Il sale di Ras Hafun

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Il sale di Ras Hafun Author(s): MARIO COLOMBO Source: Africa: Rivista trimestrale di studi e documentazione dell’Istituto italiano per l’Africa e l’Oriente, Anno 5, No. 8 (Agosto 1950), pp. 184-185 Published by: Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente (IsIAO) Stable URL: http://www.jstor.org/stable/40755962 . Accessed: 14/06/2014 14:03 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente (IsIAO) is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Africa: Rivista trimestrale di studi e documentazione dell’Istituto italiano per l’Africa e l’Oriente. http://www.jstor.org This content downloaded from 195.78.108.147 on Sat, 14 Jun 2014 14:03:56 PM All use subject to JSTOR Terms and Conditions

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Il sale di Ras HafunAuthor(s): MARIO COLOMBOSource: Africa: Rivista trimestrale di studi e documentazione dell’Istituto italiano per l’Africae l’Oriente, Anno 5, No. 8 (Agosto 1950), pp. 184-185Published by: Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente (IsIAO)Stable URL: http://www.jstor.org/stable/40755962 .

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progresso compatibile con le loro condizioni, e sopra- tutto l'esempio di vita onesta e di collaborazione leale per la realizzazione degli scopi delV Amministrazione fiduciaria, che tutti gli italiani della Somalia dovranno sempre dare, ci permetteranno sicuramente di assolvere al compito delle Nazioni Unite, conseguendo per il no- stro popolo il diritto di essere chiamato a partecipare a tutte le altre imprese di solidarietà internazionale verso i popoli arretrati » .

Abbiamo voluto ricordare queste parole dell'ori. Bru- sasca perché effettivamente esse sintetizzano lucida- mente le direttive della nostra politica di amministra- tori fiduciari in Somalia, e mettono l'accento su quello che è per l'Italia l'aspetto più interessante della sua missione: l'acquisizione del diritto, che nessuno potrà più contrastarci, di essere presenti in ogni opera che sarà in futuro intrapresa a favore dei popoli arretrati con quella che è la grande forza, la grande ricchezza e nello stesso tempo il grave peso della nostra Nazione: l'e- levato potenziale demografico, l'esuberanza di mano di opera abile, capace, pronta ad adattarsi a tutti i climi, che purtroppo le risorse della Penisola, per quanto po- tenziate in ogni senso, mai riusciranno ad assorbire in- teramente.

Vi è inoltre, nelle dichiarazioni che ci ha fatte l'on. Brusasca, quella che ci pare la più felice definizioni del- l'opera intrapresa dall'Italia in Somalia, dell'esperimento che noi stiamo attuando per primi nel mondo con se- rietà di intenti e con lealtà. Si tratta, egli ha detto, di una (( impresa di solidarietà internazionale » .

Quanto questo carattere dell'azione italiana in So- malia sia profondamente inteso da coloro che debbono esserne gli strumenti, risulta dalle direttive politiche che l'Amministratore Fornari ha impartito a tutte le Auto- rità italiane della Somalia, al suo ritorno da Roma, ove esse erano state discusse e stabilite.

Ecco quelli che l'Ambasciatore Fornari definisce, nella sua circolare telegrafica, i « cardini fondamentali » dell'azione politica dell'Italia- in Somalia;

Io: garanzia leale ed assoluta a tutti gli autoc- toni, senza alcuna distinzione politica né etnica, del totale rispetto della loro personalità e della loro libertà, il cui esercizio è vanto degli Stati democratici.

2°: serena ma fermissima applicazione della Leg- ge, il cui rispetto dovrà esigersi da chiunque.

I funzionari, dice ancora la circolare, debbono con- siderarsi al servizio della comunità e non viceversa. Essi non dovranno trascurare alcuna occasione, nei loro con- tatti con gli autoctoni, per insistere sui principii anzi- detti, illustrandoli con la parola e con l'esempio, allo scopo di contribuire alla educazione politica e sociale delle popolazioni a noi affidate, che, nel quadro del- l'opera di avviamento all'indipendenza, è forse il com- pito principale commesso all'Italia dalle Nazioni Unite.

