Il rosso n3
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SOMMARIO
PERIODICO A CURA DEI DELEGATI FIOM G.D FONDATO NEL 2009PERIODICO A CURA DEI DELEGATI FIOM G.D FONDATO NEL 2009
3° NUMERO SETTEMBRE3° NUMERO SETTEMBRE
Le rapide dal web
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Fax 051-3145222
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Fax 051-251564
“Avviso ai naviganti” Pag.2
Andrea Felisatti
“Il tesseramento: Pag.3
gioco di squadra?”
Matteo Garavini
“Diario di bordo di una Pag.4
giornata in Abruzzo”
Valeria Frascari
“Comportamento etico Pag.9
ed aziende della filiera”
Fabrizio Torri
La posta de Il RossoRosso
Da questo numero, il ROSSO, dedica
uno spazio alle mail che i lettori
vorranno inviarci. Per ricevere
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AVVISO AI NAVIGANTIAVVISO AI NAVIGANTIIl sole dell’estate, ha avuto modo di mandare in
ebollizione le menti illustri ed illuminate della
stragrande maggioranza dei nostri uomini di
governo, i quali, presi dalla calura, si sono
esibiti nel gioco “chi la spara più grossa”. Nel
chiacchiericcio estivo, è passato di tutto: dalle
veline di palazzo Chigi, alle fiction in dialetto,
alle gabbie salariali, al caso Boffo e che più ne
ha, più ne metta! Il tutto condito dalle
apparizioni televisive del migliore presidente del
consiglio che l’Italia abbia mai avuto nei suoi
150 anni di storia.
Il quale, come al solito, cercava di vendere la sua merce, autocelebrando le sue magnificenze
politiche. Però, il venditore, mi sa che non ce la racconta giusta, ovviamente, omettendoci di
proposito la vera realtà del paese. Non sa, o fa finta di non sapere, che decine di migliaia di posti
di lavoro, nonostante i messaggi positivi del suo governo, andranno bruciati. I dati INPS e
Confcommercio, raccontano di un gelido autunno e che la situazione sta diventando sempre più
drammatica. Che il Pil nel 2009 fosse destinato a precipitare era noto da tempo, ma la conferma
delle previsioni non lascia scampo e persino i bottegai (Confcommercio), che per natura sono
portati al cronico lamento per il cattivo andamento degli affari, stavolta non esagerano quando
affermano che il PIL quest’anno è destinato a precipitare del 5%. La causa? Consumi in
contrazione e investimenti zero! Ma è la caduta dei consumi il segnale più allarmante della crisi in
atto. L’utilizzatore finale insiste: ci vuole fiducia! Io mi domando, in che cosa?! Nella ciurma di
governo assolutamente no, perché per contrastare la crisi, ha fatto pochissimo, quasi il nulla.
Oltretutto l’ha negata con supponenza, criticando gli istituti di previsione che l’anticipavano. Poi
quando non ha più potuto mentire, è cominciata la triste litania che il peggio è passato ed il nostro
paese uscirà dalla crisi meglio degli altri paesi industrializzati. Il tutto ottenendo, come al solito,
quello che si abbatterà nell’autunno gelido: la perdita di posti di lavoro e la crescita enorme del
numero di disoccupati. I segnali ci sono tutti confermati da istituti internazionali e della BCE.
L’INPS segnala centomila cassaintegrati in deroga. Cioè lavoratori a circa 700 euro al mese per un
periodo massimo di sei mesi, che si aggiungono ai lavoratori in cig ordinaria e straordinaria. Alcuni
mesi fa, se non ricordo male, il governo polemizzò con Bankitalia (nota organizzazione di stampo
bolscevico), che aveva avvertito che quasi un milione di lavoratori precari erano a rischio di
licenziamento. Ed infatti pronostico azzeccato. Con l’aggravante che la crisi non risparmia neppure
i lavoratori a tempo indeterminato. Da tutto il paese arrivano notizie che centinaia di imprese
medio-piccole, nel mese di settembre, non riapriranno i battenti. I casi INNSE si sono moltiplicati e
difficilmente si troveranno imprenditori pronti a salvarle. Il governo però, forse un merito ce l’ha, sta
riuscendo nell’impresa di coniugare il disagio sociale con la ripresa del conflitto sociale.
