IL NOTIZIARIO DELLA SCUOLA - Istituto Superiore AECLANUM · Piazza Canale e l’I.P.S.S.C. con sede...

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IL NOTIZIARIO DELLA SCUOLA Anno 2010/2011 - Numero 1 ISIS GESUALDO - www.isisgesualdo.it - tel. +39 0825-401094 1 LA SCUOLA La nostra scuola, collocata tra la valle dell’Ufita, la valle del Calore e l’alta Irpinia, rappresenta per il ter- ritorio un punto di riferimento formativo molto impor- tante. Sorta negli anni ’70, è costituita da tre diversi Istituti: l’I.T.C. e l’I.P.S.S.C. con sede a Gesualdo in Piazza Canale e l’I.P.S.S.C. con sede a Mirabella Eclano in Via Roma. Essa offre una preparazione culturale rigorosa che si completa con attività di la- boratorio, dove si utilizzano le più moderne tecnolo- gie e stages formativi in aziende fuori regione, con certificazioni spendibili sia all’interno dell’istituzione sia nel mondo del lavoro. Ciò che la nostra scuola si propone è di formare figure professionali capaci di operare all’interno di aziende private e pubbliche e capaci di adattarsi alle trasformazioni e evoluzioni dei sistemi comunicativi e produttivi. Infatti una delle caratteristiche del nostro Istituto è quella di garantire una costante sinergia tra la realtà esterna e la pro- fessionalità dello studente. IL TERRITORIO Il territorio presenta un profilo socio-economico tipi- co delle zone interne della Campania: agricoltura, piccole imprese, prevalenza di pubblico impiego e moderato sviluppo industriale. Sono inoltre presenti aree di interesse archeologico e paesaggistico, poco valorizzate per la mancanza di fondi adeguati al piano di sviluppo turistico. Il tasso di disoccupazione è elevato, il che ha fatto riprendere il fenomeno dell’emigrazione. In quest’ultimo periodo molto importante è stata l’apertura di nuovi centri commerciali come “Il Car- ro” di Mirabella Eclano che ha dato la possibilità di lavorare a numerosi giovani e di altri centri com- merciali adiacenti che rappresentano un punto di riferimento per le diverse esigenze della popolazio- ne. Cenca E. IIID

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IL NOTIZIARIO DELLA SCUOLA

Anno 2010/2011 - Numero 1 – ISIS GESUALDO - www.isisgesualdo.it - tel. +39 0825-401094

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LA SCUOLA

La nostra scuola, collocata tra la valle dell’Ufita, la

valle del Calore e l’alta Irpinia, rappresenta per il ter-

ritorio un punto di riferimento formativo molto impor-

tante. Sorta negli anni ’70, è costituita da tre diversi

Istituti: l’I.T.C. e l’I.P.S.S.C. con sede a Gesualdo in

Piazza Canale e l’I.P.S.S.C. con sede a Mirabella

Eclano in Via Roma. Essa offre una preparazione

culturale rigorosa che si completa con attività di la-

boratorio, dove si utilizzano le più moderne tecnolo-

gie e stages formativi in aziende fuori regione, con

certificazioni spendibili sia all’interno dell’istituzione

sia nel mondo del lavoro. Ciò che la nostra scuola si

propone è di formare figure professionali capaci di

operare all’interno di aziende private e pubbliche e

capaci di adattarsi alle trasformazioni e evoluzioni

dei sistemi comunicativi e produttivi. Infatti una delle

caratteristiche del nostro Istituto è quella di garantire

una costante sinergia tra la realtà esterna e la pro-

fessionalità dello studente.

IL TERRITORIO

Il territorio presenta un profilo socio-economico tipi-

co delle zone interne della Campania: agricoltura,

piccole imprese, prevalenza di pubblico impiego e

moderato sviluppo industriale.

Sono inoltre presenti aree di interesse archeologico

e paesaggistico, poco valorizzate per la mancanza

di fondi adeguati al piano di sviluppo turistico.

Il tasso di disoccupazione è elevato, il che ha fatto

riprendere il fenomeno dell’emigrazione.

In quest’ultimo periodo molto importante è stata

l’apertura di nuovi centri commerciali come “Il Car-

ro” di Mirabella Eclano che ha dato la possibilità di

lavorare a numerosi giovani e di altri centri com-

merciali adiacenti che rappresentano un punto di

riferimento per le diverse esigenze della popolazio-

ne.

Cenca E. IIID

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LA STORIA DI MIRABELLA ECLANO

Gli insediamenti nel territorio dell’attuale comune

di Mirabella Eclano hanno origini molto lontane.

Questo territorio, sin dall’antichità, è stato ricco di

corsi d’acqua e terreni resi fertili da un clima mite.

Le civiltà che si stanziarono appartenevano al po-

polo dei Sanniti e degli Osci. Essi fondarono tra il

VII e il VI secolo a.C. il villaggio di Aikolanom, do-

po aver sterminato le popolazioni del luogo.

Con il sopraggiungere delle truppe romane nel

Sud Italia ed in particolare nel Sannio, tra il V e il

IV secolo a.C., vi furono numerose battaglie che

penalizzarono molto le popolazioni Sannite ed Ir-

pine. Con la vittoria dei Romani contro Pirro e la

conseguente sconfitta dei Sanniti, la città di Ae-

clanum poté godere di un cinquantennio di pace

sotto il controllo di Roma. Con le guerre puniche,

tuttavia, gli Irpini si schierarono nuovamente con-

tro Roma a favore di Annibale e, con la distruzio-

ne di Cartagine, Aeclanum subì molti saccheggi e

danni ma con l’intervento della potente famiglia

Magia, ai cittadini Eclanesi fu concessa la cittadi-

nanza Romana e alla città il titolo di ”Municipium”.

Con tale Status incrementarono i traffici commer-

ciali, e furono create infrastrutture quali

l’acquedotto, le terme, il foro ed il teatro. Con

l’avvento dei longobardi la città di Aeclanum fu

compresa nel ducato di Benevento ma fu rasa al

suolo a seguito della lotta tra Longobardi e Bizan-

tini.

I successivi scontri tra Papato e Normanni indus-

sero i cittadini a trasferirsi in un luogo più difendi-

bile e lontano dalle vie di comunicazione, troppo

pericolose in quel tempo. Sorse così, nel luogo in

cui oggi è edificata Mirabella Eclano, la città di

Aquaputida che fu munita dai Normanni di un ca-

stello.

Durante la successione degli Angioini del Regno

delle due Sicilie il nome di Aquaputida mutò in Mi-

rabella. La posizione geografica consentiva

gli scambi commerciali e culturali con Napoli gra-

zie alla presenza del “Real cammino di Puglia” (ex

via Appia). Nel 1862 il re Vittorio Emanuele II con-

cesse ai cittadini di apporre al nome Mirabella il

suffisso di Eclano. Undici anni più tardi fu conces-

so il titolo di città e l’autorizzazione di possedere

lo stemma civico raffigurante la fenice che si sol-

leva da tre cumuli di roghi, rappresentante la ca

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pacità di Mirabella Eclano di rinascere dalle pro-

prie ceneri in ogni epoca e contesto storico.

Pagina oscura della sua storia è rappresentata dai

numerosi terremoti che hanno devastato tutta l'Ir-

pinia. I più disastrosi sono stati quelli del 1456, del

1688, del 1732 e del 1980.

I MISTERI

I Misteri di Mirabella Eclano, che l'artigiano Anto-

nio Russo, dopo dieci anni di intenso lavoro, con-

segnò alla storia della sua città nel 1875, occupa-

no ancora oggi un posto di rilievo nel patrimonio

culturale di Mirabella Eclano. Rimasti sotto le ma-

cerie del terremoto del 1980, furono recuperati

con grande sollecitudine, riparati e restaurati. Di

recente sono stati collocati nel museo.

Si tratta di circa trenta sculture in cartapesta, di

grandezza naturale, riunite per gruppi su "tavola-

ti" separati e distinti tra loro.

Un tempo erano molto più numerose, ma gli anni

e la fragilità del materiale ne hanno ridotto il nu-

mero.

Osservando le scene, l'opera può essere conside-

rata un poema religioso, scritto con materiale di

poco valore ma con grande perizia tecnica e abili-

tà pittorica. I "Misteri di Mirabella" segnano la ri-

scoperta del Venerdì santo inteso come momento

di dolore, così fortemente presente nella cultura

popolare della città. L’autore, dalla carta vecchia è

riuscito a creare volti umani e corpi pieni di vita e

con la sua fede a dare una commovente immagi-

ne di Cristo e dei suoi santi.

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Inoltre i misteri di Mirabella sono un eccezionale

documento storico: nella straordinaria varietà dei

personaggi scolpiti rivive la società eclanese

dell'Ottocento, con pregi e difetti.

Esempio notevole di arte popolare, di artigianato

pregevole, i Misteri di Antonio Russo rappresen-

tano al meglio quello che può la fede nella vita di

un uomo.

