Il piccolo principe

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I CLASSICI Antoine de Saint-Exupéry Il Piccolo Principe Con un racconto di Paola Valente

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Il libro è dotato di approfondimentionline su www.raffaellodigitale.it

Una delle storie per bambini più amate della lettera-tura di tutti i tempi è presentata in versione integrale e con le illustrazioni originali in una nuova traduzione. Il libro è arricchito da un racconto in cui l’autore, Antoine de Saint-Exupéry, racconta la sua vita e la nascita del “Piccolo Principe” a due bambini dei giorni nostri. Due storie in una, colme di poesia e di significato, per comprendere la bellezza della vita.

Antoine de Saint-Exupéry, nato in Francia nel 1900 e morto nel 1944 durante un volo aereo, abbinava la sua passione per la scrittura a quella per il volo. “Il Piccolo Principe” è del 1943 ed è uno dei libri per ragazzi più letti al mondo.

Paola Valente vive a Vicenza, dove insegna nella scuola primaria. Ha scritto per Raffaello Editrice numerosi libri per ragazzi, tra cui “La Maestra Tiramisù” e fortunati racconti su Cittadinanza Attiva.

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ercio. Esente da I.V.A. (D.P.R. 26-10-1972, n° 633, art. 2 lett. d).

Il Piccolo PrincipeCon un racconto di Paola Valente

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IL MULINOA VENTO

IL MULINOA VENTO

IL MULINOA VENTO

IL MULINOA VENTO

Per volare con la fantasia

Collana di narrativa per ragazzi

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È assolutamente vietata la riproduzione totale o parziale di questo libro senza il permesso scritto dei titolari del copyright.

Editor: Paola ValenteRedazione: Emanuele RaminiUfficio stampa: Salvatore PassarettaTeam grafico: AtosCreaApprofondimenti e schede didattiche: Paola Valente

1a Edizione 2015

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e-mail: [email protected]://www.ilmulinoavento.itPrinted in Italy

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Illustrazioni diCinzia Battistel

Il PiccoloPrincipe

Antoine de Saint-Exupéry

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Puoi leggere questo libro in vari modi, come più ti piace. Puoi cominciare dalla storia originale e leggere dapprima tutto “Il Piccolo Principe” lasciando il resto alla fine.

Se invece lo preferisci, puoi leggere per prima la storia dei due bambini, Gaia e Andrea, che fanno la conoscenza con l’ombra di Antoine de Saint-Exupéry e con la sua vita avventurosa.

Infine, se sei un tipo che va sempre dritto senza mai tornare indietro, puoi alternare la lettura dei due racconti.

In qualsiasi modo sceglierai di scoprire questo libro, potrai conoscere uno dei romanzi più letti e amati della letteratura e le vicende straordinarie del suo autore, il tutto visto dagli occhi di due bambini come te.

Prefazione

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La rosa cresce nel posto più bello della terra: c’è una soffitta mansardata con tante finestre e una porticina. Uscendo da lì, ecco un piccolo terrazzo, in alto sui tetti, che domina la città. Lontano si scorge una fetta di mare.

Sul terrazzo crescono, in vaso, un limone, del rosmarino, nove gerani, una clematide e un rosaio. Per la prima volta quest’anno il rosaio è fiorito di un’unica rosa. Il bocciolo è appena dischiuso al sole del pomeriggio e i suoi petali lisci come seta diffondono una lieve fragranza. Bisogna andarci molto vicino, accostare il naso al fiore evitando le spine, per aspirare il delicato profumo.

Gaia e il suo amico Andrea però non se ne accorgono: hanno altro a cui pensare. Che cos’è una rosa al confron-to del compito che li aspetta? Sono distesi su un vecchio tappeto vicino a una pila di libri: devono sceglierne uno, leggerlo e presentarlo in classe.

Il profumo della rosa

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– Leggiamo il più breve – propone Andrea e Gaia è subito d’accordo.

– Guarda questo, ha poche pagine scritte con caratteri grandi, tanti disegni ed è intitolato “Il Piccolo Principe”: mi piace questo titolo.

– Spero non si tratti di una fiaba noiosa ambientata in un castello con una principessa bellissima e un principe che si traveste da giardiniere per metterla alla prova e poi sposarla – sospira Andrea.