Non è cosa da sottovalutare….anzi!
Andrea Felisatti
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IL TESSERAMENTO: GIOCO DI SQUADRA?IL TESSERAMENTO: GIOCO DI SQUADRA? Chissà quanti luoghi comuni dovremo ancora sentire, ad esempio: “No io la tessera no! … poi io si
dai non mi impegno, cioè anzi io … no sai, la penso come voi però, si insomma, non mi ritrovo in
tutto”. O ancora: “Tanti i risultati poi li ottengo tutti, poi no …il sindacato non ci tutela”. Ed infine:
“Io faccio da solo, io mi farò da solo … la partecipazione è un’illusione”. Ecco, da qui si potrebbe
partire da quel “io faccio da solo” che è illusorio ed ingannevole perché, diciamoci la verità,
nessuno fa “da solo”. E vado ad elencare cosa potrebbe succedere se fossimo o se facessimo da
soli:
· Non arriverebbe più l’acqua in casa.
· Non si accenderebbe più la luce la sera.
· Sarebbe un problema mangiare, vestirsi ….. fumare.
· Non ci sarebbero rinnovi contrattuali, ne contratti.
· Ci sarebbe una gran solitudine.
Si! Sarebbe una gran solitudine, senza frutti, arida. Perché lo sappiamo, la vita è fatta di lotta. Io so
che la mia vita potrà essere appagante, se vorrò continuare a lottare e a mettere in gioco la mia
energia vitale per ottenere un risultato migliore. Perché qui siamo tutti sotto pressione per ottenere
un risultato, un miglioramento, perché qui si lotta per ottenere un centimetro in più, un euro in più.
Ed altresì sappiamo, che la somma di quei miglioramenti farà la differenza fra un figlio curato bene,
ed uno no. Fra un figlio a scuola o all’università, oppure uno con meno ambizioni, non istruito. Fra
una famiglia soddisfatta o contabile e una disfatta. Ma un uomo solo, può continuare questa lotta,
solo se animato dagli occhi degli altri uomini, sicuro che in un giorno di stanchezza, altri avranno lo
slancio, la forza, ed il sostegno. Questa è una squadra, questa lotta è la nostra vita. Tutto ciò può
forse sembrare lontano dal tesseramento, ma non è così. Il tesseramento è un segno distintivo di
questa lotta, è il segno distintivo della appartenenza ad una squadra che vuole ottenere dei
risultati. Che vuole sommare tutti quei centimetri di libertà, quegli euro di incremento che potranno
darci una vita migliore, sia a noi che al nostro gruppo. Allora come disse un grande immaginario
allenatore (Al Pacino in “Ogni maledetta domenica”) “Perciò o risorgeremo adesso come collettivo,
o verremo annientati come individui!”. Pensateci, infondo il gioco è tutto qui. In conclusione penso
che dopo tante parole “nuove”, che in questi tempo ci hanno tradito. Dopo tanto nuovo che avanza,
che poi tanta novità non ricopre, forse è meglio tornare alle basi e affidarsi alle parole di un
“cafone”, che hanno dato la possibilità a tanti, di emendarsi da una vita senza storia e di un
costruirne una propria con dignità e forza, le parole di un certo Di Vittorio: Il cittadino capitalista,
basandosi sulla propria potenza economica, può lottare e prevalere anche da solo in determinate
competizioni di carattere economico. Il cittadino lavoratore, invece, non può ragionevolmente
nemmeno pensare a partecipare a tali competizioni. Ne consegue che per il cittadino lavoratore, la
sola possibilità che esista (perché possa partecipare a date competizioni economiche, senza
esserne schiacciato in partenza) è quella di associarsi con altri lavoratori aventi interessi e scopi
comuni, per controbilanciare con il numero, con l’associazione e con l’unità di intenti e d’azione
degli associati, la potenza economica del singolo capitalista o un’associazione di capitalisti”.