IL CARRO

A Mirabella Eclano il sabato che precede la terza

domenica di settembre, giorno in onore della Ma-

donna Addolorata, viene costruito un obelisco alto

circa venticinque metri, il cui scheletro è costituito

da una struttura di travi di legno rivestite da pan-

nelli di paglia, lavorata a mano.

Il Carro viene trasportato attraverso i campi e lun-

go le strade cittadine, da sei coppie di buoi e da

tante persone. Aggrappati alle funi viene tirato a

braccia per frenare la corsa e la caduta, conside-

rata una grossa sventura. Nel 1881 e del 1961 il

Carro si abbatté al suolo, annunciando la carestia

che colpì l’Irpinia nel 1882 e il terremoto del 1962.

La tirata dura circa cinque ore e si conclude con

la benedizione degli animali. La tradizione del

Carro è quella di essere smontato per essere poi

rimontato verso la fine di agosto. Per tutta la dura-

ta dell’anno, invece, è sottoposto a restauri, come

se venisse curato, accudito, perfezionato, con un

lavoro e un impegno incessante, come quello del

contadino che il grano, fondamentale per la so-

pravvivenza dell’essere umano.

Fu verso la metà del 1600 che i contadini iniziaro-

no a donare alla Madonna Addolorata una parte di

grano appena mietuto allestendo i carretti colmi di

spighe, che dalle campagne giungevano fino al

centro abitato; in effetti si trattava di piccoli obeli-

schi, su cui veniva posizionata l’immagine della

Madonna o di qualche santo, anch’essa di paglia

intrecciata. La ricorrenza annuale di tale appun-

tamento ha fatto sì che, con il passare del tempo,

si sia passati a quella collettiva, con la costruzione

di un unico carro, più grande ed arricchito da pan-

nelli di paglia lavorata a mano.

Classe IV D

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Giotto… l’arte in bottega

L’arte dell’intreccio iniziata ufficialmente alla fine

del 1600, continua tutt’oggi grazie a Giotto Fau-

gno junior che, con la collaborazione di una équi-

pe di abili intrecciatori, rinnova di anno in anno il

prezioso rivestimento, facendo brillare il giallo do-

rato del grano.

Sono diversi i modi di trattare gli steli di paglia e la

lavorazione, non si misura in tempo. Un prezioso

oggetto in paglia lavorata a mano è frutto di un

lento e duro lavoro dell’artista.

Troisi Gabriele - Daniele Palumbo

Palermo Rossetti Angelo IV D

Intervista a Fausto Giotto

D: Da quante generazioni esiste questa tradizio-

ne?

R: La tradizione ha origine lontane, c’è stata tra-

mandata da una famigòlia di Fontanarosa, per poi

passare al mio bisnonno fino ad arrivare a me.

D: Il modo di intrecciare la paglia ha subìto modi-

fiche?

R: No, però sono statì creatì nuovi intrecci di pa-

glia del tipo a sette steli con fili di paglia rigorosa-

mente dispari.

D: Come sei solito scegliere la paglia?

R: C’è da fare inizialmente una distinzione tra i

diametri degli steli, i quali una volta selezionati, a

seconda dell’impiego vengono messi in “ammollo”

per renderli più maneggevoli e facilmente model-

labili.

D: L’arte dell’intreccio e la realizzazione dei manu-

fatti rendono dal punto di vista economico?

R: No, non rende ricchi a livello economico, ma

sicuramente mi rende ricco nell’anima, perchè la

mia arte è apprezzata non solo in italia ma anche

all’estero.

D: Nel corso di questi anni sei riuscito a trovare

dei ragazzi interessati all’arte dell’intreccio?

R: Si! Ci sono dei giovani del posto che hanno da-

to vita ad un’associazione denominata: “Gli Amici

del Carro”, i quali di tanto in tanto mi aiutano nella

lavorazione della paglia.

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GGeessuuaallddoo

Il Castello

Nel centro del paese, il “Castello di Gesualdo”

domina l’intero abitato. Venne fatto costruire su

volere dei Longobardi e divenne di proprietà

di Carlo Gesualdo, uno tra i migliori musicisti del

Cinquecento, che lo trasformò da austero maniero

in rinascimentale residenza, dove visse fino alla

morte. Al musicista di nobile famiglia è legata la

tragedia amorosa che lo portò ad uccidere la mo-

glie Maria d'Avalos ed il suo amante.

Il castello è caratterizzato da una pianta rettango-

lare rafforzata agli angoli da torrette semicircolari

ed ha più la parvenza di un edificio signorile ad

uso residenziale che di un maniero - fortezza.

Feste e tradizioni

SAN VINCENZO FERRERI

La manifestazione più importante per tutti i ge-

sualdini è senza alcun dubbio quella del Volo

dell'Angelo, attorno alla quale si sviluppano i fe-

steggiamenti per ricordare gli emigranti e ringra-

ziare S. Vincenzo Ferreri, protettore dei campi e

dei frutti della terra, per le copiose raccolte dopo

un anno di duro lavoro.

L'ultima domenica di agosto, a mezzogiorno, in un

contesto scenografico spettacolare, un "Angelo"

impersonato da un bambino/a fa la sua comparsa

sulla terra ed inizia il suo volo, legato ad una fune

d'acciaio, tesa fra il bastione del Castello ed il

campanile del SS. Rosario.

Il bambino-angelo è un'allegoria del trionfo del

bene sul male.

È questa anche la festa dei bambini, che una vol-

ta ricevevano dolci e giocattoli soltanto in questo

periodo dell'anno.

In serata, al termine della processione in onore di

S. Vincenzo Ferreri, l'angelo effettua il percorso in

direzione contraria;

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Il 30 novembre si festeggia S. Andrea. È tradizio-

ne accendere un falò in suo onore e mangiare in

compagnia spaghetti aglio e olio, patate cotte al

fuoco, salsicce, castagne arrostite e vino.

Il Presepe Vivente

Si svolge nel caratteristico centro storico del pae-

se e coinvolge i gesualdini che in costume d'epo-

ca, fanno rivivere il mistero della nascita di Cristo.

Il mercato bisettimanale (martedì e venerdì) è af-

fiancato da una fiera periodica, tenuta in un appo-

sita area all'ingresso del paese, a cui si accede

attraversando un arco caratteristico.

La Natività

Il Carnevale

Il Carnevale di Gesualdo è uno dei più longevi

della provincia di Avellino. Nel 2011 saranno 34 le

edizioni della festa che coinvolge tutta la popola-

zione, dagli anziani ai bambini. Maschere, danze,

carri allegorici e spettacoli itineranti caratterizzano

i giorni del Carnevale Gesualdino.

Piazza Neviera e Piazza Umberto I rappresentano

i luoghi in cui si concentrano le danze folkloristi-

che e le sfilate delle maschere. Non mancano

momenti dedicati alla gastronomia, con la degu-

stazione dei piatti tipici del periodo carnevalesco.

Il cortile dell'edificio Comunale ospita la coreogra-

fica esibizione dei maestri artigiani, che espongo-

no le loro opere nel piano inferiore del vicino edifi-

cio. Mesi di preparazione che come tante essen-

ze, servono ad esaltare gli ingredienti più impor-

tanti: l'allegria, la spensieratezza, la goliardia, che

da sempre ispira in ogni bambino, ragazzo, gio-

vane, uomo, anziano, la festa del Carnevale.

Classe 3A

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CastelTra Mirabella e Gesualdo, una

passeggiata per …

Villamaina

Situato nel cuore della verde Irpinia su una collina

che domina sulla vallata del Fredane, Villamaina è

un paesino che supera appena i mille abitanti.

Gravemente danneggiato dal sisma del 23 No-

vembre 1980, il paese ha un aspetto moderno in

quanto quasi interamente ricostruito. Il comune

può dirsi essenzialmente agricolo (cereali, tabac-

co, ortaggi, vite e ulivo); è bagnato dal fiume Fre-

dane ed è ricco di sorgenti e fontane.

Attualmente si compone di ben 36 contrade, la più

nota delle quali è quella dei Bagni, dove si trova-

no le Terme di S. Teodoro le cui acque sgorgano

ad una temperatura costante di 28°C.

Note fin dal XVII secolo sono collocate nella Valle

d’Ansanto che con il lago della Mefite, ricco di fu-

marole e fanghi bollenti, sono il cuore del centro

termale. Presso le antiche Teme di Villamaina è

possibile praticare: dietetica medica, bagni con

idromassaggio, bagni aromatici, fitoterapia, linfo-

drenaggio pertanto, i trattamenti sono rivolti al mi-

glioramento del benessere psico-fisico e alla salu-

te secondo la moderna logica del benessere ter-

male.

LA PIAZZA PRINCIPALE

Giungendo a Villamaina non può sfuggire alla vi-

sta la piazza principale del paese, che prende il

nome di Piazza Risorgimento. Essa, con il suo

basso parapetto, permette di godere di uno

splendido panorama. La piazza, completamente

rivestita in pietra, è delimitata da un solido

"muraglione" rivolto a nord.

