conti non è molto difficile, basta trovare la giusta chiave di volta: “Datemi una leva e vi solleverò il mondo”, disse Archimede. Si potrebbe dire: “Ditemi gli interessi di un popolo e lo governerò”, ma - non sia frainte-so- “interessi” non come sinonimo di bisogni ma come sinonimo di diletto. Molti governi si basano su questa concezione, infatti il modo più semplice di governare un popolo facendo i propri interessi è quello di spostarne l’attenzione su avvenimenti di basso rilievo, ma che in qualche modo lo coinvol-gano emotivamente, oppure tagliando ogni via di informazione e confronto con realtà diverse per evitare che la conoscenza porti a maggiori richie-ste. Prima di passare al primo metodo mi sembra necessario discorrere del secondo, in quanto forma di despotismo più evidente. Più dura e audace, è senz’altro quello più arduo da intraprendere e ge-stire poiché, se non si riescono a introdurre le pe-santi forme di censura con il “benestare” del po-polo, si può incorrere in una rivolta popolare, e spesso è anche difficile da gestire in corso d’opera: sarebbe troppo ingenuo da parte dei de-spoti credere che mai nessun componente di un popolo inizi a porsi delle domande, per cui è dove-roso apportare continue correzioni alle censure per mascherarle. È il caso della Cina, il cui governo tiene una morsa di ferro sul traffico delle informa-zioni sulla rete internet, stipulando continui con-tratti d’affari con Google. Se non fosse che con la censura vengono violati molti diritti dell’uomo, sarebbe anche un governo dall’ottimo funziona-mento, poiché –diciamolo- i Cinesi sono degli stra-ordinari lavoratori e forse è dovuto proprio alle basse pretese dei componenti del popolo che, non avendo tanti “grilli” per la testa, lavorano sodo. Il primo metodo di despotismo si basa su un ap-proccio molto “soft”, nel quale è difficile individu-are inequivocabilmente una forma di censura, poi-ché non censurano la rete di informazioni ma la capacità di pensare di un popolo. Fornendo altri centri di gravità per l’attenzione popolare o falsi mezzi di sfogo, il despota è in grado di dichiarare apertamente il conseguimento dei propri interessi senza suscitare alcuna reazione popolare: è questo il metodo più in voga, che caratterizza la maggior parte dei governi, alcuni in maniera più ingente, altri in modalità molto più leggere. Infatti si posso-no analizzare società dove quasi non ha peso; so-cietà nelle quali la creazione di una seconda realtà sociale tramite telefilm, telenovele o reality show paralizza un’intera popolazione riducendola a poco più che un vegetale; e altre in cui la moda dei social network crea un canale di sfogo per la popo-lazione che discorre, discute, si infervora e si cal-ma stando davanti ad un monitor invece di scende-re nelle piazze a difendere i propri diritti. Quest’ultima forma di obnubilazione è anche da

attribuire al popolo stesso, il quale individua l’errata modalità di utilizzo di questi mezzi: se possono fungere come mezzi di sfogo, al contempo possono essere utilizzati come strumenti per orga-nizzare una difesa ai propri diritti, cosa che fino ad ora si è verificata soltanto in Libia, un paese por-tato all’esasperazione che ha tentato di sfruttarli per denunciare i soprusi subiti con risultato imme-diato l’oscuramento sulla rete libica del social network. Quindi, concludendo, governare un popo-lo è semplice: basta obnubilarne il pensiero!

Johan Andrey Bosso

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Lo scorso 26 settembre, a Mon-za, si è spento il noto fumettista Sergio Bonelli, figlio dell'ideato-re di Tex Willer, l'indimenticato Gianluigi Bonelli. Sergio Bonelli nasce nel Dicembre del 1932, e, proprio per questo, gli viene af-fibbiato il soprannome di “fratello di Tex” in quanto sia lui sia il famoso personaggio dei fumetti nascono dallo stesso pa-dre, e per giunta in date abba-stanza ravvicinate. Quest'uomo, oltre ad aver conservato la tradi-zione western della casa editrice Bonelli, ha creato dei personaggi mitici che hanno fatto sognare generazioni di italiani, come Dylan Dog, Zagor o Mister No, distinguendosi per etica e abilità

professionale. E chissà quale sarà l'umore di Tex e i suoi “pards”, ora che anche lui s'è ne andato. Per non parlare di Za-gor, il “duro” dal cuore tenero che mi piace immaginare nella sua capanna in mezzo alla palu-de, nascosto per celare a tutti i suoi ammiratori la tristezza che l'avvolge sapendo che suo padre non c'è più. E ancora Mister No, che nella foresta, lontano dal mondo in piena epoca post-bellica (si parla del 1950), pian-ge con il suo amico tedesco Otto Kruger la morte di colui che, per dargli vita, si era nascosto dietro allo pseudonimo di Guido Nolit-ta. Insomma Sergio Bonelli è compianto da tutti, da noi ammi-

ratori e da loro, autentici mae-stri di coraggio e lealtà, tutti figli o fratelli di quest'uomo dal-la incredibile fantasia e mode-stia. Probabilmente lui avrebbe preferito morire in sordina, sen-za troppe celebrazioni e senza troppo clamore, ma io e molti altri, da ammiratori, non abbia-mo resistito a salutarlo un'ultima volta. Un uomo come lui merita di essere ricordato e raccontato, le sue opere diffuse e pubbliciz-zate perchè, in tempi come que-sti, dove tutti stentiamo nel tro-vare degli esempi a cui ispirarsi, i suoi fumetti saranno sicura-mente d'aiuto nel ricordarci cos'è il coraggio, cos'è la passione e che cos'è la dignità. Ciao Sergio.

Gabriele Sgueglia

Ciao Sergio!

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NELLA SCUOLA

Yolande Mukagasana nasce a Butare(Rwanda), in un contesto sociale fortemente classista. Sin dall’antichità esiste la tendenza a suddividere il popolo in diverse classi in base a caratteristiche di vario ordine. Questa classificazione, che è in ogni caso volgare ed errata, dato che non ne esistono varie, ma una sola: quella dell’uomo, talvolta ri-mane “solo” un pensiero malato nelle menti di una popolazione, ma spesso, proprio come in Rwanda, sfocia nella violenza e nello sterminio. Durante la conferenza tenutasi in data 01/10/11 Yolande ci ha fornito una chiara descrizione dei metodi di classificazione dell’uomo in Rwanda: vi sono due classi sociali principali, gli Hutu e i Tutsi (Yolande fa parte di quest’ultima); lo “smistamento”, certificato per iscritto sulla carta etnica ( una sorta di carta d’identità recante an-che la classe sociale d’appartenenza), avviene se-condo specifici parametri fisici o indicatori di stato economico, in questo caso la quantità di bestiame posseduto. La costante tensione tra Hutu ( parte povera) e Tutsi ( parte ricca) ebbe un violento e orribile sfogo nella notte del 6 Aprile 1994, notte in cui Yolande si ricorda di un proverbio Rwanade-se (secondo il quale Imana, divinità Rwandese, torna ogni notte a riposarsi in Rwanda anche se trascorre tutto il giorno altrove) e si chiede dove sia Imana, perché non abbia fatto ritorno in Rwan-da. Notte in cui, dopo aver ricevuto telefonica-mente la notizia dell’inizio del massacro, accesa la radio, sente l’esortazione allo sterminio dei Tutsi. Pochi giorni dopo, tra il 13 e il 14 Joseph, il marito di Yolande, viene ucciso, i suoi figli torturati e in-terrogati su dove fosse Muganga (dottore in Rwan-dese),cioè Yolande, infermiera di professione e dottoressa per esigenza; tutto inizia a precipitare,

ancora una volta la violenza sta sconvolgendo una popolazione, la vita di Yolande è ormai gravemen-te ferita quando una sera, dopo la morte del mari-to, riesce a ricongiungersi ai sui figli, ai quali la violenza ha portato via la giovinezza; li aveva stretti a sé, baciati, senza la forza di parlare . Di lì a pochi giorni Yolande perderà anche i suoi figli e, senza più nessuno, trascorrerà undici giorni nel vano di un lavello, e verrà salvata da Jacqueline Mukansonera (hutu). Leggendo il libro di Yolande Mukagasana “la morte non mi ha voluta”, l’aspetto che salta all’occhio, oltre alla disumana violenza, alla terribile situazione di un popolo, è la giovinez-za e la spensieratezza che volano via, riscontrabile in modo particolare in Christian, quattordicenne figlio di Yolande, che dimostrerà una maturità in-credibile per la sua età, maturità imposta dai ter-ribili eventi che vedono sua madre il centro d’attenzione di una caccia all’uomo: Yolande è un’infermiera, l’unica a padroneggiare la medicina nella vasta area comprendente la sua casa e, con l’inizio degli scontri , per paura che possa curare gli uomini della resistenza Tutsi, viene braccata e perseguitata. Dopo la morte della sua famiglia Yo-lande non si è arresa, per Joseph, Christian, San-drine e Nadine ora gira il mondo, ha scritto tre libri per raccontare gli scontri fra Hutu e Tutsi e racconta la sua storia perché niente sia dimentica-to, perché niente sia ripetuto e ricordandoci che “Per l’umanità c’è bisogno di perdono, per il per-dono c’è bisogno di giustizia e per la giustizia c’è bisogno di umanità” ci saluta “avec tout l'amour que j'ai pour la jeunesse” (con tutto l'amore che ho per i giovani).