Le squadre sono fatte, tu cosa pensi di fare??
Matteo Garavini
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DIARIO DI BORDO DI UNA GIORNATA IN ABRUZZO
Nel pomeriggio del 21 luglio, una delegazione del gruppo di lavoro per l’Abruzzo della
RSU composto da: Valeria Frascari , Andrea Felisatti, Maurizio Pini, Dimer Cotti, Attardo
Bruno, Capelli Daniele e una delegazione aziendale: Geometra Danilo Melloni e Gian
Guido Naldi, è partita per un sopralluogo nelle zone colpite dal terremoto. Più
precisamente per Villa S.Angelo e l’Aquila, essendo i due luoghi dove dovrebbero sorgere
i progetti che ci interessano (il poliambulatorio a Villa S. Angelo e la riorganizzazione del
118 per l’Aquila e provincia). Abbiamo pernottato a Teramo perché l’appuntamento con il
sindaco di Villa S. Angelo e i funzionari della Protezione Civile dall’Emilia Romagna, è
fissato per le 9.30 del mattino dopo. Teramo è solamente ad un’ora dall’Aquila, ma è come
se non fosse successo niente, come se non si percepisse nemmeno che a pochi
chilometri è successa una catastrofe. La partenza è di mattina presto, verso Villa
S.Angelo, la prima della tappa. Incrociamo paesini lungo il cammino, aguzziamo la vista
per capire quanto ha colpito il terremoto, ma non notiamo nessuna traccia di crepe nelle
case che incrociamo. Eppure mancano non molti chilometri ormai e rimaniamo anche un
po’ stupiti di questa cosa. Troviamo finalmente il cartello segnaletico che indica Villa
S.Angelo, lo seguiamo e passiamo da quella che è la frazione, Tussillo. In una curva ci
troviamo di fronte ad una casa, completamente sventrata, con un bellissimo lampadario di
cristallo che penzola dal soffitto, la scena ci lascia allibiti, ma è solo l’inizio. Eccoci quindi
arrivati al campo base di Villa S.Angelo e Tussillo: ospita 450 persone, ed è stato costruito
e gestito interamente dalla Protezione Civile Emilia Romagna. La tendopoli, a parere
nostro e quindi con gli occhi dei visitatori, è gestito in maniera egregia. Strutture sanitarie,
docce, tende, mensa e strutture ricreative sono sistemate in maniera che non ci si senta
ne oppressi gli uni dagli altri, ne completamente abbandonati a se stessi. E’ comunque
una tendopoli che ospita persone che hanno perso il 95% del loro paese e sono stati
sbalzati in pochi minuti di inferno, in un nuovo mondo: duro e difficile da sopportare
soprattutto quando hai perso delle persone care, quando tutto ciò per cui hai lottato e
lavorato per una vita non c’è più, quando le strade che prima erano animate e piene di
gente ora sono “morte” e quando sotto ad una tenda devi sopperire ai 38/40° di giorno e
ai 6/7° di notte. Attendiamo i due funzionari della Protezione Civile Emilia Romagna, il Sig.