– Non mi sembra proprio: nei disegni c’è un ragazzino con una sciabola e poi una pecora e perfino un sasso con avvinghiati degli alberi giganteschi.

– Va bene, vada per il principe. Che ne dici se, prima di metterci a leggere, facciamo una partita con il mio video-gioco?

Anche questa volta Gaia è subito d’accordo. Le partite di-ventano due, tre, quattro e piano piano il pomeriggio lascia il posto alla sera. Il sole tramonta incendiando il mare e om-bre lunghe serpeggiano nella soffitta. Mentre il cielo diventa viola e il colore rosso della rosa si spegne, i due bambini ab-bandonano il videogioco e, distesi sulla schiena, osservano il muro di fianco dove un’ombra si muove lentamente.

L’ombra sembra dotata di vita propria: disegna una nera sagoma d’aereo, un aeroplano massiccio, con due motori, le cui eliche girano a tutta velocità, una in senso orario, l’altra in senso antiorario. Sembra quasi di sentirne il rombo. I motori sono collegati alla fusoliera da una trave orizzontale.

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Poi l’ombra dell’aereo si sfilaccia ed eccone un’altra, quella di un volto umano di profilo.

– Che grande naso! – esclama Gaia.Si ode una risata e, fra lo sbigottimento dei bambini, dal

muro esce una voce. Rauca e profonda dice:– Bonsoir, mes enfants. – È un fantasma – sussurra Andrea.

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– No, sono solo un’ombra – lo corregge la sagoma sul muro.

– Come ti chiami? – chiede Gaia.– Mi chiamo Antoine de Saint-Exupéry e il mio grande

naso è deliziato dal profumo della vostra rosa.– Un’ombra non può sentire il profumo – obietta Andrea. – Se è per questo, non potrei neppure parlare.Alla debole luce del tramonto, Gaia prende il libro

“Il Piccolo Principe” e legge: – Antoine de Saint-Exupéry… allora questa storia l’hai

scritta tu.– Sì, è uno dei libri che ho scritto. Quello che mi è più

caro. Per favore, bambina, potresti rileggere quella dedica?– Quale dedica?– La dedica che c’è nella prima pagina. Non dirmi che

l’editore l’ha tolta.Gaia apre la prima pagina del libro ma non riesce a leg-

gere: ormai è troppo buio e nella soffitta manca la luce elet-trica. L’ombra si sta confondendo con l’oscurità e la voce di Antoine diventa sempre più f lebile.

– Aspetta – mormora Andrea. E tira fuori dalla tasca una piccola torcia elettrica.

Al chiarore della pila, l’ombra riappare sul muro e Gaia può leggere:

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A Leone WerthDomando perdono ai bambini di aver dedicato questo

libro a una persona grande. Ho una scusa seria: questa per-sona grande è il miglior amico che abbia al mondo. Ho una seconda scusa: questa persona grande può capire tutto, an-che i libri per bambini; e ne ho una terza: questa persona grande abita in Francia, ha fame, ha freddo e ha molto bi-sogno di essere consolata. E se tutte queste scuse non basta-no, dedicherò questo libro al bambino che questa grande persona è stato. Tutti i grandi sono stati bambini una volta. (Ma pochi di essi se ne ricordano). Perciò correggo la mia dedica:

a Leone Werthquando era un bambino.

– Chi è Leone Werth? – chiede Andrea, anche se una parte di lui ancora non riesce a credere che l’ombra parli e gli risponda.

– Volete la storia dalla fine o dal principio?– Dal principio – dice Gaia.– Dalla fine – dice Andrea.In quel momento una voce chiama i bambini: è ora di

cena. Il tempo di urlare una risposta e l’ombra di Antoine è scomparsa. La soffitta ora è molto buia. Bisogna scendere di sotto facendo attenzione a non cadere dalle scale.

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Il pomeriggio del giorno seguente, Gaia e Andrea sono tornati nella soffitta. La rosa si è aperta e il suo profu-mo è più intenso. I due bambini non credono che l’ombra sia apparsa davvero, nella loro mente è come l’immagine di una fiaba o di un sogno. Eppure guardano il muro così bianco e luminoso per la luce diffusa del sole e pensano tutti e due che Antoine potrebbe ritornare.

Sono stesi sul vecchio tappeto. Oggi nessun videogioco riuscirebbe a distrarli dalla lettura del libro. Gaia apre “Il Piccolo Principe” e comincia a leggere i primi capitoli.