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Sturno

Comune con circa tremiladuecento abitanti. Sorge

nella valle dell'Ufita, fra il corso d'acqua e le pen-

dici di Frigento.

Palazzo dei baroni Grella

Edificio gentilizio realizzato nel XVII secolo. L'im-

ponenza e la bellezza dell'edificio e della fronteg-

giante villa privata, fanno intendere l'importanza

che la famiglia dei baroni Grella ha svolto nella

storia di Sturno. La facciata di colore rosa carico,

presenta un balcone artistico con balaustra in pie-

tra, che poggia su due colonne. È presente anche

una bella fontana ottocentesca. Gli eleganti e va-

sti ambienti interni, in stile neoclassico, sono

spesso aperti al pubblico per manifestazioni cultu-

rali e per ricevimenti.

Fontana “re la chiazza”

La Fontana "re la chiazza", o semplicemente

"Chiazza", è adiacente al palazzo De Juliis. Nella

parte alta della fontana, si nota un'iscrizione che

recita: il municipio di sturno rappresentato dal

sindaco Angelo Marino Grella a beneficio de'

cittadini fece costruire nell'anno 1870.

In passato, la fontana era molto frequentata dalle

donne locali, le quali vi attingevano l'acqua che

raccoglievano in conche.

Cappella "Madonna della Neve”

La cappella domina il paesaggio e da essa è pos-

sibile ammirare tutta la valle Ufita, la Baronia e

persino Montevergine. Appartiene alla Famiglia

Grella e all'interno vi è un dipinto della Vergine

delle Nevi. Il quadro più antico, di scuola napole-

tana, fu rubato nel primo Novecento. Il 5 agosto

2009 dopo la benedizione impartita dal parroco di

Sturno è stata collocata nella cappella una nuova

tela, raffigurante la Madonna col Bambin Gesù,

eseguita da una nota pittrice salernitana. Una la-

pide sul frontespizio ricorda "O passeger che pas-

si per la via, non ti scordar di salutar Maria".

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Frigento

Comune con circa 4.126 abitanti, posto a 911m

sopra il livello del mare. Abitata sin dall’antichità,

dai romani conserva l’originario impianto viario

basato sul cardo e sul decumano, le antiche ci-

sterne, i resti di alcune ville patrizie ed i laterizi del

sistema fognario.

La Cattedrale

Splendido esempio di architettura settecentesca,

con la lunga tela del Vecchione a ricoprire intera-

mente il transetto e la navata principale, e con un

organo ed un pulpito lignei di notevole bellezza.

Al di sotto della sua attuale struttura la Cattedrale

nasconde il perimetro di una chiesa longobarda i

cui resti, venuti alla luce dopo il terremoto, sono in

parte visibili presso il Museo archeologico allestito

nella suggestiva cripta.

Le Mefite

Lago sulfureo e luogo sacro fin dall'antichità', poi-

chè in questo posto, già prima della dominazione

romana, sorgeva un tempio dedicato alla dea Me-

fite. Virgilio lo cita nel settimo canto dell'Eneide

quale "Bocca dell'inferno".

Classe IV A

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Le delizie del palato

La tradizione gastronomica irpina vanta una cuci-

na che si avvale dei prodotti della terra più auten-

tici e genuini, spesso sposati ad ottimi vini locali

come l’Aglianico di Taurasi, il Fiano di Avellino

ed il Greco di Tufo. Nel territorio che comprende

la città di Mirabella Eclano è presente il vitigno

“Aglianico” che produce un vino rosso dal colore

rubino intenso e dal sapore pieno; molto diffusa è

la coltura dell’olivo nelle varietà “Ravece”- dal gu-

sto piccante - e “Ogliarola”, più delicato del primo

ma sempre dal sapore deciso. Tra i primi piatti

spiccano i cicatielli col pulieio, cavatelli fatti a

mano conditi con passata di pomodoro e puleg-

gio, erba appartenente alla famiglia della menta;

fusilli, orecchiette e lajne, di solito condite con

sugo di carne, verdura o legumi, completano la

gamma delle saporite prime portate.

Tipica ricetta mirabellana è il mugliatiello, inte-

riora di agnello a cui si uniscono aglio e prezze-

molo, il tutto tenuto insieme dall’intestino

dell’animale: ottimi al sugo o alla brace.

Dell’agnello viene cucinata anche la pancia - pan-

cetta ripiena – con uova, formaggio e prezzemolo,

mentre la carne di maiale si accompagna ai pepe-

roni all’aceto e alle patate.

La verdura si prepara nei più svariati modi, ma il

non plus ultra è rappresentato dalla menesta e

pizza ionna, dove la pizza si fa con la farina gialla

a cui si possono unire anche pinoli, uva passa e

cìcoli, grasso di maiale a pezzetti che si ottiene

dalla preparazione della sugna.

Chinge tradizionale recipiente in terracotta per

cuocere la pizza ionna

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Durante le festività l’estro culinario mette a tavola

quanto di meglio si possa offrire al palato: pizza

chiena, tortano e pastiera a Pasqua, pasta col

latte nel giorno dell’Ascensione, ciciruottoli –

dolci di pasta sfoglia ripiena di passata di ceci e

cioccolato - mustacciuoli, struffoli a Natale,

mentre appartiene alla più antica tradizione dol-

ciaria la pizza con il sangue di maiale, dolce di

pasta frolla farcita soprattutto con tanto cioccolato!

Il Pastiero

Tipico dolce del piccolo paese di Sant’Angelo

all’Esca. Questo “rito” è nato nel 1983 per creare

un momento di aggregazione e per superare il

trauma del drammatico terremoto del 1980.

Il Pastiero è …ENORME! Un gigantesco timballo

di maccheroni, formaggio e uova che si prepara

ogni anno il 29 Dicembre, per far si che i turisti

presenti nel piccolo paese durante le vacanze na-

talizie possano prendere parte alla manifestazio-

ne. Vengono utilizzate 2500 uova, 50 kg di buca-

tini, 100 kg di formaggio (rigorosamente di mucca,

in parte fresco e in parte stagionato), sale e pepe

quanto bastano (si aggiungono man mano a se-

conda della consistenza dell’impasto), infine un pò

di strutto.

La bontà del Pastiero è assicurata soprattutto dal-

le donne che da anni lo preparano. L’impasto vie-

ne calato in una grande teglia (ruoto) di rame, co-

struito da artigiani santangiolesi.

Viene fatto cuocere per circa otto ore e dopo

l’instancabile e calorosa attesa dei paesani e turi-

sti presenti alla manifestazione, finalmente è pron-

to per essere servito e degustato. Oltre al delizio-

so pastiero questa manifestazione enogastrono-

mica propone ai fortunati presenti piatti tipici della

tradizione avellinese come le penne alla contadi-

na e salsicce, tutto questo accompagnato e allie-

tato da fuochi d’artificio, balli e gruppi musicali lo-

cali.

Classe IIA

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Una Ricetta Speciale

RUSSO

Ингредиенты

½ чашки меда, ½ стакана сахара, 2 яйца, ½

чайной ложки ванильного экстракта 3

стакана муки, 1 чайная ложка порошка

выпечки, ½ чайной ложки соли, ½ чайной

ложки корицы, ½ чайной ложки имбиря ½

чайной ложки мускатного ореха , ¼ чайной

ложки гвоздики, 1 яичный белок избили, 48

миндаля половины (примерно). Подготовка.

Смешайте мед и сахар в миску, хорошо

перемешать. Вставить взбивания яиц и

ванильный экстракт. Смешать муку,

выпечка порошок, соль и специи. Налейте в

подготовленную меда. Месить вручную,

тесто должно быть твердым. Сделайте шар

с тестом. Завернуть в полиэтиленовую

пленку. Отстояться в течение 2 часов.

Раскатать тесто на посыпанной мукой

доске до толщины 0,5 см. Нарезать 6.5cm

диски или другие формы. Кисть

поверхности каждого печенья с яичным

белком. Дробление миндаля в центре.

Место печенье на смазанный лист бумагу

для выпечки. Выпекать при температуре

190 ° С в течение 8 / 10 минут. Дать остыть

на решетке. Поместите их в

полиэтиленовый пакет для 8 / 10 дней,

чтобы они стали более мягким.