Sambri e il Sig. Melloni che saranno al nostro fianco per tutta la giornata. Subito abbiamo
un colloquio con l’assessore di Villa S. Angelo e con l’architetto Tarquini che ci
illustreranno, prima su carta e poi sul luogo, il progetto del poliambulatorio. Questo, a sua
volta, fa parte di un progetto ancora più ampio, ed è stato individuato come progetto pilota
per altri comuni. Prevede: una costruzione di un villaggio di case di legno per gli abitanti
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Il servizio del poliambulatorio sarà rivolto agli abitanti di Villa S.Angelo, Tussillo e del
comune vicino S. Eusanio. Prevede uno stabile intorno ai 250mq ed è composto da: sala
d’aspetto con servizi disabili e non, una room office, quattro ambulatori ognuno con servizi
annessi e una stanza che verrà utilizzata come magazzino per i vari materiali
ambulatoriali. Il tutto ci pare organizzato molto bene e tutte le costruzioni, sia di tipo
abitativo che commerciali, saranno costruite in materiale di bio-architettura. Iniziamo la
visita all’area di lottizzazione dove sorgerà questo complesso. L’asilo è la struttura partita
per prima come costruzione, perché seguita da una Onlus che ha gestito fondi arrivati da
vari privati. E’ già in fase di ultimazione, ma è interessante vedere come sono costruite
queste strutture in bio-architettura. La struttura è al 80% in legno, ne vengono usati di due
tipi: uno per l’esterno e uno per l’interno. Il capo cantiere ci spiega come sia impossibile
che temperature sia calde che fredde, entrino nella struttura. Lo strato di parete, partendo
dall’esterno, è così composto: 2 strati di intonaco, legno da esterno, un telo traspirante,
legno da interno, sughero, telo isolante, altro pannello di legno e un altro strato di
intonaco. Il soffitto è di travi in legno a vista, hanno incroci appositamente studiati per
eventi sismici. Inoltre, il comune di Parma ha regalato all’asilo, un enorme struttura giochi
da esterno strutturato anche per bambini disabili. Finito il nostro sopralluogo al cantiere ci
spostiamo a pochi metri di distanza, dove prima del 6 aprile, era Villa S.Angelo.
La mia prima impressione è stata quella di essere all’interno di un set cinematografico. Di
case “in piedi” ne vediamo ben poche. Ammassi di calcinacci, muri sventrati, oggetti
personali e di vita quotidiana sono amalgamati assieme in enormi collinette. Le strade
sono un tutt’uno di questo “spettacolo”. Arriviamo in quella che era la piazza. Mi ha
ricordato uno dei nostri paesini di provincia. Il bar della piazza con una trattoria, il
municipio che sebbene si vedesse che era una costruzione recente, non è agibile e la
Chiesa che per metà è crollata, il campanile è tenuto da apposite strutture. L’orologio del
campanile si è fermato pochi minuti dopo le scosse di terremoto, in automatico mi scatta il
collegamento con l’orologio della stazione di Bologna, quando si fermò alle 10.25 il 2
agosto. Come a voler significare che quel momento, quella catastrofe, rimarrà per sempre.
Il tempo rimane fermo a quell’istante, anche se il resto del mondo incurante va avanti.
Chi di noi ha la macchina fotografica scatta più foto possibili, ma ci isoliamo in un completo
mutismo. Guardo la sciagura dall’obiettivo della mia macchina fotografica e non riesco a
trovare parole. E il pensiero inevitabile corre alla mia vita, quella di tutti giorni, la
quotidianità che tutti noi viviamo e mi dico “cosa farei se capitasse a me? Alla mia famiglia,
agli amici?”. Nel giro di una notte, le loro vite sono cambiate per sempre.
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Tornati alla base, siamo ospitati per il pranzo nella mensa del campo. Le persone che
lavorano in mensa sono fantastici, hanno una frase e un sorriso per chiunque, sono
volontari anche loro come i cuochi che da mesi si alternano per fornire agli ospiti del
campo 3 pasti caldi al giorno. Il tendone della mensa è tappezzato di fogli con i saluti dei
vari gruppi di volontariato che si sono alternati. Qualcuno ha scritto anche una poesia per
Villa S. Angelo, è sorprendente leggere che sono i volontari a ringraziare gli abitanti, per la
pazienza, l’accoglienza e per quello che sono riusciti a trasmettere nei loro cuori. Sono
sicura che un’esperienza come volontario sia molto dura, ma di grande ricompensa morale
allo stesso tempo. Finito di pranzare, riusciamo finalmente a scambiare quattro
chiacchiere con il Sindaco del paese, il Sig. Pierluigi Biondi: una persona molto gentile e
simpatica con la quale entriamo tutti in confidenza dandoci del tu, visto che ha 35 anni.