Incontro con Yolande Mukagasana

Johan Andrey Bosso

The pink side of science Le Settimane della Cultura Scientifica, nate per

iniziativa del Ministero dell'Università e della Ri-

cerca nel 1991, hanno visto fin dall'inizio come

protagoniste le istituzioni culturali toscane, che si

sono mobilitate per sensibilizzare il pubblico più

vasto ai temi affascinanti della scienza e della tec-

nica. Dal 1994 la Regione Toscana offre concreto

supporto alla programmazione delle numerose ini-

ziative messe in cantiere da moltissimi soggetti e

promuove la realizzazione del Calendario regiona-

le. Il programma del 2011 registra oltre 80 iniziati-

ve organizzate in sei tipologie: conferenze/

convegni, laboratori didattici, mostre, osservazioni

astronomiche/naturalistiche, visite guidate e pub-

blicazioni online. Ciascuna provincia organizza de-

terminate iniziative: Pistoia ne ha 2 sole, una della

biblioteca S.Gorgio, l'altra del nostro istituto,

quindi sul territorio il Liceo si propone come ente

culturale protagonista nella divulgazione della cul-

tura scientifica. Le tematiche della Settimana

Scientifica, individuate dal Ministero dell'Istruzione

Università e Ricerca, erano 4: abbiamo scelto

"Donne e Scienza" per due motivi: in primo luogo il

nostro liceo da diversi anni è impegnato a svilup-

pare questo tema e l'iniziativa più importante è

stata nel 2009 con la partecipazione ad un concor-

so nazionale indetto dalla presidenza del consiglio

che ha portato alla pubblicazione di un libro

"Impronte Femminili" presentato a Roma nel con-

vegno "Pari-Opportunità - Formez"; in secondo

[Proseegue a pag. 7]

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luogo abbiamo ritenuto importante valorizzare

scienziate non conosciute o dimenticate che, inve-

ce, hanno favorito lo sviluppo del pensiero scientifi-

co, ad esempio, pochi sanno che Mileva Maric ha

contribuito a sviluppare la teoria della relatività di

Einstein. L’iniziativa è stata curata dalle classi

quarte e quinte PNI coordinate da Prof.ssa Maccioni

e si è basata su un sondaggio sulla conoscenza del

ruolo femminile nella scienza (redazione del que-

stionario, somministrazione a campione rappresen-

tativo, rielaborazione dati). Inoltre è stata allestita

una mostra "The pink side of Science" sulle scienzia-

te più rilevanti in astronomia, matematica, chimi-

ca, fisica, medicina con particolare riferimento alle

scienziate dell'LHC (CERN-Ginevra) ed altre giovani

ricercatrici di grande rilievo internazionale. Infine

si è tenuta una conferenza in aula magna aperta

alle scuole della provincia tenuta dalla prof.ssa Ma-

rini Caterina su "filosofe e scienza" e dalla prof.ssa

Maccioni su "la scienza in rosa", arricchita

dall’esposizioni dei dati del sondaggio e dalle pre-

sentazioni di diapositive sull’argomento.

Castelli Niccolò

Utilità delle materie scolastiche: l’Inglese

Ad ogni studente sarà capitato,

durante il proprio percorso sco-

lastico, di domandarsi a che cosa

servissero le materie che stava

studiando in quel periodo; pro-

babilmente, questo può essere

accaduto durante un momento di

forte frustrazione e disperazione

per il proprio andamento scola-

stico che a volte può portare a

parlare da soli offendendo pe-

santemente i professori per poi

costringerci alla fine a chiederci:

"Con chi diavolo sto parlando?!"

e sentirci impotenti...

La soluzione al problema è ovvi-

a: abbiamo bisogno di trovare un

senso a quello che studiamo,

abbiamo bisogno di capire per-

chè lo stiamo facendo e se ciò

potrà mai esserci utile; con que-

sto certo non voglio dire che sa-

rò io a darvi una verità scontata;

tenterò soltanto di esporre il mio

punto di vista. Per questo primo

numero ho deciso di parlare del-

la lingua inglese. Immagino che

tutti siamo d'accordo sul fatto

che sia una materia utile per

l'epoca moderna dal momento

che questa è la lingua con la

quale persone di paesi diversi e

lontani interagiscono tra loro.

Ok, su questo nessun problema

ma... per comunicare con qual-

che straniero avrò mai bisogno di

saper pronunciare frasi come:

"The cat is on the table" oppure

"That car is red"? NO. A nessuno

importa niente sapere se il gatto

è sul tavolo o se quella macchina

è rossa! Certo, alle elementari

posso capire il voler far tradurre

frasi semplici ma a lungo andare

fra 30 anni quando penserò ad

una materia come l'inglese che

probabilente non starò più stu-

diando da un bel pezzo non mi

ricorderò altro che "The cat is on

the table". Immaginate, durante

un viaggio di piacere,di finire la

benzina in mezzo ad un paesino

sperduto, magari francese, e in

quel momento l'unica cosa che

saprete dire per chiedere aiuto

saranno o quella del gatto oppu-

re "Made in China"! Saremo così,

in ogni occasione, sempre confi-

nati in un posto sconosciuto spe-

rando di aver i soldi (che però

ovviamente nel frattempo saran-

no già terminati) nel cellulare

per chiamare soccorsi… parlando

come? Con questo non intendo

assolutamente dire che si debba-

no saper fare per forza discorsi

complessi (a meno che tu non

debba andare a vivere in un altro

stato...in questo caso mi chiedo

perchè tu stia ancora leggendo,

dovresti avere già delle consape-

volezze, non credi?). Anche per-

chè se hai bisogno, che so, di un

po' d'acqua non importa saper

dire "Please,if i don't di-

sturb,could i have a glass of wa-

ter?", basta un cenno con la ma-

no ed un'unica parola: "Water?".

Finita lì.

Ripeto: tutto ciò riguarda chiara-

mente chi non vuol far dell'ingle-

se la sua ragione di studio o co-

munque di guadagno. Se volete

diventare professori o vivere

all'estero o fare la guida turistica

o qualsiasi cosa comprenda il

non parlare italiano ma

senz’altro parlare perfettamente

una lingua straniera credo vi

convenga ripetere più volte a voi

stessi che tutto lo studio che

state facendo sarà ripagato. So-

no infatti convinto che alla fine

con l'impegno si può arrivare ad

ottenere un risultato, migliore o

peggiore di quanto ci si aspettas-

se magari, ma pur sempre un

risultato.E con questa vi saluto

sperando di esservi stato d'aiuto

e magari di avervi fatto sorridere

su un argomento che di solito in

me genera soprattutto uno stato

di forte ansia!

Arrivederci al prossimo numero

con una riflessione sul latino o

sulla fisica, perchè mi devo pro-

prio sfogare.

L'anonimo studente

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Se camminate lungo le rive del fiume Isar, a Monaco di Baviera, potete scorgere una piccola iso-la, sulla quale sorge il più grande museo di scienza e tecnologia al mondo: il Deutsches Museum von Meisterwerken der Naturwissen-schaft und Technik. Venti studenti del nostro liceo hanno avuto l’opportunità e la fortuna di partecipare ad uno stage, dal 18 al 23 settembre, proprio in questa sede, seguendo 4 lezioni di fisica in lingua ingle-se ed alloggiando nello stesso museo. Infatti esso si estende su una superficie di 74000 mq e possiede un Kolleg dove i visita-tori possono essere ospitati. Nella lezione introduttiva ci è stata presentata la storia del museo e ci sono state illustrate alcune sue collezioni, a partire da quella, al pianterreno, di sot-tomarini, fino a quella di avia-zione, nella quale si può trovare un V2, famoso razzo progettato da Von Braun che fu ampiamente usato nell’ultima parte della se-conda guerra mondiale da Adolf Hitler contro la Gran Bretagna e da Gobbels come strumento di propaganda. Abbiamo assistito anche ad alcuni esperimenti (sulle polveri di cristalli, sui campi magnetici e sulle forze di Van Der Waals) e si è visto un modello grafene, materiale con-duttore per la scoperta del quale è stato assegnato il Nobel della

fisica 2010 a Geim e Novoselov. La prima lezione, intitolata “A Walk through the History of Physics”, ci ha poi illustrato al-cuni strumenti storici che il mu-seo conserva, di cui una parte è stata donata dall’accademia ba-varese delle scienze e costituì la prima collezione di pezzi esposti nel 1903. Fra questi si possono osservare gli emisferi di Magde-burgo e il telescopio con il quale si scoprì l’esistenza del pianeta Nettuno. Abbiamo poi percorso il dipartimento di fisica, nel quale abbiamo osservato una ricostru-zione del laboratorio di Galileo e tra i tanti strumenti la macchina di Meyer e il trasformatore di Tesla. La seconda lezione verteva sull’energia elettrica e la sua distribuzione. In essa abbiamo affrontato il concetto di energia elettrica, la differenza tra cor-rente continua ed alternata e le loro modalità di produzione, os-servando anche la ricostruzione della dinamo originale di Sie-mens e il generatore per il tra-sporto di energia Lauffen-Francoforte sul Meno, progettato da Oskar von Miller, fondatore del museo. L’ultima lezione si è concentrata sull’astrofisica: dai concetti ge-nerali di astronomia siamo arri-vati fino alle ultime scoperte che sono state fatte al Cern (anche se la lezione è stata fatta prima

delle notizie che ci sono giunte sui neutrini!). Uno degli aspetti interessanti della visita è stato anche il dialogo con i professori una volta terminate le lezioni, ad esempio dopo la lezione di astrofisica si è parlato dei nuovi telescopi in progetto, dei con-cetti di materia e antimateria e delle prove che si stanno facen-do al Cern in merito alla validità della teoria delle stringhe. Didatticamente parlando, la struttura del museo è molto utile per uno studente, che può non solo osservare ma anche speri-mentare tangibilmente il funzio-namento di molti strumenti. I-noltre abbiamo assistito alla di-mostrazione dell’impianto ad alta tensione, dove si tengono esperimenti sulla corrente con tensioni che giungono agli 800000 volt simulando l’effetto dei fulmini che si abbattono su dei modellini di città. Piuttosto suggestivo è poi vedere la gabbia di Faraday, struttura sospesa in aria nella quale una persona se-duta al suo interno può rimanere illesa nonostante essa sia sotto-posta ad una tensione di 270000 volt! “Era molto bello! Le lezioni era-no interessanti-sostiene uno dei venti ragazzi che hanno parteci-pato al progetto, Alfredo Biagini di VD.- e abbiamo avuto la possi-bilità di vedere molti fenomeni ed esperimenti dal vivo e di sco-prire cose nuove!!” In generale siamo rimasti molto soddisfatti da questa esperienza, e la consi-deriamo una grande opportunità che il nostro liceo ci ha dato. “Il museo è bellissimo, è stata un'e-sperienza formativa interessante sotto tutti i punti di vista” dice soddisfatto Claudio Bonanno di VB, “Stupendo aver avuto la pos-sibilità di avere intorno a te macchine e prodotti della tecni-ca da sogno”, afferma Flavio Fedi di VB. Insomma, auguro an-che a voi, lettori del Savoiardo, di avere l’opportunità di visitare il Deutsches Museum e la stupen-da città di Monaco!