La circolare infine raccomanda la massima com- prensione, umanità e cordialità cui si deve accompa- gnare, quando occorra, la necessaria fermezza.

Anche la pratica immissione dei nativi negli or- gani dell'Amministrazione ha avuto, con la necessaria gradualità, le sue iniziali prove, attraverso la istituzione di Consigli consultivi sia presso le Residenze e i Com- missariati sia presso l'Amministrazione centrale. Un

metodo democratico di consultazione dei nativi è stato adottato dall'Amministratore Fornari per tutte le deci- sioni di maggiore importanza: quello del ((referendum» tra capi, notabili, esponenti politici di tutto il terri- torio. Questa procedura è stata seguita, unitamente alla prescritta consultazione del Consiglio consultivo del- l'ONU, sia per definire la composizione degli organi consultivi locali, sia per la scelta delle lingue da inse- gnare nelle scuole. Non essendo infatti il somalo una lingua scritta, si è dovuto adottare, accanto all'italiano, la lingua araba.

Tutto questo fiorire di attività, rispondente a piani ben precisi e definiti, scevri da ogni dannosa improv- visazione, non ha mancato di ottenere, con aperte ma- nifestazioni di gratitudine delle popolazioni, significa- tivi riconoscimenti da parte degli organi delle. Nazioni Unite. Quel Consiglio consultivo dell'ONU . che altre Nazioni mandatane hanno considerato con molto so- spetto all'atto della sua costituzione, per il timore che organi analoghi fossero imposti nei paesi affidati alla loro amministrazione, si è dimostrato un efficacissimo organo ausiliare dell'Amministrazione, con la quale collabora in piena cordialità; e lo stesso Consiglio di tutela delle Nazioni Unite ha manifestato la sua sod- disfazione per l'andamento dell'Amministrazione ita- liana in Somalia, la cui istituzione viene additata come esempio per il pacifico regolamento delle controversie internazionali.

il * li ''' Un Con la speranza che la Baia Nord porti più sicura fortuna della Baia Sud, la Società Saline Somale

si accinge a riattivare i suoi impianti

di MARIO COLOMBO

II profilo della costa somala da Capo Guardafili a Moga- discio, per lo più rettilineo e piatto^ è interrotto, poco a Sud del Capo Guardafui, dalla piccola penisola di Ras Hafun, avente la forma caratteristica di un grande martello, la cui testa è co- stituita da un ammasso roccioso che punta con la sua penna verso la costa; il manico è rappresentato da un largo .istmo sabbioso della lunghezza di 22 km. circa.

Tra questo grande martello e la costa è racchiuso un vasto bacino a forma triangolare, detto chor, grande lacuna a fondali bassissimi.

Sulla costa che costituisce il lato nord-occidentale del chor sorge il villaggio indigeno di Hordio.

La spiaggia, lungo quella costa, discende con andamento quasi pianeggiante e si immerge dolcemente in mare passando da zero a qualche decimetro di profondità su di un tratto di circa due chilometri; al riparo dal forte movimento ondoso nel periodo del monsone di SW, quindi protetta dal pericolo di insabbiamento; le maree non sono eccessive, l'evaporazione è notevole. Lo strato sabbioso superficiale, misto a limo e gesso, non è molto spesso e posa su di una crosta calcarea o di con- glomerato conchigliare abbastanza duro e impermeabile.

Per tutte queste condizioni geofisiche il luogo fu scelto come il più adatto per l'impianto di una grande salina.

Nel 1920 si costituì, allo scopo, la Società Saline e In- dustrie Somalia Settentrionale « Migiurtinia » e nel 1922 fu- rono iniziati i lavori con la costruzione di una diga di sbar- ramento nel chor di Hordio e di alcuni bacini salanti.

