Il Rischio Chimico

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IL RISCHIO CHIMICO BIBLIOGRAFIA Decreto Legislativo 2 febbraio 2002, n. 25. Circolare del Ministero della Sanità n. 5 del 14 marzo 1989. Anton G.L. Burm. Occupational hazards of inhalational anaesthetics. Best Practice & Research Clinical Anaesthesiology 2003; 17:147-161.

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IL RISCHIO CHIMICO

BIBLIOGRAFIA

Decreto Legislativo 2 febbraio 2002, n. 25. Circolare del Ministero della Sanità n. 5 del 14 marzo 1989. Anton G.L. Burm. Occupational hazards of inhalational anaesthetics. Best Practice & Research Clinical Anaesthesiology 2003; 17:147-161.

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IL RISCHIO CHIMICO(Definizione)

Il D.Lgs. del 2 febbraio 2002, n. 25. – Attuazione della direttiva 98/24/CE sulla protezione della sicurezza dei lavoratori contro i rischi derivanti da agenti chimici durante il lavoro – così definisce il Rischio Chimico:

“la probabilità che si raggiunga il potenziale nocivo nelle condizioni di utilizzazione o esposizione agli agenti chimici”

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AGENTI CHIMICI(Definizione)

Tutti gli elementi o composti chimici, sia da soli sia nei loro miscugli, allo stato naturale o ottenuti, utilizzati o smaltiti, compreso lo smaltimento come rifiuti, mediante qualsiasi attività lavorativa, siano essi prodotti intenzionalmente o no e siano immessi o no sul mercato.

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AGENTI CHIMICI(Classificazione)

Il D.P.R. n. 52 del 3 febbraio 1997 classifica gli agenti chimici in base agli effetti sull’uomo in:

Tossici Nocivi Corrosivi Irritanti Sensibilizzanti Cancerogeni

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AGENTI CHIMICI(Indicatori di pericolosità)

Denominazione commerciale Denominazione commerciale Formula chimica Formula chimica

Simboli di pericoloSimboli di pericolo

R45 Frasi di rischioFrasi di rischio

Consigli di prudenzaConsigli di prudenzaSxSxxx

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AGENTI CHIMICI(Attività a rischio)

Sintesi

Trasformazione

Manipolazione

Stoccaggio

Smaltimento

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AGENTI CHIMICI(Rischio)

XPericoloPericolo OccasioniOccasioni

Variabile qualitativaVariabile qualitativa Sussistenza del pericoloSussistenza del pericolo

Variabile quantitativaVariabile quantitativa IntensitàIntensità

Durata esposizioneDurata esposizione

SicurezzaSicurezza

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SOSTANZE E ATTIVITÀ A RISCHIO CHIMICO IN AMBIENTE SANITARIO

Sostanze molto tossiche o Sostanze molto tossiche o potenzialmente cancerogenepotenzialmente cancerogene

Coloranti in Coloranti in laboratori di laboratori di Anatomia patologica Anatomia patologica e Istologiae Istologia

Farmaci Farmaci antitumoraliantitumorali

Sostanze tossicheSostanze tossiche

AnesteticiAnestetici SterilizzantiSterilizzanti

DisinfettantiDisinfettantiReattivi di Reattivi di laboratoriolaboratorio

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RISCHIO MODERATO(D.Lgs. 25/2002)

Se i risultati della valutazione dei rischi dimostrano che, in relazione al tipo e alla quantità di un agente chimico pericoloso e alle modalità e frequenza di esposizione a tale agente presente sul luogo di lavoro, vi è solo un rischio moderato per la sicurezza e la salute dei lavoratori e che le misure di cui al comma 1 sono sufficienti a ridurre il rischio, il datore di lavoro non deve applicare le disposizioni:60-sexies (Misure specifiche di protezione e prevenzione)

60-septies, (Disposizioni particolari in caso di incidenti o di emergenze)

60-decies, (Sorveglianza sanitaria)

60-undicies, (Cartelle sanitarie di rischio)

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LIMITI DEL D.Lgs. 25/2002

Il Legislatore non fornisce le modalità di valutazione del rischio da manipolazione o esposizione agli agenti chimici presenti sul luogo

Non obbliga il datore di lavoro ad effettuare una ponderazione diretta degli agenti chimici utilizzati

Impossibilità di calcolare il rischio, ed in particolare la classe di rischio moderato, mediante una metodologia legiferata

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MISURAZIONE DEL RISCHIO(Metodi)