Stage al Deutch Museum

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Potrebbe capitarvi che una matti-

na, a colazione, durante la vostra

permanenza in qualche località

scozzese, dopo aver mangiato per

giorni salsicce, fagioli e pomodori

pelati, vi venga voglia di trovare

qualcosa che si avvicini di più ai

vostri gusti italiani. Ignari di cosa

sia scritto sul menù, ordinate un

piatto di “kipper”. Estasi e disgu-

sto potrebbero definire le vostre

sensazioni quando vi viene servito

un doppio filetto di aringa affumi-

cata cosparsa interamente da un

dito di burro. Questo probabilmen-

te non c’entra molto con lo scam-

bio Italia-Scozia che anche

quest’anno si è riconfermato pres-

so il nostro liceo, ma esalta le dif-

ferenze culturali (e gastronomi-

che) già di prima mattina.

Alcuni ragazzi del nostro liceo

hanno preso parte all’ormai cele-

bre scambio con le scuole di Gla-

sgow dal 14 al 21 settembre e no,

purtroppo, non hanno mangiato

aringhe a colazione. Appurato or-

mai questo mio risentimento verso

la cucina dell’ostello presso il qua-

le abbiamo alloggiato, ci sono in-

teressanti considerazioni e osser-

vazioni che si sono create durante

le giornate passate con i nostri

compagni scozzesi fuori e

all’interno delle loro scuole.

Le scuole impegnate nello scambio

erano la Turnbull High School, la

St.Maurice e la St.Margaret High

School, tutte nella periferia di

Glasgow, lontane dalle torbide

acque del river Clyde dentro le

quali spesso, purtroppo, qualche

malcapitato si getta. Le strutture

scolastiche sono ubicate fuori cit-

tà, a 10 minuti di treno da Gla-

sgow, per consentire la costruzio-

ne di edifici più spaziosi e artico-

lati, impianti sportivi ben attrez-

zati e sale per conferenze varie.

Facendo un giro per Turnbull High

School, la cosa che colpisce di più

è la cura e la pulizia dei corridoi.

Segno di uno spiccato senso civico

le condizioni dei laboratori e delle

classi, delle aule di musica, delle

palestre e degli spogliatoi. Am-

metto: è facile trovare dissonanze

con i corridoi del liceo, fin troppo,

è bene quindi chiedersi come mai

tutto questo investimento nei lo-

cali della scuola, anche in quelle

dove gli studenti possono studiare

da soli o rilassarsi nelle ore di bu-

co. Creare un ambiente piacevole

e gradevole dove passare 7-8 ore

(invece delle nostre 5-6) non è una

cattiva idea. Magari ciò non stimo-

lerà gli studenti ad andare a scuo-

la anche la domenica (o il sabato,

dato che la scuola in Scozia va dal

lunedì al venerdì), ma sicuramente

non abbatterà i ragazzi con

l’austerità e l’apatia dei locali

scolastici. Riguardo al sistema sco-

lastico dal punto di vista delle

varie materie, gli studenti scelgo-

no che lezioni seguire, non sono

attaccati al concetto di classe co-

me elemento unico come noi, e si

spostano a ogni ora per seguire i

corsi. Durante i due giorni passati

con i nostri twin a scuola, abbiamo

avuto la possibilità di partecipare

alle lezioni. Matematica, fisica,

arte, inglese, francese, cucina

(niente aringhe), lezioni di Cei-

lidh, ballo tradizionale scozzese;

ci siamo accorti di come il loro

programma di studi fosse indietro

rispetto al nostro. Dilegiarsi esal-

tandosi con i prodotti notevoli non

è mai stato così bello. I livelli nel-

la scuola scozzese sono cinque: un

primo livello standard, intermedio

1 e 2, livello alto e avanzato. Per

passare di grado, si devono soste-

nere degli esami, dopodiché il

ciclo di studi della high school è

terminato. Armadietti e corridoi

all’americana a parte, fare un giro

per Turbull High School e vedere

sale insonorizzate per lezioni di

musica, laboratori di fisica e chi-

mica degni del CERN e bagni (si,

bagni) in condizioni inimmaginabili

dal piano terra in su del liceo,

lascia imbarazzati al pensiero di

dover ospitare quei ragazzi una

settimana in Italia. In una scuola

pubblica come quella dove siamo

stati, sono stati fatti importanti,

intelligenti, mirati e impensabili

investimenti rispetto alla scuola

che conosciamo noi, denotando

cosa? Maggior ricchezza? Assunzio-

ne di pillole che rendono più intel-

ligenti? Forse tutto sta in quella

“kipper” della prima colazione.

Nella speranza che questo scam-

bio, ormai arrivato al 10° anniver-

sario grazie alla disponibilità della

prof. Morandi, promulgatrice e

fondatrice del gemellaggio e della

prof. Salaris che ha accompagnato

gli studenti, continui ad essere un

caposaldo delle attività del liceo

scientifico ed un’importante op-

portunità per migliorare la cono-

scenza dell’inglese (o del duro

accento scozzese) e conoscere e

rendersi conto delle diversità nel

sistema scolastico e nella cultura

scozzese in generale, gradirei atti-

rare l’attenzione su come questa

esperienza possa essere ancora di

più valorizzata e resa più costrut-

tiva e interessante. Passando il

tempo con i ragazzi scozzesi, sco-

prendo le passioni che ci accomu-

nano, per la musica, lo sport e

quant’altro, ci sembra inopportu-

no che due o più giorni dello scam-

bio siano dedicati allo shopping

per Glasgow con gli italiani. Orga-

nizzarsi in modo che anche il tem-

po passato a fare del banale

shopping sia passato insieme ai

twins, che conoscono sicuramente

meglio la città e possono guidarci

attraverso posti più originali e in-

teressanti, diversi dal solito Hard

Rock Cafè di Edinburgo, ecco una

delle cose da rivedere nel pro-

gramma del gemellaggio. E ovvia-

mente trovare un ostello che oltre

al pane e marmellata serva arin-

ghe affumicate con burro. Ovvio.

Lorenzo Lucherini

Scambio Italia-Scozia 2011/12

Page 10: Il Savoiardo #1

10

Incontri federalisti Una nuova voce corre attraverso i

corridoi dell’ Amedeo di Savoia. È

un vento che spira in una direzio-

ne opposta rispetto a quello che

finora ha tirato. Abbiamo sempre

visto lotte tra comunisti e fascisti,

tra rossi e neri. Ma adesso, final-

mente, questa eterna battaglia sta

per finire: basta con le lotte, per-

ché, oramai, non hanno più senso.

La crisi che attanaglia il nostro

paese è giunta ad un livello tale

che né i partiti di destra né quelli

di sinistra sono in grado di risolve-

re la situazione. Il nostro triste

scenario nazionale e quello inter-

nazionale non concedono ulteriori

esitazioni. Il modello tedesco sta

andando forte, ma perché non

seguirlo anche noi? E perché, co-

me noi, non dovrebbero provare a

seguirlo anche gli altri stati euro-

pei? Una uniformità di metodo

potrebbe essere il primo passo

avanti verso un’ unione seria di

tutti gli stati d’Europa. In fondo,

in America, una federazione degli

stati è stata creata. E questo ha

giovato molto ai singoli stati. Per

esempio, qualche tempo fa, la

California è effettivamente fallita

(come ultimamente è successo al

Minnesota), ma nessuno lo sa. Per-

ché? Perché lo stato FEDERALE

americano si è impegnato per il

salvataggio degli stati con risorse e

mezzi sufficienti. Ora, se una fe-

derazione fosse esistita anche in

Europa, la Grecia sarebbe stata

salvata in quattro e quattr’otto.

Per chi non lo sapesse, se l’Europa

avesse un’unica economia sovrana-

zionale, la stessa Europa sarebbe

il primo stato del mondo a livello

economico. Purtroppo, però,

nell’Europa di oggi esiste una mo-

neta unica, ma ventisette politi-

che economiche nazionali. E que-

sto non aiuta assolutamente alla

risoluzione della crisi. Per di più,

nessuno pensa o propone la possi-

bilità di unire tutti gli stati euro-

pei sotto un unico comando demo-

cratico. E come potrebbe essere

diversamente? Un politico, che

dovesse proporre la Federazione

Europea, rischierebbe la propria

poltrona. Logico che si sia tornati

un po’ al modello feudale, definito

anche come Nanismo Politico: il

mio territorio lo difendo da solo,

piuttosto che unirmi con altri ter-

ritori e formare un esercito temi-

bile. Ora, non è che la Federazio-

ne Europea sia oro colato che può

risolvere ogni problema e portare

la pace nel mondo. Questo no.