Molto serio e provato (si vede dal viso stanchissimo), ci assicura che se scegliessimo di
avventurarci nella realizzazione del poliambulatorio, sarebbero molto contenti che fossimo
proprio noi a gestire fin dall’inizio il progetto e che il terreno sarebbe già disponibile. Ci
salutiamo con l’intento di farci pervenire, tramite e-mail entro la fine di luglio, il progetto
definitivo del poliambulatorio così che si possa iniziare a fare una stima sia di costi che di
tempi di realizzazione. Ci congediamo quindi da Villa S. Angelo con l’augurio di rivederci
presto e la speranza di lavorare assieme a qualcosa di importante e utile come appunto il
poliambulatorio. Continuiamo il nostro viaggio verso l’Aquila, passiamo davanti al cartello
“ONNA”, il paese (o meglio le macerie del paese), non si vede nemmeno all’orizzonte, ma
già sulla strada che stiamo percorrendo, c’è una sorta di blocco che sbarra la strada per
arrivarci. E’ vigilato da una camionetta della finanza. L’Aquila dista solo 20 km da Villa S.
Angelo, ma per velocizzare il tutto imbocchiamo l’autostrada. L’uscita dell’autostrada mi
colpisce perché sotto ai cartelli segnaletici delle varie direzioni, ci sono quelli della
protezione civile che indirizzano verso le varie tendopoli. Ci dirigiamo all’ospedale
dell’Aquila (quello che hanno fatto vedere più volte nei tg e che è stato fonte di non poche
polemiche). Siamo qui per visionare il secondo progetto, quello della riorganizzazione del
118. Tutto attorno all’ospedale ci sono tende che fungono da ambulatori di ogni genere, la
gente aspetta di essere visitata sotto a delle verande con una temperatura che arriva
anche ai 40°. Ci portano sulla pista di atterraggio elicottero, non è più a norma e al suo
fianco, ne hanno costruita un’altra appositamente per il G8 (piccola considerazione,
vogliamo fare una somma degli euro spesi per il G8?). Ci fanno visionare una foto presa
dall’alto dove si vedono perimetro dell’ospedale e le due zone d’atterraggio elicottero.
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Ci spiegano che sulla ex pista, verranno costruite una struttura per il personale del 118,
una per i mezzi, quindi ambulanze e l’hangar che conterrà l’elicottero. Il progetto su carta
di tutto questo, non esiste ancora, a dire la verità ci sembra una cosa troppo grande per
noi, anche solo se partecipassimo in una piccola parte e molto dispersiva sotto vari
aspetti. A tutti ha convinto molto di più il progetto di Villa S. Angelo, se non altro per il fatto
che rispecchia in maggior parte, l’idea che avevamo di seguire la realizzazione di un
progetto dall’inizio fino alla fine. Ci spostiamo dall’ospedale per andare a visitare la
tendopoli di Piazza d’Armi. Percorrendo le strade vicino al centro, lo scenario mi lascia
veramente a bocca aperta. Le vie sono popolate dalle persone che ti danno una parvenza
di vita normale, ma palazzi e palazzoni, sono abbandonati. Mentre vedi signore che vanno
a fare la spesa in un piccolo centro commerciale tutto crepato all’esterno, interi condomini
e quartieri, sono vuoti, non c’è nessuno dentro le case. Fate finta di vedere da via
Battindarno, fino a Piazza Maggiore senza nemmeno una persona dentro i palazzi. Vi
assicuro che è impressionante perché ti da ancora di più l’idea di come sarebbe se
succedesse qui. Guardando le crepe nei palazzi ti rendi conto della violenza con la quale
ha colpito. Ci sono palazzi dove addirittura sembra sia passata una mano gigante che ha
strappato via un appartamento mentre il piano inferiore e superiore sono intatti.