METODO DIRETTO – Ponderazione diretta dell’agente chimico nell’aria ambiente o sulle superfici

METODO INDIRETTO – Calcolo integrato degli indicatori di rischio

Page 12: Il Rischio Chimico

MISURAZIONE DEL RISCHIO(Metodo diretto)

FORZE

Oggettività analitica

Riferibilità a limiti normati

DEBOLEZZE

Difficoltà tecniche

Scarsa duttilità

Scarsa ripetibilità

Alti costi

Page 13: Il Rischio Chimico

IL RISCHIO CHIMICO

(TLV -Threshold Limit Values)

Per valutare l’entità dell’inquinamento ambientale si deve far riferimento ai TLV (Threshold Limit Values) proposti dall’ ACGIH (American Conference of Governmental Industrial Hygienists).

TLV (Threshold Limit Values) - Concentrazione di agenti chimici al di sotto della quale si può ritenere, con buona predittività, che non si manifestino danni nella maggior parte degli esposti

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IL RISCHIO CHIMICO

(TLV - Thresold Limit Values)

TLV - TWA: concentrazione media di inquinanti ambientali a cui si presume possano essere esposti i lavoratori durante una giornata di 8 ore per 5 giorni consecutivi nell’arco di una settimana.

TLV - STEL: concentrazione che può essere raggiunta dai vari inquinanti per un periodo massimo di 15 minuti, ma per non più di 4 volte al giorno e con un intervallo minimo di 60 minuti.

TLV - ceiling: concentrazione che non può essere mai superata durante l’esposizione lavorativa.

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D.M. 26 FEBBRAIO 2004 (G.U. n. 58 DEL 10.3.2004)

AGENTE

Dicloroetano

Dietiletere

EFFETTI SULL’UOMO

Cancerogeno R45, R11, R22, R36,/37/38

Nocivo R12, R19, R22, R66

VALORI LIMITE

412 mg/m3 (8 ore)--------------------

308 mg/m3 (8 ore)616 mg/m3 (15 m.)

Page 16: Il Rischio Chimico

I GAS ANESTETICI(Definizione)

Si definiscono Anestetici i farmaci che inducono un annullamento temporaneo dello stato di coscienza con conseguente scomparsa della sensibilità dolorifica.

In base alle diverse caratteristiche chimico-fisiche, si dividono in Anestetici per Inalazione (gassosi) ed Anestetici Endovenosi.

Page 17: Il Rischio Chimico

Nell'anestesia per via inalatoria si usano in

genere miscele di N20 con O2 o con composti

alogenati volatili tipo: Isofluorano, Alotano,

Enfluorano, Sevofluorano, Metossifluorano.

I GAS ANESTETICI(Protossido d’azoto ed alogenati)

Page 18: Il Rischio Chimico

Inizialmente allo stato liquido, sono vaporizzati in apparecchio termocompensato e miscelati con una corrente gassosa, 60% di

O2 e 40 % di N2O proveniente dall’impianto

centralizzato.

Generalmente le concentrazioni variano da 0,5 al 2,5 %.

I GAS ANESTETICI(Alogenati)

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Vaisman et al. (1967) ha descritto per primo un elevato tasso di aborti spontanei in donne professionalmente esposte ai gas anestetici.

Buring et al. (1985) ha descritto un alto rischio di epatopatia e nefropatia nel personale professionalmente esposto ai gas anestetici.

Brodsky et al. (1986) ha descritto l’associazione tra l’esposizione professionale ad elevati livelli di N2O e l’insorgenza di disordini ematologici, immunologici e neurologici.

ESPOSIZIONE PROFESSIONALE A GAS ANESTETICI

(Effetti sulla salute umana)

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I GAS ANESTETICI (Tossicità da esposizione professionale)

Gli organi bersaglio per i danni da esposizione

professionale al N2O sono il fegato, il sistema emopoietico,

l’apparato genitale ed il sistema nervoso

Gli organi bersaglio per i danni di esposizione professionale

ai gas anestetici alogenati (isoflurano, alotano, enfluorano,

sevoflurano) sono il fegato ed il rene

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IL RISCHIO CHIMICO DA GAS ANESTETICI (Valutazione diretta)

La valutazione dell'esposizione a gas anestetici si effettua attraverso la determinazione diretta delle concentrazioni ambientali mediante:

Sistemi di campionamento attivi;

Sistemi di campionamento passivi.