Però potrebbe essere interessante

approfondire la conoscenza di

questa ideologia politica. Assoluta-

mente apartitico, il Movimento

Federalista Europeo nasce nel

1943 seguendo gli ideali del Mani-

festo di Ventotene, redatto nel

1941 da Altiero Spinelli, Ernesto

Rossi ed Eugenio Colorni. Il valore

del Manifesto risiede principal-

mente nel fatto di individuare con

chiarezza che <<la linea di divisio-

ne fra i partiti progressisti e parti-

ti reazionari cade perciò ormai,

non lungo la linea formale della

maggiore o minore democrazia,

del maggiore o minore socialismo

da istituire, ma lungo la sostanzia-

le nuovissima linea che separa

coloro che concepiscono, come

campo centrale della lotta quello

antico, cioè la conquista e le for-

me del potere politico nazionale,

e che faranno, sia pure involonta-

riamente il gioco delle forze rea-

zionarie, lasciando che la lava

incandescente delle passioni popo-

lari torni a solidificarsi nel vecchio

stampo e che risorgano le vecchie

assurdità, e quelli che vedranno

come compito centrale la creazio-

ne di un solido stato internaziona-

le, che indirizzeranno verso questo

scopo le forze popolari e, anche

conquistato il potere nazionale, lo

adopereranno in primissima linea

come strumento per realizzare

l'unità internazionale>>. Grazie

alla mediazione della Gioventù

Federalista Europea , il movimen-

to giovanile dell'MFE, di cui sono

un attivo militante, potrà far co-

noscere una visuale delle proble-

matiche con una lente non viziata

dal Nazionalismo anche nel nostro

istituto, per dare la possibilità a

tutti di conoscere un po’ meglio

cosa sia il Federalismo Europeo,

come funziona e, nel caso di vivo

interesse, di partecipare fin da

subito alle sue attività. Infatti, tra

novembre e febbraio del corrente

anno scolastico, la scuola organiz-

zerà tre incontri con tre personag-

gi rilevanti del Movimento Federa-

lista Europeo (fra cui, probabil-

mente, uno dei fratelli Majocchi,

entrambi ex professori del Ministro

dell’Economia Giulio Tremonti),

nei quali, oltre a venire spiegati,

come già detto in precedenza, gli

ideali del Movimento, verranno

trattati argomenti relativi

all’economia, piuttosto che alla

militanza o alla storia dell’Europa.

I l tutto in preparaz ione

all’undicesima edizione del semi-

nario “Luciano Bolis”, al quale si

potrà tentare di partecipare attra-

verso un tema che, verosimilmen-

te, verterà le sue tracce proprio

sugli argomenti trattati negli in-

contri. Concludo dicendovi questo:

non partite a priori con l’idea di

scartare il concorso solo perché

prevede un tema. Anzi, siate furbi

e chiedete al vostro professore di

italiano di farvelo fare come com-

pito in classe e di inviarlo per il

concorso. Primo, perché parteci-

perete al concorso sfruttando un

lavoro scolastico, e soprattutto

perché l’eventuale vincita del con-

corso vi porterà una vacanza com-

pletamente gratuita all’Hotel Bel-

vedere, al passo dei Carpinelli,

della durata di una settimana. C’è

solo una controindicazione: il con-

corso è riservato ai trienni del

Liceo. Mi dispiace per primini e

secondini, ma avrete comunque

l’opportunità di rifarvi. Buona Fe-

derazione Europea a tutti!!!

Gianmaria Maiorano

Page 11: Il Savoiardo #1

11

Lista UNO

ELEZIONI

L’assemblea ti ha confuso o forse sei fuggito ancora prima che cominciasse? Arrivano le elezioni e non hai idea di chi votare? Ci pensa il caro Savoiardo! Eccoti una veloce intervista ai candidati delle liste, giusto per farti un’idea e scegliere il tuo rappresen-tante! RICORDA: alle votazioni potrai scegliere una lista e due preferenze tra i candidati.

Chi siete? Matteo Mazzone, Matteo Pacini per la rappresentanza di istituto. Gianmaria Maiorano e Francesco Pela-galli per la consulta provinciale.

Ci riassumete brevemente il vostro programma? Dunque, secondo noi, il programma serve solo per dare un linea guida..il vero programma viene da quello che ci sarà chiesto, durante l'anno, direttamente dagli studenti. Comunque un punto originale e impor-tante che abbiamo proposto è quello degli sportelli Help gestiti dagli studenti per gli studenti, ottima iniziativa per aumentare i propri crediti offrendo allo stesso tempo un aiuto che può essere molto utile per chi ha un problema in qualche materia!

Cosa intendete quando vi definite “lista apolitica”? Matteo Pacini Noi siamo convinti che sia importante non far entrare la politica nazionale nella scuola. Matteo Mazzone Invece siamo favorevoli ad organizzare dibattiti ma a patto che si rinunci alla soggettivi-tà partitica! Ci vuole un dialogo mediato ed oggettivo!

Nel vostro volantino si legge che la Succursale sarà favorita dalla vostra rappresentanza, ci spiegate perché? Matteo Pacini Penso che con la mia presenza in succursale gli studenti che sono lì quest’anno potranno avere un portavoce diretto e anche più consapevole delle loro problematiche.

Cosa ne pensate della nuova preside? Matteo Mazzone Ha carisma, si vede che crede nei suoi progetti. Inoltre ha anche una bella presenza. Comunque anche il Rabuzzi era un personaggio, confesso che mi manca un po'.

Genere musicale, gruppo o cantante preferito Matteo Pacini Hard Rock, Metal Matteo Mazzone Beatles abbestiaaaaa!

Lista DUE Chi siete? Luca Cei, Lorenzo Vannucchi, Letizia Chiti, Leila Es Sebar, Tommaso Scarnato!

Sicuramente il punto più originale tra le vostre proposte è quello della radio, ce lo spiega-te un po' meglio? La web radio sarà fatta dagli studenti per gli studenti. Purtroppo non potrà essere in diretta ma varrà trasmessa periodicamente su internet. Ci sarà musica(naturalmente anche i gruppi del nostro liceo), di-battito, informazione e chi più ne ha più ne metta! Siamo in contatto con un liceo di Roma che sta por-tando avanti questo progetto, sappiamo che è assolutamente possibile farlo!

E per quanta riguarda il concorso “Panino 2012”? Ogni classe inventerà un ricetta e poi un commissione (Claudio il paninaro) sceglierà la migliore che verrà aggiunta nel menù del merendero!

Quali sono i personaggi a cui vi ispirate? Poldo (il ciccione di Braccio di ferro!), Yogi, Ciccio (in quanto mangiatori di panini) e se avanza tempo Gramsci.

Cosa ne pensate della nuova preside? Siamo molto contenti del suo desiderio di rendere il nostro liceo un centro culturale nella città. Dinami-ca, interessante, propositiva..ci piace!

Impressioni sull’assemblea? Purtroppo non c’era nessuno che vendeva pop-corn o hot-dog per completare il divertente show. A parte questo è stata un po’ confusionaria e incentrata, forse eccessivamente, su questioni fritte e rifritte.

Page 12: Il Savoiardo #1

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Lista TRE Chi siete? Gherardo Ori, Jessica Sicari, Gabriele Sgueglia per la rappresentanza d’istituto e Niccolò Zaccaria nella consulta provinciale

Ci riassumete il vostro programma? Oltre al mantenimento della tessera per le fotocopie e all'assemblea come giorno di autogestione vor-remmo che venisse rispettata la norma per cui un giorno all'anno la scuola rimane chiusa per permettere le visite agli esterni. Inoltre abbiamo intenzione di fare qualcosa per l'autobus che passa davanti al liceo, che è sempre strapieno, magari chiedendo che quello delle 12 58 passi cinque minuti dopo per poter divi-dere il carico degli studenti.

Durante la presentazione del vostro programma avete accennato ad un progetto piuttosto originale, ce lo spiegate meglio? Gabriele Sgueglia Siamo molto interessati a questo progetto iniziato dal Pacinotti dello “Stop al caro li-bri” che vorremmo portare anche nella nostra scuola. Consiste nel far comprare all'istituto un tot di libri che vengono prestati allo studente fino alla fine dell'anno. In questo modo potranno essere utilizzati, l’anno successivo, da altri alunni. Si può arrivare fino ad un risparmio di 1800 euro in cinque anni di scuo-la! Naturalmente, e qui il discorso sarebbe lungo, si va contro agli interessi delle case editrici e quindi non è molto semplice da realizzare, sicuramente impossibile in un anno. Comunque noi possiamo comin-ciare!

Impressioni sulla nuova preside? E' una donna autoritaria, penso che sentiremo una grande differenza rispetto all'anno scorso visto che il Rabuzzi era più di là che di qua..si insomma, nel senso del pensionamento..

Panino preferito dal merendero? Gabriele Sgueglia Rosetta, e rigorosamente rosetta, al salame. Jessica Sicari La pizza!

La vostra impressione sull'assemblea di istituto del 21 Jessica Sicari Ci siamo arrabbiati per l’attacco del melocchi che ha definito la nostra una lista “politica”, riferendosi alle nostre idee personali. Io ho una mia opinione ma non credo sia fondamentale che gli altri la sappiano! Gabriele Sgueglia Io non ho mai nascosto la mia appartenenza politica di destra ma questo non vuol dire niente nella lista!

Genere musicale, gruppo o cantante preferito? Gabriele Sgueglia Simon and Garfunkel

[La redazione ringrazia tutti i candidati per la disponibilità. Che vincano i meno-peggio!]