Arriviamo alle porte del campo più grande dell’Aquila, il campo di Piazza d’Armi. All’entrata
della tendopoli ci sono due camionette della polizia e i controlli sono molto più elevati di
quelli di Villa S.Angelo. Siamo accolti dal responsabile del campo il Sig. Gian Marco
Venturosi della Protezione Civile dell’Emilia Romagna. Ci racconta di come è stato difficile
prendere il gestione un campo già allestito da altri. La locazione delle tende non ha avuto
una possibilità di organizzazione perché appena successa la tragedia, le persone si erano
accalcate all’entrata e ci sono state scene di panico per accaparrarsi le tende, appena ne
montavano una, senza un preciso ordine, le persone ci si fiondavano dentro. Penso sia
anche comprensibile, mantenere la calma in momenti come quello è cosa ben difficile e
scatta l’istinto di sopravvivenza anche perché ad aprile faceva veramente freddo di notte
(in verità anche adesso). La Protezione Civile dell’Emilia Romagna, ha dovuto prendere a
mano una situazione veramente difficile. Non è perché sono di parte, ma vedendo il lavoro
a Villa S. Angelo e ascoltando quando hanno fatto all’Aquila, penso che siano veramente
fra i più organizzati in Italia. Ci raccontava il responsabile del campo, che a distanza di
tempo una giornalista canadese, tornata mesi dopo per rivisitare l’Aquila dopo il terremoto,
ha rinominato la tendopoli di Piazza d’Armi in “Piazza dei miracoli”, perché hanno
approntato migliorie su migliorie.
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Non siamo riusciti a visitare il centro dell’Aquila, avevamo un contatto che ci avrebbe
accompagnati, ma purtroppo siamo arrivati troppo tardi. Il centro dell’Aquila è zona rossa,
alle 17.00 scatta il coprifuoco. In aggiunta a tutto questo, la questione socio-lavorativa sta
degenerando. Molte aziende dell’Aquila stanno mandando in cassa integrazione i
lavoratori e alcuni rischiano anche la mobilità. Senza una casa e senza un lavoro, penso
non ci sia bisogno di nessun commento, si commenta abbastanza da se la situazione.
Ci congediamo quindi anche dall’Aquila e si riparte verso Bologna. Ritorniamo alla nostra
città, alle nostre case, le nostre persone e cose, alla nostra “solita” vita.
Questo è stato ciò che per filo e per segno abbiamo vissuto in quella giornata. Ad oggi
rimango schifata dalla giostra mediatica che è stata costruita ad hoc per la consegna delle
prime case. Giostra costruita da chi ancora una volta sfrutta una disgrazia per una
pubblicità da regime non certo democratico. Perché ad oggi in Italia, la libertà di stampa è
blindata. Le trasmissioni sono rimandate solo per permettere al Premier di crogiolarsi nella
riuscita di un’operazione che, se non fosse stato per la Protezione Civile, sarebbe ancora
in alto mare. Perché è questo il punto, ad oggi sciagure del genere sono gestite
tempestivamente e in maniera così efficiente NON per il Governo che è in carica, ma
perché ci sono volontari preparati ed esperti, con voglia di lavorare per il prossimo, che
spendono le loro energie perché situazioni come quelle dell’Abruzzo non si riducano come
quelle passate. Chiaramente non è consegnando le chiavi di abitazioni provvisorie che si
risolvono i problemi, occorre ricostruire un tessuto sociale e posti di lavoro. Fino alla
consegna delle prime case, dell’Abruzzo non si sentiva più parlare. Non si possono
utilizzare delle disgrazie a spot solo quando fanno comodo.
Colgo l’occasione per ringraziare tutti i lavoratori che hanno partecipato alla raccolta fondi
per la costruzione del Poliambulatorio di Villa S. Angelo.