ITALIANO

INGREDIENTI

½ tazza di miele, ½ tazza di zucchero, 2 uova,

½ cucchiaino di estratto di vaniglia, 3 tazze di

farina, 1 cucchiaino di lievito, ½ cucchiaino di

sale, ½ cucchiaino di cannella, ½ cucchiaino

di zenzero, ½ cucchiaino di noce moscata, ¼

cucchiaino di chiodi di garofano, 1 bianco

d'uovo sbattuto, 48 mandorle tagliate a metà

(circa). Preparazione

Miscelare il miele e lo zucchero in una ciotola,

mescolare bene. Incorporare sbattendo le uo-

va e l'estratto di vaniglia. Amalgamare la fari-

na, il lievito, il sale e le spezie. Versare nel

preparato di miele. Impastare a mano, l'impa-

sto dovrebbe risultare sodo. Fare una palla

con l'impasto. Avvolgerla in una pellicola di

plastica. Lasciar riposare per 2 ore. Stendere

l'impasto su di un piano infarinato con uno

spessore di 0.5 cm. Tagliare in dischi da 6.5cm

o altre forme. Spennellare la superficie di cia-

scun biscotto con l'uovo bianco. Schiacciare

una mandorla nel centro. Mettere i biscotti su

di un foglio di carta da forno unto. Infornare a

190°C per 8/10 minuti. Far raffreddare sulla

griglia. Metterli in una borsa di plastica per

8/10 giorni per farli diventare più pastosi.

Mazurets Pavlo IID

Anno 1 - Numero 1

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Un’opportunità per tutti

…. Integrazione di Abilità ….

Quali prospettive di crescita e ricchezza offre la

scuola agli alunni in difficoltà?

La disabilità diventa ostacolo, pregiudizio, precon-

cetto quando ad un limite fisico o cognitivo si ag-

giungono non solo restrizioni nella partecipazione

alla vita collettiva, ma anche di influenza di fattori

contestuali negativi (es. barriere architettoniche).

Invece, la disabilità diventa opportunità di crescita

e fonte di ricchezza quando il lavoro sociale ed

educativo della scuola, in rete con il territorio, si

propone di sviluppare competenze necessarie per

la formulazione e la gestione del progetto di vita

della persona disabile. Per attuare un’effettiva in-

tegrazione è necessario un progetto educativo

che sviluppi la personalità del ragazzo, seguendo

un approccio solistico che esprime le potenzialità,

sviluppi competenze e conoscenze dentro e fuori

la scuola. Seguendo tale iter, l’Istituto Professio-

nale di Mirabella Eclano, sensibile alle problema-

tiche degli alunni in difficoltà, mette in atto una se-

rie di iniziative e progettualità educative che

proiettano gli alunni diversamente abili verso oriz-

zonti esistenziali più ampi. Le diverse abilità di-

ventano spunto per attività che da una parte arric-

chiscono il patrimonio culturale ed esperenziale,

dall’altro diventano fonte per sviluppare nuovi am-

biti di autonomia e di comunicazione. Facendo le-

va su un team di docenti di sostegno, di assistenti

specialistici ed educatori che mettono insieme

professionalità e competenze, si sono realizzati i

seguenti progetti: “Conoscere il territorio” ed

“Abitare la scuola”. La prima iniziativa offre agli

alunni opportunità e situazioni di vita quotidiana

per vivere in pieno il proprio ambiente, le strade

del paese e le botteghe artigiane.

L’approccio verso il contesto lavorativo consente,

all’uscita dalla scuola, di individuare un percorso

occupazionale realistico ed adeguato alle capacità

del ragazzo ed alle opportunità offerte dal territo-

rio.

Il progetto “Abitare la scuola” si concretizza nel

laboratorio della manualità ed intende sviluppare

competenze pratiche, privilegiando l’arte del fare.

Ci si pone l’obiettivo di potenziare la creatività de-

gli alunni e le loro abilità manipolative, favorendo

comportamenti collaborativi.

Uno sguardo attento e puntuale sempre sul tema

dell’integrazione sul lavoro d’aula: concordando

programmi educativi ed attività didattiche, le risor-

se umane impegnate lavorano per creare un clima

di classe sereno e ricco di stimoli collaborativi e

creativi.

Educatrice Professionale: Mariarosaria Capasso

Anno 1 - Numero 1

15

Per non Dimenticare …

UNITÀ D’ITALIA 1861 -2011

Il Risorgimento in Irpinia

IIll PPlleebbiisscciittoo ddii ssaanngguuee ddii

““CCaarrbboonnaarraa”” -- AAqquuiilloonniiaa

LLaa ssttrraaggee ddii CCaarrbboonnaarraa ddeell 2211 OOttttoobbrree ddeell 11886600

nelle città e nei paesi dell’ex Regno delle Due Si-

cilie si sarebbe svolto il plebiscito che avrebbe

sancito l’unione delle province meridionali alla

monarchia sabauda. Qualche giorno più tar-

di, Francesco II, chiuso ormai dal 7 Settembre

nella fortezza di Gaeta, leggeva sulla Gazzetta di

Gaeta le notizie che riguardavano le province me-

ridionali: "le reazioni inferociscono, le repressioni

ancora più feroci tengono dietro". Una notizia ri-

presa dal Nazionale segnalava "in molti luoghi i

disordini a cui dette motivo la votazione" plebisci-

taria, tra cui "quelli successi a Carbonara, a S.

Angelo dei Lombardi ed in altri luoghi". Informa-

zioni più precise fecero conoscere al re che Car-

bonara, della cui esistenza forse nessuno dei suoi

generali e dei diplomatici aveva neppure il sospet-

to, era un minuscolo centro dell’entroterra irpino,

che sorgeva sull’altopiano argilloso della valle

dell’Ofanto, famoso ricetto in ogni epoca di altret-

tanto famosi briganti. La domenica del 21 Ottobre,

infatti, a Carbonara era esplosa la rivolta.

Con le solite modalità dell’insorgenza popolare, i

contadini innalzarono la bandiera bianca dei Bor-

boni, portando in processione per le vie del paese

i ritratti di re Francesco e della regina Sofia. Do-

po una lugubre messa solenne col canto del Te

deum, a cui furono ammessi solo i galantuomini,

la massa dei popolani li aggredì e massacrò i più

facoltosi di essi, tutti liberali sostenitori dell’Italia

unita e del nuovo governo di Vittorio Emanuele.

La rivolta era già nell’aria la sera precedente.

I messi comunali che distribuivano le tessere per il

plebiscito del giorno dopo furono presi a sassate.

Le tessere vennero fatte a pezzi. Fino a notte fon-

da bande di giovani corsero le strade del paese

gridando il nome del Re Francesco II. Alle prime

luci dell’alba la rivolta esplose cruenta. Alla fine

della giornata rimasero uccisi nove galantuomini,

il capitano della locale Guardia Naziona-

le Gaetano Maglione, la guardia Angelo

D’Annunzio, i ricchi liberali Nicola Tarta-

glia, Gabriele Stentalis, suo nipote Isidoro Sten-

talis col figlioletto Michelino, un bambino di ap-

pena nove anni, Michele Cappa, il cancelliere

comunale Francesco Areneo Rossi, il decurio-

ne Donato Tartaglia. Un altro, Giovambattista

Coscia, fu ferito gravemente. Alcuni, tra cui il sin-

daco Giacomo Giurazzi, si salvarono con una ro-

cambolesca fuga per le campagne circostanti. I

cadaveri di alcuni uccisi furono mutilati, oltraggiati

e precipitati per la ripa sottostante al paese. Altri

rimasero insepolti per le strade deserte per tutto il

giorno e la notte successiva. Una ferocia inaudita

quella dei carbonaresi ma, stando alla storia, non

rara né insolita nei periodici e scomposti tumulti

della plebe del Mezzogiorno. Per tutta la giornata

poi la folla dei rivoltosi saccheggiò le case di alcu-

ni uccisi, bruciò i libri d’esigenza, distrusse i do-

cumenti della cancelleria comunale e gli atti nota-

rili, imponendo taglie e ricattando le vedove degli

uccisi, costringendo il clero a rinunciare alla ri-

scossione delle decime, armandosi a difesa del

paese.

Due giorni più tardi, la mattina del 23 Ottobre, si

presentò al Giudicato Regio di S. Angelo dei

Lombardi, un tale Raffaele Mignone, che per ap-

palto recava il sale a Carbonara, e riferì

all’autorità giudiziaria lo scempio di Carbonara di

cui era stato testimone: i galantuomini legati con

la fune, i primi colpi di fucile, le baionettate, i colpi

Anno 1 - Numero 1

16

di ronca e di bastone, i cadaveri dirupati per il pro-

fondo burrone. Ma già la sera stessa del tumulto

erano giunte al Sotto Governatore del distretto di

S. Angelo le prime notizie su quei delitti, recate da

cittadini di Carbonara che nella notte dell’eccidio

erano riusciti a scappare dal paese, nonostante il

blocco subito decretato dai rivoltosi. Il Procuratore

del Re presso la Gran Corte Criminale di Avellino

dispose l’invio immediato di una colonna mobile al

comando del maggiore Moccia, e incaricò il giudi-

ce Francesco De Simone di recarsi subito a Car-

bonara al seguito della truppa, per avviare imme-

diatamente l’istruttoria per quell’eccidio. Il 26 Ot-

tobre il maggiore Moccia, con la truppa divisa in

due colonne, entrò nel paese deserto sul piede di

guerra, i fucili spianati, il tricolore con la croce sa-

bauda spiegato. Ma non ci fu nessuno sparo,

nessuno scontro con i popolani. La popolazione in

processione, dietro al clero con il Santissimo si

fece incontro ai soldati, agitando ramoscelli

d’ulivo. La notte precedente molti se n’erano an-

dati ai pagliai, ai casoni, alle masserie sparse per

le campagne circostanti. Il fatto di sangue di Car-

bonara fu uno dei tanto moti popolari filoborbonica

che si registrarono tra l’estate e l’autunno del

1860 in provincia di Avellino: reazioni filoborboni-

che si ebbero a Castelvetere sul Calore, Pietra-

stornina, a Sirignano, a Quadrelle, a Sant’Angelo

a Scala, a Solofra, preludi di quella lunga e san-

guinosa guerra civile che fu il brigantaggio.