Page 13: Il Savoiardo #1

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Non so se è una mia impressione, ma quest'anno Pistoia è stata investita da un proliferare lussureggiante

(cit.) di eventi musicali.

EPICENTRO FESTIVAL 20-22 luglio, Serravalle Pistoiese

Epicentro Musicale è un gruppo di giovani pistoiesi, nato nel 2009, in occasione di un mini-festival orga-

nizzato per una raccolta fondi da mandare all'Aquila, colpita dal sisma nell'aprile dello stesso anno. Ogni

anno questo festival si è espanso sempre di più, attirando a se nomi come Zeus!, Samuel Katarro e,

quest'anno, Bologna Violenta, Karl Marx Was a Broker, Il Pan del Diavolo e altri. C'è da dire che alcuni di

questi artisti non hanno potuto esibirsi a causa dell'annullamento della seconda giornata, causa maltem-

po. Questa manifestazione è stata comunque una grande occasione per conoscere i più importanti artisti

emergenti italiani, e un'occasione per dare qualche soldo direttamente agli Aquilani, e non a chi avrebbe

dovuto ricostruirla in 6 giorni.

RELEASE 01 2-15 settembre, Agliana, teatro Il Moderno

Manifestazione gratuita organizzata da Il Moderno in collaborazione con K.lab, Nevrosi, Nub, TryDog, un

evento a tutto tondo, "suoni liberati nell'ambiente, ambiente liberato dai suoni", con l'intervento di arti-

sti emergenti come i sopracitati Karl Marz, Zeus e ancora Topsy The Great, Mangiacassette, Vipcancro e

Utopica Project. Grazie al programma ricchissimo l'evento ha avvolto le nostre giornate di inizio settem-

bre come mai si era potuto provare negli anni passati.

ARCA PUCCINI/CALIGARI 2011 11-18 settembre, Pistoia, Agliana

Organizzato dagli Istituti Raggruppati di Pistoia, a cura di Nevrosi, con la collaborazione de Il Moderno, il

teatro Bolognini di Pistoia, un approfondimento sulle fasi di creazione e composizione musicale. Sono

presenti nomi eccellenti come Simon Reynolds, il critico musicale più influente degli ultimi anni, lo scrit-

tore russo Zakhar Prilepin, i concerti sono opera di artisti visionari, matti come tacchini (si ricorda lo

spettacolo offerto dal super-gruppo Jealousy Party, Alessandro Fiori e Father Murphy, con la regia sonora

di Rico (Uochi Tochi). Chiude la manifestazione, completamente gratuita, il tradizionale Piano sequenza,

un concerto in cui ogni gruppo ha 20 minuti a disposizione per buttare giù i muri della ex-Tipografia pi-

stoiese (a questo sono presenti Lola's Dead, Walking The Cow, Topsy the Great, Stagi/Maoggi/Atzeni, Bad

Apple Sons, Chamber).

Mi scuso se non posso parlare di:

-Pistoia Blues (ne dovrei parlare?)

-PUF (non c'ero)

-altre manifestazioni a cui non ho partecipato.

Spero di avere anche l'anno prossimo la possibilità di passare le ultime luci estive in un teatro, stanzone,

spiazzo a suicidarmi le orecchie in nome di una musica libera e originale.

Pistoia caput mundi!

Luca Cei

La nuova Pistoia

EVENTI

Direttamente dalla CASSETTA DI NONNA IRMA:

“Batterista, bassista e tastierista cercano chitarrista e cantante per gruppo già avviato da giugno circa. Influenze varie, sopratutto rock contemporaneo e rock anni 70- 80, anche italia-italiano, funk e musica propria. Per informazioni contattare Giorgio Prete in 3F oppure con-tattarlo su facebook!”

Page 14: Il Savoiardo #1

14

Scorci di vita a Madrid Guardo fuori dal finestrino

dell’autobus che mi sta portando

a casa. Il paesaggio mi scorre

sotto gli occhi, ma non è quello

che sto guardando veramente.

Attraverso quel vetro, mi passa-

no davanti tutte le facce, le ban-

diere e le emozioni che l’ultima

settimana ha saputo regalarmi.

Sono infatti reduce dalla Giorna-

ta Mondiale della Gioventù

(GMG), svoltasi tra il 15 e il 21

Agosto a Madrid. Le GMG sono

ritrovi internazionali di giovani

cattolici(e non) convocati dal

pontefice in diverse città

(alternando i continenti), la pri-

ma si tenne a Roma,dove nel

1986 i trecentocinquantamila

ragazzi riuniti in città ricevette-

ro da Giovanni Paolo II una croce

di legno, che ancora oggi gira

tutto il mondo attraverso le

GMG. Questa croce è simbolo di

tutte le “croci”, delle difficoltà

che i giovani oggi si trovano ad

affrontare, dai problemi spiri-

tuali, come la difficoltà di di-

chiarare apertamente la propria

fede specialmente in paesi dove

il cristianesimo non è la religione

più praticata, fino a problemati-

che più generali e condivise da

tutti, come la responsabilità di

avere in mano il futuro.

È impossibile descrivere

l’allegria che quella folla accorsa

nella capitale spagnola da ogni

angolo del mondo riusciva a tra-

smettere.

Non sono certo mancati i proble-

mi tecnici, d’altra parte gestire

2milioni di persone non è cosa

da poco,una volta arrivati a Ma-

drid dopo 22 ore passate su un

autobus venire a sapere che

“dovremo stringerci un po’” nei

nostri sacchi a pelo perché nella

scuola che ospita i ragazzi tosca-

ni ne arriveranno almeno 150 in

più del previsto, non è stata una

bella sorpresa...

A ridonarci il sorriso però sono

bastati dieci minuti: a poche

fermate di metro da noi, infatti,

ci aspettava il mondo. Per le

strade ragazzi inglesi regalavano

spille con la loro bandiera, poco

più avanti nella piazza della cat-

tedrale, masse multicolore si

riunivano per foto internazionali

e cori in lingue sconosciute veni-

vano intonati a squarciagola: in

quel momento Madrid era il cen-

tro del mondo. Nelle mattine

successive abbiamo partecipato

alle catechesi di vescovi italiani,

i momenti di condivisione e con-

fronto hanno aperto a molti di

noi nuovi punti di vista e spunti

di riflessione, e questo grazie

alla voglia di ognuno di dire la

sua, non per contraddire ma per

arricchire tutti gli altri. Accom-

pagnati ovunque

dall’onnipresente coro “italiano

batti le mani” e simili, tra brasi-

liani che ballavano la samba e

altoparlanti che diffondevano

per tutta la città la musica di

questa estate, abbiamo trascorso

la nostra settimana di scambi

culturali.

Dopo una indeterminata serie di

docce ghiacciate,

“pasti”(chiamiamoli così...) e

ore in metropolitana, siamo arri-

vati finalmente a trasferirci

all’aeroporto di Cuatro Vientos,

una distesa sconfinata di persone

ci avvolgeva, ovunque lo sguardo

si volgesse, trovava giovani in-

tenti ad attrezzarsi per la notte,

aiutare gli altri e pregare.

Proprio a Cuatro Vientos, tra le

intemperie e delle simpatiche

cavallette, si è realizzato il vero

spirito della Giornata Mondiale

della Gioventù, vi sarete certa-

mente accorti che le condizioni

in cui avevamo vissuto l’ultima

settimana non erano delle mi-

gliori, ma quella notte, mentre

cercavamo di convincerci che i

lampi che solcavano il cielo mi-

nacciosi non erano altro che

flash di macchine fotografiche,

abbiamo potuto capire che le

nostre tribolazioni erano valse

quel preciso momento. Tutti i

giovani del mondo riuniti e acco-

munati dalla stessa speranza,

dalla stessa emozione che ascol-

tavano in silenzio, in preghiera

le parole che il Papa stava loro

affidando per diffonderle nel

mondo e attualizzarle nella pro-

pria vita. Credo e spero che sia

qualcosa di comprensibile anche

per coloro che non credono, atei

o agnostici, perché penso si stu-

pirebbero scoprendo che quella

notte sotto la stessa pioggia e

sotto le stesse stelle c’erano

anche molti giovani non creden-

ti, ragazzi che in quella settima-

na hanno riflettuto, hanno trova-

to qualche risposta o semplice-

mente hanno fatto dei passi a-

vanti verso quella che sarà la

loro personale idea di religiosità.

Torno a guardare fuori dal fine-

strino del fantomatico autobus,

ormai è notte, nessuno canta

più, non sento più le grida e le

risate dei miei amici, chiudo gli

occhi sul ricordo che avidamente

conserverò negli anni a venire, il

viaggio è ancora lungo.

Elena Marzialetti

Page 15: Il Savoiardo #1

15

ARTE D’INTORNI

Tutto quello che "Sostiene Bollani" In questo strano autunno a maniche corte anche voi

siete di quelli che si sono beccati una clamorosa in-

fluenza? Se avete la fortuna di poter fare tardi la do-

menica notte prendete i fazzoletti, la copertina d'or-

dinanza e accendete il televisore su Rai 3. Qualsiasi

siano i vostri gusti, che amiate il folk, il canto grego-

riano o la tribal-house, dalle undici e mezzo in poi,

per una sera a settimana, sarete ospiti del signor Bol-

lani che vi accoglierà seduto sul panchetto del suo

pianoforte. Stefano Bollani, fiorentino, è uno dei jaz-

zisti di maggior fama in Italia, molto apprezzato per

il suo talento poliedrico che lo ha portato negli anni a

cimentarsi con una grandissima varietà di generi e a

collaborare con gli artisti più svariati, da Jovanotti

alla Banda Osiris. Il Bolla, ormai che siete in confi-

denza potete chiamarlo così come lo hanno sopranno-

minato i suoi fans, suscita da diversi anni le ire di

tutti i puristi della musica che lo accusano, indubbia-

mente senza allontanarsi di troppo dalla realtà, di

“fare il cretino”. Fortunatamente lui non è tipo da

lasciarsi intimorire e continua a portare avanti con

convinzione il suo proposito di far conoscere jazz “e

dintorni”, come tiene a precisare, ad un pubblico che

sia il più ampio possibile. Nel programma, tra una gag

e l'altra, non mancano vere e proprie lezioni in pillole

di storia della musica, “la grande assente nelle scuole

italiane” come il pianista ricorda spesso con amarez-

za. Ad affiancarlo in questo viaggio televisivo trovia-

mo una scoppiettante Caterina Guzzanti, la cui comi-

cità e bravura non sono meno apprezzabili solo per-

ché parte del patrimonio genetico di famiglia.