La solidarietà è un qualcosa che, di certo, si deve sentire: che sia per catastrofi come
quella dell’Abruzzo o in aiuto di lavoratori che hanno perso il posto di lavoro, l’importante è
che ci sia e che non sia mai strumentalizzata, ne macchiata da questioni personali e futili,
o per propagande personali.
Valeria Frascari
C’è una crisi in atto, una crisi globale che ha travolto e sta travolgendo interi comparti
produttivi. L’Italia, l’Emilia-Romagna, Bologna non sono ovviamente estranei a questo
stato di cose. Lavoratori come noi, che da un giorno all’altro si sentono dire che l’azienda
in cui operano chiuderà, o che verrà ceduta a speculatori che la sezioneranno e ne
rivenderanno i pezzi. Le recenti iniziative di tutti quei Lavoratori che si oppongono a questo
stato di cose, che rivendicano il diritto ad un salario e ad una vita dignitosa, e nel fare
questo magari sono costretti a gesti clamorosi (come ad es. la vicenda della INNSE),
mandano un segnale molto chiaro a tutti noi e ai padroni in particolare: c’è un limite molto
netto che non deve essere superato, oltre il quale questa crisi può assumere connotazioni
sociali drammatiche: qualcuno ricorda cosa accadde in Argentina sul finire del 2001?. Ad
avere spazio nelle cronache sono, normalmente, le realtà produttive più importanti. Questo
fatto rischia di farci dimenticare che se la crisi è davvero pesante per chi lavora in queste
aziende, essa assume carattere di drammaticità per i Lavoratori delle varie filiere che
fanno capo a quelle aziende. Lavorare nell’indotto significa, nella grande maggioranza dei
casi, lavorare in realtà con meno di 15 dipendenti, e quindi avere come unico
ammortizzatore sociale la Cassa Integrazione. La cosa si complica ulteriormente per i
Lavoratori nell’artigianato, dove le tutele di sostegno al reddito sono ancora più
insufficienti. Quindi il punto è che se l’azienda non riesce a ripartire o non si trovano degli
accordi di natura Sindacale, esaurite quelle tutele finito tutto! Cose note, ma sempre utili
avere sott’occhio. Questi sono tempi in cui molte imprese, non solo nel settore
metalmeccanico, si sono dotate o si dotano di un Codice Etico. Senza allargarmi troppo
nel ragionamento, si può senz’altro affermare che le aziende più importanti del nostro
territorio (G.D compresa!) hanno lucidamente praticato comportamenti a dir poco
contraddittori nei confronti delle proprie filiere. Comportamenti che nei momenti di
benessere produttivo, miravano ad una forma di fidelizzazione molto spinta delle aziende
dell’indotto, fino a creare, in alcuni casi, un vero e proprio monopolio di fornitura. Mentre
nei momenti di crisi, quando l’indotto chiede sostegno, le suddette aziende tornano al
pensiero liberista e si appellano alla legge del libero mercato: “o ce la fai o soccombi!”. Poi
un giorno qualcuno avrà la cortesia di spiegarmi dove risiede un benché minimo concetto
di etica in tutto ciò. G.D, quindi, ha una propria filiera che negli anni ha utilizzato per
risolvere almeno due ordini i problemi: uno legato ai “picchi” produttivi, l’altro per de-
localizzare lavoro che se fatto in G.D, produrrebbe più costi che ricavi.