INNO D’ITALIA

Fratelli d'Italia, l'Italia s'è desta, dell'elmo di Scipio s'è cinta la testa. Dov'è la Vittoria? Le porga la chioma, che schiava di Roma Iddio la creò Stringiamci a coorte, siam pronti alla morte. Siam pronti alla morte, l'Italia chiamò. Stringiamci a coorte, siam pronti alla morte. Siam pronti alla morte, l'Italia chiamò, sì!

Prof.ssa Rosanna Lo Priore

Tammaro Luigi classe IIC

Anno 1 - Numero 1

17

Le problematiche giovanili

“Le stragi del sabato sera”

A partire dagli anni '90, le "stragi del sabato sera",

purtroppo, sono una terribile realtà che spesso ha

coinvolto molti guidatori innocenti e causato la

morte di tanti giovani.

I ragazzi cercano sensazioni forti attraverso l’uso

di alcol e droghe di vario tipo per arrivare al co-

siddetto "sballo totale" che rende tutto molto più

eccitante, senza sapere che si troveranno in bilico

tra la vita e la morte o come dice Ligabue, famoso

cantante rock, "seduti in riva al fosso".

Per prevenire il propagarsi del fenomeno, le auto-

rità hanno istituito "il braccialetto blu", in modo da

individuare il guidatore per il dopo discoteca.

Il braccialetto riporta la scritta:

"IO SONO BOB, TU 6 IN MANI SICURE"; ed è

indossato dal ragazzo che si è impegnato a non

bere per poter guidare e ad accompagnare a casa

in auto gli amici. Il messaggio che si vuole dare ai

giovani è (come affermano gli Articolo 31) che "la

vita non è un film" e quindi si muore davvero.

Lo scopo è quello di far prendere coscienza del

problema attraverso una partecipazione attiva.

I giovani infatti devono capire che il divertimento

non è solo sballo e spericolatezza, ma è anche un

modo di stare bene con se stessi e con gli altri.

La droga, grande piaga della gioventù

Nella società odierna oltre all’abuso di alcol si

sente sempre più spesso parlare di uso di droghe

tra i giovani. Le statistiche dicono che un ragazzo

su dieci è tossicodipendente e che uno su tre ha

fatto almeno una volta nella sua vita uso di stupe-

facenti ed extasi la quale provoca più assuefazio-

ne e quindi dipendenza. Nei ragazzi questo feno-

meno è spesso associato alla frequentazione di

cattive compagnie.

I giovani pensano che in questo modo possano

diventare persone più importanti, "alla moda".

Non capiscono che per essere importanti bisogna

essere rispettosi della vita e degli altri, e non è

certo l’uso di queste sostanze a renderci uomini

migliori.

Concludo dando un consiglio a coloro che si dro-

gano, “è inutile far vedere una parte di noi che

non esiste; è più consono farsi accettare da amici

veri che ti vogliono bene per quello che sei, piut-

tosto che farsi del male da soli per ottenere l'ap-

provazione e non l'amicizia di persone che certa-

mente non si distinguono per la loro moralità”.

Carmen Grella IIIA

Anno 1 - Numero 1

18

I ragazzi …

si raccontano!!!

Le nuove tecnologie sul cervello umano

Al giorno d’oggi è difficile trovare ragazzi interes-

sati alla lettura, perché man mano che andiamo

avanti vengono create tecnologie sempre più a-

vanzate come social network, videogiochi, telefo-

nini ecc., quindi, i ragazzi preferiscono usare que-

ste tecnologie, invece di leggere qualche libro.

Prima dell’esistenza di queste tecnologie, i ragaz-

zi, ma un pò tutti, erano molto più interessati allo

studio, alla lettura dei libri, sviluppando creatività,

immaginazione e fantasia. Per loro andare a

scuola era un piacere in quanto luogo di cono-

scenza; oggi, invece, per i giovani è quasi un ob-

bligo andare a scuola, non è più tanto interessan-

te, perché con le nuove tecnologie si possono co-

noscere moltissime persone, stando semplice-

mente vicino al proprio PC. Tali nuove tecnologie,

però, se da una parte facilitano l’accesso alle in-

formazioni e la possibilità di intrattenere relazioni

con persone lontane, dall’altra, se usate eccessi-

vamente e scorrettamente, producono difficoltà di

socializzazione nella vita reale, incapacità di co-

municazione con le persone più vicine, disabilità

mentali, oltre che povertà a livello affettivo ed e-

mozionale.

È perciò opportuno leggere i libri che, secondo

scienziati e psicologi, stimolano e rafforzano le

nostre capacità logiche, espressive ed in genera-

le, ci rendono più umani.

Benito P. VA

IL SENSO DELLA VITA

Vi siete mai chiesti qual è il senso della vita? Il

perché si debba vivere? E il perché degli eventi

che la vita ci riserva? Beh, io me lo chiedo spesso

e le risposte che trovo non sono sempre esaurien-

ti. Io so darmi solo una risposta concreta: l’amore!

Questo a mio avviso è ciò che regna nell’universo,

questo fa “gravitare” il mondo, i pianeti, le stelle e

tutto ciò che esiste. Il senso della vita di qualsiasi

individuo è la ricerca della felicità, imparare a ri-

cercarla, a viverla, a farla crescere e trattenerla

dentro di sé. Sinceramente non vedo altra felicità

se non quella data dall’amore, inteso come dona-

zione e che va ricambiato. Non esiste persona fe-

lice senza passioni, sensazioni, emozioni che ti

fanno vivere, ma VIVERE, riuscendo a toccare il

cielo con un dito. Io credo che sia importante fare

esperienze senza lasciar niente al caso, farne te-

soro e lasciare una traccia di noi stessi sulla terra

e nelle menti delle persone a noi vicine. Ora vorrei

trattare l’argomento da un punto di vista più per-

sonale.

Anno 1 - Numero 1

19

Molto importanti sono per me l’amore e la musica.

Sono estremamente sincera con me e con gli altri:

se dico di amare è perché amo, se dico di sentire

è perché sento.

Questo non sempre va bene e ne sono ferma-

mente convinta perché troppo spesso le delusioni

sono in agguato e difficili da superare. Quando si

ama in modo folle si ha più paura di cadere per-

ché la vita è così: più si sale, più, quando si cade,

ci si fa male. Direi che in me c’è una perfetta sim-

biosi tra cuore, anima e corpo, che mi rende ca-

pace di ragionare, di reagire, di amare e di evade-

re dal dolore.. Si pensa a volte che la vita e

un’illusione ma il sentimento quello vero e sincero

ci aiuta a superare gli ostacoli.

Carmen G. IIIA

La mia passione più grande

La mia vita è stata sempre complicata, non ero

mai felice, perché mi mancava qualcosa dentro.

Crescendo mi accorgevo che la danza era la mia

passione più grande. Ballo fin da quando ero pic-

cola, alle feste ero sempre la prima e l’ultima a

chiudere le danze.

A 8 anni fu aperta una scuola di danza nel mio

paese; ero molto contenta, talmente entusiasta

che andai subito ad iscrivermi. Non potrò mai di-

menticare il mio primo giorno di danza, ero picco-

lissima. Entrai in sala e cominciai a muovere i

primi passi di danza…..

Rientravo a casa ma già volevo ritornare a danza-

re e la voglia cresceva sempre più, non vedevo

l’ora di imparare nuovi passi e di stare con le mie

amiche. La persona che devo ringraziare di più è

la mia maestra di danza, o meglio la mia seconda

mamma.

Lei è la protagonista del mio sogno, la persona

che mi ha spiegato il vero significato della danza:

“tutto ciò che serve per ballare, è l’umiltà, il non

arrendersi mai e se non riesci a fare un passo

provaci ancora”. Soprattutto ci ha insegnato ad

essere ballerine.

Per essere tali non fa differenza se sei magra o se

hai qualche chilo in più: l’importante è che balli

con l’anima, il cuore, la passione e la grinta giu-

sta. Io quando ballo mi sento felice, unica, sono in

un mondo tutto mio, concentrata a tal punto da

sentirmi in un universo dove il tempo ferma la sua

corsa.