Page 22: Il Rischio Chimico

La determinazione delle concentrazioni ambientali può essere attuata attraverso analizzatori automatici, di cui il più diffuso è l’analizzatore I. R. portatile.

MONITORAGGIO AMBIENTALE DI GAS ANESTETICI (Campionamento attivo)

Page 23: Il Rischio Chimico

Istantaneo: ideale nell’inquinamento provocato dalle perdite del sistema di erogazione e/o evacuazione dei gas anestetici ad alta pressione;

Continuo: ideale per l’individuazione rapida dei punti di perdita dell’apparecchio di anestesia e per determinare gli effetti delle tecniche di anestesia sul tasso di inquinamento;

Con media ponderata nel tempo: ideale per accertare i livelli di contaminazione ambientale da gas anestetici valutando l’esposizione media ponderata.

MONITORAGGIO AMBIENTALE DI GAS ANESTETICI

(Tipologie di campionamento attivo)

Esistono 3 tipi di campionamento di Gas Anestetici:

Page 24: Il Rischio Chimico

L'uso di campionatori passivi per il monitoraggio ambientale dei gas anestetici é stato proposto da diversi autori sia per gli anestetici alogenati che per il protossido.

Un tipo di campionatore passivo é il Radiello.

Il Radiello contiene due tipologie di materiale adsorbente, setacci molecolari e carbone attivo.

MONITORAGGIO AMBIENTALE DI GAS ANESTETICI (Campionamento passivo)

Page 25: Il Rischio Chimico

Compartimento alveolare (aria alveolare o aria

espirata mista);

Compartimento ematico;

Compartimento urinario.

Di fatto è utilizzata soprattutto l'urina nella quale, si

dosano gli anestetici tal quali non metabolizzati.

MONITORAGGIO BIOLOGICO DI GAS ANESTETICI (Biocompartimenti)

Page 26: Il Rischio Chimico

INQUINAMENTO AMBIENTALE DA GAS ANESTETICI

L’inquinamento ambientale da gas anestetici

nelle sale operatorie deriva dalla dispersione del

quantitativo di gas anestetici erogato ed il

quantitativo di gas anestetici eliminato.

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Elevate concentrazioni ambientali di gas anestetici in sala operatoria sono spesso riconducibili:

ai sistemi di erogazione ed evacuazione (perdite ai raccordi, scarsa efficienza);

alle tecniche di anestesia (uso di maschere che non aderiscono bene, disconnessione o connessione con l'erogatore);

alle condizioni di ventilazione spesso insufficienti a garantire un numero adeguato di ricambi di aria.

INQUINAMENTO AMBIENTALE DA GAS ANESTETICI

(Cause)

Page 28: Il Rischio Chimico

T.L.V. – T.W.A. (Circolare del Ministero della Sanità n. 5 del 1989)

100 ppm N20 (sale operatorie costruite

o ristrutturate prima del 1989)

50 ppm N2O (sale operatorie costruite o

ristrutturate dopo il 1989)

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RACCOMANDAZIONE N.I.O.S.H. (Circolare del Ministero della Sanità n. 5 del 1989)

25 ppm N2O per le sale operatorie (TLV-

TWA)

Anestetici alogenati 2 ppm (ceiling)

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LIMITI BIOLOGICI (Circolare del Ministero della Sanità n. 5 del 1989)

N20 urinario 27 µg/l (dosato nelle urine prodotte in 4 ore di

esposizione e prelevate alla fine dell’esposizione; valore biologico equivalente a 50 ppm di concentrazione ambientale media)

N20 urinario 55 µg/l (dosato nelle urine prodotte in 4 ore di

esposizione e prelevate alla fine dell’esposizione; valore biologico equivalente a 100 ppm di concentrazione ambientale media)

Isofluorano urinario 18 nmoli/l (dosato nelle urine prodotte in 4 ore di esposizione e prelevate alla fine dell’esposizione)

Page 31: Il Rischio Chimico

Evitare , ove possibile, l’impiego di anestetici per inalazione prima dell’intubazione oro-tracheale;

Garantire la massima aderenza della maschera sul viso qualora si ricorra all’induzione in maschera;

Controllare attentamente le perdite dai circuiti ad alta ed a bassa pressione;

Impiegare evaporatori con sistema chiuso di caricamento;

RIDUZIONE INQUINAMENTO AMBIENTALE

DA GAS ANESTETICI (Linee guida)

Page 32: Il Rischio Chimico

Ossigenare a lungo il paziente prima dell’estubazione;

Chiudere i gas al termine dell’anestesia;

Adottare sistemi idonei di raccolta e scarico dei gas espirati e provenienti dal circuito;

Garantire un adeguato numero di ricambi d’aria > 15 v/h (D.P.R. n. 37/’97).