“Sostiene Bollani” viene dopo il grande quanto sor-

prendente successo discografico della strana coppia

Chailly-Bollani. Il primo è il temibile e serissimo di-

rettore della Gewandhaus Orchestra di Lipsia, una

delle più tecniche e apprezzate orchestre del mondo.

Insieme a questi rappresentanti della musica classica

che più classica non si può c'è lui, Bollani, il jazzista

imprevedibile e ironico, con la sua imitazione di Alle-

vi e il medley a fine concerto con brani a richiesta

del pubblico. Questi due soggetti si sono cimentati

con le opere di uno dei più grandi compositori del

Novecento, George Gershwin, proponendo la famosa

Rhapsody in Blue. Con Bollani che improvvisa anche i

rigidissimi musicisti tedeschi si lanciano nello swing

dimostrando ancora una volta che, come diceva Ger-

shwin, la musica è “scienza delle emozioni”.

[George Gershwin: Rhapsody in Blue - Gewandhausor-

chester, dir. Riccardo Chailly, pianoforte solista Stefano

Bollani - Decca Music 2010]

"La pelle che abito" "La pelle che abito" è l'ultimo film

diretto e autoprodotto dal regista

Pedro Almodovar e presentato al

festival di Cannes del 2011. Nel

cast ci sono molte vecchie cono-

scenze dello sceneggiatore, come

Elena Anaya, Marisa Paredes o

Antonio Banderas, anche se manca

la figura che più lo ha affiancato

durante gran parte della carriera,

Penelope Cruz comunque omaggia-

ta (come era già accaduto nel film

premio Oscar "Tutto su mia ma-

dre") chiamando la protagonista

col suo cognome. Un chirurgo di

fama mondiale, Robert Ledgard,

privato della moglie e della figlia,

decide per vendetta di sperimen-

tare una nuova pelle su Vera, una

donna che egli tiene prigioniera,

accudita da una governante. Ma

l'arrivo improvviso in casa del fi-

glio della stessa governante scon-

volgerà il già precario equilibrio

della vita dello scienziato. Da qui

parte la ricostruzione della vita

dei protagonisti con flashback e

colpi di scena mozzafiato, fino ad

arrivare alla tanto amata e attesa

verità, tipica almodovariana.

Banderas torna, dopo vent'anni

(l'ultimo film assieme era stato

Legami) e una carriera Hollywoo-

diana alle spalle, nelle braccia del

regista, e descrive questo film

"l'Almodovar degli Almodovar". In

effetti non manca niente: la figura

un pò ambigua e sempre presente

della madre, grandi ruoli femmini-

li, transessuali e tragedie familiari

(i cosiddetti "almodrammi"). Il

tutto da aggiungersi ad una buona

dose di follia ("ho la pazzia nelle

mie viscere", "a cosa può portare

l'amore di un pazzo...") che carat-

terizza i personaggi e la storia del

film. Ma questa pellicola si diffe-

renzia dalle altre opere dello spa-

gnolo per il tono noir e horror, con

caratteristiche degne di un thriller

di Hitchcock. Il regista aveva per-

sino pensato all'inizio di girare in

bianco e nero senza sonoro, poi-

chè non gli interessava il sangue o

le scene brutali o scioccanti. I per-

sonaggi che all'inizio ci sono pre-

sentati sono come una matassa,

che man mano che il film va avanti

si srotola, per rivelarsi interamen-

te solo alla fine. Ma mentre lo

spettatore fa dei passi indietro per

scoprire la verità sulla storia dei

protagonisti, questi si evolvono e

crescono per maturare completa-

mente solo quando sapremo chi

sono. Tutto si gioca sui ruoli del

predatore e della preda, destinati

ad invertirsi. Almodovar ha infatti

consigliato alla sua bellissima

"chica", Elena Anaya, di immagi-

narsi come una tarantola che tesse

la sua tela in attesa di una preda,

anche se in realtà il corpo dell'at-

trice sigillato in un body color pel-

le si avvicina molto più a quello di

[Proseegue a pag. 16]

Angela Felicetti

Page 16: Il Savoiardo #1

16

un felino. Il regista non è nuovo

nel trattare delle persone rinchiu-

se in una pelle che non è la loro,

ma il tema sfuma fino a diventare

la manipolazione del corpo, usata

da Ledgard per controllare anche

l'anima di Vera, per questo il dot-

tore viene definito "il Frankenstein

di Almodovar": per la sua natura

inumana, mostruosa, corrotta dal-

la pazzia e dalla sete di vendetta.

È insomma un Almodovar ai più

alti livelli, aiutato anche molto

dalle strepitose musiche di violini

(coordinate da Alberto Iglesias,

insieme ad Almodovar già dai tem-

pi di "Carne Tremula") che accom-

pagnano suggestivamente lo svol-

gersi della pellicola; è invece del

DJ danese Trentemoller (Shades of

Marble) il tema utilizzato in aper-

tura e chiusura e nel trailer. Almo-

dovar è coinvolgente, produce un

film che continua a stupire anche

a distanza di tempo dalla visione,

si conferma uno dei registi più

innovativi e sensibili di oggi, non-

ché l'unico capace di competere

riguardo ad incassi e critica con

inglesi e americani, pronto a co-

gliere ogni tratto della pazzia e

“Soffiava il vento, scompigliando mondo, parole, fac-

ce e pensieri. Meraviglioso vento. E oceano mare.”

Vite così distanti per potersi incontrare ma che rie-

scono a compenetrarsi irrimediabilmente nelle loro

solitudini.. Fruscii separati naviganti in una stessa

direzione, così si orienta la disperata esistenza di

coloro che prendono carattere concreto attraverso le

pagine del libro e si spengono deplorabilmente con la

sua fine. Ciclo incessante alla base di tutto il ronzio

armonioso dell’eterno e vacillante mare. Il romanzo

si apre sullo sfondo di una spiaggia, luogo impenetra-

bile a noi stessi, remota parte del nostro essere, rea-

le ma irraggiungibile, dove figure verosimilmente

idealizzate e coscienti si stagliano trovandovi colloca-

zione sempre giusta ma inadatta. Questa rappresenta

una delle grandi metafore incentrate alla base della

storia, l’inesattezza corretta della posizione occupata

dai vari protagonisti nel corso della loro esistenza. Lo

spessore di inattendibilità e lo strumento di preclu-

sione della normalità e della aspirabile libertà vengo-

no riflettute anche dal tempo, costantemente cupo,

presenza silenziosa che influisce sul lento deteriora-

mento della coscienza dei personaggi, soggiogati dal-

le nuvole e dall’ineffabilità del cielo. Un intreccio

destinato a rimanere incompiuto fra le forse quattro

mura di una locanda, cui si arriva casualmente. La

locanda Almayer, l’emblema della solitudine e

dell’insanità che conduce i protagonisti a vivere. O a

morire. Stanze senza chiavi, destini in grado di annul-

larsi nel raggiungimento di un’imperfetta unione ma

che no, resteranno chiusi tra altre mura, quelle di

loro stessi, che costituiscono i loro inizi e le loro fini,

se esistono. Isolamento perpetuato dalla grandezza

della loro complementarietà che si estende a com-

porre con sorprendente musicalità il delineato profilo

di un eterogeneo puzzle, tessere mancanti ritrovate e

perse. Un mare che Baricco ci apre davanti con magi-

strale bravura immergendoci direttamente nelle sue

infinite sfaccettature. Sguardo imperturbabile è il

mare, mare fonte di commozione, di sciagure, di feli-

cità, di vita, orribile atrio di ipocrisia e giustizia, fe-

roce speranza di una potenziale salvezza e ragione di

morte. E’ l’allegoria intorno all’acqua, alla purifica-

zione, indeterminazione di lenitiva costanza di questo

elemento che porta l’uomo alla dispersione. Come il

quadro di Friederich “Il viandante sul mare di neb-

bia” così lo sguadro indagatore del lettore è portato

alla ricerca di un ostacolo, di un appiglio nella vasta

concavità che l’acqua crea, tra il tumulto delle sue

inoffendibili onde, per cercare di non lasciare spro-

fondare se stesso in quell’incoerenza incomprensibile

e inafferrabile. Allo stesso modo, infatti, il lettore è

comunque portato ad un’indagine nella quale i perso-

naggi lo conducono, che è il riflesso delle loro do-

mande e delle loro azioni, ma amplificato sulla co-

scienza di un esterno che finisce per non sentirsi mai

parte della scena, se non del deplorevole organismo

di distruzione e di insanità fragile, costituito appunto

dall’essenza dell’uomo stesso. Un mare che è odio,

che porta odio, morte che distrugge e crea con inim-

maginabile naturalezza storie d’amore e inaudite

crudeltà. Tutto ciò è fonte di grande teatralità

nell’espressione di odio da parte di quesi corpi am-

massati senza più alcuna dignità, persi nelle loro di-

sperazioni su “La zattera della Medusa” di Gèricault.