Anno 1 - Numero 1

20

Anche se non ritengo di essere una prima balleri-

na, l’importante è che ballo e non smetto mai di

sognare. Quest’anno farò il mio passo d’addio, mi

diplomo in danza, sono emozionatissima, mi im-

pegnerò al massimo e farò di tutto per non delu-

dere la mia insegnante di ballo ma soprattutto me

stessa. Sarà impegnativo, ce la metterò tutta, an-

che se quel giorno il cuore mi batterà a mille, le

gambe mi tremeranno al massimo, l’ansia aumen-

terà sempre più, ma quando partirà la musica

sconfiggerò tutte le mie paure! Con questo voglio

far capire a tutti che ognuno di noi ha un proprio

sogno, e quindi perché non farlo avverare???

Cristina L. VA

La vita: dal dolore alla felicità

Ognuno di noi spesso si chiede “perché vivia-

mo?”, “quale è il senso della nostra vita?”… beh,

queste sono domande alle quali non si possono

dare risposte standard, anche perché sono molto

soggettive, per questo, mi limiterò ad esprimere il

mio pensiero. Spesso capita di pormi queste do-

mande e subito mi vengono in mente le parole di

una famosissima canzone di Vasco Rossi: “voglio

trovare un senso a questa vita, anche se questa

vita un senso non ce l’ha”. In effetti è così: la vita

di per sé non ha un senso se non quello che noi

gli diamo. La vita è un bellissimo dono che ci è

stato dato ma è anche come un grande libro,

composto di pagine bianche: toccherà a noi scri-

vere su di esso la storia, riempirlo e colorarlo.

Per arricchire la nostra vita non vedo altro modo

se non quello di vivere sempre a pieno le nostre

emozioni, di dare e ricevere affetto, di lottare per

le persone in cui si crede e a cui si vuole bene,

per raggiungere un obiettivo, un sogno e portarlo

a compimento. Ciò che conta non è la fama, i sol-

di, il successo bensì la felicità, anche solo un bri-

ciolo, per sentirsi bene con sé stessi, realizzati e

sereni! Questi, però, sono solo concetti teorici e

non sempre è facile applicarli nella vita di tutti i

giorni; dobbiamo comunque sforzarci, e goderci la

vita a 360°, estrapolando anche da tutto ciò che è

negativo la positività. Sono proprio i momenti più

brutti, infatti, che ci aiutano a crescere e a fortifi-

carci; per quanto essi possano essere brutti da

affrontare, una volta superati ci lasceranno sem-

pre qualcosa! Parlo anche in base alla mia espe-

rienza personale, perché anche se ho solo 17 an-

ni, nella mia vita come in quella di ogni persona,

non sono mancati i momenti brutti. Sono quei

momenti in cui ti vedi crollare il mondo addosso,

in cui vorresti urlare, sfogarti, prendertela con

qualcuno anche quando in realtà non esistono ve-

ri responsabili. Ti senti sola: ci sei solo tu e il tuo

dolore! In questi momenti difficili ti senti rapita da

un vortice nero da cui pensi sia difficile uscire, ma

una volta trovata la forza di reagire, ti guardi indie-

tro con più forza e più coraggio! Quello che sto

cercando di dire è che la vita va accettata così

come è, con tutti i momenti brutti perché fanno

parte della vita stessa.Per quanto un cammino

possa presentare un intoppo, non essere lineare,

sono proprio queste difficoltà che ci aiutano a cre-

scere poiché dobbiamo con la nostra forza riusci-

re a superare gli ostacoli. Per concludere, vorrei

dare un consiglio a tutti: la vita è una e non va

sprecata; quindi, GODETEVELA E CERCATE DI

ESSERE FELICI…!!!

Flammia M. IVA

Anno 1 - Numero 1

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Alcuni ricordi delle nostre gite:

SI PARTE…..

AMALFI

Il 19 Maggio 2010 alle 6:00 siamo partiti da Ge-

sualdo alla volta di Amalfi. Sul pullman tante risa-

te e tanto divertimento insieme ai compagni ed ai

professori. Giunti a Salerno ci siamo imbarcati

sul traghetto per ammirare da una diversa pro-

spettiva le bellezze della costiera e della Penisola

sorrentina. Dopo circa 2 ore siamo approdati e ci

siamo diretti verso la splendida e suggestiva Cat-

tedrale….. di Amalfi preceduta da una lunga sca-

linata ben nota alle sfilate italiane. Abbiamo pro-

seguito lungo i vicoli per ammirare le bellissime

ceramiche rigorosamente dipinte a mano.

Dopo qualche ora di libertà ci siamo radunati sul

lungomare dove tra una partita e l’altra di calcio

ed una piacevole tintarella abbiamo pranzato sugli

scogli. Dopo pranzo ci siamo dedicati allo

shopping per comprare dei piccoli ricordi della cit-

tà.

Purtroppo dopo poche ore abbiamo ripreso il tra-

ghetto per tornare a Salerno dove ci aspettava il

pullman. La strada del ritorno ci è sembrata più

breve perché stanchi e distrutti dalla lunga ma

piacevolegiornata siamo rientrati a casa.

L’esperienza è stata bellissima e non si può far a

meno di ringraziare i professori che ci hanno ac-

compagnato nella suggestiva e fantastica cornice

della costiera amalfitana

Deborah P. IIA

Anno 1 - Numero 1

22

Roma

Novembre 2010… destinazione: la Capitale.

Siamo partiti alle 5:30 da piazza canale, e dopo

una piccola sosta in autogrill dove abbiamo fatto

colazione per riprenderci dalla “levataccia” abbia-

mo proseguito con il viaggio. Giunti a Roma ci

siamo recati alla moschea. Prima di entrare hanno

fatto togliere le scarpe a tutti e mettere il velo a

noi ragazze. L’interno era bellissimo perchè si

camminava su di un tappeto molto lungo e grande

quanto l’intero ambiente; le pareti ed i soffitti era-

no decorati a mano e pieni di finestre da dove il

sole filtrava facendo splendere e brillare tutta la

moschea.

C’era una guida che ci ha spiegato che le donne e

gli uomini pregavano in posti separati appoggian-

do il naso sopra il tappeto. In seguito siamo andati

a visitare la sinagoga che era quasi uguale alla

nostra chiesa: mancava solo il crocifisso. Essa

era divisa in due parti: nella prima parte c’era la

chiesa nella seconda parte c’era un museo.

Poi i professori, visto che ci siamo comportati be-

ne in questi luoghi di culto ed avendo ancora due

ore a disposizione prima del rientro, ci hanno ac-

compagnato in un grosso centro commerciale do-

ve ci siamo deliziati a comprare tanti regali ai no-

stri compagni che purtroppo non sono venuti.

Questa gita è stata davvero indimenticabile per-

chè abbiamo anche imparato a rispettare la cultu-

ra e le religioni diverse dalla nostra.

Foto Ricordo

Laura S. – Elena D. – Nataly N. IIA

Anno 1 - Numero 1

23

Progetto

Si è svolto in questo Istituto dall’8 al 13 Novembre

2010 la seconda annualità del progetto Comenius

dal titolo “READING AND LITERACY

PROMOTION THROUGH ICT” che ha visto la

partecipazione di 8 diversi paesi quali: Francia,

Portogallo, Spagna, Germania, Turchia, Bulgaria,

Polonia e Italia.

Sono stati ospiti delle famiglie circa 30 studenti di

istituti superiori provenienti dai diversi paesi, ac-

compagnati da 20 docenti. Questo grazie alla di-

sponibilità e all’entusiasmo mostrato dai genitori e

dagli alunni iscritti sia all’Istituto Professionale

per il Commercio di Mirabella Eclano che

all’Istituto Tecnico Commerciale di Gesualdo.

È questa per l’ISIS di Gesualdo la seconda espe-

rienza di tal genere, in quanto precedentemente

l’Istituto ha partecipato ad un altro progetto bien-

nale della stessa tipologia ma con altri paesi.

Esso rientra nel programma Socrates e riguarda il

settore dell’istruzione scolastica, nell’ambito

dell’Unione Europea. Si pone come obiettivo quel-

lo di migliorare la cooperazione, l’apprendimento

dei giovani attraverso lavori interdisciplinari, la co-

noscenza delle altre culture e lingue, nonché di

incoraggiare i contatti e la mobilità tra studenti e

insegnanti, al fine di far conoscere le opportunità

di apprendimento disponibili nell'ambito dell'Unio-

ne. In particolare questo progetto intende pro-

muovere una corretta alfabetizzazione degli alunni

e l’abitudine alla lettura, attraverso la cooperazio-

ne e l’uso delle TIC (Tecnologie dell’Informazione

e della Comunicazione). È stato creato inoltre un

club di lettura On-line attraverso il quale sono

proposti testi, scambi di opinioni e narrazioni di

storie. Obiettivo principale è la motivazione degli

studenti, il miglioramento del processo di appren-

dimento e delle conoscenze linguistiche, grazie

alle opportunità derivanti dall’uso dei computer e

di internet da un nuovo punto di vista, cioè con at-

tività e programmi di lettura.