Il principio e la fine

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Molto tempo fa, all’età di sei anni, vidi uno splendido disegno in un libro sulle foreste primordiali che s’intitolava “Storie vissute fra la natura”. Questa è una copia dell’immagine:

Vi era raffigurato un serpente boa che inghiottiva un animale. La spiegazione del disegno diceva: “I boa inghiot-tono la loro preda tutta intera senza masticarla. Poi non sono più in grado di muoversi e sono costretti a dormire per sei mesi, tanto dura la digestione”.

Ci pensai su molto tempo, quindi eseguii il mio disegno numero uno che appariva così:

Lo feci vedere agli adulti che conoscevo chiedendo loro se il disegno faceva paura ma mi risposero:

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– Perché dovremmo avere paura di un cappello?Io però non avevo disegnato un cappello! Si trattava in-

vece di un boa che digeriva un elefante. Perché lo capissero (ai grandi bisogna sempre spiegare tutto!), disegnai allora il dentro del serpente. Questo era il mio disegno numero due:

Gli adulti mi consigliarono di lasciar perdere i serpen-ti sia fuori che dentro, di studiare invece la geografia, la storia, la matematica e la grammatica. Per questa ragione, all’età di sei anni, rinunciai alla probabile carriera di pit-tore famoso. Il fallimento dei due disegni mi aveva scorag-giato. I bambini si stancano quando devono spiegare tutto ai grandi, che non capiscono le cose da soli, per filo e per segno. Fu così che scelsi un altro lavoro e diventai pilota d’aerei.

La geografia mi è stata davvero preziosa nei miei voli sopra quasi tutto il mondo: infatti, con una sola occhiata, riesco a distinguere la Cina dall’Arizona e, nel caso io mi smarrisca durante un volo di notte, la mia conoscenza di questa materia si rivela utilissima.

Durante la mia vita ho incontrato molte persone impor-tanti e ho vissuto accanto a loro, le ho conosciute molto bene osservandole da vicino. L’opinione che avevo di loro però non è mai migliorata molto.

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Quando incontravo qualcuno che mi sembrava capace di capire, provavo a mostragli il mio disegno numero uno per avere una conferma della mia impressione su di lui. Ma, sia che fosse un uomo o una donna, mi rispondeva:

– È l’immagine di un cappello!Allora mi rassegnavo a parlargli di giochi con le carte,

di golf, di politica, di moda. Così lo facevo contento perché si convinceva di avere incontrato una persona intelligente.

IIPer questo motivo mi sono sempre sentito solo e incom-

preso, fino al momento in cui, sei anni fa, fui costretto ad atterrare nel deserto del Sahara. Il motore del mio aeropla-no si era rotto, insieme a me non c’erano né un meccanico né dei passeggeri, perciò cercai di riparare il guasto da solo. Avevo acqua bastante per una settimana perciò aggiustare l’aereo era una questione di vita o di morte.

Quando scese la notte, mi addormentai disteso sulla sab-bia, a migliaia di chilometri da qualsiasi abitazione umana. Immaginate il mio stupore quando all’alba fui svegliato da una vocina bizzarra che mi chiese:

– Per favore, mi disegni una pecora?– Come?– Disegnami una pecora, per cortesia.Mi alzai in piedi di scatto e mi strofinai gli occhi guar-

dandomi intorno. Vidi allora un’insolita creatura che mi stava osservando con grande serietà.

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Qui potete vedere il suo ritratto, così come riuscii a farlo, un disegno purtroppo molto meno affascinante del perso-naggio reale. Non è colpa mia: i grandi, con la loro incom-prensione, scoraggiarono la mia carriera di pittore quando avevo sei anni e l’unica cosa che ho imparato a disegnare sono i serpenti boa da fuori e da dentro.

Guardai quell’apparizione con gli occhi spalancati per lo stupore. Mi trovavo lontano più di mille chilometri da qualsiasi luogo abitato, eppure quel ragazzino non sem-brava essersi perso fra le dune, non era assetato, affamato, stroncato dalla paura. Ritrovai la voce e gli chiesi:

– Che cosa fai qui in mezzo al nulla?E lui ripeté con molta gravità:– Per favore, puoi disegnarmi una pecora?