Marinai uniti e divisi dall’ombra del loro destino cru-

dele che si sarebbero visti, se solo ne fossero stati in

grado, immagini della bianca stracciata bandiera.

Un’eterna e violenta, seppur esausta, resa al mare.

Adams, un uomo con gli occhi di un animale in cac-

cia, occhi capaci di rubare la morte. Occhi che sono

stati coscientemente voltati, seppur metaforicamen-

te, su quella bandiera bianca. Simbolo del policroni-

smo astratto dei personaggi, appare colui che, con-

dotte mille vite, e avuti mille nomi, all’interno di

una, si presenta a noi attraverso i suoi imperturbabili

cambiamenti, come unica parte di un insieme coeren-

te che si smaschera nella realizzazione dei suoi obiet-

tivi, cedendo all’impulso dei sentimenti più umani,

rivelando dolcezza e rabbia. Amaro retrogusto che la

vita, sfuggendoci, si porta dietro: “Dovessi vivere

ancora mille anni, amore sarebbe il nome del peso

lieve di Thérèse, tra le mie braccia, prima di scivola-

re tra le onde. E destino sarebbe il nome di questo

oceano mare, infinito e bello.”

Oceano mare

Michele marchioro;

Francesca Tesi

Irene Princi

Page 17: Il Savoiardo #1

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SATIRA SATURA

Incendio al Seven Apple

(AVVERTENZA: il presente brano è fortemente provocatorio. Si sconsiglia la lettura agli anziani, alle don-

ne incinte, ai moralisti di facciata, ai bigotti di qualsivoglia religione e ai fascisti che ho sfottuto clamo-

rosamente l’anno scorso, con o senza “diritto di replica”. Grazie)

E’ accaduto un fatto shoccante! Il Savoiardo possiede uno degli scoop più sensazionali della cronaca to-

scana, e forse italiana di sempre: è ormai noto che lo scorso 28 settembre abbia preso fuoco lo stabili-

mento balneare “Peninsula”, accanto alla discoteca Seven Apples. Ebbene, al Savoiardo è arrivata un’e-

mail agghiacciante in cui un gruppo di anarchici rivendica la volontà di appiccar fuoco alla nota discoteca

versiliana. Per imperante dovere di cronaca, riporto in maniera fedelissima la lettera che ci è stata spe-

dita, senza distorcerla nemmeno un poco. E’ un documento esclusivo, e siamo riusciti ad averlo in grande

anticipo rispetto alle grandi testate giornalistiche! Ecco a voi, riportato pari pari, senza neanche cambia-

re una virgola, senza aggiungere nemmeno uno spazio, autentico così com’è, il documento anarchico.

<< 28 settembre 2011, Marina di Pietrasanta, 2 kg di dinamite porteranno rivolta e distruzione…

Vomito rappreso.

Rancido, di un giallo ocra profondamente nauseabondo, scagliato a terra, ancora fumante, appena riget-

tato da uno stomaco traboccante di bile violenta; risultato di un’altra delle vostre serate, delle vostre

inutili baldorie.

Apriamo questa lettera, che speriamo venga pubblicata dal giornale, con questa profondissima immagine

poetica, che rispecchia in duplice maniera “quel” posto: è sia il risultato delle vostre deliranti scorriban-

de del sabato sera sia la metafora che meglio vi descrive.

Uomini lampadati, neri come la pece, talmente scuri che al confronto la Sicari è uno jogurt della Muller,

affollano barcamenandosi penosamente il pavimento da ballo. Ondeggiano smodatamente i loro fianchi,

spesso larghi da non rientrare nemmeno nelle striminzite camicie celestino-stinto di loro zio armatore di

navi, di loro zio manager di public company, di loro zio rappresentante della Citroen, di loro zio commes-

so dei negozi di corso Gramsci. Cercando di andare a tempo di musica, si muovono effettivamente sem-

pre con lo stesso, perenne, monotono, passo.

Che poi chiamarla musica! : dir che fa sanguinare gli orecchi è già il complimento più grande.

Ma non importa. Non Vi importa. Tutto va bene purchè sia di moda, sia di tendenza. Che importanza han-

no i contenuti, basta che faccia figo, faccia yuppie. L’unica cosa che conta è viaggiare con quante più

banconote viola in tasca, magari con una ferrari (ovviamente presa al noleggio in cui lavori).

La parte più abominevole è che non esitate, non tentennate: se c’è una bella ragazza al bancone, via!,

un goccio di quella magica LSD nell’ana-analcolico e subito la potete portare a letto. Se vi va male.

Se va bene invece, dritti al bagno, in ginocchio.

Del resto ci son sempre talmente tanti cessi occupati… e meno piscio di quel che pensi!

E la fanciulle! ah, che dame! che eleganza! che compostezza! guardando morbosamente gli obbiettivi dei

fotografi, stringendo le labbre rifatte, gonfie di acido ialuronico, che belle siete! trattengono il fiato, al

momento del click, per sminuire la pancia.. ormai avanza, è colpa degli anni.

Come scimmie, spingono per farsi inquadrare, squartano potenziali rivali più giovani e snelle che minac-

ciano di rubare la scena. Perché in fondo, “che senso ha andare a ballare se non fai sapere a tutti di es-

serci stata??”. Esattamente come scimmie, nei movimenti e nella peluria sulla…. Ascella, diciamo ascel-

la.

Con quale obbiettivo si recheranno là..? beh, farsi le vedere, le più santarelline. Le più navigate invece,

che non mancan di certo, col fine di mettere le mani su un uomo accalappiando il più babbione e ricco

possibile, che è stupido e gli posso fare le corna e c’ha ‘sordi.

Ma menomale non ci sono soltanto vecchie suonatrici di flauti! Quante giovine ci sono, quindici sedici

diciassette diciotto diciannove vent’anni. Beata innocenza!

[Proseegue a pag. 18]

Page 18: Il Savoiardo #1

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Spinoza.it: un blog serissimo Spinoza è un blog satirico collettivo, cioè un sito internet che si occupa di satira fatta da più persone. Il nome e il logo sono ripresi dal filosofo olandese razionalista Baruch Spinoza. Creato nel 2005 da due “menti malate” come amano definirsi Stefano Andreoli e Alessandro Bonino ebbe l’apice di visitatori nel-la primavera del 2008, nel periodo delle elezioni. Nel corso degli anni il blog si è diffuso sempre di più tanto da vincere diversi riconoscimenti: ha vinto per tre anni di fila il premio di miglio blog italiano e nel 2010 ha ricevuto il Premio Internazionale di Satira di Forte del Marmi. Nel 2011 è uscito anche un libro “Spinoza, una risata vi disseppellirà”. Spinoza.it è un blog libero, chiunque può scrivere le proprie battu-te grazie al forum del sito. Qui ognuno è libero di esprimere la propria opinione, senza censura, purchè sia nei limiti ma soprattutto faccia ridere. Gli argomenti variano: dalla politica, alla cronaca, e sulla si-tuazione mondiale. Oltre a far ridere, molte di queste battute aiutano anche a far riflettere sulla situa-

zione attuale che ci circonda.

Eccone alcune prese dal sito negli ultimi giorni:

“Un fascio di neutrini corre da Ginevra al Gran Sasso più velocemente della luce. Mai visto nessuno così

ansioso di entrare in Italia.”

“La Gelmini: “45 milioni di euro per la costruzione del tunnel”. Dunque la Tav era un depistaggio.”

“Presto l’auto che si guida con il pensiero. Cogito ergo suv.”

“Torna a far discutere l’orribile delitto perpetrato da un’americana e un pugliese. Devono aver remixato

“Felicità”.”

“Amanda e Raffaele: “Abbiamo passato quattro anni d’inferno”. Non è che noi qua fuori…”

“Per Guede concorso in omicidio, ma senza concorrenti. I soliti concorsi all’italiana.”

“Dopo il verdetto Amanda è scoppiata in lacrime. Poi ha abbracciato la seconda classificata.”

“Nonciclopedia sospende il servizio a seguito di una causa intentata da Vasco Rossi. O Gigi D’Alessio non

sa leggere o è più sportivo.”

“Berlusconi compie 75 anni. Per festeggiarli ha spento un paese.”

“Bersani compie gli anni. Si è organizzato una festa a sorpresa.”

“Spettacolare scontro tra due galassie. Per fortuna Orione aveva la cintura.”

“Per seguire tutte le novità di Spinoza.it puoi anche cercarlo sulla pagina Facebook o Twitter.”

Stefano Agostini; Leonardo Natali

E poi si innamoreranno, di un ragazzo o uomo più grande, con un portafogli di buona famiglia, che sarà interessato soltanto a infilare il proprio pene nella sua bocca.. e lei glielo lascerà fare, come ha fatto sua madre, sua zia prima di lei (un grazie a Stephen King). A fuoco e fiamme! Vedrete bruciare in alti bracieri tutte le vostre vane, sciocchissime illusioni. Perché cos’è questo aborto umano, che voi ostinate a chiamare discoteca, se non l’immondizia più grave espulsa dalla nostra specie? Si è reso necessario questo gesto estremo per purificare quell’inutile luogo da tanto squallore. Dieci cen-to mille discoteche al rogo! E prestate attenzione, studenti del liceo pistoiese, a non diventar una delle categorie sopra descritte.. altrimenti la prossima volta, lo bruceremo con voi dentro! >> Fortunatamente per tutti, l'incendio non ha causato nè vittime nè feriti, e ha toccato soltanto parzial-mente il locale notturno. La redazione del Savoiardo si dissocia pienamente da questo sfogo anarchico . Ognuno è libero di fare ciò che vuole, la libertà è libertà ovunque, di qualunque tipo si tratti.. anche quella di mettersi in ginocchio!