Classe IV D

Anno 1 - Numero 1

24

Pareri a confronto

Il progetto è stata una bella esperienza, ho prova-

to un uragano di emozioni che nella mia vita non

avevo mai provato.

Io ho ospitato un ragazzo Francese, a dir vero i

primi giorni c’era un pò di freddezza tra di noi an-

che perché io non sono tanto bravo nella lingua e

quindi ho trovato difficoltà nel comunicare.

Ma poi è andato tutto alla perfezione. Abbiamo

fatto diversi viaggi uno più bello dell’altro, ogni

giorno affezionandoci sempre di più. Al momento

della sua partenza mi sono sentito chiudere me

stesso, come se fosse che la mia vita non aveva

nessun senso senza di lui.

Spero che anche loro come me abbiano fatto una

bella esperienza.

Mi auguro di incontrarli quanto prima, perciò sto

prevedendo con i miei genitori di andare in vacan-

za in Francia da lui.

Antonio M. IV C

Questa esperienza è stata a dir poco fantastica.

Ho ospitato due ragazzi portoghesi, e sicuramente

all’ inizio ho pensato che ci potevano esser delle

difficoltà in quanto erano due ragazzi che, pur fre-

quentando la stessa classe, uno di loro aveva 20

anni. Nonostante le differenze, mi sono dovuto ri-

credere. Sono stati due ragazzi simpaticissimi, ri-

spettosi e cordiali.

Appena arrivati non sono riuscito a comunicare

molto bene, ma una volta in confidenza siamo di-

ventati molto amici, parlando, e trovando molte

cose in comune. Abbiamo passato giornate stu-

pende, giocando ridendo la maggior parte del

tempo, senza rendercene conto imparavano paro-

le, modi di fare e abitudini di altri paesi. Non nego

che io e i miei genitori ci siamo affezionati troppo

a questi due ragazzi, tanto che anche mamma e

papà ci sono rimasti male al momento della loro

partenza. Gli ultimi giorni sono stati quelli più in-

tensi perché già pensavano al ritorno a casa. De-

sidero tanto rivederli e stiamo organizzando per

farli ritornare a casa mia. Spero tanto che abbiano

fatto una bella esperienza anche loro. Ho provato

felicità stando con loro e dolore pensando che il

tempo volava e stavano per andare via. È stato un

progetto che ci ha messo in comunicazione con

ragazzi di altri paesi in modo gioioso, è una espe-

rienza che ripeterei altre 1000 volte. Spero di rin-

contrarli al più presto.

Jonathan I. IV C

Anno 1 - Numero 1

25

L’esperienza unica Comenius, è terminata…..

Lunedì 8 novembre sono arrivati a scuola degli

studenti stranieri i quali dovevano essere ospitati

da noi ragazzi. Inizialmente ero restìo ad ospitare

un ragazzo dato che lavoro e le mie conoscenze

linguistiche, a parte l’italiano, non sono elevate. Il

ragazzo di nome Mateus era ospitato inizialmente

dalla nostra Dirigente. Quando ho avuto il piacere

di conoscerlo, insieme ai miei compagni ho subito

chiesto di poterlo ospitare perché se non sfruttia-

mo queste occasioni per socializzare con persone

di altre nazionalità, la nostra cultura rimane sem-

pre limitata. Ho trascorso 4 giorni con Mateus

davvero fantastici. Abbiamo avuto modo di scam-

biarci i contatti per poi sentirci un domani. Grazie

a questa esperienza ho avuto anche la possibilità

di socializzare con gli altri ragazzi che proveniva-

no dai diversi paesi.

Inoltre, abbiamo avuto l’opportunità di visitare al-

cuni monumenti della nostra regione e ci siamo

divertiti tantissimo. Il giorno più malinconico ma al

tempo stesso emozionante, è stato quella della

loro partenza. Ero triste perché mi ero affezionato

a Mateus e mi dispiaceva che partisse, ma tutte le

esperienze belle come al solito terminano presto.

Infine ringrazio la preside ed il prof. Petrillo che

mi hanno dato questa fantastica opportunità.

Consiglio a tutti i ragazzi che, se si dovesse ripe-

tere il progetto “Comenius”, partecipino, perché è

davvero un’esperienza unica ed irripetibile.

Ettore C. V D

Il progetto Comenius per me è stato un’importante

e bella esperienza di vita. Questo progetto è stato

molto interessante perché ha permesso

l’interazione con ragazzi di vari paesi.

Ho ospitato una ragazza spagnola. I primi giorni

fra noi c’era un pò di freddezza e difficoltà di dia-

logo, poi con il passare del tempo siamo riuscite a

comunicare. Abbiamo passato giornate molto bel-

le e ci siamo divertite molto. In questa settimana

mi sono affezionata tanto a lei infatti gli ultimi

giorni passati insieme sono stati più belli e intensi.

Diversi i luoghi artistici visitati - Caserta, Napoli e

Roma, e in ogni posto in cui siamo stati abbiamo

fatto vedere loro quanto è bella l’Italia.

Spero di cuore che anche lei abbia vissuto una

bella esperienza.

… Desidero tanto rivederla….

Maria Assunta D.F IV C

.

Anno 1 - Numero 1

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Reading is fun…. from Carmen Grella

Reading a book has always been important to

build a culture but most young people don’t read

very much.

The school offers the opportunity to read with the

school library and our teacher always invite us to

borrow a book from the library.

But a lot of students are fascinated by new tech-

nology.

The computer has invaded our houses and

schools, mobile phones, i-pod and so on.

We use mobile phone to communicate with our

friends, we listen to music through the stereo, the

I-pod and the computer, we watch Tv pro-

grammes on the net or chat on new social net-

work : facebook.

I like reading novels and I don’t think that internet

can substitute the plaisure to read a good book.

The book is easy to take with you everywhere

you go and it doesn’t cause you headache or

eyes problems.

You can sit in a corner, read and be transported in

the world: the story you are reading takes place.

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Carmen Grella IIIA

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English Literature. …Some big writers

CHARLES DICKENS

The young Charles Dickens spent the first four

years of his life in different places following the

family transfers, showing already in early adoles-

cence a deep passion for reading.

His favourite works

ranges from Eliza-

bethan drama to the

novels of Defoe,

Fielding and Smol-

lett, the "Arabian

Nights" to "Don

Quixote" by Cer-

vantes.

In 1824 his father

was arrested for debt: he was sent to prison

where he remained only a few months until a

small inheritance through the family enabled them

to pay their debts. In those dark months Charles

will know the hard work: thrown into a factory like

a dirty rat-infested barracks, together with other

children of the slums pasted labels on bottles of

shoe polish. These are experiences that will re-

main forever in the soul like a wound never healed

and that will be fruitful "humus" for his inexhausti-

ble literary invention. When he was nineteen

years old, felt in love with the young daughter of a

banker, but both for reasons of social inequality

and the opposition of her parents, the engage-

ment dissolved three years later with. He met

Catherine Hogarth in 1835, married her the next

year.

On January 6th 1837 the first of eight children

was born, but 1837 is the year of the first great

success with both the files in episodes of "Oliver

Twist" that the "Pickwick Papers": two master-

pieces that will remain forever in the history of

world literature.

This is an amazing crea-

tive period for Dickens,

during which the writer

creates his major works,

culminating with the

publication of the sub-

lime "David Copper-

field". His fame even-

tually spread in Europe

and in America. In July 1844 arrived in Italy and

settled in Genoa with the entire family until April

1845. In 1846 he visited Switzerland and France.

In May 1855, his life took an abrupt change due

to the meeting with Ellen Ternan, a love that will

push him to leave his family and start a new life

with her. In 1869 he began to write his latest

work, "The Mystery of Edwin Drood," unfortunate-

ly remained unfinished. His physical condition was

now critical. He suffered a brain hemorrhage that

led to his death: it was June 9th, 1870. The novels

of Dickens, but with different results, are one of

the high points of the social novel of the nine-

teenth century, a mixture of classical and journa-

listic prose narration, with a particular attention to

social realities and needs of the reader. His de-

scriptions of environments, situations and charac-

ters are a fresco crucial to understand the English

society of the nineteenth century.

Anno 1 - Numero 1

29

A Chistmas Carol

Ebenezer Scrooge is the protagonist of

“A Christmas Carol “

a miserly stingy and

rich businessman

from London.

He is unfriendly and

lonely. His only

friend was Marley

who died some

years ago. He hates

Christmas and all

festivals and reproaches God for the Sunday rest.

He forces his humble clerk Cratchit to work the

day before Christmas. On the road he doesn’t

answer the people who do him good wishes, in-

cluding the lovely nephew Fred, son of his dead

sister.

Because of his av-

id interest in mon-

ey, he is hated by

all people. One

night Scrooge

dreams of Marley

and meets three

ghosts: The

Ghosts of the past

Christmas, of the

present Christmas and of the future Christmas.

He understands his mistakes, he repents and de-

cides to change his life.