Verso la fine del 1925, grazie alla larghezza dei mezzi da

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sbarco impiegati (pontoni, rimorchiatori, chiatte, barche, ecc), erano impiantate le officine, sistemati i bacini salanti, co- struita la ferrovia a scartamento ridotto con trattori a ben- zina, quasi ultimata un'altra ferrovia a scartamento ordinario, completata la centrale elettrica con annessi impianti. Senon- chè, durante le operazioni militari per la sottomissione della Migiurtinia, gli impianti vennero incendiati e devastati dalle bande indigene ostili.

Dopo la completa sottomissione del territorio (seconda metà del 1926) i lavori furono ripresi con alacrità e, nel 1931, la salina iniziò la sua produzione.

Nel 1935 alla vecchia Società « Migiurtinia » subentrò la « Società Saline Somale » , che diede un vigoroso impulso e riassettò il funzionamento del complesso industriale, gesten- dolo sino all'ultimo conflitto mondiale, durante il quale tutti gli impianti furono, purtroppo, asportati o distrutti.

Sarebbe molto interessante descrivere nei particolari il funzionamento di detti impianti. Ma poiché lo spazio è ti- ranno, ci limiteremo alla semplice descrizione del sistema di trasporto del sale dal posto di estrazione a quello di carico sulle navi.

Il sale estratto dai bacini salanti, che, assieme a quelli evaporanti, copriva un'area di circa 2000 ha., veniva traspor- tato con una teleferica di 24 km., che attraversava il chor fino agli stabilimento di Dante sul promontorio di Ras Hafun, dove, dopo aver subito alcuni trattamenti di raffinazione, ve- niva passato in un silos e da questo trasportato, per mezzo di un'altra teleferica doppia, lunga circa 2 km., alla stazione di carico a mare, geniale costruzione su palafitte che si ele- vava su di un fondale di 12 metri e permetteva il carico di- retto, con mezzi meccanici, nelle stive delle navi, che pote- vano accostarvi direttamente.

Per il servizio generale delle saline vi erano inoltre due centrali elettriche per complessivi 200 HP, tre idrovore e quattro aeromotori per il sollevamento e il movimento delle acque, grandi e moderni macchinari per l'estrazione e il con- vogliamento del sale e due tratti di ferrovia a scartamento ridotto, serviti da locomotori a nafta: uno tra le saline, Tabi- tato di Hordio e il suo pontile; l'altro, nell'interno del pro- montorio tra Dante e Punta Carducci, per un complesso di una trentina di chilometri; ferrovie che, seppur minuscole, richiesero la costruzione di non poche opere d'arte.

Lo stato attuale degli impianti e la completa distruzione di tutto, dai piloni delle teleferiche alla stazione di carico a mare, dalle centrali elettriche ai vari edifici, e lo stato di intasamento dello specchio d'acqua di Baia Sud hanno imposto ai tecnici della società gerente lo studio di ardui progetti per- la ricostruzione delle saline stesse.

L'importanza di questo grande complesso industriale, che provvedeva al funzionamento di saline fra le più grandi e le meglio attrezzate del mondo, capaci di una produzione annua di circa 300.000 tonn., per la maggior parte assorbita dai mer- cati importatori dell'India, dell'Estremo Oriente e dell'Africa, è al di sopra di ogni considerazione.

La loro ricostruzione, quindi, è uno dei grandi problemi che riguardano il riassetto economico della Somalia, sia per il benessere delle popolazioni, sia per l'introito valutario che ne deriverebbe con evidenti vantaggi all'economia somala.

Attualmente è sul posto una Commissione E.C. A., che, fra gli altri compiti, ha anche quello di esaminare, d'accordo con l'Amministrazione Fiduciaria Italiana, quanto la Società Sa- line Somale ha studiato per la riattivazione di quel grande complesso industriale.

Data la situazione dei vecchi impianti e la loro completa distruzione non vi è da pensare a riportarli allo stato quo ante. Questo infatti comporterebbe una spesa di circa tre miliardi di lire e richiederebbe un tempo molto lungo.

Quando, nel lontano 1920, si studiò la scelta del punto di carico e si dovette decidere fra la Baia Nord e quella Sud, si finì per dare la preferenza a quest'ultima, perché parve ab- bastanza coperta e completamente aì riparo dal monsone di NE (si era partiti, infatti, dal presupposto di non effettuare il carico durante il monsone di SW); i fondali erano ottimi e l'insenatura molto accentuata. Si scartò la Baia Nord perché appariva molto più aperta e con fondali minori.