Leandro Malpensanti

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A Sic

SPORT

Erano stati fatti più articoli per il primo numero di questa nuova rubrica, ma abbiamo preferito non inserirli lasciando spazio a una sola notizia: una di quelle che nessuno avrebbe mai voluto sentire. 23 ottobre 2011, ore 10.56 italiane, 16.56 in Malesia. Marco Simoncelli è morto. Al secondo giro del Gran Premio il ventiquattrenne romagnolo ha avuto uno slittamento della ruota posteriore in uscita da una curva e, per un problema di elettronica, la moto ha continuato a girare. I piloti che lo seguivano non sono riusciti a evitarlo ed è accaduto l’inevitabile incidente che si è rivelato mortale: inutili i soccorsi e i tentativi di rianimazio-ne.Simoncelli nasce il 20 gennaio del 1987, inizia a vincere fin da piccolo: a soli 12 anni diventa campione italiano, mentre nel 2000 è secondo as-soluto in Europa. A 14 anni esordisce nella 125 ita-liana; nel 2002 vince la 125 europea. Nello stesso anno, sulla pista di Brno, esordisce nella 125 del motomondiale. Nel 2004, a Jerez, arriva la sua prima vittoria in carriera: su una pista allagata, riesce a fare la pole position e a vincere, guidando perfettamente. Dopo un altro anno in 125, nel 2006 fa il salto di categoria e approda in 250. I pri-mi due anni sono avari di risultati, ma nel 2008 inizia la sua cavalcata verso il titolo mondiale: do-po due zeri nelle prime due gare, Marco si sveglia e comincia a martellare i suoi avversari. Al Mugello arriva la prima vittoria, subito seguita dalla secon-

da in Catalogna. Poi Sachsenring, Motegi e Phillip Island. Gli basta un terzo posto nel GP di Malesia per laurearsi campione del mondo della 250. L’anno successivo si crede nella riconferma. E Mar-co la sfiora, la riconferma: all’ultima gara ha 21 punti di distacco dal leader della classifica Aoya-ma. Purtroppo, però, a Valencia, Marco scivola, lasciando il titolo al giapponese. Nel 2010 passa in Moto GP con la Honda del team Gresini. E sfiora il podio nel corso del suo primo campionato, arrivan-do quarto sul circuito di Estoril. Nell’ultimo anno, con una fornitura ufficiale, Marco ha avuto ottime prestazioni, ottenendo addirittura due pole position: una in Catalogna e una ad Assen. Da lì in poi è un crescendo di risultati: a Brno riesce, per la prima volta in Moto GP, a salire sul podio; in Australia è salito sul secondo gradino del podio. “Parto per raggiungere il primo posto” aveva detto Marco, prima di partire per la Malesia. Ma il Sic non ce l’ha fatta. Tutto questo ha riportato alla luce il problema della sicurezza: nonostante le nuove misure adottate negli ultimi anni (tra le quali l’airbags nelle tute), non sarà mai possibile mandare in pista dei piloti con la certezza che tor-nino ai box.

Stefano Agostini, Niccolò Castelli e Gianmaria Maiorano

Ebbene, cari appassionati di motori, anche quest’anno la Formula1 ha il suo campione: Seba-stian Vettel, che alla età di 24 anni ha già conqui-stato il suo secondo titolo mondiale dopo quello della passata stagione e che pertanto ha tutte le carte in regola per abbattere i record del grande M.Schumacher. "Fare il bis iridato è più difficile, tutti nel team hanno dato oltre il 100%, ma gli av-versari sono più vicini di quanto abbia detto la sta-gione", queste le parole del giovane campione te-desco al termine del GP di Suzuka (Giappione) che ha ufficialmente sancito il suo trionfo con ben quattro gare di anticipo. Vettel ha letteralmente dominato l’intera stagione fin dalla prima gara disputata in Australia a marzo, totalizzando fino ad ora dodici pole position e dieci successi su sedici: questi numeri strepitosi sono dovuti alle capacità di guida e di sopportazione della pressione del pi-lota, notevolmente migliorato rispetto allo scorso anno, nonché alla favolosa vettura (Red Bull) di cui dispone. Tuttavia il Gran Premio del Giappone ha avuto un altro vincitore: Jenson Button, il secondo pilota con più vittorie (tre); a seguire, il compagno di squadra dell’inglese Lewis Hamilton (due) e Fer-

nando Alondo (una). Per la Ferrari è stata una sta-gione avara di successi e soddisfazioni, con presta-zioni spesso conclusesi con risultati al di sotto del-le attese. Senza dubbio, il pilota più competitivo del Cavallino è stato Fernando, visto che, per il momento, Felipe Massa non è mai salito sul podio complici la sfortuna e alcuni errori. Ma la vera de-lusione del campionato si è rivelata Lewis Hamil-ton, campione del mondo nel 2008 e pilota dalle grandi potenzialità: il secondo posto nel GP della Corea ottenuto ultimamente (dietro al solito Vet-tel) è ben magra consolazione rispetto ad una sta-gione in cui in più di un’occasione si è dimostrato troppo irruente finendo per influenzare negativa-mente le prestazioni di altri piloti: in particolar modo, in quest’ultima parte di campionato, ha avuto non poche divergenze con Massa, causa inci-denti talvolta non sanzionati e vecchie rivalità che risalgono ai tempi del mondiale 2008. Jenson But-ton, invece, si è dimostrato un eccellente pilota durante tutta la stagione, riuscendo a sfruttare al meglio i pitstop, le partenze, le gomme e gli errori

degli avversari.

Monopolio Vettel

[Proseegue a pag. 20]

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Un anno speciale

10 Ottobre. Ore 15.14: sul si-to www.letour.frappare la tabel-la con le tappe del Tour de Fran-ce 2012. Ore 21.09: sul si-to www.gazzetta.it scorre, sotto la testata, il rullo con l’elenco delle tappe della corsa rosa 2012. Non è difficile immaginare la rabbia degli organizzatori del-le due corse a tappe più impor-tanti che si sono visti svelare i segreti che avrebbero dovuto al contrario illuminare le serate del 16 per il Giro e del 18 per il Tour. Per la corsa rosa, dopo l’avvio in terra danese, si appro-da a Verona con una cronome-

tro. Inoltre, il Giro 2012 tocche-rà in gran parte il nord Italia, con la tappa più meridionale che arriverà a Lago di Laceno. Le grandi montagne sono concen-trate nell’ultima settimana con la tappa decisiva al penultimo giorno con arrivo sullo Stelvio, dopo aver affrontato Aprica e Mortirolo. Da segnalare anche un arrivo nella nostra provincia presso Montecatini Terme. Per quanto riguarda la corsa d’Oltralpe si partirà dal Belgio, passando prima dalle Alpi e poi dai Pirenei. I chilometri a crono-metro saranno 90 e la partenza

sarà anticipata di una settimana per non sovrapporsi ai Giochi Olimpici 2012. Adesso scatteran-no sicuramente indagini interne. Ma alla fine della giornata più misteriosa di Giro e Tour, oltre alla comprensibile amarezza, resta una certezza: anticipare il tracciato delle grandi corse a tappe è lo spionaggio industriale più ricercato in quest’ambiente. Perché Giro e Tour restano sem-pre, a oltre cento anni dalla loro nascita, i simboli di questo sport.

Stefano Agostini ‎

Quest’anno la Serie A sarà particolare. Per inizia-re, il campionato di A1 sarà a 17 squadre e quello di A2 a 15, anche se sarebbe vietata una lega con squadre dispari. Tutto merito del premio di risulta-to o wild card, come preferite chiamarlo. Il pro-getto è stato così efficiente che già dal prossimo anno sarà abbandonato. Quest’obbrobrio sportivo permetteva alla penultima squadra della lega mag-giore di pagare 600.000 euro alla seconda classifi-cata dei play-off della Legadue, in questo caso rispettivamente Teramo e Venezia. Avvenuto il pagamento, Venezia ha fatto partire un’azione legale, con ricorsi su ricorsi, per il ritardo di qual-che giorno del versamento. Il caso si è chiuso con

entrambe le squadre in A1, un calendario tutto da rifare a pochi giorni dall’inizio del campionato e la Fip sotto azione legale da parte della Lega. Oltre a questo, a rendere il campionato particolare, si ag-giungono il lockout NBA e il possibile approdo in Italia di grandi stelle americane: Gallinari è già tornato a Milano, Wafer è approdato a Cremona e Zoroski a Montegranaro, che è vicino anche a Bar-gnani, e Bologna è in contatto con Ginobili e Bryant. Perciò, quest’anno la Serie A sarà unica (nel bene e nel male).

Stefano Agostini

La beffa

Nonostante il titolo iridato sia già nelle mani del tedesco, mancano ancora tre GP, uno dei quali nell’inedito e non ancora terminato circuito di Gre-ater Noida in India. Dalle parole di Vettel e da ciò che si è potuto vedere in gara a Suzuka e a Yeon-gam, il gap tra le Red Bull e le McLaren e le Ferrari sembra diminuito: si spera che così le ultime gare riservino maggiore spettacolo anche nelle prime posizioni oltre che nella parte centrale del gruppo dove per tutta la stagione piloti di team minori ci

hanno offerto spettacolo e sorpassi avvincenti. In previsione al prossimo anno, le scuderie stanno già lavorando alle nuove vetture e, personalmente, mi auguro che gli ingegneri riescano a creare delle monoposto che consentano il ritorno della Ferrari a grandi livelli e la rinascita della Mercedes che dal sua ritorno in F1 non ha ancora ottenuto una vitto-

ria.

Stefano Agostini