Dickens' Carol was one of the greatest influences

in rejuvenating the old Christmas traditions of

England, but, while it brings to the reader images

of light, joy, warmth, and life it also brings strong

and unforgettable images of darkness, despair,

coldness, sadness and death.

Scrooge himself is the embodiment of winter, and,

just as winter is followed by spring and the

renewal of life, so too is Scrooge's cold, pinched

heart restored to the innocent goodwill he had

known in his childhood and youth.

Classe IA

Anno 1 - Numero 1

30

WILLIAM SHAKESPEARE

Shakespeare (1564-1616)

was an English poet

and playwright, widely re-

garded as the greatest

writer in the English lan-

guage and the world's pre-

eminent dramatist.

His plays have been translated into every major

living language and are performed more often

than those of any other playwright. At the age of

18, Shakespeare married.

The Biographers suggest that his career may

have begun any time from the mid-1580s From

1594, Shakespeare's plays were performed only

by the Lord Chamberlain's Men, a company

owned by a group of players, including Shakes-

peare, that soon became the leading playing

company in London.

After the death of Queen Elizabeth in 1603, the

company was awarded a royal patent by the new

king, James I, and changed its name to the King's

Men. In 1599, a partnership of company members

built their own theatre on the south bank of

the Thames, which they called the Globe.

Shakespeare divided his time between London

and Stratford during his career. In 1596, the year

before he bought New Place as his family home in

Stratford. He retired to Stratford some years be-

fore his death and probably continued to visit

London. Shakespeare died on 23 April 1616 and

was survived by his wife and two daughters.

In his will, Shakespeare left the bulk of his large

estate to his elder daughter Susanna.

The first recorded works of Shakespeare

are Richard III and the three parts of Henry VI,

written in the early 1590s during a vogue for his-

torical drama. Shakespeare's plays are difficult to

date. The early plays were influenced by the

works of other Elizabethan dramatists, espe-

cially Thomas Kyd and Christopher Marlowe, by

the traditions of medieval drama, and by the plays

of Seneca. The Comedy of Errors was also based

on classical models, but no source for The Tam-

ing of the Shrew has been found, though it is re-

lated to a separate play of the same name and

may have derived from a folk story Like The Two

Gentlemen of Verona.

Shakespeare's early classical and Italianate com-

edies, give way in the mid-1590s to the romantic

atmosphere of his greatest comedies.

A Midsummer Night's Dream is a witty mixture of

romance, fairy magic, and comic lowlife scenes.

After the lyrical Richard II, his characters become

more complex and tender as he switches deftly

between comic and serious scenes, prose and

poetry.

This period begins and

ends with two trage-

dies: Romeo and Ju-

liet, the famous roman-

tic tragedy of sexually

charged adolescence,

love, and death and:

Julius Caesar which

introduced a new kind of drama.

Anno 1 - Numero 1

31

PLAYS

In the early 17th century, Shakespeare wrote a

number of his best known tragedies. Many critics

believe that Shakespeare's greatest tragedies

represent the peak of his art.

The titular hero of one of Shakespeare's most

famous tragedies, Hamlet, has probably been dis-

cussed more than any other Shakespearean cha-

racter, especially for his famous soliloquy "To be

or not to be; that is the question".

In Macbeth, the shortest and most compressed of

Shakespeare's tragedies, uncontrollable ambition

incites Macbeth and his wife, to murder the

rightful king and usurp the throne, until their own

guilt destroys them in turn. In this play, Shakes-

peare adds a supernatural element to the tragic

structure.

His last major tragedies, Antony and Cleopa-

tra and Coriolanus, contain some of Shakes-

peare's finest poetry and were considered his

most successful tragedies by the poet and critic.

In his final period, Shakespeare turned

to romance or tragicomedy and completed three

more major plays: Cymbeline, The Winter's

Tale and The Tempest, as well as the collabora-

tion, Pericles, Prince of Tyre.

Less bleak than the tragedies, these four plays

are graver in tone than the comedies of the

1590s, but they end with reconciliation and the

forgiveness of potentially tragic errors.

Some

commentators have seen this change in mood as

evidence of a more serene view of life on Sha-

kespeare's part, but it may merely reflect the

theatrical fashion of the day.

Classe IIIA

Anno 1 - Numero 1

32

Something about a musical

Footloose

Footloose is an american musical-drama, staged

in 1984, and tells the story of Ren McCormack.

He’s a teenager and he loves dancing. Ren and

his mother lives in Chicago, a very lively city.

When his father leaves them alone, they move to

a small town called Boumont and they live with his

aunt and uncle. Bomont is a very religious town.

Infact, the most important person is the Reverend

Shaw Moore. Ren soon makes a friend, Willard,

and from him he learns that Rev. Moore has pro-

hibited dancing and rock music. He also under-

stands that Boumont is very different from Chi-

cago.

Ren soon meets Ariel. She is Rev. Moore’s

daughter. Rev.Moore is very strict with Ariel and

he pretends an impeccable behaviour from her.

But Ariel is rebellious; she’s a young girl and she

wants to dance, enjoy or go out with her friends or

with her boyfriend. So, she often lies to her father.

After losing his son in an accident while he was

returning from a dancing evening, Rev.Moore

prohibited dancing in his town. Ariel is very em-

barrassed for this situation. She is “the girl with a

dark side” in the story because she must be the

religious and obedient Rev.’s daughter, on one

side, and a rebellious girl that wants to have fun,

on the other side. She sees Ren as a “wild spirit”

and she likes him! They become friends and

share their problems: Ariel tells Ren about the dif-

ficult relation she has with her father. At the end,

she helps Ren with his speech in front of the city

council and they dance all together!

My opinion about the musical

I think “footloose” is a fantastic musical because it

is about teenager’s difficult relations. It’s a story

about their problems, their emotions, their

dreams. The musical is exciting and fun. Ren can

represent every common teenager that loves

dancing, has problems with his father and wants

to realize his dream. I liked this story very much!!!

Tommaso C. IIIA

Anno 1 - Numero 1

33

I giochi a cura della classe IVD

SUDOKU

REBUS

Anno 1 - Numero 1

34

CRUCIVERBA

ORIZZONTALI:

1 - Un vino molto pregiato.

8 - Il "sì" di Totti, nel giorno del suo matrimonio.

9 - Segno distintivo del Cirroso.

10 - Produce grossi bottiglioni "da battaglia".

13 - Però.

14 - La casa del MAD.

15 - Cosa fai dopo aver bevuto molto vino?

18 - Le iniziali del vero nome del MAD.

19 - La nostra attrice preferita.

21 - Articolo determinativo sardo.

22 - Riunione Alcolofili Beoni Non Certo Astemi.

23 - Etilisti Alcoolici.

25 - Dopo "Pol", ma soprattutto dopo "Fil de".

26 - Gli inglesi astemi lo bevono alle cinque.

27 - Lingue Perennemente Asfaltate.

29 - Parte spontanea all'avvicinarsi di un vassoio

di mezze.

30 - Jaeger non li usa mai.

33 - La nota musicale più alcoolica.

34 - "eraguicsa" rep odom roilgim Li

35 - Sospiro di soddisfazione per aver finito il cru-

civerba.

VERTICALI:

1 - Il passatempo meno sano ed economico.

2 - Il miglior amico dell'uomo.

3 - Sul forum del Cirroso migliora postando molto.

4 - Vuoi un po' d'acq*a?

5 - Il Rhesus dei cinesi

(minchia che boiata! N.d.Sam)

6 - Un buon modo per usare gli agrumi.

7 - Donna astemia.

11 - Le iniziali del vero cognome del MAD.

12 - Persona che non apprezza la Poretti.

16 - Ottimo vino veneto.

17 - Quanto vino vuoi?

20 - Suono emesso alla fine di una buona mezza.

21 - Articolo determinativo siciliano.

22 - Il Ceci è convinto di essere quello del nostro

forum.

24 - Tipo di birra.

25 - Una buona D.O.C. della provincia di Novara.

28 - La nostra seconda casa.

30 - Vuoi un po' di aranciata?

31 - Ordine dei Birrai.

32 - Singhiozzo tedesco.

Anno 1 - Numero 1

35

La Redazione

Classi:

IA

IIA

IIIA

IVA

IID

IIID

IVD

VD

IIC

IVC

Alunni:

Mazurets Pavlo

Tammaro Luigi

Grella Carmen

Pescara Benito

Luongo Cristina

Flammia Maria

Pescara Deborah

Sasso Laura

D’elia Elena

Nudo Nataly

Melchionda Antonio

Iacoviello Jonathan

De Feo Maria Assunta

Caso Ettore

Cogliano Tommaso

Troisi Gabriele

Palumbo Daniele

Palermo R. Angelo

Docenti

Troisi Grazia

Savignano Vincenza

Lo Priore Rosanna

Educatrice Professionale

Capasso Mariarosaria

Realizzazione Grafica

Prof.re Petrillo Antonio

Prof.ssa Mazza Merj

Dirigente Scolastica

Prof. De Vizia Fiorella

Si ringraziano tutti per la collaborazione.