RIDUZIONE INQUINAMENTO AMBIENTALE

DA GAS ANESTETICI (Linee guida)

Page 33: Il Rischio Chimico

METODO INDIRETTO DI VALUTAZIONE DEL RISCHIO DA AGENTI CHIMICI

Sistema basato sul calcolo Sistema basato sul calcolo integrato di più indicatoriintegrato di più indicatori

SemplicitàSemplicità

Ridotto costoRidotto costo

RipetibilitàRipetibilità

AggiornabilitàAggiornabilità

Assenza di Assenza di limiti limiti

normati di normati di riferimentoriferimento

Page 34: Il Rischio Chimico

METODO INDIRETTO DI VALUTAZIONE DEL RISCHIO DA AGENTI CHIMICI

Ricognizione dei pericoli

Presunzione del rischio

Ponderazione del rischio

Stima numerica

del rischio

Page 35: Il Rischio Chimico

METODO INDIRETTO DI VALUTAZIONE DEL RISCHIO DA AGENTI CHIMICI

(Indicatori di rischio)

Classi di pericolosità

Intensità

Durata dell’esposizion

e

Modalità

d’esposizione

Page 36: Il Rischio Chimico

METODO INDIRETTO DI VALUTAZIONE DEL RISCHIO DA AGENTI CHIMICI

(Metodi di calcolo)

IntensitàIntensità DurataDurata

Rischio potenzialeRischio potenziale

Classe di Classe di pericolositàpericolosità

Rischio potenziale Rischio residuoModalitàModalità

Page 37: Il Rischio Chimico

METODO INDIRETTO DI VALUTAZIONE DEL RISCHIO DA AGENTI CHIMICI

(I sottoindicatori)

DURATA

Numero di ore

Frequenza:

singola e cumulata

MODALITA’

Caratteristiche ambientali

Dotazione mezzi protezione

Informazione Formazione

INTENSITA’

Quantità

Caratteristichedelle sostanze

Stato di aggregazione

Volatilità

Page 38: Il Rischio Chimico

METODO INDIRETTO DI VALUTAZIONE DEL RISCHIO DA AGENTI CHIMICI

(Procedure obbligate)

Ricognizione dei pericoliPresenza delle sostanze

Stima della pericolosità

Proprietà tossicologiche e norme di sicurezza

Livelli e tipi di esposizione

Frasi di rischio e Consigli di prudenza

Schede di sicurezza

Occasioni di rischio

Quantità delle sostanze(consumi, stoccaggi e reflui)

Indicatori d’intensità

Valori limite d’esposizione Misura della esposizione

Dispositivi di protezione Gradi di protezione

Page 39: Il Rischio Chimico

METODO INDIRETTO DI VALUTAZIONE DEL RISCHIO DA AGENTI CHIMICI

(Classi di pericolo degli agenti chimici)

Classe Tipo di sostanze adoperate

 IV

Sostanze cancerogene R45 e R49Sostanze teratogene R46, R47, da R60 a R64

Farmaci antiblastici fortemente sospettati di cancerogenicità

III Sostanze altamente tossiche da R 26 a R 29, R32, R33, da R 39 a R 41, R 48

Gas anestetici

II Sostanze tossiche da R 23 a R 25, R 31, R 34, R35, R42, R43

I Sostanze nocive R20, R21, R22, R36, R37, R38

La classe di pericolo corrisponde alle potenzialità di danno degli agenti adoperati

Le potenzialità sono dedotte dalle Frasi di rischio (lettere R), dalle informazioni tossicologiche e dalla schede di sicurezza

Page 40: Il Rischio Chimico

PASSAGGI SUCCESSIVI DEFINIZIONE DELLA CLASSE DI RISCHIO

La classe di rischio deriva dall’interfaccia tra la classe di La classe di rischio deriva dall’interfaccia tra la classe di pericolo e gli indicatori di intensità e di durata pericolo e gli indicatori di intensità e di durata dell’esposizionedell’esposizione

  INTENSITA’ Proprietà Consumi

4 Sostanze cancerogene Indifferenti

  Sostanze molto tossiche Alti (Hg. o l)