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COMPORTAMENTO ETICOE AZIENDE dELLA FILIERACOMPORTAMENTO ETICO
E AZIENDE dELLA FILIERA
In realtà è sempre più evidente un ulteriore utilizzo, che definirei improprio, di alcune aziende
dell’indotto, che mira da un lato ad aggirare il necessario (laddove è necessario ovviamente!)
incremento occupazionale in G.D e dall’altro a collocare fuori G.D elementi di conoscenza
soprattutto progettuale e produttiva anche su nuovi progetti, e su cui credo la RSU dovrà
necessariamente prendere una posizione. Altro non fosse per il concreto rischio di
impoverimento professionale dei Lavoratori G.D. La filiera G.D, spazia dalle Aree Tecniche ai
Montaggi, passando per Officine, Logistica e Servizi. G.D, come ogni altra azienda, deve
produrre utili se vuole sopravvivere. Siamo in un sistema capitalista le regole sono queste, non
posso che prenderne atto. Anche perché non mi sembra che ci siano all’ordine del giorno dei
progetti concreti e realizzabili “ora” su modelli di sviluppo alternativi. Fatta eccezione,
probabilmente, per alcune interessanti esperienze che si stanno sperimentando in America
Latina ed i cui esiti finali saranno comunque da verificare. Il capitalismo, soprattutto quello di
matrice Anglo-Sassone osannato da tanti managers anche in G.D, sta incredibilmente
rigenerando se stesso dalle ceneri dei recenti disastri finanziari e produttivi che hanno portato
alla disperazione e alla miseria milioni di famiglie in tutto il mondo. Se questo è il contesto,
credo però che un azienda come G.D, che comunque continua fare utili, dovrebbe trovare un
qualche tipo di coerenza rispetto agli indirizzi etici di cui si è recentemente dotata e che in parte
riguardano anche il rapporto con i fornitori. Limitare il proprio profitto come azienda, per
contribuire a sostenere il sistema produttivo territoriale. Se in questo sistema economico è un
diritto di G.D fare utili, credo che in una fase come questa dovrebbe sentire come un dovere
l’avere un occhio di riguardo per la propria filiera, a cui negli anni ha chiesto precisi impegni per
supportare la propria produzione. In generale dovrebbe comunque dare un contributo per
salvare un tessuto produttivo Bolognese che sta implodendo. Ovviamente non si chiede a G.D
di farsi carico del problema nella sua un interezza, si chiede però di distribuire lavoro, che
comunque in termini di costi non sarebbe conveniente fare in G.D, sul nostro territorio e non di
de-localizzarlo all’estero, come del resto sta avvenendo. Sappiamo benissimo che questo
significa rinunciare a guadagni maggiori. Ma è una cosa così assurda? E’ solo uno slogan? E’
chiaro che la caccia ad un costo del lavoro sempre più basso e ad utili sempre più alti produce,
crisi o meno, una miscela malefica che ha come effetto la drastica riduzione dei diritti dei
Lavoratori? Io credo siano temi che meritano una riflessione ed una presa di posizione. Credo
anche che il Sindacato, per la profonda e radicata conoscenza che ha del territorio, sia nella
condizione di avere un ruolo nell’analisi e nella individuazione di soluzioni mirate e concordate,
e quindi debba essere opportunamente coinvolto.
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Pensando poi al panorama generale, è chiaro che c’è la necessità di mettere in campo ulteriori elementi
che facciano da diga a questo stato di crisi e contemporaneamente pongano le basi per una ripresa. La
FIOM-CGIL ne ha da tempo indicati e ne continua ad indicare, cose come: i contratti di solidarietà,
l’estensione ed il rafforzamento degli ammortizzatori sociali, il blocco dei licenziamenti, il rilancio degli
investimenti non per operazioni unicamente finanziarie ma per lo sviluppo dei prodotti, giusto per citarne
alcuni. Cosa aspettano gli imprenditori ad aprire col sindacato queste discussioni? Fino a che punto
vogliono lasciare degenerare questa crisi? Anche per questo, per salvare un tessuto produttivo che una
volta scomparso difficilmente si potrà ricostruire, per un vero Contratto Nazionale che cominci a dare
risposte concrete ai problemi che stanno colpendo i metalmeccanici, la FIOM-CGIL chiama tutti i
Lavoratori a scioperare e a manifestare il 9 Ottobre.
Fabrizio Torri
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Foto di Antonio Pancaldi - Roma 13/02/2009