Nel nuovo progetto, invece, si prevede di imbarcare il sale nella baia Nord anziché in quella Sud. Secondo tale progetto, il sale estratto dalle saline presso Hordio, sulla terraferma, verrebbe trasportato a mezzo ferrovia Decauville al pontiletto di Hordio, e di qui, con chiatte a rimorchio, verrebbe portato sotto bordo e quindi imbarcato con i mezzi della nave e altre adatte attrezzature.

Come si può osservare dallo schizzo annesso, la curva ba- tometrica dei « nove metri » 'passa molto vicino alla costa settentrionale del promontorio, cosicché le navi potrebbero

avvicinarsi notevolmente a terra riducendo al minimo il tra- gitto dei rimorchiatori e delle chiatte.

La possibilità di avvicinarsi molto a terra anche durante il monsone di SW è stata praticamente dimostrata di recente dal salvataggio dei naufraghi del « Doba » , operato proprio nelle acque di Baia Nord da due mercantili italiani accorsi da Mogadiscio, che hanno potuto gettar l'ancora molto vicino a Punta Carducci e compiere senza alcune difficoltà tutte le operazioni necessarie.

Con l'attuazione del progetto prescelto i lavori di ripri- stino delle saline sarebbero di molto abbreviati e comporte- rebbero la ricostruzione del solo tratto di ferrovia Decauville tra le saline e Hordio, oltre alla normale riattivazione degli impianti industriali di salina e al riattamento del pontile di imbarco di Hordio. La spesa verrebbe in tal modo a ridursi a poco più di mezzo miliardo.

Purtroppo non è stata ancora prevista, fra le varie spese generali per la valorizzazione della Somalia, la costruzione di

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un vero e proprio impianto portuale in corrispondenza della Baia Nord, che consenta il diretto accosto delle navi. Un vero e proprio porticciuolo con una diga foranea, che arresti il non eccessivo moto ondoso del monsone di NE, e un molo di carico, costruiti là dove la curva batometrica dei « nove metri » si avvicina alla costa fin quasi a lambirla, porterebbe alla massima efficienza le saline somale; la costruzione, poi, di una breve teleferica tra Hordio e questo nuovo approdo potrebbe riportare le condizioni di imbarco del sale allò stato di comodità dei vecchi impianti, migliorandolo anzi sotto molti punti di vista, in quanto si potrebbe caricare tutto l'anno, dato l'ottimo ridosso assicurato dal massiccio roccioso di Ras Hafun per il monsone di SW e dalla diga foranea per quello - di NE.

Il nuovo porto sarebbe una grande provvidenza anche per la situazione portuale della costa somala, notoriamente così po- vera di approdi, e porterebe un beneficio inestimabile alle po- polazioni del nord della Somalia.

Ai tecnici lo studio della natura del fondo nei riguardi dello costruzione di tale approdo, e l'esame dettagliato di un progetto di indubbio interesse. E' ben vero che la spesa si ag- giungerebbe alle tante che già gravano sull'Amministrazione Fiduciaria Italiana in Somalia, ma è altrettanto vero che l'opera contribuirebbe largamente alla rivalorizzazione della Somalia.

Ci piace intanto formulare l'augurio più fervido che si possano presto rivedere in azione quelle saline somale che fu- rono uno dei- vanti maggiori dell'iniziativa industriale italiana in Africa.

Con la ripresa della loro attività avremo raggiunto uno degli obiettivi di quella missione di civiltà che, con l'assun- zione dell'amministrazione fiduciaria, noi italiani ci siamo im- pegnati a compiere fra le genti somale.

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facèta d'ai&um

I bacini della Società Saline Somale ad Hordio * II faro di Brava * L'oleificio di Vittorio d'Africa • La centrale elettrica e l albergo uroce dei £>ud a Mogadiscio. (vedansi pgg. 167, 177, 184)

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