3 Sostanze molto tossiche Medi (Dg o dl)

  Sostanze tossiche Alti (Hg o l)

2 Sostanze molto tossiche Bassi (g o cl)

  Sostanze tossiche Medi (Dg o dl)

  Sostanze nocive Alti (Hg o l)

1 Sostanze tossiche o nocive Bassi (g. o cl)

  Sostanze poco nocive Medi (Kg o l)

Page 41: Il Rischio Chimico

SCHEMA DI CALCOLO DELLA DURATA ESPOSITIVA

Durata dell’esposizione

  Stringa descrittiva Identificazione di quantità

1 Occasionale < 10% dell’orario di lavoro< di una volta a settimana

2 Frequente Fino al 25 % dell’orario di lavoro> di una volta a settimana

3 Abituale Dal 26 al 50 % dell’orario di lavoroTutti i giorni della settimana < di due

volte per turno4 Continuativa > del 50 % dell’orario di lavoro

Tutti i giorni > di due volte per turno

Page 42: Il Rischio Chimico

DEFINIZIONE DELLA CLASSE DI RISCHIO

Una volta individuati i tre valori numerici (classe di pericolo, valore dell’intensità e valore della durata), essi devono essere sommati tra loro e, successivamente, divisi per 3

Il valore ottenuto, approssimato secondo il criterio aritmetico se decimale, corrisponde alla Classe di rischio

ESEMPIO

In un ambiente di lavoro si utilizza una sostanza con Frase di rischio R48 (molto tossica), il cui valore di classe di pericolo è 3

Abitudinariamente i consumi sono bassi (pochi grammi per giorno), da cui si ricava un valore di intensità di 2

L’esposizione è abituale e corrisponde al valore 3

La classe di rischio è data dall’espressione 3 + 2 + 3/3 = 2,66, approssimato a 3

La Classe di Rischio dell’attività è la III

Page 43: Il Rischio Chimico

CALCOLO DEL RISCHIO ATTUALE

Si utilizzano le check list di conformità

In ciascuna di esse (per DPI, DPO e DPA), sono indicate le misure necessarie

Il numero ed il tipo di misure variano in rapporto con la classe di rischio potenziale

Ad ogni misura compete un valore, che è dato dalla divisione della quota percentuale corrispondente al tipo di dispositivo per il numero contenuto in ciascuna lista

Individuate le misure presenti, diventa possibile calcolare quanto del rischio è coperto per ciascuna categoria di dispositivo e quanto di rischio è totalmente coperto

Page 44: Il Rischio Chimico

 MISURE DI CONTENIMENTO

D.P.I.

Necessità

Classi di rischio

IV III II I

C1 - Sovracamici monouso Si Si = =

C2 – Camici impermeabili, resistenti ad acidi e solventiC2 – Camici o altro indumento specifico da lavoro

Si Si  Si

 Si

C3 - Manichette impermeabili C3 - Maniche da camice o altro indumento, coprenti gli Avambracci

Si Si   Si

  Si

C4 – Scarpe impermeabili, antiacido ed antisolvente C4 – Scarpe da divisa

Si Si  Si

 Si

C5 – Guanti antiacido ed antisolvente C5 – Guanti impermeabili

Si Si  Si

 Si

C6 – Mascherine filtranti a doppia filtrazione chimicaC6 – Mascherine filtranti a filtrazione chimicaC6 – Mascherine filtranti semplici

Si  Si

 Si

  Si

C7 – Occhiali di protezione, con protezioni lateraliC7 – Occhiali di protezione

Si Si  Si

 Si

Page 45: Il Rischio Chimico

 MISURE DI CONTENIMENTO

D.P.O.

Necessità

Classi di rischio

IV III II I

C - Eliminazione dell’uso di sostanze cancerogene (1) Si      

C8 - Schede di sicurezza delle sostanze (2) Si Si Si Si

C9 - Registro degli esposti C9 - Individuazione degli esposti

Si  Si

 Si

 Si

C10 - Ordinamento degli afflussi dei non addetti Si Si Si Si

C11 - Etichettatura dei locali Si Si Si Si

C12 - Segnaletica di pericolo e rischio Si Si Si Si

C13 - Delimitazione confinata delle zone a rischio interno C13 - Delimitazione delle zone a rischio interno

Si Si  Si

 Si

C14 - Vigilanza sulle norme di corretto comportamento Si Si Si Si

C15 - Isolamento dall’esterno C15 - Confinamento dall’esterno

Si  Si

 Si

 Si

C16 - Smaltimento corretto dei rifiuti, secondo i criteri di legge Si Si Si Si

C17 - Informazione e formazione alla gestione dei rischi Si Si Si Si

Page 46: Il Rischio Chimico

 MISURE DI CONTENIMENTO

D.P.A.

Necessità

Classi di rischio

IV III II I

C - Ciclo chiuso (1) Si = = =

C18 - Cappe a flusso laminare

C18 - Cappe aspiranti

C18 - Aspiratori a finestra (ventole)

Si Si  Si

  

Si

C19 - Dispositivi di decontaminazione (docce, lavabi e docce

lavaocchi)C19 - Dispositivi di decontaminazione (lavabi)

Si Si   

Si

  

Si

C20 – Stoccaggio in ambienti a totale ricambio d’aria

OppureC20 – Stoccaggio in armadi con aspirazione

C20 - Stoccaggio separato

 Si

 Si

    

Si

    

Si

C21 - Superfici di lavoro, pareti e pavimenti resistenti ad acidi

ed alcali e decontaminabili

Si Si Si Si

C22 – Ponderazione del grado d’inquinamento interno Si Si Si* Si*

Page 47: Il Rischio Chimico

METODO INDIRETTO DI VALUTAZIONE DEL RISCHIO DA AGENTI CHIMICI(Calcolo del rischio attuale)

PERCENTUALI DI COPERTURA MASSIME

D.P.I (17%)

D.P.O. (33%)

D.P.A. (50%)

Page 48: Il Rischio Chimico

 MISURE DI CONTENIMENTO

D.P.I.

Valori ponderati

Classi di rischio

IV III II I

C1 - Sovracamici monouso 2.38 2.38 = =

C2 – Camici impermeabili, resistenti ad acidi e solventiC2 – Camici o altro indumento specifico da lavoro

2.38 2.38  2.38

 2.38

C3 - Manichette impermeabili C3 - Maniche da camice o altro indumento, coprenti gli Avambracci

2.38 2.38   

2,38

  

2,38

C4 – Scarpe impermeabili, antiacido ed antisolvente C4 – Scarpe da divisa

2.38 2.38  2.38

 2.38

C5 – Guanti antiacido ed antisolvente C5 – Guanti impermeabili all’acqua

2.38 2.38  2.38

 2.38

C6 – Mascherine filtranti a doppia filtrazione chimicaC6 – Mascherine filtranti a filtrazione chimicaC6 – Mascherine filtranti semplici

2.38  2.38

 2.38

  

2.38

C7 – Occhiali di protezione, con protezioni lateraliC7 – Occhiali di protezione

2.38 2.38  2.38

 2.38

Page 49: Il Rischio Chimico

 MISURE DI CONTENIMENTO

D.P.O.

Valori ponderati

Classi di rischio

IV III II I

C – Eliminazione dell’uso di sostanze cancerogene Si      

C8 – Schede di sicurezza delle sostanze (1) 3.33 3.33 3.33 3.33

C9 – Registro degli esposti C9 – Individuazione degli esposti

3.33  3.33

 3.33

 3.33

C10 – Regolamentazione degli afflussi dei non addetti 3.33 3.33 3.33 3.33

C11 – Etichettatura dei locali 3.33 3.33 3.33 3.33

C12 – Segnaletica di pericolo e rischio 3.33 3.33 3.33 3.33

C13 – Delimitazione confinata delle zone a rischio interno C13 - Delimitazione delle zone a rischio interno

3.33 3.33  3.33

 3.33

C14 – Vigilanza sulle norme di corretto comportamento 3.33 3.33 3.33 3.33

C15 – Isolamento dall’esterno C15 – Confinamento dall’esterno

3.33 3.33  3.33

 3.33

C16 – Smaltimento corretto dei rifiuti, secondo i criteri di legge 3.33 3.33 3.33 3.33

C17 – Informazione e formazione alla gestione dei rischi 3.33 3.33 3.33 3.33

Page 50: Il Rischio Chimico

 MISURE DI CONTENIMENTO

D.P.A.

Valori ponderati

Classi di rischio

IV III II I

C - Ciclo chiuso (1) Si = = =

C18 - Cappe a flusso laminareC18 - Cappe aspirantiC1 8 – Aspiratori a finestra (ventole)

10 10  10

  

10

C19 – Dispositivi di decontaminazione (docce, lavabi e docce lavaocchi)C19 – Dispositivi di decontaminazione (lavabi)

10 10   

10

  

10

C20 – Stoccaggio in ambienti a totale ricambio d’ariaOppure

C20 – Stoccaggio in armadi con aspirazione C20 – Stoccaggio separatoOppureC20 – Stoccaggio compatibile (2)

 10

 10

   

10

   

10

C21 – Superfici di lavoro, pareti e pavimenti resistenti ad acidi ed alcali e decontaminabili

10 10 10 10

C22 – Ponderazione del grado di inquinamento interno 10 10 10 10

Page 51: Il Rischio Chimico

ESEMPIO DI CALCOLOESEMPIO DI CALCOLO

Nella classe di rischio 3 dell’esempio precedente sono Nella classe di rischio 3 dell’esempio precedente sono richiesti 5 DPI, 3 DPO e 2 DPA richiesti 5 DPI, 3 DPO e 2 DPA

Considerando le percentuali di copertura dei dispositivi, Considerando le percentuali di copertura dei dispositivi, ciascuno di essi vale:ciascuno di essi vale:

DPI 17/5 = 3,4DPI 17/5 = 3,4

DPO 33/3 = 11DPO 33/3 = 11

DPA 50/2 = 25DPA 50/2 = 25

Se nell’ambiente sono presenti 4 DPI, un solo DPO e un solo DPA , le percentuali coperte saranno 13,6 + 11 + 25 = 49,6

Il rischio attuale sarà dato da 100 (valore del rischio potenziale) – 49, 6 (percentuale coperta di esso) e sarà, pertanto, uguale a 50,4

Page 52: Il Rischio Chimico

METODO INDIRETTO DI VALUTAZIONE DEL RISCHIO DA AGENTI CHIMICI(Calcolo del rischio attuale)

Classi di Rischio potenziale

LIMITI DI ACCETTABILITA’ DEL RISCHIO ATTUALE

Basso Medio Alto Inaccettabile

  Range Range Range Range

I 1 - 35 36 - 65 66 - 90 > 90

II 1 – 30 31 - 55 56 - 75 > 75

III 1 - 22 23-40 40-55 > 55

IV 1 - 15 16 -25 26 - 30 > 30

Page 53: Il Rischio Chimico

ADEMPIMENTI SUCCESSIVI ALLA VALUTAZIONE DEL RISCHIO

RISCHIO ALTO Tutti gli adempimenti previsti dal Decreto 626/94

RISCHIO MODERATO

Superamento dell’obbligo di:

Adozione di misure specifiche di protezione

Disposizioni in caso di incidenti e/o emergenze

Sorveglianza sanitaria

Cartelle sanitarie e di rischio

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Il “Rischio genotossico” corrisponde alla potenzialità di alcuni agenti chimici di dare luogo alla comparsa di mutazioni genetiche, fino all’induzione neoplastica (mutagenicità e cancerogenicità) in seguito all’esposizione, ambientale e/o lavorativa, all’assunzione abituale (alimentazione) o accidentale.

RISCHIO GENOTOSSICO

(Definizione)

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Il rischio genotossico è di complessa valutazione per:

1. L’insufficienza di informazioni certe sulle potenzialità mutagene e cancerogene di molte sostanze

2. La presenza simultanea, nella maggior parte dei casi d’esposizione lavorativa, di pool di sostanze, primitivamente adoperate o conseguenti alle trasformazioni che esse subiscono per interazione in mezzi diversi.

RISCHIO GENOTOSSICO

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RISCHIO GENOTOSSICO

Le difficoltà di valutazione del rischio genotossico alla presenza simultanea di più agenti sono efficacemente espresse nella definizione elaborata dall’EPA EPA (US Environmental Protection Agency)

“una miscela contiene così tanti componenti che una stima della sua tossicità basata su quella dei singoli componenti contiene troppa incertezza ed errore per poter essere adeguata ed utile”.

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Il D.Leg.vo 626/94 definisce Agenti cancerogeni sostanze o preparati, di cui è accertata la possibilità di determinare la comparsa di cancro negli operatori che li utilizzano.

Essi sono identificati dalle Frasi di rischio R45 ("può provocare il cancro") o R49 ("può provocare il cancro per inalazione").

Il D. Leg.vo amplia il campo delle protezione obbligatoria, estendendo le norme di protezione anche agli agenti di comprovata azione mutagena

CRITERI Di IDENTIFICAZIONE DEGLI AGENTI GENOTOSSICI E RIFERIMENTI NORMATIVI

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Categoria 1: sostanze note per gli effetti cancerogeni sull'uomo, con prove sufficienti a stabilire un nesso causale tra l’esposizione dell'uomo ad essa e lo sviluppo di tumori;

Categoria 2: sostanze che dovrebbero considerarsi cancerogene per l'uomo, con prove sufficienti a ritenere verosimile che l'esposizione dell'uomo provoca lo sviluppo di tumori, in genere sulla base di adeguati studi a lungo termine, effettuati su animali, e di altre informazioni specifiche;

Categoria 3: sostanze da considerare con sospetto per i possibili effetti cancerogeni sull'uomo, per le quali tuttavia le informazioni disponibili non sono sufficienti per procedere ad una valutazione.

LA DIRETTIVA CEE 91/325 DISTINGUE TRE CATEGORIE DI AGENTI GENOTOSSICI.

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LA DIRETTIVA CEE 91/325 DISTINGUE TRE CATEGORIE DI AGENTI GENOTOSSICI.

Le sostanze cancerogene di categoria 1 e 2, quando l’uso di esse non è esplicitamente impedito da Norme di legge, possono essere adoperate, solo se non è praticabile, per ragioni di specificità e di resa della lavorazione, la sostituzione con altre non cancerogene e purché siano rispettate al massimo le misure preventive (utilizzazione a ciclo chiuso, utilizzazione esclusiva sotto cappa, dotazione di dispositivi di protezione totale ai lavoratori).

Per questo tipo di sostanze vige l’obbligo della Sorveglianza Sanitaria mirata da parte del Medico Competente (M.C.), con la compilazione e l’aggiornamento dei Registri degli Esposti, e l’informazione agli Organi competenti.

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IL MICROCLIMA(Definizione)

Per microclima di un ambiente di lavoro si intende la situazione climatica oggettiva in relazione ad un insieme di parametri legati all’individuo che concorrono a caratterizzare l’ambiente stesso da un punto di vista termico.

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IL MICROCLIMA(Parametri microclimatici)

Parametri oggettivi o ambientali: Temperatura dell’aria Temperatura globotermometrica Umidità relativa Velocità dell’aria

Parametri soggettivi: Indice del vestiario Carico metabolico

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IL MICROCLIMA(Indici microclimatici)

Le condizioni di benessere termico negli ambienti termici moderati si valutano attraverso gli indici microclimatici previsti dalla Norma ISO 7730

Indice PPD (Probabile Percentuale di Disagio). Rappresenta la percentuale di individui che in un determinato ambiente prova una sensazione di disagio

Indice PMV (Voto Medio Previsto). Esprime il tipo di disagio termico da freddo o da caldo ed assume valori tra +3 e –3

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IL MICROCLIMA(Correlazione indici microclimatici)

La correlazione tra gli indici PPD e PMV è riportata nella seguente tabella:

Indice PMV Indice PPD (%)-2 75-1 25 0 5+1 25+2 75

I valori di riferimento previsti dalla Norma ISO 7730 sono: PMV +0.5 PPD <10%

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IL MICROCLIMA(Ambienti moderati)

La sala operatoria è un ambiente di tipo moderato caratterizzato da:

condizioni ambientali omogenee con ridotta variabilità nel tempo

assenza di scambi termici tra soggetto ed ambiente che abbiano effetti rilevanti sul bilancio termico

attività fisica modesta e sostanzialmente analoga per i diversi soggetti

sostanziale uniformità del vestiario indossato dall’equipe operatoria

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IL MICROCLIMA(Parametri microclimatici di riferimento - Norme ISO)

Sala operatoria: Temperatura dell’aria (20 – 24 °C) Umidità relativa (40 – 60 %) Velocità dell’aria (0.05 –0.15 m/s-2) Numero di ricambi d’aria/ora >15

Sala preparazione paziente: Temperatura dell’aria (20 – 24 °C) Umidità relativa (40 – 60 %) Velocità dell’aria (0.05 –0.15 m/s-2)

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IL MICROCLIMA(Parametri microclimatici di riferimento - Norme ISO)

Lavaggio strumentario: Temperatura dell’aria (20 – 27 °C) Umidità relativa (40 – 60 %) Velocità dell’aria (0.05 –0.15 m/s-2)

In tutti gli altri locali: Temperatura dell’aria (20 – 27 °C) Umidità relativa (40 – 60 %) Velocità dell’aria (0.05 –0.15 m/s-2)